UNIVERSITÁ DEGLI STUDI DI TORINO
Dipartimento di Scienze Veterinarie
Scuola di Agraria e Medicina Veterinaria
_________________
Corso di Laurea in
Produzioni e Gestione degli Animali in Allevamento e Selvatici
ELABORATO FINALE
FENOLOGIA MIGRATORIA, HABITAT RIPRODUTTIVO ED INIZIATIVE DI CONSERVAZIONE DELLA PITTIMA REALE (Limosa limosa)
MIGRATORY PHENOLOGY, BREEDING HABITAT AND CONSERVATION ACTIONS UNDERWAY OF THE BLACK-TAILED GODWIT (Limosa limosa)
Relatore: Candidata:
Prof. Pier Giuseppe Meneguz Anna Massa
Correlatore:
Dott.ssa Gabriella Vaschetti
ANNO ACCADEMICO 2016-2017
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INDICE
1 RELAZIONE SULLE ATTIVITÀ SVOLTE DURANTE IL TIROCINIO……...... 2
1.1 Sede e periodo di tirocinio ............................................................................................. 2
1.2 Associazione Centro Cicogne e Anatidi di Racconigi (CN) .......................................... 2
1.2.1 Il Centro di Recupero Animali Selvatici di Racconigi (CN) ....................................... 3
1.2.2 L’area umida ................................................................................................................ 5
1.3 Attività svolte ................................................................................................................. 6
2 RELAZIONE DI APPROFONDIMENTO…………….............................................. 10
Fenologia migratoria, habitat riproduttivo ed iniziative di conservazione della
Pittima reale (Limosa limosa): Abstract
2.1 Introduzione.................................................................................................................. 10
2.2 La Pittima reale: Tassonomia e descrizione................................................................. 13
2.2.1 Distribuzione e habitat durante tutto il ciclo annuale................................................ 14
2.2.2 Dieta ......................................................................................................................... 17
2.2.3 Etologia ………. ...................................................................................................... 17
2.2.4 Popolazione globale ................................................................................................ 19
2.2.5 Status ........................................................................................................................ 19
2.2.6 Livello di tutela ..........................................................................................................20
2.2.7 Minacce..................................................................................................................... 22
2.3 Area di studio............................................................................................................... 24
2.4 Materiale e metodi……………………………………….……………………………26
2.5 Risultati……………………………………………………………………………….28
2.6 Discussione………………………………………………………………………….…35
3 BIBLIOGRAFIA…….………………………………………………………….………41
2
1 RELAZIONE SULLE ATTIVITÀ SVOLTE DURANTE IL TIROCINIO
1.1 SEDE E PERIODO DI TIROCINIO
La presente relazione descrive le attività svolte nel corso del tirocinio di 300 ore svolto dal
27 marzo al 16 giugno, presso il Centro Cicogne e Anatidi di Racconigi (CN) via
Stramiano 30. Il tutor aziendale che mi ha seguito durante questo periodo di tirocinio è
stata la dottoressa Gabriella Vaschetti.
1.2 ASSOCIAZIONE CENTRO CICOGNE E ANATIDI DI RACCONIGI
Il Centro si trova all'interno di un Sito di Interesse Comunitario (SIC del Parco del Castello
di Racconigi e dei boschi del torrente Maira) situato a 3 km a nord dal centro cittadino di
Racconigi. Questa struttura fu realizzata nel 1985 quando Bruno Vaschetti e la sua famiglia
decisero di impegnarsi in progetti volti alla salvaguardia di specie di uccelli rare. Così sotto
il patrocinio della Lega Italiana Protezione Uccelli (L.I.P.U) viene avviato il primo
progetto italiano per il ripopolamento della Cicogna bianca (Ciconia ciconia), in
collaborazione con il Wild Fowl Trust di Slimbridge (Inghilterra) e con il Parco del Coto
Donana (Spagna) viene intrapreso un programma di reintroduzione di anatidi rari, ed
infine realizzarono una zona umida per favorire la sosta degli uccelli migratori. La
seguente immagine (figura1) mostra la suddivisione delle aree del Centro, la cui superficie
totale è di 21 ettari. L’intera oasi si divide in due macroaree: la zona aperta al pubblico e il
Centro di Recupero Animali Selvatici riservato al personale. La parte visitabile è composta
da stagni e prati, in cui i visitatori possono osservare diverse specie di Anatidi, europee ed
esotiche; seguono due paludi (da 2 e 15 ettari) con capanni di osservazione e percorsi
schermati dove è possibile osservare gli uccelli selvatici nel loro habitat.
Figura 1: carta del Centro Cicogne e Anatidi di Racconigi.
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1.2.1.CENTRO DI RECUPERO ANIMALI SELVATICI (CRAS)
Il CRAS di Racconigi è stato istituito dalla Provincia di Cuneo, ai sensi dell’art. 33 della ex
Legge regionale 70/96. È localizzato all’interno del Centro Cicogne e Anatidi e fornisce un
valido sostegno al recupero, riabilitazione e reintroduzione della fauna selvatica. Consente,
inoltre, di condurre ricerche sanitarie, legate in particolare al monitoraggio delle malattie
infettive e parassitarie, condotte in collaborazione con diverse università e con il Servizio
veterinario dell'ASL.
La struttura presenta 12 voliere (figura 2) specifiche per la prima degenza degli uccelli di
medie e piccole dimensione, arrivati in cattive condizioni. La struttura di queste voliere è
ideata al fine di garantire il benessere degli animali, pertanto sono provviste di:
- pareti divisorie in plexiglass, onde evitare l’usura delle penne dovuta ad eventuale
sfregamento durante il volo;
- parete frontale realizzata con rete plastificata morbida per attutire eventuali impatti;
- pavimento a doppio fondo, realizzato in cemento sui cui poggiano delle tavole di legno
con griglia metallica; questo tipo di pavimentazione agevola significativamente la pulizia
garantendo buone condizioni igienico-sanitarie.
Le porte delle voliere hanno una struttura in metallo e sono ricoperte da una rete
plastificata e da un telo oscurante, al fine di arrecare il minor disturbo all’animale
ricoverato.
Le specie ospitate in questo periodo di studio sono: -tre falchi pellegrini (Falco peregrinus,
un giovane e due adulti) e lodolaio (Falco subbuteo).
Figura 2: voliere per la degenza di uccelli selvatici.
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Figura 3: tunnel di involo riabilitativo.
E’ presente anche un “tunnel di involo” (figura 3), ossia una voliera specifica per la
riabilitazione al volo. Questo ha una struttura portante in metallo con una lunghezza di 30
metri e una larghezza di circa 6 metri. Internamente, a distanze differenti, sono posizionati
dei posatoi, che ospita attualmente due soggetti adulti di falchi pellegrini.
La nursery invece, è un locale chiuso, suddiviso in due stanze, dedicata all’allevamento di
specie a rischio. Durante il periodo riproduttivo in una stanza è in funzione l’incubatrice
con la schiuditrice, nell’altra, dopo la schiusa gli anatroccoli vengono stazionati in box
sopraelevati sotto lampada riscaldante per alcune settimane.
All’interno del Centro sono presenti anche voliere fornite di un piccolo canale d’acqua in
cui sono ospitate specie appartenenti agli ordini Anseriformes, Gruiformes e Ciconiformes.
Gli uccelli di piccole dimensioni (passeriformi) sono ricoverati in voliere più ristrette,
coperte parzialmente da un telo oscurante e munite di cassetto lettiera estraibile. Dal punto
di vista gestionale, il Centro Recupero Animali Selvatici di Racconigi è seguito
costantemente da:
1. un curatore: Bruno Vaschetti, responsabile del Centro Cicogne Anatidi, con ampia
esperienza nell’allevamento di avifauna (maturata anche presso il Wild Fowl Trust di
Slimbridge, centro di referenza mondiale per tecniche di conservazione e allevamento di
acquatici rari e minacciati di estinzione);
2. un medico veterinario: Gabriella Vaschetti, responsabile scientifico del Centro Cicogne
e Anatidi e del CRAS
3. un collaboratore che aiuta dedicandosi alla pulizia e alla manutenzione del Centro.
Gabriella e Bruno Vaschetti sono in possesso della qualifica di “inanellatori” abilitati
dall’Istituto Nazionale Fauna Selvatica (ex INFS, ora ISPRA, Istituto Superiore per la
Protezione e la Ricerca Ambientale) e autorizzati ad operare dalla Provincia di Cuneo. È
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abitudine del CRAS quella di marcare tutti i soggetti rilasciati, in modo tale da seguire e
valutare tempi di sopravvivenza e capacità di dispersione di tali soggetti.
1.2.3 L’AREA UMIDA
Lungo l’intera rotta di migrazione tra Paleartico ed Africa, le trasformazioni nelle pratiche
agricole e nell’uso del suolo continuano ad avere un serio impatto sulle nostre popolazioni
di uccelli. Il mutamento climatico globale sta già influenzando la loro fenologia,
distribuzione, migrazione, e si prevede che avrà effetti ancora più importanti nei prossimi
decenni. Trattati internazionali quali le convenzioni di Ramsar, Bonn ed AEWA (African-
Eurasian Migratory Waterbird Agreement) richiedono la protezione di reti di siti ed
ambienti idonei lungo le rotte di migrazione.
