Ridolfo Capoferro
Gran Simulacrodell’arte e dell’uso della scherma
a cura di Giovanni Rapisardi
Proprietà letteraria riservata
Alla Mamma di Spade,mia prima Maestra
PPrreeffaazziioonnee
Il Gran Simulacro dell’Arte e dell’Uso della scherma di RidolfoCapoferro, è il miglior rappresentante e pietra di paragone della scherma sei-centesca.
Si può dire che la scherma, così come è conosciuta oggi, comincia daqui, sia da un punto di vista teorico, che pratico, nonostante il retaggio di verae propria disciplina da combattimento resti quanto mai vivo e presente; lascherma di punta si sostituisce a quella del taglio, il gioco in linea dritta sinte-tizza la perfezione dell’azione schermistica e la trattazione si concentra sempredi più sulla spada sola.
Come già per i trattati di Fiore de’ Liberi e Achille Marozzo, anchequello del Maestro di Cagli è stato completamente ritrascritto e annotato, conun modesto tentativo di correzione degli evidenti errori di stampa presenti euna personale panoramica sulla scherma di striscia, desunta dal confronto ditrattati coevi e non e dalla sperimentazione pratica.
Spero che anche quest’opera possa riscuotere il gradimento delle dueprecedenti, e, restando sempre attento a ogni critica per migliorare il lavoro diricerca sulla scherma storica, mi firmo, come d’abitudine,
Voster in armis (et sine armis)
77
AL SERENISSIMO SIGNORE DON FRANCESCOMARIA FELTRIO DELLA ROVERE
DVCA SESTO D’VRBINO.
OGNI Padre (Serenissimo Signor Duca) acciò che i figliuoli suoiacquistin reputatione, procaccia lor qualche luogo in qualche nobil Corte edi qualche protetione li provede, la maggiore che può. Così fo io, il quale,trovandomi il presente libro d’Ammaestramenti di Scherma, parto dellaparte migliore di me stesso, procuro di mandarlo in Corte, e perchè son piùcari d’ogn’altro i parti dell’intelletto, supplico V. A. a concedergli qualcheluogo nella sua Corte, la quale essendo un perfetto compendio del mondo,considerato perfetto, mostra in sè quanto di bello e di buono si trova nelmondo istesso, e dedicandolo al Serenissimo DON FEDERIGO suo Figlio, ilraccomando alla sua protetione; il quale, benchè fanciullo in fasce, e scherzie rida, par nondimeno che ci ravvolga per le sue mani trionfi e spoglie e,come novello Alcide, con pargoletta mano, non ancor pari alle voglie,minaccia l’Idra, uccide i Serpenti, poichè nell’aspetto suo generoso rilucersi vede la grandezza de’ suoi maggiori, la magnanimità, il valore e l’innu-merabili altre virtù che hanno stancati i maggiori e più famosi Istoriografi, eche lui renderanno, sopra ogni nominato Principe, e nominato ed illustre,alla quale eminenza si basterebbono in vero le sole virtù dell’A. V., innumero ed in qualità così grandi che ella può venir direttamente chiamataimitator diligente della perfettione di DIO. Non si maravigli dunque l’A. V.se io bramo d’introdur nella sua Serenissima Casa e d’appoggiare alla pro-tetion del Serenissimo PRINCIPE suo Figliolo quaesto mio libro, ma consi-derando qual sia la forza dell’affetto paterno mi scusi dell’ardimento mio.Io, certamente considerata la singolar benignità molto propria di V. A. e delsuo Serenissimo Sangue, non posso non fermamente sperare che l’AA. VV.,senza riguardar la bassezza del suggetto, il favoriranno compiutamente delpotentissimo favor loro. Ma dove pur non fusse convenevole all’Altezzaloro ricevere a tanta gratia cotanta bassezza, consentino almeno (di chehumilmente le suplico) che starsene possa nella publica sala del lor RegioPalazzo e ne gli altri publici luoghi del loro ampio Dominio, chè molta glo-ria etiamdio sarà il poter solamente haver luogo fra quegli che si sonohumilmente dedicati a servire e riverire le VV. SS. AA., alle quali prego dalSignore Iddio intera e perpetua felicità.
Di Siena, il dì 8. Aprile. 1610.
Di V. A. S. Umilissimo Suddito e Devotissimo Servo
Ridolfo Capoferro da Cagli
99
A I B E N I G N I L E T T O R IRIDOLFO CAPOFERRO DA CAGLI
NON è la mia intentione di tenervi a bada con pompose & splendideparole nel raccomandarvi la professione dell’arme, che io fo. Essa, sublima-ta nel debito grado al suo merito, da per sè si pregia & honora assai, & tut-tavia loda & commenda la grandezza & il valor di quegli che degnamenteportano la spada a lato. Tra i quali, hoggi gloriosamente risplendel’Illustrissimo Signor SILVIO PICCOLOMINI Gran Priore della Religione de’Cavalieri di Santo Stefano in Pisa & Generale dell’Artiglierie e Mastro diCamera di S. A. S., perciò che non pure è fornito, a pieno & con meravi-glioso avantaggio di questa, della spada, ma ancora d’ogni altra arteCavalleresca, come l’heroiche sue attioni appresso l’istesso, con istupore ditutti, appresso si manifestano. Ma per tornare alla spada, dico ella esserearme sopra ad ogn’altra nobilissima, nel cui maneggio il più dell’industriadell’arte della Scherma honoratamente s’impiega, perciò che secondo il miogiuditio il portar l’arme solo non fa l’opera intera; & non è quello che faessentiale differenza da un huomo compiutamente valoroso a un vile &codardo, ma sì bene la professione, ch’altrui fa di saperle adoprare valoro-samente in legittima difesa di se stesso & della Patria sua, la quale vera-mente nessuno può fare con suo honore, se prima non s’humilia & sotto-mette alle leggi & regole della disciplina della scherma; la quale a guisa dicote affinando & assottigliando il valore, lo riduce al colmo della sua veraperfettione. Laonde essendo questa scienza sì lodevole & tanto pregiata chesoperchio, anzi opera perduta, sarebbe voler prendere l’assunto di racconta-re tutte le sue eccellenze, non credo che in me habbia da cadere verunariprensione perchè mi sia messo a stringerla nei termini di certi brevi, infal-libili & ben ordinati precetti, schivando al più possibile la cieca & oscuraconfusione, l’ingannevole e fallace incertezza & la disutile ed ambitiosaprolissità. Hora, sì come per la conoscenza delle deboli forze mie non pre-sumo che la felicità del successo habbia del tutto risposto al fervore del mioardentissimo desiderio, così m’assicuro che la mia honesta & cordial faticanon mi sia riuscita vana a fatto, rimettendomi in ciò al paragone di chiinnanzi me trattarono il medesimo suggetto. Per la qual cosa, confidatonella virtù di quello dal cui favore tutte le gratie in noi discendono, sperofermamente che da questi miei più fedeli che appariscenti ammaestramenti,sia per tornare non meno a voi utile e diletto, che a me una piccola particelladi quel dolce saggio della vera gloria, che a gli animi grati sempremai piacedi cortesemente porgere a chi con sincerità di cuore si va continuamenteaffaticando ne’ loro honorati servigij.
1111
T A V O L A G E N E R A L ED E L L’A R T E D E L L A S C H E R M A
1 Capitolo primo della scherma in generale.2 Nel secondo Capitolo si contiene la difinitione della scherma &
la sua dichiaratione.3 Nel terzo si abbraccia la division della scherma & si tratta della
sua prima parte, ch’è posta nella conoscenza della spada.4 Nel quarto si tratta della seconda parte della scherma & della
misura.5 Nel quinto si ragiona del tempo.6 Nel sesto si tratta della positura della persona & primieramente
della testa.7 Nel settimo si tratta della vita.8 Nell’ottavo delle braccia.9 Nel nono si tratta delle coscie, gambe, piedi & del passo.10 Nel decimo si ragiona della difesa & della guardia.11 Nell’undecimo si tratta del cercare la misura stretta.12 Nel duodecimo si tratta del ferire.13 Nel decimoterzo del pugnale.
1122
C A P I T O L O I
Della scherma in generale.
1 Non è cosa al Mondo alla quale la Natura, savia Maestra & benignaMadre dell’universo, con maggior ingegno & più sollecitudine riguardi chealla conservatione di se stessa, della quale essendo l’huomo, sopra adogn’altra, nobilissima creatura, mostrandosi molto tenera della sua salute, loprovvide, come di singolar privilegio, della mano, con la quale non sola-mente va procurando tutte le cose necessarie per sustentatione della vita, masi arma ancor di spada, nobilissimo instrumento di tutti, per riparare &difendersi con essa contra qual si voglia assalto di forza nemica, peròsecondo la dritta regola del vero valore & dell’arte della scherma.2 Onde si puote chiaramente discernere quanto all’huomo sia necessa-ria, utile & honorata la detta disciplina & come che ad ogn’uno facciamestieri, & stia bene a quegli, & massimamente richiesta, i quali armati disingolar valore sono inclinati alla nobile professione della militia, alla qualequesta scienza è sottoposta, guisa di disciplina alternativa, o servente, sìcome la parte al tutto & il fine di mezzo all’ultimo fine è suggetto.3 Il fine della scherma è la difesa di se stesso, dalla quale ancora preseil suo nome, perchè schermire non vien a dire altro che difesa, e schermo &difesa sono parole di medesimo significato; onde si conosce il pregio, &l’eccellenza di questa disciplina, che ad ogn’uno debba essere tanto caraquanto ama la sua propria vita & la salute della Patria sua, essendo obbliga-to a spender quella amorevolmente & valorosamente in servitio di questa.4 Indi si vede ancora che la difesa è la principale attione nella scherma& che nessuno debba procedere all’offesa, se non per la via della legittimadifesa.5 Le cause efficienti di questa disciplina sono quattro: la Ragione, laNatura, L’Arte & l’Esercitio. La Ragione come dispositrice della Natura. LaNatura come virtù potente. L’Arte come regola & moderatrice della Natura.L’Esercitio come ministro dell’Arte.6 La Ragione dispone la Natura & il corpo humano alla scherma e suadifesa; nella Ragione si considera il giuditio & la volontà. Il giuditio discer-ne & intende quello che deve fare per sua difesa. La volontà l’inclina & sti-mula alla conservatione di se stesso.7 Nel corpo, il quale a guisa di servitore esseguisce i comandamentidella Ragione, si considera nella persona la giusta grandezza, nell’occhio lavivezza e nelle gambe, nella vita e nelle braccia la scioltezza, gagliardezza eprestezza.8 La Natura dispone & prepara la materia e l’abbozza e l’accommodaalquanto per ricever l’ultima forma & perfettione dell’Arte.9 L’Arte regola la Natura & con più sicura scorta ci guida per l’infalli-bile verità e per l’ordine de’ suoi precetti alla vera scienza della nostra difesa.10 L’Esercitio conserva, augmenta, istabilisce le forze dell’Arte, della
1133
Natura & oltre la scienza partorisce in noi la prudenza in molte particolarità.11 L’Arte riguarda alla Natura & vede che per la poca capacità dellamateria non può fare tutto ciò che intende di fare & però considera in moltiparticolari le sue perfettioni & imperfettioni, & a guisa d’Architetto ne pren-de & fa qualche bel modello e così affina & assottiglia le cose della naturadirozzate, riducendola a poco a poco al colmo della sua perfettione.12 Dalla Natura l’Arte ha preso, nel difendersi, il passo ordinario, laguardia terza per stare in difesa & la seconda & quarta per offesa, il tempo ola misura, sì come ancora la positura della persona con la vita, hora posatanella gamba manca per difendersi, hora spinta innanzi e caricata nella gambadritta per offendere.13 Perchè senza dubbio le prime offese furono quelle della pugna, nelfare alle quali si vede il passo ordinario, la terza, la seconda e quarta; si vedeancora che molti sanno fare alle pugna molto a tempo & a misura.14 Contro questa offesa delle pugna, senz’altro fu trovato dall’Arte ilbastone &, non bastando ancora questa difesa, il ferro; e credo io che di que-sta materia si facessero di mano in mano molt’armi diverse, ma sempre unapiù perfetta dell’altra, secondo che moltiplicavano le offese, in fin che fu tro-vata la spada, arme perfetta & proportionata alla giusta distantia, nella qualei mortali naturalmente si possono difendere.15 L’armi che di lunghezza eccedono la distantia della difesa & offesanaturale sono scommode & abborescenti dall’uso della conservation Civile,e le troppo corte son insidiose e con pericolo di vita; per il che nelleRepubbliche fondate nella Giustitia delle buone leggi e dei buoni costumisempre fu & è proibito di portar l’arme, onde possano nascere tradimenti &disaveduti homicidij. Anzi nella Republica Romana antica, ov’era idea d’unbuon governo, fu del tutto interdetto l’uso dell’armi & a nessuno per nobile egrande che fosse era lecito portare la spada o altr’arme fuor che nella guerra,& contro quelli che a tempo di pace si trovavano con armi, procedevanocome contro omicidiali.16 Et i soldati Romani, subito che arivavano a casa deponevano l’armiinsieme con l’habito soldatesco & repigliavano la veste lunga e Civile &attendevano alli studij & all’arti della pace, perchè nissuno Romano esercita-va il corpo (come dice Sallustio) senza l’ingegno: ogn’uno attendeva oltreallo studio della guerra ad uno offitio della pace, per cui desiderio le gravez-ze della guerra si sopportano; & però subito finita la guerra non s’intendevapiù nè Capitano, nè soldato, nè soldo nessuno.17 A questi tempi i soldati sono di maggior gravezza a i Principi & alleSignorie & maggiormente a i Popoli nel tempo della pace che della guerra,& perchè non sono avezzi ad altri studij che a quelli della guerra, odiano lapace & il più delle volte si fanno autori de turbolenti e cattivi consigli.18 Ma tornando alla nostra materia, dico che la spada sia arme utilissima& giustissima, perchè è proportionata alla distantia nella quale naturalmentesi fa l’offesa & tutte l’arme quanto più si discostano da questa distanza delladifesa & offesa naturale, tanto sono più bestiali & più avverse alla natura &
1144
però inutili alla conservation Civile: una è la strada della virtù & della veraragione, è quella faticosa & aspra, dalla quale la Natura mai si diparte; alvitio & all’ignorantia si discorre e sdrucciola per molte vie; una è la linearetta, la quale non sa fare se non l’artefice, le linee oblique sono infinite & lepuò fare ogn’uno. Onde vediamo a’ nostri tempi multiplicarsi l’offese e ledifese in infinito; l’arte & l’industria humana da principio imita la Natura &mentre che seguita l’orme sue è utile & giovevole al vivere humano, masubito ch’esce dalle pedate della Natura incomincia a tralignare dalla nobiltàdella sua origine & si precipita per li trabucchi della nocevol curiosità esprofonda la generation humana nell’abisso dell’ignoranza, conducendoladal secolo d’Oro nella bruttura del fango.19 Dalle forze della Natura, dell’Arte & dell’Esercitio, come cause effi-cienti della difesa delle quali fin’hora habbiamo trattato, nasce ogni vantag-gio & disvantaggio dell’armi, ma principalmente deriva dalla giusta altezzadella persona & dalla lunghezza della spada, perchè un huomo grande di per-sona & che porta una spada proportionata alla sua altezza, senza dubbioverrà prima a misura. In riguardo di questo, per soccorrere all’imperfettionenaturale di quegli che si trovano inferiori di grandezza, credo che sia prohibi-to in certi paesi di fare una lama di spada più lunga dell’altra, chè non parecosa giusta che quello ch’è di natura superiore si prevalga ancor dell’avan-taggio dell’Arte, dovendo bastare il privilegio della Natura, il quale, senzamanifesta indegnità, volendogli pareggiare con li più piccoli, non se li puòtorre in generale con attribuire una spada meno lunga a loro che alli piccoli, iquali per aventura potrebbono havere altri vantaggi dall’arte & dall’esercitioche avanzassero quelli della natura; a’ quali casi la prudenza humana non èsufficiente a provedere così in particulare.20 L’arte della scherma è antichissima & fu trovata a i tempi di Nino Redelli Assiri, il quale per uso e avantaggio dell’armi si fece Monarca & patro-ne del Mondo; dalli Assiri con la Monarchia passò a’ Persiani la lode di que-sto esercitio, per il valore di Ciro; da’ Persiani pervenne a’ Macedonesi, daquesti a i Greci, da i Greci si fermò ne’ Romani, i quali (come testimoniaVegetio) menavano in Campo Maestri di scherma, i quali nomavano Campiductores, vel doctores, che vuol dire guide o Maestri del Campo; & questiinsegnavano a’ soldati di ferire di punta e di taglio contro a un palo. Hoggidìnoi Italiani parimente portiamo il vanto nell’arte della scherma, ben che piùnelle Scuole che in Campo, e nell’uso della Militia, atteso che a questi tempile guerre si fanno più con l’artiglierie e con gl’archibusi che con la spada, laquale per altro non serve che per esequire la vittoria.21 Questa disciplina è arte e non scienza, preso però il vocabolo “scien-za” nel suo stretto significato, perchè non tratta delle cose etterne & Divine& che trapassino le forze dell’arbitrio humano, ma è arte, non fattiva nèmanuale, anzi attiva & ministra molto stretta della scienza civile, perchè lisuoi effetti passano insieme con l’operation sua, a guisa della virtù, & essen-do passati non lasciano nessuna sorte di lavoro o di manifattura, come usanodi fare l’arti meccaniche & plebee, le quali tutte, quantunque alcune di esse
1155
con il nome della nobiltà si celebrano, di gran lunga trapassa & avanza.22 La materia della scherma sono i precetti di ben difendersi con laspada; la sua forma e l’ordine & la verità delle sue regole, sempremai vere, èinfallibile.23 Ma è tempo hormai che raccogliendo il tutto che fin’hora habbiamodetto in brevi parole, veniamo a porre il fondamento di questa disciplina, ilquale è la sua & propria difinitione, di cui incaminaremo & indirizzaremo ilrimanente de tutti i suoi precetti.
1166
1nobilissimo: il più nobile2faccia mestieri: sia necessario10particolarità: casi particolari11però: perciòdella natura dirozzate: sgrezzate dalla natura13pugna: combattere a mani nude15abborescenti: rigettatedisaveduti: imprevistiomicidiali: assassini18esce dalle pedate: esce dal percorsotralignare: sviaretrabucchi: trabocchetti19torre: togliere20esequire: celebrare
C A P I T O L O II
La difinitione della scherma & la sua dichiaratione.
24 La scherma è un’arte di ben difendersi con la spada.25 E’ arte perchè è una ragunanza de precetti perpetuamente veri e benordinati & giovevoli alla conservation Civile.26 La verità e dispositione de’ precetti della scherma non s’ha da misu-rare secondo l’ignoranza d’alcuni, che insegnano & scrivono per l’usolungo dell’armi che hanno & non per scienza, & però il più delle voltefanno dell’ombra sostanza & del caso ragione, mescolando zucche con lan-terne & saltando di palo in frasca, ma si deve estimare da sè & ristretta nellaverità della sua natura.27 L’utilità loro è manifesta, perchè insegnano il modo della difesa cheè molto naturale, giusta & honesta, & non si può dubitare del grandissimogiovamento che arreca al vivere humano, perchè giornalmente si scorgonomanifestamente i suoi effetti. Imperocchè essendo la spada arme accomoda-ta a difendersi in giusta distanza, nella quale l’uno & l’altro può natural-mente offendere, vediamo che restando i combattenti quasi sempre nelladifesa, rare volte vengano all’offesa, la quale è l’ultimo rimedio di salvar lasua vita; il che non averebbe se l’arme fosse sproporzionata, cioè o maggio-re o minore che ricerca la difesa naturale.28 Il fine che separa la scherma da tutte l’altre scienze è il ben difen-dersi, però con la spada.
1177
25ragunanza: raccolta26l’uso lungo: l’esperienza27averebbe: capiterebbe
C A P I T O L O III
La divisione della scherma, ch’è posta nel conoscimento della spada.
29 Due sono le parti della scherma, il conoscimento della spada & ilsuo maneggio. Il conoscimento della spada è la prima parte della scherma,che insegna a conoscere la spada a fine di maneggiarla bene.30 La spada dunque è un’arma di ferro, apuntata & atta a difendersi indistanza, nella quale l’uno & l’altro può naturalmente & con pericolo di vitaoffendere.31 La materia della spada è il ferro, materia di difesa senza altro trovatacontra quella di legno, poco bastante a ribattere e schifar l’ingiurie chel’uno a l’altro giornalmente usa di fare.32 La forma sua esteriore è che sia apuntata, perchè se fosse spontatanon servirebbe a tener lontano l’aversario in distanza di offesa naturale.33 Il fin suo è la difesa, la quale significa primieramente tener lontanol’avversario tanto che non mi possa offendere, la qual sorte di difesa è mas-sime naturale, potendola mettere in opra senza danno del prossimo mio. Etin lingua latina, come già udij dire ad un certo letterato, difender non vienea dir altro che scansar, o ver alontanar da una cosa che potesse nocere, setroppo si avvicinasse.34 Dipoi la parola difendere significa offendere & ferire, che è l’ultimo& sussidiale rimedio della difesa, caso che l’inimico trapassasse i terminidella prima difesa & s’avvicinasse talmente che io venissi in pericolo divenir da lui offeso se io non mi provedessi; perchè di fatto che l’inimico tra-scorre i termini della difesa entrando in quelli dell’offesa, non son più obli-gato a portar rispetto alcuno alla conservation della sua vita, venga allavolta mia con qual si voglia arme accomodata ad offendermi, naturalmentepure, come dico, nella distanza di potermi arrivare.35 Dal fin della spada, il quale è difendersi nella detta distanza, simisura la sua lunghezza.36 Adunque la spada ha da esser lunga quanto il braccio doi volte oquanto il mio passo straordinario, la qual lunghezza parimente risponde aquella che dalla pianta del mio piede infino sotto alla ditella del braccio.37 Due sono le parti della spada, il forte & il debile. Il forte cominciadal finimento infino a mezza lama & il debile si chiama il rimanente; ilforte è per parare & il debile per ferire.38 Il filo è falso & dritto. Il dritto è quello che sta in giù quando lamano sta nella sua natural positura, la quale voltandosi in fora o di dentrofuor del suo natural sito fa il filo falso. Il primo sito, cioè del filo dritto, siconosce nella terza, che è la positura della spada in guardia & l’altro, cioèdel filo falso, apparirà manifesto nella postura della quarta & seconda, chesono siti di spada non in guardia, ma nel ferire.39 Divido solamente il debile nel filo dritto & falso & non il forte, per-chè questa consideratione non accade che si faccia nel forte, che serve non
1188
ad altro fine che al parare, & però se fosse senza filo e rintuzzato, nonsarebbe error nessuno; in luogo di punta nel forte è il finimento, non sola-mente per impugnare la spada, ma ancora per coprirsi, e principalmente latesta, nel ferire.
1199
30apuntata: appuntita31schifar: schivaremassime: massimamente34trapassasse: oltrepassassetrascorre: travalicaalla volta mia: contro di me36ditella: ascella37finimento: fornimento39rintuzzato: privo di filo
2200
C A P I T O L O IIIIDella misura.
40 Fin hora habbiamo ragionato della prima parte della scherma, checonsiste nel conoscimento della spada; adesso incominciaremo a trattaredella seconda parte, che è quella del suo maneggio.41 Il maneggio della spada è la seconda parte della scherma, che mostrail modo di maneggiare la spada & si distribuisce nella preparativa alla dife-sa & nella difesa istessa; la preparativa è la prima parte del maneggio dellaspada, chè mette i combattenti in giusta distanza & in convenevole posturadi persona per difendersi a tempo, & ha due parti: nella prima si ragionadella misura & del tempo.42 Nella seconda si tratta della dispositione delle membra della perso-na.43 La misura si prende per una certa distanza da un termine all’altro,come per essempio nell’arte della scherma si piglia per la distanza che corredalla punta della mia spada alla vita dell’avversario, che è larga o stretta. Dipoi si piglia per una cosa atta a misurare la detta distanza, la quale nell’usodella scherma è il braccio naturale, che misura tutte le distanze, il quale nel-l’esercitio di quest’arte ha tutte le qualità & conditioni che ad una compiutamisura si aspettano.44 La misura è una giusta distanza dalla punta della mia spada alla vitadell’avversario, nella quale lo posso ferire, secondo la quale si ha da indiriz-zare tutte le attioni della mia spada & difesa.45 La misura stretta è del piede o del braccio dritto; la misura del piedeè del piè fermo o del piede accresciuto.46 La misura larga è quando con l’accrescimento del piede dritto possoferire l’avversario, & questa misura è la prima stretta.47 La misura stretta di piè fermo è nella quale solamente spingendo lavita & gambe innanzi posso ferire l’avversario.48 La strettissima misura è quando a misura larga ferisco l’avversarionel braccio avanzato & scoperto, o sia quello del pugnale o quello dellaspada, con il piè sinistro indietro, accompagnato dal destro nel ferire.49 La prima misura larga è d’un tempo intiero & mezzo; la seconda èd’un tempo intiero, la terza è d’un mezzo tempo, rispetto alle tre distanze, lequali secondo la loro grandezza ricercano più o meno velocità di tempo; &questo basti di haver detto della misura. Seguita hora la dottrina del tempo.
42dispositione: postura43vita: corpo45stretta: in senso strettoaccresciuto: avanzato46accrescimento: avanzamentola prima stretta: la prima misura in senso stretto
2211
C A P I T O L O V
Del tempo.
