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Funboard 143

Mar 30, 2016

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Il più prestigioso mensile italiano di windsurf.
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Disponibile in : 90 - 98 - 105 - 114 - 122 - 129 Lts

Nella stagione 2012 Finian Maynard utilizzerà la nuova gamma X-Fire LTD V4 con l’esclusivo sistema “Toro Tail”.RRD X-Fire V4

“ L’ e f f i c i e n z a g e n e r a l a p e r f o r m a n c e ”

Particolare del “Toro Tail”

PROGRAMMA: Speed slalom

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RRD ha sviluppato la gamma di tavole slalom più eccitante e mirata alla pura performance che sia mai stata lanciata sul mercato. Le nuove tavole X-Fire LTD V4 rappresentano un nuovo standard per la disciplina dello slalom grazie all’introduzione della “poppa TT” (Toro Tail), la prossima generazione del design che detterà presto la sua legge sui più importanti campi di regata. Il lavoro di sviluppo completo e meticoloso del team RRD ha portato alla produzione di 5 nuovi shape che diventeranno il riferimento del mercato nel 2012. Vi basterà dare una semplice occhiata a queste macchine da

regata per essere concordare con noi!

www.robertoriccidesigns.com · [email protected]

Ride

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ANNO XVII - NUMERO 143DICEMBRE/GENNAIO 2012

DIRETTORE RESPONSABILECristiano Zanni • [email protected]

REDATTORE CAPOFabio Calò • [email protected]

ART DIRECTORGianpaolo Ragno • [email protected]

GRAFICA E DTPCarlo Alfieri • [email protected]

IN REDAZIONEMarco Melloni • [email protected]

FOTOGRAFO SENIORRaffaello Bastiani • [email protected]

INOLTRE HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO

testi: Fabrice Beaux, Brawzinho, Fabio Calò, Claudio Cazzara, Valentina

Crugnola, Sylvain Demercastel, Simone Grezzi, Federico Infantino, Philip

Koster, Francesco Orsi, Andrea Mariotti, Sergio Minoni, Matteo Muraro,

Andre Paskowski, Mattia Pedrani, Andrea Polloni, Kevin Pritchard,

Marco Revel, Nicola Spadea, Jacopo Testa.

immagini: Francis Brewer, John Carter, Claudio Cazzara, E. De Cruz,

Sylvain Demercastel, FotoFiore, Adele Frola, Maxime Houyvet, Francesco

Orsi, Valerio Pedrani, Kevin Pritchard, Demtrio Righetti, Michael

Sumereder, Benjamin Thouard, Felice Zompanti.

EDITORE E PUBBLICITÀ Johnsons Media srlvia Valparaiso 4 - 20144 Milano - tel +39.02.43990087fax +39.02.48022901 - [email protected] - www.johnsonsmedia.it

AMMINISTRATORE DELEGATOCristiano Zanni • [email protected]

SERVIZI GENERALILuisa Pagano • [email protected]

DISTRIBUTORE ESCLUSIVO PER L’ITALIAPress-di Distribuzione Stampa e Multimedia s.r.l.20090 Segrate (MI)

DISTRIBUTORE ESCLUSIVO PER L’ESTEROJohnsons International News Italia - via Valparaiso 4 - Milano

SERVIZIO ABBONAMENTI E ARRETRATI ITALIA & ESTEROJohnsons Media - Via Valparaiso, 4 - 20144 Milanotel +39.02.43990087 - fax +39.02.48022901 - [email protected] attivo dal Lunedì al Venerdì dalle 14:00 alle 18:00.

MODALITA' DI PAGAMENTOBonifico Bancario intestato a Johnsons Media - Via Valparaiso, 4 - 20144 MilanoBanca Intesa - Coordinate Bancarie: IT 67 o 03069 09529 0724 0265 0199CAUSALE: abbonamento FUNBOARD - NOMINATIVO E INDIRIZZO

Funboard è una testata della casa editrice

JOHNSONS MEDIA, che pubblica anche

gli annuari Surfing (surf, windsurf, kite),

Snowb (snowboard) e le riviste

Surf Latino (surf), Kite Magazine Stance (kite)

Entry (snowboard), 4Skiers (sci freestyle)

6:00AM (skateboard), GirLand (femminile),

SupTime (stand up paddle).

Nessuna parte di Funboard può essere riprodotta in alcun modo senza la preventiva

autorizzazione di Johnsons Media. Testi, disegni e immagini non saranno restituiti se non

espressamente richiesti. L’editore è a disposizione degli aventi diritto nei casi in cui,

nonostante le ricerche, non sia stato possibile raggiungere il detentore del diritto di

riproduzione di eventuali testi e immagini. L’editore e gli autori non potranno in alcun caso

essere ritenuti responsabili per incidenti o conseguenti danni che derivino o siano causati

dall’utilizzo improprio informazioni contenute in questa rivista.

Poste Italiane Spa - Sped. Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. L. 27.02.2004, n.46), art.1, comma 1, DCB Milano.

PREZZO DI UNA COPIA IN ITALIA euro 6,00

ABBONAMENTO ANNUALE ITALIA (8 NUMERI) euro 38,00

PERIODICITÀ mensile: febbraio/marzo, aprile, maggio, giugno, luglio, agosto/settembre, ottobre/novembre, dicembre/gennaio

ISSN 1124-0261registrazione Tribunale di Milano n.5 del14.01.1995 ROC - Registro Operatori diComunicazione - 1234

STAMPAAlfaprint - via Bellini 24 Busto Arsizio (VA)

>ECCETERA

La cover di questo mese è dedicata a SylvainDemercastel, uno scatto preso dal suo ultimoviaggio in Sud America di cui potrete leggere ilreport tra qualche pagina.

RIDER Sylvain Demercastel

LOCATION Perù, Sud America

FOTO E.De Cruz

MAUI TIME. A volte, durante il nostro percorso di vita, accadono

delle cose, non necessariamente positive, ma che influenzano le

nostre scelte future, aprendoci nuove strade e facendoci

incontrare nuove persone. Nel mese di ottobre e novembre, insieme a un gruppo di amici, ho avuto

la fortuna di condividere una delle esperienze più belle della mia vita, un viaggio a Maui. Quante volte

avevo sentito la frase: “Non sei ancora stato a Maui?!? Ci devi andare!”. Solo ora posso comprendere

in pieno quanta verità si nascondeva dietro quella semplice affermazione. Il nostro Maui Time è stato

magico, e non parlo solo delle condizioni di onda e vento che abbiamo trovato (ragazzi… 100% di

giorni con vento e onde dal metro e mezzo ai 5, con una netta maggioranza di giornate

“impegnative”!!!), ma anche delle amicizie strette, delle esperienze vissute e condivise con loro e per

le persone che ho avuto la fortuna di poter intervistare, di cui potrete leggere dal prossimo numero

di Funboard. Maui è stato semplicemente Maui, come speravo che fosse, esattamente come le foto e

i video me lo avevano sempre mostrato fin da quando ero piccolo, ma la realtà questa volta ha

superato la fantasia! Se vi posso dare un consiglio, se non lo avete ancora fatto, almeno una volta a

Maui dovete andare!

… E poi… beh forse vedendo la foto di

questo editoriale avrete già capito che il

vostro capo-redattore, mentre si trovava

a Maui, è convolato a nozze! Il 5 novembre

abbiamo celebrato la cerimonia in

spiaggia a Paia, in una giornata di vento

e onda in cui sono anche riuscito a fare

una bella uscita a Hookipa prima di

pronunciare il fatidico “Yes, I do”.

Mahalo a tutti gli amici con cui abbiamo

condiviso questo viaggio.

Buon Natale a tutti i lettori e collaboratori

di Funboard. Dedicato a Luca e Matteo.

ALOHA

Have fun!

Fabio I-720ALOHA

Enjoyous sharing of life energy at the

present moment!

Oltre ad essere un saluto ALOHA significa:

condivisione gioiosa dell’energia vitale

nel momento presente.

4

Jacqueline&Fabio.© Kevin Pritchard

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Nata dall’incessante programma di ricerca e sviluppo e dall’innovazione del

NeilPryde Design Center. Realizzata con la collaborazione dei top pro rider di casa

Neil Pryde, le EVOIV si sono evolute in vele ancora più veloci e performanti, con

longevità migliorata. La curva dell’albero è stata ribilanciata per creare la massima

armonia tra stabilità del profilo e twist, per ottenere la massima performance.

Il sistema Integrated CompactClew crea un profilo continuo, che conferisce

maggiore stabilità sia alla vela che alla penna, tenendo ben in posizione la bugna

per ampliare al massimo il range di utilizzo. Costruzione con tasche d’albero

composite e finestra integrata nella tasca. La costruzione della tasca d’albero è

stata realizzata con materiale a bassa resistenza nella zona dei camber, per

facilitare la rotazione. Questo materiale è stato rinforzato con l’utilizzo di Kevlar,

soprattutto nella zona superiore della tasca, in modo da ridurre il peso in rotazione

e favorire il twist progressivo. Queste sono vele Racing Pro di nuova generazione.

Le metrature dalla 5.8 alla 7.8 presentano un High Aspect Ratio, con boma più lungo

per un maggior equilibrio anche in uscita dalle boe.

Progressive Leech Twist:con maggiore rilascio della turbolenza nella zona inferiore

della vela, per un maggiore controllo e velocità di punta.

Misure da Formula:dalla 10.0 alla12.0 realizzate partendo dalle EVO III, con ulteriori

finiture dei dettagli.

Nuove misure più piccole: 5.8 E 6.4: sono le 2 misure più piccole per coprire al

meglio tutte le condizioni di vento.

Bugna compatta integrata: il nuovo sistema di bugna NeilPryde Intergrated

Compact Clew elimina l’utilizzo dei cutout, e collega la zona inferiore della balumina

con la penna, chiudendo il profilo dietro la bugna. Il risultato è un controllo

migliore, stabilità e range di vento.

Sistema di chiusura: una volta installato il nuovo sistema di bugna, bisogna poi

risolvere degli altri problemi di design. Uno degli obiettivi principali era far sì che

la vela si aprisse in un certo momento in una posizione esatta. Dopo aver

sperimentato parecchio, Robert Stroy, sail disegner di Neil Pryde, ha deciso di

utilizzare una chiusura metallica, realizzata appositamente per essere

completamente stabile e immobile quando chiusa. È stato scelto questo sistema

per la sua semplicità, durata, resistenza, profilo basso ma soprattutto un per

perfetto allineamento ogni volta che viene chiuso.

Antoine Albeau: “La nuova EVO IV è la reinvenzione delle vecchie Evo, su cui Micah e

Peter hanno lavorato a lungo e sono rimasti davvero contenti del risultato! Le vele

sono ancora più leggere, con una maggiore velocità di punta e controllo con vento

forte, spunto in uscita dalla strambata, per poi guadagnare sempre più distanza dai

tuoi rivali. Non vedo l’ora di gareggiare in Vietnam per vedere come andrà!”.

BREAKING NEWS NEIL PRYDE: Saranno disponibili a partire da gennaio 2012 le nuove

RAICING EVO IV usate da Albeau, Buzianis e Co. Per chi vuole essere fra i primi ad

avere queste vele, consigliamo di prenotare subito le misure desiderate presso il

negozio di fiducia, in quanto verranno prodotte in quantità limitata!

SIZE LUFF BOOM BASE BATTENS CAMS IDEAL MAST TOP FINISHING

5.5 399 180 30/0 7 3 370/400 Fixed Head

6.2 423 190 24 7 3 400 Fixed Head

7.0 448 200 18 7 3 430 Fixed Head

7.8 469 210 14 7 3 460 Fixed Head

8.6 494 223 4 7 3 490 Fixed Head

9.5 520 233 30 7 3 490 Fixed Head

NEIL PRYDE RS:RACING EVOIV

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Lo scorso anno i team rider North Sails hanno dato la seguente motivazione

riguardo alla Warp: “Non abbiamo davvero la minima idea su cosa si possa

migliorare per l’anno prossimo, in quanto la vela tra le mani è già leggerissima e

ha un controllo eccezionale!”. Davvero un ottimo feedback per Kai Hopf e il suo team

di R&D, ma che comunque non si è voluto accontentare per il 2012 alzando

ulteriormente il livello. Prendendo in considerazione le regolazioni fatte negli ultimi

anni, tra cui un moderato Autaway.Clew, il sistema Instant.Rotation e il nuovo

Mini.Protector, Kai Hopf ha deciso di muoversi in questo modo per la prossima

stagione:

Incremento della profondità del profilo nel bordo di ingresso. Rotazione dei

camber facilitata, maggior esplosività con vento leggero grazie all’incremento di

profilo, senza minimamente intaccare il controllo con vento forte, grazie al centro

di potenza leggermente più avanzato.

BALANCED.PROFILE.DISTRIBUTION. L’ultimo sviluppo e tendenza nelle vele Race è un

profilo davvero molto profondo nella parte inferiore della vela, combinato con

un’area piattissima e ad alta tensione nella zona superiore e della penna. Questa

distribuzione del profilo però è molto sbilanciata. Kai ha lavorato tantissimo per

riuscire a ribilanciare lo shape complessivo del profilo, incrementandolo non solo

alla base, ma anche nella zona intermedia della vela. Il profilo risultante è molto più

armonioso e morbido, piuttosto che sembrare due vele cucite insieme in qualche

modo. Così facendo, la vela genera maggiore spinta con vento leggero e

accelerazione in uscita dalle strambate. Come se non bastasse, poi, la

BALANCED.PROFILE.DISTRIBUTION comporta anche un aumento di sensazione di

leggerezza tra le mani.

Gonzalo Costa Hoevel e Peter Slate dopo aver testato i prototipi finali: “Oggi abbiamo

testato la nuova 8.6 contro la mia 9.3 dello scorso anno e ho scoperto di avere la

stessa esatta potenza ed accelerazione con vento leggero della 9.3, ma con la

maneggevolezza e controllo di una 8.6! Ed è così per tutte le misure. A parte

l’accelerazione fulminea, ci sono svariati altri highlight. Essendo il primo a planare,

raggiungi prima la tua velocità di punta e, avendo anche un ottimo controllo anche

con vento forte, significa che abbiamo raggiunto in pieno l’obiettivo del team

NorthSails R&D. Siamo fermamente convinti che la nuova WARP F2012 sarà ancora

una volta la vela da battere nel racing PWA.”

SIZE:

5,2 5,7 6,3 7,0 7,8 8,6 9,4 10,0 11,0 12,0

BOOM MAX (cm):

178 192 199 211 225 234 240 tbc tbc tbc

LUFF MAX (cm):

412 432 456 476 502 520 538 tbc tbc tbc

BATTENS:

7 7 7 7 7 7 7 tbc tbc tbc

CAMBER:

4 4 4 4 4 4 4 tbc tbc tbc

WEIGHT (kg):

4,8 5,0 5,2 5,6 6,0 6,3 6,6 tbc tbc tbc

IMCS:

18-20 21-19 20-22 24-26 28-25 27-29 32-28 tbc tbc tbc

MAST: BEST/ALTERNATIVE LENGTH (cm):

400 430/400 430 460 490/460 490 520/490 tbc tbc tbc

BEST/ALTERNATIVE MAST GEOMETRY:

SDM/--SDM/-- SDM/-- SDM/-- SDM/-- SDM/-- SDM/-- SDM/-- SDM/-- SDM/--

NORTH SAILS WARP F2012

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REFLEX SYSTEM. Il Reflex System isola la tensione della stecca superiore più avanti nel

profilo della vela, per lasciare una minore pressione sulla penna. Questo sistema

permette quindi alla penna di twistare con maggiore efficacia, mentre la parte

anteriore della vela resta più stabile e con un profilo fissato in posizione, risultando

nella massima velocità di punta, sfruttando un range di vento prima inaccessibile. Il

sistema di tensione del Reflex Batten permette di ridistribuire la tensione

superficiale della stecca su tutta la lunghezza anzichè esclusivamente all’estremità.

Così facendo, la tensione della penna è regolabile indipendentemente dal profilo

interno della vela. Regolando specificatamente la tensione della stecca sul perimetro

del profilo, la penna riesce a twistare in maniera più efficiente, anche sotto carichi

notevoli. Il baricentro della vela rimane invariato e in posizione avanzata, invece di

spostarsi più verso il retro per l’arrotondamento della stecca sotto sforzo.

UNA VELA NORMALE. Con vento leggero, il profilo più profondo si posiziona

automaticamente in avanti. Con l’aumentare del vento, il centro di potenza si

sposterà sempre più verso poppa. Questo implica che ci sia maggior pressione

sulla mano posteriore e anche sul piede posteriore, risultando in mancanza di

controllo e diminuzione della velocità.

IL REFLEX SYSTEM. Impedisce che la potenza si sposti verso il retro del profilo,

permettendo alla penna di sventare più liberamente grazie alle regolazioni minime

dei Reflex Tensioners. Il rider così riesce ad accelerare anche in raffica senza la

minima perdita di controllo.

XL CAM

XL PERFORMANCE. Sviluppata per massimizzare la stabilità e per aumentare la

tensione dei camber, distribuendola uniformemente su tutta la superficie della

vela. La rotazione delle stecche è stata migliorata aumentando la leva del camber

più lungo. L’usura sull’albero è stata ridotta con l’utilizzo di 8 roller.

ENIGMA PERFORMANCE. La filosofia racing della Severne si basa sull’utilizzo dei

materiali più all’avanguardia e affidabili in commercio, in modo che il risultato

finale sia una vela che funziona alla perfezione. Le nuove serie di alberi e boma

Enigma sono state sviluppate di pari passo alle vele, in modo da assicurare la

massima integrità strutturale necessaria al rig per ottenere il massimo flex e

performance. Questi sono tutti i componenti esatti che hanno permesso a Bjoern di

vincere il suo ultimo titolo mondiale.

Ben Severne: Il nostro sistema unico e brevettato Severne Reflex ridefinisce le

dinamiche delle tecnologie delle stecche. La tensione superficiale maggiore resta

fissata nella zona anteriore del profilo, mentre la tensione della penna è regolabile

in maniera indipendente, potendo flettere e twistare senza il minimo problema

sotto carico. La posizione del profilo quindi resta immobile, massimizzando la

velocità e l’accelerazione, coprendo un range di vento senza precedenti.

SIZE LUFF BOOM HEAD WEIGHT BATTENS CAMS REC. MAST IMCS COM. MAST

5.1 403 180 Fixed TBA 7 4 ENIGMA 400 19 SEVERNE 370

5.6 408 185 Fixed TBA 8 4 ENIGMA 400 19 -

6.2 433 200 Fixed TBA 8 4 ENIGMA 430 21 SEVERNE 400

7.0 463 207 Fixed TBA 8 4 ENIGMA 430 21 SEVERNE 460

7.8 484 218 Fixed TBA 8 4 ENIGMA 460 25 -

8.6 502 228 Fixed TBA 8 5 ENIGMA 490 29 -

9.2 518 238 Fixed TBA 8 5 ENIGMA 490 29 -

9.6 522 242 Fixed TBA 8 5 ENIGMA 490 29 -

10.7 562 258 Fixed TBA 8 5 ENIGMA 550 34 SEVERNE 530

12.0 584 276 Fixed TBA 8 5 ENIGMA 550 34 -

SEVERNE REFLEX III

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CONTAINS:

+ GIMMICKS

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The new version of the Superstyle sail has arrived to the 4th generation. The ambition of this years’s version was to create a more stable profile with the addition of low end power on all sizes, keeping manouverability and control through a lighter weight. The result is a greater feel of power and lightweight, that helps imoproving your planning capability as well the potential of learning new manouvers.

Ph: Fo

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Rider:

Filipipp

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www.robertoriccidesigns.com - info@ robertoriccidesigns.com

SEGUICI SU:

Th i f th S t l il h i

“Lighter than ever”

Model Boom (cms) Luff (cms) Battens Recom. Boom Recom. Mast Head

SuperStyle 3.3 T.B.C. T.B.C. 5 T.B.C. T.B.C. T.B.C.

SuperStyle 3.7 T.B.C. T.B.C. 5 T.B.C. Vogue C75 370 T.B.C.

SuperStyle 4.0 T.B.C. T.B.C. 5 T.B.C. Vogue C75 370 T.B.C.

SuperStyle 4.2 158 385 5 Super Style 145-205 Vogue C75 370 Adjust.

Super Style 4.5 159 402 5 Super Style 145-205 Vogue C75 370 Adjust.

Super Style 4.7 163 410 5 Super Style 145-205 Vogue C75 400 Adjust.

Super Style 5.0 167 415 5 Super Style 145-205 Vogue C75 400 Fixed

SuperStyle 5.2 170 420 5 Super Style 145-205 Vogue C75 400 Fixed

Super Style 5.7 178 438 5 Super Style 145-205 Vogue C75 430 Fixed

Super Style 6.2 185 457 5 Super Style 160-220 Vogue C75 460 Fixed

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La Combat Tour è la vela perfetta per tutti quei rider alla ricerca della massima

durabilità e versatilità estrema, dando il massimo in ogni condizione conosciuta. La

finestra cristallina della Tour migliora sensibilmente la visibilità, permettendo al

rider di posizionarsi al meglio sull’onda, e per controllare meglio i rivali. La

costruzione ArmourWeb garantisce la massima longevità, con una finestra in

Monofilm per la massima visibilità. La curva progressiva e moderata dell’albero,

assieme al profilo potente la rende estremamente versatile. Il Low Aspect Ratio

mantiene la potenza nella zona inferiore della vela, per garantire il massimo

controllo. La curva d’albero progressiva rende la vela ampiamente regolabile, per

esaltarne al massimo la versatilità. La lunghezza del boma è sempre piuttosto

contenuta, ma con buona potenza, sia con tensione minima e massima.

La Combat Tour è stata realizzata per dare la perfetta combinazione tra durata e

visibilità. È stata costruita con tessuto ArmourWeb a prova di bomba, e una finestra

in monofilm per massima visibilità durante le competizioni. Ricardo Campello: “La

Combat è facilmente regolabile per performare al massimo in ogni condizione, da

onshore a side-shore. Il TeamPryde aveva bisogno di una versione ancora più estrema e competitiva di questa vela, per sfruttarne al massimo le caratteristiche. È stata

quindi ampliata la finestra centrale per migliorare la visibilità nelle onde e permettere di tener d’occhio i propri rivali. La Combat Tour è ora pronta per qualsiasi gara di

coppa del mondo, in qualsiasi condizione.”

NEW: NEIL PRYDE COMBAT TOUR

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Minds Wide Open DVD. È disponibile dai primi di dicembre in tutti i migliori surf shop il nuovo film Minds Wide Open di

Andre Paskowski con Marcilio Browne, Ricardo Campello, Victor Fernandez, Philip Koster e Kauli Seadi (notare bene che

sono 6 Campioni del Mondo). Questo dvd non può mancare nella vostra videoteca, se Four Dimensions vi era piaciuto,

questo progetto è lo step successivo. Immagini uniche dal livello tecnico e qualitativo assoluto, una colonna sonora da

pelle d’oca (specialmente l’introduzione della prima parte), spot con condizioni epiche come l’Indonesia, Cabo Verde,

Egitto, Maui e anche il nostro Lago di Garda. Durante l’anno vi abbiamo proposto diversi articoli del “making of” di Minds

Wide Open, anche in questo numero, è giunta l’ora quindi di vedere con i vostri occhi il risultato di due anni di lavoro di

Andre Paskowski! Buona visione. www.mindswideopenmovie.com.

Wood Extension by AL360.Finalmente è arrivata, dopo svariati mesi di test la nuova prolunga Wood

di AL360 è disponibile nei Surf Shop. I primi possessori di questo gioiellino si dicono estremamente

soddisfatti. Presto vi proporremo i nostri test in esclusiva di questo nuovo prodotto.

Ricardo Campello. © John Carter

I REGALI DI NATALE CONSIGLIATI DA FUNBOARD

Il SurfSegnana, noto network multi-sportivo di Torbole sul Lago di Garda, ha archiviato

l’ennesima stagione ricca di successi e soddisfazioni. Il numero di principianti che provano

per la prima volta il windsurf sul Garda continua ad aumentare, grazie anche all’evoluzione

dei materiali ormai diventati estremamente leggeri e perforanti, e il SurfSegnana con le

attrezzature North Sails e Fanatic riesce a soddisfare le esigenze sia dei neofiti e sia di coloro

che in windsurf ci vanno già da anni e vogliono tavole veloci e vele stabili. Il SurfSegnana è il

punto di riferimento per chi vuole fare windsurf a Torbole grazie anche alla location ideale

adatta alle famiglie ma anche ai surfisti radicali. Positiva e in continua crescita anche il

numero di corsi effettuati giornalmente e questo dimostra ancora una volta la professionalità

e serietà degli istruttori del SurfSegnana, senza dimenticare una buona dose di simpatia per

rendere l’esperienza del windsurf divertente ma nella più completa sicurezza. Una grande

scuola è resa tale anche dal supporto dei suoi sponsor e il SurfSegnana ringrazia: la Volvo

per le macchine messe a disposizione dello staff e dei clienti per i test drive; Brunotti per

l’abbigliamento casual; Smith per avere protetto gli occhi degli istruttori dalla lunga

esposizione al sole dell’estate gardesana; Fanatic e North Sails per le attrezzature tecniche;

SurfPlanet, surf shop di Torbole, dove i clienti del SurfSegnana posso trovare delle interessanti agevolazioni; ITAS assicurazioni. L’ufficio rimarrà aperto anche durante

tutto l’inverno, potrete quindi contattare la segreteria per prenotare la vostra vacanza per la prossima stagione e continuerà anche il servizio di spedizione del libro e del

dvd SurfSegnana a domicilio, piacevole regalo, anche per natale, per non dimenticarsi quello che avete imparato durante il corso!!! Sia il libro che il dvd lo potete

comodamente ordinare on line sul sito www.surfsegnana.it con un pagamento veloce e sicuro tramite pos. Contattate la segreteria SurfSegnana per ogni informazione

su queste iniziative o per saperne di più sui convenientissimi pacchetti tutto compreso “Blue Week” e “Week End” a partire rispettivamente da soli 299 Euro e 169 Euro.