Le due zone paludose del Centro (figura 4), sono un elemento di grande valore in quanto
arricchiscono un paesaggio altrimenti caratterizzato da sole monoculture. Una venne
realizzata nel 1995, di 20.000 mq, e l’altra nel 2004, di 160.000 mq, a partire da terreni
precedentemente adibiti a coltivazione intensiva di mais. La palude piccola all’inizio del
tirocinio era prosciugata perchè necessitava di un intervento di ripristino (asportazione di
salici che rapidamente colonizzano le zone di terre emerse); quindi per il censimento delle
specie migratorie è stata utilizzata solo la palude di 15 ha. Il livello idrico è mantenuto
artificialmente tra i 5 ed i 15 cm: tale situazione favorisce la sosta e lo svernamento di
numerose specie di uccelli legati agli ambienti acquatici. Sugli isolotti sono cresciute erbe
spontanee come, Salciarella, Erba persicaria, Coda d’asino, Giavone comune, Verga d’oro,
Crisantemo selvatico. L’area è inoltre particolarmente tranquilla, perché protetta da un alto
argine perimetrale e l’accesso per il pubblico è consentito solo tramite capanni di
osservazione (Vaschetti, 2000).
Figura 4 : la palude del Centro Cicogne vista dall’osservatorio.
6
1.3 ATTIVITÀ SVOLTE
Nel corso delle 300 ore di tirocinio, svolte presso il Centro e le risaie vercellesi, ho avuto
modo di svolgere le seguenti attività (sono riportate le percentuali delle ore dedicate ad
ogni singola attività):
•Gestione dell’avifauna selvatica presso il C.R.A.S. (Centro Recupero Animali Selvatici)
30%:
- alimentazione e cura degli animali ospitati dal centro, pulizia e manutenzione voliere;
- Cura e gestione dei soggetti che vengono portati al Centro, la maggior parte dei quali
erano giovani ancora inetti al volo, in particolare merli, storni, gufi, codirosso.
- Assistenza e manipolazione durante visite veterinarie. Misurazione degli indici di
crescita del germano reale (Anas platyrhynchos) (figura 5).
Figura 5: rilevamento delle misure biometriche.
•Gestione degli anseriformi nell’ambito dei progetti di conservazione 5%:
Allevamento dell’oca dell’Orinoco (Neochen jubata), con prelievo delle uova al termine
della cova, schiusa nell’incubatrice, permanenza nei box sopraelevati, trasferimento in
voliere per anatidi. L’oca di Orinoco rimane relativamente diffusa in Sud America ad est
delle Ande. La popolazione globale è stata stimata di circa 10.000-25.000 individui maturi
in base hai risultati sul Forum di BirdLife Globally Threatened Birds. E’ stata classificata
come Prossima alla minaccia (NT) perchè si crede che la specie stia subendo un lento e
moderato declino, dovuto principalmente alla caccia e alla conversione degli habitat più
adatti per questa specie in campi per usi agricoli.
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• Censimento delle coppie ed osservazione del ciclo riproduttivo della Cicogna bianca
4% : I dati scaturiti dall’inanellamento sono utili sia in progetti di ricerca che di gestione.
L’inanellamento rappresenta, quindi, uno dei metodi più efficaci per studiare la biologia,
l’ecologia, degli uccelli, superato solo dal Radio-Tracking satellitare.
Osservazione dei tempi di incubazione, schiusa e crescita dei pulli della coppia di Cicogna
bianca che nidifica a terra in quanto inabilitate al volo (figura 6).
Figura 6: pulcini di cicogna a tre giorni dalla schiusa.
• Censimento delle specie durante la migrazione di ripasso 30%:
Il monitoraggio delle specie è stato effettuato quasi tutti i giorni due volte al giorno,
seguendo un transetto regolare che permette di osservare tutta la palude dall’interno di
capanni localizzati ad intervalli regolari lungo due quarti del perimetro della palude di 15
ha. Le osservazioni sono state condotte per due ore al mattino dalle 9:00 alle 11:00 e due al
pomeriggio dalle 17:00 alle 19:00, avvalendosi dell’utilizzo di binocolo 8x40,
cannocchiale Leica Televid provvisto di oculare 20x60 e della guida Shorebirds an
identification guide to the waders of the world di Peter Hayman et alii. (1991).
Il monitoraggio effettuato due volte al giorno permette di ottenere la stima migliore
riducendo le sottostime ricorrenti quando si tratta di censire animali elusivi e con ritmi
circadiani diversi, ed aumenta le probabilità di osservare soggetti in volo di solo passaggio
o individui che si fermano per qualche ora soltanto.
Per evitare doppi conteggi si segnalano i soggetti in volo che arrivano o escono dall’area
osservata.
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I risultati dei censimenti furono successivamente caricati sulla piattaforma AVES.Piemonte,
una piattaforma ufficiale d’informazione per gli ornitologi e gli osservatori di uccelli e di
altri gruppi faunistici della Regione Piemonte, in collaborazione con GPSO (Gruppo
Piemontese Studi Ornitologici). I suoi scopi principali sono quelli di raccogliere, ordinare,
valutare e mettere a disposizione in ‘tempo reale’ le informazioni ornitologiche in generale
dei Vertebrati concernenti la regione Piemonte.
• Implementazione dati su supporti informatici 2%:
• Consultazione della bibliografia 1%:
• Monitoraggio della popolazione di Pittima reale (Limosa limosa) nelle risaie vercellesi
27%:
- Censimento delle coppie;
- Identificazione dei nidi;
- Osservazione del comportamento.
- Studio del territorio;
- Valutazione dello stress a cui sono soggetti: predazione, lavorazioni agricole e
disturbo antropico.
Questa parte delle attività di tirocinio verrà trattata in seguito nella sezione di
approfondimento.
• Transetti in auto per censire le specie presenti nelle risaie vercellesi 1%:
L’attività svolta presso il Centro di Recupero mi ha consentito di apprendere la corretta
gestione di un uccello selvatico in difficoltà, di accrescere le nozioni di base sulla
tassonomia e sull’identificazione delle singole specie, di valutare le condizioni di salute
degli animali all’arrivo al centro e al momento della liberazione o del decesso.
La consulenza di Bruno Vaschetti è stata molto preziosa perché mi ha permesso di capire
cosa e come osservare una palude, le esigenze di habitat richieste dalle specie, le
problematiche che bisogna prevedere ed affrontare nella gestione delle paludi nei progetti
di rinaturalizzazione.
L’osservazione della migrazione primaverile dei charadriformi mi ha permesso di
sviluppare una certa abilità nell’identificazione di queste specie spesso molto simili,
soprattutto perché ancora in abito invernale, e comprendere come l’osservazione del
comportamento e dei richiami siano utili in questi casi. Durante le ore di monitoraggio ho
potuto osservare il comportamento di ogni specie, le interazioni intra ed interspecifiche. E’
stato osservato come le condizioni atmosferiche condizionano gli arrivi e le partenze nella
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palude, e come rispondono a queste le diverse specie. Ad esempio il 18 Aprile, giornata
nuvolosa e con forte vento che soffiava da Est verso Ovest, alle 18:10 sono arrivate in
palude 31pantane (Tringa nebularia). Ciò dimostra come, con venti contrari alla direttrice
migratoria (Nord-Ovest) il numero di individui che sosta in palude aumenta (Beatrice
Nervo, 2010).
Ho avuto la possibilità di confrontarmi con esperti ornitologi e veterinari che hanno messo
a disposizione la loro esperienza in campo avifaunistico, nel corso del tirocinio.
Il monitoraggio della popolazione di pittime reali a Vercelli mi ha permesso di
comprendere da vicino le dinamiche tra pratiche agricole e l’avifauna legata a questo tipo
di ambiente. Ampliare lo sguardo sulle problematiche inerenti agli interventi su scala
provinciale e regionale, relativi a progetti di salvaguardia.
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2 RELAZIONE DI APPROFONDIMENTO Fenologia migratoria, habitat riproduttivo ed iniziative di conservazione della
Pittima reale (Limosa limosa) Abstract: La popolazione di Pittima reale (L. l. limosa) nidificante in Italia ha subito una
contrazione nell’areale di distribuzione e una perdita del numero di coppie negli ultimi
anni (2008-2010), così come si è osservato nelle popolazioni dell’Europa nord occidentale.
Questa specie localizzata nelle risaie vercellesi (Piemonte) ha in questa zona l’unica
popolazione nidificante a livello nazionale. Si tratta di un’area ZPS (Zona di Protezione
Speciale) per cui finalizzata al mantenimento ed alla sistemazione di idonei habitat per la
conservazione e gestione delle popolazioni di uccelli selvatici migratori. Tuttavia le attività
agricole lasciano un insufficiente periodo di tempo per la nidificazione delle pittime
sottoposte anche a disturbi, antropici dei fotografi ‘naturalisti’ e ad un’apparente aumento
del numero di predatori. Le covate sostitutive ormai, sono regolari quasi del 100% delle
coppie nidificanti. Dall’analisi dei dati raccolti nel periodo 1985-1998 si osserva come la
colonia andava persa a causa delle pratiche agricole (50%) e per altre cause (predazione,
disturbo antropico, abbandono, 21,4%) mentre il 28,6% aveva esito positivo con almeno
una schiusa. In questo approfondimento verrà presentato come queste percentuali sono
variate in modo negativo con i dati aggiornati alle osservazioni del 2017. Considerate le
limitate possibilità di intervento al momento, si è deciso di valutare attentamente il tipo di
habitat scelto da questa popolazione per la nidificazione, al fine di poter dare delle
indicazioni di salvaguardia della specie, e offrire a questa un ambiente il più possibile
adeguato alle loro esigenze nei 9 ettari lasciati a disposizione dalla proprietaria della
Tenuta Oschiena, che dal 2013 collabora con tre ornitologi piemontesi nella salvaguardia
di questa specie nell’unico sito rimasto.