50 Il vocabolo Tempo nella scherma vien a significare tre cose diverse:primieramente significa un giusto spatio di moto o di quiete che mi bisognaper venire a un termine definito per alcun mio disegno, senza considerare lalunghezza o brevità di quel tempo, solo che io alla fine pervenga a quel ter-mine. Sì come nell’arte della scherma, per venire a misura, mi bisogna uncerto & giusto tempo di moto & di quiete, non importa se vi arrivo o prestoo tardi, purchè io giunga al luogo desiderato. Poniamo esempio che io mimova a cercare la misura & che io vada pian piano a trovarla & che l’avver-sario mio tanto si fermi di vita che io la trovi, ben che io sia arrivato alquan-to tardi, nondimeno niente può pregiudicare al mio disegno, perchè son arri-vato a tempo, atteso che quanto spatio d’hora io mi sono mosso, tanto apun-to il mio avversario s’è fermato, così il mio moto aguaglia il tempo dellaquiete del mio avversario & la sua quiete misura apunto il mio movimento,& perchè nello stare in guardia & nel cercare la misura solo si considera lacorrispondenza del tempo che li combattenti nel moversi e nel fermarsiscambievolmente consumano, infino che arrivano a un certo punto di misu-ra, per questo nelle dette attioni non viene in consideratione la prestezza delmoto & la brevità della quiete, anzi per pigliar la giusta misura è più utileche vadino, come si suol dire, con il calzar di piombo, con la vita contrepas-sata & posata sopra la gamba manca in passo ordinario, positura di vitaattissima a venire consideratamente & con rispetto a prendere la debitamisura.51 Appresso si piglia questa parola tempo in luogo di prestezza, rispet-to alla lunghezza o brevità del moto o della quiete: così nell’arte dellascherma sono tre distanze e misure diverse di ferire & per questo ancor sitrovan tre tempi apartati; & qui non si vuol solamente considerare che sigiunga ad un certo termine, ma che si arrivi ancora con una certa prestezza& velocità, perchè la misura larga, ch’è di piede accresciuto, vuol un tempo,cioè una perseveration di quiete o di movimento della spada o della vitadelli combattenti, breve assai, ma non tanto breve, che la misura stretta dipiè fermo; & la strettissima misura ricerca un velocissimo tempo, perchèogni poco ch’io mi movo con la punta della mia spada & ogni poco che siferma il mio avversario nella distanza della strettissima misura mi basta adessequire il mio disegno; & perchè questo tempo è brevissimo, però lo chia-meremo mezzo tempo & consequentemente il tempo che si consuma nelferire di misura manco stretta a piè fermo verrà a fare un tempo intiero &l’ultimo tempo che s’impiega nel ferire di misura larga, che è di piè accre-sciuto, farà un tempo intero & mezzo.52 Nel primo tempo, chè quello di cercare la misura larga, non si consi-dera la prestezza del moto e della quiete & però non fa mestieri di misurarloper mezzo tempo intiero, le qual maniere di tempi solamente si riguardano
2222
nel ferire. Per la qual cosa la positura della vita nel ferire è tutto contraria aquella che si osserva nel cercare la misura stretta, perchè la prima positura èagiata per andare a poco a poco a cercare la misura stretta & l’altra è ardita& con velocità si avventa a ferire.53 Il tempo non è altro che la misura della quiete e del moto; la quietedella punta della mia spada misura il moto della vita del mio avversario & ilmoto del mio avversario con la sua vita misura la quiete della punta dellamia spada. Hora, acciò questo tempo sia giusto, bisogna che quanto spatiodi tempo si ferma la vita dell’avversario, tanto si muovi la punta della miaspada; & così conseguentemente per essempio mi trovo in misura larga, conanimo di venire a misura stretta, hora muovo la punta della mia spada pervenire al detto termine, mentre che io mi muovo bisogna che l’avversariofermi la sua vita e così la quiete della vita del mio avversario è la misura delmovimento della punta della mia spada. E però se io prima mi movessi aferire che l’avversario mio finisse di fermarsi, perchè il tempo sarebbe dise-guale mi moverei invano o non senza mio gran pericolo. Poniamo il casoche ambidue ci moviamo a cercare la misura e l’uno & l’altro si dia adintendere di haverla trovata, andando ambidue ad investirsi: interviene chel’uno & l’altro non colpisca, perchè il tempo nel quale si mossono a ferirenon fu giusto rispetto alla distanza alla quale dovevano prima arrivare; inquesto esempio si vede che il moto della mia punta misura il moto della vitadel mio avversario & il moto della punta dell’avversario misura il motodella mia vita. Però alle volte avviene che molti si feriscono l’un l’altro dicontra tempo, essendo venuti ad un tempo eguale a misura stretta.54 Il tempo che si ha da considerare nella misura larga richiede patien-tia & quello della misura stretta prestezza nel ferire & nel partirsi.55 Il tempo della misura stretta si perde o per mancamento della naturao per difetto dell’arte e dell’esercitio.56 Per mancamento della natura per troppa tardezza delle gambe, delbraccio & della vita, la qual deriva dalla debolezza o dal troppo peso dellapersona, come vediamo avvenire a huomini o troppo corpolenti o tropposottili.57 Per difetto dell’arte quando la misura stretta non s’impara a cercarecome si conviene, con la vita caricata in su la gamba manca, con il passoordinario, & con il braccio dritto disteso, perchè le cose si hanno a muoverein compagnia, per producere ad uno effetto medesimo si debbono ancormuovere in una giusta distanza; però se la punta della spada è molto innanzi& la gamba addietro o se la gamba è innanzi & il braccio addietro, mai siporterà la spada con quella prontezza, giustezza & prestezza che si richiede;per la qual cosa quelli che in sé sproportionata distanza di membra vengonoa cercare la misura stretta, benchè vi arrivono, nondimeno non possonoessere a tempo di ferire, perchè li mancherà il miglior tempo della misurastretta, ch’è quella della pronta giustezza o prestezza.58 Per mancamento dell’essercitio si perde il tempo, per cagione che lapersona non è ancora bene sciolta di membra o quando li scolari prendono
2233
qualche uso cattivo, andando dietro alle vanità delle finte & delle cavationi& contracavationi & simil cose così fatte.59 Da questo che fin’hora habbiamo detto, ogn’uno facilmente potràcomprendere esser falsissimo quello che molti dicono, che il tempo si pren-da solamente dal movimento che fa l’aversario con la sua vita & spada, mache bisogni aver parimente riguardo al moto mio proprio, e non solamenteal moto mio & quel dell’avversario, ma ancora alla nostra quiete; perchè iltempo non è solamente misura del moto, ma del moto e della quiete.60 E concludendo questa materia del tempo, dico che ogni moto & ogniquiete mia e del mio avversario fanno insieme un tempo, in quanto chel’uno l’altro misura.
50mi bisogna: mi servedisegno: obbiettivoaguaglia: eguagliache vadino: sott. “gli schermidori”con il calzar di piombo: con i piedi di piombo, con prudenzacontrepassata: profilata51prestezza: velocitàapartati: diversiessequire: eseguire52agiata: comoda53acciò: affinchè54partirsi: muoversi56avvenire: capitare
2244
C A P I T O L O VI
Della persona, & primieramente della testa.
61 La testa veramente è cosa principale in questo esercitio, posta perònel suo debito loco, perchè è quella che conosce le misure & i tempi, ondebisogna che venga collocata in luogo ove possa far la sentinella & scoprireil paese da ogni banda.62 Il sito della testa, nel stare in guardia & nel cercare la misura, all’ho-ra è giusto & convenevole quando insieme con la spada fa una linea dritta,perchè in questa maniera gl’occhi vederanno tutte le quieti & tutti i movi-menti della spada & della vita dell’avversario, & conosceranno subito leparti che si hanno ad offendere & a difendere, essendo posta la testa nelledette parti, & però habili a gettar per tutto i raggi visuali in linea dritta, ilche non farebbono se la testa si reggesse più alta o più bassa, chè non spar-gerebbono da ogni banda i suoi raggi & così non sarebbono pronti adapprendere o fuggire il tempo.63 Nello stare in guardia & nel cercare la misura la testa si riposa soprala spalla manca, & nel ferire sopra la destra spalla si appoggia.64 Nello stare in guardia & nel cercare la misura la testa si ha tanto aritirare quanto sia possibile, & nel ferire si vuole spingere innanzi, tantoquanto si puote.65 Nel ferire, riguarderà la testa alquanto più da un lato che dall’altro,secondo che di dentro o di fuora si ferirà, sì che ella venga coperta dal fini-mento & dal braccio della spada.66 Altri siti & movimenti di testa che si fanno nel passare, nel fuggire& scansar la vita in diverse sorte di guardie & in infiniti modi di ferire, nonpossono ammettersi per buoni, perchè escono fuor di linea dritta, la qual dame vien chiamata quella la quale partisce la mia vita per il fianco, insiemecon quella dell’avversario, come per il contrario linea obliqua chiamo quel-la la quale fugge fuori dalla mia vita o di quella del mio avversario, sì dauna parte come dall’altra, secondo la regola della quale tutto il gioco dellascherma si ha da misurare.
61scoprire il paese: controllare la situazionebanda: lato62habili: abili66sorte: speciepartisce: divide
2255
C A P I T O L O VII
Della vita.
67 Nello stare in guardia & nel cercare la misura la vita vuol essere pie-gata e pender a dietro a scarpa, sì che l’angolo che fa con la coscia dritta apena apparisca & la coscia manca venga a fare un angolo ottuso, sì che laspalla manca alla linea del piè manco risponda & la dritta giustamente spar-tisca per il mezzo il passo della guardia.68 Nel ferire la vita si spinge innanzi, sì che la coscia dritta con la vitaformi un angolo ottuso & la punta della spalla risponda alla punta del pièdritto, e la coscia & gamba manca si porti innanzi a traverso in linea obli-qua, talmente distesa che la spalla manca divida per il mezzo il passo che sifa.69 E quando si va a ferire, la vita vuol esser spinta innanzi in linea drit-ta, sì che per la diversità del ferire di fuora & di dentro, pendendo alquantopiù dall’una che dall’altra banda, levi pochissimo dalla linea dritta.70 Il fine perchè la vita stia così piegata è questo: prima, perchè in que-sto modo più si allungano e più si cuoprano & meglio si guardano & difen-dono le parti che si possono offendere, perchè un bersaglio quanto più èdiscosto, tanto più è difficile a ferire; di poi, così, nel ferire si portano lebotte più lunghe, più preste & più gagliarde, chè quanto più l’offese vengo-no da lontano, tanto più sono sicure & migliori.71 Oltre alla piegatura della vita & della sua forma che prende nel met-tersi in guardia, nel cercar la misura & nel ferire, si considera similmente ilsuo scanso, il quale leva della larghezza sua, sì come la piega diminuisce &restringe la sua altezza.72 Lo scanso della vita vuol esser tale che altri non mostri più che ilmezzo del petto, non solo nel fermarsi in guardia & nel cercare la misura,ma ancora nel ferire, perchè quanto meno di petto si mostra, tanto più sicammina & si ferisce in linea dritta & quanto più si scuopre, tanto più dellamisura & del tempo si perde.73 A chi piacciano le guardie e contraguardie & lo stringere di qua, dilà, di sopra e di sotto, le finte & contrafinte, i passi a traverso, li scansi dellegambe e l’incrociate, necessariamente formano & movono la vita in moltistrani modi, li quali, come cose fatte a caso & in nessuna ragione, che stabi-le & vera fosse fondata, consegnaremo a’ loro autori.
67a dietro a scarpa: inclinata indietro68risponda: corrisponda69banda: lato70cuoprano: coprono
2266
C A P I T O L O VIII
Delle braccia.
74 Nello star in guardia & nel cercare la misura il braccio dritto ha dastare alquanto piegato, sì che la parte sua superiore si distenda in linea obli-qua in giù, tanto che il gombito scontri la piega della vita & risponda alginocchio dritto & la sua parte inferiore, retirata alquanto, formi insiemecon la spada una linea dritta.75 Nello stare in guardia & nel cercare la misura, il braccio mancoinsieme con la coscia & con la gamba sinistra ha da fare il contrappeso allavita e alla coscia e gamba dritta, & la sua parte superiore vuol esser distesa,sì che risponda al ginocchio manco & scontri la piega del fianco sinistro, &la sua parte inferiore vuol stare alquanto in sè raccolta, per aiutare a spinge-re, con il suo moto, innanzi la vita nel ferire, il che non farebbe se stessecome se fosse abbandonato.76 Nel ferire il braccio dritto vuol esser disteso in linea dritta, voltandola parte di sotto della mano e del braccio in su, hor di dentro hor di fuora,secondo da che banda si ferisce.77 Nel ferire il braccio manco vuol essere tanto disteso che faccia con ilbraccio dritto una linea retta, voltandolo secondo si ferisce di fuora o didentro, perchè ogni poco che si portasse innanzi il braccio o che si fermassein linea obliqua, diminuirebbe assai della misura & della prestezza deltempo.78 La spada si reputa tutto un membro con il braccio & con la parteinferiore del braccio ha da formare una linea dritta, che giustamente rispon-da alla piegatura del fianco destro & ha da spartire la vita in quanto alla sualunghezza & larghezza in due parti uguali; però nello stare in guardia & nelcercare la misura la ragione perchè habbia a ritornare giustamente la piega-tura del fianco è questa, che ogni volta che starà in questo sito sarà prontis-sima a soccorrere a tutte le sue parti che si possano offendere, essendo chela parte superiore, cioè quella dalla sommità della testa infino alla piega delfianco, misuri la parte di sotto dalla piega del fianco infino al ginocchio, &che non accade haver riguardo alle gambe, chè nella natural distanzia del-l’offesa di piede accresciuto non si possono offendere senza trascorreretroppo con la vita in manifesto pericolo.79 Il sito e la positura della spada nel ferire è tutt’uno con quello delsuo braccio, voltando nel ferire il filo falso in su, secondo se ferisce di fuorao di dentro.80 Avvertiscasi diligentemente che la punta della spada sempre guardile parti scoperte dell’inimico, che sono quelle del fianco dritto & dellacoscia dritta, & non si lasci veruno disviare da questa intentione per lo sco-prir delle parti sinistre, che è misura & tempo fallace, potendosi levare in unsubito, il che non avviene dalle parti destre, che necessariamente fanno ber-zaglio.
2277
81 Il braccio raccolto non è buono a stare in guardia, perchè non scuo-pre bene la misura nella quale mi trova; non è parimente buono per cercarela misura, perchè la punta della spada è troppo lontana dalla vita dell’avver-sario, onde non può pigliare la giusta misura, nè manco ferire a tempo.Oltre a ciò così ritirato il braccio non tien lontano l’aversario dalla giustadistanza, nella quale mi può ferire & così non fa l’offitio per il quale laspada principalmente fu trovata; similmente non è utile nel ferire, perchènon potrà ferire nella misura di piè accresciuto, chè stando con la punta suatanto lontano dall’aversario non potrà giustamente pigliare detta misura, laquale è tanto più eccellente delle misure più strette, quanto meglio è di feri-re l’aversario da lontano che da vicino. Appresso non è buono per sparare labotta, la quale insieme con il braccio si scarica per la spinta che fa la vitainnanzi e non è vero che lo stender del braccio accresca la misura, ma sib-bene con lo stender della vita e del passo innanzi, perchè la gamba innanzi& la vita, nel cacciar il braccio con la spada, si posa sopra la gamba manca,sopra la quale si appoggia tutta la vita con la gamba dritta, la qual gambasinistra nel sparare butta innanzi la vita e la coscia sopra la gamba dritta, laquale scambievolmente fa pilastro & contraforte, sostenendo tutto il pesodella vita spinta innanzi per sparare la botta.82 Il braccio disteso del tutto in guardia & nel cercare la misura nonposso provare, perchè sforza la spada fuori del suo sito giusto & accomoda-to a difendere la vita propria & ad offendere quella dell’aversario e nel feri-re non aiuta nel sparare la botta e la porta con meno gagliardezza; altri siti& movimenti di braccia non desidera il gioco del ferire in linea dritta.
74gombito: gomitoscontri: incontri80veruno: nessunofallace: ingannevoleberzaglio: bersaglio81contraforte: sostegno82provare: approvare
2288
C A P I T O L O IX
Delle coscie, gambe, de i piedi e del passo.
83 Nello stare in guardia e nel cercar la misura stretta, la gamba drittacon la coscia e suo piede guardano innanzi drittamente & pendono adietroin linea obliqua a guisa di scarpa, & la gamba manca con la coscia e suopiede guarda dritto verso le parti sinistre, con il ginocchio piegato al possi-bile, sì che la parte di dentro del calcagnio dirittamente risponda alla puntadel calcagnio destro.84 Nel ferire si piega il ginocchio della gamba dritta tanto quanto sipuote, sì che la gamba & la coscia vengano a fare un angolo acutissimo &per il contario la gamba manca con la coscia si stende innanzi in linea obli-qua in guisa di scarpa.85 Il passo è una giusta distanza delle gambe, tanto nel fermarsi quantonel muoversi, atto a mettersi in guardia, a cercare la misura & a ferire;rispetto alla distanza il passo è o ristretto del tutto, o mezzo passo, o giustopasso o straordinario.86 Io nell’uso della scherma non fo buon passo alcuno, sol che l’ordi-nario, nel quale la vita sta commoda e ben caricata in guardia, per cercarecon un poco d’accrescimento di passo la misura stretta, che volendo cercar-la con passi più piccoli la base, troppo stretta e debile, non regerebbe il pesodella vita e si sconcerterebbe; se non a poco a poco, ma con passi e mezzipassi si cercasse la misura e perdendo il tempo, non scaricarebbe con tantaprestezza la botta, & se pur son buoni detti passi serviranno fuor di misuraper camminare e mettersi in guardia e per ritornare in essa.87 Il passo della scherma, noi, per miglior intelligenza, lo chiamaremoMilitare o soldatesco, dividendo nell’ordinario & straordinario. L’ordinarioè quello nel quale si sta in guardia & si cerca la misura stretta. Et il straordi-nario sale quello nel quale si move alargando il passo innanzi per ferire.88 Il passo rispetto al sito si può considerare in più modi, innanzi, adie-tro, da banda e a traverso, & questo con le gambe incrociate o no parimentesi muove, o una gamba sola o ambedue, e si muovano le gambe per fare unpasso intero, o per diminuirlo, o per mutarlo di sito per sfuggire, o scansarla vita.89 Al mio parere non son se non dui modi principali di fermarsi e dimuoversi rispetto alle gambe. Il primo modo è quello che si aspetta allaguardia & al cercar la misura stretta o per schivarla; l’altro serve per ferire.90 Il passeggiar da banda non so che serva ad altro se non per fare unabella vista e mostrare animosità e per riconoscere le forze dell’avversario;quando altrui va a mettersi in guardia, in quest’occasione di caminare tipotrai servire di tutti i passi stretti e giusti, ben che al mio giuditio ancora inquesto l’ordinario porti il vanto.91 Sono ancora di quelli che se ne servono di questo caminare da bandaquando l’aversario è posto in linea obliqua con la spada per stringerlo di
2299
fuora, ma al mio parere più spedita via sarebbe di cercar subito la misurastretta in linea dritta che secondare il suo gioco fuor di regola. Alcuni se neservono ancora per fuggir di vita, mentre che l’avversario vien per ferirti,incontrandolo di quarta e di seconda, o di fuori o di dentro, secondo l’occor-renza, ma tanto potrebbono incontrarlo, havendo in consideratione il tempoe la misura, di quarta & di seconda in linea dritta, senza traversar le gambe.92 L’incrociate del piede manco verso le parti destre nell’inquartaresono inutili e se ne può far di manco, perchè impediscono la vita e scortanoil moto del braccio dritto nel ferire, con perdimento di tempo; lo scansodella gamba dritta alle parti sinistre dell’avversario per inquartare è pari-mente una cosa fatta a caso e più presto serve per un amichevole assalto cheper quistione o contese.93 Le passate non sono buone, perchè perdono di misura e di tempointanto che si muovi la gamba manca, chè in quel mentre la vita e la gambadritta con il braccio della spada non può muovere a ferire con la debita pre-stezza, nè senza pericolo di risposta.94 Le ritirate sono necessarie principalmente nel ferire, perchè nell’attodel ferire necessariamente scopro la vita e però se io mi fermasse troppopotrebbe facilmente avenire che l’avversario mi desse risposta.
83a guisa di scarpa: a sostegno86sconcerterebbe: perderebbe stabilità89si aspetta: pertiene90porti il vanto: sia il migliore92scortano: accorciano
3300
C A P I T O L O X
Della difesa, della guardia.
95 In fin’hora habbiamo trattato della prima parte del maneggio dellaspada, la quale ci ha insegnato la giusta distanza & la vera positura di tuttele membra della persona, che si richiede alla difesa; hora parlaremo dell’i-stessa difesa.96 La difesa è la seconda parte del maneggio della spada, la qual ciammaestra di adoperare la spada per nostra difesa & ha due parti, dellequali la prima è la difensiva, o guardia, come la vogliamo chiamare, l’altra èl’offensiva.97 La guardia è una positura di braccio & di spada, distesa in linea drit-ta nel mezzo delle parti offensibili, con la vita bene accomodata al suopasso ordinario, per tenere lontano l’aversario da ogni offesa & per offen-derlo, caso che si avvicinasse con tuo pericolo.98 La terza dunque è solamente guardia, non già posto il finimentofuori del ginocchio, ma sì che giustamente partisca la vita per il mezzo, nonalta, nè bassa, ma giusta nel mezzo delle parti che non si possano coprire,per essere egualmente pronta e vicina a tutte le sue offese e diffese.99 La prima e la seconda non son guardie perchè non son atte a cercarela misura e scuoprono troppo la vita e non sono egualmente vicine a tutte leparti della vita che si possano offendere & diffendere; la quarta parimentemostra troppo di vita e modo di ferire & non guardarsi.100 Tre cause sono le quali fanno difficile il tirare a segno, cioè la lonta-nanza del bersaglio, perchè sta nascosto, sì che appena si può vedere perl’impedimento delle cose che l’adombrano &, se pure scoperto, è che avvi-cinandosi il pericolo del colpo in un subito si possa coprire.101 Tutte queste virtù in sè contiene la nostra guardia, perchè allontanaassai il bersaglio e ne leva tanto quanto puote mediante la piegatura & loscanso della vita; di poi cuopre benissimo le parti che non si possano scan-sare, e se pure ne rimangano delle scoperte sta pronta nel soccorrerle, biso-gnando, in egual distanza, e così camina sicura a pigliar bene il tempo e lamisura, la qual cosa è l’ultima perfettione della guardia.102 Del mutarsi di guardia in guardia non mi è lecito parlarne, nonfacendo buona se non una guardia sola.103 L’offesa è una diffesa nella quale cerco la misura e ferisco il mioavversario.
C A P I T O L O XI
Del modo di cercare la misura.
104 Due sono le parti dell’offesa: il cercare la misura & il ferire.105 Il cercar la misura è un’offesa, nella quale io, in detta guardia, cercola misura stretta per ferire.106 Tre modi sono di cercare la misura, perchè la cerco o mentre io mimuovo e l’aversario si ferma, o quando io mi fermo e l’aversario si muove,o quando io mi muovo e l’aversario si muove.107 Il tempo di quest’attione vuol esser giusto et eguale al termine finaledella misura larga, chè all’hora spira il tempo di cercare la misura & si dàluogo al tempo di un’altr’attione che è quella del ferire.108 Acciò che questo tempo sia giusto bisogna che tu habbia patientia infin che tu arrivi a detta distanza e non ti muovi prima a ferire.109 Per essempio, io mi fermo in guardia a cercare la misura, essendogià l’avversario intrato ne’ termini dell’offesa: mentre che egli, o cerchi lamisura o pretenda di feririmi, camina con la sua spada, bisogna che tanto mifermi con la punta della mia spada che pervenga al fine della misura larga enon mi muova prima a ferire. Perchè in questa attione il suo moto ha damisurare la mia quiete & la mia quiete il suo moto, chè se io mi movessiprima della mia quiete che egli venisse al fine della misura larga il temponon sarebbe giusto & però non haverei ben cercato la misura; e questo motoe quiete eguale infin che si pervenga al principio della misura stretta è untempo e non accade quanto sia presto, solo che sia eguale e corrispondente al’ultimo termine della misura larga; & così il fin del tempo della misuralarga è di cercare la misura stretta & il principio del tempo del ferire.110 Molti nel cercare la misura stretta cavano e contracavano, fannofinte e contrafinte, stringono d’un palmo & di più la spada, e caminano daogni banda, e storcano la vita, & la prostendono e ritirano in molti giochistravaganti, che sono cose fatte fuor della vera ragione & trovate per ingan-nare i goffi e far difficile il gioco; nondimeno lo stringer della spada quandonon posso far altrimenti cercando la misura nella mia guardia è necessario,solo che stringa in linea dritta il debole della spada nimica con il forte dellamia chè quella, cavalcandola, senza toccare, ma solo nel ferire hurtare colforte il debole della spada nimica di dentro o di fuora secondo l’occasionedel ferire.111 Il cavare, se pure è buono, è buono nell’occasione che l’avversariomi havesse stretto e levato dalla linea dritta: all’hora mi sarebbe lecito anzinecessario il ritirarmi cavando con un poco di cedimento di vita o di piedi,rimettendomi subito nella linea dritta a cercare la misura, perchè il cavare èfatto contro lo stringere & sì come lo stringere si fa nel muover innanzi laspada così la cavattione si deve fare nel ritirarla.
3311
110storcano: storgonoprostendono: protendono
C A P I T O L O XII
Del ferire.
112 Il ferire è l’ultima attione offensiva della scherma, nella quale arri-vato che sono a misura stretta, mi muovo con la vita, con le gambe e con lebraccia, tutt’in un tempo spinte innanzi a più potere, a ferire l’avversario; equesto si fa di piè fermo o con l’accrescimento del passo, secondo la gran-dezza della misura stretta e secondo che mi vien più commodo di prender piùl’una che l’altra misura, perchè se per la mia tardanza o per furia dell’avver-sario si dileguasse la prima misura, mi potrei servire della seconda, ferendo apiè fermo, chè in questo caso non accade che maggiormente affretti il passoche con il piegare solamente il ginocchio dritto, non mi convien cercar piùstretta misura, onde havessi ad accrescere il passo.113 Il ferire si fa in tre modi, perchè posso ferire l’avversario mentre cheio mi fermo e lui si muove per cercare la misura o per ferirmi, o mentre cheegli si ferma & io mi muovo per cercar la misura, o perchè ambidue cimoviamo a cercar la misura & a ferire; solo questa è la differenza, chequando egli si muove per ferirmi lo ferisca a piè fermo, perchè quando simuove per detto effetto, malamente possa pigliare la giusta misura di ferirlocon l’accrescimento del passo & però bisogna che m’appigli alla misura piùstretta; & quando si muove per cercare la misura lo ferisca con l’accresci-mento del passo.114 In consideratione delle parti della vita rispetto alla spada, ferisco odi dentro o di fuora, di dentro di quarta e di fuora di seconda, alto o basso,secondo la parte scoperta della vita dell’avversario che mi dà la misurarispetto alla punta della mia spada.115 Mentre che io ferisco paro necessariamente insieme, in quanto cheio ferisco in linea dritta e con la persona nella debita dispositione: perchèquando ferisco in questa maniera, a tempo & a misura, l’avversario mai miferirà, nè di punta nè di taglio, perchè il forte della mia spada camina inlinea diritta & tiene a coprire tutta la mia vita.116 Il taglio è di poco momento, perchè non posso ferire di taglio nelledette distanze della misura stretta che, per il giro del braccio e della spadach’io fo, non mi scuopra tutto e non dia misura & tempo all’avversario diferirmi; & se pure si trova qualche utilità di taglio non è però che nellamedesima misura & nell’istesso tempo non si possa mostrare una maggiordella punta.117 Ma senza punto di dubio a cavallo è meglio ferir di taglio che dipunta, perchè mi portano le gambe altrui & così non son accomodato a cer-car la misura & il tempo che si conviene per spinger innanzi la vita & ilbraccio, ma è ben vero che io posso girar il braccio a mio beneplacito, che èmoto proprio a ferir di taglio.
3322
112a più potere: il più possibile
C A P I T O L O XIII
Del pugnale.
118 Del pugnale ci basterà in questo breve capitolo ricordar solamenteche sia stato trovato per salvarsi meglio, caso che l’avversario mentre che iosparo la botta senza attendere al parare mi tirasse dove li tornasse più com-modo che meglio non si può adoprare il pugnale che per schivare la rispo-sta. E sì come tutti i commodi arrecano & apportano qualche incommodo,così è avvenuto al gioco del pugnale, il quale non si puo adoprare senzascoprire alquanto più la vita e scortare un poco la linea nel ferire. Questo èil fine del pugnale, ma l’arte, disviata poi dalla sua prima mira, diede a esso,sì come fece ancora alla spada, diversi effetti, i quali meglio con la spadasola si metterebbono in opera, senza andar dietro a tante lunghezze.
