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RIVISTA DI ARCHEOLOGIA Anno XXXVI - 2012 GIORGIO BRETSCHNEIDER EDITORE 2013
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De Siena, Lazzarini canc Rd A 36-2012

Jan 28, 2023

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RIVISTA DI ARCHEOLOGIAAnno XXXVI - 2012

GIORGIO BRETSCHNEIDER EDITORE2013

gbgb
Casella di testo
(ESTRATTO)
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RIVISTA DI ARCHEOLOGIAUNIVERSITà CA’ FOSCARI - DIpARTImENTO DI STUDI UmANISTICI - VENEzIA

Rivista annuale fondata da

gustavo traversari

Direttore

adriano maggiani

Comitato Direttivo

giorgio bejor - paolo biagi - filippo carinci - ninina cuomo di caprio

sauro gelichi - sandro salvatori - luigi sperti

annapaola zaccaria ruggiu

Assistenti di redazione: flavia morandini - francesca marucci

Tutti i diritti di riproduzione e rielaborazione anche parziale del testo edelle illustrazioni sono riservati per tutti i paesi

Autorizzazione del Tribunale di VeneziaReg. Stampa n. 5 del 1˚ Febbraio 2006

ISSN 0392 - 0895

printed in italy

copyright © 2013 giorgio bretschneider editore - roma

www.bretschneider.it

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È vietata ogni forma di totale o parziale riproduzione, duplicazione,elaborazione, diffusione, distribuzione o altro diverso utilizzo,

con qualsiasi modalità o strumento,senza la preventiva autorizzazione scritta dell’Editore

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SUI MATERIALI DI UNA PISSIDE MARMOREA GRECA DI V SECOLO A.C. DIPINTA E CONFIGURATA DA METAPONTO

Antonio De SienA *, Lorenzo LAzzArini **, StefAno CAnCeLLiere **

Abstract

In May 2003 in the southern necropolis of the ancient Greek colony of Metapontum (province of Matera, Ita-ly) a tomb with a rich female kit containing various vases was discovered. Among the finds a beautiful marble pyxis and a red-figure lekythos allowed to date the tomb to the second half of the V c. BC. The pyxis has a cylindrical body with a carved handle (fixed to the lid) in the shape of the “Rape of Europe”, that shows some traces of the original polychromy: red for the dress of Europe and blue for the sea on which the bull is running. Some micro-samples were taken and submitted to optical microscopy, X-Ray diffraction, SEM + EDS, FTIR and isotopic analyses, in order to study the origin of the marble and the nature of pigments and of the mean used to paint and to glue the handle to the lid of the pyxis. The results obtained indicate that the pyxis was made by the famous lychnites marble from the quarries of Stephani in the island of Paros (Greece), where the object was most likely carved; that the red pigment is vermilion mixed to a small amount of red ochre, and the blue is Egyptian blue; that the adhesive was made of lime mixed with small amounts of a quartz-aggregate and of a wax to delay the setting of lime and obtain a better adhesion of the handle to the lid.

Nel maggio 2003 in seguito ad uno scavo di emergenza in località Torre di Mare venne scoper-ta, presso quella che era la necropoli meridionale dell’antica colonia greca di Metaponto, una tom-ba a fossa terragna (la n. 76) con un ricco corre-do femminile comprendente oggetti dell’ornamento personale (fibule in ferro e vaghi plastici in corallo) e un servizio da toilette, con uno specchio in bron-zo, pissidi, lebeti e patere decorate con motivi a fa-sce e a vernice nera (Tav. XXIX). Tra gli altri mate-riali sono risultate anche una lekythos a figure rosse, che ha permesso di datare la tomba nella seconda metà del V secolo a.C., e una pisside marmorea di eccezionale qualità (Tav. XXX a). Questo piccolo capolavoro dell’arte greca classica, sicuramente im-portato dalla madrepatria, è infatti co sti tui to da un corpo cilindrico di spessore molto sottile e da un co-perchio con sopra fissato, quale manico, un gruppo plastico, sempre in marmo, raffigurante il ‘Ratto di Europa’ (Tav. XXX b), con tracce della policromia originale costituita da una pittura rossa della veste di Europa, seduta sul toro sospeso su un mare di-pinto in un intenso colore blu.

