Funboard 143
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Disponibile in : 90 - 98 - 105 - 114 - 122 - 129 Lts
Nella stagione 2012 Finian Maynard utilizzerà la nuova gamma X-Fire LTD V4 con l’esclusivo sistema “Toro Tail”.RRD X-Fire V4
“ L’ e f f i c i e n z a g e n e r a l a p e r f o r m a n c e ”
Particolare del “Toro Tail”
PROGRAMMA: Speed slalom
RRD ha sviluppato la gamma di tavole slalom più eccitante e mirata alla pura performance che sia mai stata lanciata sul mercato. Le nuove tavole X-Fire LTD V4 rappresentano un nuovo standard per la disciplina dello slalom grazie all’introduzione della “poppa TT” (Toro Tail), la prossima generazione del design che detterà presto la sua legge sui più importanti campi di regata. Il lavoro di sviluppo completo e meticoloso del team RRD ha portato alla produzione di 5 nuovi shape che diventeranno il riferimento del mercato nel 2012. Vi basterà dare una semplice occhiata a queste macchine da
regata per essere concordare con noi!
www.robertoriccidesigns.com · info@robertoriccidesigns.com
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ANNO XVII - NUMERO 143DICEMBRE/GENNAIO 2012
DIRETTORE RESPONSABILECristiano Zanni • cristiano@jmag.it
REDATTORE CAPOFabio Calò • fabio@hipow.com
ART DIRECTORGianpaolo Ragno • ragno@hipow.com
GRAFICA E DTPCarlo Alfieri • carloa@hipow.com
IN REDAZIONEMarco Melloni • marcom@hipow.com
FOTOGRAFO SENIORRaffaello Bastiani • raffaellob@hipow.com
INOLTRE HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO
testi: Fabrice Beaux, Brawzinho, Fabio Calò, Claudio Cazzara, Valentina
Crugnola, Sylvain Demercastel, Simone Grezzi, Federico Infantino, Philip
Koster, Francesco Orsi, Andrea Mariotti, Sergio Minoni, Matteo Muraro,
Andre Paskowski, Mattia Pedrani, Andrea Polloni, Kevin Pritchard,
Marco Revel, Nicola Spadea, Jacopo Testa.
immagini: Francis Brewer, John Carter, Claudio Cazzara, E. De Cruz,
Sylvain Demercastel, FotoFiore, Adele Frola, Maxime Houyvet, Francesco
Orsi, Valerio Pedrani, Kevin Pritchard, Demtrio Righetti, Michael
Sumereder, Benjamin Thouard, Felice Zompanti.
EDITORE E PUBBLICITÀ Johnsons Media srlvia Valparaiso 4 - 20144 Milano - tel +39.02.43990087fax +39.02.48022901 - info@hipow.com - www.johnsonsmedia.it
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SERVIZI GENERALILuisa Pagano • luisap@hipow.com
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Funboard è una testata della casa editrice
JOHNSONS MEDIA, che pubblica anche
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6:00AM (skateboard), GirLand (femminile),
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STAMPAAlfaprint - via Bellini 24 Busto Arsizio (VA)
>ECCETERA
La cover di questo mese è dedicata a SylvainDemercastel, uno scatto preso dal suo ultimoviaggio in Sud America di cui potrete leggere ilreport tra qualche pagina.
RIDER Sylvain Demercastel
LOCATION Perù, Sud America
FOTO E.De Cruz
MAUI TIME. A volte, durante il nostro percorso di vita, accadono
delle cose, non necessariamente positive, ma che influenzano le
nostre scelte future, aprendoci nuove strade e facendoci
incontrare nuove persone. Nel mese di ottobre e novembre, insieme a un gruppo di amici, ho avuto
la fortuna di condividere una delle esperienze più belle della mia vita, un viaggio a Maui. Quante volte
avevo sentito la frase: “Non sei ancora stato a Maui?!? Ci devi andare!”. Solo ora posso comprendere
in pieno quanta verità si nascondeva dietro quella semplice affermazione. Il nostro Maui Time è stato
magico, e non parlo solo delle condizioni di onda e vento che abbiamo trovato (ragazzi… 100% di
giorni con vento e onde dal metro e mezzo ai 5, con una netta maggioranza di giornate
“impegnative”!!!), ma anche delle amicizie strette, delle esperienze vissute e condivise con loro e per
le persone che ho avuto la fortuna di poter intervistare, di cui potrete leggere dal prossimo numero
di Funboard. Maui è stato semplicemente Maui, come speravo che fosse, esattamente come le foto e
i video me lo avevano sempre mostrato fin da quando ero piccolo, ma la realtà questa volta ha
superato la fantasia! Se vi posso dare un consiglio, se non lo avete ancora fatto, almeno una volta a
Maui dovete andare!
… E poi… beh forse vedendo la foto di
questo editoriale avrete già capito che il
vostro capo-redattore, mentre si trovava
a Maui, è convolato a nozze! Il 5 novembre
abbiamo celebrato la cerimonia in
spiaggia a Paia, in una giornata di vento
e onda in cui sono anche riuscito a fare
una bella uscita a Hookipa prima di
pronunciare il fatidico “Yes, I do”.
Mahalo a tutti gli amici con cui abbiamo
condiviso questo viaggio.
Buon Natale a tutti i lettori e collaboratori
di Funboard. Dedicato a Luca e Matteo.
ALOHA
Have fun!
Fabio I-720ALOHA
Enjoyous sharing of life energy at the
present moment!
Oltre ad essere un saluto ALOHA significa:
condivisione gioiosa dell’energia vitale
nel momento presente.
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Jacqueline&Fabio.© Kevin Pritchard
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Nata dall’incessante programma di ricerca e sviluppo e dall’innovazione del
NeilPryde Design Center. Realizzata con la collaborazione dei top pro rider di casa
Neil Pryde, le EVOIV si sono evolute in vele ancora più veloci e performanti, con
longevità migliorata. La curva dell’albero è stata ribilanciata per creare la massima
armonia tra stabilità del profilo e twist, per ottenere la massima performance.
Il sistema Integrated CompactClew crea un profilo continuo, che conferisce
maggiore stabilità sia alla vela che alla penna, tenendo ben in posizione la bugna
per ampliare al massimo il range di utilizzo. Costruzione con tasche d’albero
composite e finestra integrata nella tasca. La costruzione della tasca d’albero è
stata realizzata con materiale a bassa resistenza nella zona dei camber, per
facilitare la rotazione. Questo materiale è stato rinforzato con l’utilizzo di Kevlar,
soprattutto nella zona superiore della tasca, in modo da ridurre il peso in rotazione
e favorire il twist progressivo. Queste sono vele Racing Pro di nuova generazione.
Le metrature dalla 5.8 alla 7.8 presentano un High Aspect Ratio, con boma più lungo
per un maggior equilibrio anche in uscita dalle boe.
Progressive Leech Twist:con maggiore rilascio della turbolenza nella zona inferiore
della vela, per un maggiore controllo e velocità di punta.
Misure da Formula:dalla 10.0 alla12.0 realizzate partendo dalle EVO III, con ulteriori
finiture dei dettagli.
Nuove misure più piccole: 5.8 E 6.4: sono le 2 misure più piccole per coprire al
meglio tutte le condizioni di vento.
Bugna compatta integrata: il nuovo sistema di bugna NeilPryde Intergrated
Compact Clew elimina l’utilizzo dei cutout, e collega la zona inferiore della balumina
con la penna, chiudendo il profilo dietro la bugna. Il risultato è un controllo
migliore, stabilità e range di vento.
Sistema di chiusura: una volta installato il nuovo sistema di bugna, bisogna poi
risolvere degli altri problemi di design. Uno degli obiettivi principali era far sì che
la vela si aprisse in un certo momento in una posizione esatta. Dopo aver
sperimentato parecchio, Robert Stroy, sail disegner di Neil Pryde, ha deciso di
utilizzare una chiusura metallica, realizzata appositamente per essere
completamente stabile e immobile quando chiusa. È stato scelto questo sistema
per la sua semplicità, durata, resistenza, profilo basso ma soprattutto un per
perfetto allineamento ogni volta che viene chiuso.
Antoine Albeau: “La nuova EVO IV è la reinvenzione delle vecchie Evo, su cui Micah e
Peter hanno lavorato a lungo e sono rimasti davvero contenti del risultato! Le vele
sono ancora più leggere, con una maggiore velocità di punta e controllo con vento
forte, spunto in uscita dalla strambata, per poi guadagnare sempre più distanza dai
tuoi rivali. Non vedo l’ora di gareggiare in Vietnam per vedere come andrà!”.
BREAKING NEWS NEIL PRYDE: Saranno disponibili a partire da gennaio 2012 le nuove
RAICING EVO IV usate da Albeau, Buzianis e Co. Per chi vuole essere fra i primi ad
avere queste vele, consigliamo di prenotare subito le misure desiderate presso il
negozio di fiducia, in quanto verranno prodotte in quantità limitata!
SIZE LUFF BOOM BASE BATTENS CAMS IDEAL MAST TOP FINISHING
5.5 399 180 30/0 7 3 370/400 Fixed Head
6.2 423 190 24 7 3 400 Fixed Head
7.0 448 200 18 7 3 430 Fixed Head
7.8 469 210 14 7 3 460 Fixed Head
8.6 494 223 4 7 3 490 Fixed Head
9.5 520 233 30 7 3 490 Fixed Head
NEIL PRYDE RS:RACING EVOIV
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Lo scorso anno i team rider North Sails hanno dato la seguente motivazione
riguardo alla Warp: “Non abbiamo davvero la minima idea su cosa si possa
migliorare per l’anno prossimo, in quanto la vela tra le mani è già leggerissima e
ha un controllo eccezionale!”. Davvero un ottimo feedback per Kai Hopf e il suo team
di R&D, ma che comunque non si è voluto accontentare per il 2012 alzando
ulteriormente il livello. Prendendo in considerazione le regolazioni fatte negli ultimi
anni, tra cui un moderato Autaway.Clew, il sistema Instant.Rotation e il nuovo
Mini.Protector, Kai Hopf ha deciso di muoversi in questo modo per la prossima
stagione:
Incremento della profondità del profilo nel bordo di ingresso. Rotazione dei
camber facilitata, maggior esplosività con vento leggero grazie all’incremento di
profilo, senza minimamente intaccare il controllo con vento forte, grazie al centro
di potenza leggermente più avanzato.
BALANCED.PROFILE.DISTRIBUTION. L’ultimo sviluppo e tendenza nelle vele Race è un
profilo davvero molto profondo nella parte inferiore della vela, combinato con
un’area piattissima e ad alta tensione nella zona superiore e della penna. Questa
distribuzione del profilo però è molto sbilanciata. Kai ha lavorato tantissimo per
riuscire a ribilanciare lo shape complessivo del profilo, incrementandolo non solo
alla base, ma anche nella zona intermedia della vela. Il profilo risultante è molto più
armonioso e morbido, piuttosto che sembrare due vele cucite insieme in qualche
modo. Così facendo, la vela genera maggiore spinta con vento leggero e
accelerazione in uscita dalle strambate. Come se non bastasse, poi, la
BALANCED.PROFILE.DISTRIBUTION comporta anche un aumento di sensazione di
leggerezza tra le mani.
Gonzalo Costa Hoevel e Peter Slate dopo aver testato i prototipi finali: “Oggi abbiamo
testato la nuova 8.6 contro la mia 9.3 dello scorso anno e ho scoperto di avere la
stessa esatta potenza ed accelerazione con vento leggero della 9.3, ma con la
maneggevolezza e controllo di una 8.6! Ed è così per tutte le misure. A parte
l’accelerazione fulminea, ci sono svariati altri highlight. Essendo il primo a planare,
raggiungi prima la tua velocità di punta e, avendo anche un ottimo controllo anche
con vento forte, significa che abbiamo raggiunto in pieno l’obiettivo del team
NorthSails R&D. Siamo fermamente convinti che la nuova WARP F2012 sarà ancora
una volta la vela da battere nel racing PWA.”
SIZE:
5,2 5,7 6,3 7,0 7,8 8,6 9,4 10,0 11,0 12,0
BOOM MAX (cm):
178 192 199 211 225 234 240 tbc tbc tbc
LUFF MAX (cm):
412 432 456 476 502 520 538 tbc tbc tbc
BATTENS:
7 7 7 7 7 7 7 tbc tbc tbc
CAMBER:
4 4 4 4 4 4 4 tbc tbc tbc
WEIGHT (kg):
4,8 5,0 5,2 5,6 6,0 6,3 6,6 tbc tbc tbc
IMCS:
18-20 21-19 20-22 24-26 28-25 27-29 32-28 tbc tbc tbc
MAST: BEST/ALTERNATIVE LENGTH (cm):
400 430/400 430 460 490/460 490 520/490 tbc tbc tbc
BEST/ALTERNATIVE MAST GEOMETRY:
SDM/--SDM/-- SDM/-- SDM/-- SDM/-- SDM/-- SDM/-- SDM/-- SDM/-- SDM/--
NORTH SAILS WARP F2012
REFLEX SYSTEM. Il Reflex System isola la tensione della stecca superiore più avanti nel
profilo della vela, per lasciare una minore pressione sulla penna. Questo sistema
permette quindi alla penna di twistare con maggiore efficacia, mentre la parte
anteriore della vela resta più stabile e con un profilo fissato in posizione, risultando
nella massima velocità di punta, sfruttando un range di vento prima inaccessibile. Il
sistema di tensione del Reflex Batten permette di ridistribuire la tensione
superficiale della stecca su tutta la lunghezza anzichè esclusivamente all’estremità.
Così facendo, la tensione della penna è regolabile indipendentemente dal profilo
interno della vela. Regolando specificatamente la tensione della stecca sul perimetro
del profilo, la penna riesce a twistare in maniera più efficiente, anche sotto carichi
notevoli. Il baricentro della vela rimane invariato e in posizione avanzata, invece di
spostarsi più verso il retro per l’arrotondamento della stecca sotto sforzo.
UNA VELA NORMALE. Con vento leggero, il profilo più profondo si posiziona
automaticamente in avanti. Con l’aumentare del vento, il centro di potenza si
sposterà sempre più verso poppa. Questo implica che ci sia maggior pressione
sulla mano posteriore e anche sul piede posteriore, risultando in mancanza di
controllo e diminuzione della velocità.
IL REFLEX SYSTEM. Impedisce che la potenza si sposti verso il retro del profilo,
permettendo alla penna di sventare più liberamente grazie alle regolazioni minime
dei Reflex Tensioners. Il rider così riesce ad accelerare anche in raffica senza la
minima perdita di controllo.
XL CAM
XL PERFORMANCE. Sviluppata per massimizzare la stabilità e per aumentare la
tensione dei camber, distribuendola uniformemente su tutta la superficie della
vela. La rotazione delle stecche è stata migliorata aumentando la leva del camber
più lungo. L’usura sull’albero è stata ridotta con l’utilizzo di 8 roller.
ENIGMA PERFORMANCE. La filosofia racing della Severne si basa sull’utilizzo dei
materiali più all’avanguardia e affidabili in commercio, in modo che il risultato
finale sia una vela che funziona alla perfezione. Le nuove serie di alberi e boma
Enigma sono state sviluppate di pari passo alle vele, in modo da assicurare la
massima integrità strutturale necessaria al rig per ottenere il massimo flex e
performance. Questi sono tutti i componenti esatti che hanno permesso a Bjoern di
vincere il suo ultimo titolo mondiale.
Ben Severne: Il nostro sistema unico e brevettato Severne Reflex ridefinisce le
dinamiche delle tecnologie delle stecche. La tensione superficiale maggiore resta
fissata nella zona anteriore del profilo, mentre la tensione della penna è regolabile
in maniera indipendente, potendo flettere e twistare senza il minimo problema
sotto carico. La posizione del profilo quindi resta immobile, massimizzando la
velocità e l’accelerazione, coprendo un range di vento senza precedenti.
SIZE LUFF BOOM HEAD WEIGHT BATTENS CAMS REC. MAST IMCS COM. MAST
5.1 403 180 Fixed TBA 7 4 ENIGMA 400 19 SEVERNE 370
5.6 408 185 Fixed TBA 8 4 ENIGMA 400 19 -
6.2 433 200 Fixed TBA 8 4 ENIGMA 430 21 SEVERNE 400
7.0 463 207 Fixed TBA 8 4 ENIGMA 430 21 SEVERNE 460
7.8 484 218 Fixed TBA 8 4 ENIGMA 460 25 -
8.6 502 228 Fixed TBA 8 5 ENIGMA 490 29 -
9.2 518 238 Fixed TBA 8 5 ENIGMA 490 29 -
9.6 522 242 Fixed TBA 8 5 ENIGMA 490 29 -
10.7 562 258 Fixed TBA 8 5 ENIGMA 550 34 SEVERNE 530
12.0 584 276 Fixed TBA 8 5 ENIGMA 550 34 -
SEVERNE REFLEX III
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CONTAINS:
+ GIMMICKS
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The new version of the Superstyle sail has arrived to the 4th generation. The ambition of this years’s version was to create a more stable profile with the addition of low end power on all sizes, keeping manouverability and control through a lighter weight. The result is a greater feel of power and lightweight, that helps imoproving your planning capability as well the potential of learning new manouvers.
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Model Boom (cms) Luff (cms) Battens Recom. Boom Recom. Mast Head
SuperStyle 3.3 T.B.C. T.B.C. 5 T.B.C. T.B.C. T.B.C.
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SuperStyle 4.2 158 385 5 Super Style 145-205 Vogue C75 370 Adjust.
Super Style 4.5 159 402 5 Super Style 145-205 Vogue C75 370 Adjust.
Super Style 4.7 163 410 5 Super Style 145-205 Vogue C75 400 Adjust.
Super Style 5.0 167 415 5 Super Style 145-205 Vogue C75 400 Fixed
SuperStyle 5.2 170 420 5 Super Style 145-205 Vogue C75 400 Fixed
Super Style 5.7 178 438 5 Super Style 145-205 Vogue C75 430 Fixed
Super Style 6.2 185 457 5 Super Style 160-220 Vogue C75 460 Fixed
La Combat Tour è la vela perfetta per tutti quei rider alla ricerca della massima
durabilità e versatilità estrema, dando il massimo in ogni condizione conosciuta. La
finestra cristallina della Tour migliora sensibilmente la visibilità, permettendo al
rider di posizionarsi al meglio sull’onda, e per controllare meglio i rivali. La
costruzione ArmourWeb garantisce la massima longevità, con una finestra in
Monofilm per la massima visibilità. La curva progressiva e moderata dell’albero,
assieme al profilo potente la rende estremamente versatile. Il Low Aspect Ratio
mantiene la potenza nella zona inferiore della vela, per garantire il massimo
controllo. La curva d’albero progressiva rende la vela ampiamente regolabile, per
esaltarne al massimo la versatilità. La lunghezza del boma è sempre piuttosto
contenuta, ma con buona potenza, sia con tensione minima e massima.
La Combat Tour è stata realizzata per dare la perfetta combinazione tra durata e
visibilità. È stata costruita con tessuto ArmourWeb a prova di bomba, e una finestra
in monofilm per massima visibilità durante le competizioni. Ricardo Campello: “La
Combat è facilmente regolabile per performare al massimo in ogni condizione, da
onshore a side-shore. Il TeamPryde aveva bisogno di una versione ancora più estrema e competitiva di questa vela, per sfruttarne al massimo le caratteristiche. È stata
quindi ampliata la finestra centrale per migliorare la visibilità nelle onde e permettere di tener d’occhio i propri rivali. La Combat Tour è ora pronta per qualsiasi gara di
coppa del mondo, in qualsiasi condizione.”
NEW: NEIL PRYDE COMBAT TOUR
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Minds Wide Open DVD. È disponibile dai primi di dicembre in tutti i migliori surf shop il nuovo film Minds Wide Open di
Andre Paskowski con Marcilio Browne, Ricardo Campello, Victor Fernandez, Philip Koster e Kauli Seadi (notare bene che
sono 6 Campioni del Mondo). Questo dvd non può mancare nella vostra videoteca, se Four Dimensions vi era piaciuto,
questo progetto è lo step successivo. Immagini uniche dal livello tecnico e qualitativo assoluto, una colonna sonora da
pelle d’oca (specialmente l’introduzione della prima parte), spot con condizioni epiche come l’Indonesia, Cabo Verde,
Egitto, Maui e anche il nostro Lago di Garda. Durante l’anno vi abbiamo proposto diversi articoli del “making of” di Minds
Wide Open, anche in questo numero, è giunta l’ora quindi di vedere con i vostri occhi il risultato di due anni di lavoro di
Andre Paskowski! Buona visione. www.mindswideopenmovie.com.
Wood Extension by AL360.Finalmente è arrivata, dopo svariati mesi di test la nuova prolunga Wood
di AL360 è disponibile nei Surf Shop. I primi possessori di questo gioiellino si dicono estremamente
soddisfatti. Presto vi proporremo i nostri test in esclusiva di questo nuovo prodotto.
Ricardo Campello. © John Carter
I REGALI DI NATALE CONSIGLIATI DA FUNBOARD
Il SurfSegnana, noto network multi-sportivo di Torbole sul Lago di Garda, ha archiviato
l’ennesima stagione ricca di successi e soddisfazioni. Il numero di principianti che provano
per la prima volta il windsurf sul Garda continua ad aumentare, grazie anche all’evoluzione
dei materiali ormai diventati estremamente leggeri e perforanti, e il SurfSegnana con le
attrezzature North Sails e Fanatic riesce a soddisfare le esigenze sia dei neofiti e sia di coloro
che in windsurf ci vanno già da anni e vogliono tavole veloci e vele stabili. Il SurfSegnana è il
punto di riferimento per chi vuole fare windsurf a Torbole grazie anche alla location ideale
adatta alle famiglie ma anche ai surfisti radicali. Positiva e in continua crescita anche il
numero di corsi effettuati giornalmente e questo dimostra ancora una volta la professionalità
e serietà degli istruttori del SurfSegnana, senza dimenticare una buona dose di simpatia per
rendere l’esperienza del windsurf divertente ma nella più completa sicurezza. Una grande
scuola è resa tale anche dal supporto dei suoi sponsor e il SurfSegnana ringrazia: la Volvo
per le macchine messe a disposizione dello staff e dei clienti per i test drive; Brunotti per
l’abbigliamento casual; Smith per avere protetto gli occhi degli istruttori dalla lunga
esposizione al sole dell’estate gardesana; Fanatic e North Sails per le attrezzature tecniche;
SurfPlanet, surf shop di Torbole, dove i clienti del SurfSegnana posso trovare delle interessanti agevolazioni; ITAS assicurazioni. L’ufficio rimarrà aperto anche durante
tutto l’inverno, potrete quindi contattare la segreteria per prenotare la vostra vacanza per la prossima stagione e continuerà anche il servizio di spedizione del libro e del
dvd SurfSegnana a domicilio, piacevole regalo, anche per natale, per non dimenticarsi quello che avete imparato durante il corso!!! Sia il libro che il dvd lo potete
comodamente ordinare on line sul sito www.surfsegnana.it con un pagamento veloce e sicuro tramite pos. Contattate la segreteria SurfSegnana per ogni informazione
su queste iniziative o per saperne di più sui convenientissimi pacchetti tutto compreso “Blue Week” e “Week End” a partire rispettivamente da soli 299 Euro e 169 Euro.
INFO: SurfSegnana – Foci del Sarca – 38069 Torbole sul Garda (TN). Tel. 0464-505963. Web: www.surfsegnana.it - e-mail: info@surfsegnana.it
SURFSEGNANA VI ASPETTA PER LA STAGIONE 2012
Albisola (Savona), 15-16 ottobre. Seconda tappa delle quattro previste dal calendario AICW per il circuito nazionale
Coppa Italia. Anche in questa occasione la Lega Navale di Albisola ha dimostrato grandi capacità organizzative
regalando a tutti i competitor due giorni molto intensi di regate, complice anche una fredda tramontana che per
due giorni non ha mai smesso di soffiare, raggiungendo punte di 35 kts permettendo cosi di svolgere ben 4 tabelloni.
Il tutto era chiaramente contornato da bandiere, musica e cibo, in un contesto allegro e spensierato, non sembrava
neanche una gara importante eppure in acqua cera chi si dava battaglia per un titolo nazionale, e la cosa incredibile
è che fra un tabellone e l’altro il comitato di regata ha trovato anche il tempo di dare le partenze per la classe Free
12 e della regata amatoriale. Sulla linea di partenza non potevano mancare i grandi nomi della disciplina nazionale
come Marco Begalli, Giorgio Giorgi, Andrea Ferrin, Malte Reuscher, Luigi Romano e chiaramente il buon Matteo
Iacchino che oltre ad essere il padrone di casa è anche il campione incarica del 2010.
Sabato 15 ottobre. La prima giornata di regata, inizia con il classico check in degli atleti, seguito dallo skipper’s
meeting nel quale veniva illustrato un percorso a scendere composto da 4 boe, e le procedure di partenza. Alle 10:30
circa si da il via alle danze, buona parte dei partecipanti è scesa in acqua con vele di circa 7.8 m vista l’irregolarità
del vento sulla linea di partenza, è stato però subito chiaro che la scelta poteva diventare sbagliata perchè a metà
percorso il vento era molto più forte. Si arriva velocemente alla prima finale, che vede Iacchino dominare nelle acque
di casa seguito da Andrea Ferrin e Malte, grande piazzamento anche per Romano che si impone davanti a Begalli.
