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Insserto a “il Nuovo Giornale - Settimanale della diocesi di Piacenza-Bobbio - N° 25 di venerdì 28 giugno 2013 Poste Italiane s.p.a. - Spediz. in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46 art. 1), comma 1, CN/PC - Aut. Trib. di Piacenza n°4 - giugno 1948 Settimanale della Diocesi di Piacenza-Bobbio il n uovo g iornale 4 LUGLIO 2013 PIACENZA FESTEGGIA IL SUO PATRONO Insserto a “il Nuovo Giornale - Settimanale della diocesi di Piacenza-Bobbio - N° 25 di venerdì 28 giugno 2013 Poste Italiane s.p.a. - Spediz. in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46 art. 1), comma 1, CN/PC - Aut. Trib. di Piacenza n°4 - giugno 1948 SPECIALE S.ANTONINO
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uovo iornale - Sant'Antonino · 2015. 11. 21. · primi due anziani incontrati nella pa-lestra della scuola, a Finale, con i loro fagottini in mano. «Abbiamo perso quello che avremmo

Apr 16, 2021

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Settimanale della Diocesi di Piacenza-Bobbio

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4 LUGLIO 2013PIACENZA FESTEGGIA IL SUO PATRONO

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SPECIALE S. ANTONINO

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DITORIALEE

H a amato e servito il Signore: la festadel nostro patrono Sant’Antonino co-stituisce un invito a ricordare questafondamentale verità della sua vita. Eglinon ha solo professato la fede, ma l’haanche confessata fino alla suprema te-stimonianza, quella del martirio. Anto-nino ha compreso che se non si serveil Signore, si finisce con l’adorare qual-che idolo, il “vitello d’oro” della Bib-bia, nelle sue versioni più diverse, dal-l’imperatore di turno alle ideologie ealle mode dominanti.

È molto significativo che la nostraChiesa piacentina abbia riconosciutocome suo patrono un martire, un testi-mone di Cristo che, nell’amore fedeleal suo Signore, arriva a offrire la suavita. Il martire è il santo per eccellen-za: l’amore per il Signore è più impor-tante di tutto, anche della vita stessa.Solo il martire segue veramente il Si-gnore Gesù, il quale ha amato e servi-to il Padre e ha dato la sua vita pernoi. “Mio cibo è fare la volontà di colui che mi hamandato” (Gv 4,34), ha affermato Gesù. Nell’amo-re al Padre, egli ha amato e servito tutti noi: “Il Fi-glio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito,ma per servire e dare la propria vita in riscatto pertutti” (Mc 10, 45). Nell’episodio della lavanda deipiedi, Gesù dice: “Vi ho dato un esempio, infatti,perché anche voi facciate come io ho fatto a voi” (Gv13, 15). Non si tratta di una bella immagine da co-pertina ma della verità della sua vita: Gesù indossail grembiule del servo e lava i piedi degli apostoli. Èciò che egli ha fatto non solo in quell’occasione ma

in tutta la sua vita, per amore al Padree a tutti noi, suoi amici. La memoria del nostro patrono, il mar-tire Antonino, ci impegna a testimonia-re oggi la fede cristiana, cioè l’amore aDio e al prossimo. Proprio le difficoltàche stiamo vivendo oggi ci sospingonoad esaminare le strade che abbiamopercorso e che ci hanno condotto aquesta situazione. Guardando alla fe-de coraggiosa di Antonino, viene spon-taneo chiedersi se noi non ci siamo la-sciati attrarre dal luccichio delle cosemateriali o dalla dittatura del nostrosoggettivismo. È necessario interrogar-si e verificare se non abbiamo rifiutatodi amare e servire il Dio vivo e vero, fi-nendo per adorare le cose di questomondo, sacrificando ad esse la nostravita, la nostra coscienza. Non stiamoforse rischiando di perdere anchequell’umanità buona fatta di relazioni,di stima, di aiuto reciproco? Non stan-no forse scomparendo l’onestà, la re-

sponsabilità, la fiducia reciproca che sono fonda-mentali per la vita personale e collettiva?

Nella memoria del nostro patrono Sant’Antonino,siamo ricondotti a ciò che è stata la verità fonda-mentale della sua vita e che è fondamentale ancheper la nostra vita: amare e servire il Signore e amaree servire i fratelli. Il dono di un grande testimonedella fede come Antonino aiuti la nostra comunitàecclesiale e civile a ritrovare la strada della vita, del-la responsabilità, del servizio, della speranza.

† Gianni Ambrosiovescovo di Piacenza-Bobbio

EDITORIALESiamo al servizio di Dio o dell’idolo di turno? ........................... pag. 1

L’ANTONINO D’ORO 2013“La gente chiede al Vescovo di essere un padre e una guida” ..................................................................................................... pag. 3L’“Antonino d’oro” dal 1986 allo scorso anno.......................... pag. 5

LE MANIFESTAZIONI ANTONINIANETra fede, musica e cultura all’ombra della basilica.................... pag. 8

STORIE DAL TERREMOTOUna tenda per la preghiera: “Dio ricostruisce i cuori” ......... pag. 11

L’ANNO DELLA FEDE E IL PATRONODa Sant’Antonino l’entusiasmo di un nuovo annuncio........ pag. 13

CITTÀ E MONTAGNAGemellati con Grondone nel segno di Sant’Antonino......... pag. 16

LA MOSTRA FOTOGRAFICASuggestioni in bianco e nero: la musica tra cielo e terra ..... pag. 17

UN GIOIELLO DEL ’400Il restauro del chiostro: un sogno divenuto realtà ................... pag. 18

L’ARCHIVISTA ANNA RIVA

L’Archivio capitolare, tesoro tutto da scoprire .......................... pag. 20Le visite guidate. Tra i documenti esposti anche una delle prime testimonianze del volgare .................................. pag. 21

LA BASILICA

L’organo meccanico “Giani” compie dieci anni.......................... pag. 23Un coro di Reykjavik ha fatto tappa in basilica .......................... pag. 25

LA PARROCCHIA

Conosciamo il Capitolo della basilica di Sant’Antonino ...... pag. 27Una serata insieme...................................................................................... pag. 28Il perdono: un valore da insegnare in famiglia............................. pag. 29Nuova illuminazione per l’urna del Patrono................................ pag. 31La Prima Comunione raccontata da due mamme................. pag. 32.... e la voce dei bambini ............................................................................ pag. 33Il mio cammino di catechismo ............................................................. pag. 33La Confermazione in Cattedrale........................................................ pag. 36L’orario estivo delle messe in Sant’Antonino ............................. pag. 36Il profumo della solidarietà ..................................................................... pag. 36

Sommario

SIAMO AL SERVIZIO DI DIOO DELL’IDOLO DI TURNO?

1

Foto di copertina: Sant’Antonino, paliotto d’altare, secolo XVIII, oratorio di Santa Maria in Cortina, Piacenza.

SPECIALE S. ANTONINO

Sant’Antonino, Bott. ve-neta, fine sec. XV, basi-lica di S. Antonino.

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NTONINO D’ORO 2013L’A

3SPECIALE S. ANTONINO

er voi sono Vescovo, con voi sonocristiano”. Aveva voluto citare que-sta frase di Sant’Agostino, il giornodell’ordinazione episcopale, avve-nuta in Cattedrale a Piacenza l’11gennaio 2004. Dieci anni dopo, permons. Antonio Lanfranchi quelleparole sintetizzano non solo ciòche, allora, desiderava per se stes-so, l’essere “Vescovo tra la gente”.Ma - alle spalle l’esperienza allaguida della diocesi di Cesena-Sarsi-na prima e, dal 2010, quella di Mo-dena-Nonantola - anche ciò che lagente dal Vescovo vuole. Una vici-nanza paterna, e al tempo stessouna guida sicura a cui guardare.

È per questo ministero “sempreanimato da un profondo amore aDio, alla Chiesa e alla singolaritàdi ogni persona” - si legge nellemotivazioni - e che “lo ha vistoparticolarmente impegnato nel cor-so di questo ultimo anno per soste-nere la speranza nel cuore dellemigliaia di persone colpite dal terri-bile terremoto”, che i canonici delCapitolo della basilica intitolata alpatrono hanno deciso di assegnarea mons. Lanfranchi l’Antonino d’O-ro 2013. Il riconoscimento - patro-cinato dalla Famiglia Piasinteina -gli verrà consegnato giovedì 4 lu-glio dal vescovo mons. Gianni Am-brosio al termine della celebrazio-ne solenne delle ore 11.

La sera prima, mercoledì 3 lu-glio, alle ore 21 alla Sala dei Teati-

ni, mons. Lanfranchi parlerà pro-prio di come la popolazione dellaBassa modenese ha reagito al si-sma, della “Fede messa alla prova”- questo il titolo della serata - nellecomunità alle prese con una rico-struzione non solo materiale, diedifici e strutture, ma anche delcuore.

L’ARCIVESCOVO VENUTO DA GRONDONE

A Modena, come pure in tutti iluoghi dove la chiamata al sacer-dozio l’ha visto impegnato - in dio-

cesi di Piacenza-Bobbio ricordiamoil suo incarico di Vicario Generaledal ’96 al 2003, a Roma gli anni daassistente nazionale del SettoreGiovani dell’Azione Cattolica(dall’88 al ’96) e la cattedra di Pa-storale giovanile alla Pontificia uni-versità Lateranense (dal ’91 al ’95),fino alle due nomine episcopali -mons. Lanfranchi ha sempre porta-to con sé la sua “piacentinità”,quella che vede simbolicamenteriassunta nell’Antonino d’Oro. Ra-dici a cui è particolarmente legato -e non ne ha mai fatto mistero - apartire dalla prima formazione nel-

“P“LA GENTE CHIEDE AL VESCOVO DI ESSERE UN PADRE E UNA GUIDA”

Nella foto di Cravedi, mons. Lanfranchi il giorno dell’ordinazione episco-pale in Cattedrale a Piacenza.

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la sua Grondone di Ferriere, dove ènato il 17 maggio del 1946 e che ha la-sciato nel ‘57, a undici anni, per il Se-minario minore di via Scalabrini.

La famiglia, anzitutto, con i genitoriPaolo e Angela - “una coppia splendi-da, che si integrava, più forte papà,dolce, intuitiva, di poche parole macol gusto del bello, anche nelle cosesemplici che faceva, la mamma” - ifratelli, “che stimo molto e mi hannomolto aiutato”. E la scuola elementa-re, con l’indimenticata maestra DinaBergamini che l’ha “preceduto” nel-l’Antonino d’Oro, ricevuto nel 2008per il suo impegno educativo e dona-to, proprio il mese scorso, a Grondonein una sorta di gemellaggio tra la basi-lica del centro storico dedicata al sol-dato martire Antonino e la parrocchiadell’Alta Val Nure dove la vocazionedel futuro arcivescovo-abate di Mode-na-Nonantola mosse i primi passi.

GUARDARE LE PERSONE NEGLI OCCHI

“Incontrare le persone guardandolenegli occhi”. “Sano realismo”. “Fidu-cia negli altri”. Sono i valori che mons.Lanfranchi riconosce alle sue origini eche sempre lo hanno accompagnatonei suoi 42 anni di vita sacerdotale.

“Ho sempre cercato - spiega mons.Lanfranchi, che abbiamo incontrato inoccasione di una sua recente visita aPiacenza con i sacerdoti della diocesidi Modena - di pormi in atteggiamentodi ascolto profondo delle persone, sen-za guardare l’incarico che ricoprono, eneanche le fede che esprimono. E an-che io, da parte mia, ho cercato di fartrasparire la mia umanità, con sempli-cità”. Un atteggiamento che, grazie aitanti incontri vissuti, si è perfezionato,“anche se - confessa l’Arcivescovo -attualmente vivo anche il rammaricodi non poter prestare a tutti l’attenzio-ne che vorrei, di non poter soddisfaretutte le richieste di udienze o di visitealle parrocchie, perché gli impegni in-combono e un Vescovo deve assolvere

a tanti compiti che, purtroppo, a voltelimitano i rapporti umani”.

La voglia di essere vicino alla gente,però, mons. Lanfranchi non l’ha maipersa. Non ha esitato un attimo, quel21 maggio 2011, il giorno dopo la pri-ma scossa con epicentro a Finale Emi-lia, a rimandare l’impegno alla Cei aRoma per far sentire la vicinanza delVescovo alle parrocchie terremotate:Finale, Medolla, Cavezzo, Riviera, SanFelice sul Panaro... Una giornata dipioggia battente, un diffuso senso didesolazione - rammenta - eppure la le-zione di grande dignità con cui gli abi-tanti affrontavano i disagi. “Ricordo iprimi due anziani incontrati nella pa-lestra della scuola, a Finale, con i lorofagottini in mano. «Abbiamo persoquello che avremmo dovuto lasciaretra poco», si sono limitati a dirmi”.

