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Diacronia dei verbi sintagmatici in italiano∗
Francesca Masini
Università Roma Tre
1. Introduzione
Le costruzioni verbali che vanno sotto il nome di phrasal verbs o verb-particle combinations,
estremamente comuni e produttive nelle lingue germaniche, hanno suscitato da sempre
l’attenzione di linguisti teorici e applicati. Basterà ricordare i volumi fondamentali di Bolinger
(1971) e Fraser (1976) sull’inglese, ma anche contributi più recenti, come ad esempio il
volume a cura di Dehé et al. (2002), e infine i vari dizionari esistenti sui phrasal verbs
dell’inglese.
Contrariamente alla grande popolarità di cui godono all’interno della famiglia germanica,
queste costruzioni analitiche risultano essere poco diffuse nelle lingue romanze. Tuttavia,
l’italiano sembra aver sviluppato una classe di verbi che per molti aspetti richiama il pattern
germanico. Si tratta di costrutti del tipo mettere su, fuggire via, fare fuori, che hanno valori
primariamente locativi, ma presentano anche significati più metaforici.
Fino ad ora scarsa attenzione è stata prestata a queste costruzioni, che crediamo invece
rivestire un ruolo importante all’interno del sistema verbale italiano. La prima trattazione
sistematica del fenomeno risale al contributo di Simone (1997) (ma si vedano anche Schwarze
1985 e Venier 1996), che conia per questi costrutti il termine di «verbi sintagmatici» e
fornisce una serie di criteri sintattici atti alla loro identificazione. Sebbene poco o nulla sia
stato aggiunto negli anni a seguire, negli ultimi tempi sembra essersi sviluppato un rinnovato
interesse per queste costruzioni (cfr. per esempio Antelmi 2002, Iacobini 2003, Jansen 2004,
Masini 2005). Il presente contributo intende collocarsi in questa serie positiva e mira ad
approfondire la conoscenza di questo fenomeno di estremo interesse.
Procederemo innanzitutto con l’illustrare brevemente le caratteristiche sintattiche e
semantiche delle costruzioni, per poi passare ad alcune considerazioni tipologiche e
diacroniche che porranno le basi per la discussione successiva. Ci focalizzeremo quindi sulla
diacronia dei verbi sintagmatici e metteremo a confronto varie ipotesi di sviluppo. In questa
∗ Ringrazio Raffaele Simone per il costante aiuto offertomi nel portare a termine questo lavoro. Desidero inoltre ringraziare Geert Booij e Claudio Iacobini per gli utili commenti su versioni precedenti di questo articolo.
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fase presenteremo nuovi dati sull’italiano antico che, a nostro avviso, sembrano supportare
una delle ipotesi delineate in precedenza.
2. L’oggetto di studio: i verbi sintagmatici in italiano
I verbi sintagmatici (d’ora in poi VS) presentano una struttura di base come quella in (1), in
cui il verbo (V) è seguito da una particella (P) che corrisponde a un avverbio locativo:
(1) [ […]V […]P ]VS
In generale possiamo dire che la particolarità dei VS italiani, come anche delle corrispondenti
costruzioni germaniche, consiste nell’alta coesione strutturale esistente tra verbo e particella.
La coesione strutturale si riflette anche nella semantica di questi costrutti, che spesso e
volentieri sono di natura metaforica o totalmente idiomatica. Di seguito presenteremo una
serie di proprietà sintattiche dei VS, per poi passare a una tipologia dei significati che questi
costrutti sembrano esprimere.
2.1. Proprietà sintattiche1
Come accennato sopra, la maggiore coesione della combinazione verbo-particella rispetto a
sequenze costituite da un verbo seguito da un sintagma preposizionale (SP) o avverbiale (SA)
è testimoniata da una serie di fattori di natura sintattica, quali:
a) INSERIMENTO DI MATERIALE: l’inserimento di materiale tra V e P è limitato a costituenti
molto leggeri e non argomentali. In particolare, in caso di verbo transitivo l’oggetto
diretto segue normalmente l’intero VS, come in (2)2, mentre in caso di verbo
1 La breve disamina che segue sulle caratteristiche sintattico-sematiche dei VS in italiano è in parte basata su quella di Fraser (1976:2-4) per l’inglese e su Simone (1997). Per ulteriori dettagli si vedano Antelmi (2002), Schwarze (1985), Simone (1997) e Venier (1996). 2 Gli esempi tuttavia non sono tutti così chiari. In alcuni casi infatti l’inserimento del complemento oggetto tra V e P non sembra dare problemi, come in (1): (1) a. Metti su la valigia
b. Metti la valigia su Qui ci troviamo probabilmente di fronte a un caso di conflitto tra il su come avverbiale puro e il su particella che funge da modificatore del verbo. A questo si riallacciano casi di inserzione di materiale pesante tra V e P, che risulta talvolta accettabile se la particella ha funzione locativa, mentre risulta completamente inaccettabile nei casi con semantica non trasparente, in cui l’ambiguità categoriale delle particelle non emerge. Si vedano ad esempio i due casi che seguono: (2) a. Gianni ha tirato via il tema
b. Gianni ha tirato scioccamente via il tema
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intransitivo o inaccusativo l’unico argomento a disposizione non può frapporsi tra verbo
e particella, cfr. esempio (3):
(2) Luca ha lavato via la macchia
i. Luca ha lavato subito via la macchia
ii. *Luca ha lavato la macchia via
iii. *Luca ha lavato con grande accanimento via la macchia
iv. *La macchia è stata lavata da Luca via
(3) Sono venuti fuori i ragazzi / I ragazzi sono venuti fuori
i. *Sono venuti i ragazzi fuori
ii. I ragazzi sono venuti subito fuori
b) DISLOCAZIONE A SINISTRA E TOPICALIZZAZIONE: di norma i VS mostrano una certa
resistenza alla dislocazione a sinistra e alla topicalizzazione, sebbene in taluni casi
puramente locativi sembrino tollerarle (esempi 4i e 4ii); tuttavia la tolleranza si fa nulla
una volta che la semantica del VS diventa meno trasparente (esempi 5 e 6):
(4) È entrato dentro
i. ??È dentro che è entrato
ii. ?Dentro è entrato
(5) Abbiamo messo su il caffè
i. *È su che abbiamo messo il caffè
ii. *Su abbiamo messo il caffè
(6) Maria manda avanti l’azienda di famiglia
i. *È avanti che Maria manda l’azienda di famiglia
ii. *Avanti Maria manda l’azienda di famiglia
c) COORDINAZIONE: nelle strutture coordinate le particelle si comportano come costituenti:
(7) Anna guardò avanti e poi indietro
(8) Carlo è andato su per il camino e poi giù per le scale
La doppia semantica di (2a) (‘gettare via il foglio in cui era svolto il tema’ e ‘svolgere il tema in modo approssimativo’) non si mantiene in (2b), in cui è possibile la sola lettura locativa. Questo sembra essere il sintomo di un rapporto direttamente proporzionale tra coesione sintattica e coesione semantica: più il VS viene ad assumere un significato traslato, più diventa coeso sintatticamente e quindi meno separabile.
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(9) *Carlo ha buttato giù Giovanni e poi via le lettere
(10) *La polizia ha messo dentro i delinquenti e via il bottino
(11) *Maria ha portato su la chitarra e su il basso
d) NOMINALIZZAZIONI: l’unico mezzo per nominalizzare i VS sembra essere l’infinito
nominale, in cui V e P non possono essere separati se non da costituenti molto leggeri o
da pronomi clitici3:
(12) La gente è corsa fuori dall’edificio
i. Il correre/la corsa della gente fuori dall’edificio
(13) Gianni è corso via subito dopo la partita
i. Il correre via di Gianni subito dopo la partita
ii. *Il correre di Gianni via subito dopo la partita
iii. *La corsa via di Gianni subito dopo la partita
2.2. Classificazione semantica
Possiamo distinguere tre classi semantiche principali:
a) la particella ha un valore PLEONASTICO-RAFFORZATIVO e intensifica un’informazione già
presente nel verbo di base: uscire fuori, entrare dentro, scappare via;
b) la particella aggiunge una MARCA DI MOVIMENTO a un verbo di moto generico: mettere
su/sotto/giù, tirare via/su/giù, saltare fuori/dentro/sopra;
c) il VS assume un SIGNIFICATO TRASLATO-METAFORICO. I VS metaforici o secondari
derivano spesso, ma non nella totalità dei casi, da corrispettivi VS primari o spaziali.
Vediamo tre sottogruppi dei VS metaforici:
i. la relazione tra VS spaziale e metaforico risulta pressoché trasparente, come nel
caso di buttare via (‘gettare via’ e traslato ‘sperperare’);
ii. la relazione tra i due VS è più opaca, come nel caso di portare avanti (‘spostare
muovendo in avanti’ e traslato ‘sviluppare, condurre’);
3 Questo punto meriterebbe un’analisi più accurata: se da un lato è vero che l’infinito nominale sembra la via di nominalizzazione più immediata e ricorrente, dall’altro non ci sentiamo di escludere che possano verificarsi altri tipi di nominalizzazione. Esempi di parlato spontaneo ad esempio sono la venuta meno delle condizioni o ancora la tua venuta giù (in Sicilia).
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iii. il VS metaforico ha un significato completamente idiomatico e non sembra
derivare sincronicamente da alcun VS primario, come ad esempio fare fuori
(‘eliminare, ammazzare, licenziare’).