Da tale pisside sono stati prelevati, con l’ausi-lio di una lente di ingrandimento, micro-campio-ni del marmo a grana fine che la costituisce, delle tracce di pigmento sia aderenti alla piccola scultura che alla terra di rinvenimento e del materiale bian-co misto a un legante giallino che venne utilizzato per fissare il manico al corpo cilindrico della pis-side. Tali campioni sono stati sottoposti a varie in-dagini di laboratorio al fine di una identificazione dei materiali costituenti e di una ricostruzione del-la tecnica usata per la produzione del raro manufat-to. I campioncini sono stati sottoposti ad analisi in microscopia ottica, in spettrometria di massa per la determinazione degli isotopi stabili del C e dell’O del marmo, in diffrattometria a raggi-X e in spet-troscopia FTIR, come sotto specificato.

Il marmo

Da una osservazione macroscopica delle tre parti marmoree costituenti la pisside, in particolare delle tracce di lavorazione, è sembrato di poter rilevare

* Soprintendenza Archeologica della Basilicata (Palazzo Loffredo, Via A. Serrao, 11 - 85100 Potenza).** Laboratorio di Analisi dei Materiali Antichi, Sistema dei Laboratori, Università IUAV di Venezia (S. Polo 2468 - 30125 Venezia).

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che corpo cilindrico e coperchio siano stati ottenuti per tornitura, e poi levigati finemente con abrasivi. Il piccolo gruppo plastico con Europa sul toro in-vece è stato con ogni probabilità formato mediante uso di rotelle abrasive, probabilmente con strumen-ti e tecniche mutuate dalla lavorazione e incisione di gemme da parte dei toreutai.

Due frammentini di marmo che non era stato possibile ricollocare nel corso del restauro della pis-side sono stati utilizzati: il più grosso (comunque di pochi mm quadrati) per la preparazione di una sezione sottile, mentre il più piccolo è stato ridot-to in polvere in mortaio di agata per l’analisi dif-frattometrica (radiazione CuKa a 40 KV, 20 mA) e isotopica. Il primo è stato preventivamente ingloba-to in resina poliestere e la sezione sottile standard è stata successivamente studiata petrograficamente in dettaglio al microscopio polarizzatore 1. Questo studio è servito ad evidenziare i minerali essenziali (calcite ed eventualmente dolomite, cioè i principa-li costituenti di tutti i marmi) e accessori e secon-dari (presenti in minima quantità nei marmi puri), nonché altri parametri dei primi utili alla individua-zione delle cave di origine del marmo della pisside. Sono stati così determinati:

– tipo di struttura (omeoblastica, con grani iso-diametrici o eteroblastica, con grani di diverse dimensioni, e a mosaico, a calcestruzzo, lineata, tensionata, ecc.), in diretta relazione con il tipo e le modalità di sviluppo ed evoluzione del me-tamorfismo;

– forma dei contorni dei grani, anch’essa collega-ta al tipo di evento/i metamorfico/i che ha/han-no generato il marmo;

– dimensione massima dei grani di calcite (MGS), parametro di notevole importanza diagnostica come evidenziato da recenti studi 2, essendo le-gato al grado metamorfico (temperatura) rag-giunto dai marmi;

– la presenza semiquantitativa (stima microscopi-ca) dei minerali accessori (diversi da calcite/do-lomite).

Le analisi isotopiche sono state eseguite sulla pol-vere mediante uno spettrometro di massa dedica-

to secondo il metodo introdotto da McCrea 3. Sono stati così determinati i valori dei rapporti 18 O / 16 O e 13 C / 12 C espressi rispettivamente come d18 O e d13C propri dei vari marmi impiegati in età greca e romana. La composizione isotopica dell’ossigeno e del carbonio, così come quella di altri elementi a basso numero atomico, viene infatti convenzio-nalmente espressa in termini della ‘unità d’, defi-nita come:

dcamp = (Rcamp / Rstd - 1) × 1000

dove Rcamp e Rstd rappresentano il rapporto isotopico considerato (18 O / 16 O e 13 C / 12 C rispettivamente per l’ossigeno ed il carbonio) nel campione ed in un opportuno standard di riferimento 4. Per il C e l’O, lo standard internazionale adottato è noto con la si-gla PDB (calcite del rostro del fossile Belemnitella Americana appartenente alla formazione dei calcari di Pee Dee nella Carolina del Nord, USA).

