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Il mensile di attualità e cultura dei Castelli Romani e Prenestini Anno XX n. 12 - dicembre 2011 Associazione Culturale “Photo Club Controluce” http://www.controluce.it 6.325.000 visite di navigatori DIFFUSIONE GRATUITA ISSN 1973-915X Le nostre rubriche pag. 2-3 Visto da... pag. 4 Dal mondo pag. 5-12 I nostri paesi - Cronache pag. 13 I nostri dialetti pag. 13-15 I nostri paesi - Storia pag. 15 Scienza e Ambiente pag. 15-18 Società e Costume pag. 18-20 Cultura pag. 21 Spettacoli e Arte pag. 22 Letture pag. 23 L’angolo della poesia
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Jun 15, 2020

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Il mensile di attualità e cultura dei Castelli Romani e Prenestini Anno XX n. 12 - dicembre 2011

Associazione Culturale “Photo Club Controluce” http://www.controluce.it6.325.000 visite di navigatori

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ISSN 1973-915X

Le nostre rubrichepag. 2-3 Visto da...pag. 4 Dal mondopag. 5-12 I nostri paesi - Cronachepag. 13 I nostri dialetti

pag. 13-15 I nostri paesi - Storiapag. 15 Scienza e Ambientepag. 15-18 Società e Costumepag. 18-20 Cultura

pag. 21 Spettacoli e Artepag. 22 Letturepag. 23 L’angolo della poesia

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Rubrica a cura di: Domenico Rotellae-mail: [email protected]

2Notizie in... CONTROLUCE dicembre 2011

Sito web: www.controluce.it 6.325.000 visiteVisto da...

NOTIZIE IN…CONTROLUCE - ISSN 1973-915XIl mensile di attualità e cultura dei Castelli Romani e Prenestini

EDITORE: Ass.ne Cult.le Photo Club ControluceMonte Compatri Via Carlo Felici [email protected] - 0694789071DIRETTORE RESPONSABILE: Domenico RotellaDIRETTORE DI REDAZIONE: Armando Guidoni - 3392437079PUBBLICITÀ: Tarquinio Minotti - 3381490935REDAZIONE: Giuliano Bambini, Marco Battaglia, Giulio Bernini,Giuseppina Brandonisio, Silvia Coletti, Paola Conti, Claudio Di Modica,Rita Gatta, Giuliana Gentili, Maria Lanciotti, Tarquinio Minotti, SalvatoreNecci, Luca Nicotra, Enrico Pietrangeli, Alberto Pucciarelli, EugeniaRigano, Consuelo ZampettiREGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA n.117 del 27 febbraio 1992.Gli articoli e i servizi sono redatti sotto la responsabilità degli autori.Gli articoli non firmati sono a cura della redazione. Finito di stampareil 6 dicembre 2011 a Monte Compatri presso la tipolitografia Spedim,tel. 069486171HANNO COLLABORATO: Alessandro Aluisi, Sandro Angeletti, MariaApopei, Giovanna Ardesi, Elena Bozzo, Giuseppina Brandonisio,Giuseppe Chiusano, Luigi Cirilli, Paola Conti, Gianni Diana, Settimio DiGiacomo, Susanna Dolci, Nicola D’Ugo, Lina Furfaro, Luigi Fusano,Nunzio Gambuti, Toni Garrani, Rita Gatta, Ugo Gentile, Antonella Gentili,Federico Ghera, Fausto Giuliani, Louise Glück , Serena Grizi, ArmandoGuidoni, Maurizio Lai, Maria Lanciotti, Luca Marcantonio, MarcelloMarcelloni Pio, Valentino Marcon, Gelsino Martini, Salvatore Martorelli,Silvano Martorelli, Marisa Monteferri, Maria Monteleone, Luca Nicotra,Ferdinando Onorati, Manuel Onorati, Fabio Pacchiale, Francesca Panfili,Arianna Paolucci, Enrico Pietrangeli, Alberto Pucciarelli, Fabio Romersi,Caterina Rosolino, Eliana Rossi, Domenico Rotella, Arianna Saroli,Chiara Serrano, Leila Spallotta, Wistawa Szymborska, TomasTranströmer, Piera ValentiIl giornale è distribuito gratuitamente nei Castelli Romani e Prenestini.

Politica in pilloledi Alberto Pucciarelli

Galletti. I politici continuano a litigare come galli in unpollaio. Non si sono accorti che la volpe ha mangiatotutte le galline.Malesseri. Aumento esponenziale di gastriti, coliti e de-pressioni. No, non è la stagione. La 'colpa' è de "Le Iene":come gli salta in mente di chiedere ai parlamentari notiziesullo spread o sul debito pubblico? Quelli hanno cosìtanto da fare a smacchinare con computerini e simili,possono star dietro a tali cose?! Un rimedio naturalecontro i malesseri non di stagione: chiedere - in zona cene sono, storici e avventizi - ai caldarrostai; loro sono acontatto con la gente e con queste cosucce.Correz(z)ioni. Molti si lamentano per le correzioni dellevarie 'maestrine'. Se studiassero un po' e si applicasseromolto di più?Rottamazioni. Vanno benissimo, se si compra una mac-china nuova. A volte i Cavalli di Troia hanno solo leruote nuove.Equivoci. Tecnico-politico, inciucio-non inciucio, lottizza-zione-indipendenza, conflitto-disinteresse. Un rimestare.Altre sono le categorie: competente-incompetente, one-sto-disonesto. Più semplice, ma molto più difficile.Meraviglie. Qualche tempo fa un politico infervorato hadefinito il 'famoso' Ponte sullo Stretto «un'opera essenzialeper la direttrice Berlino-Palermo». Avete notato anche voicampicelli brulli con cancelli imponenti di ali e ghirigori?A turno. Ci sono state Bastiglie e Palazzi d'Inverno. Cisono Piramidi e Moschee in fiamme. Ci sarà un altro tur-no? Brividi.Ricorsi. Estate, cicale, illusioni. Poi inverno, formiche,fame. E di nuovo ...Reminiscenze. Non domandare per chi suona lo spread,esso suona per te.

La via difficile(Alberto Pucciarelli) - L'Italia è soprattut-to una terra di artisti; nella realtà e di ecce-zionale valore in molti casi, ma più spessosolo nelle aspirazioni e negli atteggiamenti;e gli italiani, come gli artisti, sono spessoeccessivi, nel bene e nel male. Passano dalcirco all'accademia, dalle sconcezze alla san-tità, dalla beata ignoranza al pensiero piùsofisticato e profondo. Sebbene dal tempodei progenitori latini aleggi, e sia stato dif-fuso in tutto il mondo, il motto che la virtùsta nel mezzo, nella pratica quotidiana visono spadaccini o "don abbondi", spudoratio bigotti, giocolieri o meccanici. Difficilmenteil coraggio si accompagna alla prudenza, ol'estro all'operosità. Siamo costretti tra ivoltagabbana e gli irriducibili; quasiintrovabili i ragionevoli, che modulano i lorocomportamenti in relazione cosciente contempi, modi e fini.Il riscontro perfetto è nella giravolta verifica-tasi nel Governo del Paese: appunto dal cir-co – i nomi dei giocolieri sono noti e ancoraindossano abiti da pagliaccio o mostrano ma-nifesti mortuari in stile ultrà – all'accademia,in senso proprio, essendo i membri dell'at-tuale governo per buona parte accademici ocattedratici. C'è chi pensa, e noi tra questi,che l'Italia avrebbe bisogno di meccanici, perriparare i guasti, e di capi colonia o sciameper trasformare le cicale in formiche. I mecca-nici devono essere esperti ed onesti, i capicolonia seri e non rissosi. Qualche proble-ma, nell'uno e nell'altro caso, si può ravvisa-re. I nostri 'meccanici' sono certamente espertinelle loro materie e pure onesti per unanimericonoscimento; non avverrà che dicano diaver cambiato un pezzo se non l'hanno fatto,né allenteranno un bullone per procurarsinuovo lavoro.C'è solo un dubbio: sono meccanici da Ferrari,impareranno e saranno disponibili a rimette-re in sesto "Panda" e trattori? Ce lo auguria-mo in base al principio che nel grande è com-preso anche il piccolo. Il discorso dei capicolonia, sciame o gregge che dir si voglia, èun pochino più complicato. Il buon capo dà,di solito, il buon esempio, è fermo ma nonlitiga, è coerente e onesto intellettualmente. Inostri politici-capi sembrano essere i primi anon aver capito di non essere più in "formu-la uno". Il capo (dei capi) non solo non ècosparso di cenere, ma non si vede neppureuna grattatina di ravvedimento. Il gioco delleparti continua e fa impressione notare le nuo-ve alleanze preconcette: ora PD e PDL (qua-si) a braccetto e la Lega all'attacco dei vecchiamici. E solo perché sono state ridate le carteo cambiate le caselle.Ancora ordini di scuderia (a proposito di "for-mula uno") e paraocchi ben stretti; sempreviva il parroco o baffone; ma non era cam-biato tutto, amico gattopardo? Migliaia di pul-santi cancellano i talk-show sempre uguali ase stessi: c'è desiderio di silenzio. Un silen-zio operoso, di insegnamenti a voce discre-ta, di studio e lavoro pagina a pagina e mat-tone a mattone. Un paese normale, nel qualegli exploit siano solo sportivi, i gratta e vincil'eccezione, e i sogni si raggiungano a piedi ead occhi aperti. Anche stavolta speriamo dinon aver bisogno di 'eroi'. Confidiamo che iprofessori diventino un po' meccanici e ab-biano voglia di sporcarsi le mani per poi un-gere e contagiare tutti in un nuovo salutarerito di atipica e purificante festa di fine ven-demmia: nella quale diverte e porta bene ap-piccicarsi di dolce mosto.

Due-parole-due sull'ex premier(Maria Lanciotti) - Perché non rispunti per la quintavolta. Silvio Berlusconi ha il dono di rimettersi in formacome quei giochetti cinesi gelatinosi che si squaglianose sbattuti per terra - come fanno i venditori abusivi per

dimostrazione - e subito si ricreano tali e quali a prima. Eil popolo italiano - purtroppo è dimostrato – ha la memo-ria corta. E non solo: al popolo italiano piace la favola diPinocchio. "Raddoppierò il mio impegno" promette l'expremier, e visti i precedenti gli si può credere. Ma inquale direzione indirizzerà i suoi sforzi? La favola diPinocchio lui cominciò a raccontarla nei lontani/vicinianni Settanta con la tv commerciale. All'epoca eravamoinguaiati fino al collo, stiamo parlando degli "anni dipiombo" culminati con il sequestro Moro il 16 marzo1978. E dopo pochi mesi nasce Fininvest, provvidenzia-le come la peste. L'Italia diventa il paese dei balocchi edei bagordi, tutti pazzi per la tv del presidente, tutti pazziper il burattinaio. Che ci sa fare eccome, e lo dimostrariuscendo ad accaparrarsi non solo la fiducia ma anchela simpatia degli italiani. O almeno, della maggioranza.Tutti vorrebbero essere come lui, il virus del berlusconi-smo invade il sistema e lo modifica e lo deruba e lo dan-neggia, peggio di un cavallo di Troia. Ma tant'è: per quan-to riconoscibile, per quanto ripugnante, nella trappoladel presidente questo popolo, che pure non è stupido,c'è caduto per ben quattro volte. E dovrebbe bastare.

Iran 30 anni dopo(Chiara Serrano) - Lo scenario si ripete. Ha poco più di 30anni di nuovo sotto assedio le ambasciate estere a Teheran.Inizia così il richiamo dei diplomatici in patria. Cosa che nonfa presagire nulla di buono. È già prevista la data per unattacco in Iran? Ovviamente strategie e politiche interna-zionali ci sono oscure ma possiamo farci un’idea. Nella ca-pitale dell’Iran sono ancora ore di tensione e violenza. Uncentinaio di studenti filo-governativi ha fatto irruzione al-l’interno dell’edificio durante una manifestazione di prote-sta contro le sanzioni decise da Londra contro il governo diAhmadinejad. Alcuni di loro hanno bruciato una bandieradella Gran Bretagna. Gli ostaggi sono stati liberati ma lapopolazione non è affatto contenta. Gli Usa vengono visticome il Grande Satana e la Gran Bretagna è un governo divolpi. Intervistando i cittadini della capitale iraniana si per-cepisce astio crescente verso l’occidente ma gli studentifanno questo per far reagire l’occidente e farsi aiutare aduscire da un regime che gli sta nettamente soffocando?Usare l’occidente per scacciare il padrone... stesso scena-rio di 30 anni fa. Come finirà questa volta? Nel 2011 peròbisogna considerare anche altri intrighi politici... Il presi-dente Obama caldeggerà una nuova guerra? O la Gran Bre-tagna scenderà in campo sola? Aspettiamo i prossimi svi-luppi con un po’ di tensione e chiedendoci cosa è meglioper gli Iraniani e se la guerra è l’unico mezzo per portare unavera democrazia nei Paesi.

Han promesso mari e Monti....(Il Terzino) - Appena insediato, il neo premier Monti pro-nunciò le seguenti lapidarie sentenze: «Basta spremere chiha già dato tanto, ora tocca a chi finora ha dato poco» oanche «Ci saranno sacrifici ma non lacrime e sangue». Lu-gubri panzane, vili corbellerie grosse come l'Everest, altroche! Tutti, dico tutti, e ripeto tutti, i provvedimenti in can-tiere toccheranno solamente i soliti poveri disgraziati a red-dito fisso, ossia gli unici che in Italia pagano le tasse finoall'ultimo centesimo del loro sangue. Pensioni, aumentodell'IVA, ritorno dell'ICI, e via cantando all'insegna della piùferoce macelleria sociale degli ultimi anni. E i privilegi dellacasta? Intoccabili, appena intaccati da qualche lifting dipura facciata. E fortuna che prima, di monti, ne avevamoTre e ora di Monti ne abbiamo solo uno!! Che però devefare il lavoro "sporco" che destra e sinistra non hanno vo-luto o saputo fare. Ma non vi sembra un po' sospetto ilBersani che prima sbraita contro il berlusconismo e poi famaggioranza col Pdl? O, se preferite, il Pdl che vota assiemeagli odiati "comunisti"? Ma la cosa più orribile di tutto èche mai come oggi la famosa "maggioranza silenziosa" èpiù muta e inerte che mai. Anzi plaude perfino - col sorrisoebete - a chi li manderà in pensione a 70 anni col pannolonee gli farà tenere occupato fino alla morte quel posto di lavo-ro che un giovane aspetterà invano e che, forse, gli arriveràquando anche lui avrà compiuto a sua volta i 70 anni...

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3Rubrica a cura di: Domenico Rotellae-mail: [email protected]

Notizie in... CONTROLUCE dicembre 2011

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(Gelsino Martini) - La vita umana nonè esprimibile in valore economico, leemozioni che si manifestano rischianoil conflitto sociale quando ci si trova difronte a emotività espresse dalla suc-cessione di eventi, in modo particolaredi tragedie annunciate. La nostra con-vivenza con la natura ed il territorio è incontinuo conflitto di acquisizione dispazi oltre le naturali necessità, spessolegate a speculazioni o interessi indivi-duali. Molti di noi, vagando nella no-

stra penisola, hanno osservato villag-gi di montagna, presenti da secoli, dovei nostri antenati collocavano le abita-zioni. Non certo dove scaricavano levalanghe, o dove i ruscelli divenivanofiumi con il disgelo, o ancora in zonenon riscaldate dal sole. Lo stesso av-veniva per i villaggi o le città nei pressidi grandi fiumi, o in prossimità del mare.Il rispetto degli eventi naturali era si-nonimo di sicurezza e lungimiranza nel-lo sfruttamento dei territori necessarialle risorse di vita.Il sopraggiungere della tecnologia halimitato la valutazione strutturale uma-na, relegandola a critica o studio inge-gneristico-architettonico. Con le nostreruspe, i pali di fondazione, le tubazionidi cemento, abbiamo ingabbiato la na-tura e i corsi d'acqua. Il ruscello, che dacinquant'anni scorre sonnolento, lo ab-biamo interrato sotto le strade e piazza-li. Non da meno costoni rocciosi o diterra, tenuti a bada da guardiani di ce-mento alti metri, rivelatisi inutili osta-coli innaturali, dimenticando tragediecome la diga del Vajont. Ancora barrie-re lungo i fiumi, restringendo le fascefluviali, zone ritenute pericolose in basealla morfologia del territorio. Coltiva-zioni, industrie, quartieri, rubano le areedi sfogo (vasche di laminazione) doveil fiume si allarga in caso di piena. Tut-to ottenuto con studi d'ingegneriacementista strutturale, relegando amonte o a valle problemi territoriali,abbandonando la lavorazione agricolae boschiva, dimenticando il susseguir-si ciclico degli eventi naturali.Anche nel nostro comune i deflussi na-turali d'acqua (i cosiddetti fossi) sonoostruiti da strade o abitazioni. Il nostroterritorio montano difficilmente rischiaun allagamento, diversamente è la sta-bilità del territorio, dove l'acqua, neltempo, trova un nuovo corso ed allorabisognerà confidare nel cemento. L'ho-mo sapiens-avidus ha una visione ri-dotta del rapporto che lo lega alla natu-ra. Il mantenimento di un'ecodiversitàfaunistica, intesa al mantenimento diaree protette da esibire come vetrine,un rapporto con la Terra vissuto comeproprietà. L'utilizzo di tutto ciò che èpossibile per lo sfruttamento del man-

tenimento e della ricchezza umana.Diversa è la visione della Terra, dove lamancanza di rispetto naturale si riversaintegralmente contro l'uomo, dove ilprogressivo decadimento della biodi-versità produrrà ingenti danni alla vitaumana. La Terra continuerà la sua cor -sa nell'universo sia in presenza che inassenza dell'uomo. Spetta a noi rivede-re la naturale collocazione della societànel rapporto Terra-Natura, ed ancora anoi capire che non sono "fiumi o monti

assassini", bensì homo avidus non piùsapiens, a gravare sul nostro sistemadi vita.Un'anomalia molto diffusa, di cui noisiamo sicuramente tra i primi della clas-sifica, è lo scettro del potere intesocome organo politico. Quanto riscon-trato nel rapporto con la Terra, si ampli-fica con la rappresentanza politica. Ne-gli ultimi trenta anni la scalata all'avidi-tà non ha trovato ostacoli, compiaciu-ta nell'arco costituzionale, con eccezio-ni inascoltate se non affossate. Da ser-vizio sociale, i partiti hanno modellatola politica con una "società a servizio",lottizzando ed appropriandosi di postidi lavoro, degli organi dirigenziali, del-le scelte economiche, della fruizionedelle istituzioni sociali. Il trascorreredegli anni ha sviluppato nel politico laconcezione di "eletto" oltre il mandatoricevuto: rappresentante dei cittadininel parlamento, persona all'interno del-la società. Questa condizione è stata ab-bandonata dall'homo sapiens-avidus ,appropriandosi, con leggi ad hoc, di pri-vilegi all'interno della società, sviluppan-do una nuova persona superiore aglistessi individui che ne hanno decretatola rappresentanza. Una dimostrazione ciè stata data con l'ultima legge di stabilitàapprovata prima dell'abbandono gover-nativo: la "legge-mancia". La maggio-ranza, con l'astensione del PD, la nonpartecipazione al voto dell'UDC ed il solovoto contrario dell'IDV, ha stanziato 150milioni di euro da distribuire tra i parla-mentari (circa 150 mila euro cadauno) dautilizzare presso i propri collegi elettora-li, in parole povere soldi per "comperarevoti" dalle associazioni, dai quartieri, oper false attività sociali. Promotori ditutto ciò gli integerrimi paladini "anti ca-sta" della Lega, i colleghi del PDL conl'aggiunta di quei salvatori della patria e"responsabili" scilipotiani. Ad ognibuon conto nel ddl non vi è traccia distanziamenti per il fango di Liguria e To-scana, o per la salvaguardia geologicadel territorio.L'evoluzione spiegata da Darwin ci hacondotto nella successione della vitasulla terra. Ritengo che l'homo aviduspossa essere estinto solo con una realericonquista sociale dell'homo sapiens.

Da “Homo Sapiens” ad “Homo Avidus”(Toni Garrani)Era il 2001, al go-verno di un'Italiagià gravata da unapesante crisi eco-nomica sedeva ilprof. GiulianoAmato, alla guidadi un governo dicentro-sinistra. Sututti i giornali scoppiò una polemica vi-rulenta per un'iniziativa dell'allora Mini-stro dell'Interno Enzo Bianco il quale,affiancato dall'allora Ministro della Giu-stizia Piero Fassino, decise di introdurrenell'amministrazione carceraria l'uso delbraccialetto elettronico per il controllo adistanza dei detenuti. Si parlò di "incu-bo futuribile" che rimandava ai fanta-scientifici microchip inseriti sottopelleper meglio controllare i criminali, si parlòdi violazione della privacy, di "grandefratello", e via così inanellando una se-rie di idiozie per contrastare quello cheera solo un tentativo di razionalizzare ilgià allora esplosivo caos delle nostrecarceri. Il braccialetto, già sperimentatocon ottimi esiti in molti paesi, quali GranBretagna, Svezia, Spagna, Portogallo,Svizzera, Francia e Stati Uniti, concen-trava in 45 grammi alti contenuti tecno-logici che avrebbero consentito, se usatosu larga scala, di decongestionare inparte le sovraffollate carceri italiane. Ilgoverno Amato decise di sperimentarequesta tecnologia, e stipulò un contrat-to con cinque aziende fornitrici per met-tere a disposizione dei giudici di cinquediverse città una dotazione iniziale dibraccialetti. Ma, dopo alcuni clamorosifallimenti che consentirono la fuga diCesar Augusto Albirena, un peruvianocondannato per traffico di droga, e diAntonio De Luca, un killer ricoveratoall'ospedale Sacco di Milano, per qual-che tempo l'idea del braccialetto fu ac-cantonata in attesa di futuri migliora-menti del sistema.Passano gli anni e i governi. Nel 2003 ilnuovo Ministro dell'Interno del gover-no di centro-destra, Giuseppe Pisanu,decise di riprendere la sperimentazionesu larga scala, con il meritorio intento didiminuire il ricorso alla detenzione pre-ventiva in attesa di processo, scatenan-do però nuove polemiche e nuove in-vettive. Il governo affidò a Telecom lagestione esclusiva su tutto il territorionazionale di 400 braccialetti, con affida-mento diretto senza gara d'appalto. Co-sto complessivo per l'istallazione e l'as-sistenza tecnica: undici milioni di euroall'anno per dieci anni. Totale: centodie-ci milioni di euro. Per far fronte alla pre-vista mole di lavoro, la Telecom appron-tò una grande centrale di controllo deicollegamenti su tutto il territorio nazio-

nale, in contatto 24ore al giorno contutte le questured'Italia. Un note-vole impegno tec-nico e finanziarioche avrebbe ga-rantito nel tempoun ottimale funzio-namento del siste-

ma d'allarme.Ma dei braccialetti elettronici non si sentìpiù parlare per molti anni, fino a quandonel 2008 il nuovo Ministro della Giusti-zia Angelino Alfano, sempre per far fron-te all'ormai intollerabile sovraffollamen-to delle carceri, decise di rilanciarne l'uso,con l'obiettivo di tenere sotto controlloi circa 4.100 detenuti italiani che, aven-do fino a due anni di pena da scontare,avrebbero potuto usufruire degli arrestidomiciliari. Nel suo piano "svuota car-ceri" era infatti previsto l'uso del brac-cialetto per quattromila detenuti, la cuidismissione dalle carceri avrebbe datoun po' di fiato a istituti penitenziari or-mai al collasso. E così arriviamo ad oggi.Ebbene, in una recente denuncia del Sin-dacato Autonomo di Polizia Penitenzia-ria si afferma che: «Dei 400 dispositivielettronici noleggiati dal Viminale, solo11 sono utilizzati. Gli altri sarebbero sot-to chiave in una stanza blindata del Mi-nistero». E non vi è stata smentita.Ecco, la fine della storia è questa: lo Sta-to italiano ha pagato centodieci milionidi euro per l'uso di 11 braccialetti elet-tronici, al prezzo di dieci milioni di eurol'uno. Il contratto scadrà alla fine di que-st'anno. La domanda è semplice: perche?Perché buttare centodieci milioni di euroin un paese in cui si suicidano in carceredecine di uomini ridotti alla disperazio-ne da condizioni di vita sub-umane, unpaese in cui il Presidente della Repub-blica ha lanciato un alto monito indican-do nell'indegno trattamento riservato aicarcerati a causa del sovraffollamentodelle carceri un problema «di prepoten-te urgenza sul piano costituzionale e ci-vile», definendolo «una realtà che ciumilia in Europa» e ammonendo che«l'abisso che separa la realtà carcerariadal dettato costituzionale sulla funzio-ne riabilitativa della pena, e sui diritti e ladignità della persona, è una realtà nongiustificabile in nome della sicurezza chene viene più insidiata che garantita».Cosa si sarebbe potuto fare per garanti-re due pasti al giorno a degli esseri uma-ni che sono ad oggi alimentati con unaspesa giornaliera di tre euro a testa, chenon garantirebbe neppure il fieno per levacche? Cosa si sarebbe potuto fare conquei centodieci milioni di euro per mi-gliorare la vita di persone costrette a vi-vere in condizioni di spazio che la Co-munità Europea considera invivibili peri maiali, a cui viene garantito nelleporcilaie uno spazio minimo di sei metriquadrati? Cosa si sarebbe potuto farecon quei centodieci milioni di euro perrendere a degli esseri umani quel mini-mo di dignità che la legge, ma ancor pri-ma la coscienza di tutti, dovrebbe assi-curare loro?

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4 Rubrica a cura di: Paola Conti

e-mail: [email protected] m ondo Notizie in... CONTROLUCE dicembre 2011

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“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali indignità e diritti”.(Paola Conti) - Il 22 ottobre scorso è scomparso An-tonio Cassese. Giurista, scrittore, docente di dirittointernazionale in Italia e all’estero, rappresentante delgoverno italiano in vari organi dell’ONU, tra cui laCommissione dei diritti umani; è stato presidente delComitato del Consiglio d’Europa per la prevenzionedella tortura e primo presidente del Tribunale penaleinternazionale per la ex Jugoslavia, nel quale ha ope-rato anche come giudice. E poi presidente della Com-missione internazionale d’ inchiesta dell’Onu sui cri-mini nel Darfur, conclusioni che hanno portato aldeferimento della questione alla Corte penale interna-zionale. Nel 2009 era stato nominato presidente delTribunale speciale per il Libano. Voglio ricordarLo,farLo conoscere al grande pubblico e rammentare ladata del 10 dicembre1948, riportando un brano trattoda un suo libro “ Il sogno dei Diritti umani”, Feltrinelli,2008. « Parafrasando Rousseau, si potrebbe dire cheoggi tutti parlano di diritti umani e tuttavia mai comeora quei diritti sono violati in tanti paesi del mondo. Inrealtà anche nel passato i diritti umani erano calpestatisu larga scala e spesso in modo anche più grave; perònon esisteva ancora nelle vittime la consapevolezzache la loro dignità umana veniva offesa: gli abusi, l’ar-bitrio, il disprezzo per i diseredati, venivano conside-rati un fatto naturale, non un fenomeno storico controcui bisognava lottare. ...L’Assemblea generale delleNazioni Unite ripudiò questo concetto il 10 dicembre1948, quando adottò un decalogo dei diritti di ogniabitante del pianeta: la Dichiarazione universale deidiritti umani. La Dichiarazione non è una “ legge” in-ternazionale, perché non ha carattere obbligatorio, noncrea cioè norme vincolanti gli stati e gli individui. Hasolo una forza morale e politica. Perché, nondimeno, ècosì importante? Perché se ne sente tanto parlare e siavverte la necessità di celebrarne l’anniversario? Pri-ma del 1948 non esisteva un documento di portataplanetaria che sancisse i diritti spettanti a ogni essereumano, quale che fosse la sua cittadinanza, razza o

posizione sociale. Esistevano dichiarazioni quali laMagna Charta del 1215, il Bill of Rights inglese del1689, le dichiarazioni americane del 1776-1789 e quellafrancese del 1789, ma avevano ovviamente un’ inci-denza limitata a quei singoli paesi. Mancava un testouniversale, che valesse per tutti. La fine della Secondaguerra mondiale costituì un momento propizio perchédovunque si sentiva il bisogno di reagire ai disastridella guerra e delle dittature. L’ iniziativa fu occidenta-le. Già il 6 gennaio 1941 il presidente Roosevelt avevalanciato le famose quattro libertà: quella di parola e dipensiero, quella religiosa, la libertà dal bisogno e lalibertà dalla paura. Nel 1946, nel celebre discorso diFulton, Churchill proclamò che scopo del dopoguerraera di “ far scudo alle innumerevoli case degli uominicontro due gigantesche macchine da preda: la guerrae la tirannide”. Gli Stati Uniti, la Francia e l’ Inghilterratrovarono perciò naturale proporre all’Assemblea ge-nerale dell’Onu di adottare un decalogo per tutta l’uma-nità. I paesi socialisti e, per ragioni culturali e religiose,certi paesi mussulmani guidati dall’Arabia Saudita edal Pakistan, inizialmente si opposero anche perché iltesto proposto era di marca sostanzialmente occiden-tale. Ma le loro obiezioni vennero travolte. Così nel1948, per la prima volta nella storia dell’umanità, statiassai diversi politicamente e ideologicamente si mise-ro d’accordo su una serie di obiettivi e principi e siimpegnarono ad adoperarsi per conseguirli. L’idea difondo della Dichiarazione è che ogni struttura statale,quale che sia la sua dimensione ideologica e politica,deve rispettare i valori essenziali della persona. La Di-chiarazione ha avuto effetti enormi sulla comunità in-ternazionale. Anzitutto ha scosso gli animi e creato unnuovo ethos. ...Nel 1962, nel primo processo che subìa Pretoria, Nelson Mandela si difese invocando la Di-chiarazione universale. ...la fine dell’apartheid è dovu-ta anche alla coscienza dei propri diritti nata nella mag-gioranza di colore sudafricana... La Dichiarazione haanche contribuito alla caduta del Muro di Berlino, aldeclino delle dittature in America Latina, sta inclinan-do il gelo illiberale ancora così diffuso in Cina e ormai

Notizie dal Mondo (a cura di Paola Conti)condiziona la politica estera di molti stati. ...La Dichia-razione è servita da impulso per l’adozione di innume-revoli testi internazionali... ed ha costituito un manife-sto e un’arma morale, indispensabile per tanti gruppinon governativi di appoggio e solidarietà ai persegui-tati, come Amnesty International e Human RightsWatch. A cinquant’anni di distanza, si può dire che laDichiarazione è ancora attuale? Nessuno nega certo isuoi limiti storici, per esempio la scarsa sensibilità peri diritti dei popoli o l’eccessiva genericità di alcunedisposizioni. Malgrado questi limiti, e anche se i tempisono cambiati, quel grande documento è ancora vivo....Nella lotta per i nuovi diritti la Dichiarazione deverestare la nostra stella polare. Non dimentichiamo chealla lunga quelle tre paginette hanno avuto più pesodi intere biblioteche e degli eserciti di tante grandipotenze. Splendida conferma di quel che diceva Tom-maso Campanella: i moti umani durevoli sono fatti pri-ma dalla lingua e poi dalla spada» .Il Femminicidio entra nel codice penale, ma in Perù.(Paola Conti) - Il reato di “ femminicidio”, inteso comel’omicidio di una donna per mano di parenti, conviven-ti, coniugi, ex amanti, insomma di donne uccise da uo-mini che conoscevano e di cui si fidavano, sarà inseritonel codice penale del Perù che è il settimo paese Sudamericano, dopo Cile, Colombia, Costa Rica, Salvador,Guatemala e Messico, a trasformarlo in crimine specifi-co. Il ‘ femminicidio’ sarà introdotto con una modificadell’articolo 107 del codice penale e comporterà unapena non inferiore ai 15 anni di carcere, come ha preci-sato la titolare del ministero della Donna, Aída GarcíaNaranjo. Secondo gli inquirenti, la gelosia o il rifiuto diuna donna a cominciare una relazione sentimentalesono i principali moventi degli assassini di donne cheperlopiù finiscono vittime di accoltellamenti. In Perùdall’ inizio dell’anno, sono 73 le donne che sono stateassassinate dai loro coniugi; nel 2010 furono 123. Certoin Perù! In Italia, invece, nel 2010, secondo un lavoro diricerca sul femminicidio, condotta dalla “Casa delle Don-ne per non subire violenza” (www.casadonne.it) di Bo-logna, le donne uccise sono state 127.