INFO: SurfSegnana – Foci del Sarca – 38069 Torbole sul Garda (TN). Tel. 0464-505963. Web: www.surfsegnana.it - e-mail: [email protected]

SURFSEGNANA VI ASPETTA PER LA STAGIONE 2012

Page 21: Funboard 143

Albisola (Savona), 15-16 ottobre. Seconda tappa delle quattro previste dal calendario AICW per il circuito nazionale

Coppa Italia. Anche in questa occasione la Lega Navale di Albisola ha dimostrato grandi capacità organizzative

regalando a tutti i competitor due giorni molto intensi di regate, complice anche una fredda tramontana che per

due giorni non ha mai smesso di soffiare, raggiungendo punte di 35 kts permettendo cosi di svolgere ben 4 tabelloni.

Il tutto era chiaramente contornato da bandiere, musica e cibo, in un contesto allegro e spensierato, non sembrava

neanche una gara importante eppure in acqua cera chi si dava battaglia per un titolo nazionale, e la cosa incredibile

è che fra un tabellone e l’altro il comitato di regata ha trovato anche il tempo di dare le partenze per la classe Free

12 e della regata amatoriale. Sulla linea di partenza non potevano mancare i grandi nomi della disciplina nazionale

come Marco Begalli, Giorgio Giorgi, Andrea Ferrin, Malte Reuscher, Luigi Romano e chiaramente il buon Matteo

Iacchino che oltre ad essere il padrone di casa è anche il campione incarica del 2010.

Sabato 15 ottobre. La prima giornata di regata, inizia con il classico check in degli atleti, seguito dallo skipper’s

meeting nel quale veniva illustrato un percorso a scendere composto da 4 boe, e le procedure di partenza. Alle 10:30

circa si da il via alle danze, buona parte dei partecipanti è scesa in acqua con vele di circa 7.8 m vista l’irregolarità

del vento sulla linea di partenza, è stato però subito chiaro che la scelta poteva diventare sbagliata perchè a metà

percorso il vento era molto più forte. Si arriva velocemente alla prima finale, che vede Iacchino dominare nelle acque

di casa seguito da Andrea Ferrin e Malte, grande piazzamento anche per Romano che si impone davanti a Begalli.

Terminata la prima prova si rientra tutti a terra per il secondo tabellone, tutti noi ne approfittiamo per rintegrare

le energie perse e soprattutto per cambiare vela e passare a una più piccola. Nel frattempo il comitato di regata

non ha perso tempo e approfitta della pausa per dare le partenze alla classe free 12. Il secondo tabellone è la copia

del primo e vede ancora una volta il buon Iacchino in testa alla classifica.

Domenica 16 ottobre. Alle 8:00 tutti in spiaggia a preparare le attrezzature, il vento sembra essere calato

leggermente ma con una intensità che si aggira sempre sui 25 kts. Questa volta la prima prova di giornata vede

Marco Begalli vincitore, seguito da Malte, mentre Iacchino conclude solo 3°. Come il giorno precedente, il comitato

opta per una pausa fra la prima e seconda prova, durante la quale viene dato il via alla regata per gli amatori. Si

riparte poi con la seconda prova giornaliera, batteria dopo batteria si arriva quindi alla quarta e ultima finale, l’aria

è un po’ tirata tanto che al via vengono squalificati per partenza anticipata il sottoscritto (Max Brunetti) e Marco

Begalli. Si ripetono quindi le procedure e questa volta Iacchino non perde tempo e vince anche questa volta

confermandosi con tre primi e un terzo il campione di tappa.

Si conclude quindi la seconda tappa della Coppa Italia, con Matteo Iacchino (JP, Gaastra) vincitore , e per la classe

Free 12: 1° Alexis Bruno, 2° Mencarelli Flavio, 3° Inzillo Andrea.

Classifica Finale Italia Slalom Tour Albisola

1) Matteo Iachino

2) Malte Reuscher

3) Andrea Ferin

4) Marco Begalli

5) Luigi Romano

Seguono altri 22 concorrenti.

ITALIAN SLALOM TOUR BY MAX BRUNETTI

Spaga con Surfplanet e Fanatic. Per il 2012, Simone Spagarino, rider torinese che già da parecchi anni milita in casa

North Sails, annuncia il passaggio in Fanatic.

Questa nuova collaborazione avviene dopo un

anno passato con Tabou. L'entrata nel team

Fanatic è stata possibile grazie alla nuova

collaborazione che Simone ha iniziato già lo

scorso anno con Surfplanet di Torbole. La quale

proseguirà anche nel 2012, quindi se avete

consigli da chiedere o materiale North e Fanatic

da provare chiamate Surfplanet, vi diranno in

che spot potrete trovare quel giramondo di

Simone, lui sarà sicuramente felice di aiutarvi!

Per quest'anno sarà equipaggiato con le

nuovissime North Hero per il wave e con le Duke

per i laghi, per le tavole invece Simone si

affiderà ai nuovi Quad e Skate, tutti Team Edition.

Spaga ringrazia i suoi sponsor Fanatic e North Sails, ma soprattutto Alberto e Chiara di Surfplanet

(www.surfplanet.it) per tutto il supporto che gli danno!

LOCAL NEWS

Simone Spagarino alla Coudoulliere (Tolone, Francia).

Alberto Menegatti a Gallipoli. © Roberto Vuilleumier

Page 22: Funboard 143

20

Per inseguire il sogno di vento, sole, onde tutto l’anno infatti alcuni si concedono il

lusso di svernare nell’altro emisfero, altri decidono di emigrare verso paesi esotici

in cerca di una nuova vita lontana dai ritmi europei, altri ancora - come me -

decidono semplicemente di mollare un dottorato di ricerca in Austria per andare

finalmente a vivere sull’oceano, in Portogallo.

Il tutto, come accade molto spesso in realtà, è nato per caso: da un invito da parte

di un professore dell’università di Lisbona. Mi proponeva di condurre parte della mia

ricerca presso il suo dipartimento ed io, ovviamente, non me lo sono fatto dire due

volte. Nel giro di due mesi ero già sbarcato in terra portoghese insieme al mio

collega di dottorato, surfista pure lui, pronto per la mia nuova vita sul bordo

dell’oceano. Subito mi sono trovato una bella casetta a Estoril, fuori dal casino di

Lisbona ma comunque molto vicina alla città e in posizione ottimale soprattutto per

raggiungere i migliori spot di windsurf e surf della zona. Ho scoperto in fretta così

un paese fantastico e una nuova dimensione di vita in cui conciliare windsurf, studio,

lavoro non era più un obiettivo tanto off-limits.

Al mio arrivo, in novembre, ho trovato sole, onde e una popolazione surfistica da far

invidia alla California. Non sarebbe potuto esserci un benvenuto migliore per me. Sì,

è vero c’è voluto un po’ di tempo prima di trovare la giornata adatta per entrare in

acqua in windsurf ma l’attesa, colmata da innumerevoli uscite in surf, non è stata

per niente pesante.

Questa è forse stata la prima “rivelazione” portoghese: in un posto dove comunque

sia è possibile vivere il mare ogni giorno sotto forma diversa, chi ha bisogno di

diventare matto per riuscire a farsi una planata in windsurf a tutti i costi?

La cosa bella è che il Portogallo offre condizioni per praticare diversi sport acquatici

quasi in ogni giorno dell’anno. La quantità di gente che pratica sport d’acqua è

altissima infatti: il surf la fa da padrone, al punto d’essere considerato il secondo

sport nazionale - dopo il calcio ovviamente - ma anche windsurf, Sup, kiteboard,

kayak-surfing, bodyboard, skimboard e vela sono molto in voga. Di solito siamo

portati a guardare a questi come a compartimenti stagni senza realizzare invece che

sono solo differenti modi per seguire la stessa passione: fondersi fra gli elementi e

diventare un tutt’uno con l’acqua, il vento, le onde, e con l’oceano intero forse.

Il Portogallo, è vero, è un luogo speciale che ispira a seguire la strada del waterman,

ma anche da noi, nei nostri spot più familiari possiamo sempre trovare un modo per

vivere più intensamente il nostro rapporto col mare, al di là degli schemi rigidi

dettati dalle differenze di strumenti che utilizziamo e di sport che pratichiamo.

L’altra “rivelazione” che si ha arrivando qui in Portogallo è che esistono infiniti stili

di vita al mondo, la questione è solo scegliere quello che più ci affascina e trovare il

modo per portarlo avanti. Qui sembra che molte persone ci siano riuscite, o almeno

ci provino: non riesco a pensare a un’altra grande città europea dove si veda tanta

gente uscire dall’ufficio un’oretta per andare a surfare un po’ di onde come a

Lisbona. Il bello dell’oceano per il lavoratore 9-to-5 è che finalmente fare un po’ di

waveriding non è più sinonimo di chilometri e chilometri in auto durante il weekend

ma diventa un’attività conciliabile con la vita di tutti i giorni.

E che dire dell’estate? Quando verso le sei la gente esce dall’ufficio e si fionda al

Guincho per spararsi le più belle due ore della giornata con una session in wave

interrotta solo dal calare dell’oscurità? Per me è una sensazione incredibile. Stop.

L’estate, dicevamo: è sicuramente il periodo più bello per i windsurfisti in Portogallo.

Il plusvalore per noi “mediterranei” è che la quantità di swell che colpiscono le coste

Franz in action a Carcavelos, a pochi chilometri dal centro di Lisbona.

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In wave fino al tramonto: una tipica scena di windsurf in Portogallo.

Una visione invernale del Guincho, la “cattedrale” del windsurf portoghese. Scene di mare invernale nella zona di Lisbona.

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portoghesi è ottima anche in estate e le giornate di piatta completa sono rare. Con

questi presupposti trovare il modo di farsi una bella uscita in wave o in surf non mai

è difficile.

A questo si aggiunga il fatto che in estate, per effetto di alcune grosse differenze di

pressione fra il freddo golfo di Biscaglia e la rovente Andalusia si genera un regime

di venti settentrionali, chiamato Nortada, che può arrivare a soffiare oltre i quaranta

nodi, ed il gioco è fatto.

Per me, abituato alle calme estati in Liguria, questa combinazione di vento e onde, è

stata una sorpresa più che gradita e un’occasione di affinare la mia tecnica in wave

che non mi sono lasciato scappare - anche se devo purtroppo ammettere che avrei

barattato volentieri qualche buona uscita in wave con le innumerevoli giornate spese

appresso alle competizioni di slalom in Portogallo e in Italia.

Comunque sia la mia stagione agonistica in slalom è stata più che soddisfacente e

c’è stato anche tanto da divertirsi. Partecipare al circuito portoghese è stata una

buona occasione per me per conoscere i vari spot del paese, per stingere tante

amicizie importanti e per entrare a contatto con il mondo del windsurf agonistico

locale che ho trovato sano, fresco e vitale. Questa è stata l’ennesima epifania

portoghese: comprendere come agonismo, fair play e rilassatezza possano andare

d’accordo gli uni con gli altri.

Alla fine di una stagione di competizioni intensa, fatta di scontri duri ma leali, con

regate organizzate in spot da sogno, con vento spesso forte, campi di regata a pochi

metri da riva, prove su prove fino al tramonto e feste fino al mattino a volte, sono

riuscito a strappare quello che considero il mio risultato migliore di sempre. Un

terzo posto stagionale nel circuito nazionale slalom giocato sempre sul filo di lama,

fino all’ultima prova dell’ultimo evento stagionale con il primo e il secondo

classificato: Miguel Martinho, già campione del mondo Formula pesi leggeri e Pedro

Soares, campione europeo master in carica. Sono stati avversari fieri e corretti, con

cui ho avuto l’onore e la gioia di confrontarmi: a loro il plauso di avermi reiniettato

la voglia di vincere e rinnovata passione per lo slalom.

Che dire? alla fine di tutto questo racconto forse vi sembrerà che la mia visione del

Portogallo sia tutta rose e fiori, troppo viziata da un punto di vista che meno obiettivo

non avrebbe potuto essere. Ammetto con assoluta onestà che non è sempre tutto

così bello e affascinante nemmeno qui, che spesso mi capita di pensare a quanto

duro e inospitale in fondo sia questo oceano per un windsurfista abituato al calmo

e rassicurante Mediterraneo ma tant’è. Per quanto rabbioso e inospitale possa

essere l’oceano qui, il surfista come di fronte al sublime ne rimane rapito.

Non so. C’è qualcosa qui che dona a tutto un sapore diverso: forse quel senso di

impotenza rispetto alla forza spropositata della natura che esige il massimo rispetto

e nozione dei propri limiti, forse il contrasto fra la bellezza del paesaggio e la

brutalità delle leggi che lo regolano, sempre immutabili, costanti come le maree per

noi inconcepibili, le mareggiate fuori misura, i venti che non sembrano volersi

placare a volte.

Sarà tutto questo insieme forse, ma qui sembra a volte che si apprezzi di più anche

il senso di divenire continuo, che fa cadere la nostra attenzione sul momento, sulla

prossima onda, sulla marea che sale o che scende, o anche solo sulla stagione che

cambia. In questo ciclo senza fine c’è un tempo per tutto, un tempo per il surf e uno

per il windsurf, come c’è un tempo per rimanere a terra a guardare le onde, o

perché troppo forti e potenti o perché l’ultima volta hanno avuto la meglio loro. C’è

anche un tempo quindi, in cui si possono scorrere nella mente le immagini di un

anno da ricordare a lungo, sedersi al tavolino e scrivere un articolo per Funboard su

tutto questo, con una mano rotta fra le onde, battendo i tasti del computer al

rallentatore, aspettando che venga il momento tornare di nuovo là in mezzo.

Terzo posto nel campionato portoghese slalom.

Franz checkin the surf nel sud del paese.

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24

Anna, per favore, raccontaci un po’ come hai

conosciuto Fabrizio Fabbio.

È stato immediatamente amore a prima vista?

L’ho incontrato facendo surf a Maui. Inizialmente

abbiamo cominciato a dialogare in acqua: lui mi

incoraggiava a prendere onde. Poi siamo passati dal

lasciar la spiaggia subito dopo l’uscita, a fermarci a

chiacchierare sino al tramonto. Cominciavamo ad

andare molto d’accordo e sicuramente

chiacchieravamo in totale sintonia. Poi ho dovuto partire

per Barcellona, la mia stagione a Maui era terminata. Li

fu quando realizzai veramente che sentivo tantissimo la

sua mancanza. Credo lui abbia avuto lo stesso

sentimento visto che ci siamo immediatamente cercati

su Skype. Tornai a Maui con ben tre mesi di anticipo sul

programma, e quando lasciai l’isola la volta successiva

non ero più sola! È venuto con me a Barcellona… Ci siamo

poi sposati e abbiamo deciso di avere un figlio, ora

siamo felicissimi durante questa dolce attesa. Qualche

volta, quando meno te lo aspetti arriva qualcuno e

realizzi immediatamente che è la persona giusta.

Come è cambiata la tua vita da quando sei con

Fabrizio?

Ora vivo alle Hawaii, sono sposata, in dolce attesa, lavoro

in qualità di responsabile per Desigual, e ogni cosa al

momento giusto! Continuo ad avere i miei sponsor e le

cose a cui tenevo… La mia vita è solo più completa!

Lo scorso anno sei stata in Sardegna, come hai

trovato l’Isola? Hai avuto la fortuna di vedere

qualche spot in azione?

Sono stata li per una competizione, è un’isola magnifica!

Sfortunatamente niente vento per gare windsurf,

mentre ci siamo divertiti molto in surf da onda!

Page 27: Funboard 143

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Ti sei trasferita definitivamente a Maui?

Al momento si, poi sicuramente cercherò di viaggiare

più che posso, tenendo come pianta stabile Maui! Non

male no?

Anna, se non sbaglio hai surfato ben oltre i sei

mesi di attesa, com’è stata questa esperienza?

Davvero unica! Fa impressione pensare che già

condividevo una surfata con quello che diventerà il mio

bambino, adoro pensare che un giorno gli racconterò

anche quello! Abbiamo anche già surfato tutti e tre!

Fabrizio io e lui!

Salti e session wave?

Nessun salto sicuramente! Anzi faccio moltissima

attenzione cercando di attutire ogni minimo chop! Un

po’ di surf, ma anche quello di rado e tranquillamente.

Qualche consiglio da dare a future mamme waver?

Solo di surfare se la sentono, facendo comunque molta

attenzione: è fondamentale non dimenticare che non si

è più sole!

Progetti in cantiere?

Provare a essere una brava madre, continuare a fare

windsurf, viaggi, e godere al massimo della

meravigliosa vita qui a Maui!

Qualcuno in particolare che ti è stato vicino e

vorresti ringraziare?

La mia famiglia, le persone che mi hanno rispettata e

supportata sin dall’inizio. Sicuramente anche tutti i

miei sponsor, che mi hanno concesso di realizzare

questa vita da sogno!

Page 28: Funboard 143

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Spesso vi abbiamo proposto diversi articoli di gare italiane di Freestyle e Wave,

anche di Slalom ovviamente, ma Funboard da sempre ha una particolare

propensione verso le discipline artistiche, anche prima che arrivassi io alla

conduzione di questo magazine. È il nostro modo di vedere il windsurf, anche se di

recente devo ammettere di aver “ceduto” alle contaminazioni dello Slalom. Se

Funboard è lo specchio della scena windsurfistica italiana e mondiale, dobbiamo

constatare che i segnali riscontrati nel 2010 con una forte adesione alle regate

Slalom a fronte di un costante calo di iscritti per le discipline Wave e Freestyle, si

sono confermati anche per il 2011. Se al Campionato Italiano Slalom di Torbole ci

sono stati 80 iscritti, a quello Wave in Sicilia solo 8, e nel Freestyle con fatica si

ottengono i 20 atleti, quando solo 3-4 anni fa un tabellone da 32 era all’ordine del

giorno. I fattori possono essere tanti, sicuramente gioca a favore dello Slalom sia il

costante aumento (purtroppo) dell’età media dei windsurfisti, sia l’evoluzione delle

attrezzature (per fortuna) che hanno reso possibile l’avvicinamento all’agonismo

non solo ad atleti preparati ma anche agli “amatori”; insomma per farla breve le

attrezzature moderne da Slalom sono molto più semplici di quelle di una volta e

basta poco per partecipare a una gara e divertirsi. Per contro il Freestyle è diventato

talmente tecnico che ormai per passare il primo turno devi fare manovre che

solamente 2 o 3 anni fa facevano solo i top rider, e questo di certo non gioca a favore

del ritorno dell’interesse agonistico nella disciplina. Il Wave è invece un caso a parte,

e un grosso limite, almeno qui in Italia per avere tanti iscritti, è il format della gara

a chiamata su previsione. Se da una parte questo format è necessario per poter

sperare di portare a termine una gara Wave con onde e vento, dall’altra parte si

scontra con le esigenze organizzative della vita quotidiana e lavorativa di ognuno di

Giudici AICW al lavoro durante latappa del Campionato ItalianoFreestyle di Torbole sul Garda.

Page 29: Funboard 143

27

noi. Per questo motivo gli addetti ai lavori cercheranno soluzioni alternative,

cercando di non avere più dei waiting period di 7 mesi come quest’anno… è anche

vero però che in questa stagione un po’ di fortuna è mancata, con quelle famose

maestralate di più giorni che sono scomparse, facili da prevedere e che permettono

anche un’organizzazione più agevole per i lunghi spostamenti. Premesso questo, e

aspettando di vedere cosa succederà nel 2012, vorrei ora approfondire il discorso

dell’organizzazione delle gare nel settore artistico. Windsurf Nation, con il suo

presidente Andrea Polloni, da 3 anni è il nuovo tour organizer per conto della AICW

per le discipline Wave e Freestyle. Insieme al segretario di classe AICW, Carlo

Cottafavi, hanno cercato di rendere il più professionale possibile questi circuiti in

modo da tutelare anche gli atleti. Molto si è fatto sul fronte della preparazione dei

giudici, elemento fondamentale per questo tipo di gare, organizzando corsi con dei

veri e propri esami di ammissione, e alcuni dei nostri giudici hanno anche ottenuto

il patentino per poter esercitare nelle gare internazionali. Inoltre i regolamenti sono

stati modificati e migliorati. Ovviamente non tutto è perfetto e dovendo gestire molti

atleti diversi in svariate condizioni di gara, non sempre sono tutti soddisfatti, ma

questo penso sia più che normale e fa parte del gioco. Una volta ci sono 10 nodi e

l’altra volta ce ne sono 50… l’importante, per chi vuole farlo, è mettersi in gioco

accettando, a fronte di una regolare iscrizione, il regolamento. Dietro ad una gara

quindi, e ai report che potete vedere sulle riviste e sui web, c’è sempre da parte degli

organizzatori tanto lavoro, spesso dimenticato da chi giudica dall’esterno, e poiché

ovviamente sono tutte persone che hanno un altro lavoro, quello che fanno è solo

frutto di passione e voglia di fare per la promozione del nostro sport.

Nelle interviste che vi propongo nelle prossime pagine conoscerete alcuni

personaggi che da dietro le quinte hanno lavorato in questo senso, per la diffusione

del windsurf, per consentire alle giovani leve di emergere e ai vecchietti di

continuare a lottare, il più delle volte rinunciando al loro tempo libero solo per

permettere agli atleti di gareggiare e di divertirsi.

ANDREA POLLONI, PRESIDENTE DI WINDSURF NATION

La stagione agonistica Wave e Freestyle

di AICW-WN si è conclusa. Questo è il

momento per due operazioni importanti:

valutare i risultati conseguiti e

preparare la nuova stagione 2012.

Prima di qualsiasi commento un grande

e doveroso plauso ai Campioni Italiani

2011 delle varie categorie: Mattia Fabrizi,

Matteo Romeo, Francesco Cappuzzo,

Andrea Rosati.

Il secondo e doveroso plauso agli organizzatori di tutte le tappe: TaboSurf,

PortoLiscia, Shaka, Circolo Surf Torbole, Windsurf dello Stretto, Yacht Club Olbia,

Puzziteddo REEF.

Passando alla discussione critica di questo 2011 ritengo sia doveroso rimarcare la

partecipazione degli atleti, al di là dei risultati ottenuti, a tutti i campionati.

Nonostante una particolare preparazione dei calendari, nonostante una

distribuzione degli eventi a livello nazionale e nonostante la particolare attenzione

alle organizzazioni locali, la media degli atleti iscritti agli eventi è stata inferiore alle

aspettative. Per contro anche quest’anno siamo riusciti a portare due gare

importanti nel sud Italia, abbiamo avuto tra gli organizzatori alcuni tra i Circoli più

importanti del nostro panorama, abbiamo sempre avuto Comitati di Giuria di

massimo livello italiano.

L’impegno messo in campo dalle organizzazioni è stato veramente tanto, la

soddisfazione resta di aver portato a termine i Campionati e di aver assegnati tutti i

Titoli.

I Circoli organizzatori e i Club locali hanno effettuato un lavoro immenso quest’anno

per il Freestyle e il Wave se paragonato agli anni passati. Da una parte un risultato

positivo per AICW-WN che riesce a muovere l’ambiente degli organizzatori, d’altro

canto un ritorno non sempre adeguato agli sforzi da parte dei Circoli organizzatori

stessi.

In questa ottica la stagione 2012 si preannuncia maggiormente adeguata alle

esigenze di settore. Un minor numero di gare di livello nazionale sarà auspicabile per

concentrare impegni operativi e finanziari.

Sarà per contro reso operativo un Circuito ricco di novità per le specialità Freestyle

e Wave con Regolamento dedicato per portare le gare a livello zonale e renderle più

fruibili da parte dei talenti giovani e meno giovani.

A presto dunque per i Calendari 2012.

MIRKO BRAGHIERI, RACE DIRECTOR

Ciao Mirko, puoi presentarti ai lettori

di Funboard: chi sei, cosa fai nella

vita, come mai hai deciso di fare il

race Director?

Ciao a tutti i lettori sono Mirko Braghieri

da Castiglione delle Stiviere (MN), nella

vita mi guadagno il pane quotidiano

facendo l’artigiano nel campo della

climatizzazione... che gioia!

Diciamo che fare il Race Director non è

stata proprio una decisione presa a tavolino, dopo aver fatto tante regate e qualche

anno come giudice mi è stato proposto di prendere in mano l’organizzazione di un

comparto giuria e da lì, visto che mi piacciono le sfide, ho provato!

In cosa consiste fare il Race Director nei campionati Freestyle e Wave?

Il ruolo del RC è di gestione completa della gara che va dal preparare il seeding,

tabelloni, esporre regolamenti, all’informare gli atleti su tutto quello che succede dal

primo skipper’s meeting fino alla premiazione.

La parte bella e quella brutta di questo incarico?

Partiamo dagli aspetti negativi che fortunatamente sono pochi... Di sicuro è davvero

brutto dover gestire polemiche a volte anche senza senso e poi non fare windsurf

con il vento e magari le onde proprio sotto il naso!

L’aspetto positivo che mi gratifica di più è di aver la possibilità di dare al mio sport

preferito tutto ciò che negli anni sono riuscito a imparare e far parte comunque di

un gruppo di amici partendo dagli atleti ai giudici agli organizzatori e tutti coloro che

anche solo il fatto di poter fare una fotografia con il "PRO" di turno li rende felici .

Come sei diventato Race Director?

Come ho già detto prima, è forse stata una situazione di emergenza da parte degli

organizzatori di allora e poi mi sono dato da fare imparando i regolamenti, a volte

anche modificandoli, per renderli più precisi, partecipando a corsi in Italia e in

Europa e continuando a fare il Giudice ad eventi un po’ dappertutto.

Qual è stata dal tuo punto di vista la gara più bella della stagione? E quella più

difficile?

