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La preistoria di Lampedusa
ii
La dea madre di Lampedusa
La preistoria di
Lampedusa
Diego Ratti
iv
Copyright © 2015 Diego Ratti
Tutti i diritti sono riservati. Questo libro e ogni sua parte non possono essere riprodotti o utilizzati in alcu-
na maniera senza consenso scritto espresso dell’ autore.
Prima Edizione: 2015
Sito internet dell’ autore: www.lopadusa.com
Dedica
A mia moglie Weslaine
Indice dei contenuti
Ringraziamenti vii
Premessa dell' autore viii
Introduzione 9
Capitolo 1: Un secolo di opportunità perdute 10
Capitolo 2: Lampedusa nel V millennio a.C. 20
Capitolo 3: La vita domestica 27
Capitolo 4: Rondelle neolitiche 38
Capitolo 5: Il villaggio di Cala Creta 59
Capitolo 6: Le necropoli sommerse 79
Capitolo 7: Una civiltà scomparsa sotto il mare 113
Capitolo 8: Religione e culto 129
Conclusione 149
Appendice : Archeoastronomia 150
Catalogo 165
Tavole 183
Note 188
Bibliografia 189
Glossario 192
vii
Ringraziamenti
L’ autore desidera ringraziare:
Mio padre Pietro per avermi portato a Lampedusa da bambino insegnandomi ad ap-
prezzarne la bellezza, la storia e l’ archeologia.
I miei figli Pietro Neto e Lorenzo José per l’ aiuto e la compagnia nelle mie escur-
sioni culturali sull’ isola di Lampedusa.
L’ Associazione Culturale Archivio Storico Lampedusa ed il suo presidente architet-
to Antonino Taranto per l’ aiuto ed il supporto, nonché per il continuo e instancabile
sforzo nel cercare di salvaguardare il patrimonio storico, archeologico e culturale dell’
isola.
Il sindaco del Comune di Lampedusa e Linosa Giusy Nicolini la cui battaglia a tute-
la dell’ ambiente di Lampedusa ha contribuito a salvare alcune importanti tracce della
preistoria di Lampedusa.
Il professor Sebastiano Tusa per aver dato attenzione alle mie segnalazioni sulle
tracce di reperti preistorici presenti sull’ isola.
Ringrazio infine tutti coloro che, condividendo lo spirito di questa iniziativa, colla-
boreranno alla salvaguardia dello straordinario patrimonio archeologico di Lampedusa
rispettandolo e proteggendolo.
viii
Premessa dell’ autore
Quando mio padre mi portò a Lampedusa all’ età di sei anni mostrandomi per la
prima volta i “cerchi di pietra” non avrei mai pensato di ritrovarmi qualche decennio più
tardi a scrivere un libro sulla preistoria di Lampedusa: un compito certamente troppo
grande per le mie capacità. Il mio rammarico scrivendo queste pagine nasce infatti dalla
consapevolezza di non possedere tutte le conoscenze scientifiche necessarie che nel
mondo dell’ archeologia moderna e multidisciplinare solo si acquisiscono sul campo e
che anni di studio da autodidatta, nonostante l’ impegno e la passione, certamente non
possono sostituire.
Iniziando a scrivere questo piccolo libro ritenevo inizialmente di dovermi porre co-
me obiettivo quello di riuscire a risvegliare l’ interesse circa la preistoria di Lampedusa
nel mondo scientifico ed accademico, poi mi sono reso conto che potrò ritenermi soddi-
sfatto del mio sforzo se questo lavoro sarà capace di risvegliare la passione per la
preistoria di Lampedusa anche in un solo bambino come capitò a me tanti anni fa guar-
dando i cerchi di pietra. Gli errori commessi nell’ ultimo secolo che hanno danneggiato il
patrimonio archeologico dell’ isola non saranno ripetuti solo se la nuova generazione
imparerà ad apprezzarne la bellezza e l’ importanza.
Infine, ripensando a tante estati trascorse sull’ isola, sento di avere ricevuto molto in
termini di affetto ed esperienze da Lampedusa e dalla gente che qui ho incontrato, per
questo spero, scrivendo queste pagine, di fare qualcosa di buono per l’ isola che mi ha
ospitato per tanti anni.