UN SANO REALISMO E FIDUCIA NEGLI ALTRI

Ecco allora intervenire in aiuto quel“sano realismo” eredità della vita di

montagna, “fatta di povertà nei primianni, ma una povertà in cui non man-cava il ncessario”, sottolinea mons.Lanfranchi.

“È lì, grazie alla famiglia e all’edu-cazione che ho ricevuto anche nellascuola, che ho imparato a non lasciar-mi abbattere davanti ai problemi chesembrano insormontabili”. Su questabase si innesta la speranza cristiana,che irrobustisce gli animi e li sostienenei momenti della prova. Così è stataanche per la pragmatica popolazionedella Bassa modenese. “Dire sano rea-lismo - osserva mons. Lanfranchi -vuol dire anche ritornare alle cose checontano, all’essenzialità. Tante perso-ne, in seguito al dramma del terremo-to, mi hanno confermato di aver impa-rato ad apprezzare di più i beni chepossiedono, a non sprecarli. Soprattut-to - ci tiene a precisare l’Arcivescovo -a condividerli”.

Infine, il valore della fiducia nellepersone, “indistintamente, i preti cheho incontrato sin dal tempo della for-mazione, come i laici, con i quali ho

In alto, mons. Lanfranchi seminarista con i compagni di studio e i professorinel giardino del Collegio Alberoni (è il primo da destra in terza fila). Sopra,nello stesso luogo, ritratto con i sacerdoti della diocesi di Modena-Nonantoladurante la visita a Piacenza lo scorso 6 giugno (alla sinistra di mons. Lanfran-chi, il rettore dell’Alberoni padre Erminio Antonello); in alto, da bambino giocacon la neve a Grondone.

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avuto la fortuna di lavorare molto e diapprezzarne la vita concreta che por-tano avanti, ricevendo grandi doni an-che per il mio essere sacerdote”.

IL DESIDERIO DI ESSERE PRETEChe voleva diventare prete, “Tu-

gnetto” - così a Grondone chiamavanoAntonio Lanfranchi - lo diceva sin dabambino. Con qualche intuizione giàprofonda - come l’episodio che soven-te racconta la sua ex maestra di luiche, nella recita di Natale, vuol fare ilpastore per portare tutte le pecore daGesù, le buone come le cattive - mapure all’inizio con motivazioni nonproprio nobili. “Racconto sempre - cidice ridendo mons. Lanfranchi - chetra i motivi per cui volevo farmi pretec’era anche l’evitare il servizio milita-re. Ho ben in mente la sofferenza deigiovani del paese quando erano co-stretti a partire”.

Eppure, anche lui ha dovuto lascia-re la casa, la famiglia, la sua monta-gna. E ben prima dell’età del militare.Nel 1957 la famiglia Lanfranchi rice-vette la lettera del rettore del Semina-rio minore che accettava la candidatu-ra di Antonio. Si pianse, allora. “Ma digioia e di commozione”.

Chiedere a mons. Lanfranchi di in-dicare alcune figure-chiave di sacerdo-ti nella sua storia vocazionale è met-terlo in difficoltà. Perché sono tanti -conferma - coloro che hanno contri-buito alla sua formazione. I parroci diGrondone don Giovanni Meschi, donVittorio Bocedi e don Paolo Negrati.Al seminario di via Scalabrini donFranco Fornari - “mio insegnante dilettere, che mi diede un metodo di stu-

dio e un ordine di vita” - e il rettoremons. Ghizzoni. Al Collegio Alberonitutta una schiera di insegnanti prepa-rati che l’hanno condotto negli studifilosofici e teologici, poi perfezionati aRoma alla “Gregoriana” e alla “Sale-siana” con le lauree in Teologia biblicae Scienze dell’educazione (quest’ulti-ma con specializzazione catechetica).

“All’Alberoni - evidenzia - ho trovatouna proposta seria, che sapeva unirepreparazione a un ambiente familiare.Mi colpiva che il nostro direttore di ca-merata fosse un Vincenziano poco piùgrande di noi, così come il fatto che isuperiori condividessero con i semina-risti il pasto e altri momenti di incontro.Voleva dire riconoscerci una dignità, un

valore”. E poi il Collegio Alberoni fuanche per il giovane Antonio l’esperien-za della “apertura alla universalità del-la Chiesa e ai problemi della società”,con figure autorevoli quali il superiorepadre Giorgio Miscia o il docente diMorale padre Lino Ciccone.

Ordinato sacerdote il 4 novembre1971, è toccato a don Antonio, all’ini-zio del suo ministero, divenire educa-tore di tanti giovani al Seminario ve-scovile, tra il ‘71 e il ‘72, e dal 1977 -conclusi gli studi a Roma - come inse-gnante di Lettere sempre in Seminarioe di religione in diverse scuole statali.

In parallelo è iniziato anche il suoimpegno nelle aggregazioni laicali. Èstato assistente spirituale dell’Aimc(Associazione italiana maestri cattoli-ci) dal 1978 al 1984; nell’Azione Cat-tolica diocesana ha svolto l’incarico diassistente diocesano del Settore Gio-vani (1978-1986), del Settore Adulti(1986-1988); negli anni da Vicario ge-nerale ha seguito l’Ucid, l’Unione Cri-stiana Imprenditori e Dirigenti.

L’altro grande capitolo di impegno èquello della catechesi. Prima come se-gretario dell’Ufficio catechistico dioce-sano, di cui divenne direttore nel1984, prima di assumere anche la gui-da dell’organismo a livello regionalenel 1987 e ‘88.

SI EVANGELIZZAATTRAVERSO LE RELAZIONI

Un “curriculum” che dice la passio-ne per l’educare, per l’accompagna-mento dei giovani e per l’annuncio delVangelo. Nell’Anno della fede indettoda Benedetto XVI, la responsabilità diportare al mondo la Buona Notizia di-

Il premio “Antonino d’Oro” è stato isti-tuito nel 1986 dal Capitolo della basilicaantoniniana. Il premio viene assegnato,alternativamente, ad un ecclesiastico ead un laico. 1986: dott. Piero Castignoli, studio-

so di S. Antonino.1987: card. Agostino Casaroli, segre-

tario di Stato di Giovanni PaoloII.

1988: prof. Ferdinando Arisi, criticod’arte.

1989: card. Luigi Poggi, nunzio apo-stolico in Italia.

1990: dott. Francesco Bussi, espertodi musica.

1991: mons. Antonio Mazza, vesco-vo di Piacenza dal 1983 al 1994.

1992: prof. Alessandro Beretta An-guissola, medico e scienziato.

1993: card. Ersilio Tonini, arcivesco-vo emerito di Ravenna.

1994: prof. Luigi Rossi Bernardi,scienziato.

1995: mons. Carlo Poggi, parrocchia-no di S. Antonino, vescovo di Fi-denza.

1996: prof. Alberto Spigaroli, presi-dente dell’Ente per il restauro diPalazzo Farnese.

1997: mons. Luciano Monari, vesco-vo di Piacenza-Bobbio dal 1995al 2007.

1998: Adelia Firetti, fondatrice Istitu-to secolare missionarie scalabri-niane.

1999: padre Gherardo Gubertini, fon-datore della Casa del Fanciullo.

2000: avv. Corrado Sforza Fogliani,presidente nazionale di Confedi-lizia e presidente d’onore dellaBanca di Piacenza.

2001: mons. Luigi Ferrando, vesco-vo di Bragança (Brasile).

2002: ing. cav. Aldo Aonzo, presi-dente di Cementirossi.

2003: mons. Piero Marini, vescovo.2004: comm. Luigi Gatti, ex presi-

dente Camera di Commercio. 2005: padre Sisto Caccia, superiore

degli Scalabriniani di Piacenza. 2006: dott. Gianfranco Agamenno-

ne, medico chirurgo.2007: don Luigi Mosconi, missiona-

rio piacentino in Brasile.2008: Dina Bergamini, direttrice di-

dattica.2009: mons. Gianni Ambrosio, ve-

scovo di Piacenza-Bobbio.2010: Paolo Perotti, scultore2011: don Giorgio Bosini, fondatore

dell’Associazione “La Ricerca”.2012: Umberto e Giulia Chiappini,

primi presidenti della Caritasdiocesana.

LA STORIA

L’“Antonino d’oro” dal 1986 allo scorso anno

Mons. Lanfranchi il giorno dell’in-gresso da arcivescovo a Modena.

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venta più impellente. Macon quali modalità? Qualidevono essere per una par-rocchia le priorità per rida-re slancio a questo annun-cio? Mons. Lanfranchi, conquel “sano realismo” di cuiabbiamo parlato prima, fail punto della situazione.Perché senza aver presentel’orizzonte in cui calarequesto annuncio, si rischiadi vanificarlo. “Occorre es-sere coscienti che la so-cietà è cambiata. Il chevuol dire prendere sul seriochi dice di non credere - ri-flette -. Non siamo più inun contesto in cui la fede èpossesso comune e pacifico”. Secondopresupposto, “siamo in una societàpluralista, in cui le opzioni di vita sonodiverse”. Dunque, “devo tener presenteche il messaggio lo offro a tutti, ma nonè detto che tutti lo accoglieranno o cheavranno interesse ad accoglierlo”.

Ciò premesso, non vuol dire che ilcristiano non deve annunciare. Al con-trario. Lo deve fare con una attenzionerinnovata. “La prima urgenza - osserval’Arcivescovo, che dal 2005 al 2010 èstato membro della Commissione perl’Evangelizzazione dei popoli e la coo-perazione tra la Chiese della Cei - è re-cuperare la centralità di Gesù Cristo.

Benedetto XVI ce lo ha ricordato: il cri-stianesimo non è un complesso di dot-trine o di dettami morali, è un avveni-mento legato alla persona di Gesù Cri-sto. L’evangelizzazione deve dunquetenere sempre come centro, come pro-posta e come orizzonte questo incon-tro, che ravviva le persone”. Ma comefavorirlo, questo incontro? “Attraversole relazioni”, replica l’Arcivescovo.“Una parrocchia più che confidare sul-le iniziative in sé - che pure ci voglio-no, non voglio essere frainteso - deveconfidare sulle relazioni. Ossia deveportare le persone a vivere delle rela-zioni che siano significative, ‘testimo-

niali’, ovvero devo andareincontro all’altro comepersona che ha un annun-cio che ha cambiato la suavita. E come persona ‘uni-ficata’, non che la mia vitava da una parte e le paroleche dico dall’altra. L’altrodeve poter cogliere il fasci-no di un’umanità bella chederiva non dalle mie capa-cità, ma dall’incontro conGesù”.

ALLA SCUOLA DELL’EUCARISTIAÈ qui che si inserisce laricchezza dei sacramenti e

la “dottrina dei sensi spirituali” che, di-ce mons. Lanfranchi, andrebbe recupe-rata. È infatti attraverso i sensi chel’uomo entra in contatto non solo conla realtà umana, ma anche con quelladivina. Uno dei campi privilegiati diapplicazione riguarda l’eucaristia. “Sevogliamo che la relazione con Dio va-da oltre il sentimentalismo - commental’Arcivescovo - c’è bisogno di entrarepoco per volta dentro il mistero di Dioche si è fatto uomo. Solo così ci si for-ma come persone ‘unificate’ e conquella maturità che viene dalla forzadello Spirito Santo”.

Barbara Sartori

Sopra, mons. Lanfranchi con un gruppo di giovani del consi-glio nazionale dell’Ac: tra loro anche il prof. Pierpaolo Triani(terzo da destra).

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E MANIFESTAZIONI ANTONIANEL

8 SPECIALE S. ANTONINO

a città di Piacenza e la diocesi sipreparano a festeggiare il patronoSant’Antonino martire. Anche perl’edizione 2013 è un ricco program-ma quello messo a punto dalla par-rocchia in collaborazione con il Co-mune di Piacenza per offrire mo-menti culturali, di riflessione, di in-trattenimento, oltre alle celebrazionireligiose che scandiranno l’interagiornata del 4 luglio.

CONCERTI D’ORGANO, CORI E DANZE DAL MONDO

La musica sarà un filo conduttoredi molti eventi delle manifestazioniantoniane 2013.

Si comincia venerdì 28 giugnonella basilica di Sant’Antonino, alleore 21, con il Concerto Polifonicodelle Voci giovanili del Coro “Farne-siano” diretto dal maestro Mario Pi-gazzini. Accompagnati all’organo daAlessandro Molinari, proporranno,tra gli altri, “O bone Jesu” di LojsetCompere, “Panis angelicus” diClaudio Casciolini, “Uni caritas” diMaurice Duruflé, “Ave verum” e“Ave Maria” di Edward Elgar, il“Cantique” di Gabriel Furé.

Lunedì 1° luglio in piazza S. An-tonino alle ore 21 sono in program-ma musiche e danze per la serata“L’incontro con i giovani e le culturedel mondo”: ospiti i ragazzi di CasaMontagna di Ferriere provenientidalla Turchia e dalla Romania, chesi esibiscono sul nostro territoriograzie all’impegno di Carlo Devoti.