(Mar ia Apop ei) - Romania este selec tata denenumarate ori ca destinatie turistica datorita atractiilordeosebite pe care natura le ofera celor interesati sa odescopere sub aspectul puritatii si al linistii mult doritein viata de zi cu zi. Pentru cei mai multi dintre noi,vacanta este un moment mult asteptat, in care ignoramtoate preocuparile cotidiene, vizand relaxarea caobiectiv principal. Iar locul in care ne putem deconectade la toata energia negativa care se acumuleaza la nivelfizic, dar mai ales psihic, il descoperim in natura, acolounde adierea vantului, murmurul apei, glasul pasariloralunga orice urma a grijilor. Bogatia naturala a Romanieipoate fi descoperita in functie de personalitatea si deaspiratiile fiecaruia dintre noi, in functie de anotimp side timpul pe care il avem la dispozitie.Vara, dacapreferam excursiile pe munte, in cautarea de peisaje deo frumusete rar intalnita, avem de ales, in functie dezona, intre numeroase atractii ale naturii greu de descrisin cuvinte. Cei atrasi de sporturi pe munte pot optapentru a escalada varfurile montane accesibile dinCarpati, cel mai inalt fiind Varful Moldoveanu, dinCarpatii Meridionali, cu inaltimea de 2544m. Ramanemfoarte placut surprinsi sa descoperim formatiunistancoase ca Sfinxul si Babele, formate prin eroziuneeoliana, in Muntii Bucegi, la o altitudine de 2216m iarin acelasi timp sa aflam istoria si legendele legate deaceste locuri. In drumul ce strabate muntii intalnim unnumar impresionant de chei si def ilee, căi naturale detrecere prin munti, strazi inguste intre versanti abrupti.In aceste zone, dar nu numai, avem ocazia sa poposimin numeroase pesteri formate de-a lungul timpului,fiecare avand trasaturi particulare deosebite, stalactitesi stalagmite, adancime sau lungime impresionanta

Motive esenţiale pentru a vizita România - 2 - Primul pas spre descoperirea Romaniei - Bogatia naturala

(cea mai lunga din Romania fiind Pestera Vantului, dinMuntii Padurea Craiului ce se intinde pe o distanta de50 de kilometri). O alta pestera dintre cele mai deosebite,este Scarisoara, care ascunde in interior un ghetar cuun volum de 75000 mc, vechi de peste 4000 de ani,conform atestarilor documentare.Continuandu-ne excursia prin Carpatii romanesti auzimzgomotul cascadelor mai mari sau mai mici, care, prindebitul de apa parca marcheaza trecerea rapida siireversibila a timpului. Desi cele din Romania nu suntla fel de spectaculoase ca marile caderi de apa dinlume, ele pot oferi oricarui privitor perspectivedeosebite si peisaje de nedescris. In acelasi timp pentruamatorii de sporturi extreme ele pot constitui o provo-care in a fi parcurse. Asadar se poate urmari cumnumeroase rauri ajung in lacuri de acumulare, cu barajnatural sau artificial, unde cea mai buna alegere pentruun turist interesat sa vada si sa afle mai multe, ramaneplimbarea cu barca sau cu vaporasul.In ceea ce priveste transportul in zona unor obiectiveturistice, amatorul de senzatii unice, va opta pentru

descoperirea panoramei in ansamblu, la inaltimi de pe-ste 60m, oferita de plimbarea cu telegondola, cabinasau banca de capacitate mica, amenajata pentrutransportul persoanelor cu ajutorul unui cablu tractor.In alte zone ale Romaniei, Maramures sau Moldova,fiecare amator de atractii vechi poate alege o plimbarecu mocanita, un tren forestier local care circula pe caleferata cu ecartament ingust, fiind alimentat cu lemne siapa. In mediul rural, in multe zone ale tarii, avem ocaziasa descoperim caruta trasa de cal sau carul tras deboi, mijloc de transport folosit in trecut, care in unelelocuri inca se pastreaza. Doar ca atractie turistica,pentru a ilustra vremurile de altadata, au fost pastratetrăsuri trase de cai si in importante orase, ca Bucuresti,capitala tarii, Sighisoara, oras medieval si capitalaeuropeana a muzicii academice, Brasov, capitala verdea Romaniei… O bogatie naturala foarte importanta aRomaniei este reprezentata si de resursele dinsubteran de aur, argint, uraniu, cupru, huila, argila,marmura, petrol, gaze naturale, sare, ape minerale, ge-otermale si balneoterapeutice. Datorita tratamentelorcare se pot urma in zonele cu apa termala sau sarata,se dezvolta, treptat, turismul medical.Asadar, in functie de modul in care am dori sa nepetrecem timpul liber, cu siguranta putem descoperimacar o parte a Romaniei, unde sa ne ramana gandulpentru cat mai mult timp si unde sa dorim sa ne maiintoarcem. Din numarul urmator vom afla bogatianaturala a Romaniei oferita de f luviul Dunarea, DeltaDunarii (cea mai mare rezervaţie de ţinuturi umede dinEuropa, cu o suprafaţă de 2.681 km2) si deschidereala Marea Neagra.(la traduzione la potete leggere on line e sul prossimo numero)

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Rubrica a cura di: Alberto Pucciarellie-mail: [email protected]

5Cronache i nostri paesi...Notizie in... CONTROLUCE dicembre 2011

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Notturno magico. Una cinquantina d’anni fa, c’erauno spettacolo di suoni, acque e luci nel parco diVilla Torlonia a Frascati. Aveva per titolo: ‘Notturnomagico’. Oggi invece certe luci notturne sono prati-camente invisibili. Si pensi al palazzo comunale cuisono stati applicati dei lumi che fanno risaltare unedificio non certo artistico, mentre la via antistante,trafficatissima, è quasi al buio e resa pericolosa perquesto. In compenso sul marciapiede sottostante cisono dei curiosi faretti che illuminano dal sotto in sui passanti, faretti che già da tempo qualcuno ha bat-tezzato ‘illuminamutanda’.E intanto si sta per celebrare l’anniversario del buiocompleto sulla strada che raccorda il vialone di Tor-lonia (Via Annibal Caro) con la via Alberico II. Il peri-colo è costante, tanto più che il muraglione di VillaTorlonia ha una balaustra che si interrompe improv-visamente col rischio che (anche di giorno) qualcu-no, soprattutto bambini, possa cadere nel sottostanteviale V. Veneto. Insomma, si vuole dar vita (si fa perdire) ad un nuovo spettacolo? In tal caso si tratte-rebbe del ‘Notturno tragico’.Il papa di Berlusconi. C’era un tempo sul finire dell’Ot-tocento ed i primi del Novecento quando nelle udienzepapali si usava la formula per i fortunati ammessi: “chi-nati al bacio della sacra pantofola... o del sacro piede,ecc.”. Successivamente si passò al bacio dell’anello edoggi con papi più ... ‘democratici’ basta una stretta dimano. Ovviamente il papa è il papa, per cattolici e non.C’è solo un personaggio che in Italia ha avuto un suopapa particolare. Il nostro satrapo gaudente, il cavaliereper antonomasia, il Berlusca nazionale, il quale eviden-temente ha sempre considerato Gheddafi come un papa.A parte i sacri canti bungabunghesi, tutti ricordano ilsuo ossequioso baciamano quando il libico piantò la

In punta di spillo (a cura di Valentino Marcon)tenda in Italia! E come si usa quando muore un papacosì il Berlusca alla morte del libico ha esclamato: «sictransit gloria mundi», che è appunto la formula che vie-ne usta dopo la morte di un papa.Un compleanno da non perdere. Mentre l’Italia si di-batteva (e si dibatte sempre più) in una crisi senzaprecedenti e senza che si vedano vie di uscita, Ilcosiddetto ‘premier’ se ne andava a spese degli ita-liani a festeggiare il compleanno dell’amico Putin chepure è stato (e resta) ‘comunista’. Eppure non ci ri-sulta che costui abbia invitato capi di stato o di go-verno. È stato solo un pensiero delicato del suo ami-co Berlusconi. Chissà che regalo gli avrà portato?!D’altronde bisogna non perdere i compleanni in quan-to nessuno può prevedere se si possono festeggiareanche l’anno successivo!Sciacallaggio televisivo perpetuo. Lo sport televisivopiù frequentato da autori, cronisti, presentatori e diret-tori di reti e programmi televisivi, non è il calcio come sipotrebbe credere, ma lo sciacallaggio sul morto di tur-no, meglio se famoso e ancor più se morto ammazzato.E così ecco che le troupe televisive si gettano sul cada-vere ancor caldo poi semifreddo e infine surgelato inqualsiasi ora del giorno, su ogni canale o spettacolo,per giorni e settimane e mesi (e anche anni quando sifanno anche i processi), fornendo dovizia di particolari,supposizioni, invenzioni, indagini fasulle,facendo par-lare psicologi, soubrette e anche i soliti tuttologi, of-frendoti il patetico, il macabro, l’inverosimile, con inter-viste a parenti, amici, curiosi, passanti ignari e conl’espressione ebete e rammaricata di non riuscire pur-troppo ad intervistare anche gli animali domestici, per-ché non parlano, come cani e gatti e magari anche ilpappagallo di casa; ma per quest’ultimo certi perso-naggi televisivi suppliscono benissimo.

GROTTAFERRATA

Grande Successo per l’Open Day Sportivo(Federico Ghera)Nel pomeriggio diSabato 19 Novem-bre 2011 si è svoltapresso il Palazzettodello Sport la mani-festazione “OpenDay 2011/ 2012”,evento fortementevoluto dal Presi-dente della Poli-sportiva Grottafer-rata, Andrea Nar-done, per promuovere e valorizzare l’intera offertasportiva che viene organizzata presso le strutturesportive comunali della cittadina criptense. Arti mar-ziali, pattinaggio su rotelle, ballo, basket, pallavolo.Sono state tante e suggestive le esibizioni che han-no animato il numeroso pubblico intervenuto suglispalti del moderno Palazzetto intitolato a SaverioCoscia ed inaugurato appena un anno e mezzo fa.Sono intervenuti ed hanno assistito alle performan-ce sportive il Presidente della Polisportiva AndreaNardone, il Sindaco di Grottaferrata Gabriele Mori e,in corso d’opera, ha fatto il suo ingresso il Presiden-te del CONI di Roma, Riccardo Viola, che si è compli-mentato con l’amministrazione comunale e con lostesso presidente Nardone, che è fra l’altro fiduciariodel CONI di Grottaferrata, per la bellezza dell’impian-to sportivo e per l’organizzazione dell’evento. Per learti marziali sono stati presentati e si sono esibiti icorsi di Kendo del M° Fabio Marongiu, quindi laKick Boxing diretta dal M° Piergiorgio Galli, il HwalMoo Do del M° Roberto Capogna, infine il Tai ChiChuan il cui corso è gestito dal M° Fabio Marcelloni,

Cintura Nera 4° Grado e Direttore Tecnico della “YangStyle Tai Ci Ciuan Association”. L’occasionedell’Open Day è stata ideale per consegnare dei me-ritati riconoscimenti agli atleti del Hwal Moo Do, artedi difesa personale coreana, che hanno conseguitotre primi posti ed un secondo posto alle competizionimondiali di Massa Carrara svoltesi dal 27 al 30 Otto-bre 2011. Le autorità presenti hanno così donato letarghe celebrative ai quattro atleti appartenenti allaNazionale Italiana che si allenano a Grottaferrata. IlSindaco Gabriele Mori ha premiato Andrea Minicocci,medaglia d’argento e titolo di vice campione mon-diale nel combattimento a squadre, e Michael DiLoreto, medaglia d’oro e titolo mondiale nel combat-timento a punti. Il Presidente Riccardo Viola ha quin-di premiato Luciano Zitelli, oro e titolo mondiale nelcombattimento a squadre, e Luca Silvestri, oro e tito-lo mondiale nel combattimento a punti. Non potevamancare, poi, un riconoscimento dovuto al M° Ro-berto Capogna, Cintura Nera 5° Dan, che con pas-sione e competenza allena questi e tanti altri ragazzi.A consegnargli il premio è stato il presidente AndreaNardone. Ottima e di grande qualità anche l’esibizio-ne delle ragazze dell’A.S.D. Grottaferrata Pattinag-

ROCCA PRIORA

È scomparsa Giuseppina Fiore(S.A.) - Il dolce sor-riso di GiuseppinaFiore, sempre pre-sente, nonostante ilunghi anni di sof-ferenze, si è spen-to, lasciando in unimmenso dolore ilpapà Luigi, la mam-ma Nella Vinci, ilfratello Alessandroed i familiari tutti.Tantissimi amici edestimatori eranopresenti alle ese-quie, tenute nellachiesa parrocchia-

le “Maria Assunta in Cielo”, concelebrate da donLeonardo D’Angelone - che ha ricordato la grandebontà, intelligenza e sensibilità della scomparsa - eda don Maurizio Del Nero e don Paolo Basili. La bara,coperta da tantissimi fiori bianchi, accompagnata dal-l’affetto, dolore e commozione dei presenti, è statainumata nella tomba di famiglia, nel Cimitero Monu-mentale del paese.

gio su rotelle delPresidente SergioDolciotti e bendirette dall’istrut-trice Loretta Scac-cia.Ultima esibizionein ordine crono-logico, molto ca-ratteristica e sug-gestiva, è stataquella della Dan-za del Ventre, la

cui istruttrice è Fabiana Frinconi, che ha mostratoinsieme a sue tre allieve le sensuali movenze di unodei balli più antichi del mondo.Ha preso la parola anche l’istruttrice Silvia Pepi, cheha illustrato gli insegnamenti di Pilates, Total Body,G.A.G., discipline che fanno parte del fitness, a cui siaggiungono la Ginnastica Posturale, il Body Fit e loYoga, dirette da Anna Fagiolo e Barbara Gaist.Vi è stato naturalmente spazio per vedere all’opera igiovanissimi ragazzi della San Nilo Basket del presi-dente Alberto Catanzani e quelli della Volley ClubGrottaferrata del presidente Francesco Nardone.La Polisportiva Grottaferrata organizza complessiva-mente ben 24 corsi sportivi, compresi gli insegna-menti di ballo (gruppo, coppia, caraibici, flamenco,hip hop, danza moderna), il tennis ed il calcio, conl’affiliata Vivace Grottaferrata del Presidente MarcoGabriele Benvenuti che raduna sotto di sé circa 400atleti fra scuola calcio e settore agonistico e che svolgele proprie attività presso il campo “Comunale” di viadegli Ulivi e d il centro sportivo” Rogazionisti” di viaVecchia di Velletri. Presso il Palazzetto dello Sport èpresente anche un servizio di cure fisioterapia e diosteopatia.

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Notizie in... CONTROLUCE dicembre 2011

Sito web: www.controluce.it 6.325.000 visiteCronache i nostri paesi...

CASTELLI ROMANI

Rispettare le loro vite(A.M.L. Aluisi) - Metà novembre e l’ennesimo dis-servizio ferroviario locale. Successiva la reazione,forte dei pendolari laziali lungo la nevralgica lineaferroviaria Fr2 sulla Roma-Pescara (ma nel Laziosono tutte importanti le restanti linee, dato il ‘peso’demografico regionale nell’area tirrenica). Da trop-pi anni, e troppi governi passati, non si dà il dovutopieno rispetto alla vita di quella numerosa popola-zione italiana che ora ha soprannominato ‘l’alta ve-locità’, con amaro sorriso, in ‘l’altra velocità’, conl’ostile ostinazione su sempre grandi e nuove arte-rie di comunicazione terrestre (ferroviarie e strada-li) mentre le vecchie Regionali, Provinciali,Intercomunali (riguardo le strade) è ferma all’800 intutti i sensi (monobinari, tempi). Sorvoliamo poi,sullo stato di manutenzione della rete stradale (mi-glioramento della carreggiata o messa in sicurezza,reintegro del manto stradale, segnaletica, sicurez-za, servizi), ancora ampia antologia di casi fonte dinervosismo e accidenti ai governi locali. A PalazzoChigi si è insediato un ennesimo Governo che ‘apelle’, almeno, dà ora senso di maggiore autorevo-lezza, serietà e presentabilità. Meglio capace di‘ascoltare i reali problemi d’Italia, per dare il dovu-to, pieno e costante rispetto alla vita di milioni diindividui in continuo necessario movimento anchesolo per andare a fare la spesa.

ROMA

Impressioni di novembre(Serena Grizi) - L’impressione generale è che, per fortuna,niente va perduto. La memoria delle cose buone resta saldaed è una medicina per i momenti difficili. “P.P.P. Un omaggio

a Pasolini”, nello Spazio Espositivo del Festival Internazio-nale del Film di Roma. È salendo una scala che si entra nel-l’officina di immagini pensata da Dante Ferretti e FrancescaLoschiavo: l’omaggio a Pasolini durante le giornate del Fe-stival. Appena entrati nella sala, al buio, musiche classiche,tra le preferite dal poeta, e la sua voce che recita alcuni passida Le ceneri di Gramsci investono il visitatore. Molti scher-mi in sequenza raccontano la vita di Pasolini attraverso ilsuo cinema, la sperimentazione visiva dalle suggestioni pit-toriche, le foto di una vita sul set. In fondo al salone unagigantesca macchina Olivetti sembra continuare a sfornarescritti, quelli prodotti indugiano sospesi su di essa in unagrande nuvola azzurrina che tutti i visitatori ‘leggono’ a te-sta in su. Grandi copie formato A3, i dattiloscritti originalicorretti a mano, sceneggiature, poemi, cronache; la macchi-na stessa è poggiata su riproduzioni giganti di alcuni suoilibri fra cui Scritti corsari, L’odore dell’India… Il groppo diemozioni che sorprende all’ingresso si scioglie molto lenta-mente nella consapevolezza dell’opera che ci è rimasta.Pasolini è lì vivo e ci racconta il presente, dalle note intervi-ste dibattito fino a quella profetica fra le dune di sabbiadavanti al mare. Solo un segnale della fine: l’auto che l’haaccompagnato nell’ultimo viaggio. Nella sua materialità dicarrozzeria e gomme giace al buio, come sarà rimasta quellanotte, solo il posto di guida illuminato da una luceazzurrognola, come se chi l’ha guidata l’avesse lasciata unmomento in sosta. Momento e memento: all’uscita, dopotanta creatività e bellezza, ricordiamo tristemente la scom-parsa di Pier Paolo Pasolini. Era il 2 novembre 1975.“La terza edizione del Salone dell’editoria sociale” a PortaFuturo, Testaccio, ha occupato il primo lungo fine settimanadi novembre, distinguendosi dai temi ricorrenti delle mo-stre/mercato come la fortunatissima Fiera della Piccola eMedia Editoria ‘Più libri più liberi’ che si terrà al Palazzo deiCongressi (Eur) dal 7 all’11 dicembre. Gli editori qui presentihanno voluto promuovere tutta quella produzionesaggistica attorno al tema portante di quest’anno: “Etica eresponsabilità pubblica”. Fra attualità, storia e micro-politi-ca che si occupa di più e meglio dei temi vicini al quotidiano,troppo spesso dimenticati dalla politica ufficiale o da altre‘rumorose’ manifestazioni. Lavoro e diritti connessi, gli altrivicino a noi; nuove storie da raccontare ai bambini come leFavole al telefonino, edito da Orecchio Acerbo, versioneaggiornata delle Favole al telefono del maestro Rodari. Pre-senti titoli nuovissimi fra cui La ragazza che vendicò CheGuevara. Storia di Monica Ertl, (e di una pistola seguendola quale si parla di Giangiacomo Feltrinelli), edito da Nutri-menti. Storiche editrici di controinformazione dividono lospazio con editrici cattoliche come Libreria Editrice Fiorenti-na e Paoline che propongono titoli che richiamano all’etica ealla equità solidale. Poiché sono i giorni del Festival delFilm, si fa notare anche un titolo come Ferribbotte emefistofele. Storia esemplare di Tiberio Murgia edito daExòrma. L’attore, grande caratterista, che per avere la famadiventò siciliano pur essendo nato in Sardegna e che dalleminiere di Marcinelle è passato ai dizionari del cinema. Neigiorni del Salone una agenda fitta d’incontri, proiezioni, di-battiti: e poi, vera gioia per gli occhi, la splendida mostra diillustrazioni e copertine “Dieci anni di illustrazioni insieme aOrecchio acerbo”; tra le altre, opere di Lorenzo Mattotti eGipi che testimoniano la bravura di molti artisti contempora-nei, per brevità chiamati illustratori.

(Maria Lanciotti) - “Sel’ape scomparisse all’uo-mo non resterebbero chequattro anni di vita”, è lanota teoria attribuita aEinstein che cominciò agirare in rete come unacattiva profezia fin dal-l’ultimo decennio del se-colo scorso, quando siregistrò la diminuzionedelle api per cause impre-cisate ma certo collegateall’inquinamento am-bientale, amplificata in seguito quando la morìa ap-parve drammatica, fino al caso che si registrò aRoma a maggio del 2009, quando uno sciame im-menso di riversò a piazza di Spagna radunandosisotto la fontana della Barcaccia, facendo scapparetutti. Ci vollero i vigili e la guida di un esperto api-coltore per approntare e portare a termine l’opera-zione “catturasciame” e il grave episodio scatenòla legittima preoccupazione non solo degli opera-tori del settore, ma di chiunque abbia a cuore l’equi-librio dell’ecosistema. Le coltivazioni impollinateattraverso il lavoro degli insetti dipendono nellaquasi totalità dalla presenza delle api, utili non soloper la produzione di frutta e verdura, ma anche perquella della carne, con l’impollinazione dei foraggi -come l’erba medica e il trifoglio - e dei prati dovepascolano gli animali d’allevamento. Negli ultimitempi la situazione di allarme sembra essere rientra-ta per quanto riguarda la perdita degli alveari, men-tre l’attenzione si punta su altri tipi d’insetti danno-si per le coltivazioni, sempre più in aumento. Tantoche un entomologo - Andrea Lucchi - sta combat-tendo il loro proliferare con una tecnica tutta nuo-va, basata sull’emissione di suoni artificiali che man-dandoli in confusione preclude loro l’accoppiamen-to, potendo così limitare l’uso di insetticidi nociviper l’ambiente. Tornando alle api, ci tocca la fortu-na d’imbatterci in un amante e conoscitore dellanatura, che molto può dirci della sua lunga espe-rienza di agricoltore a tuttotondo, con speciale pre-dilezione per l’apicoltura. Si chiama Fabio Stival, ènato nel ’40 a Ciampino, risiede a Santa Maria delleMole e cura la sua proprietà sita nella zona delDivino Amore. Avviamo il discorso sulla situazio-ne apistica a livello nazionale e regionale, tiriamofuori le nostre curiosità e la nostra preoccupazione,e Fabio amabilmente ci chiarisce le idee trasmetten-do ottimismo sul destino dell’uomo così legato aquello delle api. Ci dice in pratica che la situazionedegli alveari in Italia si è normalizzata, dopo la morìaanomala degli ultimi decenni. Le malattie ci sonoma anche i rimedi, sia per la varroa che per la pesteamericana, la peggiore, cosiddetta perché per primisono stati gli americani a studiarla. Sono statidebellati pesticidi e diserbanti pericolosi che avve-lenavano le fioriture, sostituiti con prodotti menodannosi; soprattutto quello riservato alle colture digranturco è stato severamente proibito. La FAI -Federazione Apicoltori Italiana - vigila perché nonarrivino da noi api non certificate col rischio di con-taminazione per la nostra Apis Cerana, universal-mente riconosciuta come la razza migliore, pocoaggressiva e molto produttiva. Ci racconta Fabioche la discendenza delle sue prime famiglie di api,dopo cinquant’anni, dimostra tale tranquillità cheegli dimentica di proteggersi quando deve trattarle.Ci informa che esiste un Coordinamento Nazionaleche tutela la categoria mediante stanziamenti, mo-nitoraggio ambientale e informazione, cui si aggiun-gono i controlli stagionali delle Asl, e si può ricor-rere all’Istituto Zooprofilattico che si trova a Ciam-

CASTELLI ROMANI

L’ape sta bene, lo dice Fabio Stival ex apicoltore dei Castellipino in via Appia Nuo-va, per interventi farma-cologici. Riconosciutadalla legge 313/2004come attività d’interes-se nazionale, l’apicol-tura è soggetta a norma-tive disciplinari utili e ne-cessarie per mantenereil livello di superioritàdell’ape nostrana. Edunque ci sarebberotutte le condizioni perpromuovere l’apicoltura

quale attività imprenditoriale, ma c’è la legge Bossi-Fini che frena, perché t’impone di aprire la partitaIva con gli obblighi connessi, anche se hai soloventi famiglie, mentre un apiario è calcolato in cin-quanta arnie. Una legge che andrebbe rivista, so-stiene Fabio, anche per dare uno sbocco a tantigiovani in cerca di un’occupazione, in questo casoutile e appassionante. Perché l’ape è una riservainfinita di salute con i suoi prodotti che vanno dalmiele alla cera alla pappa reale alla propoli fino alveleno d’api, efficacissimo per i reumatismi. E laperfetta organizzazione della specie è un insegna-mento continuo e illuminante sulle manifestazionimiracolose della vita. «È poco conosciuta l’apicol-tura, adesso è meglio di tanti anni fa, ci sono i mezzie l’informazione, ma andrebbe più valutata e piùfavorita dalla legge. Io cominciai con dieci famiglieche mi dette un amico, nel giardino di casa». E Fa-bio, pur avendo fatto tanti corsi e tanti aggiorna-menti, ci lascia con un consiglio e il racconto di unasua bella esperienza: «Essere sempre molto sempli-ci e studiare da soli le cose perché si apprende moltodi più. Cercare di comprendere la natura per farselaamica: nella zona dove vivo ci sono tanti cacciatori,hanno sparato nel mio terreno colpendo un falchettoe una gazza ladra. Io li ho raccolti, curati, tenuti inuna gabbietta al buio per farli stare quieti. Dopo seigiorni le loro ossa, vuote e leggere, si sono rimargi-nate e li ho lasciati andare. Ma loro facevano il giro etornavano».

