UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TORINO SCUOLA UNIVERSITARIA INTERFACOLTA’ IN SCIENZE MOTORIE TESI DI LAUREA SPECIALISTICA in Scienze e Tecniche delle Attività Fisiche Adattate (Classe 76/S) Shintaido e anziani: gli effetti di un’arte marziale nella terza età RELATORE: Prof.ssa Monica Emma LIUBICICH CO-RELATORE: Dott. Mattia ROPPOLO CANDIDATO: Patrizio ANDREOLI ANNO ACCADEMICO 2010/2011
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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TORINO · compagno, ideale e realtà, forza d’attacco possente e sottomissione totale. Anche l’unificazione di elementi antitetici, sia stata insegnata
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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TORINO
SCUOLA UNIVERSITARIA INTERFACOLTA’ IN SCIENZE MOTORIE
TESI DI LAUREA SPECIALISTICA in Scienze e Tecniche delle Attività Fisiche Adattate (Classe 76/S)
Shintaido e anziani:
gli effetti di un’arte marziale nella terza età
RELATORE: Prof.ssa Monica Emma LIUBICICH CO-RELATORE: Dott. Mattia ROPPOLO
CANDIDATO: Patrizio ANDREOLI
ANNO ACCADEMICO 2010/2011
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UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI TORINO
SCUOLA UNIVERSITARIA INTERFACOLTA' IN SCIENZE MOTORIE
ABSTRACT - LAUREA SPECIALISTICA CANDIDATO: Patrizio ANDREOLI RELATORE: Prof.ssa Monica Emma LIUBICICH CO-RELATORE: Mattia ROPPOLO SESSIONE Autunnale A.A. 2010/2011 TITOLO: Shintaido e anziani: gli effetti di un’arte marziale nella terza età TITOLO IN INGLESE: Shintaido and elderly people: the martial art’s effects in the third age S1: DESCRITTIVA □ S2: TESI ESPERIENZIALE / DI RICERCA □ CONTENUTO: Lo Shintaido è un’arte marziale creata per essere praticabile
da tutti, senza limiti di forza e di età. Si è quindi scelto di ricercare quanto
questa attività motoria portasse modificazioni funzionali a livello fisico e
psicologico, considerati i presupposti teorici presenti in letteratura. L’obiettivo
del progetto è indagare se lo Shintaido può essere utilizzato per migliorare la
qualità della vita dell’anziano nei termini delle abilità motorie e della sfera
emotiva e cognitiva, grazie a movimenti eseguiti singolarmente, in coppia e in
gruppo, alle tecniche di massaggio, agli esercizi di meditazione e all’utilizzo
del bastone o di altri oggetti. La ricerca è stata effettuata su un gruppo di
persone over 60, con l’utilizzo di test motori e questionari psicologici.
N° SOGGETTI ESAMINATI: 33 persone TIPOLOGIA SOGGETTI ESAMINATI: Persone autonome, di genere maschile e femminile, di età uguale o superiore ai 60 anni. Torino, 3 ottobre 2011
Altri studi sono stati fatti sui potenziali effetti benefici che l’attività motoria
può provocare sui soggetti con la depressione. In molti hanno utilizzato la
pratica fisica e sportiva come trattamento della depressione clinica (Craft,
Landers, 1999). Inoltre, gli effetti degli esercizi aerobici e quelli di forza sono
così efficaci nel trattare gli stati depressivi, che potrebbero essere confrontabili
con quelli risultanti dagli interventi di psicoterapia (Mutrie, 2003).
Curiosità: attività motorie e benefici psicologici, grazie ai risultati delle analisi
dei dati di quattro studi di popolazione, sono risultati particolarmente collegati
se riferiti al genere femminile e ai gruppi di età più avanzata (Stephens, 1988).
Esiste naturalmente un’ampia variabilità inter-individuale (Pinquart e
Sorensen, 2001).