Terminata la prima prova si rientra tutti a terra per il secondo tabellone, tutti noi ne approfittiamo per rintegrare
le energie perse e soprattutto per cambiare vela e passare a una più piccola. Nel frattempo il comitato di regata
non ha perso tempo e approfitta della pausa per dare le partenze alla classe free 12. Il secondo tabellone è la copia
del primo e vede ancora una volta il buon Iacchino in testa alla classifica.
Domenica 16 ottobre. Alle 8:00 tutti in spiaggia a preparare le attrezzature, il vento sembra essere calato
leggermente ma con una intensità che si aggira sempre sui 25 kts. Questa volta la prima prova di giornata vede
Marco Begalli vincitore, seguito da Malte, mentre Iacchino conclude solo 3°. Come il giorno precedente, il comitato
opta per una pausa fra la prima e seconda prova, durante la quale viene dato il via alla regata per gli amatori. Si
riparte poi con la seconda prova giornaliera, batteria dopo batteria si arriva quindi alla quarta e ultima finale, l’aria
è un po’ tirata tanto che al via vengono squalificati per partenza anticipata il sottoscritto (Max Brunetti) e Marco
Begalli. Si ripetono quindi le procedure e questa volta Iacchino non perde tempo e vince anche questa volta
confermandosi con tre primi e un terzo il campione di tappa.
Si conclude quindi la seconda tappa della Coppa Italia, con Matteo Iacchino (JP, Gaastra) vincitore , e per la classe
Free 12: 1° Alexis Bruno, 2° Mencarelli Flavio, 3° Inzillo Andrea.
Classifica Finale Italia Slalom Tour Albisola
1) Matteo Iachino
2) Malte Reuscher
3) Andrea Ferin
4) Marco Begalli
5) Luigi Romano
Seguono altri 22 concorrenti.
ITALIAN SLALOM TOUR BY MAX BRUNETTI
Spaga con Surfplanet e Fanatic. Per il 2012, Simone Spagarino, rider torinese che già da parecchi anni milita in casa
North Sails, annuncia il passaggio in Fanatic.
Questa nuova collaborazione avviene dopo un
anno passato con Tabou. L'entrata nel team
Fanatic è stata possibile grazie alla nuova
collaborazione che Simone ha iniziato già lo
scorso anno con Surfplanet di Torbole. La quale
proseguirà anche nel 2012, quindi se avete
consigli da chiedere o materiale North e Fanatic
da provare chiamate Surfplanet, vi diranno in
che spot potrete trovare quel giramondo di
Simone, lui sarà sicuramente felice di aiutarvi!
Per quest'anno sarà equipaggiato con le
nuovissime North Hero per il wave e con le Duke
per i laghi, per le tavole invece Simone si
affiderà ai nuovi Quad e Skate, tutti Team Edition.
Spaga ringrazia i suoi sponsor Fanatic e North Sails, ma soprattutto Alberto e Chiara di Surfplanet
(www.surfplanet.it) per tutto il supporto che gli danno!
LOCAL NEWS
Simone Spagarino alla Coudoulliere (Tolone, Francia).
Alberto Menegatti a Gallipoli. © Roberto Vuilleumier
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Per inseguire il sogno di vento, sole, onde tutto l’anno infatti alcuni si concedono il
lusso di svernare nell’altro emisfero, altri decidono di emigrare verso paesi esotici
in cerca di una nuova vita lontana dai ritmi europei, altri ancora - come me -
decidono semplicemente di mollare un dottorato di ricerca in Austria per andare
finalmente a vivere sull’oceano, in Portogallo.
Il tutto, come accade molto spesso in realtà, è nato per caso: da un invito da parte
di un professore dell’università di Lisbona. Mi proponeva di condurre parte della mia
ricerca presso il suo dipartimento ed io, ovviamente, non me lo sono fatto dire due
volte. Nel giro di due mesi ero già sbarcato in terra portoghese insieme al mio
collega di dottorato, surfista pure lui, pronto per la mia nuova vita sul bordo
dell’oceano. Subito mi sono trovato una bella casetta a Estoril, fuori dal casino di
Lisbona ma comunque molto vicina alla città e in posizione ottimale soprattutto per
raggiungere i migliori spot di windsurf e surf della zona. Ho scoperto in fretta così
un paese fantastico e una nuova dimensione di vita in cui conciliare windsurf, studio,
lavoro non era più un obiettivo tanto off-limits.
Al mio arrivo, in novembre, ho trovato sole, onde e una popolazione surfistica da far
invidia alla California. Non sarebbe potuto esserci un benvenuto migliore per me. Sì,
è vero c’è voluto un po’ di tempo prima di trovare la giornata adatta per entrare in
acqua in windsurf ma l’attesa, colmata da innumerevoli uscite in surf, non è stata
per niente pesante.
Questa è forse stata la prima “rivelazione” portoghese: in un posto dove comunque
sia è possibile vivere il mare ogni giorno sotto forma diversa, chi ha bisogno di
diventare matto per riuscire a farsi una planata in windsurf a tutti i costi?
La cosa bella è che il Portogallo offre condizioni per praticare diversi sport acquatici
quasi in ogni giorno dell’anno. La quantità di gente che pratica sport d’acqua è
altissima infatti: il surf la fa da padrone, al punto d’essere considerato il secondo
sport nazionale - dopo il calcio ovviamente - ma anche windsurf, Sup, kiteboard,
kayak-surfing, bodyboard, skimboard e vela sono molto in voga. Di solito siamo
portati a guardare a questi come a compartimenti stagni senza realizzare invece che
sono solo differenti modi per seguire la stessa passione: fondersi fra gli elementi e
diventare un tutt’uno con l’acqua, il vento, le onde, e con l’oceano intero forse.
Il Portogallo, è vero, è un luogo speciale che ispira a seguire la strada del waterman,
ma anche da noi, nei nostri spot più familiari possiamo sempre trovare un modo per
vivere più intensamente il nostro rapporto col mare, al di là degli schemi rigidi
dettati dalle differenze di strumenti che utilizziamo e di sport che pratichiamo.
L’altra “rivelazione” che si ha arrivando qui in Portogallo è che esistono infiniti stili
di vita al mondo, la questione è solo scegliere quello che più ci affascina e trovare il
modo per portarlo avanti. Qui sembra che molte persone ci siano riuscite, o almeno
ci provino: non riesco a pensare a un’altra grande città europea dove si veda tanta
gente uscire dall’ufficio un’oretta per andare a surfare un po’ di onde come a
Lisbona. Il bello dell’oceano per il lavoratore 9-to-5 è che finalmente fare un po’ di
waveriding non è più sinonimo di chilometri e chilometri in auto durante il weekend
ma diventa un’attività conciliabile con la vita di tutti i giorni.
E che dire dell’estate? Quando verso le sei la gente esce dall’ufficio e si fionda al
Guincho per spararsi le più belle due ore della giornata con una session in wave
interrotta solo dal calare dell’oscurità? Per me è una sensazione incredibile. Stop.
L’estate, dicevamo: è sicuramente il periodo più bello per i windsurfisti in Portogallo.
Il plusvalore per noi “mediterranei” è che la quantità di swell che colpiscono le coste
Franz in action a Carcavelos, a pochi chilometri dal centro di Lisbona.
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In wave fino al tramonto: una tipica scena di windsurf in Portogallo.
Una visione invernale del Guincho, la “cattedrale” del windsurf portoghese. Scene di mare invernale nella zona di Lisbona.
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portoghesi è ottima anche in estate e le giornate di piatta completa sono rare. Con
questi presupposti trovare il modo di farsi una bella uscita in wave o in surf non mai
è difficile.
A questo si aggiunga il fatto che in estate, per effetto di alcune grosse differenze di
pressione fra il freddo golfo di Biscaglia e la rovente Andalusia si genera un regime
di venti settentrionali, chiamato Nortada, che può arrivare a soffiare oltre i quaranta
nodi, ed il gioco è fatto.
Per me, abituato alle calme estati in Liguria, questa combinazione di vento e onde, è
stata una sorpresa più che gradita e un’occasione di affinare la mia tecnica in wave
che non mi sono lasciato scappare - anche se devo purtroppo ammettere che avrei
barattato volentieri qualche buona uscita in wave con le innumerevoli giornate spese
appresso alle competizioni di slalom in Portogallo e in Italia.
Comunque sia la mia stagione agonistica in slalom è stata più che soddisfacente e
c’è stato anche tanto da divertirsi. Partecipare al circuito portoghese è stata una
buona occasione per me per conoscere i vari spot del paese, per stingere tante
amicizie importanti e per entrare a contatto con il mondo del windsurf agonistico
locale che ho trovato sano, fresco e vitale. Questa è stata l’ennesima epifania
portoghese: comprendere come agonismo, fair play e rilassatezza possano andare
d’accordo gli uni con gli altri.
Alla fine di una stagione di competizioni intensa, fatta di scontri duri ma leali, con
regate organizzate in spot da sogno, con vento spesso forte, campi di regata a pochi
metri da riva, prove su prove fino al tramonto e feste fino al mattino a volte, sono
riuscito a strappare quello che considero il mio risultato migliore di sempre. Un
terzo posto stagionale nel circuito nazionale slalom giocato sempre sul filo di lama,
fino all’ultima prova dell’ultimo evento stagionale con il primo e il secondo
classificato: Miguel Martinho, già campione del mondo Formula pesi leggeri e Pedro
Soares, campione europeo master in carica. Sono stati avversari fieri e corretti, con
cui ho avuto l’onore e la gioia di confrontarmi: a loro il plauso di avermi reiniettato
la voglia di vincere e rinnovata passione per lo slalom.
Che dire? alla fine di tutto questo racconto forse vi sembrerà che la mia visione del
Portogallo sia tutta rose e fiori, troppo viziata da un punto di vista che meno obiettivo
non avrebbe potuto essere. Ammetto con assoluta onestà che non è sempre tutto
così bello e affascinante nemmeno qui, che spesso mi capita di pensare a quanto
duro e inospitale in fondo sia questo oceano per un windsurfista abituato al calmo
e rassicurante Mediterraneo ma tant’è. Per quanto rabbioso e inospitale possa
essere l’oceano qui, il surfista come di fronte al sublime ne rimane rapito.
Non so. C’è qualcosa qui che dona a tutto un sapore diverso: forse quel senso di
impotenza rispetto alla forza spropositata della natura che esige il massimo rispetto
e nozione dei propri limiti, forse il contrasto fra la bellezza del paesaggio e la
brutalità delle leggi che lo regolano, sempre immutabili, costanti come le maree per
noi inconcepibili, le mareggiate fuori misura, i venti che non sembrano volersi
placare a volte.
Sarà tutto questo insieme forse, ma qui sembra a volte che si apprezzi di più anche
il senso di divenire continuo, che fa cadere la nostra attenzione sul momento, sulla
prossima onda, sulla marea che sale o che scende, o anche solo sulla stagione che
cambia. In questo ciclo senza fine c’è un tempo per tutto, un tempo per il surf e uno
per il windsurf, come c’è un tempo per rimanere a terra a guardare le onde, o
perché troppo forti e potenti o perché l’ultima volta hanno avuto la meglio loro. C’è
anche un tempo quindi, in cui si possono scorrere nella mente le immagini di un
anno da ricordare a lungo, sedersi al tavolino e scrivere un articolo per Funboard su
tutto questo, con una mano rotta fra le onde, battendo i tasti del computer al
rallentatore, aspettando che venga il momento tornare di nuovo là in mezzo.
Terzo posto nel campionato portoghese slalom.
Franz checkin the surf nel sud del paese.
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Anna, per favore, raccontaci un po’ come hai
conosciuto Fabrizio Fabbio.
È stato immediatamente amore a prima vista?
L’ho incontrato facendo surf a Maui. Inizialmente
abbiamo cominciato a dialogare in acqua: lui mi
incoraggiava a prendere onde. Poi siamo passati dal
lasciar la spiaggia subito dopo l’uscita, a fermarci a
chiacchierare sino al tramonto. Cominciavamo ad
andare molto d’accordo e sicuramente
chiacchieravamo in totale sintonia. Poi ho dovuto partire
per Barcellona, la mia stagione a Maui era terminata. Li
fu quando realizzai veramente che sentivo tantissimo la
sua mancanza. Credo lui abbia avuto lo stesso
sentimento visto che ci siamo immediatamente cercati
su Skype. Tornai a Maui con ben tre mesi di anticipo sul
programma, e quando lasciai l’isola la volta successiva
non ero più sola! È venuto con me a Barcellona… Ci siamo
poi sposati e abbiamo deciso di avere un figlio, ora
siamo felicissimi durante questa dolce attesa. Qualche
volta, quando meno te lo aspetti arriva qualcuno e
realizzi immediatamente che è la persona giusta.
Come è cambiata la tua vita da quando sei con
Fabrizio?
Ora vivo alle Hawaii, sono sposata, in dolce attesa, lavoro
in qualità di responsabile per Desigual, e ogni cosa al
momento giusto! Continuo ad avere i miei sponsor e le
cose a cui tenevo… La mia vita è solo più completa!
Lo scorso anno sei stata in Sardegna, come hai
trovato l’Isola? Hai avuto la fortuna di vedere
qualche spot in azione?
Sono stata li per una competizione, è un’isola magnifica!
Sfortunatamente niente vento per gare windsurf,
mentre ci siamo divertiti molto in surf da onda!
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Ti sei trasferita definitivamente a Maui?
Al momento si, poi sicuramente cercherò di viaggiare
più che posso, tenendo come pianta stabile Maui! Non
male no?
Anna, se non sbaglio hai surfato ben oltre i sei
mesi di attesa, com’è stata questa esperienza?
Davvero unica! Fa impressione pensare che già
condividevo una surfata con quello che diventerà il mio
bambino, adoro pensare che un giorno gli racconterò
anche quello! Abbiamo anche già surfato tutti e tre!
Fabrizio io e lui!
Salti e session wave?
Nessun salto sicuramente! Anzi faccio moltissima
attenzione cercando di attutire ogni minimo chop! Un
po’ di surf, ma anche quello di rado e tranquillamente.
Qualche consiglio da dare a future mamme waver?
Solo di surfare se la sentono, facendo comunque molta
attenzione: è fondamentale non dimenticare che non si
è più sole!
Progetti in cantiere?
Provare a essere una brava madre, continuare a fare
windsurf, viaggi, e godere al massimo della
meravigliosa vita qui a Maui!
Qualcuno in particolare che ti è stato vicino e
vorresti ringraziare?
La mia famiglia, le persone che mi hanno rispettata e
supportata sin dall’inizio. Sicuramente anche tutti i
miei sponsor, che mi hanno concesso di realizzare
questa vita da sogno!
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Spesso vi abbiamo proposto diversi articoli di gare italiane di Freestyle e Wave,
anche di Slalom ovviamente, ma Funboard da sempre ha una particolare
propensione verso le discipline artistiche, anche prima che arrivassi io alla
conduzione di questo magazine. È il nostro modo di vedere il windsurf, anche se di
recente devo ammettere di aver “ceduto” alle contaminazioni dello Slalom. Se
Funboard è lo specchio della scena windsurfistica italiana e mondiale, dobbiamo
constatare che i segnali riscontrati nel 2010 con una forte adesione alle regate
Slalom a fronte di un costante calo di iscritti per le discipline Wave e Freestyle, si
sono confermati anche per il 2011. Se al Campionato Italiano Slalom di Torbole ci
sono stati 80 iscritti, a quello Wave in Sicilia solo 8, e nel Freestyle con fatica si
ottengono i 20 atleti, quando solo 3-4 anni fa un tabellone da 32 era all’ordine del
giorno. I fattori possono essere tanti, sicuramente gioca a favore dello Slalom sia il
costante aumento (purtroppo) dell’età media dei windsurfisti, sia l’evoluzione delle
attrezzature (per fortuna) che hanno reso possibile l’avvicinamento all’agonismo
non solo ad atleti preparati ma anche agli “amatori”; insomma per farla breve le
attrezzature moderne da Slalom sono molto più semplici di quelle di una volta e
basta poco per partecipare a una gara e divertirsi. Per contro il Freestyle è diventato
talmente tecnico che ormai per passare il primo turno devi fare manovre che
solamente 2 o 3 anni fa facevano solo i top rider, e questo di certo non gioca a favore
del ritorno dell’interesse agonistico nella disciplina. Il Wave è invece un caso a parte,
e un grosso limite, almeno qui in Italia per avere tanti iscritti, è il format della gara
a chiamata su previsione. Se da una parte questo format è necessario per poter
sperare di portare a termine una gara Wave con onde e vento, dall’altra parte si
scontra con le esigenze organizzative della vita quotidiana e lavorativa di ognuno di
Giudici AICW al lavoro durante latappa del Campionato ItalianoFreestyle di Torbole sul Garda.
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noi. Per questo motivo gli addetti ai lavori cercheranno soluzioni alternative,
cercando di non avere più dei waiting period di 7 mesi come quest’anno… è anche
vero però che in questa stagione un po’ di fortuna è mancata, con quelle famose
maestralate di più giorni che sono scomparse, facili da prevedere e che permettono
anche un’organizzazione più agevole per i lunghi spostamenti. Premesso questo, e
aspettando di vedere cosa succederà nel 2012, vorrei ora approfondire il discorso
dell’organizzazione delle gare nel settore artistico. Windsurf Nation, con il suo
presidente Andrea Polloni, da 3 anni è il nuovo tour organizer per conto della AICW
per le discipline Wave e Freestyle. Insieme al segretario di classe AICW, Carlo
Cottafavi, hanno cercato di rendere il più professionale possibile questi circuiti in
modo da tutelare anche gli atleti. Molto si è fatto sul fronte della preparazione dei
giudici, elemento fondamentale per questo tipo di gare, organizzando corsi con dei
veri e propri esami di ammissione, e alcuni dei nostri giudici hanno anche ottenuto
il patentino per poter esercitare nelle gare internazionali. Inoltre i regolamenti sono
stati modificati e migliorati. Ovviamente non tutto è perfetto e dovendo gestire molti
atleti diversi in svariate condizioni di gara, non sempre sono tutti soddisfatti, ma
questo penso sia più che normale e fa parte del gioco. Una volta ci sono 10 nodi e
l’altra volta ce ne sono 50… l’importante, per chi vuole farlo, è mettersi in gioco
accettando, a fronte di una regolare iscrizione, il regolamento. Dietro ad una gara
quindi, e ai report che potete vedere sulle riviste e sui web, c’è sempre da parte degli
organizzatori tanto lavoro, spesso dimenticato da chi giudica dall’esterno, e poiché
ovviamente sono tutte persone che hanno un altro lavoro, quello che fanno è solo
frutto di passione e voglia di fare per la promozione del nostro sport.
Nelle interviste che vi propongo nelle prossime pagine conoscerete alcuni
personaggi che da dietro le quinte hanno lavorato in questo senso, per la diffusione
del windsurf, per consentire alle giovani leve di emergere e ai vecchietti di
continuare a lottare, il più delle volte rinunciando al loro tempo libero solo per
permettere agli atleti di gareggiare e di divertirsi.
ANDREA POLLONI, PRESIDENTE DI WINDSURF NATION
La stagione agonistica Wave e Freestyle
di AICW-WN si è conclusa. Questo è il
momento per due operazioni importanti:
valutare i risultati conseguiti e
preparare la nuova stagione 2012.
Prima di qualsiasi commento un grande
e doveroso plauso ai Campioni Italiani
2011 delle varie categorie: Mattia Fabrizi,
Matteo Romeo, Francesco Cappuzzo,
Andrea Rosati.
Il secondo e doveroso plauso agli organizzatori di tutte le tappe: TaboSurf,
PortoLiscia, Shaka, Circolo Surf Torbole, Windsurf dello Stretto, Yacht Club Olbia,
Puzziteddo REEF.
Passando alla discussione critica di questo 2011 ritengo sia doveroso rimarcare la
partecipazione degli atleti, al di là dei risultati ottenuti, a tutti i campionati.
Nonostante una particolare preparazione dei calendari, nonostante una
distribuzione degli eventi a livello nazionale e nonostante la particolare attenzione
alle organizzazioni locali, la media degli atleti iscritti agli eventi è stata inferiore alle
aspettative. Per contro anche quest’anno siamo riusciti a portare due gare
importanti nel sud Italia, abbiamo avuto tra gli organizzatori alcuni tra i Circoli più
importanti del nostro panorama, abbiamo sempre avuto Comitati di Giuria di
massimo livello italiano.
L’impegno messo in campo dalle organizzazioni è stato veramente tanto, la
soddisfazione resta di aver portato a termine i Campionati e di aver assegnati tutti i
Titoli.
I Circoli organizzatori e i Club locali hanno effettuato un lavoro immenso quest’anno
per il Freestyle e il Wave se paragonato agli anni passati. Da una parte un risultato
positivo per AICW-WN che riesce a muovere l’ambiente degli organizzatori, d’altro
canto un ritorno non sempre adeguato agli sforzi da parte dei Circoli organizzatori
stessi.
In questa ottica la stagione 2012 si preannuncia maggiormente adeguata alle
esigenze di settore. Un minor numero di gare di livello nazionale sarà auspicabile per
concentrare impegni operativi e finanziari.
Sarà per contro reso operativo un Circuito ricco di novità per le specialità Freestyle
e Wave con Regolamento dedicato per portare le gare a livello zonale e renderle più
fruibili da parte dei talenti giovani e meno giovani.
A presto dunque per i Calendari 2012.
MIRKO BRAGHIERI, RACE DIRECTOR
Ciao Mirko, puoi presentarti ai lettori
di Funboard: chi sei, cosa fai nella
vita, come mai hai deciso di fare il
race Director?
Ciao a tutti i lettori sono Mirko Braghieri
da Castiglione delle Stiviere (MN), nella
vita mi guadagno il pane quotidiano
facendo l’artigiano nel campo della
climatizzazione... che gioia!
Diciamo che fare il Race Director non è
stata proprio una decisione presa a tavolino, dopo aver fatto tante regate e qualche
anno come giudice mi è stato proposto di prendere in mano l’organizzazione di un
comparto giuria e da lì, visto che mi piacciono le sfide, ho provato!
In cosa consiste fare il Race Director nei campionati Freestyle e Wave?
Il ruolo del RC è di gestione completa della gara che va dal preparare il seeding,
tabelloni, esporre regolamenti, all’informare gli atleti su tutto quello che succede dal
primo skipper’s meeting fino alla premiazione.
La parte bella e quella brutta di questo incarico?
Partiamo dagli aspetti negativi che fortunatamente sono pochi... Di sicuro è davvero
brutto dover gestire polemiche a volte anche senza senso e poi non fare windsurf
con il vento e magari le onde proprio sotto il naso!
L’aspetto positivo che mi gratifica di più è di aver la possibilità di dare al mio sport
preferito tutto ciò che negli anni sono riuscito a imparare e far parte comunque di
un gruppo di amici partendo dagli atleti ai giudici agli organizzatori e tutti coloro che
anche solo il fatto di poter fare una fotografia con il "PRO" di turno li rende felici .
Come sei diventato Race Director?
Come ho già detto prima, è forse stata una situazione di emergenza da parte degli
organizzatori di allora e poi mi sono dato da fare imparando i regolamenti, a volte
anche modificandoli, per renderli più precisi, partecipando a corsi in Italia e in
Europa e continuando a fare il Giudice ad eventi un po’ dappertutto.
Qual è stata dal tuo punto di vista la gara più bella della stagione? E quella più
difficile?
Come livello tecnico la Coluccia Freestyle ha dimostrato che i ragazzi stanno
diventando veramente tosti, ma come spettacolo gli oltre 50 nodi di Puzziteddu! La
gara del Garda di sicuro la più difficile, perchè il vento era veramente leggero!
Parliamo di limiti di vento (e onda) delle gare, cosa dice il regolamento e come
ti comporti sul rendere valida o meno la gara?
Il regolamento, e tu dovresti saperlo bene, dice che non ci sono limiti di vento e onde
per lo svolgimento ma è a discrezione del RC a del Comitato di Regata. Normalmente
si cerca di non penalizzare ne di avvantaggiare nessuno. Come ben sapete il peso del
surfista incide molto sulla planabilità... sta a noi questa “ardua” decisione e dal
momento che uno accetta di iscriversi ad una gara e quindi di accettare il
Regolamento deve farsene una ragione e stare alle decisioni altrui, sia che lo
favoriscano che non.
È vero che a volte si portano avanti le gare anche in condizioni non idonee solo
per presunti doveri con gli sponsor?
Ma non scherziamo, mai ricevuto pressioni da nessuno!
Cosa ne pensi del continuo diminuire degli iscritti nel settore artistico? Quale
potrebbe esserne il motivo e cosa si potrebbe fare per ritornare ad avere
tabelloni pieni di iscritti?
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Premetto che qui mi devo togliere un sassolino dalla scarpa. Purtroppo in Italia si fa
troppo Windsurf parlato o virtuale, chiamalo come vuoi, tanti dicono di fare questa
manovra e surfare quell’onda ma alla fine non vengono alle gare perchè davanti a
una Giuria non puoi barare e allora è meglio non presentarsi. Per avere più persone
alle gare basterebbe un pochino di umiltà in più e pensare che anche se perdi una
heat nessuno mai ti potrà prendere per i fondelli anche perchè le palle per metterti
in gioco le hai avute! Da parte nostra ci dovrà essere un grosso lavoro sia dal punto
di vista organizzativo che mediatico e cercare magari anche nuovi format di regata.