Il "Codice dei beni culturali e del paesaggio" favorisce e sostiene la partecipazione
di soggetti privati alla valorizzazione del patrimonio culturale (Articolo 6 comma 3) con-
siderandola attività socialmente utile (Articolo 111 comma 4): la legge sancisce che
anche l’ impegno dei singoli soggetti privati è importante per la salvaguardia del patri-
monio culturale del nostro paese, facendo mio questo principio ho raccolto in questi anni
dati e documentazione fotografica ed ho effettuato studi sulla preistoria di Lampedusa
che, di seguito esposti, auspico possano essere di qualche utilità alle Soprintendenze nel-
la loro attività di ricerca e di tutela del patrimonio archeologico di Lampedusa, oggi in
grande pericolo. L’ azione dell’ uomo nell’ ultimo secolo ha infatti gravemente danneg-
giato i resti della cultura preistorica di Lampedusa cancellandone per sempre molte delle
tracce materiali, un intervento di tutela e conservazione da parte delle Autorità compe-
tenti è quanto mai urgente.
E’ importante ricordare a chi legge, a chi vive sull’ isola e a chi ha la fortuna di visitare
Lampedusa, che ogni ritrovamento fortuito di reperti archeologici deve essere per legge
segnalato alle autorità competenti e che solo in questo modo è possibile contribuire come
privati cittadini alla salvaguardia del patrimonio archeologico dell’ isola.
Tutti i siti presentati in questo libro che non erano già stati pubblicati sono stati se-
gnalati alle Autorità competenti dall’ autore, tutti i reperti trovati da chi scrive e descritti
in questo libro sono stati denunciati alle Autorità competenti e quindi consegnati o con-
servati in attesa di istruzioni specifiche al fine di garantirne la tutela e salvaguardia nella
speranza che possano presto essere ospitati dal Museo Storico delle Isole Pelagie non
appena questo sarà stato restaurato e riaperto.
Sfortunatamente, ad oggi, nonostante le molte segnalazioni e denunce di ritrovamen-
ti fortuiti fatte negli ultimi anni nessuna iniziativa concreta è stata ancora presa per
studiare, salvaguardare e valorizzare la preistoria di Lampedusa, questo anche a causa
della grave mancanza di risorse economiche che affligge le autorità preposte alla tutela
del patrimonio archeologico. Anche per questo ho deciso di pubblicare questo scritto:
rendendo pubblico il grande potenziale archeologico dell’ isola di Lampedusa probabil-
mente sarà più facile trovare le risorse per studiarlo e tutelarlo.
9
Introduzione
Il risultato delle scarse ricerche sulla preistoria di Lampedusa è stata l’ accettazione
acritica da parte della comunità scientifica dell’ ipotesi che l’ isola abbia poco da offrire
allo studio della preistoria del Mediterraneo: al contrario, obiettivo di questo scritto è
dimostrare che l’ isola di Lampedusa fu popolata ininterrottamente a partire dall’ inizio
del quinto millennio a.C. per più di mille anni da una popolazione preistorica che ha svi-
luppato una cultura autonoma e che ha lasciato tracce della sua esistenza di grande valore
artistico ed interesse scientifico.
Idoletto preistorico in pietra
27
Capitolo 3: La vita domestica
Dei resti di capanna trovati a Cala Pisana4 purtroppo ad oggi non rimane più traccia,
della scarsità di reperti superficiali dai fondi di capanna di Capo Grecale e del loro pro-
babile riutilizzo in altre epoche si è già detto nel primo capitolo: fortunatamente dai resti
di una capanna presumibilmente neolitica in località Cala Creta (Figura 3.1) sono stati
trovati dall’ autore interessanti reperti di superficie che permettono di formulare alcune
ipotesi sulla vita domestica e sulle attività quotidiane della gente di Lampedusa nel quin-
to millennio a.C.
Figura 3.1: I resti di capanna preistorica in località Cala Creta
Si tratta di una capanna circolare dal diametro interno di circa 2,5 metri costituita da
un muretto circolare di pietre ortostatiche a doppio parametro e da uno scavo interno che
abbassa il piano abitabile circa 20/30 centimetri rispetto al livello del terreno circostante:
una soluzione simile a quanto osservabile nei resti delle capanne di Piano Vento8.