Martedì 2 luglio, alle ore 21, inbasilica, concerto d’organo del mae-stro Luigi Fontana. Diplomato in or-gano, composizione organistica eclavicembalo, Fontana è docente diorgano complementare e canto gre-goriano presso il Conservatorio“Puccini” di La Spezia; collaboracon l’Orchestra Barocca di Cremo-na, la Capella Regensis di ReggioEmilia, l’Accademia dei Virtuosi diGenova.

Il programma che eseguirà - laserata è in collaborazione con ilGruppo Ciampi - è stato pensato te-nendo conto dei molteplici anniver-sari che cadono quest’anno. Verràproposto un brano di padre Davide

nel 150° della morte, brani di Veg-gio e Parabosco, organisti rinasci-mentali piacentini, tratti dalla “Inta-volatura” di Castell’Arquato, il“Concerto Grosso” del Corelli nel300° della morte, un brano verdianonel bicentenario della nascita delcompositore, lavori dell’organistapiacentino Felice Frasi, che inau-gurò l’antico organo di S. Antonino,e del Petrali, organista e composito-re cremasco, favorito dai Lingiardiper inaugurare i loro strumenti.

Giovedì 4 luglio sarà infine lavolta del Placentia Gospel Choir di-retto da Raffaella Arzani, che si esi-birà in piazza Sant’Antonino alleore 20 in una serata di beneficenzaa favore della sezione piacentinadella Croce Rossa.

La formazione corale è compostada 70 elementi ed è nata nell’ambi-to di F.I.R.M.A. (Federazione Italia-na Ricerca di Musica e Arte).

I RESTAURI DEL CHIOSTRO, LE TRACCE DEL BARBAROSSA

Tra gli appuntamenti più legatiall’arte e alla storia della basilica in-titolata al patrono, c’è quello dellamattinata di mercoledì 3 luglio. Alleore 11 si terrà la presentazione deilavori di restauro del chiostro, coninterventi dell’arch. Gian Carlo Bo-rellini, soprintendente per i Beni ar-chitettonici e paesaggistici per leprovince di Parma e Piacenza, del-l’arch. Manuel Ferrari, direttore del-l’Ufficio diocesano per i Beni cultu-

LTRA FEDE, MUSICA E CULTURA ALL’OMBRA DELLA BASILICA

Sopra, una suggestiva immagine dellabasilica di Sant’Antonino con

l’inconfondibile campanile ottagonale.A lato, il maestro Luigi Fontana;

sotto, alcuni componenti del PlacentiaGospel Choir durante un’esibizione.

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SPECIALE S. ANTONINO 9

rali ecclesiastici, e del direttore dei la-vori Enrico De Benedetti.

Nella giornata di giovedì 4 luglio, in-vece, sarà possibile partecipare alle vi-site guidate coordinate dalla dott.ssaAnna Riva all’archivio e al museo capi-tolare (ore 15, 16 e 17 - gruppi di mas-simo 15 persone). Quest’anno al centrodell’attenzione ci sarà un importantefatto storico avvenuto in Sant’Antoni-no: nel 1183, come documentato ancheda una targa in pietra nel Portico delParadiso, la basilica ospitò i delegatidella Lega Lombarda e l’imperatore Fe-derico Barbarossa che vi si riunironoper firmare i preliminari della pace diCostanza.

Spazio anche alla cultura dialettale.Dopo “L’ôstaria d’la bella Luigia”, sce-ne popolari piacentine di Valente Fau-stini per la regia di Francesca Chiappo-ni andate in scena il 27 giugno, giovedì4 luglio in piazzetta Mercanti alle 21 siterrà “Piacenza nel cuore”, rassegnadella canzone dialettale piacentina conMarilena Massarini.

“LA FEDE MESSA ALLA PROVA”MERCOLEDÌ 3 LUGLIO AI TEATINI

Ma nelle manifestazioni antoninianenon mancano incontri dedicati ad ap-profondire, nella memoria del patronomartire, l’esperienza della fede cristia-na. Quest’anno ospite sarà l’arcivesco-

vo di Modena-Nonantola mons. Anto-nio Lanfranchi, originario della nostradiocesi e insignito dell’Antonino d’Oro2013. “La fede messa alla prova” è il ti-tolo della serata a cui partecipa alle ore21 nella sala dei Teatini. Modera Bar-bara Sartori, giornalista de “Il NuovoGiornale”.

LE CELEBRAZIONI RELIGIOSEMartedì 2 luglio alle ore 7.30 in ba-

silica rosario, Lodi e messa in diretta

su Radio Maria. Mercoledì 3 luglio al-le ore 18 Primi Vespri e messa.

Giovedì 4 luglio, giorno della me-moria liturgica di S. Antonino martire,in basilica alle ore 6.30 Lodi; a segui-re colazione insieme. Messe alle ore 8e 9. Alle ore 10 tradizionale concertodella banda Ponchielli da piazzaleGenova a piazza Sant’Antonino peraccogliere le autorità civili e religioseche partecipano alla messa solennedelle ore 11 in basilica con la conse-gna del cero in onore del patrono, pre-sieduta dal vescovo mons. GianniAmbrosio. Al termine consegna del-l’Antonino d’Oro 2013 a mons. Anto-nio Lanfranchi. Alle ore 18 in basilicaSecondi Vestri e celebrazione eucari-stica vespertina.

DUE MOSTRE FOTOGRAFICHEDa giovedì 27 giugno fino a dome-

nica 7 luglio in basilica saranno alle-stite due mostre fotografiche: gli scattidi Giuseppe Balordi sul tema “Tra Cie-lo e Terra. Incontri con la musica”(orari di visita: dalle 9 alle 12 e dalle16 alle 19) e la 15ª edizione di “Anto-nino d’Oro e dintorni - Come eravamo:1993-2013 e Alpini d’Italia” di CarloMistraletti.

Il 4 luglio non mancheranno comeda tradizione la bancarelle dalle ore 7alle 24 per la fiera del patrono.

Nella foto di Lunini, il parroco donGiuseppe Basini porta in processionela reliquia di S. Antonino; alle suespalle il cardinal Pulijc, arcivescovodi Sarajevo, ospite dell’edizione delloscorso anno.

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11SPECIALE S. ANTONINO

TORIE DAL TERREMOTOS

na doppia ricostruzione: delle strutturee dei cuori. “La virtù della speranzanon manca, ora ci serve anche quelladella pazienza”. Mons Antonio Lan-franchi, arcivescovo di Modena-No-nantola, in questo ultimo anno è statospesso in visita ai paesi della Bassa,quelli più segnati dalle ferite del terre-moto del maggio 2012. “Ancora oggi cisono parroci - racconta - che mi dico-no di persone che dormono vestite, epossibilmente al piano terra, perché lapaura delle scosse non le abbandona”.

Nell’Anno della fede, è della “fedemessa alla prova” della popolazionemodenese che parlerà mons. Lanfran-chi la sera di mercoledì 3 luglio alle 21alla Sala dei Teatini. “I segni di spe-ranza ci sono, grazie alla laboriosità ealla tenacia della gente e grazie agliaiuti che sono arrivati da ogni dove”,

U

Mons. Lanfranchi celebra la Veglia di Pentecoste sotto il tendone a Fi-nale Emilia nel maggio 2012, a pochi giorni dalla prima scossa.

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12 SPECIALE S. ANTONINO

sottolinea l’Antonino d’Oro 2013. Aiutimateriali, ma pure “relazionali” - li defi-nisce l’Arcivescovo - che servono ainfondere fiducia.

Sono le testimonianze degli abitantidi Finale Emilia, Cavezzo, Medolla, SanFelice sul Panaro - tanto per fare i nomidi alcuni dei centri più colpiti - a confer-marlo. “L’incontro con le altre realtà del-la diocesi di Modena e di varie diocesidi tutta Italia ha fatto sorgere legaminuovi e un senso nuovo di comunità.La gente me lo dice spesso: prima anda-vo di fretta, vedevo le persone ma eracome se non ci fossero, davo per scon-tato quei beni che reputavo parte dellanormalità; ora riscopro il valore di ognipiccolo istante”.

Anche nella prova, anche nella soffe-renza di chi ha visto crollare case, ditte,punti di riferimento, di chi ha pianto imorti rimasti sotto le macerie, la testar-da virtù della speranza chiede spazio.Non è un caso che, all’indomani del si-sma, ci sia subito attivati - oltre che perallestire le tendopoli per gli abitanti -per alzare tensostrutture sotto le qualicelebrare l’eucaristia e ritrovarsi, insie-me, a pregare.

IL GEMELLAGGIO CON FINALE EMILIA

A Finale Emilia, il paese gemellatocon la diocesi di Piacenza-Bobbio, già

ai primi di giugno 2012 - dunque ameno di dieci giorni dal sisma - il vice-parroco don Roberto Montecchi ci rac-contava del desiderio dei parrocchianidi allestire una tenda ad hoc per l’ado-razione eucaristica. Da anni nella cap-pella del Duomo la parrocchia orga-nizzava l’adorazione ininterrotta, dalgiovedì sera alla domenica. E i finalesinon volevano rinunciarci.

I piacentini, attraverso la diocesi,hanno consegnato finora alla parroc-chia centomila euro che serviranno arendere di nuovo agibile la chiesa diSan Bartolomeo, una delle sette pre-senti a Finale (che il sisma non ha fat-to crollare, ma che ha danneggiato inmodo serio). La bella notizia è chehanno trovato casa anche i bambini

della Materna parrocchiale “SacroCuore”: il nuovo plesso è stato inau-gurato il 5 maggio. Per far rinascerel’asilo - l’unico attivo nel Comune -don Montecchi aveva lanciato un ap-pello anche attraverso il Nuovo Gior-nale. Oggi quel sogno è realtà, graziead offerte arrivate da tanti benefattoriper oltre un milione di euro.

UNA TENDA PER LA MESSA E UNA PER I MUSULMANI

All’inaugurazione ha partecipatoanche mons. Lanfranchi. La gioia del-l’Arcivescovo è quella di poter benedi-re diversi edifici, segni tangibili di unarealtà che rinasce, tra cui due nuovechiese, a Medolla e Masacca. Anchein città i segni del sisma sono rimastia lungo. È del 16 giugno la riaperturadella chiesa di San Pio X, vicino allastazione, che era stata lesionata seria-mente e ha avuto bisogno di restauri.“A Bomporto - riferisce invece il ve-scovo Lanfranchi - vista l’alta densitàdi immigrati nella tendopoli è stata al-lestita sia la tenda per la celebrazionedella messa che quella per la preghie-ra musulmana”. Segno tangibile che“l’aspetto spirituale della vita ha unvalore enorme, anche per la ricostru-zione, sia della persona che della so-cietà”.

B. S.

L’incontro con un abitante delle zoneterremotate della Bassa modenese.

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ANNO DELLA FEDE E IL PATRONOL’

13SPECIALE S. ANTONINO

n tempo di grazia”: così Bene-detto XVI aveva definito, pro-ponendolo alla Chiesa univer-sale, l’Anno della fede. Un tem-po nel quale risvegliare l’entu-siasmo del credere, vincere lapigrizia di una fede e di una vi-ta chiuse su se stesse e uscirein strada, come a Pentecoste,per condividere l’annuncio del-l’amore di Dio che apre “il cuo-re e la mente al desiderio diDio e della vita vera, quella chenon ha fine”. È la storia di unanuova evangelizzazione, sottolo sguardo di Maria - “beata”perché “ha creduto” - su cui laChiesa – secondo l’invito delPapa emerito – si sente semprepiù incamminata.

Tutto può invecchiare: il salediventa insipido e la luce vienenascosta. Benedetto XVI avevarilanciato queste immagini delVangelo di Matteo per dare unascossa al cammino della Chiesae di tutti i credenti. Altrimentila visione si oscura, il passo di-venta incerto e, come per Ada-mo ed Eva, nel Paradiso terre-stre, si preferisce scappare. È latentazione che in ogni tempohanno avuto i credenti, a co-minciare dagli inizi. Non a ca-so, ormai al termine della suavita, l’apostolo Paolo chiede aldiscepolo Timoteo di “cercarela fede” con la stessa costanzadi quando era ragazzo (cfr 2Tm3,15).

Benedetto XVI ha voluto pro-muovere questo Anno speciale per-ché la Chiesa riscopra in primoluogo il tesoro della fede: i conte-nuti – le verità da credere - (la co-siddetta “fides quae”) e la fede, lafiducia in Dio salvatore dell’uomo(la “fides qua”). Avviato l’11 otto-bre 2012, a 50 anni dall’aperturadel Concilio Vaticano II e a 20 dal-la pubblicazione del Catechismodella Chiesa cattolica, si chiuderàil 24 novembre 2013, solennità diCristo Re dell’Universo.