Invece, altri studi su campioni di anziani istituzionalizzati, dimostrano che
l’allenamento di sequenze semplici di movimento non sono in grado di
prevenire il declino funzionale (Lazowski, Ecclestone, Myers et al., 1999),
probabilmente dovuto alla complessità di esecuzione e alla latenza della
memoria a breve termine; questa tipologia di esercizi produce comunque
benefici per gli ospiti, seppur minimi.
Ci sono ancora evidenze di effetti positivi del movimento nel benessere
emozionale e nell’autostima (Saxena et al., 2005).
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Il soggetto è spinto alla pratica dell’attività fisica anche grazie ai benefici
sociali che ne conseguono: effettuandola si crea la possibilità di fare nuove
conoscenze, di instaurare nuovi rapporti e di allargare la rete sociale; ciò è
fonte di emozioni più positive e più frequenti, ed è importante perché il
soggetto è in un momento della vita dove è molto alto il rischio della solitudine
e del ritiro in se stessi.
Tutti questi studi cercano di dimostrare l’influenza positiva del movimento
sulle funzioni psicologiche; esse, però, risultano determinanti per l’attuazione
di un programma d’attività fisica: infatti un anziano ha bisogno di una adeguata
spinta motivazionale per poter seguire utilmente e costantemente un
programma d’esercizio.
La motivazione per l’esercizio è influenzata positivamente da alcuni fattori:
l’auto-efficacia, il supporto sociale, la percezione dei benefici e
l’atteggiamento positivo verso l’esercizio stesso; influenze negative alla pratica
del movimento possono essere invece la percezione delle barriere e dei rischi
(Wilcox et al., 2002).
Anche l’auto-efficacia è stata presa in considerazione da alcuni studi, per
valutare i cambiamenti dopo un programma di esercizi fisici (Netz, Wu, 2005);
e anche essa sembra un effetto positivo avere sulla percezione di sé e delle
proprie capacità, che possono persino contribuire alla diminuzione della paura
di cadere (Scheffer et al, 2008).
In conclusione, è emerso dagli studi che i miglioramenti dello stato funzionale
e psicologico generale si verificano anche dopo un numero limitato di sedute di
attività motoria (Pogliano, 2003).
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3. TERZA ETÀ E DISCIPLINE ORIENTALI: TAI CHI CHUAN
3.1. Arti marziali: obiettivi generali
Le arti marziali sono discipline diventate sportive, sempre più praticate anche
nel mondo occidentale da uomini e donne di ogni età.
L’elemento che contraddistingueva all’origine queste discipline era la stretta
relazione con la tradizione religiosa (soprattutto buddista e taoista) e medica:
per esempio l’uso calcolato della respirazione per acquisire forza, calma
scioltezza e velocità. Una visione globale nella quale mente e corpo, salute
fisica e poteri psichici sono aspetti di un’unica realtà, quella dell’esistenza
umana.
Le arti marziali, sviluppatesi in Giappone e in Cina, sono approdate in
Occidente all’inizio del ‘900; per molti sono diventate un modo per occuparsi
del proprio benessere fisico e psichico.
3.2. Tai Chi Chuan
Il Tai Chi Chuan è una disciplina cinese antica, basata sui principi della
filosofia taoista (Castelli, 2004). Il Tai Chi, la cui pratica si è assai sviluppata
negli ultimi anni anche in Italia, può essere considerata in vari modi: una forma
di ginnastica dolce, un metodo terapeutico basato sui principi della medicina
tradizionale cinese, un’arte marziale vera e propria, una forma di meditazione
ed infine una via alla trascendenza. Questa disciplina in realtà non è nessuna di
queste singole cose, ma è l’insieme di tutte contemporaneamente.
L’efficacia del Tai Chi Chuan come arte marziale, nasce dall’equilibrio
perfetto tra “Yin” e “Yang” (i principi funzionali maschile e femminile, opposti
e complementari), sia nei movimenti esterni sia negli organi interni. Il
praticante esperto, grazie a questo equilibrio che permette il giusto e completo
scorrimento di energia interna, può neutralizzare con estrema facilità gli
attacchi di avversari più forti e potenti a livello muscolare.
