Anno Accademico 2011/2012 SOCIOLOGIA DEL LAVORO Prof. Renato Fontana.

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Anno Accademico 2011/2012

SOCIOLOGIA DEL LAVOROProf. Renato Fontana

TRA LE PIEGHE E LE TRA LE PIEGHE E LE PIAGHEPIAGHE DELLA DELLA CLASSECLASSE

Indagine sugli operai dellaProvincia (ancora)-industrializzata

In collaborazione con:

CGILCamera del lavoro Territoriale

Pomezia, Colleferro e Castelli Romani

COMUNE DI POMEZIA

STRUTTURA

• 1° PARTE: Macro-contestualizzazione

• 2° PARTE: Micro-contestualizzazione

• 3°PARTE: La ricerca

• 4°PARTE: Le conclusioni

MACRO-CONTESTUALIZZAZIONE

LA SOCIETA’INDUSTRIALE

LA SOCIETA’POST-

INDUSTRIALE

LA GRANDE CRISI

QUADRO TEORICO DELLA RICERCA

MACRO-CONTESTUALIZZAZIONE -1-

LA SOCIETA’INDUSTRIALE

Tipologia di Capitalismo:Capitalismo Industriale

(d¹-m-d²= produzione di valore - dove d¹>d²)Produzione di massa per un consumo di massa

Il luogo: la Grande Fabbrica

Il lavoro: a tempo pieno, e contratto indeterminato

Il lavoratore: identità definita, socialmente riconoscibile e

costruita sul lavoro

La Filosofia: il Taylor-fordismo(org scientifica del lavoro e catena di montaggio)

Divisione di classe: -Classe Capitalista e Classe Operaia- La proprietà dei mezzi di produzione

APOGEO DELLA CLASSE

“Gli anni Sessanta sono – in Italia - il periodo di maggioresviluppo industriale nonché il momento di maggiore espansione

della classe operaia, in particolare della sua componente<<centrale>>, quella delle fabbriche con produzione in serie(fordista) e organizzazione del lavoro parcellizzata e ripetitiva

(taylorista).

All’ inizio degli anni Settanta in Italia si verificano contemporaneamente tre situazioni di <<picco>> assoluto:

Con oltre un terzo dell’occupazione dipendente la classe operaia era al culmine della sua espansione, in termini relativi oltre che assoluti”

[1].

[1] Emilio Reyneri Sociologia del mercato del lavoro Il Mulino, Bologna, 1996 pp. 270

Massimo livelloDi occupazionemanufatturiera

Massimo livello di Occupati dipendenti

Massimo livello di Occupati in grandi

complessi

Tra gli anni ’60 e ’80, le imprese dei maggiori paesi

industriali dovettero registrare una

considerevole riduzione dei profitti.

Ad essa, contribuì il cosiddetto “compromesso fordista tra capitale e lavoro”.

Un consistente aumento

dei salari reali

L’introduzione di sistemi nazionali

di protezione sociale in ambito

sanitario e

previdenziale.

Notevoli riduzioni degli orari annui di lavoro (da 1900 a 1600 ore, a quegli anni risalgono le

conquiste del sabato interamente festivo e l’allungamento

delle ferie retribuite, a 4 settimane annue)

LE CONSEGUENZE DELCOMPROMESSO FORDISTA

TRACAPITALE E LAVORO

FINE DELLA SPINTA DELLAPRODUZIONE DI MASSA

PER SODDISFARECONSUMI DI MASSA

DIFFICOLTA’ NEL RECUPERAREUN TASSO ELEVATO DI

PROFITTO, MEDIANTE LA PRODUZIONE DI BENI E SERVIZI

REALI

LE IMPRESE INIZIARONO A CERCARE IL PROFITTO,

IN PREVALENZA IN ATTIVITA’ FINANZIARIE

“L’ultimo ostacolo ideologico e politico ad una ricerca

senza limiti del profitto attraverso lo strumento finanziario, venne a cadere nel 1989, o poco

dopo, con la dissoluzione dell’Unione Sovietica”[1]

[1] L. Gallino Finanzcapitalismo Einaudi, 2010

LA SOCIETA’INDUSTRIALE

LA SOCIETA’POST-

INDUSTRIALE

UNO STORICO PASSAGGIO

LA SOCIETA’POST-

INDUSTRIALE

MACRO-CONTESTUALIZZAZIONE-2-Tipologia di Capitalismo:

Capitalismo Finanziario (d¹-d²= estrazione di valore)

La Filosofia:Post-industrialismo (terziarizzazione)

Post-fordismo (just-in-time) dalla scala allo scopo - piccoli lotti di grandi serie

Il luogo: “piccolo è bello” E. Schumacher

Il lavoro: atipicità

Il lavoratore: identità sfumata, difficilmente riconoscibile e

difficilmente costruibile sul lavoro

Divisione di classe: (Azionisti-Operai)

Produzione e gestione della conoscenza

LIQUIDAZIONE SIMBOLICADELL’OPERAIO

Secondo la teoria dell’

IMPALLIDIMENTO DELLA CLASSE OPERAIA

AUTOMAZIONE TERZIARIZZAZIONE DELOCALIZZAZIONE

IN PIENO SCENARIO POST-INDUSTRIALE

ANNO 2007

LA GRANDE CRISI

IL CONTESTO GENERALE -3-

CAUSA SPECIFICADELLA CRISI

CAUSA GENERALEDELLA CRISI

Rapporto squilibrato e parassitario tra debito e credito, nei vari livelli

di cui si compone l’economia mondiale.

La produzione endemica di squilibri strutturali:

è nella normalità stessa del funzionamento del C.F.,

il principio degenerante

L’attuale crisi economica ha contribuito ad inasprire alcuni nodi problematici,

insiti nel capitalismo di stampo Finanzario, dovuti alla sua modalità di creazione di valore,

non attraverso la dinamica di produzione di valore

(d¹-m-d²), com’era nel Capitalismo Industriale, ma di estrazione di valore (d¹-d²).

AUMENTARE LA PRODUTTIVITA’, ESTRAENDO VALORE DAL LAVORO

Pagare il meno possibile il tempo di lavoro effettivo.

CONSEGUENZA

Si viene a profilare un rischio disastroso di impoverimento per i lavoratori

dipendenti.

Aumentare il più possibile il tempo di lavoro effettivo.

CONSEGUENZA

Intensificazione dei ritmi di lavoro, soppressione delle pause, in nome di un aumento della produttività, anche al costo di un netto peggioramento delle

condizioni di lavoro, di vita e di salute dei lavoratori

Impiego esclusivo della quantità di lavoro strettamente necessaria in un dato

momento per compiere una data operazione di accertata utilità

produttiva

CONSEGUENZA

I lavori atipici che, dall’essere sinonimo di flessibilità, rischiano di divenire carceri di precarietà e di ulteriore

impoverimento dei lavoratori, o aspiranti tali.

Minimizzare o azzerare, qualsiasi onere addizionale che gravi sul tempo di lavoro, quali imposte, contributi

previdenziali, assicurazioni sanitarie

CONSEGUENZA

[1] J. W. Smith in Economic Democracy. The Political Struggle for the 21st Century, 2005

“Piuttosto che promuovere i diritti del lavoro e le protezioni sociali alla periferia dell’impero (ossia nei paesi emergenti),

in modo da restare competitivi a casa propria, le corporation hanno scelto di ridurre

i diritti del lavoro e le protezioni sociali dei dipendenti entro lo stesso mondo sviluppato”[1].

Eliminare, marginalizzare o rendere particolarmente complicata, qualsiasi forma di rappresentanza sindacale

CONSEGUENZA

Individualizzazione dei rapporti di lavoro e possibile conseguente squilibrio di forzanella contrattazione tra lavoro e capitale

CONSEGUENZA GENERALE

• AUMENTO DEI LIVELLI DI ALIENAZIONE OGGETTIVA

Ma anche

• DIMINUZIONE DEI LIVELLI DI ALIENAZIONE SOGGETTIVA

“il paradosso sociale per cui, di fronte allo sfruttamento (alti livelli di alienazione oggettiva),

si può rimanere inerti tanto più a lungo e tanto più passivamente, quanto più

si è sfruttati: il lavoratore non prende atto della sua alienazione oggettiva e rimuove il problema; mostra disinteresse nei confronti del proprio lavoro”*

“i datori di lavoro e il top management, proprietari e dirigenti dei mezzi di produzione, si appropriano di una parte del fatturato prodotto dai dipendenti,

i quali sono costretti a svolgere il proprio lavoro senza possedere i mezzi di produzione, senza esercitare il potere e il controllo, senza comprendere il significato

del proprio ruolo e della propria esistenza”*

*D. De Masi in Globalizzazione e conflitto post-industriale -Next 2010-

INFATTI

Il dato da rilevare è proprio questo: NE IMPALLIDITI, NE FINITI..