L’idea di indire un Anno dellafede non è nuova. Lo fece anchePaolo VI nel 1967 per fare memo-ria dei 1900 anni del martirio degli

Apostoli Pietro e Paolo. Perché al-lora riproporlo? “Capita ormai nondi rado che i cristiani si diano mag-gior preoccupazione per le conse-guenze sociali, culturali e politichedel loro impegno, continuando apensare alla fede come un presup-posto ovvio del vivere comune - lariflessione è sempre di BenedettoXVI -. In effetti, questo presuppo-sto non solo non è più tale, maspesso viene perfino negato”.

CI SI FORTIFICA CREDENDOFesteggiare il patrono Antonino

martire, un giovane, un laico, cheda soldato è divenuto annunciato-

re del Vangelo che gli avevacambiato la vita - fino a offrirlacome dono per la comunità cri-stiana piacentina - in questoAnno della fede vuol dire alloraritrovare lo slancio di una testi-monianza viva, vera, capaceanche di andare controcorren-te. Vuol dire attraversare “laporta della fede” che, ricorda-va il Papa tedesco, è possibileoltrepassare “quando la Paroladi Dio viene annunciata e ilcuore si lascia plasmare dallagrazia che trasforma”. È la por-ta del battesimo, del gusto dinutrirsi della Parola di Dio edel Pane della vita, l’eucaristia,di un costante cammino di con-versione. I credenti - ci ricordaSant’Agostino - si fortificanocredendo.

SCRIVERE LA STORIA DELLA PROPRIA FEDE

Nel motu proprio “Porta fi-dei” con cui Benedetto XVI haindetto l’Anno della fede, tra levarie indicazioni per vivere be-ne questo tempo di grazia - ri-scoprire il Credo come preghie-ra quotidiana, approfondire icontenuti della fede leggendo ilCatechismo, intensificare lapartecipazione all’eucaristia -vi è quella di ripercorrere lastoria della nostra fede, “laquale - annotava - vede il mi-stero insondabile dell’intreccio

tra santità e peccato”. Una storiada scrivere, perché no, anche daparte di ogni comunità, di ogniparrocchia, di ogni realtà ecclesia-le. Questa storia della fede vedeprotagonisti – spiega BenedettoXVI – Maria, che “per fede accolsela parola dell’Angelo ”, e gli Apo-stoli che “per fede lasciarono ognicosa per seguire il Maestro”. Perfede i discepoli formarono la primacomunità e sempre “per fede imartiri donarono la loro vita, pertestimoniare la verità del Vangeloche li aveva trasformati e resi ca-paci di giungere fino al dono piùgrande dell’amore con il perdonodei propri persecutori”.

“UDA S. ANTONINO L’ENTUSIASMODI UN NUOVO ANNUNCIO

Bott. piacentina, fine sec. XVI-inizio sec.XVII: Sant’Antonino, basilica di S. Antonino.

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15SPECIALE S. ANTONINO

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ITTÀ E MONTAGNAC

n patto di amicizia tra la città e lamontagna, nel segno del martire An-tonino. La parrocchia del centro sto-rico e la comunità di Grondone diFerriere, in Alta Val Nure, sono piùvicine. E non solo per via dell’Anto-nino d’Oro assegnato, quest’anno, alvescovo mons. Antonio Lanfranchi,che in questo lembo di montagna ècresciuto. In tempi “non sospetti”-l’occasione è stata la tradizionale fe-sta della “Madonna degli Amici” il 26maggio - è stato grazie ad un altroAntonino d’Oro venuto da Grondo-ne, la maestra Dina Bergamini, che èstata suggellata l’amicizia tra le dueparrocchie.

Al paese natale di Grondone, infat-ti, la maestra Bergamini ha voluto do-nare il riconoscimento che il Capitolo

di Sant’Antonino le aveva assegnatonel 2008 per il suo impegno di educa-trice. “L’Antonino d’Oro - è il com-mento dell’insegnante - è un premiodella città dato a una montanara cheha lavorato per la maggior parte dellasua vita in montagna”. E non è un ca-so che la maestra Bergamini abbiascelto per consegnare il premio allasua comunità d’origine proprio la fe-sta della “Madonna degli Amici”. Èstata sua l’iniziativa di far erigere lacappella dedicata a Maria con questo

particolare titolo, sul sagrato dellachiesa di Grondone, dopo un bruttoincidente. “Nel mio letto di ospedale -ricorda - non c’è stato un giorno incui mi sia sentita sola. I miei alunni ei miei montanari mi sono sempre ve-nuti a trovare, donandomi l’entusia-smo per riprendere le forze”.

Il dono dell’Antonino d’Oro vuolessere perciò un “grazie” a tutti i voltiche “compongono il tassello dellamia storia”, ha evidenziato la Berga-mini il giorno della festa, lo scorso 26

maggio. Una giornata di fraternitàche ha portato a Grondone tanti “cit-tadini”. “Mi hanno detto di essersisentiti a casa, tra amici. Sono con-tenta che, donando l’Antonino d’Oro,sia passato questo messaggio di con-divisione”.

Ora la medaglia con l’effigie delpatrono della città e della diocesi ècustodita a fianco dell’altare in unacornice-mosaico realizzata con i sassidi Grondone da un ex alunno dellamaestra Bergamini, Giorgio Calamari.

UGEMELLATI CON GRONDONENEL SEGNO DI S. ANTONINO

16 SPECIALE S. ANTONINO

Sopra, Dina Bergamini, don Giuseppe Basini e don Giuseppe Calamari allafesta della “Madonna degli Amici”; a lato, l’Antonino d’Oro collocato inchiesa. In alto, l’abbraccio tra il parroco di S. Antonino e Dina Bergamini.

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A MOSTRA FOTOGRAFICAL

17SPECIALE S. ANTONINO

’esperienza della musica arricchi-sce l’esistenza umana e le apreorizzonti che sconfinano nell’infini-to e nell’eterno”. La riflessione delmaestro Riccardo Muti - contenutanell’introduzione del testo “LodateDio con arte” scritto da Joseph Rat-zinger - fa da sfondo all’ultima fati-ca di Giuseppe Balordi, appassio-nato di fotografia - uno dei pochis-simi rimasti fedele all’analogico -che dalla realtà che incontra traeispirazione per i suoi scatti. “Tracielo e terra. Incontri con la musi-ca” è il titolo della mostra che pro-porrà nella basilica di Sant’Antoni-no in occasione delle manifestazio-ni per il patrono.

Ventiquattro foto in bianco e ne-ro per raccontare un amore che ra-pisce sin dalla prima infanzia. “In-sieme alla fotografia, la musica è

“LSUGGESTIONI IN BIANCO E NERO:LA MUSICA TRA CIELO E TERRA

Due delle fotografie in esposizione nella basilica di S. Antonino: sopra, ilmaestro liutaio ed incisore; sotto, lezione di violino.

l’altra mia grande passione - cispiega Balordi -. Vedendo il mio ni-potino che, nella scuola paritariache frequenta a Cremona, si sta av-vicinando al mondo degli strumen-ti, mi è venuta l’idea di approfondi-re attraverso l’immagine le grandipotenzialità del linguaggio musica-le”. Un linguaggio che - diceva Ba-ch - parla sempre di Dio, anchequando chi compone o esegue nonne è consapevole. E non è un casoche un grande teologo come il Papa

emerito Jospeh Ratzinger sia ancheun fine pianista, ribattezzato “ilMozart della teologia”.

Ecco allora nelle foto di Giusep-pe Balordi prendere vita lo stru-mento sin dalla sua genesi, con gliscatti dedicati all’amico liutaio e alMuseo “Ala Ponzone” di Cremonacon l’esposizione degli Stradivari.Ma anche la fase dell’educazionemusicale - “un omaggio a chi si im-pegna a trasmettere un grande pa-trimonio di cultura”, dice - con im-

magini che ritraggono allievi e mae-stri immortalati durante una lezio-ne. O i momenti della fruizione, daquelli quotidiani di due ragazze cheprovano un pezzo con la chitarraprima di una celebrazione alle mo-nache di fronte al maestoso organodella chiesa progettata da RenzoPiano a San Giovanni Rotondo.

La mostra sarà visitabile fino adomenica 7 luglio, dalle ore 9 alle12 e dalle 16 alle 19.

Barbara Sartori

Un primo piano di Giuseppe Balor-di. (foto Carlo Mistraletti)

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N GIOIELLO DEL ’400U

ullo speciale Sant’Antonino del 4 lu-glio 2011, il parroco don GiuseppeBasini lanciava un accorato grido didolore: “salviamo il nostro chiostro”.E aggiungeva “We have a dream”,noi abbiamo un sogno, salvare que-sto bellissimo luogo. Esso infatti ver-sava in condizioni pietose, o megliopreoccupanti: il degrado era visibile,tutto era ammalorato, a incomincia-re dal tetto che era addirittura peri-colante per le infiltrazioni di acqua.

Si iniziò subito da lì, e poi viavia seguirono altre campagne di la-vori, rese possibili dall’impegnoanche dei parrocchiani con diverseiniziative e dalle importanti elargi-zioni di differenti realtà, quali laCEI con i proventi dell’8 per mille,e la Regione.

Dopo alcuni anni di lavori oraquesto straordinario luogo splendein tutta la sua bellezza e si apre anoi accogliente e prezioso nella suaveste migliore.

UNA STRUTTURA TIPICADEI MONASTERI

È davvero un gioiello prezioso,raro perché è inusuale che una basi-lica antica ci presenti ancor oggi unchiostro: esso è infatti struttura tipi-ca di un monastero (si pensi a Chia-ravalle della Colomba).

Ma vediamone insieme la storia.Nella sua forma primitiva esso ri-

sale al Medioevo, quando a seguitodi successive riforme della Chiesa(le prime risalgono all’età carolin-gia), fu deciso di dotare le cattedralie le chiese collegiate di una strutturaclaustrale, offrendo ai canonici la vi-ta comunitaria ispirata alla Regolabenedettina.

La presenza dei canonici inSant’Antonino è già documentatanel IX secolo, quando trenta di essifurono trasferiti alla nuova cattedra-le di Santa Giustina. Prezioso è poiun documento conservato nell’Ar-chivio Capitolare della Basilica, checita nell’anno 1141 il “dormitoriumcanonicorum”. Di quel primitivochiostro è rimasto solo il luogo e lamemoria, quando esso sia stato co-struito resta un mistero.

Ciò che ammiriamo oggi è il ri-sultato di ristrutturazioni e ricostru-zioni realizzate in Basilica a fine’400: allora fu costruito un soffittonuovo che coprì le navate con voltea vela, celando le antiche capriatein legno che parvero non più accet-tabili nel rinnovato clima culturaledel Rinascimento.

Allora fu anche ricostruito ilchiostro: i documenti d’archivio di-cono che esso fu realizzato “sulfundamento vechio di dicto clau-stro”; ci tramandano anche i pattiscritti con i “mastri” BartolomeoCasalini e Gian Cristoforo Veggi,era l’anno 1487.

PASSEGGIANDOSOTTO LE VOLTE

Se possiamo pensare il primitivovecchio chiostro di forme medievali,semplici e austere, quello che vedia-mo oggi è un luogo di bella eleganzarinascimentale: l’armonia nasce dal-le dimensioni relativamente ridotte(pressochè quadrato, circa 19 metridi lato), e inoltre ci colpisce l’eurit-mia della composizione, l’eleganzadelle colonnette e la sobrietà dei ca-pitelli, di puro linguaggio quattrocen-tesco. L’armonia dell’insieme non èpiù di tanto disturbata dall’aver con-servato solo 3 lati: infatti il quarto a

SIL RESTAURO DEL CHIOSTRO:UN SOGNO DIVENUTO REALTÀ

18 SPECIALE S. ANTONINO

Una panoramica dei restaurati chiostri della basilica di Sant’Antonino.

LA PRESENTAZIONE MERCOLEDÌ 3 LUGLIOMercoledì 3 luglio alle ore 11 in basilica, nel contesto delle manife-

stazioni antoniniane, verranno presentati i lavori di restauro del chio-stro. Intervengono l’architetto Gian Carlo Borellini, soprintendente peri Beni architettonici e paesaggistici per le province di Parma e Piacen-za; l’architetto Manuel Ferrari, direttore dell’Ufficio diocesano per i Be-ni culturali ecclesiastici; il progettista e direttore dei lavori arch. EnricoDe Benedetti. Sarà anche l’occasione per ringraziare tutti coloro chehanno finanziato e contribuito alla realizzazione di questo sogno.

I restauri sono iniziati nell’autunno 2011. La ditta Edilpronto s.r.l.è intervenuta, su indicazione della Soprintendenza ai beni architet-tonici, sulle coperture del chiostro. I lavori di restauro degli affreschi,presenti sulle pareti e sulle volte, e delle colonne, sono invece a curadi Alessandra D’Elia e delle sue collaboratrici.

