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INVERNO 2018 ANNO XXV — N. 104 — Quaderno n. 14 COMUNICAZIONE, CULTURA E ATTUALITÀ NELLA CITTÀ METROPOLITANA DI VENEZIA Copia omaggio [email protected] CASE DI PREGIO LA TRADIZIONE CON INNOVAZIONE San Marco 2757 – 30124 Venezia Foto di Andrea Distefano [email protected] CASE DI PREGIO LA TRADIZIONE CON INNOVAZIONE San Marco 2757 – 30124 Venezia VENEZIA E LA MASSONERIA
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VENEZIA E LA MASSONERIA - Supernova Edizioni

Mar 22, 2023

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Page 1: VENEZIA E LA MASSONERIA - Supernova Edizioni

INVERNO 2018ANNO XXV — N. 104 — Quaderno n. 14

COMUNICAZIONE, CULTURA E ATTUALITÀ NELLA CITTÀ METROPOLITANA DI VENEZIA

Copia omaggio

[email protected]

CASE DI PREGIOLA TRADIZIONE CON INNOVAZIONE

San Marco 2757 – 30124 Venezia

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CASE DI PREGIOLA TRADIZIONE CON INNOVAZIONE

San Marco 2757 – 30124 Venezia

VENEZIA E LAMASSONERIA

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CITTÀ2 NEXUS – N. 104 — Quaderno n. 14 INVERNO 2018

VENEZIA E LA MASSONERIA

La Massoneria è un Ordine esoterico che impone agli adep-ti il segreto iniziatico, pertanto risulta impossibile ai pro-fani sapere non solo in che cosa consista il mistero, ma

anche quanta parte esso rappresenti in rapporto alla massone-ria visibile. I Framassoni o Franchi Muratori, o semplicementeMassoni, si diffusero in Italia a partire dal 1730, dopo la visitadel Gran Maestro della Loggia di Londra, sir Thomas Howard,nel 1729. A Venezia i Massoni furono accettati dalla Repubblicae il 27 novembre 1772 il segretario del Senato, Pier AntonioGratarol, poté fondare una Loggia di Liberi Muratori. Si chia-mava L’Union e ottenne la patente numero 438 dalla Gran Log-gia inglese dei Moderns. Come in quelle inglesi, anche gli ade-renti veneziani appartenevano alle più diverse estrazioni socia-li, molti nobili, borghesi ed ebrei. Il 6 maggio 1785, però, ricer-cando gli autori di un incendio doloso, scoppiato in Arsenale il25 aprile precedente, si scoprì una Loggia Massonica segretasulla Fondamenta di Rio Marin, all’anagrafico 803, nel palazzodel procuratore Contarini (poi Palazzo Venier). Il fante degliInquisitori, Cristoforo Cristofoli, sequestrò carte, mobili ed em-blemi dei Liberi Muratori, che vennero bruciati nel cortile diPalazzo Ducale (10 maggio) al grido di Viva San Marco. Tutte lelogge massoniche furono poi messe al bando dal territoriodello Stato. Alcuni sostengono, senza citare fonti, che la Masso-neria esisteva a Venezia già dal 1535 e che fu interdetta nel1686. In ogni caso, la Massoneria ufficiale non prende posizio-ne, non chiarisce se essa sia stata introdotta a Venezia dopo lavisita del Gran Maestro, sir Thomas Howard, nel 1729, o se siastata ufficializzata sotto nuova forma, utilizzando una prece-dente attività latomistica camuffata. Celebri affiliati venezianifurono, tra gli altri, Carlo Goldoni (1707-1793), il cosmografoFrancesco Griselini (1717-1787), Giacomo Casanova (1725-1798)e Hugo Pratt (1927-1995).

Eventi storici ci dicono che:Maggio 1738: con la bolla In eminenti, papa Clemente XII sco-munica la Massoneria, che in seguito apre a Venezia una primaloggia. Con l’avvento della seconda dominazione austriaca(1814-1848) il governatore civile e militare, Enrico di ReussPlauen, emanerà un decreto (settembre 1814) che proibirà la co-stituzione di qualsiasi società segreta, ma tali organizzazionicontinueranno a formarsi almeno fino all’insurrezione venezia-na del 1848-1849.28 luglio 1755: arresto di Giacomo Casanova, recluso nei Piom-bi, le carceri sotto il tetto di Palazzo Ducale. Come d’uso, l’in-carcerato non viene informato del capo d’accusa, che non verràmai chiarito. La sentenza depositata il 21 agosto non è del tuttochiara: «Venute a cognizione del Tribunale le molte riflessibilicolpe di Giacomo Casanova principalmente in disprezzo pub-blico della Santa Religione», gli Inquisitori – che tra l’altro lotenevano nel libro paga come informatore segreto o spia – lofanno arrestare. Si pensa che uno dei motivi possa essere la suacondotta di libertino con donne sposate a pezzi da novanta ... oforse perché era diventato massone e aveva cercato di avviarequalche nobile rampollo alla Massoneria.12 agosto 1761: Angelo Querini propone una riforma della co-stituzione della Serenissima Repubblica, ma è arrestato e rele-gato nel Castello di San Felice di Verona perché accusato di es-sere portatore di idee liberali e quindi sovversive, e di avereaderito alla Massoneria. Sarà in seguito liberato (29 settembre1763) e si ritirerà a vita privata.1830: il patrizio Teodoro Correr lascia al Comune il suo palaz-zo con la biblioteca e le raccolte (stampe, quadri, armi, e altro)relative all’intera Storia della Repubblica, lascito denominatoRaccolta Correr. Nel corso del tempo il Museo Correr ha piùvolte cambiato di sede: aperto nel 1836 nel palazzo a San ZanDegolà, dal 1898 al Fontego dei Turchi e dal 1922 nelle Saledelle Procuratie Nove e dell’Ala Napoleonica in Piazza SanMarco. Dal 1936 il Correr ospita anche il Museo del Risorgi-mento Veneziano, la cui formazione risale al 1866, e abbracciaun arco di tempo che va dalla fine del 1700 agli anni immedia-tamente seguenti l’annessione di Venezia al Regno d’Italia, finoalla Grande Guerra e alla Resistenza. È diviso in sezioni: laMassoneria (propagatrice di idee democratiche), la fine di Ve-nezia e la breve stagione della Municipalità Provvisoria, laprima dominazione austriaca (1798-1806), la dominazione fran-cese (1806-1814) la seconda dominazione austriaca (1814-1848),l’insurrezione di Venezia (1848-1849), la terza dominazione au-striaca (1849-1866), la liberazione di Venezia dagli austriaci e lasua annessione al Regno d’Italia (1866); un’ultima sezione ri-guarda Daniele Manin e Venezia. Nel tempo, grazie ad altri la-sciti e acquisti, il Correr ha allargato la sua presenza sul territo-rio e sono sorte così varie diramazioni museali. 1962: in occasione della prima fase del Concilio Vaticano II,l’accademico di Francia, Jean Guitton, in veste di osservatorelaico, ricorderà che Angelo Roncalli individua le «cinque pia-ghe d’oggi del Crocifisso» nell’imperialismo, nel marxismo,nella democrazia progressista, nella massoneria e nel laicismo.

Giovanni Distefano

Il vocabolo Alchimia è statospiegato attraverso molte ipo-tesi. Alcune interpretazioni si

trovano nei trattati degli stessialchimisti a partire dal Medioe-vo. Una prima ipotesi affermache la voce araba Kimija sia stataripresa in epoca Tang con il si-gnificato cinese di “succo d’oro”,un’altra fa derivare il lemma al-chimia dall’egizio Kimt (“terranera” o “Egitto”). In Europa itermini chemia o chimia e alchemiao alchimia vengono consideratisinonimi e indicheranno l’artedella trasmutazione metallicafino al secolo XVIII. Secondo al-cune ricerche storiche e antropo-logiche, l’origine dell’alchimiacoincide con la nascita dell’agri-coltura presso le prime comunitàe con l’elaborazione di ritualimagici. Successivamente la figu-ra del fabbro è considerata l’an-tesignano dell’alchimista per lasua capacità di manipolare mi-nerali e metalli.L’alchimia fonda le sue radici interritorio mesopotamico, oltrecinquemila anni fa i popoli diquelle terre, Sumeri, Accadi, Cas-siti, Assiri, Babilonesi e altri anco-ra inventarono la scrittura cu-neiforme e scoprirono le tecnolo-gie dei metalli, alcuni reperti cimostrano quali sorprendenti ca-pacità avessero raggiunto nellalavorazione dei metalli preziosi e

nella costruzione delle armi. Iltentativo di trovare le radici piùantiche dell’alchimia in que-st’area del mondo antico non èstato vano, inaspettatamente imiti che velano i principi alche-mici, in particolare quello di Gil-gamesh, sono numerosi.Dalla terra delle Piramidi ci giun-gono antichissime leggende e do-cumenti che collocano in Egitto lanascita di ogni scienza. Altrettan-to la cultura greca, fortemente in-fluenzata dal mondo iranico, la-sciò ai posteri alcuni documenti.La stessa mitologia greca, nelmito di Dioniso e Prometeo, tro-vano assonanza con l’Opus alche-mico. L’opera alchemica è statadefinita Magna Ars, Grande Arte.Nel proprio comportamento l’al-chimista imita i processi e i tempidella natura in maniera non ripe-titiva, con lo stesso intento l’arti-sta si ispira alla realtà immagina-tiva più elevata e modella tuttal’esistenza secondo la propriaispirazione, divenendo arteficedel proprio destino.L’arte figurativa, da sola o ac-compagnata da un documento,ha il compito di guidare il fruito-re nella comprensione dei conte-nuti. Si tratta di un uso di un lin-guaggio retorico che indirizza leopinioni attraverso la rappresen-

tazione visiva. Da questa genera-lizzazione, il linguaggio alchemi-co si distacca. In virtù del suo ca-rattere esoterico l’associazioni-smo alchemico e massonico creaun lessico metaforico, simbolico evotato alla segretezza.Dal punto di vista iconograficoquesto percorso immaginativo, inOccidente, risale ai cicli illustratipresenti nei codici tardomedieva-li. Nei secoli XVII e XVIII l’icono-grafia ermetica arricchisce ulte-riormente il suo lessico con im-magini inerenti all’ambito mitolo-gico. Inoltre gli artisti potrannoavvalersi delle figure simbolicheelencate nell’Iconologia di CesareRipa, stampata nel 1593. Sonopochi i casi in cui l’iconografia al-chemica ci sia stata tramandataper altra via, rare risultano le mo-nete o medaglie. Il rapporto traArte e Alchimia per essere com-preso e contestualizzato storica-mente, non può prescindere daun esame iconologico in armoniacon il testo. L’arte nelle sue varieforme, musica, pittura e sculturadiventa veicolo di trasmissione diidee simbologiche. Restringendoil campo ritroviamo questo mo-dus operandi in molte rappresen-tazioni figurative della Venezia

del secolo XVIII. Se dunque du-rante il Cinque e il Seicento, Ve-nezia era stata considerata sulpiano internazionale la Repubbli-ca per eccellenza prudente e vir-tuosa, ora non era più chel’ombra del passato, ripiegata suse stessa. In questo contesto stori-co-sociale si inserisce la Massone-ria, appoggiata dai politici, poi-ché con la diffusione dello spiritolaico, sembrava fornire un utileappoggio per la lotta anticuriale.In particolare anche l’arte delladecorazione e l’uso degli stucchi,che nel Settecento dimostra lameravigliosa opulenza degli stu-pefacenti palazzi veneziani, in al-cuni casi diventa emblema diorientamenti ideologici. Attraver-so uno sguardo soprattutto sim-bologico, è possibile riscontrarenegli stucchi di Palazzo Pisani al-cuni elementi che ci portano apensare a un discorso alchemicoe massonico che si esplica attra-verso una serie di raffigurazioniinerenti al mito. Le illustrazionirappresentano, dunque, il nodocentrale del significato alchemicoe tracciano in un certo senso lefasi dell’Opus. Queste ultime di-ventano simboli il cui compito èdi celare messaggi esoterici pergli iniziati e, allo stesso tempo, diesprimere quale fosse l’indirizzo

del committente. Gli stucchi rap-presentano iconograficamenteazioni mitologiche, ma sono intri-si di particolari allusioni almondo alchemico e massonico,probabilmente in parte correlatoall’iscrizione di Alvise Pisani allaLibera Muratoria. Le stanzedell’ammezzato di Palazzo Pisanirappresentano un viaggio mitolo-gico nel quale si alternano variedivinità, tra cui Giove, Giunone,Vulcano (il fabbro degli dèi),Mercurio emblema dei processidi trasmutazione dei metalli,Marte e Apollo. Quest’ultimo col-locato al centro delle decorazioni,dal punto di vista della simbolo-gia alchemica rappresenta l’orofilosofale, ovvero il raggiungi-mento della verità assoluta. Inol-tre riscontriamo anche l’alternarsidelle stagioni, che più di ognialtro fenomeno riflette la scansio-ne del giorno sulla quale siproietta anche il motivo forte-mente simbolico del contrastoluce-ombra. Ogni divinità è lega-ta, secondo il linguaggio ermeti-co, a un metallo; elemento impor-tante per non dimenticare chel’alchimia dal punto di vista pra-tico è legata all’arte metallurgica.Un altro aspetto fondamentale èla correlazione tra Astrologia eAlchimia, l’intero processo alche-mico doveva svolgersi in periodistabiliti e sotto precise costellazio-

ni: questo legame nella primadelle stanze dell’ammezzato diPalazzo Pisani è messo in lucedalle decorazioni che circondanoil medaglione centrale di Apollo,raffiguranti il sistema dello zodia-co e le quattro stagioni. Le costel-lazioni servivano agli uomini perassociare le dodici parti in cuisuddividevano il ciclo apparentedel sole attorno alla terra e alletrasformazioni che la natura subi-sce nel corso di un anno. Le dodi-ci principali operazioni dellaGrande Opera si sviluppano incorrispondenza dei dodici segnidello zodiaco, o meglio, quando ilsole per prospettiva torna, a cau-sa del moto della terra, in ciascu-no di questi settori zodiacali. La Cappella della Madonna delRosario si trova al piano nobile diPalazzo Pisani, restaurato intornoal 1717. Gli affreschi che ornano ilsoffitto mettono in luce una parti-colare simbologia di origine bibli-ca, alchemica-massonica e mito-logica. Quest’ultima a livello ico-nologico, se pur senza dubbio le-gata alla simbologia Mariana, sipresta a una possibile interpreta-zione che evidenzia tutti gli ele-menti delle società iniziatiche.

Valentina Ripa

PALAZZO PISANI

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Come il telefonino, l’auto-mobile è diventata la no-stra più assidua frequen-

tazione e, come il sempre piùpiccolo e sofisticato strumentodi comunicazione ma non solo, èdiventata insostituibile per tuttele nostre esigenze quotidiane.Così come riceviamo e telefonia-mo alla velocità della luce, cosìabbiamo la necessità di muoverciper arrivare pseudo velocemen-te in tutti quei luoghi che rite-niamo dover raggiungere. Ed ècosì che, anche per tragitti piùbrevi e dove non necessiterem-mo di arrivare così rapidamente,ormai automaticamente saliamoin auto e partiamo.

Andiamo ad acquistare il gior-nale, la cui rivendita dista 300metri, o andiamo a bere un caffèappena dietro l'angolo, a fare lapiù ovvia e comune delle com-missioni di tutti i giorni e chi piùne ha più ne metta, non più dasoli ma sempre e unicamente ac-compagnati dal nostro caro e,come dicevo, imprescindibilemezzo di trasporto. Poco impor-ta se il percorso è breve, anzibrevissimo, tanto che in alcunesituazioni non facciamo in tem-po a salire che siamo già scesi.Non ci interessa se per parcheg-giare dobbiamo poi girare e rigi-rare intorno al nostro fantomati-co arrivo per intere mezz’ore ose, come spesso accade, siamocostretti a fermarci in un postoche risulta essere ben più lonta-no rispetto a dove siamo partiti...

Ma, cari miei, ci siamo spostatiin macchina e, nel nostro incon-scio, siamo arrivati prima o, piùsemplicemente, abbiamo fatto,per un automatismo ormai insitoin noi, quello che dovevamo fa-re, ossia, non camminare!

Se potessimo, andremmo anchea fare la pipì con il nostro insepa-rabile mezzo di locomozione echissà che, fra qualche tempo emagari grazie a qualche ingegne-re scellerato che ha letto anchequesto articolo, non sia possibilee, per migliorarci la qualità dellavita e non farci alzare in piedifuori dall’auto per camminare,non si inventi qualche infernalemeccanismo che ci consenta difarla stando alla guida e, meglioancora, di fare pure la pupu.

Camminare è, purtroppo, di-ventato una cosa che, può sem-brare stupido, non ci appartienepiù, una cosa certamente da evi-

tare e alla quale, vista la quoti-dianità, non siamo più abituati.

Sembra così impossibile che, in

un clima di siffatta aberrazioneper il movimento o verso, comesi suol dire, quattro passi o peg-gio una salutare passeggiata,qualcuno decida di prendere“armi e bagagli” per fare, anchese per una sola parte, il Cammi-no di Santiago.