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i nostri paesi...Notizie in... CONTROLUCE dicembre 2011

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(Rita Gatta) - Serata tra amici quella dell’11 novembrepresso l’Aula Consiliare di Rocca di Papa: l’architettoGiorgio Magistri, ha presentato il suo libro De Gasperiun grande uomo ai Castelli Romani , edito da NelloSpaccatrosi - Rivista storica Castelli Romani. Il libro,grazie ai numerosi riconoscimenti, ha avuto l’onore diessere inserito nella prestigiosa Enciclopedia degli Au-tori Italiani curata dall’ ALI Penna d’Autore. L’evento, ilprimo dei tanti che saranno proposti quest’anno dal-l’Associazione culturale “L’Osservatorio”, è stato in-trodotto dall’ infaticabile dott.ssa Antonia Dilonardoed ha riscosso notevole interesse e partecipazione tra ipresenti. Coordinata dalla briosa scrittrice castellanaMaria Pia Santangeli, la serata si è dinamicamente svol-ta alla presenza del Sindaco Pasquale Boccia, commen-tata da significative letture di alcune pagine del libro,con la chiara voce di Paolo Vitale. Nel corso dell’ incon-tro il dott. Claudio Santangeli, archivista, ha inquadratocon efficace sintesi il periodo storico del grande uomopolitico; i commenti della coordinatrice e dell’autorehanno permesso di offrire al pubblico un’ efficace sinte-si di questa significativa opera, suscitando diretto coin-volgimento, curiosità e commozione. Questo libro met-te in risalto un particolare aspetto del grande statista,quello relativo al periodo in cui il Presidente De Gasperivisse nella zona dei Castelli Romani: a Castel Gandolfo,nel 1931 dimorò nel villino Hoerner, nome di un facolto-so ingegnere ebreo che mise a disposizione la sua casaper offrire alloggio al politico italiano, perseguitato dal-la dittatura fascista, dalla quale era stato imprigionatonel 1927. Visse periodi difficili nella clandestinità tro-vando aiuti e appoggio morale in Vaticano. Il grandeuomo politico continuò ad alloggiare per lunghi periodia Castel Gandolfo, anche dopo la fine della guerra ementre era in carica come Presidente del Consiglio. Fuin occasione del suo settantesimo compleanno che, nel1951, grazie ad una sottoscrizione pubblica gli vennedonata dal suo partito una villetta sulla Via dei Laghi aRocca di Papa. De Gasperi non avrebbe voluto accetta-re questo villino con due ettari di terreno ricco di pini eabeti, ma grande fu la sua gioia quando ne prese pos-sesso. L’abitazione era su tre livelli: interrato, terra eprimo piano, con piscina e un campo da tennis. Nellibro, ricco di documentate testimonianze ancheiconografiche, Magistri riporta quelli che sono gli eventipiù salienti di De Gasperi uomo, come cittadino castel-lano. Amante della natura, riconosceva gli uccelli dalloro canto, amava fare lunghe passeggiate nei boschicircostanti e non disdegnava la compagnia di personesemplici che là incontrava; con loro cadeva ogni gerar-chia e amava essere alla pari di quel contadino che glidava consigli per l’orto o del vicino che lo invitava adassaggiare la prima svinatura della vendemmia o il frut-to della battuta di caccia. Umano e generoso, Alcide De

ROCCA DI PAPA

De Gasperi un grande uomo ai Castelli RomaniGasperi aiutò molte persone e nel libro sono messi inrisalto questi atti di altruismo, come anche la sua ritrosianell’accettare privilegi: non accolse, per esempio, l’of-ferta fatta a nome della cittadinanza rocchegiana dal-l’allora primo cittadino Nestore Vitali, di usufruire gra-tuitamente dell’erogazione dell’acqua potabile. Il suoera un animo ecologico, condito da un forte sensodell’humor, aveva un’apertura critica e sapeva andareanche controcorrente, niente affatto bigotto. Era ferma-mente convinto che per la sua ‘missione’, come amavadefinire il suo lavoro, fosse decisivo andare avanti, ver-so la giustizia sociale senza difendere privilegi e posi-zioni acquisite, sostenendo propositi di progresso. Unamodernità laica, apprezzabile e sempre attuale, soprat-tutto in questo periodo che stiamo attraversando. Labella serata è volata e si è conclusa con alcune testimo-nianze dirette o indirette, efficaci a delineare la figuradello statista nella sua grande umanità. Ottime ad inte-grare quanto Giorgio Magistri ha ricavato da lunghericerche ben documentate, delle quali l’elegante volu-me è frutto. Ora quel villino non è più della famiglia DeGasperi, venduto anni dopo la sua morte dai familiari:eppure passando sulla via dei Laghi non si può fare ameno di immaginare il grande uomo politico intento peresempio a passeggiare sotto i pini, tra i rossi campi dipapaveri, ascoltando il canto degli uccelli al tramonto.E qui nonno Alcide, come a Magistri piace definirlo contutta la commozione che tracima dal suo cuore, pare farcapolino dall’alto del suo fisico da montanaro, nellasua integrità morale sempre additata ad esempio, scol-pito nella storia della nostra Italia quale statista al qualetutti vorremmo far riferimento. (ogni volta che esprimia-mo la nostra volontà di elettori.)

ROCCA PRIORA

Giardinetti a pezzi(Arianna Paolucci) - Da molto tempo ormai è impossi-bile trovare uno spazio dedicato ai bambini; di loro si è

scordata l’amministrazione comunale che non conside-ra neanche l’ipotesi di riparare ciò che è rimasto di alcu-ne giostrine lasciate in mano ai vandali. A dimostrareciò è l’assenza dei piccoli a parco Dandini. I genitorinon portano più i bambini ai giardinetti perché temonoche i chiodi che escono dall’unico scivolo ridotto arottame, o il terreno sconnesso, o qualche altro perico-lo legato all’ incuria possa nuocere ai loro figli in modoserio. Le altalene che c’erano sono scomparse comepure i dondoli a molle. Ricordiamo qualche mese fa lachiusura del parco per la caduta di alcuni rami di pinoche hanno sfiorato la testa di due persone sedute sullearrugginite panchine; un disastro insomma ,considera-to anche il fatto che il nuovo parco Madonna dellaNeve, così grande ma deserto, poteva essere almeno inparte una ottima locazione di impegno ludico. Da trop-po tempo lasciato a se stesso, solo con ghiaia e fontanellerotte, la struttura inaugurata a ridosso delle scorse ele-zioni regionali è utilizzabile soltanto per delle lunghepasseggiate a piedi. Come parco Dandini, inoltre, è spes-so preda delle scorribande dei vandali; e a farne le spe-se sono come sempre i più piccoli.

SAN CESAREO

A.N.C. attiva sul territorio(Luca Marcantonio) - Un carabiniere rimane taleper sempre. Prima che un mestiere, questa è una

caratteristica scritta nel DNA, pertanto quandocessa il servizio effettivo e non ci sono più incari-chi operativi, ecco emergere lo spirito dell’Armacon immutato ardore. E’ il caso del LuogotenenteAntimo De Pasquale, ora in pensione, ex Coman-dante della Stazione CC di San Cesareo, ricordatocon immutato affetto da chi sta dalla parte dellalegalità ma visto ancora oggi come fumo agli oc-chi da chi evidentemente ha qualcosa da nascon-dere, in passato e forse anche nel presente. DePasquale non può fare a meno del ‘suo’ territorio,e il vulcano di vitalità che ha sempre contraddi-stinto il suo mandato ancora oggi è messo al ser-vizio della gente. Per questo motivo ha ridato vitaalla sezione di Zagarolo-San Cesareo dell’Asso-ciazione Nazionale Carabinieri, un’istituzione dal-la parte del cittadino proprio come l’Arma che an-novera, appunto, carabinieri in congedo che han-no deciso di mettersi ancora una volta a disposi-zione dove ce ne sia bisogno, in modo totalmentevolontario. Una presenza sul territorio oltre a quel-la già preziosa dei Carabinieri in servizio, della Pro-tezione Civile e della Polizia Locale, in tutte quelleoccasioni come feste, eventi, sagre, commemora-zioni e quant’altro, e ovunque ci sia bisogno dellapresenza di persone di estrema capacità, affidabi-lità, onestà e professionalità. Per iniziare, l’Asso-ciazione ha organizzato un corso di Primo Soccor-so al fine di istruire i partecipanti sulle manovre daeffettuare in diversi casi di emergenza, perché sa-persi comportare in certi frangenti prima dell’arri-vo dei sanitari è spesso fondamentale per salvareuna vita. Inoltre, con l’inizio delle lezioni, è partitoun servizio di vigilanza da parte di due carabinieriin congedo che prestano la loro opera davanti allescuole, svolgendo quindi compiti di sorveglianzadei minori, attenzione all’attraversamento e occhisempre aperti su tutto quanto potrebbe rappre-sentare un pericolo. Tutto questo rientra nel pro-tocollo d’intesa che è stato firmato con il Comunedi San Cesareo dal Luogotenente Antimo de Pa-squale in nome dell’Associazione, al fine di offrire“collaborazione alla Polizia Locale in occasione dieventi e manifestazioni nel territorio comunale”.Con tale intesa si dà atto dell’indubbia efficienzae professionalità del personale volontario messoa disposizione che, oltretutto, ha costo zero perl’amministrazione, e di questi tempi avere non solopersonale assolutamente in grado di fronteggiarequalsiasi problematica, ma anche senza spese, èun privilegio di pochi. I sancesaresi pertanto po-tranno contare sulla presenza forte di persone cheancora una volta hanno deciso di mettersi al ser-vizio dei cittadini, senza chiedere nulla. Proprioper questo sarebbe opportuno mettere a disposi-zione dell’Associazione una sede vera e propria,abbigliamento, tute ed attrezzature da parte di chiha potere di farlo. Sarebbe il minimo, per dare lagiusta attenzione ad una Fiamma che non si spe-gne mai.

ARICCIA

Mostra e mercato solidale(Se. Gr.) - Dal 15 al 23 dicembre presso i locali della casaSociale per Ferie Piamarta, in via Rufelli, 81, si terrà lamostra d’arte varia “Presepi Profani” curata da “L’artesi espone”. In mostra lavori di Rita Baldo, Fiorella Caroni,Marco Branchi, Serena Grizi, Marianeve Leveque,Dianora Lidak, Laura Lotti, Maria Ines Perri. Gli autori,pittori, artisti della ceramica, fotografi, scrittori, hannovoluto riflettere su una idea del Natale più intima e libe-ra da schemi di consumo: un Natale che cattura e fermamateria, colore, immagine per descrivere il mondo qualeogni artista vorrebbe che fosse. Il coinvolgimento nellariflessione è richiesto anche a chi guarda. Nei giorni 15/18 dicembre si svolgerà, inoltre, “Regalo Solidale”, mo-stra mercato natalizia nella quale esporranno artigiani,produttori biologici, associazionismo, cooperative so-ciali. Inaugurazione delle attività giovedì 15 dicembreore 16.00. Info: Ombretta Proietti tel. 339.6542434.

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8Notizie in... CONTROLUCE dicembre 2011

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MONTE COMPATRI

Santa Cecilia 2011(Fabio Romersi) - Dopo un’intensa annata, costel-lata di importanti e variegati servizi effettuati in ogniparte d’Italia e ricca di grandi soddisfazioni, come èormai piacevole consuetudine anche quest’anno ilCorpo Folkloristico Musicale Compatrum ha volutofesteggiare Santa Cecilia con una serie di iniziativedegne di essere menzionate.Il giorno 22 novembre 2011 la Banda, con le sueMajorettes, ha onorato la Santa con una sfilata per ilcentro storico, esibendosi con piglio e determinazio-ne, anche a dispetto delle condizioni meteorologicheavverse. Vin brulè (offerto dagli amici di Sant’ Anto-nio) e cioccolata calda, preparata dalle Mamme dellaBanda, hanno scaldato corpi ed animi in vista delweek end successivo...!Sabato 26 straordinario concerto organizzato pressoil Duomo di Maria Assunta in Cielo. La serata musi-cale, impreziosita dalla presenza e dall’esibizione diprofessionisti monticiani come il Maestro Luigi Ciuffa,il Maestro Silvia Pennacchiotti, il Maestro AdrianoRomano, il Maestro Erasmo Spinosa e, per finire, ilgiovanissimo e neo diplomato Maestro FrancescoGaffi, ha regalato, al competente pubblico che gremi-va la Chiesa, un’ emozione particolare ed indimenti-cabile. Alla presenza dei sopracitati solisti si è ag-giunta la ormai insostituibile e consolidata parteci-pazione degli amici del Coro Moreschi, egregiamen-te diretto dal Maestro Alessandro Vicari. Con un benstudiato programma, volato via in un paio d’ore, ab-biamo piacevolmente ascoltato tutti i protagonistidella serata in una selezione di brani musicali chespaziava dalle marce, alla musica classica, al jazz.Chiudeva la serata l’immancabile esecuzione dell’Inno di Mameli, suonato dalla Banda Compatrum,accompagnata nel canto da tutti i graditi partecipan-ti, pubblico compreso.È stata gradita la partecipazione all’evento delle au-torità comunali, Sindaco De Carolis in testa, delleforze dell’ Ordine rappresentate dal Comandante del-la locale stazione dei Carabinieri e da Don GianniZamperini il quale, come ogni anno, ci ospita conpiacere per l’importante manifestazione. Rammentia-mo che la serata, organizzata dal Corpo FolkloristicoMusicale Compatrum, ha contribuito, come per altreiniziative in programma, alla raccolta di fondi per lamanutenzione straordinaria in favore dell’organo pre-sente nella Chiesa Parrocchiale.In conclusione del bel week end, Domenica 27, ba-ciata dal sole quasi primaverile, coreografica sfilatadel Corpo Folkloristico, con in testa il quadro dellaSanta, fino al Duomo. Partecipazione con musicasacra alla Santa Messa ed esibizione finale pressoViale Busnago. Aperitivo offerto dal Bar dello Sport,musica, balletti e... tutti a pranzo, per l’immancabilemomento conviviale presso il Ristorante”La Vigna”.Un caloroso ringraziamento per il sostegno moraleed economico a questa sentita ricorrenza va fatto,oltre che all’ Amministrazione Comunale ed ai variEnti pubblici e privati, anche a tutti gli amici e socisostenitori della Banda, che con la loro passione edil loro affetto permettono che il suo operato ottengasempre più consensi in paese e fuori dei confini re-gionali.Arrivederci a Natale, la Pastorale è vicina...!

(Luca Marcantonio)Una nuova ala della scuo-la media, costituita da set-te nuove aule, è stata inau-gurata alla presenza delsindaco Andrea Giordani,del vicesindaco AlfredoGalli e di altri rappresen-tanti di giunta e consigliocomunale. La fine dei la-vori, terminati nel temporecord di meno di un anno,è stata salutata con unacerimonia sobria ma significativa, arricchita dal mes-saggio di ringraziamento letto dagli alunni che hannopoi intonato l’Inno di Mameli. Dopo le parole di grati-tudine del dirigente scolastico dott. Di Pietro, è statoquindi tagliato il nastro. «Un grazie di cuore va alladitta appaltatrice ed al direttore dei lavori Ing. Mantarro- ha affermato il sindaco Giordani - per la serietà dimo-strata e per la celerità dei lavori. In pochi mesi abbiamomesso a disposizione dei nostri ragazzi sette nuoveaule molto importanti per lo svolgimento delle normaliattività scolastiche». L’assessore alla pubblica istru-zione, Nadia Ricci, ha quindi affermato: «Quest’inau-gurazione rappresenta un momento molto importante

(Marcello Marcelloni Pio)Nell’arrivare alla stazione delleFerrovie dello Stato di ColleMattia e vedere a mano destrauno spazio insolito adibito a par-cheggio macchine, si resta a dirpoco sorpresi. Correvano glianni novanta quando, dopo varilustri di suppliche su giornaliquotidiani, il sottoscritto, e pri-ma ancora il comitato di quartie-re, si illudevano di aver raggiunto lo scopo, dopo averavvicinato personalità della FFSS e Provincia di Roma,di realizzare il sognato parcheggio a ridosso del nodo discambio, al fine di raggiungere Roma con il treno inbreve tempo. Tutto fu vanificato con il cambio dei ver-tici al sopraggiungere delle elezioni provinciali. È sen-sazione irreale osservare la torre piezometrica liberatadalle sterpaglie, divenute sempre più rigogliose neglianni, nonché la scuola materna riemergere, splendere erespirare unitamente al suo contenuto che sono i nostrifanciulli. Gran parte del merito va riconosciuto al comi-tato di quartiere, capeggiato dal Signor Enzo Meta, perla costanza avuta nel tempo. Sicuramente, come osser-vano molti pendolari di Monte Compatri, Colonna,Monte Porzio Catone e di buona parte delle case sparsedell’ottava circoscrizione del Comune di Roma, il par-cheggio è ancora insufficiente; vogliamo augurarci chepresto le cose cambieranno in meglio anche in ordine ailavori del sottopasso che le Ferrovie stanno realizzan-do per accedere anche in altri spazi. È doveroso rivolge-re un grazie all’Amministrazione ferroviaria. Inoltre, comegli utenti sanno, la via della stazione di Colle Mattia nonè tra le più agevoli: presenta strettoie e brusche curve

LABICO

Nuove aule per la scuola mediaper la nostra amministrazio-ne. In questi ultimi cinqueanni abbiamo raggiunto dueimportanti traguardi comequello dell’autonomia sco-lastica e quello del tempopieno». Il vicesindaco Alfre-do Galli, anche in qualità diassessore ai lavori pubbli-ci, ha quindi spiegato: «An-cora una volta abbiamo di-mostrato con i fatti che vo-gliamo bene ai nostri ragaz-

zi. In pochi mesi abbiamo trovato i fondi necessari (oltre600 mila euro) per l’ampliamento del nostro plesso sco-lastico e grazie alla serietà della ditta, che ancora è inattesa di prendere gran parte dei soldi dalla Regione,siamo riusciti a completare questi nuovi spazi per ladidattica. Già dallo scorso mese di settembre le aulesono entrate in funzione; in questi ultimi giorni sonostati completati i lavori con la sistemazione degli spaziesterni e con la predisposizione dell’ascensore, ester-no anch’esso, che a breve verrà installato. Una giorna-ta veramente importante per la collettività». Alla finedella cerimonia, cogliendo l’occasione della giornatadedicata all’albero, è stato piantato un olivo.

MONTE PORZIO CATONE

Una Corona d’alloro(Toni Garrani) - In data 6 novembre 2011, alle ore11:00, l’Associazione Nazionale Carabinieri, Sezionedi Monte Porzio Catone, ha apposto una Corona d’al-loro alla Tomba del Generale C.d.A. Michele Colavito.Alla cerimonia hanno partecipato la moglie, la figlia eil figlio del Generale, il sindaco di Monte Porzio Cato-ne Luciano Gori, gli assessori e consiglieri, il Coman-dante del Gruppo Carabinieri di Frascati ColonnelloRosario Castello, il Comandante della Stazione Cara-binieri Maresciallo Paolo Seu, il Presidente dell’As-sociazione Nazionale Carabinieri Sezione di MontePorzio Catone Vittorio Patrociello.

COLONNA

Come un sognoche pongono a dura prova l’abi-lità dei guidatori. In ordine a ciòposso anticipare che qualcheconfinante da me interpellato èpropenso a cedere, con spiritodi liberalità, porzione del proprioterreno per eliminare una dellecurve più scabrose. È veramen-te un gesto encomiabile da pren-dere ad esempio; vogliamo peròsperare che le Autorità prepo-

ste e che saranno interessate, vogliano accettare e ono-rare detta offerta con la realizzazione delle poche operenecessarie, ivi compreso il ripristino delle delimitazionipreesistenti. Ovviamente quanto esposto sarà portatoa conoscenza degli uffici della ottava circoscrizione delComune di Roma. Gli ulteriori sviluppi saranno resi notiattraverso questo periodico.

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ROCCA DI PAPA

Un sogno di città(Rita Gatta) - Intima e partecipatal’inaugurazione della mostra dell’ar-tista e scrittore Gabriele Novelli, av-

viata, alla presenza del Sindaco Boc-cia e dell’assessore Sciamplicotti,venerdì 4 novembre in una sala dellabiblioteca cittadina. Le opere dell’ar-tista da anni naturalizzato rocchegia-no, hanno abbracciato un tema caroa tutti coloro che amano il centro sto-rico della nostra città; visioni onirichee attenuate di alcuni dei vicoli piùbelli di Rocca di Papa sono stati fis-sate per sempre in un momento digrande ‘transito’: quello dell’artistache nell’immortalarli li ha fatti propri,facendo rivivere nei colori fantasti-che visioni del passato. Perché delpassato, se tuttavia gli scorci sonosempre attuali, pur nella sfumatarielaborazione di Novelli? Perché inalcuni di essi il pittore ha voluto ren-dere visibile attraverso eteree figurefemminili acromatiche, la ‘memoria’del tempo trascorso, personificata edimmortalata come imprevista presen-za, tra vicoletti dallo scorcio caratte-ristico con loggette e vasi di fiori,scalette, archetti, portoncini. Questefigure sembrano atemporali e offro-no a chi le osserva la condivisione diun attimo sospeso nel nulla. “Un so-gno di città” è proprio il titolo dellamostra che l’artista ha voluto orga-nizzare come un omaggio a Rocca diPapa che ormai da anni lo ha accoltocome parte di sé: un reciproco donoquale quello di sentirsi figlio di que-sto nostro borgo, di questo centrostorico che da tempo si sta cercandodi rivalorizzare.Tra le opere, due in particolare han-no dimensioni più grandi rispetto aquelle che di solito l’artista ama di-pingere: rappresentano rispettiva-mente l’armonica facciata dell’anticaAbbazia di Palazzola e il preziosochiostro che essa racchiude; anchein queste immagini fanno mostraquelle sfumate figure di sogno, can-didi accenni figurativi che rievocanonel loro insieme un miraggio chetrascolora nel tempo, con la storiache quelle mura e quel luogo anticoracchiudono; mute accennano alleumane vicende che si sono susse-guite. Un dono questa mostra, un de-licato atto d’amore che ogni figlio delmondo dovrebbe regalare, ricono-scente e nei modi in cui è capace, alluogo che lo accoglie e lo fa sentireparte di sé: proprio quello che No-velli con la sua intima espressività èriuscito a trasmetterci in questo suoultimo artistico impegno.

(Alberto Pucciarelli) - Decimo anniver-sario per il “Brindisi con l’Autore”, clas-sico incontro organizzato dall’Associa-zione Culturale “La Vigna dei Poeti” inricordo ed omaggio del fondatore, il po-eta Renzo Nanni. Accostamento in ap-parenza ardito, questa volta, tra una di-sciplina filosofico-scientifica e la poesia.Maurizio Soldini, medico, filosofo e poe-ta, docente e studioso di Bioetica, ha ac-cettato l’invito a trattare il tema “Bioeticae Poesia”, appunto nella doppia veste discienziato e poeta. Lunedì 28 novembre,nella sala conferenze della Biblioteca Co-munale, sono rimasti solo posti in piedi, e si è verificato un raropiccolo miracolo: nonostante il tema e la discussione fosseroimpegnativi, la partecipazione è stata serrata e soddisfatta,senza gli abituali sgattaiolamenti corredati dalle scuse più im-probabili. Molto merito, naturalmente, va alla personalità delprof. Soldini che espone le argomentazioni con la chiarezza ela struttura logica e comunicativa figlie evidenti di cultura va-sta, sedimentata e aperta al confronto e ai fermenti della socie-tà. In realtà l’ospite aveva apertamente dichiarato il desiderioche si parlasse principalmente della poesia nella convinzione,più volte espressa durante l’incontro, che per rendere viva labioetica occorre guardare all’etica delle virtù, ma vissuta inprima persona, lasciandosi alle spalle derive deontologiche elegalistiche. E per questo ha scritto e ribadito che “assurge aruolo egemone con quello filosofico, il linguaggio letterario,dal momento che la ricerca del bene, di come si può fare, ladovremo indirizzare non solo e non soltanto nello studio enella lettura dei libri dei filosofi, ma soprattutto nella letteratu-ra, nella narrazione di storie, nei romanzi, nelle tragedie, nelleliriche, tout court nei poeti. Nel linguaggio poetico, infatti, sidà l’estrema possibilità di comprensione sintetica di quelloche è il vero senso della vita degli uomini”. Assunto che si èpalesato vivamente alla lettura delle poesie tratte da due dellesue ultime raccolte - In controluce e Uomo. Poemetto dibioetica , entrambe per LietoColle 2009 - effettuata, con appro-

VELLETRI

Maurizio Soldini: bioetica e poesiapriata tensione, da Patrizia Audino. Soldinici tiene a precisare che la poesia lo hasempre accompagnato fin da giovane edè emersa ancora prepotentemente in con-trasto-consonanza alle esperienze scien-tifiche. E dunque c’è una continua alter-nanza tra il segno filosofico e la lirica pura,sempre ancorati alla persona, al dolore ealla speranza. In “Erlebnis” Allora la co-scienza prende il sopravvento/ La liber-tà non è soltanto intelligenza,/ La vo-lontà che sceglie ti anima umanamente./Umanamente uomo sei soprattutto quan-do canti/ Quando ami quando la vita ti

entra dentro/ E il mondo fuoriesce così come lo vivi./ E i tuoiricordi, la tua poesia, nutrono la storia. E invece in altra liricaQuella mattina il cielo si adombrava/ Di vento e nuvole e lei silamentava/ Muoveva la sua mano faceva un cenno strano./Era come dicesse andiamo. I versi del poeta Soldini hannotoccato tutti, si percepiva. Ma egli, acutamente sollecitato dagliinterlocutori-relatori, tra i quali Maria Lanciotti e Filippo Ferrara,non si è potuto sottrarre ai temi di bioetica che appassionanoanche per l’urgente attualità. Così si è parlato di testamentobiologico e di eutanasia, del rispetto della volontà del paziente edelle possibili contingenze future, di stato etico e laico, di dirittonaturale e di una politica condizionante, della bontà della scien-za e del suo linguaggio, ma anche del recupero del mito alto edella narrazione, di antropologia e di un nuovo esistenzialismopersonalistico. La serata avrebbe avuto bisogno di più ore equesto pezzo di più caratteri; ci si è ‘accontentati’ di un grade-vole gioioso rinfresco, ovviamente con brindisi. Il professore,richiesto di un saluto finale, ha voluto simpaticamente regalarela lettura di recenti sue composizioni. Noi però vogliamo con-cludere con sue parole edite che tracciano la sua poetica disperanza: Il mistero si affaccia nello stupore dell’incarnazioneche viene dal verbo e nel verbo. Il logos si fece carne. La carnepuò diventare parola. Si accende una lampada. Poesia. Einfine … precipita dentro il buon senso/ respira l’odore delgrano/ la sera circonfonditi col gelsomino.

Maurizio Soldini

(Serena Grizi) - Pino Aprile, autore del noto libro Terroni, edell’ultimo Giù al sud - Perchè i terroni salveranno l’Italia,entrambi Piemme, è stato protagonista di un’appassionata ar-ringa pro sud “L’altra faccia dell’unificazione d’Italia” ospitatanella Sala degli Specchi di Palazzo Marconi ad opera dell’asso-ciazione culturale “Alternativamente” e della Biblioteca Comu-nale. I 150 anni dell’Unità del Paese sono stati l’occasione perraccontare come «La storia ufficiale, quella dei vincenti, ha riscrittol’Italia e come il sud che conosciamo oggi, e come ce lo raccon-tano, svantaggiato, emigrante, più ignorante e delinquenziale diun tempo, sia il frutto di un’avanzata (armata a tratti) di chi havoluto scalzare tutte le eccellenze più evidenti del meridione edappendere le medaglie che erano di questo ad altre regioni. Èsotto gli occhi di tutti il ritardo portato da metà della penisola,aggravato per decenni da enormi problemi di infrastrutture (man-canza di linee ferroviarie adeguate, di aeroporti se si escludonole linee costiere, di autostrade, si pensi alla Salerno-Reggio Ca-labria). Ogni cittadino, ogni imprenditore, è lasciato a se stesso,solo con le proprie capacità che, seppure importanti, si scontra-no con tali di quelle mancanze da lasciare a bocca aperta; oltretuttoperché tutti i cittadini pagano per infrastrutture che qualcunoha deciso non spettino al sud». Un esempio, fra gli altri citati daAprile, delle conseguenze di una Unità d’Italia spesso ammini-strata da sapienti mani senza alcun interesse per le sorti delmeridione, è la storia del polo siderurgico calabrese di Mongiana(Vibo Valentia), nato intorno al 1770 e che proseguì la sua attivi-tà fino al 1881, prosperando prima sotto il dominio francese epoi con i Borbone e dando lavoro a oltre 2.000 persone compre-so l’indotto. Nel 1864 il primo abbandono per motivi politici; frale ipotesi ufficiali la stretta del brigantaggio nella zona, ma piùprobabilmente la necessità di favorire la siderurgia del centro edel settentrione. La storia di Mongiana si trascinò ancora fino al

FRASCATI

150° Unità d’Italia: sud terra di conquista?1881 con l’acquisto di boschi e altiforni da parte del parlamenta-re Achille Fazzari (ex garibaldino) che poi, in assenza di aiutistatali, allettato da altri commerci, finì con l’abbandonare il poloproduttivo. Nel 1884 nacquero le acciaierie di Terni Thys-senKrupp, (tristemente note alle cronache per l’incidente di To-rino del 2007). All’inizio, come ricorda Aprile, pare che furonoproprio le maestranze di Mongiana ad avviare il nuovo polosiderurgico e a subire, in qualche modo, l’umiliazione di unadisfatta che li vedeva avviare un progetto che allo stesso tempoli privava definitivamente del lavoro ‘sotto casa’. «Oltretutto -dice Aprile, pugliese di nascita e residente ai Castelli - è da dopoil 1860 che nel sud cominciò lo stillicidio dell’emigrazione versol’Europa e l’America, poiché in precedenza l’emigrazione italia-na proveniva in massima parte dal nord». Grandi interrogativisugli interventi storici che depauperarono il meridione attendo-no risposte: si lavora da qualche tempo per chiedere l’aperturadi archivi, al momento secretati, che proverebbero molte delleazioni delittuose. In tanti attendono la pubblicazione di questeverità e, considerata la partecipazione all’incontro con PinoAprile, è chiaro il successo riscosso dalle sue argomentazioni. Ènecessario conoscere bene la storia, nello specifico quella delcentro sud, per comprendere problemi e mancanze e poter me-glio giudicare anche future proposte politiche. La ripresa econo-mica del meridione dovrebbe essere legata a una migliore gestio-ne dell’ambiente naturale e delle risorse storico artistiche, ma do-vrebbe prevedere migliori infrastrutture e una ‘messa in rete’ chepromuova e porti sul mercato, come accade in altre parti dellaPenisola, il prodotto di un presente imprenditoriale che in questiterritori già esiste. La conoscenza - ha auspicato lo scrittore -potrà permettere ai cittadini del centro sud di non agire nel futuroper ‘leghe’ o, meglio, di utilizzare la storia come fonte di consape-volezza e non come pretesto per fomentare odio e razzismo.