Nonostante il format della gara a chiamata su previsione (almeno per il
Wave), quest’anno ci sono state notevoli difficoltà per far coincidere diversi
fattori e purtroppo la gara in Sardegna non è stata svolta. Cosa ne pensi di
questa situazione?
Io credo che avere 7 mesi circa di waiting period sia troppo per tutti e quindi chi
lavora a volte si vede costretto a non dare la propria disponibilità. Purtroppo
quest’anno per alcune volte non c’era a disposizione un sufficiente numero di giudici
per formare una giuria competente. Mi spiace moltissimo per gli organizzatori della
tappa in Sardegna visto l’impegno e il lavoro che hanno fatto. Ti anticipo che stiamo
lavorando per risolvere il problema.
Progetti e obiettivi per il prossimo anno?
Tutto top secret... Stay tuned on Windsurfnation.eu e su funboardmag.com
MAURO ROMELLI, GIUDICE FREESTYLE E WAVE AICW
Ciao Mauro puoi presentarti ai
lettori di Funboard: chi sei, cosa fai
nella vita, come mai hai deciso di
fare il giudice?
Ciao, mi chiamo Mauro Romelli, 33
anni, vivo a Brescia, windsurfista sin
dall’età di 10 anni, attualmente
collaboro nell’azienda di famiglia e
sono docente di informatica. Ho
iniziato questa esperienza di giudice grazie a Mirko (Braghieri) che mi ha
coinvolto in questo interessante percorso e alla voglia di poter partecipare
attivamente allo sviluppo di questo meraviglioso sport.
La parte bella e quella brutta di fare il giudice?
La più bella è data dalla possibilità di poter stare a stretto contatto con campioni
del windsurf, la più brutta quella di non poter usufruire de giudizio “pari merito”,
a volte le prestazioni di entrambi gli atleti sono talmente elevate da meritarlo.
Puoi raccontarci come sei diventato giudice?
Per diventare giudice ho affrontato, a febbraio 2009, il corso giudici che, per
mezzo del superamento di una prova d’esame finale, mi ha conferito il titolo di
Giudice Ufficiale AICW Settore Artistico. Quest’anno a Torbole, in concomitanza
con la prima tappa del campionato nazionale Freestyle, ho effettuato un corso
d’aggiornamento, anche qui conclusosi con test d’esame finale.
Quali sono le differenze tra giudicare una heat di Wave e una di Freestyle?
La differenza fondamentale è riferita ai diversi tempi di gara delle due discipline.
Una heat di Freestyle dura 5 minuti e gli atleti in questo tempo eseguono più di
15 manovre, quindi la pressione psicologica sul giudice che deve vedere tutte le
manovre è intensa. Una heat di Wave, a differenza, si sviluppa in 15 minuti e
questo ci permette di essere sempre concentrati ma con un pressione
psicologica molto più gestibile. Posso comunque affermare che in entrambi i
casi la difficoltà e comunque alta.
La heat più difficile da giudicare nella stagione 2011?
Non ne ricordo una in particolare, per me le heat sono tutte difficili da giudicare
soprattutto quando dal tuo giudizio dipende il destino degli atleti.
Quale è stata invece la heat più emozionante della stagione?
La finale Double Elimination della tappa Wave a Puzziteddu tra Andrea Rosati e
Francesco Cappuzzo, autori entrambi di una magnifica gara in condizioni al
limite della praticabilità.
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Un giudice deve essere anche un bravo windsurfista o basta che conosca
le manovre?
Credo che essere bravi windsurfisti aiuti molto, le manovre sembrano tutte facili
quando le vedi eseguite dagli atleti, in realtà solo un windsurfista, che prova ad
eseguirle, può rendersi conto che non è così.
A parità di manovre eseguite da due atleti, come decidi chi vince e chi
perde?
Controllo il numero di manovre su entrambe le mura, chi esegue la stessa
manovra su entrambe le mura per me ha il punteggio più alto, controllo quali
manovre sono varianti, es. Flaka one hand è una variante della Flaka, sulle
varianti tengo un punteggio minore, e assieme ai tre parametri di giudizio,
Tecnica, Stile, Difficoltà, decreto chi dei due atleti passa il turno.
Riesci sempre a distinguere il tipo di manovra e a non perdertene
nessuna?
Il giudice ha il compito di conoscere e riconoscere tutte le manovre in qualsiasi
condizione, noi in questo senso cerchiamo di fare il massimo, tuttavia a volte è
veramente difficile soprattutto quando l’atleta è molto lontano dal palco giuria.
Le heat di Freestyle come quelle di Wave sono soggette a un giudizio e
quindi a volte nascono delle polemiche a fronte di risultati non compresi
da parte degli atleti, cosa ne pensi di questo aspetto del vostro lavoro?
Le polemiche fanno parte del gioco, nei limiti del rispetto possono essere
accettate. Non sopporto comunque quando le polemiche eccedono in una
mancanza di rispetto sia nei confronti di giudici, organizzatori e atleti stessi.
Qual è stata la volta che sei rimasto più ore a giudicare durante una
giornata di gara? La giornata più fredda? E quella più calda?
La più lunga è stata alla tappa europea del circuito EFPT svolta in Sardegna nel
2010, abbiamo concluso tre Double Elimination da 32 atleti in tre giorni di gara,
praticamente ogni giorno la gara iniziava alla 9:00 della mattina e finiva alle 17:00
del pomeriggio!
La più calda quella EFPK- Pro Kids di Reggio Calabria sempre nel 2010 e la più
fredda in Sardegna, la finale del campionato nazionale 2010.
La miglior location per fare il giudice?
Sono tutte sempre molto belle, forse Reggio Calabria è quella che si è distinta di
più, soprattutto fuori dall’acqua…!
Quanti giorni del tuo reale lavoro perdi ogni volta che parti per una gara?
Ci guadagni almeno qualche cosa?
Le gare si svolgono solitamente nel week end, quando questo non avviene si perdono
circa due giorni lavorativi, ma dipende molto dalla gara e dalle previsioni. Il giudice,
solitamente, ottiene un rimborso spese che varia da gara a gara.
A chi consiglieresti di fare il giudice?
Consiglierei di intraprendere la carriera di Giudice a chiunque abbia la passione
per il windsurf e abbia voglia di mettersi a disposizione di un movimento che ha
ancora tanto bisogno di crescere e migliorarsi.
FRANCESCO PRIORI, GIUDICE FREESTYLE E WAVE AICW
Ciao Francesco puoi presentarti ai
lettori di Funboard: chi sei, cosa fai
nella vita, come mai hai deciso di fare
il giudice?
Mi chiamo Francesco Priori, lavoro
nell’azienda agricola di famiglia in
provincia di Mantova insieme a mio
padre e ho iniziato a fare il giudice
ormai da circa 5 anni. Ho deciso di fare
il giudice perchè oltre ad essere
praticante di discreto livello mi piace osservare gli atleti, soprattutto quelli bravi
e credo che sia molto importante anche per migliorare me stesso.
La parte bella e quella brutta di fare il giudice?
La parte bella sono le trasferte e anche il fatto di fare parte di questo ambiente,
quella brutta è il non potere entrare in acqua quando le condizioni sono buone,
d’altronde se sono buone bisogna sfruttarle per la competizione.
Puoi raccontarci come sei diventato giudice?
Per poter essere giudice abbiamo partecipato a 2 corsi con relativi esami,
l’ultimo aggiornamento si è tenuto a Torbole quest’estate durante il campionato
nazionale di freestyle e slalom. Durante queste giornate sono stati approfonditi
alcuni argomenti, per esempio i metodi di giudizio di una heat di freestyle e le
precedenze nel wave. Alla fine il corso si è concluso con un esame, nel quale
veniva proiettata su un grande schermo una heat di freestyle di coppa del
mondo, e qui ogni giudice doveva essere in grado di riconoscere tutte le manovre
e riuscire a dare il risultato corretto.
Quali sono le differenze tra giudicare una heat di Wave e una di Freestyle?
La differenza è che nella heat di freestyle si scrivono le manovre sullo score e
alla fine della heat in base alla tecnica, allo stile e alla varietà si decide quale
atleta sarà il vincitore. Mentre nella heat di wave si da un voto, che va da 1 a 10
alla manovra e alla fine vince l’atleta che ha ottenuto il punteggio più alto.
La heat più difficile da giudicare nella stagione 2011?
Per me la heat più difficile è stata quella tra Lorioli e Madeddu nella finale di
Coluccia dove i due hanno combattuto duro.
Quale è stata invece la heat più emozionante della stagione?
La heat più emozionante per me è stata quella tra Cappuzzo e Mariotti a
Puzziteddu, dove Francesco è riuscito ad infilare perfettamente il suo primo Back
Loop della competizione e ha lottato veramente tanto sia contro i 50 nodi che
contro le ripetute heat che ha dovuto affrontare una dopo l’altra.
Un giudice deve essere anche un bravo windsurfista o basta che conosca le
manovre?
Credo che sia importante anche il fatto che ci sappia fare, sicuramente è un
aiuto in più che gli può far capire la differenza tra la stessa manovra eseguita in
modi diversi.
A parità di manovre eseguite da due atleti, come decidi chi vince e chi perde?
In base allo stile, alla varietà e alla tecnica di esecuzione delle manovre.
Riesci sempre a distinguere il tipo di manovra e a non perdertene nessuna?
Si fa il possibile, nel senso che quando il campo di regata è molto ampio a volte
si fa fatica anche a vedere se un atleta sta navigando in switch o in normal
stance. E poi devo dire la verità, capita anche di perdere delle manovre
soprattutto quando sono eseguite molto lontano e nel momento di fine heat dove
gli atleti cercano di farne il più possibile. So che non è una bella cosa, ma credo
che sia umano.
Le heat di Freestyle come quelle di Wave sono soggette a un giudizio e quindi
a volte nascono delle polemiche a fronte di risultati non compresi da parte
degli atleti, cosa ne pensi di questo aspetto del vostro lavoro?
Penso che sia normale, d’altronde questo è uno degli aspetti negativi che mi
sono dimenticato di citare prima.
Quanti giorni del tuo reale lavoro perdi ogni volta che parti per una gara? Ci
guadagni almeno qualche cosa?
Per poter partecipare come giudice ad una gara più meno bastano tre giorni,
spesso avviene durante il week end quindi si perdono pochi giorni di lavoro, si
può fare! Per quanto riguarda il denaro, abbiamo i rimborsi spese e una diaria
giornaliera.
A chi consiglieresti di fare il giudice?
Consiglio di fare il giudice a chi è veramente un grande appassionato del nostro
nobile sport, è una cosa che va presa seriamente!
30
Fin dai primi sopralluoghi in spiaggia tutti ci sentiamo a metà tra l'eccitato e
l'impaurito. Le onde si alzano e le creste sono spazzate dallo scirocco che già soffia
oltre i 30 nodi. Dopo aver predisposto le attrezzature, montate le bandiere e
verificato tutte le condizioni di sicurezza arrivano le 10 e il Race Director Mirko
Braghieri da il via alla competizione. Il vento oscilla tra i 30 ed i 40 nodi con direzione
side side on, l'onda nella stupenda baia di Puzziteddu si calcola sui 2 metri ma subito
fuori si vedono onde alte il doppio.
La condizione del campo di regata si presenta molto impegnativa ma la favorevole
posizione offre la possibilità di uscire e rientrare in assoluta tranquillità e sicurezza.
Dopo le fasi di riscaldamento ci si rende conto che anche la corrente non è affatto
forte ed a questo punto ci si rende conto che sta per iniziare una giornata da
ricordare.
Il tabellone Single non offre spunti di cronaca particolari, tutto scorre velocemente.
Rosati si aggiudica il primo Single battendo in finale Pischedda, il duello dello scorso
anno si ripete ed è sempre attuale ed entusiasmante. La finalina per il terzo posto
se l'aggiudica il mai domo Gasperini su un pur ottimo Mariotti che appare in buona
forma e nonostante la forte sovrainvelatura non si lascia per nulla intimidire dalle
violenti raffiche. Nella prima batteria di gara Rosati incappa in un brutto atterraggio
rompendo la tavola e rimediando una bella botta alle costole che comunque non
sembra impensierirlo nonostante l'apprensione di tutti i presenti.
Partono le prime batterie del tabellone Double e contemporaneamente il vento
rinforza, gli anemometri cominciano a segnare molto oltre i 50!
Mirko Braghieri, Race Director delle grandi occasioni, decide per uno stop
temporaneo e, con l'aiuto degli organizzatori esplora gli altri campi di regata a
disposizione. La decisione è presa. La
gara si sposta nella baia vicina dove si
segnalano onde migliori e situazioni di
vento migliori. La gara riprende. Il vento
è ancora molto forte ma, a parte
qualche breve ripensamento, nessuno
alla fine intende mollare! Le batterie
riprendono ed è Francesco Cappuzzo
del Circolo Albaria di Palermo che si
aggiudica le prime. La gara viene di
nuovo interrotta, il vento adesso è
davvero furioso sul campo di regata.
Il giovanissimo local Francesco Cappuzzo in Goiter.
La tempesta perfetta! Si dice che Raimondo Gasperini abbia dovutonoleggiare una 3.3, la sua vela più piccola era intenibile!
Finalmente il vento ritorna sotto i 50 nodi e ripartono le batterie ed è ancora
Cappuzzo ad aggiudicarsi la vittoria prima su Longo, che deve cedere le armi al
giovane palermitano dopo aver tentato e quasi atterrato una altissima e
applauditissima TableTop into Forward. Il pubblico di Puzziteddu è caldissimo e ad
ogni manovra di Francesco scattano gli applausi e gli incoraggiamenti. Uno dopo
l'altro ha messo in riga tutti i concorrenti. Sono rimaste solo le sfide con i pezzi
veramente grossi! Pischedda e Rosati.
Pischedda surfa una bella onda e sfodera il suo perfetto e inconfondibile stile,
Cappuzzo chiude un perfetto Forward. GianMario Pischedda Jamiro gira per la baia
a cercare la rampa che gli consentirà di sfoderare la sua temibile arma segreta: il
Backloop. La trova, la punta, il pubblico assiepato dietro le dune si ferma come
congelato. Jamiro va altissimo... scende dietro un'onda, vediamo solo la penna della
vela... ma cade in acqua... non va!
Cappuzzo nel frattempo surfa un'onda che pareva conoscere da tempo perchè lo
accompagna a riva come un vecchio amico. Pischedda riprova a saltare ma non va
la seconda e non va nemmeno la terza. Cappuzzo è in finale! E Rosati non può certo
stare tranquillo a questo punto.
Parte la batteria finale e Francesco è ormai alla quinta batteria consecutiva, i due
finalisti partono insieme. Rosati comincia con un bel Forward, Cappuzzo replica il
Forward ma non apre la vela in atterraggio e con 50 nodi non si scherza. La tavola
di Francesco si spezza in due. Sbraccia e chiede aiuto al suo organizzatissimo REEF-
TEAM. Gli portano una tavola nuova. Rosati nel frattempo vede le moto in acqua e si
accorge dell'incidente, rallenta il ritmo ma quando vede il giovane avversario di
nuovo in sella si surfa due onde alla grande e stacca uno stilosissimo Aerial.
Cappuzzo si rimette in riga e, supportato dalla spiaggia che non smette un attimo di
incitarlo, trova un’onda e Back Loop da manuale. Rientra, surfa in scioltezza un’onda.
Rosati ribatte e va in cielo con un high jump a 10 metri di altezza che toglie il respiro
alla spiaggia per qualche secondo. Rientra su una bella onda e la doma con tre
entrate e un timing perfetto. Cappuzzo esce ed esegue un bel Forward alto e perfetto
che lo porta a questo punto ad avvicinarsi moltissimo a Rosati nel punteggio. Il
giovane local si lancia in un Backloop altissimo ruota due volte e cade
sull'attrezzatura, peccato. La tromba suona e chiama i nostri finalisti a terra. Rosati
vince il Double, ma che fatica. Il colpo accusato nella prima batteria lo ha certamente
limitato nell’azione e la cavalcata vincente di un Cappuzzo determinato ed in grande
forma di certo non lo hanno tranquillizzato ma alla fine la classe di Andrea ha
ragione del giovanissimo Francesco Cappuzzo che riceve un meritatissimo applauso
da tutti i presenti.
La giornata di gara termina al calar del sole con tutti i protagonisti soddisfatti per
aver vissuto una giornata davvero intensa ed emozionante.
Premi per tutti nella stupenda cornice di Puzziteddu Bay, ma il premio più grande
che ognuno riporta a casa è sicuramente l'orgoglio e la contentezza di aver
partecipato a una gara davvero spettacolare e impegnativa, che ha tirato fuori il
meglio da ognuno. Una gara che ricorderemo volentieri. Io c'ero!
Race Director: Braghieri Mirko
Giudici: Romelli Mauro, Priori Francesco, Bellani Mario
Premio Best Move a Longo Fortunato, TableTop into Forward
CLASSIFICA FINALE CAMPIONATONAZIONALE WAVE 2011 AICW1. Rosati Andrea (RRD, Gaastra)
2. Cappuzzo Francesco (RRD, RRD)
3. Pischedda GianMario (Fanatic, North)
4. Gasperini Raimondo (Starboard, Severne)
5. Mariotti Andrea (JP, NP)
6. Longo Fortunato (RRD, RRD)
7. Paganini Fabio (RRD, MauiSails), Giorgi Giorgio(Drops, Challenger)
8 partecipanti… Tutti gli altri erano alle Hawaii!
Gli eventi di contorno del Trofeo Nogler: cena brasiliana, fuochi d’artificio e beach party.Andrea Mariotti.
Puzziteddu 2011.
32
Gigi Le Carrò
Ciao Jacopo, praticamente ti ho visto crescere ed
ero certo che prima o poi ti avrei visto sulle riviste,
ma ritrovarmi qui ad intervistarti, beh questo no,
non lo avrei mai pensato! Con immenso piacere mi
tocca e quindi meglio non perdere tempo… Direi di
iniziare con le solite domande canoniche di rito per
poi passare alle cose più serie.
Nome e cognome?
Jacopo Testa.
Soprannome?
Da sempre e per tutti Japo.
Dove e quando sei nato?
Sono nato a Milano il 26/10/1991.
Caspita! Auguri, li hai compiuti da poco, ottimo regalo
questo da parte di Funboard! Ma dimmi dove vivi?
Ho sempre vissuto a Milano ma, fortunatamente,
grazie alla passione del mare e degli sport che nutre
la mia famiglia, nelle vacanze estive ho sempre
passato tre mesi in Sardegna, a Porto Pollo, dove
ovviamente ho imparato a navigare.
Diciamo una gran bella fortuna... non di vivere a Milano
ovvio! Quindi tuo padre fa windsurf?
Ovviamente, ma diciamo che con gli anni ha un po’
mollato il colpo.
Come è nata la passione per il mare e quando hai
messo piede per la prima volta sulla tavola?
Ho iniziato all’età di undici anni con mio fratello
Matteo, a Porto Pollo, allo Sporting Club Sardinia.
Non dimenticherò mai la prima volta che ho planato,
quella sensazione che provano tutti i windsurfer e
che ti trasforma definitivamente in un puro
windsurfista al 100%.
Famiglia di windsurfisti, quindi, quando hai iniziato a
fare freestyle?
La prima manovra che ho chiuso è stata la Vulkan
all’età di tredici anni, poco dopo arrivò il mitico
Spock, da quel giorno sono diventato un assatanato
di vento, un po’ come tutti i veri windsurfisti. Adesso
quando non c’è vento passo le ore davanti al
computer a cercare nuovi video, perché
33
osservandoli attentamente memorizzo il movimento
delle manovre e quando torno in acqua riesco a
chiuderle in pochissimo tempo. Ogni anno vengono
inventate manovre completamente nuove o
combinazioni di manovre pazzesche, il bello è
cercare di stare al passo con gli altri (cosa molto
difficile). Adesso senza dubbio le manovre che
preferisco fare e che mi danno più soddisfazione
sono la Shaka, la Culo e la Kono sul piatto di Porto
Pollo con 40 nodi.
So che in freestyle sei uno dei capi a livello italiano ma
wave nulla? Ai miei tempi l’essenza del windsurf era
andare nelle onde mentre vedo che ora molti di voi
freestyler non sono mai saliti su una tavola con un po’
di rocker!
Diciamo che per adesso la mia passione è il
freestyle! Ma ad esempio quando sono a Porto Pollo
e fa quelle giornate di vento super fotonico carico il
furgone e mi faccio una bella uscitina a Cala
Pischina.
Cos’è per te il windsurf? Conoscendoti e surfando
insieme ti ho sempre visto con il sorriso!
Come hai detto per me il windsurf è sempre stato
puro divertimento; ma in questo ultimo periodo
quando entro in acqua mi concentro e mi alleno per
migliorare ogni manovra in modo da arrivare alle
gare più preparato.
Questa domanda la dovrei fare a chi ti conosce ma se
dovessi descriverti con due parole... pregi e difetti...
Non ho proprio idea di cosa rispondere, penso che
dovrebbero rispondere le persone che mi
conoscono bene…
Chi è il tuo idolo?
Ovviamente Tonky Frans con il suo stile unico, Steven
Van Broekhoven che quest’anno ha fatto veramente
paura e per quanto riguarda i miei coetanei quel
capo di Davy Scheffers che a soli 19 anni è tra i primi
dieci nella classifica del PWA. Spero che un giorno
potrò confrontarmi anche con loro.
Dove ti alleni?
Nel periodo estivo mi alleno in Sardegna a Porto
Pollo con il ponente, uno tra gli spot più piatti che io
abbia mai visto, perfetto per il freestyle, ed a Murta
Maria con lo scirocco. Nel periodo invernale mi
alleno in Brasile, a Sao Miguel do Gostoso e
Jericoacoara, due spot fantastici con vento tutti i
giorni, acqua piatta e ondine di un metro perfette
per saltare. Invece nei rari e pochi giorni che sono a
Milano esco a Valmadrera sul Lago di Como.
Se dovessi scegliere tra una uscita freestyle con 30
nodi flat o 2 metri di onda glassy sideoff e 15 nodi?
Adesso sicuramente sceglierei l’uscita freestyle!
Anche se però le onde mi attirano parecchio.
Tra una gara ed un uscita con gli amici?
Senza ombra di dubbio uscita con gli amici!
E quando non c’è vento? Dai raccontaci una tua
giornata tipo italiana e brasiliana?
Quando sono a Porto Pollo mi sveglio tutte le mattine
alle 8 per essere a lavorare alle 9 fino alle 14, se non
c’è vento, per prima cosa, controllo tutti i siti per
cercare nuovi video di freestyle e poi sto in spiaggia
con gli amici.
Invece, quando sono a Sao Miguel mi alzo alla
mattina presto verso le 5 per andare a far surf da
onda, poi torno, mangio e vado a fare windsurf
perché c’è tutti i giorni vento! Diciamo che è questo
più o meno quello che faccio tutti i giorni…
Voci di corridoio dicono che sei meticoloso e non lasci
nulla al caso, è vero?
Sinceramente non credo proprio di essere una
persona precisa.
Quindi come ti alleni quando sei fuori dall’acqua?
Fino a un mesetto fa per me il windsurf è sempre
stato puro divertimento e devo dire che non l’ho mai
considerato come una disciplina strettamente
agonistica. Sto in acqua anche un giorno intero e più
giorni di seguito ogni volta che il vento soffia dai 20
nodi in su, ma non perché mi devo allenare più degli
altri ma solo perché mi diverto talmente tanto che
finché non sono distrutto non esco dall’acqua! Il mio
obbiettivo per il 2012 è sicuramente quello di
dedicarmi con maggior costanza a un programma di
allenamento e, come mi ha consigliato qualcuno,
anche di alimentazione. Sono certo che in questo
modo e con l’aiuto di qualche saggio surfista, come
il mio mentore Gigi le Carrò, riuscirò a raggiungere
migliori risultati in breve tempo.
Ah ecco, a proposito, ma li ascolti i consigli dei
saggi? A me non risulta, dicono che questo Le Carrò
continui a martellarti sulla preparazione fisica fuori
dall’acqua ma che tu non lo ascolti! È vero?
Diciamo che non l’ho mai ascoltato molto riguardo
alla preparazione fisica. Ma adesso mi sono
ricreduto e da più di un mese nei giorni di non vento
mi alleno, quando gliel’ho detto non ci credeva, a dir
la verità non ci credeva nessuno!
Progetti futuri?
Per quanto riguarda i viaggi tornerò sicuramente ad
allenarmi in Brasile per circa tre mesi, poi molto
probabilmente andrò altri tre mesi in Sud Africa con
il mio socio Angelo Zoccarato per allenarmi in
freestyle e soprattutto nelle onde, un piccolo
problema sarà superare la mia fobia per gli squali.
Per quanto riguarda le gare parteciperò senza
ombra di dubbio al campionato italiano, a qualche
tappa dell’EFPT e certamente ad almeno due tappe
del PWA in modo da confrontarmi con i top rider e
rendermi conto del loro livello, cercando di
migliorare il più possibile.
Cosa vorresti fare da grande?
Non ne ho la più pallida idea… Per adesso andrò
avanti con il windsurf, poi si vedrà…
Comunque programmino niente male passarsi
l’inverno al caldo... ma come ti mantieni e cosa fai nella
vita oltre al windsurf?