Gli operai si sono RI-visti. Sulla scena sociale, nelle piazze, sulle Gru, sui tetti delle fabbriche. Si sono RI-visti. Si sono RI-sentiti. Anche in Tv. Anche nei dibattiti politici, che per tantissimo tempo, non li avevano più interpellati.

La commistione tra lotta per la salvaguardia di diritti fondamentali e la necessaria spettacolarizzazione del suo evolversi, al fine di non lasciarla cadere nel dimenticatoio sociale,

sta proponendo un inedito utilizzo dei media, da parte della classe generale.

LA RICERCA

INASPRIMENTODEI 5 NODI

PROBLEMATICI

LA RINNOVATASTAGIONE DI VISIBILITA’

DEGLI OPERAI

Nasce la volontà di comprendere a che punto sia giunto, dopo ormai quattro anni dallo scoppio della Grande Crisi,

il livello delle condizioni di vita, delle condizioni di lavoro

e dei rapporti lavorativi degli operai della provincia (ancora)-industrializzata.

• IL LUOGO: Pomezia, Comune della Provincia di Roma

• I SETTORI INDUSTRIALI:

1. settori storici: chimico-farmaceutico / elettronico

2. settori nascenti: lavanderie industriali / trasporti e logistici

• I SOGGETTI: lavoratori con qualifica operaia

• LO STRUMENTO: il questionario a risposta chiusa

l’intervista

MICRO-CONTESTUALIZZAZIONE

POMEZIA: PERCHÈ?Pomezia, Comune di 60.975 abitanti, sito nella provincia di

Roma,è stata scelta come location dell’indagine, in quanto territorio

capacedi raccontare e raccogliere in sé tutte le trasformazioni

economicheche hanno caratterizzato dal secondo dopo guerra, l’Italia:

1) L ’esperienza del passaggio dalla società agricola alla società industriale,

2) L ’esperienza della società industriale,

3) L ’esperienza del passaggio dalla società industriale alla società post-industriale,

4) La dura realtà dell’attuale crisi economica.

POMEZIA: Città di pionieri

PERIODO ANNI ‘50

CENSIMENTO Censimento del 1951

6065 abitanti

47 attività

104 addetti

ECONOMIA Economia agricola (75% della popolazione occupata nel settore agricolo), votata all’autoconsumo famigliare

POMEZIA: Città della Cassa del Mezzogiorno

PERIODO ANNI ’60

CENSIMENTO Censimento del 1961

10.587 abitanti

124 attività

1459 addetti

ECONOMIA Pomezia si trasforma in città industriale, grazie all’inserimento dei sui territori, tra quelli beneficianti delle misure istituite dalla Cassa del Mezzogiorno.

POMEZIA: Città del Lavoro

PERIODO ANNI ‘70

CENSIMENTO Censimento del 1971

19.400 abitanti

301 attività

12.676 addetti

ECONOMIA Dopo quindi anni dall’inizio della CdM, Pomezia è una città del tutto industriale. I contadini sono trasformati in operai. Cattive condizioni del lavoro operaio, che scatenano un ciclo di lotte sindacali che portano ad una netta ri-qualificazione degli stabilimenti.

POMEZIA: Città Post-industriale

PERIODO ANNI ‘80

CENSIMENTO Censimento del 1981

29.925 abitanti

429 attività

19.887 addetti

ECONOMIA 1984: fine della CdM.

Chiusura di grandi realtà industriali del territorio con forti ripercussioni sull’occupazione, assorbite da: 1. proliferazione di PMI, 2. dal boom edile e 3) dallo sviluppo del terziario.

POMEZIA: Città del nuovo millennioPERIODO ANNI ’90-2000

CENSIMENTO Censimento del 2001

43.960 abitanti

627 attività

12.567 addetti

ECONOMIA Pur se forte è stato il ridimensionamento delle attività manufatturiere industriali, Pomezia continua ad essere uno dei poli industriali più importanti d’Italia: 30%, il rapporto tra add. Settore ind e totale della popolazione (20 punti in più rispetto alla media nazionale) e Pil pro-capite di 37.700 € medi annui contro i 20.400 € medi nazionali.

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