L’ alzato della capanna era probabilmente costituito da una struttura portante
perimetrale in legno, rinforzata da un palo centrale portante e quindi ricoperta da un
graticcio di paglia e canne intonacato con un rivestimento di terra ed argilla impastate
che doveva renderla più solida ed impermeabile.
28
Figura 3.2: capanna di sassi e legno (foto A. Davey)
La foto di Figura 3.2 mostra una capanna di un villaggio agricolo in Etiopia nella
regione degli Amara, i materiali di costruzione (sassi, legno, terra, paglia e canne) sono
gli stessi delle capanne preistoriche di Lampedusa così come, probabilmente, la tecnica
costruttiva stessa.
Il muretto circolare alla base della capanna di Cala Creta in alcuni punti ha uno
spessore di circa 50 centimetri ed è costituito da due file parallele di pietre piantate
verticalmente nel terreno e disposte in circolo, lo spazio tra queste due file (Figura 3.3) è
riempito con terra e pietre più piccole, una soluzione per fornire maggiore isolamento
all’ ambiente interno della capanna. Intorno alla capanna si trova affiorante sulla
superficie del terreno un singolo filare di grandi pietre ortostatiche (Figura 3.4) che
delimita su due lati un’ area rettangolare di circa 50 metri sul lato più lungo e di circa 20
metri su quello più corto che probabilmente costituiva un’ area di coltivazione adiacente
all’ abitazione.
29
Figura 3.3: Il muretto circolare alla base della capanna costituito da un doppio filare di
pietre ortostatiche
30
Figura 3.4: il filare di pietre ortostatiche delimita l’ area di coltivazione intorno alla
capanna
31
Sulla superficie di terreno intorno alla capanna e all’ interno del giardino
rettangolare sono stati recuperati dei ciottoli neri in basalto (Figura 3.5), probabilmente
utilizzati come lisciatoi o percussori, inoltre sono state trovate conchiglie marine,
schegge in selce bianca/grigia e vari frammenti ceramici scarsamente diagnostici.
Figura 3.5: frammenti di ciottoli neri trovati intorno alla capanna
La presenza di lame in selce patinata bianca in località Cala Creta era già stata
notata in occasione di un sopraluogo negli anni ’70 da parte di Diceglie2: a conferma di
ciò, nei pressi della capanna è stato possibile identificare una lama e numerose schegge
in selce di colore grigio/bianco (Figura 3.7). Frammenti di roccia sedimentaria
contenenti vene di selce di bassa qualità non sono rari sulla superficie di Lampedusa e
costituivano pertanto un’ importante risorsa immediatamente disponibile per i primi
coloni, al contrario dell’ ossidiana che invece doveva essere importata19
: quella
proveniente dalla capanna di Cala Pisana dalle analisi petrografiche3 risulta essere
proveniente da Pantelleria; a Cala Creta sono stati segnalati anche ritrovamenti di
ossidiana ma l’ autore non ha mai avuto modo di visionarne campioni o foto.
Gli strumenti in pietra erano una componente essenziale della vita di tutti i giorni e
venivano usati come lame, raschiatoi, lisciatoi, macine, asce, frecce e punte di lancia.
32
Figura 3.6: lama ricavata da una roccia contenente venature di selce
Figura 3.7: lama ricavata da una roccia contenente venature di selce e schegge
33
Figura 3.8: frammento di ossidiana ritrovato da uno studente della scuola superiore
di Lampedusa in una fossa in località Vallone Profondo
Figura 3.9: la fossa rettangolare intagliata nella roccia che conteneva l’ ossidiana
34
Figura 3.10: frammenti di ocra rosso sul terreno intorno alla capanna
Un altro minerale utilizzato dai primi coloni di Lampedusa è l’ ocra da cui si ottiene il
noto pigmento rosso che nel neolitico veniva utilizzato a scopi decorativi e in seguito dal
tardo neolitico/inizio dell’ eneolitico siciliano anche come colorazione per la pelle dei
defunti, forse a significare la vita dopo la morte per il colore rosso che ricorda quello del
sangue. L’ ocra a Lampedusa poteva essere tanto d’ importazione quanto di origine
locale: recenti studi hanno dimostrato che le decorazioni rosse di manufatti neolitici
trovati a Malta20
potevano essere stati ottenuti utilizzando rocce sedimentarie autoctone a
base di ooliti di calcio carbonato contenenti tracce di ossidi ferrosi .