2.1 INTRODUZIONE
La Regione Piemonte (45°04′N 7°42′E) rappresenta un importante corridoio di volo,
durante i movimenti migratori, per molte specie di limicoli (famiglie Recurvirostridae,
Charadriidae e Scolopacidae), che si riproducono nel nord Europa. In particolare le aree
risicole delle province di Vercelli e Novara, costituiscono uno tra i più importanti siti di
“stop over” a livello nazionale, dove i limicoli sostano e si alimentano per poter proseguire
la migrazione ed attraversare le Alpi (figura 7).
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Anche altre aree della Regione rappresentano delle ottime zone di sosta per centinaia di
limicoli, quali ad esempio le limitate superfici di ambienti umidi naturali ed artificiali della
pianura torino-cuneese, i ripristini ambientali del Centro Cicogne e Anatidi di Racconigi e
le risaie di Savigliano e Sanfrè.
Ma l’area risicola della provincia di Vercelli, oltre a rappresentare un sito fondamentale per
la conservazione dei migratori gioca anche un ruolo importante nella tutela delle
popolazioni nidificanti di alcune specie di Charadriiformes come il Cavaliere d’Italia
(Himantopus himantopus), la Pavoncella (Vanellus vanellus), la Pittima reale.
Alcune di queste si riproducono con percentuali di coppie importanti a livello nazionale,
superiori al 25%, mentre altre hanno in questa zona le uniche popolazioni nidificanti sul
territorio italiano (Toffoli, 2008).
Figura 7: principali direttrici di volo dei
Charadriiformes durante la migrazione primaverile
in Piemonte (Toffoli, 2008).
La nidificazione della Pittima reale (in seguito citata come pittima) in Italia è stata
accertata per la prima volta nel 1977 (Basso e Boano, 1977), quando durante un’escursione
nelle risaie della provincia di Vercelli, l’attenzione di due ornitologi è stata attratta dal
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comportamento di alcune pittime, in abito nuziale, che non corrispondeva a quello dei
soggetti migratori. Trovarono i nidi di sei coppie vicini a quelli di alcune pavoncelle;
purtroppo nessuna di loro riuscì a portare a termine la cova a causa delle pratiche
agricole (Basso e Boano, 1977).
Il calendario delle lavorazioni agricole, lascia alla Pittima reale, così come agli altri
Caradriformi nidificanti in zona, un limitato e spesso insufficiente periodo di tempo per
portare a termine la cova.
Questo elaborato presenta, sia i dati annuali riguardanti lo status della pittima in Piemonte,
sia i risultati ricavati durante le osservazioni su campo, effettuate nel 2017 durante il
tirocinio, riguardanti la fenologia migratoria pre-riproduttiva, il numero di coppie e le
scelte ambientali di queste durante la nidificazione, per comprendere le preferenze di
habitat della pittima nelle risaie vercellesi.
Ci si soffermerà anche sugli interventi effettuati e sui provvedimenti che sono necessari al
fine di preservare questa popolazione posta in una zona marginale rispetto all’areale di
riproduzione di questa specie.
Allo scopo di fornire un quadro completo, l’analisi della popolazione italiana di Pittima
reale viene preceduta da un breve inquadramento della specie sulle caratteristiche
biologiche ed ecologiche, ponendo l’attenzione alla distribuzione delle popolazioni e al
loro andamento nel corso delle ultime decadi, per poter porre un confronto e mostrare cosa
è possibile raggiungere con l’impegno non solo dei pochi appassionati di queste specie ma
anche della Regione e della comunità locale.
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2.2 LA PITTIMA REALE
Tassonomia
Regno Phylum Classe Ordine Famiglia
Animalia Chordata Uccelli Charadriformes Scolopacidae
Descrizione Lunghezza 40-44 cm; apertura alare 63-74 cm (Mullarney et alii. 1999). Grande
trampoliere piuttosto grazioso, con un lungo becco e una testa relativamente piccola, collo
lungo e zampe lunghe (figura 8). Il petto è rosso-arancione in estate, giallastro i giovani,
grigio pallido in inverno. In volo si osserva l’estesa banda nera sulla coda e la banda alare
bianca. Inconfondibile in volo per le zampe molto lunghe che sporgono in modo evidente
dalla coda, difficile invece da distinguere dalla Pittima minore quando è a terra a grande
distanza. Da questa si distingue per il becco dritto e più lungo. (Peterson et alii, 1983).
Verso: Chiamate alte, nasali, piuttosto stride durante la stagione riproduttiva, il più comune
dei quali è una week-week-weeka. Chiamata caratteristica di uccelli in greggi è un kip più
morbido ... o chut chut ..
Figura 8: Pittima reale in volo sulla palude del Centro Cicogne e Anatidi di Racconigi.
Foto di Filippo Marmo.
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2.2.1 Distribuzione e habitat durante tutto il ciclo annuale
Specie politipica, la Pittima reale attualmente comprende tre sottospecie, la nominale
L.l.limosa, l’asiatica L.l. melanuroides e la razza islandese L.l. islandica (Cramp &
Simmons, 1983):
- Limosa limosa limosa: la sottospecie nominale si riproduce principalmente in Olanda, ma
il suo areale si estende dall’Europa settentrionale all’Asia centrale fino al fiume Yenisey in
Russia (Groen & Yurlov, 1999) (figura 9). Gli individui dell’Europa centrale ed
settentrionale svernano nell’Africa occidentale, mentre le popolazioni più a est migrano
verso i siti di svernamento in Medio Oriente e sulle coste orientali dell’India.
- Limosa limosa melanuroides: la sottospecie melanuroides si riproduce in piccole
popolazioni disseminate in Mongolia, nella Cina settentrionale, in Siberia e nella Russia
orientale. Questi soggetti svernano in India, Indocina, nelle Filippine, Indonesia, Papua
Nuova Guinea e Australia.
- Limosa limosa islandica: la sottospecie islandica si riproduce principalmente in Islanda,
con un’ avamposto nelle isole settentrionali, e piccoli gruppi sulle isole Faeroes e Lofoten.
Questa popolazione sverna tra il Regno Unito, l’Irlanda, la Spagna e il Marocco.
Quindi questa specie ha un vasto e discontinuo areale riproduttivo che si estende
dall’Islanda all’Estremo Oriente della Russia, con popolazioni svernati in Europa, Africa,
Medio Oriente e Australasia (del Hoyo et alii. 1996). La specie migra attraverso un
ampio fronte e i suoi territori svernanti si estendono dalla Repubblica d’Irlanda
all’Australia, comprendendo il Mediterraneo, l’Africa Sub-Sahariana, parte del Medio
Oriente, India, Indocina, Taiwan, le Filippine, Indonesia e Malesia (Dutson 2011) (vedi
figura 10).
Figura 9: confine orientale dell’areale della
sottospecie nominale L.l.limosa.
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Figura 10: distribuzione della Pittima reale. Mappa pubblicata nel 2016 nella Lista Rossa delle specie minacciate dell’ IUCN.
Nidificante alle medie latitudini, soprattutto nelle regioni boreali e temperate, la Pittima
reale predilige prati umidi con erba moderatamente alta e suolo morbido (Johnsgard, 1981),
marcite, brughiere, occasionalmente usa aree sabbiose. I terreni agricoli sono di importanza
critica per la popolazione riproduttiva dell’Europa occidentale (del Hoyo et alii. 1996).
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Preferisce habitat che includano gli estuari dei fiumi, lagune, bacini di acque salmastre
distese fangose lasciate dalla bassa marea, e zone umide interne, come sponde di laghi e
fiumi, terreni allagati e campi a riso, pascoli pianeggianti e prati da fieno (Johnsgard, 1981).
La sottospecie islandica mostra una notevole preferenza per le paludi di betulla nana ed
acquitrini (Gunnarsson et alii. 2006).
Durante la migrazione e nei quartieri di svernamento le pittime reali sono normalmente
localizzate negli estuari ed in grandi zone umide interne. Nelle recenti decadi, i campi di
riso sono diventati sempre più importanti durante l’inverno nell’Africa occidentale, e in
Spagna ed in Portogallo durante la migrazione primaverile (Gill et alii. 2007; Lourenco et
alii. 2010).
La sottospecie limosa tende a svernare in habitat d'acqua dolce, inclusi litorali paludosi,
piscine prati allagati e campi di riso irrigati.
La sottospecie islandica e melanuroides, comunque, spesso svernano in ambienti salmastri
come estuari, laghi con vasti litorali fangosi (Johnsgard, 1981), spiagge sabbiose, saline e
paludi costiere (del Hoyo et alii. 1996). Nonostante queste differenze c’è una notevole
sovrapposizione negli habitat invernali di queste due sottospecie (Various, 2007). I prati
stagionalmente allagati sono un habitat fondamentale per gli individui che svernano in
Irlanda (Hayhow, 2008).
La maggior parte degli adulti della sottospecie limosa lasciano i territori riproduttivi tra
giugno e luglio. Le popolazioni più orientali partono più tardi, a volte anche a settembre.