La maggioranza della popolazione che pratica questa disciplina lo fa per
mantenersi in salute e in buona forma fisica. Gli obiettivi principali sono quelli
di lavorare sull’armonia e la fluidità dei movimenti e sulla correttezza della
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postura; questo per favorire l’apertura del corpo e dare libertà agli organi
interni, per avere equilibrio e portamento corretto, per rilassare i muscoli e dare
flessibilità alle articolazioni.
Esistono tecniche di respirazione e di sviluppo energetico, chiamate “Chi
Kung”, che permettono di ottenere una respirazione profonda e rilassata. È
inserita nella pratica anche la meditazione, che dona armonia e chiarezza alla
mente e permette di recuperare l’equilibrio interiore.
Il Tai Chi Chuan non è una disciplina agonistica, non ci sono combattimenti
nelle gare; quindi, non richiedendo l’uso della forza fisica, può essere praticato
da chiunque.
3.3. Shintaido e Tai Chi Chuan
Ci sono molte similitudini tra Shintaido e Tai Chi Chuan; molti principi sono
simili, spesso si basano sulla stessa visione e gli stessi metodi.
Il Tai Chi è una disciplina nata intorno al 1300, quindi è molto antica; ha avuto
modo di potersi sviluppare a lungo, prima in Oriente e in seguito anche in
Occidente. Lo Shintaido, invece, è nato negli anni ‘70; la sua diffusione quindi
non è così larga come quella del Tai Chi, non ha ancora avuto il tempo di
essere conosciuta come arte marziale.
Per questo motivo, quindi, fino ad ora le ricerche, gli studi, le sperimentazioni
e le analisi si sono concentrate solo sugli effetti e le modificazioni che provoca
la pratica del Tai Chi nel corpo umano, in particolare nelle persone che hanno
raggiunto e superato i 60 anni di età.
In seguito riporto alcuni risultati degli studi effettuati sulla relazione tra pratica
del Tai Chi Chuan e persone anziane.
3.4. Evidenze scientifiche
L’instabilità posturale della persona anziana è un importante fattore di rischio
per le cadute ed è influenzato da una progressiva perdita del funzionamento
sensitivo e motorio del controllo dell’equilibrio, con l’aumento dell’età. Un
valido strumento per migliorare la stabilità posturale nelle persone anziane è
l’esercizio fisico (Sturnieks et al., 2008). Un recente studio osservazionale
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(Bertoncini, 2008) ipotizza che la pratica del Tai Chi ha le potenzialità di
migliorare l’equilibrio e di conseguenza di ridurre il rischio di cadute nelle
persone anziane che godono di uno stato di salute relativamente buono.
I dati della letteratura scientifica indicano che la pratica del Tai Chi migliora
l’equilibrio e la stabilità posturale, influenza i meccanismi fisiologici del
controllo dell’equilibrio, come propriocezione e attivazione muscolare
anticipata, aiuta a diminuire il dolore cronico nelle malattie osteoarticolari
disabilitanti (osteoartrosi, cervicoartrosi, lombalgie), aiuta nel decondizio-
namento e nella tolleranza all’esercizio fisico nei soggetti con cardiopatie
croniche (Hall et al., 2009).
Gli interventi multifattoriali e multidisciplinari hanno un ruolo importante nella
prevenzione e nella riduzione delle cadute; questi includono non solo
l’esercizio fisico, ma anche interventi sui fattori che influenzano le cadute
(Sturnieks et al., 2008).
I movimenti del Tai Chi vengono considerati circolari e nella pratica di questi
movimenti ci sono molte variazioni: si parla di pieno e vuoto, forza e
leggerezza, movimenti anteriori, posteriori e quiete. Il Tai Chi è usato per
cercare la serenità nell’azione e l’azione nella serenità, è posta enfasi
sull’esercizio della mente e sulla consapevolezza. I movimenti sono continui
dall’inizio alla fine e da una posizione all’altra e si integrano assieme in cerchi
ideali.