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Notizie in... CONTROLUCE dicembre 2011

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NEMI

Albergo diffuso(Fabio Pacchiele) - L’albergo diffuso costituisce un nuo-vo modello di ospitalità, ‘un po’ casa e un po’ albergo’, perchi non ama i soggiorni negli hotel tradizionali ed è interes-sato a soggiornare in un contesto urbano di pregio, senzarinunciare ai comfort dei servizi alberghieri tradizionali. Essoè concepito per offrire agli ospiti l’esperienza di vita in uncentro storico alloggiando in appartamenti o stanze dislo-cate in punti diversi del borgo, ma che non distino oltre 200m. dallo stabile dove si trovano la reception, l’area ristoran-te e gli ambienti comuni. Questa formula turistica è adatta avalorizzare borghi e paesi di interesse artistico o storico,che in tal modo possono valorizzare il patrimonio edilizioesistente e permettere un incremento della capacità turisti-co-ricettiva senza intaccare l’integrità del territorio connuove costruzioni impattanti sull’assetto urbano. Perse-guendo l’intento di inserirsi in quella tendenza generale dievoluzione del mercato turistico che vede una sempre mag-giore domanda da parte di turisti nazionali e internazionali,intenzionati a conoscere i luoghi nella loro autenticità, nel-l’antico borgo di Nemi, dalla collaborazione tra la LocandaLo Specchio di Diana, il Comune di Nemi e l’incubatored’impresa BIC Lazio sta nascendo l’Albergo Diffuso LoSpecchio di Diana. Il centro storico di Nemi, infatti, ben siadatta ad accogliere la nascita di un albergo diffuso: ladisponibilità attuale della struttura è di 8 unità tra camere,suite e piccoli appartamentini, dislocati tutti nel raggio di100 m. dal nucleo centrale dove si trova la reception, il bared il ristorante. Le camere, sparse tra le vie e i vicoli delborgo, nascono dall’opera di ristrutturazione e riconver-sione di vecchi appartamenti e locali, appartenuti in passa-to agli abitanti del luogo, ristrutturati rispettando le caratte-ristiche originarie ed evidenziandone i pregi, quali la pietraa vista, i soffitti a travi di legno, i caminetti anch’essi inpietra, e le pareti in roccia vulcanica. Oltre alla nascita del-l’Albergo diffuso ci si è posti l’ambizioso obiettivo di favo-rire la nascita e lo sviluppo di un sistema integrato di offertaturistica, coinvolgendo tutta la comunità locale in un per-corso comune di crescita economica, sociale ed imprendi-toriale, sviluppando forme di collaborazione tra attività eco-nomiche, strutture pubbliche e associazioni, promuoven-do la nascita e lo sviluppo di ulteriori attività culturali, di-dattiche e sportive sul territorio comunale; ciò per unosforzo congiunto che abbia lo scopo di condividere rischi,aumentare economie e specializzazioni, proporre una azio-ne di marketing comune. La prospettiva è quella di creare ipresupposti per attrarre e trattenere i visitatori più a lungopossibile e non solo durante la stagione estiva, ma durantetutto l’arco dell’anno, attraverso azioni di destagionalizza-zione dell’offerta turistica; quindi non solo fragole e nonsolo estate. Per favorire il rilancio del ‘prodotto’ Nemi oc-corre una sinergia che preveda l’accantonamento ed il su-peramento di divisioni e divergenze politiche, interessicorporativi e di parte, egoismi ed ambizioni personali. Tan-to più quando ci si deve confrontare con una profondacrisi economica ed una crescente concorrenza locale edinternazionale.

GENZANO

Caffè letterario(Alberto Pucciarelli) - L’Autunno musicale e lette-rario genzanese ed il progetto LIBRazioni si accom-pagnano al graduale disvelamento del pregevole Pa-lazzo Sforza Cesarini. Dopo le sale nobili, il ninfeo edil terrazzo, il 24 novembre è stato aperto al godimento

del pubblico il ‘caffè letterario’, una dependance la-terale, restaurata nel rispetto degli archi e mattoniantichi, che si apre da una parte su di una minuscolapiazzetta contornata di case, e dall’altra sul respirodel lago di Nemi, con lo stesso paese a chiusura.L’evento inaugurale si è sposato con la sostanziosasobrietà e bellezza del luogo. Michele Tortorici, stu-dioso di letteratura e poeta profondo e raffinato adun tempo, ha mosso il pubblico - la sala era colma - ademozioni forti e, passi la contraddizione, ragionate.Egli, con l’accompagnamento misurato del flauto diAnnalisa Spadolini, anche calda voce recitante inalcuni tratti, ha offerto una selezione di sue opereedite - da La mente irretita e da Versi inutili e altreinutilità - ed inedite, tra le quali una personale tradu-zione dalla Teogonia di Esiodo. La recitazione vibran-te, ora un poco sommessa, ora ballante, ora quasiepica, ha sottolineato lo spettro ampio dei temi, dagliintimi ricordi di terrazze estive su giornate calde disole e di amicizie, alle notti di ferragosto, nelle qualiattorno ai fuochi allegri avvampava il fuoco internodi “cambiare il mondo con le nostre idee”, o (in Fugada Opernplatz) il desiderio di fuggire dagli scempidella criminalità umana per divenire nuovi Eneafondatori di mondi migliori. Alle spalle le luci di Nemisollecitavano un flash mentale sulle navi bruciate.Versi densi, commoventi, detti con tutto il fiato e ascol-tati a fiato sospeso, in una metafora sprigionata almomento. Infine, negli ultimi tre brani, da Versi inutilie altre inutilità che dà anche il titolo alla performan-ce, si è condensata la forza espressiva del poeta ca-pace di dare segni di lirica pura e messaggi di altospessore: sia che racconti i ‘versi inutili’del poetaVictor Jara unici sopravvissuti al massacro dello sta-dio durante il golpe cileno, sia che parli dei versi “te-stardi” che rimangono in testa a prendere sottobracciouna vita quotidiana, al contrario delle apparenze, maibanale o ‘inutile’. Un pomeriggio significativo - unaggettivo non casuale - nel quale la poesia ha ‘fatto’appieno il suo lavoro nobile. Per l’Autunno musica-le, domenica 27 novembre, si è tenuto un interessan-te concerto di Giuseppe Lupis, pianista e composito-re di rilievo internazionale, che ha eseguito con magi-strale virtuosismo suoi brani (studi, variazioni, con-taminazioni) nella ricerca di dare nuova vita, con mu-sica contemporanea, allo strumento pianoforte.LIBRazioni invece proseguirà con cadenza mensile,a partire dal prossimo 15 dicembre con “L’Italia primadell’Italia”, proponendo eventi variamente articolatinei temi e nelle interpretazioni. Tutto sempre nellasplendida fucina culturale del Palazzo Sforza Cesarini.

Michele Tor torici e Annalisa Spadolini

ROMA

La nuova Malagrotta(Piera Valenti) - La Procura di Roma ha richiesto un prov-vedimento di sequestro per l’area denominata Testa di Caneper inadempienze nell’autorizzazione agli scavi e alla realiz-zazione dell’invaso. L’area in questione è vicinissima alcentro abitato, sorge tra il quartiere della Massimina e ladiscarica di Malagrotta, misura circa tre ettari e ha unacapacità di contenimento di cinque milioni di metri cubi dirifiuti. Una vecchia ordinanza del 2005 autorizzava un’ope-razione di ripristino ambientale e prevedeva che i lavorinella zona avvenissero su un solo lotto e che sulla base diquel lotto sperimentale si procedesse o meno con l’appli-cazione dell’ordinanza. I comitati della zona, tra cui il comi-tato Malagrotta, hanno presentato un esposto ai carabi-nieri del Noe perché convinti che i lavori della Giovi Srl,società del gruppo Cerroni impegnata negli scavi e neilavori al sito, fossero in realtà preparatori alla realizzazionedi un invaso; una nuova discarica in sostituzione di quellastracolma di Malagrotta, la cui chiusura è prevista entro il31 dicembre sempre se non verrà concessa, come si teme,un’altra proroga. L’avvocato Manlio Cerroni, proprietariosia dell’invaso, sia della discarica di Malagrotta, ha piùvolte ribadito che il sito è preposto a ricevere esclusiva-mente i residui di lavorazione degli impianti Tmb e le scorievetrificate dei gassificatori ma, in una lettera indirizzata al-l’Assessorato Attività produttive e Politiche dei Rifiuti dellaRegione Lazio, la Giovi propone di destinare al sito di Testadi Cane anche rifiuti indifferenziati. Nella missiva si legge“con gli ulteriori lotti progettuali si ha una volumetria com-plessiva di oltre 5.000.000 di mc (…)” e “poiché gli invasisono programmati e realizzati, a miglior garanzia, nel rispet-to alle prescrizioni per le discariche per rifiuti non pericolo-si, essi potranno, occorrendo, ricevere rifiuti indifferenziatie più ancora rifiuti triturati”. La questione dei rifiuti nellacapitale è sempre più urgente eppure ancora una volta la siaffronta in maniera torbida favorendo soluzioni che per icittadini di oggi, informati e consapevoli, rappresentanonuovi problemi in arrivo.

(Ugo Gentile) - Letterato finissimo, critico letterario dal-le intuizioni fulminanti, editore, poeta e scultore dellaparola, Marco Onofrio, classe 1971, è uno dei talentiartistici più limpidi e originali dei Castelli Romani, dove -benché originario di Roma - vive e opera da oltre vent’an-ni (attualmente risiede a Marino). L’occasione per par-larne è duplice: il recente conseguimento della medagliadel Senato (I classificato al Premio CAPIT “Terzo mil-lennio”) per la sua monumentale opera su Dino Campa-na, e la pubblicazione del suo sedicesimo libro, il volu-me di poemetti “Disfunzioni”, in uscita proprio questigiorni per i tipi di Edizioni della Sera. Onofrio è, come sisuol dire, un autore “a tutto tondo”: scrive poesia, nar-rativa, teatro, saggistica, critica letteraria. Tra le sue operericordiamo la tragicommedia grottesca “La dominante”,il poemetto di civile indignazione “Emporium” (rappre-sentato con successo in alcuni teatri romani e precorritoredel movimento mondiale degli indignados), i saggi criti-ci “Ungaretti e Roma” e “Nello specchio del racconto”(la prima monografia sull’opera narrativa di Antonio De-benedetti, maestro del racconto breve). “Disfunzioni”,l’ultimo nato, è il suo ottavo libro di poesia, dopo lesillogi “Squarci d’eliso”, “Autologia”, “D’istruzioni”,“Antebe”, “È giorno”, il poemetto civile “Emporium” e ipoemetti filosofici “La presenza di Giano”. Onofrio haottenuto riconoscimenti e riscontri critici a livello nazio-nale e internazionale. Tra i premi vinti il Montale, il Carver,il Nabokov, il Farina. Della sua opera si sono interessatie hanno scritto, fra gli altri, critici del calibro di GiorgioBàrberi Squarotti, Filippo La Porta, Aldo Onorati, Wal-ter Mauro, Elio Pecora, Arnaldo Colasanti, Dante Maffia,Emerico Giachery, Eugenio Ragni. La scrittura di MarcoOnofrio è vulcanica, visionaria, fiammeggiante: colpi-sce e lascia il segno proprio perché lontanissima dagli

ROMA

Premio del Senato e nuovo libro per Marco Onofriostandard di appiattimento commerciale imposti oggi dalmercato. Scrive Dante Maffia, a proposito di “Disfun-zioni”: «Ogni cosa, in questo libro, ha una dimensionenuova, una voce che scatena l’urlo di altre voci, undesiderio di rompere per agevolare la rinascita. C’è, inOnofrio, la necessità di scavare nel profondo dei signi-ficati per trarne una linfa priva di scorie, illibata di memo-rie. Onofrio è un prestigiatore che si abbandona al ri-succhio del dramma incentrato sul vuoto e ne percorrefino in fondo i solchi, incurante delle lacerazioni. Il mitodella modernità si rispecchia in tutto il progetto, ma nau-fraga via via, come se l’impalcatura si scordasse e finis-se in un polverio di rovine. Si può risorgere dalle rovi-ne? Onofrio non esplicita nulla in proposito e il magmafluorescente dei versi fa intendere il contrario».

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i nostri paesi...Notizie in... CONTROLUCE dicembre 2011

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Roma e dintorni in mostraa cura di Susanna Dolci

Visita permanente degli scavi archeologici dei sot-terranei di Palazzo Valentini, via IV Novembre, 119/A, tel. 06.32810. Eur in 30 scatti, fino al 31 dicembre,Archivio Storico Fotografico di Eur Spa, Palazzo del-le Scienze, viale Lincoln, 3, tel. 06.0608. Protratta finoall’8 gennaio 2012 la mostra Colli Albani. Luoghi eprotagonisti della ricerca archeologica nell’Otto-cento, Biblioteca e Museo di Monte Porzio Catone,via Garibaldi, 1, tel. 06.94.47.528. Theodora, la bellez-za senza tempo, I costumi di Frascati e dei CastelliRomani nell’800 nelle incisioni e nei dipinti, fino al9 gennaio, Galleria d’Arte Theodora - Frascati, viaDiaz 50, tel. 0694017507. Aleksandr Rodcenko, unuomo per tutte le avanguardie, fino all’8 gennaio 2012,Palazzo delle Esposizioni, via Milano, 9°, tel. 0639967500. Sempre al Palazzo delle Esposizioni, finoall’8 gennaio 2012 Realismi socialisti. Grande pittu-ra sovietica 1920-1970 e, fino al 12 febbraio 2012,Homo sapiens. La grande storia della diversità uma-na. Fino al 15 gennaio 2012 Filippino Lippi e SandroBotticelli nella Firenze del ‘400, Scuderie delQuirinale, via XXIV Maggio 16, tel. 06.39967500. 40foto del fotografo francese Eric Poitevin, fino al 15gennaio 2012, Accademia di Francia, Villa Medici,viale Trinità dei Monti, 1, tel. 06.6761. Orientalistiincanti e scoperte nella pittura dell’800 italiano,fino al 22 gennaio 2012, Chiostro del Bramante, viadella Pace, www.chiostrobramente.it. Piet Mondrian,70 opere del maestro olandese dell’Astrattismo, finoal 29 gennaio 2012, Complesso del Vittoriano, via diSan Pietro in Carcere, tel. 06.6780664. Nel segno delRinascimento: Michelangelo e Raffaello, 180 ope-re, fino al 12 febbraio 2012, Fondazione Roma, Palaz-zo Sciarra, via Marco Minghetti, 17,[email protected]. Leonardo e Michelangelo:capolavori di grafica e gli studi romani, fino al 12febbraio 2012, tel. 06.0608. Gio Ponti, la sua cerami-ca tra il 1923-1930, fino al 19 febbraio 2012, Museidi Villa Torlonia, Casino dei Principi, via Nomentana,70, tel. 06.0608. A Oriente città, uomini e dei sulle viedella seta, fino al 26 febbraio 2012, Museo NazionaleRomano, Terme di Diocleziano, piazza della Repub-blica, tel. 06.480201. La macchina dello Stato, l’Italiaunita, fino al 16 marzo 2012, Archivio Centrale di Sta-to, piazzale degli Archivi, 27, tel. 06.54548538. I mar-mi 203 anni dopo Napoleone, fino al 9 aprile 2012,Galleria Borghese, tel. 06.32810.

(Eliana Rossi) - La presentazione del QuadernoBasc, un’antologia che raccoglie il lavoro di dieciscrittori tuscolani, si è tenuta il 28 ottobre u.s., pres-so la Sala degli Specchi del Comune di Frascati, nel-l’ambito della rassegna culturale Le biblioteche sifanno sentire - Gli scrittori e la città, alla quale han-no aderito: Riccardo Agrusti, Yuri Bizzoni, AngeloChieti, Lucio De Felici, Rosanna Massi, MarcoOrlandi, Eliana Rossi, Angelo Tobia, Basilio Venturae Daniela Zannetti. L’Assessore alle Politiche Cultu-rali Gianpaolo Senzacqua nel prendere la parola, hasottolineato «il piacere di salutare la nascita di que-sta nuova esperienza, lo spirito effervescente cheanima questi scrittori che si riuniscono in uncenacolo, per leggere alcuni brani della loro produ-zione letteraria. Frascati con i suoi 20mila abitantipossiede tre biblioteche: il BASC, biblioteca e archi-vio storico comunale in cui gli adulti possono fruiredi una struttura multimediale, la biblioteca “Casa diPia” per bambini, luogo d’incontro per le scolare-sche, e la biblioteca con sede nel quartiere di Cocciano,nella quale vorrei decentrare alcune attività, tra lequali una mostra fotografica durante il periodo nata-lizio. La pubblicazione del Quaderno - continua l’as-sessore - è la testimonianza del lavoro svolto da que-sti scrittori e ringrazio Armanda Tavani che mi hapreceduto e ha curato il primo aggregamento di que-sto gruppo di intellettuali, assecondando le loro ri-chieste. Gli incontri mensili organizzati dalla Bibliote-ca, che possono tenersi al BASC oppure qui nellaSala degli Specchi, prendono in considerazione i varisettori della cultura». Rosanna Massi, ResponsabileBiblioteche di Frascati, ha spiegato nel suo discorsointroduttivo che «l’incontro con gli amici scrittoriscaturisce da un precedente evento avvenuto lo scor-

FRASCATI

Le biblioteche si fanno sentire - gli scrittori e la città

so anno nel BASC in cui si chiese agli scrittori discrivere alcuni brani inediti sulla città e il Quadernoche viene presentato stasera è il frutto di quel lavo-ro. Scrittori locali o tuscolani - prosegue Massi - siequivoca sempre su una tale espressione, eppurechi scrive si riconosce dalla qualità del suo scritto enon dal luogo in cui risiede. Un plauso va all’Ammi-nistrazione comunale che dimostra con queste mani-festazioni di credere nell’istituzione bibliotecaria». Aturno gli scrittori hanno parlato di sé, delle loro espe-rienze, dei loro scritti. Riccardo Agrusti che vive aFrascati ormai da tanti anni, dapprincipio per un per-corso professionale, ha trovato nell’ambiente lette-rario «un tipo di scrittura che non è quella di crona-ca, ma nella forma letteraria che è metamorfosi, l’arteè una pluralità di stili in cui non c’è una presa direalismo o neorealismo in quanto il rapporto lettura èuna scelta di vita». Per il giovane Yuri Bizzoni, lascrittura è divertimento «se trovo un racconto chemi piace, estrapolo verbi e ne scrivo un’ altra novella.Non ho un posto speciale in cui scrivere e gli autoriche mi piace seguire sono soprattutto quelli america-ni». Angelo Chieti lavora come collaboratore scola-stico da 11 anni a Frascati e solo da tre vi risiede, «hopubblicato libri di poesia e narrativa e ho partecipatoad una gara letteraria amatoriale a livello nazionale».Per Marco Orlandi l’acqua è l’elemento centrale dellesue poesie che rappresentano per lo scrittore «unmodo per stare al mondo in termini di adesione. Lascrittura è il frutto di varie esperienze e conoscenzedi poeti come Riviello e letture di autori classici comeShakespeare, Montale, punti di riferimento veramen-te alti».Basilio Ventura si dice fortunato nell’avere incontra-to Antonio Seccareccia e di aver avuto da lui alcuniconsigli come quello di «non scrivere tecnicamenteperfetto, ma di scrivere sentimenti di odio e d’amore.Ho conosciuto Caproni e sono orgoglioso di parlaredel Premio Frascati e dell’edizione del 1981 in cui hovinto per la mia opera prima». La poliedricità di Da-niela Zannetti è dovuta soprattutto al suo percorsointriso d’interessi e il parlare del territorio «mi fa ri-cordare il rito dell’ampolla della Lega, un rito d’ag-gregazione, in quanto insieme il valore dell’identità èalto e occorre coltivarlo ed è la diversità in ognuno dinoi che ne fa la differenza». L’ironia di Rosanna Massiè la sua verve, il suo modo di vedere il mondo e«scrivo da sempre per cambiare il mondo, anche senon sempre le storie hanno una trama, è poi ogniscrittore che ne dà un’interpretazione. Scrivo nel mio“pensatoio”, un soppalco nella mia camera da letto,in orari prestabiliti, a volte vado lì magari solo perpensare». Eliana Rossi non ha un luogo prestabilitoper scrivere, lo fa anche nelle sale d’attesa degli am-bulatori e «sono onnivora in tema di letture, anchese i miei punti di riferimento sono gli autori classici,quelli francesi, Zola e soprattutto Pirandello che miha accompagnato fin dall’adolescenza; l’ho inseritoanche nel mio saggio di letteratura critica “La voce

ROCCA PRIORA

Rifiuti nel Parco(Arianna Paolucci)È iniziata lunedì 21 No-vembre l’attività diraccolta rifiuti in loca-lità Cerquone Doga-nella. Il SIC, sito di im-portanza comunitariaè uno dei luoghi piùbelli del Parco dei Ca-stelli Romani ma an-che il meno rispettatovista l’enorme quanti-tà di rifiuti trovati aterra. Nonostante la

pulizia del territorio sia compito dell’amministrazionecomunale, i dirigenti del Parco sottolineano comel’ente abbia voluto fortemente occuparsi della boni-fica mettendo in campo guardiaparco, dirigenti e ad-detti agli uffici, sensibilizzando così la popolazionead un comportamento più corretto verso i nostri bo-schi. L’iniziativa è stata presa anche pensando alla“Settimana europea per la riduzione dei rifiuti” comemodo per enfatizzare a livello nazionale l’importanzadelle zone verdi e protette dei nostri luoghi. Sonostati invitati a partecipare anche i cittadini, muniti discarpe comode, guanti e l’attrezzatura necessaria perla raccolta. Sul posto poca gente comune e la pre-senza di un unico amministratore comunale, CarmenZorani. Nonostante l’impegno dimostrato rimango-no ancora sul posto l’incredibile montagna di resi-dui edili e scarti di eternit in un prato di via MonteFiore a ridosso della via Tuscolana e il campo dicartacce in via Osteria Nuova sempre a ridosso dellaarteria stradale principale: ancora una volta a dimo-strare la rilevanza che l’insegnamento della educa-zione civica ha, ovvero avrebbe se ci fosse.

narrante in Verga, Pirandello, Scotellaro». Lucio DeFelici ha parlato dei suoi primi passi sul palco di Ca-pocroce all’età di cinque anni, ha poi conosciuto TinoBuazzelli e «la mia attività è stata poliedrica, il mioprimo libro l’ho scritto quando mi sono laureato, sonoseguiti alcuni sketch teatrali prima che il teatro mo-risse per opera delle istituzioni. La mia passione èvasta - continua De Felici - memorizzo tutto ciò cheleggo, ho una buona memoria che mi permette diriesumare vari concetti. Per quanto riguarda i saggistorici, va detto che gli storici di Frascati avevanotrascurato il lato umano, si scrive di battaglie, manon degli uomini che le hanno fatte. Due sono glieventi immediati: il mio libro Sei Biografie, sponso-rizzato dalla Banca di Frascati in cui ho raccolto noti-zie su Mancini, Celli, Fossa, Liberati, Farina e PaoloIII e il Dizionario dei personaggi nati e vissuti a Fra-scati al quale hanno collaborato Marcon e mia sorel-la Bianca Maria».