Come livello tecnico la Coluccia Freestyle ha dimostrato che i ragazzi stanno

diventando veramente tosti, ma come spettacolo gli oltre 50 nodi di Puzziteddu! La

gara del Garda di sicuro la più difficile, perchè il vento era veramente leggero!

Parliamo di limiti di vento (e onda) delle gare, cosa dice il regolamento e come

ti comporti sul rendere valida o meno la gara?

Il regolamento, e tu dovresti saperlo bene, dice che non ci sono limiti di vento e onde

per lo svolgimento ma è a discrezione del RC a del Comitato di Regata. Normalmente

si cerca di non penalizzare ne di avvantaggiare nessuno. Come ben sapete il peso del

surfista incide molto sulla planabilità... sta a noi questa “ardua” decisione e dal

momento che uno accetta di iscriversi ad una gara e quindi di accettare il

Regolamento deve farsene una ragione e stare alle decisioni altrui, sia che lo

favoriscano che non.

È vero che a volte si portano avanti le gare anche in condizioni non idonee solo

per presunti doveri con gli sponsor?

Ma non scherziamo, mai ricevuto pressioni da nessuno!

Cosa ne pensi del continuo diminuire degli iscritti nel settore artistico? Quale

potrebbe esserne il motivo e cosa si potrebbe fare per ritornare ad avere

tabelloni pieni di iscritti?

Page 30: Funboard 143

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Premetto che qui mi devo togliere un sassolino dalla scarpa. Purtroppo in Italia si fa

troppo Windsurf parlato o virtuale, chiamalo come vuoi, tanti dicono di fare questa

manovra e surfare quell’onda ma alla fine non vengono alle gare perchè davanti a

una Giuria non puoi barare e allora è meglio non presentarsi. Per avere più persone

alle gare basterebbe un pochino di umiltà in più e pensare che anche se perdi una

heat nessuno mai ti potrà prendere per i fondelli anche perchè le palle per metterti

in gioco le hai avute! Da parte nostra ci dovrà essere un grosso lavoro sia dal punto

di vista organizzativo che mediatico e cercare magari anche nuovi format di regata.

Nonostante il format della gara a chiamata su previsione (almeno per il

Wave), quest’anno ci sono state notevoli difficoltà per far coincidere diversi

fattori e purtroppo la gara in Sardegna non è stata svolta. Cosa ne pensi di

questa situazione?

Io credo che avere 7 mesi circa di waiting period sia troppo per tutti e quindi chi

lavora a volte si vede costretto a non dare la propria disponibilità. Purtroppo

quest’anno per alcune volte non c’era a disposizione un sufficiente numero di giudici

per formare una giuria competente. Mi spiace moltissimo per gli organizzatori della

tappa in Sardegna visto l’impegno e il lavoro che hanno fatto. Ti anticipo che stiamo

lavorando per risolvere il problema.

Progetti e obiettivi per il prossimo anno?

Tutto top secret... Stay tuned on Windsurfnation.eu e su funboardmag.com

MAURO ROMELLI, GIUDICE FREESTYLE E WAVE AICW

Ciao Mauro puoi presentarti ai

lettori di Funboard: chi sei, cosa fai

nella vita, come mai hai deciso di

fare il giudice?

Ciao, mi chiamo Mauro Romelli, 33

anni, vivo a Brescia, windsurfista sin

dall’età di 10 anni, attualmente

collaboro nell’azienda di famiglia e

sono docente di informatica. Ho

iniziato questa esperienza di giudice grazie a Mirko (Braghieri) che mi ha

coinvolto in questo interessante percorso e alla voglia di poter partecipare

attivamente allo sviluppo di questo meraviglioso sport.

La parte bella e quella brutta di fare il giudice?

La più bella è data dalla possibilità di poter stare a stretto contatto con campioni

del windsurf, la più brutta quella di non poter usufruire de giudizio “pari merito”,

a volte le prestazioni di entrambi gli atleti sono talmente elevate da meritarlo.

Puoi raccontarci come sei diventato giudice?

Per diventare giudice ho affrontato, a febbraio 2009, il corso giudici che, per

mezzo del superamento di una prova d’esame finale, mi ha conferito il titolo di

Giudice Ufficiale AICW Settore Artistico. Quest’anno a Torbole, in concomitanza

con la prima tappa del campionato nazionale Freestyle, ho effettuato un corso

d’aggiornamento, anche qui conclusosi con test d’esame finale.

Quali sono le differenze tra giudicare una heat di Wave e una di Freestyle?

La differenza fondamentale è riferita ai diversi tempi di gara delle due discipline.

Una heat di Freestyle dura 5 minuti e gli atleti in questo tempo eseguono più di

15 manovre, quindi la pressione psicologica sul giudice che deve vedere tutte le

manovre è intensa. Una heat di Wave, a differenza, si sviluppa in 15 minuti e

questo ci permette di essere sempre concentrati ma con un pressione

psicologica molto più gestibile. Posso comunque affermare che in entrambi i

casi la difficoltà e comunque alta.

La heat più difficile da giudicare nella stagione 2011?

Non ne ricordo una in particolare, per me le heat sono tutte difficili da giudicare

soprattutto quando dal tuo giudizio dipende il destino degli atleti.

Quale è stata invece la heat più emozionante della stagione?

La finale Double Elimination della tappa Wave a Puzziteddu tra Andrea Rosati e

Francesco Cappuzzo, autori entrambi di una magnifica gara in condizioni al

limite della praticabilità.

Page 31: Funboard 143

29

Un giudice deve essere anche un bravo windsurfista o basta che conosca

le manovre?

Credo che essere bravi windsurfisti aiuti molto, le manovre sembrano tutte facili

quando le vedi eseguite dagli atleti, in realtà solo un windsurfista, che prova ad

eseguirle, può rendersi conto che non è così.

A parità di manovre eseguite da due atleti, come decidi chi vince e chi

perde?

Controllo il numero di manovre su entrambe le mura, chi esegue la stessa

manovra su entrambe le mura per me ha il punteggio più alto, controllo quali

manovre sono varianti, es. Flaka one hand è una variante della Flaka, sulle

varianti tengo un punteggio minore, e assieme ai tre parametri di giudizio,

Tecnica, Stile, Difficoltà, decreto chi dei due atleti passa il turno.

Riesci sempre a distinguere il tipo di manovra e a non perdertene

nessuna?

Il giudice ha il compito di conoscere e riconoscere tutte le manovre in qualsiasi

condizione, noi in questo senso cerchiamo di fare il massimo, tuttavia a volte è

veramente difficile soprattutto quando l’atleta è molto lontano dal palco giuria.

Le heat di Freestyle come quelle di Wave sono soggette a un giudizio e

quindi a volte nascono delle polemiche a fronte di risultati non compresi

da parte degli atleti, cosa ne pensi di questo aspetto del vostro lavoro?

Le polemiche fanno parte del gioco, nei limiti del rispetto possono essere

accettate. Non sopporto comunque quando le polemiche eccedono in una

mancanza di rispetto sia nei confronti di giudici, organizzatori e atleti stessi.

Qual è stata la volta che sei rimasto più ore a giudicare durante una

giornata di gara? La giornata più fredda? E quella più calda?

La più lunga è stata alla tappa europea del circuito EFPT svolta in Sardegna nel

2010, abbiamo concluso tre Double Elimination da 32 atleti in tre giorni di gara,

praticamente ogni giorno la gara iniziava alla 9:00 della mattina e finiva alle 17:00

del pomeriggio!

La più calda quella EFPK- Pro Kids di Reggio Calabria sempre nel 2010 e la più

fredda in Sardegna, la finale del campionato nazionale 2010.

La miglior location per fare il giudice?

Sono tutte sempre molto belle, forse Reggio Calabria è quella che si è distinta di

più, soprattutto fuori dall’acqua…!

Quanti giorni del tuo reale lavoro perdi ogni volta che parti per una gara?

Ci guadagni almeno qualche cosa?

Le gare si svolgono solitamente nel week end, quando questo non avviene si perdono

circa due giorni lavorativi, ma dipende molto dalla gara e dalle previsioni. Il giudice,

solitamente, ottiene un rimborso spese che varia da gara a gara.

A chi consiglieresti di fare il giudice?

Consiglierei di intraprendere la carriera di Giudice a chiunque abbia la passione

per il windsurf e abbia voglia di mettersi a disposizione di un movimento che ha

ancora tanto bisogno di crescere e migliorarsi.

FRANCESCO PRIORI, GIUDICE FREESTYLE E WAVE AICW

Ciao Francesco puoi presentarti ai

lettori di Funboard: chi sei, cosa fai

nella vita, come mai hai deciso di fare

il giudice?

Mi chiamo Francesco Priori, lavoro

nell’azienda agricola di famiglia in

provincia di Mantova insieme a mio

padre e ho iniziato a fare il giudice

ormai da circa 5 anni. Ho deciso di fare

il giudice perchè oltre ad essere

praticante di discreto livello mi piace osservare gli atleti, soprattutto quelli bravi

e credo che sia molto importante anche per migliorare me stesso.

La parte bella e quella brutta di fare il giudice?

La parte bella sono le trasferte e anche il fatto di fare parte di questo ambiente,

quella brutta è il non potere entrare in acqua quando le condizioni sono buone,

d’altronde se sono buone bisogna sfruttarle per la competizione.

Puoi raccontarci come sei diventato giudice?

Per poter essere giudice abbiamo partecipato a 2 corsi con relativi esami,

l’ultimo aggiornamento si è tenuto a Torbole quest’estate durante il campionato

nazionale di freestyle e slalom. Durante queste giornate sono stati approfonditi

alcuni argomenti, per esempio i metodi di giudizio di una heat di freestyle e le

precedenze nel wave. Alla fine il corso si è concluso con un esame, nel quale

veniva proiettata su un grande schermo una heat di freestyle di coppa del

mondo, e qui ogni giudice doveva essere in grado di riconoscere tutte le manovre

e riuscire a dare il risultato corretto.

Quali sono le differenze tra giudicare una heat di Wave e una di Freestyle?

La differenza è che nella heat di freestyle si scrivono le manovre sullo score e

alla fine della heat in base alla tecnica, allo stile e alla varietà si decide quale

atleta sarà il vincitore. Mentre nella heat di wave si da un voto, che va da 1 a 10

alla manovra e alla fine vince l’atleta che ha ottenuto il punteggio più alto.

La heat più difficile da giudicare nella stagione 2011?

Per me la heat più difficile è stata quella tra Lorioli e Madeddu nella finale di

Coluccia dove i due hanno combattuto duro.

Quale è stata invece la heat più emozionante della stagione?

La heat più emozionante per me è stata quella tra Cappuzzo e Mariotti a

Puzziteddu, dove Francesco è riuscito ad infilare perfettamente il suo primo Back

Loop della competizione e ha lottato veramente tanto sia contro i 50 nodi che

contro le ripetute heat che ha dovuto affrontare una dopo l’altra.

Un giudice deve essere anche un bravo windsurfista o basta che conosca le

manovre?

Credo che sia importante anche il fatto che ci sappia fare, sicuramente è un

aiuto in più che gli può far capire la differenza tra la stessa manovra eseguita in

modi diversi.

A parità di manovre eseguite da due atleti, come decidi chi vince e chi perde?

In base allo stile, alla varietà e alla tecnica di esecuzione delle manovre.

Riesci sempre a distinguere il tipo di manovra e a non perdertene nessuna?

Si fa il possibile, nel senso che quando il campo di regata è molto ampio a volte

si fa fatica anche a vedere se un atleta sta navigando in switch o in normal

stance. E poi devo dire la verità, capita anche di perdere delle manovre

soprattutto quando sono eseguite molto lontano e nel momento di fine heat dove

gli atleti cercano di farne il più possibile. So che non è una bella cosa, ma credo

che sia umano.

Le heat di Freestyle come quelle di Wave sono soggette a un giudizio e quindi

a volte nascono delle polemiche a fronte di risultati non compresi da parte

degli atleti, cosa ne pensi di questo aspetto del vostro lavoro?

Penso che sia normale, d’altronde questo è uno degli aspetti negativi che mi

sono dimenticato di citare prima.

Quanti giorni del tuo reale lavoro perdi ogni volta che parti per una gara? Ci

guadagni almeno qualche cosa?

Per poter partecipare come giudice ad una gara più meno bastano tre giorni,

spesso avviene durante il week end quindi si perdono pochi giorni di lavoro, si

può fare! Per quanto riguarda il denaro, abbiamo i rimborsi spese e una diaria

giornaliera.

A chi consiglieresti di fare il giudice?

Consiglio di fare il giudice a chi è veramente un grande appassionato del nostro

nobile sport, è una cosa che va presa seriamente!

Page 32: Funboard 143

30

Fin dai primi sopralluoghi in spiaggia tutti ci sentiamo a metà tra l'eccitato e

l'impaurito. Le onde si alzano e le creste sono spazzate dallo scirocco che già soffia

oltre i 30 nodi. Dopo aver predisposto le attrezzature, montate le bandiere e

verificato tutte le condizioni di sicurezza arrivano le 10 e il Race Director Mirko

Braghieri da il via alla competizione. Il vento oscilla tra i 30 ed i 40 nodi con direzione

side side on, l'onda nella stupenda baia di Puzziteddu si calcola sui 2 metri ma subito

fuori si vedono onde alte il doppio.

La condizione del campo di regata si presenta molto impegnativa ma la favorevole

posizione offre la possibilità di uscire e rientrare in assoluta tranquillità e sicurezza.

Dopo le fasi di riscaldamento ci si rende conto che anche la corrente non è affatto

forte ed a questo punto ci si rende conto che sta per iniziare una giornata da

ricordare.

Il tabellone Single non offre spunti di cronaca particolari, tutto scorre velocemente.

Rosati si aggiudica il primo Single battendo in finale Pischedda, il duello dello scorso

anno si ripete ed è sempre attuale ed entusiasmante. La finalina per il terzo posto

se l'aggiudica il mai domo Gasperini su un pur ottimo Mariotti che appare in buona

forma e nonostante la forte sovrainvelatura non si lascia per nulla intimidire dalle

violenti raffiche. Nella prima batteria di gara Rosati incappa in un brutto atterraggio

rompendo la tavola e rimediando una bella botta alle costole che comunque non

sembra impensierirlo nonostante l'apprensione di tutti i presenti.

Partono le prime batterie del tabellone Double e contemporaneamente il vento

rinforza, gli anemometri cominciano a segnare molto oltre i 50!

Mirko Braghieri, Race Director delle grandi occasioni, decide per uno stop

temporaneo e, con l'aiuto degli organizzatori esplora gli altri campi di regata a

disposizione. La decisione è presa. La

gara si sposta nella baia vicina dove si

segnalano onde migliori e situazioni di

vento migliori. La gara riprende. Il vento

è ancora molto forte ma, a parte

qualche breve ripensamento, nessuno

alla fine intende mollare! Le batterie

riprendono ed è Francesco Cappuzzo

del Circolo Albaria di Palermo che si

aggiudica le prime. La gara viene di

nuovo interrotta, il vento adesso è

davvero furioso sul campo di regata.

Il giovanissimo local Francesco Cappuzzo in Goiter.

La tempesta perfetta! Si dice che Raimondo Gasperini abbia dovutonoleggiare una 3.3, la sua vela più piccola era intenibile!

Page 33: Funboard 143

Finalmente il vento ritorna sotto i 50 nodi e ripartono le batterie ed è ancora

Cappuzzo ad aggiudicarsi la vittoria prima su Longo, che deve cedere le armi al

giovane palermitano dopo aver tentato e quasi atterrato una altissima e

applauditissima TableTop into Forward. Il pubblico di Puzziteddu è caldissimo e ad

ogni manovra di Francesco scattano gli applausi e gli incoraggiamenti. Uno dopo

l'altro ha messo in riga tutti i concorrenti. Sono rimaste solo le sfide con i pezzi

veramente grossi! Pischedda e Rosati.

Pischedda surfa una bella onda e sfodera il suo perfetto e inconfondibile stile,

Cappuzzo chiude un perfetto Forward. GianMario Pischedda Jamiro gira per la baia

a cercare la rampa che gli consentirà di sfoderare la sua temibile arma segreta: il

Backloop. La trova, la punta, il pubblico assiepato dietro le dune si ferma come

congelato. Jamiro va altissimo... scende dietro un'onda, vediamo solo la penna della

vela... ma cade in acqua... non va!

Cappuzzo nel frattempo surfa un'onda che pareva conoscere da tempo perchè lo

accompagna a riva come un vecchio amico. Pischedda riprova a saltare ma non va

la seconda e non va nemmeno la terza. Cappuzzo è in finale! E Rosati non può certo

stare tranquillo a questo punto.

Parte la batteria finale e Francesco è ormai alla quinta batteria consecutiva, i due

finalisti partono insieme. Rosati comincia con un bel Forward, Cappuzzo replica il

Forward ma non apre la vela in atterraggio e con 50 nodi non si scherza. La tavola

di Francesco si spezza in due. Sbraccia e chiede aiuto al suo organizzatissimo REEF-

TEAM. Gli portano una tavola nuova. Rosati nel frattempo vede le moto in acqua e si

accorge dell'incidente, rallenta il ritmo ma quando vede il giovane avversario di

nuovo in sella si surfa due onde alla grande e stacca uno stilosissimo Aerial.

Cappuzzo si rimette in riga e, supportato dalla spiaggia che non smette un attimo di

incitarlo, trova un’onda e Back Loop da manuale. Rientra, surfa in scioltezza un’onda.

Rosati ribatte e va in cielo con un high jump a 10 metri di altezza che toglie il respiro

alla spiaggia per qualche secondo. Rientra su una bella onda e la doma con tre

entrate e un timing perfetto. Cappuzzo esce ed esegue un bel Forward alto e perfetto

che lo porta a questo punto ad avvicinarsi moltissimo a Rosati nel punteggio. Il

giovane local si lancia in un Backloop altissimo ruota due volte e cade

sull'attrezzatura, peccato. La tromba suona e chiama i nostri finalisti a terra. Rosati

vince il Double, ma che fatica. Il colpo accusato nella prima batteria lo ha certamente

limitato nell’azione e la cavalcata vincente di un Cappuzzo determinato ed in grande

forma di certo non lo hanno tranquillizzato ma alla fine la classe di Andrea ha

ragione del giovanissimo Francesco Cappuzzo che riceve un meritatissimo applauso

da tutti i presenti.

La giornata di gara termina al calar del sole con tutti i protagonisti soddisfatti per

aver vissuto una giornata davvero intensa ed emozionante.

Premi per tutti nella stupenda cornice di Puzziteddu Bay, ma il premio più grande

che ognuno riporta a casa è sicuramente l'orgoglio e la contentezza di aver

partecipato a una gara davvero spettacolare e impegnativa, che ha tirato fuori il

meglio da ognuno. Una gara che ricorderemo volentieri. Io c'ero!

Race Director: Braghieri Mirko

Giudici: Romelli Mauro, Priori Francesco, Bellani Mario

Premio Best Move a Longo Fortunato, TableTop into Forward

CLASSIFICA FINALE CAMPIONATONAZIONALE WAVE 2011 AICW1. Rosati Andrea (RRD, Gaastra)

2. Cappuzzo Francesco (RRD, RRD)

3. Pischedda GianMario (Fanatic, North)

4. Gasperini Raimondo (Starboard, Severne)

5. Mariotti Andrea (JP, NP)

6. Longo Fortunato (RRD, RRD)

7. Paganini Fabio (RRD, MauiSails), Giorgi Giorgio(Drops, Challenger)

8 partecipanti… Tutti gli altri erano alle Hawaii!

Gli eventi di contorno del Trofeo Nogler: cena brasiliana, fuochi d’artificio e beach party.Andrea Mariotti.

Puzziteddu 2011.

Page 34: Funboard 143

32

Gigi Le Carrò

Ciao Jacopo, praticamente ti ho visto crescere ed

ero certo che prima o poi ti avrei visto sulle riviste,

ma ritrovarmi qui ad intervistarti, beh questo no,

non lo avrei mai pensato! Con immenso piacere mi

tocca e quindi meglio non perdere tempo… Direi di

iniziare con le solite domande canoniche di rito per

poi passare alle cose più serie.

Nome e cognome?

Jacopo Testa.

Soprannome?

Da sempre e per tutti Japo.

Dove e quando sei nato?

Sono nato a Milano il 26/10/1991.

Caspita! Auguri, li hai compiuti da poco, ottimo regalo

questo da parte di Funboard! Ma dimmi dove vivi?

Ho sempre vissuto a Milano ma, fortunatamente,

grazie alla passione del mare e degli sport che nutre

la mia famiglia, nelle vacanze estive ho sempre

passato tre mesi in Sardegna, a Porto Pollo, dove

ovviamente ho imparato a navigare.

Diciamo una gran bella fortuna... non di vivere a Milano

ovvio! Quindi tuo padre fa windsurf?

Ovviamente, ma diciamo che con gli anni ha un po’

mollato il colpo.

Come è nata la passione per il mare e quando hai

messo piede per la prima volta sulla tavola?

Ho iniziato all’età di undici anni con mio fratello

Matteo, a Porto Pollo, allo Sporting Club Sardinia.

Non dimenticherò mai la prima volta che ho planato,

quella sensazione che provano tutti i windsurfer e

che ti trasforma definitivamente in un puro

windsurfista al 100%.

Famiglia di windsurfisti, quindi, quando hai iniziato a

fare freestyle?

La prima manovra che ho chiuso è stata la Vulkan

all’età di tredici anni, poco dopo arrivò il mitico

Spock, da quel giorno sono diventato un assatanato

di vento, un po’ come tutti i veri windsurfisti. Adesso

quando non c’è vento passo le ore davanti al

computer a cercare nuovi video, perché

Page 35: Funboard 143

33

osservandoli attentamente memorizzo il movimento

delle manovre e quando torno in acqua riesco a

chiuderle in pochissimo tempo. Ogni anno vengono

inventate manovre completamente nuove o

combinazioni di manovre pazzesche, il bello è

cercare di stare al passo con gli altri (cosa molto

difficile). Adesso senza dubbio le manovre che

preferisco fare e che mi danno più soddisfazione

sono la Shaka, la Culo e la Kono sul piatto di Porto

Pollo con 40 nodi.

So che in freestyle sei uno dei capi a livello italiano ma

wave nulla? Ai miei tempi l’essenza del windsurf era

andare nelle onde mentre vedo che ora molti di voi

freestyler non sono mai saliti su una tavola con un po’

di rocker!

Diciamo che per adesso la mia passione è il

freestyle! Ma ad esempio quando sono a Porto Pollo

e fa quelle giornate di vento super fotonico carico il

furgone e mi faccio una bella uscitina a Cala

Pischina.

Cos’è per te il windsurf? Conoscendoti e surfando

insieme ti ho sempre visto con il sorriso!

Come hai detto per me il windsurf è sempre stato

puro divertimento; ma in questo ultimo periodo

quando entro in acqua mi concentro e mi alleno per

migliorare ogni manovra in modo da arrivare alle

gare più preparato.

Questa domanda la dovrei fare a chi ti conosce ma se

dovessi descriverti con due parole... pregi e difetti...

Non ho proprio idea di cosa rispondere, penso che

dovrebbero rispondere le persone che mi

conoscono bene…

Chi è il tuo idolo?

Ovviamente Tonky Frans con il suo stile unico, Steven

Van Broekhoven che quest’anno ha fatto veramente

paura e per quanto riguarda i miei coetanei quel

capo di Davy Scheffers che a soli 19 anni è tra i primi

dieci nella classifica del PWA. Spero che un giorno

potrò confrontarmi anche con loro.

Dove ti alleni?

Nel periodo estivo mi alleno in Sardegna a Porto

Pollo con il ponente, uno tra gli spot più piatti che io

abbia mai visto, perfetto per il freestyle, ed a Murta

Maria con lo scirocco. Nel periodo invernale mi

alleno in Brasile, a Sao Miguel do Gostoso e

Jericoacoara, due spot fantastici con vento tutti i

giorni, acqua piatta e ondine di un metro perfette

per saltare. Invece nei rari e pochi giorni che sono a

Milano esco a Valmadrera sul Lago di Como.

Se dovessi scegliere tra una uscita freestyle con 30

nodi flat o 2 metri di onda glassy sideoff e 15 nodi?

Adesso sicuramente sceglierei l’uscita freestyle!

Anche se però le onde mi attirano parecchio.

Tra una gara ed un uscita con gli amici?

Senza ombra di dubbio uscita con gli amici!

E quando non c’è vento? Dai raccontaci una tua

giornata tipo italiana e brasiliana?

Quando sono a Porto Pollo mi sveglio tutte le mattine

alle 8 per essere a lavorare alle 9 fino alle 14, se non

c’è vento, per prima cosa, controllo tutti i siti per

cercare nuovi video di freestyle e poi sto in spiaggia

con gli amici.

Invece, quando sono a Sao Miguel mi alzo alla

mattina presto verso le 5 per andare a far surf da

onda, poi torno, mangio e vado a fare windsurf

perché c’è tutti i giorni vento! Diciamo che è questo

più o meno quello che faccio tutti i giorni…

Voci di corridoio dicono che sei meticoloso e non lasci

nulla al caso, è vero?

Sinceramente non credo proprio di essere una

persona precisa.

Quindi come ti alleni quando sei fuori dall’acqua?

Fino a un mesetto fa per me il windsurf è sempre

stato puro divertimento e devo dire che non l’ho mai

considerato come una disciplina strettamente

agonistica. Sto in acqua anche un giorno intero e più

giorni di seguito ogni volta che il vento soffia dai 20

nodi in su, ma non perché mi devo allenare più degli

Page 36: Funboard 143

altri ma solo perché mi diverto talmente tanto che

finché non sono distrutto non esco dall’acqua! Il mio

obbiettivo per il 2012 è sicuramente quello di

dedicarmi con maggior costanza a un programma di

allenamento e, come mi ha consigliato qualcuno,

anche di alimentazione. Sono certo che in questo

modo e con l’aiuto di qualche saggio surfista, come

il mio mentore Gigi le Carrò, riuscirò a raggiungere

migliori risultati in breve tempo.