Dal punto di vista bio-meccanico gli esercizi del Tai Chi richiedono precisi
movimenti articolari, stabilità e equilibrio. Vi sono sia appoggi mono- sia bi-
podalici che richiedono ulteriormente la stabilizzazione dell’intero corpo o la
rotazione del tronco. Nell’eseguire il Tai Chi, il ruolo dei muscoli cambia
continuamente da quello di agonisti a stabilizzatori, da sostenitori del carico (in
catena cinetica chiusa) a liberi di muoversi in catena cinetica aperta, da
contrazione a rilassamento. Si pensa quindi che il Tai Chi possa migliorare il
repertorio degli schemi motori presenti nel SNC e che possa servire a
migliorare l’equilibrio promuovendo una maggiore stabilità (Lin et al., 2006).
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La qualità della vita nelle persone anziane è fortemente correlata alla mobilità.
Le cadute spesso portano ad una restrizione della mobilità, ad un declino nelle
attività della vita quotidiana e ad un aumentato rischio di istituzionalizzazione.
Poiché un terzo delle persone sopra i 65 anni cade ogni anno, la prevenzione
delle cadute rappresenta un aspetto importantissimo (Li et al., 2004; Tsang et
al., 2004).
Secondo l’ultima revisione Cochrane (Gillespie et al., 2009) è possibile
prevenire le cadute tramite l’esercizio, ma il miglior tipo di esercizio
disponibile non è ancora stato individuato.
L’impatto del Tai Chi sulla prevenzione delle cadute, nonostante il gran
numero di articoli pubblicati, rimane equivoco: mancano i dati relativi ad
alcuni articoli in lingua cinese e la qualità della metodologia con cui sono stati
svolti gli studi a volte non è adeguata.
I migliori risultati sono stati ottenuti con anziani in salute, mentre per l’anziano
fragile vi è scarsa evidenza e questo suggerisce assieme alla polifattorialità
delle cadute che sembrerebbe più adatto un esercizio basato sulle esigenze del
soggetto e adattabile alle sue mutevoli richieste (Hall et al., 2009).
Per la valutazione dell’equilibrio in clinica vengono usati diversi test e scale di
valutazione: “Timed up & go”, “Walking while Talking”, stazione eretta ad
occhi aperti e chiusi, in appoggio monopodalico, “Berg balance scale” e
“Tinetti balance and gait Performance-oriented mobility assessment” che
hanno mostrato di individuare i soggetti che cadono. Vengono inoltre usati
sistemi di analisi del cammino, di analisi del movimento tramite video in grado
di seguire gli spostamenti del centro di massa e piattaforme dinamometriche
che registrano la pressione e individuano il centro di pressione, inteso come il
punto di applicazione della risultante delle forze applicate, rilevato a livello
della superficie d’appoggio.
Tramite questi strumenti è stato valutato il cammino in soggetti anziani dopo
un periodo di allenamento col Tai Chi. È stato osservato una riduzione della
distanza d’appoggio tra i due piedi, una minore escursione del centro di
pressione dei piedi sia ad occhi aperti sia chiusi, una maggior frequenza
nell’appoggio del tallone a terra come risposta al carico che coincideva con un
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più frequente rotolamento del piede e una maggiore lunghezza del passo. Erano
inoltre migliorati i meccanismi tramite i quali è generato il momento anteriore
per dare il via al cammino ed era inoltre migliorata la coordinazione durante la
deambulazione essendo diminuita l’ampiezza delle oscillazioni del tronco
(Voukelatos et al., 2007).
Sono stati rilevati dei miglioramenti nel passaggio del carico e nelle risposte
neuromuscolari alle destabilizzazioni (il tempo di risposta del tibiale anteriore
era significativamente ridotto ed era minore la co attivazione dei muscoli
antagonisti) con un miglioramento della risposta a perturbazioni esterne
inaspettate nelle direzioni antero-laterale, laterale, postero-laterale e soprattutto
antero-posteriore che negli anziani è associata ad una maggiore velocità di
oscillazione e quindi più facilmente favorevole per le cadute. Non è stato
rilevato alcun miglioramento nel mantenimento dell’attenzione e
dell’equilibrio durante il doppio compito ma significativa è la diminuzione
della paura di cadere riferita dai soggetti (Wolf et al., 1997).