Nei pressi della capanna sono state trovate anche conchiglie marine (Heraplex
Trunculus): si tratta di resti di pasto che testimoniano l’ importanza delle risorse marine
nella dieta di base dei primi abitanti di Lampedusa. I molluschi marini rappresentano una
risorsa alimentare facilmente reperibile e disponibile tutto l’ anno, per questo le
conchiglie frequentemente associate a siti neolitici vengono interpretate come resti di
pasto: anche nell’ elenco dei reperti faunistici dalla capanna neolitica di Cala Pisana4
compaiono infatti diverse specie di molluschi.
Tra le attività quotidiane di questa prima comunità neolitica possiamo dunque anno-
verare, sulla base dei reperti esaminati: la coltivazione dei campi, l’ allevamento di
animali domestici, la raccolta di molluschi, la produzione di manufatti litici, la costru-
zione e la manutenzione di capanne e recinti e la produzione di ceramica di uso
domestico.
35
Figura 3.11: conchiglie marine (Heraplex trunculus)
Per quanto riguarda invece la vita spirituale e la sfera delle credenze di questa
comunità primitiva, ancora una volta, un piccolo manufatto proveniente dalla capanna
circolare di Cala Creta ci permette di fare alcune congetture: si tratta di una figurina in
terracotta raffigurante una figura femminile acefala (Figura 3.12) realizzata con un
impasto ceramico grigio scuro ricoperto da un sottile strato superficiale rosso, sopra il
quale si alternano incrostazioni calcaree ed una pasta bianca che lo rendono simile, a
prima vista, ad un manufatto litico. In Robb21
troviamo una dettagliata spiegazione
riguardo al ruolo delle figurine in terracotta nel Neolitico italiano rispetto alla più ampia
e documentata tradizione che interessa i Balcani, l’ Europa continentale, l’ area Egea, l’
Anatolia ed il Levante. Da tale analisi scopriamo che la funzione esatta di queste figurine
è ancora incerta, si tende ad escludere la funzione meramente decorativa anche data la
scarsa cura con cui queste “figurine” sono rifinite, mentre l’ interpretazione più condivi-
sa è che queste figurine, che generalmente ritraggono persone di sesso femminile
rappresentate in forma più o meno astratta, siano legate al culto della fertilità e quindi
simbolicamente associate tanto alla riproduzione quanto alla pratica agricola. Accanto ad
una grande diversità di linguaggi e forme nell’ arte delle figurine neolitiche, esistono
elementi comuni: in genere esse sono di piccole dimensioni (circa 5/10 centimetri) e rea-
lizzate in terracotta. Sono state trovate in gran numero e frequenza in molti siti neolitici
europei, mentre sono relativamente poche quelle trovate in Italia per cui quella di Lam-
pedusa è da tenere in particolare considerazione perché mostra come questa piccola isola
in mezzo al Canale di Sicilia non fosse per nulla isolata, condividendo, oltre al corredo
tipico delle innovazioni neolitiche, anche credenze e spiritualità della tradizione neolitica
europea.
36
Figura 3.12: Figurina ginecomorfa in terracotta (sopra e sotto)dalla capanna circo-
lare di Cala Creta (Dim. 5 x 6 x 5 cm.). Confronto possibile con la figurina 13143.H10
di Catal-Hoyuk nel riquadro in basso a sinistra (foto da Stanford Figurines Project ).
37
I fondi di capanna circolari individuati a Lampedusa sono situati in diverse zone
dell’ isola in genere in gruppi composti da almeno una decina di capanne: sulla mappa
archeologica di Diceglie2 se ne contavano sette in località Cala Creta, di cui quella
descritta in questo capitolo è forse l’ unica sopravvissuta all’ antropizzazione recente del
territorio. Possiamo dedurre che gli insediamenti erano piccoli e distribuiti in diverse
zone dell’ isola probabilmente al fine di sfruttare l’ area coltivabile in modo più
efficiente con la formazione di piccoli clan o nuclei plurifamigliari ciascuno dei quali era
probabilmente responsabile della terra e delle risorse adiacenti al proprio accampamento.