Ah ecco, a proposito, ma li ascolti i consigli dei

saggi? A me non risulta, dicono che questo Le Carrò

continui a martellarti sulla preparazione fisica fuori

dall’acqua ma che tu non lo ascolti! È vero?

Diciamo che non l’ho mai ascoltato molto riguardo

alla preparazione fisica. Ma adesso mi sono

ricreduto e da più di un mese nei giorni di non vento

mi alleno, quando gliel’ho detto non ci credeva, a dir

la verità non ci credeva nessuno!

Progetti futuri?

Per quanto riguarda i viaggi tornerò sicuramente ad

allenarmi in Brasile per circa tre mesi, poi molto

probabilmente andrò altri tre mesi in Sud Africa con

il mio socio Angelo Zoccarato per allenarmi in

freestyle e soprattutto nelle onde, un piccolo

problema sarà superare la mia fobia per gli squali.

Per quanto riguarda le gare parteciperò senza

ombra di dubbio al campionato italiano, a qualche

tappa dell’EFPT e certamente ad almeno due tappe

del PWA in modo da confrontarmi con i top rider e

rendermi conto del loro livello, cercando di

migliorare il più possibile.

Cosa vorresti fare da grande?

Non ne ho la più pallida idea… Per adesso andrò

avanti con il windsurf, poi si vedrà…

Comunque programmino niente male passarsi

l’inverno al caldo... ma come ti mantieni e cosa fai nella

vita oltre al windsurf?

Quest’anno ho fatto il corso VDWS e quindi lavoro

presso lo Sporting Club Sardinia come istruttore,

una tra le cose più belle è vedere i propri allievi fare

le prime planate, sfrecciare a bocca aperta per tutta

la baia; ma diciamo che lo sponsor più grande sono

i miei genitori, che mi danno una grossa mano in

tutto.

Hai altri interessi? Con le ragazzine come va? Sei

fidanzato?

Oltre al windsurf ho sempre avuto altre passioni

come lo skate, il kite e il surf da onda, ma il migliore

sport rimarrà sempre il windsurf, ti regala sempre

emozioni nuove e indescrivibili. No, non sono

fidanzato.

Quali sono i tuoi sponsor?

Per prima cosa ringrazio i miei genitori, poi i miei

sponsor RRD e ION ed in ultimo, ma non di meno

importanza, tutti gli amici che credono in me.

Ultima domanda... se sbagli questa l’intervista non

verrà pubblicata: chi è il più forte windsurfista del Lago

di Como?

Un certo Gigi Le Carrò… Voi lo conoscete?

34

Nome: Jacopo

Cognome: Testa

Peso: 65 kg

Altezza: 1.76

Manovra preferita: Kono

Spot italiano preferito: Porto Pollo

Spot estero preferito: Sao Miguel do Gostoso

Quiver sails: RRD Superstyle 3.7 - 4.2 - 4.5 - 5.0 - 5.2

Quiver boards: RRD TT 90 lt- 100 lt

Sponsor: RRD, ION

Page 37: Funboard 143

Distributore Italiano: Pandora srl - [email protected] - www.severnesails.com

Page 38: Funboard 143

36

In un canale largo circa 12 metri, lungo circa 20 e delimitato da muri alti 5 metri,

ogni 58 secondi parte un rumore sordo, un boato a mezza via tra un innaturale

rutto e un ruggito (non saprei come meglio descriverlo) che anticipa,

forgiandola nel cammino verso l’uscita del canale, un’enorme montagna d’acqua

che avanza velocissima lungo i muri. Nasce come choppone malforme, si alza

sempre più ad ogni metro, veloce, cattivo, per prendere le forme di un’onda da

sogno verso la fine del canale… Un’onda che si fa dare del Lei che frange,

raggiungendo i 3 metri di altezza per poi chiudersi, srotolandosi in un piacevole

inchino… tutto questo accade in un lasso di tempo sufficiente a permettere al

surfista che la pettina 3-4 bottom, cutbacks e arial…

Surfisti, già, perché il parco è nel mezzo del nulla, protetto dal vento forte degli

Alisei, ma comunque esposto alla brezza. Palme, bar dentro la piscina, sabbia

bianca, un sacco di giochi d’acqua insomma un paesaggio artificiale dentro uno

naturale. Ma niente vento. È risaputo però che i windsurfisti sono animali a sè,

personaggi strani, dei border line (lo sa bene una delle tante mie personalità che

in questo momento sta scrivendo). Dany Bruch è di sicuro un ottimo

rappresentante di questa categoria. E cosi, dopo aver già provato un

photoshooting l’anno scorso nella stessa location, non ci ha pensato due volte a

richiamare a sé molti degli atleti del PWA che ancora erano in zona per

organizzare una gara non competitiva di salti. L’idea è semplice: si noleggia la

piscina, una moto ad acqua, ci si attacca con una mano ad una corda, con l’altra

si tiene il boma, si parte coi piedi nelle strap e quando si sente il rutto/ruggito si

parte tirati a palla dal jetski che farà in modo di sparare il pazzo di turno diritto

sul lip dell’onda al massimo del suo picco. A quel punto basterà lasciare la corda,

Page 39: Funboard 143

37

afferrare il boma, salire, saltare destinazione cielo… consiglio: don’t try this at

home. In primo luogo ci sono i muri di cemento del canale che non si spostano,

poi il leech, poi la moto ad acqua, il timing, l’equilibrio e come se non bastasse

niente vento per finire la rotazione: lo schianto è quasi certo!

Comunque Dany Bruch non si è lasciato sfuggire l’occasione di avere

nientepopodimeno che Discovery Channel in loco che girava un filmato sulla

struttura, per proporre loro di filmare l’evento e con abilità organizzative

tedesca ha raccolto a sé 8 scriteriati che hanno dato l’anima per divertirsi… e

così, in una fresca sera di mezza estate, gente del calibro dello stesso Bruch, Alex

Mussolini, Jaime Hernandez, Iballa Moreno, Dario Ojeda, Peter Gartzke, Eleazar

Alonso e il nostro portacolori Valter Scotto era pronta alla sfida.

Suonerà campanilistico ma spendiamo una parola per Valter che a 43 anni si

trova a dover imparare da zero in un giorno a farsi trainare e competere contro

quella gente molto più giovane di lui. Beh, chapeau. Ci vuole fegato, a Valter non

manca e non si è tirato indietro.

La gara è stata puro divertimento, adrenalina. Iniziata nel tardo pomeriggio si è

svolta poi al tramonto e infine al crepuscolo con le luci accese. Difficile da

descrivere a parole. Ricordo il boato dell’onda che parte, la moto che sale su di

giri, il silenzio quasi surreale della gente assiepata ai lati del canale che trattiene

il respiro, i flash che partono, e finalmente lo schianto sordo, la sberla sull’acqua

dell’attrezzatura/uomo che impatta da circa 7-8 metri a cui fa seguito l’urlo

liberatorio della gente… e gli applausi. Se guardate con attenzione in alcune foto

si può leggere il terrore dipinto negli occhi di molti spettatori, molti semplici

turisti che non credevano possibile che gente volesse suicidarsi proprio in

piscina e proprio in quel modo.

Comunque, nessuno si è fatto male, solo divertimento. I giudici hanno avuto non

poche difficolta a valutare oggettivamente chi fosse il migliore, quale salto, che

tecnica. C’erano molti aspetti da considerare, quasi tutti indipendenti dal

controllo umano (timing, velocità, curva scelta dal jetski). I salti e le evoluzioni

non potevano essere ovviamente Forward, ma quasi tutti Pushloop, Table Top,

Backloop… per la cronaca il migliore, il vincitore, colui che era in uno stato di

grazia quella sera tanto da renderlo oggettivamente invincibile è stato Alex

Mussolini che ha battuto in finale Jaime Hernandez e deliziato tutti noi con una

classe e uno stile unico. Spero che qualcosa dello spirito e della bellezza della

gara possa essere colto dalle fotografie.

A Valter i nostri complimenti anche perché pur non avendo vinto è stato l’unico

ad atterrare in piedi (oh yes!!!) un Backloop stellare.

La piscina può essere noleggiata al costo di 600 euro l’ora e chiusa per la delizia

di un gruppo di amici. Ci si organizza in 10 surfisti per esempio (un solo surfista

a turno per ogni onda), si surfa ogni minuto. Il calcolo delle onde a disposizione

e del costo è immediato.

D’accordo questo non è proprio windsurf, non è nemmeno surf, ma lo spirito

dello sport c’è e rimane inalterato. Di sicuro i commenti delle ragazze e/o mogli

che ci accompagnano in ventose spiagge riparate da “nulla” e che molte volte

soffrono in silenzio (molte volte invece esternano, eccome se esternano!) erano

tutte unanimi nell’apprezzare l’assenza di vento, i lounge bar disseminati e il

fatto che i loro compagni, comunque, si divertissero.

Peccato che non sia proprio una cosa per tutti.

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42

La parte più critica e spaventosa del guidare verso Baja sono le 3 ore che ci si mette

per attraversare Tijuana ed Ensenada. Le macchine, il traffico, le storie terrificanti

dei poliziotti corrotti, praticamente sei davvero in balia degli elementi. Noi eravamo

riusciti a passare il confine senza problemi e in men che non si dica ci siamo trovati

a guidare lungo la bellissima costa di Baja, con la luce mattutina che faceva brillare

la superficie dell’Oceano. Man mano che prendevamo confidenza con la guida,

abbiamo progressivamente aumentato la velocità, e proprio mentre stavamo per

raggiungere la massima velocità del mezzo, nel traffico, su una superstrada a due

corsie, nella corsia di sorpasso… FWWEEWW… l’intero portapacchi, con tutto il mio

materiale è volato via… le mie vele, tavole ed alberi, ora si trovavano nel bel mezzo

della strada, con macchine e camion che facevano del loro meglio per evitare il

carico, e l’unica cosa che potevo fare era sperare che il mio materiale non venisse

sbriciolato da qualche bilico.

Facciamo retromarcia, cercando di togliere il materiale dalla carreggiata il più

velocemente possibile, per poi spostarci a lato con la macchina e trovare un

espediente per rimontare il portapacchi e arrivare a destinazione. Nello staccarsi, il

portapacchi, ha frantumato il lunotto posteriore del mezzo, e oltre ai vetri sparsi per

tutto il retro del furgone, avremmo dovuto percorrere ore di strade sterrate con

polvere ovunque. Non proprio ideale come inizio viaggio.

Dopo aver raccolto tutti i vari pezzi, ne siamo fortunatamente usciti con danni

minimi, e ci siamo subito rimessi in viaggio verso le dune sempre più profonde e

deserte di Baja. Più vai a sud, a Baja, più il paesaggio diventa drammatico e di una

bellezza mozzafiato. I profili inconfondibili degli alti cactus risplendono sotto il sole,

e le montagne assorbono i raggi solari che incendiano la terra. Man mano che

guidiamo, il vento comincia ad aumentare, e si comincia a vedere del movimento

sulla superficie dell’Oceano in lontananza. Appena arrivi all’ultima grossa città, San

Quintin, l’eccitazione aumenta vertiginosamente. In lontananza vedi l’Oceano e sai già

che il Point non aspetta altro che il tuo arrivo. Proprio quando arrivi al massimo

dell’eccitazione, ecco che la strada, passando da El Rosario, fa una curva di 90° verso

l’entroterra. Non so se sia la voglia di arrivare o cos’altro, ma questa parte di viaggio

di solito vola in men che non si dica. Appena imbocchi la strada sterrata è come se

fossi già arrivato a destinazione, ma poi i tuoi polmoni si riempiono di polvere,

cominci a essere stanco di guidare e c’è sempre meno tempo a disposizione prima

del tramonto. Io però adoro comunque questo tratto di viaggio, i cactus, le oasi

naturali, la bellezza selvaggia… è tutto così sereno, tranquillo e surreale. Sembra di

esser tornati nella California meridionale di 150 anni fa.

Quando ormai pensi di non arrivare più, ecco che in lontananza riappare l’Oceano e

subito premi a fondo sul gas. Dobbiamo riuscire ad arrivare ed entrare in acqua, ce

Kith Teboul

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43

la dobbiamo fare! Proprio mentre continui ad accelerare prendi una buca più

profonda e allora ti viene il terrore di bucare e rallenti, perché anche qualche km a

piedi può essere disastroso.

Dopo un po’ di peripezie, riusciamo finalmente ad arrivare a La Punta, che si va

vedere in tutto il suo splendore. Le onde si srotolano ordinate lungo il point, e

continuano a perdita d’occhio, ochette di vento costante, 4 o 5 rider in acqua ed un

sacco di onde perfette e vergini. Ci siamo, ed è uno spettacolo! La guidata di 8 ore

viene dimenticata in pochissimi secondi, mentre, in estasi, scarichiamo le tavole e

prepariamo il materiale, controllando che i danni sostenuti siano minimi e, dopo un

ringraziamento simbolico alla sacca DaKine per aver fatto il suo lavoro così bene,

siamo quasi pronti. Ripensandoci, abbiamo davvero avuto una fortuna sfacciata.

Sembra quasi impossibile che le tavole non si siano sbriciolate, volando sull’asfalto

a 120km/h! Il tutto mi ha reso ancora più ansioso e dopo aver finalmente armato la

4.7, scendo in spiaggia di corsa e comincio a spaccare il lip con tutta la forza che ho,

e già dalla prima onda, non riesco a non sorridere di gioia pura. La prima onda dopo

un lungo viaggio… la ricompensa dopo la lunga attesa. Le onde a Punta San Carlos

sono semplicemente eccezionali e la complicità tra i rider al campo ti fa sentire

parte di un’unica grande famiglia.

Kevin Pritchard

Page 46: Funboard 143

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Da questo punto in poi tutto segue il tipico ritmo di Baja. Niente di nuovo. Ti svegli,

vai a far surf da onda, torni a far colazione, siesta, esci in windsurf, pranzi, windsurf,

bevi qualcosa in pausa e poi windsurf fino al tramonto. La cosa davvero speciale

però è che qui tutti quanti seguono questi ritmi. Si crea un legame intenso tra i rider

in quanto si è soli in un posto completamente deserto, circondati da una natura

mozzafiato e ci si diverte da morire. Quando si va da Solo Sports, non vai in un

campeggio. Ok, dormi in tenda, ma hai la sicurezza di una doccia calda che ti aspetta

dopo ogni session, accompagnata da una birra fredda e dagli eccezionali Margarita

di Neil, che fa sia da barista che da cuoco, sfornando delle ottime taco di pesce

fresco. Kevin Trejo di Solo Sports viene a Baja da ormai 30 anni ed è venuto qui

all’accampamento di San Carlos per gli ultimi 15, migliorandolo sempre più. È un

rider appassionato di windsurf, mountainbike, kite, e sempre alla ricerca

dell’avventura e ha praticamente girato ogni angolo della penisola di San Carlos.

Un’altra cosa positiva di Baja è che ha la capacità di scollegarti da tutto il resto del

mondo moderno. Adesso c’è perfino la connessione internet satellitare, ma se vuoi

esser irraggiungibile, basta usare la scusa che sei perso nel deserto messicano di

Baja. Zero chiamate, sms, e computer… solo una vacanza ideale. Una volta che ti

abitui all’andazzo qui a Baja, non riesci più a tornare indietro. Il sole sembra

tramontare sempre troppo presto e i giorni diventano sempre più corti. I dolori e

tagli tipici di Baja cominciano ad apparire, mentre i calli sulle mani diventano

sempre più spessi e i muscoli s’indolenziscono ma la birra continua a scorrere a

fiumi.

Con ogni singola onda che prendi, arriva una serie perfetta di bottom turn e smack.

Penso di aver fatto almeno 500 lip smack in una settimana. L’onda che si srotola

lungo il point è davvero perfetta da disintegrare e continua per centinaia di metri. Il

livello di ogni singolo rider aumenta da un giorno all’altro e spingi i tuoi limiti sempre

più. Un’highlight del viaggio è stato surfare assieme a Graham Ezzy che, a mio parere,

sta diventando il re della new school mure a destra. Chiaro, Philip Koster è campione

del mondo wave PWA, ma penso che contro Graham qui a Baja non avrebbe la

minima possibilità. So che sono parole importanti, ma Graham distruggeva ogni

singola onda a suon di Taka, one handed Goiter ed altri trick incredibili. Mi sono

davvero divertito a surfare assieme ad un ragazzino che spacca, per motivarmi

ulteriormente a spingere il mio livello. Cioè, mi sono perfino messo a provare i Back

Loop off the lip… Chi avrebbe mai pensato che il vecchio Pritch si sarebbe messo a

sparare i Back Loop off the lips?

Fare surf con mio fratello poi è sempre divertente. Sembra sempre che mi

dimentichi quanto sia effettivamente forte, perché ultimamente non lo vedo tanto in

acqua, ma quando siamo qui a Baja, ha davvero una marcia in più. Ha anche

organizzato degli stage negli ultimi 2-3 anni e ovviamente ha disintegrato qualsiasi

onda gli capitasse a tiro. È davvero bello quindi esser qua fuori assieme a lui a

condividere delle onde spettacolari e divertenti come facevamo ai vecchi tempi.

Alcuni dei miei ricordi migliori di windsurf sono proprio di questo posto, con mio

fratello, mamma e papà, vivendo la spensieratezza della gioventù, divertendoci come

pazzi e senza avere la minima idea che il windsurf ci avrebbe permesso di girare il

mondo, per poi tornare qui. Per me, tornare quaggiù dopo tutto questo tempo, le

gare, i viaggi, solo il venire a Baja, solo per surfare e non per allenarmi, mi ha fatto

riprovare la vera gioia alla base del nostro sport.

Baja è davvero una bellezza. Dà sicuramente del filo da torcere ad alcuni degli spot

più belli al mondo, a modo suo. È un mix perfetto di agitazione, incertezza e serenità

di cui non si riesce più a fare a meno. Il motto di Solo Sports è “Se non vai, non sai”,

il mio è “una volta che ci vai, sicuramente tornerai”.

Matt Pritchard

Kevin Pritchard

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INTRO6 giorni a disposizione, 3 giornate di gara, feste ogni

sera, una commovente cerimonia di apertura, 107

rider, un grandioso prize giving, onde mast high, vento

leggero, attrezzature devastate, pubblico delle grandi

occasioni e Camille Juban. Questo è stato il Maui

Makani Classic edizione 2011, l’ultima tappa del

fortunato American Windsurf Tour di quest’anno.

Nelle prossime pagine leggerete alcuni commenti dei

protagonisti e capirete meglio come sono andate le

cose in questo strepitoso evento. Io in questa breve

introduzione vorrei solo soffermarmi su alcuni aspetti

e condividerli con voi.

La cerimonia di apertura del Maui Makani Classic è

stata qualche cosa di magico, con tutti i rider in

cerchio, i fiori per terra e quelli lanciati dall’elicottero,

la benedizione con i canti e balli. Ho avuto la pelle d’oca

per tutta la durata della cerimonia, uno spettacolo

nello spettacolo, mentre Hookipa si stava preparando

ad ospitare una delle gare più importanti e

affascinanti al mondo. Josh Stone ha dedicato la gara

ad un suo amico, Troy, malato di SLA allo stadio

terminale ed a messo 5000 dollari di tasca sua per il

montepremi. Stone, sempre con il sorriso e con un

indomabile ottimismo, ha preso la parola durante la

cerimonia di apertura e ha condiviso con il mondo

intero il suo pensiero rivolto all’amico facendoci

raccogliere tutti in un minuto di preghiera. Il giorno

seguente, al mattino, durante il primo skipper’s

meeting, purtroppo e con la serenità e positività di

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Camille Juban, il vincitore del Maui Makani Classic 2011.

47

Page 50: Funboard 143

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sempre, ci ha annunciato l’intervenuta morte del suo amico durante la notte, dopo

di che si è recato con il suo windsurf da solo in mezzo al mare a gettare una corona

di fiori mentre tutto il pubblico sulla collina di Hookipa si stringeva in un unico

abbraccio.

Tornando alla gara, abbiamo avuto 3 giorni di azione su 6 a disposizione, con heat

che si sono svolte dalla mattina alla sera ed una finale Master disputata,

addirittura, col buio! Il tutto è proseguito agevolmente, heat dopo heat, con solo

qualche breve stop a causa degli sbalzi di intensità del vento e momentanea

mancanza di onde, fino ad arrivare alla finale dove lo spettacolo è stato totale! Una

finale con onde oltre il mast high, 4 atleti in acqua e tutti gli altri fuori a guardare

ed il pubblico da casa in streaming (peccato solo per il fuso orario…). 30 minuti di

heat per Josh Stone, Kai Katchadourian, Marcilio Browne e Camille Juban, sono stati

sufficienti per prendere un numero adeguato di onde, essendo il vento davvero

leggero (sicuramente sotto i 10 nodi). Ha vinto Camille e penso che nessuno,

vedendolo gareggiare in finale, avesse mai pensato il contrario. Pulizia e radicalità

(e aggiungerei palle quadrate con delle entrate in sezioni da suicidio) sono state le

sue armi vincenti. Le altre posizioni, invece, hanno suscitato qualche perplessità

come spesso accade nelle gare, ma per questa volta, per questo evento, dalle

polemiche siamo voluti scappare senza prenderle nemmeno in considerazione.

Brawzinho ottiene un secondo posto grazie ad un’immensa Taka, Josh Stone, terzo

classificato (in questo modo si è ripreso un po’ del montepremi che aveva messo a

disposizione) e quarto Kai Katchadourian, autore di una finale da urlo…

E che dire dei ragazzini Morgan Noireaux e Bernd Roediger, due fenomeni che

hanno dato spettacolo e che vi presenteremo in uno dei prossimi numeri di

Funboard. Stessa cosa vale per le donne, i master e gli amatori.

Se mi chiedete di rispondere alla domanda: “Cos’è la cosa più pazzesca che hai visto

fare?” Risponderei senza ombra di dubbio un’entrata di Francisco Goya, fuori gara,

appena dopo essere stato eliminato, su un albero e mezzo di onda che stava per

rompere ed era talmente verticale che ha praticamente lievitato sulla schiuma

mentre saliva per poi fare il Top Turn e ridiscendere con un angolo secco di 180°, il

tutto con meno di 10 nodi di vento. Qualunque altro essere umano sarebbe stato

travolto da un tir in corsa e rispedito in spiaggia, senza attrezzatura!

Mi ritengo molto fortunato ad aver fatto parte di questo evento, ho avuto modo di

conoscere tante nuove persone ed avere ancora una volta la conferma che la

passione, la voglia di fare e l’attitudine positiva verso la vita e nello specifico verso

il mare e le onde, molte volte possono superare anche gli ostacoli più difficili.

Mahalo dal profondo del cuore per questa esperienza!

ITALIANI A MAUIMai come quest’anno Maui è stata presa d’assalto dagli italiani. Eravamo

talmente in tanti che a un certo punto sulla spiaggia di Hookipa non

sembrava nemmeno di essere dall’altra parte del mondo, bastavano poi

Hookipa vista dal cielo durante la cerimonia di apertura del Maui Makani Classic 2011.

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un paio di onde e di frullate con addosso solo il boardshort e il trapezio per farci

ricordare velocemente dove eravamo. Con l’occasione della gara e un’iscrizione

decisamente semplice (via web pagando con carta di credito 100$), quasi tutti

noi non abbiamo perso l’occasione per partecipare ad uno degli eventi più

importanti ed affascinante al mondo. Federico Infantino, Andrea Franchini,

Sergio Tyrolt, Francisco Porcella, Nicola Spadea, Ferdinando Loffreda, Giampaolo

Cammarota e il vostro caporedattore sono stati i porta colori della bandiera

italiani al Maui Makani Classic 2011. Tutti quanti noi abbiamo cercato di fare del

nostro meglio, ma per questo evento, parlo almeno dal punto di vista personale,

l’importante era esserci! Il mio pensiero quando ho deciso di iscrivermi, convinto

da Kevin Pritchard, non era avere l’illusione di chissà quale risultato, ma il fatto

di poter avere per 10 o 12 minuti lo spot più famoso al mondo da condividere

solo con altri 3 rider e non con altri 60 come in una classica giornata a Hookipa.

E questa cosa non ha prezzo, certamente non paragonabile ai “soli” 100 dollari

di iscrizione, anche se per un solo turno! E pensare che questo esatto mio

pensiero lo ha anche condiviso niente poco di meno che il sig. Robby Naish in

persona durante il suo intervento, breve, alla cerimonia di apertura!

Purtroppo, e parlo sempre dal punto di vista personale, la mia gara è andata

decisamente sotto le mie aspettative, non che avessi l’ambizione di passare il

turno contro i miei tre avversari quali Fabrice Beaux, Nat Gil e Nick Warmuth

(quando si dice culo…!?!), ma almeno divertirmi durante la heat. Invece… il giorno

prima della gara ho rotto l’albero per la 5.0 a seguito di una bella frullata e, non

avendone altri a disposizione, ero consapevole di dover usare la 4.7, vela che il

99% delle volte va bene ad Hookipa, sia quando c’è vento che quando non ce n’è!

Durante la mia heat il vento ha toccato forse i 10 nodi, ma le onde erano

veramente perfette. Con la mia 4.7 nei 12 minuti di heat ho fatto davvero fatica a

muovermi nel campo gara per raggiungere il line up per prendere le onde…

morale, non sono nemmeno riuscito a prendere le 3 onde valide per il punteggio.

Va beh…!