Uno studio fatto nel 2013 in Olanda (Hooijmeijer1 et alii. 2013), dimostrò l’esistenza di tre
modelli di migrazione. La maggior parte delle pittime lasciava i siti di riproduzione e
procedeva a sud diretti ai siti stop-over nel Mediterraneo, ossia Spagna, Portogallo e
Marocco, prima di raggiungere i quartieri di svernamento in Africa occidentale. Altri
individui, invece passavano, l’intera stagione non-riproduttiva nel Mediterraneo. Il terzo
modello invece includeva alcuni individui che volavano non-stop dai loro siti di
riproduzione in Olanda a quelli di svernamento nell’Africa occidentale.
La distribuzione invernale copre un’ampia area dal Senegal e Guinea-Bissau a occidente,
attraverso il Mali Chad e nel Medio Oriente fino all’Iran. Durante la primavera i più
importanti siti tappa sono intorno al bacino del Mediterraneo, con aree chiavi in Spagna e
Francia.
Le principali aree di svernamento della sottospecie limosa sono situate in Senegal
(Casamance) e in Guinea Bissau e in misura minore nelle larghe piane alluvionali del
Sahelian: il delta del fiume Senegal e dell’Inner Niger. Le pittime arrivano nell’Africa
occidentale tra fine giugno e settembre dove si radunano principalmente nei campi di riso
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mentre un numero minore occupa zone umide naturali. Inizialmente si trovavano
soprattutto sui campi appena arati e appena seminati e parcellizzati (luglio-settembre). Più
tardi utilizzano i campi di riso in modo più estensivo.
2.2.2 Dieta
Si alimenta principalmente di invertebrati come insetti, anellidi, lombrichi e molluschi,
piccoli crostacei e aracnidi. Nei territori riproduttivi cavallette e ortotteri sono spesso
prevalenti nella dieta (Johnsgard, 1981). In particolare in inverno e durante la migrazione,
si alimenta anche di materiale vegetale, inclusi frutti di bosco, semi e grani di riso. Il cibo
viene localizzato per mezzo della vista e del tatto, sulla superficie dell’acqua o sondando il
terreno in profondità (figura 11).
.Figura 11: migrazione pre-riproduttiva, febbraio 2017. Pittima reale in alimentazione nella palude del
Centro Cicogne e Anatidi di Racconigi (provincia di Cuneo), importante zona stop-over per molti
caradriformi. Foto di Filippo Marmo.
2.2.3 Etologia
Questa specie è altamente gregaria ed è caratterizzata da abitudini migratorie trans-
sahariane, facendo voli a lunga percorrenza, spesso attraverso poche aree di stop-over e di
svernamento (del Hoyo et alii. 1996). Si riproduce tra aprile e metà giugno, in gruppi
semicoloniali di 3 coppie per ettaro (Gunnarsson et alii. 2006).
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Gli individui che non si riproducono rimangono in stormi, spesso vicino alle colonie
riproduttive. Appena i giovani si involano, i riproduttori iniziano ad aggregarsi in stormi di
circa 500 individui (Cramp et alii. 1983). La specie migra verso sud tra fine giugno ed
ottobre. Durante la migrazione autunnale può sostare in stormi di 10 o 1000 individui nei
siti preferiti (del Hoyo et alii. 1996), e molti adulti si fermano in Marocco in luglio per la
muta. Altri invece compiono una migrazione non-stop dai siti riproduttivi a quelli di
svernamento come fu osservato nel 2009 quando un individuo dei 15 dotati di trasmittente
è volato dall’Olanda al Senegal nell’Africa occidentale in 72 ore coprendo una distanza di
più di 4.600 chilometri.
Il passaggio di ritorno avviene tra febbraio ed aprile (del Hoyo et alii. 1996), e le pittime
arrivano ai siti di riproduzione in gruppi di 5-30 individui (Johnsgard, 1981). Molti
individui del primo anno rimangono nelle aree di svernamento durante l’estate.
La Pittima reale ritorna al sito dove ha nidificato l’anno precedente, anche se dovesse
spostarsi ad un altro sito più avanti nella stagione. Questa strategia gli permette di riunirsi
con il partner, i quanto specie monogama, perché non è detto che passino la stagione non-
riproduttiva nello stesso sito. Tutti gli individui vengono osservati prima presso il sito di
nidificazione dell’anno precedente per la maggior parte del periodo che precede la
deposizione. Gli individui che successivamente cambiano sito di nidificazione si spostano
solo cinque giorni prima della deposizione. Il ritorno al sito precedentemente utilizzato
suggerisce che la decisione di spostarsi o meno viene fatta dopo aver investito un
considerevole lasso di tempo presso il sito precedentemente utilizzato.
La decisione di utilizzare il sito dell’anno precedente dovrebbe essere condizionata sia
dalle esperienze precedenti, quale ad esempio il successo riproduttivo, sia dalle condizioni
trovate dopo il ritorno (Dale et alii. 2006). Il comportamento che precede la decisione di
dove nidificare è chiamato ‘previsionale’: fornisce gli strumenti per raccogliere le
informazioni circa la qualità di un possibile sito riproduttivo, la cosidetta ‘informazione
pubblica’, è una fonte di conoscenze rilevanti (Danchin et alii. 2004). La qualità del sito
riproduttivo può essere giudicato dalla disponibilità del cibo, assenza o presenza dei
predatori, il numero di cospecifici, il successo riproduttivo dell’anno precedente e la
presenza di altre specie nidificanti (Van Den Brink et alii. 2008).
I nidi consistono in una fossa poco profonda di 12-15 cm di diametro, isolati con una
spessa cornice di gambi di erba, foglie e altra vegetazione disponibile (Cramp et alii. 1983).
I riproduttori mostrano un alto grado di fedeltà al sito del nido (del Hoyo et alii.1996) e
qualche livello di filopatria natale (Kruk et alii. 1998).
19
2.2.4 Popolazione globale
La popolazione globale è stimata a 614.000-809.000 individui (Wetland international
2016). Nell’ Europa occidentale la popolazione conta 162.000-183.000 individui (incluse
le 25.000 coppie in Islanda) nell’Europa orientale 90.000-165.000; in Asia centro-
occidentale 25.000-100.000; in Asia centrale e Siberia 150.000 (Asian Waterbird Census
unpublished date); nel resto dell’Asia e Australia 160.000 individui. (BirdLife species
factsheet, 2015) (tabella 1).
Distribuzione Numero individui
Europa occidentale 162.000-183.000
Europa orientale 90.000-165.000
Asia centro-occidentale 25.000-100.000
Asia centrale e Siberia 150.000
Asia orientale e Australia 160.000
popolazione globale 614.000-809.000
Tabella 1: distribuzione della Pittima reale.
2.2.5 Status
Globalmente, la Pittima reale è stata classificata come prossima alla minaccia
dall’International Union for the Conservation of Nature (IUCN, 2016) (tabella 2),
principalmente a seguito dei declini storici nei suoi territori riproduttivi dell’Europa
continentale. Il 90% della popolazione europea nord occidentale si riproduce in Olanda ma,
come risultato dell’intensificazione delle attività agricole, e della perdita di habitat, il
successo riproduttivo delle pittime (Kentie et alii. 2013 e 2015) e la dimensione della
popolazione riproduttiva sono calati in modo drammatico negli ultimi 50 anni (Gill et alii.
2007), facendo registrare una contrazione numerica di oltre il 70%. Gli andamenti della
popolazione variano nelle diverse zone.
La tendenza osservata nell’Europa occidentale, si osserva anche nella maggior parte
dell’area del mar Baltico, ma nella parte settentrionale dell’area Baltica (Finlandia, Russia)
sembra essere in lento aumento. Sta di fatto che la popolazione nel mar Baltico rappresenta
meno del 10% della popolazione Europea.
Diminuzioni sono state riportate anche nell’areale di svernamento della specie in Australia,
che tiene circa il 50% della popolazione svernante della L.l. melanuroides (Watkins, 1993);
in Asia centrale invece, la popolazione appare stabile o fluttuante. In Islanda i numeri sono
20
in aumento, anche se con 50.000-75.000 individui, questa popolazione rappresenta solo
una piccola parte della popolazione globale (Gill et alii. 2007, Wetland International in
press). Ci sono stati importanti cambiamenti anche nella distribuzione invernale di questa
specie. Attualmente, infatti, nell’Africa occidentale, come il Senegal, Marocco e Guine-
Bissau presentano un numero di pittime molto inferiore rispetto a 20 anni fa, mentre in
Mali, Chad e nord Cameroon i numeri sono rimasti più o meno stabili. Un numero
maggiore di pittime si conta in Portogallo ed in Spagna, mentre le aree umide della Francia
hanno perso una parte la loro importanza (Lourenço P. M. et alii. 2011).
2.2.6 Livello di tutela
LISTA ROSSA: in pericolo in modo critico.
CATEGORIE DI TUTELA:
SPEC 2, Direttiva Uccelli all. 2; Berna all. 3, Bonn all. 2
(vedi tabella 2)
Anche se questa specie è ampiamente distribuita e ha una grande popolazione mondiale,
il numero di individui sta diminuendo rapidamente in alcune popolazioni, in particolare
quelle europee che dopotutto contengono la maggior parte degli individui della
specie (figura 12).
Quindi nel complesso, la popolazione mondiale è stimata essere in declino ad una velocità
tale che la specie si qualifica come quasi minacciata.