Or bene, per chi scrive, è statoun po’ come il fuoco che covasotto la cenere e, già nella prima-vera, questa voglia aveva datosegnali così insistenti e inequivo-cabili che non era più possibileposticipare o non consideraretale possibilità. Dopo aver cerca-to invano di soffocare in qualchemodo l’aspirazione a intrapren-dere una simile avventura, hoinformato dell’idea la mia dolcemetà, con la speranza che forseLei sarebbe riuscita a distoglier-mi e farmi rinsavire. Niente ditutto questo anzi, anche Lei hacominciato a ragionarci su e, inmen che non si dica, decidemmodi provare, di capire cosa e per-ché spinge tanta gente a intra-prendere questo viaggio, questopercorso che, avevo già capito,non poteva significare essere so-lo un modo per misurare la pro-pria resistenza. Dal mese di apri-le iniziammo a documentarcimeglio, a studiare per compren-dere tutte le difficoltà alle qualiandavamo incontro, vuoi pernon essere più abituati a cammi-nare vuoi perché non più giova-nissimi. Fissata la data per la finedi settembre e considerato chenon potevamo regalarci un pe-riodo più lungo di una decina digiorni, organizzammo il nostroCammino. Avremmo percorsocirca 200 km da sabato a sabato

con arrivo a Santiago nella tardamattinata, da “pellegrini”, por-tandoci nello zaino e sulle spalletutto il necessario. Unico vezzoconcessoci quello di trovare, lasera, pur in una condizione al-loggiativa modesta, una cameracon un piccolo bagno nel qualelavarsi, per quanto possibile,dalla fatica e dalla stanchezzadel nostro cammino. L’organiz-zazione alloggiativa così pro-grammata l’affidammo a unacoppia di amici che ci avrebberoaccompagnato e ai quali, in queigiorni, lasciavamo l’uso della no-stra auto con cui, insieme, sa-remmo poi rientrati in Italia.

Abbiamo passato l’intera estateparte a cominciare ad “allenarci”camminando quasi tutti i sabatopomeriggio e molte domenichemattina, attraversando il Lido inlungo e in largo. Devo dire che,pur non credendoci, il nostro al-lenamento ha senz’altro contri-buito ad aiutarci a superare tuttele difficoltà incontrate poi.

Non è impresa facile, con di-versi chili sulle spalle, percorrere25/30 km al giorno, lungo unpercorso certamente non como-do e pianeggiante come quellodel nostro allenamento. Il pro-blema era ed è stato farlo tutti igiorni e per otto giorni di segui-to, con il freddo e l’umidità delle

prime ore e il sole cocente dellatarda mattinata. Questo il climatipico della Galizia che abbiamo

trovato, con una sola mattina dipioggerellina fitta che ci ha ac-compagnato per un paio d’ore.Le vesciche ai piedi (impossibilenon averle), ci hanno reso la vitadifficile ma creme, unguenti e ce-rotti di cui avevamo a ragioneampie provviste, ci hanno aiuta-to. Molti i dolori muscolari allegambe soprattutto, ma anchealla schiena che, fortunatamentee come per incanto, scompariva-no dopo una decina di minutidalla ripresa del Cammino. Unagrande forza di volontà poi, almattino, per alzarsi dal letto, co-me se una notte intera nullaavesse fatto e nessun giovamen-to avesse portato per gran partedel nostro corpo sempre più in-dolenzito e stanco.

Ma, superato il primo momen-to e pensando alle bellezze delnostro viaggio e a tutto ciò cheesso stava offrendoci, dopo avermedicato per l’ennesima volta ipiedi ci si vestiva rapidamenteper iniziare un nuovo giorno delnostro cammino ammirando ilsorgere del sole. La fatica e i do-lori svanivano, l’incomparabilebellezza dei luoghi erano di ecce-zionale utilità per la mente, ilcorpo e, lasciatemelo dire, per lospirito. Ammirare ed estasiarsidell’originalità e della diversitàdi quei luoghi, dove la naturacon tutta la sua grandiosa pre-senza continua a essere l’elemen-to fondante che unisce, dialoga,accoglie tutti i numerosi fortuna-ti che da “pellegrini”, come noi oda “pellegrini turisti” come altri,ne condividono le numerosesfaccettature, i colori, gli odori,gli animali, la vegetazione. Un

allegro saliscendi di colline, pia-nure e monti, fanno di questaparte del Cammino il percorsoforse più ricco di diversità conpaesaggi e colori che annuncianoal preludio di ciò che attende il“pellegrino” al suo arrivo. Salu-tarsi durante il percorso è cosaspontanea e naturale: “Buen ca-mino” ci si augurava in unospagnolo semplice e giovane,“ultreya” a cui si rispondeva“suseya” tra gli anziani delposto, come dire: vai oltre, vaiavanti, animo!

Il silenzio che ti circonda sem-bra penetrare dentro, la mente ela cadenza ormai ritmica dei no-stri passi si fondono dando vita,senza accorgersene, a un percor-so fortemente meditativo. Ed ècosì che, come mai prima, riper-corriamo tutti i momenti dellavita trascorsi, momenti più omeno belli, difficili o spensierati,proficui o meno.

Ci si rende finalmente contoche la vita è qualcosa di straordi-nario, la certezza di essere e sen-tirsi tutti uguali si fa spazio eapre a più ampie e profonde ri-flessioni. Ed è questo che, alla fi-ne, comprendi del Cammino cheè la rappresentazione della no-stra vita, con salite, discese, pia-nure, sole, pioggia, freddo...

Lo percorri il Cammino e rivividentro di te tutta la vita trascor-sa, la ripercorri e pensi a tutto ciòche hai fatto o non fatto, a tuttociò che avresti dovuto o potutofare per migliorarci e migliorar-la. E quando pensi di non farcelapiù, di essere allo stremo dellaresistenza, ecco che Santiago tiappare in lontananza. Ti avvicinisempre più e, davanti alla Catte-drale, allora e solo allora, com-prendi tutti i perché e il significa-to del Cammino, della forza cheti ha dato, e di ciò che ti ha fattoritrovare e scoprire.

Ci ha fatto riavvicinare a ciò dacui incosciamente ci eravamo al-lontanati o non ricordavamo piùche esistesse. È un’esperienzaunica, importante, significativache continua a viverci dentro an-che nei giorni e mesi successivi,così come gutta cavat lapidem, di-cevano i romani, e non vediamol’ora di rifarlo il Cammino di San-tiago, magari un po’ piu lungo oin una stagione diversa. Detto tranoi... ci stiamo già pensando.

Teodoro Russo

CITTÀINVERNO 2018 NEXUS N. 104 — Quaderno n. 14 – 3

IL CAMMINO

LE STANZE DI PALAZZO PISANI IN SANTO STEFANO

Il nuovo Museo della Musica,collocato a Palazzo Pisani inCampo Santo Stefano, risultafondamentale e preminente peril futuro musicale e culturaledella città. Il progetto di musea-lizzazione proposto in questasede pone come principaleobiettivo la riprogettazione e lacreazione di un nuovo, correttoe coerente percorso didattico-espositivo, caratterizzato dallasuddivisione tematica dei benimusicali, sviluppata dal macrolivello espositivo delle stanze,fino al micro livello espositivodelle singole teche. Il nuovopercorso è stato pensato secon-

do la suddivisione dei beni, iquali sono stati catalogati, sud-divisi ed esposti in base a treprincipali aeree tematiche: cor-dofoni, aerofoni e infine cimeli,quadri, fotografie d’epoca espartiti autografi che testimo-niano la presenza di grandi per-sonalità di fama mondiale cheha caratterizzato la vita delConservatorio Benedetto Mar-cello, nonché di Venezia. Il progetto ha inoltre previsto lapulizia, il risanamento, lo stu-dio e la valorizzazione di alcunitra i più importanti e pregevoliambienti di Palazzo Pisani, uti-lizzati in ultimo come magazzi-no, i quali ospitarono l’apparta-mento nuziale di Alvise Pisani.Il progetto si è occupato anchedel riallestimento delle techeespositive del 1950, risanate, in-tegrate e valorizzate da nuovi eidonei ulteriori supporti, realiz-zati sempre con il riciclo e il riu-tilizzo dei vecchi, al fine di

avere un impatto minimo e irri-sorio sulle spese dell’Istituto.La pulitura delle stanze ha per-messo per la prima volta unserio studio delle decorazionimurarie, degli stucchi e deibasso rilievi di notevole rile-vanza artistica. Tale apparatodecorativo è stato analizzato estudiato con particolare atten-zione verso le evidenti simbolo-gie massoniche veneziane alfine di creare un secondo e al-ternativo percorso iconografico. Il riallestimento degli spazi èstato pensato in maniera dina-mica e moderna per poter acco-gliere in futuro anche nuovifondi e beni musicali, al fine diimplementare sempre più il pa-trimonio culturale dell’Istituto.Tutti i percorsi dell’allestimentosono stati ripensati con spazi anorma d’uso. La disposizionedelle teche è stata concepita conun generale disallineamento di45° gradi, che richiama alcuni

temi decorativi murari, con ilprincipale obiettivo di creareformalmente due livelli temati-ci: le stanze dell’appartamentomassonico di Alvise Pisani e lacollezione musicale del Conser-vatorio Benedetto Marcello. Alcuni oggetti, come i grandicandelieri seicenteschi postisulla porta d’ingresso o i benipersonali di Richard Wagner,sono stati collocati in modo daenfatizzare chiaramente il carat-tere massonico del luogo. Nellospecifico la collocazione dellateca contenente la maschera fu-nebre, la bacchetta da direttored’orchestra, il leggio e il famosobasco di velluto di Richard Wa-gner è stata prevista nella stan-za che originariamente fungevada alcova, per la presenza delledue portine della toletta. La piccola sala presenta appeseal muro la congrega delle foto-ritratto degli storici insegnantidel Conservatorio che parteci-

parono all’esecuzione dellaPrima Sinfonia di Wagner, direttidal compositore stesso. Al centro della sala la teca espo-sitiva è collocata volutamente insenso ortogonale, non presen-tando il disallineamento dellealtre teche nelle sale precedenti,al fine di enfatizzare il caratteremonolitico e drammatico delmomento espositivo e degli og-getti contenuti. Essa preludeall’ultima stanza caratterizzatadalle due colonne e suggeritacome Tempio massonico.In linea generale il nuovo alle-stimento presenta una disposi-zione che enfatizza questi duelivelli molto diversi tra loro, inmodo che possano dialogare evalorizzarsi reciprocamente alfine di potenziare al massimol’interesse mediatico e l’offertaculturale dell’operazione.

Enrico Bertolotti

Page 4: VENEZIA E LA MASSONERIA - Supernova Edizioni

CITTÀ 4 NEXUS – N. 104 — Quaderno n. 14 INVERNO 2018

SONO MASSONE DA CIN-QUANT’ANNI E ME NEVANTO. PER ME L’ADESIO-NE ALLA MASSONERIA ÈUNA SCUOLA DI VITA.

Basterebbe questa semplicefrase a presentare Luigi Dane-sin, stimato consulente del lavo-ro da oltre sessant’anni (constudi professionali a Venezia,Mestre e Lido) e personaggio dispicco della società veneziana.Un “Gran Signore” lo definisco-no i fratelli. Impegnato a 360gradi nella vita della città dalpunto di vista sociale, sportivo eculturale. Per lui questa frasenon è una semplice enunciazio-ne, ma un preciso programma estile di vita. Danesin fa parte della GranLoggia d’Italia Obbedienza diPiazza del Gesù Palazzo Vitelle-schi, ed è ex Gran Maestro. In-carico, quest’ultimo, che ha rico-perto per sei anni, ovvero duemandati triennali, il massimoprevisto dallo Statuto, dal 2002al 2007. In quegli anni è entratonella storia della MassoneriaItaliana per essere stato il pri-mo, e unico, veneziano – dopoaver raccolto ben l’82 per centodi voti e preferenze – ai verticidella Massoneria Italiana, even-to mai accaduto nella storia cen-tenaria della Gran Loggia d’Ita-lia. La sua elezione è stata unplebiscito quasi unanime e haportato a un nuovo fiorire e aun rinnovato dinamismo dellaMassoneria Italiana dopo annicaratterizzati da grande riserva-tezza e staticità. Inoltre gli otti-mi rapporti con l’estero intrec-ciati in questi decenni, lo hannoreso membro onorario del pre-stigioso Supremo Consiglio diFrancia (considerato la massimaespressione della MassoneriaContinentale) e di Spagna, diPortogallo, di Grecia. Nessuno,insomma, meglio di lui puòspiegarci che momento sta at-traversando, nel Paese, la GranLoggia d’Italia.

Cosa vuol dire essere massonenel 2017?Per me, lo ripeterò sempre con orgo-glio, la Massoneria è stata, ed ètutt’ora, una vera scuola di vita.Senza l’insegnamento della Masso-neria non sarei lo stesso: è un cammi-no di crescita che perfeziona l’uomoin un mondo di simboli, e con unacerta ritualità. Impone un modo dicomportarsi, ad esempio non si parlamai né di politica né di religione per-ché sono tematiche che possono inne-scare divisioni tra fratelli. Circa un anno fa, nel mese di di-cembre 2016, la Gran Loggia d’Ita-lia Obbedienza di Piazza del GesùPalazzo Vittelleschi ha vissuto aRoma una grande assemblea eletti-va cui hanno partecipato i rappre-sentanti delle oltre 500 Logge pre-senti in Italia e le circa 200 Came-re Superiori del Rito Scozzese An-tico e Accettato. Per il triennio incorso è stato riconfermato GranMaestro l’avvocato professor Anto-nio Binni di Bologna, mentre lenovità riguardano la scelta delLuogotenente Vicario dottor Lucia-no Romoli, commercialista inRoma, e dei tre Gran Maestri ag-giunti che compongono il GranMagistero: avvocato Paolo Alvigi-ni di Padova, dottor Giuseppe Pal-chetti di Firenze e dottor GiovanniGuerrieri di Torino.

Credo che con queste elezioni perla nostra Gran Loggia d’Italia, ven-gano brillantemente garantite lacontinuità e la tradizione: capisaldidell’Istituto Massonico Universale.Si è aperto un triennio di grandisfide: dovremo essere vicini almondo dei giovani e delle univer-sità. I giovani rappresentano il no-stro futuro, perciò la cultura el’università vanno sostenuti conprogetti concreti. Al primo puntodel nostro programma futuro nonpuò che esserci il potenziamentodell’Ordine.

Quali i nomi importanti dellungo e prestigioso elenco dei“fratelli”?Massoni famosi se ne contano a mi-gliaia; dalla cultura alla politica,dallo spettacolo all’imprenditoria.Numerosi i premi Nobel: Carducci,Quasimodo, Flaming. Inventori edesploratori: Antonio Meucci. Ri-cordiamo poi, tra gli altri, GiuseppeGaribaldi che fu anche Gran Mae-stro della Massoneria Italiana, ilmio amico Hugo Pratt, venezianocome me, Kipling, Mozart, Napo-leone Bonaparte, Pascoli, Goethe,Voltaire, Amstrong. Non vanno di-menticati George Washington equasi tutti i Presidenti americani: aquesto proposito è bene ricordarecome non sia un caso che nella ro-tonda del Campidoglio a Washing-ton troneggia un grande dipintoche rappresenta la posa della primapietra del Campidoglio con il Presi-dente che indossa le insegne masso-niche: fascia e grembiule.

A proposito di religione, qualisono attualmente i rapportidella Massoneria con la Chiesa?Come ho già detto, nelle nostre riu-nioni non si parla mai di religione.Ma vorrei smentire un errato luogocomune: non è affatto vero che ilmassone sia ateo. Anzi vorrei direche è l’esatto contrario. La Masso-neria postula l’esistenza di un Entesupremo che chiama Grande Archi-tetto dell’Universo e ogni massonein ossequio alla Sua Credenza rico-nosce il proprio Dio. Io per esempiosono credente e praticante, e non honessun problema a dichiararlo.L’antipretismo di fine ‘800 e inizi‘900 oggi non esiste, anzi, per certiversi, riscontriamo il contrario. Inquesto momento di crisi di valori la

Massoneria, anche veneziana, haavuto un fiorente impulso. Pure trai giovani, perché in momenti didifficoltà aumenta la ricerca di“spiritualità” e dei veri valori. LaMassoneria è un ponte di dialogo edi riflessione anche tra religioni ecredenze diverse. L’esempio piùemblematico lo viviamo in Libano,a Beirut, nella Loggia Cavalierid’Oriente della Gran Loggia d’Ita-lia, dove allo stesso tavolo siedono“fratelli” di dodici credenze religio-se diverse.

Quali collegamenti ci sono trala vostra istituzione e la P 2?Nessuno. La R.L. Propaganda 2 erauna Loggia di altra Obbedienza.L’allora Procuratore della Repub-blica di Palmi, Agostino Cordova,però, non conoscendo la nostra Isti-tuzione ha fatto di ogni erba un fa-scio, senza distinguere, come com-petenza e correttezza avrebbero in-vece richiesto. Così facendo, hapreso un colossale abbaglio, deno-tando ignoranza della materia. Equesta impostazione distorta ci hafortemente nuociuto, sotto ognipunto di vista.

Come mai, rispetto ad altre Ob-bedienze, sono accettate anchele donne?Perché il genere umano è formatoda due metà: il maschio e la femmi-na. Nessuno si può permettere dilasciare metà del genere umanofuori dal Tempio. E noi come Obbe-dienza adogmatica e liberale abbia-mo risolto questa anomalia.

Quanto ha inciso il mondodella finanza sullo sviluppodella Massoneria in Italia?Tra le due cose non esiste alcuncollegamento anche se in realtà ap-pare spesso l’esatto opposto.

Come mai, non di rado, si assi-ste a “campagne antimassoni-che”?Perché della Massoneria si hapaura soprattutto per ignoranzadelle sue finalità e per la non cono-scenza dell’Istituto, nonché per lasua grande energia. Siamo presentiin tutto il Paese, in tutto il territo-rio nazionale, in tutti i capoluoghidi Provincia e in numerosi “centri

minori”, che poi tanto minori per laforza che hanno per noi non sono.Insomma una diffusione capillare; eforse è per questo che riscontriamotante avversità.