Le posture in semi-squat del Tai Chi forzano la muscolatura e richiedono un
controllo del centro di gravità, questo può portare ad un aumento della forza ed
ad un miglioramento della propriocezione.
Alcuni studi hanno infatti messo in evidenza l’aumento di forza nei muscoli
estensori di ginocchio e dorsiflessori di caviglia (muscoli non intensamente
utilizzati durante il cammino) con miglioramento della sensibilità chinestesica
delle relative articolazioni. Il grado di attivazione muscolare durante l’esercizio
era strettamente collegato con la velocità con cui questo veniva eseguito.
La sensibilità della pianta del piede era inoltre migliorata così come la
flessibilità dei muscoli degli arti inferiori (Li et al., 2004; Zeeuwe et al., 2006).
Il Tai Chi può essere considerato come un esercizio di tipo moderato: non ri-
chiede più del 55% di ossigeno introdotto e la frequenza cardiaca non va oltre il
60% della massima individuale, vi possono essere alcune variazioni relative
allo stile praticato, alla durata e alla postura mantenuta.
Il tipo di respirazione usato nel Tai Chi è di tipo lento, profondo e diafram-
matico ed è posta enfasi sull’associazione col movimento. Sembra che il Tai
Chi sia in grado di stimolare una modulazione vagale ed inibire quindi il
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sistema nervoso simpatico: la riduzione dei livelli di pressione arteriosa
(sistolica e diastolica), la diminuzione dei valori di colesterolo sierico (totale e
LDL) e la riduzione della frequenza cardiaca a riposo registrate lo rendono
consigliabile per la prevenzione di problemi cardio-circolatori.
Inoltre dai parametri cardio-respiratori registrati può essere paragonato
all’esercizio aerobico; migliorando la funzione cardiorespiratoria e
ritardandone il declino lo rendono adatto alla popolazione anziana (Lan et al.,
2008; Yeh et al., 2004).
Per le sue caratteristiche il Tai Chi (Klein, 2008) viene quindi utilizzato nella
riabilitazione in cardiologia (infarto al miocardio, bypass coronarico,
insufficienza cardiaca e CAD -disturbo alle arterie coronarie-), in oncologia
(per migliorare le capacità funzionali e ridurre la fatigue dopo cancro e relativo
trattamento oncologico) e in neurologia: per gli stroke (miglioramento
dell’equilibrio e della velocità del cammino), Parkinson (prevenzione delle
cadute, miglior stabilità antero-posteriore e miglior controllo volontario oltre
che un miglioramento soggettivo riportato dal punto di vista della mobilità), e
Alzheimer (miglioramento comportamentale e della salute in generale oltre che
ritardo nella degenerazione delle funzioni cognitive).
La filosofia del Tai Chi riconosce che l’atteggiamento mentale può causare
modificazioni fisiologiche, che possono avere effetti ulteriori sulla qualità dei
movimenti. Lo stress mentale si pensa renda i movimenti più veloci, rigidi ed
eccentrici, che sono un po’ l’opposto dei movimenti aggraziati e scorrevoli del
Tai Chi. Inoltre la pratica richiede una combinazione di profonde respirazioni
diaframmatiche e rilassamento con movimenti lenti e gentili.
Uno studio ha messo in evidenza che dopo relativo allenamento i soggetti
mostravano una diminuzione della frequenza cardiaca, un aumento
dell’escrezione urinaria di noradrenalina (norepinefrina) e una diminuzione
della concentrazione di cortisolo contenuto nella saliva. Allo stesso tempo i
soggetti riportavano una minor sensazione di tensione, di rabbia, di fatica, una
minor confusione e una minor ansia. Si sentivano più in forza ed avevano
minori disturbi del comportamento. Anche gli stati depressivi miglioravano
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nettamente anche se il supporto sociale e la pratica all’aperto sembrano avere
un ruolo fondamentale nell’attenuazione della sintomatologia.
Sono stati riportati dai praticanti miglioramenti soggettivi nella salute fisica e
mentale che coincidevano con miglioramenti nella qualità della vita percepita.