Tornando agli altri italiani in gara vi posso dire che hanno surfato tutti alla

grande e le condizioni, come avrete capito, non erano di certo facili, vento

leggero e poche ma buone onde, almeno per i primi due giorni di gara. Andrea

Franchini ha realmente rischiato di passare il suo turno, in realtà quasi tutti noi

lo davamo vincente, purtroppo i giudici non sono stati della nostra stessa

opinione penalizzandolo forse troppo per la scelta delle onde che, se pur

eseguendo delle buone surfate e due Aerial, non sono state sufficienti a battere

il suo diretto avversario che ha preso una sola onda buona con un Aerial

massiccio. Lo stesso Andrea, mentre si trovava in spiaggia ad ammirare la finale

Expert, vedendo Brawzinho disintegrare una vela, si è buttato subito in acqua

portandogli l’attrezzatura di ricambio e salvandogli di fatto la finale. Bravo

Andrea, che è poi tornato in spiaggia con l’aiuto del jet-ski. Francisco Porcella

ha passato i suoi turni ed è stato poi fermato da un problema alla spalla che gli

Francisco Porcella, ha terminato la sua gara per un infortunio. Kevin Pritchard

Page 52: Funboard 143

50

ha impedito di entrare in acqua per la sua scalata alla classifica! Ferdinando

Loffreda, italiano che da molti anni (20 se non ricordo male) passa tutti gli

inverni a Maui, è stato il nostro migliore rappresentante nella classifica Expert

ottenendo un soddisfacente 7° posto in compagnia con Nat Gill e Graham Ezzy. Il

suo stile fluido e potente e la conoscenza dello spot gli hanno permesso di

conseguire un risultato di tutto rispetto! Sul fronte Master invece è stato

Giampaolo Cammarota ad ottenere un ottimo secondo posto disputando una

finale contro Jeff Henderson (velaio Hot Sails) all’ultimo colpo.

Qui di seguito vi propongo i commenti di Nicola Spadea, Federico Infantino e

Andrea Franchini.

NICOLA SPADEA (Starboard, Gun Sails, MaverX)Andare a Maui è il sogno dei windsurfisti di tutto il mondo, partecipare a un evento

wave a Ho’okipa con i migliori esponenti di questa disciplina è un’opportunità più

unica che rara. Al mio arrivo sull’isola si ascoltavano già le prime voci in spiaggia

riguardo l’imminente Makani Classic e sul fatto che le pre-iscrizioni fossero già in

overbooking; io a causa di alcuni impegni e di un momento di indecisione,

inizialmente non mi sono iscritto ma poi, ricordando l’Aloha Classic da quando ero

più piccolo ed il sogno di far parte un giorno dell’evento più affascinante del windsurf,

ho fatto la mia pre-iscrizione, ormai in waiting list, poiché tutti i posti erano già stati

presi; fortunatamente il giorno della presentazione alcuni atleti pre-iscritti non si

sono presentati ed ho avuto il mio posto in gara. Oltre lo spettacolo in acqua è stato

molto bello vivere l’atmosfera creata in spiaggia in stile hawaiiano con corone di fiori,

cerimonia locale con musica e canti nativi; la grande internazionalità dell’evento con

rider da tutti i cinque continenti e una sfilata di bandiere sul prato di Ho’okipa di più

di venti nazioni hanno fatto il resto. La mia heat si è svolta il secondo giorno dei sei a

disposizione per lo svolgimento della gara in condizioni di vento leggero e set di onde

da un paio di metri; in giornata già arrivavano set più grandi e lasciavano presagire

quello che sarebbe stato il giorno dopo per le finali. La mia heat era composta da

Francisco Porcella italo-hawaiiano dalle indiscusse capacità windsurfistiche, Zane

Scweitzer talento locale, nipote dell’inventore del windsurf e Takafumi Noguchi, atleta

professionista di wave giapponese. Nei dodici minuti a disposizione ho dato il

massimo cercando di impattare l’onda sempre nella sezione più critica ma, ahimè,

non è stato abbastanza per bissare le performance di Francisco e Zane che sono

avanzati al turno successivo. È stata comunque un’esperienza indimenticabile e piena

di emozioni positive, ammirare le gesta dei finalisti è stato come vivere all’interno di

un video, Josh Stone, Marcilio Browne hanno dato spettacolo, Morgan e Bern due

ragazzini rispettivamente di diciassette e quattordici anni hanno surfato onde

di sei-sette metri e per concludere, onore al vincitore di questa gara, Camille

Juban dal Guadalupe, che con il suo stile e le sue abilità in surfata ha

impressionato i giudici tanto da salire sul gradino più alto del podio davanti i

grandi nomi della coppa del mondo.

Marcilio Browne in Wave 360.© Adele Frola

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51

FEDERICO INFANTINO (Quatro, Goya Sails, MaverX)Dopo aver realizzato un sogno, ovvero quello di aver comprato un biglietto aereo per

Maui, ho “scoperto” che l’ultima tappa dell’American Tour era proprio lì ad Ho’okipa

con date perfette, iscrizione aperta… Perché no mi sono detto! Gareggiare ad

Ho’okipa contro le leggende del nostro sport…WOW…ho pensato e così è stato! Dopo

una decina di giorni dal mio arrivo sull’isola, giusto il tempo di prendere un filo di

confidenza con le onde dello spot più famoso al mondo, il 26 ottobre sera si comincia

in un bel localino con l’ufficializzazione delle iscrizioni ed il 27 è gara! Per i primi

giorni le condizioni non sono state delle migliori, poco vento e non tanta onda, sono

cominciate così le heat degli amatori e delle donne, dal 3° giorno Ho’okipa si è

risvegliata ed abbiamo iniziato anche le nostre heat della categoria Expert! 4 rider

per ogni heat di cui solo 2 passavano al turno successivo. Posso dire di non essere

finito in una heat tanto facile! Avevo contro il mio solito rivale Camille Juban, Kai

Katchadourian e il siciliano Sergio Tyrotl! Credo di aver surfato abbastanza bene: con

due belle entrate in onde abbastanza grosse, il vento era poco e rafficato, ho provato

un Aerial finale ma non ha avuto buon esito. Avevo comunque contro 2 mostri, Kai e

Camille, che hanno dato veramente spettacolo già dalla prima heat. Sono finito al 3°

posto della mia heat e non sono passato ma sono soddisfatto ugualmente, anche

perché quei due mostri che avevo contro sono arrivati in finale finendo primo e

quarto! In generale è stata una gara emozionante con un livello veramente alto e con

condizioni toste, senza vento e onde enormi, soprattutto il giorno della finale! Ho

concluso in classifica generale al 25° posto, chissà magari con una double si poteva

migliorare ma i tempi erano stretti e abbiamo terminato solo il girone della single!

Dopo la tappa del PWA di Tenerife anche questa è stata una grande esperienza e sono

fiero di aver partecipato ad un evento internazionale di questo livello! Speriamo di

continuare così e migliorare con i risultati!

ANDREA FRANCHINI (Fanatic, North Sails)Anche quest’anno ho scelto Maui come destinazione della mia vacanza; onde, vento,

caldo, palme… tutto questo in una piccola isola di cui mi sono innamorato e non ho

potuto fare a meno di tornare! Girando qua e là per i negozi di Paia, attira la mia

attenzione una locandina di un contest wave ad Hookipa. Il giorno successivo parlando

con un po’ di local capisco meglio di cosa si tratta e senza neanche pensarci vado

subito ad iscrivermi alla “Maui Makani Classic”. Leggendo il format di gara capisco che

si andrà a competere con i veri talenti del waveriding! Le emozioni impresse nella mia

mente sono state innumerevoli, sicuramente quella che non scorderò mai sarà la

cerimonia di apertura con musiche e balli tradizionali hawaiani e l'immancabile

sorriso di Josh Stone… Ho gareggiato contro Josh Stone, Bryan MetalCalf-Perez, Patrick

Bergeron; purtroppo non ho passato la mia heat arrivando terzo a pari punteggio con

il secondo (in questo caso passa chi ha ricevuto dai vari giudici i punteggi con valore

più alto). Anche se sono stato eliminato avendo avuto solo una possibilità nella single

elimination è stata comunque una bellissima esperienza. Aloha a tutti!

Morgan Noireax, 17 anni con talento da vendere. Josh Stone

Kai Katchadourian© Adele Frola

Nathan Mershon, il vincitore dell’AWT 2011.© Adele Frola

Bernd Roediger

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52

CAMILLE JUBAN (Quatro, Gun Sails),VINCITORE DEL MAUI MAKANI CLASSIC 2011Ciao Camille, congratulazioni per il tuo risultato! Avresti mai pensato di essere il

vincitore in una gara ad Hookipa?

Grazie a te e grazie a tutti! Si, sicuramente ci avevo pensato e penso di non essere

stato il solo… molti ragazzi avevano il livello per vincere il contest, ma penso che sia

anche molto importante come ti senti durante la gara.

Quale è stata la heat più difficile?

Tutte…! Avevo così tanta pressione… ma penso che la più difficile sia stata quella nei

quarti di finale contro Noireaux Morgan, che sa come rideare le onde dall’inizio alla

fine (e i giudici amano questo), Graham Ezzy, che rippa sempre duro nel freesailing

e Francisco Goya, che è stato il Campione del Mondo qualche anno fa. Questa era una

heat molto importante da passare ma le condizioni sono state a mio vantaggio.

Puoi descriverci che tipo di condizioni ci sono state durante l’evento?

Abbiamo gareggiato in 3 giorni. Il primo giorno c’erano onde da 1 a 1,5 metri e vento

leggero. Gli organizzatori hanno deciso di fare il primo round di tutte le categorie! Il

secondo giorno erano ancora più piccole, meno di un metro, così si è continuato con

i round di tutte le discipline ad eccezione degli Expert. Per l’ultimo giorno di gara le

condizioni erano con onde mast hight (circa 4 metri e a volte anche di più) e vento

molto leggero ma sufficiente per riuscire a prendere tutte le onde che volevi.

Purtroppo, giusto prima della finale, il vento è calato completamente a causa di un

piccolo fronte di pioggia in arrivo. Pensavo che fosse finita, invece, dopo la pioggia,

una leggera brezza è tornata a soffiare sul campo gara e ci ha permesso di finire la

competizione con la finale Expert ed Amateur.

Durante la finale Expert il vento era molto leggero e le onde erano gigantesche, in

quelle condizioni ti sei espresso egregiamente e per me era abbastanza sicura la tua

vittoria. Cosa ne pensi della tua finale?

Si è vero, le condizioni non erano certamente facili ma le onde avevano una buona

misura ed erano completamente lisce. Così gli organizzatori hanno deciso di fare una

heat da 30 minuti in modo tale che ognuno di noi quattro (Kai Katchadourian, Josh

Stone e Marcilio Browne) avesse avuto il tempo necessario per prendere almeno 3

onde dato che il vento era inferiore ai 10 nodi. Il mio obiettivo era quello di arrivare in

finale, così da quel momento in poi ho pensato solo a divertirmi ed a godermi quelle

fantastiche onde condividendole con alcuni dei migliori rider al mondo sia della

vecchia generazione, pronti a dimostrare che ci sono ancora, che della nuova.

La tua migliore onda e manovra durante la competizione?

La mia migliore onda l’ho presa sicuramente nella heat più difficile, quella contro

Morgan, Graham e Francisco. Penso che era la mia prima o seconda onda e sapevo

che dovevo andare nella parte più critica del lip, così ho preso il set e sono partito

per l’Aerial nella prima sezione dell’onda, ma era troppo rischioso, così ho

continuato con 3 bei turn nel pocket. Ho poi parlato con Keith Teboul (giudice) e mi

ha detto che probabilmente era stata la surfata con il più alto punteggio della gara

e di questo ne vado molto fiero.

Come ci si sente a vincere la gara più celebre nello spot più famoso del mondo?

Non ci potevo credere, partecipare a questo evento è stato una grande cosa per

me e per tutti gli altri ragazzi che, per diversi anni, hanno surfato ad Hookipa.

Tutti noi aspettavamo questo contest perché negli ultimi 6 anni in questo spot

non sono stati più organizzati eventi Wave, quindi, parteciparvi è stato molto

importante per me, la mia famiglia e per due dei miei sponsor che erano lì

presenti. Tutti siamo stati molto contenti ed io non potrei essere più felice!

Grazie a tutti per questo speciale momento.

Harley Stone

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Con quale tavole e vele hai gareggiato?

Ho usato solo una tavola e vela durante tutto il contest, ed erano un 74lt Quatro

Custom board by Keith Teboul e la nuova vela 4 stecche di Gun Sails, la Blow.

Ultima domanda, quale set-up di pinne preferisci?

Adoro il Quad ma da un paio di mesi ho iniziato ad usare il Thruster, ed ora ne sono

molto contento.

SAM BITTNER, ORGANIZZATRICE DEL AWT 2011.Ciao Sam, potresti per favore presentarti ai lettori di Funboard?

Mi chiamo Sam Bittner e sono l’organizzatore e tour director dell’American

Windsurfing Tour.

Raccontaci qualcosa della stagione AWT 2011?

La stagione AWT 2011 è stata semplicemente da sogno. Ci sono stati oltre 200

rider iscritti in totale, da 25 paesi diversi. Sono rimasta davvero impressionata

dal riscontro positivo ed interesse di ogni singolo rider, per non parlare dei

volontari, sponsor ed anche del pubblico.

Finalmente un vero evento wave in una delle location più significative e famose al

mondo, Hookipa. Cosa ne pensi?

La Maui Makani è stata la primissima gara che io abbia mai visto con i miei occhi

ad Hookipa. Mi sono trasferita a Maui dopo la fine dell’ultima Aloha Classic e ho

guardato solamente video, ma vedere i pro che spaccano il lip dal vivo, coi miei

occhi, è davvero uno spettacolo eccezionale. I migliori rider al mondo tutti riuniti

per celebrare il ritorno del nostro sport in uno spot così emblematico.

Ci puoi descrivere la gara dal tuo punto di vista?

Come ho già anticipato, la gara ha avuto un successo enorme e un risvolto

Andrea Franchini© Adele Frola

Federico Infantino© Adele Frola

Nicola Spadea© Pierre Bouras

Il vostro capo-redattore© Pierre Bouras

Ferdinando Loffreda

Page 56: Funboard 143

54

davvero positivo. Ci sono state ben 107 iscrizioni! Siamo perfino riusciti ad avere

la diretta LIVE via web grazie ad “Hawaiian Extreme Sports”. Sicuramente farò del

mio meglio per garantire una copertura live a tutti i singoli eventi che

organizzerò d’ora in poi. Sicuramente su questo aspetto si può lavorare ancora

di più ed ottenere risultati ancora migliori per il 2012. Abbiamo comunque

ottenuto un ottimo impatto e sono stata davvero contenta di vedere così tanta

gente alla cerimonia d’apertura, gente diversa da paesi diversi. È sempre bello

ed interessante conoscere i vari rider per la prima volta.

107 rider per un singolo evento (tra donne, uomini, youth, master, amateur). Feste

scoppiettanti tutte le sere e una cerimonia col botto a fine evento… come sei riuscita

a fare tutto ciò? Chi ti ha aiutato?

A dirla tutta anch’io sono piuttosto sorpresa di quanto bene si sia incastrato

tutto. Sicuramente ho lavorato un sacco ma ne è assolutamente valsa la pena.

Voglio quindi ringraziare tutti i 63 sponsor della manifestazione, i 50 tra volontari

e staff, e i 107 rider. Il risultato finale è sicuramente merito della squadra intera!

Quale pensi sia stato l’highlight della gara?

Personalmente penso che il momento più toccante sia stato il primo giorno alla

cerimonia d’apertura quando c’era un gruppo di 20 persone che ballavano la

hula, soffiavano nelle conchiglie ed hanno benedetto la gara. Siamo rimasti tutti

in cerchio attorno alle ballerine e l’atmosfera era davvero mistica. La cerimonia

poi è stata coronata dal discorso del sindaco di Maui, Alan Arakawa, che ha dato

la sua benedizione alla gara facendo passare un elicottero poco sopra alla zona

di gara e facendo buttare in aria 1000 orchidee.

È stato anche davvero eccitante essere una partecipante oltre ad organizzatore.

Mezz’ora prima della mia batteria però ho rotto il mio primo albero ad Hookipa

e il jetski è venuto a prendermi. Sfortunatamente non ho passato la mia batteria,

ma ero comunque contenta di aver surfato contro le ragazze migliori al mondo!

... e il rider migliore?

Questa è la domanda da un milione di dollari! È come chiedere a un genitore quale

sia il suo figlio prediletto… Hmm. Se dovessi sceglierne uno, direi Harley Stone. È

sempre là fuori a dare il suo meglio e, come suo padre, si diverte sempre un mondo.

Camille Juban pettina le onde di Hookipa. © Adele Frola

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L’ho guardato crescere e progredire ed è incredibile vedere quanta strada abbia

fatto in questi anni. Ogni volta che lo vedo surfare, mi viene la pelle d’oca!

Quali erano i giudici? Che metodo di giudizio è stato utilizzato?

Keith Teboul, Dave Dominy, Alex Bitoun, Garry Koop, Robby Swift, Drew Farrier e

Damien Girardin. Era un team davvero competente, gestiti e guidati

dall’esperienza dell’head judge, Matt Pritchard. Abbiamo utilizzato un nuovo

criterio di giudizio, sviluppato appositamente per le gare AWT, in cui i giudici

utilizzano i loro iPad per memorizzare i punteggi. I rider venivano giudicati su 2

onde, e se c’era vento per saltare, allora veniva anche considerato il salto

migliore. Otteneva un punteggio maggiore chi effettuava più turn sulle onde e nel

modo più radicale e verticale possibile. Il fattore rischio, onde più grandi e

entrate nelle sezioni più critiche, erano altri elementi importanti per il giudizio.

Sponsor dell’evento?

Avon Sail House, Big Wave Reality, Big Winds, Café Mambo, Chinook, Dakine, Deep

Relief, Eternal Riders, Ezzy, Flatbread, Goya, Ha'awina Farms, Helo, Hi Tec, Hot

Sails, HST, Inn of the Beachcomber, JP, Letarte, Makani Fins, Mama's Fish House,

Maui Babe, Maui County, Maui North Shore, MauiSails, Maui Ultra Fin, Maui Vans,

Maui Visitors Bureau, Maui Windsurf Company, MauiWindsurfing.net, Maui

Winery, Naish, Neil Pryde, NPX, Nolimitz, Nutribiotic, OES, Paia Inn Hotel, Pakaloha,

Papasrock, Poor Boys, Powerex, Pritchard Windsurfing, Quatro, Real Wind,

Redline Rafting, Ronstan, Sailworks, Second Wind, Severne, Simmer, Smart

Water, SoloSports Adventure Holidays, Sports Insurance Hawaii, Starboard,

Streamlined, Thommen, Ventana Windsports, VN7 Dynamic Capitol, WindAlert,

Windsport magazine, Windsurfer International, Windsurfing Magazine.

I tuoi piani per il 2012?

Organizzare e realizzare ancora 5 tappe con più giornate nella tappa finale di

Maui e maggior montepremi per rendere il tutto più professionale! E continuare

così a spingere il futuro dello sport.

Vuoi aggiungere altro?

Grazie per quest’opportunità di promuovere e condividere lo spirito della “Maui

Makani” e dell’“American Windsurfing Tour” col mondo intero. Sono davvero

contenta di esser parte del movimento!

CLASSIFICA MAUI MAKANI CLASSIC

CLASSIFICA FINALE AWT 2011Expert CA OR MX HI Pts

1. Nathan Merson 1 1 4 5 47

2. Kevin Pritchard 2 5 3 13 32

3. Graham Ezzy 0 4 1 7 30

3. Josh Stone 5 2 0 3 30

5. Morgan Noireaux 3 11 5 10 23

5. Camille Juban 5 0 0 1 23

7. Kai Katchadourian 5 17 0 4 19

8. Francisco Goya 4 0 0 5 17

9. Keith Teboul 9 0 2 0 16

10. Skyler Haywood 9 9 8 36 14

Classifiche complete su www.americanwindsurfingtour.com

Expert Pts

1. Camille Juban 15

2. Marcilio Browne 12

3. Josh Stone 10

4. Kai Katchadourian 9

5. Francisco Goya 8

5. Nathan Mershon 8

7. Ferdinando Loffreda 6

7. Garham Ezzy 6

7. Nat Gill 6

10. Laurent Guillemin 3

10. Morgan Noireaux 3

10. Pascal Hardy 3

Master Pts

1. Jeff Henderson 15

2. Giampaolo Cammarota 12

3. Yasuito Ogasawara 10

Youth Pts

1. Morgan Noireaux 15

2. Bernd Roediger 12

3. Zane Schweitzer 10

Women Pts

1. Junko Nagoshi 15

2. Anne-Marie Reichman 12

3. Ingrid Larouche 10

PROPOSTA AMERICAN WINDSURF TOUR 2012• Santa Cruz Classic: 3 / 6 maggio

• Pistol River Wave Bash: 14 / 17 giugno

• San Carlos Cactus Cup: 28 luglio - 4 agosto

• Hatteras Wave Jam: metà settembre

• Maui Makani Classic: 25 ottobre - 3 novembre

Anne-Marie Reichman Il podio della categoria Expert.

SAM BITTNER,ORGANIZZATRICE

DEL AWT 2011

Il podio della categoria Women.Junko Nagoshi

Page 58: Funboard 143

56

Page 59: Funboard 143

Sylvain Demercastel

57

Page 60: Funboard 143

58

Cosa fare quando sembra che tutto vada a rotoli? Siamo venuti in questo posto

sperduto esclusivamente per surfare onde grosse… ed invece siamo qui bloccati nel

letto di una stanza d’albergo senza connessione ad internet, né altre comodità

basilari, doccia fredda e tagli dell’acqua quando non piove per lungo tempo e di

pessimo umore. El Nino, la Nina… Più il tempo passa e più sembra che questo clima

anormale venga accettato e quello che in passato era considerato un fatto

eccezionale, ormai è all’ordine del giorno.

L’unico modo per non deprimersi completamente è quello d’immaginare come

sarebbe potuto essere con un po’ di fortuna dalla nostra parte. In questo frangente

Sylvain Demercastel

Page 61: Funboard 143

59

la febbre ci aiuta facendoci sognare ad occhi aperti e rendendo la situazione sempre

più surreale… I deliri febbrili ricoprono ogni pensiero come una nebbia sottile,

confondendo la linea netta che separa la realtà dall’immaginario e fondendo vecchi

ricordi con esperienze non vissute ma che però sembrano già scritte, fornendo

un’interpretazione diversa della stessa realtà. L’immaginazione ha il sopravvento...

E cosa succederebbe se il windsurf fosse ancora in voga come lo era all’inizio degli

anni 80 e 90? Mai, più di adesso, sarebbe perfetto tornare all’era d’oro… il materiale

ormai offre una facilità e performance eccezionali, internet dà un’infinità di nuove

possibilità e destinazioni per i più avventurosi ed è possibile andare ovunque si

voglia, riuscendo, allo stesso tempo, a conciliare le vacanze con la famiglia a surfate

in posti radicali e spettacolari.

Tutti cerchiamo il mix perfetto di condizioni e fattori per ottenere il viaggio che

abbiamo sempre sognato. Nel frattempo, Marion è malata da ormai 6 giorni e

continua a far avanti e indietro dal bagno al letto… Io, sudato e febbricitante, mi

addormento e faccio un sogno stranissimo. Che altro fare quando tutto va storto ed

è fuori controllo?

Questo era quello che avevamo in mente:

Parte tutto da un’idea, voci di corridoio… poi ci organizziamo, ci incontriamo ed

eccoci qui. Marion, Joanne ed io siamo seduti comodamente nel nostro sedile

d’aereo, diretti verso il Pacifico meridionale del Sud America. Questa volta non vado

a fare un viaggio con due rider pieni di testosterone, ma con due ragazze sensuali e

intelligenti, che renderanno il viaggio davvero indimenticabile per la loro voglia di

avventura e con un solo sogno…. Surfare fino a stare male.

Marion ha organizzato ogni cosa, dai biglietti, all’excess baggage, ai transfer una

volta a destinazione. Eccoci qui dopo qualche ora in un taxi organizzato da queste

due bambole. La direzione è idilliaca, il “Paradiso delle onde e del vento”. Mentre

percorriamo le strade polverose dall’aeroporto regionale verso lo spot, il vento

caldo soffia costante e sembra di essere sul set di un vecchio film western. Dopo 2

ore di macchina, raggiungiamo finalmente i nostri amici che sono già sul posto e

sicuramente ci daranno delle informazioni importanti sulla zona.

Bingo, rieccoci qui dall’altra parte del mondo, ancora una volta… C’è un piccolo

albergo sospetto, proprio di fronte allo spot. C’è solamente una stanza disponibile

per noi tre, ma almeno è a buon prezzo. Giusto il tempo di lasciare i nostri bagagli

nella stanza e andiamo subito in spiaggia a far windsurf. È come un parco giochi. Le

barre perfette si srotolano accarezzate da 20 nodi di un costante e caldo vento side-

off. Una settimana fa, questo spot era completamente piatta… ma adesso è arrivato

lo swell perfetto, proprio mentre noi eravamo in viaggio. Tiriamo il materiale fuori

dalle sacche… mettiamo su strap e pinne alla velocità della luce per l’eccitazione e

poi entriamo in acqua. Questi gesti abitudinari improvvisamente diventano più

significativi, con la prospettiva di una session con condizioni perfette proprio davanti

alla nostra porta. Siamo a migliaia di kilometri dalle session sotto l’acqua, col freddo

pungente della Normandia. La prima session che facciamo è veloce e ci serve per

risvegliarci un po’ dall’intorpidimento del viaggio e del jet lag. Poche persone lo

sanno, infatti, ma il modo migliore per sconfiggere questo problema dei viaggi

intercontinentali è di fare attività fisica per poi crollare e dormire come sassi.