3333
118commodi: comoditàdisviata: distoltalunghezze: lungaggini
3355
SEGUITA HORA
IL GRAN SIMULACROD E L L’ USO D E L L A S C H E R M A
E PRIMA SI DICHIARA LA DIFFERENZA CHE SI TROVA
FRA L’ARTE E L’USO
Grandissima differenza è fra l’Arte & l’uso e, per aventura, nonminore che fra la ragione e ‘l caso, fra ‘l confuso e ‘l bene ordinato, fra lascientia e l’opinione. La qual cosa, acciò che più manifestamente si com-prenda, fa mestieri che brevemente consideriamo, & dichiariamo la difini-tione dell’arte, la quale, sì come mi ricordo haver già udito trattare da alcuniintelligenti, non è altro che una moltitudine di precetti utili e ben ordinatialla conservation Civile, perchè un fiore non fa Primavera, nè un sol precet-to è bastante a far l’arte; oltra ciò con qual si voglia numero di precetti edell’arte, ma quegli finalmente si approvano che son utili e non disutili enon quegli che si sommergono nell’abisso delle oscure tenebre delle false &ingannevoli oppinioni. Imperocchè l’arte non si governa secondo il suo pro-prio arbitrio, ma indirizza tutti i suoi precetti secondo la regola che le dà lalegge della verità. La verità comanda all’arte che non fondi in aria & chenon insegni se non quelle cose che sono d’infallibile & di perpetua verità. Equelli precetti che non stanno a paragone delle lor leggi non riconosce persuoi. L’uso dell’arte s’allarga molto più e considera non solamente le cosevere, ma ci avvertisce ancora del falso e di molti altri particolari che varia-mente accadono e per mostrare i suoi effetti si prevale del soccorso di moltediscipline. Imperocchè sì come vegghiamo giornalmente avvenire nellaconservation Civile che un huomo non è sufficiente a metter in opra l’offitioo l’arte che fa se non vien aiutato da quelli co’ quali civilmente dimora, cosìtutte l’arti, tutte le scienze & tutte le professioni sono fra di loro congiunte ecollogate sì che una habbia bisogno dello scambievol soccorso dell’altra,volendo porre in essecutione i suoi ammaestramenti; nulla di meno sì comenell’uso civile ciaschedun huomo ha il suo proprio uffitio, la sua casaappartata & i suoi beni separati, così l’arti e le scienze hanno i lor terminidistinti e suoi proprij precetti, i quali non li è lecito di trapassare. Questadifferenza fra l’arte & l’uso, perchè da alcuni che insegnano non vien osser-vata li fa cadere in molti gravissimi errori. Indi avviene che nell’insegnarecosì con la penna come anco con la spada in mano sieno sì prolissi e tantoconfusi & il più delle volte a se stessi contrarij: e perchè non gettano primalo stabil fondamento de i precetti infallibili e ben ordinati dell’arte, conmolta maggior facilità e brevissimo tempo condurrebbono i loro scolari a
3366
quel grado di perfettione che in questa scienza si può desiderare. In conside-ratione di questo, per facilitar l’arte della scherma mi son ingegnato di spia-nar tutte le difficultà & cavarla delle oscure tenebre della confusione,restringendola in pochissimi ammaestramenti dal suo uso separati: & horavi porgo e metto avanti a gli occhi pochissime figure, la maggior parte dellequali dichiara l’arte nostra, lasciando ad altri la cura d’impiegare lo studioloro nell’incertezza & infinità delle cose particolari, che senza fermarsi inun medesimo stato giornalmente vediamo avvenire nell’uso dell’armi; & sequeste instabilità e varietà delle cose s’hanno pure ad insegnare moltomeglio, al mio parere, nella scuola, di mano in mano si ricordano che nons’imparano con la scienza. Ma è tempo hormai, veniamo alla dichiarationedi alcuni ricordi & avvertimenti, sì ancora d’alcuni termini della schermache s’appartengono all’uso, e delle nostre figure ancora.
vegghiamo: vediamooffitio: ufficiocollogate: collegatetrapassare: trasgredire
3377
ALCUNI RICORDI OVEROAVERTIMENTI D E L L A S C H E R M A
1 In prima, se uno si trovasse alle mani col suo avversario li devesempre havere l’occhio alla mano della spada, più che in altro luogo, essen-do tutti li altri fallaci; perchè guardando alla mano vede la quiete e tutti imovimenti che ella fa e da essi (secondo il suo giuditio) potrà risolverequanto harà da fare.
DEL PARARE E FERIRE E SCHIFAR DI VITA
2 Il buon giocatore quando giocherà non deve mai parare se nonrisponde col ferire, nè meno deve andare a ferire se non è sicuro di parare larisposta, nè manco schifar di vita se non ferisce, & se li occorrerà parare colpugnale, quando il pugnale parte per parare, la spada si deve partire per ferire.
LA VIRTU’ DELLA SPADA SOLA
3 Devesi sapere che la spada sola è la regina e fondamento di tuttel’altre armi sì che il dilettarsi di essa è tanto e più delle altre giovevole, per-chè più sicuramente s’impara a parare, ferire e schifar di vita, cavar dispada, contracavar, guadagnar la spada all’avversario in tutte le guardie; enei sopradetti effetti avvertirai di tener il braccio ben disteso, perchè verraia spinger in fuora tutti i colpi dell’avversario lontano dalla tua vita.
MODO CHE SI DEVE TENERE CONTRA UN HUOMO BESTIALE
4 Se harai all’incontro un huomo bestiale che senza misura e tempo,con gran impito ti tirasse molti colpi, due cose far potrai: prima adoprandoil gioco del mezzo tempo, come al suo luoco te l’insegno, lo ferirai, nel suotirare, di punta o di taglio nella mano o nel braccio della spada, o verolasciandolo andare a voto con schifar alquanto con la vita indietro e poispingerli subito una punta nella faccia, o vero nel petto.
MODO DI VENIR PERFETTO GIOCATORE
5 Uno che voglia venir perfetto giocatore non li basta solo pigliare let-tione dal Maestro, ma bisogna che cerchi giornalmente giocare con diversigiocatori e potendo deve sempre esercitarsi con quelli che sapranno più di
3388
lui, perchè il giocatore con tanti pratichi ingegni verrà in questa virtù perfet-tissimo.
DELLA GUARDIA PIU’ SICURA
6 Tu sai che nel mio libro dell’arte io non fo buono altro che una solguardia, la quale è la guardia bassa chiamata terza con la spada in piano inlinea retta, la quale deve spartire il fianco destro per il mezzo e la punta diessa deve riguardare sempre per mezzo la vita dell’avversario, cioè le partipiù vicine; & è più sicura dell’altre guardie alte, perchè le dette guardie altepotranno esser ferite facilmente di punta o di taglio per gamba, e chè nellebasse, come dico, non ci è questo pericolo: è la virtù di essa solo il tirar dipunta e il ferir naturale.
DELLE VANITA’ DELLE FINTE
7 Le finte non son buone perchè perdono di tempo e di misura; l’altrosi è che la finta si farà o a misura o fuor di misura: se sarà fatta fuor dimisura non accade che io mi muova, ma se mi sarà fatta a misura mentreche lui fingerà io ferirò.
DA CHI SI DEBBA IMPARARE
8 Tu hai da sapere che sono alcuni che subbito che hanno imparato unpoco & havendo ancora un poca di pratica si mettono a insegnare altrui &insegnano senza fondamento nè regola che vera sia, non sapendo che ilsapere è differente assai dall’insegnare & questo modo d’insegnare s’acqui-sta con lunghezza di tempo, perchè sì come la misura & il tempo per cono-scerla vuol gran tempo, sì che chi non cognoscerà misura, nè tempo & nonhabbia modo d’insegnare, si possa chiamare imperfetto giocatore & da que-sti si deve avertire d’imparare.
DEL GUADAGNAR DELLA SPADA
9 Non è di piccol profitto nè di poca bellezza il saper guadagnar laspada all’avversario in tutte le guardie & anco non è di poca importanza,caso che l’aversario avesse guadagnata la tua, saperla ricuperare, sì che inquest’occasione, caso che guadagnata ti fosse, tre cose far potrai: prima nondevi mai cavare per colpo finito, o vero cavare per parata e poi ferire; l’altraritirandoti in dietro col cedere alquanto la vita & abbassando la spada &volendo l’avversario seguirti, tu nell’istesso tempo che verrà innanzi peraccostarsi e guadagnar di novo lo potrai ferire nel muover del piè destro, di
3399
sotto o di sopra alla sua spada, sì come ti tornerà più commodo; & di più si deveavvertire che noi tanto intendiamo stringer la spada quanto che guadagnarla.
DEL FERIRE DI CONTRATEMPO
10 In più maniere si potrà ferire di contratempo, ma io non approvo senon due, che sarà ritrovandoti con la tua spada in quarta che la punta di essaguardasse verso le tue parti destre & venendo il tuo avversario per guada-gnarla, tu, nell’istesso tempo che muoverà il piè destro a posar la sua spadanella tua, li spingerai d’una punta con la detta quarta, passando col piè sini-stro innanzi, o vero col destro; o vero ritrovandoti in terza & che venisse perguadagnarla di fuora, li spingerai di seconda col passare come di sopra.
DEL PASSEGGIARE
11 Molti & varij sono i pareri di Maestri circa quest’attione del passeg-giare con l’arme in mano; io dico (secondo il mio giuditio) che il passeggia-re sì dalla destra parte come dalla sinistra dell’avversario, prima si avvertiràdi muovere sempre il piè sinistro accompagnato dal destro & avendo a pas-seggiare in linea retta un piè deve cacciar l’altro, sì innanzi come adietro;ma il vero passeggiare sarà caminando naturalmente, facendo sempre che lapunta della spalla destra sia innanzi e portando il piè sinistro per il traversoche la punta di esso guardi verso le sue parti sinistre.
MODO DI FERIRE ALLA MANO
12 Deve sapere che ogni volta che il tuo avversario havrà la punta dellasua spada fuor della tua presentia, o alta o bassa o che guardasse fuor delletue parti sinistre o destre, tu te li metterai incontro alla mano la punta dellatua spada in linea retta, col piegare alquanto la vita indietro, ti accostarai amisura & arrivato che sarai li spingerai una punta di mezzo tempo nelladetta mano: col spinger sol la vita innanzi, piegando il ginocchio destro siferirà; ma avertirai che in tal ferire devi portare il piè sinistro indietroaccompagnato col destro & di più havendo il nimico il braccio del pugnaleinnanzi avanzato, volendolo tu ferire nella mano terrai il medesimo ordine,come di sopra.
MODO DI RITIRARSI, FERITO CHE HAVERAI
13 Havendo ferito di passo straordinario il tuo avversario con il pièdritto innanzi, sì in spada sola come in spada e pugnale o vero spada ecappa, ti ritirerai di passo ordinario, secondo però il sito che harai di dietro:perchè se tu harai poco sito portarai indietro solo la gamba diritta, seguitan-
4400
do con la tua spada la spada nimica, ma se harai sito tu tirerai indietro doipassi ordinarij, che l’ultimo ti porterà in guardia; & questo è il vero ritirarsi,se bene nelle scuole usano altrimente.
1si trovasse alle mani: dovesse combattere4bestiale: particolarmente aggressivo e senza intelligenza schermistica5pratichi ingegni: apprendimenti praticiverrà: diventerà8avertire: avertere, rivolgersi altrove9finito: direttointendiamo: vogliamo12fuor della tua presentia: non puntata verso il tuo corpoavertirai: baderai13sito: spazio
4411
DICHIARATIONE
D’ALCVNI TERMINI DELLASCHERMA CHE S’APPARTENGONO ALL’VSO
Perchè fa mestieri a gli scolari di conoscere i termini che usano iMaestri della scherma nell’insegnare, habbiamo proposto di dichiararli nelleseguenti brevissime parole.
DELLA SPADA
1 Nella spada si considera il forte, il debole, il fil falso & il fil dritto; adalcuni piace di fare tre parti uguali della spada, cioè il debole & il forte che sono lesue parti estreme e quello di mezzo, conciosiacchè dell’uno e dell’altro partecipi esia atto a parare & a ferire; se ne trovano ancora che ne fanno quattro parti, puresenza alcuna evidente utilità; i detti termini sono facili e da per sè intelligibili.
DELLE GUARDIE
2 Guardia chiamano una certa positura dell’elzo della spada il qualeogni volta che vien posto sopra la spalla forma la prima, quando discendead agguagliarsi alla spalla fa la seconda, quando più s’abbassa fuori delginocchio nella tua parte dritta viene a formare la terza, la quarta si fa quan-do l’elzo è dentro alla coscia s’accomoda; e queste quattro guardie si chia-mano principali & fin qui tutti son d’acordo; in quanto al passo, al braccio,alla vita, alle gambe & alla linea della spada, sono di diverso parere, perchèalcuni lodano il passo stretto & alcuni il largo, certi il mediocre, chi disten-de il braccio, chi lo ristringe più e meno, certi piegano la vita, alcuni la driz-zano, altri formano la guardia mettendo innanzi la gamba dritta, hora lamanca, chi tiene la spada in linea dritta, chi alta e chi bassa & hora da una,hor dall’altra banda, hora innanzi, hora indietro, in tante linee che al mondosi trovano; altri secondo le diverse occasioni, indifferentemente si servonodi tutte le predette maniere delle guardie, le quali per la loro differenza sichiamano alte, basse, strette e larghe & altri nomi acquistano secondo icapricci de’ Maestri. Contraguardie si nominano la terza e la quarta, quellaper stringer di fuora e questa per stringer di dentro, ben che tutte sieno con-traguardie, che si eleggono secondo la diversità delle linee della spada.
DEL TEMPO
3 Quattro sorti di tempi si sentono nominare nelle scuole, il primo, idui tempi, il mezzo & il contra tempo; il primo tempo vogliano che siaquando, trovandomi a misura o stretta o larga io posso ferire l’avversariocon un sol movimento di spada, onde parimenti si conosce che il ferire di
4422
due tempi richiede almeno due movimenti di spada; mezzo tempo è quandoa misura larga ferisco l’avversario nel braccio avanzato e scoperto, sia quel-lo del pugnale o quello della spada, di punta o di taglio o vero quando feri-sco l’avversario a misura stretta, muovendosi egli a ferirmi o a fare qualchealtro atto; il radoppiare delle botte si fa più che in mezzo tempo, contratempo: è quando nel medesimo tempo l’avversario mi vuol ferire io l’incon-tro in più breve tempo e misura; & si vuol sapere che tutti i movimenti etutti i riposi dell’avversario sieno tempi, però a misura.
DELLA MISURA
4 La misura è larga o stretta: larga quando si può ferire l’avversariosolo nel passo straordinario, la stretta vogliano che sia quando posso ferirel’avversario in passo giusto, a piè fermo.
IN QUANTI TEMPI SI CONOSCE IL FERIRE
5 Il primo è quando il nimico è fermo in guardia & che egli alzasse omovesse il piede che haverà innanzi per accostarsi, quello è tempo; l’altroquando harai parato il colpo, all’hora è tempo; il terzo come egli si movessesenza giuditio di una guardia per andar in un’altra, innanzi che egli siafermo in essa è tempo di offenderlo; & di più è tempo quando egli alzasse laspada mentre che egli alza la mano, quello è tempo di ferirlo; e l’ultimo èquello quando il colpo haverà trascorso fuori della persona, quello è tempodi seguirlo con la risposta.
DEL PASSO E DEL PASSEGGIARE
6 Il passo si chiama ordinario, straordinario, giusto, mezzo passo,stretto e largo e si accresce e si sminuisce secondo la diversità di questipassi, si passeggia hora innanzi & hora indietro, hora da banda, hora a tra-verso con una gamba o con ambedue; sono ancora quelli che ritirando lagamba innanzi per schifare il colpo la tengano sospesa in aria per rispondercon maggior prestezza.
DELLE PARATE
7 Si para tanto di filo dritto quanto di fil falso, ben che rade volte, cosìin linea dritta come in linea obliqua, hora con la punta alta, hora bassa, horain su hor in giù, secondo che si ferisce di punta o di taglio, e con l’una e conl’altra dell’armi o con tutte due, avertendo che tutte le parate richiedono un
4433
braccio disteso & vogliono essere accompagnate con la gamba dritta segui-tata dalla sinistra; & quando occorre parare con doi tempi, nel tempo che sipara si tirarà il piè manco appresso al dritto & poi nel ferire si passarà coldritto innanzi.
DELLE FINTE E DEL COPRIR DELLA SPADA
8 Finte si chiamano quei cenni ingannevoli della spada che si fannotanto di taglio quanto di punta, fuori e dentro della spada, in su & in giù,innanzi & indietro e nel giro, ancora in linea dritta & obliqua, a l’una & al’altr’arme & queste finte feriscano dirittamente all’opposto di quello cheaccennano; le contrafinte si fanno al contrario delle finte. Il coprir dellaspada è spetie di finta e si fa coprendo la punta della spada dell’avversariocol debole della tua spada, all’hora che si trova in quarta bassa & vuol esse-re fatta in linea dritta.
DEL MUTAMENTO DI GUARDIA IN GUARDIA
9 Il mutamento di guardia in guardia si può fare i tre modi: dirittamen-te, a roverso & a scambio; per lo dritto quando di prima mi muto in secondae di sceonda in terza o di terza in quarta; a rovescio quando vo di quarta interza, di terza in seconda e di seconda in prima; a scambio quando mi mutodi prima in quarta o di quarta in prima & di prima in terza o di terza inprima o di seconda in quarta o di quarta in seconda. Avertendovi però chemutandovi d’una guardia in un’altra, essendo a misura, si andrà con lagamba sinistra indietro accompagnata con la destra, così si sarà sicuro dal-l’avversario.
CONTRO QUELLI CHE GIRANO
10 Perchè facilmente potrebbe succedere che l’avversario nel girare tiguadagnasse la spada di dentro, però in tal effetto subito caverai la tuaspada per di fuora, portando la gamba sinistra accompagnata dalla destraper il traverso, verso le parti destre del tuo avversario, mettendo la puntadella tua spada in linea retta, che guardi la spalla dritta del nimico & venen-do lui di fuora per guadagnarla di nuovo, in tal venire caverai per di sotto lasua & lo ferirai d’una punta di quarta, crescendo la gamba dritta innanzi inpasso straordinario.
4444
CONTRO LA GUARDIA DI PIE’ MANCO
11 Ritrovandosi l’avversario in terza bassa e con la gamba mancainnanzi ti metterai contra lui similmente in terza, ma con la gamba drittainnanzi & con la punta della tua spada traversata verso le tue parti sinistre& ciò per due effetti: l’uno de’ quali è che non possa dominare la spada tua,il quale va cercando col suo pugnale, l’altra è acciochè scoprendo più la vitatua l’inviti a passare, e passando egli pararai di spada con la medesimaterza, con la punta alta, e passando li darai una pugnalata nel petto. Di piùvolendo tu essere il primo a ferire la detta guardia di piè manco, ti li mette-rai all’incontro similmente in terza con la spada in linea retta, facendo chela punta guardi la mano del pugnale del nimico per potergli dare a tuacomodità una stoccata di mezzo tempo nella detta mano; o vero li potraifare una finta sopra il pugnale & volendo egli parare cavarai la tua spadaper di sotto il suo pugnale, passando con il piede sinistro innanzi e trovandocon il tuo pugnale nell’istesso tempo la spada nimica, lo ferirai di puntasotto il braccio; di più si può fingere per di sotto il pugnale & volendo eglidi nuovo parare tu caverai e lo ferirai di seconda sopra il suo pugnale, pas-sando e parando come di sopra, avvertendo che si può ancor fingere & feriresenza passare, ma solamente con l’aspettare che l’avversario, finto che tuhaverai, che passi lui per ferire, & all’hora tu, solo col cedere di vita indietronel suo passare & parando con il tuo pugnale la spada nemica, lo ferirai disopra o di sotto il suo pugnale, secondo l’occasione che ti verrà. Di più sideve avvertire che havendo a fare con un mancino & stando lui col suo pièdritto innanzi se li doverà mettere all’incontro di piè manco con la spadabassa ritirata & con la vita che penda verso le tue parti destre & alle medesi-me parti porterai le tue armi, sì che facendo così metterai il cervello a partitodell’avversario, non potendo lui sparar botta alcuna che non dia nelle difese.
DELLO STRINGER DELLA SPADA
12 La spada si stringe a fine di venire a misura o a scoprire l’avversa-rio, di fuora e di dentro, alto e basso, ma sempre in linea dritta, mentre siferma o si move l’avversario, & il più delle volte si fa di doi tempi: di primasi acquista il debole della spada con un palmo del debole della tua, nel secon-do tempo s’acquista il principio del forte della spada dell’avversario, in tantoche egli cava, contracavando tu o no; ma avertirai che si faccia in linea dritta& che il forte accompagni il debole insieme col moto della gamba.
RICORDO VTILISSIMO IN QVANTO AL DOMINAR LA SPADA
13 La spada si domina in doi maniere: nella prima quando havendoacquistato la spada dell’avversario non mi parto mai dal dominio nel ferire.Nella seconda, havendo battuta la spada in qual si voglia maniera sì che
4455
esca fuori della mia presentia, in quel tempo che camina sforzatamente s’in-tende esser nel mio dominio, nel quale ho da ferire prima che si riscatti. Ildominio della spada sola è della quiete o del moto, l’uno della punta & l’al-tro del taglio. Si domina col forte nel parare o si batte col debole per cercareil tempo e la misura. In spada sola, havendo dominata la spada nemica colforte, mai si deve rispondere di taglio, ma sì bene di punta; l’uno e l’altropotreste fare havendo dominata la spada nemica con la tua spada e pugnaleinsieme, il quale resta in guardia del dominio, benchè io vi esorto a feriresempre di punta perchè è più mortale, nè mai la spada si leva dalla presen-tia: il contrario fa il taglio.
DEL CAVARE E CONTRACAVARE
14 Il cavare sì come ancora il contracavare si fa per fuggire il tempo, lamisura, o vero per acquistarla e si fanno o innanzi o indietro, secondo dettofine, richiedono; il modo di contracavare è di seguitare la spada dell’avver-sario, rimettendo la tua spada nel sito di prima & questo far si può sì da unacome dall’altra parte. Si deve ancor sapere che il cavare di spada si puolcavare di sopra come di sotto dalla spada nimica per guadagnarla, ma la dif-ferenza che tra l’una e l’altra nel cavare si è questa, che cavando di sotto perstringer va cavato col braccio disteso e con un poco di crescimento di piè &il cavare per di sopra va fatto con il cedere della vita, col braccio e con laspada in linea obliqua in dietro, chè la tua spada habbi liberata la punta dellaspada nimica, rimettendo in un subito il forte della tua spada per di sopra lasua, & questo modo di cavar si può fare sì per ferire come per stringere.
DEL FERIRE
15 Il ferire è di due sorti: di taglio e di punta; ma ciascuno di essi haseco più nature, secondo il suo colpire, perchè il mandritto sarà o ordinarioo fendente o tondo o montante o stramazzone o ridoppio e dalle parti riversesaranno come di sopra; le punte si convertono in quattro nature; il mandrittoè quello che dalle parti dritte comincia e si chiama ordinario il qual’è quelloche per linea obliqua trascorre, cioè dalla spalla manca al ginocchio drittodel nimico. Ma il fendente si chiama quello che va a ferire per dritta linea,di su in giù; il tondo si dimanda quello che a traverso volta. Et il montante èquello che parte col fil dritto della spada di sotto & va a ferire alla puntadella spalla dritta dell’avversario. Stramazzone è quello che col nodo dellamano a guisa di Ruota si fa; ridoppio chiamano quando con un mezzo man-dritto atterrata la spada nimica li vai voltando un altro mandritto ordinario;il falso poi si determina in doi maniere, cioè dritto e manco: del falso drittove ne potete servire per urtare in fuora la spada nimica, cioè verso le sueparti destre & del falso manco urterete verso le sue parti sinistre; però al mioparere se vi occorresse parare di falso dritto dico che sarà meglio assai voltarbene il nodo della mano e parare col fil dritto, per più sicurezza, e più prestovolterà il dritto, ma quando urtarete il colpo col falso manco potrete ferire sì
4466
di punta come di taglio, avertendovi che quando parate col falso parate delmezzo in su della spada verso la punta & quando parerete col fil dritto sideve parare col forte dal mezzo della spada in giù verso il finimento; si ricor-da che i mandritti e i riversi si fanno col moto del gombito e talvolta quandola misura & il tempo lo sopporta con le parti superiori del braccio.
DEL TAGLIO
16 I tagli vogliano esser fatti a segatura, sì perchè in questa manieraviene a ferire tutto il debole, sì ancora perchè a poco a poco si verrà atagliare con la parte più radente del filo; e per queste cagioni i tagli chediscendano sono più gagliardi che quelli che si fermano dalla cintura in su,in quanto le dette parti superiori & inferiori si trovano, più o meno, a misu-ra, atte a essere offese a segatura.
DELLA PUNTA
17 Nella punta si ricordano la stoccata, l’imbroccata & la punta riversa:l’imbroccata si parte dalla prima guardia & va a ferire dalla spalla sinistradell’avversario fino al suo ginocchio dritto col fil falso di sotto, sì che nonsi volti la mano fin che non arriva al punto di ferire, e vuol essere buttata.La stoccata vogliano che si parta dalla terza guardia & che vadi a ferirel’avversario verso la spalla dritta; la punta riversa si parte dalla quarta & vaa ferire di fuora dalla spalla nimica, riversando ben la mano in dentro; alcu-ni aggiungono la punta in falso che vien da giù in su, verso il petto dell’av-versario, ritrovandosi la spada in guardia bassa.
2elzo: elsa3sorti: tipil’incontro: lo colpisco5haverà trascorso fuori della persona: sarà andato fuori bersaglio8spetie: specie11metterai il cervello a partito: utilizzerai la tattica migliore13non mi parto mai dal dominio: non interrompo il legamentocamina: si spostasi riscatti: riprenda controllo15seco: con sè16a segatura: strisciatiradente: affilata17buttata: scaricata
4488
MO
DO
DI
ME
TT
ER
MA
NO
AL
LA
SPA
DA
Perc
hè in
tutti
i pa
esi n
on s
ono
le m
edes
ime
usan
ze e
spe
sse
volte
le n
imic
izie
si e
sser
cita
no c
on p
oca
sin-
ceri
tà p
er s
tar
prov
edut
o a
tutti
gli
acci
dent
i non
sar
à fo
rse
fuor
di p
ropo
sito
di i
nseg
nare
il m
odo
di m
ette
r m
ano
alla
spa
da p
rim
a ch
e ve
niam
o a
trat
tare
del
suo
man
eggi
o.Pe
rò s
e pe
r av
vent
ura
have
rai
inna
nzi
la g
amba
dri
ttane
l m
ette
r m
ano
alla
spa
da c
ome
mos
tra
una
di q
uest
e fi
gure
, tir
aras
se a
die
tro
detta
gam
ba,
sten
dend
o in
un
med
esim
o te
mpo
il b
racc
io d
ritto
in p
rim
a al
ta; e
se
per
sort
e ti
ti tr
ovas
se in
nanz
i con
la g
amba
man
ca, c
ome
l’al
-tr
a fi
gura
mos
tra,
non
acc
ade
se n
on c
avar
e la
spa
da n
ella
sop
rade
tta m
anie
ra, s
enza
mut
arsi
di p
asso
; & s
e tu
vor
-ra
i ser
virt
i di s
pada
e c
appa
, o v
ero
di s
pada
e p
ugna
le, s
ì anc
o di
spa
da s
ola,
il v
ero
mod
o si
a di
pri
ma
met
tend
o il
pass
o de
stro
inn
anzi
a p
rese
ntar
si i
n qu
arta
o v
ero
esse
ndo
l’av
vers
ario
vic
ino,
tir
arai
il
piè
sini
stro
in
diet
roap
pres
enta
ndot
i co
me
di s
opra
& a
ll’ho
ra c
on t
ua c
omm
odità
pot
rai
imbr
acci
are
la c
appa
o v
ero
cacc
iar
man
o al
pugn
ale
con
più
sicu
rezz
a, e
ssen
do c
he la
pun
ta d
ella
tua
spad
a fa
rà s
ì che
l’av
vers
ario
stia
lont
ano
men
tre
con
letu
e ar
mi t
i acc
omod
erai
, e q
uest
o è
quan
to m
i occ
orre
dir
e in
torn
o a
ques
to p
artic
olar
e.
nim
iciz
ie: i
nim
iciz
iesi
ncer
ità: l
ealtà
star
pro
vedu
to: e
sser
e pr
epar
ato
tirar
asse
: tir
erai
per
sort
e: p
er c
aso
4499
5500
DIC
HIA
RA
TIO
NE
DE
LL
E G
UA
RD
IE
Sì c
ome
ne li
bel
li e
giud
itios
i scr
itti f
ar n
on s
i può
com
poni
men
to a
lcun
o se
nza
adop
rare
l’al
fabe
tto d
elle
sue
lette
re, c
osì a
vvie
ne in
que
sta
nost
ra a
rte
della
sch
erm
a, c
he s
enza
le s
egue
nti g
uard
ie &
alc
uni s
cans
i e f
uggi
-m
enti
di v
ita,
che
veng
ono
a es
sere
il
fond
amen
to d
i qu
esto
ess
erci
tio,
in a
lcun
mod
o qu
esto
nos
tro
uso
mos
trar
non
si p
otre
bbe,
adu
nque
le
segu
enti
sei
figu
re s
egna
te p
er A
lfab
etto
.A.v
i di
mos
tra
la p
rim
a &
la
seco
nda
vi s
iap
pres
enta
per
B. &
la te
rza
per
C.L
a qu
arta
si n
omin
a pe
r D
.La
quin
ta p
er E
. & la
ses
ta p
er F
.