I VS con significato opaco tendono a presentarsi più coesi dal punto di vista sintattico. Ad
esempio, verbi transitivi dal significato traslato come fare fuori o mettere sotto (nel senso di
‘investire con l’automobile’) hanno una struttura più coesa di mettere su: mentre possiamo
dire Ho messo la valigia su (cfr. nota 2), non possiamo dire *Abbiamo fatto Luca fuori o
*Maria ha messo un cane sotto. Tuttavia l’opacità semantica non sembra essere l’unica
discriminante: come abbiamo visto nell’esempio (2), lavare via è semanticamente piuttosto
trasparente, ma gode comunque di un alto grado di coesione che rende impossibile
l’interposizione del complemento oggetto tra V e P. Dobbiamo pertanto pensare che ci sia una
qualche differenza qualitativa tra mettere su e lavare via.
Un primo tentativo di risposta potrebbe essere che, mentre in mettere su la particella ha un
valore unicamente locativo e funge da marca di direzione di un verbo generico, in lavare via
la particella sembra avere anche una funzione aspettuale. Più precisamente, l’evento
sembrerebbe assumere un valore risultativo: mentre lavare la macchia può semplicemente
indicare il processo di lavare, lavare via indica sicuramente un risultato (una volta lavata via,
la macchia non c’è più). La questione aspettuale è molto complessa e non si può pensare di
risolverla in questa sede, tuttavia ci sono motivi per pensare che l’aspetto giochi un ruolo
nella formazione e nella determinazione della semantica dei VS (cfr. Iacobini & Masini
2005).
2.3. Verbi sintagmatici e altre costruzioni verbali
Sebbene, come abbiamo detto, questo tipo di costruzione verbale analitica risulti peculiare
all’interno del panorama romanzo, in constrasto con le lingue germaniche in cui invece è
largamente diffuso, una più attenta osservazione dei dati rivelerà che i VS in italiano non si
limitano alla configurazione minima data in (1)4.
Oltre ai VS semplici, che comprendono verbi transitivi (mettere su), intransitivi (entrare
dentro), riflessivi propri (buttarsi dietro) e intransitivi pronominali (farsi avanti), esistono i
4 Inoltre i VS si ricollegano a una più ampia rete di costruzioni analitiche verbali, come ad esempio le costruzioni a verbo supporto. Per la tendenza all’analiticità del verbo italiano cfr., fra gli altri, Antelmi (2002).
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cosiddetti verbi sintagmatico-pronominali (Simone 1997:157) del tipo andarsene via, farsela
addosso, berci sopra, darci sotto.
Inoltre, anche la particella post-verbale può variare rispetto alla forma più comune e diffusa
costituita dall’avverbio locativo semplice. Ad esempio, possiamo trovare sia avverbi semplici
non locativi – ad esempio avverbi temporali (fare prima, venire dopo, fare tardi), deittici
(essere lì, rimanere lì, buttare là), di modo (andare bene, finire male, parlare chiaro) e di
quantità (mancarci poco, venire meno) – sia avverbi coordinati o reduplicati (andare su e giù,
camminare avanti e indietro, essere lì lì).
Infine, sebbene le particelle post-verbali vengano solitamente definite come elementi
avverbiali, è doveroso osservare che la maggior parte degli avverbi locativi che possono
comparire in posizione di particella possono figurare anche come preposizioni, ad esempio
dentro, dietro, sotto, su, avanti5. In particolare, ci sembra di poter individuare una sotto-classe
di particelle, di natura apparentemente avverbiale, che sono però seguite da un SP,
solitamente introdotto dalla preposizione a. Ci riferiamo a esempi come quelli in (14):
(14) andare dietro a qualcuno ‘seguire, imitare, corteggiare’
passare sopra a qualcosa ‘transitare su qualcosa, perdonare, lasciar correre’
venire incontro a qualcuno ‘procedere fisicamente verso, aiutare, facilitare’
Questi casi risultano strutturalmente ambigui tra un’analisi avverbiale e una preposizionale, a
maggior ragione se consideriamo che le stesse particelle che compaiono in queste
conformazioni possono comparire anche nella struttura minima in (1) (per esempio: portare
addosso vs. saltare addosso a). Tuttavia alcune particelle, come incontro, sono
necessariamente seguite da un SP. Possiamo quindi ipotizzare due possibili interpretazioni per
i dati in (14): da un lato possiamo pensare che alcuni VS reggano un SP in a ([andare
dietro]VS [a qualcuno]SP), dall’altro si può ipotizzare l’esistenza di VS che abbiano per
particelle delle preposizioni complesse (o locuzioni preposizionali), quali appunto incontro a
o sopra a ([[venire]V [incontro a]P]VS). Qualunque sia l’interpretazione corretta, ci troviamo
sicuramente di fronte a un’ulteriore variante di verbo sintagmatico, strettamente correlata a
quelle precedenti.
Le diverse configurazioni delineate in questa breve disamina testimoniano la salda presenza di
costruzioni verbali analitiche in italiano e suggeriscono un approccio che riunisca queste
5 Sebbene ci siano anche casi di avverbi puri, come via, giù, indietro.
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costruzioni sotto un’unica, se pur eterogenea, famiglia di costruzioni6. Nel resto della
trattazione continueremo tuttavia a prendere in considerazione solo la configurazione più
semplice e forse più rappresentativa del fenomeno, ovvero quella data nell’esempio (1) e dalla
quale siamo partiti.
3. La modificazione verbale nelle lingue indoeuropee: premesse tipologiche e
diacroniche
3.1. L’anomalia tipologica dell’italiano
Nel suo lavoro del 1985, Leonard Talmy identifica una serie di modificatori della testa
verbale che unisce sotto la denominazione di «satelliti». Tra questi cita, in ambito
indoeuropeo, i prefissi (non separabili) del russo o del latino, i prefissi separabili del tedesco e
le particelle post-verbali dell’inglese (1985:102-103).
Al contempo Talmy identifica due diversi pattern di lessicalizzazione dei verbi di moto
all’interno delle lingue indoeuropee. Come risulta evidente dalla Tabella 1, le lingue romanze
lessicalizzano tipicamente la Localizzazione, mentre le lingue germaniche lessicalizzano
tipicamente la Maniera e lasciano ai satelliti del verbo la specificazione della Localizzazione7.
Tabella 1. Tipologia dei verbi di moto nelle lingue indoeuropee secondo Talmy (1985)
Famiglia linguistica Tipologia Radice Verbale Satelliti
Lingue romanze «Verb-framed
languages»
Moto +
Localizzazione Ø
Altre lingue indoeuropee (in
particolare lingue germaniche)
«Satellite-framed
languages» Moto + Maniera Localizzazione
Data questa generalizzazione, l’italiano risulta essere un caso anomalo all’interno del
panorama romanzo8, in quanto presenta una serie di costruzioni, i VS per l’appunto, che
prevedono la presenza di satelliti che si aggiungano sia a verbi di Localizzazione (uscire
6 Si veda anche Jansen (2004) per una proposta concreta in questo senso, se pur su un gruppo parzialmente diverso di costruzioni. 7 Utilizziamo i termini Localizzazione e Maniera seguendo Schwarze (1985), che così traduce i termini Path e Manner usati in Talmy (1985). 8 Come vedremo in seguito, l’italiano non è l’unica lingua romanza ad aver sviluppato un sistema di verbi analitici, sebbene sia l’unica tra le lingue romanze maggiori (francese e spagnolo presentano alcune occorrenze di VS – ad esempio echar abajo ‘buttare giù’ e jeter dedans ‘gettare dentro’ – ma il processo non sembra produttivo). Queste costruzioni sono infatti estremamente diffuse anche nei dialetti dell’Italia del nord (cfr. paragrafo 4.2).
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fuori), sia a verbi di Maniera9 (correre via) per specificare o rinforzare l’informazione
locativa. La presenza in italiano di queste formazioni verbali di natura sintagmatica ci induce
pertanto a riflettere sulla funzione e sull’origine di queste costruzioni. Tuttavia, prima di
affrontare la disamina delle varie ipotesi di sviluppo dei VS in italiano, ci soffermeremo
brevemente su alcuni dati diacronici che torneranno utili nel corso della trattazione.
3.2. Origine e sviluppo dei modificatori verbali
Tipicamente, prefissi e particelle che fungono da satelliti del verbo sono elementi dalla natura
categoriale ambigua tra gli avverbi e le preposizioni, di qui la difficoltà, talvolta, di
distinguere tra VS e costruzioni contenenti un sintagma preposizionale o avverbiale. Lo
stretto rapporto tra questi elementi fa pensare a una loro possibile origine comune all’interno
delle lingue indoeuropee e, in effetti, più di uno studioso si è espresso in favore di questa
ipotesi.
Christian Lehmann (1995[1982]:98) parla di «adverbial relator» tra nome e verbo, il quale
può intraprendere due diversi percorsi di grammaticalizzazione a seconda che si leghi prima al
nome o prima al verbo. Nel primo caso abbiamo la nascita di una adposizione, nel secondo di
un «preverbio»:
«[...] the evidence of the earliest Indo-European languages, Hittite and Vedic, suggests that there was a class of elements whose primary function was that of an adverb, and which only derivatively, secondarily both in a synchronic and, as it appears, in a diachronic sense, could function also as either adpositions or preverbs»
Poco dopo l’autore aggiunge che in latino «most of those elements have ceased to function as
adverbs and appear either as preverbs or as prepositions, most commonly as both»
(1995[1982]:99), riportando l’esempio in (15):
(15) a. Caesar milites castris educit
b. Caesar milites ex castris ducit
Nel primo esempio, riporta Christian Lehmann, il significato del prefisso fa parte di ciò che è
l’azione verbale e conferisce una connotazione risultativa all’evento, mentre in (15b) il
significato è perfettamente composizionale e non si hanno sfumature risultative.