Se erano presenti questi miglioramenti assieme ad un senso generale di
benessere migliorava anche la motivazione per continuare a praticare ed
allenarsi.
Il Tai Chi si è anche dimostrato efficace in paziente con disturbi del sonno
migliorando la durata del sonno (riferita) di 48 minuti e la sensazione di
sonnolenza diurna rendendolo consigliabile come metodo non farmacologico e
per la prevenzione di successive sindromi di insonnia (Kerr et al., 2008).
Il Tai Chi potrebbe avere un effetto benefico sulla deposizione ossea negli
anziani ma tuttora vi è una penuria di studi a riguardo ed i risultati sono
contrastanti. Diverso è il discorso per quanto riguarda l’artrosi nel cui
trattamento il Tai Chi si è dimostrato efficace nel miglioramento della
sintomatologia (riduzione della rigidità, del dolore), della lunghezza e
frequenza dei passi con successivo aumento della velocità del cammino, della
funzionalità motoria e miglioramento dell’equilibrio (Tsai et al., 2009).
Sembra inoltre essere efficace nel miglioramento della sintomatologia di artrite
reumatoide e fibromi algia (Han et al., 2004).
Per quanto riguarda il diabete di tipo 2 uno studio ha osservato nei soggetti
praticanti Tai Chi una riduzione del glucosio nel sangue, un aumento dei
recettori per l’insulina ad alta e bassa affinità e della loro capacità di legame
mentre la concentrazione di insulina sierica era rimasta invariata.
Un altro studio non ha osservato variazioni nell’omeostasi del glucosio e nella
sensibilità all’insulina (Wang, 2008).
Secondo alcuni articoli il Tai Chi potrebbe migliorare la funzione del sistema
immunitario. È stato rilevato attraverso degli emocromo un significativo
aumento degli IgG negli uomini ed una diminuzione delle IgM nelle donne. In
entrambi il numero e l’attività delle cellule natural killer era significativamente
aumentato così come il livello di cortisone. In altri è stato rilevato dopo 15
settimane di pratica un aumento della risposta anticorpale e delle relative
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cellule mediatrici dell’immunità in pazienti sottoposti a vaccino per l’influenza
o per il virus della varicella zoster.
Questi effetti sono difficilmente spiegabili se non dal punto di vista della
medicina tradizionale cinese (Gillespie et al., 2009).
La pratica del Tai Chi mostra diversi effetti quando praticata per almeno 4
mesi. Alcuni miglioramenti vengono difficilmente mantenuti se viene
abbandonata la pratica.
Il Tai Chi ha mostrato una buona compliance da parte dei praticanti e può
essere ritenuto un valido allenamento per il soggetto anziano.
La pratica del Tai Chi non prevede però molte spiegazioni e molto è basato
sulla simulazione dei movimenti del maestro, in forme predefinite e povere di
libertà nell’espressione dei movimenti.
Inoltre le tecniche di respirazione utilizzate basate su principi della medicina
tradizionale cinese possono in alcuni casi risultare dannose soprattutto per
soggetti anziani.
L’allenamento e il singolo gesto motorio (come dimostrato) provocano
modificazioni a vario livello direttamente dipendenti dal singolo esercizio. I
processi di apprendimento più evoluti dell’essere umano dipendono da funzioni
cognitive e possono beneficiare di feedback di tipo visivo (maestro, specchi) e
da suggerimenti verbali e manuali.
La pratica a piedi nudi aumenta il numero delle afferenze somatosensoriali.
La postura tipica del Tai Chi prevede la flessione di anche, ginocchia e caviglie
mentre la retroversione del bacino favorisce l’appiattimento della lordosi
prevedendo un controllo attivo della postura del quale l’anziano può
beneficiare, ma la direzione del bacino e del rachide vanno verso la chiusura
nello “schema” tipico dell’età anziana e più interessanti possono essere esercizi
di apertura per ricercare (per quanto possibile) la fisiologica posizione della
colonna.
Per quanto riguarda le fasi aerobiche l’esercizio dovrebbe produrre una
sensazione di affaticamento pur lasciando i soggetti in grado di parlare o
contare senza difficoltà, la respirazione il più naturale possibile.