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ROCCA DI PAPA

Ed è di nuovo Sagra delle Castagne(Rita Gatta)Da poco è termi-nata la XXXIISagra delle Ca-stagne a Roccadi Papa: una fe-sta allegra cheha visto river-sarsi nei borghidella nostra cit-tà una folla di vi-sitatori, attiratidalla belle gior-nate piene disole e dal profu-mo dei bracieriche emanavanoaromi del bosco

e profumi di antichi sapori di una volta. Ovunquebancarelle artigianali e attrazioni di ogni tipo, bencoordinate e gestite dalla neonata Proloco cittadina,alla quale va un grande plauso per la riuscita del-l’evento: bene ha saputo gestire, infatti, le tante ini-ziative e proposte che sono venute dalle numeroseAssociazioni, dai Comitati e dai privati cittadini. Hadato il via all’evento una splendida mostra di antichefoto che ripercorrono storie e vita paesana, grazieall’attivo impegno negli anni precedenti, del com-pianto Giancarlo Giovanetti recentemente scompar-so. Volti, angoli della città, paesaggi di una volta,scolaresche, amici, vecchi negozi e negozianti, Sin-daci e uomini politici che si sono succeduti nel tem-po, la Banda degli Screpanti nelle diverse versionistoriche: questi e tanti altri i temi dell’esposizionefotografica allestita nella stazione della vecchia funi-colare… Là, proprio nel grande piazzale il 21 ottobre,l’inaugurazione della Sagra ad opera del Primo Citta-dino Pasquale Boccia, circondato da una bella imma-

Recentemente è stato propagandato tra i monticiani(dietro lo schermo di un nobile fine) un libretto daltitolo Montecompatri, dove il sole sorge prima, nelquale si passa in rassegna, in maniera sconnessa espesso contraddittoria, un periodo di vita politico-amministrativa del Comune di Monte Compatri, cheva dal 1943 al 1975.Con tutta evidenza - ovviamente per chi abbia avutola bontà di leggersi il libretto in questione fino in fon-do! - la ricostruzione storica esce totalmente deforma-ta dalla faziosità dell’estensore, parte attiva, interes-sata e, a suo dire, sempre in posizione preminente nelcorso degli accadimenti ricordati (è fin troppo stuc-chevole e penosa la litania di “io…io…io…”).D’altra parte quale livello di serietà e oggettività puòessere espresso da chi, sottotitolando il librettoL’Italietta vista dal buco della serratura di un pic-colo comune , confessa candidamente una sindromeda ‘guardone’?Per questo motivo diventa superfluo smentire le cosenon vere o non veritiere che compaiono nel libretto,anche perché i monticiani (soprattutto i meno giova-ni) conoscono bene la storia di chi solo oggi è capacedi maramaldeggiare su persone che non sono più nel-la condizione di difendersi. Pur tuttavia sentiamo ildovere e l’orgoglio di salvaguardare a viso aperto lamemoria di nostro padre Eugenio Martorelli, respin-gendo con sdegno le falsità, le calunnie e le omissionidi cui è stato vergognosamente fatto oggetto sul pia-no politico ed ancora di più sul piano personale.Egli è stato un uomo con un alto senso della politica e,pur non privo di un fiero carattere, proprio grazie allasua comprovata umiltà è sempre stato in grado di inter-pretare i bisogni e le aspettative dei monticiani, i quali

non a caso durante i suoi comizi gremivano fino all’in-verosimile la piazza per ascoltarlo, perché lui - “un mo-desto artigiano, di limitata cultura e di più limitato sensopolitico” - sapeva come arrivare al cuore di tutti.Del resto quanto le valutazioni su nostro padre (di cuiè infarcito il libretto e una delle quali abbiamo appenariportato tra virgolette) siano menzognere e frutto solodel livore personale dell’estensore, lo testimoniano -

Lettera aperta: In difesa della memoria di Eugenio Martorellipiù e meglio delle nostre parole - le numerose dichiara-zioni scritte di stima e rispetto indirizzategli nel corsodegli anni sia da istituzioni locali che da avversari po-litici, capaci di onestà intellettuale.Tra le tante, ne vogliamo ricordare e pubblicare unaparticolarmente significativa, datata 13/06/1975. È delcompianto sen. Severino Lavagnini, all’epoca segre-tario proprio di quella Democrazia Cristiana nella qualenostro padre si era prima generosamente impegnatoe dalla quale era poi uscito al fine di combatterne ladegenerazione, dando vita al movimento popolaredella “Torre Civica”. Caro Eugenio,con la manifestazione di Giovedì 12 u.s. abbiamo volutoricordare l’impegno e il sacrificio dei nostri consiglieri Co-munali, Amministratori e Dirigenti svolto dal 1946 al 1975.Anche se purtroppo non hai potuto partecipare personal-mente alla cerimonia, il partito tiene sempre vivo il ricor-do di ciò che hai rappresentato per tutti noi, con il tuodisinteressato e tenace impegno svolto a favore diMontecompatri.Questo modesto omaggio vuole essere un simbolico rico-noscimento ed un sentito ringraziamento ad un uomo chemolto ha sofferto e molto ci ha insegnato.Un cordiale saluto anche da parte del sottoscritto.SeverinoConserviamo gelosamente questa e altre testimonian-ze, che fanno giustizia di qualsiasi cialtroneria e ri-stabiliscono in modo inequivocabile la verità su unuomo che ancora oggi - è la nostra convinzione - puòrappresentare un sicuro punto di riferimento umanoe morale per la nuova generazione degli Amministra-tori di Montecompatri.Salvatore e Silvano Martorelli

gine di ragazze e bambine in costume rocchegiano,con conche di rame, ceste di castagne e croccanticiambelle, prodotti tipici del nostro territorio. Inte-ressante il tema del Convegno svoltosi sabato 22ottobre nell’Aula Consiliare: “ Il castagno: una gran-de risorsa per la nostra città”. Numerosi gli interventiche un partecipato pubblico ha ascoltato con atten-zione, tutti rivolti alla risoluzione del grave problemache un insetto non originario del nostro territorio staprovocando in questi ultimi tempi. Nel corso dei variinterventi, l’assemblea è stata aggiornata sugli ultimisviluppi della lotta al Cinipide Galligeno del casta-gno - ormai se ne parla da tempo - una piccola vespa“importata” dalla Cina, che sta creando gravi proble-mi all’economia castanicola del territorio italiano. Iprovvedimenti per combattere questo insetto pos-sono essere attuati con la lotta biologica, vale a dire,utilizzando un altro tipo di insetto chiamato Torymusanch’esso di origine asiatica: depone le uova pro-prio nelle galle causate dal cinipide, le cui larve chestanno crescendo all’interno, vengono divorate dal-le larve del Torymus. In alcune regioni italiane edanche nel Viterbese questo provvedimento già in attosta ottenendo risultati positivi e gli operatori che sioccupano del settore sono molto interessati ad at-tuare tale lotta anche nelle nostre zone. L’unico fre-no a questa soluzione immediata è una normativacomunitaria, antecedente all’ingresso del cinipide ein via di aggiornamento, che proibiva di introdurre inEuropa specie biologiche estranee, al fine di proteg-gere il germoplasma autoctono e l’habitat naturaleoriginario, specialmente in zone che abbiano vincoliambientali - come nel nostro caso essendo in pienoParco dei Castelli Romani. Interessanti e di spessoretutti gli altri interventi che hanno offerto un apprez-zabile contributo alla discussione; tra questi, oltre alprecedente di Giorgio Grassi, quello del consigliereregionale Umberto Ponzo, del direttore regionale dell’

Assessorato all’Agricoltura Roberto Ottaviani, delpresidente della XI Comunità montana Giuseppe deRighi e del presidente dell’Associazione “L’Alvea-re” Claudio Botti. Una discussione che ha lasciatoaperte le porte a nuovi incontri finalizzati a trovareuna soluzione, si spera più sollecita possibile, ai pro-blemi della nostra castanicoltura. Soluzione che saràfavorita quando la Regione Lazio sbloccherà, comeha ricordato il consigliere Ponzo, i Fondi comunitaristanziati, i quali potrebbero essere revocati se nonutilizzati nei tempi giusti. Il Convegno si è conclusocon un caloroso benvenuto da parte del Sindaco Pa-squale Boccia al Sindaco di Alanis de la Sierra - cittàdell’Andalusia - Cecilio Fuentes: consegnando sim-bolicamente le chiavi della Città al collega spagnologià in parte legato alla nostra Terra - essendo felice-mente sposato con una nostra concittadina - è statoanticipato un gemellaggio tra le due città fondato suun interessante progetto che riguarderà principal-mente i giovani.I saluti finali suggellati con il dono delle caratteristicheciambelle degli sposi (sei, come si usa per gli invitati“amici”) hanno concluso questa interessante serata inun’atmosfera dedicata all’arte: le opere di AlessandroMassacci esposte nell’Aula Consiliare hanno contri-buito con la loro espressività artistica a rendere ancorapiù calorosa e calda questa bella manifestazione.Calorosa e calda proprio come tutta la Sagra 2011che ha registrato anche quest’anno un considerevo-le numero di visitatori, entusiasti e soddisfatti dellanostra bella Città che, per l’occasione ha sfoggiatotra i vicoli, nuovi, splendidi murales. Queste opered’arte e numerosi totem informativi sistemati lungo ilpercorso hanno suscitato tra la folla positivi e lusin-ghieri commenti che non possono che riempire d’or-goglio noi Rocchegiani e tutti coloro che hannofattivamente contribuito ad organizzare, animare erealizzare questa splendida festa autunnale.

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Rubrica a cura di: Tarquinio Minottie-mail: [email protected]

13 i nostri...

DialettiNotizie in... CONTROLUCE dicembre 2011

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Monte CompatriMonte CompatriMonte CompatriMonte CompatriMonte CompatriLa fondanella de la MmazzatóreÈ ottobre. Tembu de velignatùra detandi anni fa.Nzéme a l’odore de lo mmustu e a lapuzza de la venàccia.Nzéme a lu rumore de le vutti e de libeunzi e a quillu de li zoccoli de limuli e de li somari pe nui regazzottide allora ci stenu are cóse che cettirénu de più de lo vinu.A gnènde servénu li strilli de li parinostri che cerchénu de facce capìche lo vinu servéa pe’ facce camba’.Nzóma nui tenémo da i’ pe’ casta-gne!E allora ecco che “bandacce” demonélli se jetténu pe’ le macchjeatturnu a lu paese e così chi se nejéa verzu Cambusandu Nóvu, chivérzu le Du’ Vie…A mi e a li compagni mei ce piacéa i’a lu primu bosco.Móh se chiama via Rosmini e èdevendata na via mbortande, maprima era ‘na viòzza stretta piena de fangu e de spini.Ndó móh ci stau le case prima ci stenu tutti arberi de castagne e nui a forza destracchjonate cerchèmo de fanne cascà più che se potéa.Lu primu bosco era béllu pure pe’ ‘n’ara cósa che vi vòjo fa sapi’.Passatu lu Mendanu e pócu prima de la Mmazzatóre ci stéa ‘na fondanèllatutta de speró. Tenéa ‘n connùttu ciucu ciucu e così de acqua ne nescéa pòcapòca, ma era quella poca che ce bastéa pe’ rejembi’ (quanno rennescémo aremmediallu) ‘n barattolu de quilli de la conzèrva.Allora ce ne jèmo de curza a lu bosco. Co’ du’ prosperi ch’èmo “rrobbàti” acasa piccèmo ‘n béllu fócu e sopre ce ppoggèmo lu barattolu pjinu d’acquae… de castagne.A la fine (quanno eru cotte) ce mettèmo ‘na bella manicciata de callalléssengóra calle ‘n saccoccia e così retornèmo a Lu Monde condéndi de magna’e… de scallàcce.Come vedete allora ce bastéa pócu pe’ sta bè’ e ce basterìa ‘ngóra de minu sese potésseru revive quilli momindi.Però lu primu bosco è sparitu tuttu e me pare difficile fallu revive.La fondanella de speró ha fatta la stessa fine de li boschi, ma non sarìa difficilesapi’ ‘nd’è ita.E se proprio ‘n se dovesse sapì che fine ha fatta se poterìa sembre refalladacapu e reméttela a lu stissu póstu.O no?

Gianni Diana

ColonnaColonnaColonnaColonnaColonnaMe so’ sognato…‘Npo’ de notti fa me so’ sognato nonnimuSorangelo; meno male, so penzato, mome dà quarche nummero bbonu così medo ‘na sistemata… macchè, tutto m’haditto meno che quello che me serveva!‘Nzomma me se missu a ricconta’ che da quee parti ‘ndo se trova nun se sta tantomale, pure perché finarmente ha ritrovato ‘a compagnia bbona.‘Nfatti issu se n’era itu tanti anni fa, ve parlo der 79, e prima passeva tante seratea vede gioca’ a carte quilli da Roplano.E na voti ‘rrivatu su… spetta e spetta… nun rivea gniciuno… po’ piano piano,ecchite ‘rriva’ Costantino, Peletto, pure U Prete, e po’ dopo Cordò, che de veni’ sunun ne voleva proprio sape’… e da utimu pure Gustino…‘Nzomma quarche partita a briscola e tresette, tra nu strillu e n’atru,‘ncora se rimmedia!Allora me so fatto coraggio e ci so chiesto “ma papà che sta a combina’ sassu’?”Eh, nipote meu, nun ha fatto a tempo a ritrovasse co’ Valerio e Panzo’ che pia e seso’ rimissi a fa’ a Democrazia Cristiana!Pare che da ‘ste parti qua votu ‘ncora se rimmedia… pure si bisogna sta sempreattenti a Zi Parise e Franco Faciolo che girino co’ certe fargette e martello che teli riccommanno, tanto che l’angiolitti comme li vedino currino a nisconnise… Pe’nun parla’ po’ de Titta e Dante Cascia che vonno rifa’ “A Colonnetta”!!Nzomma ogni giornu è na storia… Meno male che Don Vincenzo, tra ‘na briscolae n’atra, sta convincendo Pecorino a rifà ‘nconcertu e Maurizio Tozzi a mette su‘ntorneu de pallone… e vo’ sape’ co chi sta sempre a baccaia’? Cor Padreterno…perché daje che lu vo’ convince che a Chiesa che sta quassu e tutta da ristruttu-ra’ e issu potria pia’ nmutuu pe’ rifa’ pure u piazzale e i giardinetti novi!‘Nzomma, nipote meu, nun è cambiato tanto da prima… salutime tutti e pietivelacommida, me riccommanno… che nun c’è prescia…

Fausto Giuliani

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i nostri paesi...Rubrica a cura di: Maria Lanciotti

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(Settimio Di Giacomo) - «La città dell’Aquila fu, non è;le case sono unite in mucchi di pietra, li remasti edificinon caduti stanno cadenti. Non so altro cosa possodire di più per accreditare una città rovinata». Non sitratta di un tentativo bislacco di descrivere la città dopoil sisma del 6 aprile 2006, ma di uno stralcio della letterache Marco Garofalo, Marchese della Rocca, inviò alviceré del regno di Napoli all’indomani del terremotodel 2 Febbraio 1703, giorno della Candelora. Il terremotodell’Aquila del 1703 conosciuto come il Grande Terre-moto è consistito in una serie di eventi sismici verifica-tisi nell’Alta Valle dell’Aterno e nell’intera parte setten-trionale della provincia dell’Aquila. La sequenza di ter-remoti, il cui epilogo si ebbe a cavallo tra il 1702 e il 1703,rappresenta uno dei più grandi disastri sismici per esten-sione geografica ed entità delle distruzioni. In pochimesi l’Abruzzo settentrionale e l’Umbria meridionalevennero investiti da una serie di scosse delle quali al-meno cinque oltrepassarono il 7° grado della scalaMercalli, mentre due di esse furono distruttive. La pri-ma, violentissima e stimata di magnitudo 6,8, si verificòil 14 Gennaio 1703, circa 30 km a nord dell’Aquila, nellazona tra Amatrice e Montereale, che venne completa-mente devastato: 800 morti su un totale di circa 1000abitanti. Crolli e morti si ebbero pure nei comuni di

FrascatiFrascatiFrascatiFrascatiFrascatiL’ambizzioneÈ dote virtuale l’ambizzione…Secunnu comme quessa vé sentita…T’aiuta a fatte “largu” ne ‘la vita,p’arivà a ‘na bona posizione.Sprona l’omo pe’ fallu più attivu…Solu l’indolente nun s’’a sfranca…Pe’ vvia de ‘llu carattere passivu,rimane, sconosciutu, ‘n mezz’a’’ fanga!È vero! Ce vò ‘npo’ d’ambizzione…Te spigne a fa le cose co’ coraggiu,purché usata ‘n giusta proporzione.Sinnò, comme dice ‘n vecchiu adagiuChi tantu ‘zzecca su casca soventePrecipitevolissimevolmente!

Luigi Cirilli

PalestrinaPalestrinaPalestrinaPalestrinaPalestrinaNatale de gueraNònnemo reccondeva ch’alla guerader millenovicientodicisetteli sordati ci steveno ‘ntringieracol li fucili e lle baionetteLo nemico, steva a pùochi passiMa quando fù la notte de NataleRedivennenno ‘mbuo comme bardassiResciero fora, senza fasse male.Nùn ficero l’assardo chella vòtaSe scondriereno senza dasse bòttePerché già allora éra de mòtaFasse l’aucuri a miessanotte.Doppo tanti Natali, ‘ngora moneDe ‘sti giorni se ficemo a pezzi,ce ‘bbraccemo ntrà tutte le perzonepe’ fa recali. ‘nze bbata, a prezzi.Ma dopo ché passata l’uforiaFenito de magnà lo pambapato‘ngomenz’a resparà la batteriaSe rebommarda ‘ndo stà ‘bommardato.

Luigi Fusano

Rocca di PapaRocca di PapaRocca di PapaRocca di PapaRocca di PapaA fraula d’a vitaVardenno scegnedau monte d’éllo a balleco’ i fascetti ‘ttaccati a le cavallecerti macchiaruoli e carbonari d’a Roccase credeste ‘na riazzaridenno a mezza occache loco a Grottaferatadirettu da ‘na fraula reccontataeteranu ‘rivati gnometti e nanico’ i mucchi zozzi e c’u carbo’ tra e mani.‘Lla pipinara de gente- j dicea a mente -‘rivea da qua’ castellu ‘ncantantuda ‘n re o da ‘na reggina commannatu.Etèra, pensea c’a fantasiatutta ‘na bella fraula, ‘na maggia!Solo lli porielli stracchi p’a giornatarezzecchennu ‘n cima pe’ ì a casasapeanu che ‘a fraula d’a vita- se non si re - ‘n’etè magia, etè fatica!

Rita Gatta

La terra trema ancoraAccumoli, Amatrice, Antrodoco, Borbona, Cascia,Cittareale, Leonessa e Norcia. La seconda scossa, dimagnitudo stimata 6,7, si verificò il 2 Febbraio 1703 conepicentro a nord dell’Aquila che, già danneggiata dallescosse precedenti, venne quasi completamente rasa alsuolo con oltre 6000 vittime. Da questi dati emerge comele due scosse disastrose del 1703, verificatesi a distan-za di pochi giorni, ma i cui prodromi duravano da tem-po, ebbero due diversi epicentri originando da due fagliedistinte: la prima, probabilmente, da quella che cono-sciamo come faglia dei Monti Reatini, l’altra, forse dallafaglia di Paganica, origine pure del sisma del 2009. Comefaglie distinte gravitanti nella vasta area prospiciente ilGran Sasso siano soggette a una sorta di risonanzareciproca, lo evidenzia il terremoto dell’Aquila del 6 aprile2009 che ha innescato una serie di eventi sismici ancorain essere. I ricercatori affermano che il terremoto del-l’Aquila ha inflitto mutamenti di tensione ad altre faglievicine determinando il perdurare di rischio sismico intutta l’area e in particolare nella zona compresa traAmatrice e Montereale (Moretti), che è stata vittima diuna serie ininterrotta di migliaia di scosse. Secondo glistudiosi le faglie quaternarie in questione possono istan-taneamente rilasciare energie centinaia di volte superiorial terremoto dell’Aquila (magnitudo 5,9). Sul territorio in

questione gravitano centinaia di piccoli borghi privi diogni presidio antisismico: mura per lo più di pietra e fan-go sulle quali i moderni restauri non han fatto che con-durre ulteriore aggravio andando a soppiantare i leggerisolai in quercia o castagno con gravose colate di cemen-to armato. Case dai più etichettate di “vacanza”, poichévuote la più parte dell’anno, ma in realtà semplicemente“dimore del ricordo”, giacché d’estate rivivono della vitaintensa dei figli che tornano nella terra dei padri emigran-ti. Non voglio immaginare cosa sarebbe se il drammaaccadesse in una notte d’agosto. La natura è ingoverna-bile e imprevedibile: possiamo solo anticiparla con la co-noscenza e con la prevenzione. Vanno studiati e adottatisistemi che mettano in sicurezza i nostri paesi antichi e,quando ciò non sia attuabile, vanno progettate nuovedimore che possano garantire la sicurezza. Non possia-mo aspettare ogni volta che la natura, sia essa in veste diterremoto o di pioggia o di fango, giunga a indicarci oveabbiamo errato. Dobbiamo muoverci nella direzione giu-sta prima che avvenga l’irreparabile. Nel nostro Abruzzo,sulle ferite ancora sanguinanti, ci si azzuffa su come in-tervenire e come sanare l’emergenza, dimenticando chein fondo il sisma del 2009, pur nel dramma di tante vittime,è stato di minor entità rispetto a quanto già accaduto inpassato e ai sismi che potrebbero accadere in futuro.

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i nostri paesi...

Turismo spaziale e recessione - 6(Maria Lanciotti) - Nel 1978 esce il film Incontri rav-vicinati del terzo tipo . In concomitanza il cielo si riem-pie di oggetti volanti, avvistati in tutto il mondo. InItalia si segnalano migliaia di avvistamenti concentra-ti specialmente su un tratto della costa adriatica; fra itestimoni ritenuti attendibili, anche alcuni pescatoriche dicono di aver visto una luce di un colore stranis-simo, mentre la bussola sembrava impazzita. Allucina-zioni di massa? Eventi naturali? Eventi anomali?La caccia agli UFO (Oggetto Volante non Identificato)si fa appassionante, tanta gente passa le ore notturnea guardare in aria con la speranza di cogliere il movi-mento di luce, rossa tendente al violaceo, al passag-gio di un veicolo alieno.I fatti di quaggiù perdono in un certo senso importan-za al cospetto dei fantastici orizzonti che si spalanca-no sopra le nostre teste. Qualcuno, anticipando i tem-pi, azzarda l’ipotesi che presto si farà turismo spaziale.Intanto bisogna fare i conti col presente. Il clima arro-ventato di quegli anni rischiava d’incenerire ideali esogni. Mentre la tv commerciale esponeva sempre piùsfacciatamente le sue indecenti proposte, un mondo difumo in cui tutto appare possibile e niente reale, allet-tante surrogato di una vita che si è fatta troppo difficile.Cala la nebbia su quegli anni violenti e oscuri, porta-tori di nuovi malanni. La memoria comincia a svanire, anon registrare l’incomprensibile trapasso che non sisa dove ci porterà, e a quale prezzo.Arriva la notizia come uno sparo inatteso: la legge 180del 13 maggio 1978, nota come legge Basaglia - dal suopromotore Franco Basaglia –, impone la chiusura deimanicomi e introduce il trattamento sanitario obbliga-torio, istituendo i servizi del CIM (Centro Igiene Men-tale), poi confluiti nel Servizio Sanitario Nazionale.La chiusura dei manicomi è una vera rivoluzione. Pro-prio quando tutto il mondo sembra essere impazzito, icosiddetti malati di mente sono rilasciati dai luoghi dicontenimento fisico e psichico - più simili a lager che aluoghi di cura - con la prerogativa di essere immessinella società e di essere trattati come normali pazientibisognosi di cure e di attenzioni, e non più portatori dimaledizioni ancestrali da dover tenere alla catena comepericolosi mastini o nascosti come una vergogna.“La follia è una condizione umana. In noi la follia esisteed è presente come lo è la ragione. Il problema è che lasocietà, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ra-gione quanto la follia. Invece incarica una scienza, lapsichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo dieliminarla. Il manicomio ha qui la sua ragion d’essere”(Franco Basaglia). Fatta la legge, si cominciarono a svuo-tare gli ospedali psichiatrici pubblici e a riempire clini-che private che sorsero un po’ ovunque, spesso occu-pando grosse ville recintate da alti muri alla periferia di

paesi e città. Si aprono studi di psichiatri, psicologi,neurologi non di rado formati alle diverse ed oppostescuole di pensiero e fra di loro in conflitto, cui fannocapo quanti vivendo una situazione di disagio e avendola convinzione e i mezzi per affrontarla si affidano allecure lunghe e costose degli esperti, mentre la societàimpreparata fa il suo bravo sforzo per accettare la presen-za di persone “particolari” che non si sa in realtà cometrattare. Non si capisce in cosa consista il “male di vive-re”, che attacca soprattutto i giovani: cosa manca loro?La generazione che si è fatta l’ultima guerra, che si èrotta le ossa per la ricostruzione, che ha conosciutofame, miseria e spesso la mortificazione di un’emigra-zione interna piena d’incognite e sacrifici al limite dellasopportazione, non sa nemmeno di cosa si stia parlan-do quando si nomina il disagio mentale.“Ma insomma, che altro si va cercando dalla vita?” sichiedono in molti. E torna sempre in campo la famosazappa, la fatica e il sudore che ti ripulisce dalle scoriecome un’acqua santa e ti fa dormire sonni tranquilli.Senza pensare che, anche volendo, non ci sono piùterreni da coltivare in proprio, né più braccianti dispostiad ammazzarsi di fatica per arricchire i latifondisti, e nonbasterebbe per vivere il raccolto dell’orticello. Le esi-genze vanno ben oltre lo stretto necessario, la civiltàdei consumi si sta imponendo con una forza trainanteirresistibile, cui non si sfugge se non agganciati a fortiprincipi. Principi che non vacillano mai nelle generazio-ni precedenti a quelle del boom, che però non contra-stano adeguatamente il processo di omologazione inpieno svolgimento. E chi non si adegua rischia di soc-combere. Prodotto ibrido di una società in fase di rove-sciamento di valori. Si prende a vivere alla giornata,nell’incertezza di quello che il futuro riserva. Un futuroche si apre ormai alle più pazzesche ipotesi, spazzandopaletti e resistenze come fuscelli nel tornado. Esce nellesale L’uomo che cadde sulla terra, la storia di un alienoche in cerca di salvezza per il suo popolo in via di estin-

zione approda sulla Terra per impiantarvi una potentis-sima multinazionale elettronica - la World Enterprise -sfruttando ben nove brevetti che ha portato con sé.Accumulata così un’immensa fortuna, affida ad unoscienziato il compito di costruire un’astronave che loriporti al suo pianeta trasferendovi anche l’energia ne-cessaria per farlo rivivere. Ma il suo segreto trapela,interviene la CIA e il povero alieno viene consegnatoad una equipe di medici che lo studiano a fondo, fino adannichilirlo per sempre sotto le loro mani. C’è una scenadel film in cui si vede una stanza con le pareti completa-mente ricoperte di schermi televisivi, tutti in funzionecon programmi diversi, che col movimento vorticoso ela babele di voci ti annullano il pensiero.Chi sono gli alieni - c’è da chiedersi -, chi sono lecavie, chi gli speculatori? La fantascienza è di là davenire o vi siamo già immersi fino al collo? E intantoprosegue a spron battuto l’alienazione di un popolo.Con i risultati catastrofici con cui oggi ci troviamo adover fare i conti. (fine)

(Valentino Marcon)Ad un anno dalla scom-parsa di don GiovanniBusco non è possibilefarne ampia memoria nel-le poche righe di un arti-colo e, d’altronde, per unaeventuale biografia chenon si fermi a retoricispunti agiografici, è ne-cessario far passare qual-che tempo sia per vaglia-re la documentazione ar-chiviata che per studiareseriamente le fonti cui at-tingere dentro un precisoinquadramento del perio-do storico in cui egli è vis-

suto. L’auspicio è quello che comunque a breve sipossa pubblicare almeno un opuscolo in cui ripercor-rere alcune tappe del suo ministero e proporre qual-

Ricordando Don Giovanni Busco a un anno dalla sua scomparsache obiettiva testimonianza di quanti hanno avutomodo di conoscerlo da vicino. Personalmente mi sem-bra doveroso offrire alcuni spunti di riflessione su unprete che per quasi sessant’anni ha attivamente ope-rato nella diocesi e soprattutto in Frascati. Nella vita didon Giovanni si possono individuare, strettamentecollegate, quattro caratteristiche: anzitutto la sua inti-ma ‘frascatanità’, in secondo luogo lo stretto rappor-to ideale e la sintonia che ebbe con i suoi diretti pre-decessori, quindi l’acribia nell’annotare gli avveni-menti che si sono succeduti nel tempo del suo impe-gno ministeriale ed infine, ma non da ultima, l’assiduae tenace nota ‘mariana’. La frascatanità don Giovan-ni ce l’aveva nel sangue, non solo per l’indissolubilelegame che ha sempre avuto con la città in cui eranato, ma anche per l’impegno e la costanza con cuiportava alla comune conoscenza episodi e ricordi del-la sua fanciullezza e degli anni successivi, ma soprat-tutto recuperando momenti di storia tuscolana civile oecclesiale, fosse in una rubrica radiofonica locale dianni fa, fosse nell’Associazione Tuscolana Amici di

Frascati, o fosse nelle riunioni o ‘accademie’ parroc-chiali o fosse ancora nell’uso più o meno scherzosodel dialetto, per cui magari nei pellegrinaggi o nellegite, ai canti ecclesiali alternava volentieri qualche‘Nannì’ o altre canzoni popolari con quella indimenti-cabile voce chiara e melodica che trascinava volentie-ri in coro non solo le tradizionali ‘pie donne’. Legata aquesta immagine, c’è quella del suo rapporto coi con-fratelli che lo precedettero nel ministero. Frequentan-do da ragazzo la Cattedrale ebbe modo di conosceresubito don Leonello Razza e seguirne le lezioni cate-chistiche. “Il mio primo ricordo personale - scrivevatre anni fa - fa riferimento agli anni della mia fanciullez-za quando ci radunavamo intorno a lui nella sala delCapitolo in Cattedrale o nei locali del Seminario tusco-lano di cui era rettore... Noi ragazzi lo cercavamo conansia per potere ascoltare quelle per noi mirabolantiavventure di due personaggi che aveva inventato -‘Tegamino’ e ‘Padellino’ - di cui ci raccontava con brioe vivacità le vicende..., o per assistere al teatro dei bu-rattini che egli stesso animava...”. (pag. seguente...)

Curiosità storiche dagli archivi comunali di Colonna“Come eravamo...”

(Antonella Gentili) - 6 Maggio 1858. L’atto consilia-re costì celebrato il giorno 25 aprile scorso, col qualevenne stabilito d’imporre un dazio sulle viti che ap-partengono ai forastieri in cotesto territorio, e furo-no nominati due deputati per la conta delle medesi-me, rimane da questa Congregazione Governativaapprovato, purché peraltro simil dazio sia estesoanche sulle viti di proprietà degl’indigeni, e il com-penso da passarsi ai predetti Deputati sia ridotto dabaj 35 a baj 25 al giorno per ciascuno. Rilevandosipoi che in Tabella si sono impiantati B.35 sul dazioimbotto la medesima congregazione ha stimato op-portuno debba questo sopprimersi, aumentandoquello sulle viti da B.120 a B.155.Lettera inviata dalla presidenza di Roma e Comarca alComune di Colonna. Nel Novembre del 1860 nessunosi era ancora recato al Comune per versare il dazio sullaraccolta del vino. Infatti, venne pubblicata una notificail 4 settembre 1860 e successivamente a novembre, ren-dendo così necessario un sollecito della prima con laquale si invitavano i possessori di vigne, i coloni e gliaffittuari a versare il dazio. La mancata ottemperanzadelle disposizioni avrebbe dato luogo alla verifica deidue Deputati scelti dal Municipio. I ritardatari oltre allapenale stabilita per il mancato versamento del dazio neitempi dovuti, andavano soggetti al pagamento dellespese occorrenti alle verifiche dei Deputati stessi.