Ci illustri l’obiettivo dellaGran Loggia d’Italia. Si vuole conoscere l’uomo – questogrande sconosciuto – e condurlo alperfezionamento attraverso l’edu-cazione, quindi alla sua vittoria sulvizio e sulle passioni mediante laconoscenza e l’esercizio delle virtù.Si cerca di raggiungere la conqui-sta della Verità, il culto della Giu-stizia e il rispetto della Gerarchia.Infine il ruolo Sociale, anche essomolto rilevante. La MassoneriaUniversale, definita anche LiberaMuratoria non concepisce comefine a se stessa l’acquisizione dellevirtù fondamentali che sono i pila-stri del suo Ordine. Ma si compor-ta in modo da far lievitare il mondoin cui vive: quello della famiglia,della società e del Paese di origine edell’umanità. Vi è, quindi, un pre-ciso e chiaro ruolo sociale in tuttociò. Ben sapendo che fin dalle remo-te età, lo sforzo dei nostri Maestritese a fare del mondo intero unaFamiglia Ideale in cui deve regnarelo spirito di Eguaglianza, di Libertàe di Fraternità.

Per il prossimo futuro vi sonoprogetti concreti da portareavanti?Come ho già detto, vogliamo esserevicini al mondo dei giovani e delleuniversità. I giovani rappresentanoil nostro futuro, perciò la cultura el’università vanno sostenuti ade-guatamente. Al primo punto delnostro programma futuro non puòche esserci il potenziamentodell’Ordine che, è bene ricordarlo, èun Istituto Massonico Iniziatico.Cioè una volta che uno vi entra, viappartiene per sempre, anche se ungiorno dovesse decidere di intra-prendere strade diverse. Abbiamoquindi progetti assai concreti a so-stegno dei giovani e della cultura:nel nostro solito stand al Salone in-ternazionale del Libro di Torino ab-biamo presentato, anche que-st’anno, tutte le nostre pubblicazio-ni. Inoltre, è appena uscito un vo-lume con la tesi di laurea di unastudentessa di Verona sull’UnioneMassonica del Mediterraneo e poi

sulla storia ultracentenaria dellaMassoneria Italiana. Ecco spiegatala costituzione di una nuova Obbe-dienza Nazionale di Croazia chenasce proprio dalla Gran Loggiad’Italia.

A chi vuole dedicare un sentitoriconoscimento?A Giovanni Ghinazzi. Per me nonè stato semplicemente, e solo, unGran Maestro, ma direi un maestrogrande che, con il suo comporta-mento, mi ha trasmesso e insegnatouno stile di vita. Generale dell’avia-zione, bolognese di nascita, è statoalla guida della Gran Loggia d’Ita-lia per ben 24 anni dal 1962 al1986, ed è grazie a lui se è stata ri-costruita la Massoneria Liberale inItalia dopo che venne distrutta emessa al bando negli anni ’20 dalfascismo. È stato il vero arteficedella nostra rinascita. A lui misento intimamente legato e profon-damente riconoscente, e per questo,alla sua eminente figura, vorrei de-dicare la mia biblioteca, che attual-mente conta circa 800 volumisull’argomento Massoneria, e po-trebbe diventare parte di un Centrodi studi massonici in Venezia, inti-tolato alla figura di Giovanni Ghi-nazzi. Sono massone e me nevanto” è stata la sua frase celebrepronunciata durante l’inchiestaCordova sulla Massoneria in Italia.Va ricordato che la Gran Loggiad’Italia conta su circa 500 Logge,dislocate in circa 170 Orienti, ov-vero 170 località in cui esiste alme-no una Loggia Massonica e 200Camere Superiori del Rito ScozzeseAntico ed accettato con circa dieci-mila “fratelli”, tra uomini e donne.Alcune Logge hanno sede ancheall’estero, in località prestigiosecome Londra, Beirut, Praga e To-ronto, oltre alla Croazia, che con lesue Logge, dislocate a Fiume, Zaga-bria, Spalato e Osijek, personal-mente, come membro effettivo e de-cano del Supremo Consiglio, hovisto consolidarsi. Proprio gli otti-mi rapporti intrecciati con l’esteromi hanno onorato del ruolo dimembro onorario del prestigiosoSupremo Consiglio di Francia(considerata la massima espressio-ne della Massoneria Continentale)e di Spagna, di Portogallo, di Gre-cia. Ma ora iamo già tutti proiettativerso le grandi sfide del futuro. Èun 2018 decisivo che si apre all’in-segna di continuità e tradizione perun grande cammino assieme.

Lorenzo Mayer

Palazzo Vendrame con le 5 finestresempre chiuse del Tempio venezia-no. Hugo Pratt ha ambientato quialcune scene della sua Favola di Ve-nezia: Corto Maltese in fuga suitetti sprofonda proprio nel mezzodel Tempio mentre è in corso unariunione massonica.

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La difesa di Venezia e dei centriurbani della Laguna dalle maree ètornata a essere considerata unproblema, con particolari attenzio-ni sul piano tecnico, tali da richie-dere controlli sull’efficienza delsistema Mose, soprattutto se rap-portati alle professate ragioni di ri-tenerlo mezzo unico e idoneo allaprotezione dalle maree della Città,dell’assetto ambientale della Lagu-na e dei suoi insediamenti urbani . L’aver previsto di intervenire nelletre bocche di porto, che quotidiana-mente alimentano e ricambiano leacque salmastre, per far fronte al fe-nomeno dell’alta marea, ha destatol’interesse locale e internazionale, inparticolare quello tecnico professio-nale, suggerendo soluzioni aventicome realistico riferimento il feno-meno dell’aqua granda del 1966 e laricerca delle molteplici cause che lohanno determinato. L’adozione delsistema Mose, che seguì le non po-che proposte concorsuali parteci-panti, fu fatta con l’intento di con-trastare la marea in Laguna, rego-landone gli accessi dalle boccheportuali, nella certezza di risolvereil problema in modo totalizzante. Se Venezia nei secoli ha subito leconseguenze della variabilitàdell’alta marea fu per cause in-trinseche al fenomeno, ma ancheper altrettante concomitanze cli-matiche avverse oltre a fattori na-turali connessi al comportamentodell’Adriatico (le sesse), all’anda-mento delle fasi lunari, alla pres-sione atmosferica, all’azione deiventi, all’eustatismo e, per ultimo,alla subsidenza, in gran parte do-vuta all’azione dell’uomo, che hacreato la zona industriale di Mar-ghera, provocando in seguito ab-bondanti estrazioni d’acqua dalsottosuolo. Cause documentate eaggiornate da dati scientifici, maanche dalle osservazioni dell’an-tico costruito veneziano.

La Città, fin dai tempi più lontanidotata di elementare, ma efficaceesperienza, adattò le proprie origi-nali esigenze vitali alle avversità delfenomeno con il costante percepibi-le innalzamento della quota deipercorsi urbani pedonali. Oggi, sipossono rilevare le conseguenze ditali interventi con l’alterazione di-mensionale e formale delle basi dipilastri e colonne e di basamenti delcostruito medievale e del Quattro eCinquecento in particolare, che conl’innalzamento della pavimenta-zione stradale sono rimasti sotterra-te, spesso mutando la facies urbana. Attraverso il confronto di detti ri-levamenti con quelli di qualchediecina di anni fa, si può inoltreconstatare come gli interventi ese-guiti fino a qualche anno fa, aiquali aggiungere gli incrementidel fenomeno dell’aqua alta, an-che ‘fuori stagione’, abbiano sen-sibilmente contribuito a pregiudi-care l’integrità fisica delle mura-ture degli edifici, intrisi d’acquasalmastra fino a oltre le quote delprimo solaio, e ad aumentare i di-sagi della cittadinanza.Furono proprio la diretta espe-rienza del vivere a Venezia e laconoscenza delle particolaritàambientali, oggi non sempre suf-ficientemente considerate, a offri-re costante aiuto all’individua-zione delle cause, per la ricercadelle soluzioni appropriate, vali-date da un uso prudente del fare,così da mantenere quel necessarioequilibrio su cui si regge la Città. Anche in virtù di questi principi,nel 1982 alcuni tecnici professio-nisti veneziani si costituirono ingruppo di progettazione SIVA-Studio Veneziano Ingegneri As-sociati, con il proposito di ap-profondire il fenomeno locale

dell’aqua alta e di contrastarne leannose conseguenze. La necessaria conoscenza del feno-meno emerse dalla valutazione deidati storici di variazione delle ma-ree, del loro comportamento in rap-porto ai percorsi lagunari, e dellavelocità che esse assumono, sot-traendo parte dei sedimenti biolo-gici, e infine dei tempi di perma-nenza, con l’obiettivo di proporreuna difesa mirata e non generica,dalle maree medio-alte, conside-rando che per le alte maree le dife-se che riguardano gli spazi acquei ei canali navigabili della Laguna,connessi agli interessi economicidel retroterra, richiedono l’inter-vento alle bocche di porto con mo-dalità diverse rispetto a ciò che ri-chiede la difesa di Venezia e dei sin-goli siti urbani lagunari.Le evoluzioni dell’alta marea, chesi sono manifestate in questi ultimianni, con le inusuali frequenze del“fuori stagione” e con gli aumentidi quota rispetto al normale mani-festarsi, accompagnati dagli ano-mali comportamenti coinvolgentile coste occidentali dell’Alto Adria-tico, hanno indotto il Centro Previ-sioni e Segnalazioni Maree del Co-mune di Venezia ad aggiornare leprevisioni locali del fenomeno, permeglio approfondire le dinamichedelle maree e per captarne l’evolu-zione in tempi utili a un’anticipatasegnalazione di stato di allarme. Leinformazioni ottenute dal Centro,integrate con le diversificate cono-scenze dei singoli componenti delSIVA furono preziose fin dagli stu-di e dalle ricerche iniziali, assicu-rando di volta in volta il controllotecnologico delle scelte e dei tempidi attivazione delle difese nelle di-verse situazioni. Per meglio comprendere le ragionidi questa diversità, è utile riportarealcuni dati di particolare significa-to, che consentono di meglio valu-tare situazioni e tempi con i qualiVenezia, in questi ultimi anni, hadovuto misurarsi.

Nel 2010, si è verificato che i feno-meni di marea sono stati 203, di cuiuno ha raggiunto la quota +1,44 sull.m.m., allagando al 59% i percorsipedonali più bassi con un aumentodei “valori medi intorno ai 40 cm”rispetto al medio marino, nonostan-te la “assenza del gradiente termicoche determina lo scirocco”. Indicedi una tendenza di marea in pro-gressivo rialzo, che ha pure interes-sato le località costiere adriatiche eche il Centro Maree ritiene “quasiesclusivamente ascrivibile” all’au-mento di circa 15 cm del livellomedio marino dell’Adriatico. Fe-nomeno per il quale, con il sistemaMose attivo, difendere Venezia dal-la marea significherebbe: la chiusu-ra delle bocche di porto per piùdella metà dei giorni dell’anno.Dalla considerazione che il livelloallo zero idrometrico della Puntadella Salute (inalterato dal 1897 finoal 1999 a quota +22-23 cm sull.m.m.) è salito di +38 cm, l’incre-mento di marea è tale da raggiun-gere la quota di 43 cm. Incrementoche, secondo le recenti conferme difonti scientifiche internazionali, neiprossimi 40-50 anni subirebbe unulteriore incremento di almeno 50cm, per il previsto globale innalza-mento del livello del mare. Nel 2012 il Centro Maree ha se-gnalato un livello di marea supe-riore a +0,80 (quota che indical’inizio dell’allagamento dellaCittà, mentre Piazza San Marcocomincia ad allagarsi a +0,78), ve-

rificandosi per ben 21 volte, di cui5 con quote superiori a 1,10 (conallagamento superiore al 12%).Inoltre, in un caso, la marea è ri-masta ferma per ben 14 ore conse-cutive, con due punte massime di+1,38 e +1,43 m (con allagamentomedio corrispondente al 55%). Nel 2013, nei primi 150 giorni sonostati registrati circa 80 casi di ma-rea sopra la quota di +0,80 e nel2014, la marea superiore a +0,80 siè verificata per 178 volte, con 12 ca-si in cui è stata uguale o maggioredi m 1,00, superando anche la quo-ta di +1,40 (con allagamento dellacittà al 12% e al 60%). Nel 2015 enel 2016 il comportamento dellemaree non ha dato valori di parti-colare significato rispetto a quantosi è verificato in precedenza. Non èdetto però, che ricordando il feno-meno del 1966, dovuto all’eccezio-nale sovrapporsi di eventi naturalie atmosferici, e quanto si è verifica-to nel 1979 con +1,75, e nel 1985 con+1,71, non possano riverificarsi fe-nomeni rilevanti, tanto più che nelfrattempo sono ulteriormente au-mentati i valori negativi della sub-sidenza e dell’eustatismo.

È inoltre interessante rilevare quan-to recentemente accertato dal Cen-tro Maree circa i tempi per ristabi-lire i normali livellamenti Mare-Laguna dopo il verificarsi dell’altamarea, che hanno subito un ritardodi circa 15 minuti primi, rispetto aquelli normali del passato: dato che,in linea generale, viene attribuitoalle opere del Mose, che hannocomportato l’alterazione delle se-zioni fondali e laterali delle bocchedi porto e, in particolare, la realiz-zazione delle “lunate” esterne alledighe foranee. Infine, è stato rilevato un notevoleaumento della velocità dell’acquain Laguna in fase sia di crescita co-me di decrescita della marea, cheprovoca il depauperamento biolo-gico dei fondali e interessa il regimedelle acque dei canali della Città, inalcuni dei quali si sono verificate, ri-spetto al passato, inversioni di per-correnza della corrente e con unagraduale accelerazione del degra-do delle murate degli edifici che visi prospettano.Premettendo che il sistema Mosestabilisce la chiusura delle bocchedi porto ogniqualvolta la marearaggiunga quota +1,10, fino a un li-mite superiore a +2,00 sul l.m.m. eche la quota minima della pedona-bilità di Venezia è a +0,80 (dopo gliinterventi di sollevamento dei per-corsi pedonali eseguiti negli anniscorsi, la quota media attuale è a+1,00 circa), ciò comporterebbe che,come detto, le chiusure dei varchiportuali dovrebbero essere attivateper molti giorni dell’anno, conconseguenti notevoli aggravi qualila penalizzazione dell’attività por-tuale con la Marittima e con PortoMarghera; l’eccessiva interruzionedei quotidiani ritmici flussi acquei,l’alterazione dell’equilibrio idro-geologico e biologico della Lagunadovuto ai conseguenti eccessi dicorrente e di consistenti perdite disedimenti fondali. Infine, dovendo considerare glioneri, i costi di gestione e i tempinecessari alle fasi di pre-allarme dimarea, di pre-attivazione e di atti-vazione delle difese alle tre bocchedi porto, ogni qualvolta la mareasia superiore a +1,10, anziché a+1,40-1,50, si renderebbe al contra-rio maggiormente utile ridurre ilnumero delle movimentazioni delsistema Mose. Trattasi di condi-

zionamenti penalizzanti, non soloper la Laguna, ma anche per Vene-zia, riguardo ai quali il SIVA ritie-ne opportuno ricorrere a una solu-zione indipendente per Venezia ei siti urbani lagunari da difendereper maree medio-alte, compresefra +0,80 e +1,40-1,50, mentre peralte maree, ovvero per quote supe-riori a +1,50, si può ricorrere alledifese del sistema Mose.La soluzione per la difesa dellaCittà dalle maree medio-alte, dasperimentare su una parte dei se-stieri, fu studiata fin dal 1982, con-siderando la complessa particola-rità dell’ambiente e delle sue difese.Il progetto, presentato nel giugnodel 1997 all’Ateneo Veneto, fu rico-nosciuto dal Comune di Venezia,che ne consentì la sperimentazio-ne, affidandola a una CommissioneComunale nominata ad hoc. Nel2002, attraverso la società parteci-pata Insula spa, l’AmministrazioneComunale affidava al SIVA l’ese-cuzione del progetto preliminarein forma avanzata, poi elaboratoperseguendo obiettivi coerenti con iprincipi della gradualità, reversi-bilità, sperimentabilità e compati-bilità funzionale e ambientale, co-me stabilito dalla Legge Specialeper Venezia 798/84. La sua legitti-mità fu implicitamente riconosciu-ta in occasione del Convegno Con-fronto interventi alternativi alle bocchedi porto, promosso dal Comune diVenezia nel novembre del 2005. Con il progetto SIVA, in cui la quo-ta di marea nei canali e rii dellaCittà sarebbe mantenuta a quota+0,80-1,00 corrispondente agli at-tuali livelli della pavimentazioneurbana e dei piani terra degli edifi-ci, con previsione di mantenersi ta-le fino a +1,40-1,50, quota degliesterni di ciascuna macro-insula,che garantirebbe il regolare quoti-diano ricambio d’acqua fra Mare eLaguna e quindi l’equilibrio eco-di-namico dell’area lagunare. Inoltre,sarebbero annullati i disagi dellemaree medio-alte e assicuratal’agibilità dei percorsi pedonali elungo i canali e i rii, rendendo su-perfluo il completamento del rialzodei percorsi pedonali a suo tempoin parte realizzato.Per ottenere questi risultati, il pro-getto SIVA prevede una suddivi-sione di Venezia in 18 macro-insu-le, ciascuna costituita da più insuleperimetralmente difese all’esternoda un sistema di varchi mobili inacciaio del tipo a “rotazione elettro-meccanica” a scomparsa. Le macro-insule, al loro interno, manterrebbe-ro la prestabilita quota di marea disicurezza (compresa fra +0.80 e+1,40-1,50 sul l.m.m.) che consentela percorribilità acquea nei rii in-terni e il passaggio dei natanti sottole arcate dei ponti. Altrettanto, perquanto riguarda le quote dei per-corsi pedonali urbani e il loro colle-gamento con le vicine macro-insu-le, attraverso i ponti esistenti. La re-te dei canali o dei rii interni a cia-scuna macro-insula sarebbe colle-gata all’esterno, ovvero con quelladei rii o canali in quota superiore a+1,40-1,50 sul l.m.m. (ad esempio,Bacino di San Marco, Canale dellaGiudecca, di San Pietro, ecc…), at-traverso prestabiliti punti strategi-ci, attrezzati per il trasbordo di per-sone e cose, con lo scopo di ottene-re il mantenimento unitario dellamobilità urbana, con l’esterno la-gunare dei mezzi nautici destinatiai trasporti, alle comunicazioni, alsoccorso e alla sicurezza.A suo tempo, e in accordo conl’Amministrazione Comunale, era