Quest’anno ho fatto il corso VDWS e quindi lavoro
presso lo Sporting Club Sardinia come istruttore,
una tra le cose più belle è vedere i propri allievi fare
le prime planate, sfrecciare a bocca aperta per tutta
la baia; ma diciamo che lo sponsor più grande sono
i miei genitori, che mi danno una grossa mano in
tutto.
Hai altri interessi? Con le ragazzine come va? Sei
fidanzato?
Oltre al windsurf ho sempre avuto altre passioni
come lo skate, il kite e il surf da onda, ma il migliore
sport rimarrà sempre il windsurf, ti regala sempre
emozioni nuove e indescrivibili. No, non sono
fidanzato.
Quali sono i tuoi sponsor?
Per prima cosa ringrazio i miei genitori, poi i miei
sponsor RRD e ION ed in ultimo, ma non di meno
importanza, tutti gli amici che credono in me.
Ultima domanda... se sbagli questa l’intervista non
verrà pubblicata: chi è il più forte windsurfista del Lago
di Como?
Un certo Gigi Le Carrò… Voi lo conoscete?
34
Nome: Jacopo
Cognome: Testa
Peso: 65 kg
Altezza: 1.76
Manovra preferita: Kono
Spot italiano preferito: Porto Pollo
Spot estero preferito: Sao Miguel do Gostoso
Quiver sails: RRD Superstyle 3.7 - 4.2 - 4.5 - 5.0 - 5.2
Quiver boards: RRD TT 90 lt- 100 lt
Sponsor: RRD, ION
Distributore Italiano: Pandora srl - info@pandorasrl.net - www.severnesails.com
36
In un canale largo circa 12 metri, lungo circa 20 e delimitato da muri alti 5 metri,
ogni 58 secondi parte un rumore sordo, un boato a mezza via tra un innaturale
rutto e un ruggito (non saprei come meglio descriverlo) che anticipa,
forgiandola nel cammino verso l’uscita del canale, un’enorme montagna d’acqua
che avanza velocissima lungo i muri. Nasce come choppone malforme, si alza
sempre più ad ogni metro, veloce, cattivo, per prendere le forme di un’onda da
sogno verso la fine del canale… Un’onda che si fa dare del Lei che frange,
raggiungendo i 3 metri di altezza per poi chiudersi, srotolandosi in un piacevole
inchino… tutto questo accade in un lasso di tempo sufficiente a permettere al
surfista che la pettina 3-4 bottom, cutbacks e arial…
Surfisti, già, perché il parco è nel mezzo del nulla, protetto dal vento forte degli
Alisei, ma comunque esposto alla brezza. Palme, bar dentro la piscina, sabbia
bianca, un sacco di giochi d’acqua insomma un paesaggio artificiale dentro uno
naturale. Ma niente vento. È risaputo però che i windsurfisti sono animali a sè,
personaggi strani, dei border line (lo sa bene una delle tante mie personalità che
in questo momento sta scrivendo). Dany Bruch è di sicuro un ottimo
rappresentante di questa categoria. E cosi, dopo aver già provato un
photoshooting l’anno scorso nella stessa location, non ci ha pensato due volte a
richiamare a sé molti degli atleti del PWA che ancora erano in zona per
organizzare una gara non competitiva di salti. L’idea è semplice: si noleggia la
piscina, una moto ad acqua, ci si attacca con una mano ad una corda, con l’altra
si tiene il boma, si parte coi piedi nelle strap e quando si sente il rutto/ruggito si
parte tirati a palla dal jetski che farà in modo di sparare il pazzo di turno diritto
sul lip dell’onda al massimo del suo picco. A quel punto basterà lasciare la corda,
37
afferrare il boma, salire, saltare destinazione cielo… consiglio: don’t try this at
home. In primo luogo ci sono i muri di cemento del canale che non si spostano,
poi il leech, poi la moto ad acqua, il timing, l’equilibrio e come se non bastasse
niente vento per finire la rotazione: lo schianto è quasi certo!
Comunque Dany Bruch non si è lasciato sfuggire l’occasione di avere
nientepopodimeno che Discovery Channel in loco che girava un filmato sulla
struttura, per proporre loro di filmare l’evento e con abilità organizzative
tedesca ha raccolto a sé 8 scriteriati che hanno dato l’anima per divertirsi… e
così, in una fresca sera di mezza estate, gente del calibro dello stesso Bruch, Alex
Mussolini, Jaime Hernandez, Iballa Moreno, Dario Ojeda, Peter Gartzke, Eleazar
Alonso e il nostro portacolori Valter Scotto era pronta alla sfida.
Suonerà campanilistico ma spendiamo una parola per Valter che a 43 anni si
trova a dover imparare da zero in un giorno a farsi trainare e competere contro
quella gente molto più giovane di lui. Beh, chapeau. Ci vuole fegato, a Valter non
manca e non si è tirato indietro.
La gara è stata puro divertimento, adrenalina. Iniziata nel tardo pomeriggio si è
svolta poi al tramonto e infine al crepuscolo con le luci accese. Difficile da
descrivere a parole. Ricordo il boato dell’onda che parte, la moto che sale su di
giri, il silenzio quasi surreale della gente assiepata ai lati del canale che trattiene
il respiro, i flash che partono, e finalmente lo schianto sordo, la sberla sull’acqua
dell’attrezzatura/uomo che impatta da circa 7-8 metri a cui fa seguito l’urlo
liberatorio della gente… e gli applausi. Se guardate con attenzione in alcune foto
si può leggere il terrore dipinto negli occhi di molti spettatori, molti semplici
turisti che non credevano possibile che gente volesse suicidarsi proprio in
piscina e proprio in quel modo.
Comunque, nessuno si è fatto male, solo divertimento. I giudici hanno avuto non
poche difficolta a valutare oggettivamente chi fosse il migliore, quale salto, che
tecnica. C’erano molti aspetti da considerare, quasi tutti indipendenti dal
controllo umano (timing, velocità, curva scelta dal jetski). I salti e le evoluzioni
non potevano essere ovviamente Forward, ma quasi tutti Pushloop, Table Top,
Backloop… per la cronaca il migliore, il vincitore, colui che era in uno stato di
grazia quella sera tanto da renderlo oggettivamente invincibile è stato Alex
Mussolini che ha battuto in finale Jaime Hernandez e deliziato tutti noi con una
classe e uno stile unico. Spero che qualcosa dello spirito e della bellezza della
gara possa essere colto dalle fotografie.
A Valter i nostri complimenti anche perché pur non avendo vinto è stato l’unico
ad atterrare in piedi (oh yes!!!) un Backloop stellare.
La piscina può essere noleggiata al costo di 600 euro l’ora e chiusa per la delizia
di un gruppo di amici. Ci si organizza in 10 surfisti per esempio (un solo surfista
a turno per ogni onda), si surfa ogni minuto. Il calcolo delle onde a disposizione
e del costo è immediato.
D’accordo questo non è proprio windsurf, non è nemmeno surf, ma lo spirito
dello sport c’è e rimane inalterato. Di sicuro i commenti delle ragazze e/o mogli
che ci accompagnano in ventose spiagge riparate da “nulla” e che molte volte
soffrono in silenzio (molte volte invece esternano, eccome se esternano!) erano
tutte unanimi nell’apprezzare l’assenza di vento, i lounge bar disseminati e il
fatto che i loro compagni, comunque, si divertissero.
Peccato che non sia proprio una cosa per tutti.
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La parte più critica e spaventosa del guidare verso Baja sono le 3 ore che ci si mette
per attraversare Tijuana ed Ensenada. Le macchine, il traffico, le storie terrificanti
dei poliziotti corrotti, praticamente sei davvero in balia degli elementi. Noi eravamo
riusciti a passare il confine senza problemi e in men che non si dica ci siamo trovati
a guidare lungo la bellissima costa di Baja, con la luce mattutina che faceva brillare
la superficie dell’Oceano. Man mano che prendevamo confidenza con la guida,
abbiamo progressivamente aumentato la velocità, e proprio mentre stavamo per
raggiungere la massima velocità del mezzo, nel traffico, su una superstrada a due
corsie, nella corsia di sorpasso… FWWEEWW… l’intero portapacchi, con tutto il mio
materiale è volato via… le mie vele, tavole ed alberi, ora si trovavano nel bel mezzo
della strada, con macchine e camion che facevano del loro meglio per evitare il
carico, e l’unica cosa che potevo fare era sperare che il mio materiale non venisse
sbriciolato da qualche bilico.
Facciamo retromarcia, cercando di togliere il materiale dalla carreggiata il più
velocemente possibile, per poi spostarci a lato con la macchina e trovare un
espediente per rimontare il portapacchi e arrivare a destinazione. Nello staccarsi, il
portapacchi, ha frantumato il lunotto posteriore del mezzo, e oltre ai vetri sparsi per
tutto il retro del furgone, avremmo dovuto percorrere ore di strade sterrate con
polvere ovunque. Non proprio ideale come inizio viaggio.
Dopo aver raccolto tutti i vari pezzi, ne siamo fortunatamente usciti con danni
minimi, e ci siamo subito rimessi in viaggio verso le dune sempre più profonde e
deserte di Baja. Più vai a sud, a Baja, più il paesaggio diventa drammatico e di una
bellezza mozzafiato. I profili inconfondibili degli alti cactus risplendono sotto il sole,
e le montagne assorbono i raggi solari che incendiano la terra. Man mano che
guidiamo, il vento comincia ad aumentare, e si comincia a vedere del movimento
sulla superficie dell’Oceano in lontananza. Appena arrivi all’ultima grossa città, San
Quintin, l’eccitazione aumenta vertiginosamente. In lontananza vedi l’Oceano e sai già
che il Point non aspetta altro che il tuo arrivo. Proprio quando arrivi al massimo
dell’eccitazione, ecco che la strada, passando da El Rosario, fa una curva di 90° verso
l’entroterra. Non so se sia la voglia di arrivare o cos’altro, ma questa parte di viaggio
di solito vola in men che non si dica. Appena imbocchi la strada sterrata è come se
fossi già arrivato a destinazione, ma poi i tuoi polmoni si riempiono di polvere,
cominci a essere stanco di guidare e c’è sempre meno tempo a disposizione prima
del tramonto. Io però adoro comunque questo tratto di viaggio, i cactus, le oasi
naturali, la bellezza selvaggia… è tutto così sereno, tranquillo e surreale. Sembra di
esser tornati nella California meridionale di 150 anni fa.
Quando ormai pensi di non arrivare più, ecco che in lontananza riappare l’Oceano e
subito premi a fondo sul gas. Dobbiamo riuscire ad arrivare ed entrare in acqua, ce
Kith Teboul
43
la dobbiamo fare! Proprio mentre continui ad accelerare prendi una buca più
profonda e allora ti viene il terrore di bucare e rallenti, perché anche qualche km a
piedi può essere disastroso.
Dopo un po’ di peripezie, riusciamo finalmente ad arrivare a La Punta, che si va
vedere in tutto il suo splendore. Le onde si srotolano ordinate lungo il point, e
continuano a perdita d’occhio, ochette di vento costante, 4 o 5 rider in acqua ed un
sacco di onde perfette e vergini. Ci siamo, ed è uno spettacolo! La guidata di 8 ore
viene dimenticata in pochissimi secondi, mentre, in estasi, scarichiamo le tavole e
prepariamo il materiale, controllando che i danni sostenuti siano minimi e, dopo un
ringraziamento simbolico alla sacca DaKine per aver fatto il suo lavoro così bene,
siamo quasi pronti. Ripensandoci, abbiamo davvero avuto una fortuna sfacciata.
Sembra quasi impossibile che le tavole non si siano sbriciolate, volando sull’asfalto
a 120km/h! Il tutto mi ha reso ancora più ansioso e dopo aver finalmente armato la
4.7, scendo in spiaggia di corsa e comincio a spaccare il lip con tutta la forza che ho,
e già dalla prima onda, non riesco a non sorridere di gioia pura. La prima onda dopo
un lungo viaggio… la ricompensa dopo la lunga attesa. Le onde a Punta San Carlos
sono semplicemente eccezionali e la complicità tra i rider al campo ti fa sentire
parte di un’unica grande famiglia.
Kevin Pritchard
44
Da questo punto in poi tutto segue il tipico ritmo di Baja. Niente di nuovo. Ti svegli,
vai a far surf da onda, torni a far colazione, siesta, esci in windsurf, pranzi, windsurf,
bevi qualcosa in pausa e poi windsurf fino al tramonto. La cosa davvero speciale
però è che qui tutti quanti seguono questi ritmi. Si crea un legame intenso tra i rider
in quanto si è soli in un posto completamente deserto, circondati da una natura
mozzafiato e ci si diverte da morire. Quando si va da Solo Sports, non vai in un
campeggio. Ok, dormi in tenda, ma hai la sicurezza di una doccia calda che ti aspetta
dopo ogni session, accompagnata da una birra fredda e dagli eccezionali Margarita
di Neil, che fa sia da barista che da cuoco, sfornando delle ottime taco di pesce
fresco. Kevin Trejo di Solo Sports viene a Baja da ormai 30 anni ed è venuto qui
all’accampamento di San Carlos per gli ultimi 15, migliorandolo sempre più. È un
rider appassionato di windsurf, mountainbike, kite, e sempre alla ricerca
dell’avventura e ha praticamente girato ogni angolo della penisola di San Carlos.
Un’altra cosa positiva di Baja è che ha la capacità di scollegarti da tutto il resto del
mondo moderno. Adesso c’è perfino la connessione internet satellitare, ma se vuoi
esser irraggiungibile, basta usare la scusa che sei perso nel deserto messicano di
Baja. Zero chiamate, sms, e computer… solo una vacanza ideale. Una volta che ti
abitui all’andazzo qui a Baja, non riesci più a tornare indietro. Il sole sembra
tramontare sempre troppo presto e i giorni diventano sempre più corti. I dolori e
tagli tipici di Baja cominciano ad apparire, mentre i calli sulle mani diventano
sempre più spessi e i muscoli s’indolenziscono ma la birra continua a scorrere a
fiumi.
Con ogni singola onda che prendi, arriva una serie perfetta di bottom turn e smack.
Penso di aver fatto almeno 500 lip smack in una settimana. L’onda che si srotola
lungo il point è davvero perfetta da disintegrare e continua per centinaia di metri. Il
livello di ogni singolo rider aumenta da un giorno all’altro e spingi i tuoi limiti sempre
più. Un’highlight del viaggio è stato surfare assieme a Graham Ezzy che, a mio parere,
sta diventando il re della new school mure a destra. Chiaro, Philip Koster è campione
del mondo wave PWA, ma penso che contro Graham qui a Baja non avrebbe la
minima possibilità. So che sono parole importanti, ma Graham distruggeva ogni
singola onda a suon di Taka, one handed Goiter ed altri trick incredibili. Mi sono
davvero divertito a surfare assieme ad un ragazzino che spacca, per motivarmi
ulteriormente a spingere il mio livello. Cioè, mi sono perfino messo a provare i Back
Loop off the lip… Chi avrebbe mai pensato che il vecchio Pritch si sarebbe messo a
sparare i Back Loop off the lips?
Fare surf con mio fratello poi è sempre divertente. Sembra sempre che mi
dimentichi quanto sia effettivamente forte, perché ultimamente non lo vedo tanto in
acqua, ma quando siamo qui a Baja, ha davvero una marcia in più. Ha anche
organizzato degli stage negli ultimi 2-3 anni e ovviamente ha disintegrato qualsiasi
onda gli capitasse a tiro. È davvero bello quindi esser qua fuori assieme a lui a
condividere delle onde spettacolari e divertenti come facevamo ai vecchi tempi.
Alcuni dei miei ricordi migliori di windsurf sono proprio di questo posto, con mio
fratello, mamma e papà, vivendo la spensieratezza della gioventù, divertendoci come
pazzi e senza avere la minima idea che il windsurf ci avrebbe permesso di girare il
mondo, per poi tornare qui. Per me, tornare quaggiù dopo tutto questo tempo, le
gare, i viaggi, solo il venire a Baja, solo per surfare e non per allenarmi, mi ha fatto
riprovare la vera gioia alla base del nostro sport.
Baja è davvero una bellezza. Dà sicuramente del filo da torcere ad alcuni degli spot
più belli al mondo, a modo suo. È un mix perfetto di agitazione, incertezza e serenità
di cui non si riesce più a fare a meno. Il motto di Solo Sports è “Se non vai, non sai”,
il mio è “una volta che ci vai, sicuramente tornerai”.
Matt Pritchard
Kevin Pritchard
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INTRO6 giorni a disposizione, 3 giornate di gara, feste ogni
sera, una commovente cerimonia di apertura, 107
rider, un grandioso prize giving, onde mast high, vento
leggero, attrezzature devastate, pubblico delle grandi
occasioni e Camille Juban. Questo è stato il Maui
Makani Classic edizione 2011, l’ultima tappa del
fortunato American Windsurf Tour di quest’anno.
Nelle prossime pagine leggerete alcuni commenti dei
protagonisti e capirete meglio come sono andate le
cose in questo strepitoso evento. Io in questa breve
introduzione vorrei solo soffermarmi su alcuni aspetti
e condividerli con voi.
La cerimonia di apertura del Maui Makani Classic è
stata qualche cosa di magico, con tutti i rider in
cerchio, i fiori per terra e quelli lanciati dall’elicottero,
la benedizione con i canti e balli. Ho avuto la pelle d’oca
per tutta la durata della cerimonia, uno spettacolo
nello spettacolo, mentre Hookipa si stava preparando
ad ospitare una delle gare più importanti e
affascinanti al mondo. Josh Stone ha dedicato la gara
ad un suo amico, Troy, malato di SLA allo stadio
terminale ed a messo 5000 dollari di tasca sua per il
montepremi. Stone, sempre con il sorriso e con un
indomabile ottimismo, ha preso la parola durante la
cerimonia di apertura e ha condiviso con il mondo
intero il suo pensiero rivolto all’amico facendoci
raccogliere tutti in un minuto di preghiera. Il giorno
seguente, al mattino, durante il primo skipper’s
meeting, purtroppo e con la serenità e positività di
Camille Juban, il vincitore del Maui Makani Classic 2011.
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sempre, ci ha annunciato l’intervenuta morte del suo amico durante la notte, dopo
di che si è recato con il suo windsurf da solo in mezzo al mare a gettare una corona
di fiori mentre tutto il pubblico sulla collina di Hookipa si stringeva in un unico
abbraccio.
Tornando alla gara, abbiamo avuto 3 giorni di azione su 6 a disposizione, con heat
che si sono svolte dalla mattina alla sera ed una finale Master disputata,
addirittura, col buio! Il tutto è proseguito agevolmente, heat dopo heat, con solo
qualche breve stop a causa degli sbalzi di intensità del vento e momentanea
mancanza di onde, fino ad arrivare alla finale dove lo spettacolo è stato totale! Una
finale con onde oltre il mast high, 4 atleti in acqua e tutti gli altri fuori a guardare
ed il pubblico da casa in streaming (peccato solo per il fuso orario…). 30 minuti di
heat per Josh Stone, Kai Katchadourian, Marcilio Browne e Camille Juban, sono stati
sufficienti per prendere un numero adeguato di onde, essendo il vento davvero
leggero (sicuramente sotto i 10 nodi). Ha vinto Camille e penso che nessuno,
vedendolo gareggiare in finale, avesse mai pensato il contrario. Pulizia e radicalità
(e aggiungerei palle quadrate con delle entrate in sezioni da suicidio) sono state le
sue armi vincenti. Le altre posizioni, invece, hanno suscitato qualche perplessità
come spesso accade nelle gare, ma per questa volta, per questo evento, dalle
polemiche siamo voluti scappare senza prenderle nemmeno in considerazione.
Brawzinho ottiene un secondo posto grazie ad un’immensa Taka, Josh Stone, terzo
classificato (in questo modo si è ripreso un po’ del montepremi che aveva messo a
disposizione) e quarto Kai Katchadourian, autore di una finale da urlo…
E che dire dei ragazzini Morgan Noireaux e Bernd Roediger, due fenomeni che
hanno dato spettacolo e che vi presenteremo in uno dei prossimi numeri di
Funboard. Stessa cosa vale per le donne, i master e gli amatori.
Se mi chiedete di rispondere alla domanda: “Cos’è la cosa più pazzesca che hai visto
fare?” Risponderei senza ombra di dubbio un’entrata di Francisco Goya, fuori gara,
appena dopo essere stato eliminato, su un albero e mezzo di onda che stava per
rompere ed era talmente verticale che ha praticamente lievitato sulla schiuma
mentre saliva per poi fare il Top Turn e ridiscendere con un angolo secco di 180°, il
tutto con meno di 10 nodi di vento. Qualunque altro essere umano sarebbe stato
travolto da un tir in corsa e rispedito in spiaggia, senza attrezzatura!
Mi ritengo molto fortunato ad aver fatto parte di questo evento, ho avuto modo di
conoscere tante nuove persone ed avere ancora una volta la conferma che la
passione, la voglia di fare e l’attitudine positiva verso la vita e nello specifico verso
il mare e le onde, molte volte possono superare anche gli ostacoli più difficili.
Mahalo dal profondo del cuore per questa esperienza!
ITALIANI A MAUIMai come quest’anno Maui è stata presa d’assalto dagli italiani. Eravamo
talmente in tanti che a un certo punto sulla spiaggia di Hookipa non
sembrava nemmeno di essere dall’altra parte del mondo, bastavano poi
Hookipa vista dal cielo durante la cerimonia di apertura del Maui Makani Classic 2011.
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un paio di onde e di frullate con addosso solo il boardshort e il trapezio per farci
ricordare velocemente dove eravamo. Con l’occasione della gara e un’iscrizione
decisamente semplice (via web pagando con carta di credito 100$), quasi tutti
noi non abbiamo perso l’occasione per partecipare ad uno degli eventi più
importanti ed affascinante al mondo. Federico Infantino, Andrea Franchini,
Sergio Tyrolt, Francisco Porcella, Nicola Spadea, Ferdinando Loffreda, Giampaolo
Cammarota e il vostro caporedattore sono stati i porta colori della bandiera
italiani al Maui Makani Classic 2011. Tutti quanti noi abbiamo cercato di fare del
nostro meglio, ma per questo evento, parlo almeno dal punto di vista personale,
l’importante era esserci! Il mio pensiero quando ho deciso di iscrivermi, convinto
da Kevin Pritchard, non era avere l’illusione di chissà quale risultato, ma il fatto
di poter avere per 10 o 12 minuti lo spot più famoso al mondo da condividere
solo con altri 3 rider e non con altri 60 come in una classica giornata a Hookipa.
E questa cosa non ha prezzo, certamente non paragonabile ai “soli” 100 dollari
di iscrizione, anche se per un solo turno! E pensare che questo esatto mio
pensiero lo ha anche condiviso niente poco di meno che il sig. Robby Naish in
persona durante il suo intervento, breve, alla cerimonia di apertura!
Purtroppo, e parlo sempre dal punto di vista personale, la mia gara è andata
decisamente sotto le mie aspettative, non che avessi l’ambizione di passare il
turno contro i miei tre avversari quali Fabrice Beaux, Nat Gil e Nick Warmuth
(quando si dice culo…!?!), ma almeno divertirmi durante la heat. Invece… il giorno
prima della gara ho rotto l’albero per la 5.0 a seguito di una bella frullata e, non
avendone altri a disposizione, ero consapevole di dover usare la 4.7, vela che il
99% delle volte va bene ad Hookipa, sia quando c’è vento che quando non ce n’è!
Durante la mia heat il vento ha toccato forse i 10 nodi, ma le onde erano
veramente perfette. Con la mia 4.7 nei 12 minuti di heat ho fatto davvero fatica a
muovermi nel campo gara per raggiungere il line up per prendere le onde…
morale, non sono nemmeno riuscito a prendere le 3 onde valide per il punteggio.
Va beh…!
Tornando agli altri italiani in gara vi posso dire che hanno surfato tutti alla
grande e le condizioni, come avrete capito, non erano di certo facili, vento
leggero e poche ma buone onde, almeno per i primi due giorni di gara. Andrea
Franchini ha realmente rischiato di passare il suo turno, in realtà quasi tutti noi
lo davamo vincente, purtroppo i giudici non sono stati della nostra stessa
opinione penalizzandolo forse troppo per la scelta delle onde che, se pur
eseguendo delle buone surfate e due Aerial, non sono state sufficienti a battere
il suo diretto avversario che ha preso una sola onda buona con un Aerial
massiccio. Lo stesso Andrea, mentre si trovava in spiaggia ad ammirare la finale
Expert, vedendo Brawzinho disintegrare una vela, si è buttato subito in acqua
portandogli l’attrezzatura di ricambio e salvandogli di fatto la finale. Bravo
Andrea, che è poi tornato in spiaggia con l’aiuto del jet-ski. Francisco Porcella
ha passato i suoi turni ed è stato poi fermato da un problema alla spalla che gli
Francisco Porcella, ha terminato la sua gara per un infortunio. Kevin Pritchard
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ha impedito di entrare in acqua per la sua scalata alla classifica! Ferdinando
Loffreda, italiano che da molti anni (20 se non ricordo male) passa tutti gli
inverni a Maui, è stato il nostro migliore rappresentante nella classifica Expert
ottenendo un soddisfacente 7° posto in compagnia con Nat Gill e Graham Ezzy. Il
suo stile fluido e potente e la conoscenza dello spot gli hanno permesso di
conseguire un risultato di tutto rispetto! Sul fronte Master invece è stato
Giampaolo Cammarota ad ottenere un ottimo secondo posto disputando una
finale contro Jeff Henderson (velaio Hot Sails) all’ultimo colpo.
