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DISTURBI DEL LINGUAGGIO E CLASSIFICAZIONIDiversi criteri di classificazione permettono di cogliere alcune caratteristiche. Solo il criterio retrospettivo permette di distinguere il carattere “transitorio” da quello “permanente” del disturbo.
Una prima distinzione riguarda i “ritardi” del linguaggio (senza atipie, con medesime tappe in tempi più distesi) rispetto ai “disturbi” veri e propri.
I disturbi del linguaggio “primari” o “specifici” sono distinti da quelli “secondari” a disabilità intellettive, paralisi cerebrali infantili, disturbi degli apparati sensoriali (sordità e cecità), disturbi relazionali, disturbi psichiatrici, degli apparati motori (disartria, disfonia), della disorganizzazione generale cerebrale (demenza, confusione mentale…)1.Soprattutto nei primi le cause sono raramente note, i profili di funzionamento - pur rientrando nella medesima categoria diagnostica - estremamente variabili, la diagnosi effettuata per esclusione2.
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DISTURBI DEL LINGUAGGIO E CLASSIFICAZIONIUn criterio psicolinguistico distingue: i disturbi di “ricezione” da quelli di “espressione”, e da quelli “misti”. In questo modo si è tentato di isolare le diverse componenti perdendo di vista il quadro d’insieme e l’organicità dello sviluppo3.
Un’ulteriore distinzione avviene fra disturbi della “parola”, articolatorio-fonetica: disfonia, disartria, disritmia o balbuzie, dislalia, disturbo specifico di articolazione dell’eloquio); e disturbi del “linguaggio”, componente simbolica, fra cui: i disturbi specifici o disfagie evolutive o di sviluppo, e secondari4.
Il modello multifattoriale tenta un’analisi funzionale delle competenze neuropsicologiche, psicolinguistiche e relazionali alla base del disturbo, distinguendo:• disturbi specifici del linguaggio;• disturbi strumentali (disordini dell’anello audio-articolatorio);• disturbi di integrazione (deficit linguistici correlati a ritardo motorio,
mentale, psicosi, situazioni di isolamento e/o di ipostimolazione ambientale).
I Disturbi ricettivi• Far finta di sentire• Sentire con gli occhi
Disturbi espressivi• Difficoltà di articolazione• Balbuzie tonica• Balbuzie clonica
Disturbi strumentali• Metodo vibrotattile
Disturbo di integrazione• Afasia: riabilitazione• Il parere della logopedista
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DSM-5Ipotesi alternative alla “pura” natura linguisticadel disturbo hanno rilevato deficit cognitivi nelle abilità di processamento, definite come Funzioni Esecutive1, per cui nella classificazione del 2013 non compaiono più i Disturbi “Specifici” del Linguaggio.
All’interno dei Disturbi della Comunicazione, parte dei disturbi del neurosviluppo, si individuano:• Disturbo del Linguaggio (espressione-ricezione-misto);• Disturbo Fonetico-fonologico (ex-fonazione); • Disturbo della fluenza con esordio nell’infanzia (ex-balbuzie);• Disturbo della Comunicazione Sociale Pragmatica • Disturbo della Comunicazione Non Altrimenti Specificato.
Il Mutismo elettivo rientra nella categoria dei “Disturbi d’ansia”.1. Deficit nella memoria di lavoro fonologica e visuo-spaziale, alterazioni della flessibilità cognitiva, o della pianificazione verbale e non, deficit della risposta inibitoria, deficit di attenzione, di coordinazione motoria, di elaborazione delle informazioni.Frequente è l’evoluzione del disturbo del linguaggio in disturbo dell’apprendimento.Il dibattito è acceso anche fra chi sostiene il disturbo una condizione-limite della normalità.
Mutismo elettivo• Disturbo affettivo relazionale.
Sui processi linguistici• Il lessico• La disnomia• La semantica