9 Nonostante venga solitamente classificata come lingua che lessicalizza la Localizzazione (cfr. Wienold & Schwarze 2002), l’italiano di fatto presenta numerosi verbi di moto di Maniera.
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Secondo Winfred P. Lehmann (1974), in proto-indoeuropeo esistevano dei preverbi che
modificavano il verbo e che potevano occupare diverse posizioni: se non marcati si trovavano
davanti al verbo, mentre se marcati erano posizionati in inizio di frase (cfr. anche Vincent
1999). I preverbi in posizione non marcata a lungo andare si sono combinati con il verbo,
formando elementi unitari che a loro volta potevano essere combinati con altri preverbi,
proprio perché sentiti come un tutt’uno, mentre quelli che sono rimasti separati hanno
cominciato ad essere percepiti come avverbi. Le due diverse posizioni dei preverbi hanno
quindi portato allo svilupparsi di diverse classi di parole, che tuttavia non sempre sono
facilmente distinguibili (cfr. Lehmann 1974:211-214).
La comune origine di questi elementi sembra testimoniata anche da altre lingue indoeuropee
come ad esempio il sanscrito (cfr. Lazzeroni 1997:145) e il greco (cfr. Hoenigswald
1997:285), che presentano particelle di origine indoeuropea che assumono valori diversi in
contesti diversi: se usate in modo assoluto hanno valore avverbiale, se unite a un sostantivo
hanno valore preposizionale, mentre se unite a un verbo assumono la forma preverbiale.
Interessantemente, lo stesso tipo di fenomeno è ipotizzato da Nocentini (1992) per
l’oscoumbro: l’autore evidenzia come «[l]a duplice funzione di preverbi e preposizioni (più
raramente posposizioni) riscontrata nelle lingue indoeuropee, ci induce a presupporre una
funzione originaria diversa, quella di avverbio, da collocare nei sintagmi verbali […] e da
mettere in relazione col tratto soprasegmentale dell’accento» (1992:238).
In conclusione, quindi, sembra plausibile pensare che, all’interno della famiglia indoeuropea,
siano esistiti meccanismi comuni a più lingue che abbiano prodotto varie tipologie di satelliti
del verbo a partire da particelle categorialmente ambigue, le quali, in virtù della loro mobilità
sintattica, sono state sottoposte a diversi processi di grammaticalizzazione e/o rianalisi. Nel
prossimo paragrafo ci focalizzeremo sull’emergere di VS e particelle in italiano
contemporaneo e cercheremo di capire come sia stato possibile lo sviluppo di un pattern così
«anomalo» all’interno del panorama romanzo.
4. Lo sviluppo diacronico dei verbi sintagmatici in italiano: ipotesi a confronto
Per tentare di spiegare lo sviluppo dei VS in italiano sono stati addotti tre diversi ordini di
spiegazioni, ovvero processi analogici, fattori sociolinguistici e fattori tipologico-strutturali
interni alla lingua. A partire da questi elementi possiamo individuare una serie di ipotesi:
a) l’ipotesi germanica, che prevede che l’italiano abbia sviluppato i VS per analogia con
le lingue germaniche;
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b) l’ipotesi dei dialetti settentrionali, che sostiene l’entrata dei VS in italiano standard
attraverso i dialetti dell’Italia settentrionale, nei quali queste costruzioni sembrano
particolarmente sviluppate;
c) l’ipotesi diamesica, che propone di interpretare l’emergere dei VS in italiano come un
passaggio allo standard di tratti tipici del parlato;
d) l’ipotesi tipologico-strutturale, qui avanzata e sostenuta, che considera lo sviluppo dei
VS in italiano come un’innovazione tipologica interna alla lingua che coinvolge la
testa verbale e il suo modificatore.
4.1. L’ipotesi germanica
Secondo questo approccio, lo sviluppo dei VS in italiano sarebbe riconducibile all’influsso
delle lingue germaniche, nelle quali queste costruzioni sono molto diffuse.
Rohlfs (1969:§916) ipotizza che il via delle costruzioni italiane lo mando via, vado via, buttar
via, portar via possa essere un calco dal tedesco, una tesi a suo modo di vedere avvalorata dal
fatto che questo avverbio è usato solo nell’Italia centro-settentrionale, mentre i casi di via
avverbiale in calabrese e siciliano rappresenterebbero una fase più antica dell’italiano via
oppure formazioni indipendenti. Poco dopo tuttavia (1969:§918) riporta come l’uso di verbi
seguiti da avverbi non sia raro nel toscano (tirar su, dar fuori, lasciar fuori, venir su, andar
giù, dare indietro, mandare indietro, correre appresso, cacciar fuori, girare intorno), pur
puntualizzando come nei dialetti settentrionali queste costruzioni siano ancora più diffuse e
rivelino pertanto chiari influssi germanici.
Decisamente contrario a questa ipotesi è Durante (1981:89), il quale, citando la disquisizione
di Rohlfs sull’italiano via di cui sopra, ribatte che ire viā è documentato già in Prisciano
(V/VI sec.) ed è un calco dal greco apeltheîn hodôi.
Ancora a favore dell’ipotesi germanica, possiamo ricordare Löfstedt (1961:280ss) (citato in
Tekavčić 1972:§1951-1952), il quale individua l’influsso germanico tra i fattori che avrebbero
causato il passaggio dai composti latini Avverbio+Verbo a quelli delle lingue neolatine
Verbo+Avverbio (ovvero i VS)10. Tuttavia Vicario (1997:127-130), nella sua analisi dei verbi
analitici in friulano, ha messo in evidenza che se l’influenza di lingue vicine (come tedesco,
sloveno, croato e in parte anche ungherese) può aver giocato un ruolo nel processo di
10 Gli altri due fattori citati da Löfstedt sono la tmesi dei verbi composti con prefissi, già presente in latino (superponere – ponere super, contravenire – venire contra, intercurrere – currere inter, circumstare – stare circum, ecc.) e l’ellissi del sostantivo retto dalla preposizione (stare circum mensam → stare circum; mettere sotto la tavola → mettere sotto).
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affermazione di queste strutture, essa tuttavia non può essere assunta come causa primaria e
passa in secondo piano rispetto all’ipotesi del cambio tipologico, che Vicario ipotizza possa
essere estesa anche all’italiano standard (cfr. paragrafo 4.4).
4.2. L’ipotesi dei dialetti settentrionali
Contrariamente alla lingue romanze maggiori, i dialetti dell’Italia settentrionale sembrano
aver sviluppato un sistema molto esteso e produttivo di VS. Lo studio più dettagliato a
riguardo è quello di Vicario (1997) sul friulano, che mostra come questi «verbi analitici»
siano l’unica forma verbale disponibile per esprimere significati locativi, così come avviene
per il ladino (cfr. Vicario 1997:209-210). Anche dall’indagine di Schwarze (1985) sulla
semantica lessicale dei verbi di spostamento emerge come i parlanti dialettofoni settentrionali
interpellati (milanesi e veneti) considerino più accettabili le forme analitiche di quelle
sintetiche. Pur mancando altri studi approfonditi, ci sentiamo pertanto di ipotizzare che anche
gli altri dialetti settentrionali presentino queste forme verbali11.
L’ipotesi dei dialetti settentrionali, avanzata in Simone (1997), prevede che questo tipo di
costruzione sia entrato in italiano standard attraverso i dialetti dell’Italia del nord. Come fa
notare Simone (1997:159):
«I VS costituiscono anche una questione diacronica rilevante: essi sembrano essere infatti non un portato del fondo toscano dell’italiano, ma piuttosto un affioramento in italiano di un profilo lessematico dialettale di un tipo che chiamerei approssimativamente ‘settentrionale’. Per fare solo un esempio, nelle parlate venete appaiono preferibilmente VS per una varietà di significati: smontare giù ‘scendere’, andare dentro ‘entrare’, andare indietro ‘indietreggiare’, e perfino saltare su ‘contraddire protestando’, perdersi via ‘distrarsi’, andare dietro ‘corteggiare’. I VS pongono quindi il problema di stabilire quanto l’italiano deve (…) ai suoi dialetti e attraverso quale via questi sono riusciti ad imporre una risorsa così particolare.»
Naturalmente questa ipotesi lascia aperta a sua volta la questione dello sviluppo dei VS nei
dialetti settentrionali, rimandando così il problema fondamentale dello sviluppo di questo
pattern atipico nelle varietà romanze. Alla luce di quanto detto nel paragrafo precedente, la
soluzione più immediata parrebbe essere l’ipotesi germanica: dato che questo tipo di
costruzione sembra diffuso solo o prevalentemente nei dialetti settentrionali, si potrebbe
facilmente pensare a un influsso delle lingue germaniche sui dialetti del nord. In questo caso
quindi i dialetti farebbero da tramite nel passaggio di questa risorsa dalle varietà germaniche
11 In qualità di parlante nativo, posso confermare che i VS sono largamente attestati anche in dialetto romagnolo.
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all’italiano, che quindi non risentirebbe direttamente dell’influsso germanico ma sarebbe
influenzato dalle varietà dialettali settentrionali.
4.3. L’ipotesi diamesica
L’ipotesi diamesica, avanzata in Jansen (2004), prevede che la presenza dei VS nell’italiano
standard sia dovuta a un processo di «integrazione nello standard di tratti tipici del
parlato/colloquiale» (2004:137).