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15Notizie in... CONTROLUCE dicembre 2011

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i nostri paesi...Rubrica a cura di: Maria Lanciotti

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(Giovanna Ardesi) - “Libera”, l’associazione nazio-nale di Don Ciotti impegnata da 16 anni nella lotta allemafie, ha denunciato la drammatica realtà del Lazio: laregione è nelle mani di una “quinta mafia”, ancorasenza nome. La maggior parte dei boss di questa mafiasono autoctoni, cioè laziali. È una mafia che sfrutta loStato per il raggiungimento dei suoi fini e a rimetterci èsoprattutto (ma non solo) l’ambiente. I dati pubblicatidall’associazione Legambiente danno la maglia neradelle infrazioni contro l’ambiente nel Lazio alla Provin-cia di Roma, con 1750 infrazioni accertate nel 2010.Anzi la Provincia di Roma sarebbe addirittura prima inItalia per infrazioni contro l’ambiente. Anche l’asso-ciazione di don Ciotti fornisce qualche dato interes-sante: i beni mafiosi confiscati nel 2010 nel Lazio am-montano a 330 milioni di euro. In totale sino al 1 otto-bre 2011 sono stati confiscati 404 immobili e 113 azien-de. Inquieta l’appassionato commento del presidentedi “Libera” Don Ciotti su questo argomento: «Oggiviviamo un coma etico. La corruzione e la criminalitàrappresentano le questioni più gravi dell’attuale si-

L’ambiente nel Lazio è minacciato dalla “Quinta mafia”?stema socio-economico, dove si sono ripresentate leschegge massoniche intrecciate con i poteri istituzio-nali». Dobbiamo riconoscere, comunque, che l’ambien-te non è minacciato soltanto dalla mafia, perché spes-so anche il cittadino e l’amministratore pubblico lominacciano in quanto non sono in grado di percepirela gravità di certe loro azioni. Preoccupa, infatti, la con-tinua distruzione dei boschi ed una cementificazioneselvaggia che non tiene conto della difesa del suolo.Preoccupa soprattutto dopo aver visto in televisionegli effetti tragici di frane e alluvioni in diverse partid’Italia, dovute proprio all’ignoranza del cittadino edell’amministratore pubblico che il territorio italiano ègiovane e attivo rispetto a fenomeni come vulcani,terremoti e fenomeni di assestamento. Si ignora, cioè,la gravità di andare a costruire in zone a rischioidrogeologico, come ad esempio su rilievi ancora gio-vani o su colline composte da sedimenti ancora nonconsolidati, oppure a ridosso di bacini idrografici pic-coli e quindi più soggetti a piene improvvise. In pochianni, poi, abbiamo avuto due condoni edilizi e oggi il

piano-casa. I geologi oggi chiedono essenzialmente:1) l’immediata correzione della legge Gelmini, che nonconsente più la sopravvivenza dei dipartimenti di ge-ologia nelle Università italiane, 2) più spazio agli entitecnici e un passo indietro della politica rispetto alterritorio. Ma c’è anche un altro problema per l’am-biente in Italia: la distruzione del paesaggio storico enaturalistico. I tipici borghi medievali sono, infatti,soffocati da enormi palazzoni senza grazia né armonia,mentre il bel paesaggio agricolo fatto di vigneti, ulive-ti e boschi, si sta riducendo sempre più per far postoad altre costruzioni. Dobbiamo dirlo: l’essere umanosoffre di fronte alla distruzione di tanta bellezza. Difen-dere la bellezza dei paesaggi è la forma più visibile dellagiustizia: i paesaggi italiani devono esistere per il godi-mento di tutti e non per il guadagno di pochi. I sindaci,poi, pensano che si guadagni consenso solo con l’edi-lizia e il cemento. Ma tanto cemento non serve, serveinvece recuperare la terra, anche abbattendo le costru-zioni abusive, e destinare i soldi alla messa in sicurezzadel territorio per impedire il dissesto idrogeologico.

(...dalla pag. precedente) Ricordando Don Giovanni Busco a un anno dalla sua scomparsa

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Rubrica a cura di: Armando Guidonie-mail: [email protected]

ScienzaA mbiente

Con Razza anni dopo avrà un lungo rapporto di colla-borazione, inizialmente dal 1951 al 1958 come vice par-roco, ma poi specialmente dal 1971, quando nominatoa sua volta parroco di S. Pietro, concelebrava spessoMessa con colui che era stato arciprete e vicario ge-nerale. Ancora tredicenne (1942) era stato inserito nel-l’Azione Cattolica tuscolana, come ‘delegato Aspi-ranti’ della GIAC, da un altro sacerdote di cui annidopo diventerà prima coadiutore e vice parroco e poilo sostituirà come parroco, cioè don GiuseppeButtarelli, un altro prete impregnato di ‘frascatanità’,morto a soli 50 anni. Salutando, nel 1970, i fedeli di S.Maria in Vivario per diventare parroco a S. Pietro, donBusco ricordava positivamente i ‘nove anni di vita’ trai parrocchiani, nei quali “sotto la guida di Don Giusep-pe prima e continuando la sua opera poi... la Parroc-chia, dopo lo smembramento del territorio e la forma-zione delle nuove Parrocchie del Ss.mo Sacramento edi Capocroce, ha acquistato una fisionomia che ormaisarà definitiva”, e ricordava “gli anni del Concilio, del-

la riforma liturgica, della presa di coscienza dei laici,della contestazione giovanile, dell’avvertita esigenzadi una Chiesa povera e orientata verso i sofferenti”.Giovanni Busco era entrato nel seminario di Anagninel ’44 insieme al fratello Salvatore e, contento di que-sta scelta, in un biglietto del 23 novembre del ’44 indi-rizzato al vescovo ausiliare Budelacci, scriverà: “Ecc.zaRev.ma, ecco finalmente anche il suo Giovannino inSeminario. Il mio cuore, pieno di riconoscenza si rivol-ge a Lei e la ringrazia dei tanti particolari benefici rice-vuti che gli han permesso di salire il primo gradinoverso la vetta immacolata del sacerdozio...”. E quandocelebrerà la sua prima Messa comincerà a tenere, comeper altri avvenimenti, una sua personalissima agendastatistica; in un opuscolo pubblicato solo tre mesi pri-ma della morte, scriveva: “Vi faccio una confidenza.Io, da quando sono sacerdote, cioè dall’11 febbraio1952, su grossi quaderni ho scritto, giorno per giorno,dove e per chi o per cosa ho celebrato la S. Messa.Ebbene, oggi 12 agosto 2010, ho celebrato la S. Messa

n. 29.479". In uno degli anniversari di prima Messa,nel 1984, scriveva: “30 anni di sacerdozio! Oggi cele-bro la Messa n. 14.738”! Questa acribia nell’annotarestatisticamente, quantità di comunioni distribuite,numero di messe celebrate e quant’altro, sarà una ca-ratteristica tutta personale che non tralascerà mai. In-fine un riferimento costante nella sua vita è stato quel-lo della devozione mariana, tanto che nell’AnnoMariano 1987/88 pubblicherà anche un volumetto daltitolo La presenza della Madonna nella diocesi. E conquesta ‘nota’ mariana, guiderà i numerosi pellegrinaggiparrocchiali e diocesani sia nei santuari italiani che inTerra Santa. Tra l’altro, diversi anni fa (1977) restauran-dosi per la prima volta la chiesetta della Sciadonna, ave-va espresso la speranza che un giorno, andando inpensione potesse risiedere là e celebrare la liturgia quo-tidiana, un’ idea che certamente fu accantonata negliultimi quindici anni di ministero donati alla parrocchiadi Rocca di Papa, cioè in un’altra chiesa dedicata an-ch’essa alla Madonna: S. Maria Assunta.

(Caterina Rosolino) - Da dieci anni a questa parte per gran parte della popola-zione intorno a metà luglio di qualsiasi anno cade quell’appuntamento fisso: ilricordo del g8 di Genova, un ragazzo ucciso, impunità e ingiustizia definita daAmnesty International “la più grave sospensione dei diritti democratici in unpaese occidentale dopo la seconda guerra mondiale”: il massacro della Diazrimasto senza colpevoli. Anche quest’anno dopo ben dieci anni è fischiato nelleorecchie di molti quell’appuntamento, e ci siamo ritrovati lì, a camminare, tra imolti video delle mostre (sulla tav, il g8, etc), le foto del passato e del presente:la piazza di nuovo piena a Genova, il movimento in lotta che non ritrae maavanza... come il mare. Quel giorno però le orecchie fischiavano più forte. Quelgiorno, dopo la commemorazione delle ingiustizie impunite, ritorno a casa daGenova, a quel tempo lavoravo ancora e a Milano. Giunge fulminea la notiziadell’incendio alla stazione Tiburtina, partono fulminee le accuse al movimentono tav, guarda caso. Sono false, l’incendio scoppia per guasti elettrici. Eppureproprio allo scadere dei dieci anni da Genova, si direbbe che si tratti di unappuntamento perfetto, anche l’incendio per accusare i no tav, per un pianodiabolico, ed eccolo che lo vediamo realizzato: finalmente arriva il giorno del-l’inaugurazione della stazione Tiburtina, è lunedì 28 novembre e non mancanessuno, le autorità sono lì, le televisioni in prima linea, solo non si vedono(indovinate chi?) i manifestanti fuori della stazione Tiburtina! Ma guarda un po’loro non fanno più notizia.Segue un ampio resoconto e commenti sulla giornata. Vai nel nostro sito www.controluce.ite apri la rubrica “giornali, società e costume” per leggere l’articolo nella sua interezza.

L’italia è una repubblica democratica (?)

Rubrica a cura di: Luca Nicotrae-mail: [email protected]

SSSSSocietà e Costumeocietà e Costumeocietà e Costumeocietà e Costumeocietà e CostumeNotizie in... CONTROLUCE dicembre 2011

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Pubblicità Regresso(Toni Garrani) - Un barcone pieno di gente fermo in panne in mezzo al mare. Acosa vi fa pensare? Qual è la prima immagine che vi viene in mente? Sinceramen-te: fantasmi di migranti stremati, uomini, donne e bambini stipati su un piccololegno alla deriva, vinti dal freddo, dalla fame, dalla paura, storie di vite devastatedalla disperazione, spinte tra le onde dalla tragedia della miseria.E invece no! Su quel barcone, ci sono dei musicisti aggrappati ai loro strumenti.Sto parlando della pubblicità di un noto amaro che ha visto negli anni il recupe-ro di cavalli dispersi, anfore antiche, camion insabbiati, tori infuriati, ecc.Oggi si tratta invece di recuperare un gruppo di musici dispersi in mezzo al mareassieme a tutti i loro strumenti, compreso un pianoforte a coda e una batteriacompleta di grancassa.Ora la domanda nasce spontanea: cosa caspita ci fa un gruppo musicale su unachiatta in mezzo al Mediterraneo? Da dove sono partiti questi valorosi Argonautidella musica, questi novelli Ulisse della canzonetta, questi Colombo del sound?E poi, perché sono partiti su una chiatta buona per galleggiare su un laghetto,invece di prendere un comodo traghetto o magari una nave da crociera, doveavrebbero potuto vantaggiosamente unire l’utile al dilettevole, raggranellandoqualche euro suonando nelle feste di bordo? Ma soprattutto perché andare ascomodare una situazione che rimanda a tragedie umane di portata epocale, aimmagini di orrore e di disperazione, per uno spot pubblicitario di un amaro?Insomma, si ritorni ai cavalli in pericolo, agli antichi vasi, ai veterinari all’IndianaJones e si lascino perdere i barconi carichi di dispersi nel mare, che sono cosaassai più grave e “amara”.

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Rubrica a cura di: Luca Nicotrae-mail: [email protected]

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(Ferdinando Onorati) -Fino a qualche tempo faquesta parola non esistevanel comune linguaggio ed ilsuo significato era di diffici-le interpretazione anche perpiù di un addetto ai lavori.Oggi ci svegliamo con il pri-mo pensiero rivolto allospread che riesce a condi-zionare anche il nostroumore oltre che generareansia negli addetti ai lavoried è diventato fertile terreno di pascolo per i media checi inondano di fiumi d’inchiostro sul tema, dipingendoscenari apocalittici se aumenta e restando comunquepreoccupati se scende. Il differenziale dei rendimenti frai titoli di stato tedeschi e quelli delle altre nazioni non ècertamente da sottovalutare, ma è giusto che generitanta angoscia? Prima di qualsiasi risposta sarebbeopportuno analizzare alcuni aspetti fondamentali deltema. Il protagonista principale resta la Germania e nonsoltanto i suoi titoli di stato, i Bund, ma anche e soprat-tutto il suo posizionamento nell’Europa e la mentalitàdel popolo tedesco. Non vi è dubbio che la Germaniasia il primo Paese in Europa per la forza della sua econo-mia, per le risorse industriali, per la capacità organizzati-va e che per questi motivi si sia meritata in passatol’appellativo di “locomotiva europea”. I tedeschi, però,non sono contenti di partecipare all’Unione Europeaper essere chiamati, in nome della difesa della monetacomune, a puntellare se non addirittura a salvare gliStati deboli della coalizione. La sopravvivenza dell’eurodipenderà dalle decisioni della Germania e se dipendes-se dall’opinione pubblica tedesca, le speranze sarebbe-ro davvero poche. Non c’è sondaggio che non indichicome la maggior parte degli intervistati non solo vuoldire basta ai salvataggi dei Paesi deboli dell’Eurozonacon i soldi dei contribuenti tedeschi, ma ritiene anche dinon aver ricevuto alcun vantaggio dalla moneta unica eche sarebbe preferibile tornare al marco. Questo spiegal’atteggiamento finora tenuto dalla Cancelliera Merkele dal suo governo nel chiedere ai Paesi membri di di-ventare come la Germania: finanze pubbliche rigorose,salari sotto controllo, sviluppo basato sull’export. Ma èproprio qui che sbagliano i tedeschi nella percezionedell’euro! La Germania è stata uno dei grandi beneficiaridell’euro, come ammesso dal direttore finanziario dellacompagnia di assicurazioni Munich Re, Joerg Schneider,che dice «l’euro è un colossale strumento di sostegnoall’export della Germania» che, grazie anche alla riformadel mercato del lavoro, ha guadagnato competitivitàrispetto al resto dell’Eurozona, maturando un surpluscommerciale con le banche tedesche spesso chiamatea finanziare l’import degli altri Paesi. Se la Cina mantienecompetitivo il suo export con interventi sui mercati va-lutari, la Germania lo fa perché partecipa ad una Unionemonetaria con Paesi più deboli senza i quali, se doves-se solo competere con Paesi di serie “A”, vedrebbe ilvalore dell’euro o del marco schizzare verso l’alto, dan-neggiando i produttori tedeschi, anche i più efficienti.

Vivere di spread, necessario o forse eludibile?Per sua fortuna o merito ècomunque la numero unoin Europa e per questocondiziona anche le sceltedi chi vuole investire la pro-pria liquidità senza correreeccessivi rischi. Ma è deltutto vero? C’è da fidarsi?La solidità non è in discus-sione, ma il problema mag-giore, visto dal lato del ri-sparmiatore che vuole in-vestire in bond tedeschi, è

che in questo momento hanno rendimenti ridotti allumicino (addirittura vicini allo zero per quelli a brevescadenza) e soprattutto si acquistano a prezzi record.Se la situazione del debito europeo dovesse rassere-narsi potrebbero quindi rivelarsi un boomerang per l’in-vestitore. Quale potrebbe quindi essere una possibilesoluzione per creare uno strumento che permetta di col-locare i risparmi in modo meno rischioso e togliendo alnostro nemico, lo spread, molta della sua forza ango-sciante? Una prima considerazione, riferita a questa do-manda, riguarda la organizzazione economico-finanzia-ria nonché politica della Unione Europea. Abbiamo giàavuto modo di sottolineare che l’Europa si è dotata diuna moneta comune, ma le mancano strumenti ed istitu-zioni basilari, quali una comune politica fiscale, una ban-ca centrale realmente autonoma e dotata di forza impositivaed organismi di controllo che possano intervenire contempestività a sanare gli eventuali problemi. Ed è propriosul fattore temporale che si nota la maggiore carenza: lacrisi ha bisogno di risposte veloci e tempestive se voglia-mo porre in essere soluzioni efficaci. Ecco quindi che lamancata dotazione alla BCE (la Banca Centrale Europea)di tutti quei poteri che normalmente vengono attribuitialle Banche Centrali (vedi una per tutte la Federal Reserveamericana) costituisce uno dei punti deboli di maggioreimportanza. Come anche la costituzione di un titoloobbligazionario europeo (l’eurobond), da tempo solleci-tato dai migliori economisti, tarda ad essere recepito comesoluzione per la resistenza (e la diffidenza) da sempremostrata nell’abbandonare i titoli del debito pubblico do-mestico. E lo spread ci guadagna ed impazza sui mercati,saltando di Nazione in Nazione come un folletto mali-gno! È da tempo che la Commissione europea ha allostudio l’ipotesi per l’introduzione di eurobond, titoli deldebito pubblico emessi in comune dai Paesi dell’Eurocon responsabilità congiunta. Essi potrebbero creare unmercato più ampio e più liquido rispetto a quello delleobbligazioni nazionali ed avrebbero un ulteriore vantag-gio, quello di trasformare i rischi individuali in frazioni dirischio collettivo. La loro emissione potrebbe essere de-legata al ESFS, il fondo cosiddetto “salvastati” che direcente è stato capitalizzato per oltre mille miliardi di euro.Vediamo quindi che, se si volesse, le soluzioni ci sareb-bero, con due importanti condizioni: la tempestività nelprenderle, ma ancor prima e ancor di più la volontà diattuarle! Ed allora il nostro nemico spread si trasforme-rebbe da giusta e necessaria preoccupazione a ricordo diun patema d’animo temporaneo.

Una domanda complicata(Sandro Angeletti) - L’aereo guadagnò la sua altez-za. Dal finestrino era possibile vedere un cielo azzur-ro sereno e azzurro profondo. Un pò più in basso, un

materasso di nu-vole e la sensazio-ne di fluttuare nel-lo spazio. Due oredi volo al mio arri-vo... cerco di leg-gere qualcosa.Una comitiva digiovani atleticontestualizza neltrambusto festivole proprie attese.Qualcuno doman-da alla ragazza almio fianco il suo

nome: Gabriella! Il quadro sarebbe semplice, senzamolta importanza, non fosse altro per una sua rispo-sta a una domanda qualunque: “È complicato”. Cosasarebbe complicato per una ragazza così? Non sem-brava esser malata, non dimostrava nessun segnaledi difficoltà o qualcosa di simile. Non era questionedi soldi, forse l’amore, una relazione, va a capire!Fingendo di guardare il cielo lì fuori, fissai il suo pro-filo. Era bella, molto particolare. Che cosa sarebbecomplicato nella vita di una ragazza così giovane ebella? Complicato è il problema economico mondia-le, Gabriella. Complicato è il contesto di mancanza divergogna che mostra le sue viscere tutti i giorni, conla flagrante mancanza di rispetto degli uomini pub-blici in paltò, con la loro immunità parlamentare, conla loro dispettosa insolenza. Complicato è lo schiaffoche il buon cittadino riceve tutti i giorni in faccianell’avvitamento che lo imprigiona dietro sbarre diferro con cui tenta di proteggere la propria casa con-tro la violenza coperta dai diritti umani, che sembra-no proteggere soltanto i banditi. Questo, Gabriella, ècomplicato. Scoprire un’incompatibilità, provare unafrustrazione amorosa, perdere il gusto per un bacioche fu bello, non ha nulla di complicato. Complicatoè perdere la speranza, perdere un amico, perdere unparente.Neanche perdere un lavoro è complicato. Complica-to è non credere in noi, perdersi d’animo, perderel’entusiasmo della vita. Ah, la vita. Nessuno può ri-tardare la vita e ancor meno la felicità. Complicato ènon saper cosa avverrà dopo la morte, perché la mortein se, Gabriella, non è complicata. Può esser doloro-sa, sofferente, ma non ha nulla di complicato. È l’uni-ca cosa assolutamente certa. L’aereo soave atterrò.Il comandante fu applaudito. La città rimase dietro dinoi con il suo freddo - questo sì è complicato - eSiviglia era davanti a noi, cielo azzurro e venticellopiacevole. Due aerei stavano disinbarcando i loropasseggeri allo stesso tempo. Persi la ragazza di vi-sta, nel mezzo della moltitudine. La immaginai dopo,vestita di rosso con i suoi occhi smeraldo. Che cosasarebbe complicato per quella ragazza? Complicato ènon saper quello che è complicato!

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17Rubrica a cura di: Luca Nicotrae-mail: [email protected]

Notizie in... CONTROLUCE dicembre 2011

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Intervista di Manuel Onorati a Salvatore AndreoliD - Caro Andreoli, cosè “Giromusica Italia SchoolNon un semplice Evento!.....” di che si tratta? R - IlGiromusica Italia School è un Concorso Canoro Nazio-nale destinato ai ragazzi di Scuole Medie e Superiori.D - Perché lo ha definito Non un semplice evento?R - Beh, il Giromusica Italia School non è un sempliceEvento. Non è uno dei soliti eventi che si vede ingiro. Di sicuro non si colloca nella jungla dei variconcorsi per ragazzi che si vedono spesso in giro eche ruotano attorno ai ragazzi, ma è l’Evento!D- Che cosa intende dire con “l’evento?” Si spieghimeglio per favore, in cosa è differente da quei con-corsi che secondo lei fanno parte della jungla? R -Iniziamo col dire che il Giromusica Italia School sindalla nascita si colloca al di sopra di qualsiasi even-to, compresi i format presenti oggi nelle nostre retitelevisive o le trasmissioni stesse destinate al setto-re discografico-musicale. È ovvio che tale afferma-zione, o simili dichiarazioni, danno un’ aria o un pre-sagio di presunzione da parte nostra che siamo gliorganizzatori, i discografici e soprattutto coloro chedetengono tutti i diritti relativi all’evento.D - Sì, l’impressione è proprio questa, ma ancora nonha fornito una risposta al perché il Giromusica Ita-lia School è a suo dire “superiore”. R - Bene, innan-zitutto è il primo ed unico evento al mondo di questogenere nel settore discografico. Si distingue total-mente dai soliti eventi e concorsi in quanto non soloin palio ci sono due contratti discografici per i vinci-tori delle rispettive categorie, che andranno anche intournée nazionale come delle vere rockstar, ma faràdiventare i vincitori dei veri personaggi del settoremusicale e dello spettacolo. Gli alunni, che tra l’altroessendo studenti di scuola, durante la tournée ver-ranno seguiti da insegnanti messi a disposizionedall’organizzazione al fine di non fargli perdere l’an-no scolastico, e i finalisti avranno la possibilità diessere inseriti nella GiromusicCompilation, uncofanetto contenente 2 CD musicali con i brani pre-sentati dai finalisti + 1 DVD con tutte le tappe piùimportanti del tour e delle selezioni nelle varie provin-ce. Il nostro scopo è quello di scoprire nuovi talentiitaliani ancora nascosti dando ai più meritevoli la pos-sibilità di farsi conoscere e di lavorare in un settoreimportante e in pieno sviluppo com’è quello dellospettacolo. Può essere utile in un momento di crisicome quello che stiamo vivendo lanciare dei giovanivolenterosi. Colgo l’occasione per invitare le aziendeinteressate a farsi avanti come sposor locali o nazio-nali/ufficiali. Potrebbe essere una buona occasione

Giromusica Italia School Non un semplice Evento!...per iniziare una stimolante cooperazione.D - Quindi sono i premi in palio e la vasta rete di selezio-ni che ne fanno un evento eccezionale? R - Vi sono duefattori che rendono il Giromusica Italia School un con-corso fuori dal comune, il primo è che sono i concorren-ti stessi (siano essi cantanti, interpreti o gruppi) a sce-gliere chi, tra i vip a cui si ispirano, sarà presente nellaCommissione Tecnica di Giuria durante la loro esibizio-ne. Riteniamo questa esperienza formativa per i ragazzi,che non solo verranno consigliati e giudicati nell’audi-zione dai loro idoli, ma potranno vivere l’esperienza el’adrenalina del Live e dei Backstage. Altro fattore im-portante sono gli stage formativi che andremo a svol-gere, durante le audizioni selettive provinciali, in tutte lescuole medie e scuole superiori, con il supporto di tec-nici S.I.A.E., professori universitari, avvocati specializ-zati in diritto d’autore, docenti di musica, psicologi,assistenti sociali, e cantanti noti. I temi trattati durantegli stage formativi a favore di tutti i ragazzi (iscritti e noniscritti all’evento) saranno i seguenti: Lotta alla pirateria,contraffazione, droga e nozioni base sulla musica.D - Quello che dice è molto interessante, GiromusicaItalia School avrà un riscontro anche mediatico? R -L’Evento verrà trasmesso sia in differita sia in DirettaTelevisiva Nazionale e Radiofonica. Lo presenteran-no diversi Conduttori famosi che si alterneranno intutte le province così come faranno i diversi Cantantiin relazione delle richieste dei Concorrenti. È ancheprevista la presenza di ospiti/giurati internazionaliquali: Adam Lambert, Luis Miguel, Enrique Iglesias,Madonna, Bon Jovi, e altri, ma per ora non possiamoesprimerci apertamente né ufficialmente! No comment!D - E il Cofanetto?! R - Verrà distribuito in tutta Italia neicentri commerciali e nei negozi specializzati.D - Da come descrive è proprio vero che “Non è unsemplice Evento!....” R - È vero, non a caso è ilGiromusica Italia School. Avvisiamo tutti coloro chedesiderassero lavorare con noi che il GruppoDiscografico sta ricercando altre figure professio-nali oltre le milletrecento assunzioni già effettuate.(Info: [email protected] tel 0963/060011 - 388/1156959).D - Allora ancora complimenti e auguri! R - Grazie!Non solo ci auguriamo, ma siamo fermamente con-vinti che con il Giromusica Italia School Non un sem-plice Evento!.... inizierà l’era dei nuovi eventi. La cosaimportante per noi è che i due ragazzi vincitori deicontratti potranno cambiare la loro vita per sempre.Daremo un forte contributo al mondo educativo escolastico e diventeremo l’evento per antonomasia,un punto di riferimento per tutti i giovani.

Le parole della politica - 9(Francesca Panfili) - Il termine “globale” si è inserito nel dibatti-to ideologico- politico da non più di trent’anni attraverso la portadel business management e le scuole di gestione d’impresa, inun panorama che ha visto il mercato essere sempre più deregola-mentato. La globalizzazione è la tendenza dell’economia ad assu-mere una dimensione mondiale, superando i confini nazionali. Seil primo ambito a essere toccato dopo il business è stato l’econo-mia, il secondo è stato quello della politica. Nel tempo il concettosi è andato estendendo anche al di fuori del contesto politico. Ilconcetto di “democrazia cosmopolitica” contempla la stessaestensione dei diritti umani che è inclusa nel principio della glo-balizzazione e sebbene sia una bella idea nel contesto delle rela-zioni internazionali, ad avviso di Alessandro Campi, docente diStoria delle dottrine politiche, non si capisce a quali logiche ri-sponda. Il volume Né stato né nazione. Italiani senza meta(2010) dello storico italiano Emilio Gentile illustra lo stato confu-sionario in cui si trova il nostro paese. Le previsioni sul mondo didomani sarebbero quelle di un villaggio globale. Gli stati naziona-li chiusi conterebbero sempre meno e la democrazia verrebbesostituita da altri sistemi di governo. I termini utilizzati sarebberoquelli di “mondializzazione”, “universalismo” e “glocalismo”. Iltermine “glocalismo” nasce dall’unione tra globalismo e localismo,o meglio dalla presa di coscienza che i due termini coincidono epertanto possono essere fusi in un unico termine. Il termine“globalismo” va inteso sia come principio fondato sulla globaliz-zazione che come vero e proprio pensiero economico di ispirazio-ne liberista, connesso al processo di unificazione dei mercati.Ancor più che “nazionale e globale”, il binomio “locale e globa-le” è divenuto un titolo alla moda, dal momento che il globalismocomprende il localismo: il contatto virtuale nel momento in cui siè in rete fa sì che oggi si possa essere cittadini del mondo anchevivendo in una piccola città. Se questa è la globalizzazione vistadal basso, ovvero in senso positivo, la globalizzazione vista dal-l’alto è negativa: uno stato troppo grande non può interloquirecon uno piccolo. Campi considera le comunità intermedie miglio-ri rispetto a quelle settoriali “di villaggio”. Per i teorici della globa-lizzazione i confini tra paesi e territori sono fluidi, reversibili, con-venzionali e contingenti: la globalizzazione non negherebbe dun-que l’esistenza di stili nazionali o locali e dunque la dimensionelocalistica. Tuttavia, se da un lato il concetto di “identità naziona-le” rischia di venire associato a qualcosa di aggressivo e patolo-gico, dall’altro l’enfatizzazione della dimensione globale agisceda scusante per la dimensione nazionale nel senso di una dere-sponsabilizzazione: quando c’è una classe di governo che nonfunziona si attribuisce la colpa alla congiuntura internazionale.Nel suo libro Nazione, Campi ricorda inoltre il movimento anti-globalizzazione, un insieme internazionale di associazioni e sin-goli individui accomunati dalla critica all’attuale sistema econo-mico neoliberista. Più conosciuto come No Global, esso conte-sta la globalizzazione sebbene in realtà, ne auspichi, a suo avvi-so, una di segno diverso con fini e obiettivi ultimi diversi.