Qui di seguito vi propongo i commenti di Nicola Spadea, Federico Infantino e
Andrea Franchini.
NICOLA SPADEA (Starboard, Gun Sails, MaverX)Andare a Maui è il sogno dei windsurfisti di tutto il mondo, partecipare a un evento
wave a Ho’okipa con i migliori esponenti di questa disciplina è un’opportunità più
unica che rara. Al mio arrivo sull’isola si ascoltavano già le prime voci in spiaggia
riguardo l’imminente Makani Classic e sul fatto che le pre-iscrizioni fossero già in
overbooking; io a causa di alcuni impegni e di un momento di indecisione,
inizialmente non mi sono iscritto ma poi, ricordando l’Aloha Classic da quando ero
più piccolo ed il sogno di far parte un giorno dell’evento più affascinante del windsurf,
ho fatto la mia pre-iscrizione, ormai in waiting list, poiché tutti i posti erano già stati
presi; fortunatamente il giorno della presentazione alcuni atleti pre-iscritti non si
sono presentati ed ho avuto il mio posto in gara. Oltre lo spettacolo in acqua è stato
molto bello vivere l’atmosfera creata in spiaggia in stile hawaiiano con corone di fiori,
cerimonia locale con musica e canti nativi; la grande internazionalità dell’evento con
rider da tutti i cinque continenti e una sfilata di bandiere sul prato di Ho’okipa di più
di venti nazioni hanno fatto il resto. La mia heat si è svolta il secondo giorno dei sei a
disposizione per lo svolgimento della gara in condizioni di vento leggero e set di onde
da un paio di metri; in giornata già arrivavano set più grandi e lasciavano presagire
quello che sarebbe stato il giorno dopo per le finali. La mia heat era composta da
Francisco Porcella italo-hawaiiano dalle indiscusse capacità windsurfistiche, Zane
Scweitzer talento locale, nipote dell’inventore del windsurf e Takafumi Noguchi, atleta
professionista di wave giapponese. Nei dodici minuti a disposizione ho dato il
massimo cercando di impattare l’onda sempre nella sezione più critica ma, ahimè,
non è stato abbastanza per bissare le performance di Francisco e Zane che sono
avanzati al turno successivo. È stata comunque un’esperienza indimenticabile e piena
di emozioni positive, ammirare le gesta dei finalisti è stato come vivere all’interno di
un video, Josh Stone, Marcilio Browne hanno dato spettacolo, Morgan e Bern due
ragazzini rispettivamente di diciassette e quattordici anni hanno surfato onde
di sei-sette metri e per concludere, onore al vincitore di questa gara, Camille
Juban dal Guadalupe, che con il suo stile e le sue abilità in surfata ha
impressionato i giudici tanto da salire sul gradino più alto del podio davanti i
grandi nomi della coppa del mondo.
Marcilio Browne in Wave 360.© Adele Frola
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FEDERICO INFANTINO (Quatro, Goya Sails, MaverX)Dopo aver realizzato un sogno, ovvero quello di aver comprato un biglietto aereo per
Maui, ho “scoperto” che l’ultima tappa dell’American Tour era proprio lì ad Ho’okipa
con date perfette, iscrizione aperta… Perché no mi sono detto! Gareggiare ad
Ho’okipa contro le leggende del nostro sport…WOW…ho pensato e così è stato! Dopo
una decina di giorni dal mio arrivo sull’isola, giusto il tempo di prendere un filo di
confidenza con le onde dello spot più famoso al mondo, il 26 ottobre sera si comincia
in un bel localino con l’ufficializzazione delle iscrizioni ed il 27 è gara! Per i primi
giorni le condizioni non sono state delle migliori, poco vento e non tanta onda, sono
cominciate così le heat degli amatori e delle donne, dal 3° giorno Ho’okipa si è
risvegliata ed abbiamo iniziato anche le nostre heat della categoria Expert! 4 rider
per ogni heat di cui solo 2 passavano al turno successivo. Posso dire di non essere
finito in una heat tanto facile! Avevo contro il mio solito rivale Camille Juban, Kai
Katchadourian e il siciliano Sergio Tyrotl! Credo di aver surfato abbastanza bene: con
due belle entrate in onde abbastanza grosse, il vento era poco e rafficato, ho provato
un Aerial finale ma non ha avuto buon esito. Avevo comunque contro 2 mostri, Kai e
Camille, che hanno dato veramente spettacolo già dalla prima heat. Sono finito al 3°
posto della mia heat e non sono passato ma sono soddisfatto ugualmente, anche
perché quei due mostri che avevo contro sono arrivati in finale finendo primo e
quarto! In generale è stata una gara emozionante con un livello veramente alto e con
condizioni toste, senza vento e onde enormi, soprattutto il giorno della finale! Ho
concluso in classifica generale al 25° posto, chissà magari con una double si poteva
migliorare ma i tempi erano stretti e abbiamo terminato solo il girone della single!
Dopo la tappa del PWA di Tenerife anche questa è stata una grande esperienza e sono
fiero di aver partecipato ad un evento internazionale di questo livello! Speriamo di
continuare così e migliorare con i risultati!
ANDREA FRANCHINI (Fanatic, North Sails)Anche quest’anno ho scelto Maui come destinazione della mia vacanza; onde, vento,
caldo, palme… tutto questo in una piccola isola di cui mi sono innamorato e non ho
potuto fare a meno di tornare! Girando qua e là per i negozi di Paia, attira la mia
attenzione una locandina di un contest wave ad Hookipa. Il giorno successivo parlando
con un po’ di local capisco meglio di cosa si tratta e senza neanche pensarci vado
subito ad iscrivermi alla “Maui Makani Classic”. Leggendo il format di gara capisco che
si andrà a competere con i veri talenti del waveriding! Le emozioni impresse nella mia
mente sono state innumerevoli, sicuramente quella che non scorderò mai sarà la
cerimonia di apertura con musiche e balli tradizionali hawaiani e l'immancabile
sorriso di Josh Stone… Ho gareggiato contro Josh Stone, Bryan MetalCalf-Perez, Patrick
Bergeron; purtroppo non ho passato la mia heat arrivando terzo a pari punteggio con
il secondo (in questo caso passa chi ha ricevuto dai vari giudici i punteggi con valore
più alto). Anche se sono stato eliminato avendo avuto solo una possibilità nella single
elimination è stata comunque una bellissima esperienza. Aloha a tutti!
Morgan Noireax, 17 anni con talento da vendere. Josh Stone
Kai Katchadourian© Adele Frola
Nathan Mershon, il vincitore dell’AWT 2011.© Adele Frola
Bernd Roediger
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CAMILLE JUBAN (Quatro, Gun Sails),VINCITORE DEL MAUI MAKANI CLASSIC 2011Ciao Camille, congratulazioni per il tuo risultato! Avresti mai pensato di essere il
vincitore in una gara ad Hookipa?
Grazie a te e grazie a tutti! Si, sicuramente ci avevo pensato e penso di non essere
stato il solo… molti ragazzi avevano il livello per vincere il contest, ma penso che sia
anche molto importante come ti senti durante la gara.
Quale è stata la heat più difficile?
Tutte…! Avevo così tanta pressione… ma penso che la più difficile sia stata quella nei
quarti di finale contro Noireaux Morgan, che sa come rideare le onde dall’inizio alla
fine (e i giudici amano questo), Graham Ezzy, che rippa sempre duro nel freesailing
e Francisco Goya, che è stato il Campione del Mondo qualche anno fa. Questa era una
heat molto importante da passare ma le condizioni sono state a mio vantaggio.
Puoi descriverci che tipo di condizioni ci sono state durante l’evento?
Abbiamo gareggiato in 3 giorni. Il primo giorno c’erano onde da 1 a 1,5 metri e vento
leggero. Gli organizzatori hanno deciso di fare il primo round di tutte le categorie! Il
secondo giorno erano ancora più piccole, meno di un metro, così si è continuato con
i round di tutte le discipline ad eccezione degli Expert. Per l’ultimo giorno di gara le
condizioni erano con onde mast hight (circa 4 metri e a volte anche di più) e vento
molto leggero ma sufficiente per riuscire a prendere tutte le onde che volevi.
Purtroppo, giusto prima della finale, il vento è calato completamente a causa di un
piccolo fronte di pioggia in arrivo. Pensavo che fosse finita, invece, dopo la pioggia,
una leggera brezza è tornata a soffiare sul campo gara e ci ha permesso di finire la
competizione con la finale Expert ed Amateur.
Durante la finale Expert il vento era molto leggero e le onde erano gigantesche, in
quelle condizioni ti sei espresso egregiamente e per me era abbastanza sicura la tua
vittoria. Cosa ne pensi della tua finale?
Si è vero, le condizioni non erano certamente facili ma le onde avevano una buona
misura ed erano completamente lisce. Così gli organizzatori hanno deciso di fare una
heat da 30 minuti in modo tale che ognuno di noi quattro (Kai Katchadourian, Josh
Stone e Marcilio Browne) avesse avuto il tempo necessario per prendere almeno 3
onde dato che il vento era inferiore ai 10 nodi. Il mio obiettivo era quello di arrivare in
finale, così da quel momento in poi ho pensato solo a divertirmi ed a godermi quelle
fantastiche onde condividendole con alcuni dei migliori rider al mondo sia della
vecchia generazione, pronti a dimostrare che ci sono ancora, che della nuova.
La tua migliore onda e manovra durante la competizione?
La mia migliore onda l’ho presa sicuramente nella heat più difficile, quella contro
Morgan, Graham e Francisco. Penso che era la mia prima o seconda onda e sapevo
che dovevo andare nella parte più critica del lip, così ho preso il set e sono partito
per l’Aerial nella prima sezione dell’onda, ma era troppo rischioso, così ho
continuato con 3 bei turn nel pocket. Ho poi parlato con Keith Teboul (giudice) e mi
ha detto che probabilmente era stata la surfata con il più alto punteggio della gara
e di questo ne vado molto fiero.
Come ci si sente a vincere la gara più celebre nello spot più famoso del mondo?
Non ci potevo credere, partecipare a questo evento è stato una grande cosa per
me e per tutti gli altri ragazzi che, per diversi anni, hanno surfato ad Hookipa.
Tutti noi aspettavamo questo contest perché negli ultimi 6 anni in questo spot
non sono stati più organizzati eventi Wave, quindi, parteciparvi è stato molto
importante per me, la mia famiglia e per due dei miei sponsor che erano lì
presenti. Tutti siamo stati molto contenti ed io non potrei essere più felice!
Grazie a tutti per questo speciale momento.
Harley Stone
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Con quale tavole e vele hai gareggiato?
Ho usato solo una tavola e vela durante tutto il contest, ed erano un 74lt Quatro
Custom board by Keith Teboul e la nuova vela 4 stecche di Gun Sails, la Blow.
Ultima domanda, quale set-up di pinne preferisci?
Adoro il Quad ma da un paio di mesi ho iniziato ad usare il Thruster, ed ora ne sono
molto contento.
SAM BITTNER, ORGANIZZATRICE DEL AWT 2011.Ciao Sam, potresti per favore presentarti ai lettori di Funboard?
Mi chiamo Sam Bittner e sono l’organizzatore e tour director dell’American
Windsurfing Tour.
Raccontaci qualcosa della stagione AWT 2011?
La stagione AWT 2011 è stata semplicemente da sogno. Ci sono stati oltre 200
rider iscritti in totale, da 25 paesi diversi. Sono rimasta davvero impressionata
dal riscontro positivo ed interesse di ogni singolo rider, per non parlare dei
volontari, sponsor ed anche del pubblico.
Finalmente un vero evento wave in una delle location più significative e famose al
mondo, Hookipa. Cosa ne pensi?
La Maui Makani è stata la primissima gara che io abbia mai visto con i miei occhi
ad Hookipa. Mi sono trasferita a Maui dopo la fine dell’ultima Aloha Classic e ho
guardato solamente video, ma vedere i pro che spaccano il lip dal vivo, coi miei
occhi, è davvero uno spettacolo eccezionale. I migliori rider al mondo tutti riuniti
per celebrare il ritorno del nostro sport in uno spot così emblematico.
Ci puoi descrivere la gara dal tuo punto di vista?
Come ho già anticipato, la gara ha avuto un successo enorme e un risvolto
Andrea Franchini© Adele Frola
Federico Infantino© Adele Frola
Nicola Spadea© Pierre Bouras
Il vostro capo-redattore© Pierre Bouras
Ferdinando Loffreda
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davvero positivo. Ci sono state ben 107 iscrizioni! Siamo perfino riusciti ad avere
la diretta LIVE via web grazie ad “Hawaiian Extreme Sports”. Sicuramente farò del
mio meglio per garantire una copertura live a tutti i singoli eventi che
organizzerò d’ora in poi. Sicuramente su questo aspetto si può lavorare ancora
di più ed ottenere risultati ancora migliori per il 2012. Abbiamo comunque
ottenuto un ottimo impatto e sono stata davvero contenta di vedere così tanta
gente alla cerimonia d’apertura, gente diversa da paesi diversi. È sempre bello
ed interessante conoscere i vari rider per la prima volta.
107 rider per un singolo evento (tra donne, uomini, youth, master, amateur). Feste
scoppiettanti tutte le sere e una cerimonia col botto a fine evento… come sei riuscita
a fare tutto ciò? Chi ti ha aiutato?
A dirla tutta anch’io sono piuttosto sorpresa di quanto bene si sia incastrato
tutto. Sicuramente ho lavorato un sacco ma ne è assolutamente valsa la pena.
Voglio quindi ringraziare tutti i 63 sponsor della manifestazione, i 50 tra volontari
e staff, e i 107 rider. Il risultato finale è sicuramente merito della squadra intera!
Quale pensi sia stato l’highlight della gara?
Personalmente penso che il momento più toccante sia stato il primo giorno alla
cerimonia d’apertura quando c’era un gruppo di 20 persone che ballavano la
hula, soffiavano nelle conchiglie ed hanno benedetto la gara. Siamo rimasti tutti
in cerchio attorno alle ballerine e l’atmosfera era davvero mistica. La cerimonia
poi è stata coronata dal discorso del sindaco di Maui, Alan Arakawa, che ha dato
la sua benedizione alla gara facendo passare un elicottero poco sopra alla zona
di gara e facendo buttare in aria 1000 orchidee.
È stato anche davvero eccitante essere una partecipante oltre ad organizzatore.
Mezz’ora prima della mia batteria però ho rotto il mio primo albero ad Hookipa
e il jetski è venuto a prendermi. Sfortunatamente non ho passato la mia batteria,
ma ero comunque contenta di aver surfato contro le ragazze migliori al mondo!
... e il rider migliore?
Questa è la domanda da un milione di dollari! È come chiedere a un genitore quale
sia il suo figlio prediletto… Hmm. Se dovessi sceglierne uno, direi Harley Stone. È
sempre là fuori a dare il suo meglio e, come suo padre, si diverte sempre un mondo.
Camille Juban pettina le onde di Hookipa. © Adele Frola
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L’ho guardato crescere e progredire ed è incredibile vedere quanta strada abbia
fatto in questi anni. Ogni volta che lo vedo surfare, mi viene la pelle d’oca!
Quali erano i giudici? Che metodo di giudizio è stato utilizzato?
Keith Teboul, Dave Dominy, Alex Bitoun, Garry Koop, Robby Swift, Drew Farrier e
Damien Girardin. Era un team davvero competente, gestiti e guidati
dall’esperienza dell’head judge, Matt Pritchard. Abbiamo utilizzato un nuovo
criterio di giudizio, sviluppato appositamente per le gare AWT, in cui i giudici
utilizzano i loro iPad per memorizzare i punteggi. I rider venivano giudicati su 2
onde, e se c’era vento per saltare, allora veniva anche considerato il salto
migliore. Otteneva un punteggio maggiore chi effettuava più turn sulle onde e nel
modo più radicale e verticale possibile. Il fattore rischio, onde più grandi e
entrate nelle sezioni più critiche, erano altri elementi importanti per il giudizio.
Sponsor dell’evento?
Avon Sail House, Big Wave Reality, Big Winds, Café Mambo, Chinook, Dakine, Deep
Relief, Eternal Riders, Ezzy, Flatbread, Goya, Ha'awina Farms, Helo, Hi Tec, Hot
Sails, HST, Inn of the Beachcomber, JP, Letarte, Makani Fins, Mama's Fish House,
Maui Babe, Maui County, Maui North Shore, MauiSails, Maui Ultra Fin, Maui Vans,
Maui Visitors Bureau, Maui Windsurf Company, MauiWindsurfing.net, Maui
Winery, Naish, Neil Pryde, NPX, Nolimitz, Nutribiotic, OES, Paia Inn Hotel, Pakaloha,
Papasrock, Poor Boys, Powerex, Pritchard Windsurfing, Quatro, Real Wind,
Redline Rafting, Ronstan, Sailworks, Second Wind, Severne, Simmer, Smart
Water, SoloSports Adventure Holidays, Sports Insurance Hawaii, Starboard,
Streamlined, Thommen, Ventana Windsports, VN7 Dynamic Capitol, WindAlert,
Windsport magazine, Windsurfer International, Windsurfing Magazine.
I tuoi piani per il 2012?
Organizzare e realizzare ancora 5 tappe con più giornate nella tappa finale di
Maui e maggior montepremi per rendere il tutto più professionale! E continuare
così a spingere il futuro dello sport.
Vuoi aggiungere altro?
Grazie per quest’opportunità di promuovere e condividere lo spirito della “Maui
Makani” e dell’“American Windsurfing Tour” col mondo intero. Sono davvero
contenta di esser parte del movimento!
CLASSIFICA MAUI MAKANI CLASSIC
CLASSIFICA FINALE AWT 2011Expert CA OR MX HI Pts
1. Nathan Merson 1 1 4 5 47
2. Kevin Pritchard 2 5 3 13 32
3. Graham Ezzy 0 4 1 7 30
3. Josh Stone 5 2 0 3 30
5. Morgan Noireaux 3 11 5 10 23
5. Camille Juban 5 0 0 1 23
7. Kai Katchadourian 5 17 0 4 19
8. Francisco Goya 4 0 0 5 17
9. Keith Teboul 9 0 2 0 16
10. Skyler Haywood 9 9 8 36 14
Classifiche complete su www.americanwindsurfingtour.com
Expert Pts
1. Camille Juban 15
2. Marcilio Browne 12
3. Josh Stone 10
4. Kai Katchadourian 9
5. Francisco Goya 8
5. Nathan Mershon 8
7. Ferdinando Loffreda 6
7. Garham Ezzy 6
7. Nat Gill 6
10. Laurent Guillemin 3
10. Morgan Noireaux 3
10. Pascal Hardy 3
Master Pts
1. Jeff Henderson 15
2. Giampaolo Cammarota 12
3. Yasuito Ogasawara 10
Youth Pts
1. Morgan Noireaux 15
2. Bernd Roediger 12
3. Zane Schweitzer 10
Women Pts
1. Junko Nagoshi 15
2. Anne-Marie Reichman 12
3. Ingrid Larouche 10
PROPOSTA AMERICAN WINDSURF TOUR 2012• Santa Cruz Classic: 3 / 6 maggio
• Pistol River Wave Bash: 14 / 17 giugno
• San Carlos Cactus Cup: 28 luglio - 4 agosto
• Hatteras Wave Jam: metà settembre
• Maui Makani Classic: 25 ottobre - 3 novembre
Anne-Marie Reichman Il podio della categoria Expert.
SAM BITTNER,ORGANIZZATRICE
DEL AWT 2011
Il podio della categoria Women.Junko Nagoshi
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Sylvain Demercastel
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Cosa fare quando sembra che tutto vada a rotoli? Siamo venuti in questo posto
sperduto esclusivamente per surfare onde grosse… ed invece siamo qui bloccati nel
letto di una stanza d’albergo senza connessione ad internet, né altre comodità
basilari, doccia fredda e tagli dell’acqua quando non piove per lungo tempo e di
pessimo umore. El Nino, la Nina… Più il tempo passa e più sembra che questo clima
anormale venga accettato e quello che in passato era considerato un fatto
eccezionale, ormai è all’ordine del giorno.
L’unico modo per non deprimersi completamente è quello d’immaginare come
sarebbe potuto essere con un po’ di fortuna dalla nostra parte. In questo frangente
Sylvain Demercastel
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la febbre ci aiuta facendoci sognare ad occhi aperti e rendendo la situazione sempre
più surreale… I deliri febbrili ricoprono ogni pensiero come una nebbia sottile,
confondendo la linea netta che separa la realtà dall’immaginario e fondendo vecchi
ricordi con esperienze non vissute ma che però sembrano già scritte, fornendo
un’interpretazione diversa della stessa realtà. L’immaginazione ha il sopravvento...
E cosa succederebbe se il windsurf fosse ancora in voga come lo era all’inizio degli
anni 80 e 90? Mai, più di adesso, sarebbe perfetto tornare all’era d’oro… il materiale
ormai offre una facilità e performance eccezionali, internet dà un’infinità di nuove
possibilità e destinazioni per i più avventurosi ed è possibile andare ovunque si
voglia, riuscendo, allo stesso tempo, a conciliare le vacanze con la famiglia a surfate
in posti radicali e spettacolari.
Tutti cerchiamo il mix perfetto di condizioni e fattori per ottenere il viaggio che
abbiamo sempre sognato. Nel frattempo, Marion è malata da ormai 6 giorni e
continua a far avanti e indietro dal bagno al letto… Io, sudato e febbricitante, mi
addormento e faccio un sogno stranissimo. Che altro fare quando tutto va storto ed
è fuori controllo?
Questo era quello che avevamo in mente:
Parte tutto da un’idea, voci di corridoio… poi ci organizziamo, ci incontriamo ed
eccoci qui. Marion, Joanne ed io siamo seduti comodamente nel nostro sedile
d’aereo, diretti verso il Pacifico meridionale del Sud America. Questa volta non vado
a fare un viaggio con due rider pieni di testosterone, ma con due ragazze sensuali e
intelligenti, che renderanno il viaggio davvero indimenticabile per la loro voglia di
avventura e con un solo sogno…. Surfare fino a stare male.
Marion ha organizzato ogni cosa, dai biglietti, all’excess baggage, ai transfer una
volta a destinazione. Eccoci qui dopo qualche ora in un taxi organizzato da queste
due bambole. La direzione è idilliaca, il “Paradiso delle onde e del vento”. Mentre
percorriamo le strade polverose dall’aeroporto regionale verso lo spot, il vento
caldo soffia costante e sembra di essere sul set di un vecchio film western. Dopo 2
ore di macchina, raggiungiamo finalmente i nostri amici che sono già sul posto e
sicuramente ci daranno delle informazioni importanti sulla zona.
Bingo, rieccoci qui dall’altra parte del mondo, ancora una volta… C’è un piccolo
albergo sospetto, proprio di fronte allo spot. C’è solamente una stanza disponibile
per noi tre, ma almeno è a buon prezzo. Giusto il tempo di lasciare i nostri bagagli
nella stanza e andiamo subito in spiaggia a far windsurf. È come un parco giochi. Le
barre perfette si srotolano accarezzate da 20 nodi di un costante e caldo vento side-
off. Una settimana fa, questo spot era completamente piatta… ma adesso è arrivato
lo swell perfetto, proprio mentre noi eravamo in viaggio. Tiriamo il materiale fuori
dalle sacche… mettiamo su strap e pinne alla velocità della luce per l’eccitazione e
poi entriamo in acqua. Questi gesti abitudinari improvvisamente diventano più
significativi, con la prospettiva di una session con condizioni perfette proprio davanti
alla nostra porta. Siamo a migliaia di kilometri dalle session sotto l’acqua, col freddo
pungente della Normandia. La prima session che facciamo è veloce e ci serve per
risvegliarci un po’ dall’intorpidimento del viaggio e del jet lag. Poche persone lo
sanno, infatti, ma il modo migliore per sconfiggere questo problema dei viaggi
intercontinentali è di fare attività fisica per poi crollare e dormire come sassi.
Perfetto. Dividere una stanza con due ragazze ha vantaggi notevoli: profumo
inebriante, tutto è perfettamente in ordine e perfino bello da vedere. Non si vedono
più montagne di boxer sporchi sparsi per il pavimento… che capita sempre quando
si fanno viaggi coi ragazzi… qualsiasi ragazzo. Le ragazze riescono a creare
un’atmosfera ospitale senza la minima fatica. Perfetto!!
Un’altra sicurezza d’andare a far un viaggio con due bellezze è di tornare con foto di
lifestyle notevoli… con quel tocco di seduzione e sensualità che non guasta mai. È
anche un’occasione per allietare gli sponsor, che possono promuovere il nostro
sport sotto questa prospettiva.
Il pianeta diventa sempre più piccolo per tutti noi grazie alle voci, ad internet ed ai
mezzi informatici moderni. Il problema è che è sempre più difficile trovare posti
deserti. Ed è proprio così che sta diventando comune incrociare conoscenti od amici
nel bel mezzo di una strada deserta, anche a migliaia di km di distanza dal mondo
occidentale. Ho letto un po’ di articoli sul rider del sud, Raph Filippi. Non avrei mai
pensato che le nostre strade si sarebbero incrociate in questa situazione. Per niente
al mondo!! Sono proprio queste le sorprese che ti portano viaggi come questo che
diventano anche un’opportunità per approfondire la conoscenza con persone nuove.