C’è ancora un certo grado di incertezza circa la dimensione e l’andamento di alcune delle
sub-popolazioni. Nonostante ciò guardando al migliore e peggiore dei casi, le informazioni
disponibili suggeriscono che la popolazione globale è probabilmente diminuita tra il 14% e
33% negli ultimi 15 anni (=3 generazioni).
21
Distribuzione della Pittima reale.
Europa occidentale
Europa orientale
Asia centro-occidentale
Asia centrale e Siberia
Asia orientale e Australia
Figura 12: distribuzione mondiale del numero di individui di pittima.
Status globale Prossima a minaccia
Status europeo Prossima a minaccia
Categoria SPEC* 2
Direttiva Uccelli Allegato II/2
Convenzione di Berna Appendice II
Convenzione di Bonn Appendice II
Afrucan-Eurasian Migratory Waterbird
Agreement Colonna B 2c4 eccetto
l'islandica colonna A 3°5
Convention of International Trade on
Endangered Spieces No listed *specie le cui popolazioni mondiali sono concentrate in Europa, ma hanno uno sfavorevole stato di conservazione in Europa.
Tabella 2: conservazione internazionale e stato giuridico della Pittima reale.
22
2.2.7 Minacce
La perdita di habitat adatto alla nidificazione in seguito alla bonifica delle aree paludose,
all’intensificazione delle pratiche agricole e nel verso opposto l’abbandono, sono le
minacce più significative per le specie che utilizzano habitat simili alla Pittima reale
(Kentie et alii. 2013).
Le attività dannose comprendono la conversione dei prati umidi in terra arabile, l’aumento
dell’utilizzo dei fertilizzanti e il drenaggio dei prati, l’inondazioni artificiali di habitat di
nidificazione e gli anticipati e frequenti tagli dell’erba come adattamento delle pratiche
agricole al cambiamento climatico, primavere calde, l’eccessiva crescita della macchia,
terre reclamate da interessi e sviluppi antropici, la costruzione di strade, parchi, disturbi dei
passanti (Tucker and Heath 1994, Hayhow 2008, Oomen 2008, Holm and Laursen 2009,
Kleijn et alii. 2010, Kentie et alii. 2013).
L’aumento della popolazione di predatori è una significativa causa di mortalità nei Paesi
Bassi, esacerbato dalle attività agricole che riducono in modo eccessivo la copertura
necessaria per questa specie (Schekkerman et alii. 2009).
Nei campi intensamente pascolati, il calpestamento è la causa maggiore di perdita di nidi, e
il passaggio alle monocolture ha ridotto la disponibilità di insetti necessari per la loro
alimentazione (Oomen, 2008). In alcune aree, i prati vengono trasformati da ‘naturale,
fiorito ricco di specie vegetali e umido’ a monocoltura per l’insilaggio che conduce ad una
perdita di nidi con uova e pulli per i tagli e starvation dei giovani a causa dell’assenza di
cibo (Schekkerman & Beintema, 2007).
La frammentazione dell’habitat può causare particolari problemi a questa specie, che
nidifica in colonie e sub-colonie disperse per proteggersi contro i predatori perché
potrebbe essere improbabile riprodursi con successo in una piccola area di habitat.
La caccia potrebbe anche essere una possibile causa di declino per le pittime, anche se la
Francia sta seguendo dagli inizi del 2008 il resto dell’Unione Europea rendendo effettivo il
bando sulla caccia per questa specie (IUCN, 2016).
Fuori dall’UE, per esempio nei territori svernanti in Africa, si sa che si svolge la caccia ma
la sua scala e l’impatto sono sconosciuti. L’inquinamento dell’acqua è probabilmente un
problema in alcuni habitat di questa specie, e la siccità nei quartieri invernali nell’Africa
occidentale potrebbero avere un impatto negativo sulla popolazione europea delle pittime
(Tucker & Heath, 1994).
Le zone umide sono state intensamente bonificate nell’Africa occidentale, per la
produzione di energia, stoccaggio dell’acqua e per l’agricoltura (Gill et alii. 2007).
23
La popolazione islandese di pittime potrebbe essere messa a rischio dalla politica del
governo islandese sull’incoraggiamento dell’afforestamento degli habitat di pianura dove
si riproducono.
Le minacce sulla migrazione comprendono inquinamento, disturbo antropico, impianti di
energia a marea, stagni per l’acqua coltura, conversione di terre per usi agricoli, espansione
dei centri urbani l’intensificazione delle attività agricole nelle risaie.
Il cambiamento climatico può certamente influire (Oomen, 2008). Gli arrivi
progressivamente anticipati all’Africa occidentale delle pittime a causa dei tentativi
infruttuosi di riproduzione, ha portato a creare conflitti con gli agricoltori, e localmente ha
causato una perdita del 5-6% degli uccelli adulti dovuta alla caccia. Si osserva un notevole
declino nei siti riproduttivi vicini a strade altamente trafficate (van der Zande et alii. 1980;
Reijnen et alii. 1996).
La filopatria natale comporta che un basso reclutamento locale potrebbe risultare
catastrofico per i singoli siti di riproduzione (Kruk et alii. 1998).
Uno studio recente dimostra che il reclutamento dagli habitat ottimali verso habitat di
bassa qualità agiscono come lacune e quindi questi soggetti sono considerati perduti dalla
popolazione. e questo si ripercuote sull’efficacia delle misure agro-ambientali (Kentie et
alii. 2015).
.
24
2.3 AREA DI STUDIO
Questo studio è stato effettuato nella primavera del 2017 sui terreni della Tenuta Oschiena
(45°30′N 8°26′E) area situata nel comune di Crova (VC)(figura13).
Questa zona presenta un mosaico di campi con diversi stadi di lavorazione, il paesaggio è
caratterizzato dall’orizzontalità, e dall’apertura. Le uniche strutture verticali, sono gli
edifici delle Tenute dell’Oschiena e della Nuova Oschiena situate ad una distanza di 385
metri l’una dall’altra. La proprietaria della cascina Oschiena, che dal 2013 collabora
attivamente nella protezione della specie, non utilizza fertilizzanti, non diserba gli argini
con glifosate, normalmente utilizzato sui terreni delle tenute vicine, lascia ogni anno circa
9 ettari di camere di risaie incolte fino a giugno, e allaga prima del tempo le vasche a riso.
Figura 13: collocazione della tenuta Oschiena (circolo rosso) nell’area di nidificazione della Pittima reale
nelle risaie piemontesi tra il 1977 e il 2017.
In questo modo garantisce un ambiente dotato di un buon livello di biodiversità, con
un’alternanza di campi asciutti, inerbiti e vasche allagate dove i limicoli possono
alimentarsi durante la migrazione pre-riproduttiva, e altre specie, come il Cavaliere d’Italia,
la Pavoncella e la Pittima reale, nidificare (vedi figure 14 e 15 ).
25
Figura 14: vasca a riso
allagata (20/05/2017).
Figura 15 : vasca a
riso in fase di
accrescimento con
argini inerbiti
(20/05/2017) .
Gli argini inerbiti tra le vasche offrono protezione ai giovani (figura 15) (Wiggers et alii.
2016) mentre quelli lungo le strade isolano i campi usati per l’alimentazione o per la
nidificazione, dal disturbo antropico provocato dal passaggio dei veicoli. Dai primi di
aprile, si osservano campi con diversi livelli di umidità, e colture (principalmente riso, orzo,
soia, mais).
I ‘campi delle pittime’ (lasciati gentilmente da Alice Cerutti, proprietaria dell’Oschiena)
presentano un habitat diverso a seconda dell’ultima lavorazione effettuata.
Quest’anno è stato lasciato un incolto con vegetazione medio alta in cui sono state fatte tre
strisce di erpicatura larghe quattro metri in ciascuna vasca, fornendo zone adeguate alla
nidificazione con erba bassa e rada.
Le colture variano di anno in anno secondo i calendari dei vari agricoltori e il tipo di
produzione che seguono. Quest’anno erano presenti campi asciutti come stoppie di riso,
campi a orzo, soia, e vasche a riso con diversi gradi di umidità, ossia allagate, umide
(acqua nelle coline) ed asciutte con il riso in fase di accrescimento.
26
2.4 MATERIALI E METODI
Per la stesura di questo elaborato è stata utilizzata una vasta e ricca letteratura che
comprende i lavori e le ricerche svolte nel corso degli anni sulle popolazioni di Pittima
reale, in particolare della sottospecie limosa, riguardanti lo status, la distribuzione, l’habitat
e la riproduzione.
Per quanto riguarda la situazione della sottospecie nominale in Italia, sono stati consultati i
pochi articoli pubblicati fino ad oggi per un sito che seppure rappresenti un’area marginale
rispetto all’areale riproduttivo di questa specie, resta comunque l’unico a livello nazionale
in cui la specie nidifica in modo regolare.
Dai resoconti ornitologici regionali del Gruppo Piemontese Studi Ornitologici (GPSO),
sono stati ricavati il numero massimo giornaliero annuo di individui osservati durante la
migrazione pre-riproduttiva nell’area di studio, il numero di coppie, di giovani involati, e la
distribuzione delle osservazioni a livello regionale.
Dai dati inediti di Mauro Della Toffola, ornitologo che annualmente monitora l’evoluzione
delle poche coppie che nidificano nelle risaie vercellesi, possiamo osservare il numero di
nidi rintracciati durante i suoi sopralluoghi. Con il passare degli anni si è osservato un
incremento nel numero di nidi monitorati e di conseguenza un aumento nel numero di nidi
distrutti o persi. Grazie alla collaborazione della proprietaria della Tenuta Oschiena, è
stato possibile salvare alcuni nidi nel corso degli anni, posticipando le lavorazioni, ed
intervenire su altri mettendoli in sicurezza, evitando così che venissero distrutti.