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(Nicola D’Ugo) - Al ses-santacinquenne scrittorelondinese Julian Barnes èstato assegnato il ManBooker Prize 2011 per ilromanzo The Sense of anEnding, pubblicato daJonathan Cape nell’ago-

sto scorso. La vittoria di Barnes non è stata una sor-presa: giunto al suo undicesimo romanzo, era la quar-ta volta ad essere incluso nella lizza dei finalisti. A Barnesè andato un assegno di £50,000 (circa 58.500 euro).Dopo l’attività di giornalista che lo ha impegnato finoa metà degli anni Ottanta con le testate New Statesman,Sunday Times e Observer, Barnes si è sempre piùdedicato all’opera di narratore, ottenendo numerosiriconoscimenti. Apprezzatissimo in Francia, allo scrit-tore inglese nel 2004 è stato conferito l’alto titolo diCommandeur de l’Ordre des Arts et des Lettres. Isuoi romanzi sono stati tutti pubblicati in Italia, tranne

A Julian Barnes il Man Booker Prize 2011The Sense of an Ending e i primi due: Metroland(1981) e Before She Met Me (1982). Tra questi siricorda Il pappagallo di Flaubert, anch’esso finali-sta del Booker. Dai suoi romanzi sono tratti due film:Love, etc. (1996) di Marion Vernoux con CharlotteGainsbourg e Yvan Attal; e Metroland (1997) di PhilipSaville, con Christian Bale ed Emily Watson. Comegiallista ha pubblicato altri quattro romanzi sotto lopseudonimo di Dan Kavanagh. Il titolo The Sense ofan Ending è ispirato all’omonimo saggio di FrankKermode sulla teoria del romanzo, tradotto in italianocon Il senso della fine. La brevissima narrazione diBarnes (soltanto 150 pagine) si incentra su unsessantenne, Tony Webster, che viene improvvisa-mente chiamato a visitare il proprio passato nel mo-mento in cui conduce una tranquilla vita di padre di-vorziato. S’accorge allora dell’imperfezione dellamemoria, diversa qual è dalla realtà trascorsa cheriaffiora, e del conseguente iato tra l’idea che ha avu-to di sé e una più articolata cornice entro cui va inqua-

I parchi giochi per bambini con sindrome Down Cara Emergenza(Piera Valenti) - In un interessante articolo apparso su «Megachip», Mario Martini,geometra specializzato nella prevenzione dei dissesti idro-geologici, elenca conprecisione le cause e le responsabilità dei disastri che nelle ultime settimane hannostravolto diverse regioni italiane. Tra queste spiccano la cementificazione selvaggiache ha portato ad uno spropositato consumo di suolo e un’urbanizzazione estesae confusa, l’abusivismo edilizio (che solo in Campania conta 60.000 case abusivecostruite in un decennio), l’alterazione delle dinamiche naturali dei fiumi, l’estrazio-ne illegale di inerti e il disboscamento dei versanti collinari e montuosi. Inoltre oggiincide la minore presenza di contadini che in passato svolgevano un ruolo impor-tante nelle campagne, pulendo i rivi e i torrenti da ciò che poteva far esondare i corsid’acqua durante piogge torrenziali e allertando le comunità in caso di pericolo.Senza considerare che i 500 millimetri di pioggia caduti in poche ore in Liguriapotrebbero avere a che fare con preoccupanti cambiamenti climatici a livello globa-le. Le fragilità idrogeologiche del territorio italiano sono state fotografate approfon-ditamente dall’indagine Ecosistema Rischio 2010, realizzata sotto forma di questio-nario da Legambiente e dal Dipartimento della Protezione Civile. L’indagine, cui harisposto il 37% (2.053) delle amministrazioni considerate a più alto rischioidrogeologico dal Ministero dell’Ambiente e dall’UPI, è servita a valutare al con-tempo quanto fatto dalle varie amministrazioni locali per la prevenzione e la mitigazionedei rischi. Il rapporto evidenzia una larga cementificazione lungo i corsi d’acqua e aridosso di versanti franosi: nell’82% dei comuni sono presenti abitazioni in areegolenali, in prossimità degli alvei e in aree a rischio frana, nel 31% dei casi sonopresenti in tali zone addirittura interi quartieri. Nel 54% sono presenti fabbricatiindustriali in aree esposte al pericolo di frane e alluvioni che possono comportare losversamento di prodotti inquinanti nelle acque e nei terreni e nel 19% sono presentipersino strutture pubbliche sensibili come scuole e ospedali. Complessivamente sipuò stimare che ogni giorno nel Paese ci siano oltre 3 milioni e 500 mila cittadiniesposti al pericolo di frane o alluvioni. Dei 6633 comuni caratterizzati da aree ad altacriticità idrogeologica, il 43% non si adopera nella prevenzione o nella mitigazionedei rischi e solo il 41% è dotato di sistemi di monitoraggio che consentono di darel’allarme. Il 6% dei comuni ha avviato azioni di delocalizzazione di abitazioni dallearee esposte a maggiore pericolo e il 3% di delocalizzazione di insediamenti indu-striali. In rari casi si è provveduto alla rinaturalizzazione delle aree di espansione deicorsi d’acqua e pochissimi comuni hanno deciso di rimboschire i versanti montuosie collinari franosi o instabili. La sconsiderata gestione del territorio perpetrata neglianni e le insufficienti azioni di prevenzione hanno portato ai prevedibili disastriverificatisi in Liguria, Lazio, Toscana, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Calabria, Campania,Sicilia, Emilia Romagna, in aree dove dei semplici temporali possono causare danni,problemi alla popolazione e vittime. L’ultimo rapporto di Legambiente sulla Liguriaconta 232 comuni, più del 98% del totale, in cui sono presenti aree ad elevata criticitàidrogeologica. Oltre a tanti piccoli comuni anche i quattro capoluoghi di provinciasono considerati ad alto rischio, infatti il territorio ligure è particolarmente compro-messo dal fatto che il 90% della popolazione risiede nella fascia costiera (5% delterritorio). In Sicilia i comuni a rischio sono 273 (sette su dieci), in Veneto sono 327,mentre tutti e 92 comuni umbri sono stati classificati a rischio idrogeologico, traquesti 40 sono a rischio frana, uno a rischio alluvione e 51 a rischio sia di frana chedi alluvione. Una consolidata abitudine italiana vuole che lo Stato in caso di emer-genza stanzi milioni di euro (650 solo per le emergenze del 2010) e continui a tagliaresul fronte della prevenzione e della messa in sicurezza delle aree a rischio, un po’come dire che restiamo con le mani in mano in attesa della prossima cara emergenza.

drata la vita. Il Man Booker viene assegnato a un ro-manzo di lingua inglese pubblicato da autori delCommonweath, dell’Irlanda e dello Zimbabwe (exCommonwealth) nell’ultimo anno. È, con ogni pro-babilità, il premio di narrativa più importante al mon-do. Vanta infatti un altissimo tasso di vincitori cui èstato successivamente conferito il Premio Nobel perla Letteratura: uno per ogni dieci autori, ossia quattroPremi Nobel in quarantatré edizioni del Booker (WilliamGolding, Nadine Gordimer, V.S. Naipaul e J. M.Coetzee). Non c’è da meravigliarsi allora dell’impor-tanza e talvolta dell’acceso diverbio che accompagnaquesta manifestazione letteraria, né della battuta diBarnes alla ricezione del premio. Riferendosi al pre-mio alla memoria assegnato dal Booker a BerylBainbridge, candidata cinque volte senza mai vincer-ne uno, Julian Barnes, che in passato ha criticato igiurati, ha commentato la propria vittoria con un mottoliberatorio di sapore anglosassone: «Non volevo an-darmene al cimitero e ricevere un Beryl».

Allarme dei pediatri sugli spot diseducativi

(Arianna Saroli) - Niente più discriminazioninei parchi giochi italiani. Il 3 novembre ilMinitalia Leolandia di Bergamo, lo Zoomarinedi Torvaianica e l’Aqualandia di Jesolo han-no condiviso e firmato il “Protocollo C+1 En-tertainment” predisposto dal CoorDown,dopo un anno di confronto con i principaliparchi italiani, con i costruttori delle attrazioni,le Prefetture e i Vigili del Fuoco, responsabilidella sicurezza delle strutture. Grazie a questoprotocollo episodi che nel corso degli ultimianni sono stati segnalati in molti parchi, adiniziare da Gardaland, scene sgradevoli di per-sone con sindrome di Down invitate dallo staffad allontanarsi da una o più attrazioni a prioria loro “vietate” per motivi di sicurezza, non siripeteranno più. Oltre alla firma da parte dei treparchi menzionati, già altre strutture si sonorese disponibili ad attuarlo in forma sponta-nea. In breve, il protocollo parte da due as-sunti-base: da un lato non c’è alcuna eviden-za che le persone con sindrome di Down ab-biano comportamenti o reazioni in misura di-versa dalla maggioranza degli altri ospiti deiparchi, dall’altro i rischi connessi all’utilizzodelle strutture anche da parte loro possono

trovare copertura assicurativa sul mercato. Vialibera quindi alle attrazioni per le persone consindrome di Down accompagnate da un adul-to che sia stato informato sui rischi, ma vialibera anche a chi non è accompagnato: se sitratta di persone maggiorenni con sindromedi Down le informazioni e le regole sarannospiegate direttamente a lui, se si tratta di per-sona minorenne sarà sufficiente consegnareil modello di dichiarazione di responsabilitàfirmata da un adulto. Sul versante delle assi-curazioni per i gestori dei parchi, il protocolloprevede che «qualora esso sia stato applica-to, il gestore non è ritenuto responsabile, peril solo fatto di aver consentito l’accesso alleattrazioni alle persone con sindrome di Down,del comportamento o di eventuali incidentidurante l’uso dell’attrazione, o qualora nonvengano rispettate le indicazioni fornite dalgestore o dal personale nella gestione delleemergenze ed evacuazione». Un principio che,viene sottolineato, dovrebbe essere formal-mente riconosciuto anche a livello legislativo.Il protocollo ha validità fino al 31 dicembre2011 ed è previsto che venga rivisto alla lucedei risultati ottenuti in questo arco di tempo.

(Arianna Saroli) - Lo spot della compagniatelefonica italiana Vodafone è «l’esempio dicome i genitori non dovrebbero educare il fi-gli». A sostenerlo è la Società Italiana di Pe-diatria che, dopo le numerose proteste di ge-nitori e pediatri apparse nei giorni scorsi sublog e social network, scende in campo con-tro il messaggio pubblicitario lanciato dal-l’azienda produttrice di telefonini. Lo spot mo-stra un bambino che «ne combina di tutti icolori» (buttare un mazzo di chiavi nel gabi-netto, mettere il telecomando nell’inchiostrofino ad imbrattare i muri di casa) e che riceve incambio dai genitori non un rimprovero e unrichiamo alle regole, ma un sorriso comprensi-vo. Il Presidente della SIP Alberto G. Ugazioafferma che «lo spot appare come un messag-gio a sostegno dell’incapacità dei genitori didare delle regole certe ai propri figli, di inse-gnare ciò che si fa e ciò che non si fa sin dallapiù tenera età, andando a costituire un esem-

pio molto negativo per i bambini che vedonotollerati, se non addirittura apprezzati, com-portamenti che devono invece essere forte-mente censurati. L’educazione è apprendimen-to delle regole, che avviene in primo luogo infamiglia, e dalle quali il bambino riceve la suaindividualità sociale». Per il Segretario dellaSIP, Rino Agostiniani, «stiamo vivendo unperiodo storico di “emergenza educativa”, congenitori, spesso talmente fragili ed emotivi, daritrovarsi incapaci di porre regole, di predi-sporre con autorità e solidità quei paletti checonsentono al bambino di orientarsi una vol-ta adulto. La conseguenza di questa situazio-ne è una generazione di bambini in crisi, arro-ganti e aggressivi, ma al tempo stesso incapa-ci di sostenere le minime frustrazioni. La SIPvuole prendere spunto dallo spot per lanciareun appello ai genitori affinché diano ai figliregole certe, elemento fondamentale per assi-curare una vita migliore da adulti».

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Iridologia - 1(Manuel Onorati) - Spesso si sente parlare diiridologia, senza però conoscerne il vero signi-ficato. Un testo che ci consente di conoscerela materia è quello di Loreto Bizzarri, Iridologiadelle relazioni umane e dei sistemi familiari .Prima di definire il concetto di iridologia do-

vremmo chie-derci cos’èl’iride. Si trat-ta della parteanteriore del-l’occhio fa-cilmente visi-bile ad oc-chio nudo. Èquella parte

colorata dell’occhio umano che spesso ci affa-scina, che ci attrae o anche ci respinge, a se-conda dei contenuti emozionali che ne perce-piamo. “L’occhio è lo specchio dell’anima”.L’iride si presenta all’osservazione con tonali-tà dell’azzurro, del verde o del marrone a se-conda delle costituzioni. L’iridologia è una tec-nica diagnostica non invasiva e naturale. È unadisciplina olistica utilizzata dagli operatori del-la salute naturale, ovvero tutti coloro che sioccupano di medicine e terapie non conven-zionali. Come ci suggerisce l’autore, l’iridologoguarda più da vicino gli occhi, usando una len-te o un sistema d’ingrandimento, alla ricerca diinformazioni che il nostro meraviglioso siste-ma biologico mette a disposizione nel tessutoanteriore dell’occhio.C’è da considerare come l’occhio rappresentiuna protuberanza del cervello verso l’esterno.Nell’evoluzione dell’embrione umano, infatti,il cervello e l’occhio sono un’unica entità bio-logica. Dall’esame dell’iride si ottengono in-formazioni a “tutto campo”, tanto che all’irido-logia è stato attribuito l’aggettivo multidimen-sionale. In un unico sguardo, sono disponibiliaspetti costituzionali, energetici, sistemici,psichici, temporali, fino a memorie familiari dieventi importanti. Per questo l’iridologia è di-venuta negli ultimi anni la tecnica diagnosticanon invasiva più richiesta ed interessante altempo stesso. (Continua)

(Nicola D’Ugo) - Lo scorso 16 no-vembre sono stati assegnati a NewYork i National Book Awards. I premisono andati a Jesmyn Ward per il ro-manzo Salvage the Bones, pubblica-to da Bloomsbury USA, a StephenGreenblatt per il saggio The Swerve:How the World Became Modern (W.W. Norton & Company), a NikkyFinney per la raccolta poetica HeadOff & Split, edita dal TriQuarterly(Northwestern University Press) e aThanhha Lai con Inside Out & BackAgain (Harper Collins) nella sezioneLetteratura per ragazzi. All’ottan-taquattrenne poeta John Ashbery èandato il premio alla carriera. Per laprima volta la serata del secondo piùprestigioso premio annuale letterario(dopo il Pulitzer) è stata trasmessa indiretta dal sito web della Fondazione: http://www.nationalbook.org/ . A ciascun vincitore va un as-segno di 10.000 dollari. Quest’anno la National BookAward Foundation ha conferito due dei cinque premimaggiori a donne afroamericane (Ward e Finney). Conparticolare calore è stato accolto il discorso di ringrazia-mento di Nikky Finney, incentrato sul rapporto tra raz-za, scrittura e lettura. Va notato che il premio per la Let-teratura per ragazzi è stato anch’esso assegnato ad unadonna, l’esordiente Thanhha Lai, nata nel 1965 inVietnam ed immigrata con la famiglia in America alla finedella guerra. Solo due dei cinque premi sono andati ascrittori bianchi nati in America, peraltro entrambi famo-sissimi. L’assegnazione del premio più prestigioso, quel-lo per la narrativa, a Jesmyn Ward è stata una vera sor-presa. Ward, al suo secondo romanzo, non figurava,per dirne una, neppure su Wikipedia, che si è affrettataad aggiungere un articolo stringato che dice pochissi-mo. Il suo romanzo Salvage the Bones è stato ampia-mente trascurato dalla critica americana. Non era statorecensito, tra gli altri, né dal New York Times, né dal LosAngeles Times e tantomeno da Salon.com, neanche dopoesser stato selezionato nella rosa dei cinque finalisti,come invece ha fatto, senza troppa fretta, il WashingtonPost. Ward, trentaquattrenne, è nata e cresciuta inMississippi, ed è professoressa associata di scritturacreativa alla University of South Alabama. La vita di

National Book Awards 2011: vince Jesmyn Warduno scrittore non è facile, e lei ne èun esempio. Prima di venir selezio-nata tra i finalisti del National BookAward, così rispondeva su Twitter auna utente che si lamentava del suoromanzo: «Sì, signora mia. Lo so chedovrei smetterla perché sono arrab-biata. Bene, pensa pure che la miaprosa sia una merda. Ma non insul-tarmi dicendo che la mia attenzioneai dettagli delle vite dei personaggi lideumanizza quando ogni fottuta pa-rola della mia prosa lotta per umaniz-zarli.» Era lo scorso 10 ottobre, duegiorni prima della nomination. Anco-ra in agosto la giovane autrice invi-tava a comprare Salvage the Bonessul suo anonimo e trascurato blog,perché per uno scrittore che abbiadedicato anima e corpo per scrivere

un romanzo il solo fatto che resti in magazzino è unasconfitta umiliante, che può portarlo a non scrivere più.Ward aveva pensato davvero di smetterla di scrivere,finché non morì il fratello investito da un’automobile.Questo suo secondo romanzo, così prestigiosamenteaccolto, racconta la storia di Esch, una quattordicenneafroamericana incinta che, poco prima dell’annunciatoUragano Katrina, va alla ricerca di cibo coi suoi tre fra-telli. È una storia di protezioni reciproche, ambientata inMississippi, con un padre ubriacone che non si curadei figli, mentre la furia degli elementi s’avvicina. Lanarrazione copre un arco di dodici giorni e culmina, ap-punto, con l’arrivo di Katrina. Ward stessa si trovava inMississippi in quel periodo. La sua è una narrazioneesperienziale, o, come lei stessa ha tenuto a sottolinea-re: «[volevo raccontare] le esperienze dei poveri e deineri e della popolazione rurale del Sud.» E ancora: «En-trammo nella tempesta, riparandoci per ore in macchina,ci venne negata l’ospitalità da una famiglia di bianchiche ci dissero che avremmo potuto sederci di fuori nelcampo, ma non ripararci a casa loro, poi ci avventuram-mo ad un incrocio dove un’altra famiglia, anch’essa dibianchi, ci fece entrare.» La vergogna di questo vividoe triste ricordo, reso da Ward alla Associated Press,non si riferisce alla depressa America raccontata daSteinbeck negli anni Trenta, ma all’America del 2005.Questo va sottolineato.

Le parole di Nelson Mandela hanno segnato la stra-da: «un vincitore è un sognatore che non ha maismesso di sognare» . Così, noi ci portiamo nel silen-zio dell’anima i sogni della nostra voglia di vivere e leemozioni delle cose vissute davvero. Noi, la nostrastoria, la vita e le favole è un viaggio nell’anima. Diquest’anima, se resti in silenzio, ti sembra di sentirneil respiro, e dentro quest’anima, pur nella conflittualitàdi ciò che noi siamo, di ciò che viviamo, di ciò cheamiamo, di ciò che sogniamo, ci incamminiamo perarrivare in fondo alle cose che stiamo cercando. “In-ventati, inventati, inventati motivazioni ma non ar-renderti mai / La vita è davvero importante se hai unsogno da vivere e una donna da amare”. Ma nontutto è facile perché “la vita non è mai un sentierofacile”, soprattutto quando dentro di noi la realtà diciò che viviamo si contrappone a ciò che sogniamo.Allora l’anima è un mare in tempesta, ma non è unvento usuale che muove le sue onde, è il vento delleemozioni. È un vento tumultuoso, a volte sereno, eanche quando soffia leggero ha la stessa forza di unuragano, dove i pensieri si muovono come fosserogabbiani che giocano nell’aria dentro i colori del cie-lo e del mare. All’orizzonte, la Fata Morgana, con lasua magia, ha posto una montagna coperta di neveed è così che mare e neve si fondono. Scendi profon-do, scendi in quell’anima.

Noi, la nostra storia, la vita e le favole

Noi, la nostra storia, la vita e le favole è Amore chevuole essere solamente Amore, e qualora tu volessicercarne i confini non li troveresti, e l’universo, aconfronto, è soltanto un palmo. Amore è ritrovarsidentro lo stesso pensiero, in un raggio di luna cheillumina il cielo, in un fiume che scorre sereno versoil mare e le nostre mani unite, palmo con palmo e ditaintrecciate, per non camminare mai da soli.Noi, la nostra storia, la vita e le favole vuole essereuna speranza e mai un’illusione, anche quando tiaccorgi che non c’è più tempo, perché vorrestireinventare la vita ma non puoi, quando la malinco-nia è un pensiero che ti porta lontano, è non averedue ali per continuare a volare, è una storia ancorada vivere, è salutare, da un treno che parte, qualcuno

che non hai voglia di lasciare, è guardare negli occhiun uomo deluso, è continuare ad aspettare qualcunosapendo che non arriva, è pensare a ciò che ogginon è stato ma che forse sarà domani. Allora la menteritorna indietro nel tempo, “piccole piume di aliinsicure di un gabbiano nato da poco che ancoranon conosce il coraggio e che ancora non vola”, erivedi davanti quel mondo di favole di quegli anniquando l’inverno era davvero freddo, quasi a somi-gliare al cuore di un uomo quando nasconde unamalinconia. Per noi bambini c’era soltanto la strada,la televisione era ancora lontana, e lontano era tuttoil resto e quel mondo di giochi che, oggi, quasi ognibambino si trova tra le mani e, a volte, anche senzasapere cosa farsene. La sera d’inverno, si sa, scendepresto, così si chiudeva la storia di un giorno sempreuguale. Il tempo che muove se stesso ed ecco l’esta-te, con le stelle sopra di noi e le lucciole intorno esull’aia una bimba giocava con la luna.Ti ho raccontato una piccola parte della mia storia eciò che io sono è nella mia anima.Nunzio Gambutiitunes.apple.com/us/artist/nunzio-gambuti/id447818003 -Stati Unitiwww.amazon.com/Nunzio-Gambuti/dp/B005BXVOJW- DOVE SEI - videoclip.f4v - YouTubeFace Book – Voci d’autore

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La legge della bellezza di Carmelo Ottaviano - 7(Luca Nicotra) - Fatta questa disamina della ret-ta, Ottaviano sottolinea come essa sia in ogni casoil risultato di una costrizione, mentre le curve sonole traiettorie seguite spontaneamente dalla natura.Una retta è infatti, secondo il filosofo siciliano, ladeviazione di una curva prodotta dalla «composi-zione di almeno due forze» ed è «una approssima-zione o costruzione o astrazione ideale della fanta-sia, irreale in sede logica e in rerum natura (infattiè indefinibile sia intuitivamente che logicamente intermini di autosufficienza)», mentre «la linea cur-va è enunciazione diretta o spontanea della natura,è il moto che - non potendo scegliere una qualsiasidirezione, perché lo spazio è relativo, cioè non esi-ste e quindi non esistono e non hanno alcunsignificato pensabile o immaginabile, l’alto eil basso, la destra e la sinistra - ritorna su sestesso, cioè al punto di partenza».1 Il moto “natu-rale”, cioè in assenza di forze esterne, di un corponon è dunque rettilineo, come afferma il principiod’inerzia formulato da Newton, ma è curvilineo.Da questa premessa seguono le sue considerazio-ni riguardo il principio d’inerzia e le orbite planeta-rie. Il principio d’inerzia rettilineo è da abbandona-re in quanto presuppone, per la sua “rettilinearità”,una direzione privilegiata che ha senso soltanto inuno spazio assoluto, che oggi sappiamo inesisten-te, essendo esso relativo al pari del moto e del tempo.Ribadisce Ottaviano nel suo appunto inedito:

La linea retta non esiste: i movimenti liberi seguonola linea curva, e tendono alla retta quando si esercitasu di essa una pressione, che faccia deviare i corpistessi dalla curva. Laonde io definisco la linea retta:il limite di una pressione esercitata sulla linea curva.2

Ma se il movimento libero di un corpo nello spazio ècurvilineo, fra le infinite possibili forme quale sarà latraiettoria seguita? «Esso [il corpo] non può nonseguire la spirale logaritmica, che è ad angolazionecostante, essendo necessario un intervento esternoperché l’angolazione possa cambiare».3 Dunque nonla retta ma la spirale logaritmica sarebbe la traietto-ria del principio d’inerzia, sul quale è fondata tutta lameccanica. Seguono, nell’appunto inedito di Otta-viano, molte altre considerazioni sulle condizioni ne-cessarie per la formazione del nostro sistema pla-netario a partire dall’esplosione del Sole:

Supponiamo ora che il Sole esploda. Il pianeta P,

espulso da esso, si muove intorno ad esso seguen-do la spirale logaritmica, come appare dalla figura. Ilpunto P’ indica il perielio (fig.1). Allontanandosi dalSole, il pianeta giunge al punto di maggiore lonta-nanza, l’afelio, indicato con A. La distanza di talepunto A dal Sole S è ovviamente in dipendenza dallapotenza dell’esplosione verificatasi nel Sole. A que-sto punto il pianeta inizia il movimento di ritornoseguendo una seconda spirale logaritmica (abbia-mo premesso che non esiste altra forma di movi-mento), coordinata alla prima. Intanto il Sole S, che èin movimento verso la costellazione di Ercole, si èspostato in S’, e il pianeta gira intorno al nuovoperielio P’’ per poi allontanarsi dal perielio sino alnuovo afelio A’. E così via. Questa è l’unica spiega-zione possibile del movimento di rivoluzione dei pia-neti in sede di meccanica celeste. Ovviamente ilmovimento di rotazione del pianeta sul suo assedeve essere nella stessa direzione e senso del movi-mento di rivoluzione, come l’esperienza confermaper tutti i pianeti di qualsiasi sistema planetario. L’ipo-tesi di Newton del movimento del pianeta secondol’ellisse incorre in un inconveniente insuperabile, amio giudizio: per percorrere la distanza perielio-afelioe afelio-perielio il pianeta deve muoversi con veloci-tà maggiore all’afelio che al perielio. Ma una voltagiunto all’afelio, il pianeta non potrebbe più ritorna-re indietro, essendo la aumentata velocità di fugasuperiore alla presunta forza di attrazione (fig. 2).4

Malgrado queste idee siano davvero rivoluzionarie,Ottaviano, nello stesso appunto inedito, rassicura chenon sono contrastanti con la meccanica newtoniana,perché la sua ipotesi «invera in una ipotesi più am-pia la teoria di Newton e ne dà la ragione senza cheoccorra ricorrere al paradosso dell’attrazione dellemasse materiali. Il che è conforme alla norma delprogresso della scienza (inveramento delle ipotesiprecedenti in ipotesi più ampie)».5Il problema di meccanica celeste di cui Ottavianochiedeva un’impostazione e una soluzione mate-matica non fu trattato da mio padre, probabilmen-te a causa della gravissima malattia che di lì a pocolo portò alla morte. Ricordo, però, che mio padreera pienamente d’accordo con Ottaviano sulle con-siderazioni relative alla linea retta, da questi giàriportate nell’edizione del 1970 di La legge dellabellezza come legge universale della natura eancora più ampiamente nella quarta edizione, indue volumi, della sua opera Metafisica dell’esse-re parziale pubblicata, nel 1969, dalla casa editri-ce catanese Muglia. Mi parlava spesso in terminientusiastici di quest’opera che lui possedeva nel-l’edizione in volume unico del 1942, pubblicata dallacasa editrice padovana CEDAM, nella collana di-retta da Ottaviano assieme a Giuseppe Floresd’Arcais. Contrariamente a quel che può far pen-sare il titolo, nella Metafisica dell’essere parzia-le sono affrontati dalpunto di vista filosoficoargomenti altamentescientifici quali la Relati-vità Speciale e Generaledi Einstein, cui sono de-dicati vari capitoli.Vorrei concludere ri-cordando che il fascinodella spirale logaritmicaha attratto molti poeti epensatori, tra cui Nietz-sche, Rilke e, tra i no-stri, Quasimodo e Sini-

sgalli, il quale nei suoi Versi ad Archimede ce-lebra la «dolce spirale» come linea guida nellosviluppo delle forme negli esseri viventi e nelmondo inorganico:

Il mondo cresce per impulsie si adegua alla tua dolce spiralecome fa la chiocciola sul muschioe le foglie che si avvitano al cielo.6

È da notare, però, che in quest’occasione il poetasupera il matematico (tanto per usare la dualedi una sua celebre espressione: «Il matematicosuperava il poeta di una buona lunghezza…»),7

poiché Sinisgalli attribuisce ad Archimede non lasua spirale (le cui spire sono equidistanziate ra-dialmente) ma la spirale logaritmica aurea (le cuispire invece si allontanano radialmente secondouna progressione geometrica di ragione e2ðÖ), pre-cisamente quella alla quale si uniformano gli“avvitamenti” delle foglie nella fillotassi, cui allu-de il poeta-ingegnere nei suoi versi.Senza cadere in una arzigogolata estetizzazione,resta il fatto che risulta difficilmente spiegabile comepura coincidenza questo ampio e multiforme richia-mo alla sezione aurea, alla progressione diFibonacci e alla spirale aurea, non tanto nell’operadell’uomo quanto piuttosto in natura. Insomma, siripresenta, anche in questo caso, l’insoluta que-stione di quanto della verità matematica è in noi equanta è fuori di noi. Dilemma che riguarda il fisi-co più che il matematico - che a differenza delprimo può ritenersi soddisfatto della sua costruzio-ne, anche se non corrispondente alla realtà fisica,purché logicamente corretta - e tanta meravigliasuscitava in Albert Einstein: «La matematica nonsmetterà mai di stupirmi: un prodotto della liberaimmaginazione umana che corrisponde esattamentealla realtà». Il sommo Galilei, invece, nella sua operaIl saggiatore non mostra a tal riguardo alcun dub-bio: la matematica è nella Natura, «in questo gran-dissimo libro che continuamente ci sta aperto in-nanzi a gli occhi (io dico l’universo)» che «è scrittoin lingua matematica, e i caratteri son triangoli,cerchi, ed altre figure geometriche, senza i qualimezzi è impossibile a intenderne umanamente pa-rola; senza questi è un aggirarsi vanamente per unoscuro labirinto». (Fine)-----------1 C. Ottaviano, La legge della bellezza come leggeuniversale della natura, op. cit., p. 13.2 Dall’inedito di Carmelo Ottaviano (p. 1) allegato allalettera del 1-01-1971 inviata a Salvatore Nicotra.3 Ivi.4 Ivi.5 Ibidem, p.3.6 Cfr. «Civiltà delle Macchine», maggio 1953, p.77.7 L. Sinisgalli, Un disegno di Scipione e altri rac-conti, Milano, Mondadori, 1975, p. 30.