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Variazioni nella velocità d’esecuzione dei movimenti, l’uso della voce e la
libertà di espressione all’interno della pratica producono senza dubbio ulteriori
(e forse più interessanti) modificazioni psicologiche e fisiologiche oltre a
rendere la pratica più divertente ed in grado di arricchire il bagaglio personale
delle persone anziane che nonostante siano simbolo di saggezza continuano ad
apprendere sia dal punto di vista motorio, sia da quello psico-emozionale.
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4. PROGETTO DI RICERCA
Lo studio si pone l’obiettivo l’indagare l’effetto di un programma di attività
motoria per la terza età, basato sui principi e sulle tecniche dello Shintaido.
Sono stati osservati due gruppi di persone anziane: il primo gruppo è definito
“gruppo sperimentale” (o gruppo di lavoro), il quale una volta alla settimana si
è recato in palestra per praticare lo Shintaido; il secondo gruppo, definito
“gruppo di controllo”, è costituito da persone che non hanno svolto l’attività.
Per descrivere i cambiamenti legati alla partecipazione del programma di
attività motoria si sono somministrati pre-test e post-test in entrambi i gruppi e
analizzate le relazioni. Durante la prima e l’ultima lezione il gruppo
sperimentale ha dedicato parte del tempo a eseguire i test proposti; entro le due
settimane vicine alla lezione iniziale e a quella finale, anche i partecipanti del
gruppo di controllo hanno effettuato le stesse prove codificate.
I test utilizzati erano di tipo motorio e cognitivo.
4.1. Ipotesi della ricerca
Obiettivo della ricerca:
- verificare se la partecipazione al corso di Shintaido possa migliorare o
mantenere stabile nel tempo le funzionalità fisiche e psicologiche
dell’anziano.
Si è ipotizzato che il programma di attività motoria basato sui principi e sulle
tecniche dello Shintaido possa migliorare o mantenere nel tempo le abilità
fisiche e psicologiche degli anziani. In particolare si è posto l’obiettivo di
indagare in modo più specifico alcuni aspetti del comportamento motorio:
l’equilibrio, la mobilità articolare, la forza degli arti inferiori e la resistenza al
cammino.
Inoltre si è ipotizzato che gli anziani che hanno partecipato al corso di
Shintaido migliorino o mantengano queste funzionalità rispetto al gruppo di
controllo; in questo modo, ci si aspettava che la partecipazione all’attività fisica
proposta contribuisse a modificare gli aspetti connessi alla condizione fisica e
psicologica di ogni anziano.
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4.2. Disegno e metodi: descrizione dell’intervento
La pratica di Shintaido durava un’ora e si è svolta una volta a settimana, per un
totale di 20 settimane.
Per avviare il corso è stata fondamentale la collaborazione dei due Maestri di
Shintaido: Giovanni Rossi, insegnante di educazione fisica, e Aaron Zaretti,
fisioterapista. Insieme a loro si è scelto e deciso il programma da proporre e le
modalità di effettuazione.
Le lezioni erano divise in tre momenti principali:
- riscaldamento;
- esercizi specifici
- rilassamento e massaggio.
L’inizio e la fine di ogni pratica sono dedicate ad una breve meditazione: in
cerchio in piedi (o seduti sulla sedia), occhi chiusi, il tempo di tre o quattro
respirazioni profonde; è un ottimo modo per concentrarsi sull’attività che si sta
cominciando a fare e per rilassarsi dalla fatica una volta terminata l’ora di
lezione. Serve per cercare la condizione adatta per svolgere il lavoro fisico al
meglio delle proprie possibilità; è utile sia all’insegnante che ai partecipanti.
4.2.1. Riscaldamento
I seguenti esercizi di riscaldamento vengono qui descritti per la posizione
eretta, ma sono stati eseguiti (con qualche modifica per l’utilizzo di alcuni
attrezzi o dei compagni) anche seduti su una sedia o sul materassino. Gli
strumenti utilizzati sono stati il bastone, una o due palline. Inoltre, per favorire
anche gli aspetti di socialità, questa fase è stata svolta in coppia con un’altra
persona o tutti insieme, tenendosi per mano.