Perfetto. Dividere una stanza con due ragazze ha vantaggi notevoli: profumo

inebriante, tutto è perfettamente in ordine e perfino bello da vedere. Non si vedono

più montagne di boxer sporchi sparsi per il pavimento… che capita sempre quando

si fanno viaggi coi ragazzi… qualsiasi ragazzo. Le ragazze riescono a creare

un’atmosfera ospitale senza la minima fatica. Perfetto!!

Un’altra sicurezza d’andare a far un viaggio con due bellezze è di tornare con foto di

lifestyle notevoli… con quel tocco di seduzione e sensualità che non guasta mai. È

anche un’occasione per allietare gli sponsor, che possono promuovere il nostro

sport sotto questa prospettiva.

Il pianeta diventa sempre più piccolo per tutti noi grazie alle voci, ad internet ed ai

mezzi informatici moderni. Il problema è che è sempre più difficile trovare posti

deserti. Ed è proprio così che sta diventando comune incrociare conoscenti od amici

nel bel mezzo di una strada deserta, anche a migliaia di km di distanza dal mondo

occidentale. Ho letto un po’ di articoli sul rider del sud, Raph Filippi. Non avrei mai

pensato che le nostre strade si sarebbero incrociate in questa situazione. Per niente

al mondo!! Sono proprio queste le sorprese che ti portano viaggi come questo che

diventano anche un’opportunità per approfondire la conoscenza con persone nuove.

A volte per comprendere un personaggio è meglio conoscerlo. Appena l’ho visto sono

rimasto scioccato, come se mi avesse colpito un fulmine. Raph si ferma per qualche

S. D.: “... questa volta, però, sembra che le cose vadano per il verso sbagliato... Lecondizioni windsurfistiche con onde perfette che avevo sognato erano ormai

irraggiungibili!... L’unico modo per non deprimersi completamente è quello d’immaginarecome sarebbe potuto essere con un po’ più di fortuna dalla nostra parte.”

Page 62: Funboard 143

giorno. Deve quindi girare come un pazzo e fare 200 cose contemporaneamente per

sfruttare al meglio il poco tempo che ha a disposizione. Vuole fare tutto. Surfare,

girare, mangiare e, ovviamente, condividere racconti di viaggio e di vari progetti a

cui ha partecipato. Il suo motto sembra essere “Vai: Azione!”…

Adesso comincio ad apprezzare i benefici di praticare uno sport di nicchia, ormai

dimenticato dalle masse. È più facile organizzare il tutto. Non c’è show né finzione. I

windsurfisti veri sono gente davvero appassionata. Punto. È questa la vera bellezza

di questo sport.

Abbiamo dato qualche dritta a Raph in modo che potesse sfruttare al massimo le

Marion Raisi

Marion Raisi

S. D.: “Ho un sogno. Il windsurf potrebbe diventarenuovamente sexy... Il vento e le onde sono ovunque.”

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Page 63: Funboard 143

condizioni durante la sua breve permanenza. Qui il vento è ideale nel primo

pomeriggio, fino alle 15. Prima e dopo ci sono un sacco di surfisti da onda che

affollano lo spot. È questo il problema della perfezione, tutti ne vogliono un pezzo.

Una volta in acqua, non importa se non si plana e il vento è leggero: l’onda è così

perfetta e potente che permette di avere tutta la velocità necessaria per fare curve

vertiginose e Aerial sopra le sezioni critiche. Perfino l’acqua in questa zona, grazie

ad un fenomeno termico, si scalda notevolmente permettendoci di surfare in

costume e bikini. Cos’altro si potrebbe volere?

Più andiamo avanti e ci addentriamo nella natura selvaggia, più i local rimangono

allucinati quando ci vedono in acqua. Le ragazze poi dimostrano sia la loro dolcezza

che la loro determinazione, dallo starsene in spiaggia ad abbronzarsi al dover

camminare mezz’ora tra le dune, col materiale, per arrivare sullo spot. I pregiudizi

poi rendono la vita di queste ragazze più dura, in quanto è fin troppo facile

immaginarsele mezze nude in uno spot tropicale con spiagge bianche e palme, che

se ne stanno rilassate in un’amaca, sorseggiando cocktail esotici con ombrellini

colorati. Non sarebbe neanche così male, pensandoci! Ma qui, sebbene ci sia un

clima secco e caldissimo, docce ghiacciate quando l’acqua c’è e i cani che ululano

tutta notte, anche le ragazze concordano sull’aver trovato il nostro El Dorado. È come

una piscina con onde artificiali perfette, accarezzate da vento meridionale costante.

È un set perfetto per un film d’epoca. Ci sono reminiscenze in disuso di un vecchio

turismo benestante che, prima dell’arrivo dei surfisti e windsurfisti, probabilmente

aveva interessato altra gente alla ricerca di una pensione con i fiocchi.

Le giornate si assomigliano molto e il tempo passa senza che neanche ce ne

accorgiamo. Ma chi se ne frega? Non abbiamo neanche la macchina… Solo Vento… e

onde! Quando il nostro tempo sarà scaduto e sarà ora d’impacchettare tutto e

ripartire, nasconderemo la nostra tristezza per la partenza, sotterrandola sotto le

magiche memorie di questo viaggio.

Il poter vivere e condividere momenti come questo ci fa sentire connessi a livelli

profondi e ci fa apprezzare il windsurf nella sua completezza. È dura dover tornare

alla realtà che sicuramente sarà meno idilliaca e ideale di quello che abbiamo

vissuto per troppo poco.

Ma allora questo è un sogno o realtà?

Quello che succede durante un viaggio windsurfistico, raramente viene raccontato

interamente nell’articolo pubblicato. Perchè?

Semplicemente perchè, per quanto vivida sia la descrizione, non si riuscirà mai a far

trasparire la vera emozione che si prova a viverla sulla propria pelle.

L’interpretazione dei momenti e delle esperienze è totalmente individuale e le

testimonianze sembrano più oniriche che reali. Che senso ha segnare

semplicemente su un’agenda le giornate sprecate in attesa del vento, o le notti

piegati in due con la testa nella tazza del cesso? Queste esperienze sono comuni

quasi a tutti, ma la situazione eccezionale rende anche la routine diversa e

indimenticabile. È proprio questo meccanismo che imprime i ricordi nel nostro

cervello. La stessa session, nello stesso posto, allo stesso momento, può essere

insignificante per un rider e indimenticabile per un altro. Alla fine è tutto personale

e dipende interamente dalle nostre emozioni soggettive. Quindi decidi tu se vuoi

interpretare questo articolo come un report fittizio od una storia reale. Sicuramente

qualcosa di vero c’è …

Los sueños secondo Raf Filippi

Le cose non vanno sempre come previsto e in questo viaggio è andato tutto storto

praticamente dall’inizio. C’è stato uno sciopero dei piloti dell’Air France che mi ha

scombussolato tutto il viaggio, obbligandomi a dover riorganizzare tutti i transfer e

le connessioni, con 100kg di bagaglio in eccesso, a metà agosto… Quando siamo

Sylvain Demercastel Raphaêl Filippi

Marion Raisi

61

Page 64: Funboard 143

arrivati il materiale era disperso, e quando poi è arrivato le tavole erano

bucherellate come Emmental. All’arrivo poi ci hanno rubato i documenti, carte di

credito e il cellulare. Speravamo che, almeno all’inizio, il viaggio fosse andato

diversamente… ma avevamo ancora speranza!

Dopo circa 3 giorni di viaggio ed una notte infinita in un aeroporto americano, eccoci

finalmente su una spiaggia dispersa nella parte settentrionale del Sud America.

Abbiamo poi incrociato una macchina, la sola sulla strada deserta, che era piena di

materiale da windsurf, che ci ha poi indicato dove andare. “Sei francese anche tu?!?

Abbiamo incontrato un ragazzo francese in spiaggia, assomiglia ad Iggy Pop!”.

Non conoscevo Sylvain Demercastel ma dalla sua apparenza si capiva

tranquillamente che fosse un vero rocker. Il mio incontro con l’ex chitarrista della

band metal Artsonic è stato surreale. Sullo sfondo un vecchio paesino da selvaggio

West ed ecco Sylvain che arma il suo materiale, con i lunghi capelli al vento, la giacca

62

Page 65: Funboard 143

di pelle nera e due bambole allucinanti al suo fianco, che fissavano intensamente le

onde con lui. Non si riesce a immaginare il Rock’n’roll senza un’atmosfera sensuale

ed eccone infatti la dimostrazione. Non perdo tempo e mi presento alle due ragazze,

Jo e Marion, che sono in tacco da 10cm, e sembra di essere piombati sul set di una

pubblicità della Reef.

In men che non si dica mi sto dando da fare per uscire in acqua, armando le mie vele

nuove a tutta velocità. Le onde continuano a srotolarsi e si susseguono set dopo set,

offrendo un’infinità di Bottom Turn perfetti. Questo è davvero un paradiso e mi sono

già dimenticato del viaggio da incubo. Dopo un bel po’ di surfate perfette, vedo le due

ragazze che mi aspettano in spiaggia per lavare e smontare il mio materiale. Si

avvicinano verso di me con un cocktail tropicale tra le mani, e si svestono lentamente

per offrirmi un massaggio al tramonto. Sto lentamente impazzendo… non resisto

più… Improvvisamente sento: “Allora, andiamo in acqua o no?! Sei un pazzo, non puoi

addormentarti sotto questo sole!”. Sylvain aveva ragione.

Los sueños secondo Marion Raisi

Eccoci qui… alla fine del mondo. Nel bel mezzo del nulla, in una location in cui il mondo

moderno non riesce ad attecchire. Il clima è desertico, non c’è nessuna pianta a

parte qualche pianta per l’estrazione di petrolio e gas naturale, costruite nei lontani

anni ‘60 da British Petroleum Company. Sullo sfondo c’è una città fantasma, con

grossi edifici dismessi, un vecchio casinò e una chiesa… ben pochi edifici hanno

ancora il tetto ed a volte mancano anche delle pareti… sembra veramente il set di un

vecchio film western! Nonostante ciò, la gente è assolutamente ospitale e sorridente

per celebrare l’indipendenza del Peru! Gli uomini si ritrovano nei bar per parlare del

futuro della loro politica ed economia. Questo è un paese difficile in cui vivere, ma

sono pieni di speranze per il futuro. Mi piace arrivare in posti del genere, dove posso

venire a contatto con una realtà completamente diversa da quella a cui sono

abituata. Adoro vivere la vita locale.

Ed ecco che, nel bel mezzo del deserto, spunta l’Oceano ed offre delle onde

magnifiche. Stiamo giocando nell’acqua ed i pescatori se la ridono. A volte però

restano anche impressionati e si rendono conto della difficoltà e bravura che

servono a fare quello che facciamo. Sfruttiamo al meglio le grosse onde ed il vento,

nulla va sprecato. Ci sono un bel po’ di barche che affollano il mare per prendere

tutto quello che possono… squali, polipi, aragoste, tonni… Ci hanno spiegato cosa sia

successo qui, di come gli inglesi siano venuti e andati via senza preavviso e come

vivono oggi. È ormai da qualche anno che parecchi surfisti, windsurfisti e kiter

vengono da queste parti. Questi rider hippy vivono secondo lo stile locale, per poi

surfarsi alcune delle onde migliori della loro vita e partire nuovamente verso le

rispettive realtà. Questo posto ora sta ricominciando a vivere lentamente di turismo.

E non è nemmeno così difficile da immaginare, considerando che qui ci sono onde

perfette e lunghissime ovunque si guardi! Lo swell è orientato alla perfezione e le

onde si srotolano per centinaia di metri, accarezzate dal vento side offshore… il

sogno di ogni waverider! Eccoci qui, per divertirci a surfare le onde in surf ed in

windsurf, per saltare ed imprimere immagini indimenticabili nelle nostre teste. Delle

altre immagini poi si occupa Sylvain, quindi i risultati sono garantiti.

Facciamo un po’ di foto d’azione a Jo quando è in acqua e quando è fuori, invece, foto

di lifestyle. Questo posto è così diverso che possiamo perfino giocarci. Dobbiamo

fare delle immagini inusuali, che restino impresse e sicuramente questo paesaggio

così unico ci aiuterà nel nostro intento. Sylvain mi sta mettendo ansia. Malati o meno

dobbiamo comunque tornare con delle foto eccezionali. Quando si è in acqua è facile,

basta surfare… tranne quando sono fuori controllo. In spiaggia, paradossalmente,

tutto diventa più complicato, in quanto devo anche mettermi in posa, quasi come se

fossi una modella… ed io non sono portata, né mi piace così tanto. Dall’altro lato,

però, l’atmosfera è perfetta per quest’esperienza, devo posare in una piccola cella

arrugginita di una prigione dismessa. È come se fosse un gioco e così riesco a

sciogliermi ed affrontare quest’esperienza non prendendola troppo seriamente.

L’atteggiamento rock’n’roll di Sylvain ovviamente esalta gli eccessi, spingendomi

oltre i miei limiti: tacchi vertiginosi, vestiti raffinati e succinti e vento tra i capelli.

Stiamo giocando col contrasto tra bellezza e degrado, sia in termini paesaggistici

che dei soggetti rappresentati. Nell’albergo, tutte le donne locali parlano di noi. Sono

incuriosite da quello che facciamo e guardano le nostre foto con occhi dubbiosi e

incerti. Non avrebbero mai pensato che una piccola città deserta avrebbe potuto

interessarci così tanto ed una di loro si avvicina a me e mi sussurra nell’orecchio se

il ragazzo windsurfista francese fosse single…. giusto per informazione!

Sylvain Demercastel

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S. D.: “È come un perfetto parco giochi. Le barre perfette si srotolano accarezzate da 20 nodi di uncostante e caldo vento side-off. Una settimana fa questo spot era completamente piatta…

ma adesso è arrivato lo swell perfetto, proprio mentre noi eravamo in viaggio.”

Page 66: Funboard 143

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Page 67: Funboard 143

Roby Smart in Misty Flip davanti al famoso albergo Al Pra’.

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Page 68: Funboard 143

66

Guest star d’eccezione domenica 28 agosto al Pra’:il 4X Campione del Mondo Freestyle Gollito Estredo,

durante le riprese di Minds Wide Opendi Andre Paskowski (in acqua con la telecamera).

Altro VIP di domenica 28 agosto: Fabian Weber in Push Loop.

Page 69: Funboard 143

67

INTRO by F. CALO’

Ci sono giornate particolari che ti rimangono impresse nella memoria, una di queste

è stata domenica 28 agosto 2011. Sabato sera era appena finita la premiazione della

48HRS Analysis (articolo sul numero 142, pag. 74) e parlando con Andre Paskowski

e Gollito Estredo di dove poter andare a fare qualche buona ripresa il giorno dopo

per Minds Wide Open, ho suggerito di andare al Pra’, consapevole delle ottime

previsioni. Detto e fatto, e con poche ore di sonno alle spalle ci troviamo tutti quanti

domenica mattina alle 8:00 al Pra’. Anche il fotografo Fiore si aggrega alla missione

all’ultimo momento, e ha fatto la scelta vincente. L’ultima domenica di agosto è

sempre over booking al lago ed anche questa giornata non fa di certo eccezione.

Dopo aver trovato un parcheggio all’interno dell’albergo grazie alla collaborazione di

Sergio, armiamo le vele e scendiamo in acqua! Il vento è fotonico e anziché armare

la 4.2 decidiamo per la 4.7, che si rileverà quasi ingestibile nelle manovre ma ottima

per saltare un po’ più in alto… Gollito inizia il suo spettacolo ripreso dall’acqua da

Andre, e quando la gente si accorge di quello che sta accadendo, a poco a poco molti

decidono di uscire dall’acqua e ammirare lo spettacolo dalla spiaggia. Le special

guest Gollito, Kevin Mevissen e Fabian Weber esaltano il pubblico, e i diversi local

nostrani non stanno di certo fermi a guardare rendendo il tutto ancora più

emozionante! Oltre per il motivo puramente tecnico questa giornata rimarrà nella

mia memoria anche per altri valori personali, come la condivisione di alcuni

momenti importanti con dei veri amici. Il windsurf a volte può fare anche questo,

indipendentemente dal posto in cui ci si trova… e se poi ci si aggiunge anche la

perfezione di un’epica uscita al Pra’, ecco che non posso aggiungere altro che:

grazie!

WEBCAM DEL PRA’

Quando si parla del Pra’ non si può non menzionare “la Mariella”. La webcam del sito

www.pradelafam.net penso sia una di quelle più cliccate del Lago, in oltre i suoi

commenti puntuali ogni mattina all’alba (anche d’inverno quando ci sono -10° e

nevica) sono un utile strumento decisionale per tutti i frequentatori del Pra’. Per

questo articolo non abbiamo avuto il tempo di intervistarla ma non mancheremo di

farlo al più presto per raccontarvi un altro pezzo di vita reale del Pra’.

Fabio Calò: “Una giornata speciale, indimenticabile! Tanti ifattori che l’hanno resa tale, come rivedere in acqua dopo

due anni il mio amico Andre Paskowski. Emozioni di ungiorno speciale impresse in modo indelebile nella mia

memoria. Grazie a tutti coloro che erano presenti! Egrazie a Fiore per questa foto semplicemente magica!”.

Il Pra’ in una delle sue vesti migliori!

Page 70: Funboard 143

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THE SPOT by S. GREZZI

Sono di nuovo qua per raccontarvi un’altra storiella non sul basso Garda

visto che ormai sapete tutto ma sul “PRA DE LA FAM” dove ho trascorso tutti

i miei week end estivi degli ultimi 15 anni di windsurf.

I like this spot! Non so se sono stato plagiato ma non c’è secondo me nessun altro

spot sul lago di Garda paragonabile al Pra’!

Malcesine? Fa freddo anche il 15 di agosto!

Hotel Pier? N°2.

Torbole? No thanx!

Correva l’anno 1996, l’inizio del Grezzi surfista, dopo aver trascorso la primavera a

Campione del Garda ed essere riuscito a domare l’Ora dopo essere finito più volte

nella baia degli incapaci, era arrivato il momento di fare il passo: “Surfare al Pra’”.

Diciamo che il timore c’era, eccome... con ogni surfer che interpellavo per prendere

informazioni su come uscire e quale tavola usare visto che aveva la nomea di spot

wave, l’altezza delle onde aumentava di persona in persona; classico del surfista…

queste storie mi ricordano un po’ il South Afrika, dove se non sei

contemporaneamente in tutti gli spot ti perdi la surfata dell’anno! Ah che peccato!

Ritorniamo a noi, mi ricordo che all’epoca c’era il dualismo CUNGA vs DOSSI, non i

brother Dossi... (ciao Alex/Michele) ma Jesse, colui che ha inventato il freestyle come

disse Josh Stone!

I vecchi capi del Pra’ erano a favore di Cunga (tavola da 80 lt e vela 5 mq in qualsiasi

condizione), fermo alle classiche ma pur sempre splendide manovre dell’epoca

come Aerial Jibe e Forward; noi giovani, molto più portati alle nuove tendenze come

il freestyle, eravamo a favore di Jesse con manovre nuove tipo Willy Skipper

kilometriche, Vulkan, Speed Loop 1H e Duck Tuck da paura!

Poi, finito il periodo di Jesse come ben sappiamo a causa di vicissitudini a voi note è

arrivato il mio turno e quello di Mirko Braghieri compagno di viaggi oltre oceano, il

duo più conosciuto a livello italiano e non... visto che abbiamo surfato dall’Australia

alle Hawaii passando poi su tutti i migliori spot che ci sono in mezzo! Siamo stati i

primi a surfare Al Pra’, con molta malfidenza da parte dei Ghota’s Pra’, con le tavole

da freestyle come la prima tavola rossa RRD 270 usata all’epoca da Robby Seeger

vincitore delle prime King of the Lake!

Risultato? Noi planavamo e si smanovrava a manetta, loro con le talove wave fermi a

guardarci! È stato il periodo che ci si confrontava in acqua con Antonello Barletta,

Enrico Dusi “Il Capo” (fermo ai box da parecchi anni a causa di un grave incidente

avuto in moto... Enrico sei tutti noi!), per poi passare negli anni seguenti alla Milano’s

crew come il Fede La Croix, Guazza, Filippo, Franzella, Roby Smart e l’infiltrato Fabio

Calò, essendo di Torino, sempre capeggiati dal grande Gigi le Carrò, anche lui

desaparesidos negli ultimi anni; pare che si diletti a freestyleggiare sul lago di Como

davanti alla casa di Clooney, forse sta cercando la Canalis... pare che sia libera!?

Mirko Braghieri, super local dello spot.SPOT INFO- Vento: Al Pra’ si esce al mattino con il Peler.Possibilità di brezza da Sud al pomeriggio perprincipianti.- Orario: il Peler si distende quando il solespunta dalle montagne. D’estate verso le 8,d’inverno verso le 9:15. Dura poinormalmente 2 o 3 ore.- Vele: dalla 4.2 alla 5.0.- Tavole: Freestyle o Freestyle-Wave sui 90-100 litri sono l’ideale.- Parcheggio: vi conviene arrivare presto! Nonparcheggiate male, le multe non mancanomai!- Il “Pra’ de la fam”, si dice che prenda ilnome da una zona, vicino al vecchiomonastero, abbattuto durante il regimefascista, dove i frati di un convento venivanomandati in penitenza, da cui “prato dellafame”.

Page 71: Funboard 143

69

Missing… spariti quasi tutti, chi in Corsica come il Franzella, da me visitato

recentemente, chi in Sardegna come Filippo, chi in ufficio a Milano come Federico!

Gli unici che si rivedono spesso sono Robby Smart visto che si è trasferito da noi e

il Caloggero con qualche apparizione di Pedrani.

Non dimentichiamo l’unico allievo gardesano creato dai lavoratori della Grezzi &

Braghieri production ovvero Mattia Fabrizi che a forza di cazziatoni e calci nel culo è

riuscito a fare dei risultati molto importanti a livello italiano ed europeo; dimenticavo

l’altro atleta di punta importato dal lago d’Iseo è il sempreverde Mario Bellani alias

“Banana”… non si sa bene l’età visto che non vuole assolutamente comunicarla.

Quando lo vedete provate a chiedergli l’età, forse sarete fortunati.

Il Pra’ quest’anno è stato abbellito con un’ampia spiaggia e un nuovo parcheggio, ma

non vorrei che fosse una trappola per disperdere noi surfisti tanto odiati su altri

spot (come da mail a me girate per cc da alcuni surfer tedeschi) per portare altri

tipi di clienti, ovvero hanno messo un letto di pietre aguzze sul bagnasciuga che in

confronto il reef di One Eye gli fa un baffo (mi sono divertito molto un pomeriggio a

veder un personaggio di spicco del comune a dover chiamare la moglie per farsi

portare le ciabatte visto che non riusciva a rientrare… ). Se avessero messo dei

carboni ardenti o dei vetri forse il risultato sarebbe stato migliore! Non parliamo del

Parking ¤ 2/h per la notte; il Pra’ lo abbiamo fatto conoscere nel mondo con

presenze illustri tipo Francisco Goya, Tomas Persson, il capo di Simmer che

organizza qui da noi ogni anno i meeting con i vari distributori mondiali; ci sarà un

motivo se tutti questi personaggi passano e scelgono “the spot”!?

La comunità di Tignale che fa? Esce con dei volantini con pubblicità di biker, hiking,

kite e nessuna foto di windsurf... è ora di boicottare quei ristoranti o attività che si

sono arricchite con le nostre presenze e ora remano contro!

INTERVISTA A SERGIO MINONI

Ciao Sergio, puoi presentarti ai lettori di Funboard?

Sono Sergio Minoni (mi piace definirmi waterman) e pratico il windsurf dall’età di 20

anni quando a Gran Canaria ho messo per la prima volta i piedi su una tavola da

windsurf. La prima scuola di windsurf l’ho avuta a Toscolano nel 1981 e dopo varie

esperienze come istruttore di windsurf in tutta Italia mi è stata offerta la gestione

dell’albergo Al Pra’ che ho condotto con mia moglie Laura in questi ultimi 18 anni

promuovendo il windsurf fin dall’inizio e collaborando con RRD e Simmer dalla loro

nascita. Colgo la particolare occasione per ringraziare Roberto, Dylan e Tomas

Persson per la fiducia che mi hanno sempre dimostrato.

Dopo 18 anni finisce la tua gestione dell’albergo Al Pra’. Puoi spiegarci il motivo di

questa scelta e i tuoi prossimi programmi?

Purtroppo non è una scelta, il contratto è scaduto e la proprietà, visti i nostri 18 anni

Sergio Minoni: “La più bella interpretazione del Pelèr,grazie di tutto per le uscite che mi hai permesso digodere.”

“Peler”L’è a bunùra en val de Sùra co’ i prim ciàrde la matìna che ‘l Pelèr el se sbulìna.Vènt alègher ònda spèsa vèntde Ròca lach che ciòca.Onde biànche onde da mar ondegròse che spàca sò le corne de l’Altàr.A l’altèsa de Dusa l’onda amò la se rifàma l’è dùlsa, càlma, tànta....l’è per ch’el che’l lach el cànta....Masaretto di Cantarane

Page 72: Funboard 143

70

di sviluppo commerciale e sportivo (il Pra’ è conosciuto in tutto il mondo del

windsurf), ha scelto di rilevare l’attività. Penso di rimanere nel mondo degli sport

nautici. Ho progetti indirizzati sia verso il windsurf, sia verso il Sup.

Sei stato il punto di riferimento per i tanti windsurfisti del nord Italia in uno degli

spot più belli del Lago. Hai assistito alla nascita e diffusione del Freestyle sul lago e

molti atleti si sono allenati per diverse stagioni davanti al tuo albergo. Puoi

raccontarci qualche cosa sui vari personaggi e cosa o chi ti è rimasto maggiormente

impresso?