Più vivo che maia cura di Giuseppe Chiusano

Maddalena: Magdalenus della città di Magdala (chesignifica torre) in Palestina sulle sponde del lago diTiberiade.Marco, Martino: da Mars, Marcus, Marticus, diMarte, dedicato a Marte, dio della guerra… ma an-che del tuono, della pioggia, della natura e dellafertilità.Massimo: maximus è il superlativo assoluto dimagnus grande, quindi, chi porta questo nome è ilpiù grande e deve esserne degno.Mauro,Maurizio: abitante della Mauretania regio-ne dell’Africa sulle coste del Mediterraneo, fra l’At-lantico e la Numidia, ora Marocco, e nelle provinceodierne di Orano ed Algeri; sotto l’impero divisa inTingitania e Caesariensis.Nazario: abitante di Nazareth città della Galilea dovefu concepito Gesù, ed, anche, seguace di Gesù diNazareth.Orsola: Ursula diminutivo vezzeggiativo di Ursaorsa in italiano “orsacchiotta”.Paolo: Paulus piccolo, ma anche cognome di unafamosa gens romana Emilia.

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spettacolispettacolispettacolispettacolispettacoliAAAAA rrrrr ttttt eeeee 21Rubrica a cura di: Eugenia Rigano

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Notizie in... CONTROLUCE dicembre 2011

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Un giorno - Dex ed Em (Elena Bozzo)“Per me fu ungiorno memo-rabile, perchémi cambiò mol-to. Ma in ognivita succede lostesso. Immagi-niamo un gior-no a scelta iso-lato dal conte-sto e pensiamoa come sarebbedifferente il

corso della vita.” 15 Luglio 1988.In Gran Bretagna, è il giorno di San Swithin.La filastrocca, rivisitata dall’autore del ro-manzo David Nicholls, recita così: “Se a SanSwithin ti piove in testa, vedrai, vedrai, ve-drai che qualcosa resta”. Per Emma e Dexter,è il giorno (non a caso, piovoso) della lau-rea. A parte questo, i loro vent’anni, e qual-che amico in comune, i due non potrebberoavere vite più diverse. Si conoscono, passa-no la notte insieme e prendono strade oppo-ste. ll viziato e (finto) spocchioso Dex primagira il mondo in coupé, poi fa il presentatorein un programma televisivo di dubbio gustoe, nel mentre, perde il conto delle ragazzecon cui si frequenta. L’ironica ed idealistaEm, a cavallo di una bici, prova a crearsiun’indipendenza lavorando prima come ca-meriera, poi come maestra, infine come scrit-trice e, sempre nel mentre, tenta di costruireun rapporto sentimentale stabile con Ian.Che a separarli siano chilometri su chilome-tri o appena due isolati poco importa: Dextered Emma saranno destinati a rincorrersi tralunghe lettere, telefonate, messaggi in se-greteria, e a ritrovarsi, una volta all’anno, lostesso giorno del loro primo incontro, senzamai viversi realmente. Lo spettatore assisteall’evoluzione di un vero sentimento attra-verso l’amicizia, la complicità, il desiderio, larabbia, la delusione, la passione, la mancan-za, la paura, l’affetto e la rassegnazione, inuna rispettabile e originale storia d’amorecon la “s” maiuscola. Tra altissimi e bassis-simi, i due protagonisti arriveranno moltotardi alla maturazione completa del loro rap-porto. Il raggiungimento dell’equilibrio vie-ne rappresentato nella figura che Dexter sitatua sulla caviglia durante un viaggio inIndia: il TAO, l’unione perfetta dello Yin (ilnero) e dello Yang (il bianco). A trasportarela vicenda su pellicola cinematografica èLone Scherfig, regista del capolavoro Aneducation. Molto riuscita la trasformazionedel look di Anne Hathaway (Em) e JimSturgess (Dex), dal cambio dei costumi aitagli di capelli, a scandire le varie fasi tempo-rali della vita di entrambi. Piacevole la colon-na sonora: da Tracy Chapman ai PrimalScream, dalla commerciale The rhythm of thenight alla romantica We had today. Eccellenteperformance di Patricia Clarkson, nel ruolodella vispa madre di Dexter ,e un bravo RafeSpall (già visto, in una piccola parte, nel filmUn’ottima annata di Ridley Scott) nelle vestidi Ian, l’ormai ex fidanzato di Emma. Sarà pro-prio lui, parlando con Dexter, a chiarirgli latormentata storia iniziata quel giorno di SanSwithin del 1988: “Emma si accendeva con te,in un modo che con me non capitava. Lei ti hareso una persona migliore. E tu in cambio l’hairesa tanto, tanto felice..”

(Nicola D’Ugo) - È in corso fino al15 gennaio 2012 alle Scuderie delQuirinale di Roma la mostra «Filip-pino Lippi e Sandro Botticelli nellaFirenze del ‘400». Più che di unamostra di Botticelli e Lippi si trattasoprattutto di una mostra dedica-ta a quest’ultimo, del quale sonoesposte una cinquantina di opere,tra dipinti, disegni e sculture. Set-te sono le opere di Sandro Botti-celli, tra cui la splendida Adorazio-ne dei Magi realizzata dall’artistafiorentino intorno al 1475-76, un di-pinto a tempera su tavola di circaun metro e dieci per un metro etrentacinque centimetri, commis-sionata da Giovanni di Zanobi delLama per la propria cappella fune-bre in Santa Maria Novella, e poicustodita alla Galleria degli Uffizi,tranne in occasionali prestiti comequello concesso alle Scuderie. Atale opera s’ispira l’omonimo dipintodi Filippino Lippi esposto alla mostra e proveniente dallaNational Gallery di Londra: lo si nota dalla disposizione dellefigure della Sacra Famiglia, dai personaggi assembrati chegli fan ala a destra e a sinistra in primo piano, e dai ruderi,tratti che riecheggiano l’opera botticelliana, anche se non inmodo altrettanto stringente dell’altra Adorazione dei Magidel Lippi figlio, quella custodita agli Uffizi e non presente allamostra. L’Adorazione dei Magi della National Gallery hatratti comuni, per diversa ragione, anche con l’omonimo di-pinto di Leonardo, custodito anch’esso agli Uffizi, che vieneconsiderato leggermente posteriore al dipinto del Lippi. For-te matrice comune resta comunque la suddetta operabotticelliana.La mostra ospita dipinti di grande raffinatezza artistica. Traquesti la Madonna in adorazione del Bambino, l’Appari-zione della Vergine a San Bernardo e la Madonna Strozzidel Lippi, caratterizzate da una certa malinconica durezzadelle figure, come se il legno della croce o la roccia che sim-boleggia il Cristo venissero trasferite alle figure per renderlesegnatamente sacrali. In contrasto con questa estetica, vaevidenziata l’esposizione alla mostra del capolavoro del pa-dre e maestro di Filippino, La Madonna col Bambino e Sto-rie della vita di Sant’Anna di Filippo Lippi, della metà delQuattrocento, opera caratterizzata da luminosi cromatismiche scemano vellutatamente nelle ombreggiature, da unamovimentata ed agile disposizione delle figure, dalla delicatamorbidezza delle stesse, che trovano un’agape di estrema

Filippino Lippi e Botticelli alle Scuderie del Quirinalegrazia nel volto malinconico dellaMadonna e rassicurante del viva-ce Bambino, in contrasto coi rigidischemi di un’architettura bella e ri-gorosa, ma che, proprio per la suarigida e fallace costituzione, è inca-pace di trattenere le urgenze del-l’umana necessità che trascendo-no la realtà contemporanea. Di gran-de bellezza, nella sua drammaticità,è pure la Liberazione di Androme-da, considerata l’ultima opera pit-torica di Piero di Cosimo, uno deipiù raffinati e problematici artistidel suo tempo.Diverse opere esposte alle Scude-rie sono di provenienza estera. Lamostra costituisce quindi un’occa-sione per veder raccolti insieme ca-polavori cui sarebbe altrimenti diffi-cile poter fruire senza godere di di-spendiosi viaggi per il mondo.Per informazioni, potete telefonare alleScuderie del Quirinale al numero tel.

06.39967500 o consultare il suo sito: http://bit.ly/nAru7w

“Roma, by all means, Roma”(Elena Bozzo) - Dalla celebrebattuta di Vacanze Romane ai25 anni che hanno visto AudreyHepburn cittadina di Roma.In 150 scatti inediti la mostraAudrey a Roma. Esterno gior-no, inaugurata in occasionedell’ultima edizione del RomaFilm Festival e ospitata al Mu-seo dell’Ara Pacis dal 26 Otto-bre al 4 Dicembre 2011, ci rac-conta la vita quotidiana dell’at-

trice. La Hepburn viene ritratta all’aeroporto di Fiumicino,davanti a Babington’s a Piazza di Spagna, a Trinità deiMonti, a Piazza Navona, e fin qui tutto sembra normale.Luoghi in cui si imbatte un qualsiasi turista in visita nellaCapitale. Poi la si vede ad una serata alla Casina Valadier,che passeggia per Via Bissolati, che gira tra Via Borgognonae Via Belsiana, che fa spese in Via Crescenzio, che sceglie ifiori in quel chiosco all’angolo di una piazza del centrostorico, che segue uno spettacolo al Teatro Sistina e unevento allo Stadio dei Marmi, che esce dalla Rinascente diPiazza Fiume con il figlio Sean, che compra le pastarelledella domenica. Sono, questi, posti e abitudini del “romano

di ogni giorno”. Infine, immortalatadavanti a casa sua ai Parioli, in Via diSan Valentino, con lo psichiatra An-drea Dotti, suo terzo marito e cittadi-no dell’Urbe. Veri scatti rubati, alcuniche la ritraggono finalmente con icapelli sciolti. nteressante il detta-gliato elenco degli accessori tipicidell’attrice: il cestino di paglia, daquello di Givenchy a quello realizza-to dai bambini africani, il sempiternotubino nero, l’invernale cardiganoversize e gli estivi pantaloni corti avita alta con camicia annodata per ilcasual look, gli occhiali da sole (nonè stata la prima a capire che, spesso,nascondono sguardi eccessivamen-te eloquenti), il foulard e, last butnot least , i celebri mocassini al fem-minile (tanti quanti le sue ballerine).All’UNICEF, al quale l’attrice hadedicato l’ultima parte della sua vitain qualità di Ambasciatrice, andrà ilricavato della mostra. Insomma, unserio motivo per farci un salto.

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Rubrica a cura di: Enrico Pietrangelie-mail: [email protected]

22Notizie in... CONTROLUCE dicembre 2011

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“Acrobazie Verbali” di Samuel Scrivano(Manuel Onorati) - Acrobazie Verbali è un esperimen-to, la prova di uno scrittore ai suoi inizi che si mette allaprova con diverse sfide, posizionate così dalla sua vita,dalle sue esperienze, dagli stimoli esterni all’estro: sonole Acrobazie verbali, appunto, di un uomo senza equili-brio, un uomo ancora non adulto che si cimenta in ciòche più gli piace, cioè scrivere; un uomo che ricerca unamaturità ancora non raggiunta mostrando al mondo lasua particolare visione delle cose, il suo personalissimopunto di vista sulle esperienze vissute, sui fatti accaduti-gli o semplicemente sentiti, l’angolatura particolare sullestorie impossibili e immaginarie, visionarie e fantastiche;storie queste che si arrampicano verso un tortuoso cam-mino attraverso il giusto e lo sbagliato, il bene e il male, lavita e la morte. Nascono così undici racconti, dal diversopasso, con comunque intere vite dentro, che sono viste,immaginate, sentite attraverso una diversa prospettiva:in tal modo criminali, assassini e suicidi sfiorano le nostrecorde di uomini; vampiri e mannari ci mostrano giustiziae moralità inverosimili, ma anche tanta ferocia e sangue.L’Arte domina le scene in un breve racconto in cui istru-isce gli uomini. Prostitute o “Prostituti” ci rimbeccanocon humour nero e satirico - nel senso mitologico deltermine - su come abbiamo ridotto un Mondo ormai bie-co e arido. Creature sovrannaturali spiegano le lorocontestabili azioni ed infine un Ubriacone fallito ci regala,inconsapevolmente, un altro epilogo per una storia sba-gliata e mal finita… Acrobazie verbali (di un uomo senza

equilibrio) è tutto questo,e forse anche di più o dimeno, è racchiuso in questiracconti eterogenei, ma sa-ranno i lettori a giudicare…

Il Tribunale delle Anime(Giuseppina Brandonisio) - Donato Carrisi, criminologo,sceneggiatore televisivo e giornalista del Corriere dellaSera, per merito del successo ottenuto dal suo romanzod’esordio - il Suggeritore - è già considerato uno dei piùvalenti scrittori del noir italiano di nuova generazione. Lostile, diretto e ampiamente descrittivo, ricalca quello dellefiction americane. Le formule sono quelle tipiche del gial-lo, abbastanza consolidate da richiamarsi allo stereotipoletterario. Ma il Tribunale delle Anime (edito da Longa-nesi, come il libro precedente, e pubblicato a settembredel 2011) è un racconto che sfida il lettore a ricostruire ilsenso della trama nascosta oltre la fissità e l’immediatez-za delle immagini più comuni. I topoi classici infatti avolte alludono, in altri casi sviano l’attenzione del lettoredal filo logico della storia: «Anomalie, in fondo era que-sto che cercavano. Minuscoli strappi nella trama dellanormalità. Piccoli inciampi nella sequenza logica di unacomune indagine di polizia. In quelle insignificanti imper-fezioni si nascondeva spesso qualcos’altro. Un passag-gio verso una verità differente, inimmaginabile». DonatoCarrisi insomma recupera i canoni letterari del thrillerangloamericano e francese per stravolgerli attraverso unmodo personale di dipanare l’intreccio: la trama s’inter-rompe per lasciar spazio alla biografie dei personaggi; leloro caratterizzazioni ne dipingono lo spessore psicolo-gico ma sono anche utilizzate per allontanare dallo svi-luppo della narrazione, per fare in modo che la storiacontinui da sola, nell’immaginazione del lettore.Approcciare il Tribunale delle Anime è come intrapren-dere la visione di un film di cui abbiamo perso l’inizio. Latrama è complessa e porta in ambienti intricati e fitti miste-ro. La penitenzieria vaticana è il luogo privilegiato per laricerca: il “tribunale delle anime” per antonomasia, pro-babilmente, nasconde più segreti di un archivio del FBI.Ma Marcus - il personaggio del racconto che ha perdutola memoria - o il cuore di Sandra - che col suo occhiofotografico riesce a catturare anche le più invisibili tra leanomalie - forse ne nascondono molti di più.

(Enrico Pietrangeli) - Un embrione poi evoluto e chedivenne consistente a Cesena, durante un breve sog-giorno per un premio letterario nel 2007, prendendo for-za con la lettura di un libro, poi recensito, di MassimoGugnoni, così come ricordato durante l’incontroravennate dello scorso 8 agosto. Nel 2008 sarà esteso aUgo Magnanti e, in breve tempo, si arriverà a una co-organizzazione della prima edizione individuandoun’area operativa e il relativo tragitto. Nel 2009, AndreaIngemi e Vittoria Arena, prenderanno parte all’organiz-zazione della seconda edizione. Notevole, in questa oc-casione, è stato l’apporto strutturale di Andrea, tramiteil quale sono state predisposte le prime richieste di pa-trocini sul territorio tracciando nuovi percorsi. Con Vit-toria la rassegna apre a una serie di donne che, a tutti glieffetti, diverranno protagoniste della pluriennale inizia-tiva. Sarà lei ad allargare la manifestazione a più discipli-ne coinvolgendo vernissage di pittori coi reading dipercorso, oltre a poeti e cantastorie. Nel 2010, con Da-niela Fargione, la nuova edizione apre il progetto ai pa-trocini universitari nonché, per la prima volta, coinvol-ge collaboratori per le iscrizioni ciclistiche. GloriaScarperia e Giulia Penzo, che pure avevano già presoparte a questa edizione, diverranno poi insostituibilielementi nella gestione di un più lungo e laborioso svi-luppo del nuovo progetto, la prima in qualità di co-organizzatrice e la seconda come collaboratrice. Sem-pre nel 2011, comparirà anche un nuovo co-organizza-tore, Andrea Bisighin, quale riferimento per estenderela manifestazione in Veneto ma anche per un organicosviluppo della tematica ciclistica storico-culturale, inarmonia coi presupposti progettuali, mentre, per il se-condo anno consecutivo, Emilio Diedo sarà tra i piùvalidi e affidabili collaboratori al progetto. Senza dimen-ticare le tante adesioni di collaborazioni a diverso titolo,rimarcabili soprattutto in quest’ultima edizione e che han-no visto, in nome della cultura e della poesia, più soggettipartecipi dal mondo laico a quello sociale e anche catto-lico, ringraziamo tutti per aver condiviso e reso possibiletutto questo nella più cristallina chiarezza d’intenti e, so-prattutto, operando senza fondi. Tra i presenti al prologodi CicloInVersoRoMagna, si segnala Vitaldo Conte, cheriallacciandosi a un suo precedente intervento su Panta-ni, ne ha esteso un ulteriore sulla poetica delle “roserosse”. Hanno inoltre contraddistinto l’incontro lasicilianità di Maria Costa collegata in diretta insieme adaltri poeti coordinati dall’area pontina e da Messina. L’an-tica Zancle quindi, in uno stesso tempo e altro luogo, haseguito il corso di un “ciclo” storico e poetico, da leipartito nel 2008 al Fortino degli Inglesi di Capo Peloro.Notevole è stata la media degli interventi che ha caratte-rizzato poi il percorso, con diversi artisti che hanno rag-giunto l’iniziativa da più parti d’Italia. A Pavia, luogo dipartenza, si rammentano per incisività ed esposizionequelli di Piero Balcalini, attore radiofonico, e Gian LuigiValsecchi, fotografo, oltre che poeta, autore di suggesti-ve panoramiche urbane nella patina di un tempo chetutto cambia nel qualcosa che permane. Giovanni Segagniha pure coinvolto i molti presenti con la ricostruzione diun viaggio fluviale del 1911. La presenza di musicisti èstata pressoché continua e apprezzabile in quasi tutti i

CicloInVersoRoMagna 2011: la poesia mette radici con la bicicletta -2

quotidiani incontri previsti lungo il viaggio, interagendocol testo poetico dal repertorio classico a quello etnicoed anche elettronico attraverso una rosa d’interessanti evariegati esecutori, di cui diversi anche autori. Nell’ambi-to teatrale, la giovane e promettente Denise Valentino,duettando con Susanna Farina Contardi, ha senz’altrocolto consensi dal pubblico di Cremona, cospicuo edattento. Ben accolti anche i versi del giovane StefanoReggiani nonché l’originale e inoltre tematica performan-ce per “pompa di bicicletta” proposta, per l’occasione,dal poeta Alberto Mori. Interessanti sono stati anche iversi di Fabio Clerici, che tornano dalla scorsa stagione,insieme a quelli proposti da Massimo Bondioli. Tra gliimprevisti di percorso, la presenza sempre più determina-ta e affinata di agguerrite zanzare ha contraddistinto unastagione anomala e assai umida. Alla positiva assenza diconcreti problemi per una sempre paventata pioggia, si èesteso un inaspettato vento forte e contrario durante

l’ultima tappa, in direzione di Ravenna, cagionando ral-lentamenti e un ulteriore sforzo per raggiungere la meta.Prepotente, in ogni caso, durante questa settimana è ri-tornata la calura. Lunghi tratti su strade sterrate, comequelli percorsi alla volta del Veneto, hanno talvolta ca-gionato qualche piccolo problema di approvvigionamen-to di liquidi. Due tappe, per la cronaca, sono stato co-stretto a desistere dal percorrerle per un trattamento incorso. Le restanti pedalate le ho fatte partendo di buonora e lentamente. Con la tappa di Villafranca di Verona siè reso un ottimo assetto al binomio bici-poesia sul ver-sante storico delle due ruote, apportando le coinvolgentitestimonianze di Nicola Minali, ex ciclista professionista,insieme a quella di Dario Pegoretti e tutti gli altri, con unnutrito pubblico al seguito durante l’intera serata, insie-me ai preziosi modelli d’epoca esposti in sala e un inter-vento congiunto dei tre curatori. Anche quest’anno, tantola libertà del viaggio di ciascuno quanto una genericadisposizione che invoglia al ritmo lento, cadenzato e os-servatore del circostante ma anche dell’interiore, haevidenziato i contenuti non agonistici della manifesta-zione nella condivisione di un’esperienza che, sempre dipiù, include testimonianze con lo stesso mondo del cicli-smo, forse il più prossimo e connaturato alla poesia, comeanche Vendemiati ha voluto ricordare nel corso di un suointervento. (continua sul prossimo numero)

Tappa di Villafranca (foto di Enrico Pietrangeli)

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23angolo della poesiaL’ Rubrica a cura di: Giulio Berninie-mail: [email protected]

Notizie in... CONTROLUCE dicembre 2011

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Senza più peso(a Ottone Rosai)Per un Iddio che rida come un bimbo,Tanti gridi di passeri,Tante danze nei rami.

Un’anima si fa senza più peso,I prati hanno una tale tenerezza,Tale pudore negli occhi rivive,

Le mani come foglieS’incantano nell’aria...

Chi teme più, chi giudica?Giuseppe Ungaretti (1888-1970)

MattutinoPadre irraggiungibile, quando all’inizio fummoesiliati dal cielo, creastiuna replica, un luogo in un certo sensodiverso dal cielo, essendopensato per dare una lezione: altrimentiuguale... la bellezza da entrambe le parti, bellezzasenza alternativa... Solo chenon sapevamo quale fosse 1a lezione. Lasciati soli,ci esaurimmo a vicenda. Seguironoanni di oscurità; facemmo a turnoa lavorare il giardino, le prime lacrimeci riempivano gli occhi quando la terrasi appannò di petali, quirosso scuro, là color carne...Non pensavamo mai a teche stavamo imparando a venerare.Sapevamo solo che non era natura umanaamare solo ciò che restituisce amore.

Louise Glück (trad. M. Bagicalupo)

Eravamo ugualiEravamo uguali, nel profondo.Ci distanziammo crescendo.Io aspettavo i colori del tramontotu, la notte.Con l’intelletto sciabolavi misteri,io li tastavo con i sensi.Eravamo uguali, nel profondo,eravamo curiosi.Poi bianchi metalli ti attrassero,io amavo coralli e acquemarine.Eravamo uguali.Chi di noi mentì,chi di noi inventò?Io aspetto il tramonto, come allora.

Maria Lanciotti

ArdesiaAvevo denti ancora da lattee già disegnavo il mio sognosu lastre di ardesia.Limo le unghie spezzatesu croste di ceppo.

Maria Lanciotti

Definizione della poesiaÈ il fischio sparso all’improvviso,Il crepitìo dei ghiaccioli,La notte che gela la foglia,Il duello di due usignoli.

È il pisello inselvatichito,Il pianto del cielo nei baccelli,Figaro dai leggii e dai flautiChe sulle aiole cade a granelli.

È tutto ciò che alla notte importaTrovare nei fondali profondi,E una stella portare nel vivaioSui palmi bagnati e tremebondi.

Più piatta d’una tavola è l’afa,Il firmamento è sommerso di ontano,Alle stelle si addice ridere,Ma l’universo è sordo e lontano.Boris Pasternak (1890-1960)(versione di Paolo Statuti)

Lo scettro della folliaIl cielo di piomboda guardare l’ultima voltamentre si scivola verso il nulla.Non si accende più il focolare,l’aratro con i buoi aspetteranno invanoper raccogliere le messi.La bambola di stoffarimarrà sul lettinoaspettando le piccole maniche la cingevano.Il carnefice seduto sullo scannotiene tra le manilo scettro della folliae chiede la vitaa milioni di volti smarritidentro recinti di filo spinato.Dove erano gli uomini saggi?Non sentivano rumori,non sentivano gli odoridi brandelli di vitache diventavano nuvolecoperte dal sole.

Leila SpallottaNon oggiAttendo l’arrivo dell’albaper non rinunciare al sole.Spero che scenda la seraper impadronirmi delle stelle.A che serve trascinarsiviolentando il tempo,trascurando la mente,dimenticando la vitae non riuscire a placarel’urlo del silenzioche corrode l’animae ti spinge verso il nulla?Mi aggrappo all’ultima speranza,afferro l’ultimo barlume di lucesprigionato dai miei occhiper credere nella vitae non dover morire.....non oggi.

Ferdinando OnoratiAmore di PatriaGridan le mentiDi momenti buiGiustizie mancate,discorsi scorrevoli dai sapori ingannevoli.

Seri profitti al tintinnio dei quattrini.Eroi dimenticati all’ombraDi una bandiera sofferta.

Italia calpestata, schiaffeggiataDa chi la storia l’ha dimenticata.

Orme cancellate di soldati ormai sepolti,Amore di Patria!Sentimento mutato dall’ingordigia e la

volgaritàDei nostri tempi.

Italiana si mi sentoMa la vergogna mi prende.

Maria Monteleone

PauraHo attraversatoanche quest’autunnofrizzante di limonie fieno marcio.Non credevo...

Marisa Monteferri

ProspettivaSi sono incrociati come estranei,senza un gesto o una parola,lei diretta al negozio,lui alla sua auto.

Forse smarritio distrattio immemoridi essersi, per un breve attimo,amati per sempre.

D’altronde nessuna garanziache fossero loro.Sì, forse, da lontano,ma da vicino nient’affatto.

Li ho visti dalla finestrae chi guarda dall’altosbaglia più facilmente.

Lei è sparita dietro la porta a vetri,lui si è messo al volanteed è partito in fretta.Cioè, come se nulla fosse accaduto,anche se è accaduto.

E io, solo per un istantecerta di quel che ho visto,cerco di persuadere Voi, Lettori,con qualche verso occasionale,quanto triste è stato.

Wistawa Szymborska(Adelphi Ed. SpA, 2011)

TramontoQuando muoreil soleil suo sanguelo affida al mareverde.

La fanciullaprende con le mania concaquell’acqua rossadi un attimo.

E se si guardail suo visosi capisce perchéè a lei che fail suo ultimoregalo.

Alberto Pucciarelli

AssuefazioneII fervore dell’attesadapprimaaccende vogliealimenta speranzepoiassuefazioneforma brutalespiana picchispegne fuochi

logoraArmando Guidoni(“Gocce di emozioni”Controluce Ed. 2011)

AdolescenzeNella più solaresublime nostalgiasogno un angelo che mi tende la mano.Indugio, non osoma il sogno ha lavoratoper me generoso.In un amore sconosciutolentamente guidandonel barlume notturnoin un tiepido vorticecrescentenel vellutato fardi un’eterea carezzaha spiegato le sue ali.Il corpo e la mentesi dischiuseronell’appagamento più nuovonella libertà più bramata.Agli alboritutto è svanitoe tutto è reale.Ovunque in un mattinodi primaveraaleggia aulentel’amore della sera.

Lina Furfaro

Il DiarioLibro segreto delle prime esperienze:amori e peccati,parole di sfogo,confidenze personali.Sul mio diariotrascrivo gioie e paure,emozioni dell’adolescenzae vita quotidianasulla quale riflettere.Caro diario,ciò che scrivoappartiene solo a me,ciò che un giorno rileggeròsarà l’infanzia dimenticata.Scrivo le mie sensazioni,i sogni e le delusioni.Scrivo finché riempiròla memoria di ricordi,scrivo finché mi stancheròdi aprire il mio cuore,scrivo per liberarela mia fantasia.Caro diario,sono cresciutoe ciò che ho scritto, ho scritto.Rimpianti o no,questa è l’antologia di un passato,la storia di un altro io.

Maurizio Lai

La mia poesiaFantastico sentire come la mia poesiacresce mentre io mi ritiro.Cresce, prende il mio posto.Mi toglie di mezzo.Mi caccia via.La poesia è pronta.

Tomas TranströmerPremio Nobel Letteratura 2011(Da “Il grande mistero”, Ed.Crocetti)

Desidero solo restare nel suo senoDesidero solo morire nella mia terra,esservi seppellita,fondermi e svanire nella sua fertilitàper resuscitare erba nella mia terra,resuscitare fioreal quale toglie i petali un ragazzo cresciutonel mio paese.Desidero solo restare nel seno della mia patria,terraerbao fiore.

Fadwa Tuqan (1917-2003)(trad. V. Colombo, A. Mondadori Ed., 2011) Il pensiero

Il pensiero è uno statoinconsapevolepieno di sensazionidi emozioni stabili…puro…pieno di silenzio…pieno di me

fino alla successiva rappresentazione d’essoidentificazione di mesvilimento di meimpotenza…

Armando Guidoni

L’altrui pensieroPosso solo immaginarel’altrui pensierose non espressoPosso solo soffrirese aspro dolorepunge il tuo sentirePosso solo astenermiper non acuir doloreSuicidio di menteevitodisponendo nei foglicon colorate parolesensibilità sepoltaper impedireincomprensione di noi

Armando Guidoni

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