Alcuni nidi, situati nelle vasche che dovevano essere allagate sono stati sollevati, ma
questo sistema mostrò alcuni limiti, perché se da una parte preveniva l’inevitabile
sommersione del nido e perdita della covata, dall’altra ha reso il nido più esposto alla
predazione della Cornacchia grigia (Corvus cornix), che lo individuava più facilmente
perchè non più criptato dalla vegetazione. La specie nelle risaie vercellesi si insedia nei
quartieri di nidificazione tra fine marzo e i primi di aprile. Depone da tre a quattro uova, di
norma a partire dalla seconda decade di aprile. Le prime schiuse, sempre più rare con la
prima deposizione, avvengono tra la prima e la seconda decade di maggio. Le covate
sostitutive, ormai regolari per quasi il 100% delle coppie nidificanti avvengono nel mese di
maggio fino alla seconda decade di giugno (Della Toffola/2° et alii. 2017).
Dai primi di marzo, l’area di studio è stata visitata settimanalmente (due o tre giorni a
settimana) per monitorare i soggetti in migrazione, mentre più avanti le osservazioni hanno
riguardato le coppie nidificanti (prima decade di aprile). Per ognuna di queste si segnava il
campo in cui si osservava, l’attività della coppia (parata, alimentazione, ricerca di un sito
27
adatto per il nido, difesa, cova, riposo), il tipo di habitat scelto per il nido (su di un elenco
di sette tipologie scelte a priori), data di deposizione (esatta o presunta), in caso di perdita
della covata, la causa determinata o indeterminata, e presenza o assenza di altri
caradriformi (Cavaliere d’Italia e Pavonvella). Per non disturbare la piccola colonia, i
sentieri tra i campi venivano percorsi con la macchina e i soggetti venivano individuati a
grandi distanze con binocolo e cannocchiale. I nidi venivano localizzati osservando i
soggetti in alimentazione che tornavano al nido per dare il cambio al partner, o quelli che
si involavano per difendere il sito dalle cornacchie o dai falchi di palude (Circus
aeruginosus) che nell’ultima decade di aprile battevano i canali e i campi in cui avevano
nidificato le pittime. Quando durante un sopralluogo una coppia non veniva vista in cova,
il sito di nidificazione veniva ispezionato. Se il soggetto mancante si involava ci si
allontanava in modo da permettergli di tornare subito sul nido, altrimenti si percorreva il
campo alla ricerca del nido e di eventuali gusci delle uova predate (figura 16). I nidi
localizzati sui terreni agricoli della Tenuta Oschiena venivano immediatamente riportati ai
proprietari, in questo modo si valutava caso per caso le tempistiche di cova, lavorazioni e
manovre per risparmiare il nido della coppia. I nidi localizzati in campi, posti al di fuori
delle proprietà dell’Oschiena, sono stati segnalati all’agricoltore posizionando due picchetti
di legno posti a dieci metri, in modo che il nido risultasse a metà di questi (figura 17).
Figura 16: ritrovamento dei gusci delle uova di Figura 17: picchetti messi in un campo di soia il
pittima nei campi di orzo il 7/05/2017. 03/06/2017.
28
2.5 RISULTATI
Nei primi anni 2000, la Pittima reale era distribuita nelle risaie vercellesi in quattro siti di
nidificazione, con un massimo di 16 coppie nel 2008.
Nel corso degli ultimi anni, come nel resto dell’Europa si è assistito ad una contrazione
della sua distribuzione (Kentie R. et alii., 2016; Robie F. et alii. 2012), arrivando nel 2010
a concentrarsi in un unico sito (nel comune di Crova), ed a 8 coppie nel 2017 (figura 18).
Specie di passo regolare in provincia di Vercelli, la pittima è stata sempre riscontrata in
periodo primaverile a partire dal mese di marzo, mentre il passo post-nuziale è
praticamente inconsistente.
Andamento della Pittima reale nei campi agricoli a Vercelli nel periodo 2000-2017.
0
2
4
6
8
10
12
14
16
18
Coppie territoriali Siti di nidificazione
Co ppie te rrito ria li 10 14 10 10 12 12 15 14 16 15 12 12 10 11 9 9 9 8
Siti di nidific azio ne 3 4 3 4 3 4 3 3 2 3 1 1 1 1 1 1 1 1
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017
Figura 18: numero di coppie e siti di nidificazione dal 2000 al 2017.
Ciò dipende dal fatto che la presenza della specie nell’area di studio è legata alle pratiche
agricole, si osservano infatti soggetti sporadici nei mesi di luglio e agosto, la data più
estrema risale all’ 8 ottobre del 2016 (Crescentino, VC; Della Toffola inedito); nel 2015 è
stato osservato un giovane in volo nella prima decade di luglio sulla Tenuta Oschiena.
Nelle poche zone umide naturali della Regione e nei ripristini ambientali come il Centro
Cicogne ed Anatidi di Racconigi in provincia di Cuneo, le pittime si osservano dai primi di
febbraio, e la data più tardiva è stata segnata il 12 settembre del 2012. Quest’anno il
conteggio dei soggetti nelle risaie vercellesi, diretti ai siti di riproduzione nel nord Europa,
ha presentato i valori minimi rispetto ai conteggi annuali a partire dagli anni 2000.
29
Se e come le variazioni della fenologia migratoria della specie possa influenzare la
popolazione di pittime nidificanti nell’area di studio non è stato ancora verificato. Si può
osservare l’andamento fluttuante del numero massimo di individui osservati per anno nella
figura 19, con valori di 170, 147 rispettivamente nel 2010, 2011, e 28 soggetti nel 2017.
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
110
120
130
140
150
160
170
180
Coppie territoriali Massimo conto giornaliero annuo
Coppie territoriali 10 14 10 10 12 12 15 14 16 15 12 12 10 11 9 9 9 8
Massimo conto giornaliero annuo 67 54 49 24 52 36 52 57 65 71 170 147 53 36 38 61 44 28
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017
Figura 19 : andamento del numero massimo di individui durante la migrazione pre-riproduttiva (in rosso).
Dai monitoraggi effettuati nel 2017 si osserva, come riportato nella figura 20, che il
passaggio pre-riproduttivo nelle risaie vercellesi si concentra nel mese di marzo con un
picco nell’ultima decade del mese.
A partire dall’ultima decade di aprile i conteggi riguardano solo più gli individui delle
coppie riproduttive della popolazione italiana.
Fenologia della migrazione pre-riproduttiva della Pittima reale nelle risaie vercellesi,
anno 2017.
0
5
10
15
20
25
30
Numero individui
Numero individui 4 9 28 22 18
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
Figura 20: andamento del numero massimo di individui osservati nei mesi di marzo e di aprile (2017)
suddivisi per decade (in ascissa).
30
Per quanto riguarda la popolazione di pittime che nidifica
annualmente nell’area di studio, possiamo osservare che se
nella prima decade degli anni 2000 in media ci sono state
12,8 coppie, con un massimo di 16 nel 2008 e un minimo di
10 nel 2000, 2002, 2003; dal 2010 al 2017 possiamo
calcolare una media di 10 coppie con un massimo di 11 nel
2013, e un minimo di 8 nel 2017 (Tabella 3).
Negli ultimi otto anni la popolazione è diminuita in media
del 4,7% annui rispetto alla media del numero di coppie
osservate nel periodo precedente (2000-2009).
Tabella 3: andamento delle coppie territoriali di Pittima reale nel periodo 2000-2017 nelle risaie vercellesi.
0
2
4
6
8
10
12
14
16
18
Coppie territoriali Giovani Siti riproduttivi
Coppie territoriali 10 14 10 10 12 12 15 14 16 15 12 12 10 11 9 9 9 8
Giovani 0 7 1 5 2 11 5 3 0 1 0 1 1 3 1 1 0 0
Siti riproduttivi 3 4 3 4 3 4 3 3 2 3 1 1 1 1 1 1 1 1
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017
Figura 21: andamento della popolazione di Pittime reale nidificante nelle risaie vercellesi tra il 2000-2017.
Da un’analisi temporale dei dati relativi al successo riproduttivo dell’unica colonia italiana
di pittima, si osserva che il numero di giovani involati non dipende dal numero di coppie
nidificanti (figura 21). Infatti nel 2008 nonostante ci fossero 16 coppie territoriali nessuna è
Anni Coppie
territoriali
2000 10
2001 14
2002 10
2003 10
2004 12
2005 12
2006 15
2007 14
2008 16
2009 15
2010 12
2011 12
2012 10
2013 11
2014 9
2015 9
2016 9
2017 8 media
2000-2009 12,8
media 2010-2017 10
31
riuscita a portare a termine la cova. Quindi conoscendo l’enorme impatto che hanno le
attività agricole, che spesso causano la distruzione completa della colonia o più raramente
di una parte di essa, e sapendo che nel periodo 1985-1998 il 50% delle colonie andava
persa per tale ragione (Della Toffola et alii. 1999), si è deciso di valutare se e come questo
impatto è variato nel periodo 2010-2017.
In quest’ultima analisi i valori sono variati in modo negativo, portando al 57,5% la
distruzione dei nidi per le pratiche agricole, al 22,5% per cause non bene specificate, ed un
solo 20% di esito positivo (Della Toffola/1° et alii. 2017).