I risultati degli esami minero-petrografici indica-no un marmo calcitico (non è stata rilevata la pre-senza di dolomite alla diffrazione dei Raggi-X), e sono così riassumibili:

– struttura cristalloblastica-eteroblastica a mosaico (Tav. XXXI a) formata da cristalli di calcite fine (mediamente attorno a 0,4-0,5 mm) con piccole plaghe a cristallini, sempre di calcite, finissimi e a disposizione intergranulare;

– i contorni dei cristalli sono prevalentemente cur-vi, più raramente ‘a golfi’;

– il MGS è di mm 0,75;– i minerali accessori sono rari granuletti di grafi-

te nera e masserelline brune di limonite.

I risultati delle analisi isotopiche sono:

d 18O = -3,03 PDB; d 13C = 4,41 PDB

Questi dati sono stati confrontati con il database attualmente più aggiornato per i principali marmi usati in antico 5, e con una raccolta di sezioni sotti-li di marmi di riferimento prelevati da cave antiche mediterranee. In particolare, i dati isotopici sono

1 LAzzArini et al. 1980; GorGoni et al. 2002.2 MoenS et al. 1988.3 MCCreA 1950.4 CrAiG 1957.5 GorGoni et al. 2002.

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stati inseriti nei diagrammi isotopici più aggiorna-ti (Fig. 1). Ne è risultato che il marmo della pissi-de è identificabile come marmo pario, più precisa-mente come il famoso lychnites che si estraeva in galleria (alla luce di una lucerna, lychnòs) presso la località di Stephani (Grotta delle Ninfe). Tre pissi-di simili, ma con coperchi più semplicemente tor-niti, sono state ritrovate negli scavi delle necropo-li dell’antica città etrusca di Spina, e sono ora nei depositi del Museo Archeologico Nazionale di Fer-rara 6. Due di esse sono state analizzate da uno de-gli scriventi 7 e sono risultate anch’esse dello stesso marmo, indicando così, con ogni probabilità, l’esi-stenza nell’isola di Paro di una officina specializza-ta nella produzione di tali oggetti di lusso destina-ti al mondo femminile.

I pigmenti e il legante

Da un accurato esame autoptico, effettuato an-che con l’ausilio di una lente di ingrandimento, si

sono riscontrate sul rilievo con Europa tracce piut-tosto consistenti di colore rosso e, specialmente az-zurro, che sono state campionate e studiate tal quali mediante microscopia ottica ed elettronica a scan-sione (SEM, quest’ultima interfacciata con una mi-crosonda elettronica a dispersione di energia, EDS per l’analisi microchimica) al fine di identificare i relativi pigmenti. Per lo studio degli spessori degli strati policromi e della tecnica, da un frammento azzurro si è preparata una sezione trasversale luci-da, poi analizzata microscopicamente in luce rifles-sa bianca e ultravioletta.

Il pigmento azzurro già da un esame al micro-scopio ottico polarizzatore in luce riflessa (Tav. XXXI b) è risultato essere Blue Egiziano, un ben noto minerale artificiale prodotto sin dal II mil-lennio a.C. in Mesopotamia e dalla IV dinastia in poi in Egitto 8, il cui uso è largamente attestato in età greca (kyanos), sia nella pittura parietale che vascolare, è continuato per tutto il periodo roma-no 9 e terminato nella tarda antichità, con riusi alto-

6 PACini 2000.7 LAzzArini, Berti c.s.8 tite, ShortLAnD 2008.9 AuGuSti 1967.

Fig. 1 - Localizzazione nel diagramma di riferimento per i marmi a grana fine usati in antico del risultato dell’analisi isotopica del marmo della pisside

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medievali 10. Esso corrisponde al minerale denomi-nato Cuprorivaite, CaCuSi4O10 che si otteneva cal-cinando assieme sabbia silicea, calcare o marmo macinati, e un pigmento a base di rame. L’analisi chimica del campione ne ha confermato l’identifica-zione.

Dalla medesima analisi di un frammentino del pigmento rosso è risultato che esso è di fatto com-posto da una miscela di vermiglione, colore in età greca ricavato dal minerale cinabro (HgS), e di ocra rossa (miltos), una terra con elevato contenuto di ematite (Fe2O3) (Fig. 2). Il primo pigmento in età classica era reperibile nei dintorni di Almaden de la Plata (Spagna), da cui sembra sia derivato il cinabro, più diffuso in area mediterranea e sul Monte Amia-ta, in Toscana 11, già noto agli etruschi. Il secondo si rinviene facilmente in corrispondenza di affiora-menti calcarei carsificati, comunissimi in Grecia e in molte altre aree mediterranee 12.