I primi anni del freestyle al Pra’ c’erano personaggi come Matteo Guazzoni

(l’ombroso), Michele Franciosi (lo stiloso), Filippo Buratti (la rossa), Federico la

Croce (il professionista), Fabio Calò (calogero) ecc. Erano veramente ragazzini

ma pieni di grinta, di passioni, di gioia e voglia di crescere: mi piaceva vedere la

loro vitalità sana e intelligente. Ho visto fare “i primi passi” di Roby Smart che

ricordo non perdeva nemmeno un giorno passando dai +30° in estate fino ai +3°

in pieno inverno. Tra loro ci sono sempre stati Simone Grezzi e Mirko Braghieri

(gli ziii) che erano i più local del momento. Le origini del freestyle nascono nel

1993/94 quando il Pra’ cominciava ad essere frequentato da personaggi del

calibro di Alex Humpel, Robert Hoffmann, Jessi Dossi, il Cunga che con delle

tavole freeride cominciavano a fare manovre di freestyle (freestyle classic). Nel

1996 ho avuto la prima esperienza internazionale, durante la primissima

edizione della King of the Lake ho ospitato in albergo, oltre all’ideatore Alex

Humpel, anche Robby Seeger con la sua famiglia, Robert Teriitehau, e Andres

Bringdal al quale ricordo di aver dovuto cambiare due volte il materasso perché

era sempre troppo corto per lui.

Al Pra’ negli anni scorsi si sono svolte molte gare, puoi raccontarci qualche cosa

anche di questo aspetto?

Ho collaborato fin dagli inizi all’organizzazione di varie gare al Pra’. Ogni volta

affiancato dai vari specialisti (giudici, logistica, etc…) come Dylan, Mirko Braghieri, i

fratelli Tiburon, Massimo Ravasio (Tecnolimits), Max ed altri che non ricordo.

Come vedi oggi il movimento dei windsurfer che frequentano il lago e nello specifico

lo spot del Pra’?

Il movimento di windsurfer sul lago ed in specifico al Pra’ è sempre in fermento

(anche se il freestyle ha avuto una leggera flessione). Purtroppo l’amministrazione

di Tignale negli ultimi anni non ha supportato quest’attività, anzi, sembra che

ultimamente abbiano obbiettivi che non danno vantaggi o agevolazioni ai

windsurfisti. C’è bisogno di supporti logistici per agevolare anche le nuove

generazioni.

Fra tutti i vari spot del Lago di Garda, secondo te, perché e quando si dovrebbe

scegliere il Pra’?

Il Prà è perfetto per i freestyler, bello per i rider ed ideale per i principianti durante

le scadute o anche nel pomeriggio. Il Prà è bello sempre. Perfino in inverno.

Da local n° 1 dello spot, qual è un episodio che vorresti raccontarci?

Un episodio che mi fa sempre sorridere è accaduto circa 6 anni fa durante uno dei

tanti meeting Simmer. Kai Katchadorian, atleta Simmer, al ritorno dalla cena

dell’ultima serata durante la quale avevamo alzato un po’ il gomito, si era trovato

chiuso fuori dalla sua camera e il compagno non voleva saperne di sentirlo bussare.

Una giornata particolare anche dal punto di vista fotografico per Fiore.

Kevin Mevissen. Gollito in controluce.

Simone Grezzi, autore di parte del testo diquesto articolo. @photo Demetrio Righetti

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Allora Kai è andato in parcheggio, ha preso una comoda sacca per le tavole, è andato

sulla prima cola (terrazza della limonaia) e si è fatto il suo giaciglio. Non si era

accorto di essersi appostato proprio a fianco della rete di cinta dentro la quale

viveva il mio cane. Solo al mattino si era reso conto di avere conversato gran parte

della notte con il cane il quale, secondo Kai, gli rispondeva con versi strani ma

affettuosi. Tecnicamente, il mio amico Raimondo Gasperini, “gasperotto”, in un’uscita

classica mura a sinistra, con vela 5.0, tentativo di Back, ripartenza per il rientro

sempre con mura a sinistra e con la stessa intensità. Il Pelèr era girato di 180° nel

tempo necessario per riorganizzare un partenza dall’acqua.

Il miglior atleta nella storia del Pra’?

Prima del freestyle La Cunga. Con il freestyle: Gigi Le Carrò.

Il surfista più appassionato?

Il più appassionato e fedele fin dai primi anni del freestyle è Massimo Girelli (Max).

Quello che non manca mai?

Roby Smart.

Il più giovane?

Mio figlio Daniele (10 anni), ma come professionista l’attuale campione Italiano

Mattia Fabrizi (20 anni).

Il più vecchio?

Il Professore Alberto Pepe che se la gioca con un caro cliente Sig. Ceroni di Ravenna,

entrambi ultra 75enni.

Il miglior saltatore?

Prima del freestyle Alex Humpel. Con il freestyle Simone Grezzi.

Quello più veloce?

Marco Cinco, poche manovre e tanta velocità...

Quello più simpatico?

È una bella battaglia ma ne vorrei citare due: Filippo Buratti e Michele Franciosi.

Due aggettivi per definire il Pra’?

Una volta Magico e Romantico, oggi Magico e Perfetto per gli appassionati.

Tecnicamente “The best freestyle-wave spot on the lake”; se gli inglesi chiamano il

lago di Garda “the wind machine” il Pra’ è la massima potenza di questa macchina.

Ti rivedremo ancora nelle acque del Pra’?

Spero proprio di si: abito a 10 km dal Pra’, i miei figli praticano questo sport ed io spero

di continuare ad emozionarmi nel praticarlo ancora per tanti anni, sempre al Pra’.

Sergio, vuoi aggiungere qualche cosa per concludere?

Proprio oggi un cliente mi ha scritto: “Vi scrivo la presente in quanto

probabilmente dall’anno prossimo non ci vedremo più al Pra’. Sono 10 anni

oramai che ci conosciamo in quanto sono venuto al Pra’ la prima volta nella

primavera del 2001. Da allora ne è passata di aria per le vele. La vostra famiglia

mi ha dato tanto in questi 10 anni ed il pensiero che l’anno prossimo il Pra’ sarà

senza di voi mi lascia un grande vuoto dentro. Oggi Laura volevo dirti tante cose

ma siccome sono una persona molto riservata non me la sono sentita e sono qui

a scriverti. Grazie a tutti voi per questi 10 anni dove mi avete fatto sempre sentire

come a casa mia. Grazie di cuore. Vi penserò sempre e vi porterò sempre dentro

di me. Il Pra’ non sarà più lo stesso senza di voi. Vi voglio tanto bene. Danilo.”

È bello sapere che qualcosa è rimasto!

Ringrazio tutti coloro che hanno frequentato il Pra’ durante questi 18 anni e mi

hanno sostenuto e aiutato a far crescere questo Spot e a farlo conoscere in tutto

il mondo. Grazie a quelli del “Ghetto Style” (Gigi e amici), quelli “della limonaia”

(Killer, Geronimo, Marco e amici), i “Vips” (Walter, Danilo, Franco, Boventi e

amici), le “belle ragazze” (Marcella, Vania, Natasha e amiche), “lo Zoccolo duro”

(da 18 anni Carlo Alberto, Felice, Roberto, Paolo Piva, Angela e amici) e tutti gli

altri che sono troppi da nominare uno ad uno. Spero che anche quelli che non

mi “amavano” abbiano apprezzato gli sforzi sempre e solo mirati verso una

cultura, quella sportiva, nella quale credo e per la quale ho sempre vissuto.

Qualsiasi cosa ho fatto nella mia vita l’ho fatta sempre con tanta passione e

amore e chi ha conosciuto il Pra’ credo abbia, in ogni angolo, respirato e

percepito questi sentimenti.

Grazie a tutti, proprio tutti da parte mia e della mia meravigliosa famiglia che al

Prà ha vissuto un emozionante e bellissimo piccolo pezzo di vita.

Sergio con Laura, Rebecca e Daniele.

Unknow rider ma la foto parla da sola! Il vostro capo-redattore esita il Forward.

Daniele, figlio di Sergio, il più giovane surfista del Pra’.

Gollito dà spettacolo!

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I SEGRETI DEL FOTOGRAFO by Francis Brewer

La “Windsurf photography” è differente da ogni altro

tipo di fotografia in acqua. I pericoli possono essere

reali e la preparazione è sempre un fattore chiave per

ottenere i risultati desiderati. Il primo e più

importante fattore è proprio quello di essere ben

preparato fisicamente: è necessario essere un buon

nuotatore. L’oceano è un ambiente che non perdona e

credetemi… se non vi sentite perfettamente a vostro

agio nell’acqua, allora è meglio restare in spiaggia! Se

volete iniziare a fare foto in acqua, iniziate con

condizioni marginali per poi passare gradualmente a

mareggiate più grosse e break consistenti.

L’attrezzatura di base consiste in una buona macchina

fotografica, un alloggiamento impermeabile per la

macchina, un dispositivo di galleggiamento (tipo un

boogie board) ed un paio di pinnette da nuoto.

Ricordatevi di usare il caschetto, soprattutto quando

ci vogliamo piazzare vicino al picco con molti rider

che passano vicino.

Occorre ricordare una serie di piccoli accorgimenti.

Prima di uscire siate sicuri che tutta la vostra

attrezzatura sia apposto e che i settaggi della

macchina e dell’obiettivo siano corretti… se per

esempio l’obiettivo è messo su “fuoco manuale”, al

vostro rientro resterete molto delusi nel vedere tutte

le immagini sfuocate! Verificate

al meglio che l’alloggiamento

sia ben pulito, specialmente la

finestra e la chiusura

impermeabile. La chiusura

deve essere sempre ben

lubrificata e libera da ogni tipo

di detriti, come sabbia o

polvere. Prima di iniziare a

nuotare verso il largo,

immergete il tutto nell’acqua e siate sicuri che non ci

siano infiltrazioni… meglio trovarle prima che poi!

Negli anni mi sono preparato una lista di preparativi

da fare prima di uscire. Questa lista è nata da una

serie di errori che ho fatto all’inizio, quindi ora faccio

questo check mentalmente ogni volta prima di

nuotare verso la line-up.

Molte sono le variabili in gioco quando si fanno foto

dall’acqua, quindi ogni volta dobbiamo analizzare la

La tavola si avvicina all’obiettivo di Francis.© Francis Brewer

Big Aerial, Marco sembra volare tra le nuvole. © Francis Brewer

Marco e Francis.

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situazione, identificare che tipo di scatti vogliamo

ottenere e sulla base di ciò decidere innanzitutto

l’obiettivo. Obiettivi differenti daranno immagini con

caratteristiche completamente differenti, così come la

combinazione degli altri settaggi della camera e la

luce ambientale. La luce, in particolare, è veramente

fondamentale: migliore è la luce, migliore sarà la

qualità dell’immagine e quindi più alta la probabilità

di successo.

In generale tengo tre obiettivi nel mio arsenale per le

foto dall’acqua. Vediamo quali sono e cosa si può

ottenere. Il primo è un Canon 70-200 mm. Questo

obiettivo si può avere con diaframma f/2.8 o f/4. Il

modello f/2.8 ci consente di lavorare anche con poca

luce, ma è più pesante per le foto in acqua, in

particolare se ha il dispositivo di stabilizzazione

dell’immagine. In buone condizioni di luce anche l’f/4 è

ottimo ed è, tra l’altro, molto più leggero ed

economico. Il 70-200 vi permette di scattare

abbastanza da distante rispetto al picco, per esempio

dal canale, il che è molto utile soprattutto se in acqua

ci sono diversi surfisti poco esperti. In generale si può

dire che è l’obiettivo più semplice per fare foto con il

rischio minore. Il risultato di una lente lunga è

un’immagine con una certa “composizione”, non

ottenibile con una lente corta. Solitamente scelgo di

usare il 70-200 quando le onde sono veramente

grosse (sopra un albero), c’è molta gente in acqua e il

vento è forte.

Un altro obiettivo che amo utilizzare è il 15-85 mm. È

un ottimo compromesso, in quanto permette al

fotografo di avere una certa flessibilità nella distanza,

consentendogli però di arrivare abbastanza vicino al

rider per poter cogliere i particolari dell’azione. Molte

Onde glassy e luce magica. © Francis Brewer

Fabrice Beaux ritratto in bottom con il fisheye. © Francis Brewer

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delle foto qui presentate sono fatte con il 15-85,

questa scelta si è rivelata ottimale per tirare fuori il

meglio da ogni situazione. A causa del fatto che lo

zoom di questo obiettivo si estende e si ritrae (a

differenza del 70-200 mm dove lo zoom è tutto

interno), si ha una naturale tendenza ad avere

immagini “soft” (ovvero non definite al massimo),

soprattutto quando lo zoom è alla massima

estensione. In questo caso talvolta l’obiettivo ha

difficoltà a focalizzare, in particolare se la finestra

dell’alloggiamento è sporca o vi si sono depositate

gocce d’acqua. Ciononostante i vantaggi di questo

obiettivo e la sua versatilità lo rendono senz’altro uno

dei migliori obiettivi per foto dall’acqua.

Infine ho il mio fisheye (ultra-grandangolare) da 10-17

mm. Adoro la prospettiva unica di questa lente, non

ottenibile con nessun altro obiettivo, che abbraccia un

angolo di almeno 180°! Per fare foto con il fisheye, hai

bisogno di poterti fidare ciecamente del rider. Non

uso mai il fisheye se sto facendo foto in acqua a più

persone, ma solo se mi concentro su un singolo rider.

La fiducia deve essere totale, in quanto il rider deve

arrivare a 50-60 cm dal fotografo per fare una buona

foto, con effetti catastrofici in caso di errore. In

questo caso indosso sempre il caschetto e spesso

non porto il boogie board, in quanto si potrebbe

mettere in mezzo. Anche le condizioni devono essere

quelle giuste: ho notato che i risultati migliori con un

fisheye si possono ottenere con uno swell moderato

(1,5 – 2 m) e vento leggero. In queste condizioni il

rider può avvicinarsi in pieno controllo, minimizzando

il rischio, ma con la possibilità ancora di ottenere

scatti da paura!

Infine si può giocare anche sul tempo di apertura per

poter ottenere effetti particolari nelle foto di action.

Se la luce è buona, il tempo di apertura può essere

mantenuto basso (es. 1/2000 s) per “congelare”

l’immagine. Viceversa, in altri casi può essere

allungato per creare un effetto di velocità (o di scia),

legato alla sfocatura di alcuni particolari. Nelle foto

fatte dalla spiaggia, si può scendere anche a tempi di

1/60 s. In tali casi è molto facile che tutta l’immagine

risulti mossa, è quindi consigliato l’utilizzo di un

cavalletto.

LE IMPRESSIONI DEL RIDER by Marco

Le immagini sono espressione fondamentale del

nostro sport, possono trasmetterne la vera essenza a

non-esperti e possono regalare forti emozioni a chi le

vive in prima persona. Per tutti coloro che cercano di

fare seriamente questo sport le foto sono molto

importanti per molti motivi e, ad un certo punto,

chiunque ve lo potrà confermare, diventano una vera

passione (…quasi una malattia…)!

Come si arriva a questa passione? La possibilità di

rivedersi in una bella foto di azione tra le onde ci da

soddisfazione se il gesto atletico è ben compiuto,

inoltre si ha molta possibilità di migliorare quando il

gesto è sbagliato. In alcune foto ti guardi e dici: “Ah…

la mano doveva essere più spostata… la gamba più

tesa… l’entrata più radicale”. È estremamente utile

essere critici verso se stessi nel rivedersi e questo ci

farà evitare in futuro di ripetere gli stessi errori.

Ci sono poi foto in cui il gesto atletico passa in

secondo piano rispetto alla natura, ai colori, al

paesaggio o al ricordo. In questi casi il windsurf

rappresenta solo un mezzo per essere in mezzo alla

natura e goderne a pieno. Altre foto invece esprimono

radicalità… è bello risentire l’adrenalina del momento,

anche se magari per quello scatto poi ci siamo presi

una gran frullata o siamo finiti a rocce!

Infine molte volte si unisce l’utile al dilettevole: infatti,

per chi è supportato da sponsor, le foto ed i video

rappresentano anche il modo migliore per

promuovere i propri brand. In questo caso le foto

devono essere un po’ diverse, devono mettere bene in

evidenza l’attrezzatura che deve essere in primo

piano.

In un buon photoshooting tra le onde, tutti questi

fattori devono “convivere”. Una volta Fiore (bravissimo

fotografo italiano) mi diceva che paradossalmente è

più facile fare foto di azione tra le onde, perché l’onda

è già di per se protagonista della scena. Se ci

pensiamo bene è proprio vero: per rendere

avvincente una foto di slalom il fotografo deve essere

veramente bravo! Tuttavia fare un buon photoshoot

tra le onde non è sempre immediato. In alcuni casi

fare le foto è divertente, in altri, per esempio quando

c’è molta gente in acqua tutti sullo stesso picco, può

diventare complicato... le precedenze vanno sempre

rispettate! In queste occasioni anche il feeling e la

comunicazione tra rider e fotografo diventano un

fattore importante, è fondamentale sapersi trovare,

capire dove posizionarsi reciprocamente. Bisogna

essere al momento giusto nel posto giusto e cercare

Windsurf e surf convivono sulla stessa onda al tramonto… © Francis Brewer

Ecco il risultato di una foto dal surf: Marco condivide l’onda con Stephane che lo ritrae dal surf.© Stephane Lacasa

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di dare il massimo nell’azione, come se volessimo

impressionare il fotografo che ci sta riprendendo.

Facendo foto negli ultimi anni con fotografi differenti,

ho notato stili chiaramente diversi. Alcuni stanno più

nell’inside e cercano di non perdere neanche una

manovra del rider. Per fare ciò è necessario che il

fotografo abbia una gran resistenza, perché si

prenderà tutti i set più grossi in testa. Altri fotografi

invece stanno più fuori e aspettano solo i set più

grossi, per fare pochi eccellenti scatti! In una

sessione si portano a casa, se tutto va bene, 8-10

scatti veramente da conservare. Francis appartiene

decisamente a questa seconda classe e devo dire che

con lui mi trovo bene in acqua.

È stata molto interessante anche l’esperienza fatta lo

scorso anno in una giornata in cui, mentre con

Francis facevamo foto dall’acqua, ci siamo trovati con

Stephane Lacasa (rider di classe e ora fotografo

professionista) che sperimentava un modo nuovo di

fare foto: partiva con il suo surf sulla stessa onda del

sailor e lo ritraeva con la macchina in modo da avere

una prospettiva della surfata da un altro punto della

stessa onda per tutta la sequenza. In questo caso

Stephane, non potendo inquadrare accuratamente il

soggetto, utilizzava un grandangolare per essere

sicuro di non mancarlo, ottenendo risultati veramente

molto interessanti!

Marco Revel è supportato da: Fanatic – Ezzy –

SurfParadise Riccione – Gotcha – Acutil Plus

Photo session dalla spiaggia: tempi di apertura lunghi per creare effetto movimento.© Stephane Lacasa

Marco Revel ritratto in aerial con la lente 15-85. © Francis Brewer

Stephane Lacasa scatta surfando l’onda, Peter Garzke sorride.© Francis Brewer

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Page 79: Funboard 143

Distributore Italiano: Pandora srl - [email protected]

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INTROPhilip Koster è diventato campione del mondo a 17 anni sfruttando al meglio il suo

enorme talento e ottenendo il massimo dalle condizioni on-shore in cui si sta

disputando l’attuale circuito Wave del PWA. In questa nuova era del wavesailing sono

state introdotte molte manovre freestyle nella surfata dell’onda, ed ecco quindi che

i wonder kid come Philip si sono trovati in una situazione ideale per poter emergere!

Non è un caso che Philip continui ad allenarsi anche in freestyle nei giorni di piatta

per poter imparare e migliorare alcune manovre che poi eseguirà nelle onde alla

conquista del suo prossimo titolo!

Infatti solo chi ne capisce un po’ di manovre su acqua piatta può comprendere la

genialità di questo Goiter One Hand, che ricordiamo essere stata l’arma vincente di

Philip a Klitmoler per la conquista del titolo, insieme ai suoi Aerial Tweacked e Wave

360, eseguendo il tutto come se le condizioni fossero state con un perfetto vento side-

side-off, invece erano completamente on-shore!!! Philip esegue il Goiter One Hand

con il movimento assolutamente fluido di chi è abituato a fare la stessa manovra in

acqua piatta, ciò rappresenta la genialità di questo ragazzo. Non fa altro che

anticipare il più possibile il movimento della vela buttandola all’interno dell’onda e in

basso sotto di lui, e il fatto di eseguirla a una mano rende ancora più semplice

l’esasperazione dell’esposizione della vela. Esattamente come una Flaka One Hand

che è più semplice di una Flaka normale, soprattutto per le prime volte quando si

inizia a chiuderle. Ma ora lascio la parola al nuovo Campione del Mondo Wave… che

ha solo 17 anni!!!

PHILIP KOSTERPer il One Handed Goiter in condizioni on-shore come quelle di Klitmøller, hai bisogno

di molta velocità e un’onda sui 2 metri.

FOTO 1. Vai il più veloce possibile nel Bottom Turn e prova a cercare la corretta

sezione dell’onda, quella dove romperà. Personalmente preferisco essere

leggermente soprainvelato.

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FOTO 2. Appena prima di colpire la sezione che sta rompendo, togli la mano

posteriore dal boma mentre spingi la vela in basso con quella anteriore per

effettuare il take-off. È una sensazione indescrivibile quella di saltare proiettato dal

lip con una mano sola sul boma!

FOTO 3. Ora continua a spingere la vela.

FOTO 4. Dopo aver spinto in basso la vela e sei ancora in aria, devi fare molta forza

con il tuo corpo per far ruotare la tavola e rimanere sopra all’albero nello stesso

tempo. Non sbilanciarti troppo in avanti o indietro. Cerca di rimanere il più possibile

centrale sulla tavola.

FOTO 5. Rimani concentrato e non lasciare l’altra mono in questo momento; lascia

proseguire la rotazione e goditela!

FOTO 6, 7. Mentre stai finendo la rotazione la tavola e il boma sono ora molto vicini

ed è questo il momento di riposizionare la mano posteriore sul boma.

FOTO 8, 9. Questa è la parte più difficile del Goiter che ho impiegato più tempo per

imparare. Dovete veramente sbilanciarvi in avanti per avere abbastanza potenza da

riuscire a liberare la vostra vela dalla schiuma.

FOTO 10. Una volta che la vela è fuori dalla schiuma, rimettetevi in posizione normale,

in modo da non cadere davanti al vostro materiale.

FOTO 11, 12. Godetevi questo momento!

È molto difficile riuscire a chiudere un Goiter One Hand, e tutte le volte che

chiudo questa manovra ho un enorme sorriso stampato sulla mia faccia perché

non riesco a crederci di averlo fatto!

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INTRO (BY FABIO CALÒ)La prima volta che ho visto questa strana manovra mi trovavo a Gran Canaria per il

PWA Wave di Pozo del 2008. Improvvisamente Ricardo Campello dopo aver fatto una

bella surfata delle classiche “ondine” di Pozo, conclude la sua ridata con un Grubby

eseguito sul face dell’onda staccando con l’aiuto del lip che stava rompendo.

Inizialmente non ero sicuro al 100% di quale tipo di rotazione avesse fatto Ricardo,

ma il bordo successivo eseguì di nuovo la stessa manovra e a quel punto non avevo

più dubbi, era un vero Grubby ma eseguito come un Aerial Back Side slashando sulla

parete dell’onda! Che figata! Da quel momento il Reverse è entrato di diritto nelle

nuove manovre del Wave, ma non tutti i top rider sono in grado di eseguirla! Uno dei

migliori interpreti di questa manovra, Brawzinho, ci spiega come fare.

MARCILIO BROWNE STEP BY STEP1 - Per cominciare questo trick conviene scegliere un’onda più piccola e provarlo

sulla schiuma invece che sul lip, per iniziare ad abituarsi alla sensazione. Col

vento on-shore poi risulta molto più facile. È anche meglio provarlo arrivando da

sottovento alla sezione rotta, in modo da essere più alto sulla parete dell’onda e

visualizzare quello che farai e cosa ti aspetta.

2 - Scendi lungo l’onda con buona velocità ma non troppo. Allarga le mani sul

boma, tirandolo vicino al busto e piegando le gambe appena hai concluso il

bottom turn.

Appena impatti il lip o la schiuma piega le ginocchia e tira sulla mano posteriore,

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cercando di allungare la gamba posteriore e tenendo quella anteriore piegata.

Questa è la parte più importante, e devi farla con precisione e convinzione, in

modo che la tavola parta in slashata e la poppa sia libera per la rotazione.

3 - A questo punto la tavola dovrebbe cominciare a ruotare sottovento, e poi

praticamente hai finito con le gambe e i piedi e devi solo più controllare la

potenza della vela, che spingerà controvento, e la posizione del busto. Per gestire

al meglio la potenza della vela e la spinta contraria della bugna, allarga la mano

posteriore ed aspetta di completare la rotazione della tavola come per una

normale Grubby.

TIPS Un consiglio interessante è secondo me quello di tenere le ginocchia più piegate

rispetto ad una normale Grubby. Questo trick eseguito sull’onda è

completamente diverso in acqua piatta. C’è molta più instabilità e turbolenza

sotto la tavola e a volte ruota in maniera imprevedibile.

Il restare con le ginocchia più piegate, quindi, ti permette di abbassare

ulteriormente il centro di gravità, permettendo di tornare in equilibrio più

facilmente e correggere il tutto. Conviene non provarlo su onde troppo ripide in

quanto la poppa può impuntarsi alla base dell’onda, comincia quindi con onde

più piccole e mano a mano che acquisisci confidenza, fallo su onde sempre più

grosse.

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INTROIl Wave 360 è una delle mie manovre preferite. Mi ha sempre dato del filo da torcere

e quindi ha reso ogni mia session più speciale quando riuscivo a chiuderlo sulle

onde più grosse. Questo trick può essere eseguito in una gran varietà di stili e

condizioni, da onda piccola onshore a onda grossa sideshore. A seconda delle

condizioni specifiche, “l’Angolo d’impatto” del 360 lo può rendere una manovra più

aerea o più carvata.