stato previsto che il progetto fosserealizzato come campione speri-mentale nella macro-insula di SanGiuseppe di Castello, dotata di di-versificate particolarità ambientali,comuni alle altre macro-insule.Inoltre, essa fu allora consideratafunzionalmente compatibile con laprevista esecuzione di una nuovarete fognaria destinata alla limitro-fa Isola di Sant’Elena. Ciò avrebbeconsentito di perseguire modalitàcomuni sia per lo smaltimento del-le acque di scarico della rete fogna-ria, come per quello delle acque me-teoriche della macro-insula, con loscopo di mantenervi costante laquota di sicurezza del livello di ma-rea, qualora al fenomeno dell’aquaalta si accompagnasse un’abbon-dante caduta di acque meteoriche. Il progetto, comprensivo dellacomputazione di spesa, prevede-va la dotazione di un sistema cen-tralizzato e tele-comandato di al-larme marea e di movimentazio-ne delle paratoie di chiusura eapertura dei varchi. Inoltre, fuconsiderata l’opportunità che lasoluzione proposta potesse esserefunzionale al prosciugamentodei rii e canali delle singole ma-cro-insule ogniqualvolta ne fossenecessaria la pulitura e la manu-tenzione o il restauro delle muratedegli edifici ad essi prospicienti.Il sistema Mose, seppur ostacolatoda parte di istituzioni pubbliche (lostesso Comune di Venezia), da tec-nici e dalla stessa opinione pubbli-ca, fu ritenuto innovativo e totaliz-zante, ovvero idoneo e funzionalealle complessive esigenze sia dellaCittà come della Laguna e pertantorealizzato (ora in misura superioreall’80%).Altre proposte sostitutive, integra-tive o complementari furono rifiu-tate. Nei fatti, fin dalle origini, ilproblema della difesa di Veneziadalle maree assunse come scopoprimario la sicurezza della Lagu-na, ovvero la navigabilità del Cana-le dei Petroli e, con il Porto di SanLeonardo, l’attività industriale diPorto Marghera, di cui era stata fat-ta una previsione di spostamento asud per rendere l’area indipenden-te dalla Laguna. Pertanto, anche lapur minima considerazione critica,dubitativa o integrativa del sistemadi difesa prescelto, non doveva co-stituire ostacolo alcuno. È curioso ricordare, come nel1992, dopo soli dieci anni dallaproposta del SIVA, la soluzioneprogettuale fu realizzata dal Con-sorzio Venezia Nuova e con esitipositivi, per la difesa dalle mareemedio-alte del borgo di Malamoc-co e altrettanto fu previsto perl’Isola di Burano, ma non realizza-to per carenza di fondi della Leg-ge Speciale per Venezia, mentrepiù di recente, la soluzione fu pu-re adottata a Chioggia.

Mario Dalla CostaOrdinario di Restauro Architettonico

(a.r.) Politecnico di Torino e Università IUAV di Venezia

Alla progettazione della soluzione,a suo tempo eseguita per l’Ammi-nistrazione Comunale di Venezia, ilSIVA era costituito dai seguentiprofessionisti, ognuno per specifi-che competenze disciplinari: idro-statica e dinamica, strutturistica,meccanica, elettronica, gestionale eper quelle inerenti gli aspetti tecno-logico-costruttivi, architettoniciambientali e di compatibilità am-bientale: gli ingegneri Walter Gob-betto, Ioseph Lecis, Nino Marzetti,Giorgio Romaro, Giorgio Rossi, FaustoFrezza, e l’archittto Arch. Mario DallaCosta con le colalborazioni degli archi-tetti Gianluca Bevilacqua e GiovanniDalla Costa.

CITTÀ INVERNO 2018 NEXUS N. 104 — Quaderno n. 14 – 5

LA DIFESA DALLE MAREE MEDIO-ALTEVENEZIA E I CENTRI INSULARI URBANI DELLA LAGUNA

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CITTÀ 6 NEXUS – N. 104 — Quaderno n. 14 INVERNO 2018

Un’occasione per riprendere inmano il lavoro di un artista chemerita una nuova attenzione,questo è l’intento della Giorna-ta di Studi prevista per giovedì22 febbraio 2018 negli spazi del-la BLM a Palazzetto Tito. Guidoè venuto meno più di un annofa, e già nell’occasione delleesequie, fra i vari interventi chehanno ricordato l’amico, era pa-lese il bisogno di dedicare piùattenzione al percorso che congrande coerenza egli aveva svi-luppato fin dalla metà degli an-ni ’60, e che avrebbe portato alcentro della sua ricerca la que-stione della Città.

Dai rari olii su tela del 1966,Città senza ragione, con uno stileancora legato a un certo espres-sionismo venato di surrealtà, la-vori che compaiono in aperturadella sezione delle “Immagini”nel suo volume Punto di vista.Cronache e riflessioni intorno aun’esperienza artistica (Supernova1998) – e che dunque possiamoconsiderare come un primo av-vio della tematica che motiva laprossima giornata di studio – alavori successivi quali Paesaggioartificiale (1969) e Architettura im-maginaria (1969), entrambi acrili-ci su tela. In queste opere la ri-cerca intorno al senso dello spa-zio teatrale – dovuta alle sugge-stioni suscitate dall’aver assistitonel 1964 alla Vita di Galileo diGiorgio Strehler al Piccolo di Mi-lano – si focalizza proprio sul di-spositivo scenografico, comeaveva riconosciuto GiuseppeMarchiori: “Nelle scenografieprospettiche di Sartorelli c’è uncalcolo esatto, ed è il calcolo diuna intelligenza che ha fatto scel-te inesorabili e severe, senza con-cedere nulla alla passione e ai go-dimenti espressivi esagitati e ro-mantici.” Il commento è stato ri-preso da Sartorelli, sempre inPunto di vista, traendolo dallapresentazione in catalogo, scritta

da Marchiori per la personale del1971 alla Galleria del Cavallino,dove l’artista aveva presentatoserie di lavori quali Paesaggi men-tali e Proposte razionali.

Il passaggio dagli inizi ancorasquisitamente pittorici verso lafase più matura è ormai avvenu-to. Il ’68, è sempre Sartorelli a ri-cordarlo, è stato un anno diri-mente per la sua stessa ricerca:“Il mio rapporto arte-società an-dava urgentemente rivisto siapure con quel grave ritardo dicui mi sentivo colpevole.” Siapre così una nuova fase, analiti-ca e concettuale, partendo dallaconsiderazione che ormai la pit-tura poteva essere trattata solocome una spoglia del passato,come “un corpo suicidato”.Quello della pittura però non ècerto un ‘corpo’ di cui ci si sba-razza facilmente; l’attenzione al-lo spazio della rappresentazionescenica non poteva non fare iconti con i problemi inerenti larappresentazione dello spazionell’arte (da cui la rilevanza deldispositivo prospettico segnala-ta da Marchiori), e le successivemodificazioni di quella conce-zione rappresentativa nel corsodel tempo, dai classici del Rina-scimento (Piero, Raffaello) alleavanguardie storiche (Mon-drian): si pensi al grande tritticoNascita, sviluppo e morte dell’illu-sione del 1976.

L’attenzione allo spazio sceno-grafico, allargatasi allo spaziodell’arte e al suo sviluppo neltempo, fino al suo esaurirsi, nonpuò che essere affrontata ‘anato-micamente’, grazie all’asetticitàdi un bianco/nero da impiantografico e fotografico, così da per-mettere all’artista di recuperare,una volta comprese le compo-

nenti formali di quel “corpo sui-cidato”, l’influenza che comun-que ha avuto e continua ad ave-re l’arte, e più in generale l’im-magine, nella definizione dellospazio del vissuto collettivo.L’atteggiamento di Sartorelli,lungo tutti gli anni ‘70, potrebbeessere definito come un volutovolgere le spalle a una certa pra-tica individualistica, da esercita-re nel chiuso di un atelier, perconfrontarsi con il vasto intornocostituito dalla dimensione ur-bana. Una sorta di consapevoleimmersione nel reale, per testarese quanto analizzato ripercor-rendo la storia dell’arte potevaessere rimesso in gioco, alfine dicomprendere criticamente ciòche caratterizzava, in generale,la Città, e che contraddistingue-va, scendendo via via nel parti-colare, le diverse identità stori-che, sociali quanto architettoni-che e urbanistiche delle grandimetropoli europee, fra cui ovvia-mente il capoluogo lagunare.

Alle città è stata dedicata, perdecenni, moltissima attenzionedall’artista veneziano. Nella cor-nice di questa progressiva lettu-ra della ricchezza e della poliva-lenza del tessuto urbano vannoinquadrate, anche per il loro va-lore propedeutico, le complesseesposizioni della seconda metàdegli anni ‘70 e dei primi anni ‘80quali Il Segno urbano del 1977(grazie all’apporto, per gli aspet-ti fotografici, di Mark E. Smith);Inter-mezzo-La pubblicità nella sce-na urbana (1986); nonché le mo-stre realizzate in collaborazionecon Cristiana Moldi-Ravenna:Roma-Ginevra: corrispondenze tracultura religiosa e spazio urbano(1979); Nel segno di Modena(1980); Graz-Zeichen einer Stadt

(1982); Nelle forme della città(1982); e soprattutto Semiopolis-Venezia come luogo dei segni(1984). Lo stesso titolo dato allagiornata di studi, Arte e Città, ti-tolo che sarà riproposto ancheper la personale in omaggioall’artista, prevista per il maggio2018 al Centro Culturale Candia-ni, era stato utilizzato da Sarto-relli per una mostra a Genova nel1979. Dalle ricerche, intense, diquegli anni, accompagnate dallenote di commento e dalle intro-duzioni di grandi critici e storici(fra gli altri: Gillo Dorfles, EnricoCrispolti, Giulio Carlo Argan), siarriva alla produzione degli anni‘90 e 2000, cioè ai lavori dedicatia Düsseldorf, Milano, Parigi, To-rino, Barcellona, Cordova, Stra-sburgo e altre città ancora, e rei-teratamente a Berlino (fra cuiuna mostra, Codice Berlinese, nel2000). È una tematica centraleper il lavoro dell’artista, e la si ri-trova in numerose pubblicazionie mostre: La mia Europa, bellissi-ma serie di cartoline illustrate (intiratura numerata e firmata di150 copie a cura delle Edizionidel Cavallino 2003), con immagi-ni di Berlino, Parigi, Milano, Si-viglia; il catalogo Europa o cara(Supernova 2002, dove compareun non casuale richiamo dellostesso Sartorelli a Interrupted Citydi Gabriele Basilico); Sconfinid’Europa (Supernova 2010).

Il lavoro sullo spazio urbano, ein precedenza sullo spaziodell’arte, non è mai disgiunto daun consapevole utilizzo dei co-siddetti nuovi media (mostraomonima curata da Sartorelli eToni Toniato alla BLM nel 1978),cioè la fotografia e il video. Sar-torelli, in quest’ultimo ambito inparticolare, è stata una delle fi-

gure di riferimento a livello na-zionale. L’approccio analitico econcettuale verso i nuovi mediasi abbina all’osservazione criticadelle forme della comunicazionedi massa (pubblicità, televisio-ne), in quanto generatrici di ‘se-gni’ pervasivi che vengono con-figurando gli stessi ambiti urba-ni: dalla serie di lavori comeCittà-Mass Media (1982) fino allamostra Mirror (2007).

Parlare di Sartorelli come arti-sta non significa dimenticarne larilevanza come saggista: i suoitesti chiariscono non solo aspettilegati alla ricerca personale, mapropongono acute riflessionisullo stato dell’arte contempora-nea (artisti, critici, istituzioni).Riflessioni spesso motivate daimolti viaggi e dai molti luoghivisitati: Sartorelli si consideravaun “artista viaggiatore”. Questaparte del suo lavoro, legata allascrittura – una scrittura elegante,chiara, a volte garbatamente iro-nica – va messa in relazione an-che con la sua attività di curatoree promotore di rilevanti iniziati-ve culturali ed espositive.

Concludendo, Sartorelli è statoun artista, e un intellettuale, cheè ormai tempo di riconsideraresia per meglio comprenderne laricerca sia per una più articolatarilettura delle stesse vicende arti-stiche contemporanee a Venezia,con tutto ciò che questo implicaanche a livello nazionale.

Riccardo Caldura

ARTE SPAZIO TEMPO,QUANDO L’ARTISTASI FA “SPAZIALISTA”Il termine gallerista non glipiace proprio e allora proviamoa scegliere un’altra definizioneda appiccicargli addosso… ma-gari “spazialista”, visto che puòspaziare in uno spazio di 55metri quadri (dotato di tutti icomfort) dove dare spazio a chicerca uno spazio per la propriaarte… Lui, Paolo Bertuzzo,“spazialista” da oltre due anni, èin primo luogo un artista, unpittore, un grafico, un illustrato-re, un fotografo che si formaall’Istituto d’Arte di Venezia conCarlo dalla Zorza e va a consoli-dare l’uso del colore alla scuoladi Emilio Vedova. Solide basicon le quali va ad affrontare unpercorso dove l’arte si fa lavoroe piacere, esperienza pubblica eprivata. Per oltre trent’anni, as-sieme a Fabrizio Olivetti, è l’a-nima creativa dell’allora neona-to Ufficio Grafico del Comune diVenezia, andando a sfornaremanifesti, dépliant, opuscoli e li-bri. Parallelamente porta avantila sua attività d’illustratore di li-bri per ragazzi e non solo, colla-borando con importanti caseeditrici come Fabbri, Bonechi,Marsilio e la nipponica Shoga-kukan. Come pittore esordisce

alla BevilacquaLa Masa, metten-do in mostraquella dimensio-ne fantastico-oni-rica che caratte-rizza una ricercanella quale entraanche la fotogra-fia, utilizzata siaall’interno del fa-re pittorico siacome strumentoper documentarela città, i suoimoti, le sue appa-rizioni, le suepresenze… A questo si ag-giunga, sorta dipreludio del suo nuovo attualeruolo, un’attività di promotore eorganizzazione, tra gli anni Ot-tanta e Novanta, di originali ini-ziative espositive come “Incon-tr’Arte” e “Cib’Arte”, nelle qualicoinvolge diversi giovani arti-sti…E arriviamo in galleria, quellache sino a due anni e passa faera un vetusto e malandato loca-le in Campo del Ghetto ereditatoda un parente che di mestiere fa-ceva il tappezziere e qui aveva ilsuo magazzino. Nel 2011, scarta-te altre ipotesi di utilizzo, l’ideaè quella di creare un luogo perl’arte che comincia a prendereforma tre anni dopo, nel 2014,

quando partono i lavori di re-stauro e ristrutturazione… “Ini-zialmente – dice Bertuzzo –pensavo di farne una sorta di re-sidenza da affittare ad artisti,visto che lo spazio è dotato (edeventualmente dotabile) di tuttii servizi necessari per poter vi-vere, lavorare ed esporre…Poi,archiviata questa idea, ho optatoper un’altra soluzione, uno spa-zio espositivo da affittare perperiodi dai 15 giorni in poi, te-nendo chiaramente conto dellaqualità e dell’interesse delle pro-poste.” Così, il 22 maggio del 2015, aprei battenti Arte Spazio Tempocon una mostra inaugurale, Se è

il mondo, realizza-ta da cinqueamici: oltre aPaolo Bertuzzo, ilpittore Pino Zen-naro Cicogna, gliscultori Livio DeMarchi e Ferruc-cio De Mori, e ilfotografo France-sco Barasciutti.Una scelta che in-dica chiaramentela linea di apertu-ra dello spazioalle più diverseespressioni arti-stiche. Da allora,con una pausa diqualche mese nel

2016, sono state dieci le mostrepersonali e collettive, di artistiitaliani e stranieri, ospitate dallagalleria del Ghetto, storica zonadella città che sta diventandosempre più anche una cittadelladell’arte. “Tanti che passano diqui – sottolinea Bertuzzo – sonoaffascinati dal passato e dall’at-mosfera del luogo e da questoparticolare spazio artistico chemi sta dando molte soddisfazio-ni, sia dal punto di vista dellepresenze che mi permettono dirientrare dalle spese sia perchémi dà modo di continuare ad es-sere sempre dentro il mondodell’arte, della comunicazio-ne…”

Padrone di casa gentile, disponi-bile, ha messo tutta la sua espe-rienza al servizio di questa mai-son delle arti creando un luogoaccogliente, lontano dalle asetti-che atmosfere di certe gallerieboutique, dove artisti nostrani eforesti hanno modo di incontrar-si. I titoli delle mostre, Rotea-zione 1 e 2, Tracce, Facies, Equili-bri precari, Conversazione, No-one,sino alla recente Rivus Altus,scandiscono un percorso apertoe curioso che non si limita a ungenere, uno stile, una corrente oscuola, ma che spazia laddove lacreatività, le idee, il pensiero, lamemoria, lo sguardo trovanocompimento ed espressione coni più diversi mezzi e materiali.Ed è quello che sicuramentePaolo Bertuzzo aveva in testaquando, quasi due anni fa, deci-deva di farsi anche “spazialista”mettendoci la sua passione, fan-tasia, concretezza, ironia… quelsapere, maturato in anni di lavo-ro e frequentazioni artistiche,che gli ha fornito l’occhio e lasensibilità per affrontare questosuo nuovo “mestiere”, aggiun-gendo anche una dose di sana,vivace, preziosa venezianità,quel po’ che ancora resta e cipermette di sopravvivere, non sisa sino a quando…

Emanuele Horodniceanu

Arte e CittàGiornata di Studi dedicata a Guido Sartorelli (1936-2016)

Page 7: VENEZIA E LA MASSONERIA - Supernova Edizioni

CITTÀ INVERNO 2018 NEXUS N. 104 — Quaderno n. 14 – 7

UNA BELLA PERSONA DI VENEZIA

(mtm) Ettore Vio, architetto, giàProto della Basilica di San Mar-co, oggi Proto Emerito, raccontail suo vissuto di grande impe-gno per questo grandioso mo-numento con una certa commo-zione e grande modestia.