Per valutare le scelte ambientali per la nidificazione, i ‘campi delle pittime’, negli ultimi tre
anni, sono stati preparati con diverse metodologie di lavorazione, prima dell’arrivo dei
contingenti nidificanti, in modo da facilitare gli individui in arrivo a insediarsi nei terreni
dedicati, anche se non sempre ha dato i risultati sperati (Della Toffola/2° et alii. 2017).
Dall’analisi dei dati sulla scelta ambientale sarà anche possibile osservare come la scelta di
certi habitat si traduca in un alto tasso di distruzione dei nidi da parte delle lavorazioni
agricole.
Quest’anno sono state osservate 8 coppie nel sito della tenuta Oschiena, di cui 7 hanno
nidificato a partire dalla seconda decade di aprile, e posto una covata di sostituzione tra la
seconda e la terza decade di maggio.
Sono stati scelti sette ambienti a priori (basandosi sugli ambienti osservati nel corso degli
anni):
• Incolto e stoppie: stoppie della stagione precedente con erbaio ed infestanti varie
(senza stoppie) rade di altezza 10-30 cm.
• Coltivo a filari: coltivazioni a file tipo soia, mais.
• Coltivo rado ed irregolare: coltivazioni seminate a spaglio, tipo orzo, grano, riso in
asciutta, dai 5 ai 30 cm.
• Prato stabile: prato polifita con erbe alte 10-20 cm.
• Arato, erpicato: terra brulla irregolare.
• Terreno lavorato spianato: terreno nudo in piano senza vegetazione.
• Altro: argini di risaia inerbiti, stradine con erba, capezzagne.
Occorre precisare che a causa delle semine sempre più tardive, non sempre sono presenti
tutti gli ambienti al momento della prima deposizione, sfasando leggermente il
risultato finale.
Quest’anno erano presenti quattro dei sei ambienti appena descritti (tabella 4, figura 22), in
base al numero di nidi presenti in ciascun ambiente e considerando le deposizioni di
32
sostituzione possiamo dire che le coppie nidificanti preferiscono per un 29% l’incolto e
stoppie, per un 57% i coltivi radi e irregolari, e per un 14% i coltivi a filari.
Scelte ambientali della pittima stagione
riproduttiva 2017.
Incolto e stoppie
Arato, erpicato
Altro
Coltivo a filari
Coltivo rado edirregolare
Figura 22: scelte ambientali della Pittima reale nel sito riproduttivo in Piemonte, anno 2017.
Incolto e stoppie
29%
Coltivo rado ed irregolare
57%
Coltivo a filari
14%
33
Arato, erpicato
0%
Altro
0%
Tabella 4: analisi ambientale nelle risaie vercellesi nel periodo riproduttivo aprile-giugno 2017.
Dei quattro habitat elencati, solo il coltivo a filari non era presente fin dagli inizi della
stagione riproduttiva, ma solo a partire dal 20 maggio, quando l’orzo, seminato male, fu
sostituito con la soia.
Quindi si ipotizza che il basso valore dei coltivi a filari può dipendere da questo motivo;
bisogna anche considerare che la soia aveva appena cominciato l’accrescimento e non
superava più di qualche centimetro in altezza, quindi tale ambiente potrebbe rientrare nella
categoria: terreno lavorato spianato.
Queste considerazioni saranno da riconsiderare con le osservazioni dei prossimi anni. Le
vasche incolte, con tre strisce di erpicatura intervallate da erba alta 10-30 cm, non furono la
prima scelta delle pittime reali, le quali hanno preferito l’orzo rado ed irregolare.
Considerando il numero di nidi conteggiati quest’anno, quelli presenti nelle vasche delle
pittime rappresentano appena il 14%. Si sono avanzate delle ipotesi riguardo il tipo di
copertura erbacea e il tipo di suolo, infatti è risaputo che le pittime preferiscono il terreno
morbido (Johnsgard, 1981) ma le strisce di erpicatura si sono asciugate in fretta in seguito
alle alte temperature e al clima secco, per cui non erano adeguate per la costruzione del
nido. Quindi dalle osservazioni effettuate è evidente come le pittime preferiscano il terreno
appena lavorato dalle macchine agricole o quello morbido dei campi di riso asciugati, dove
possono facilmente creare il loro nido.
34
Una coppia è stata osservata fare cinque tentativi in una campo di riso asciugato prima di
andare ad alimentarsi e a riposarsi nella vasca adiacente allagata. Mentre il maschio
cercava il sito adatto, la femmina si teneva a distanza zigzagando nel campo,
apparentemente non curante del partner; ma appena questo si accovacciava la femmina
tornava sui suoi passi e si dirigeva dritta verso il partner. A volte dava solo un’occhiata per
riprendere subito ad allontanarsi, un paio di volte ha provato a sistemarsi. Inoltre, oltre ai
campi lavorati dalle macchine agricole, dall’analisi effettuata le pittime sembrano preferire
anche i campi a stoppie, che oltre ad essere facilmente percorribili dai pulcini, gli
garantiscono un’ottima copertura da cornacchie e rapaci.
Di seguito sono riportati in figura 23 i rsultati dello sforzo riproduttivo di questa specie
nelle risaie vercellesi relativo al periodo 2000 – 2017 (va considerato che la II deposizione
interessa quasi il totale delle coppie per anno). La tabella n°5 e la figura 24, illustrano i dati
sulle scelte ambientali per il periodo 2000-2017 per 295 covate (I e II deposizione) (Della
Toffola/2° et alii. 2017).
0
2
4
6
8
10
12
14
16
18
Coppie territoriali Nidi Giovani
Co ppie te rrito ria li 10 14 10 10 12 12 15 14 16 15 12 12 10 11 9 9 9 8
Nidi 8 14 9 9 9 12 15 12 11 9 4 7 8 10 7 8 7 7
Gio vani 0 7 1 5 2 11 5 3 0 1 0 1 1 3 1 1 0 0
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017
Figura 23: dinamica di popolazione della Pittima reale nelle risaie vercellesi nel periodo 2000-2017.
Incolto e
stoppie
Arato,
erpicato
Altro Terreno
lavorato
spianato
Coltivo a
filari
Coltivo
rado ed
irregolare
Prato
stabile
45% 14% 1% 5% 11% 24% 0%
Tabella 5: analisi ambientale 2000-2017 per 295 covate (prima e seconda deposizione).
35
Scelte ambientali della Pittima reale nelle risaie
vercellesi
Incolto e stoppie
Arato, erpicato
Altro
Terreno lavorato spianato
Coltivo a filari
Coltivo rado ed irregolare
Prato stabile
Figura 24: analisi ambientale 2000-2017 per 295 covate (prima e seconda deposizione)
2.6 DISCUSSIONE La maggior parte della popolazione riproduttiva europea di Pittima reale appartiene alla
sottospecie nominale L.l.limosa, le popolazioni nordiche in Norvegia, Islanda e Scozia
sono della sottospecie islandica. Le principali popolazioni riproduttive della nominale si
trovano nel mare di Wadden (Paesi Bassi e Germania), Russia, Bielorussia e Polonia
(figura 25). L’intera popolazione europea conta più di 99.000 coppie.
Figura 25: siti riproduttivi (grigio chiaro) e di svernamento (grigio scuro) della Pittima reale
(vedi Julia Schroeder).
36
Per questa specie, il collo di bottiglia è un inadeguato successo riproduttivo perché troppi
pochi pulcini sopravvivono a causa delle lavorazioni agricole e probabilmente della
predazione (Schekkerman et alii. 2009). La soluzione consisterebbe nell’assicurare la
presenza di un sufficiente numero di prati con erba alta ed una struttura vegetale aperta
durante il periodo che precede l’involo dei giovani (maggio-giugno) in modo che i pulcini
possano alimentarsi e nascondersi (Schekkerman & Beintema, 2007). Tuttavia assicurare
un adeguato numero di ‘prati per pulcini’ non è facile perché le terre vengono lavorate in
modo da ottenere la massima produttività.
Nel 2017 però, alcune popolazioni hanno avuto dei risultati decisamente positivi. In
Olanda ad esempio, grazie all’impegno di Astrid Kant, che per cira 30 anni ha protetto i
pulcini di pittima dai mezzi agricoli usati per falciare i prati. Nel corso degli anni ha
convinto 30 agricoltori a cooperare con lei lasciandole marcare i nidi sulle loro terre, in
modo da poterli evitare durante le lavorazioni. In aggiunta gli agricoltori hanno creato ‘il
prato per pulcini’ dove questi possono crescere al sicuro, questi prati non vengono falciati
fino a giugno, mentre gli alti vengono falciati in aprile. Quest’anno è stato un anno
sorprendente perché Astrid è riuscita a trovare 240 nidi e ad inanellare 41 giovani pronti
all’involo.
Anche in Inghilterra il 2017 è stato un anno roseo, grazie al progetto Godwit, una
partnership tra la Royal Society for the Protection of Birds (RSPB) e la London Wetland
Centre (WWT) con importanti finanziamenti del programma comunitario LIFE Nature,
Natural England e l’Heritage Lottery Fund. Il progetto mira a garantire il futuro delle
pittime nel Regno Unito, ed è concentrato su due zone umide dell'est dell'Inghilterra - gli
Ouse e le Nene Washes.