5511
5522
5533
5544
A. L
a sp
alla
man
ca in
gua
rdia
.B
.La
gam
ba d
el g
inoc
chio
man
co in
gua
rdia
.C
. La
pian
ta d
el p
iè m
anco
in g
uard
ia.
D.I
l pas
so o
rdin
ario
in g
uard
ia.
E. L
a pi
anta
del
piè
dri
tto in
gua
rdia
.F.
La
cosc
ia e
la g
amba
a s
carp
a de
lla g
uard
ia.
G.L
a m
an d
el b
racc
io d
ritto
in g
uard
ia.
H.
L’ac
cres
cim
ento
del
bra
ccio
dri
tto d
’altr
etan
talu
nghe
zza.
I.L’
accr
esci
men
to d
el g
inoc
chio
dri
tto,
quas
i un
pass
o.K
.L’a
ccre
scim
ento
del
pas
so, p
oco
più
d’un
pie
de.
L.L
’acc
resc
imen
to d
el p
iè m
anco
col
suo
giro
.M
.L’a
ccre
scim
ento
del
gin
occh
io m
anco
d’u
nm
ezzo
pas
so.
FIG
UR
AD
ICH
IAR
ATA
PER
VIA
D’A
LFA
BE
TT
O
Figu
ra c
he m
ostr
a di
sta
re in
gua
rdia
com
e si
mos
tra
nell’
arte
nos
tra
& l’
incr
edib
ile a
ccre
scim
ento
del
la b
otta
lung
a ri
spet
to a
lle m
embr
a, c
he s
i mov
ano
tutte
a f
erir
e.
5555
5566
MO
DO
DI
GV
AD
AG
NA
R L
ASP
AD
AD
I D
EN
TR
O I
NL
INE
AR
ET
TAE
FE
RIR
SE
CO
ND
O I
LPV
NT
OC
he d
arà
la s
pada
nem
ica.
Due
son
o le
cau
se (
pare
a m
e) p
er le
qua
li è
nece
ssar
io s
trin
gere
l’av
ersa
rio,
pri
ma
di s
trin
gere
la s
pada
per
cerc
are
la m
isur
a e
il te
mpo
, l’a
ltra
di s
trin
gere
la v
ita d
ell’
Ave
rsar
io p
er c
erca
r so
lo la
mis
ura;
qua
li st
ring
imen
tibe
niss
imo
si c
onsi
dera
no n
ella
line
a re
tta; e
per
chè
due
sono
le c
ause
di s
trin
gim
enti,
due
anc
o de
vano
ess
ere
l’oc
-ca
sion
i: pr
ima
occa
sion
e di
str
ingi
men
to d
i sp
ada
per
cerc
are
mis
ura
e te
mpo
è q
uand
o de
tto A
vers
ario
si
ritr
ova
in li
nea
obliq
ua, p
erch
è ri
trov
ando
si l’
aver
sari
o co
n la
spa
da in
qua
rta
la q
uale
reg
uard
asse
per
line
a ob
liqua
le tu
epa
rti s
inis
tre,
ritr
ovan
doti
con
la s
pada
di f
uora
, cav
ando
con
l’ac
cres
cim
ento
del
pas
so p
er s
trin
gerl
a di
den
tro
con
detta
line
a re
tta, c
ome
ti di
mos
tran
o le
fig
ure,
nè
ques
to d
eve
appo
rtar
ti so
rte
alcu
na d
i dif
fico
ltà, a
tteso
che
bas
tiso
lo a
det
ta li
nea
retta
per
str
inge
re la
spa
da il
trov
ar la
spa
da d
e l’
aver
sari
o in
line
a ob
liqua
; sec
onda
occ
asio
ne d
ist
ring
imen
to d
i vita
per
cer
car
solo
mis
ura
è qu
ando
l’av
ersa
rio
si tr
ova
in li
nea
retta
, o v
ero
con
la v
ita s
cope
rta,
all’
hora
sen
za s
trin
gim
ento
di s
pada
per
cer
care
il te
mpo
bas
ta s
olo
stri
nger
e la
vita
con
la li
nea
retta
per
trov
are
lam
isur
a e
poi f
erir
e se
cond
o il
pont
o, s
e be
ne l’
uso
de l’
arte
vog
liono
che
si s
trin
ga la
spa
da in
tutte
le li
nee
senz
aut
ile a
lcun
o.Il
fer
ire
seco
ndo
il pu
nto
si d
eve
inte
nder
e og
ni v
olta
che
la
punt
a de
lla s
pada
con
trar
ia
sia
in t
uapr
esen
tia:
all’
hora
pot
rai
feri
re p
er l
inea
ret
ta d
ove
l’al
tezz
a de
lla p
unta
del
la s
pada
nem
ica
darà
la
sua
diri
ttura
,pi
glia
ndo
però
col
for
te d
ella
tua
spa
da u
n pa
lmo
della
pun
ta d
ella
spa
da n
emic
a e
feri
rai
sicu
ram
ente
, ave
rten
dose
ella
è a
lta a
l par
i del
la tu
a te
sta,
lo f
erir
ai n
ella
fac
cia
& s
e fu
sse
al p
ari d
ella
tua
vita
lo p
otra
i fer
ire
nella
fac
cia
e ne
l pet
to: q
uest
o si
chi
ama
feri
re s
econ
do il
pun
to c
he d
arà
la s
pada
nem
ica;
di p
iù in
que
sto
mod
o po
trai
cav
ardi
spa
da in
tutte
le b
ande
sic
urra
men
te p
er f
erir
e, q
uand
o pr
ovoc
atam
ente
por
tara
i il f
orte
del
la tu
a sp
ada
di p
rim
ote
mpo
alla
pun
ta d
ella
spa
da a
vers
aria
; & n
on f
are
com
e fa
nno
alcu
ni m
aest
ri c
he c
avan
o o
fann
o ca
vare
per
fer
ire
nel
prim
o te
mpo
, ar
riva
ndo
con
la p
unta
del
la l
oro
spad
a ne
l fo
rte
della
spa
da n
emic
a, n
on s
i ac
corg
endo
che
dann
o il
punt
o al
nem
ico
e il
più
delle
vol
te r
esta
no o
ffes
i, sì
com
e ne
lle n
ostr
e fi
gure
si v
ede.
5577
5588
LE
PR
ESE
NT
I E
TSE
GV
EN
TI
FIG
VR
E M
OST
RA
NO
DIV
ER
SI M
OD
I D
I FE
RIR
DI
FVO
RA
,Se
mpr
e pr
osup
pone
ndo
il st
ring
ere
di d
entr
o&
il c
avar
del
tuo
Ave
rsar
io d
i pun
tape
r fe
rire
.
Per
dich
iara
tione
del
le s
egue
nti
figu
re d
ico
che
have
ndo
D.s
tret
to d
i de
ntro
la
figu
ra s
egna
ta C
.l’i
stes
safi
gura
C.
cava
ndo
per
dare
una
pun
ta n
el p
etto
alla
fig
ura
D.,
D.
lo f
eris
ce d
i pu
nta
ne l
’occ
hio
sini
stro
di
piè
ferm
o o
accr
esci
men
to d
i pas
so c
ome
mos
tra
la f
igur
a.M
a an
cor
dico
che
se
C.f
osse
sta
ta p
erso
na a
ccor
ta, q
uan-
do c
avò
havr
ebbe
cav
ato
per
fint
a co
n la
vita
alq
uant
o ri
tenu
ta e
ven
endo
D.s
icur
amen
te p
er f
erir
e C
., C
. har
ebbe
para
to d
i fa
lso
o ve
ro d
i fi
lo p
er d
i fu
ora
la s
pada
nem
ica,
dan
do u
n dr
itto
per
facc
ia o
ver
o un
’im
broc
cata
nel
petto
, & in
tal f
ine
si r
itira
rebb
e ne
lla q
uart
a ba
ssa.
5599
6600
FIG
VR
E C
HE
MO
STR
AN
OQ
VA
NT
O S
I PE
RD
E D
I M
ISV
RA
Il ti
rare
alle
gam
be.
Ess
endo
sta
ta g
uada
gnat
a la
spa
da a
lla f
igur
a C
.dal
la f
igur
a D
. l’i
stes
sa f
igur
a C
. vol
tand
o un
riv
erci
o pe
rga
mba
alla
fig
ura
nota
ta D
., D
. la
puo
l fe
rir
nel
gira
re d
el r
iver
so d
i st
ram
azzo
ne n
el b
racc
io o
ver
o un
a pu
nta
nella
fac
cia
per
il tr
oppo
trab
occa
re in
nanz
i, co
me
mos
tra
la f
igur
a, r
itira
ndo
però
la d
etta
fig
ura
D.l
a ga
mba
dri
ttain
diet
ro n
el f
erir
e.T
utta
via
dico
che
qua
ndo
D.n
el s
trin
gere
la s
pada
a C
.C. f
osse
sta
ta p
erso
na a
ccor
ta, l
’hav
reb-
be s
ciol
to u
n ri
vers
o pe
r fa
ccia
, acc
ompa
gnan
do u
n dr
itto
fend
ente
per
test
a e
così
sar
ebbe
sta
to p
iù s
icur
o.
trab
occa
re: s
bila
ncia
rsi
scio
lto: t
irat
o
6611
6622
FIG
VR
AC
HE
FE
RIS
CE
DI
PASS
ATA
men
tre
che
l’av
ersa
rio
cava
per
fer
ire
Hav
endo
la
figu
ra s
egna
ta D
.gua
dagn
ato
la s
pada
den
tro
alla
fig
ura
nota
ta C
., l’
iste
ssa
figu
ra C
. cav
ando
per
dare
una
sto
ccat
a ne
lla f
acci
a al
la f
igur
a D
., D
. la
feri
sce
di s
econ
da d
i pas
sata
nel
la f
acci
a, d
ando
di p
iglio
con
la m
an m
anca
al f
inim
ento
del
la s
pada
nem
ica.
Tut
tavi
a no
n m
anch
erò
di d
ire
che
se C
.fos
se s
tata
per
sona
acc
or-
ta, l
’hav
ereb
be c
avat
o la
spa
da p
er f
inta
, con
la v
ita r
itenu
ta a
lqua
nto
indi
etro
, & v
enen
do D
. sic
uram
ente
per
pas
-sa
re, C
.afa
lsan
do l
a sp
ada
nem
ica
per
di s
otto
& i
nqua
rtan
do c
on l
o sc
anso
del
la v
ita, p
assa
ndo
con
la g
amba
di
diet
ro in
croc
iata
, lo
feri
rebb
e ne
l pet
to.
dand
o di
pig
lio: a
ffer
rand
oaf
alsa
ndo:
evi
tand
o
6633
6644
FIG
VR
AC
HE
FE
RIS
CE
DI
QU
AR
TAN
EL
LA
POC
CIA
, SO
TT
O I
LB
RA
CC
IO D
EST
RO
,M
EN
TR
E C
HE
L’A
VV
ER
SAR
IO C
AV
APE
R F
ER
IRE
.
Ess
endo
sta
ta g
uada
gnat
a la
spa
da a
lla f
igur
a C
.dal
la f
igur
a D
. l’i
stes
sa f
igur
a C
. vol
tand
o un
riv
erso
per
facc
ia a
lla f
igur
a no
tata
D.,
D. l
a fe
risc
e, n
el g
iro
del r
iver
so, d
i qua
rta
alza
ndo
bene
il b
racc
io &
il f
inim
ento
del
lasp
ada,
acc
resc
endo
ben
e il
pass
o, n
el p
etto
sot
to il
bra
ccio
del
la s
pada
, com
e tu
ved
i.Pe
rò d
ico
che
se C
.in
cam
-bi
o di
vol
tare
il r
iver
so h
aves
se c
avat
o la
spa
da in
die
tro
con
ritir
arsi
alq
uant
o, &
alz
ato
la s
pada
in li
nea
obliq
ua,
chè
la s
ua p
unta
gua
rdas
se v
erso
le p
arti
sini
stre
del
l’A
vers
ario
, e v
olen
do D
.ent
rar
di q
uart
a, C
. par
ando
con
uno
mez
zo m
andr
itto
li da
rebb
e un
riv
erso
per
la f
acci
a, o
ver
o un
a pu
nta
per
il pe
tto.
pocc
ia: m
amm
ella
6655
6666
MO
DO
DI
FER
IRE
IN
DIV
ER
SE A
TT
ION
ISO
TT
O L
AN
EM
ICA
SPA
DA
.
Prim
a, d
i ter
za, t
i met
tera
i in
quar
ta a
lta tr
aver
sata
, sì c
he la
pun
ta d
ella
tua
spad
a ri
spon
di a
lla s
palla
sin
i-st
ra d
ell’
Ave
rsar
io e
ven
endo
egl
i a c
opri
re la
tua
in li
nea
obliq
ua, t
u ne
l suo
ven
ire,
vol
tand
o la
man
o in
sec
onda
con
il pi
egar
& a
bass
are
la p
erso
na, l
o fe
rira
i di
con
trat
empo
nel
la v
ita p
er d
i so
tto l
a su
a sp
ada,
com
e m
ostr
a la
figu
ra.S
econ
do c
aso
che
l’av
ersa
rio
ti ha
vess
e st
retto
di f
uora
, cav
ando
tu u
na p
unta
fin
ta d
i qua
rta
per
la f
acci
a e
vole
ndo
egli
para
re, v
olta
ndo
tu la
man
o co
n la
pie
gatu
ra m
edes
ima
lo f
erir
ai s
otto
la s
pada
, com
e di
sop
ra. T
erzo
,se
tu
foss
e st
ato
stre
tto d
i de
ntro
pot
rai
cava
re u
na p
unta
fin
ta d
i te
rza
per
la f
acci
a &
alz
ando
lui
la
spad
a pe
rpa
rare
lo f
erir
ai s
otto
la s
pada
, vol
tand
o la
man
o in
sec
onda
, nel
mod
o ch
’è s
opra
.Qua
rto,
ess
endo
da
te s
tret
to d
ide
ntro
il
tuo
Ave
rsar
io e
lui
cav
ando
per
fer
irti
di p
unta
in
facc
ia, t
u lo
pot
rai
feri
re i
n du
e m
anie
re:
prim
a po
trai
feri
rlo
di c
ontr
atem
po n
el s
uo v
enir
e, a
bass
ando
per
ò la
vita
e la
spa
da in
terz
a, &
anc
o lo
pot
rai f
erir
e pa
rand
o in
terz
a co
n la
pun
ta a
lta,
volta
ndo
la m
ano
in s
econ
da n
el f
erir
e, n
el m
odo
ch’è
sop
ra.
Qui
nto
& u
ltim
o, s
e fu
sse
stat
o st
retto
di f
uora
il tu
o A
vers
ario
da
te &
egl
i cav
ando
per
str
inge
r la
tua
spad
a di
den
tro,
nel
med
esim
o te
mpo
volta
ndo
la m
ano
con
abas
sare
e p
iega
r la
vita
lo f
erir
ai d
i ter
za s
otto
la s
pada
, nel
med
esim
o m
odo
ch’è
sop
ra.
6677
6688
FIG
VR
AC
HE
PA
RA
CO
N L
ASP
AD
AC
ON
AM
BID
VE
LE
MA
NI
E F
ER
ISC
ED
I PA
SSA
TAD
I PV
NTA
NE
LL
AG
OL
Am
entr
e l’
Ave
rsar
io c
ava
la s
pada
.
Hav
endo
la f
igur
a D
.gua
dagn
ato
di d
entr
o in
gua
rdia
bas
sa la
spa
da a
lla f
igur
a se
gnat
a C
. & c
avan
do d
etta
figu
ra C
. per
dar
e un
a st
occa
ta n
el p
etto
alla
fig
ura
D.,
D.,
pass
ando
con
la g
amba
man
ca &
nel
l’is
tess
o te
mpo
cal
-ca
ndo
con
ambi
due
le m
ani
la s
pada
nim
ica,
lo
feri
sce
nel
petto
di
terz
a; m
a no
n è
dubb
io a
lcun
o ch
e se
C.f
osse
stat
a pe
rson
a in
telli
gent
e, q
uand
o ca
vò l
a pu
nta
per
feri
re l
’hav
ereb
be c
avat
a al
quan
to r
itenu
ta, e
par
ando
& p
as-
sand
o D
. co
n am
be l
e m
ani
per
feri
re C
., C
. so
lo c
on l
’aba
ssar
e la
pun
ta d
ella
spa
da v
erso
ter
ra &
vol
tand
o la
man
o in
sec
onda
, co
l sc
ansa
re a
lqua
nto
la v
ita v
erso
le
part
i si
nist
re d
ell’
aver
sari
o &
cav
ando
di
filo
sop
ra l
asp
ada
nim
ica,
lo f
erir
à pe
r di
den
tro
d’un
riv
erso
per
fac
cia,
riti
rand
osi i
n te
rza,
ove
ro, p
arat
o ch
e ha
verà
, pas
serà
con
la g
amba
sin
istr
a pe
r di
den
tro
alla
des
tra,
gir
ando
la
vita
e p
iglia
ndo
la s
ua s
pada
con
am
bidu
e le
man
i, ne
lgi
rare
li d
arà
una
punt
a ne
l pet
to a
ndan
doli
addo
sso,
chè
D.n
on s
i pot
rà a
iuta
re.
6699
7700
FIG
VR
AC
HE
FE
RIS
CE
DI
SCA
NN
AT
VR
AD
I PV
NTA
NE
LFI
AN
CO
DE
STR
O D
I PA
SSA
TAM
EN
TR
E L
’AV
ER
SAR
IO C
AV
APE
R F
ER
IRE
.
Que
sto
mod
o di
fer
ire
si c
hiam
a di
sca
nnat
ura,
la
qual
si
fa n
ella
seg
uent
e m
anie
ra:
have
ndo
stre
tto d
ifu
ora
la f
igur
a se
gnat
a C
. la
spa
da a
lla f
igur
a no
tata
D.l
’ist
essa
fig
ura
D.c
avan
do u
na p
unta
per
la
facc
ia a
llafi
gura
C.
& l
’ist
essa
fig
ura
C.a
ffro
ntan
do l
a sp
ada
nem
ica
per
di f
uora
, ca
land
o la
pun
ta i
n se
cond
a e
pass
ando
con
la g
amba
man
ca, i
n un
med
esim
o te
mpo
fer
isce
nel
fia
nco,
aba
ssan
do c
on la
vita
il f
inim
ento
e p
rend
endo
li la
man
o, c
ome
vedi
.
7711
7722
FIG
VR
AC
HE
FE
RIS
CE
SO
TT
O L
ASP
AD
AN
IMIC
AD
I C
ON
TR
AT
EM
PO S
EN
ZA
PAR
AR
ESO
LO
CO
N L
’AB
ASS
AR
LA
VIT
A
Com
e m
ostr
a la
fig
ura.
Hav
endo
la f
igur
a se
gnat
a D
.gua
dagn
ato
la s
pada
di d
entr
o al
la f
igur
a C
. & l’
iste
ssa
figu
ra C
. cav
ando
per
dare
una
sto
ccat
a ne
lla f
acci
a al
la f
igur
a D
., D
., ab
assa
ndo
la v
ita e
cre
scen
do l
a ga
mba
dri
tta i
n un
med
esim
ote
mpo
, lo
fer
isce
sen
za p
arar
e di
con
trat
empo
di
seco
nda
sotto
la
spad
a ni
mic
a, c
ome
mos
tra
la f
igur
a.E
t di
più
potr
ebbe
suc
cede
re c
he la
det
ta p
unta
si f
aces
se a
ltrim
ente
, cio
è ch
e ca
vand
o C
.per
dar
e un
a st
occa
ta n
ella
fac
cia
alla
fig
ura
D.,
D. p
aras
se d
i ter
za c
on la
pun
ta a
lta e
nel
med
esim
o te
mpo
aba
ssan
do la
pun
ta &
vol
tand
o la
spa
dain
sec
onda
lo
potr
ebbe
fer
ire
di p
assa
ta n
el p
etto
, con
dar
e an
cor
di p
iglio
alla
man
o de
lla s
pada
. Ma
se C
.fos
sepe
rson
a pr
atic
a po
treb
be s
olo
col r
itira
re il
piè
des
tro
indi
etro
& n
el s
uo v
enir
e af
fron
tand
o la
spa
da n
imic
a pe
r di
fuor
a e
nell’
iste
sso
tem
po c
alan
do la
pun
ta e
vol
tand
o la
man
o in
sec
onda
lo f
erir
ebbe
di s
cann
atur
a so
tto la
spa
dani
mic
a, o
ver
o ne
l suo
riti
rare
par
erà
con
la m
an m
anca
di s
u in
giù
sot
to il
suo
bra
ccio
e f
erir
à D
. di s
econ
da a
ltane
l pet
to, o
ver
o ne
lla f
acci
a.
7733
7744
LE
PR
ESE
NT
I E
TSE
GV
EN
TI
FIG
VR
EM
OST
RA
NO
DIV
ER
SI M
OD
I D
I FE
RIR
DI
DE
NT
RO
Sem
pre
pros
uppo
nend
o il
stri
nger
e di
fuo
ra &
il c
avar
del t
uo A
vers
ario
per
fer
ire.
Le
segu
enti
figu
re m
ostr
ano
dive
rsi
mod
i di
fer
ire
di d
entr
o, p
rosu
ppon
endo
sem
pre
lo s
trin
gere
di
fuor
ada
l tu
o la
to e
da
quel
del
tuo
Ave
rsar
io i
l ca
var
per
feri
rti:
cava
ndo
D.c
ome
di s
opra
, C.l
o fe
rirà
di
quar
ta d
i pi
èfe
rmo
o d’
accr
esci
men
to d
i pas
so n
ella
gol
a e
nella
fac
cia.
Ma
se D
.fos
se s
tata
per
sona
inte
llige
nte,
qua
ndo
cavò
avre
bbe
cava
to c
ol b
atte
r di
filo
la s
pada
nim
ica,
dan
do u
na p
unta
per
fac
cia
o ve
ro u
n ri
verc
io p
er il
bra
ccio
alla
figu
ra s
egna
ta C
. riti
rand
osi i
n te
rza
di p
asso
ord
inar
io.
7755
7766
DO
PPIO
MO
DO
DI
GV
AD
AG
NA
R L
ASP
AD
AD
EL
L’A
VE
RSA
RIO
, DI
DE
NT
RO
E D
I FU
OR
A.
Cog
nosc
endo
qua
nto
sia
utile
per
esp
erie
nza
il sa
per
guad
agna
re la
spa
da d
ell’
inim
ico,
non
ho
volu
to tr
ala-
scia
re d
i di
re i
l m
odo
il qu
ale
si d
eve
tene
re i
n an
dare
a s
trin
gere
& g
uada
gnar
la
med
esim
a; &
pri
ma,
vol
endo
anda
re a
str
inge
re d
i den
tro,
com
e di
fuo
ra, s
econ
do l’
occa
sion
e, la
spa
da d
ell’
Ave
rsar
io, s
i dov
erà
prim
a st
ring
erla
med
esim
a di
lont
ano,
cir
ca la
pun
ta u
n pa
lmo,
qua
le s
e ac
corr
erà
che
s’ha
bbia
a s
trin
gere
di d
entr
o si
far
à ch
e la
punt
a de
lla s
pada
gua
rdi l
a sp
alla
des
tra
dell’
Ave
rsar
io e
se
di f
uora
che
gua
rdi l
a su
a sp
alla
sin
istr
a; il
che
fat
to s
ian
derà
cam
inan
do v
erso
la s
pada
del
l’A
vers
ario
, il q
uale
occ
orre
ndo
che
cava
sse
in q
uello
ista
nte
si c
ontr
acav
erà
con
il to
rnar
e la
spa
da a
l suo
luog
o, o
ver
o co
n la
med
esim
a co
ntra
cava
tione
si f
erir
à di
tem
po n
el s
uo c
avar
e.D
ipi
ù se
occ
orre
sse
che
l’A
vers
ario
ven
isse
per
str
inge
re l
a sp
ada,
sì
di d
entr
o co
me
di f
uora
, la
qual
e si
ritr
ova
inpi
ano,
in li
nea
retta
con
il b
racc
io d
iste
so, i
n qu
ell’
ista
nte
si c
aver
à &
str
inge
rà c
amin
ando
inna
nzi;
& o
ccor
rend
odi
hav
ere
a ca
vare
per
str
inge
re d
i de
ntro
, si
port
erà
nella
cav
atio
ne i
l pi
è de
stro
inn
anzi
, pie
gand
o il
corp
o ve
rso
le tu
e pa
rti d
estr
e, c
on il
por
tare
la m
ano
sini
stra
vic
ino
alla
des
tra
& p
assa
ndo
poi c
on il
pie
de s
inis
tro
si f
erir
à di
quar
ta d
i pun
ta n
el p
etto
; & d
oven
dosi
cav
are
per
stri
nger
e di
fuo
ra s
i por
terà
sim
ilmen
te il
piè
des
tro
inna
nzi,
con
la p
iega
tura
del
cor
po v
erso
le
tue
part
i si
nist
re &
pas
sand
o co
n il
pied
e si
nist
ro s
i fe
rirà
di
seco
nda
nel
petto
.A
vert
endo
di p
iù c
he le
seg
uent
i fig
ure
mos
tran
o di
str
inge
re d
i fuo
ra la
spa
da c
on la
terz
a, p
erò
terr
ai l’
ordi
ne n
elgu
adag
nar
la s
pada
all’
Ave
rsar
io, c
ome
di s
opra
si è
det
to.
7777
7788
FIG
VR
AC
HE
FE
RIS
CE
CO
N I
LSC
AN
SO D
EL
PIE
’DR
ITT
OV
ICIN
O A
LL’
OR
EC
HIA
.
Hav
endo
la f
igur
a se
gnat
a C
.str
etto
di f
uora
la f
igur
a se
gnat
a B
. & e
ssa
figu
ra c
avan
do p
er f
erir
e di
qua
rta
la f
igur
a se
gnat
a C
., l’
iste
ssa
figu
ra n
otat
a C
.la
feri
sce
con
lo s
cans
o de
l piè
dri
tto tr
aver
sato
di f
uora
dal
la s
pada
sua
nella
fac
cia
vici
no a
ll’or
ecch
ia. T
utta
via
non
man
cher
ò di
dir
e ch
e se
B. f
usse
sta
to p
erso
na p
ratic
a, h
aver
ebbe
cava
to l
a sp
ada
per
fint
a, c
on l
a vi
ta r
itenu
ta a
lqua
nto
indi
etro
e v
enen
do C
.sic
uram
ente
per
fer
ire
con
lo s
cans
ode
l pi
è dr
itto
trav
ersa
to a
lla f
igur
a B
., B
., af
ront
ando
la
spad
a ni
mic
a pe
r di
fuo
ra, c
alan
do l
a pu
nta
in s
econ
da e
pass
ando
con
la
gam
ba m
anca
in
un m
edes
imo
tem
po,
lo f
erir
ebbe
nel
fia
nco,
dan
do d
i pi
glio
alla
man
o de
llasp
ada.