A volte per comprendere un personaggio è meglio conoscerlo. Appena l’ho visto sono
rimasto scioccato, come se mi avesse colpito un fulmine. Raph si ferma per qualche
S. D.: “... questa volta, però, sembra che le cose vadano per il verso sbagliato... Lecondizioni windsurfistiche con onde perfette che avevo sognato erano ormai
irraggiungibili!... L’unico modo per non deprimersi completamente è quello d’immaginarecome sarebbe potuto essere con un po’ più di fortuna dalla nostra parte.”
giorno. Deve quindi girare come un pazzo e fare 200 cose contemporaneamente per
sfruttare al meglio il poco tempo che ha a disposizione. Vuole fare tutto. Surfare,
girare, mangiare e, ovviamente, condividere racconti di viaggio e di vari progetti a
cui ha partecipato. Il suo motto sembra essere “Vai: Azione!”…
Adesso comincio ad apprezzare i benefici di praticare uno sport di nicchia, ormai
dimenticato dalle masse. È più facile organizzare il tutto. Non c’è show né finzione. I
windsurfisti veri sono gente davvero appassionata. Punto. È questa la vera bellezza
di questo sport.
Abbiamo dato qualche dritta a Raph in modo che potesse sfruttare al massimo le
Marion Raisi
Marion Raisi
S. D.: “Ho un sogno. Il windsurf potrebbe diventarenuovamente sexy... Il vento e le onde sono ovunque.”
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condizioni durante la sua breve permanenza. Qui il vento è ideale nel primo
pomeriggio, fino alle 15. Prima e dopo ci sono un sacco di surfisti da onda che
affollano lo spot. È questo il problema della perfezione, tutti ne vogliono un pezzo.
Una volta in acqua, non importa se non si plana e il vento è leggero: l’onda è così
perfetta e potente che permette di avere tutta la velocità necessaria per fare curve
vertiginose e Aerial sopra le sezioni critiche. Perfino l’acqua in questa zona, grazie
ad un fenomeno termico, si scalda notevolmente permettendoci di surfare in
costume e bikini. Cos’altro si potrebbe volere?
Più andiamo avanti e ci addentriamo nella natura selvaggia, più i local rimangono
allucinati quando ci vedono in acqua. Le ragazze poi dimostrano sia la loro dolcezza
che la loro determinazione, dallo starsene in spiaggia ad abbronzarsi al dover
camminare mezz’ora tra le dune, col materiale, per arrivare sullo spot. I pregiudizi
poi rendono la vita di queste ragazze più dura, in quanto è fin troppo facile
immaginarsele mezze nude in uno spot tropicale con spiagge bianche e palme, che
se ne stanno rilassate in un’amaca, sorseggiando cocktail esotici con ombrellini
colorati. Non sarebbe neanche così male, pensandoci! Ma qui, sebbene ci sia un
clima secco e caldissimo, docce ghiacciate quando l’acqua c’è e i cani che ululano
tutta notte, anche le ragazze concordano sull’aver trovato il nostro El Dorado. È come
una piscina con onde artificiali perfette, accarezzate da vento meridionale costante.
È un set perfetto per un film d’epoca. Ci sono reminiscenze in disuso di un vecchio
turismo benestante che, prima dell’arrivo dei surfisti e windsurfisti, probabilmente
aveva interessato altra gente alla ricerca di una pensione con i fiocchi.
Le giornate si assomigliano molto e il tempo passa senza che neanche ce ne
accorgiamo. Ma chi se ne frega? Non abbiamo neanche la macchina… Solo Vento… e
onde! Quando il nostro tempo sarà scaduto e sarà ora d’impacchettare tutto e
ripartire, nasconderemo la nostra tristezza per la partenza, sotterrandola sotto le
magiche memorie di questo viaggio.
Il poter vivere e condividere momenti come questo ci fa sentire connessi a livelli
profondi e ci fa apprezzare il windsurf nella sua completezza. È dura dover tornare
alla realtà che sicuramente sarà meno idilliaca e ideale di quello che abbiamo
vissuto per troppo poco.
Ma allora questo è un sogno o realtà?
Quello che succede durante un viaggio windsurfistico, raramente viene raccontato
interamente nell’articolo pubblicato. Perchè?
Semplicemente perchè, per quanto vivida sia la descrizione, non si riuscirà mai a far
trasparire la vera emozione che si prova a viverla sulla propria pelle.
L’interpretazione dei momenti e delle esperienze è totalmente individuale e le
testimonianze sembrano più oniriche che reali. Che senso ha segnare
semplicemente su un’agenda le giornate sprecate in attesa del vento, o le notti
piegati in due con la testa nella tazza del cesso? Queste esperienze sono comuni
quasi a tutti, ma la situazione eccezionale rende anche la routine diversa e
indimenticabile. È proprio questo meccanismo che imprime i ricordi nel nostro
cervello. La stessa session, nello stesso posto, allo stesso momento, può essere
insignificante per un rider e indimenticabile per un altro. Alla fine è tutto personale
e dipende interamente dalle nostre emozioni soggettive. Quindi decidi tu se vuoi
interpretare questo articolo come un report fittizio od una storia reale. Sicuramente
qualcosa di vero c’è …
Los sueños secondo Raf Filippi
Le cose non vanno sempre come previsto e in questo viaggio è andato tutto storto
praticamente dall’inizio. C’è stato uno sciopero dei piloti dell’Air France che mi ha
scombussolato tutto il viaggio, obbligandomi a dover riorganizzare tutti i transfer e
le connessioni, con 100kg di bagaglio in eccesso, a metà agosto… Quando siamo
Sylvain Demercastel Raphaêl Filippi
Marion Raisi
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arrivati il materiale era disperso, e quando poi è arrivato le tavole erano
bucherellate come Emmental. All’arrivo poi ci hanno rubato i documenti, carte di
credito e il cellulare. Speravamo che, almeno all’inizio, il viaggio fosse andato
diversamente… ma avevamo ancora speranza!
Dopo circa 3 giorni di viaggio ed una notte infinita in un aeroporto americano, eccoci
finalmente su una spiaggia dispersa nella parte settentrionale del Sud America.
Abbiamo poi incrociato una macchina, la sola sulla strada deserta, che era piena di
materiale da windsurf, che ci ha poi indicato dove andare. “Sei francese anche tu?!?
Abbiamo incontrato un ragazzo francese in spiaggia, assomiglia ad Iggy Pop!”.
Non conoscevo Sylvain Demercastel ma dalla sua apparenza si capiva
tranquillamente che fosse un vero rocker. Il mio incontro con l’ex chitarrista della
band metal Artsonic è stato surreale. Sullo sfondo un vecchio paesino da selvaggio
West ed ecco Sylvain che arma il suo materiale, con i lunghi capelli al vento, la giacca
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di pelle nera e due bambole allucinanti al suo fianco, che fissavano intensamente le
onde con lui. Non si riesce a immaginare il Rock’n’roll senza un’atmosfera sensuale
ed eccone infatti la dimostrazione. Non perdo tempo e mi presento alle due ragazze,
Jo e Marion, che sono in tacco da 10cm, e sembra di essere piombati sul set di una
pubblicità della Reef.
In men che non si dica mi sto dando da fare per uscire in acqua, armando le mie vele
nuove a tutta velocità. Le onde continuano a srotolarsi e si susseguono set dopo set,
offrendo un’infinità di Bottom Turn perfetti. Questo è davvero un paradiso e mi sono
già dimenticato del viaggio da incubo. Dopo un bel po’ di surfate perfette, vedo le due
ragazze che mi aspettano in spiaggia per lavare e smontare il mio materiale. Si
avvicinano verso di me con un cocktail tropicale tra le mani, e si svestono lentamente
per offrirmi un massaggio al tramonto. Sto lentamente impazzendo… non resisto
più… Improvvisamente sento: “Allora, andiamo in acqua o no?! Sei un pazzo, non puoi
addormentarti sotto questo sole!”. Sylvain aveva ragione.
Los sueños secondo Marion Raisi
Eccoci qui… alla fine del mondo. Nel bel mezzo del nulla, in una location in cui il mondo
moderno non riesce ad attecchire. Il clima è desertico, non c’è nessuna pianta a
parte qualche pianta per l’estrazione di petrolio e gas naturale, costruite nei lontani
anni ‘60 da British Petroleum Company. Sullo sfondo c’è una città fantasma, con
grossi edifici dismessi, un vecchio casinò e una chiesa… ben pochi edifici hanno
ancora il tetto ed a volte mancano anche delle pareti… sembra veramente il set di un
vecchio film western! Nonostante ciò, la gente è assolutamente ospitale e sorridente
per celebrare l’indipendenza del Peru! Gli uomini si ritrovano nei bar per parlare del
futuro della loro politica ed economia. Questo è un paese difficile in cui vivere, ma
sono pieni di speranze per il futuro. Mi piace arrivare in posti del genere, dove posso
venire a contatto con una realtà completamente diversa da quella a cui sono
abituata. Adoro vivere la vita locale.
Ed ecco che, nel bel mezzo del deserto, spunta l’Oceano ed offre delle onde
magnifiche. Stiamo giocando nell’acqua ed i pescatori se la ridono. A volte però
restano anche impressionati e si rendono conto della difficoltà e bravura che
servono a fare quello che facciamo. Sfruttiamo al meglio le grosse onde ed il vento,
nulla va sprecato. Ci sono un bel po’ di barche che affollano il mare per prendere
tutto quello che possono… squali, polipi, aragoste, tonni… Ci hanno spiegato cosa sia
successo qui, di come gli inglesi siano venuti e andati via senza preavviso e come
vivono oggi. È ormai da qualche anno che parecchi surfisti, windsurfisti e kiter
vengono da queste parti. Questi rider hippy vivono secondo lo stile locale, per poi
surfarsi alcune delle onde migliori della loro vita e partire nuovamente verso le
rispettive realtà. Questo posto ora sta ricominciando a vivere lentamente di turismo.
E non è nemmeno così difficile da immaginare, considerando che qui ci sono onde
perfette e lunghissime ovunque si guardi! Lo swell è orientato alla perfezione e le
onde si srotolano per centinaia di metri, accarezzate dal vento side offshore… il
sogno di ogni waverider! Eccoci qui, per divertirci a surfare le onde in surf ed in
windsurf, per saltare ed imprimere immagini indimenticabili nelle nostre teste. Delle
altre immagini poi si occupa Sylvain, quindi i risultati sono garantiti.
Facciamo un po’ di foto d’azione a Jo quando è in acqua e quando è fuori, invece, foto
di lifestyle. Questo posto è così diverso che possiamo perfino giocarci. Dobbiamo
fare delle immagini inusuali, che restino impresse e sicuramente questo paesaggio
così unico ci aiuterà nel nostro intento. Sylvain mi sta mettendo ansia. Malati o meno
dobbiamo comunque tornare con delle foto eccezionali. Quando si è in acqua è facile,
basta surfare… tranne quando sono fuori controllo. In spiaggia, paradossalmente,
tutto diventa più complicato, in quanto devo anche mettermi in posa, quasi come se
fossi una modella… ed io non sono portata, né mi piace così tanto. Dall’altro lato,
però, l’atmosfera è perfetta per quest’esperienza, devo posare in una piccola cella
arrugginita di una prigione dismessa. È come se fosse un gioco e così riesco a
sciogliermi ed affrontare quest’esperienza non prendendola troppo seriamente.
L’atteggiamento rock’n’roll di Sylvain ovviamente esalta gli eccessi, spingendomi
oltre i miei limiti: tacchi vertiginosi, vestiti raffinati e succinti e vento tra i capelli.
Stiamo giocando col contrasto tra bellezza e degrado, sia in termini paesaggistici
che dei soggetti rappresentati. Nell’albergo, tutte le donne locali parlano di noi. Sono
incuriosite da quello che facciamo e guardano le nostre foto con occhi dubbiosi e
incerti. Non avrebbero mai pensato che una piccola città deserta avrebbe potuto
interessarci così tanto ed una di loro si avvicina a me e mi sussurra nell’orecchio se
il ragazzo windsurfista francese fosse single…. giusto per informazione!
Sylvain Demercastel
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S. D.: “È come un perfetto parco giochi. Le barre perfette si srotolano accarezzate da 20 nodi di uncostante e caldo vento side-off. Una settimana fa questo spot era completamente piatta…
ma adesso è arrivato lo swell perfetto, proprio mentre noi eravamo in viaggio.”
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Roby Smart in Misty Flip davanti al famoso albergo Al Pra’.
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Guest star d’eccezione domenica 28 agosto al Pra’:il 4X Campione del Mondo Freestyle Gollito Estredo,
durante le riprese di Minds Wide Opendi Andre Paskowski (in acqua con la telecamera).
Altro VIP di domenica 28 agosto: Fabian Weber in Push Loop.
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INTRO by F. CALO’
Ci sono giornate particolari che ti rimangono impresse nella memoria, una di queste
è stata domenica 28 agosto 2011. Sabato sera era appena finita la premiazione della
48HRS Analysis (articolo sul numero 142, pag. 74) e parlando con Andre Paskowski
e Gollito Estredo di dove poter andare a fare qualche buona ripresa il giorno dopo
per Minds Wide Open, ho suggerito di andare al Pra’, consapevole delle ottime
previsioni. Detto e fatto, e con poche ore di sonno alle spalle ci troviamo tutti quanti
domenica mattina alle 8:00 al Pra’. Anche il fotografo Fiore si aggrega alla missione
all’ultimo momento, e ha fatto la scelta vincente. L’ultima domenica di agosto è
sempre over booking al lago ed anche questa giornata non fa di certo eccezione.
Dopo aver trovato un parcheggio all’interno dell’albergo grazie alla collaborazione di
Sergio, armiamo le vele e scendiamo in acqua! Il vento è fotonico e anziché armare
la 4.2 decidiamo per la 4.7, che si rileverà quasi ingestibile nelle manovre ma ottima
per saltare un po’ più in alto… Gollito inizia il suo spettacolo ripreso dall’acqua da
Andre, e quando la gente si accorge di quello che sta accadendo, a poco a poco molti
decidono di uscire dall’acqua e ammirare lo spettacolo dalla spiaggia. Le special
guest Gollito, Kevin Mevissen e Fabian Weber esaltano il pubblico, e i diversi local
nostrani non stanno di certo fermi a guardare rendendo il tutto ancora più
emozionante! Oltre per il motivo puramente tecnico questa giornata rimarrà nella
mia memoria anche per altri valori personali, come la condivisione di alcuni
momenti importanti con dei veri amici. Il windsurf a volte può fare anche questo,
indipendentemente dal posto in cui ci si trova… e se poi ci si aggiunge anche la
perfezione di un’epica uscita al Pra’, ecco che non posso aggiungere altro che:
grazie!
WEBCAM DEL PRA’
Quando si parla del Pra’ non si può non menzionare “la Mariella”. La webcam del sito
www.pradelafam.net penso sia una di quelle più cliccate del Lago, in oltre i suoi
commenti puntuali ogni mattina all’alba (anche d’inverno quando ci sono -10° e
nevica) sono un utile strumento decisionale per tutti i frequentatori del Pra’. Per
questo articolo non abbiamo avuto il tempo di intervistarla ma non mancheremo di
farlo al più presto per raccontarvi un altro pezzo di vita reale del Pra’.
Fabio Calò: “Una giornata speciale, indimenticabile! Tanti ifattori che l’hanno resa tale, come rivedere in acqua dopo
due anni il mio amico Andre Paskowski. Emozioni di ungiorno speciale impresse in modo indelebile nella mia
memoria. Grazie a tutti coloro che erano presenti! Egrazie a Fiore per questa foto semplicemente magica!”.
Il Pra’ in una delle sue vesti migliori!
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THE SPOT by S. GREZZI
Sono di nuovo qua per raccontarvi un’altra storiella non sul basso Garda
visto che ormai sapete tutto ma sul “PRA DE LA FAM” dove ho trascorso tutti
i miei week end estivi degli ultimi 15 anni di windsurf.
I like this spot! Non so se sono stato plagiato ma non c’è secondo me nessun altro
spot sul lago di Garda paragonabile al Pra’!
Malcesine? Fa freddo anche il 15 di agosto!
Hotel Pier? N°2.
Torbole? No thanx!
Correva l’anno 1996, l’inizio del Grezzi surfista, dopo aver trascorso la primavera a
Campione del Garda ed essere riuscito a domare l’Ora dopo essere finito più volte
nella baia degli incapaci, era arrivato il momento di fare il passo: “Surfare al Pra’”.
Diciamo che il timore c’era, eccome... con ogni surfer che interpellavo per prendere
informazioni su come uscire e quale tavola usare visto che aveva la nomea di spot
wave, l’altezza delle onde aumentava di persona in persona; classico del surfista…
queste storie mi ricordano un po’ il South Afrika, dove se non sei
contemporaneamente in tutti gli spot ti perdi la surfata dell’anno! Ah che peccato!
Ritorniamo a noi, mi ricordo che all’epoca c’era il dualismo CUNGA vs DOSSI, non i
brother Dossi... (ciao Alex/Michele) ma Jesse, colui che ha inventato il freestyle come
disse Josh Stone!
I vecchi capi del Pra’ erano a favore di Cunga (tavola da 80 lt e vela 5 mq in qualsiasi
condizione), fermo alle classiche ma pur sempre splendide manovre dell’epoca
come Aerial Jibe e Forward; noi giovani, molto più portati alle nuove tendenze come
il freestyle, eravamo a favore di Jesse con manovre nuove tipo Willy Skipper
kilometriche, Vulkan, Speed Loop 1H e Duck Tuck da paura!
Poi, finito il periodo di Jesse come ben sappiamo a causa di vicissitudini a voi note è
arrivato il mio turno e quello di Mirko Braghieri compagno di viaggi oltre oceano, il
duo più conosciuto a livello italiano e non... visto che abbiamo surfato dall’Australia
alle Hawaii passando poi su tutti i migliori spot che ci sono in mezzo! Siamo stati i
primi a surfare Al Pra’, con molta malfidenza da parte dei Ghota’s Pra’, con le tavole
da freestyle come la prima tavola rossa RRD 270 usata all’epoca da Robby Seeger
vincitore delle prime King of the Lake!
Risultato? Noi planavamo e si smanovrava a manetta, loro con le talove wave fermi a
guardarci! È stato il periodo che ci si confrontava in acqua con Antonello Barletta,
Enrico Dusi “Il Capo” (fermo ai box da parecchi anni a causa di un grave incidente
avuto in moto... Enrico sei tutti noi!), per poi passare negli anni seguenti alla Milano’s
crew come il Fede La Croix, Guazza, Filippo, Franzella, Roby Smart e l’infiltrato Fabio
Calò, essendo di Torino, sempre capeggiati dal grande Gigi le Carrò, anche lui
desaparesidos negli ultimi anni; pare che si diletti a freestyleggiare sul lago di Como
davanti alla casa di Clooney, forse sta cercando la Canalis... pare che sia libera!?
Mirko Braghieri, super local dello spot.SPOT INFO- Vento: Al Pra’ si esce al mattino con il Peler.Possibilità di brezza da Sud al pomeriggio perprincipianti.- Orario: il Peler si distende quando il solespunta dalle montagne. D’estate verso le 8,d’inverno verso le 9:15. Dura poinormalmente 2 o 3 ore.- Vele: dalla 4.2 alla 5.0.- Tavole: Freestyle o Freestyle-Wave sui 90-100 litri sono l’ideale.- Parcheggio: vi conviene arrivare presto! Nonparcheggiate male, le multe non mancanomai!- Il “Pra’ de la fam”, si dice che prenda ilnome da una zona, vicino al vecchiomonastero, abbattuto durante il regimefascista, dove i frati di un convento venivanomandati in penitenza, da cui “prato dellafame”.
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Missing… spariti quasi tutti, chi in Corsica come il Franzella, da me visitato
recentemente, chi in Sardegna come Filippo, chi in ufficio a Milano come Federico!
Gli unici che si rivedono spesso sono Robby Smart visto che si è trasferito da noi e
il Caloggero con qualche apparizione di Pedrani.
Non dimentichiamo l’unico allievo gardesano creato dai lavoratori della Grezzi &
Braghieri production ovvero Mattia Fabrizi che a forza di cazziatoni e calci nel culo è
riuscito a fare dei risultati molto importanti a livello italiano ed europeo; dimenticavo
l’altro atleta di punta importato dal lago d’Iseo è il sempreverde Mario Bellani alias
“Banana”… non si sa bene l’età visto che non vuole assolutamente comunicarla.
Quando lo vedete provate a chiedergli l’età, forse sarete fortunati.
Il Pra’ quest’anno è stato abbellito con un’ampia spiaggia e un nuovo parcheggio, ma
non vorrei che fosse una trappola per disperdere noi surfisti tanto odiati su altri
spot (come da mail a me girate per cc da alcuni surfer tedeschi) per portare altri
tipi di clienti, ovvero hanno messo un letto di pietre aguzze sul bagnasciuga che in
confronto il reef di One Eye gli fa un baffo (mi sono divertito molto un pomeriggio a
veder un personaggio di spicco del comune a dover chiamare la moglie per farsi
portare le ciabatte visto che non riusciva a rientrare… ). Se avessero messo dei
carboni ardenti o dei vetri forse il risultato sarebbe stato migliore! Non parliamo del
Parking ¤ 2/h per la notte; il Pra’ lo abbiamo fatto conoscere nel mondo con
presenze illustri tipo Francisco Goya, Tomas Persson, il capo di Simmer che
organizza qui da noi ogni anno i meeting con i vari distributori mondiali; ci sarà un
motivo se tutti questi personaggi passano e scelgono “the spot”!?
La comunità di Tignale che fa? Esce con dei volantini con pubblicità di biker, hiking,
kite e nessuna foto di windsurf... è ora di boicottare quei ristoranti o attività che si
sono arricchite con le nostre presenze e ora remano contro!
INTERVISTA A SERGIO MINONI
Ciao Sergio, puoi presentarti ai lettori di Funboard?
Sono Sergio Minoni (mi piace definirmi waterman) e pratico il windsurf dall’età di 20
anni quando a Gran Canaria ho messo per la prima volta i piedi su una tavola da
windsurf. La prima scuola di windsurf l’ho avuta a Toscolano nel 1981 e dopo varie
esperienze come istruttore di windsurf in tutta Italia mi è stata offerta la gestione
dell’albergo Al Pra’ che ho condotto con mia moglie Laura in questi ultimi 18 anni
promuovendo il windsurf fin dall’inizio e collaborando con RRD e Simmer dalla loro
nascita. Colgo la particolare occasione per ringraziare Roberto, Dylan e Tomas
Persson per la fiducia che mi hanno sempre dimostrato.
Dopo 18 anni finisce la tua gestione dell’albergo Al Pra’. Puoi spiegarci il motivo di
questa scelta e i tuoi prossimi programmi?
Purtroppo non è una scelta, il contratto è scaduto e la proprietà, visti i nostri 18 anni
Sergio Minoni: “La più bella interpretazione del Pelèr,grazie di tutto per le uscite che mi hai permesso digodere.”
“Peler”L’è a bunùra en val de Sùra co’ i prim ciàrde la matìna che ‘l Pelèr el se sbulìna.Vènt alègher ònda spèsa vèntde Ròca lach che ciòca.Onde biànche onde da mar ondegròse che spàca sò le corne de l’Altàr.A l’altèsa de Dusa l’onda amò la se rifàma l’è dùlsa, càlma, tànta....l’è per ch’el che’l lach el cànta....Masaretto di Cantarane
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di sviluppo commerciale e sportivo (il Pra’ è conosciuto in tutto il mondo del
windsurf), ha scelto di rilevare l’attività. Penso di rimanere nel mondo degli sport
nautici. Ho progetti indirizzati sia verso il windsurf, sia verso il Sup.
Sei stato il punto di riferimento per i tanti windsurfisti del nord Italia in uno degli
spot più belli del Lago. Hai assistito alla nascita e diffusione del Freestyle sul lago e
molti atleti si sono allenati per diverse stagioni davanti al tuo albergo. Puoi
raccontarci qualche cosa sui vari personaggi e cosa o chi ti è rimasto maggiormente
impresso?
I primi anni del freestyle al Pra’ c’erano personaggi come Matteo Guazzoni
(l’ombroso), Michele Franciosi (lo stiloso), Filippo Buratti (la rossa), Federico la
Croce (il professionista), Fabio Calò (calogero) ecc. Erano veramente ragazzini
ma pieni di grinta, di passioni, di gioia e voglia di crescere: mi piaceva vedere la
loro vitalità sana e intelligente. Ho visto fare “i primi passi” di Roby Smart che
ricordo non perdeva nemmeno un giorno passando dai +30° in estate fino ai +3°
in pieno inverno. Tra loro ci sono sempre stati Simone Grezzi e Mirko Braghieri
(gli ziii) che erano i più local del momento. Le origini del freestyle nascono nel
1993/94 quando il Pra’ cominciava ad essere frequentato da personaggi del
calibro di Alex Humpel, Robert Hoffmann, Jessi Dossi, il Cunga che con delle
tavole freeride cominciavano a fare manovre di freestyle (freestyle classic). Nel
1996 ho avuto la prima esperienza internazionale, durante la primissima
edizione della King of the Lake ho ospitato in albergo, oltre all’ideatore Alex
Humpel, anche Robby Seeger con la sua famiglia, Robert Teriitehau, e Andres
Bringdal al quale ricordo di aver dovuto cambiare due volte il materasso perché
era sempre troppo corto per lui.