Il Regno Unito ospita una piccola popolazione riproduttiva di pittime di circa 60 coppie.
Storicamente, a Ouse Washes il numero di individui aumentò rapidamente fino a
raggiungere un picco di 65 coppie nel 1970 prima di calare a tre coppie nel 2004. Nella
Nene Washes invece gli individui aumentarono in modo stabile fino a 42 coppie nel 2004.
Il costante declino a Ouse Washes è dovuto ai continui allagamenti del fiume che
periodicamente sommerge il sito riproduttivo delle pittime, mentre la popolazione a Nene,
che raramente viene allagata in primavera, è in aumento.
Ouse Washes è classificaza come Special Protection Area (SPA), è un sito Ramsar ed un
sito di Speciale Interesse Scientifico (SSSI). Questo progetto, che nasce dall’idea di quello
condotto con risultati positivi, nell’Estremo Oriente russo per la salvaguardia del
gambecchio becco a spatola (Eurynorhynchus pygmeus), spera di ottenere risultati simili.
37
Il programma di intervento ha richiesto la raccolta delle uova delle coppie dai nidi e il
completamento dell’incubazione nelle incubatrici. Le coppie a Nene Washes a cui sono
state portate via le uova hanno avuto la possibilità di fare una seconda deposizione, mentre
i giovani schiusi negli incubatoi sono stati messi in larghi box dove hanno potuto crescere
senza il rischio di venire predati. A nove giorni sono stati spostati in voliere in cui è stato
ricreato l’ambiente naturale che troverebbero fuori, e in questo modo erano esposti alla
luce e ai suoni del loro habitat naturale. Dopo essere stati inanellati, e dopo un controllo
veterinario furono messi nelle voliere di rilascio dove hanno potuto implementare il volo
prima di venire rilasciati.
Quest’anno gli sforzi congiunti di WWT e RSPB hanno permesso l’allevamento e il
rilascio di 26 giovani di Pittima reale.
In Italia invece, nell’area di studio, la popolazione riproduttiva è caratterizzata da un
andamento fluttuante tra il 1977 e il 2017, e risulta in calo del 4,7% annuo negli ultimi otto
anni. Nel 2017 la popolazione è stata sottoposta ad un alto livello di stress, a causa di un
apparente aumento del numero di predatori (Cornacchia grigia e Falco di palude) che
hanno battuto il sito soprattutto nell’ultima decade di aprile e la prima di maggio.
Le pratiche agricole invece, lasciano un limitato periodo di tempo per la cova, ed
un’anticipazione delle stesse non può che aggravare l’incidenza che hanno sul successo
riproduttivo delle pittime.
Uno studio effettuato nei Paesi Bassi (Kleijn et alii. 2010), sostiene che l’avanzamento
delle lavorazioni agricole non dipendono da un’intensificazione delle stesse, quanto
piuttosto dal cambiamento climatico. Infatti le alte temperature primaverili, anticipano la
crescita dei coltivi, dell’erba, e di conseguenza l’intervento degli agricoltori.
La tempistica dei fattori negativi che influenzo la riproduzione della Pittima reale, nelle
risaie vercellesi, vede prima il disturbo antropico per la rilevante presenza di fotografi
naturalisti che tra fine marzo e aprile percorrono gli argini tra i campi per fotografare i
limicoli inconsapevoli del disturbo che recano ai soggetti, poi un picco della pressione
predatoria, ed infine le lavorazioni agricole.
Si comprende quindi che per organizzare un piano di conservazione delle pittime in questo
sito bisogna agire su più fronti. Aumentare l’informazione, attraverso un piano di
responsabilizzazione della comunità locale, dei fotografi; garantire una superficie adeguata
per le pittime per limitare il successo dei predatori; permettere agli agricoltori di
interessarsi al caso e collaborare nella creazione di un ambiente adeguato. I proprietari
della cascina Oschiena, Alice Cerutti e Simone Pavan, dal 2014 collaborano con Mauro
Della Toffola, Franco Carpegna e Gianfranco Alessandria, impegnando risorse proprie.
38
Cerutti e Pavan stanno aspettando che passi il Programma di Sviluppo Rurale (PSR) per
ottenere i finanziamenti e poter trasformare le loro proprietà in una palude con la speranza
di garantire un maggior successo riproduttivo della Pittima reale.
Va ricordato che il sito in cui si riproducono le pittime è un’area ZPS (Zona di Protezione
Speciale). Tali aree sono state individuate dagli Stati membri dell'Unione Europea,
riportate nella Direttiva 79/409/CEE nota come Direttiva Uccelli, e assieme alle zone
speciali di conservazione costituiscono la Rete Natura 2000. Tutti i piani o progetti che
possano avere incidenze significative sui siti e che non siano non direttamente connessi e
necessari alla loro gestione devono essere assoggettati alla procedura di valutazione di
incidenza ambientale. La Valutazione di Incidenza Ambientale (VINCA) ha lo scopo di
accertare preventivamente se determinati progetti possano avere incidenza significativa
sui Siti di Importanza Comunitari (SIC), sulle Zone Speciali di Conservazione e sulle ZPS.
Tale procedura è stata introdotta dall'articolo 6, comma 3, della Direttiva 92/43/CEE
"Habitat". I proponenti di piani territoriali, urbanistici e di settore, ivi compresi i piani
agricoli e faunistico-venatori e le loro varianti, sono obbligati a predisporre uno studio (di
incidenza) per individuare e valutare gli effetti che il piano può avere sul sito, tenuto conto
degli obiettivi di conservazione del medesimo.
Negli ultimi anni la collaborazione con Alice Cerutti è stata molto utile, perché ha
permesso di proteggere i nidi presenti sulle sue proprietà facilitando il completamento della
cova delle pittime.
Con la supervisione costante di Mauro Della Toffola, hanno protetto i nidi di pittima durate
il diserbo delle camere di risaie mettendo un cesto sui nidi proteggendo così le uova (figura
26 e 27). Nelle camere che dovevano essere allagate, come accennato in precedenza, hanno
provato a sollevare i nidi, in modo che non venissero sommersi. Sebbene le pittime fossero
tornate sui nidi, purtroppo le uova furono predate dalle cornacchie grigie.
A parte gli interventi diretti, alcune caratteristiche delle terre dell’Oschiena creano le
condizioni di biodiversità che aumentano la qualità dell’ambiente. Infatti i margini dei
campi non sono trattati con il glifosate, né l’erba che vi cresce viene taglita, e soprattutto
non vengono utilizzati fertilizzanti nei loro campi. Questo garantisce una struttura
vegetativa e una quantità di artropodi ideale per la crescita dei pulcini (Ernst, 2009).
Nonostante questo le pittime a volte scelgono di nidificare fuori dalle loro proprietà, fuori
dai ‘prati per pittima’.
Si è cercato di attirarle posizionando delle sagome di legno con la forma e i colori delle
pittime, ma non si può dire se sia servito. Implementando l’analisi delle scelte ambientali
speriamo di comprendere meglio le scelte di questa specie per il sito di nidificazione ed
39
utilizzare tali conoscenze per formulare un piano di gestione nell’area studiata. Della
Toffola, inoltre ha provveduto a fare dei cartelli per informare i fotografi e le persone che
percorrono i sentieri vicino ai campi scelti dalle pittime, di non passare da quella parte in
quel periodo, per evitare il disturbare gli individui in cova e ridurre quindi lo stress.
L’impegno costante, di queste persone, è stato accompagnato dal successo riproduttivo di
alcune coppie che sono riuscite ad allevare almeno un pulcino (figura 28).
Figura 26: diserbo in un campo a riso, con i nidi coperti.
Figura 27: cesto posto sul nido di pittime.
40
L’obiettivo quindi è quello garantire, il prima possibile, un ambiente sicuro per pittime
dove possano nidificare senza il problema delle lavorazioni agricole, perché ancora oggi
purtroppo la collaborazione da parte degli altri agricoltori è molto bassa.
Comunque gli sforzi sono mirati e ogni anno implementati, nella creazione di un rapporto
di collaborazione con gli agricoltori i cui campi vengono scelti dalle pittime.
Figura 28: giovane di Pittima reale in alimentazione in una vasca a riso allagata.
41
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52. Wiggers J.M.R. Hanneke, Jasper Van Ruijven, Frank Berendse, Geert R. De Snoo (2016).
Effects of grass field margin management on food availability for Black-tailed Godwit chicks.
Journal for nature conservation, vol.29, pp.45-50.
45
Desidero innanzitutto ringraziare il prof. Pier Giuseppe Meneguz, relatore della mia tesi,
per l’aiuto, la pazienza e il tempo che mi ha dedicato durante la stesura di questo lavoro.
Vorrei esprimere la mia gratitudine al signor Bruno, a sua figlia Gabriella e a tutta la
famiglia Vaschetti, per la disponibilità dimostrata durante il periodo di stage presso il
Centro Cicogne di Racconigi e per avermi fornito indicazioni e materiali importanti ai fini
dello studio.
Inoltre ringrazio sentitamente l’ornitologo Mauro Della Toffola, per l’amicizia accordata, il
materiale fornito e le preziose informazioni sulla popolazione di Pittima reale trattata in
questo elaborato.
Un sentito ringraziamento ai miei genitori, a Cesare e agli amici per il sostegno continuo
che mi hanno offerto durante questo percorso di studi.
Infine, un ringraziamento affettuoso ai compagni di corso con cui ho condiviso questa
esperienza formativa.
Grazie!