L’analisi del legante del colore è stata condotta su un campione di azzurro mediante spettroscopia FT-IR, come per la ricerca della materia organica eventualmente presente nel mastice (infra).

Il mastice

Il piccolo rilievo di Europa sul toro in origine era fissato con un mastice biancastro sul coperchio della pisside. Tale mastice è sopravvissuto in tracce all’interfaccia manico-coperchio, ed è stato anch’es-so campionato ed analizzato, oltre che in microsco-pia ottica a luce trasmessa e riflessa sul tal quale e su preparato con balsamo del Canada, anche me-diante diffrazione dei raggi-X (Rad. Cu Ka a 40 KV, 20 mA) per determinare la natura dei componenti inorganici cristallini, e spettroscopia all’infrarosso con trasformata di Fourier (FTIR), per gli stessi, e per evidenziare eventuali sostanze (collanti) di na-tura organica ancora presenti. Lo studio microsco-pico in luce riflessa ha consentito di rilevare che il mastice, con tracce della policromia che lo ricopri-va, mostra di suo un colore leggermente giallino qua e là punteggiato da particelle irregolari o globula-ri nere di dimensioni variabili e aspetto carbonioso (Tav. XXXI c): talune di esse infatti ad alto ingran-

dimento mostrano una microstruttura fibrosa, come di legno bruciato, da collegare a residui della com-bustione del legname utilizzato per la calcinazione del calcare/marmo per l’ottenimento della calce. In luce trasmessa, lo stesso preparato ha evidenziato che la componente minerale del mastice è essen-zialmente costituita da calcite (presente sia in ag-gregati micritici che, più rare particelle sparitiche), in qualità di legante di calce, e da pochi cristallini di quarzo fortemente angoloso, probabilmente ot-tenuto per macinatura (Fig. 3), con la funzione di aggregato della calce.

L’analisi diffrattometrica della polvere di masti-ce ha confermato quanto visto microscopicamnete, avendo dato esiti solo per la calcite (CaCO3), princi-pale costituente, e per il quarzo, presente in piccola quantità. Sulla medesima polvere si è quindi proce-duto all’estrazione con solventi organici: clorofor-mio, CHCl3, ed etanolo, CH3CH2OH, il primo con polarità bassa, 4.8, quindi pressoché apolare, men-tre il secondo polare protico, con valore di polarità pari a 24. L’analisi è stata effettuata, dopo aver pro-ceduto a registrare un ‘background’ col solvente di riferimento, disperdendo alcune gocce dell’estratto in pochi mg di Bromuro di Potassio ed attenden-do fino a completa evaporazione del solvente. Gli spettri ottenuti sono riportati nelle Figure 4-7 e i

10 LAzzArini 1982; — 2003.11 LAzzArini 2003.12 LAzzArini 2003.

Fig. 2 - Spettro ottenuto mediante analisi EDS del pigmento rosso: sono evidenti i picchi del mercurio e solfo (relativi al vermiglione) e del ferro (pertinente all’ocra rossa)

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Fig. 3 - Spettrogramma FTIR del mastice tal quale in pastiglia di KBr

Fig. 4 - Spettrogramma FTIR di un estratto di mastice in cloroformio

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relativi dettagli con le lunghezze d’onda dei picchi nelle Tabelle 1 e 2.

Lunghezza d’onda (cm-1)

Legame chimico corrispondente Interpretazione

3600-3200 O-H

Cera, di Gommalacca?

3100-2800 C-H

1740-1640 C=O

1650-1600 C-C

1480-1300 C-H

1300-900 C-O

Tabella 1

In entrambi i casi i picchi presenti negli spettri degli estratti si riferiscono ad una sostanza di tipo idrocarburica meglio definita nell’estrazione con Cloroformio, data la propria apolarità. Un confron-to con il database presente in laboratorio e specifi-co per colle e leganti ha dato buona corrisponden-za con lo spettro di una cera forse di gommalacca 13 (Fig. 6). La gommalacca è una resina naturale secre-ta da cocciniglie 14, il cui uso è accertato da almeno

dodici secoli prima di Cristo. Chimicamente si tratta di una miscela di lattoni, esteri ed eteri di poli-idros-

Fig. 5. Spettro FT-IR di estratto dal campione di mastice in etanolo

13 DerriCk et al. 1999; horie 2011.14 GettenS, Stout 1966.

Lunghezza d’onda (cm-1)

Legame chimico corrispondente Interpretazione

3600-3200 O-H

Cera, di Gommalacca?