Il carattere colloquiale dei VS si deve, secondo Jansen (2004:138), a vari fattori, tra cui l’alta
frequenza dei lessemi coinvolti, le dimensioni ridotte della particella e la sua «pregnanza
cognitiva». Come riportato dall’autrice, lo stesso Simone (1997:168) afferma che «sarà nelle
varietà informali che i VS tenderano ad apparire più di frequente, proprio in quanto sono
ottenuti dalla combinazione di due parole di alta frequenza e di notevole generalità».
A riprova dell’ipotesi diamesica, Jansen ricorda che gli italiani hanno cominciato a parlare
l’italiano solo a partire dalla metà del secolo scorso, facendo così emergere nello standard
appena creatosi tratti tipici del parlato e quindi dei dialetti e delle varietà regionali. L’ipotesi
diamesica quindi non si contrappone all’ipotesi dei dialetti settentrionali, bensì la integra e la
conferma.
4.4. L’ipotesi tipologico-strutturale
In questo paragrafo ci proponiamo di esplorare la possibilità che lo sviluppo dei VS in italiano
sia dovuto non tanto a fattori esterni di contatto, quanto piuttosto a fattori tipologici e
strutturali interni. L’emergere di questa risorsa analitica sarebbe quindi il risultato di uno
sviluppo autonomo della lingua italiana. Nella letteratura abbiamo ritrovato numerosi
elementi che sembrano parlare a favore di questa ipotesi. Di seguito cercheremo di metterli
insieme e di fornirne un quadro complessivo.
L’ipotesi tipologico-strutturale si fonda su una serie di considerazioni legate a fattori
tipologici e strutturali. In particolare, ci riferiamo ai mutamenti tipologici che sono andati
verificandosi nel passaggio dal latino all’italiano, che possiamo riassumere come segue:
a) il passaggio da un ordine delle parole non marcato SOV proprio del latino (sebbene
tale ordine fosse relativamente libero grazie alla struttura dei casi) a un ordine SVO;
b) il passaggio da un ordine del tipo modificatore-testa (determinante-determinato) a un
ordine testa-modificatore (o determinato-determinante);
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13
c) la perdita del sistema causale latino e l’emergere delle preposizioni per esprimere le
relazioni sintattiche, con conseguente tendenza verso una maggiore analiticità12.
Accanto a questi mutamenti di ordine tipologico, possiamo identificare una serie di fattori
strutturali che hanno verosimilmente contribuito allo sviluppo dei VS, e in particolare:
d) il progressivo declino del sistema dei prefissi verbali latini, con particolare riferimento
ai loro valori locativi (cfr. Iacobini 2005);
e) la perdita di trasparenza delle forme latine prefissate (cfr. Tekavčić 1972:§948.3,
§1345 e Vicario 1997:129).
L’emergere di strutture analitiche verbali quali i VS in italiano potrebbe quindi essere dovuto
a una serie di fattori come quelli sopra esposti. Questa ipotesi ha significativi paralleli con
almeno altri due casi all’interno della famiglia indoeuropea: il friulano e l’inglese. Per quanto
riguarda il primo caso, Vicario (1997:129) sostiene che l’emergere in friulano dei cosiddetti
«verbi analitici» (ovvero i nostri VS) è dovuto a un «cambio tipologico tra latino e friulano
[...] che, nella strategia di modificazione verbale, ha visto il prevalere di forme analitiche con
avverbi su forme sintetiche con prefissi»13. Vicario inoltre accenna alla possibilità di poter
estendere questo tipo di analisi anche all’italiano standard. Nella storia dell’inglese, invece, e
in particolare durante la transizione tra antico e medio inglese, assistiamo a un noto caso di
passaggio da SOV a SVO e da flessivo a non flessivo che determina il declino del sistema
prefissale verbale e produce una generale tendenza all’analiticità, e in particolar modo alla
post-modificazione. Questo cambiamento tipologico determinò il declino del sistema di
prefissazione verbale e la comparsa delle particelle in posizione post-verbale, dando luogo
agli odierni phrasal verbs (cfr. Brinton 1988).
Tornando all’italiano, Tekavčić (1972:§948.3 e §1345) ipotizza come la sostituzione dei
prefissi da parte di particelle post-verbali si possa inquadrare all’interno di un passaggio più
generale da forme sintetiche a forme analitiche e da un ordine «determinante+determinato» a
uno «determinato+determinante»:
12 Sulla generale tendenza all’analiticità in caso di un passaggio da SOV a SVO e da flessivo a non flessivo si veda Ramat (1986:238-239). 13 Si noti come il friulano abbia portato alle estreme conseguenze questa tendenza, non esistendo più forme sintetiche per esprimere significati locativi.
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14
«I verbi latini composti con prefissi, nei quali verbi il prefisso è il determinante e il verbo semplice il determinato, vengono sostituiti da locuzioni verbali, nelle quali il determinante (avverbio ecc.) segue il verbo; cfr.:
in+iacere (>inicere) ‘buttare in, dentro’ it. buttare dentro14 ex+iacere (>eicere) ‘buttare fuori da’ it. buttare fuori sub+iacere (>subicere) ‘buttare sotto’ it. buttare sotto de+iacere (>deicere) ‘buttare giù’ it. buttare giù ecc.
Analogamente in francese (jeter dedans, — dehors, — dessous ecc.), in spagnolo (echar dentro, — fuera, —debajo ecc.) e in altri idiomi» (1972:§948.3).
Tekavčić inoltre afferma che le lingue romanze non conservano un sistema di prefissazione
verbale produttivo come quello del latino, molte forme prefissali latine si opacizzano (ad
esempio incedere, concedere, decedere) e di conseguenza non si possono creare nuovi
paradigmi di derivazione: ad esempio non sono più possibili formazioni come *ingettare,
*aggettare, *digettare e neppure formazioni come *intrascinare – *detrascinare –
*contrascinare sul modello di indurre – dedurre – condurre (1972:§948.3 e §1345).
Analogamente, Durante (1981:66) sostiene che, con l’affermarsi dell’ordine delle parole
SVO, le forme verbali del tipo radice+suffisso (per incoativi e frequentativi, ad esempio
adolesco, dictito) e preverbio+base verbale (ad es. subeo) «non si conformano più alla nuova
tipologia e pertanto entrano in decadenza. La composizione verbale rimane operante (…) ma
manifesta segni evidenti di decadenza. Il composto può essere sostituito da un’espressione
analitica: ire susu(m) per subire ‘andare dal basso in alto’ (Peregrinatio), ovverosia dal verbo
semplice: cadere per concidere, plicare per applicare, sp. llegar ‘arrivare’ (…)».
Ancora Tekavčić (1972:§1951-1952), riporta come in latino esistessero dei composti
Avverbio+Verbo (del tipo venumdặre, circumdặre) che non avrebbero mantenuto la loro
produttività nelle lingue neolatine. Queste ultime avrebbero infatti sviluppato una nuova serie
di composti con «ordine progressivo» (testa+modificatore), come ad esempio pensarci su,
mettere addosso, venire incontro, mandar giù, andarci di mezzo, far fuori, ecc., da
considerarsi «il principale sostituto dei verbi formati con prefissi in latino»15.
Come emerge dalle righe precedenti, la questione centrale sembra essere l’espressione di
valori locativi, che in latino era saldamente gestita da una produttiva serie di prefissi verbali
dalla semantica fortemente spaziale. Nel passaggio all’italiano i prefissi, pur rimanendo come
mezzo morfologico, hanno perso il loro valore puramente locativo, favorendo l’emergere di
una nuova classe di verbi analitici la cui funzione primaria risulta quindi essere la
specificazione dell’informazione locativa. Questa circostanza trova conferma in Iacobini 14 Nel secondo volume (§1345), Tekavčić traduce con gettare. 15 Cfr. i commenti di Löfstedt (1961) al paragrafo 4.1 e alla nota 10.
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15
(2005), in cui si sostiene che le neoformazioni verbali con significato locativo in italiano sono
per la maggior parte VS. Naturalmente nel tempo queste forme verbali hanno assunto valori
che vanno al di là di quelli spaziali, come testimonia la classificazione semantica in 2.2.
Peraltro la loro produttività e vivacità all’interno del sistema è testimoniata anche
dall’esistenza di «coppie lessicali» quali allevare – tirare su, oppure condurre – mandare
avanti.
In conclusione, l’ipotesi «tipologico-strutturale» vuole che i VS siano il risultato non di un
processo di analogia con le forme analitiche dialettali, quanto piuttosto di uno sviluppo
autonomo avutosi a seguito di un cambio tipologico importante e di una conseguente
riorganizzazione interna del sistema linguistico. Il prossimo passo consisterà nel trovare le
prove di questa autonomia.
5. L’analisi diacronica
5.1. Metodologia
Allo scopo di avvalorare la tesi di uno sviluppo autonomo dei VS in italiano abbiamo
proceduto all’analisi di testi in italiano antico, e più precisamente dell’opera omnia di Dante.
Per l’analisi ci siamo avvalsi dell’Enciclopedia Dantesca (d’ora in poi ED) e del database
testuale dell’OVI sull’italiano antico.
Abbiamo dapprima delimitato l’insieme degli avverbi di relazione spaziale presenti nelle
opere dantesche (cfr. l’elenco di tali avverbi in ED, Appendice, 211-212, a cui ne abbiamo
aggiunti altri) per poi procedere allo spoglio delle voci dei singoli avverbi allo scopo di
individuare le loro occorrenze con le basi verbali. Infine abbiamo effettuato un controllo
incrociato sul database, per controllare il numero esatto delle occorrenze.