Questa sequenza è stata fatta al mio home spot sulla costa meridionale di Oahu, con

condizioni di vento perfettamente side shore e una bella bowl tubante su cui

staccare, quindi questo lo definirei un Wave 360° aereo.

STEP BY STEPFoto 1. L’onda non è molto grossa, ma, dato che ho deciso di fare un Wave 360, ho

bisogno di un punto in cui il lip mi proietti bene. Faccio un Bottom Turn a

“mezz’altezza”, non andando cioè fino alla base dell’onda e per attaccare il lip in

verticale. Il mio angolo d’attacco è quasi lo stesso di un’Aerial tradizionale, e

posiziono la mia tavola in modo che il lip, rompendo, mi spinga in avanti verso la base

dell’onda, come per un’Aerial reentry. L’aspetto essenziale a questo punto è di

riuscire a sincronizzare il timing della tavola e del lip. Se la tavola colpisce troppo

presto, allora finirò dietro all’onda, e se invece aspetto troppo a lungo il lip

m’inghiottirà. I miei occhi sono incollati sul lip e apro la vela per mantenerne la

potenza.

Foto 2. Appena vedo che la mia tavola ha impattato il lip, e il timing era perfetto, mi

concentro e sforzo al 100% per chiudere il trick davanti all’onda. Cerco di tenere la

testa in basso e giro lo sguardo nel senso di rotazione, tirandomi le gambe sotto il

sedere, in modo da restare davanti al lip tubante. Utilizzo le spalle come perno della

rotazione. Continuo a ruotare dallo stacco in carvata girando la testa, e cominciando

a cazzare la bugna col braccio posteriore e stendendo quello anteriore.

Foto 3. La mia tavola adesso ha passato il lip e viene scaraventata in avanti. Da

questo momento in poi la rotazione sarà completamente aerea, fino all’atterraggio.

Ancora una volta, cerco di raggruppare le gambe e proiettare il mio fisico verso la

base dell’onda, cercando di continuare la rotazione iniziale impressa dalla curva,

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girando testa e spalle verso poppa. Nel frattempo cazzo la bugna col braccio

posteriore e stendo quello anteriore per far sì che la potenza nella vela si preservi e

per evitare che si riempia controvento.

Foto 4. Proseguo nel movimento di rotazione, i miei occhi si gireranno verso poppa

per cominciare a cercare il punto d’atterraggio. A questo punto la tavola è verticale

ma la rotazione del trick è piuttosto laterale, non perpendicolare. L’angolo ideale per

la rotazione è tale che la penna non tocchi il lip dell’onda. È davvero un aspetto

discriminante, e se dovesse succedere, quasi sicuramente la rotazione si fermerà e

non avrai modo di chiudere il trick davanti all’onda.

Foto 5. Sento che la penna gira ben al di sopra del lip, senza toccarlo, fondamentale

per la riuscita del trick. Ho già individuato il punto in cui andrò ad atterrare, e voglio

ritirarmi sotto la tavola il più velocemente possibile. A questo punto la vela sta

cominciando a riprendere vento e quindi posso cazzare sulla mano posteriore e

spingere su quella anteriore di modo da raddrizzare l’intero rig e atterrare in

posizione ottimale.

Foto 6. La gravità mi sta richiamando a terra e sento l’acqua che mi accarezza la

schiena. So già che sto per riatterrare davanti all’onda ed ora faccio affidamento

sulla potenza del lip per restare davanti.

Foto 7. Mi sto preparando a chiudere gli occhi ma so esattamente a che punto sono.

Il mio materiale è nella direzione giusta e la tavola sta per atterrare.

Foto 8. Il mio corpo sta per essere inghiottito dalla schiuma, ma avevo previsto che

ciò sarebbe successo. La potenza dell’onda mi aiuterà a restare davanti e mi farà

ripartire. Cercherò poi di far riprendere vento alla vela il prima possibile.

Foto 9. Ecco che sto lottando per tenere la tavola sotto di me. Mi sono sbilanciato in

avanti in modo che la potenza dell’onda mi faccia ripartire, sempre stando davanti.

Ora la vela riprende anche vento e ho abbastanza potenza per ripartire dalla

schiuma. Ormai è fatta, basta solo tirar su la testa.

TIPS Comincia a provare i Wave 360 abituandoti alla rotazione e chiudendolo dietro

all’onda. È importante che la rotazione sia veloce e precisa per poter restare davanti

all’onda. Assicurati che la penna dell’albero non tocchi il lip.

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Vola al traverso a tutta velocità, con la vela bella piena e comincia a lascare

leggermente per metterti in switch stance, cercando di trovare una zona di acqua

piatta che ti permetta di mantenere la massima velocità. Essendo una Funnell

eseguita quasi completamente in aria e a tutta velocità, è consigliabile saper

chiudere la Funnell normale con buona dimestichezza. Una volta che ti ritrovi in

switch a tutta velocità, infila l’albero nel vento spingendo in avanti col braccio

posteriore, per poi prendere il terminale con quello anteriore e passare sottovento

alla vela come per una Duck Tack. Per tutte le manovre in duck è davvero importante

eseguire il passaggio correttamente, specialmente in questo caso, dato che la

potenza della vela garantisce l’esplosività necessara per staccare e girare l’intero

trick. Appena sei sottovento alla vela, in switch, sbilanciati leggermente verso prua

ed appena vedi un ripido choppino sopravento a te, spingi con forza sulle punte e

sulla mano di bugna. Proietta il fisico in avanti e stacca il braccio anteriore dal boma,

in modo da riuscire a sbilanciarti verso prua ancora di più. Spingi con violenza sulla

bugna, portando l’albero in avanti e spingi sul ginocchio posteriore in modo da far

staccare la tavola. Una volta in aria, cerca di guardare la prua della tavola, girando

la testa e il fisico sottovento nel senso di rotazione. Cerca di tenere il corpo il più

vicino possibile al boma, restando anche nel baricentro della rotazione per girare

più velocemente. Per essere un’Air Funnell doc, la rotazione aerea dev’essere almeno

di 270°, cioè almeno tre quarti della rotazione ideale di 360°, che però è più difficile

ottenere in acqua piatta e con poco vento, a causa dell’air time ristretto. Con vento

forte o chop più formato risulta più facile andare sempre più in alto ed esasperare

la rotazione, atterrando perfino a 450°, quindi facendo quasi un giro e mezzo, tutto

in aria. Da qui infatti deriva il prefisso AIR del trick. La parte difficile è l’atterraggio,

in cui bisogna riuscire ad invertire velocemente la distribuzione del peso da poppa

a prua, per non fermarsi all’impatto ed atterrare con troppa violenza, fermando

l’ultimo pezzo di rotazione che permette di chiudere correttamente il trick. Una volta

atterrato, resta centrale col peso, appoggiandoti nel boma e gira lo sguardo in modo

da anticipare la rotazione. Ora finisci il trick come una normale backwind jibe e sarai

un passo più vicino al livello dei top rider del PWA!

STEP BY STEPFoto 1-3: Mettiti in switch al traverso a tutta velocità in una zona d’acqua liscia come

olio cercando di sfruttare tutta l’inerzia che hai a disposizione e cominciare a

Page 87: Funboard 143

85

passare sottovento alla vela. Infila l’albero nel vento spingendo con la mano

posteriore, vai poi a prendere la bugna con la mano anteriore e passa sottovento alla

vela. Migliore sarà il passaggio, maggiore potenza e proiezione avrai a disposizione

per eseguire correttamente la rotazione area, cercando di girare il più possibile.

Sbilanciati leggermente in avanti quando sei sottovento alla vela, in modo da non

perdere velocità. Appena vedi un ripido choppino davanti a te, sposta il peso con

forza sulle punte e spingi sulla mano di bugna (foto 3). Più brusco e veloce sarà

questo movimento, più andrai alto, quindi io spingo sempre come un pazzo!

Foto 4-6: Distendi la gamba posteriore per far staccare la tavola, e molla il braccio

anteriore, pensando di sbilanciarti verso prua e gira la testa e le spalle sottovento

nel senso di rotazione. Rannicchia le gambe in modo che la prua tocchi l’acqua il

meno possibile e non rallenti la rotazione e, così facendo, riuscirai anche a stare più

nel baricentro della rotazione, girando più velocemente e lascia che la bugna passi

nel vento (foto 5). Rimetti la mano anteriore sul boma in modo da sbilanciarti

ulteriormente in avanti in quanto la bugna tenderà naturalmente a tirarti indietro,

sbilanciandoti troppo verso poppa. Piega nuovamente le ginocchia per assorbire

l’impatto e continua a guardare nel senso di rotazione.

Foto 7-9: Questa fase di atterraggio è molto delicata ed è proprio qui che si rischia

di sbagliare più spesso, in quanto si viene sbalzati indietro perché troppo arretrati

col peso. Cerca di appenderti nel boma e lasciare che la tavola giri liberamente, alla

massima velocità, dopo aver ruotato in aria almeno 270° della rotazione finale.

Assorbi l’impatto con le ginocchia e continua a girare la testa e nel senso di

rotazione, completando poi il trick come se fosse una normale backwind jibe. Spingi

l’albero nel vento col braccio anteriore, e ricordati di non spingere sulla bugna,

altrimenti fermerai la rotazione.

DRITTE ED ERRORIPer questa manovra è importante trovare le condizioni di acqua giuste,

possibilmente con vento costante. Non iniziare il passaggio troppo al lasco altrimenti

non avrai abbastanza potenza nella vela per staccare correttamente. In generale, se

sbagli, devi andare più veloce e spingere di più sulla mano posteriore al momento

dello stacco!

Page 88: Funboard 143

86

Page 89: Funboard 143

87

Un primo aspetto positivo è che la condizione per divertirsi con il riding back

side non deve essere necessariamente side off, come nel riding in front, ma è

sufficiente che il vento sia on shore per imparare bene la sua tecnica. Quindi

non è necessario surfare a Hookipa, ma vanno benissimo tutti i nostri spot

europei, con il vento quasi sempre da mare e l’onda moscia.

Altro fattore positivo del riding back side è che effettivamente offre una

migliore visibilità e non si è costretti a guardare attraverso la finestra della

vela per controllare l’onda come nel riding in front side. Inoltre ogni tipo di

attrezzatura wave può andare bene, ma personalmente preferisco usare una

tavola round pin quad, perché questo tipo di tavole di nuova generazione

agevolano molto il poter stringere il vento nell’esecuzione del Bottom Turn.

Nel riding back side si usano molto più i talloni che le punte dei piedi e per

questo motivo dovete controllare che le vostre strap siano comode ed

efficienti.

Per iniziare a provare questa manovra è meglio cominciare con onde dal metro

al metro e mezzo di altezza e con vento leggermente on shore tra i 18 ed i 25

nodi di intensità.

Quindi cominciate scegliendo un’onda ripida e prendetela in modo da trovarvi

sul picco o nel punto in cui comincia a rompere, cazzate la vostra vela iniziando

a discendere sulla faccia dell’onda e nel frattempo fate anche pressione sui

vostri talloni per risalire un po’ il vento.

Una volta che siete arrivati alla base dell’onda è necessario il massimo

impegno e concentrazione per riuscire ad eseguire un buon Bottom Turn.

Durante i primi tentativi troverete difficile far risalire alla tavola l’onda e poi

mantenere abbastanza velocità per cambiare direzione e scendere

nuovamente sulla faccia dell’onda, quindi le prime volte limitatevi ad evitare il

frangente.

Tutto il segreto del riding back side sta nella capacità di far girare la tavola in

cima all’onda mentre la vela viene tenuta nella caratteristica posizione

sottovento. Scoprirete anche che il raggio della curva in cima all’onda dipende

dalla forza con cui spingerete la vela sottovento.

Se volete fare invece un back side aerial off the lip, la sola differenza è che

dovete colpire il lip e spingere la vela sottovento esattamente quando l’onda

sta frangendo.

Ora, dopo queste premesse, vi spiegherò meglio fase per fase il back side off

the lip.

La prima cosa da fare è partire cazzando moltissimo la vostra vela e

simultaneamente facendo molta pressione sul bordo sopravvento,

successivamente vi butterete nella curva e in più dovrete inclinare indietro la

vela per poterla terminare.

Non appena la tavola risale la faccia dell’onda dovete cominciare a prepararvi

per la vostra manovra sulla cresta e vi accorgerete di aver finito la curva

quando non riuscirete più a cazzare ulteriormente la vela o non vi rimarrà più

velocità per poter eseguire il successivo cambio di direzione.

Quando raggiungete la cima dell’onda, la vostra vela dovrebbe essere così

cazzata da far sfregare la base della stessa sui vostri stinchi. A questo punto è

necessario liberarsi da questa posizione per far cambiare direzione alla tavola

e indirizzarla di nuovo in discesa lungo l’onda. Il modo più semplice è spingere

forte sul boma portando la vostra vela in una posizione sottovento e

contemporaneamente spostare il peso dai talloni alle punte dei piedi, facendo

anche pressione sulla poppa della tavola come se doveste fermarla, per poi

spingerla col piede anteriore e dirigerne la prua nella nuova direzione giù

dall’onda.

Più tardi colpirete il lip dell’onda e più a lungo potrete mantenere il Bottom

Turn, perché sarà la spinta stessa dell’onda che frange a farvi girare nella

nuova direzione.

In qualunque caso, appena cominciate a ridiscendere l’onda spostate il vostro

peso indietro sulla tavola, in modo da non ingavonarvi. Riprendete dunque

velocità e cercatevi un’altra onda da surfare in back.

Ora una breve raccomandazione: come per tutte le manovre fra le onde fate

attenzione agli altri windsurfisti, perché non tutti possono aspettarsi che vi

buttiate in un riding back side, quindi, mi raccomando, state molto attenti a chi

vi è vicino e ha la precedenza.

Ed ora Have Fun! And “GO FOR IT”.

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L’espressione “surfare down the line” viene usata per descrivere le surfate in

condizioni side shore oppure cross off shore nelle quali si riescono a fare

almeno 2 o 3 curve sull’onda.

La definizione giusta, in italiano, è proprio quella di “surfare lungo la linea

dell’onda”, con belle onde che tubano da sopravento a sottovento.

Naturalmente, per questo tipo di surf, bisogna trovare degli spot giusti, come

per esempio Capo Verde, Maui, Sud Africa, o i nostri italianissimi Capo Mannu

ed Alghero in Sardegna, dove il vento è appunto side shore o addirittura side

off shore, il che rende la surfata più semplice, e comunque le condizioni adatte

sono dovunque si abbia un onda che rompe e si possa surfare allontanandosi

dal picco.

Navigare in condizioni down the line significa veramente utilizzare i bordi della

tavola e concentrarsi sul mantenere la surfata fluida mentre si procede su un

onda lunga che sta rompendo. Per sfruttare al meglio questo tipo di wave

riding, infatti, in questi ultimi 4 anni c’è stato un notevole sviluppo di tavole,

pinne ed anche vele. Quindi vi consiglio vivamente, se volete migliorare e

divertirvi in queste condizioni, di comprare - naturalmente questo consiglio è

solo per chi non lo avesse ancora fatto - delle tavole multifin di nuova

generazione.

Inizialmente bisogna concentrarsi sul non fare curve troppo radicali, ma

seguire una traiettoria che vi permetta di mantenere un’andatura fluida e di

procedere down the line, lasciando che la tavola scorra sull’onda che vi chiude

alle spalle.

Personalmente preferisco un mix tra un’ipostazione down the line e qualche

bella curva in carving secco, che secondo me è la soluzione migliore ed è molto

usata anche dai nostri guru del wave riding new school, vedi Kauli Seadi, Keith

88

Page 91: Funboard 143

Teboul, Levi Siver etc..

Non c’è niente di meglio del surf down the line, la velocità prodotta da questo

riding sull’onda ci è amica perché ci porta a colpire il lip più forte rispetto ad

una normale surfata in condizioni on shore e quindi si è più radicali ed incisivi

sull’onda con facilità. Infatti, in condizioni side off shore si riesce a surfare in

frontside con semplicità, godendosi l’onda molto di più, anche se surfare in

back side potrebbe essere comunque divertente (vedi il capitolo precedente).

Ora la pratica vi aiuterà a capire meglio l’onda ed il suo timing e vi fornirà la

confidenza nei Bottom Turn e l’esperienza nelle curve o nelle manovre sulla

cima dell’onda; ricordatevi che utilizzare il materiale di nuova generazione fa

comunque la differenza in questo tipo di surfing, credetemi, ve lo ripeto

un'altra volta non per farvi spendere dei soldi, il che comunque sarebbe utile

per aiutare questo mercato del windsurf ormai asfittico, ma perché è

nettamente più facile la conduzione di queste nuove tavole nel surfare le onde

in qualsiasi condizione.

Ricordatevi, comunque, che l’elemento chiave è quello di eseguire la

transizione tra una curva e l’altra in modo non brusco e che per fare wave

riding bisogna essere veloci, fluidi e potenti; tutto questo è inoltre legato ad

un’esecuzione nella giusta posizione rispetto all’onda, amalgamando il tutto al

ritmo dell’onda stessa.

Front side, back side, down the line, on shore è tutto divertimento, ma

sicuramente io ho investito una grossa parte della mia vita nella ricerca di

condizioni “down the line” perché è il modo più divertente e spettacolare per

surfare le onde con il windsurf (vedi sequenza fotografica 1 e 2 con i due tipi

di Bottom Turn).

Have Fun! And “LET’S GO SURFING”.

89

Page 92: Funboard 143

90

Page 93: Funboard 143

91

Devo ammettere che, dopo uno splendido inverno

carico di onde, la stagione estiva 2011 in Catalunya è

stata particolarmente scarsa di condizioni wave.

Come di consueto sorge l’amletico dubbio: dove

andiamo a surfare? La voglia di Maui é tanta ma,

sfortunatamente, i vari local e semi local contattati

(grazie Facebook!) mi sconsigliano vivamente il

periodo agostano per provata mancanza di swell.

Avevo giurato di non tornare tanto presto alle

Canarie, ma in estate, se non vai a Mauritius o in

Marocco dove sono le onde? Fuerteventura si

prospetta come la migliore opzione, tanti amici la

caldeggiano per luglio grazie al vento stabile e le

costanti mareggiate.

Deciso! Sto per comprare il biglietto A/R e il ripetuto

invito di Jaume di andarlo a visitare a Pozo mi

martella nella mente. Ero stato a Gran Canaria

durante il mio primo viaggio surfistico nel lontano

Pozo rules, Ricardo Campello e Philip Kostervolano alto durante le riprese di Minds Wide Open.

© John Carter

Matteo Muraro prende la rincorsa per saltare.

La famosa statua dedicataalle sorelle Moreno chesovrasta lo spot di Pozo.© John Carter

Page 94: Funboard 143

1994 con Paolo Migliorini e altri amici. La vela più

piccola che avevamo era la 4.7, partenza dall’acqua

ok, strambata manco a parlarne… praticamente a

livello sportivo era stato un vero disastro di vacanza.

Non ci penso più ed invogliato dall’ospitalità

catalana compro un solo volo di andata per Las

Palmas (GC) e il solo ritorno da Puerto del Rosario

(FV).

Altra indecisione, dato che volare con Ryanair

significa pagare anche l’ossigeno che respiri in

cabina… mi porto solo il Wavecult 92 per godere a

Fuerte e soffrire a Pozo o carico l’Hardcore 84 per

slashare al bunker e fare il sottomarino nell’isola

degli asini?

La bramosia mi fa portare tutto, 4 vele, 3 alberi, un

boma e due tavole. Sia all’andata che al ritorno la

lotta è all’ultimo coltello per un totale di 7 kg di

sovrappeso per le due sacche pagate. Non vale

mantenere sollevata la boardbag, già conoscono il

trucco. Mi invento la manovra del “pesa e ripesa”

dopo l’abracadabra “scompare e riappare” alla

consegna dei bagagli speciali. Funziona, ma non

ditelo in giro!

Tra le due isole ho volato con la compagnia Islas

Canarias: 25 minuti di volo, 30 euro di costo e

nessuno stress né sovrapprezzo per due sacche per

un totale di 47 kili.

Riassunto windsurfistico:

- 4 giorni all’unico spot, Pozo, 4 giorni di vento da

3.3 ed io ho come vela più piccola avevo la Simmer

Icon 4.0 (l’84 quad si è rivelato perfetto per surfare

anche nelle condizioni rafficate sottovento).

- 8 giorni a Fuerte, 2 giorni da 5.0 il resto da 5.4 ed

un buon mix di uscite con entrambe le tavole al

Burro, Punta Blanca, el Cotillo.

- Totale: 12 su 12!

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Matteo surfa nelle condizioni on-shore di Pozo.

© John Carter

Page 95: Funboard 143

CONFRONTO SEMISERIO E QUALCHE SANO CONSIGLIO

Isola

Periodo consigliato

Accompagnato da

Attrezzatura da casa

Noleggio materiale

Trimmaggio materiale

Rotture

Noleggio auto

Localismo

Fidanzata / Moglie

Bellezze naturali

Ci tornerei

FUERTEVENTURA NORD

Maggio - Giugno - Luglio

Compagna e/o amici e/o figli.

5.5 - 5.0 o 4,7 se pesate meno di 70 kg. Tavola da 85 a 95 litri

meglio se wave, le onde spingono davvero.

Si con buoni materiali e ve li potete portare in giro per l’isola.

Vela panciuta, per sfruttare ogni raffica. Strap larghe da

surfata pura.

Facile rompere se osate al Burro e al Cotillo. Ottimi centri

riparazione vele e tavole.

Ottimo e per niente caro.

Sí, attenzione a non rubare le onde a local windsurfer o kiter:

respect!

Ottimo spot el Burro: spiagge bianche con bunker in roccia

naturale per ripararsi. Splendida la spiaggia e carini i negozi

a Corralejo. Belle visite nei dintorni e al sud. In 15 minuti di

traghetto siete a Lanzarote. Yoga e Pilates su

www.azulfit.com.

Desertica desolazione carica di energia positiva. Dune e

vulcani. Tramonti spettacolari.

100% prossimo giugno – luglio 2012, o fuori stagione su

previsione.

GRAN CANARIA - POZO

Giugno - Luglio - Agosto

Amici windsurfisti duri e puri.

3.3 - 3.7 - 4.2 e 4.7 tavola piccola a seconda del peso. Onde

piccole ma surfabili.

Si con ottimi materiali direttamente in loco. Consiglio

vivamente se fate solo una settimana.

Vela cazzata a stecca! Ho aggiunto un buco di prolunga e due

di boma per ogni vela rispetto al mio trimmaggio classico.

Strap più strettine per mantenere il controllo.

Facile rompere se finite dentro la vela dopo una catapulta su

raffica di 45 nodi. Meno se surfate a riva, l’onda adagerà

dolcemente tavola e vela sul bagnasciuga, un attento

teutonico ve le trarrà in salvo. Ottimi centri repair.

Ottimo, se volete rimanere a Pozo non serve l’auto. Dopo 3

giorni o vi sparate o ne noleggiate una per andare a cena fuori

e per fare la spesa al vicino paese chiamato El Vecindario.

Zero, tutti ti aiutano se sei in difficoltà. Meglio non stare nei

paraggi quando Campello molla tutto durante i suoi altissimi

doppi forward.

Ehm, diciamo che Pozo non è molto indicato, né affascinante.

Le attrazioni turistiche sono al sud, Maspalomas e Playa del

Ingles. Di sicuro interesse una visita all’entroterra

montagnoso.

La fantastica architettura di Pozo Izquierdo (sigh). Il bunker

con i ventilatori, la cava di sabbia a poche centinaia di metri.

L’interno dell’isola e le dune di Maspalomas meritano davvero.

Forse!

93

Relax time al nord di Fuerteventura, vento leggero e ottime onde da surfare.

Page 96: Funboard 143

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Gli spot al nord di Fuerteventura sono ideali per gli amanti dellesurfate, mentre Pozo è lo spot per i saltatori accaniti.

ULTIME CONSIDERAZIONIQuanto scritto sopra è frutto delle mie esperienze

personali di pochi giorni di vacanza. Ultimamente

prediligo onde e vento giusto con bei panorami

rispetto al vento forte a tutti i costi.

Se non siete veramente allenati e assatanati Pozo

non fa per voi. Ho visto troppa gente (tanti italiani)

che durante l’anno vanno solo con la 6.2 rompersi

legamenti e caviglie perché si scatenano al primo

bordo con la 3.7 e 40 nodi. Chissà perchè poi tornano

a casa felici con il gesso come trofeo invece di una

buona foto di un Aerial. Forse in questo caso meglio

optare per Tenerife, dove al Cabezo è sovente da 4.5

side-on con onde vere sul metro e mezzo. Insomma

condizioni più “umane”. Per alloggiare potete

scegliere di rimanere a Pozo o cercare qualche

location più accogliente al sud dell’isola.

Fuerte sposa i vostri bisogni se cercate relax (vento

prevalentemente al pomeriggio) e prediligete la

surfata al salto. Nei giorni senza vento al Nord potete

fare una capatina allo spot meridionale di Sotavento

dove regna il Freestyle e l’acqua piatta.

Un discorso a parte merita per le specialità culinarie

Majoreras (di Fuerte) che sono veramente squisite,

specialmente la carne, di tutti i tipi. Consiglio di

provare qualunque ristorante di Villaverde (Al Horno

– Casa Marcos – Mahoh – Casa Vieja), e magari

comprare anche il formaggio alla cooperativa

Guriamen di Villaverde. Per dormire mi sono trovato

molto bene al Mahoh e a Casa Vieja, molte sono

comunque le opportunità di alloggio nel vicino paese

di Lajares.

Un saluto e alla prossima.

Matteo

Un ringraziamento a: RRD, AL360, www.drwind.com.br,

www.hidi.it, Crema Sport Padova.

© John Carter

Matteo Muraro in Forward a Pozo.

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