7799
8800
FIG
VR
AC
HE
FE
RIS
CE
DI
QV
AR
TAN
EL
LA
GO
LA
CO
LPI
E’M
AN
CO
DI
PASS
ATA
.
Hav
endo
la f
igur
a se
gnat
a C
. str
etto
di f
uora
la s
pada
alla
fig
ura
B. &
l’is
tess
a fi
gura
B. c
avan
do p
er d
are
una
stoc
cata
nel
la f
acci
a al
la f
igur
a C
., C
. la
feri
sce
nel
cava
r di
qua
rta
di p
assa
ta n
ella
gol
a o
nella
fac
cia,
com
em
ostr
a la
fig
ura;
ma
se B
. fo
sse
stat
a pe
rson
a pr
atic
a, h
aver
ebbe
cav
ato
la s
pada
per
fin
ta c
on l
a vi
ta r
itenu
taal
quan
to i
ndie
tro,
& v
enen
do C
. si
cura
men
te p
er p
assa
re c
on l
a qu
arta
, B
. in
quar
tand
o co
n lo
sca
nso
della
vita
,pa
ssan
do c
on la
gam
ba s
inis
tra
di d
ietr
o al
la d
estr
a, lo
fer
ireb
be n
el p
etto
.
8811
8822
FIG
VR
AC
HE
FE
RIS
CE
DI
QV
AR
TAC
ON
LO
SC
AN
SO D
EL
LA
VIT
A, P
OR
TAN
DO
LA
GA
MB
AM
AN
CA
INC
RO
CIA
TA
Per
di d
ietr
o al
la d
estr
a.
Ess
endo
sta
ta g
uada
gnat
a la
spa
da d
i fuo
ra a
lla f
igur
a D
.dal
la f
igur
a C
. & c
avan
do D
.per
dar
e un
a pu
nta
nella
fac
cia
alla
fig
ura
C.,
C. l
a fe
risc
e di
qua
rta
con
lo s
cans
o de
lla v
ita, p
assa
ndo
con
la g
amba
man
ca p
er d
i die
-tr
o al
la d
estr
a, i
ncro
cian
do,
com
e di
mos
tra
la f
igur
a.M
a se
D.f
usse
sta
ta p
erso
na p
ratic
a ha
vere
bbe
cava
to p
ergu
adag
nar
la s
pada
di d
entr
o al
la f
igur
a C
., co
n la
pie
gatu
ra d
el c
orpo
ver
so le
sue
par
ti de
stre
, & h
aven
dola
gua
-da
gnat
a, i
n un
sub
ito p
assa
rebb
e di
piè
sin
istr
o in
nanz
i, da
ndol
i un
a pu
nta
di q
uart
a ne
l pe
tto,
o ve
ro h
aver
ebbe
cava
to c
on u
n m
ezzo
man
dritt
o ba
ttend
o la
spa
da n
imic
a, d
ando
a C
. un
rive
rso
per
facc
ia, r
itira
ndos
i in
ter
za &
così
sar
ebbe
sta
to s
icur
o.
8833
8844
FIG
VR
AC
HE
FE
RIS
CE
DI
SEC
ON
DA
DI
PASS
ATA
NE
LL
AFA
CC
IA, D
AN
DO
DI
PIG
LIO
CO
N L
AM
AN
MA
NC
AA
l bra
ccio
del
la s
pada
nim
ica.
Per
dich
iara
tione
del
le s
egue
nti f
igur
e, h
aven
do s
tret
to d
i fuo
ra C
. l’a
vers
ario
, che
è la
fig
ura
D.,
& l’
iste
s-sa
fig
ura
D.
cava
ndo
per
dare
una
sto
ccat
a al
la f
igur
a C
., l’
iste
ssa
figu
ra C
. pa
ra d
i qu
arta
con
la
battu
ta d
el p
ièdr
itto
la s
pada
nim
ica
e tu
tto i
n un
tem
po, p
assa
ndo
e vo
ltand
o be
n la
vita
, lo
feri
rà d
i se
cond
a ne
lla f
acci
a, b
ench
e qu
esto
si
poss
a an
cor
fare
sen
za p
assa
re,
fere
ndol
o di
qua
rta
pur
di d
oi t
empi
.Ma
se D
.fos
se s
tata
per
sona
prat
ica
nel
gioc
ar d
i sp
ada,
qua
ndo
C.c
avò
per
para
re d
i qu
arta
con
la
battu
ta d
el p
iè d
ritto
alla
fig
ura
D.D
.ha
vess
e co
ntra
cava
to l
a su
a sp
ada
per
di f
uora
, lo
fer
ireb
be d
i se
cond
a ne
lla f
acci
a, r
itira
ndos
i in
diet
ro i
n te
rza,
segu
itand
o in
tal r
itira
re c
on la
sua
spa
da la
spa
da n
imic
a &
cos
ì sar
ebbe
res
tato
fer
ito C
.
8855
8866
FIG
VR
E D
I SP
AD
AE
PV
GN
AL
E L
E Q
VA
LI
VI
MO
STR
AN
O I
LM
OD
O D
I ST
RIN
GE
RE
LA
SPA
DA
DE
LL’
AV
ER
SAR
IO, R
ITR
OV
AN
DO
SI I
N P
RIM
AA
LTA
DI
DE
NT
RO
Ave
rten
dovi
che
se
la p
unta
del
la s
pada
nim
ica
rigu
arda
sse
vers
ola
tua
spal
la d
estr
a, la
dev
e tr
ovar
di f
uora
, & il
med
esim
om
odo
terr
ai in
gua
dagn
ar le
gua
rdie
bas
se.
Le
segu
enti
figu
re m
ostr
ano
il gi
oco
di s
pada
e p
ugna
le e
pri
ncip
alm
ente
s’i
nseg
na il
mod
o di
str
inge
re la
spad
a de
ll’av
ersa
rio,
tro
vand
osi
in p
rim
a al
ta,
aver
tend
o ch
e in
una
fig
ura
non
si p
ossa
no m
ostr
are
tutti
i m
odi
dist
ring
ere
di f
uora
& d
i de
ntro
, da
bass
o e
d’al
to, r
imet
tend
osi
in c
iò a
lla d
escr
ition
e de
l L
etto
re;
aver
tend
o so
loch
e se
la p
unta
del
la s
pada
nim
ica
rigu
arda
sse
vers
o le
tue
part
i des
tre
lo tr
over
ai d
i fuo
ra &
di p
iù c
he o
ccor
ren-
doti
a st
ring
er le
gua
rdie
bas
se s
i str
inge
rà c
on la
spa
da in
line
a pe
ndic
ular
e, s
ì con
la te
rza
com
e co
n la
qua
rta.
pend
icul
are:
per
pend
icol
are
8877
8888
FIG
VR
E C
HE
MO
STR
AN
O C
OM
E C
ON
VN
ASO
LPA
RA
TAD
I PV
GN
AL
E S
I PO
SSA
FER
IRE
IN
TR
E L
VO
GH
ID
i pun
ta, c
ioè
nella
fac
cia
e ne
l pet
to &
nel
la c
osci
a.
Que
ste
segu
enti
figu
re v
i m
ostr
ano
un’a
rtif
icio
sa m
anie
ra d
i fe
rire
in
tre
dive
rsi
mod
i, di
pun
ta,
con
una
sol
para
ta d
i pu
gnal
e, l
e qu
ali
si f
anno
cos
ì, ch
e ha
vend
o st
retto
l’a
vers
ario
di
quar
ta d
i de
ntro
in
qual
sivo
glia
guar
dia
atta
a s
trin
gere
di d
entr
o, p
otrà
cav
are
per
dart
i in
duo
mod
i nel
la f
acci
a e
nel p
etto
, per
ò ha
vend
o ca
vato
per
feri
rti,
para
rai
di d
entr
o co
n il
tuo
pugn
ale
la s
ua s
pada
sop
ra i
l tu
o br
acci
o dr
itto
e ne
lla p
rim
a oc
casi
one
lopo
trai
fer
ire
alto
o b
asso
, ci
oè n
ella
fac
cia
o so
tto i
l br
acci
o ne
l pe
tto o
nel
la c
osci
a, e
nel
la s
econ
da s
olam
ente
nella
fac
cia
e ne
lla c
osci
a.
8899
9900
FIG
VR
AC
HE
FE
RIS
CE
DI
SEC
ON
DA
DI
FIN
ZIO
NE
NE
LPE
TT
O T
RA
L’A
RM
E, C
AV
AN
DO
PE
R D
I SO
PRA
ILPu
gnal
e, &
anc
ora
potr
ebbe
nel
la m
edes
ima
man
iera
fer
ire
di q
uart
a.
Tro
vand
osi l
’ave
rsar
io in
terz
a ba
ssa
con
il br
acci
o ri
tirat
o e
con
il pu
gnal
e in
nanz
i, un
ito c
on la
spa
da, t
uti
porr
ai in
cont
ro in
terz
a al
ta, f
acen
doli
la f
inta
in q
uart
a al
ta o
nel
la te
rza
med
esim
a di
fuo
ra d
al p
ugna
le v
erso
lafa
ccia
e m
entr
e eg
li al
za i
l pu
gnal
e pe
r pa
rare
e f
erir
ti di
qua
rta,
cav
erai
sop
ra i
l su
o pu
gnal
e e,
nel
med
esim
ote
mpo
par
ando
di d
entr
o, lo
fer
irai
di s
econ
da n
el p
etto
.
9911
9922
FIG
VR
AC
HE
FE
RIS
CE
SO
PRA
ILB
RA
CC
IOD
EST
RO
NE
LPE
TT
O E
TL
I FA
CA
DE
R L
ASP
AD
AC
on la
sch
ioda
tura
del
la s
pada
e d
el p
ugna
le.
Da
ques
te f
igur
e fa
cilm
ente
pot
rai c
ompr
ende
re &
impa
rare
il m
odo
di g
ittar
e la
spa
da d
i man
o, c
on d
arli
anco
nel
l’is
tess
o te
mpo
una
pun
ta n
el p
etto
, cio
è ri
trov
ando
ti in
terz
a co
n il
brac
cio
ritir
ato
& u
nito
il p
ugna
le c
onla
spa
da,
stan
do l
’ave
rsar
io n
ella
gua
rdia
ist
essa
o n
ella
qua
rta
inco
min
cera
i a
stri
nger
di
dent
ro l
a su
a sp
ada
diqu
arta
e la
scer
ai c
alar
e il
tuo
pugn
ale
nel m
ezzo
del
bra
ccio
dri
tto in
line
a ob
liqua
e c
avan
do l’
aver
sari
o pe
r fe
rirt
ine
l pet
to d
i qua
rta,
tu c
on la
pun
ta r
iver
sa lo
fer
irai
per
di f
uora
nel
la v
ita, a
lzan
do a
lqua
nto
il fi
nim
ento
del
la tu
asp
ada
e ne
ll’is
tess
o te
mpo
, par
ando
con
il p
iano
del
tuo
pugn
ale
di f
uora
all’
ingi
ù, lo
con
durr
ai a
bban
dona
re l’
ar-
me
per
forz
a.
pian
o: p
iatto
9933
9944
FIG
VR
AC
HE
PA
RA
DI
PVG
NA
LE
ALT
OD
I D
EN
TR
O E
TFE
RIS
CE
DI
RIV
ER
SO N
EL
LA
Cos
cia
et d
i qua
rta
nel p
etto
com
edi
mos
tran
o le
fig
ure
Ritr
ovan
doti
in q
uart
a co
n il
pugn
ale
alto
, sta
ndo
il tu
o av
ersa
rio
in q
ual s
i vog
lia g
uard
ia a
tta a
str
inge
r di
dent
ro, p
ur c
on l
a ga
mba
dri
tta i
nnan
zi, i
ncom
ince
rai
a st
ring
erlo
di
dent
ro i
n qu
arta
e c
avan
do e
gli
per
feri
rti
diqu
arta
in
facc
ia, t
u pa
rand
o di
den
tro
con
il tu
o pu
gnal
e so
pra
il tu
o br
acci
o dr
itto
lo p
otra
i fe
rire
o d
’un
rive
rso
nella
cos
cia
o ve
ram
ente
d’u
na q
uart
a so
tto il
bra
ccio
.
9955
9966
FIG
VR
AC
HE
PA
RA
CO
N L
ASP
AD
AD
I Q
VA
RTA
AC
CO
MPA
GN
ATA
CO
LPV
GN
AL
E E
TL
O F
ER
ISC
E D
I Q
UA
RTA
Nel
la f
acci
a o
d’un
riv
erso
nel
bra
ccio
, com
e m
ostr
a la
fig
ura.
Se p
er a
vven
tura
tu ti
trov
assi
in te
rza
dist
esa
con
il pu
gnal
e al
pol
so d
ella
man
o, s
tand
o l’
aver
sari
o in
qua
lsi
vog
lia g
uard
ia a
tta a
str
inge
re d
i fu
ora,
inc
omin
cera
i a
stri
nger
lo c
on l
a te
rza
med
esim
a, h
or a
lta,
hor
bass
a,se
cond
o l’
occa
sion
e, s
enza
muo
ver
però
il
pugn
ale
dal
suo
luog
o, e
cav
ando
l’a
vers
ario
per
fer
irti
di q
uart
a o
dise
cond
a, p
aran
do i
n qu
arta
con
la
spad
a ac
com
pagn
ata
dal
pugn
ale,
lo
potr
ai f
erir
e co
me
vedi
, o
di r
iver
so n
elbr
acci
o o
d’un
a qu
arta
nel
la f
acci
a.
9977
9988
FIG
VR
AC
HE
FA
LA
FIN
TASO
PRA
ILPV
GN
AL
EE
TA
LZ
AN
DO
L’A
VE
RSA
RIO
PE
R P
AR
AR
E L
AM
ED
ESI
MA
,lo
fer
isce
cav
ando
la s
pada
per
di s
otto
di q
uart
a ne
l pet
to.
Tro
vand
oti
in t
erza
dis
tesa
con
il
pugn
ale
al p
olso
del
la m
ano,
sta
ndo
l’av
ersa
rio
con
la q
uart
a ba
ssa,
con
la s
pada
riti
rata
e c
on i
l pu
gnal
e al
to d
iste
so, i
ncom
ince
rai
a fa
re l
a fi
nta
sopr
a il
suo
pugn
ale
pur
di t
erza
, ris
er-
band
o il
pugn
ale
nel s
uo lu
ogo,
par
ando
egl
i in
su c
on il
pug
nale
, vol
endo
ti fe
rire
nel
l’is
tess
o te
mpo
di q
uart
a o
dise
cond
a, c
avar
ai d
i sot
to e
par
ando
insi
eme
la s
ua b
otta
lo f
erir
ai d
i una
qua
rta
nel p
etto
.
9999
110000
FIG
VR
AC
HE
PA
RA
CO
LPV
GN
AL
E S
OT
TO
IL
SUO
BR
AC
CIO
DE
STR
O E
TFE
RIS
CE
DI
SEC
ON
DA
NE
LL
AFA
CC
IA,
Sì a
nco
di u
no s
tram
azzo
ne r
iver
so n
el b
racc
io d
ella
spa
da.
Ritr
ovan
dosi
in
terz
a ba
ssa
o al
ta, c
on i
l pu
gnal
e al
pol
so d
ella
man
o, s
tand
o l’
aver
sari
o in
qua
l si
vog
liagu
ardi
a ac
com
odat
a a
stri
nger
di f
uora
, inc
omin
cera
i a s
trin
ger
di f
uora
di t
erza
alta
o b
assa
, sec
ondo
l’oc
casi
one
alza
ndo
il pu
gnal
e, e
vol
endo
egl
i cav
are
per
di d
entr
o &
tira
r di
qua
rta
o di
sec
onda
, tu,
par
ando
con
il p
ugna
le in
giù
sotto
il b
racc
io d
ella
tua
spad
a, li
tire
rai u
n st
ram
azzo
ne p
er il
bra
ccio
, o v
ero
lo f
erir
ai d
i sec
onda
nel
la f
acci
a,co
me
si d
imos
tra.
110011
110022
FIG
VR
AC
HE
FE
RIS
CE
SO
PRA
ILPV
GN
AL
ED
I SE
CO
ND
AN
EL
LA
SPA
LL
ASI
NIS
TR
A, M
EN
TR
E C
HE
L’av
ersa
rio
cerc
a di
gua
dagn
arli
la s
pada
di f
uora
.
Se tu
ti tr
ovas
se in
terz
a di
stes
a co
n il
pugn
ale
in li
nea
obliq
ua, s
opra
il c
omin
ciam
ento
del
for
te d
ella
tua
spad
a, s
tand
o l’
aver
sari
o ne
lla g
uard
ia i
stes
sa, v
enen
do e
gli
a st
ring
ere
di f
uora
pur
di
terz
a, c
avar
ai e
bat
tera
i di
quar
ta c
on la
tua
spad
a tu
tt’a
un te
mpo
la s
ua, e
par
ando
sub
ito c
on il
pug
nale
la s
pada
già
cal
cata
lo f
erir
ai n
ell’
i-st
esso
tem
po d
i sop
ra a
l suo
pug
nale
nel
la s
palla
sin
istr
a.
110033
110044
FIG
VR
AC
HE
FE
RIS
CE
DI
SEC
ON
DA
SOPR
AIL
PVG
NA
LE
DI
FIN
TIO
NE
NE
LL
ASP
AL
LA
SIN
IST
RA
Para
ndo
egli
con
il su
o pu
gnal
e di
su
in g
iù,
sotto
il s
uo b
racc
io d
estr
o.
Ess
endo
tu in
terz
a o
in q
uart
a co
n il
brac
cio
ritir
ato,
con
il p
ugna
le a
l pol
so d
ella
man
o, s
tand
o l’
aver
sari
oin
qua
rta
con
la s
pada
riti
rata
& i
l pu
gnal
e al
to d
iste
so g
li fa
rai
la f
inta
di
sotto
al
suo
pugn
ale,
alz
ando
il
tuo
epa
rand
o eg
li co
n il
pugn
ale
in g
iù v
erso
le s
ue p
arti
sini
stre
, cav
erai
nel
l’is
tess
o te
mpo
sop
ra il
suo
pug
nale
: par
an-
do in
den
tro
la s
pada
nim
ica
di s
otto
al t
uo b
racc
io d
ritto
, lo
feri
rai d
i sec
onda
sop
ra il
suo
pug
nale
.
110055
110066
FIG
VR
AC
HE
FE
RIS
CE
DI
PASS
ATA
DI
PVN
TAIN
FA
LSO
DI
SOT
TO
IN
SV
TR
AL’
AR
ME
NE
LPE
TT
O,
Para
ndo
col s
uo p
ugna
le s
opra
il s
uo b
racc
io d
estr
o,st
ring
endo
ben
l’ar
me
insi
eme.
Ritr
ovan
dosi
l’a
vers
ario
in
terz
a co
n am
bidu
e le
arm
i di
stes
e in
lin
ea o
bliq
ua, s
ì ch
e la
pun
ta d
ella
spa
dani
mic
a gu
ardi
alla
tua
spa
lla d
ritta
e q
uella
del
pug
nale
la
sini
stra
, ti
met
tera
i al
l’in
cont
ro i
n te
rza
con
la p
unta
della
spa
da b
assa
e c
on il
pug
nale
alto
, pie
gato
la v
ita q
uant
o si
a po
ssib
ile v
erso
le tu
e pa
rti s
inis
tre,
e v
olen
do e
gli
avvi
cina
rsi
per
stri
nger
ti o
per
altr
o su
o di
segn
o, p
assa
rai
con
il pi
è m
anco
nel
l’is
tess
o te
mpo
ver
so l
e su
e pa
rti
dest
re e
, par
ando
con
il p
ugna
le p
er d
i den
tro
sopr
a il
tuo
brac
cio
dritt
o, li
cac
cera
i una
pun
ta in
fal
so d
i sot
to in
su
tra
le s
ue a
rmi,
o ve
ro c
on tu
tte d
ue l’
arm
i, ca
vand
o co
n la
spa
da d
i sop
ra, l
i cal
cher
ai la
spa
da, f
eren
dolo
di t
erza
in u
n m
edes
imo
tem
po.
110077
110088
FIG
VR
AC
HE
FE
RIS
CE
DI
QV
AR
TAN
EL
LA
GO
LA
SOL
O C
ON
AFA
LSA
R L
ASP
AD
AE
TA
BA
SSA
R I
LPV
GN
AL
EPe
r pa
rata
, men
tre
l’av
ersa
rio
cava
di s
pada
& c
erca
col p
ugna
le p
er p
arar
e.
Tro
vand
osi l
’ave
rsar
io in
terz
a al
ta c
on il
pug
nale
trav
ersa
to &
uni
to a
l com
inci
amen
to d
el s
uo f
orte
del
lasu
a sp
ada,
alq
uant
o ob
liqua
, lo
stri
nger
ai c
on la
terz
a di
fuo
ra c
on il
pug
nale
alto
e, c
avan
do e
gli d
i sot
to, a
iuta
n-do
si a
par
are
con
il pu
gnal
e di
su
in g
iù v
erso
le
tue
part
i m
anch
e, i
n un
tem
po c
avan
do s
otto
al
suo
pugn
ale
lofe
rira
i di q
uart
a ne
lla f
acci
a o
dove
ti to
rna
più
com
odo.
110099
111100
FIG
VR
AC
HE
FE
RIS
CE
DI
QV
AR
TAPE
R D
I SO
TT
OIL
PVG
NA
LE
NE
LPE
TT
O, P
OR
TAN
DO
IN
DIE
TR
OL
a ga
mba
dri
tta e
par
ando
con
il p
ugna
le a
lto, m
entr
ech
e l’
aver
sari
o pa
ssa
con
la s
ua g
amba
inna
nzi
per
feri
re d
i sec
onda
sop
ra il
pug
nale
.
Stan
do l
’ave
rsar
io i
n te
rza
bass
a, t
i m
ette
rai
inco
ntro
in
terz
a al
ta c
on i
l pu
gnal
e un
ito, t
rave
rsat
o so
pra
iltu
o fo
rte
e ve
nend
o eg
li di
pas
sata
a f
erir
ti di
sec
onda
di
sopr
a il
tuo
pugn
ale
e pa
rand
o la
rgo
con
il su
o, t
u so
loco
n ri
tirar
e la
gam
ba d
ritta
indi
etro
, & a
lzan
do e
gli i
l suo
pug
nale
per
par
are,
cav
erai
di s
otto
il s
uo, p
orta
ndo
bene
inna
nzi l
a vi
ta, c
ome
mos
tra
la f
igur
a, lo
fer
irai
di q
uart
a.
111111
111122
FIG
VR
AC
HE
FE
RIS
CE
DI
SEC
ON
DA
SOPR
AIL
PVG
NA
LE
NE
LPE
TT
O, M
EN
TR
E C
HE
L’A
VE
RSA
RIO
Pass
a co
l piè
man
co p
er f
erir
e, s
olo
con
ritir
are
nel s
uove
nire
la g
amba
dri
tta in
diet
ro &
par
ando
col
pugn
ale
sotto
il s
uo b
racc
io d
estr
o.
Ben
che
l’av
ersa
rio
si tr
ovas
se in
qua
rta
con
la s
pada
riti
rata
e b
assa
e c
on il
pug
nale
dis
teso
alto
e la
rgo,
tim
ette
rai i
ncon
tra
in q
uart
a co
n il
brac
cio
dist
eso
& il
pug
nal a
lto, e
mov
endo
si e
gli d
i pas
sata
a p
arar
la tu
a sp
ada
di s
u in
giù
per
fer
irti
di s
econ
da,
ritir
ando
tu
la g
amba
dri
tta a
die
tro
para
rai
con
il pu
gnal
e in
giù
ver
so l
e tu
epa
rti d
estr
e &
cav
erai
la tu
a sp
ada
sopr
a il
suo
pugn
ale:
lo f
erir
ai d
i sec
onda
.
111133
111144
FIG
VR
AC
HE
FE
RIS
CE
DI V
NA
PVN
TAT
RA
L’A
RM
E N
EL
PET
TO
, CA
VA
ND
OL
APE
R D
I SO
PRA
ILPu
gnal
e m
entr
e ch
e l’
aver
sari
o st
ava
in g
uard
ia la
rga
& la
scia
arr
ivar
e il
nem
ico
a m
isur
a.
Ritr
ovan
dosi
l’a
vers
ario
in
quar
ta c
on i
l br
acci
o ri
tirat
o e
il pu
gnal
e al
to,
dritt
o e
larg
o e
con
il br
acci
odi
stes
o, te
li f
arai
inco
ntro
in te
rza
dist
esa,
con
il p
ugna
le tr
aver
sato
inna
nzi a
l pet
to &
avv
icin
erai
di f
uora
al s
uopu
gnal
e, f
erm
ando
si e
gli
pure
nel
la s
ua g
uard
ia;
& a
rriv
ato
che
sara
i co
n la
pun
ta d
ella
tua
spa
da p
ari
al s
uopu
gnal
e, c
aver
ai d
i qua
rta
di s
opra
, por
tand
oli u
na s
tocc
ata
lung
a ne
l pet
to.
111155
111166
MO
DO
DI A
DO
PER
AR
LA
SPA
DA
E C
APP
A
Afi
ne c
he q
uest
a m
ater
ia d
ella
cap
pa m
eglio
s’i
nten
da,
non
sarà
for
se f
uor
di p
ropo
sito
dic
hiar
are
alcu
nite
rmin
i ch
e co
n es
sa u
sar
si d
evon
o.D
icov
i ad
unqu
e ch
e ha
vend
o la
cap
pa a
tor
no,
si l
asci
erà
cala
re g
iù d
alla
spal
la d
estr
a pe
r in
fino
al
mez
zo d
el s
inis
tro
brac
cio,
& p
oi v
olge
ndo
la m
an m
anca
per
di
fuor
i, av
vilu
ppan
doso
pra
il br
acci
o la
det
ta c
appa
, pon
endo
si c
on e
ssa
in te
rza
o in
altr
a gu
ardi
a, c
ome
vi p
iace
rà. Q
uant
o po
i al p
as-
segg
iare
, si t
errà
que
ll’or
dine
che
si t
iene
con
la s
pada
e p
ugna
le, p
er e
sser
e un
med
esim
o an
dam
ento
, ecc
etto
che
nel p
arar
e pe
r la
dif
fere
nza,
poi
chè
la c
appa
si p
uol t
aglia
re e
for
are,
il c
he n
on a
vvie
ne a
l pug
nale
. Et r
itrov
ando
tiin
ter
za,
com
e di
sop
ra,
all’
inco
ntro
al
tuo
aver
sari
o, &
che
egl
i ti
tiras
se d
i m
andr
itto
per
test
a, t
u ne
ll’is
tess
ote
mpo
pas
sera
i inn
anzi
con
il p
iè m
anco
, par
ando
con
la c
appa
nel
for
te d
ella
spa
da n
imic
a, s
ping
endo
li ne
l pet
toun
a pu
nta;
si p
uò a
ncor
a pa
rare
il d
etto
col
po d
i pri
ma
con
la s
pada
in g
uard
ia d
i tes
ta a
ccom
pagn
ata
dalla
cap
pa,
racc
oglie
ndo
in q
uel t
empo
il p
iè s
inis
tro
appr
esso
il d
estr
o &
sub
ito a
ndar
e co
l des
tro
inna
nzi e
vol
gere
un
man
-dr
itto
per
test
a o
per
gam
ba; m
a qu
ando
fos
se ti
rato
o m
andr
itto
o ri
vers
o pe
r ga
mba
, si t
irer
à al
quan
to in
diet
ro il
piè
dest
ro &
se
sarà
man
dritt
o se
li d
arà
un r
iver
so n
el b
racc
io d
ella
spa
da, &
se
sarà
riv
erso
se
li da
rà u
n dr
itto
pur
nel d
etto
bra
ccio
; ma
il ve
ro p
arar
e sa
rà p
arar
e co
n la
spa
da e
poi
nel
fer
ire
anda
re a
ccom
pagn
are
la s
pada
con
laca
ppa,
con
urt
ar l
a sp
ada
nim
ica,
& c
osì
si f
erir
à si
cura
men
te.D
i pi
ù di
co c
he l
e se
guen
ti fi
gure
dim
ostr
ano
ilm
odo
che
si d
eve
tene
re a
gua
dagn
ar la
spa
da a
ll’av
ersa
rio,
in s
pada
e c
appa
, di d
entr
o.