Gli avverbi di relazione spaziale individuati sono in tutto 32. Di seguito ne diamo un elenco,
con le rispettive varianti grafiche16:
addosso/a dosso (I, 52), altrove (I, 191-192), appresso (I, 33), avanti/avante (I, 460-461), contra/contro (II, 178-180), davanti/davante (II, 321), dentro (II, 376-377), dianzi (II, 427), dietro/diretro/dirietro (II, 437-439), dinanzi (II, 450-451), dintorno (II, 451-452), diritto/dritto (II, 471-472), entro (II, 694), fuori/fuor/fori/for/fora/fore/furi (III, 75-77), giù/giùe/giuso (III, 211-212), incontro/incontra (III, 417-418), indietro/’n dietro/in dietro (III, 423), indosso (III, 425), innanzi/inanzi (III, 453-454), insieme (III, 460-461), intorno (III, 486), lontano (III, 691), lungi/lunge (III, 736), oltre/oltra (IV, 138-139), presso (IV, 654-655), retro/rietro (IV, 893-894),
16 Indichiamo tra parentesi il volume e il numero di pagina dell’ED. Non abbiamo trattato locuzioni avverbiali complesse quali di sotto, di sutto, di sopra, di presso, da presso, sottosopra, in giuso, in suso, a torno, considerando solo casi di grafia doppia (unita e non) quali addosso/a dosso o indietro/’n dietro/in dietro.
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16
sanza/senza/san (V, 14-17), sopra/sovra/sor (V, 321-325), sotto (V, 346-348), su/sue/suso (V, 465-468), via (V, 990-991), vicino (V, 1002).
Nell’analizzare le occorrenze degli avverbi con le basi verbali è immediatamente emerso il
problema di porre dei criteri di individuazione dei VS, in modo tale da tenerli separati da casi
preposizionali (e in questo caso l’ED stessa ci è stata di grande aiuto, distinguendo essa tra
uso preposizionale e uso avverbiale) o avverbiali puri (che sono più difficilmente
distinguibili). Nell’analisi abbiamo preso in considerazione solamente i casi di VS con la
configurazione minima presentata in (1), pertanto abbiamo escluso i casi in cui la particella
era seguita da un SP e poteva quindi essere interpretata come preposizione complessa (cfr.
paragrafo 2.3), come in li si fanno incontro li cittadini di quella, così a la nobile anima si
fanno incontro (…) quelli cittadini de la etterna vita (Cv IV xxviii), oppure quel trono che mi
giunse a dosso (Rime CXVI 57).
I criteri di identificazione e inclusione che abbiamo adottato sono i seguenti:
• verbo e particella devono essere adiacenti, sono quindi escluse sequenze interrotte da
altro materiale. Si accettano tuttavia casi discontinui creati dall’inserimento di
costituenti molto leggeri (quali avverbi o pronomi clitici complemento oggetto) nel
caso in cui esista almeno un altro esempio non discontinuo dello stesso VS;
• l’unico ordine accettato è verbo-particella, sono quindi esclusi casi di topicalizzazione
o dislocazione;
• le particelle non devono comparire in costruzioni coordinate;
• sono accettati i casi di infinito nominale;
• infine, la particella deve contribuire alla costruzione della semantica del verbo.
Nel paragrafo che segue forniamo un resoconto completo dell’indagine.
5.2. Risultati dell’analisi
L’identificazione dei VS è stata piuttosto ardua, considerando l’elevato numero di casi limite.
Ove non sia stato possibile identificare in modo sufficientemente certo la presenza di un VS,
l’esempio è stato tralasciato. Tuttavia, alcuni casi dubbi o comunque significativi sono stati
riportati in nota.
La tabella che segue riporta la lista dei VS con il relativo significato, il numero dei contesti di
occorrenza in cui è stato trovato e i contesti di occorrenza stessi. I VS polisemici sono stati
considerati come entrata singola. I vari significati dei VS polisemici sono poi stati riportati
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17
nella seconda colonna a mo’ di elenco, con il numero dei contesti per significato tra parentesi
e i relativi esempi allineati a destra17.
Tabella 2. I verbi sintagmatici individuati nelle opere dantesche.
VS Significato N° Contesti di occorrenza andare avante proseguire 1 If XXI 109 E se l’andare avante pur vi
piace, andatevene su per questa grotta andare davante avanzare 1 Pg XXIX 73 e vidi le fiammelle andar
davante, / lasciando dietro a sé l’aere dipinto
andare dinanzi andare davanti, andare per primo
3 Cv IV vii quegli che andò dinanzi18 Pg VI 5 qual va dinanzi Pg XXXIII 107 chi va dinanzi
andare dintorno consumarsi 1 Pd XVI 9 lo tempo va dintorno con le force
andare fore andare fuori 1 Vn XXXIV 9 7 diceva a’ sospiri: «Andate fore»
andare giù/giuso19
a) scendere (astratto, in terra o all’inferno) o abbassarsi (metaforico) (2)
b) scendere (concreto), immergersi (2)
4 Cv IV xv Chi sa se li spiriti de li figliuoli d’Adamo vadano suso, e quelli de le bestie vadano giuso? Pd VII 98 per non potere ir giuso
Pd XXIX 85 Voi non andate giù per un sentiero / filosofando If XVI 133 torna colui che va giuso / talora a solver l’àncora
andare innanzi venire prima 1 Cv II i sempre lo litterale dee andare innanzi
andare intorno muoversi in un dato spazio 1 If XXX 80 se l’arrabbiate / ombre che vanno intorno dicon vero
andare oltre andare avanti, proseguire 1 If XV 40 Però va oltre: i’ ti verrò a’ panni andare sotto immegersi 1 If XXII 128 quelli andò sotto
17 Nel prosieguo faremo uso delle seguenti abbreviazioni: Cv = Convivio; If = Inferno; Pd = Paradiso; Pg = Purgatorio; Vn = Vita Nova. 18 Interessante l’annotazione dell’ED che afferma che qui la costruzione andò dinanzi corrisponderebbe al latino processit ‘avanzare’. 19 Si veda anche il caso «sintagmatico-pronominale» If XIV 117 poi sen van giù per questa stretta doccia.
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18
andare suso/su20 a) volgersi in su (1)
b) salire (9)
10 If VIII 3 li occhi nostri n’andar suso a la cima
Pg V 114 Or va tu sù che se’ valente! Pg VII 44 andar sù di notte non si puote Pg XVII 56 che ne la / via da ir sù Pg IV 90 e quant’om più va sù, e men fa male Pd VII 100 intese ir suso Pg XVIII 110 vuole andar sù Pg XIX 68 a chi va suso Pg VII 56 ad ir suso Pg XVI 30 domanda se quinci si va sùe
andare via andarsene (concreto) 8 Cv III viii le consuetudinarie per buona consuetudine del / tutto vanno via If XIII 42 e cigola per vento che va via If XXXII 112 «Va via», rispuose Pd XXI 37 poi altre vanno via sanza ritorno Vn XXXII 5 3 li sospiri miei / … li quali disconsolati vanno via Pg XIV 124 Ma va via, Tosco, omai Rime LXXII 5 «Partiti, va via» Detto 9 chi da lu’ si parte, / e’ fugge e sì va via
avere davanti a) avere davanti (concreto) (1)
b) affacciarsi, prospettarsi (metaforico) (1)
2 Vn XXIII 25 60 e una nuvoletta avean davanti
Pd V 90 al mio cupido ingegno, / che già nuove questioni avea davanti
avere dentro avere dentro il proprio territorio
1 Pd XVI 55 che averle dentro e sostener lo puzzo
avere dietro avere qualcuno alle proprie spalle
1 If XXIII 23 Noi li avem già dietro
avere insieme avere in comune 1 Cv IV ix che non hanno insieme alcuna regola
buttare fuori21 buttare fuori 1 Fiore CLXXXV 9 E poi sì 'l butti fuori e torni suso
cacciare via22 cacciare via 1 Pd XXX 141 muor per fame e caccia via la balia
20 Con andar su si vedano anche Pg IV 92 sù andar ti fia leggero / com’a seconda giù andar per nave e Pg XV 41 suso andavamo. Inoltre segnaliamo le cinque occorrenze di andarsene su, un verbo «sintagmatico-pronominale»: Pg XXIV 8 Ella sen va sù forse più tarda; Pg XVI 38 Con quella fascia / che la morte dissolve men vo suso; Pg XXXII 89 sen vanno suso; If III 118 Così sen vanno su per l'onda bruna; If XXI 110 andatevene su per questa grotta. 21 Con la stessa accezione troviamo anche Fiore VII 1 Molto vilmente mi buttò di fora / lo Schifo. 22 In Fiore CLXXII 13 abbiamo caccia la paura via.