Le indagini antropologiche e paleodemografiche (confronta discussione in Robb21
) sui
gruppi di popolazione neolitica studiati in Italia mostrano che la vita attesa media era
molto bassa: tra i 15 e i 25 anni, con rari casi di individui in grado di raggiungere i 50
anni, che il tasso di mortalità infantile poteva raggiungere anche picchi del 40% e che vi
era equidistribuzione di maschi e femmine nei gruppi. I dati dalla necropoli proto-
eneolotica di Piano Vento22
, interessante perché la più vicina a Lampedusa nella quale
siano state effettuate questo tipo di indagini, conferma questi dati per cui possiamo
ragionevolmente pensare che anche la popolazione neolitica di Lampedusa avesse una
distribuzione simile per età e sesso.
Figura 3.13: materiali della figurina ginecomorfa di Cala Creta
149
Conclusione
Le ipotesi avanzate e gli interrogativi sollevati durante la stesura di questo contribu-
to allo studio sulla preistoria di Lampedusa mi auguro possano stimolare l’ inizio di studi
e ricerche fatte in modo professionale, con metodi, mezzi e strumenti scientifici che,
sfortunatamente, chi scrive, autodidatta e studioso per passione, non ha a disposizione.
E’ caratteristica essenziale del metodo scientifico che le ipotesi siano testate, accet-
tate o rifiutate sulla base di esperimenti e dati certi ed oggettivi: in questo senso auspico
che tra i tanti studiosi e ricercatori di archeologia che contribuiscono alla ricerca e allo
studio del patrimonio archeologico italiano e siciliano, ci sia qualcuno che possa miglio-
rare correggere ed ampliare quanto io ho cercato di presentare qui senza alcuna pretesa di
esaustività ed infallibilità, senza interesse commerciale ma soltanto motivato dal deside-
rio di arricchire la nostra conoscenza circa il lontano passato di Lampedusa.
L’ autore
Diego Ratti
183
TAVOLE
Tavola I – Cronologia
Tavola II – Mappa – Sicilia, Malta e Lampedusa nel Neolitico Medio
Tavola III – Mappa – Sicilia, Malta e Lampedusa nell’ Eneolitico Iniziale
Tavola IV – Mappa – Lampedusa
184
TAVOLA I Tavola cronologica delle principali fasi riconoscibili nella preistoria di Lampedusa nel
periodo compreso tra il Neolitico Medio e l’ Eneolitico Medio con alcune corrispondenti
fasi della preistoria di Malta e della Sicilia che presentano contatti, sincronie e confronti
possibili con Lampedusa.
PERIODO
LAMPEDUSA
MALTA
SICILIA
4800-4400 AC Cala Pisana:
Capanne stentinelliane
Ceramica stentinelliana
Aria Rossa:
Rondelle neolitiche
Capanne circolari
Ghar Dalam:
Ceramica
stentinelliana
Stentinello:
Villaggio
Trincerato
Ceramica
stentinelliana
4400-4100 AC Cala Creta
Punta Parrina
Cala Uccello:
Capanne circolari
Dolmen
Grotte
Grey Skorba
Red Skorba:
Capanne
circolari
Piano Vento:
Capanne circolari
neolitiche
4100-3600 AC Cala Creta
Punta Parrina
Cala Uccello
Capo Grecale:
Capanne circolari
Grotte
Rock cut tombs
Tabaccara:
Capanne circolari
Struttura ansata (tempio)
Rock cut tombs
Zebbug:
Ceramica incisa
Rock cut tombs
Piano Vento
Cntr. Scintilia
Cntr. Tranchina
Rock cut tombs
Ceramica incisa
Stile San Cono-
Piano Notaro-
Grotta Zubbia
3600-3300 AC CRISI: perdita di area
coltivabile, sommersio-
ne delle necropoli più
antiche
MIGRAZIONE: mo-
vimenti demografici
verso Sicilia e Malta
Ggantija:
Templi
Rock cut tombs
Inizia la fase dei
Templi
3300-3000 AC ABBANDONO
Tarxien:
Grandi templi
Ipogei
185
TAVOLA II Sicilia, Lampedusa e Malta nel Neolitico Medio: siti menzionati nel testo
186
TAVOLA III Sicilia, Lampedusa e Malta all’ inizio del periodo Eneolitico: siti menzionati nel testo
187
TAVOLA IV Lampedusa: siti menzionati nel testo
Dati cartografici © 2014 Google ; imagery © DigitalGlobe
188
Note
-La Figura 1.3 e la Figura 1.4 sono tratte dalla pubblicazione “Tracce di un insediamento neolitico
nell’ isola di Lampedusa” G. Radi, 1973 in Atti della Società Toscana di Scienze Naturali- Serie A - pp
197-205.Ringraziamo tanto l’ autrice quanto la casa editrice a cui spettano tutti i diritti sull’ immagine.