111177
111188
FIG
VR
AC
HE
FE
RIS
CE
DI
CO
NT
RA
CA
VA
TIO
NE
DI
QV
AR
TAN
EL
LA
FAC
CIA
, PA
RA
ND
O C
OL
BR
AC
CIO
Del
la c
appa
la s
pada
nim
ica
in f
uora
, men
tre
che
l’av
ersa
rio
cavò
la s
ua s
pada
per
fer
ire
di p
unta
.
Stan
do i
l tu
o av
ersa
rio
in q
uart
a co
n la
spa
da d
iste
sa e
alta
, ti
dara
i a
stri
nger
la d
i qu
arta
di
dent
ro c
on i
lbr
acci
o de
lla c
appa
sot
to il
tuo
fort
e: v
olen
do e
gli c
avar
e pe
r fe
rirt
i di p
unta
in q
ual s
i vog
lia m
odo,
par
ando
con
laca
ppa
in s
u, in
fuo
ra d
alle
tue
part
i sin
istr
e, e
con
trac
avan
do d
i qua
rta,
lo f
erir
ai n
ella
fac
cia
o do
ve ti
torn
erà
più
com
odo.
111199
112200
FIG
VR
AC
HE
FE
RIS
CE
DI
STR
AM
AZ
ZO
NE
RIV
ER
SO N
EL
LA
FAC
CIA
AL
MA
NC
INO
, ET
LO
PO
TR
A’
Anc
ora
feri
re d
i sec
onda
nel
pet
to o
ver
o di
una
qua
rta
per
di f
uora
del
la s
pada
nim
ica,
nel
cav
are
che
fa la
pun
ta p
er f
erir
e.
Ritr
ovan
dosi
l’av
ersa
rio,
che
sar
à si
nist
ro, i
n qu
arta
con
il b
racc
io d
iste
so, i
ncom
ince
rai a
str
inge
re d
i den
-tr
o co
n la
terz
a, c
on il
pug
nale
alto
, la
sua
spad
a, &
cav
ando
egl
i per
fer
irti
di s
econ
da n
ella
fac
cia,
lo p
otra
i fer
ire
in tr
e m
anie
re, p
rim
a ab
assa
ndo
solo
il p
ugna
le e
par
ando
la s
ua s
pada
lo f
erir
ai d
i str
amaz
zone
riv
erso
nel
la f
ac-
cia,
o v
ero
di s
econ
da n
el p
etto
, avv
erte
ndot
i per
ò ch
e ne
l suo
cav
are
sare
bbe
meg
lio f
erir
lo d
i qua
rta
di s
pada
sol
adi
fuo
ra.
sini
stro
: man
cino
112211
112222
FIG
VR
AC
HE
PA
RA
PER
TE
STA
CO
N L
APV
NTA
DE
LL
ASP
AD
AA
LTA
ET
CO
N I
LPV
GN
AL
E I
NC
RO
CIA
TO
Per
di d
entr
o la
sua
spa
da n
el f
orte
, sì c
he l’
iste
ssa
potr
àfe
rire
in d
ue m
anie
re, p
rim
a di
una
pun
ta n
ella
fac
cia,
o v
ero
di u
n ri
vers
o pe
r ga
mba
.
Har
ei c
erta
men
te f
atto
tort
o a
me
med
esim
o se
cos
ì nob
il pa
rata
, o v
ero
dife
sa, i
o no
n vi
hav
esse
dis
cope
r-to
, la
qual
dif
ende
, sal
va, c
osì
nobi
l pa
rte
della
vita
; pe
rò i
n qu
est’
occa
sion
e vi
app
ongo
le
segu
enti
figu
re, d
elle
qual
i un
a si
tro
va i
n pr
ima
e l’
altr
a in
qui
nta,
& d
i qu
inta
sol
con
alz
are
il br
acci
o &
vol
tand
o la
man
o in
qua
rta,
cres
cend
o il
pass
o sa
rà a
ndat
o a
guad
agna
r la
spa
da d
i de
ntro
all’
aver
sari
o, &
il
nem
ico,
cav
ando
di
giro
per
di
sotto
la s
pada
nim
ica,
har
à tir
ato
un d
ritto
fen
dent
e al
l’is
tess
o, m
a il
med
esim
o, s
ol c
ol v
olta
re la
man
o in
sec
onda
con
la p
unta
alta
, met
tend
o il
pugn
al d
i die
tro
nel f
orte
del
la s
ua s
pada
, pot
rà f
erir
e l’
aver
sari
o si
cura
men
te in
doi
luog
hi,
di p
unta
nel
la f
acci
a e
di t
aglio
nel
le g
ambe
, co
me
ben
dim
ostr
ano
le d
oi l
inee
des
cend
enti
dalla
pun
tade
lla s
pada
, che
una
cal
a ne
lla te
sta
e l’
altr
a ne
lla c
osci
a.
112233
112244
FIG
VR
AC
HE
FE
RIS
CE
DI
PVN
TAD
I TE
RZ
AN
EL
LA
CO
SCIA
ET
CO
LPV
GN
AL
E N
EL
LA
VIT
A,
Men
tre
che
l’av
ersa
rio
cava
il r
iver
so p
er g
amba
per
feri
re.
Perc
hè a
d al
cuni
, ved
endo
que
sta
figu
ra f
erita
con
la
spad
a &
anc
o co
n il
pugn
ale,
li
parr
à fo
rse
diff
icile
,tu
ttavi
a pr
ovan
do l
’ist
esso
mod
o li
rius
cirà
fac
ile p
er d
ichi
arat
ione
; du
nque
dic
o ch
e tr
ovan
dosi
l’a
vers
arij
ambi
dui i
n qu
arta
con
il f
ilo d
ritto
del
le lo
ro s
pade
che
si t
occa
vano
& le
pun
te d
ell’
iste
sse
ogn’
una
di lo
ro s
i gua
rdav
ala
fac
cia
dell’
aver
sari
o, f
u sf
orza
to il
med
esim
o, c
alca
ndo
con
la s
pada
sua
la s
pada
nim
ica,
sì c
he s
ente
ndo
l’av
er-
sari
o ca
lcar
e si
riv
olse
a v
olta
rli u
n ri
vers
o pe
r ga
mba
, ma
il m
edes
imo,
in u
n su
bito
aba
ssan
do la
spa
da e
vol
tand
ola
man
o in
ter
za,
pass
ando
con
la
gam
ba s
inis
tra
inna
nzi,
lo f
eris
ce p
aran
do c
on l
a sp
ada
& a
nco
col
pugn
ale,
com
e m
ostr
a la
fig
ura.
112255
112266
FIG
VR
AC
HE
PA
RA
ILST
RA
MA
ZZ
ON
E R
IVE
RSO
CO
N L
ASP
AD
AE
TC
ON
IL
PASS
AR
E I
N V
N S
VB
ITO
CO
LPi
è si
nist
ro in
nanz
i, da
ndog
li un
a pu
gnal
ata
sotto
il b
racc
io,
dent
ro n
ella
poc
cia.
Perc
hè s
i fa
gran
con
to, q
uand
o l’
aver
sari
o tir
a un
a pu
nta,
par
arla
col
pug
nale
, sì d
i den
tro
com
e di
fuo
ra,
& v
olta
re u
no s
tram
azzo
ne r
iver
so n
el b
racc
io d
ella
spa
da n
imic
a, s
ì ch
e tir
ando
tu
una
punt
a al
tuo
ave
rsar
io t
ifo
sse
para
ta p
er d
i de
ntro
, ver
so l
e tu
e pa
rti
sini
stre
, & t
i vo
ltass
e il
detto
str
amaz
zone
, tu
pare
rai
con
la s
pada
di
terz
a pe
r di
fuo
ra,
pass
ando
in
un s
ubito
con
la
gam
ba s
inis
tra
inna
nzi,
met
tend
o il
tuo
pugn
ale
sopr
a la
spa
dani
mic
a, l
o fe
rira
i di
sec
onda
di
punt
a ne
l pe
tto.M
a pe
r di
chia
ratio
ne d
elle
seg
uent
i fi
gure
, di
co c
he r
itrov
ando
sil’
aver
sari
o in
ter
za c
ol p
ugna
le n
el f
orte
del
la s
ua s
pada
& l
’altr
o ne
lla s
ettim
a gu
ardi
a, c
ol b
racc
io d
el p
ugna
ledi
stes
o in
nanz
i &
con
la
spad
a al
quan
to b
assa
e r
itira
ta a
sè,
la
med
esim
a es
send
o a
mis
ura,
gli
harà
tir
ato
una
punt
a so
pra
il su
o pu
gnal
e; &
il
nim
ico,
par
ando
in
fuor
a ve
rso
le s
ue p
arti
sini
stre
, li
risp
onde
di
stra
maz
zone
rive
rso,
ma
la m
edes
ima,
in q
uell’
ista
nte
para
ndo
di q
uart
a e
pass
ando
col
piè
sin
istr
o in
nanz
i, lo
fer
isce
di p
ugna
-le
, com
e m
ostr
a la
fig
ura,
e v
olen
do r
itorn
are
indi
etro
riti
rerà
la
detta
gam
ba s
inis
tra,
vol
tand
o ne
ll’is
tess
o te
mpo
un r
iver
so n
el b
racc
io d
ella
spa
da a
l’av
ersa
rio,
rito
rnan
do n
e l’
iste
ssa
guar
dia.
112277
112288
MO
DO
DI
SAPE
R B
EN
VA
LE
RSI
DE
LL
AR
OT
EL
LA
RIT
RO
VA
ND
OSI
AFR
ON
TE
CO
N U
N’A
LTR
AR
OT
EL
LA
.E
ssen
do c
he b
ene
spes
so a
vvie
ne c
he l’
arm
e pr
opri
e fa
nno
guer
ra a
chi
del
le m
edes
ime
non
sa b
en s
ervi
r-si
, per
ò ho
giu
dica
to n
on e
sser
fuo
r di
pro
posi
to d
i acc
enna
re a
lcun
i par
ticul
ari d
ella
rot
ella
, com
e ar
me
peri
culo
-si
ssim
a a
quel
li i
qual
i ne
lla m
edes
ima
non
hann
o fa
tto q
ualc
he s
orte
d’e
serc
itio;
e p
er t
anto
è d
’avv
ertir
e ch
e la
Rot
ella
si
deve
ten
ere
imbr
acci
ata
con
il br
acci
o si
nist
ro a
lqua
nto
curv
o, d
i m
odo
che
guar
di a
lqua
nto
vers
o le
part
e tu
e si
nist
re, m
a no
n ta
nto
curv
o ch
e im
pedi
sca
l’oc
chio
, chè
non
pos
sa s
corg
ere
qual
si v
oglia
par
te d
ell’
ini-
mic
o; &
ciò
fat
to, v
olen
do a
ndar
e a
feri
re, r
itrov
ando
si p
erò
il ni
mic
o co
n la
spa
da d
iste
sa in
nanz
i in
guar
dia
stre
t-ta
, si d
ovrà
pri
ma
stri
nger
e la
spa
da n
imic
a di
den
tro
o di
fuo
ra, s
econ
do l’
occa
sion
e, &
poi
cre
scen
do c
on il
pas
sosi
nist
ro u
rtar
e co
n la
rot
ella
nel
la s
pada
già
gua
dagn
ata
& f
erir
e di
terz
a, d
i pol
so, c
on la
pun
ta a
scen
dent
e. M
a se
occo
rres
se c
he l’
inim
ico
si tr
ovas
se in
gua
rdia
larg
a &
che
li f
usse
tira
to d
ritto
o r
iver
so p
er g
amba
, si d
ovrà
par
a-re
col
fal
so, s
ì il d
ritto
com
e il
rive
rso,
& p
oi r
ispo
nder
e di
tagl
io a
ll’av
ersa
rio
nelle
gam
be; m
a se
a c
aso
li fo
sse
tirat
o di
pun
ta o
di t
aglio
alla
vol
ta d
ella
fac
cia
o de
lla te
sta,
si p
otrà
par
are
con
la R
otel
la, q
uand
o pe
rò v
engh
i il
tagl
io o
la p
unta
sen
za f
inzi
one.
Ma
per
assi
cura
re d
alla
fin
ta, e
ssen
do c
he la
Rot
ella
è g
rave
, chè
non
si p
otre
bbe
esse
re c
on q
uella
pre
stez
za a
par
are
che
si f
areb
be c
on t
arga
o b
rocc
hier
i, pe
rò s
i av
vert
irà
di n
on p
arar
e in
alc
unm
odo
con
la R
otel
la,
poic
hè l
a m
edes
ima
figu
ra v
olen
do p
arar
e un
a pu
nta,
la
qual
e li
vien
e tir
ata
dall’
aver
sari
ope
r di
fuo
ra d
ella
sua
Rot
ella
, il m
edes
imo
vole
ndo
para
re g
li bi
sogn
a pe
r fo
rza
tura
re la
vis
ta &
, cos
ì im
pedi
ta, i
nqu
ell’
ista
nte
l’in
imic
o ha
rà h
avut
o co
mm
odità
di p
assa
re c
ol p
iè s
inis
tro
inna
nzi e
fer
ire,
sen
za e
sser
vis
to il
mot
ode
lla s
ua s
pada
, nel
pet
to o
ver
o a
piè
del c
orpo
, com
e di
mos
tran
o le
fig
ure.
Ma
la m
edes
ima
si p
arar
à di
sec
onda
o di
qua
rta,
sec
ondo
l’oc
casi
one,
con
la s
pada
e p
oi, c
resc
endo
con
il p
asso
sin
istr
o, u
rtar
e co
n la
Rot
ella
la s
pada
nim
ica:
si f
erir
à di
terz
a di
pun
ta a
scen
dent
e &
cos
ì sar
à pi
ù si
curo
.
fann
o gu
erra
: son
o da
nnos
etu
rare
: osc
urar
e
112299
113300
FIG
VR
AC
HE
FE
RIS
CE
SO
TT
O L
AR
OT
EL
LA
ME
NT
RE
CH
E L
’AV
ER
SAR
IO C
ER
CA
CO
N L
’IST
ESS
AR
otel
la p
arar
e pe
r fe
rire
di p
unta
nel
pet
to.
Per
gl’i
ngan
ni e
fin
te c
he s
i tro
vano
nel
l’A
rme,
bis
ogna
sta
r m
olto
atte
nto
quan
do u
n si
trov
a al
le m
ani c
olsu
o ni
mic
o, s
ì ch
e pe
r di
chia
ratio
ne d
elle
seg
uent
i fi
gure
vi
dim
ostr
o co
me
il pa
rare
il
più
delle
vol
te è
noc
ivo,
quan
do p
erò
si p
ara
e no
n si
ris
pond
e ne
ll’is
tess
o te
mpo
, sì
che
ve l
o di
mos
tro
anco
ra i
n qu
esto
fat
to d
i R
otel
la:
esse
ndo
che
uno
di lo
ro s
i tro
va in
qui
nta
col b
racc
io p
endi
cula
re &
con
la p
unta
del
la s
pada
bas
sa, c
on la
Rot
ella
inna
nzi
al p
etto
, &
il
nim
ico
si t
rova
in
sest
a co
n il
brac
cio
della
rot
ella
dis
teso
inn
anzi
e c
on l
a sp
ada
alqu
anto
indi
etro
, sì c
he la
med
esim
a, s
e li
sarà
acc
osta
to a
mis
ura,
tira
ndol
i una
pun
ta f
uor
della
Rot
ella
per
la f
acci
a, &
lui
alza
ndo
la R
otel
la p
er p
arar
e si
sar
à of
fusc
ato
la v
ista
& l’
iste
sso,
afa
lsan
do la
spa
da p
er d
i sot
to la
Rot
ella
, lo
feri
-sc
e di
qua
rta
nel
mod
o ch
e m
ostr
a la
fig
ura.
Ma
se l
ui f
osse
sta
to p
erso
na p
ratic
a, q
uand
o l’
aver
sari
o li
tirò
lapu
nta
per
la f
acci
a, h
areb
be p
arat
o di
sten
dend
o il
brac
cio
della
Rot
ella
& p
assa
ndo
con
il pi
è si
nist
ro i
nnan
zi, i
nun
sub
ito c
ol p
iega
re il
cor
po e
la te
sta
vers
o le
sue
par
ti de
stre
, dan
doli
una
punt
a pe
r il
petto
; o v
ero
quan
do l’
aver
-sa
rio
tirò
la p
unta
, hav
esse
par
ato
con
la s
pada
di q
uart
a, &
in u
n is
tant
e pa
ssan
do c
on il
piè
sin
istr
o in
nanz
i & u
rtar
eco
n la
Rot
ella
la s
pada
nim
ica,
lo fe
rire
bbe
di te
rza
di p
unta
asc
ende
nte
nella
vita
, & c
osì s
areb
be s
tato
sic
uro.
113311
113322
D’ALCUNI TERMINI DEL TAGLIOHavevo fra me stesso risoluto di appresentarvi alcune figure che vi
mostrassero il modo di coltelliggiare, sì del parare come del ferire & in que-st’attione mostrarvi molti effetti, ma considerando che quello che potevofare con le figure, possolo ancor fare con questi pochi d’avertimenti che vipropongo; cioè che ritrovandosi l’aversario in terza o in quarta, chè la puntadella sua spada guardasse per mezzo della tua vita, tu te li metterai incontroin quarta, con la punta della tua spada alquanto alta & traversata verso le tueparti destre, e accostandoti alquanto verso la spada dell’aversario gli tireraiun dritto nella spada, accompagnato con un riverso fendente per faccia; peril contrario, quando il nimico volterà un riverso per faccia, tu passaraiparando con il tuo pugnale in guardia di faccia sopra il tuo braccio destro,dandoli una punta di terza nel petto; o vero, parato che haverai, passandocome di sopra, li potrai dare un dritto per gamba; di più potrai parare ildetto riverso, con la spada di quarta, come mostra quella figura che feriscecol pugnale sotto il braccio dell’aversario, & passando e parando col pugna-le si ferirà con un riverso alle gambe, o vero con il pugnale allo stesso modonella poccia; di più ti potrai ancor mettere in quarta con la punta della spadabassa, mostrandoli alquanto la vita, e venendo egli per di fuora a tirarti unapunta, tu parerai col falso della spada in su, dandoli un dritto per faccia, overo una punta nel petto; ma se l’aversario venisse a te per batter la spada,sì di dentro come di fuora, farai così: se lui tira un dritto alla spada, tu nel-l’istesso tempo gli volterai un riverso per faccia, e se lui tirasse un riversoalle parti di fuora per batter la spada, tu nell’istesso tempo gli volterai undritto per la faccia: avertendovi che la parata del dritto, come del roversoper testa si parerà nel medesimo modo che mostra quella figura che paracon la spada incrociata con il pugnale de dietro, nel forte della spada, laquale ha due linee, una scende alla faccia & l’altra alla coscia; e venendooccasione che l’aversario ti tirasse o dritto o riverso alle parti da basso,parerai di seconda con la punta della spada bassa, e se sarà dritto parerai ecaverai di filo sopra la spada nimica, mettendo il tuo pugnale sopra la dettaspada, dandoli un riverso per il braccio, e se sarà riverso pararai in fuoranell’istesso modo, dandoli una punta nel petto, mettendo però il pugnalenell’istesso tempo sopra la spada dell’aversario; e questo è quanto intorno aciò mi occorreva dire.
113333
MODO SICVRO DE DIFENDERSI DA OGNISORTE DI COLPI CON VNA PARATA
Di riverso e ferir sempre d’imbroccata.
Volendo por fine a questa mia opera, non mi è parso fuor di proposi-to sigillarla con questo mio breve discorso, quale solo consiste in dimostrarla virtù & l’attione della prima e quarta guardia, ritrovandosi nella primal’offesa & nella quarta la difesa, principio e fine di qual si voglia onoratabriga; atteso che la quarta difende di qual si voglia colpo risoluto o inresolu-to & la prima offende l’aversario, & però è necessario dire (per essere ambi-due fidelissime compagne) che il principio de l’una sia il fine dell’altra, &così senza principio e fine vadino principiando e finendo, poichè la primaincomincia da alto & finisce in quarta alquanto bassa, & questo per dueragioni: prima, perchè se l’aversario tirasse di punta o di taglio, passandoalquanto con il piè sinistro nel parare, con un riverso verso le parti destredell’aversario, spingendo il piè destro può ferire d’imbroccata nel petto, econ tal fine si ritorna nella guardia quarta; seconda perchè l’aversario nonpuole offendere se non le parti destre, quali facilmente con l’ascendente didetta quarta vengono difese, dimostrando però in tali attioni ardimento nellafaccia, occhio presto in conoscere le parti scoperte e coperte dell’aversario,fortezza e prontezza nelle gambe, braccia e mani, prontezza nel parare eferire & agilità nella vita; e questa è la natura della prima e quarta guardia.
parso: paresigillarla: concluderla briga: contesa
113355
La scherma della “Striscia”L’obiettivo di quest’analisi è la descrizione della tecnica schermistica
della spada cinque-seicentesca, prendendo in considerazione il testo diCapoferro come base da cui sviluppare un metodo teorico, servendoci di altritesti di riferimento, coevi all’opera del Maestro di Cagli.
La spada
La spada descritta da Capoferro è la cosiddetta striscia, tipica armacivile in voga tra il XVI e il XVII secolo: il termine “striscia” è l’omologo dellaspagnola espada rapera, cioè “spada che graffia, che sfregia”, della franceserapiére e dell’inglese rapier.
La striscia sembrerebbe quindi un’arma da filo, ma in realtà l’uso deltaglio nel suo maneggio è marginale rispetto alla punta.
L’arma è costituita fisicamente da quattro parti: la lama, il finimento,il manico e il pomolo.
La lama è costituita dalla lama vera e propria, cioè la parte affilata eappuntita che va dal finimento alla punta, dal ricasso, la parte totalmentepriva di filo, a sezione rettangolare, che separa la sommità del finimento dalmanico, e infine dal codolo o spica, la parte sulla quale si inseriscono manico epomolo (è poi detto tallone l’angolo di svasatura che divide idealmente il ricas-so dal codolo); posto che l’arma ha una lunghezza complessiva cha va da terraall’ascella del tiratore, la lama vera e propria, arriva a misurare circa unmetro, mentre la larghezza massima della lama non supera i 2-2,5 cm.
La lama, schermisticamente parlando, si divide, nella sua lunghezza,in parti dette gradi: Capoferro la divide in due soli gradi, il forte, dall’uscitadal finimento a metà lama, e il debole, da metà lama alla punta, ma altri trat-tatisti la dividono in tre (Marcelli), quattro (Fabris), cinque parti (Alfieri).
Due sono i tagli della lama, perfettamente simmetrici, detti filo drittoquello che corrisponde alla guardia laterale del finimento e filo falso il suo
Finimento
Pomolo
ManicoLama
Lama vera e propria Ricasso Codolo
Debole Forte
Filo dritto
Filo falso
Tallone
113366
opposto; Capoferro spiega che la vera affilatura dell’arma è presente solo neldebole, dato che come è solo il debole la parte della lama preposta all’offesa,così il forte è la parte deputata alla parata e all’ingaggio del ferro avversario esarebbe assurdo indebolire con un’inutile affilatura una parte che deve resiste-re al contatto con la lama nemica.
Il finimento, o fornimento, termine con il quale si può anche intenderetutto il complesso dimanico, guardia e pomo-lo, è l’evoluzione naturaledell’elsa a croce dellespade medievali e delprimo Rinascimento: allasemplice barra d’acciaioforata nel mezzo e per-
pendicolare alla lama, che sarà poi definita vette o gavigliano, si aggiungonoprima i due anelli, o archetti, per l’impugnatura con il dito accavallato all’elsa,quindi la guardia laterale e infine i ponti di guardia, le valve centrali e, nellestrisce alla spagnola, la coccia.
Il manico, solitamente in legno rivestito di filo d’acciaio, è lungo circacinque dita, cioè la larghezza del palmo della mano.
Il pomolo, in acciaio, è infine l’elemento che determina il bilanciamen-to finale dell’arma che, di norma, ha il suo punto di equilibrio sulla lama, aquattro dita dal finimento.
L’impugnatura e il portamento di ferro
Capoferro non descrive il modo di impugnare correttamente la spada ecome lui molti altri omettono questo importante dettaglio.
E’ Francesco Antonio Marcelli a notare che la spada si può impugnarein tre modi: impugnando solo il manico, inserendo il dito indice sull’elsa, adappoggiarsi al ricasso o inserendo sia indice che medio; il Maestro romano indi-ca il secondo modo come il più efficace, bocciando il primo per essere troppodebole e il terzo per essere troppo sforzato e sbilanciato.
Al contrario, Giuseppe Rosaroll Scorza, nel suo “Trattato dellaSpadancia” (che altro non è che la striscia alla spagnola), predilige proprio l’ul-timo sistema, descrivendolo compiutamente: “La spadancia poi si brandirànella seguente maniera: le due dita indice e medio si faranno entrare tra la vettetrasversale e la parte concava della coccia. Esse abbracceranno, dalla parte del-l’archetto di dentro, il ricasso, in modo ch’egli ne sia stretto dal dito medio nellaseconda giuntura e nella prima verso l’unghia dall’indice, il quale colla parteesterna della sua seconda giuntura tocca il concavo della coccia, per dare mag-gior forza alla stoccata. Il pollice poi, distendendosi sul lungo del ricasso dallaparte dell’archetto di fuori e facendo reazione all’indice ed al medio che, come siè detto, lo stringono dalla parte opposta, cospira a mantenere la spadancia inmano. L’estremo del pollice, col taglio dell’unghia, tocca il concavo della cocciadalla parte opposta a quella ov’ella è toccata dall’indice e tende a raddoppiare
113377
la direzione e forza della stoccata. La manica (manico) resta ferma fra le duerimanenti dita che la stringono, al pari della pianta della mano, nel mezzo dicui ella ne dee giacere, in modo che, considerando la mano come un parallelo-grammo, la manica dee segnarne la diagonale, restando il pomo interamentefuori dalla mano e propriamente venendo a cadere alla metà della larghezza delpolso”.
Rosaroll avverte però che “quando si vuol offendere di taglio, l’estremodel pollice, invece di essere disteso e toccare il concavo della coccia coll’unghia,bisogna che sia serrato unendosi all’indice,come di ogni uomo si serra ordinariamente ilpugno”.
D’altra parte un’attenta analisi dellefigure che illustrano l’opera di Capoferro dimo-stra che l’uso del solo indice accavallato era lapiù frequente nella prima codificazione dellascherma di striscia e che l’impugnatura a duedita sul ricasso, consacrata nel XIX dalla scherma napoletana, assunse rilevan-za solo successivamente.
Con la locuzione “portamento di ferro” si vuole indicare il modo di tira-re la punta e il taglio con sufficiente potenza offensiva e contemporaneamentecon il minor dispendio di energie e movimenti.