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19
cadere giuso/giù a) cadere a terra o precipitare (5)
b) svanire (1)
c) abbassarsi (1)
7 If XXV 87 poi cadde giuso innanzi lui disteso If XXV 121 l’un si levò e l’altro cadde giuso If XXVI 45 s’io non avessi un ronchion preso, / caduto sarei giù sanz’esser urto If XXXIV 121 Da questa parte cadde giù dal cielo Pg XXV 117 e quindi temeva cader giuso
Pg XVII 43 l’imaginar mio cadde giuso / tosto che lume il volto mi percosse
Pg XXX 76 Li occhi mi cadder giù nel chiaro fonte
capere dentro stare dentro 1 Rime LIII 28 L'angoscia, che non cape dentro
cascare giù venire dal cielo 1 Pg XXXII 53 quando casca / giù la gran luce
chinar giuso abbassare 1 Pg II 40 l’occhio da presso nol sostenne, / ma chinail giuso
chiudere dintorno
cingere, circondare 1 Pg IX 50 vedi là il balzo che ‘l chiude dintorno
cigner dintorno cingere, circondare 2 If IX 32 cigne dintorno la città dolente If XXXI 8 su per la ripa che ‘l cinge dintorno
correre indietro ritirarsi indietro 1 If XXV 127 ciò che non corse in dietro e si ritenne
correre via correre via, sfrecciare 1 If VIII 14 che sì corresse via per l’aere snella
dare indietro volgere indietro 1 Cv II ii dare indietro il volto dire contra23 negare 1 Cv III vii E se alcuno volesse dire contra discendere giù/giuso
a) scendere giù (2)
b) calare, vibrare (1)
3 Pd XVI 122 disceso giù da Fiesole If XXX 65 Li ruscelletti (…) discendon giuso in Arno
Rime CIII 52 S’elli alza / un’altra volta [la mano], Morte m’avrà chiuso / prima che ‘l colpo sia disceso giuso
disporre giù tralasciare, dimettere 1 Cv IV Le dolci rime 10 disporrò giù lo mio stile soave
divallarsi giù scendere giù a valle 1 If XVI 98 avante / che si divalli giù nel basso letto
essere dentro trovarsi dentro 4 If VIII 27 sol quand’io fui dentro parve carca Pg XXVII 49 Sì com' fui dentro, in un bogliente vetro If IX 109 com' io fui dentro, l'occhio intorno invio Pg IX 114 Fa che lavi, / quando se’ dentro, queste piaghe
23 Contra, con il significato di ‘contrario’, compare anche con il verbo fare in Rime LXXXIII 133 Color che vivon fanno tutti contra. Con dire riportiamo anche il caso dubbio con dietro: Vn VII 4 10 ch’io mi sentia dir dietro spesse fiate, con il significato di ‘sentir parlare di sé’.
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20
essere giù trovarsi giù, essere giù, arrivare giù
1 If XXXII 16 Come noi fummo giù nel pozzo scuro
essere su trovarsi in cima 1 Pg XXVII 122 Tanto voler sopra voler mi venne / de l'esser sù
farsi avante avanzare
2 Pg XXXI 131 l’altre tre si fero avanti If XXI 92 i diavoli si fecer tutti avanti
farsi presso avvicinarsi 2 Pg X 53 per ch’io varcai Virgilio e fe’mi presso Pg XXIV 115 Trapassate oltre sanza farvi presso
fuggire innanzi fuggire dinanzi 1 Cv II i sempre lo litterale dee andare innanzi
fuggire via fuggire via 3 Fiore CCXXVI 2 Quando ‘l castello fu così imbrasciato / e che le guardie fur fuggite via Vn XXVII 3-5 6 par che fuggan via Pg XIV 112 O Bretinoro, ché non fuggi via
giacere giù a) giacere/trovarsi nella terra dei vivi (1)
b) essere sepolto (1)
2 Pd VII 28-29 onde l'umana specie inferma giacque / giù per secoli molti in grande errore
Pd X 127-128 cacciata giace giuso in Cieldauro
girare intorno girare intorno, muoversi in un dato spazio
3 Cv III v tanto ch'elli gira intorno giù alla / terra o vero al mare If XXIII 59 una gente… / che giva intorno assai con lenti passi Pd XVIII 62 sì m'accors' io che 'l mio girare intorno / col cielo insieme
gittare giù gettare giù 1 If XVI 114 la gittò giuso in quell’alto burrato
gittare via buttare via, privarsi 2 Cv III xv Chi gitta via la sapienza e la dottrina Rime LXXXIII 20 Sono che per gittar via loro avere
gittarsi giuso gettarsi giù 1 If XXII 108 Odi malizia / ch’elli ha pensata per gittarsi giuso!
guardare suso guardare in alto 1 Pd XXXIII 50 Bernardo m’accennava… / perch’io guardassi suso
intrare giù scendere giù 1 If VII 105 intrammo giù per una via diversa
intrare innanzi camminare davanti a o nella direzione di
1 Pg III 101 «Tornate», disse, «intrate innanzi dunque»
legare dintorno cingere, circondare 1 Pg XIII 5 una cornice lega / dintorno il poggio
leggere avante proseguire nella lettura 1 If V 138 quel giorno più non vi leggemmo avante
levare su a) alzarsi (intransitivo) (1)
b) sollevare, alzare (transitivo) (1)
c) elevare (transitivo) (1)
3 If XXIV 52 E però leva sù
If XXIV 27 levando me sù ver’ la cima / d’un ronchione
Rime CV 13 questa vertù che nuda e fredda giace / levala su
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21
levare via togliere, eliminare 1 Cv IV iii levò via l’ultima particola levarsi su24 a) alzarsi (3)
b) elevarsi (1)
4 If XXXIV 94 «Lèvati sù» Pg XIX 133 lèvati sù, frate! Fiore CCXIII 13 Ciascun si levò suso
Pg XXXI 56 Ben ti dovevi (…) / levar suso
mandare fuori esternare 1 Pd XVII 7 Manda fuor la vampa del tuo disio
mandare via mandare via 1 Rime XIX 4 che 'l manda via mettere avanti a) far avanzare (nella
realizzazione del desiderio) (1)
b) trattare/definire in precedenza (1)
2 Detto 19 Ed egli è sì cortese / che chi gli sta cortese / od a man giunte avante, / esso sì ‘l mette avante / di ciò ched e’ disira
Cv IV Le dolci rime 111 Dunque verrà, come dal nero il perso, / ciascheduna vertute da costei, / o vero il gener lor, ch’io misi avanti
mettere dentro25
mettere dentro 1 Fiore CCXXIX 11 Metterlo dentro tutto di randone
mettere dinanzi26 trattare in precedenza 2 Cv IV xv che di quello ch’è messo dinanzi séguita Cv IV xv sì come messo è dinanzi per loro oppinione
mettere fuori a) mettere fuori (1)
b) emettere (1)
2 Pg XXXII 143 Trasformato così ‘l dificio santo / mise fuor teste per le parti sue
Pg XVI 65 Alto sospir, che duolo strinse in «uhi!», / mise fuor prima
mettere giù mettere giù 3 Fiore CCX 9 Sì che lo mise giù tutto stenduto Fiore CCXII 14 ella 'l mise giù in terra boccone If XXXI 122 mettine giù, e non ten vegna schifo
mettere innanzi proporre 1 Cv II xv [la canzone] che per prima vivanda è messa innanzi
mettere sotto mettere sotto, immergere 1 If XXI 39 O Malebranche, / ecco un de li anzïan di Santa Zita! / Mettetel sotto
mirare suso guardare in alto 1 Pg III 57 mirava suso intorno al sasso montare dinanzi salire davanti 1 If XVII 83 monta dinanzi, ch’i’ voglio
esser mezzo montare su salire 5 Pd IV 26 montasi su in Bismantova e ‘n
Cacume Pg XVI 49 Per montar sù dirittamente vai
24 Con levare/levarsi su si vedano anche Pg I 109 e io sù mi levai / sanza parlare e Pd XXXI 70 Sanza risponder, li occhi sù levai. 25 Un caso piuttosto controverso è Rime LVIII 6 foco mettesti dentro in la mi mente, in quanto tutti gli altri casi di dietro preposizionale sono seguiti da a/da e mai da in (d’altro canto però abbiamo entro in ricorrente); potremmo azzardare pertanto un’interpretazione del tipo [[mettesti dentro]VS [in la mi mente]SP]. Tuttavia il caso rimane dubbio. Riportiamo inoltre due casi preposizionali: If III 21 mi mise dentro a le segrete cose, e Fiore XXIX 6 Vi mise dentro gran saettamento. 26 Si veda con lo stesso significato Cv IV Le dolci rime 69 Ancor, segue di ciò che innanzi ho messo.
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22
Pg XII 115 Già montavam su per li scaglion santi Pd XV 111 dal vostro Uccellatoio, che, com’è vinto / nel montar sù, così sarà nel calo Pg XI 45 questi che vien meco… / al montar sù, contra sua voglia, è parco
movere intorno27 muovere in un dato spazio 1 Pg XXVII 101 vo movendo intorno / le belle mani
partire via28 andarsene 1 Vn XXIII 18 10 fecer lei partir via passare oltre29 proseguire 2 If XXXIII 91 Noi passammo oltre
If XXVII 133 Noi passamm' oltre porre giù cessare, smettere, lasciare
perdere 3 Pg XXVII 31 Pon giù omai, pon giù ogne
temenza Pg XXXI 46 pon giù il seme del piangere e ascolta
portare dentro portare nell’animo 1 If VII 123 portando dentro accidïoso fummo
portare fuori trascinare via 1 If IX 70 li rami schianta, abbatte e porta fori
portare giù portare in terra 1 Pd XXIV 36 le chiavi, / ch'ei portò giù portare su30 a) portare nel mondo dei vivi
(1)
b) portare su in cielo (1)
2 If XXVIII 92 se vuo’ ch’i’ porti sù di te novella
Pg IX 27 disdegna di portarne suso in piede
portarsi oltre procedere 1 Pg XXIV 131 ben mille passi e più ci portar oltre
prendere via avviarsi 1 If XII 28 Così prendemmo via giù per lo scarco
procedere avanti procedere 1 Pd XIII 88 Or s’i’ non procedesse avanti piùe31
procedere oltre32 continuare 2 Cv III xi procederò oltre colle / sue lode Cv IV vi procedere oltre si conviene la mia / digressione
raggiare intorno operare nell’aria circostante 1 Pg XXV 89 la virtù formativa raggia intorno
recare innanzi addurre, riferire 1 Cv IV xi di ciò non voglio recare innanzi alcuna testimonianza
riguardare dintorno
osservare la realtà circostante 1 Pg XXII 116 di novo attenti a riguardar dintorno33
27 Si vedano anche If IV 4 l’occhio riposato intorno mossi; If XXIII 75 li occhi… intorno movi; Pd XXVII 107 La natura del mondo, che quïeta / il mezzo e tutto l’altro intorno move. 28 Secondo l’ED, con verbi che esprimono moto da luogo, via assume valore rafforzativo. 29 Si vedano anche un caso con particella preposta: Fiore CCXXX 8 pur lo facea oltre passare. 30 Con questo avverbio spesso si designa il mondo dei vivi, che sta in alto rispetto all’inferno, oppure il paradiso. 31 Secondo l’ED il piùe posposto, rispetto ad altri casi in cui compare tra verbo e particella (cfr. ad esempio Pg XIII 49 E poi che fummo un poco più avanti, / udia gridar), sarebbe un’ulteriore prova del fatto che procedesse e avanti formano un’unica locuzione. Si veda tuttavia il caso If XXXI 112 Noi procedemmo più avante allotta, / e venimmo ad Anteo. 32 Discontinuo il caso di Pd IX 111 procedere ancor oltre, sempre con il significato di ‘andare avanti’, ‘procedere’ in una trattazione o questione.