Al Pra’ negli anni scorsi si sono svolte molte gare, puoi raccontarci qualche cosa
anche di questo aspetto?
Ho collaborato fin dagli inizi all’organizzazione di varie gare al Pra’. Ogni volta
affiancato dai vari specialisti (giudici, logistica, etc…) come Dylan, Mirko Braghieri, i
fratelli Tiburon, Massimo Ravasio (Tecnolimits), Max ed altri che non ricordo.
Come vedi oggi il movimento dei windsurfer che frequentano il lago e nello specifico
lo spot del Pra’?
Il movimento di windsurfer sul lago ed in specifico al Pra’ è sempre in fermento
(anche se il freestyle ha avuto una leggera flessione). Purtroppo l’amministrazione
di Tignale negli ultimi anni non ha supportato quest’attività, anzi, sembra che
ultimamente abbiano obbiettivi che non danno vantaggi o agevolazioni ai
windsurfisti. C’è bisogno di supporti logistici per agevolare anche le nuove
generazioni.
Fra tutti i vari spot del Lago di Garda, secondo te, perché e quando si dovrebbe
scegliere il Pra’?
Il Prà è perfetto per i freestyler, bello per i rider ed ideale per i principianti durante
le scadute o anche nel pomeriggio. Il Prà è bello sempre. Perfino in inverno.
Da local n° 1 dello spot, qual è un episodio che vorresti raccontarci?
Un episodio che mi fa sempre sorridere è accaduto circa 6 anni fa durante uno dei
tanti meeting Simmer. Kai Katchadorian, atleta Simmer, al ritorno dalla cena
dell’ultima serata durante la quale avevamo alzato un po’ il gomito, si era trovato
chiuso fuori dalla sua camera e il compagno non voleva saperne di sentirlo bussare.
Una giornata particolare anche dal punto di vista fotografico per Fiore.
Kevin Mevissen. Gollito in controluce.
Simone Grezzi, autore di parte del testo diquesto articolo. @photo Demetrio Righetti
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Allora Kai è andato in parcheggio, ha preso una comoda sacca per le tavole, è andato
sulla prima cola (terrazza della limonaia) e si è fatto il suo giaciglio. Non si era
accorto di essersi appostato proprio a fianco della rete di cinta dentro la quale
viveva il mio cane. Solo al mattino si era reso conto di avere conversato gran parte
della notte con il cane il quale, secondo Kai, gli rispondeva con versi strani ma
affettuosi. Tecnicamente, il mio amico Raimondo Gasperini, “gasperotto”, in un’uscita
classica mura a sinistra, con vela 5.0, tentativo di Back, ripartenza per il rientro
sempre con mura a sinistra e con la stessa intensità. Il Pelèr era girato di 180° nel
tempo necessario per riorganizzare un partenza dall’acqua.
Il miglior atleta nella storia del Pra’?
Prima del freestyle La Cunga. Con il freestyle: Gigi Le Carrò.
Il surfista più appassionato?
Il più appassionato e fedele fin dai primi anni del freestyle è Massimo Girelli (Max).
Quello che non manca mai?
Roby Smart.
Il più giovane?
Mio figlio Daniele (10 anni), ma come professionista l’attuale campione Italiano
Mattia Fabrizi (20 anni).
Il più vecchio?
Il Professore Alberto Pepe che se la gioca con un caro cliente Sig. Ceroni di Ravenna,
entrambi ultra 75enni.
Il miglior saltatore?
Prima del freestyle Alex Humpel. Con il freestyle Simone Grezzi.
Quello più veloce?
Marco Cinco, poche manovre e tanta velocità...
Quello più simpatico?
È una bella battaglia ma ne vorrei citare due: Filippo Buratti e Michele Franciosi.
Due aggettivi per definire il Pra’?
Una volta Magico e Romantico, oggi Magico e Perfetto per gli appassionati.
Tecnicamente “The best freestyle-wave spot on the lake”; se gli inglesi chiamano il
lago di Garda “the wind machine” il Pra’ è la massima potenza di questa macchina.
Ti rivedremo ancora nelle acque del Pra’?
Spero proprio di si: abito a 10 km dal Pra’, i miei figli praticano questo sport ed io spero
di continuare ad emozionarmi nel praticarlo ancora per tanti anni, sempre al Pra’.
Sergio, vuoi aggiungere qualche cosa per concludere?
Proprio oggi un cliente mi ha scritto: “Vi scrivo la presente in quanto
probabilmente dall’anno prossimo non ci vedremo più al Pra’. Sono 10 anni
oramai che ci conosciamo in quanto sono venuto al Pra’ la prima volta nella
primavera del 2001. Da allora ne è passata di aria per le vele. La vostra famiglia
mi ha dato tanto in questi 10 anni ed il pensiero che l’anno prossimo il Pra’ sarà
senza di voi mi lascia un grande vuoto dentro. Oggi Laura volevo dirti tante cose
ma siccome sono una persona molto riservata non me la sono sentita e sono qui
a scriverti. Grazie a tutti voi per questi 10 anni dove mi avete fatto sempre sentire
come a casa mia. Grazie di cuore. Vi penserò sempre e vi porterò sempre dentro
di me. Il Pra’ non sarà più lo stesso senza di voi. Vi voglio tanto bene. Danilo.”
È bello sapere che qualcosa è rimasto!
Ringrazio tutti coloro che hanno frequentato il Pra’ durante questi 18 anni e mi
hanno sostenuto e aiutato a far crescere questo Spot e a farlo conoscere in tutto
il mondo. Grazie a quelli del “Ghetto Style” (Gigi e amici), quelli “della limonaia”
(Killer, Geronimo, Marco e amici), i “Vips” (Walter, Danilo, Franco, Boventi e
amici), le “belle ragazze” (Marcella, Vania, Natasha e amiche), “lo Zoccolo duro”
(da 18 anni Carlo Alberto, Felice, Roberto, Paolo Piva, Angela e amici) e tutti gli
altri che sono troppi da nominare uno ad uno. Spero che anche quelli che non
mi “amavano” abbiano apprezzato gli sforzi sempre e solo mirati verso una
cultura, quella sportiva, nella quale credo e per la quale ho sempre vissuto.
Qualsiasi cosa ho fatto nella mia vita l’ho fatta sempre con tanta passione e
amore e chi ha conosciuto il Pra’ credo abbia, in ogni angolo, respirato e
percepito questi sentimenti.
Grazie a tutti, proprio tutti da parte mia e della mia meravigliosa famiglia che al
Prà ha vissuto un emozionante e bellissimo piccolo pezzo di vita.
Sergio con Laura, Rebecca e Daniele.
Unknow rider ma la foto parla da sola! Il vostro capo-redattore esita il Forward.
Daniele, figlio di Sergio, il più giovane surfista del Pra’.
Gollito dà spettacolo!
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I SEGRETI DEL FOTOGRAFO by Francis Brewer
La “Windsurf photography” è differente da ogni altro
tipo di fotografia in acqua. I pericoli possono essere
reali e la preparazione è sempre un fattore chiave per
ottenere i risultati desiderati. Il primo e più
importante fattore è proprio quello di essere ben
preparato fisicamente: è necessario essere un buon
nuotatore. L’oceano è un ambiente che non perdona e
credetemi… se non vi sentite perfettamente a vostro
agio nell’acqua, allora è meglio restare in spiaggia! Se
volete iniziare a fare foto in acqua, iniziate con
condizioni marginali per poi passare gradualmente a
mareggiate più grosse e break consistenti.
L’attrezzatura di base consiste in una buona macchina
fotografica, un alloggiamento impermeabile per la
macchina, un dispositivo di galleggiamento (tipo un
boogie board) ed un paio di pinnette da nuoto.
Ricordatevi di usare il caschetto, soprattutto quando
ci vogliamo piazzare vicino al picco con molti rider
che passano vicino.
Occorre ricordare una serie di piccoli accorgimenti.
Prima di uscire siate sicuri che tutta la vostra
attrezzatura sia apposto e che i settaggi della
macchina e dell’obiettivo siano corretti… se per
esempio l’obiettivo è messo su “fuoco manuale”, al
vostro rientro resterete molto delusi nel vedere tutte
le immagini sfuocate! Verificate
al meglio che l’alloggiamento
sia ben pulito, specialmente la
finestra e la chiusura
impermeabile. La chiusura
deve essere sempre ben
lubrificata e libera da ogni tipo
di detriti, come sabbia o
polvere. Prima di iniziare a
nuotare verso il largo,
immergete il tutto nell’acqua e siate sicuri che non ci
siano infiltrazioni… meglio trovarle prima che poi!
Negli anni mi sono preparato una lista di preparativi
da fare prima di uscire. Questa lista è nata da una
serie di errori che ho fatto all’inizio, quindi ora faccio
questo check mentalmente ogni volta prima di
nuotare verso la line-up.
Molte sono le variabili in gioco quando si fanno foto
dall’acqua, quindi ogni volta dobbiamo analizzare la
La tavola si avvicina all’obiettivo di Francis.© Francis Brewer
Big Aerial, Marco sembra volare tra le nuvole. © Francis Brewer
Marco e Francis.
situazione, identificare che tipo di scatti vogliamo
ottenere e sulla base di ciò decidere innanzitutto
l’obiettivo. Obiettivi differenti daranno immagini con
caratteristiche completamente differenti, così come la
combinazione degli altri settaggi della camera e la
luce ambientale. La luce, in particolare, è veramente
fondamentale: migliore è la luce, migliore sarà la
qualità dell’immagine e quindi più alta la probabilità
di successo.
In generale tengo tre obiettivi nel mio arsenale per le
foto dall’acqua. Vediamo quali sono e cosa si può
ottenere. Il primo è un Canon 70-200 mm. Questo
obiettivo si può avere con diaframma f/2.8 o f/4. Il
modello f/2.8 ci consente di lavorare anche con poca
luce, ma è più pesante per le foto in acqua, in
particolare se ha il dispositivo di stabilizzazione
dell’immagine. In buone condizioni di luce anche l’f/4 è
ottimo ed è, tra l’altro, molto più leggero ed
economico. Il 70-200 vi permette di scattare
abbastanza da distante rispetto al picco, per esempio
dal canale, il che è molto utile soprattutto se in acqua
ci sono diversi surfisti poco esperti. In generale si può
dire che è l’obiettivo più semplice per fare foto con il
rischio minore. Il risultato di una lente lunga è
un’immagine con una certa “composizione”, non
ottenibile con una lente corta. Solitamente scelgo di
usare il 70-200 quando le onde sono veramente
grosse (sopra un albero), c’è molta gente in acqua e il
vento è forte.
Un altro obiettivo che amo utilizzare è il 15-85 mm. È
un ottimo compromesso, in quanto permette al
fotografo di avere una certa flessibilità nella distanza,
consentendogli però di arrivare abbastanza vicino al
rider per poter cogliere i particolari dell’azione. Molte
Onde glassy e luce magica. © Francis Brewer
Fabrice Beaux ritratto in bottom con il fisheye. © Francis Brewer
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delle foto qui presentate sono fatte con il 15-85,
questa scelta si è rivelata ottimale per tirare fuori il
meglio da ogni situazione. A causa del fatto che lo
zoom di questo obiettivo si estende e si ritrae (a
differenza del 70-200 mm dove lo zoom è tutto
interno), si ha una naturale tendenza ad avere
immagini “soft” (ovvero non definite al massimo),
soprattutto quando lo zoom è alla massima
estensione. In questo caso talvolta l’obiettivo ha
difficoltà a focalizzare, in particolare se la finestra
dell’alloggiamento è sporca o vi si sono depositate
gocce d’acqua. Ciononostante i vantaggi di questo
obiettivo e la sua versatilità lo rendono senz’altro uno
dei migliori obiettivi per foto dall’acqua.
Infine ho il mio fisheye (ultra-grandangolare) da 10-17
mm. Adoro la prospettiva unica di questa lente, non
ottenibile con nessun altro obiettivo, che abbraccia un
angolo di almeno 180°! Per fare foto con il fisheye, hai
bisogno di poterti fidare ciecamente del rider. Non
uso mai il fisheye se sto facendo foto in acqua a più
persone, ma solo se mi concentro su un singolo rider.
La fiducia deve essere totale, in quanto il rider deve
arrivare a 50-60 cm dal fotografo per fare una buona
foto, con effetti catastrofici in caso di errore. In
questo caso indosso sempre il caschetto e spesso
non porto il boogie board, in quanto si potrebbe
mettere in mezzo. Anche le condizioni devono essere
quelle giuste: ho notato che i risultati migliori con un
fisheye si possono ottenere con uno swell moderato
(1,5 – 2 m) e vento leggero. In queste condizioni il
rider può avvicinarsi in pieno controllo, minimizzando
il rischio, ma con la possibilità ancora di ottenere
scatti da paura!
Infine si può giocare anche sul tempo di apertura per
poter ottenere effetti particolari nelle foto di action.
Se la luce è buona, il tempo di apertura può essere
mantenuto basso (es. 1/2000 s) per “congelare”
l’immagine. Viceversa, in altri casi può essere
allungato per creare un effetto di velocità (o di scia),
legato alla sfocatura di alcuni particolari. Nelle foto
fatte dalla spiaggia, si può scendere anche a tempi di
1/60 s. In tali casi è molto facile che tutta l’immagine
risulti mossa, è quindi consigliato l’utilizzo di un
cavalletto.
LE IMPRESSIONI DEL RIDER by Marco
Le immagini sono espressione fondamentale del
nostro sport, possono trasmetterne la vera essenza a
non-esperti e possono regalare forti emozioni a chi le
vive in prima persona. Per tutti coloro che cercano di
fare seriamente questo sport le foto sono molto
importanti per molti motivi e, ad un certo punto,
chiunque ve lo potrà confermare, diventano una vera
passione (…quasi una malattia…)!
Come si arriva a questa passione? La possibilità di
rivedersi in una bella foto di azione tra le onde ci da
soddisfazione se il gesto atletico è ben compiuto,
inoltre si ha molta possibilità di migliorare quando il
gesto è sbagliato. In alcune foto ti guardi e dici: “Ah…
la mano doveva essere più spostata… la gamba più
tesa… l’entrata più radicale”. È estremamente utile
essere critici verso se stessi nel rivedersi e questo ci
farà evitare in futuro di ripetere gli stessi errori.
Ci sono poi foto in cui il gesto atletico passa in
secondo piano rispetto alla natura, ai colori, al
paesaggio o al ricordo. In questi casi il windsurf
rappresenta solo un mezzo per essere in mezzo alla
natura e goderne a pieno. Altre foto invece esprimono
radicalità… è bello risentire l’adrenalina del momento,
anche se magari per quello scatto poi ci siamo presi
una gran frullata o siamo finiti a rocce!
Infine molte volte si unisce l’utile al dilettevole: infatti,
per chi è supportato da sponsor, le foto ed i video
rappresentano anche il modo migliore per
promuovere i propri brand. In questo caso le foto
devono essere un po’ diverse, devono mettere bene in
evidenza l’attrezzatura che deve essere in primo
piano.
In un buon photoshooting tra le onde, tutti questi
fattori devono “convivere”. Una volta Fiore (bravissimo
fotografo italiano) mi diceva che paradossalmente è
più facile fare foto di azione tra le onde, perché l’onda
è già di per se protagonista della scena. Se ci
pensiamo bene è proprio vero: per rendere
avvincente una foto di slalom il fotografo deve essere
veramente bravo! Tuttavia fare un buon photoshoot
tra le onde non è sempre immediato. In alcuni casi
fare le foto è divertente, in altri, per esempio quando
c’è molta gente in acqua tutti sullo stesso picco, può
diventare complicato... le precedenze vanno sempre
rispettate! In queste occasioni anche il feeling e la
comunicazione tra rider e fotografo diventano un
fattore importante, è fondamentale sapersi trovare,
capire dove posizionarsi reciprocamente. Bisogna
essere al momento giusto nel posto giusto e cercare
Windsurf e surf convivono sulla stessa onda al tramonto… © Francis Brewer
Ecco il risultato di una foto dal surf: Marco condivide l’onda con Stephane che lo ritrae dal surf.© Stephane Lacasa
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di dare il massimo nell’azione, come se volessimo
impressionare il fotografo che ci sta riprendendo.
Facendo foto negli ultimi anni con fotografi differenti,
ho notato stili chiaramente diversi. Alcuni stanno più
nell’inside e cercano di non perdere neanche una
manovra del rider. Per fare ciò è necessario che il
fotografo abbia una gran resistenza, perché si
prenderà tutti i set più grossi in testa. Altri fotografi
invece stanno più fuori e aspettano solo i set più
grossi, per fare pochi eccellenti scatti! In una
sessione si portano a casa, se tutto va bene, 8-10
scatti veramente da conservare. Francis appartiene
decisamente a questa seconda classe e devo dire che
con lui mi trovo bene in acqua.
È stata molto interessante anche l’esperienza fatta lo
scorso anno in una giornata in cui, mentre con
Francis facevamo foto dall’acqua, ci siamo trovati con
Stephane Lacasa (rider di classe e ora fotografo
professionista) che sperimentava un modo nuovo di
fare foto: partiva con il suo surf sulla stessa onda del
sailor e lo ritraeva con la macchina in modo da avere
una prospettiva della surfata da un altro punto della
stessa onda per tutta la sequenza. In questo caso
Stephane, non potendo inquadrare accuratamente il
soggetto, utilizzava un grandangolare per essere
sicuro di non mancarlo, ottenendo risultati veramente
molto interessanti!
Marco Revel è supportato da: Fanatic – Ezzy –
SurfParadise Riccione – Gotcha – Acutil Plus
Photo session dalla spiaggia: tempi di apertura lunghi per creare effetto movimento.© Stephane Lacasa
Marco Revel ritratto in aerial con la lente 15-85. © Francis Brewer
Stephane Lacasa scatta surfando l’onda, Peter Garzke sorride.© Francis Brewer
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Distributore Italiano: Pandora srl - info@pandorasrl.net
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INTROPhilip Koster è diventato campione del mondo a 17 anni sfruttando al meglio il suo
enorme talento e ottenendo il massimo dalle condizioni on-shore in cui si sta
disputando l’attuale circuito Wave del PWA. In questa nuova era del wavesailing sono
state introdotte molte manovre freestyle nella surfata dell’onda, ed ecco quindi che
i wonder kid come Philip si sono trovati in una situazione ideale per poter emergere!
Non è un caso che Philip continui ad allenarsi anche in freestyle nei giorni di piatta
per poter imparare e migliorare alcune manovre che poi eseguirà nelle onde alla
conquista del suo prossimo titolo!
Infatti solo chi ne capisce un po’ di manovre su acqua piatta può comprendere la
genialità di questo Goiter One Hand, che ricordiamo essere stata l’arma vincente di
Philip a Klitmoler per la conquista del titolo, insieme ai suoi Aerial Tweacked e Wave
360, eseguendo il tutto come se le condizioni fossero state con un perfetto vento side-
side-off, invece erano completamente on-shore!!! Philip esegue il Goiter One Hand
con il movimento assolutamente fluido di chi è abituato a fare la stessa manovra in
acqua piatta, ciò rappresenta la genialità di questo ragazzo. Non fa altro che
anticipare il più possibile il movimento della vela buttandola all’interno dell’onda e in
basso sotto di lui, e il fatto di eseguirla a una mano rende ancora più semplice
l’esasperazione dell’esposizione della vela. Esattamente come una Flaka One Hand
che è più semplice di una Flaka normale, soprattutto per le prime volte quando si
inizia a chiuderle. Ma ora lascio la parola al nuovo Campione del Mondo Wave… che
ha solo 17 anni!!!
PHILIP KOSTERPer il One Handed Goiter in condizioni on-shore come quelle di Klitmøller, hai bisogno
di molta velocità e un’onda sui 2 metri.
FOTO 1. Vai il più veloce possibile nel Bottom Turn e prova a cercare la corretta
sezione dell’onda, quella dove romperà. Personalmente preferisco essere
leggermente soprainvelato.
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FOTO 2. Appena prima di colpire la sezione che sta rompendo, togli la mano
posteriore dal boma mentre spingi la vela in basso con quella anteriore per
effettuare il take-off. È una sensazione indescrivibile quella di saltare proiettato dal
lip con una mano sola sul boma!
FOTO 3. Ora continua a spingere la vela.
FOTO 4. Dopo aver spinto in basso la vela e sei ancora in aria, devi fare molta forza
con il tuo corpo per far ruotare la tavola e rimanere sopra all’albero nello stesso
tempo. Non sbilanciarti troppo in avanti o indietro. Cerca di rimanere il più possibile
centrale sulla tavola.
FOTO 5. Rimani concentrato e non lasciare l’altra mono in questo momento; lascia
proseguire la rotazione e goditela!
FOTO 6, 7. Mentre stai finendo la rotazione la tavola e il boma sono ora molto vicini
ed è questo il momento di riposizionare la mano posteriore sul boma.
FOTO 8, 9. Questa è la parte più difficile del Goiter che ho impiegato più tempo per
imparare. Dovete veramente sbilanciarvi in avanti per avere abbastanza potenza da
riuscire a liberare la vostra vela dalla schiuma.
FOTO 10. Una volta che la vela è fuori dalla schiuma, rimettetevi in posizione normale,
in modo da non cadere davanti al vostro materiale.
FOTO 11, 12. Godetevi questo momento!
È molto difficile riuscire a chiudere un Goiter One Hand, e tutte le volte che
chiudo questa manovra ho un enorme sorriso stampato sulla mia faccia perché
non riesco a crederci di averlo fatto!
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INTRO (BY FABIO CALÒ)La prima volta che ho visto questa strana manovra mi trovavo a Gran Canaria per il
PWA Wave di Pozo del 2008. Improvvisamente Ricardo Campello dopo aver fatto una
bella surfata delle classiche “ondine” di Pozo, conclude la sua ridata con un Grubby
eseguito sul face dell’onda staccando con l’aiuto del lip che stava rompendo.
Inizialmente non ero sicuro al 100% di quale tipo di rotazione avesse fatto Ricardo,
ma il bordo successivo eseguì di nuovo la stessa manovra e a quel punto non avevo
più dubbi, era un vero Grubby ma eseguito come un Aerial Back Side slashando sulla
parete dell’onda! Che figata! Da quel momento il Reverse è entrato di diritto nelle
nuove manovre del Wave, ma non tutti i top rider sono in grado di eseguirla! Uno dei
migliori interpreti di questa manovra, Brawzinho, ci spiega come fare.
MARCILIO BROWNE STEP BY STEP1 - Per cominciare questo trick conviene scegliere un’onda più piccola e provarlo
sulla schiuma invece che sul lip, per iniziare ad abituarsi alla sensazione. Col
vento on-shore poi risulta molto più facile. È anche meglio provarlo arrivando da
sottovento alla sezione rotta, in modo da essere più alto sulla parete dell’onda e
visualizzare quello che farai e cosa ti aspetta.
2 - Scendi lungo l’onda con buona velocità ma non troppo. Allarga le mani sul
boma, tirandolo vicino al busto e piegando le gambe appena hai concluso il
bottom turn.
Appena impatti il lip o la schiuma piega le ginocchia e tira sulla mano posteriore,
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cercando di allungare la gamba posteriore e tenendo quella anteriore piegata.
Questa è la parte più importante, e devi farla con precisione e convinzione, in
modo che la tavola parta in slashata e la poppa sia libera per la rotazione.
3 - A questo punto la tavola dovrebbe cominciare a ruotare sottovento, e poi
praticamente hai finito con le gambe e i piedi e devi solo più controllare la
potenza della vela, che spingerà controvento, e la posizione del busto. Per gestire
al meglio la potenza della vela e la spinta contraria della bugna, allarga la mano
posteriore ed aspetta di completare la rotazione della tavola come per una
normale Grubby.
TIPS Un consiglio interessante è secondo me quello di tenere le ginocchia più piegate
rispetto ad una normale Grubby. Questo trick eseguito sull’onda è
completamente diverso in acqua piatta. C’è molta più instabilità e turbolenza
sotto la tavola e a volte ruota in maniera imprevedibile.
Il restare con le ginocchia più piegate, quindi, ti permette di abbassare
ulteriormente il centro di gravità, permettendo di tornare in equilibrio più
facilmente e correggere il tutto. Conviene non provarlo su onde troppo ripide in
quanto la poppa può impuntarsi alla base dell’onda, comincia quindi con onde
più piccole e mano a mano che acquisisci confidenza, fallo su onde sempre più
grosse.
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INTROIl Wave 360 è una delle mie manovre preferite. Mi ha sempre dato del filo da torcere
e quindi ha reso ogni mia session più speciale quando riuscivo a chiuderlo sulle
onde più grosse. Questo trick può essere eseguito in una gran varietà di stili e
condizioni, da onda piccola onshore a onda grossa sideshore. A seconda delle
condizioni specifiche, “l’Angolo d’impatto” del 360 lo può rendere una manovra più
aerea o più carvata.
Questa sequenza è stata fatta al mio home spot sulla costa meridionale di Oahu, con
condizioni di vento perfettamente side shore e una bella bowl tubante su cui
staccare, quindi questo lo definirei un Wave 360° aereo.