Mirabile descrizione del corretto portamento di ferro viene svolta giànel 1570 da Giacomo Di Grassi, che spiega come i tagli debbano essere portaticon l’azione del polso, talvolta di gomito e praticamente mai di spalla, e come lepunte si debbano eseguire senza ritirare in alcun modo il braccio indietro: ilcosiddetto “caricamento” del colpo ha senso solo relativamente a un certo tipodi guardie o inviti che prevedono l’arma già in posizione fortemente arretrata(basti pensare alla posta di donna del Flos Duellatorum, ma anche alla Guardiadi testa delle scuole cinquecentesche), dato che il movimento di caricamento nel-l’eseguire il colpo causa perdita di tempo, durante la quale chi subisce l’attacco èin grado di preparare con estrema facilità la parata, la schivata, o un’ancor piùpericolosa uscita in tempo.
Capoferro spiega che i tagli devono essere portati “a segatura”, cioè col-pendo e strisciando nel senso inerziale della botta ed eseguiti con il movimentodel gomito o, quando tempo e misura lo permettono, con la spalla (cap. 15-16-terza parte); Salvatore Fabris, d’altra parte spiega che il taglio migliore, sebbe-ne meno potente, è quello tirato di polso, dato che non espone il tiratore all’a-zione in tempo dell’avversario.
Risulta evidente il motivo per cui il taglio è estremamente declassatodai maestri di scherma già dal XVI secolo: se anticamente le azioni di taglioportate di spalla e gomito potevano essere coperte con l’utilizzo dello scudo, conla spada sola usare la spalla costituirebbe un vantaggio eccessivo in termini ditempo per l’avversario; d’altra parte continuando la spada ad essere caratteriz-zata da dimensioni e pesi considerevoli, l’abuso del polso per eseguire tagli effi-caci causerebbe notevoli stress all’articolazione.
La tecnica per portare la punta è la stessa illustrata da Di Grassi: non
113388
ritrarre assolutamente la mano e far seguire alla punta la linea che la congiun-ge idealmente al bersaglio, dato che la forza di penetrazione è data dalla sem-plice spinta in avanti.
In conclusione, ricordiamo che la presa dell’arma dev’essere un giustocompromesso tra forza e morbidezza, la prima per dare energia alle azioni, laseconda per conferir loro precisione: in particolare, nell’eseguire qualunquebotta, il tiratore dovrà impugnare morbidamente per percorrere la traiettoriain modo preciso, per poi serrare la presa nell’ultimissimo istante e trasmettereal colpo la potenza necessaria per essere efficace.
Il tempo, la misura, la velocità
La scherma, come ogni altra forma codificata di combattimento sia arma-to che disarmato, trova il suo fondamento in tre elementi, il tempo, la misura e lavelocità, senza l’analisi e lo studio dei quali non esiste scherma o arte marziale,ma solo brutalità e un uso del tutto casuale delle armi o del corpo.
Il tempo è caratterizzato da due accezioni: nel senso di scelta ditempo è la valutazione del momento propizio per eseguire un’azione, affinchèl’azione stessa risulti fruttuosa; nel senso di tempo schermistico è inveceun’unità di misura specifica, necessaria per definire il ritmo dell’azione e perricercarne l’economia.
Riguardo la scelta di tempo, Capoferro opera un ragionamento teoricoraffinatissimo, definendo il tempo come “misura della quiete e del moto” e, con-seguentemente, dato che “la quiete della punta della mia spada misura il motodella vita del mio avversario & il moto del mio avversario con la sua vita misu-ra la quiete della punta della mia spada”, per scegliere correttamente il tempo“bisogna che quanto spatio di tempo si ferma la vita dell’avversario, tanto simuovi la punta della mia spada” (cap. 53).
La dimostrazione pratica di questo assunto è facilmente eseguibile: loschermidore che attacca, incalzando l’avversario non riuscirà mai a toccarlofinchè quest’ultimo non decida di fermarsi, concedendo la misura corretta, datoche, continuando ad arretrare l’avversario, nel tempo in cui l’attaccante sparala botta chi retrocede è in grado di arretrare ancora quel tanto da togliere lamisura.
Il tempo schermistico, che come si è detto è l’unità di misura del ritmodell’azione, si ricava relazionando il tempo di esecuzione di un’azione, a velo-cità costante, con la distanza che intercorre tra la punta o il taglio della spadae il suo bersaglio; pertanto l’individuazione del tempo schermistico potrà esserecompiuta solo dopo aver analizzato il concetto e le diverse classificazioni dellamisura.
La misura è la distanza utile, necessaria e indispensabile per eseguirefruttuosamente una determinata azione.
I punti di riferimento per individuare tale distanza sono costituiti perCapoferro dalla punta della spada e dalla “vita”, cioè il busto, dell’avversario(cap. 43-44), anche se quest’ultima non è l’unico bersaglio cui indirizzare uncolpo.
113399
La misura si calcola in base al braccio o al piede dritto, cioè gli artirelativi alla spada, mentre riguardo la posizione dei piedi si considera il pièfermo oppure il passo accresciuto, cioè l’affondo (cap. 45).
Le misure risultano quindi: la misura larga, che è “quando con l’accre-scimento del piede dritto posso ferire l’avversario”, quindi la misura d’affondo od’allungo (cap. 46); la misura stretta di piè fermo, quando ”solamente spin-gendo la vita & gambe innanzi posso ferire l’avversario”, mantenendo ferma laposizione dei piedi mentre il corpo si protende a ferire, senza ovviamente perde-re l’equilibrio (cap. 47); infine la misura strettissima, che è la misura larganon riferita al bersaglio arretrato (il busto), ma al “braccio avanzato & scoperto”(cap. 48), senza quindi la necessità dell’affondo per l’esecuzione della botta.
Queste misure richiedono tempi diversi per l’esecuzione delle relativebotte (cap. 49), il che ci permette finalmente di individuare l’unità di riferimen-to del tempo schermistico, cioè il tempo necessario per eseguire una botta allamisura stretta di piè fermo.
Non si può poi dimenticare di citare la misura di corpo a corpo, cheemerge dalla trattazione relativamente alle azioni di presa sulla mano armatadell’avversario.
La velocità è l’appropriato rapporto tra misura e tempo limitatamenteall’azione da eseguirsi: per certi versi potrebbe anche essere considerata unamarginale conseguenza dei primi due elementi (Capoferro la cita nella dottrinadel tempo), ma nella pratica essa risulta fondamentale, dato che la velocità inogni singolo movimento del ferro non è mai una costante, ma una variabile inrelazione allo scopo che si cerca di ottenere dall’azione: il momento finale dellabotta dritta sarà eseguito alla massima velocità esprimibile, ma la ricerca ini-ziale di misura, il legamento, il guadagno dei gradi o la finta dovranno essereeseguiti ad una velocità ridotta, per poter individuare correttamente il tipo direazione dell’avversario ed applicare l’azione più efficace.
La posizione e il passeggio
Apprendere il corretto maneggiodell’arma in senso stretto è insufficientese contemporaneamente non si analizzanola posizione e l’equilibrio del corpo neglispostamenti: paradossalmente la schermasi fa più con le gambe che con il braccio.
Lo schermidore in guardia tieneun piede più avanti dell’altro ad unadistanza equivalente all’apertura dellespalle tra loro.
Il piede avanzato ha la puntarivolta in avanti, seguendo una lineaimmaginaria che lo collega alla punta delpiede avanzato dell’avversario e che daitrattatisti più recenti sarà definita linea
114400
direttrice; il piede arretrato è invece rivolto in fuori di non più di 90° rispettoall’altro piede, con il tallone posto anch’esso sulla linea direttrice (cap. 83).
Le gambe sono leggermente flesse, quindi pronte a scattare per esegui-re efficacemente qualunque tipo di spostamento, e il peso del corpo è scaricatodi poco sulla gamba arretrata.
Il busto risulta naturalmente profilato, con la spalla del braccio dellaspada rivolta verso l’avversario, mentre l’altro braccio, qualora non sia in guar-dia con il pugnale, è tenuto piegato, con la mano in corrispondenza del petto odell’orecchio.
Il passeggio in guardia si basa sul concetto del passo schermistico, cioè“una giusta distanza delle gambe, tanto nel fermarsi quanto nel muoversi, atto amettersi in guardia, a cercare la misura & a ferire” (cap. 85), il quale può essere,rispetto all’ampiezza, ordinario o straordinario, rispetto alla direzione, in avan-ti, indietro o di lato, e, rispetto all’esecuzione, con le gambe incrociate o no.
Il passo ordinario, “nel quale si sta in guardia & si cerca la misurastretta”, in avanti o indietro, è l’equivalente del moderno passo schermistico,che può essere eseguito muovendo prima il piede corrispondente alla direzionein cui si vuole andare e facendolo seguire dall’altro fino al ritorno in guardia(passo semplice, secondo la moderna terminologia), oppure, al contrario, muo-vendo prima il piede opposto alla direzione di marcia e poi l’altro (passo di rad-doppio), oppure ancora incrociando i piedi (passo incrociato); altro passo ordi-nario può essere la passata semplice, cioè il movimento di passaggio da guardiadestra a guardia sinistra, per quanto Capoferro lo sconsigli (cap. 93).
Il passo straordinario, “nel quale si move alargando il passo innanziper ferire”, è il passo d’attacco, ovvero il moderno affondo, che si esegue slan-ciando il piede del senso di marcia con un’ampiezza doppia rispetto allo sposta-mento del passo ordinario: nulla impedisce di applicare anche al passo straor-dinario, che di norma si esegue muovendo un solo piede, per poi riportarlo inguardia, le modalità dell’ordinario, ricavando cioè l’affondo semplice, di rad-doppio, incrociato e di passata.
Il passeggio laterale non ha un equivalente nella scherma moderna chesi svolge rigorosamente in linea, ma già Capoferro denuncia l’inutilità del “pas-seggiar da banda” (cap. 90) fine a se stesso o nelle due azioni in tempo descrit-te nei cap. 91 e 92, e note come inquartata (“fuggir di vita, mentre che l’avver-sario vien per ferirti, incontrandolo di quarta... di fuori”) e intagliata (“fuggir divita, mentre che l’avversario vien per ferirti, incontrandolo... di seconda... didentro”); la considerazione di Capoferro relativa al passeggio laterale e circola-re è emblematica e non ha bisogno di commenti: “A chi piacciano (...) i passi atraverso, li scansi delle gambe e l’incrociate, necessariamente formano & mova-no la vita in molti strani modi, li quali, come cose fatte a caso & in nessunaragione, che stabile & vera fosse fondata, consegnaremo a’ loro autori” (cap. 73).
Le guardie
La guardia, per definizione, è una posizione di preparazione all’attaccoo alla difesa o, per usare le parole di Capoferro, “una positura di braccio & di
spada distesa in linea dritta nel mezzodelle parti offensibili, con la vita beneaccomodata al suo passo ordinario pertenere lontano l’aversario da ogni offe-sa & per offenderlo, caso che si avvici-nasse con tuo pericolo” (cap. 97).
Tra i due secoli in cui viveCapoferro avviene la decisiva trasfor-mazione terminologica grazie allaquale i suggestivi nomi delle guardiedi sapore medievale sono sostituitidalla classificazione basata sui numeriordinali: non più porte di ferro, codelonghe o alicorni, ma guardia diprima, seconda, terza e così via.
E’ Angelo Viggiani il primo adutilizzare questo sistema, ma sonoCapoferro e Salvatore Fabris che loordinano e lo perfezionano, relazionando le guardie alle posizioni di pugno e,Capoferro in particolare, iniziando a delineare il concetto di guardia unica.
Le posizioni di pugno sono i diversi gradi di rotazione del polso attra-verso i quali si posiziona la spada per eseguire ogni azione schermistica; quat-tro sono le posizioni fondamentali, o legittime, secondo la definizione delFabris, cioè prima, seconda, terza e quarta e tre le intermedie, o bastarde,di prima in seconda, di seconda in terza e di terza in quarta (per quantoalcuni trattatisti più recenti considerino anche la posizione di quarta inprima).
Nello sfoderare la spada, stendendo il braccio, il pugno assume natu-ralmente la prima posizione, con il filo dritto in alto: ruotando il pugno di unquarto di giro all’infuori si va in seconda, con il filo dritto in fuori, ruotando diun altro quarto si ottiene la terza, con il filo dritto in basso e infine con l’ultimarotazione si ha la quarta, con il filo dritto in dentro.
Ogni guardia si esegue dunque assumendo una particolare posizione dipugno, abbinata ad un relativo atteggiamento del braccio: il braccio potrà esse-re o completamente disteso, portando l’arma in linea retta verso l’avversario,oppure naturalmente piegato al gomito, mantenendo la punta verso l’avversa-rio, ma in una posizione più rilassata.
Fabris chiama le prime guardie ben for-mate e le seconde guardie non ben formate, men-tre Capoferro, pur illustrando solo le guardiecon il gomito piegato, non manca di considerarei due concetti di linea dritta e linea obliqua.
La prima guardia si ottiene con ilpugno in prima posizione, leggermente altosopra la testa, tenendo il braccio morbidamen-te piegato al gomito e la punta dell’arma verso
114411
Prima
Seconda
Terza
Quarta
la testa o il petto dell’avversario: è una guardia molto efficace sia in attacco chein difesa, ma estremamente faticosa da mantenere, data la scomoda posizione
assunta dal braccio.La seconda guardia si ottiene con il
pugno in seconda posizione, l’omero all’altez-za della spalla, il gomito leggermente piegatoe la punta dell’arma rivolta verso il petto del-l’avversario; è una guardia meno faticosadella precedente, buona in attacco per esserepropedeutica al colpo di punta più comune,ma carente in difesa, dato che scopre molto ilbersaglio interno.
La terza guardia si ottiene con ilpugno di seconda in terza, basso e all’altez-za del fianco, con il gomito piegato e tenutovicino al corpo, e la punta dell’arma versoil petto dell’avversario: questa, secondoCapoferro, è la guardia per eccellenza ed èinteressante notare come la guardia diterza continuerà a consolidare la suasupremazia sulle altre guardie fino adoggi, relativamente alla sciabola, indicequesto della non trascurabile importanza
del taglio anche nella scherma di striscia.La scuola italiana di sciabola classica ha infatti la peculiarità di arric-
chire un’arma creata per azioni di taglio con un gioco basato in gran parte suilegamenti, le cavazioni, i fili e tutte le azioni del repertorio della spada: in
breve, la scherma di striscia.La quarta guardia si ottiene
con il pugno in quarta posizione tenu-to all’altezza del petto, il gomito leg-germente piegato e la punta rivoltaverso i bersagli esterni dell’avversario:valgano le medesime considerazionifatte per la seconda guardia, con la dif-ferenza che in quarta si tende a scopri-re il bersaglio esterno.
La quarta, in posizione più centrale, diventerà dal XVIII secolo la guar-dia di spada per antonomasia (cfr. Rosaroll & Grisetti - La scienza della scher-ma - 1803).
Capoferro menziona poi altre due guardie, la quinta e la sesta, relativealla scherma di spada e pugnale, che saranno descritte più avanti.
Come precedentemente rilevato, durante la trattazione Capoferro men-ziona più volte i due concetti di linea dritta e linea obliqua, cioè i percorsi utilid’azione della lama e in particolare della punta, fondamentali per comprendereappieno le potenzialità dell’arma.
114422
La lineadritta, che in ter-mini di guardiacorrisponde alleben formate diFabris, è la posi-zione che permet-te di sfruttaretotalmente lalunghezza dellalama e del braccio, sia per colpire con maggiore rapidità che per mantenerel’avversario a distanza: essa però oltre ad essere posizione faticosa da mante-nere, circoscrive molto i suoi bersagli e, nell’azione offensiva, porta la lama adessere con maggior facilità intercettata dalla parata avversaria.
La linea obliqua, al contrario, non sfrutta appieno la lunghezza dellaspada, ma permette una posizione più comoda per sostenere l’arma e consentedi raggungere bersagli particolarmente protetti dalla guardia avversaria, gra-zie alla varietà di angolazioni eseguibili con il polso; essa espone comunque almaggior pericolo di essere colpiti, dovendosi compensare la minore misuradella spada con un maggiore avvicinamento della persona all’avversario.
La punta
Il colpo di punta è ormai nel XVII secolo il fondamento della scherma dispada, per essere più rapido e più invalidante del taglio: le dimensioni e laconformazione della striscia ne sono la prova lampante.
Capoferro classifica tre tipi di punte (cap. 17-terza parte), l’imbroccata,la stoccata e la punta riversa, dimenticando però la punta dritta, cioè l’oppostodella punta riversa.
L’imbroccata, già definita punta sopramano “si parte dalla primaguardia & va a ferire dalla spalla sinistra dell’avversario fino al suo ginocchiodritto col fil falso di sotto, sì che non si volti la mano fin che non arriva al puntodi ferire e vuol essere buttata”; la stoccata, o punta sottomano, “vogliano che siparta dalla terza guardia & che vadi a ferire l’avversario verso la spalla dritta”.
Si noti che il fatto che la botta sia eseguita sopra o sotto la mano(armata) dell’avversario assume ora un valore marginale, contando di più perdefinire il tipo di punta la posizione del pugno e la traiettoria.
“La punta riversa si parte dalla quarta & va a ferire di fuora dallaspalla nimica, riversando ben la mano in dentro”; la punta dritta, aggiungia-mo, parte dalla seconda e va a ferire all’interno il petto dell’avversario, portan-do il pugno ben in fuori.
Conclude Capoferro: “alcuni aggiungono la punta in falso che vien dagiù in su, verso il petto dell’avversario, ritrovandosi la spada in guardia bassa”,ma possiamo intendere questo tipo di punta come un particolare tipo di stoccata.
In conclusione, non è errato considerare che l’imbroccata si esegue con ilpugno in prima posizione, la punta dritta in seconda, la stoccata in terza e la
114433
punta riversa in quarta.Riprendendo il ragionamento relativo alla linea, vuoi dritta, vuoi obli-
qua, ognuna di queste punte può essere tirata sia un linea dritta a colpire i ber-sagli frontali, sia in linea obliqua, per raggiungere i bersagli arretrati nascostidalla posizione profilata del corpo, oltre al braccio armato avversario che, copertodal finimento della spada, non è raggiungibile senza angolare il polso.
I tagli
Il segno di scherma, cioè la figura umana circondata dalle linee deitagli, continua ad essere utilizzatoanche da alcuni trattatisti di que-st’epoca, in particolare da Fabris, ilcui segno è qui riportato, e daMarcelli.
Anche Capoferro elenca questicolpi con poche variazioni dalla ter-minologia cinquecentesca, ma lanomenclatura dei tagli resta sempreuna delle prove della diversità dellescuole di scherma, fino alla fine delXIX secolo, dato che raramente inomi conferiti da un trattatista sonodel tutto coincidenti con quelli datida un altro.
Restano comunque delle costan-ti, prima fra tutte la distinzionegenerale tra mandritti e manrovesci:
il mandritto “è quello che dalle parti dritte comincia”, tenendo sempre presen-te che il modello di riferimento è un tiratore destrimane, ovvero il colpo ditaglio tirato dalle parti destre a colpire le parti sinistre dell’avversario e il suoopposto sarà il manrovescio o riverso; i termini saranno invertiti per il tiratoremancino.
Il taglio, mandritto o riverso che sia, è poi classificabile specificamente,in base alla traiettoria che percorre sul corpo dell’avversario.
“Si chiama ordinario, il qual’è quello che per linea obliqua trascorre,cioè dalla spalla manca al ginocchio dritto del nimico” ovvero quello che Fabriscontinua a definire sgualembro, seguendo la lezione marozziana; “il fendentesi chiama quello che va a ferire per dritta linea, di su in giù”.
Considerazione d’obbligo relativa a questi primi tipi di tagli è che essisi eseguono con il filo dritto, risultando inagevoli o, come nel caso dei riversi,impossibili da eseguirsi con il filo falso.
“Il tondo si dimanda quello che a traverso volta”, intendendo riferirsial taglio eseguito orizzontalmente, sia di filo dritto che di falso.
“Il montante è quello che parte col fil dritto della spada di sotto & va aferire alla punta della spalla dritta dell’avversario”: altra differenza con
114444
Marozzo, dato che a questa definizione, secondo il Maestro bolognese, corri-sponde il ridoppio.
Per Capoferro invece “ridoppio chiamano quando con un mezzo man-dritto atterrata la spada nimica li vai voltando un altro mandritto ordinario”,definizione non molto pertinente al taglio fine a se stesso, dato che non nedescrive un semplice tipo, ma un’azione schermistica più elaborata, la battuta ebotta della scherma più moderna, costituita da un’azione ausiliaria, la battutasul ferro, che precede la botta vera e propria.
Il taglio, di qualunque genere (mandritto o roverso) o specie (fendente,ordinario, tondo, montante) è poi classificabile a seconda della modalità di ese-cuzione, se cioè viene eseguito direttamente, seguendo la traiettoria più breve,oppure preceduto da un mulinello: in quest’ultimo caso Capoferro, in accordocon tutti i suoi predecessori, stabilisce che “stramazzone è quello che col nododella mano a guisa di Ruota si fa”.
Tutti questi tagli si eseguono di norma con il filo dritto, a parte il tondoe il montante che possono eseguirsi efficacemente anche con il filo falso; in par-ticolare i colpi di falso che seguono le traiettorie del montante dritto e delroverso prendono rispettivamente i nomi di falso dritto e falso manco.
Più che per colpire “del falso dritto ve ne potete servire per urtare infuora la spada nimica, cioè verso le sue parti destre & del falso manco urtereteverso le sue parti sinistre”, quindi per l’azione ausiliaria comunemente dettabattuta e per le parate che si eseguono dinamicamente, cioè con un colpo controil colpo avversario, dette anche parate di picco, secondo la moderna terminolo-gia; una nota interessante riguardante le parate riguarda proprio la differenzatra le parate di filo dritto e quelle di filo falso, dato che Capoferro avverte “chequando parate col falso, parate del mezzo in su della spada verso la punta &quando parerete col fil dritto si deve parare col forte dal mezzo della spada ingiù verso il finimento” abbinando quindi il debole della lama alle parate di filofalso e il forte a quelle di filo dritto.
La parata
Riguardo la parata Capoferro sentenzia: “Si para tanto di filo drittoquanto di fil falso, ben che rade volte”; non vi è dunque una classificazionesimile a quella della scherma moderna, anche se molto spesso nella descrizionedelle azioni Capoferro, come già molti altri prima di lui, si serve delle guardieper identificare le parate.
Altra considerazione molto importante è che la parata si esegue, corret-tamente, di filo, dritto o falso a seconda dei casi, e quindi non con il piatto dellalama: dello stesso avviso è Giovanni Dall’Agocchie che si esprime, nel 1572, neimedesimi termini.
La parata fine a se stessa è del tutto inutile, dato che, in termini gene-rali, “Il buon giocatore quando giocherà non deve mai parare se non risponde colferire, (...) nè manco schifar di vita se non ferisce, & se li occorrerà parare colpugnale, quando il pugnale parte per parare, la spada si deve partire per ferire”.
Inoltre il motivo per cui la parata, come azione singola di preludio alla
114455
risposta, si esegue di rado è giustificata dal combinato di tre osservazioni: laprima al cap. 115 “Mentre che io ferisco paro necessariamente insieme, in quan-to che io ferisco in linea dritta e con la persona nella debita dispositione: perchèquando ferisco in questa maniera, a tempo & a misura, l’avversario mai miferirà, nè di punta nè di taglio, perchè il forte della mia spada camina in lineadiritta & tiene a coprire tutta la mia vita”; la seconda, attraverso un ragiona-mento a contrario, dato che con il parare ci si espone alle finte dell’avversario,Capoferro suggerisce sempre di andare a colpire contro le finte a misura, nondi parare; infine con il carattere evidentemente sussidiario della parata erisposta, espresso dalla proposizione “quando occorre parare con doi tempi, neltempo che si para si tirarà il piè manco appresso al dritto & poi nel ferire sipassarà col dritto innanzi”.
Insomma, per Capoferro la parata perfetta è quella che si fa attaccan-do, attraverso quell’uscita in tempo che nella scherma attuale è conosciuta conil nome di contrazione; eventualmente si può eseguire la parata in due tempi,cioè l’azione di parata e risposta, considerata però di second’ordine secondo ilprincipio dell’economia del tempo.
In concreto, la contrazione è azione estremamente pericolosa, perchè iltirare sul tirare, non riuscendo ad intuire la linea d’attacco dell’avversario,porta ad essere quasi inevitabilmente feriti.
La parata, come si vedrà poi meglio riguardo le prese di ferro, può esse-re di due tipi: la parata stabile, cioè l’opposizione statica del proprio ferro alcolpo nemico, la parata di quiete detta oggi parata di tasto, e la parata dimoto, attualmente parata di picco, consistente nell’esecuzione di un colpo (ditaglio) contro la lama nemica che sta attaccando; a questa seconda categoriaappartengono le parate di falso dritto e falso manco.
Capoferro, insieme a tutti i trattatisti suoi contemporanei, utilizza inomi delle posizioni di pugno per definire le parate, con delle conseguenti diffe-renze rispetto all’attuale classificazione, di seguito illustrate:
La botta lunga
Per botta dritta si intende comunemente il colpo tirato, vuoi di punta,vuoi di taglio, direttamente dalla guardia a bersaglio.
Quella che sembra l’azione schermistica più facile da eseguire, è in
114466
XVI secolo
Becca Cesa - PossaCoda longa e largaPorta di ferro strettaPorta di ferro largaGuardia di fiancoGuardia di testaGuardia di faccia
XVII secolo
PrimaSecondaTerzaQuartaQuarta (punta in basso)PrimaQuarta
XX secolo
Prima (sciabola)SecondaTerzaQuartaPrima (spada)Quinta (sciabola)Sesta (sciabola)
realtà la più difficile, dato che comporta la pressochè totale assenza di reazioneda parte dell’avversario, fulminato da un colpo non visto, ma solo sentito, ese-guito con perfette velocità, scelta di tempo e misura.
Interessante a proposito è la disquisizione operata da Marcelli, che par-lando della stoccata dritta la considera come l’unità di misura di tutte le azionischermistiche che sono tutte accompagnate da essa e in essa tutte finiscono.
Marcelli poi descrive la modalità di esecuzione della botta dritta:“...piantato, ben composto in una delle guardie sopradette e ben situato nelladifesa, co ‘l corpo in centro e con la vita in profilo, senza che altrimenti si mova,camini velocemente il braccio per linea retta, di dove si trova, in petto al nemicoe, pigliando la velocità della vita curvata sul ‘l ginocchio sinistro, violentementerisorga, caminando ilpiè dritto nell’accom-pagnare il colpo.Nell’istesso tempovolti con indicibil pre-stezza il corpo,pigliando lo spiritonel voltar delle spallee termini la Stoccatain petto del tuo nemi-co”: una simile descri-zione è presenteanche nell’opera di DiGrassi, e lo stessoMarcelli cita NicolettoGiganti il quale parladi stoccata lunga.
In effetti botta dritta e botta lunga si confondono concettualmente,definendo la medesima azione: Capoferro, in particolar modo, ne illustra i pregigraficamente, dimostrandone “l’incredibile accrescimento (...) rispetto alle mem-bra, che si movano tutte a ferire”.
La botta lunga, per utilizzare la terminologia del Maestro di Cagli è ilcolpo tirato con l’accrescimento del piede in passo straordinario, quindi inaffondo, dalla posizione di guardia, facendo percorrere alla punta, o al deboledella lama, la traiettoria più breve per raggiungere il bersaglio.
Da notare poi l’importanza, soprattutto nella spada sola, della sbraccia-ta con la mano disarmata, gesto che permette di compensare l’impeto del-l’affondo mantenendo quindi stabilità ed equilibrio, oltre ad aiutare la rotazio-ne del busto che, profilandosi, si espone con minor bersaglio all’eventuale con-trattacco dell’avversario.