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23
riguardare oltre a) guardare avanti (concreto) (1)
b) guardare avanti (metaforico, nel futuro) (1)
2 If III 70 E poi ch'a riguardar oltre mi diedi
Cv III i però n’è data la provedenza che riguarda oltre, a quello che può avvenire
riguardare su riguardare in alto 1 Pd XXXI 67 e se riguardi sù nel terzo giro dal sommo grado
rilevare suso redimere 1 Pd VII 111 a rilevarvi suso fu contenta rimanere dietro rimanere dietro 1 Pg XXIII 63 De l’etterno consiglio / cade
vertù ne l’acqua e ne la pianta / rimasa dietro
rimanere giuso rimanere giù 1 Pd XI 71 dove Maria rimase giuso rimirare intorno guardava intorno 1 Pg II 53 rimirando intorno / come colui
che nove cose assaggia ristringere insieme
unire, saldare insieme 1 If XXV 105 ‘l feruto ristrinse insieme l’orme
ritorcere avanti volgere di nuovo in avanti 1 Pd III 22 li occhi torsi; / e nulla vidi, e ritorsili avanti
ritornare ‘n dietro
ritornare indietro 1 If XV 33 ritorna ‘n dietro e lascia andar la traccia
ritornare su ritornare su 1 If XXII 132 ed ei ritorna sù crucciato e rotto
rivolgersi ‘n dietro
rivolgersi indietro 1 Pg XXVIII 145 Io mi rivolsi ‘n dietro… / a’ miei poeti
salire su34 salire su 4 If XXXIV 136 salimmo sù Pg XV 18 salendo su Pg XXI 60 per salir sù Rime XXXVII 30 saliron tutti su ne gli occhi suoi
scendere /giù/giùe/giuso
scendere giù, discendere 5 Pg XXXII 125 l'aguglia vidi scender giù ne l'arca Pd I 138 come d’un rivo / se d’alto monte scende giuso ad imo Pd XXI 31 Vidi anche per li gradi scender giuso / tanti splendor Pd XX 20 fiume / che scende chiaro giù di pietra in pietra Pg VIII 25 e vidi uscir de l'alto e scender giùe / due angeli
sfavillar dintorno mandare faville tutt’intorno 1 Pd I 59 io nol vedessi sfavillar dintorno sostenere a dosso sostenere sulle proprie spalle 1 Rime L 33 tutti incarchi sostenere a dosso
/ de’ l’uomo stare dentro essere contenuto dentro
all’animo 1 Cv III viii E che è ridere se non una
corruscazione della dilettazione dell'anima, cioè uno lume apparente di fuori secondo sta dentro
stare insieme stare insieme 1 Rime LII 8 di stare insieme crescesse ‘l disio
33 Si vedano anche If X 55 Dintorno mi guardò, come talento / avesse di veder s’altri era meco e If XXXII 40 Quand’io m’ebbi dintorno alquanto visto. 34 Secondo l’ED, con verbi che da soli esprimono movimento verso l’alto (come salire, levare) la particella assume valore pleonastico e aggiunge una sfumatura espressiva.
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surgere su alzarsi 1 Pg IV 134 orazïone… / che surga sù di cuor che in grazia viva
tirare su tirare verso l’alto 1 Rime C 55 li vapor che la terra ha nel ventre, / che d’abisso li tira suso in alto
tornare in dietro tornare indietro 1 If XVII 78 torna'mi in dietro da l'anime lasse
tornare su/suso riemergere 5 If XXI 46 Quel s’attuffò, e tornò sù convolto If IX 57 nulla sarebbe di tornar mai suso Vn XXIII 25 60 vedea… / li angeli che tornavan suso in cielo Pg V 40 non tornasser suso in meno Fiore CLXXXV 9 e torni suso
tòrre via a) distruggere (1)
b) eliminare (4)
c) escludere (3)
8 If X 92 fu’ io solo, là dove sofferto / fu per ciascun di tòrre via Fiorenza
Cv III i a tòrre via questa riprensione Cv IV iv a queste guerre e alle loro cagioni tòrre via, conviene di necessitade tutta la terra Cv IV xv che non è altro che tòrre via la distinzione di queste condizioni, e così è tòrre via quelle
Cv IV xiv la quale toglie via che villano uomo mai non possa essere gentile Cv IV xv la transmutazione di viltade in nobilitade è tolta via Cv IV xiv e toglie via la mutazione di villano padre
trapassare dentro
penetrare (metaforico) 1 Pg VIII 21 certo che 'l trapassar dentro è leggero
trapassare oltre trascorrere/andare oltre 1 Pg XXIV 115 Trapassate oltre sanza farvi presso
trarre dietro rifluire indietro 1 Pg VIII 30 che da verdi penne / percosse traean dietro e ventilate
trarre fuor35 produrre, generare 1 Rime C 41 Passato hanno lor termine le fronde / che trasse fuor la vertù d’Ariete
trarre giù staccare, grattare via 1 If XXIX 82 e sì traevan giù l’unghie la scabbia
trarre su a) tirare su (1)
b) aiutare a salire (1)
c) portare in cielo (1)
3 If XXII 36 Graffiacan… / li rruncigliò le ‘mpegolate chiome / e trassel sù, che mi parve una lontra
Pg XXIII 124 Indi m'han tratto sù li suoi conforti
Pd XI 110 piacque di trarlo suso a la mercede
trarsi avante farsi avanti 4 If XXI 74 traggasi avante l’un di voi che m’oda If XXI 118 Tra’ti avante, Alichino, e Calcabrina
35 Si veda anche il seguente esempio, con particella preposta: Pg XXIV 49 Ma dì s’i’ veggio qui colui che fore / trasse le nove rime, sempre con il significato di ‘produrre’, ‘dare vita’.
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Pg II 76 Io vidi una di lor trarresi avante / per abbracciarmi Pg XXVIII 46 «vegnati in voglia di trarreti avanti»
trarsi oltre farsi avanti 1 Pg XX 29 ch'io mi trassi oltre uscire fuori36 uscire fuori 2 If XXXIV 85 Poi uscì fuor per lo fóro
d’un sasso Vn XXVII 3-5 11 ed escon for chiamando la donna mia
vedere dinanzi37 vedere davanti 1 If XX 15 perché ‘l veder dinanzi era lor tolto
venire appresso venire dietro, seguire 4 Pg III 92 e tutti li altri che venieno appresso Fiore CLXXXV 4 e l’altro viene appresso san dimora Pg XXIX 65 Genti vid' io allor (…) / venire appresso, vestite di bianco Pg XXIX 92 vennero appresso lor quattro animali
venire avante venire avanti 3 Fiore XX 9 «Vien’ avanti e bascia ‘l fiore Fiore LXXX 1 Astinenza-Costretta venne avanti, / e disse Fiore CXXXI 11 «Venite avante»
venire dentro percepirsi 1 Cv III ix perché la imagine loro vegna dentro più lievemente e più sottile
venire fuori giungere fuori 1 Pg XXVII 57 venimmo fuor là ove si montava
venire giù scendere a valle 1 Pg XIV 46 venendo giuso venire retro38 collocarsi dietro 1 Pg XXVII 47 pregando Stazio che venisse
retro venire su39 venire su, salire 3 Pg XXI 29 venendo sù
Pd XVI 118 già venìa sù Pg IX 87 'l venir sù non vi nòi
volare su volare in cielo 1 Pg XII 95 o gente umana, per volar sù nata volgersi ‘n/in dietro
voltarsi indietro 3 If IX 55 Volgiti ‘n dietro e tien lo viso chiuso If XV 98 si volse in dietro e riguardommi Pg I 113 volgianci in dietro
volgersi dietro voltarsi indietro 1 Pg XXIV 143 io mi volsi dietro a’ miei dottori
volgersi intorno guardarsi attorno 1 Pg VIII 41 mi volsi intorno, e stretto m’accostai
36 Secondo l’ED, nei casi di uscir fuori e trarre fuori, la particella non è pleonastica ma ha valore intensivo-rafforzativo. Oltre agli esempi riportati in tabella, si vedano anche i numerosi casi sintagmatico-pronominali: Pg I 90 quella legge / che fatta fu quando me n’usci’ fora; Rime XLV 53 sí che per te se n’esca fuor lo freddo; Pd XXX 69 e s’una intrava, un’altra n’uscia fori; Vn II cominciamento parr. 8-11 Ma quei che n’uscian for con maggior pena. 37 Degno di nota il caso discontinuo di vedere dinanzi nel senso di ‘prevedere’ in If X 98 El par che voi veggiate… / dinanzi quel che ‘l tempo seco adduce. 38 Nel senso di ‘seguire’ abbiamo anche il caso preposizionale If XIX 93 Viemmi retro. 39 Si veda anche la versione «sintagmatico-pronominale» in Pg IX 60 sen venne suso, con il significato di ‘avviarsi verso l’alto’.