3100-2800 C-H

1740-1640 C=O

1650-1600 C-C

1480-1300 C-H

1300-900 C-O

si-acidi alifatici e aromatici; nel complesso si ha un 75% circa di resina, 6% di materiale colorante e 6% di cera. Le molecole possono essere degradate da fe-nomeni idrolitici, ed è ciò che si ipotizza essere avve-nuto nel caso in esame durante il periodo di sepoltu-ra del reperto per effetto di acque di percolazione nel suolo. Si ipotizza inoltre che sia stato possibile osser-vare prevalentemente i picchi relativi alla frazione ce-rosa in quanto maggiormente resistente al degrado.

Tabella 2

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SUI MATERIALI DI UNA PISSIDE MARMOREA GRECA DI V SECOLO A.C. 173

Fig. 6 - Spettro FT-IR di estratto dal campione di colore in cloroformio

Fig. 7 - Spettro FT-IR di estratto in altro campione di colore in cloroformio

In definitiva, da quanto risulta dalle analisi, la pisside è stata prodotta con ogni probabilità nell'iso-la di Paros (Grecia) mediante lavorazione al tornio (il corpo cilindrico e il suo coperchio) e con rotel-le abrasive (il gruppo plastico di Europa sul toro) partendo da un blocchetto particolarmente puro di

marmo pario-lychnites. Il manico con la sculturina di Europa sul toro è stato poi fissato al coperchio mediante un mastice costituito da un impasto di cal-ce e poco quarzo macinato finemente in qualità di aggregato, cui sono state aggiunte piccole quantità di cera, forse di gommalacca, probabilmente con la

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funzione di ritardante e consolidante di presa. È sta-ta quindi applicata la policromia rossa della veste di Europa e azzurra del mare utilizzando vermiglione con ocra rossa e blu egiziano, rispettivamente me-scolati con la stessa cera come legante.

A quanto risulta da una prima ricerca bibliografi-ca, è la prima volta che una pisside marmorea greca di età classica, e così importante e rara, viene ana-

Fig. 8 - Confronto fra lo spetto ottenuto dall’analisi FT-IR dell’estratto in etanolo del campione di mastice, in alto e lo spet-tro della gommalacca presente in database, in basso

lizzata approfonditamente per i suoi materiali costi-tuenti e la tecnica di fabbricazione.

Ringraziamenti

Gli autori sono particolarmente grati alla Dr.ssa Elena Tesser per le analisi in FT-IR da lei gentil-mente effettuate al LAMA.

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SUI MATERIALI DI UNA PISSIDE MARMOREA GRECA DI V SECOLO A.C. 175

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GLI SCAVI ARCHEOLOGICI E LA COLLEZIONE MANCIATI DI S. CASCIANO BAGNI2007] 1

Tavole

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TAV. XXIXDE SIENA, LAZZARINI, CANCELLIERE - UNA PISSIDE MARMOREA GRECA

Corredo della tomba, con vasellame locale, tra cui la lekythos a figure rosse, uno specchio bronzeo e, in primo piano, la pisside marmorea

tavole_RdA_36.qxp:RDA 28/02/14 09:59 Pagina XXIX

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TAV. XXX DE SIENA, LAZZARINI, CANCELLIERE - UNA PISSIDE MARMOREA GRECA

a) La pisside marmorea; b) la presa della pisside scolpita col motivo del Ratto di Europa

a)

b)

tavole_RdA_36.qxp:RDA 05/03/14 15:23 Pagina XXX

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TAV. XXXIDE SIENA, LAZZARINI, CANCELLIERE - UNA PISSIDE MARMOREA GRECA

a) M

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INDICE

p. 5

» 23

» 37

» 69

» 73

» 91

» 97

» 121

» 127

» 137

» 161

» 167

» 179

» 180

» 182

» 183

» 186

» 187

» 191

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