Il guadagnar di spada
Sin dalle sue prime codificazioni la scherma occidentale si è semprebasata sulla ricerca del contatto di ferro, l’antico incrosar di spada che nella
114477
moderna terminologia è definito presa di ferro, mentre nella trattatistica coevaa Capoferro passa sotto il nome di guadagnare o stringere o dominare dispada.
“La spada si stringe a fine di venire a misura o a scoprire l’avversario,di fuora e di dentro, alto e basso, ma sempre in linea dritta, mentre si ferma o simove l’avversario”: stringere la spada serve quindi a cercare la misura per l’at-tacco e contemporaneamente a scoprire l’avversario, pertanto è d’obbligo che ildominio del ferro nemico avvenga non con un semplice contatto, ma con l’eserci-
zio di unapressione sudi esso.
Q u e s t ap r e s s i o n epuò esserecontinuata oistantanea o,per dirla con
le parole di Capoferro, “Il dominio della spada sola è della quiete o del moto”; aldominio di quiete corrisponde il termine odierno di legamento, “quandohavendo acquistato la spada dell’avversario non mi parto mai dal dominio nelferire”, mentre al dominio del moto corrisponde la battuta, dato che “havendobattuta la spada in qual si voglia maniera sì che esca fuori della mia presentia,in quel tempo che camina sforzatamente s’intende esser nel mio dominio, nelquale ho da ferire prima che si riscatti”.
Per eseguire il dominio di quiete, “di prima si acquista il debole dellaspada con un palmo del debole della tua, nel secondo tempo s’acquista il principiodel forte della spada dell’avversario”, ricordando sempre che per Capoferro nonesiste il grado medio, ma solo debole e forte; in realtà il dominio progressivo deigradi della lama dell’avversario, che culmina nella botta con il ferro in opposizio-ne e detto attualmente filo, avviene guadagnando con il forte la lama avversaria.
Al contrario l’azione di battuta, che si esegue agendo con il debole suldebole avversario, seguita dal colpo è detta battuta e botta.
Conseguentemente a tali considerazioni emerge il fatto che dal dominiocon il forte, cioè il dominio di quiete, non può che scaturire un colpo di punta,mentre da quello con il debole, il dominio di moto, un colpo di taglio: “In spadasola, havendo dominata la spada nemica col forte, mai si deve rispondere ditaglio, ma sì bene di punta (...) il contrario fa il taglio”.
Ulteriore nota viene dalla scherma più recente, che comprende unapresa di ferro particolare, a metà tra le due appena descritte, che consiste inuna battuta strisciata, guadagnando i gradi, che prende il nome di sforzo e gra-zie al quale è possibile, in certi casi, addirittura disarmare l’avversario.
La cavazione
La cavazione è la contraria del guadagno di spada: nel momento ini-ziale del dominio di quiete, cioè con l’applicazione della pressione sul debole, o
114488
scegliendoil tempo sultentativo didominio dimoto (bat-tuta), lapunta dellaspada deveeseguire unmezzo cerchio sotto o sopra la spada avversaria,a seconda del tipo di presa diferro, per eludere il dominio e dominare a sua volta.
Come spiega Alfieri la cavazione è di due tipi, di tempo e di obbe-dienza: “la Prima è quel passaggio che si fa, da un luogo ad un altro con laSpada nel tempo che si tenta di trovarla; la Seconda è quando, essendo coperta,nell’istesso modo portandola, si libera di soggezione”.
E’ bene in ogni modo distinguere quello che è il puro e semplice movi-mento di svincolo che esegue la spada, il camuffo già descritto da Marozzo, e ivari tipi di azione che da esso scaturiscono; infatti la cavazione di obbedienzapuò essere seguita da un filo, qualora la spada vada a dominare il ferro nemico,o da una botta a ferro libero nel caso opposto, mentre la cavazione di tempo è diper sè un particolare tipo di azione in tempo, concludentesi inevitabilmente inuna botta a ferro libero.
D’altra parte il movimento di cavazione si può, anzi, si deve eseguireper una efficace riuscita delle azioni di finta di punta e per questo si parlerà difinta, cavazione e botta per descrivere la più basilare delle azioni composte.
L’azione contraria che neutralizza l’effetto della cavazione è la contro-cavazione: nel momento subito successivo a quello in cui la lama avversariacircola sotto la propria e poco prima che raggiunga il dominio si esegue unacavazione nello stesso senso, ripristinando la posizione iniziale e tornando adominare il ferro nemico.
Per completezza, ricordiamo che Nicoletto Giganti fu uno dei primitrattatisti a suggerire l’utilizzo della controcavazione abbinata alla parata,attraverso la quale è possibile aumentare l’effetto difensivo della parata stessa,grazie al movimento circolare della lama che raccoglie e blocca il ferro nemico.
Sia la cavazione che la controcavazione, per essere efficaci e concluder-si quindi con una botta ben riuscita, devono essere eseguite con un movimentodi polso, il più stretto possibile intorno alla spada nemica, e con il progressivoavanzamento della punta verso il bersaglio; è per questo che nelle strisce i duebracci di guardia e di parata, cioè le vette dell’elsa, erano spesso molto lunghi,per bloccare la cavazione avversaria ed interromperne l’effetto.
Le finte
Secondo la moderna terminologia, azioni composte sono quelle nellequali la botta finale è preceduta da un’elusione del ferro nemico: in questacategoria rientrano solo le azioni di finta.
114499
Spiega Capoferro: “Finte si chiamano quei cenni ingannevoli dellaspada che si fanno tanto di taglio quanto di punta, fuori e dentro della spada,in su & in giù, innanzi & indietro e nel giro, ancora in linea dritta & obliqua, al’una & a l’altr’arme & queste finte feriscano dirittamente all’opposto di quelloche accennano”.
Per essere efficace la finta dev’essere realistica, cioè sembrare, nellasua preparazione, una botta vera e propria da parare ed è proprio per questoche Capoferro non la considera un’azione produttiva; infatti “Le finte non sonbuone perchè perdono di tempo e di misura; l’altro si è che la finta si farà o amisura o fuor di misura: se sarà fatta fuor di misura non accade che io mimuova, ma se mi sarà fatta a misura mentre che lui fingerà io ferirò”.
Anche in questo caso la conclusione è troppo drastica: infatti la finta,come ogni azione schermistica, dev’essere eseguita valutando il modo di tiraree le reazioni dell’avversario, perciò se il nemico ha l’abitudine di tirare sul tira-re la critica di Capoferro è più che corretta, ma se invece egli tende a parare erispondere cadrà molto facilmente nel tranello della finta.
Esiste poi la possibilità di eseguire più finte nella medesima azione: sele finte sono due, ad esempio, la botta si conclude solitamente nel bersagliodella prima finta e quindi “le contrafinte si fanno al contrario delle finte”, pro-prio per sottolineare tale concetto, peraltro non assoluto, dato che nulla impe-disce di individuare tre bersagli diversi, due fittizi e l’ultimo reale.
Capoferro illustra poi una botta particolare, conosciuta oggi comecopertino: “Il coprir della spada è spetie di finta e si fa coprendo la puntadella spada dell’avversario col debole della tua spada, all’hora che si trova inquarta bassa & vuol essere fatta in linea dritta”
Una più chiara spiegazione di quest’azione si può trovare nel trattatodi Masaniello Parise: “Il copertino è così chiamato perchè nell’attuazione delprimo movimento si copre la spada nemica. Il copertino si può espletare (...)sempre che l’avversario presenterà la spada sulla linea (...). Quest’azione ha duemovimenti: primo, si metterà il proprio forte sul debole avverso a braccio steso,col girare il pugno quasi tutto in seconda, in guisa da coprire la spada avversa-ria, deviandola leggermente alla propria sinistra; secondo, girando il pugnotutto di quarta, lasciandolo ben messo per l’opposizione di dentro, si vibrerà labotta dritta al petto nella stessa posizione”.
Le azioni in tempo
Per azione in tempo si intende l’attacco eseguito scegliendo il temposulla preparazione dell’attacco nemico, cioè quando l’avversario sta per esegui-re il suo colpo; per una maggiore chiarezza, ci serviremo dell’analogia con itrattati moderni per definire alcune delle azioni non citate da Capoferro o daisuoi contemporanei.
Arresto in tempo: l’azione in tempo per antonomasia, consiste nel colpi-re l’avversario nella linea più breve nell’esatto momento in cui egli si apprestaa colpire; ciò che caratterizza l’arresto è il fatto che esso si esegue di norma aferro libero, senza cioè l’ingaggio della lama avversaria.
115500
Classico esem-pio di quest’azione èl’arresto contro l’attaccoalle gambe, spesso ese-guito con la sottrazio-ne-riunita della gambaavanti.
Capoferro defi-nisce l’arresto azionedi mezzo tempo, cioè“quando a misura largaferisco l’avversario nelbraccio avanzato e sco-perto, sia quello del pugnale o quello della spada, di punta o di taglio o veroquando ferisco l’avversario a misura stretta, muovendosi egli a ferirmi o a farequalche altro atto”.
Appuntata: termine spesso utilizzato con diversi significati, di normaindica il colpo di rimessa allo stesso bersaglio contro l’avversario che tende aparare e rispondere con una finta; nel trattato si ricava per analogia quando,riguardo alle finte di misura, si suggerisce di tirare nel momento della loro ese-cuzione.
Cavazione di tempo: nel preciso istante in cui l’avversario tenta undominio di moto, si eseguirà una rapida cavazione sottraendogli il ferro, sten-dendo contemporanemente il braccio e colpendo.
Contrazione: uno dei pilastri della scherma seicentesca, cioè la parata erisposta in un tempo solo. Nel momento in cui l’avversario tira la botta drittase ne tirerà un’altra, contraria, nella medesima linea, con il pugno in opposizio-ne al suo ferro: la botta avversaria sarà così parata e contemporaneamente ilnemico resterà colpito.
Capoferro definisce la contrazione azione di contra tempo, cioè“quando nel medesimo tempo l’avversario mi vuol ferire io l’incontro in piùbreve tempo e misura”, e nel descrivere i vantaggi della scherma di lineaaggiunge: ”Mentre che io ferisco paro necessariamente insieme, in quanto che ioferisco in linea dritta e con la persona nella debita dispositione: perchè quandoferisco in questa maniera, a tempo & a misura, l’avversario mai mi ferirà, nè dipunta nè di taglio, perchè il forte della mia spada camina in linea diritta &tiene a coprire tutta la mia vita”(cap. 115).
Inquartata: invitandol’avversario a colpire il bersa-glio interno, nel momento in cuiegli vibra la botta si sposterà ilcorpo di lato a destra, facendoperno sul piede destro, stenden-do il braccio armato con ilpugno di quarta e colpendo.
115511
Intagliata: l’op-posto della prece-dente, dato chel’invito è a colpireil bersaglio ester-no e nel momentoin cui l’avversarioinizia l’attacco sisposterà il corpo asinistra, facendoperno sul piede
sinistro, e lo si colpirà stendendo il braccio armato con il pugno di seconda;Marcelli chiama questa botta fianconata.
Passatasotto : dopoaver invitatol’avversario atirare al ber-saglio alto,nel momen-to in cui eglisi apprestaad eseguire
la botta, slanciare la gamba arretrata all’indietro, raggiungendo la posizione diaffondo, e, appoggiando o meno la mano sinistra a terra, stendere la destra, percolpire, con il pugno in prima o in seconda posizione; sempre Marcelli chiamaquest’azione sottobotta.
L’uso della mano non armata
Fino ai primi anni del XIX secolo non era insolito assistere ad azioni dipresa con la mano non armata, eseguite a misura ravvicinatissima, quandocioè la lama della spada risulta totalmente inutilizzabile: nello stesso trattatodi Rosaroll e Grisetti del 1803 vengono illustrati i più efficaci sistemi per bloc-care il braccio armato dell’avversario alla misura strettissima.
Capoferro illustra più volte il caso della presa, il “dare di piglio” sulpolso della mano armata o sul finimento della spada, azione che si conclude conuna punta al viso o al busto.
Entrare ad una misura così ravvicinata già ai tempi di Fiore de’ Liberiera un’azione molto rischiosa; Marozzo, nel suo terzo assalto di spada e broc-chiere avverte che le prese e strette di mezza spada in esso descritte meritavanodi essere insegnate solo agli allievi più coraggiosi e animosi, dato che tali azio-ni esponevano più di ogni altre ai colpi dell’avversario, se non eseguite con pre-cisa misura e corretta scelta di tempo.
L’entrata in presa può avvenire sia che l’avversario attacchi, sia che sidifenda: nel primo caso il margine di rischio è maggiore, dato che per trovare il
115522
tempo giusto si dovrà intercettare e neutralizzare la botta portandosi in avanti,verso l’avversario e quindi prevedere esattamente il tipo di colpo e la relativatraiettoria programmati dall’avversario, come avviene nell’eseguire la contra-zione; in misura minore, ma sempre rischiosa la presa nel secondo caso, datoche l’attaccante è privilegiato dall’iniziativa nell’azione, pur dovendo preoccu-parsi delle eventuali uscite in tempo dell’avversario.
Il movimento per eseguire la presa è caratterizzato da una decisa pas-sata avanti, per guadagnare la maggior misura possibile e per portare la manonon armata nella condizione migliore per agire.
Con la mano disarmata è poi anche possibile parare o ingaggiare ilferro avversario, avendo cura che il contatto tra mano e lama nemica sia istan-taneo e, possibilmente, che avvenga sul piatto della lama stessa: talvolta,anche con la striscia, si utilizzava la manopola, un guanto corazzato o imbottitoche permetteva l’utilizzo suesposto della mano disarmata, limitando il rischiodi essere feriti.
Oltre alla presaesistono poi altre tecni-che offensive eseguibilialla misura strettissima,già descritte dai trattati-sti più antichi e consi-stenti in leve articolari,proiezioni e colpi con ilpomo della spada.
Salvatore Fabrisillustra ad esempio, oltreal colpo di pomo al petto,anche una particolare proiezione, già descritta da Fiore de’ Liberi nel XV seco-lo, da Achille Marozzo nel XVI, e definita da Rosaroll & Grisetti balestrata.
I due schermidori napoletani così descrivono l’azione: “mentre che ilnemico si reca in quella posizione (...) per tirarvi la stoccata, passerete veloce-mente all’ordinario col piede sinistro in avanti, e fuori al destro del nemico, ecol ginocchio sinistro farete forzanel suo diritto, urtandolo verso ildentro della direttrice. Poscia collamano sinistra ben chiusa, e steso ilbraccio medesimo, urterete il nemi-co fra ‘l collo ed il mento, spingen-dolo verso le spalle, cioè verso fuoridalla direttrice: in questo mododovrà egli perdere, per forte chesia, l’equilibrio, e caderà disteso alsuolo, battendo sul terreno pria latesta e poi tutto il resto del corpo”.
Fabris non attende la caduta dell’avversario, suggerendo una risoluzio-ne mortale nell’attimo subito precedente.
115533
Il pugnale
La tecnica della spada e pugnale diventa nella scherma della striscia ilprimo e più importante stile ad armi doppie, arrivando talvolta ad insidiare lasupremazia della spada sola come modello di riferimento; Capoferro peraltrosottolinea che per quanto riguarda gli effetti concreti dell’uso del pugnale“meglio con la spada sola si metterebbono in opera, senza andar dietro a tantelunghezze” (cap. 118).
Il pugnale è costituito fisicamente da quattro parti: lama, elsa, manicoe pomolo.
La lama è lunga circa quaranta centimetri, è particolarmente robustain termini di spessore e non necessariamente possiede tagli; in alcuni modelliha forma di pettine, per bloccare ed eventualmente spezzare la lama avversa-ria o, grazie ad un meccanismo a scatto, si può dividere in due o tre parti, conle stesse finalità.
Anche l’elsa può avere forme diverse, dalla più semplice a croce con levette leggermente incurvate verso la punta fino alla guardia a vela alla spa-gnola, caratterizzata da un’ampia coccia che protegge la mano.
Per quanto riguarda manico e pomolo, niente di più di quanto già dettoa proposito della spada.
Il pugnale ha tre funzioni, due fondamentali e una, paradossalmente,accessoria ed eventuale: le prime sono la parata e la presa di ferro, la secondal’offesa, dato che, nonostante si tratti di un’arma concepita originariamente perferire, se utilizzato con la spada, il pugnale usato per colpire porta lo schermi-dore ad esporsi pericolosamente alla lama lunga avversaria nel cercare lamisura, che dev’essere giocoforza ravvicinatissima.
La pugnalata sarà semplicemente il colpo che sostituirà la presa con lamano disarmata, eseguibile con la spada sola, in caso di corpo a corpo.
Il primo e più evidente problema relativo a questo stile di scherma èdato dal fatto che l’utilizzo di una seconda arma porta il corpo ad assumere unaposizione più frontale e meno profilata rispetto all’avversario e quindi a scopri-re più bersaglio; ad esso si aggiunge il fatto che il pugnale non dà la sicurezzain parata di una lama lunga, nè la copertura di uno scudo.
D’altra parte seusato correttamente econ disinvoltura ilpugnale è uno stru-mento formidabile piùper ingaggiare il ferronemico che per parar-ne i colpi, semprechèsi tenga presente ilsuo carattere mera-mente ausiliariorispetto alla spada enon si pretenda dicontare eccessivamen-
115544
te su di esso: Capoferro lo conferma proprio nell’evidenziare la superiorità pra-tica dalla spada sola, pertanto chi tira di spada e pugnale deve sempre predili-gere l’impiego dell’arma lunga, soprattutto nelgarantire ed eventualmente emendare l’azionedella corta.
Due delle sei guardie descritte daCapoferro sono dedicate esclusivamente a que-sto stile.
La quinta guardia, consiste in unaterza di spada a punta leggermente bassa eduna quarta di pugnale, atteggiamento cheriprende la tecnica classica di utilizzare l’armadi appoggio sempre unita alla spada.
La sesta guardia è una terza bassa dispada con il braccio leggermente indietro euna terza alta di pugnale con il braccio decisa-mente disteso in avanti, pronto a cercare ilferro nemico.
Grande attenzione nell’addestramentoa questo stile dev’essere posta nel sincronismotra l’azione del pugnale e quella della spada,dato che non è infrequente il rischio che le duearmi si intralcino a vicenda; inoltre, poichè ilpugnale è, come già detto, molto esposto alla cavazione nemica e con esso laparata stabile è molto difficile da eseguirsi, soprattutto contro il taglio, a causadelle dimensioni e della scarsa copertura che l’arma corta offre, è importanteche nel maneggiarlo si lavori molto di controcavazione, soprattutto in parata.
La cappaLa cappa altro non è che il mantello, il soprabito del gentiluomo, utiliz-
zabile come arma difensiva dalle insospettabili qualità: una buona cappa cor-rettamente imbracciata è infatti in grado di opporsi direttamente al colpo ditaglio della striscia e di deviarne, e talvolta imbrigliarne, la lama nel colpo dipunta.
Come il pugnale essa è considerata pezzo difensivo d’appoggio allaspada per duelli regolari e per la difesa personale, dal XVI al XVIII secolo: conla codifica del moderno codice cavalleresco che prevede esclusivamente duellialla spada, alla sciabola o alla pistola, e con i cambiamenti della moda anche lacappa cade in disuso, nonostante sia proprio dalla sua tecnica di maneggio chederiva l’utilizzo della giacca avvolta sul braccio disarmato, limitatamente all’u-so del coltello, consacrato nei duelli “rusticani” del XIX e XX secolo.
La cappa può essere imbracciata in due modi fondamentali: il primo,più semplice, consiste nell’afferrarla saldamente alla metà del bavero, facendo-la circolare un paio di volte attorno al braccio con un movimento da dentro infuori; nel secondo bisogna stringere in mano i due lembi alla base della cappa equindi avvolgerla con lo stesso movimento.
115555
Entrambi i siste-mi hanno vantaggi esvantaggi: se nel primo,l’imbracciatura è piùrapida ed è possibileservirsi della cappasciolta a mo’ di frusta,nel secondo è possibileservirsi di tutta l’esten-sione del mantello nelgettarlo contro l’avver-sario.
Una volta imbracciata la cappa presenterà comunque una piccola por-zione pendente ed è per questo che bisognerà il più possibile evitare di alzare ilbraccio, vuoi per parare, vuoi per cercare il ferro, onde evitare che il lembo delmantello ostruisca la vista; in questi casi, un po’ come con lo scudo, il bracciodella cappa dev’essere tenuto dritto e mai nella linea interna alta.
Per quanto, come già spiegato, con la cappa è possibile parare e prende-re ferro direttamente, è bene sempre fare affidamento innanzitutto sullaspada, che dovrà essere usata in via principale per la difesa e l’ingaggio nellelinee esterne, e solo in via ausiliaria sulla cappa, che resta la più insidiosadelle armi doppie non solo per chi la fronteggia, ma anche per chi non se ne saben servire.
La cappa nonimbracciata, tenu-ta al bavero, puòessere, come giàspiegato, utilizzatacome una frusta oanche scagliata,per infastidire l’av-versario, colpendo-lo al viso, o perimbrigliargli laspada; in tal sensoè molto interessan-te la botta suggeri-
ta per la prima volta da Marozzo, consistente nel coprire la propria spada,tenuta bassa, con la cappa, per poi, con uno scatto in avanti impresso allalama, gettarla in viso al nemico e contemporaneamente colpirlo, in una sorta difrecciata ante litteram.
Le altre armi difensive
Gli stili delle armi doppie, fioriti e moltiplicatisi nei primi del XVI seco-lo, si riducono drasticamente nell’utilizzo della striscia.
115566
Lo scudo, da pugno come il brocchiere e la targa, o da braccio come larotella, viene utilizzato solo in occasioni particolarissime di duello e i maestridi scherma si concentrano allora sugli stili più utili del pugnale e della cappa,armi difensive che, essendo anche accessori d’abbigliamento per la moda dell’e-poca, risultavano più a portata di mano dello schermidore in qualunque situa-zione.
Capoferro però si occupa, a ragione, anche della rotella, che come tuttigli scudi imbracciati può essere molto insidiosa in mano a un tiratore inesper-to; egli infatti osserva che “spesso avviene che l’arme proprie fanno guerra a chidelle medesime non sa ben servirsi, però ho giudicato non esser fuor di proposi-to di accennare alcuni particulari della rotella, come arme periculosissima aquelli i quali nella medesima non hanno fatto qualche sorte d’esercitio”.
Infatti, se da un lato le dimensioni della rotella garantiscono una gran-de copertura, dall’altro aumentano il rischio di una perdita di visibilità in casodi maneggio scorretto dello scudo; è per questo che Capoferro avverte “che laRotella si deve tenere imbracciata con il braccio sinistro alquanto curvo, dimodo che guardi alquanto verso le parte tue sinistre, ma non tanto curvo cheimpedisca l’occhio, chè non possa scorgere qual si voglia parte dell’inimico”.
Molto vulnerabile dalle azioni di finta, se alla botta simulata la rotellasi oppone direttamente con la superficie e non con il bordo, essa impedisce lavista facilitando all’avversario l’esecuzione del colpo finale; Capoferro infattispiega che “se a caso li fosse tirato di punta o di taglio alla volta della faccia odella testa, si potrà parare con la Rotella, quando però venghi il taglio o lapunta senza finzione. Ma per assicurare dalla finta, essendo che la Rotella ègrave, chè non si potrebbe essere con quella prestezza a parare che si farebbe contarga o brocchieri, però si avvertirà di non parare in alcun modo con la Rotella,poichè la medesima figura, volendo parare una punta, la quale li viene tiratadall’aversario per di fuora della sua Rotella, il medesimo volendo parare glibisogna per forza turare la vista &, così impedita, in quell’istante l’inimico haràhavuto commodità di passare col piè sinistro innanzi e ferire, senza esser vistoil moto della sua spada, nel petto o vero a piè del corpo”.
E’ evidente che se la finta è correttamente eseguita è molto difficiledistinguerla dalla botta “finita”, pertanto, contro l’apparente drastica soluzionedi Capoferro è sufficiente che la rotella sia maneggiata sempre con il braccioben disteso e incilinata quel tanto da impedire che la sua superficie ostruiscala vista, con la già accennata conseguenza che il ferro nemico la incontreràsempre sul bordo.
Tornando agli scudi da pugno quali targhe e brocchieri sarà sufficientericordare che essi vanno sempre maneggiati a braccio ben disteso verso l’avver-sario e accompagnati il più possibile alla spada in ogni azione: così facendo lasuperficie dello scudo costituirà una ben più ampia protezione della manoarmata nelle azioni d’attacco e la lama della spada permetterà un maggiormargine di errore allo scudo stesso nelle parate.
Per completezza, la trattatistica coeva e di poco successiva a Capoferroprevede altre armi difensive in appoggio alla spada, degne solo di minimiaccenni e non di un particolare stile di combattimento; pertanto oltre agli scudi
115577
di varie dimensioni, al pugnale, alla cappa, avremo anche la manopola dapresa, corazzata o imbottita, e, contro le aggressioni notturne, la lanterna, concui illuminare e accecare l’avversario.
115588
115599
BBiibblliiooggrraaffiiaa eesssseennzziiaallee
Fiore de’ Liberi - Flos Duellatorum - 1409(Edizione critica a cura di G. Rapisardi - 2003)
Antonio Manciolino - Opera nova - 1531Achille Marozzo - Opera nova dell’arte delle armi - 1536
(Edizione critica a cura di G. Rapisardi - 2003)Camillo Agrippa - Trattato di scientia d’arme - 1553
Giacomo di Grassi - Ragione di adoperar sicuramente l’arme - 1570Giovanni dall’Agocchie - Dell’arte di scrimia - 1572Angelo Viggiani dal Mantone - Lo schermo - 1575
Marco Docciolini - Trattato in materia di scherma - 1601Salvatore Fabris - De lo schermo, overo scienzia d’arme - 1606
Nicoletto Giganti - Scola, overo teatro - 1628Francesco Ferdinando Alfieri - La scherma - 1653
Francesco Antonio Marcelli - Regole della scherma - 1686Bondì di Mazo - La spada maestra - 1696
Giuseppe Rosaroll & Pietro Grisetti - La scienza della scherma - 1803Giuseppe Rosaroll - La spadancia - 1818
Federico Cesarano - Trattato teorico-pratico di scherma di sciabola - 1874Masaniello Parise - Trattato di scherma - 1884
Jacopo Gelli - Codice Cavalleresco Italiano - 1912Enzio Malatesta - Armi ed armaioli - 1939
Giorgio Pessina & Ugo Pignotti - Il fioretto - 1970Giuseppe & Edoardo Mangiarotti - La spada - 1971Giorgio Pessina & Ugo Pignotti - La sciabola - 1972William M. Gaugler - The history of fencing - 1998
116600
116611
SSoommmmaarriioo
PrefazioneGran Simulacro dell’Arte e dell’Uso della SchermaTavola generale dell’Arte della Scherma Capitolo ICapitolo IICapitolo IIICapitolo IIIICapitolo VCapitolo VICapitolo VIICapitolo VIIICapitolo IXCapitolo XCapitolo XICapitolo XIICapitolo XIIIGran Simulacro dell’Uso della SchermaAlcuni ricordi overo avertimenti dell’uso della SchermaDichiaratione di alcuni termini che si appartengonoall’uso della SchermaFigure di spadaFigure di spada e pugnaleFigure di spada e cappaFigure di spada e rotellaDi alcuni termini del taglioModo sicuro de difendersi da ogni sorte di colpi con una paratadi riverso e ferir sempre d’imbroccataLa scherma della “Striscia”Bibliografia essenzialeSommario
pag. 7pag. 9 pag. 12 pag. 13 pag. 17pag. 18pag. 20pag. 21pag. 24pag. 25pag. 26pag. 28pag. 30pag. 31p a g . 3 2pag. 33pag. 35pag. 37
pag. 41pag. 48pag. 86pag . 116pag. 128pag. 132
pag. 133pag. 135pag. 159pag. 161