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Rappresentazione e risonanze dell’occupazione giovanile Prof. Renato Fontana Roma, 12 Aprile 2010
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Rappresentazione e risonanze delloccupazione giovanile Prof. Renato Fontana Roma, 12 Aprile 2010.

May 01, 2015

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Nora Raimondi
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Page 1: Rappresentazione e risonanze delloccupazione giovanile Prof. Renato Fontana Roma, 12 Aprile 2010.

Rappresentazione e risonanze dell’occupazione giovanile

Prof. Renato Fontana

Roma, 12 Aprile 2010

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Il lavoro che cambia: quali trasformazioni?

• Spostamento dell’occupazione dalla produzione ai servizi

• ICT e sviluppo delle economie locali

• Nuove forme di collaborazione/integrazione tra imprese

• Riduzione dei livelli gerarchici all’interno delle imprese

• Flessibilità, nuove pratiche operative, nuove forme di organizzazione del lavoro

• Diffusione del New Public Management

• Marginalizzazione del vecchio modello taylor-fordista

• Nascita dei lavoratori della conoscenza

• Nuovo rapporto tra capitale e lavoro

• Sviluppo di sistemi di Relazioni Industriali ad “alta individualizzazione”

• Il passaggio dalla fatica fisica al sovraccarico cognitivo

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Le peculiarità del mercato del lavoro italiano

• Forte discriminazione di genere

• Forte differenza Nord-Sud

• Netta discriminazione per età

• Disoccupazione da inserimento

• Disoccupazione di lunga durata

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Andamento degli occupati in Italia - 1997-2007

19000

19500

20000

20500

21000

21500

22000

22500

23000

23500

1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007

-2

-1,5

-1

-0,5

0

0,5

1

1,5

2

2,5

Occupati (in migliaia)

Variazione %

Fonte: ISTAT

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Prime considerazioni

• Nonostante i miglioramenti degli ultimi anni, il tasso di occupazione

italiano è tra i più bassi in Europa: nel 2007, con il 58,7%, risulta inferiore

di 8 punti percentuali rispetto alla media UE a 15 paesi (67%).

• Se il divario si attenua per la componente maschile (70,7% per l’Italia

contro il 74,2% per l’UE a 15 paesi), per quella femminile la distanza

supera i 13 punti percentuali.

• Se si guardano i dati disaggregati per ripartizione territoriale, il

Mezzogiorno con un tasso di occupazione totale pari al 46,5% e con

quello femminile al 31,1% si colloca in una posizione di netto svantaggio

rispetto al resto del Paese e all’Europa in generale.

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Occupati per classe di età: 2004-2008 (Dati in migliaia – ISTAT)

0

5000

10000

15000

20000

25000

15-24 25-34 35-54 55-64 65 e + Totale

2004 2005 2006 2007 2008

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Occupati per settore di attività economica -2006-2008 (ISTAT: dati in migliaia)

0

5000

10000

15000

20000

25000

2006 2007 2008

Totale Agricoltura Industria in senso stretto Costruzioni Servizi

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Il ruolo delle nuove forme contrattuali

• Il lavoro temporaneo (comprendente i contratti a tempo

determinato, il lavoro stagionale, i contratti a causa mista e il

lavoro somministrato) è cresciuto tra il 2004 e il 2007 di quasi 9

punti percentuali, contribuendo per oltre 1/3 all’incremento

dell’occupazione dipendente totale (ISTAT).

• Ciononostante la crescita occupazionale generale è dovuta in

larga parte a quella dipendente a carattere permanente, risultato

probabilmente attribuibile anche agli effetti delle politiche di

stabilizzazione e di lotta al precariato intraprese durante la

precedente legislatura.

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L’incidenza dei dipendenti a termine in Italia è inferiore a quella della media europea

Fonte: Elaborazioni Ministero del Lavoro su Istat, Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro, 2006.

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Il lavoro flessibile – ISTAT: 2007 (N)

Maschi +Femmine

Maschi Femmine15-29 anni

30-39 anni

Over 40 anni

Dipendenti a termine

2.269 1.100 1.169 956 641 672

Cococo/lavoro a progetto

392 172 220 129 129 134

Prestazioni di lavoro occasionale

98 44 53 36 29 33

Totale lavoro a termine

2.759 1.316 1.442 1.121 799 839

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Andamento dei disoccupati in Italia: 1997-2007

0

2

4

6

8

10

12

14

16

18

1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007

Totale

Maschi

Femmine

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Alcune considerazioni• Il trend decrescente della disoccupazione ha interessato tutti i paesi

dell’UE.

• In Italia il rapporto tra le persone in cerca di occupazione e le forze di

lavoro si assesta nel 2007 a un punto percentuale al di sotto della media

dell’UE dei quindici (7.1%).

• In Italia il calo della disoccupazione è accompagnato da un progressivo

allargamento dell’area degli inattivi (effetto di scoraggiamento che ha

colpito prevalentemente le donne).

• Nel 2008 si è assistito a un’inversione di tendenza: dopo una lunga fase

di discesa, la disoccupazione torna a crescere in molti Paesi.

• Il rallentamento dell’economia italiana, al pari di quella delle altre nazioni,

sta cominciando a produrre effetti anche sul mercato del lavoro.