STEP BY STEPFoto 1. L’onda non è molto grossa, ma, dato che ho deciso di fare un Wave 360, ho
bisogno di un punto in cui il lip mi proietti bene. Faccio un Bottom Turn a
“mezz’altezza”, non andando cioè fino alla base dell’onda e per attaccare il lip in
verticale. Il mio angolo d’attacco è quasi lo stesso di un’Aerial tradizionale, e
posiziono la mia tavola in modo che il lip, rompendo, mi spinga in avanti verso la base
dell’onda, come per un’Aerial reentry. L’aspetto essenziale a questo punto è di
riuscire a sincronizzare il timing della tavola e del lip. Se la tavola colpisce troppo
presto, allora finirò dietro all’onda, e se invece aspetto troppo a lungo il lip
m’inghiottirà. I miei occhi sono incollati sul lip e apro la vela per mantenerne la
potenza.
Foto 2. Appena vedo che la mia tavola ha impattato il lip, e il timing era perfetto, mi
concentro e sforzo al 100% per chiudere il trick davanti all’onda. Cerco di tenere la
testa in basso e giro lo sguardo nel senso di rotazione, tirandomi le gambe sotto il
sedere, in modo da restare davanti al lip tubante. Utilizzo le spalle come perno della
rotazione. Continuo a ruotare dallo stacco in carvata girando la testa, e cominciando
a cazzare la bugna col braccio posteriore e stendendo quello anteriore.
Foto 3. La mia tavola adesso ha passato il lip e viene scaraventata in avanti. Da
questo momento in poi la rotazione sarà completamente aerea, fino all’atterraggio.
Ancora una volta, cerco di raggruppare le gambe e proiettare il mio fisico verso la
base dell’onda, cercando di continuare la rotazione iniziale impressa dalla curva,
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girando testa e spalle verso poppa. Nel frattempo cazzo la bugna col braccio
posteriore e stendo quello anteriore per far sì che la potenza nella vela si preservi e
per evitare che si riempia controvento.
Foto 4. Proseguo nel movimento di rotazione, i miei occhi si gireranno verso poppa
per cominciare a cercare il punto d’atterraggio. A questo punto la tavola è verticale
ma la rotazione del trick è piuttosto laterale, non perpendicolare. L’angolo ideale per
la rotazione è tale che la penna non tocchi il lip dell’onda. È davvero un aspetto
discriminante, e se dovesse succedere, quasi sicuramente la rotazione si fermerà e
non avrai modo di chiudere il trick davanti all’onda.
Foto 5. Sento che la penna gira ben al di sopra del lip, senza toccarlo, fondamentale
per la riuscita del trick. Ho già individuato il punto in cui andrò ad atterrare, e voglio
ritirarmi sotto la tavola il più velocemente possibile. A questo punto la vela sta
cominciando a riprendere vento e quindi posso cazzare sulla mano posteriore e
spingere su quella anteriore di modo da raddrizzare l’intero rig e atterrare in
posizione ottimale.
Foto 6. La gravità mi sta richiamando a terra e sento l’acqua che mi accarezza la
schiena. So già che sto per riatterrare davanti all’onda ed ora faccio affidamento
sulla potenza del lip per restare davanti.
Foto 7. Mi sto preparando a chiudere gli occhi ma so esattamente a che punto sono.
Il mio materiale è nella direzione giusta e la tavola sta per atterrare.
Foto 8. Il mio corpo sta per essere inghiottito dalla schiuma, ma avevo previsto che
ciò sarebbe successo. La potenza dell’onda mi aiuterà a restare davanti e mi farà
ripartire. Cercherò poi di far riprendere vento alla vela il prima possibile.
Foto 9. Ecco che sto lottando per tenere la tavola sotto di me. Mi sono sbilanciato in
avanti in modo che la potenza dell’onda mi faccia ripartire, sempre stando davanti.
Ora la vela riprende anche vento e ho abbastanza potenza per ripartire dalla
schiuma. Ormai è fatta, basta solo tirar su la testa.
TIPS Comincia a provare i Wave 360 abituandoti alla rotazione e chiudendolo dietro
all’onda. È importante che la rotazione sia veloce e precisa per poter restare davanti
all’onda. Assicurati che la penna dell’albero non tocchi il lip.
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Vola al traverso a tutta velocità, con la vela bella piena e comincia a lascare
leggermente per metterti in switch stance, cercando di trovare una zona di acqua
piatta che ti permetta di mantenere la massima velocità. Essendo una Funnell
eseguita quasi completamente in aria e a tutta velocità, è consigliabile saper
chiudere la Funnell normale con buona dimestichezza. Una volta che ti ritrovi in
switch a tutta velocità, infila l’albero nel vento spingendo in avanti col braccio
posteriore, per poi prendere il terminale con quello anteriore e passare sottovento
alla vela come per una Duck Tack. Per tutte le manovre in duck è davvero importante
eseguire il passaggio correttamente, specialmente in questo caso, dato che la
potenza della vela garantisce l’esplosività necessara per staccare e girare l’intero
trick. Appena sei sottovento alla vela, in switch, sbilanciati leggermente verso prua
ed appena vedi un ripido choppino sopravento a te, spingi con forza sulle punte e
sulla mano di bugna. Proietta il fisico in avanti e stacca il braccio anteriore dal boma,
in modo da riuscire a sbilanciarti verso prua ancora di più. Spingi con violenza sulla
bugna, portando l’albero in avanti e spingi sul ginocchio posteriore in modo da far
staccare la tavola. Una volta in aria, cerca di guardare la prua della tavola, girando
la testa e il fisico sottovento nel senso di rotazione. Cerca di tenere il corpo il più
vicino possibile al boma, restando anche nel baricentro della rotazione per girare
più velocemente. Per essere un’Air Funnell doc, la rotazione aerea dev’essere almeno
di 270°, cioè almeno tre quarti della rotazione ideale di 360°, che però è più difficile
ottenere in acqua piatta e con poco vento, a causa dell’air time ristretto. Con vento
forte o chop più formato risulta più facile andare sempre più in alto ed esasperare
la rotazione, atterrando perfino a 450°, quindi facendo quasi un giro e mezzo, tutto
in aria. Da qui infatti deriva il prefisso AIR del trick. La parte difficile è l’atterraggio,
in cui bisogna riuscire ad invertire velocemente la distribuzione del peso da poppa
a prua, per non fermarsi all’impatto ed atterrare con troppa violenza, fermando
l’ultimo pezzo di rotazione che permette di chiudere correttamente il trick. Una volta
atterrato, resta centrale col peso, appoggiandoti nel boma e gira lo sguardo in modo
da anticipare la rotazione. Ora finisci il trick come una normale backwind jibe e sarai
un passo più vicino al livello dei top rider del PWA!
STEP BY STEPFoto 1-3: Mettiti in switch al traverso a tutta velocità in una zona d’acqua liscia come
olio cercando di sfruttare tutta l’inerzia che hai a disposizione e cominciare a
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passare sottovento alla vela. Infila l’albero nel vento spingendo con la mano
posteriore, vai poi a prendere la bugna con la mano anteriore e passa sottovento alla
vela. Migliore sarà il passaggio, maggiore potenza e proiezione avrai a disposizione
per eseguire correttamente la rotazione area, cercando di girare il più possibile.
Sbilanciati leggermente in avanti quando sei sottovento alla vela, in modo da non
perdere velocità. Appena vedi un ripido choppino davanti a te, sposta il peso con
forza sulle punte e spingi sulla mano di bugna (foto 3). Più brusco e veloce sarà
questo movimento, più andrai alto, quindi io spingo sempre come un pazzo!
Foto 4-6: Distendi la gamba posteriore per far staccare la tavola, e molla il braccio
anteriore, pensando di sbilanciarti verso prua e gira la testa e le spalle sottovento
nel senso di rotazione. Rannicchia le gambe in modo che la prua tocchi l’acqua il
meno possibile e non rallenti la rotazione e, così facendo, riuscirai anche a stare più
nel baricentro della rotazione, girando più velocemente e lascia che la bugna passi
nel vento (foto 5). Rimetti la mano anteriore sul boma in modo da sbilanciarti
ulteriormente in avanti in quanto la bugna tenderà naturalmente a tirarti indietro,
sbilanciandoti troppo verso poppa. Piega nuovamente le ginocchia per assorbire
l’impatto e continua a guardare nel senso di rotazione.
Foto 7-9: Questa fase di atterraggio è molto delicata ed è proprio qui che si rischia
di sbagliare più spesso, in quanto si viene sbalzati indietro perché troppo arretrati
col peso. Cerca di appenderti nel boma e lasciare che la tavola giri liberamente, alla
massima velocità, dopo aver ruotato in aria almeno 270° della rotazione finale.
Assorbi l’impatto con le ginocchia e continua a girare la testa e nel senso di
rotazione, completando poi il trick come se fosse una normale backwind jibe. Spingi
l’albero nel vento col braccio anteriore, e ricordati di non spingere sulla bugna,
altrimenti fermerai la rotazione.
DRITTE ED ERRORIPer questa manovra è importante trovare le condizioni di acqua giuste,
possibilmente con vento costante. Non iniziare il passaggio troppo al lasco altrimenti
non avrai abbastanza potenza nella vela per staccare correttamente. In generale, se
sbagli, devi andare più veloce e spingere di più sulla mano posteriore al momento
dello stacco!
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Un primo aspetto positivo è che la condizione per divertirsi con il riding back
side non deve essere necessariamente side off, come nel riding in front, ma è
sufficiente che il vento sia on shore per imparare bene la sua tecnica. Quindi
non è necessario surfare a Hookipa, ma vanno benissimo tutti i nostri spot
europei, con il vento quasi sempre da mare e l’onda moscia.
Altro fattore positivo del riding back side è che effettivamente offre una
migliore visibilità e non si è costretti a guardare attraverso la finestra della
vela per controllare l’onda come nel riding in front side. Inoltre ogni tipo di
attrezzatura wave può andare bene, ma personalmente preferisco usare una
tavola round pin quad, perché questo tipo di tavole di nuova generazione
agevolano molto il poter stringere il vento nell’esecuzione del Bottom Turn.
Nel riding back side si usano molto più i talloni che le punte dei piedi e per
questo motivo dovete controllare che le vostre strap siano comode ed
efficienti.
Per iniziare a provare questa manovra è meglio cominciare con onde dal metro
al metro e mezzo di altezza e con vento leggermente on shore tra i 18 ed i 25
nodi di intensità.
Quindi cominciate scegliendo un’onda ripida e prendetela in modo da trovarvi
sul picco o nel punto in cui comincia a rompere, cazzate la vostra vela iniziando
a discendere sulla faccia dell’onda e nel frattempo fate anche pressione sui
vostri talloni per risalire un po’ il vento.
Una volta che siete arrivati alla base dell’onda è necessario il massimo
impegno e concentrazione per riuscire ad eseguire un buon Bottom Turn.
Durante i primi tentativi troverete difficile far risalire alla tavola l’onda e poi
mantenere abbastanza velocità per cambiare direzione e scendere
nuovamente sulla faccia dell’onda, quindi le prime volte limitatevi ad evitare il
frangente.
Tutto il segreto del riding back side sta nella capacità di far girare la tavola in
cima all’onda mentre la vela viene tenuta nella caratteristica posizione
sottovento. Scoprirete anche che il raggio della curva in cima all’onda dipende
dalla forza con cui spingerete la vela sottovento.
Se volete fare invece un back side aerial off the lip, la sola differenza è che
dovete colpire il lip e spingere la vela sottovento esattamente quando l’onda
sta frangendo.
Ora, dopo queste premesse, vi spiegherò meglio fase per fase il back side off
the lip.
La prima cosa da fare è partire cazzando moltissimo la vostra vela e
simultaneamente facendo molta pressione sul bordo sopravvento,
successivamente vi butterete nella curva e in più dovrete inclinare indietro la
vela per poterla terminare.
Non appena la tavola risale la faccia dell’onda dovete cominciare a prepararvi
per la vostra manovra sulla cresta e vi accorgerete di aver finito la curva
quando non riuscirete più a cazzare ulteriormente la vela o non vi rimarrà più
velocità per poter eseguire il successivo cambio di direzione.
Quando raggiungete la cima dell’onda, la vostra vela dovrebbe essere così
cazzata da far sfregare la base della stessa sui vostri stinchi. A questo punto è
necessario liberarsi da questa posizione per far cambiare direzione alla tavola
e indirizzarla di nuovo in discesa lungo l’onda. Il modo più semplice è spingere
forte sul boma portando la vostra vela in una posizione sottovento e
contemporaneamente spostare il peso dai talloni alle punte dei piedi, facendo
anche pressione sulla poppa della tavola come se doveste fermarla, per poi
spingerla col piede anteriore e dirigerne la prua nella nuova direzione giù
dall’onda.
Più tardi colpirete il lip dell’onda e più a lungo potrete mantenere il Bottom
Turn, perché sarà la spinta stessa dell’onda che frange a farvi girare nella
nuova direzione.
In qualunque caso, appena cominciate a ridiscendere l’onda spostate il vostro
peso indietro sulla tavola, in modo da non ingavonarvi. Riprendete dunque
velocità e cercatevi un’altra onda da surfare in back.
Ora una breve raccomandazione: come per tutte le manovre fra le onde fate
attenzione agli altri windsurfisti, perché non tutti possono aspettarsi che vi
buttiate in un riding back side, quindi, mi raccomando, state molto attenti a chi
vi è vicino e ha la precedenza.
Ed ora Have Fun! And “GO FOR IT”.
L’espressione “surfare down the line” viene usata per descrivere le surfate in
condizioni side shore oppure cross off shore nelle quali si riescono a fare
almeno 2 o 3 curve sull’onda.
La definizione giusta, in italiano, è proprio quella di “surfare lungo la linea
dell’onda”, con belle onde che tubano da sopravento a sottovento.
Naturalmente, per questo tipo di surf, bisogna trovare degli spot giusti, come
per esempio Capo Verde, Maui, Sud Africa, o i nostri italianissimi Capo Mannu
ed Alghero in Sardegna, dove il vento è appunto side shore o addirittura side
off shore, il che rende la surfata più semplice, e comunque le condizioni adatte
sono dovunque si abbia un onda che rompe e si possa surfare allontanandosi
dal picco.
Navigare in condizioni down the line significa veramente utilizzare i bordi della
tavola e concentrarsi sul mantenere la surfata fluida mentre si procede su un
onda lunga che sta rompendo. Per sfruttare al meglio questo tipo di wave
riding, infatti, in questi ultimi 4 anni c’è stato un notevole sviluppo di tavole,
pinne ed anche vele. Quindi vi consiglio vivamente, se volete migliorare e
divertirvi in queste condizioni, di comprare - naturalmente questo consiglio è
solo per chi non lo avesse ancora fatto - delle tavole multifin di nuova
generazione.
Inizialmente bisogna concentrarsi sul non fare curve troppo radicali, ma
seguire una traiettoria che vi permetta di mantenere un’andatura fluida e di
procedere down the line, lasciando che la tavola scorra sull’onda che vi chiude
alle spalle.
Personalmente preferisco un mix tra un’ipostazione down the line e qualche
bella curva in carving secco, che secondo me è la soluzione migliore ed è molto
usata anche dai nostri guru del wave riding new school, vedi Kauli Seadi, Keith
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Teboul, Levi Siver etc..
Non c’è niente di meglio del surf down the line, la velocità prodotta da questo
riding sull’onda ci è amica perché ci porta a colpire il lip più forte rispetto ad
una normale surfata in condizioni on shore e quindi si è più radicali ed incisivi
sull’onda con facilità. Infatti, in condizioni side off shore si riesce a surfare in
frontside con semplicità, godendosi l’onda molto di più, anche se surfare in
back side potrebbe essere comunque divertente (vedi il capitolo precedente).
Ora la pratica vi aiuterà a capire meglio l’onda ed il suo timing e vi fornirà la
confidenza nei Bottom Turn e l’esperienza nelle curve o nelle manovre sulla
cima dell’onda; ricordatevi che utilizzare il materiale di nuova generazione fa
comunque la differenza in questo tipo di surfing, credetemi, ve lo ripeto
un'altra volta non per farvi spendere dei soldi, il che comunque sarebbe utile
per aiutare questo mercato del windsurf ormai asfittico, ma perché è
nettamente più facile la conduzione di queste nuove tavole nel surfare le onde
in qualsiasi condizione.
Ricordatevi, comunque, che l’elemento chiave è quello di eseguire la
transizione tra una curva e l’altra in modo non brusco e che per fare wave
riding bisogna essere veloci, fluidi e potenti; tutto questo è inoltre legato ad
un’esecuzione nella giusta posizione rispetto all’onda, amalgamando il tutto al
ritmo dell’onda stessa.
Front side, back side, down the line, on shore è tutto divertimento, ma
sicuramente io ho investito una grossa parte della mia vita nella ricerca di
condizioni “down the line” perché è il modo più divertente e spettacolare per
surfare le onde con il windsurf (vedi sequenza fotografica 1 e 2 con i due tipi
di Bottom Turn).
Have Fun! And “LET’S GO SURFING”.
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Devo ammettere che, dopo uno splendido inverno
carico di onde, la stagione estiva 2011 in Catalunya è
stata particolarmente scarsa di condizioni wave.
Come di consueto sorge l’amletico dubbio: dove
andiamo a surfare? La voglia di Maui é tanta ma,
sfortunatamente, i vari local e semi local contattati
(grazie Facebook!) mi sconsigliano vivamente il
periodo agostano per provata mancanza di swell.
Avevo giurato di non tornare tanto presto alle
Canarie, ma in estate, se non vai a Mauritius o in
Marocco dove sono le onde? Fuerteventura si
prospetta come la migliore opzione, tanti amici la
caldeggiano per luglio grazie al vento stabile e le
costanti mareggiate.
Deciso! Sto per comprare il biglietto A/R e il ripetuto
invito di Jaume di andarlo a visitare a Pozo mi
martella nella mente. Ero stato a Gran Canaria
durante il mio primo viaggio surfistico nel lontano
Pozo rules, Ricardo Campello e Philip Kostervolano alto durante le riprese di Minds Wide Open.
© John Carter
Matteo Muraro prende la rincorsa per saltare.
La famosa statua dedicataalle sorelle Moreno chesovrasta lo spot di Pozo.© John Carter
1994 con Paolo Migliorini e altri amici. La vela più
piccola che avevamo era la 4.7, partenza dall’acqua
ok, strambata manco a parlarne… praticamente a
livello sportivo era stato un vero disastro di vacanza.
Non ci penso più ed invogliato dall’ospitalità
catalana compro un solo volo di andata per Las
Palmas (GC) e il solo ritorno da Puerto del Rosario
(FV).
Altra indecisione, dato che volare con Ryanair
significa pagare anche l’ossigeno che respiri in
cabina… mi porto solo il Wavecult 92 per godere a
Fuerte e soffrire a Pozo o carico l’Hardcore 84 per
slashare al bunker e fare il sottomarino nell’isola
degli asini?
La bramosia mi fa portare tutto, 4 vele, 3 alberi, un
boma e due tavole. Sia all’andata che al ritorno la
lotta è all’ultimo coltello per un totale di 7 kg di
sovrappeso per le due sacche pagate. Non vale
mantenere sollevata la boardbag, già conoscono il
trucco. Mi invento la manovra del “pesa e ripesa”
dopo l’abracadabra “scompare e riappare” alla
consegna dei bagagli speciali. Funziona, ma non
ditelo in giro!
Tra le due isole ho volato con la compagnia Islas
Canarias: 25 minuti di volo, 30 euro di costo e
nessuno stress né sovrapprezzo per due sacche per
un totale di 47 kili.
Riassunto windsurfistico:
- 4 giorni all’unico spot, Pozo, 4 giorni di vento da
3.3 ed io ho come vela più piccola avevo la Simmer
Icon 4.0 (l’84 quad si è rivelato perfetto per surfare
anche nelle condizioni rafficate sottovento).
- 8 giorni a Fuerte, 2 giorni da 5.0 il resto da 5.4 ed
un buon mix di uscite con entrambe le tavole al
Burro, Punta Blanca, el Cotillo.
- Totale: 12 su 12!
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Matteo surfa nelle condizioni on-shore di Pozo.
© John Carter
CONFRONTO SEMISERIO E QUALCHE SANO CONSIGLIO
Isola
Periodo consigliato
Accompagnato da
Attrezzatura da casa
Noleggio materiale
Trimmaggio materiale
Rotture
Noleggio auto
Localismo
Fidanzata / Moglie
Bellezze naturali
Ci tornerei
FUERTEVENTURA NORD
Maggio - Giugno - Luglio
Compagna e/o amici e/o figli.
5.5 - 5.0 o 4,7 se pesate meno di 70 kg. Tavola da 85 a 95 litri
meglio se wave, le onde spingono davvero.
Si con buoni materiali e ve li potete portare in giro per l’isola.
Vela panciuta, per sfruttare ogni raffica. Strap larghe da
surfata pura.
Facile rompere se osate al Burro e al Cotillo. Ottimi centri
riparazione vele e tavole.
Ottimo e per niente caro.
Sí, attenzione a non rubare le onde a local windsurfer o kiter:
respect!
Ottimo spot el Burro: spiagge bianche con bunker in roccia
naturale per ripararsi. Splendida la spiaggia e carini i negozi
a Corralejo. Belle visite nei dintorni e al sud. In 15 minuti di
traghetto siete a Lanzarote. Yoga e Pilates su
www.azulfit.com.
Desertica desolazione carica di energia positiva. Dune e
vulcani. Tramonti spettacolari.
100% prossimo giugno – luglio 2012, o fuori stagione su
previsione.
GRAN CANARIA - POZO
Giugno - Luglio - Agosto
Amici windsurfisti duri e puri.
3.3 - 3.7 - 4.2 e 4.7 tavola piccola a seconda del peso. Onde
piccole ma surfabili.
Si con ottimi materiali direttamente in loco. Consiglio
vivamente se fate solo una settimana.
Vela cazzata a stecca! Ho aggiunto un buco di prolunga e due
di boma per ogni vela rispetto al mio trimmaggio classico.
Strap più strettine per mantenere il controllo.
Facile rompere se finite dentro la vela dopo una catapulta su
raffica di 45 nodi. Meno se surfate a riva, l’onda adagerà
dolcemente tavola e vela sul bagnasciuga, un attento
teutonico ve le trarrà in salvo. Ottimi centri repair.
Ottimo, se volete rimanere a Pozo non serve l’auto. Dopo 3
giorni o vi sparate o ne noleggiate una per andare a cena fuori
e per fare la spesa al vicino paese chiamato El Vecindario.
Zero, tutti ti aiutano se sei in difficoltà. Meglio non stare nei
paraggi quando Campello molla tutto durante i suoi altissimi
doppi forward.
Ehm, diciamo che Pozo non è molto indicato, né affascinante.
Le attrazioni turistiche sono al sud, Maspalomas e Playa del
Ingles. Di sicuro interesse una visita all’entroterra
montagnoso.
La fantastica architettura di Pozo Izquierdo (sigh). Il bunker
con i ventilatori, la cava di sabbia a poche centinaia di metri.
L’interno dell’isola e le dune di Maspalomas meritano davvero.
Forse!
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Relax time al nord di Fuerteventura, vento leggero e ottime onde da surfare.
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Gli spot al nord di Fuerteventura sono ideali per gli amanti dellesurfate, mentre Pozo è lo spot per i saltatori accaniti.
ULTIME CONSIDERAZIONIQuanto scritto sopra è frutto delle mie esperienze
personali di pochi giorni di vacanza. Ultimamente
prediligo onde e vento giusto con bei panorami
rispetto al vento forte a tutti i costi.
Se non siete veramente allenati e assatanati Pozo
non fa per voi. Ho visto troppa gente (tanti italiani)
che durante l’anno vanno solo con la 6.2 rompersi
legamenti e caviglie perché si scatenano al primo
bordo con la 3.7 e 40 nodi. Chissà perchè poi tornano
a casa felici con il gesso come trofeo invece di una
buona foto di un Aerial. Forse in questo caso meglio
optare per Tenerife, dove al Cabezo è sovente da 4.5
side-on con onde vere sul metro e mezzo. Insomma
condizioni più “umane”. Per alloggiare potete
scegliere di rimanere a Pozo o cercare qualche
location più accogliente al sud dell’isola.
Fuerte sposa i vostri bisogni se cercate relax (vento
prevalentemente al pomeriggio) e prediligete la
surfata al salto. Nei giorni senza vento al Nord potete
fare una capatina allo spot meridionale di Sotavento
dove regna il Freestyle e l’acqua piatta.
Un discorso a parte merita per le specialità culinarie
Majoreras (di Fuerte) che sono veramente squisite,
specialmente la carne, di tutti i tipi. Consiglio di
provare qualunque ristorante di Villaverde (Al Horno
– Casa Marcos – Mahoh – Casa Vieja), e magari
comprare anche il formaggio alla cooperativa
Guriamen di Villaverde. Per dormire mi sono trovato
molto bene al Mahoh e a Casa Vieja, molte sono
comunque le opportunità di alloggio nel vicino paese
di Lajares.
Un saluto e alla prossima.
Matteo
Un ringraziamento a: RRD, AL360, www.drwind.com.br,
www.hidi.it, Crema Sport Padova.
© John Carter
Matteo Muraro in Forward a Pozo.
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