Per quanto tempo ha lavoratoin Basilica?Nel 1981, dopo un incontro con Al-berto Cosulich e Guido Perocco, fuinominato Proto. Ricordo con rico-noscenza monsignor ValentinoVecchi, Procuratore di San Marco,da cui ebbi un forte sostegno. Hosvolto ininterrottamente, per 35anni, l’incarico di progettista e di-rettore di tutti i lavori di conserva-zione del complesso monumentaleMarciano, guidando le maestranzedella Procuratoria e tenendo conti-nui rapporti con le Soprintendenze.

Oltre a questo incarico?Sono stato docente Iuav; consulentedella Regione Veneto per la salva-guardia del patrimonio architetto-

nico e ambientale. Dal 1985 al1991 presidente del Consigliodell’Ordine degli architetti.

Riconoscimenti?Parecchi, tra i quali: Venezianodell’anno 1988; Premio Torta 1991per l’attività di conservazione dellaBasilica di San Marco; PremioElena Bassi 2001 per i lavori in Ba-silica.

Quali opere ha curato?Tra le più importanti: il restaurodella Cripta salvata dalle acque altein nove anni di lavoro, inauguratail 13 dicembre del 1993 alla presen-za del Patriarca Marco Cè, delprimo Procuratore Feliciano Benve-nuti e di Vladimiro Dorigo, uno deimassimi studiosi delle origini di Ve-nezia, che piangeva commosso. Hocurato la collocazione delle copie deiCavalli di San Marco: la posizionedegli originali in museo fu studiatacon l’ausilio di copie fatte in poliu-retano per poterle spostare facil-mente. Ho realizzato il restaurodella cupola di San Giovanni ePaolo prima del 1994. Ho illustratola Basilica, i suoi tesori e i lavori inpiù di 150 conferenze.

Quali i rapporti con i Patriarchiche ha conosciuto?Rapporti perfetti con tutti e tre:Marco Cè, Angelo Scola e France-sco Moraglia.

Quali personaggi l’hanno col-pita in particolare? Curiosità?Tante le personalità conosciute. Ri-cordo l’espressione d’intensa spiri-tualità della moglie di Che Guevara;il figlio di Hirohito oggi imperatoredel Giappone; la regina d’Italia,Maria Josè, cordiale, scarpe da gin-nastica, al pranzo ai Do Forni beve-va coca cola.

Segreti inquietanti della Basili-ca?Non inquietanti, ma importantierano quelli relativi alle modalitàdei lavori del passato, che condizio-navano gli interventi successivi.

Problemi, difficoltà?L’acqua alta è un grave problema.Ci sono circa 200 alte mareeall’anno che bagnano le muraturedell’atrio. L’acqua salata risalendoper capillarità si trasforma in sale,che spacca superfici e intonaci. Sof-frono anche i mosaici. Speriamo

nell’ultimazione dei lavori del Mosee dei lavori previsti per la PiazzaSan Marco. Un mio progetto, con lasupervisione di Augusto Ghetti,massimo studioso di idraulica, fuapprovato dalla Procuratorianel1986. In tempi recenti, il Magi-strato alle Acque ha innalzato lariva fronte Laguna: è il primo stral-cio di un progetto da completare.

Che impatto hanno i turisti chevisitano la Basilica?I visitatori sono circa due milionil’anno, ma il limite che è stato im-posto è di non più di 300 contem-poraneamente. I pavimenti sonoprotetti e la sicurezza è garantitadalla presenza attenta dei custodi.

Cosa le ha conferito la Procura-toria per il suo lungo e lodevo-le impegno?Una medaglia d’oro, scolpita neglianni ‘60 da Francesco Scarpabolla.

Che cosa lascia lei in eredità? I restauri della Cupola del Coro ametà, nelle mani del nuovo ProtoMario Piana; l’approfondimento distudi sulla stabilità della fabbrica ela catalogazione degli archivi di fo-

tografie e documenti Tra i restauri,rilevante quello del Portone centra-le, che consentì di datare il lariceusato al 968 d.C. attribuendolo allaseconda San Marco; il consolida-mento della muratura esterna delCampanile, della Cuspide, la nuovadoratura dell’Angelo rotante. Im-portanti i restauri del ciclo musivodel Battistero e della Cappella diSant’Isidoro, delle tombe dei Dogi,degli altari di San Paolo, di SanGiacomo, della Cappella dei Masco-li, delle cinque Madonne dalle manibucate e di oltre 120 oggetti del Te-soro. Di notevole importanza cultu-rale e funzionale fu la realizzazionenel 2002-2003 del nuovo MuseoMarciano e la ristrutturazione delcomplesso di Sant’Apollonia. Moltele pubblicazioni che ho curato: duevolumi sui mosaici, due sulla criptae la serie sui marmi, gli arazzi e letarsie. Lascio in eredità un rapportodi collaborazione tra tutti coloro checon me hanno garantito in questi35 anni la stabilità e la conservazio-ne della Basilica. Che desidero rin-graziare. Ora potrò dedicare iltempo residuo agli architetti dellamia famiglia, mia moglie, mio figlioGiovanni e mia nuora Anna.

LLAA SSUUGGGGEESSTTIIOONNEE DDEELL NNAANNOOMMOONNDDOO

L’interessante mostra Il fascino del NanoMondo/The Fascination of NanoWorld,realizzata recentemente da Micromega Arte e Cultura di Venezia, offre una vi-sione della materia che si discosta dall'oggettività delle leggi che ne regolano i com-

portamenti. Le cinquanta foto realizzate dal microscopio a scansione di sonda e dal suo si-mile a forza atomica danno una suggestiva dimensione nanometrica – un nanometro corri-sponde a un miliardesimo di metro – della materia con un passaggio arbitrario che trasfor-ma la scala di grigi autoreferenziale in immagini colorate con movimento e forma e chequalcuno chiama NanoArt, un linguaggio che rende visibile quello che fa la scienza.Il fisico russo Stanislav Leesment, autore della maggior parte delle immagini, ha sottolinea-to che “la bellezza del mondo macroscopico è un’eco che proviene dalle sottilissime retroviedel mondo nanoscopico”, segnalando così una valenza della materia definita dalla percezio-ne umana. All’inaugurazione era presente la scultrice Anastasia Bezruchko, anch’essarussa, con un’opera ispirata al famoso Quadrato nero di Maleviã di cui pareva ripro-porre il valore simbolico. La mostra è stata curata dal fisico padovano Giacomo Torzo, ti-tolare dell’azienda di nanotecnologie ‘Lab Trek’ di Padova,con il concorso di altre azienderusse e cinesi del settore. Nell’occasione è stata premiata l’opera Lo ione d’oro irrazio-nale di Erika Jacob, fisica presso la Fondazione Bruno Kessler di Trento, risultata vinci-trice di un concorso internazionale sulle immagini delle nanotecnologie promosso daun’azienda russa. L’evento ha pertanto riunito scienziati e imprese che guardano alla ma-teria anche da un punto di vista formale, ossia con una visione più vicina alla variabilitàdella coscienza che all’oggettività delle leggi della scienza. Le immagini contengono informazioni scientifiche e potrebbero apparire in miriadi di modidiversi dando a ognuno degli elementi infinitesimali che le compongono un “particolare colo-re e luce a discrezione dell’artista”. “Questo – ha spiegato Torzo – è quello che io chiamo‘interazione tra natura, scienza e arte’. Questa collezione è quindi il risultato di un proces-so in cui la natura fornisce le nanostrutture, i ricercatori forniscono un’immagine delle na-nostrutture, l’artista trasforma questa nelle immagini finali.”Alla fine del percorso, la materia diventa protagonista di una storia fatta di segmenti infi-nitesimali con i quali si racconta e che riconducono al corpo cui appartengono. Cosicché,alla ricerca delle possibilità della materia e del suo significato, l’azione cosciente e arbitrariarileva una qualità che non solo non allontana dalle ragioni della scienza, ma addiritturadiventa funzionale alla sua fruizione fino a entrare nell’esperienza più generale della mate-ria non più circoscritta dall’esclusività della scienza, ma estesa alla storia e al ruolo di unasoggettività inesplorata che stabilisce un possibile vincolo della materia con l’essere in unavalenza segnalata da Plotino nelle Enneadi secondo la quale “l’occhio non vedrebbe maiil sole se non fosse già simile al sole, né un'anima vedrebbe il bello se non fosse bella”. In questo modo lo scienziato, mentre trova una qualità della materia che non aveva consi-derato, finisce per scoprire una propria qualità, con effetti che sono significativi anche per laqualità dell’uomo e non solo della materia.Perciò questo percorso che mostra la materia in una veste insolita cucita dall’arbitrio, puòessere ragione di una virtuosa riflessione. Le immagini dicono difatti che c’è spazio perpensare a un viaggio nella materia oltre la sua utilità funzionale e le sue stesse leggi, e chela ricerca per quanto sia autoreferenziale, non è partenogenetica perché non ha la forza digenerarsi da sola e potrebbe inaridirsi senza un rapporto dinamico con l’essere.Sullo sfondo appare la figura tragica di Narciso che si consuma e muore non esattamenteper amore di se stesso, ma perché non può dare corpo a quell’amore, non potendo esserenello stesso tempo soggetto e oggetto di un amore perciò impossibile. Nei pressi dello stagnodove egli si specchia e prende coscienza di un sé che non può essere doppio, Eco, che cercò in-vano il suo amore, è sasso, materia passiva e testimonianza di un amore che per ragioni op-poste, ma che, per lo stesso meccanismo che rifiuta o rende impossibile il rapporto, si inari-disce e diventa inerte.“La bellezza salverà il mondo”, dice il principe Myskyn ne L’idiota di Dostojevskij, epare proprio un pensiero necessario del nostro tempo.

FFrraannccoo AAvviiccoollllii

BILANCIO IN ATTIVO ALLA 74. MOSTRA DEL CINEMA DEL LIDO DI VENEZIA

Spente le luci dei riflettori sulla 74 rassegna internazionale, il Lido riprende la sua consueta fisionomia. Undici giorni intensissimi allacontinua rincorsa della sala dove si proiettava il film prescelto, pur in una vasta gamma di titoli di grande interesse. Un successo di pub-

blico oltre ogni aspettativa, code ai botteghini oltre che su internet, in una cornice militarizzata che di giorno in giorno sembrava più norma-le. Seppellito il buco con un piazzale uniforme capace di contenere degnamente gli stand e il famoso Cubo Rosso, ricostruita la storica scali-nata, il Lido ha rilanciato il Palazzo del Casinò, che ospita al posto delle sale della roulette Uffici, Sale Stampa e quattro Sale di proiezio-ne. La mostra ha occupato lo spazio del Palazzo del Cinema, la Sala Darsena, il Palazzo del Casinò, la Sala Giardino, il Palabiennale,le Piccole Procuratie. All’isola del Lazzaretto Vecchio, novità assoluta, sono stati allestiti Stand Up, Installation e il VR Theatre, dove siè svolto il concorso Venice Virtual Reality, prima competizione assoluta di film in Realtà Virtuale (VR) con presentazione di progettiprovenienti da Biennale College e Venice Production Bridge. È circolata anche la notizia di una eventuale attività permanente della Mostradel Cinema che, accanto al Festival, possa in qualche misura far decollare iniziative di produzione cinematografica con positive ricadute sulpiano economico in particolare del Lido. Il successo di pubblico con un incremento del tredici per cento nella vendita dei biglietti ha costituitoun elemento su cui riflettere. Molti i film più riusciti o più seguiti dalla critica e dal pubblico, 21 quelli in concorso. A detta di molti, questa74. edizione si è contraddistinta per l’ottimo livello tanto da essere ritenuta superiore a Cannes. Nel film di apertura, Downsizing diAlexander Payne l’umanità viene rimpicciolita per contrastare i problemi della sovrappopolazione e dei cambiamenti climatici, in un conte-sto di una storia d’amore. Ecco comunque il quadro dei principali riconoscimenti: – Leone d’Oro a The Shape of Water del regista messicano Guillermo del Toro, con una storia fantastica e poetica imperniata sull’in-contro tra una ragazza muta e un mostro-divinità extraterrestre. – Gran Premio della Giuria a Foxtrot del regista israeliano SamuelMaoz, che racconta la storia drammatica di un padre a cui giunge la tragica notizia della morte del figlio militare, che poi si rivela falsa, ementre il padre è in attesa di riabbracciarlo il figlio muore in un incidente sulla strada del ritorno a casa. – Leone d’Argento al francese Ju-squ'à la garde di Xavier Legrand tratta di una coppia che ha divorziato e lotta per ottenere l’affido esclusivo del figlio. – Coppa Volpiper la miglior interpretazione femminile a Charlotte Rampling in Hannah di Andrea Pallaoro (ritratto intimo di una donna rimasta soladopo l’arresto del marito. Il crimine a lui imputato non risulta chiaro anche se da alcuni indizi potrebbe trattarsi di pedofilia); per la mi-gliore interpretazione maschile a Kamel El Basha nel film libanese The Insult (dove in un Tribunale di Beirut si affrontano Tony, un li-banese cristiano, e Yasser, profugo palestinese, per dirimere una lite che porterà a rivelazioni traumatiche). – Premio Speciale della Giuriaall’australiano Sweet Country, western aborigeno del regista australiano Warwick Thornton. – Premio Mastroianni al diciottenneCharlie Plummer nel film Lean on Pete, storia di amicizia fra un ragazzo e un cavallo. Tra gli altri premi, quello della sezione Oriz-zonti (dedicata alle nuove tendenze del cinema) va al film Nico, 1988 di Susanna Nicchiarelli; la miglior regia è per il film BedouneTarikh del regista iraniano Vahid Jalilvand.Salva anche la pressante richiesta dei fans e dei nostalgici del divismo hollivudiano con la superapplaudita presenza di George Clooney inSuburbicon, che descrive gli States, in particolare Levittown in Pennsylvania e la società razzista degli anni Sessanta. Anche Three Bil-lboards Outsider Ebbing, Missouri, premiato per la miglior sceneggiatura, ci catapulta nel sud degli Usa e ci racconta una storia diviolenza: una madre che vuole vendicare la morte della figlia stuprata e uccisa e lo fa con tre maximanifesti in cui attacca l’inerzia della po-lizia. Ne esce un quadro di rapporti molto violenti e lo spettatore immagina questo sud dove la polizia colpisce gli abitanti di colore e difficil-mente la legge è applicata con imparzialità. Al contrario sparare e uccidere diventa l’unico modo di farsi giustizia. Delude il giovane registasiciliano Sebastiano Riso che in Una famiglia tenta il recupero dei ricordi di infanzia con un personaggio, Maria, e il suo lacerato deside-rio di essere madre. Affronta la problematica delle coppie che non possono avere figli. Buona prova con The Leisure Seeker di PaoloVirzi dove Ella (Helen Mirren) e John (Donald Sutherland, Oscar alla carriera) viaggiano in un’America che non riconoscono più, trapassioni e avventure e segrete ossessioni. Manetti Bros sono Marco e Antonio Manetti che in Ammore e malavita si cimentano con lastoria di un killer, Ciro, e Maria Fatima, giovane infermiera: due mondi diversi, camorra e amore. Vita reale resa con plasticità e con Na-poli fortemente presente dietro la macchina da presa. Delusione invece per il tanto atteso Mother di Aronofsky, film shock con un cast ditutto rispetto (Javier Bardem,Jennifer Lawrence, Ed Harris,Michelle Pfeiffer). Da segnalare il Docu-film Human Flow dell’artista cine-se Ai Weiwei sul dramma dei campi profughi. Infine Ex Libris – The New York Public Library di Frederick Wiseman. Fuori concorso: Our Souls at Night del regista indiano Ritesh Batra è una storia d’amore tra persone anziane ambientata in una tran-quilla città del Colorado dove tutti conoscono tutti e sanno tutto di tutti, interpretata da Jane Fonda e Robert Redford, premiati con il Leoned’oro alla carriera. Va ricordato il film documentario This is Congo del fotografo regista newyorchese Daniel McCabe, che raccontavent’anni di guerra in un paese ricco di giacimenti minerari con la contraddizione di essere un paese con una popolazione poverissima. Si di-stingue il film di Stephen Frears Victoria & Abdul che parla dell’amicizia tra la regina Vittoria e il suo servitore indù nella strepitosa in-terpretazione di Judy Dench. Altra interpretazione magistrale in Loving Pablo di Javier Bardem che interpreta il ‘signore’ della drogaPablo Escobar del cartello di Medelin con la famosa e discussa giornalista della Columbia, Virginia Vallejo (Penelope Cruz), durante ilregno di terrore che dilanio’ il paese. Le fidele del belga Michael R. Roskam racconta dell’amore tra un rapinatore e una campionessa auto-mobilistica tra crimini e tragedie personali. Si tratta di storie vere ripensate e rivisitate dal regista in un film molto duro e con grande ritmo,che avvince lo spettatore. Brava la giovanissima interprete principale Adele Exarchopoulos e altrettanto convincente Mathias Schoenaerts. Film di chiusura: Kitano termina la sua trilogia sulla yakuza con Outrage Coda, una storia di boss,famiglie criminali, faccendieri, sullosfondo della Corea del Sud e del Giappone, riproponendo i suoi schemi già noti in cui tutti sono cattivi, anche se ha dichiarato che con que-sto film non ha voluto affermare la violenza ma il vuoto e la tristezza che vi stanno dietro.