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Inattivi 15-64 anni (Valori in migliaia) - ISTAT2005 IV Trimestre 14.365

2006

I Trimestre 14.435

II Trimestre 14.309

III Trimestre 14.617

IV Trimestre 14.396

2007

I Trimestre 14.815

II Trimestre 14.569

III Trimestre 14.554

IV Trimestre 14.446

2008

I Trimestre 14.539

II Trimestre 14.289

III Trimestre 14.571

IV Trimestre 14.543

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Tasso di attività per classi di etàISTAT 2006-2008

0,00

10,00

20,00

30,00

40,00

50,00

60,00

70,00

2006 2007 2008

15-64 anni

15-24 anni

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Tasso di disoccupazione per titolo di studio – 2004-2008 (ISTAT: dati percentuali)

0,0

2,0

4,0

6,0

8,0

10,0

12,0

Laurea e post -laurea

Diploma 4-5anni

Diploma 2-3anni

Lic. media Nessun titolo,lic. elementare

2004 2005 2006 2007 2008

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Tasso di disoccupazione per classe di età –

2004-2008 (ISTAT: dati percentuali)

0,0

2,0

4,0

6,0

8,0

10,0

12,0

2004 2005 2006 2007 2008

25-34 35-64

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Tre modelli di impatto della disoccupazione per età

• modello italiano– altissima disoccupazione giovanile– molto bassa disoccupazione adulta e anziana

• modello tedesco– rischio di disoccupazione quasi eguale per ogni età

(sistema di formazione duale)– picchi per la fascia 55-59 anni (problema fittizio)

• modello britannico-francese (ad U rovesciata)– elevata disoccupazione giovanile– media disoccupazione adulta– medio-alta disoccupazione anziana

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Due ipotesi da scartare

• Ovvero che la disoccupazione giovanile dipenderebbe da:– L’eccesso di offerta– Fenomeno demografico

Il problema è pertanto strutturale

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Disoccupazione e posizione sul MDL

• i giovani sono per lo più in cerca di prima occupazione

• gli adulti sono per lo più disoccupati in senso stretto

• le donne sono classificate come altre persone in cerca di lavoro (minore intensità della ricerca)

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Persone in cerca di occupazione per classi di età – 2004-2008 (ISTAT: dati in migliaia)

0

500

1000

1500

2000

2500

15-24 25-34 35-54 55-64 15-64 65 e + Totale

2004 2005 2006 2007 2008

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Perché i giovani sono discriminati?• La domanda privilegia un’offerta ad elevata produttività

rappresentata da uomini in età centrale (visione economicista)

• Razionamento delle occasioni di lavoro e quindi occupazione concentrata su capifamiglia: un posto di lavoro per famiglia (visione sociologica)

• Concentrazione della disoccupazione su giovani e donne:– donne e giovani possono fondare identità sociale al di fuori

del mercato del lavoro (studenti e casalinghe) e quindi subire con minori tensioni l'esclusione dal lavoro

– donne e giovani possono essere mantenuti dal capofamiglia e non gravare sulle scarse risorse pubbliche

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Le cause: la presenza delle piccole imprese

• la protezione dell'occupazione è minima• l'incertezza per il futuro è massima• il turnover è altissimo

• Ciò determina una forte competizione tra outsiders (minore esperienza) e insiders (maggiore esperienza), a vantaggio dei secondi.

• A questo aspetto si aggiunge:• La discriminazione statistica• Il basso livello di innovazione dell’impresa• L’importanza data all’affidabilità e alla serietà del lavoratore

(socializzazione pregressa al lavoro)• Le aspettative di un’offerta altamente istruita

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Le cause:le reti sociali

• Mancanza di una struttura di relazioni tra sistema educativo e mondo produttivo

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La concorrenza tra i diversi livelli di istruzione

• 1. secondo la teoria del capitale umano, lo sviluppo economico richiede maggiore istruzione, quindi i più istruiti corrono meno il rischio di restare in cerca di lavoro

• 2. secondo l'ipotesi di una crescita dei livelli di istruzione dovuta all'autonoma pressione delle classi subalterne, si ha un eccesso di giovani istruiti che provoca un effetto di spiazzamento, per cui i più istruiti vanno a occupare posti di lavoro per cui sono richieste competenze inferiori

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I più istruiti sono più disoccupati anche perché:

• i giovani istruiti possono aspettare un lavoro coerente con il livello di istruzione grazie al sostegno della famiglia;

• i giovani non rinunciano alle aspettative connesse all'elevata istruzione e restano in attesa del «posto buono».

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Istruzione e disoccupazione in età adulta

• Una volta superata la fase di ingresso, l’istruzione più elevata costituisce un vantaggio.

• tra i 30 e i 59 anni il tasso di disoccupazione degli istruiti è sempre minore di quello dei non istruiti.

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Il diverso rischio della disoccupazione

per professione

• le occupazioni intellettuali ad alta qualificazione sono le meno esposte alla disoccupazione;

• le occupazioni non manuali poco qualificate e quelle manuali prive di ogni qualificazione sono le più esposte;

• le occupazioni manuali specializzate e semi-qualificate sono in posizione intermedia.