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I VS individuati sono in tutto 121, per un totale di 216 occorrenze. Molti compaiono solo una
o due volte, ma ce ne sono alcuni che ricorrono con una certa costanza, ad esempio: andare
suso/su (10), tòrre via (8), andare via (8), cadere giuso/giù (7), tornare suso/su (5), scendere
giuso/giù/giùe (5), montare su (5), trarsi avante (4), venire appresso (4), salire su (4), levarsi
su (4), essere dentro (4), andare giuso/giù (4). Delle 21 particelle totali40, quelle che
compaiono con il maggior numero di basi sono giù (19), su (18) e via (10). Delle 68 basi
verbali totali, invece, quelle che occorrono con il maggior numero di particelle sono verbi di
moto dal significato generico quali andare (12), mettere (7), venire (7), trarre (4), portare (4).
Dal punto di vista semantico, alcuni VS (14 in totale) presentano più di un significato. Inoltre,
anche i VS danteschi sembrano corrispondere alla classificazione semantica data al paragrafo
2.2 per i VS contemporanei. Per massima parte, le particelle dantesche fungono da marche
direzionali (correre via, portare su, venire fuori), ma troviamo anche esempi di particelle
pleonastico-rafforzative (salire su, cascare giù, scendere giù), di VS locativi con un
corrispettivo traslato (mettere fuori: sia ‘mettere fuori’ che ‘emettere’) e di VS completamente
idiomatici (disporre giù ‘tralasciare’, mandare fuori ‘esternare’ o porre giù ‘cessare’).
È infine curioso osservare come, limitatamente alla Divina Commedia, la stragrande
maggioranza dei VS si trovi nell’Inferno (57) e nel Purgatorio (70). Il Paradiso ne conta solo
2841. Una simile disparità può essere dovuta al fatto che nelle prime due cantiche Dante usa
uno stile più basso e colloquiale, mentre nel Paradiso lo stile è più aulico e latineggiante.
5.3. Discussione dei risultati
Questo viaggio nell’italiano antico è stato dettato dall’esigenza di avvalorare l’ipotesi
tipologico-strutturale e quindi la tesi che i VS si siano sviluppati in modo autonomo in
italiano. I dati nella Tabella 2 mostrano come i VS fossero già una realtà all’epoca di Dante e
quindi ben presenti nel fondo toscano dell’italiano. Questo sembra smentire l’ipotesi dei
dialetti settentrionali, che prevede uno sviluppo di questi verbi in italiano standard attraverso i
dialetti dell’Italia settentrionale.
40 Diamo di seguito la lista completa delle 21 particelle che compaiono nei VS: addosso/a dosso, appresso, avanti/avante, contra/contro, davanti/davante, dentro, dietro/diretro/dirietro, dinanzi, dintorno, fuori/fuor/fori/for/fora/fore/furi, giù/giùe/giuso, indietro/’n dietro/in dietro, innanzi/inanzi, insieme, intorno, oltre/oltra, presso, retro/rietro, sotto, su/sue/suso, via. 41 Riportiamo per completezza anche le cifre riguardanti le altre opere dantesche: Convivio (28), Rime (11), Fiore (11), Vita Nova (7), Detto (2).
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Tuttavia rimane ancora uno scenario possibile: l’ipotesi germanica. Si potrebbe infatti
sostenere che, data la diffusione dei VS nelle varietà centro-settentrionali della penisola, il
loro sviluppo, sia nei dialetti che nell’italiano standard, sia stato determinato da contatti con le
lingue germaniche. Come già osservato al paragrafo 4.1, varie obiezioni sono state sollevate a
questa ipotesi (cfr. Durante 1981 e Vicario 1997). In chiusura di questa sezione vorremmo
aggiungere alcune osservazioni che, lungi dal risolvere la questione, mirano a chiarire il
quadro complessivo.
L’ipotesi che il contatto con le lingue germaniche possa essere stato la causa dello sviluppo
dei VS nei dialetti dell’Italia settentrionale e perfino nel toscano ci fa interrogare sulla
mancata presenza di queste costruzioni in francese42. In realtà, sebbene i VS non siano una
realtà in francese contemporaneo, sembrano esserlo stati in una fase più antica della lingua.
Secondo Dufresne, Dupuis & Tremblay (2003:44) (che a loro volta si rifanno a Buridant
2000), l’antico francese presenta, accanto al sistema prefissale, una serie di particelle post-
verbali (ovvero avverbi locativi) che fungono da modificatori del verbo. Sebbene nell’articolo
di Dufresne, Dupuis & Tremblay (2003) si riconosca e anzi si metta in evidenza la
somiglianza di queste strutture con gli analoghi costrutti germanici, gli autori tuttavia
sottolineano come il sistema di modificazione tramite particelle (unitamente al sistema
prefissale) sia una costante all’interno delle lingue indoeuropee in genere, latino compreso
(cfr. paragrafo 3.2 e Vincent 1999)43, e che quindi la presenza di particelle in antico francese
sia riconducibile non tanto al contatto con le lingue germaniche durante le invasioni dei
Franchi, quanto piuttosto a un retaggio indoeuropeo.
A nostro avviso, e alla luce delle considerazioni al paragrafo 3.2, una simile conclusione si
può applicare al caso dell’italiano e dei dialetti settentrionali, con la differenza che in questi
ultimi il sistema di VS, anziché scomparire44, si è pienamente affermato. Rimane naturalmente
la questione dei dialetti dell’Italia meridionale, che invece non sembrano presentare queste
costruzioni. A nostro avviso occorrerebbe innanzitutto appurare se questa percezione 42 In francese troviamo sporadici esempi di VS, come ad esempio jeter dedans/dehors/dessous ‘gettare dentro/fuori/sotto’, ma il sistema non appare molto produttivo. 43 Vincent (1999) riporta come il latino arcaico presentasse particelle in posizione pre-verbale, ma separate dal verbo, che confermano la tesi della presenza, nelle fasi indoeuropee più antiche, di avverbi frasali mobili che hanno poi dato origine a preposizioni, prefissi e particelle. Si vedano gli esempi in (3) riportati dal grammatico Festus (citati in Vincent 1999:1119; cfr. anche Cuzzolin 1995): (3) a. Sub vos placo, in precibus fere cum dicitur, significat id, quod supplico, ut in legibus
transque dato et endoque plorato b. ob vos sacro, in quibusdam precationibus est, pro vos obsecro, ut sub vos placo, pro supplico c. si calvitur pedemve struit, manum endo iacito
44 Secondo Dufresne, Dupuis & Tremblay (2003) il sistema di particelle post-verbali in francese è scomparso nel XVI secolo.
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corrisponda al vero: nonostante questo dato venga generalmente accettato dagli studiosi, non
sono a conoscenza di studi specifici che ci dicano quali sono le aree dialettali in cui i verbi
sintagmatici sono assenti e in che misura lo sono. Naturalmente, se la percezione si dovesse
rivelare fondata, dovremmo andare alla ricerca di spiegazioni. Tuttavia allo stato attuale
risulta difficile fare ipotesi senza una base di dati certa45.
In conclusione, ci sembra di poter affermare che, sebbene l’ipotesi tipologico-strutturale
debba ancora trovare piena conferma, ci sono buoni elementi per considerare i VS come una
risorsa autonoma dell’italiano sviluppatasi per supplire a una mancanza strutturale
determinata da cambiamenti tipologici.
6. Conclusioni
Con questo lavoro abbiamo voluto contribuire alla conoscenza di un fenomeno lessicale
dell’italiano di estremo interesse, ma ancora poco studiato: i verbi sintagmatici. Queste
costruzioni, oltre ad essere un’importante risorsa lessicale dell’italiano contemporaneo e
quindi interessanti da un punto di vista lessicologico, costituiscono anche un’interessante
questione diacronica e tipologica, in quanto risultano essere un’anomalia all’interno del
panorama romanzo. Per questa ragione ci siamo concentrati sulla ricerca delle motivazioni
che hanno portato allo svilupparsi di queste forme verbali. In particolare, l’analisi diacronica
condotta sui testi danteschi ha portato alla luce una serie inattesa di verbi sintagmatici,
smentendo l’ipotesi che i verbi sintagmatici siano passati in italiano standard attraverso i
dialetti dell’Italia settentrionale e avvalorando la tesi di uno sviluppo autonomo di queste
costruzioni in italiano (ipotesi tipologico-strutturale).
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45 Una prima speculazione in merito mi è stata suggerita da Antonietta Bisetto, che ringrazio: le varietà meridionali sembrano aver sviluppato un sistema di verbi di moto transitivi derivati dalle controparti intransitive, come ad esempio scendere la televisione (con il significato di ‘mettere giù la televisione’), che di fatto vanificano l’uso delle particelle direzionali con i verbi agentivi (per esempio mettere su/giù). Un’ulteriore linea di approfondimento potrebbe considerare l’interazione delle varietà meridionali con lo spagnolo e l’arabo.
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