dalla nostra inviata EElleennaa PPaaoollaa FFoonnttaannaa PPeerruullllii

Page 8: VENEZIA E LA MASSONERIA - Supernova Edizioni

CITTÀ 8 NEXUS – N. 104 — Quaderno n. 14 INVERNO 2018

Tempo d’estate in fuga e ritornoL’aria risuona di richiami del mare, dei lunghi giorni dell’estate,di voli di gabbiani, di onde recitanti fra inquiete schiume.Trasparenze di luci in un galleggiare di fiati, di palpiti, di assenzein una altalenante nostalgia. “Malinconie esistenziali, di gioia sottile,di vento…” Storie di corpi, di voci, di passi, di sorrisi, di mattini diluce. Odorose presenze con aquiloni in volo. “Nella luce piena delgiorno” mia dimora di desideri un ruotar di pensieri. Quel voluttuoso cammino di piedi con amorevoli fremiti comedanza di luna nel vento. Dentro i giorni ad avvolgermi di tepori,di riposo, di attesa. Un quotidiano incanto, un ardore di risvegliosu distesa d’acque a ritrovarmi con nuda pelle su morbido talamodi sabbia e di solitudini. Ed ecco sussurrato il canto meriniano“Correre insieme a te… Poi adagio buttarsi contro fastelli di luce… e iogiaccio sfinita su te che diventi spiaggia e io che divento onda che tu per-cuoti con il tuo remo d’Amore.”“Si scioglie un’emozione.”Le capanne nel silenzio, il vuoto dell’aria, le conchiglie in sponta-neo mosaico, la sabbia in sonnolenza di morbidezze.“La mia barca naviga sopra sospiri.”Quel mare lenzuolo tremante “mi risuona dentro come arpa.”Fra mare e laguna un soffio di suoni a cullarmi come in sogno.Beatitudine dei sensi dentro dono di creazione. È l’ora di un sa-luto per un tempo di abbandoni, di voli di foglie, di certezze au-tunnali, di ritorni di immagini con vesti leggere, di volti, disguardi baciati dal sole. “… è vaghezza di fiati onda lunga sabbiabruna, penombra e bagliore, auspicata leggerezza e sollievo di dimora.” E adesso seguo quel sole che fa oro le foglie. Il mio andare hascrittura di pensieri, silenzio di sabbia, delle cicale il canto smar-rito, della luce chiara all’orizzonte un sorriso…

Marisa Tumicelli(Citazioni poetiche di I. Panfido, A. Simi, A. De Luca, S. Martufi)

A Selenio il premio COVERAl Colombo 2017(dz) La copertina del romanzo diAndrea Tosi, Selenio, pubblicatoper i tipi di Supernova, ha vinto laterza edizione del premio di graficaCover Al Colombo. Una menzione d’onore è andata aValentina Serena, autrice della fotodi copertina. La cerimonia di conse-gna si è tenuta nello storico risto-rante di Domenico Stanziani che haistituito il premio nel ricordo del pa-dre Alessandro, mecenate e amantedell’arte e di Venezia. A Villa San-ta Maria di Chieti in Abruzzo, re-gione da cui proviene la famigliaStanziani, ha negli anni realizzatoun piccolo ma prezioso Museo cheraccoglie numerose opere di autoriveneziani. Il premio – una coppa in vetro rea-lizzata dal Maestro Antonio Seguso– è riservato alla copertina di mag-gior impatto visivo e coerenza tra ti-tolo e immagine, scelta tra quelle deilibri che hanno partecipato a Libriin spiaggia, rassegna letteraria chesi svolge al Lido nei mesi estivi.Queste le motivazioni della giuria:“L’immagine ed il titolo richiamanocon forza l’ambiente del lavoro edun componente chimico utilizzatiper creare arte. Sullo sfondo il ri-chiamo ancestrale del fuoco.”

SOLO UN RICORDOSono cresciuto nel mito di Venezia città favolosa, unica e a mi-

sura d’uomo. Il mito mi era arrivato attraverso mio padre. Lopsicoanalista Vittorio Langiardi nel suo saggio Midscapes sostie-ne che ognuno di noi ha dentro di sé i propri luoghi elettivi chetrattengono l’essenza delle nostre esplorazioni dell’ambiente edelle relazioni con chi ci ha accudito.

È passato molto tempo da quando mio padre trasmetteva lasua visione nostalgica e favolosa della città in cui era nato. Nel-la lontana Sardegna, dove era andato a vivere per necessità dilavoro, l’immagine di Venezia non era soltanto un moto dellamente, ma soprattutto un sentimento del cuore, una sorta di hei-mat che si opponeva all’espressività di una terra aspra e lonta-na. Dopo aver lasciato la Sardegna, abitando a Venezia avevopreso l’abitudine di salire su una barca a remi e, in compagniadell’amico Paolo Pennisi, navigare per la Laguna. Ho ancora inmente, a mio conforto, la lontana apparizione di Venezia: un so-gno evanescente fra le brume perlacee. Una visione da Mille euna notte che a me e al mio compagno di vogate dava pace e se-renità.

Nessuno che non abbia provato quei momenti mistici può im-maginare quale particolare senso di benessere e serenità prova-vo a trovarmi fra il cielo e la Laguna.

A turbare il ricordo di quegli istanti arriva, ora, lo scempio chele comitive dei turisti, i nuovi barbari ormai padroni della cittàdi mio padre, lasciano ovunque. A seguire le cronache dei media(la Nuova 15 settembre 2017) il mito resiste altrove, se è vero cheMohammed, uno sceicco degli Emirati Arabi Uniti, investirà unaparte considerevole del suo patrimonio nel progetto The floatingVenice che pretende di restituire al mondo Venezia quando or-mai avrà fatto il suo corso. Un complesso galleggiante sorgerànel mare arabico a quattro chilometri da Dubai e avrà tutte le ca-ratteristiche che hanno reso immortale la città lagunare.

Le cronache non dicono però se nel progetto è previsto anchedi rendere stanziali i restanti veneziani, magari andando a pe-scare tutti quelli che si sono rifugiati in Terraferma.

Del resto dovremmo essere riconoscenti al romantico sceiccose Venezia continuerà anche nel futuro ad arricchire di bellezzail genere umano, non importa se nello stile Las Vegas. È evi-dente comunque che non basta portare a Dubai le gondole, qual-che piccione di San Marco e qualche veneziano spaesato, confu-so fra migliaia di irriducibili turisti, per ripristinare quella sortadi magia che può conoscere solo chi è nato e vissuto a Venezia,oppure, abitandovi, ha imparato ad amarla.

Le emozioni che sorgono dal suo mito non sono espresse dal-le visioni da cartolina, ma, piuttosto, dalla sua Storia e da un si-stema di vita consolidato nel tempo che è irripetibile. Pertanto,se si vuole fermare Venezia prima del declino previsto, sarà ne-cessario, come avrebbe fatto mio padre e mi appresto a fare iostesso, ricorrere al ricordo.

Giovanni Talamini

LE DONNE DEL CINEMA ALLA 74. BIENNALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA

Non va bene così! Presentare an-cora una volta, nelle sale della74a Mostra Internazionale d’ArteCinematografica, figure di don-ne perdenti (Jennifer Lawrencein Mother), vittime dei propricompagni (Michaela Ramazzottiin Una famiglia), della società(Sally Hawkins in The Shape ofWater), delle malelingue (Char-lotte Rampling, vincitrice dellaCoppa Volpi, in Hannah), del-l’ambiente (Julianne Moore inSuburbicon), delle coincidenze edelle fatalità (Frances McDor-mand in Three Billboars out of Eb-bing, Missouri). Renderle protagoniste di atti diviolenza incomprensibili se nonnelle fantasie malate di sceneg-giatori e registi, è troppo! Unicaeccezione sottolineata da nume-rosi applausi a scena aperta, co-me raramente succede, la figuradi Mildred Hayes, ossia lastraordinaria attrice Frances Mc-Dormand che esercita la sua in-telligenza, la sua determinazio-ne, il suo essere non convenzio-nale fino all’esasperazione, perindagare sulla morte violentadella figlia in un territorio razzi-sta, Missouri, in cui stupidità epigrizia regnano indisturbate.Ecco che la madre ‘ferita’ si ado-pera in una serie di azioni forti,da seguire e vedere assoluta-mente. Piace anche ricordare cheil punto di svolta della storiavede la comunicazione epistola-re come protagonista. La letturadelle volontà e dei suggerimenti

di un moribondo di potere cam-bieranno l’opinione pubblica neiconfronti di Mildred che, dapazza madre coraggio, diventeràla donna con cui condividere lacaccia all’assassino. Comunque, a parte questa figuraisolata, che peraltro è vittimapure lei di violenza anche se lostupro e l’uccisione vengono in-ferti alla figlia e non a lei stessa,non se ne può più di tutta la di-lagante e ineluttabile violenzanei confronti delle donne. E poici si domanda come mai ci sia ilfemminicidio! Le donne vengo-no presentate come oggetti dacombattere e l’imitazione a eli-minarle dilaga. Bisogna inveceincominciare a cambiare radical-mente il mondo della comunica-zione di cui l’arte cinematografi-ca è parte fondamentale e alta-mente responsabile.In quasi tutti i film del 2017 le at-trici, bravissime tutte, hannodato vita a personaggi non sem-pre credibili caricati di affettivitàesagerate, troppo, come se labravura di un’attrice dipendesseda un’enfasi tipica del cinemamuto. Inoltre bisogna capire che “farvedere” orrende violenze gratui-te sulle donne non equivale a“denunciarle e condannarle”.Già nel teatro inglese del ‘700 sidibatteva sulla opportunità dimettere in scena i vizi della so-cietà per propagandare il com-portamento virtuoso della mag-gior parte delle persone. Conquesto trucco i teatri erano pienidi pubblico morbosamente cu-rioso. Ma oggi, consapevoli deidanni possibili ai giovani e alle

persone deboli, dobbiamo cerca-re di fornire degli esempi di va-lore da comunicare attraverso imedia, altrimenti la situazionepeggiorerà sempre di più.L’informazione, sappiamo, passaattraverso i sensi e in particolareattraverso la vista. L’occhio è in-fluenzato dal messaggio visivoche gli arriva. Spesso non puònemmeno elaborarlo, non ne hail tempo, e nei casi di mentalitàpiù retriva, non può che imitar-lo. Questo è il meccanismoall’origine dell’espansione delleviolenze particolarmente sulledonne. A tutte le ore del giorno, nonsolo della notte, i vari canali tele-visivi trasmettono film e docu-menti di violenza sugli uomini esulle donne. La violenza pur-troppo fa audience e le varieemittenti fanno a gara a sommi-nistrarne in dosi massicce per ru-barsi gli spettatori. Questo devecambiare! Basta con scandali tritie ritriti in televisione e con dibat-titi gestiti e inventati solo perscandalizzare. Bisogna cercarealtre modalità informative chenon siano più fondate sullo scan-dalo, anche andando contro l’au-dience, che tengano soprattuttoconto dell’impatto con le nuovegenerazioni, con le loro fragilitàe i pudori che devono essere ri-spettati. Se sarà l’educazione del-le future generazioni, la loroistruzione, il rispetto delle perso-nalità, l’obiettivo dei sistemi dicomunicazione di massa ci saràun miglioramento qualitativogenerale.

Cristiana Moldi-Ravenna

Club per l’UNESCOProgramma Gennaio-Marzo 2018

Gennaio – Giovedi 11 ore 16:30Presidio Militare Cornoldi

Leonardo da Vinci Il Cenacolodocumentario sul restauro

Giovedi 18 ore 17:00Capitaneria di Porto

39 Venezie di Ivo PrandinVenerdì 26 ore 17:00Capitaneria di Porto

Politica di massa e il trionfo delle emozioni

Febbraio – Giovedì 1 ore 17:30Teatro dei Frari

La Shoàh a VeneziaGiovedì 15 ore 16:30

Scuola Grande San Giovanni Ev.Benedici questa croce di spighe

di Antonia Arslan Giovedì 22 ore 16:30

Presidio Militare Cornoldi Venezia e il Novecento

di Pietro LandoMarzo – Giovedì 8 ore 16,30

Presidio Milit. "Cornoldi"Il canto delle Balene

(Storia di violenza domestica oggi)Martedi 13 ore 17:00

Teatro dei FrariI luoghi della Pasqua tra storia e tradizione

Giovedì 22 ore 10:45Ritrovo davanti la

Chiesa di San Samuele Primo itinerario proposto dalla neona-

ta Accademia Casanoviana

SUPERNOVAlibri in uscita

Wonder and Irony with Henry James and Mark

Twain in the Venice Ducal Palacedi Rosella Mamoli Zorzi

Meraviglia e ironia con Henry James and Mark Twain

al Palazzo Ducale di Venezia di Rosella Mamoli Zorzi

Se nell’inverno non ci son più fiori di Federico Fontanella

New York di Roberto De Rosa

No go dito gnente di Jason Francis Mc Gimsey

MilanoVeneziadi Elsa Rossetti

Dettagli pittorici venezianidi Daniela Menetto

Le volpi d’acciaodi Gianni Papa

Page 9: VENEZIA E LA MASSONERIA - Supernova Edizioni

CIAK, SI GIRA L’HUNGARIA SI VESTE DI NUOVO

Così titola il mega pannelloposto all’angolo dell’ingressoprincipale del Grande AlbergoAusonia&Hungaria, con losfondo della magnifica facciatain maiolica e un countdownluminoso che segna giorni, ore,minuti e lo scorrere persino deisecondi. Conoscendo le origini romanedel proprietario e la sua vivaceintraprendenza, abbiamo pen-sato che volesse trasformarel’hotel in una sorta di Cinecittà,con studi cinematografici e setdove si posizionano e installanole diverse scenografie indispen-sabili per le riprese dei film.Dopo lo stupore iniziale e inter-pretando nel giusto modo tuttele indicazioni ed immagini ri-portate sul cartello, siamo riu-sciti a comprendere il sensodella metafora: sono iniziati ilavori di restauro dell’hotel, giàannunciati da qualche mese e,almeno in questa circostanza,bisogna riconoscere all’impren-ditore Teodoro Russo che sonoiniziati sul serio. Da troppotempo e troppe volte abbiamoassistito ad annunci e proclamiper molteplici interventi sulLido da parte di più o menograndi Gruppi di Investitori peril recupero di questa o quellaparticolare struttura, per la ri-qualificazione di questa o quel-la determinata area.Anni e anni di dichiarazioni econtrodichiarazioni di progettie studi che, per quello che pos-siamo vedere, ancora nonhanno partorito nulla, fatta ec-cezione per il risoluto e apprez-zato intervento della PubblicaAmministrazione che ha messofine allo scempio del famigerato

Buco, riconsegnandoci un’areache per troppo tempo è stataoggetto di scandalo nazionaleper l’irragionevolezza, i modi, itempi, e lo sperpero di danaropubblico.Ma ritornando al nostro cartel-lo, e in contrasto con quantodetto sugli annunci mancati,addirittura qui si indica iltempo che manca e il termineentro il quale sarà realizzatol’intervento. Colpiscono le di-mensioni e l’immagine cherafforzano ancor di più quelloche noi, osservatori attenti, in-terpretiamo così: nell’isola dellaMostra del Cinema il restauro

del Grande Albergo Auso-nia&Hungaria è iniziato nel suocomplesso e, grazie anche allaparticolare proposta progettua-le, è certamente assimilabile allarealizzazione di un bel film chenella primavera 2019 sarà inprima visione, nella più impor-tante sala cinematografica che èil Lido di Venezia.A tal riguardo non possiamonon ricordare come, già nel2007, dopo il recupero della sto-rica facciata realizzata nel 1916dall’artista bassanese Luigi Fa-bris, l’Hungaria si sia propostocome luogo aggregativo e pro-positivo ospitando eventi, ma-

nifestazioni, concerti, mostre,dibattiti. Contribuendo a rilan-ciare quegli incontri culturaliche, con il periodo certamentebuio per l’isola, si rischiava diperdere, anche per l’assenza distrutture che volessero accoglie-re, promuovere e favorire ini-ziative del genere. Va anchedetto che l’albergo è fra i pochidel Lido che restano aperti tuttol’anno (ad eccezione di unabreve pausa in gennaio) riu-scendo ad essere, ancora di più,punto di riferimento per quanti,durante il letargo invernale, de-cidessero di partecipare a even-ti culturali come gli Incontri conl’autore. Per saperne di più su questo in-tervento di restauro abbiamocontattato direttamente il titola-re, Teodoro Russo, personagentile e cortese ma, come diconsueto, assai impegnato. Èriuscito, nei pochi minuti che ciha dedicato, a trasferirci tutta laforza e la passione che lo spingee lo sostiene nella sua attività: “Impegnarsi per conservare erinnovare questa struttura al-berghiera è un elemento già diper sé di grande soddisfazione.E quando ciò poi avviene conidee e progetti artistici innovati-vi, bellissimi, condivisi e ap-prezzati dalla Soprintendente,che coinvolgono Joe Tilson, unofra i più conosciuti e affermatiartisti del momento, e con ilsupporto di professionisti serie collaudati che lavorano ancheper il piacere di far parte diquesta squadra è ancor di piùcoinvolgente. Siamo solo agliinizi dei lavori ma, ne sono si-curo, il risultato finale sarà ec-cellente perché, come recita ilcartellone, con un cast così econ tutte le energie in gioco,non potrà essere altrimenti.”

Le parole del dr. Russo ci han-no colpito e hanno accresciuto ilnostro interesse: non ci restache attendere e augurargli buonlavoro, con l’auspicio che tuttociò possa anche essere prope-deutico al definitivo e atteso ri-lancio del Lido di Venezia (LL).