-Le ricostruzioni del paesaggio in Appendice sono realizzate utilizzando la piattaforma Google Earth e
ortofoto del portale “Geoportale Regione Siciliana” all’ url - http://www.sitr.regione.sicilia.it.
-Le ricostruzioni dell’ orizzonte in Appendice sono realizzate utilizzando la piattaforma SVC v.5.8.6
di Kerry Shetline, i cui algoritmi numerici si basano su “Astronomical Algorithms” di Jean Meeus,
189
Bibliografia
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3”Studi sulle ossidiane italiane, IV datazione con il metodo delle tracce di fissione”
Bigazzi, Bonadonna, Belluomini, Malpieri (1971) Boll. Soc. Geologica Italiana 90 (4)
469-480 Roma 4 “Tracce di un insediamento neolitico nell’ isola di Lampedusa” G. Radi, 1973 in Atti
della Società Toscana di Scienze Naturali- Serie A - pp 197-205 5 “Biogeografia delle isole Pelagie” , Aldo Segre, Rendiconti dell’ Accademia Nazionale
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Christoph Spötl, Giuliana Madonia, Ugo Sauro, , Quaternary Research, Volume 66,
Issue 3, November 2006, Pages 388-400 12 “
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271-286 : periodo umido dal 800 al 400 a.c in Tunisia 16
“Sea-level change along the Italian coast for the past 10,000 years” Kurt Lambeck,
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Volume 23, Issues 14–15, July 2004, Pages 1567-1598 17
"Il Tirreniano dell’ isola di Lampedusa: le successioni di Cala Maluk e Cala Uccello”
Buccheri, Renda, Morrelae, Sorrentino : da Boll. Soc. Geol. It. 118 (1999) 361-373 18
“The Pelagian islands: a new geological interpretation form sedimentological and
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Grasso- Pedley - 1985 19
“The Italian Obsidian Sources” Bigazzi, Oddone, Radi - Archemetriai Muhely 2005/1 20
“The provenancing of ochres from the Neolithic Temple Period in Malta”Nicola
Attard Montalto, Andrew Shortland, Keith Rogers, Journal of Archaeological Science,
Volume 39, Issue 4, April 2012, Pages 1094-1102 21
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190
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”Archeologia del Neolitico”, Pessina e Tinè, Carocci Editore, I edizione del 2008,
III ristampa del 2012: 34a
cap. 9, 34b
pag. 270. 34 c-d
”Archeologia del Neolitico”, Pessina e Tinè, Carocci Editore, I edizione del 2008,
III ristampa del 2012: 34c
pag. 263, 34d
pag. 255. 35
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Gulli, Soprintendenza Beni Culturali e Ambientali di Agrigento. 36
“Segreti dell’ antica Malta” J.D. Evans,Thames and Hudson, Londra, II edizione del
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“Prehistoric tombs near Zebbug, Malta”, Baldacchibo ed Evans, Papers of the Brithis
School at Rome” , Vol. 22 (1954) pagina 18. 40
“Nuovi dati di cronologia assoluta dell’ età del rame: la necropoli di contrada Scintilia
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2007 “Interconnections in the central Mediterraean: the Maltese islands and Sicily in
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“Prima Sicilia alle origini della società siciliana” a cura di Sebastiano Tusa 1997, Vol.
II fig II.7 Regione Siciliana..
191
44 Confronta con la maschera di terracotta dalla tomba 3 della necropoli di Piano Vento a
pagina 162 di “La Necropoli protoeneolitica di Paino Vento nel territorio di Palma di
Montechiaro” Giuseppe Castellana, Agrigento 1995 44b
Confronta con il capitolo “Le fosse votive della necropoli e credenze religiose” pagg.
67-80 di “La Necropoli protoeneolitica di Paino Vento nel territorio di Palma di
Montechiaro” Giuseppe Castellana, Agrigento 1995 45
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