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sud, è stato soppresso secoli fa, sacrifi-cato per creare un passaggio fra la piaz-za e il complesso dei Teatini della chie-sa di San Vincenzo, sorto all’inizio delXVII secolo: si è creato così il vicolo de-nominato dei chiostri di Sant’Antonino.

Cent’anni fa il lato nord aderente allabasilica era ancora invaso di volumidelle cappelle che si aprivano sulla na-vata laterale destra, realizzata in perio-do barocco: esse furono demolite con irestauri d’inizio ‘900, diretti dall’archi-tetto G.V. Arata quando, secondo la teo-ri del tempo, si volle ridare un aspettopuro all’intero edificio ripristinando leforme romaniche ed eliminando le su-perfetazioni dei secoli precedenti.

Lungo il lato ovest sono murati alcu-ni marmi antichi, anche lapidi sepol-crali; esse testimoniano che in antico lesepolture si facevano nelle chiese einoltre che la prima chiesa, un “marty-rium” a croce greca che raccolse le spo-glie del martire Antonino, era sorta inarea cimiteriale: qui infatti era ubicatal’antica necropoli del “municipium” ro-mano, sorto fuori le mura, qui si trova-va la sepoltura del Santo nostro patro-no in una tomba a pozzo (ipogeo) cheora è custodita nell’oratorio di SantaMaria in Cortina.

Durante i restauri delle pareti e dellevolte del chiostro sono venute in lucetracce di affreschi databili fra il XV e ilXVII secolo: un tempo non solo le chie-se, ma anche i chiostri, erano tutti di-pinti.

IL CHIOSTRO ATTUALEMa vediamo alcuni particolari. Le

snelle colonne di granito sono alte m.2,30, esse sorreggono un susseguirsi diarchi a tutto sesto ampi m. 2,90. La co-sa più interessante sono i capitelli, tutti

di foggia differente. Hanno la consuetaforma di campana rovesciata, la partebassa è fasciata da foglie di acanto fra-stagliate che salgono incurvandosi asostenere sobrie volute angolari; altripresentano semplici foglie lanceolatecon bordi lisci; altri ancora sono ornaticon festoni molto decorativi. Sul lato vi-sibile del giardino molti capitelli pre-sentano uno stemma (sono detti “capi-telli scudati”), alcuni decorati con ilvessillo sfrangiato del martire Antoni-no, altri con il dado, emblema della “ci-vitas” di Piacenza.

Lo spazio centrale pressochè quadra-to è risolto in un impianto geometricoche disegna aiuole e vialetti che conver-gono al centro, dove è situata una verada pozzo ottagonale. Questo è luogoprivilegiato per ammirare i solenni volu-mi in laterizio della basilica e compren-derne le fasi costruttive: il transetto e lenavate longitudinali (XI secolo), ornatialla sommità da un rincorrersi di archet-ti ciechi; notiamo i robusti contrafforti(pilastri sporgenti) e archi rampanti che

fasciano in alto e sovrastano la più bas-sa navata laterale, divenuti necessarinel XV secolo quando furono realizzati isoffitti con le volte.

Su tutto domina la torre, originale pe-culiarità della nostra basilica: notiamoche si innalza sopra una struttura cubi-ca di base, che è la parte più antica (IVsecolo), sopraelevata in forma ottagona-le in età longobarda (VIII secolo); allasommità la banderuola reca l’insegnadel Comune, e la data 1492; il torrione èelegantemente traforato su ogni lato dacoppie di finestre bifore, su tre piani,profilate di bianco; il cornicione è orna-to da un motivo di archetti intrecciati.

È un complesso di volumi molto inte-ressanti, esaltati dal cotto a vista, checonferiscono straordinario carattere dioriginalità alla Basilica, così come il belchiostro, luogo di visita e di contempla-zione, che potrà essere aperto alla citta-dinanza per momenti di aggregazionesia religiosi che culturali: oasi per lo spi-rito nel cuore della città.

Mimma Berzolla

19SPECIALE S. ANTONINO

“Ave Maria piena di grazia”: dopo i restauri sono tornati a splendereanche gli affreschi delle volte; a lato, la torre ottagonale svetta suichiostri.

settimanale della diocesi di Piacenza-Bobbio

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nna Riva è nata a Piacenza nel1966. Laureata summa cum laudenel 1992 in Filologia Medioevale eUmanistica, presso l’Università de-gli Studi di Pavia, sotto la guida diLuciano Gargan con una tesi sullabiblioteca e la scuola capitolare diSant’Antonino dal XII al XIV seco-lo, riportando alla luce gli antichicodici scolastici, che sopravvivonoin oltre cento frammenti dal IX se-colo in poi.

Nel 1997 ha pubblicato il volu-me La biblioteca capitolare dSant’Antonino di Piacenza (secoliXII-XV), che a tutt’oggi costituiscelo studio più approfondito su unadelle più prestigiose collezioni li-brarie medievali d’Italia e non solo.

Nel 1999 con Damiana Vecchiaha curato la mostra Alle origini del-l’Università. Le scuole capitolari diPiacenza, Cremona, Parma nellaquale la realtà piacentina è statamessa a confronto con altre istitu-zioni dell’Italia padana. È del 2006lo studio dei testi latini che fannoda corollario al cosiddetto “fram-mento piacentino”, il contrasto d’a-more in volgare conservato nell’ar-chivio della basilica.

Le sue ricerche sono poi prose-guite seguendo altri filoni come lostudio dei frammenti di manoscrittireimpiegati come coperte nei secoliXVI e XVII.

Dal 2003 Anna Riva è funziona-rio dell’Archivio di Stato di Piacen-za, dove è responsabile della saladi studio e dell’attività didattica;dal 2008 è docente di archivisticapresso la scuola di archivistica, pa-leografia e diplomatica dell’Archi-vio di Stato di Parma.

Dal 1° gennaio 2013 è archivistacapitolare di Sant’Antonino.

LA STORIA DELL’ARCHIVIOIniziamo proprio il nostro collo-

quio con la dottoressa Anna Rivaparlando dell’archivio di Sant’An-tonino. Avvalendoci delle indica-zioni della studiosa, presentiamouna breve carta d’identità di que-sto importante archivio.

L’Archivio contiene i documenti– diverse migliaia – del Capitolo

della basilica di Sant’Antonino diPiacenza, che coprono un arco cro-nologico dal VIII al XX secolo. Fi-no agli anni Trenta del Novecentol’Archivio aveva sede in angusti lo-cali adiacenti alla sacrestia; succes-sivamente fu spostato in due stan-ze contigue al primo piano dellacanonica dove si trova tuttora.

Dalla imponente documentazio-ne rimasta è possibile individuare idiversi strati di formazione dell’ar-chivio: il primo riguarda le perga-mene del Diplomatico, che fino alDuecento rimasero l’unica seriedell’archivio; il secondo è costituitodai registri delle imbreviature deinotai in servizio alla chiesa, ac-compagnate da indici e repertori; ilterzo si venne a costituire dopo chei canonici ebbero provveduto allaredazione dei propri statuti e, men-tre il materiale cartaceo si sostitui-va a quello membranaceo, si co-minciò a conservare nuovi gruppidi documenti: registri contabili,censuali, atti di istituti e corpora-zioni sottoposte alla basilica.

LE FASI DEL RIORDINOLa documentazione alla fine del

secolo XVIII secolo o ai primi annidel secolo successivo subì un gene-rale riordino per materia ad opera

del canonico Giovanni VincenzoBoselli (1760-1844), il più famosoarchivista della basilica, il noto au-tore delle Storie Piacentine. Dopo illavoro del Boselli, peraltro incom-piuto, l’archivio cadde nuovamentein disgrazia. Bisognerà attendere fi-no al 1959 per avere un’accuratadescrizione dell’archivio, già collo-cato nelle stanze al primo pianodove si trova tuttora ad opera di Et-tore Falconi, impegnato nell’edizio-ne delle carte più antiche del capi-tolo antoniniano. Tra fine degli an-ni Settanta e la fine degli anni Ot-tanta ad opera di Piero Castignoli,allora direttore dell’Archivio di Sta-to di Piacenza, con la collaborazio-ne dell’Università degli Studi di Pa-via venne portato a termine il Di-plomatico, abolendo tutte le vec-chie collocazioni e riunendo in dueserie cronologiche tutte le pergame-ne più antiche del fondo dal secoloVIII al XIVex: la prima (4759 per-gamene) raccoglie documenti nota-rili privati, tra cui numerosi atti delcomune, la seconda (136 pergame-ne) comprende gli atti pubblici,cioè emanati da cancellerie pubbli-che. Vittima illustre del riordina-mento è stata la cassetta Boselli dicui è stato fornito elenco con ri-scontro delle segnature da Marile-na Rossi.

A

L’archivio capitolare della basilica di Sant’Antonino.

ARCHIVISTA ANNA RIVAL’L’ARCHIVIO CAPITOLARE, TESORO TUTTO DA SCOPRIRE

20 SPECIALE S. ANTONINO

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21SPECIALE S. ANTONINO

Parte della documentazione, con-centrata soprattutto nello scaffale 1,ha mantenuto l’ordinamento datoledal Boselli, ed è perciò da consultaretramite il repertorio settecentesco, an-cora funzionante per la maggior partedelle cassette. Diversi di questi conte-nitori non contengono più il materialeoriginario, che è stato spostato in altreserie, ma che è possibile ritrovare at-traverso opportune segnalazioni.

— Come mai è così importante l’ar-chivio di S. Antonino?

Come tutti gli archivi, anche quellodi Sant’Antonino, rispecchia l’istitu-zione che l’ha prodotto e la basilica ol-tre ad essere la chiesa che conserva lespoglie del santo patrono, fu per tuttoil Medioevo il polo culturale e politicodella città, la prima sede dell’archiviodel Comune. L’Archivioconserva – caso unico inItalia – i membra disiectadell’antica biblioteca chefin dai secoli centrali delMedio Evo (secc. IX-XIV)formava gli uomini dellaChiesa e del Comune diPiacenza e non solo. Tra iframmenti di codici più no-tevoli spicca sicuramente il10 della cassetta 49, che ciha trasmesso una poesiad’amore in volgare dell’ini-zio del XIII secolo, dellostesso periodo in cui, in Si-cilia alla corte di Federico,fioriva la prima scuola poe-tica italiana.

— Chi viene a consultarel’archivio di S. Antonino?

Gli utenti dell’archiviocapitolare sono soprattuttodocenti universitari, stu-diosi e studenti che devonopreparare la loro tesi dilaurea. Si tratta di un “pubblico” mol-to ristretto e pecialistico, che in genereconsulta il Diplomatico, cioè la raccol-ta delle pergamene, che per la maggiorparte sono ancora inedite.

— Come si consulta l’archivio?La consultazione dell’archivio è

aperta a tutti, ma è su appuntamento.

— Che progetti ci sono per l’archi-vio?

Con l’aiuto di tre archiviste, PaolaAgostinelli, Arianna Bonè e ValentinaInzani, stiamo inventariando il mate-riale dell’archivio per arrivare a un in-ventario generale dell’archivio, che co-stituirà un grosso passo avanti nellavalorizzazione del patrimonio cultura-le della basilica e un grande aiuto pergli studiosi. In questo momento stia-mo inserendo i dati relativi al Diplo-matico, che è la serie più consultatadell’archivio.

A cura di Fausto Fiorentini

LE VISITE GUIDATE

Tra i documenti esposti anche una delle prime

testimonianze del volgare Lei lo definisce “il Paradiso del-

l’archivista”. Ma Anna Riva è con-vinta che i documenti conservatinell’archivio capitolare della basilicadi Sant’Antonino siano tanti e di talepregio da meritare di essere cono-sciuti da tutti, e non soltanto da unpubblico di specialisti e di studiosi.

Per questo, nell’ambito delle ma-

nifestazioni per il patrono, giovedì4 luglio sarà possibile partecipare adelle speciali visite guidate all’ar-chivio, e iniziare ad assaporare - at-traverso manoscritti e testimonian-ze antiche - la vita di Piacenza nelMedioevo. Tre gli appuntamenti inprogramma, per massimo 15 parte-cipanti per volta: alle ore 15, alleore 16 e alle ore 17. Al centro delpercorso, quest’anno, i documentipreliminari alla pace di Costanza,che fu stipulata tra Federico Barba-rossa ed i Comuni nel giugno del1183, come attesta anche la targain pietra sulla parete destra del Por-tico del Paradiso (l’ingresso dellabasilica da via Scalabrini).

“Sant’Antonino - illustra ladott.ssa Riva - fu il primo archiviodel Comune, dunque la peculiaritàè che custodisce non soltanto codi-ci liturgici ma anche materiale rile-vante sul piano politico e civile, co-

me i brevi consiliari”. Proprio inpiazza Sant’Antonino, fino al dodi-cesimo secolo, si riuniva la “conciocivium”, l’assemblea dei cittadini.In occasione della visita guidatadel 4 luglio sarà possibile ammirarediversi manoscritti che attestano -anticipa la dott.ssa Riva - la viva-cità sociale e culturale della Pia-

cenza del 12° secolo.“La visita guidata è

un’occasione unica - os-serva l’archivista -. Dueanni fa, quando l’abbia-mo proposta per la primavolta, abbiamo riscontratomolto interesse tra i pia-centini. Ci auguriamo cheil successo si ripeta anchequest’anno”.