APPUNTAMENTI CULTURALIINVERNO 2018 NEXUS N. 104 — Quaderno n. 14 – 9

HOTEL HUNGARIAVenerdì 2 febbraio – ore 18:00

Fiabe popolari veneziane(Venipedia 2017)

di Daniela Zamburlin

ANIME – (c.m-r.) La Torre di Mestre ha visto una interessantemostra, Anime, organizzata dall’Associazione La Torre di Mestre-la Torre e le Lagune. Tre artiste, Federica Cavallin, Gaia Lionelloe Chiara Guidotto, si sono suddivise i tre piani della Torre. Fede-rica Cavallin, laureata in architettura, ha studiato scultura inlegno e ha presentato opere utilizzando il legno anche nelle suestrane escrescenze in cui vengono inserite forme antropomorfe.Gaia Lionello, diplomata all’Accademia di Belle Arti di Venezia,dipinge su tavole di legno forme ocra di monti astratti al tramon-to su cui si stagliano come fantasmi alberi neri. Chiara Guidotto,diplomata all’Accademia di Belle Arti di Venezia, dipinge tonigrigi e azzurri che riempiono la tela, contribuendo a una descri-zione di forme negli spazi astratti.

BISTROT DE VENISEMartedì 23 gennaio 2018 h. 17:00

Francesca Brandes presenta la raccolta di poesie

Se nell'inverno non ci son più fiori(Supernova 2018)

di Federico Fontanella***

Giovedì 1° febbraio 2018 h. 17:00

Giovanni Distefano presenta Festival Giorgio Baffo

e altre poesie(Supernova 2017) di Aldo Vianello

Il 9 novembre 2017 a Milano è stataintitolata una via a Helenio Herre-ra, l’uomo che cambiò il calcio, e gliè stato dedicato anche il bel giardinotrinato di Piazza Axum che ha persfondo il mitico stadio di calcioMeazza. Ha aperto la cerimonial'Assessora alla Qualità della Vita eallo Sport del Comune di Milano,Roberta Guaineri. Non parolevuote, parole di rito, ma un discorsopreciso come un laser che sintetizzala visione della vita e dello sport diHH. "È un onore avere uno spaziodedicato a Helenio Herrera che rap-presenta la storia del nostro calcio.Ha introdotto concetti nuovi, comela velocità nel calcio, e pur non es-sendo milanese rappresenta lo spiri-to della città con i suoi motti e lasua voglia di fare molto pragmati-ca". Presenti la moglie Fiora e i figlivenuti da lontano, oltre ai fedelitifosi della grande Inter, quelli chesanno che Helenio era un professio-nista puro che ha sempre lottatocontro le mafie, le commistioni poli-tiche ed economiche e i sottobanchiche infestano e uccidono lo sport, lospettacolo più bello del mondo. HH aveva scelto di concludere lasua vita a Venezia, abitando dappri-ma a Mazzorbetto, poi in CentroStorico. È sepolto a San Michele inIsola nel reparto evangelico. (fg)

VILLA PANNONIA7-30 aprile 2018

Riflessi da opposte spondeMostra di

Alexandra Mitakidis

Daniela Zamburlin, Fiabe po-polari veneziane/Venetian FolkFairy Tales (Venipedia 2017)L’autrice, veneziana, ha selezio-nato 17 fiabe e, dal dialetto ori-ginale, ha tradotto e trascritto itesti in italiano. A seguire, lalondinese Cecilia Holden li hatradotti in inglese. Questo conun duplice scopo, secondo le in-tenzioni della casa editrice: dauna parte, diffondere nel mon-do una delle massime espressio-ni della tradizione popolare ve-neziana; dall’altra, un intentoeducativo: un modo per impa-rare o approfondire la lingua in-glese per gli italiani e un aiutoagli anglosassoni per compren-dere meglio la lingua italiana. Aquesto proposito, ogni pagina sipresenta divisa in due simme-triche colonne, stampate condue diverse sfumature di colo-re. Nella prima c’è il testo italia-no, nella seconda l’inglese, inmodo da consentire una letturasimultanea. Ad arricchire ogniracconto ci ha pensato la vene-ziana Chiara Da Villa, artistaautodidatta, attraverso una se-rie di illustrazioni che costitui-scono un’opera dentro l’opera.Come lei stessa ha spiegato, du-rante la presentazione nelle salemonumentali della BibliotecaMarciana, ha scelto di utilizzarela china, perché “è un qualcosadi nobile e si può usare sia unsegno morbido sia graffiante”.Utilizzando anche il pastello ilrisultato è simile alle foto anti-che con viraggio seppia.

Giovanni Greto

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10 NEXUS – N. 104 — Quaderno n. 14 INVERNO 2018

PONTE DEI SOSPIRI

Da un campanilescende Maria

benedicenteuniversi convergenti

l’arbitrio.

Già storce in frettail suo bel nasino

sul fetoreannunciante

l’agonia di Venezia.

Ombre danzanointorno ai fronzoli

che seguon la sciadi un plastificato Bucintoro.

da Festival Giorgio Baffo e altre poesie (Supernova 2017)

PAROLA MIAAldo Vianello

[Venezia Multimediale]UN CASANOVA AL FEMMINILE

Danilo Reato

Iniziamo il nostro articolo con una dovuta rettifica. Nel precedente nu-mero abbiamo attribuito la regia del cortometraggio El mostro a Loren-zo Pezzano, come risultava dal progetto originario di più articolata di-

mensione, di cui però è stato realizzato solamente lo splendido corto di ani-mazione che reca totalmente la firma alla regia di Lucio Schiavon e Salvato-re Restivo. Ci scusiamo con gli autori e i lettori. Il variegato mondo del ci-nema nel Veneto conta da tempo su notevoli professionisti di grande crea-tività, come abbiamo cercato di dimostrare attraverso questa rubrica in tan-ti anni, in tutti gli ambiti cinematografici, ma, nonostante le numerose pro-fessionalità messe in campo, spesso questi progetti tardano a decollare a cau-sa di mancati o ridotti finanziamenti e rimangono purtroppo prodotti di nic-chia, con distribuzione assai limitata, anche se le nuove frontiere di internetstanno aprendo strade a potenziali utenti e si spera che da questo fioriscanoanche nuovi mercati e forme nuove di fruizione. Questa volta presentiamo un documentario un po’ inconsueto, si tratta in-fatti di un “film concerto” con la regia di Gianni Di Capua, autore che haaffrontato più volte le difficoltà della trasposizione cinematografica delmondo musicale con documentari che spaziano da Wagner fino ai compo-sitori contemporanei come Luigi Nono. “La musica e le arti performative in ge-nerale – spiega Di Capua in un’intervista – sono centrali nella mia produzione, perlo più realizzati per i canali satellitari di Rai Sat: io stesso sono musicista e questo miconsente di avere un approccio alla partitura consapevole, senza timori reverenziali, macon il rispetto che è dovuto alla musica, al pensiero che la informa.”Il progetto Zoroastro, Io Giacomo Casanova è basato sulla tragédie lyrique di Louisde Cahusac e musiche di Jean-Philippe Rameau intitolata Zoroastre, che eb-be la fortuna di contare su un singolare traduttore. Nel 1751, a Parigi, Gia-como Casanova frequenta la buona società, grazie alle influenti amicizie sucui poteva sempre contare, e traduce in italiano per una compagnia di con-nazionali il libretto Zoroastre, sollecitato dal conte di Loz (o Loss), amba-sciatore del re di Polonia ed elettore di Sassonia, opera che sarà rappresen-tata al teatro reale di Dresda con un’interprete veramente singolare: la ma-dre Zanetta. Zoroastre simboleggia la vittoria del bene sul male, dell’intelli-genza sulla stupidità e questo argomento, nel contesto di una Francia che siproponeva di illuminare il mondo spazzando via pregiudizi e superstizioni,deve aver tanto affascinato il celebre libertino da mettersi subito al lavoroadattando il testo alle musiche. Va precisato anche che Jean-Philippe Ra-meau e Louis de Cahusac erano dei progressisti, vicini agli ambienti filoso-fici degli enciclopedisti, ed erano anche massoni o quanto meno ne condi-videvano i valori e i principi di emancipazione culturale.Curiosa senz’altro la scelta di Gianni Di Capua di affidare il ruolo di vocenarrante, quella dello stesso Casanova, a una donna, ideale interprete, se-condo lui, capace di creare la giusta distanza dallo stereotipo del celebre se-duttore veneziano: lasciamo, in conclusione, allo stesso regista di spiegare ilperché di questa scelta insolita: “Una voce femminile perché non volevo che un even-tuale interprete maschile fosse assimilato, anche se involontariamente, a Casanova. A con-tare è il testo e colui che lo interpreta. Come per un testo musicale, poco importa se il suointerprete è maschio o femmina. Poi, nel dettaglio, la scelta di Galatea Ranzi è matura-ta in ragione della sua grande esperienza e versatilità professionale, capace di cimentarsiin ruoli interpretativi i più disparati e per certi versi audaci, una personalità in grado diesprimersi fra teatro, soap opera e cinema, un’esperienza singolare derivatale dal durissi-mo tirocinio trascorso sotto la guida di Luca Ronconi.”

Zoroastro, Io Giacomo Casanova (2016) – regia di Gianni di Capua, letture di Gala-tea Ranzi; interpreti: Martina Tardi (Amelita) Andrés Montilla Acurero (Zoroastro) Oli-vier Déjean (Abramano); azione coreografica: Carlotta Plebs; Orchestra Theresia YouthBaroque Orchestra diretta da Claudio Astronio; produzione: BLIQ con KUBLAI film eComune di Rimini Sagra Musicale Malatestiana in collaborazione con Theresia InternationalNetwork; trailer: https://vimeo.com/198845862; durata: 70 minuti.

RACCONTARE L’ARTE:OLTRE IL VISIBILE – 1

Le tendenze artistiche eranogià presenti nei primi uomini.Picasso sosteneva che le rap-presentazioni pittoriche e grafi-che lasciate sulle pareti dellecaverne nel paleolitico avevanogià raggiunto il massimo livellodell’arte figurativa. I nostri an-tenati avevano acquisito unadimensione visuale e comuni-cativa come risposta al mondoche li circondava. Avevano cosìsviluppato le reazioni emotivefra gli uomini e l’ambiente (im-magini, colori, suoni) nei con-fronti del quale erano sollecita-ti a dare risposte.Le società cambiano e si evol-vono a seguito delle innovazio-ni culturali, scientifiche, tecno-logiche e ai contatti con culturediverse, ed è questo il motivoper cui l’arte non è mai statica esi evolve nel tempo. L’artista è,generalmente, molto attentoalle trasformazioni della so-cietà e pertanto anche le sueopere si adeguano ai ritminuovi che muovono il mondo. A partire dall’Ottocento gli ar-tisti si propongono di fare del-l’arte viva, lontana dal decorodell’arte classica. Cambia ancheil rapporto dell’artista con lanatura: è l’Impressionismo.Scompaiono i temi storici,scompare l’aristocrazia mentrela borghesia è in pieno svilup-po. Entra in campo l’uomo co-mune. La gente e la critica abi-tuata alle figurazioni staticheche vedeva nei musei e nellechiese, frutto di una pittura cheusciva dalle Accademie e dallatradizione, accolse con fastidioe derisione le novità presentatedagli impressionisti e, solodopo una lunga lotta degli arti-sti in favore della libertà diespressione, si adeguò allenuove proposte. Gli impressio-nisti dipingono dal vero,all’aperto. Scoprono la campa-gna, la pittura di paesaggio, iltramutare dei colori a secondadelle stagioni e della luce delsole. A differenza del paesag-gio romantico idealizzato, lon-

tano dalla vita del popolo, nellapittura degli impressionisti ap-paiono luoghi del tutto diversida quelli che la gente era abi-tuata a vedere I soggetti sono ipiù vari: balli, feste campestri,contadini al lavoro, bevitori,marine, tramonti. La luce natu-rale, che è in continuo divenire,diventa fonte di ispirazione,quasi un’ossessione. Artisticome Monet esprimono al mas-simo grado una sensibilità at-mosferica che denota una par-ticolare maestria nel catturarela luce e un senso della visua-lità innovativo. Lo scopo di ar-tisti come Monet e Pissarro ècogliere l’attimo fuggente, cioèquel momento in cui la luce at-mosferica si dissolve in unoscintillio pulsante di colori.Dal movimento impressionistaparte quella corrente che pren-de il nome di Puntinismo perl’attitudine degli artisti di co-prire la tela con una minutissi-ma serie di puntini e trattini dicolori primari che frantumanole immagini in una luminescen-te atmosfera (Sisley, Seurat). È dentro lo stesso movimentoimpressionista che sorgonoaltre tendenze espressive con-trapposte, che tracceranno lastrada a successivi movimentiartistici e apriranno le porte anuove espressività. Pur aderen-do al movimento impressioni-sta Cezanne se ne allontana peruna tendenza a guardare i mae-stri del passato. Crea formetratte dalla realtà dando lorouna accentuata architetturageometrica che sarà preludio alCubismo. Gauguin, che si dedi-ca all’arte piuttosto tardi, dopole prime esperienze a PortAven in Bretagna, forse spintoanche dal suo spirito ribelle, sene discosta. In antitesi con gliimpressionisti che si affidanoalla natura, Gauguin sostiene lanecessità di non affidarsi trop-po al paesaggio. “L’arte èun’astrazione che dalla naturatrova ispirazione.” L’artistadeve rifiutare ogni atteggia-mento contemplativo di frontealla vita. La sua nostalgia perun mondo non contaminato loporta lontano dalla Francia,verso il Paradiso perduto nelle

isole del Pacifico. Il suo mes-saggio espressivo che apparedel tutto maturato nel periodotrascorso a Tahiti, è volto adesaltare la forza evocativa delcolore e, sull’esempio dell’artegiapponese, a semplificare leimmagini nel tentativo di rag-giungere la sintesi fra forma ecolore. Sorgono composizionisintetiche dai forti colori con-trastanti che faranno scuola aiFauves. Al posto dei rutilanticolori della pittura impressio-nista, nelle sue opere appare unmondo silente, poeticamentemistico, quasi alieno, oltre il vi-sibile.Nel corso del tempo gli artistisi sono impegnati a impadro-nirsi delle immagini del mondoin cui erano immersi e che erala loro fonte di ispirazione. Ècon l’arrivo dell’Impressioni-smo che alcuni artisti sentono ilbisogno di andare a scoprireun’altra realtà che si colloca inuna dimensione oltre il visibileconosciuto ed è suggerita daglistati d’animo. Artisti comeGauguin e Van Gogh, in antite-si con l’Impressionismo, a cuiavevano aderito, affermano lanecessità di liberare le espe-rienze pittoriche dal giogotroppo tecnico e sperimentaledel colore necessario per cattu-rare la luce. Nasce così il Post-impressionismo, il cromatismoviolento dei Nabis e dei Fauves(Matisse). Colori intensi, linea-rismo sinuoso e insistito. De-nis, Ranson e Matisse stesso ne-gano ogni senso volumetrico eprospettico. I colori general-mente primari sono espressi intutta la loro purezza decorati-va. Anche gli espressionisti te-deschi si avvalgono di coloriaccesi e figure deformate chescaturiscono da una denuncianei confronti di una società ri-gida e conservatrice. L’Espres-sionismo in Germania coinvol-ge la pittura la musica, il teatroe influenza anche la pittura deinostri giorni.

Giovanni Talamini

Luciana Lumine, 77enne titolaredella Legatoria La Fenice da circaquarant’anni, dapprima attiva inCalle XXII Marzo e da quattordiciin Calle Fiubera al civico 826,continua a svolgere con passionetutta veneziana il suo lavoro di ar-tigiana rilegatrice, al quale affian-ca quello di venditrice di stampe,incisioni, quadri e oggettistica lo-cale. Resiste da tempo ai reiteratitentativi di acquisto da parte deicinesi e questa dedizione allaCittà, con le sue tradizioni, haispirato al comandante FerruccioFalconi i seguenti versi che deside-ra dedicarle.

Ode per Luciana

Oh balda giovinettaa più di settant’anni,meriti gloria in versisenza inganni.

Di natura vivacee intraprendente,un faro sei in famigliae per la gente.

Porti cordialitàstile e franchezzache sono simpatiae anche bellezza.

Il cuore tuo impetuosoè stimolo a operaree voghi la tua barca...a largo mare.

Ti ammirano gli onestiper la perseveranzasei per tuo figlio ed altri,la Speranza.

Di mente creativae manualitàanimi ciò che vedi,sei la felicità.

In tua bottega, resistisebben che gli stranierici tolgan tradizionie anche mestieri.

L’amor per la natural’aura tua di caro verde tinge,come un bel fiore alloral’artista ti dipinge.

Fin qui, la vita tua,hai speso bene.Onori la venezianità, diffondi speme.

SUPERNOVAlibri in preparazione

C’era una volta di Gastone Adami

A Venezia con Casanovadi Kathleen Ann González

Il manoscritto rivelato di Giorgio Bolla

Frammenti di tempo linearedi Matteo Matteuzzi

L’ultimo corder della Giudeccadi Renzo Inio

D’Annunzio a Venezia di Virgilio Boccardi

Venezia e la nascita del goticodi Paolo Morachiello

Zara, l’ultima estatedi Federico Visconti

Page 11: VENEZIA E LA MASSONERIA - Supernova Edizioni

CRONACA E CURIOSITÀINVERNO 2018 NEXUS N. 104 — Quaderno n. 14 – 11

Direzione e RedazioneG. DISTEFANO (dr. ed.), N. FALCONI (dir. resp.), D. ZAMBURLIN (cond.)