Al fine di valorizzare ilpatrimonio custodito nel-l’archivio capitolare, ladott.ssa Riva insieme a trecolleghe archiviste profes-sioniste - Paola Agostinel-li, Arianna Boné e Valen-tina Inzani - sta procen-dendo a inventariare tuttoil materiale, che era statoriordinato negli anni Ot-tanta e Novanta da PieroCastignoli. Mancava peròil lavoro di inventario. Sista procedendo a realiz-zarlo con l’ausilio del

computer, per creare una chiave diaccesso all’archivio e garantire unamaggior sicurezza nella consultabi-lità. Un lavoro condotto a titolo vo-lontario, ma affascinante. “È unodegli archivi più importanti d’Euro-pa, un tesoro nascosto”, non esita adefinirlo la dott.ssa Riva.

Una curiosità, su tutte. Tra i ma-noscritti che conserva, vi è il fram-mento 10 cassetta 49, una delle pri-me attestazioni del volgare nellanostra penisola. Si tratta di un“Contrasto d’amore”, coevo allaScuola siciliana, e con tanto di ac-compagnamento musicale (anchese sono rimaste nel tempo solo po-che note). Il testo è stato inseritonella storia della letteratura italianaedita da Einaudi, come prova che ilvolgare non era utilizzato solo inSicilia e in Toscana, ma anche inaltre aree, vedi la zona padana.

B.S.

La targa del Portico del Paradiso che ricordache la basilica fu sede degli accordi preliminaritra il Barbarossa e i Comuni in vista della pace

siglata nel 1183 a Costamza.

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n aspetto che non può essere ignora-to, riguarda senza alcun dubbio lapresenza nella storia organaria pia-centina, della basilica antoninianapoiché nel corso dei secoli, si con-trappuntava artisticamente all’impo-nente Cattedrale. Il prestigio religio-so nei secoli scorsi era solito far ve-dere ai piacentini la potenza dell’ar-te, erigendo opere importanti, ben vi-sibili col fine di glorificare la maestàDivina.

Sappiamo con certezza attraversoun’attenta lettura dei documenti, co-me nei secoli passati, fra i due Capi-toli delle anzidette chiese, pur nellaloro completa autonomia, era lam-pante una percezione di sfida, dicompetizione, quasi di “grandeur”. Ifasti musicali, durante le lunghissimecelebrazioni liturgiche si eseguivanocon grande solennità in entrambe le

U

L’organo meccanico “Giani” nella basilica di S. Antonino. (foto Mario Acquabona)

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chiese, scanditi dal suono dell’organo edai cori. Forse la vera competizione nac-que proprio in campo musicale e ciò,tutto a vantaggio dell’evolversi dell’orga-naria italiana rappresentata dai suoi piùcelebri esponenti, ai quali pervenneronumerose commissioni e lavori.

LA “RIVALITÀ” CON LA CATTEDRALE

A partire dal 1545 quando GiovanniBattista Facchetti, celebre organaro bre-sciano costruì un nuovo organo per laCattedrale, anche il Capitolo della no-stra basilica affidò al piacentino GianGiacomo Calvi, l’edificazione di un nuo-vo strumento, che risultò ancora visibileai fedeli sino al 1837. In seguito, nel sec.XVIII la Chiesa primaria, incaricò l’orga-naro di origini napoletane FrancescoGervasi d’accomodare l’organo esisten-te; non furono da meno i Canonici diS.Antonino i quali passati pochi decen-ni, nel 1790 interpellarono Pietro Caval-letti per ampliare il loro antico strumen-to. Infine nel 1818 i Fratelli Serassi diBergamo, fabbricarono un grandioso or-gano in Duomo, ed analogamente in S.Antonino nel 1837, il Capitolo ne com-missionò uno nuovo, opera del padre efigli Lingiardi di Pavia, rendendosi contoche ormai non si poteva più “racconcia-re” il vecchio.

Studiando bene gli avvenimenti, pos-siamo asserire sorridendo, che siffatti“antagonismi” proseguirono sino ai no-stri giorni, quando nel 1957 la DittaTamburini costruì nella Basilica del no-stro Santo Patrono, un grandioso organosinfonico a trasmissione elettrica, il piùcolossale di tutta la città e Provincia.Strumento tanto desiderato, ed in granparte pagato dall’allora parroco Mons.Emmanuelli, il cui ammontare fu davve-ro strabiliante per quei tempi.

2003: IL PRIMO CONCERTO CON IL NUOVO STRUMENTO

I menzionati strumenti vantarono, unpassato più che secolare, che li ha resicelebri grazie ai musicisti che li suonaro-no vedasi Padre Davide da Bergamo,Girolamo Barbieri, Giuseppe ProsperoGalloni e tanti altri, proprio in una cittànella quale l’ottima gastronomia, unitaall’eccellente vino, vanno di pari passocolla musica ed il bel canto.

La parrocchia di S. Antonino, nellaricorrenza del suo Santo Patrono, è benlieta di fare onore con grande gioia, aldecennale del suo nuovo Organo in-stallato e sonante dall’anno 2003. Esat-tamente dieci anni orsono, ebbe luogoun evento unico, irripetibile e crediamoancor oggi senza eguali nel campo mu-sicale.

La basilica dedicata al nostro santopatrono Antonino, inaugurò un nuovoorgano completamente meccanico cherinasceva in parte da quello preesisten-te. Il nuovo organo opera dell’organaroGiani Daniele Maria è composto da ben2627 canne di cui le antiche n. 442 so-

no dei Lingiardi, mentre 2185 di nuovafattura; è composto da due manuali epedaliera completa, fatti funzionare da31 manette al Grand Organo, 18 all’Or-gano Eco e 9 per i registri al pedale. Unvero capolavoro d’organaria contempo-ranea che ha onorato la nostra Città.

Noi eravamo presenti in basilica du-rante quella serata e ricordiamo ancorala gioia unita alla soddisfazione che sipoteva leggere nel viso sorridente delcompianto Parroco Mons. Gabriele Zan-cani, quando presentò una breve intro-duzione esplicativa durante la serata d’i-naugurazione.

Se noi oggi possiamo ascoltare la vo-ce di questo mirabile strumento, lo dob-biamo al suo coraggio ed alla sua atten-zione verso un progetto coraggioso – no-nostante l’impegno economico rilevante– mons. Zancani sapeva in cuor suo cheavrebbe lasciato ai posteri, il suo ricordonella memoria congiunta a quest’operad’arte. La basilica stracolma di personegiunte anche dalle città limitrofe, pre-senziarono con religioso silenzio ai varibrani proposti dal maestro MassimoBerzolla ed alla fine, si levò un fragoredi meritati applausi quasi a non finire.

Fu davvero un concerto indimentica-bile, non solamente per lo scrivente cheera membro del Comitato per il nuovoorgano assieme alla sempre sorridenteM° Cinzia Zaghis organista titolare, ed ilM° Enrico Viccardi i quali, da quel mo-mento e negli anni a venire, hanno resofruibile ai piacentini una siffatta nuovaed eccellente opera, con una serie an-nuale di concerti, Corsi di Perfeziona-mento e concerti d’organo in varie parti-colari occasioni, come quelli tenutosi inpreparazione alla Festa di S. Antonino,ospitando organisti di spicco nell’ambitointernazionale.

Il parroco don Giuseppe Basini pro-seguendo la tradizione ereditata, hasempre avuto riguardo ed attenzioneverso questo strumento e soprattuttoverso i tre organisti che dal 2003, sem-pre lo fanno ascoltare durante tutte le

messe prefestive e domenicali. Anche lo scrivente sin dal 1985 ha

l’onore e la soddisfazione di suonarlo al-la messa serale domenicale collaboran-do così sia con l’organista M° Cinzia Za-ghis, che con il giovane promettente M°Paolo Gazzola.

Sappiamo che vi saranno altre inizia-tive culturali in un prossimo futuro sottol’aspetto musicale decisamente moltointeressanti sulle quali avremo modo dipresentarle a tempo debito.

PERCHÉ INVESTIRE SUL NUOVOORGANO MECCANICO

A questo punto ci sembra doverosoricordare, le motivazioni che portaronoalla realizzazione del nuovo strumento.L‘organo Tamburini, giunto alle sogliedel 2000, necessitava d’un intervento direstauro e di pulitura generale molto co-stoso, ma già da tempo si rifletteva sullacostruzione di un nuovo strumento inte-ramente meccanico. Seguendo l’iter cheè solito usarsi in queste occasioni, lascelta cadde su un giovane promettenteorganaro, il quale appoggiando l’idea delComitato, (allora composto da Mons.Gabriele Zancani, Mario Manzin, Giu-seppina Perotti, Cinzia Zaghis, EnricoViccardi, lo scrivente, Giovanni Fonta-na, Marco Carubbi) testé formatosi al-l’uopo, che non desiderava una medio-cre ricostruzione Lingiardiana, la quale,in effetti, sarebbe stata un vero falso sto-rico, diede attuazione dopo uno studioaccurato del materiale fonico antico dariutilizzare perché eccellente, ad una so-luzione che potesse garantire l’esecuzio-ne di musica organistica la più variegata,sia quella antica come la contempora-nea. Si doveva dunque progettare unostrumento ex novo che rispettasse certiparametri esistenti. Ma quali? Certamen-te la sua collocazione, la quale si profila-va entro la Cassa settecentesca del Ceti(1702), in quanto la sua straordinariafattura barocca, enfatizza il Santo Patro-no sollevato dagli angeli.

In questa pagina e a lato, particolari dell’organo meccanico “Giani”.

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25SPECIALE S. ANTONINO

Un secondo problema si presen-tava costruendo l’organo nuovo. Losi doveva collocare in un sito pulito,solido, e rinnovato quindi un’altraspesa vincolante fu sostenuta concoraggio dalla Parrocchia, vale a di-re quella necessaria per il restauroligneo dell’imponente Cassa e delledue imponenti Cantorie. Il risultatoalla fine fu stupefacente e tutti sonoin grado di guardare col naso all’in-sù: la pulitura filologica, restituì lemigliaia di foglie d’oro usate dall’in-doratore Perani di Cremona nel1705, che adesso, dopo il restauro,rifulgono alla luce del sole.

Un altro dilemma si presentò nelcorso dei lavori. Bisognava sgombrare laseconda cantoria posta in euritmia dal-l’altro lato della navata centrale, poichéera storicamente provato che in essasuonava l’orchestra dei Filarmonici edunque, il materiale fonico Tamburinifacente parte del vecchio terzo corpod’organo, avrebbe offuscato, e compres-so la zona presbiterale. Il risultato otte-nuto grazie alla soluzione adottata, offreuna visuale storica del presbiterio,sgombro di canne, il che ha consentitouna maggiore luminosità permettendocosì una sensazione di ariosità.

UN LAVORO DA VERO ARTISTABisogna riconoscere, a dieci anni di

distanza, l’ottimo lavoro eseguito nonsolo con la mente ma sempre col cuore

e con passione, dal vero Artefice di que-st’opera d’arte: l’organaro Daniele MariaGiani di Corte dè Frati, un piccolo borgoalle porte di Cremona, dove nel suo la-boratorio, accettando un incarico cosìimportante e gravoso, trovò non senzafatica ed impegno la sua personale spe-cificità. Coniugò l’antico timbro argenti-no del ripieno, con i suoi nuovi registriin maniera ineccepibile, superò tutte leavversità tecniche e logistiche sopra ci-tate. Il risultato: un organo maestoso,potente, solenne degno di cantare le lodial martire Antonino, eccellente sotto l’a-spetto tecnico, insomma un vero capola-voro dell’arte organaria italiana che, co-me affermò nel 2005 il Maestro LuigiFerdinando Tagliavini, “Uno strumentostraordinario nel solco della tradizioneitaliana”.

Da parte nostra ci è sembratodoveroso - anche per la stima per-sonale che gli attestiamo -, riassu-mere l’attività di questo esperto or-ganaro, il quale prima di giungerein S. Antonino, ebbe modo di con-frontarsi con i maestri organari delpassato quali i Serassi, Bossi, San-galli ecc. attraverso numerosi re-stauri d’importanti strumenti, ubi-cati in città e Provincia. Si vedanoquelli nelle chiese di S. Anna, S.Maria di Campagna, Ziano, Caor-so, San Polo, S. Antonio a Trebbia,Saliceto di Cadeo, S. Giorgino,Muradello, Croce S. Spirito: tuttiquesti strumenti storici hanno at-

testato la maestria e l’onestà nelle sueoperazioni restaurative.