L. LANZA (red.), M. REGINA (red.)

Hanno collaborato a questo numero

FRANCO AVICOLLI, ENRICO BERTOLOTTI, PAOLO BERTUZZO, RICCARDO CALDURA, MARIO DALLA COSTA, LUIGI DANESIN, GIOVANNI DISTEFANO, FERRUCCIO FALCONI,

LUCIANA LUMINE, ELENA PAOLA FONTANA PERULLI, FIORA GANDOLFI, GIOVANNI GRETO, EMANUELE HORODNICEANU, LETIZIA LANZA, LORENZO MAYER,

MTM, CRISTIANA MOLDI-RAVENNA, TAZIA NUVOLARI, DANILO REATO, VALENTINA RIPA, TEODORO RUSSO, GIOVANNI TALAMINI, MARISA TUMICELLI,

ALDO VIANELLO, DANIELA ZAMBURLIN

REDAZIONE, AMMINISTRAZIONESUPERNOVA EDIZIONI srl,

via Orso Partecipazio, 24 – 30126 Venezia-LidoTel/fax 041.5265027 – cell. 3491481059

email: [email protected] website: www.supernovaedizioni.it

STAMPA: Grafiche Biesse s.a.s. – Scorzè (Venezia)

I Quaderni di Nexus continuano a tenere in vita le idee di quello che è stato ininter-rottamente per oltre 24 anni ormai il periodico culturale veneziano sorto con auto-rizzazione del Tribunale di Venezia n. 1114 il 23.3.93

Le opinioni espresse nei testi firmati impegnano esclusivamente i rispettivi autori

COMUNICAZIONE, CULTURA E ATTUALITÀ NELLA CITTÀ METROPOLITANA DI VENEZIA

Anno XXV n. 104 – Quaderno n. 14

INVERNO 2017 ***

Cari lettori, assieme alla redazione diNexus, porgo a tutti voi gli auguri piùaffettuosi di pace e prosperità per ilnuovo anno. Diamo ora uno sguardoai transiti planetari più rilevantidell’inverno 2018, segno per segno:

ARIETE.Cari amici dell’Ariete, cosa vi porteràla prima stagione del 2018? Per mol-ti un po’ di vento in poppa, dato chel’opposizione di Giove è acqua passa-ta. Va però detto che l’ingresso di Sa-turno in Capricorno comporterà peraltri, nella fattispecie la prima deca-de, la necessità di un bilancio sullostato delle cose.

TORO.Nel complesso l’inverno 2018 saràbenevolo nei vostri confronti e l’in-gresso di Saturno in Capricorno, po-

stazione a voi favorevole, vi darà lostimolo per sistemare situazioni nonpiù prorogabili. L’opposizione diGiove sarà compensata da una Venerefavorevole, che vi farà apprezzare ilpiacere delle piccole cose.

GEMELLI. Cari Gemelli, i transiti invernali del2018 saranno favorevoli al vostro So-le, grazie soprattutto alla brezza leg-gera dovuta allo spostamento di Sa-turno dall’aspetto di opposizione.Con un po’ di saggezza in più, è il mo-mento di lasciarsi il passato alle spal-le e rinascere a nuova vita.

CANCRO. La situazione si presenta alleggerita,ancorché a fasi alterne, cari granchiet-ti, poiché, se da un lato i nativi dellaprima decade dovranno fare i conticon l’ingresso di Saturno in Capricor-no, in opposizione, la terza decade do-vrà confrontarsi con l’ultimo colpo dicoda di Urano, in quadratura

dall’Ariete. Morale: i primi dovrannofare un utile bilancio della situazionee selezionare quello che non serve, isecondi aspettarsi alcuni cambiamen-ti, anche in meglio.

LEONE.I transiti invernali richiedono nor-malmente ai focosi leoncini di ridi-mensionare le loro pretese. In effetti,Giove in quadratura e alcune rapideopposizioni acquariane suggerisconouna serena pausa di riflessione.

VERGINE.A parte i transiti stagionali pescini frafebbraio e marzo, direi che siete tra igrandi favoriti del 2018, grazie allospostamento di Saturno in Capricor-no e a un Giove propizio in Scorpio-ne. Sappiate farne buon uso. Astra in-clinant non necessitant.

BILANCIA. Come peraltro gli altri segni cardinaliAriete, Cancro e Capricorno, la prima

decade del segno dovrà confrontarsicon la quadratura di Saturno, frescofresco in Capricorno, mentre la terzadovrà affrontare il commiato di Uranodall’Ariete. Per i primi sarà tempo dibilanci di verifica, di chiedersi “chi sia-mo, da dove veniamo, dove andiamo”,mentre per i secondi ci potrebbero es-sere dei colpi di scena. Ma la natura bi-lancina vi aiuterà in entrambi i casi.

SCORPIONE.Cari Scorpione, sarà un inverno mol-to proficuo. Giove nel segno, dopo 12anni, vi darà la carica. L’ingresso diSaturno, in aspetto di sestile dal Ca-pricorno, vi indurrà a fare scelte pon-derate per il vostro futuro. È il mo-mento di costruire.

SAGITTARIO.Ottime stelle, cari Centauri. Conl’uscita di Saturno dal segno si pro-spetta una visione più chiara di quel-lo che conta veramente per voi in que-sto momento. Sia i transiti lenti chequelli stagionali sono di buon auspi-cio per intraprendere nuove imprese.Sappiatene approfittare.

CAPRICORNO.Cari amici del Capricorno, dopo 29

anni Saturno si ripresenta alla vostraporta e per circa tre vi terrà compa-gnia. Considerando che è il governa-tore del segno, si sentirà a suo agio evi guiderà, talvolta con un cipiglio unpo’ severo, a fare ordine nella vostravita. Niente paura: grazie alla bene-volenza di Giove in postazione favo-revole, la cosa non sarà poi così pesan-te e porterà a sviluppi positivi.

ACQUARIO.Nel complesso l’inverno sarà per voiuna buona stagione, anche senzal’aiuto di Giove, purché sappiate agi-re con un po’ di previdenza, evitandodi rimandare al domani o all’estro delmomento le cose più importanti. Inprimavera potrebbe essere più diffici-le, se non troppo tardi.

PESCI.Ottima stagione, finalmente, cari pe-sciolini. Le stelle invernali, comesempre, vi saranno amiche e, con il fa-vore di Giove dallo Scorpione e di Sa-turno dal Capricorno, la vita vi aprirànuovi orizzonti e verranno ricono-sciuti i vostri meriti.

*** Le previsioni considerano i transiti uni-camente rispetto al Sole di nascita.

Le stelle di Taziaö ööööö

LA CITTÀ RACCONTAgidi

Agosto10 Una Bomba d’aria a Cavallino-Trepor-ti si porta via centinaia e centinaia di al-beri, provoca numerosi danni, circa 30 iferiti. Lido: si schianta in barca contro una bri-cola dopo una cena davanti al PiazzaleS.M. Elisabetta.Adesso le borseggiatrici vanno a rubare incasa e tornano anche gli scatolettisti alPonte dell’Accademia.15 Gli abusivi bengalesi si scontrano peril controllo di Piazza San Marco. I furti inserie non si contano più. Delinquentisempre in primo piano. 22 Ai Giardinetti Reali, dov’è comincia-to il restauro, si demolisce il bunker chedoveva proteggere i Savoia in caso di at-tacchi. 25 Al meeting di CL a Rimini il sindacoBrugnaro parla senza freni sui problemidi Venezia che riguardano immigrazione,abusivismo, borseggi, lotta al terrorismo. 25 Molti islamici postano “Allah akbar”e il sindaco Brugnaro risponde: “Se unogrida Allah akbar a San Marco lo abbat-tiamo al terzo passo.” Seguono accusegiornalistiche da sinistra e difese da de-stra.26 Venezia vittima di violenza e abusi:esercizi cinesi chiusi per le risse scoppiateall’interno, un barista cinese punta il fuci-le contro l’avventore, nei pontili com-

paiono avvisi antiborseggio, blitz antia-busivismo.28 Installate le ultime protezioni a Piaz-zale Roma per prevenire possibili attacchiterroristici. Morto a 75 anni Enzo Stevanato, allievodi Mario Del Monaco, a cui si deve laGondola d’Oro, mostra internazionale dimusica leggera, nata nel 1965 e chiusanel 1992.

Settembre3 I cugini Igor e Rudi Vignotto vinconola Regata Storica per la 15. volta.10 Muore a 94 anni l’architetto RenatoPadoan, già Soprintendente ai Monumen-ti di Venezia e Laguna, che nel 2016aveva donato l’ultimo piano di PalazzoBollani (di fronte alla Pescheria) a ItaliaNostra. 12 Ogni giorno arrivano a Venezia 50borseggiatrici travestite da turiste, macon foulard per nascondere la manoladra...12 Borseggiatori violenti, pontonieri inacqua.20 Ritornano i ladri di maniglie e po-melli di ottone nel Centro Storico, pro-prio come accadeva negli anni ‘80, quan-do bande di ragazzini locali si assicurava-no l’argent de poche vendendoli ai rigat-tieri.La canonica di Santa Fosca, adiacente allachiesa, diventa albergo.22 Il Teatro San Gallo, già Cinema Olim-pia, diventa centro commerciale gestitoda cinesi.

26 Gli attivisti di Venessia.com tappezza-no i percorsi turistici con cartelli che in-vitano a tenere la destra.27 Chiude Armani, subentra Hermés.La Soprintendenza approva il progetto perconsentire ai disabili di attraversare i 4ponti lungo le Zattere. Plauso!Mestre: nomadi continuano ad occupareabusivamente case Ater. 28 Da un rilevazione di Index Research ilsindaco Brugnaro sale al secondo postodei sindaci più apprezzati d’Italia. Do-manda: chi dirige Index Research?29 Il Comune riduce l’impegno con lepartecipate: ne tiene 12 su 30, cioè Casi-nò, Actv, Ames, Avm, Insula, Ive, Palaz-zo Grassi, Thetis, Vela, Venezia Spiagge,Venis, Veritas. Sembra che le partecipateproducano utili!? L’invecchiamento del clero e il lento ri-cambio (i preti attivi sono 168) induconoil patriarca genovese Moraglia a ‘trasfor-mare’ le 128 parrocchie della Diocesi in36 macroparrocchie: 14 a Venezia, 10 aMestre, 4 a Marghera, 3 in Riviera, 3 sulLitorale, 1 a Eraclea e 1 a Caorle. 30 Presentato il progetto di restauro delPonte dell’Accademia finanziato da Luxot-tica. Ai lati le corsie per le carrozzine.

Ottobre1° Emergenza truffe agli anziani.Giudecca: chiude l’edicola alla Palanca,diventerà un bar.4 Un prospetto pubblicato dal Gazzettinoci offre un totale di 157 appartamentiAter occupati abusivamente: a Burano

(4), Lido (7), Murano (2), Mestre e din-torni (34), Marghera (21). Nel CentroStorico sono 89.4 Accerchiato da 3 sconosciuti, picchiatoe rapinato mentre di notte attraversaCampo Santa Margherita. Pensionata escedall’Ufficio Postale di Santa Chiara, va afarsi un’ombra e qui viene borseggiata. Inegozianti di Rialto chiedono le teleca-mere anti-borseggiatrici. 6 La società milanese Marzo Hotel srl haacquistato per 64 milioni lo storico Palaz-zo del Commercio in Calle XXII Marzo. 10 Il Gazzettino pubblica la ‘rotta’ deiborseggiatori: Piazzale Roma, Stazioneferroviaria, Campo Nazario Sauro, CampoSan Giacomo da l’Orio, Campo San Polo,Ponte di Rialto, Piazza San Marco.Secondo il ministero dell’Interno Veneziaè al 19. posto per i reati, staccando digran lunga Napoli e Palermo.25 Venezia al quarto posto tra le cittàsmart: dopo Milano, Bologna e Firenze.In particolare è prima nel verde urbano,3. nel turismo (dietro a Milano e Firenze),90. su 106 capoluoghi di provincia per laqualità dell’aria. 27 Commerciante aggredito da 4 malvi-venti in Lista di Spagna.L’ex Birreria Pilsen in Bacino Orseolo, ri-strutturata, diventa il Palazzo Zara.29 Il Gazzettino pubblica uno specchiettocon il numero dei residenti per sestiere:Cannaregio, Castello, Dorsoduro, SantaCroce, San Polo, San Marco. 30 Studentessa accoltellata da un balordoin pieno Centro Storico.

Novembre2 S. Margherita: chiude panettiere aprebar.5 La prima acqua alta supera quota 115.11 Ventinovenne americano cade in acquanel Rio di San Barnaba e affoga.12 Cavallino 2. spiaggia dopo Rimini.24 Presi 3 romeni con arnesi da scasso.25 Murano: muore 77enne Arnoldo Toso,discendente della famiglia che nel 1854aveva fondato la Vetreria Toso.26 Massimo Cacciari: “Senza visitatoriVenezia è morta.”28 Il Cavallino separatosi unilateralmetneda Venezia torna a chiedere soldi: dovreb-be essere Venezia a chiedere soldi al Caval-lino per sottrazione di territorio comunale! 29 Il giornalista e scrittore Virgilio Boc-cardi aggredito in calle da due balordi chetentano invano di rapinarlo.

Dicembre1° Lido: partiti in quarta i lavori di re-stauro del Grande Albergo Ausonia &Hungaria.Muore Gino Zennaro, già preside dellaMedia del Lido.2 Muore il 18enne Fabio Gasparini, sbal-zato in acqua dal barchino mentre fa con-segne per Dhl. 18 Il Porto di Venezia sarà zona di liberoscambio.20 M9 Mestre diventa M9 Venezia e Bru-gnaro lascia la gida del Gruppo Umana perdedicarsi solo alla politica. Il Governo stanzia 265 milioni per la sal-vaguardia di Venezia e della Laguna.

Nipote del penultimo doge, Pao-lo Renier (1779-1789), GiustinaTeresa Maria Renier in Michiel(1755-1832), chiamata dosetta oVenerina veneziana, è figlia del No-bil Homo Andrea e della patriziaCecilia Manin, ha per zio mater-no il futuro doge Ludovico Ma-nin e per padrino il letterato Mar-co Foscarini. Renier ha impalma-to una donna assai discussa, Gio-vanna Margherita Dalmet, ra-gion per cui sovente è Giustinaad accompagnarlo. Nata nellaparrocchia di S. Stae, accolta eistruita dai tre ai nove anni pres-so le monache cappuccine a Tre-viso, e poi in un educandato perfanciulle nobili, studia letteraturafrancese, inglese, musica, dise-gno, matematica, storia naturale.Maritata appena ventenne conl’anziano Marc’Antonio Michiel,assolve il ruolo di first lady consenso delle istituzioni e dedizio-ne per la città. Non sopportandopiù il matrimonio mal riuscito,non ostante la nascita di tre figlie

nel 1784 chiede il divorzio per mo-lesta coabitazione, poi non si rispo-sa né si accompagna ad altri. Do-po la morte del nonno, deposta lamascheratura, si dedica a tempopieno alle conversazioni di salot-to: il suo casino si trova a S. Moisèe, come altri in città, chiude in se-gno di lutto per la cessione di Ve-nezia all’Austria (Campoformido1797). Giustina si trasferisce a Pa-dova, dove si dedica alle scienzenaturalistiche e frequenta la villadi Melchiorre Cesarotti a Selvaz-zano, centro dell’intellighenziainternazionale; una volta rientra-ta a Venezia inaugura il nuovo ca-sino sotto le Procuratie Vecchie.Tra le sue scritture, Vita di Mme deSévigné; Descrizione dell’isola degliArmeni; Opere di Shakespeare vol-garizzate da una Dama Veneta. Ot-tello o sia il Moro di Venezia, Corio-lano, Macbeth. Il basilare Originedelle Feste Veneziane – catalogo ra-gionato di quarantuno feste ricor-renti in un anno, a testimonianzadei fatti salienti della Repubblica

e del permanere dei suoi valori,scritto in francese con l’italiano afronte, prima in cinque volumi(VE 1817-1827) poi in sei (MI1829), ripubblicato con un saggiointroduttivo di F. Pellegrini (VE1916). La finezza psicologica e lacoscienza di genere di Giustina siesprimono specie nel ritratto diA.-L.-G. Necker, baronessa deStaël-Holstein: Tuttociò che si leggedi lei […] sforza ad amarla rispetto-samente […] si presenta con passomolto sciolto e marziale; l’occhio ne-ro getta uno sguardo ardito; i capelliinnanellati alla moda sembrano i ser-penti di Medusa; gran bocca, grandispalle, grosse proporzioni […] aspet-to vivace e allegro, disinvoltura efranchezza in qualsivoglia società;ascolta ogni sua lode come meritata;ogni discorso come spregiudicata; lasua fronte non arrossisce mai, né permodestia né per pudore […] mostragran tenerezza per i figli; parla congran trasporto del padre; non nomi-na mai la madre.

Letizia Lanza

VOCI DI DONNE VENEZIANE

Page 12: VENEZIA E LA MASSONERIA - Supernova Edizioni

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CENTRO DI RINGIOVANIMENTO LANNA GAIAIl Centro di Ringiovanimento LANNA GAIA è il primo e unico tempio del benessere a Venezia ispirato all’antica tradizione olistica Tailandese ori-ginaria della regione Lanna. L’esclusività dei trattamenti è garantita dalla professionalità delle terapiste, tutte provenienti dalla Thailandia e di-plomate presso la prestigiosa Lanna Thai Academy.All’interno dei 1000 mq del Centro LANNA GAIA, interamente dedicati al benessere del corpo della mente e dello spirito, potrete fuggire dai fre-netici ritmi quotidiani e scegliere tra un’ampia gamma di trattamenti per godere di tutti i benefici dell’autentico massaggio Thai. Le cure dellemani esperte delle terapiste sbloccheranno le tensioni ripristinando la circolazione dell’energia e aiuteranno il rilassamento e il ringiovanimentodel corpo donando una sensazione di rinascita.Inoltre potrete usufruire della SPA attrezzata con bagno d’aroma cromoterapico, sauna finlandese, solarium, bagno turco, percorso Kneipp, grot-ta Jacuzzi, docce emozionali e area relax.Regalatevi momenti di completo relax, lasciatevi affascinare da un ambiente esclusivo, rilassatevi e lasciatevi coccolare, il vero benessere è alCentro di Ringiovanimento LANNA GAIA… non resta che provare.

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