Il nostro articolo, scritto per la fau-sta occasione sopra citata, sempre conun sentimento di gratitudine e amiciziaverso le persone citate, voglia essere unpunto di partenza per le future celebra-zioni Antoniniane negli anni a venire,affinché il nostro Santo Patrono proteg-ga non solamente la città di Piacenza,ma preservi nella sua Basilica, unastraordinaria opera d’arte – qual è l’or-gano meccanico Giani – alfine di giun-gere alle ricorrenze gioiose, in occasio-ne del suo centenario di costruzione, alservizio della liturgia, della parrocchia,della musica e dunque di tutta la citta-dinanza.

Mario AcquabonaStudioso d’Organaria Piacentina

Un coro di Reykjavikha fatto tappa in basilica

Domenica 9 giugno alle ore 10 il Coro Femminile diDomus Vox (Reykjavik, Islanda) ha animato il cantodella celebrazione eucaristica.

È stato un bel regalo che abbiamo ricevuto da que-sto coro attualmente in Italia per una tournée.

Grazie quindi alla direttrice Margret Johanna Pal-madottir e alle coriste per aver scelto la nostra Basilicadi Sant’Antonino per celebrare il giorno del Signore nel-la nostra città.

BAR TRATTORIA

La Famiglia

TUNA DI GAZZOLA (Pc)Tel. 0523.976.128

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ARROCCHIALA P

27SPECIALE S. ANTONINO

a recente nomina di due nuovi canonici - don Da-vide Maloberti e don Antonino Scaglia - ci dà l’oc-casione per parlare del Capitolo della basilica diSant’Antonino, che trae le sue origini dai fondatoridella Chiesa piacentina.

Già nel IV sec. il Vescovo San Savino volle cheun collegio d’ecclesiastici cantasse le lodi al Signoree curasse lo splendore del culto nella basilica intito-lata al patrono, che ha svolto la funzione di primaCattedrale di Piacenza. Il Vescovo Seufredo II nel-l’anno 855 eresse la chiesa di Santa Giustina ed ilsuccessore Paolo nell’877 vi portò la cattedra: partedei canonici di Sant'Antonino furono così chiamatial servizio del nuovo tempio, finchè fu costituito uf-ficialmente il nuovo Capitolo della Cattedrale.

Il Capitolo di Sant’Antonino nella sua storiaconta persone illustri per santità, delle quali alcuneelevate agli onori degli altari, e per importanti servi-gi resi alla Chiesa. Tra tutti citiamo Tedaldo Viscon-ti, poi divenuto papa - unico piacentino a salire sulSoglio di Pietro - con il nome di Gregorio X.

Con le leggi eversive del patrimonio ecclesiasti-co, alla fine del XIX secolo, furono dispersi i bene-fici. Ma ciò non provocò l’estinzione del Capitolo,rimanendo il titolo, nonostante fosse stata sospesaogni ufficiatura. Fu con Pio XI, su istanza di mons.Ersilio Menzani, vescovo di Piacenza, che vennericostituito su nuove basi con bolla in data 16maggio 1936, seguita da decreto Vescovile.

In base allo Statuto, il Capitolo è composto dasette sacerdoti. La presidenza spetta al parroco,mentre la nomina dei sei canonici effettivi è fattadal Vescovo, udito il Capitolo. Attualmente ècomposto da don Giuseppe Basini (prevosto di S.Antonino, presidente), Don Davide Maloberti(amministratore parrocchiale di Bramaiano eGroppo Ducale, direttore de Il Nuovo Giornale edell’Ufficio diocesano per le comunicazioni socia-li), padre Giuseppe Perini (vincenziano, peniten-ziere della basilica), don Antonino Scaglia (parro-co di Varsi), padre Sisto Caccia (scalabriniano, vi-cario episcopale per la vita consacrata), don Lu-ciano Zangrandi (presidente dell’Opera per la pre-servazione della fede e cappellano al “Maruffi”),mons. Giampiero Franceschini (parroco di SanSavino e direttore del Centro Missionario diocesa-no). Ad ogni canonico è assegnato uno dei se-guenti titoli: Sant’Antonino, Beato Gregorio X,Sant’Opilio, San Giuseppe, Santa Lucia, Esalta-zione della Croce, Santi Casto e Desiderio.

Il Vescovo può nominare dei canonici onorari;al momento hanno questo titolo il cardinal ErsilioTonini, il vescovo monsignor Bruno Bertagna (arci-vescovo di Drivasto e vicepresidente del PontificioConsiglio per l’interpretazione dei testi legislativi),don Vittorio Cupola (presidente dell’Associazione“Famiglia dell’Ave Maria”), don Luigi Mosconi(missionario fidei donum in Brasile).

Compito principale del Capitolo è l’impegno peril decoro delle celebrazioni che si svolgono in basi-lica. Il Capitolo non ha responsabilità per la pasto-rale parrocchiale; i canonici cercano di essered’aiuto al parroco secondo le disponibilità.

L

Nella foto di Cravedi, la processione delle reliquie del pa-torno da Santa Maria in Cortina alla basilica per la festadel 4 luglio: il Vescovo è preceduto dai canonici diSant’Antonino e della Cattedrale.

CONOSCIAMO IL CAPITOLODELLA BASILICA DI S. ANTONINO

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ono la mamma di tre figli. Per la pri-ma volta quest'anno mi sono trova-ta a seguire il mio primogenito nelcammino verso il Sacramento dellaRiconciliazione.

Premetto che a me piacciono lecose fatte bene, sentite e organizza-te da persone competenti, e tuttoquesto io l'ho puntualmente trovato.

La domenica prima del giornostabilito per il Sacramento siamostati convocati per un ritiro spiritua-le, genitori e figli, in preparazione diquesto importante momento.

Ed è stata una bella giornata: lefamiglie hanno risposto numerose ela partecipazione non è stata solonumerica, ma anche di sostanza.

Quando Don Giuseppe ha riunitonoi genitori, lasciando i bambinicon le loro catechiste e ha propostouna riflessione sul tema della Fede,le differenze di vario genere che tranoi ci possono essere sonosparite; tutti ci sia-mo sentiti uguali,accomunati daglistessi pensieri e dal-le stesse problemati-che. Si è parlato del-la difficoltà di educa-re alla fede i nostri fi-gli, in una società incui tutto accade repen-tinamente, ed i ritmi divita vorticosi ci intrap-polano in meccanismiche spesso rischiano difarci perdere di vista nonsolo i veri valori, ma i no-stri stessi figli. E tanti, an-che magari vincendo la pro-pria timidezza, hanno porta-to le loro esperienze di vita ein tutte le testimonianze èemerso come la Fede sia unaluce, un faro, un cardine fortee sicuro, senza il quale nessunodi noi va avanti nè riesce a dareun senso alla vita di tutti i giorni.

Ho “sentito” genitori sensibili, at-tenti e vicini ai propri figli.

E questo mi ha immensamenterincuorata, perché io credo in unasocietà costruita su valori veri, cheperò può esservi soltanto se genitoriconsapevole, amorevoli e presenti,con le loro parole, ma soprattuttocon il loro esempio, giorno per gior-no crescono i loro figli educandoli a

quei valori attorno a cuipoi tutta la loro vita ruoterà.

Una parola poi soltanto sul gior-no in cui si è celebrata la Festa delPerdono: una celebrazione semplice,come doveva essere per coinvolgereappieno e arrivare davvero al cuoredei nostri bambini. Che erano tuttimolto “nella loro parte”. Mi ha com-mosso vedere come ognuno di loro,accompagnato da mamma, papà ononno, si è accostato al confessore

timidamente, con pudicizia e profon-damente consapevole del valore diciò che stava accadendo, per poi,dopo l’assoluzione, ricongiungersialla famiglia e tornare al proprio po-sto con un sorriso raggiante sul viso.

Il perdono a loro è arrivato. Oratocca a noi genitori, giorno dopogiorno, insegnarlo nella quotidia-nità, anche con il nostro esempio.

29SPECIALE S. ANTONINO

SIL PERDONO: UN VALORE DA INSEGNARE IN FAMIGLIA

È stata un’emozione iper-bella quella della Confessione. Spero che anche voi possiate sentirla.

BeatriceMi sono accorto che siamo diventati più grandi perché abbiamo imparato a riconoscere i nostri sbagli e a chiedere scusa.

La Confessione,

o Riconciliazione, è stato

un momento molto emozionante,

perché è stato il secondo

Sacramento in otto anni;

è stato anche un momento molto

confidenziale, perché

ho confessato al Sacerdote tutti

i peccati che ho compiuto fino

a quel momento e me li sono fatti

perdonare da Gesù, che in quel

momento veniva raffigurato

dal sacerdote. Edoardo

Ero felice e agitato per l’incontro

e per il perdono che rende felici.

Per confessarsi bene

bisogna essere sinceri,

consapevoli e responsabili.

Quando mi sono confessata misono sentita molto felice, comese fossi diventata una personanuova. È stato bello anche perché i sacerdoti della miaparrocchia sono molto bravi e con loro non ho problemi a confessanni. Mi sono sentitasollevata quando ho raccontato a don Giuseppe per la primavolta i miei peccati e attraversoGesù lui mi ha perdonata.

Valentina

I bambini che il 4 maggiohanno celebrato la Festa delPerdono con don Giuseppe e le catechiste.

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31SPECIALE S. ANTONINO

Perché ammettere lo sbaglio e tenderela mano al fratello a volte è molto, mol-to duro. Ma è il proposito di cui dob-biamo farci carico, ricorrendo alla Fedeche tutti i giorni ci sorregge.

Grazie Don Giuseppe, a nome no-stro e dei nostri figli!

Patrizia

Un giorno, in un incontro prepara-torio del Sacramento del Perdono, donGiuseppe con una similitudine... natu-ralistica ci ha chiesto se rispetto allanostra Chiesa ci sentissimo partecipi eimportanti come la linfa dell'albero, seci sentissimo tronco o solo cortecciao,ancor meno, fogliame: ebbene credoche il fatto di avere una propria figliache frequenta il catechismo e che mifa ripercorrere le tappe della crescitacristiana, dal Sacramento della Ricon-ciliazione a quello della Comunione efmo alla Cresima, sia un veicolo di tra-sformazione da fogliame a corteccia e,speriamo, fino a linfa del grande albe-ro della Chiesa, dandomi un senso diappartenenza alla Comunità e in parti-colare alla nostra parrocchia, che miriempie di entusiasmo, mi stimola arendermi utile e rappresenta uno deimotivi che mi fanno sentire felice diessere papà, come d’altra parte fannosentire felice di essere mamma anchemia moglie.

Papà Pietro

Recentemente, grazie alla genero-sità della ditta Elettronica M & M diMorsia Gabriele & C. SAS in Pia-cenza, abbiamo potuto realizzareuna nuova illuminazione led sia del-l ’urna contenente le reliquie diSant’Antonino e di San Vittore posta

sotto l’altare maggiore (vedi foto)che del bel crocifisso ligneo collocatonella sacrestia.

Grazie quindi a Gabriele che conquesto dono ci ha aiutato a renderepiù “luminosi” due tesori custoditinella nostra Basilica!

Nuova illuminazione per l’urna del patrono

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D conosco. Ascoltare le testimonianzedi coloro che hanno voluto aprirsifacendoci sentire molto più vicini,simili nei nostri problemi di tuttigiorni, ha alleggerito il carico forsegià solo parlandone. Questa è statala nostra Comunione, il sentimentodi una fratellanza cristiana che sipuò recuperare.

Ho cercato di dare il mio piccolocontributo al cammino di mia figliain parallelo all’attività svolta dallecatechiste. Il fatto che quasi tutte lecatechiste siano mamme a loro vol-ta e quindi persone come tutti noi,spesso amiche o conoscenti le ren-de molto più vicine, così come ognifedele desidera sentirsi all’internodella sua comunità cristiana. Hopercepito un ambiente molto uma-

no, dove ciascuno, indi-pendentemente dallasua situazione, viene ac-cettato ed ascoltato.

La celebrazione dellaPrima Comunione èspesso seguita anche dauna festa con i famigliarie amici. Nel nostro casoquesta celebrazione hariunito persone le cui vi-te generalmente seguo-no corsi diversi ma chein quel giorno per Amo-re e Volontà della nuovacomunicanda, spero sidica così, si sono ritro-vate in un clima di sere-nità e di allegria. Questoè stato il regalo con tuttoil cuore di noi genitoria nostra figlia.

Grazie di cuore a don Giu-seppe e alle catechiste che han-no preso per mano i nostri ra-gazzi accompagnandoli fino allamensa eucaristica. Noi genitorieravamo tutti nelle prime file, vi-cini ai nostri figli e questo ci haanche permesso di sentirci coin-volti in prima persona. Nessunodi noi ha potuto essere indifferen-te a quella schiera di “angeli” inbianco che ha fatto il suo ingressoin Basilica per sedersi attorno al-l’altare. Personalmente mi sonodavvero commossa e il senso dellaloro piena partecipazione alla vitadella Comunità Cristiana l’ho per-cepito veramente.

Lodovica

omenica 2 giugno 35 bambini dellaparrocchia hanno ricevuto la PrimaComunione. Due mamme raccontanocome hanno vissuto insieme ai lorofigli il cammino di preparazione alsacramento dell’incontro con Gesùnell’Eucaristia.

Sono convinta che il significatodella presenza, sempre più coscien-te, di Gesù arriva con la prima co-munione. Sia come genitore che peri nostri figli. Il fatto di ricevere il cor-po di Cristo rende ancora più tangi-bile quella comunicazione che sipuò raggiungere anche attraverso lapreghiera, vivendo la fraternità conamici e in famiglia e con l’ascoltodella celebrazione eucaristica.

A livello personale, sento la forza

Padre Buono. È quella figura pienadi amore e rassicurante che le è sta-ta trasmessa anche durante il per-corso della catechesi in cui è emer-so spesso la concezione di un Diopieno di amore.

Il significato di ricevere per la pri-ma volta il corpo di Cristo consacra-to è stata un’ emozione enorme siaper lei che per noi genitori che l’ab-biamo accompagnata. Rendersi con-to che ora è ancora più inserita neigesti del nostro credo e che li puòcondividere con noi, è una gioia.

Come genitore il cammino diquest’anno mi ha dato modo diriavvicinarmi alla vita della comu-nità cristiana. Mi ha aperto le porteanche di quelle case di persone chevedo la domenica ma di cui poco

della presenza di Dio attraverso undialogo a cui sono approdata con lamia esperienza di vita personale,affidandomi con un senso di grati-tudine. A mia figlia posso trasmet-tere la fede attraverso quello chefaccio. Spesso mi chiede “il per-ché” e davanti a certi quesiti cer-co di essere il più sincera e coe-rente possibile. Mia figlia possie-de un’inclinazione naturale ver-so la fede cercando il contattocon Gesù attraverso le sue pre-ghiere, le buone azioni chel’aiutano a pensare a Dio come

Don Giuseppe con i bambini dellaPrima Comunione e le catechisteche li hanno seguiti.

LA PRIMA COMUNIONE RACCONTATA DA DUE MAMME

O Signore Gesù, con amore di mamma, ti prego per mio figlio e tutti i fanciulliche si sono accostati per la prima volta alla Santa Comunione.Fa’ che sia veramente il giornopiù bello della loro vita.Conserva sempre la loro vitapura e fedele a Te; guidali con particolare protezione nella vita.O Maria Santissima, aiutami e sostienimi con la Tua grazia.Aiuta noi genitori a crescere nel bene i nostri figli sui quali con fede invoco la tua benedizione.

Isabella

32 SPECIALE S. ANTONINO

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33SPECIALE S. ANTONINO

... E LA VOCE DEI BAMBINI

In questo cammino di fede,aiutato dalle mie catechiste, hoimparato ad amare e a conosceredi più Gesù e la gioia più grandeè che nel giorno della mia PrimaComunione Gesù è venuto nelmio cuore per la prima volta. E’Lui il dono più grande, è Lui cheha acceso un cero grande che il-luminerà il mio cammino e nonmi lascerà mai solo. Mattia

La gioia di questo giorno, vici-no a te o Signore, mi accompagninel cammino di fede. Sara

Domenica 2 giugno ho ricevutola Prima Comunione. È stata unagiornata bellissima perché mihanno regalato tanti doni, ma ilpiù grande è stato quello di rice-vere Gesù nel mio cuore. Ringra-zio don Giuseppe e le catechisteMarina, Anna, Suor Martina, suorStellanna, Susanna, Martina eIsabella che mi hanno preparato aquesto giorno così importante eche rimarrà tra i giorni più bellidella mia vita. Come ha detto donGiuseppe, siamo la parrocchia piùforte della diocesi! Diletta

“Grazie” e “Perdono” sono due pa-role bellissime che di fatto, spesso, sifa fatica a pronunciare !

Sono tantissimi i “grazie” che vo-glio dire a tutti per la Festa della PrimaComunione dei nostri 35 bambini delgruppo di S. Antonino.

Grazie prima di tutto a Gesù checon l’Eucarestia si dona “Tutto” a tut-ti! Lui è per tutti ed è con tutti. Luivuol essere “mangiato” per condivide-re con noi la vita di ogni giorno, gioiee fatiche. Lui c’è, c’è sempre!

Grazie a don Giuseppe, un pastorebuono e disponibile, sempre pronto adaccogliere ed ascoltare piccoli e grandi.

Grazie ai 35 bambini, così veri epuri, così entuiasti e vivaci e così com-moventi.

Grazie a tutti i papà e le mammeper la collaborazione, l’amicizia e peraver compreso che l'ora del catechi-smo del mercoledì e della domenicanon è uguale all’ora di allenamentosportivo.

Grazie a Suor Martina, Marina,Martina, Susanna, Isabella. È nata tranoi una profonda amicizia, caratteriz-zata da affetto, disponibilità ed aiutoreciproco.

Grazie a chi ha partecipato congioia, commozione e raccoglimento al-la S. Messa della Prima Comunione(parenti, amici, parrocchiani) e grazieper chi ha pregato.

I bimbi hanno ricevuto dei regali. Iocon il tempo, invecchiando... ho capi-

to che Gesù è il nostro regalo quandofacciamo comunione con Lui !

È bellissimo l’augurio che la miacarissima amica Alessandra Cavannaha voluto scrivere a Francesca, mia fi-glia, in occasione della sua PrimaComunione. Ci tengo a farvene parte-cipe qui di seguito, salutando e soprat-tutto ringraziando tutti !

“Cara Francesca, oggi è una giornatamolto speciale per te.

Gesù diventa il tuo amico più impor-tante, che ti resterà vicino per tutta lavita. L'unico amico su cui potrai semprefare affidamento quando sarai triste, maanche quando sarai felice.

Ti sarà vicino e ti aiuterà con il Suoimmenso AMORE.

Se ascolterai la Sua voce nel tuo cuo-re la tua vita sarà ricca di pace, amore eserenità.

Più ti darai a Lui e più sarai te stessaperché LUI è l'unica persona che rendemoltiplicato all'infinito L'AMORE piùgrande che esiste, senza il quale la vitaè vuota e priva di senso.

Oggi sono felice di condividere con tequesta giornata perché GESÙ sarà pre-sente in maniera speciale ed il Suo sor-riso si manifesterà sui nostri visi.

Ricordati di Gesù sorridente perché ècosì che vuol esser ricordato; è venuto anoi per darci amore ed è così che dob-biamo viverlo nel nostro cuore e nellanostra vita. Buona vita, ti abbraccio for-te. Alessandra”.

Anna

Ciao, mi chiamo Martina ed il 2giugno ho ricevuto la Prima Comu-nione. Ma prima di raggiungerequesto importante traguardo, lastrada da percorrere è stata lunga.

Il mio cammino è iniziato dueanni fa, con l’inizio del catechi-smo. Una volta alla settimana, conl’aiuto delle catechiste ho iniziatoa conoscere la storia di Gesù. Gra-zie alle testimonianze ricevute hopotuto capire l’importanza della fe-de, l’aiuto che ci può dare per su-perare le difficoltà grandi e piccoleche incontriamo tutti i giorni. Ilmomento del catechismo è semprestato molto piacevole, nonostantela complessità e l’importanza degli ar-gomenti trattati.

Frequentando il catechismo hoinoltre incontrato tanti nuovi amici,con cui mi sono confrontato ed anchedivertita.

Importante è stato anche il momen-to della prima confessione, che ho af-frontato con un po’ di timore, ma an-

che grazie all’aiuto di Don Giuseppe,ho capito che Gesù è infinitamentebuono e perdona i peccati grandi epiccoli che noi compiamo ogni giorno.

Quest’anno in preparazione dellaPrima Comunione, ho affrontato il ca-techismo con maggior impegno, pro-prio perché le catechiste e don Giu-seppe mi hanno fatto capire quanto

importante fosse il ricevere dentrodi me il corpo di Gesù.

Molto importante è stato rice-vere quasi ogni domenica la bene-dizione, un’anticipazione di quan-to sarebbe successo il 2 giugno. Gliultimi giorni, dentro di me aumen-tava la preoccupazione ma anchela gioia per quello che sarebbesuccesso : avevo paura di non es-sere all’altezza ma le parole dellecatechiste e di don Giuseppe mihanno tranquillizzato ed ho potutoaffrontare la giornata nel miglioredei modi.

Sono molto contenta di far par-te della parrocchia di S. Antonino,

una parrocchia piena di giovani, conun parroco che ha un’altissima consi-derazione dei giovani e che in qualsia-si momento trova il tempo per parlaree consigliare.

Grazie Don Giuseppe, grazie a tuttele catechiste, grazie ai miei amici e aimiei genitori: sono una bambina moltofortunata e felice.

Il mio cammino di catechismo

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36 SPECIALE S. ANTONINO

Il profumo della solidarietàMazzetti di lavanda per sostenere le spese per il restauro del chiostro

Anche quest’anno, in occasione della festa disant’Antonino, giovedì 4 luglio, verrà allestitauna bancarella (davanti all’ingresso della basili-ca) per la vendita di mazzetti di lavanda gentil-mente offerta dall’Azienda Agricola Anna Mi-noia Fantigrossi, situata in Rallio di Montechia-ro. Un gruppo di mamme e di giovani della par-rocchia, visto il successo ottenuto nelle edizionipassate, si sono nuovamente resi disponibili araccogliere e a confezionare manualmente la la-vanda. L’iniziativa è finalizzata a dare continuitàa un’antica tradizione legata alla festa patronalee a raccogliere i fondi da destinare al pagamentodel restauro del Chiostro della Basilica.

LA CONFERMAZIONE IN CATTEDRALEL’ORARIO ESTIVO

DELLE MESSEIN S. ANTONINO

A partire da venerdì 5luglio entra in vigore l’orarioestivo delle celebrazioni perla parrocchia di Sant’Antoni-no. Cambia l’orario dellemesse nei giorni feriali e fe-stivi.

Questo l’orario completo:- giorni feriali, ore 10 - prefestivi, ore 18- festivi, ore 10 e 20.30

A partire dal 1° settembreriprenderà la celebrazione fe-riale delle ore 18.

Per le celebrazioni di gio-vedì 4 luglio, vedere il pro-gramma a pagina 9

Ventisei ragazzi della parrocchia hanno ricevuto domenica 19 maggio ilsacramento della Confermazione in Cattedrale, presieduto dal Vescovomons. Gianni Ambrosio. Sono: Andrea, Virginia, Guido Umberto, Cecilia,Margherita, Maria Clara, Giulia, Francesco, Renzo, Luca, Erica, Sveva,Francesco Maria, Angela, Matilde, Lucrezia, Beatrice, Alessandro, Sarah,Mattea, Francesca, Sabrina, Federica, Carlotta, Carlo, Sonia.

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Sul nostro banco di beneficenza ci saranno: libri, cd, dvd, soprammobili, cosmetici,

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oppure potete contattare i seguenti numeri:Alberto Daverio: 348.9548113 Michele Subacchi: 334.2531296

Alberto Marotta: 339.7627648 Marta Gruppi: 334.1979398

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SVEP E IL VOLONTARIATO: INSIEME SUL TERRITORIO

Il Centro di Servizio per il Volontariato festeggia il Patrono della città Sant’Antoninoringraziando tutte le associazioni e tutti i singolivolontari che ogni giorno per tutto l’annopresidiano le zone delicate del territorio. Negli ospedali per sostenere le persone in attesaal Pronto Soccorso, assistere gli ammalati soli,donare il sangue, intrattenere i bambiniricoverati. In carcere per ascoltare e accompagnare i detenuti nell’espiazione della loro pena, per offrire informazioni e supporto ai loro familiari. Al guardaroba della Caritas, in mensa o in dormitorio. Tra i boschi per proteggere la naturadai comportamenti irresponsabili degli esseri

umani. Negli sportelli dedicati alle personestraniere, nelle comunità di tossicodipendenti o con i malati di Aids. Al fianco dei disabili mentalio fisici e alle loro famiglie. Nell’accompagnamentodegli anziani, dei malati terminali e dei loro cari. In tutti i momenti di prevenzione e informazione sulle più diffuse malattie: dal cancro al diabete,dalla sclerosi multipla alla sclerosi lateraleamiotrofica. Con le donne operate di tumore al seno. In difesa di quante hanno subìto qualsiasi forma di violenza. Nella tutela dei dirittidei più deboli, nella promozione di una cittadinanza attiva e responsabile. Circa 20.000 persone a cui è piacevole dire un grazie di cuore.

CENTRO DI SERVIZIO PER IL VOLONTARIATOVia Capra 14/C – 29121 Piacenza - Tel. 0523.306120

[email protected] - www.svep.piacenza.it

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