Tali esercitazioni rappresentano la base su cui la persona anziana potrà poi
iniziare a svolgere una sua attività personale, da praticare a casa, fuori dalle ore
in cui viene a lezione.
Rotazione delle spalle: in avanti e indietro; consente di liberare dolcemente
l’articolazione della spalla, focalizzando principalmente l’attenzione sulla
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clavicola, sullo sterno e sulla scapola; è un esercizio che ci aiuta a percepire le
zone di tensione a livello del cingolo scapolo-omerale e di liberarlo,
consentendoci di muovere liberamente la testa. Prima, durante o dopo
l’esercizio possiamo praticare alcune tecniche di auto-massaggio.
Saltellare o camminare, rilassando (lasciando cadere) le spalle: saltellando o
camminando dolcemente sollevare e abbassare le spalle. Si può inoltre
saltellare o camminare guardando e con il torace rivolto verso l’alto, oppure
guardando verso il basso e rilassando il torace e le braccia. Consente di
risvegliare il corpo e far circolare meglio il sangue, serve da stimolo per
l’azione di assorbimento e deposizione di nuova matrice ossea; migliora
l’azione propriocettiva e di controllo dei piedi con il suolo e di conseguenza la
postura.
Mobilizzazione del collo e delle spalle: anteposizione e retropulsione della
testa, rotazioni in un senso e nell’altro; va eseguito molto lentamente, con gli
occhi aperti e adeguando l’ampiezza del movimento in base alle proprie
condizioni fisiche.
Mani: lavoro di auto-massaggio e di sensibilizzazione delle mani. Sfregare le
mani con diverse intensità, poi avvicinare i palmi e le dita e percepire il calore;
poi ripetere l’esercizio e portarlo in diversi punti del corpo (es.: polsi,
clavicola, sterno, costole, addome, vertebre, viso, occhi, ecc…), sempre
massaggiando. Sfregare le mani produce calore. Scuotere le mani, a diverse
velocità, migliora il rilassamento e raffredda.
Per il “risveglio” delle mani e dei piedi, aprire le dita e chiuderle a pugno per
una decina di volte, poi rilassarle scuotendo mani e piedi. Questo esercizio può
essere fatto in diverse modalità: prima lavorano le due mani, poi i due piedi,
oppure mano e piede dello stesso lato, infine mano e piede opposti.
Per acquisire la manualità e la coordinazione fine, molti esercizi di massaggio
possono essere eseguiti con il bastone o la pallina: sfregando o strofinando,
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facendo scorrere o picchiettando su braccia e gambe, spalle e schiena (quando
si lavora in coppia).
Con il bastone, nello Shintaido, uno degli esercizi fondamentali si chiama
Mochikae: consente di cambiare impugnatura facendo scorrere il bastone (di
180° sul piano verticale) tra le mani. Partendo dall’impugnatura del bastone
con un palmo verso l’alto e uno rivolto verso il basso, aprire le mani e
avvicinarle l’una all’altra verso il centro del bastone, facendole scivolare senza
perdere il contatto; farlo ruotare davanti a sé riallargando le mani fino alla
posizione originaria, ma con l’impugnatura inversa. In base al livello di abilità
le mani potranno essere completamente aperte o semichiuse o chiuse dopo il
cambio di impugnatura. È un esercizio che consente di esercitare entrambe le
mani e migliora la percezione del bastone.
Con la pallina o il bastone a terra, senza scarpe, un piede per volta, ci si
massaggia la pianta del piede passandoci sopra e spostando il peso.
Rotazione della colonna: lasciare libere le braccia di spostarsi verso destra e
sinistra con le mani rilassate e consentire una torsione della colonna vertebrale
con il bacino e gli arti inferiori che seguono il movimento.
Spesso è stato usato anche il bastone per questo esercizio; si eseguivano le
rotazioni con il bastone a diversi livelli: sopra la testa, a livello del torace, del
bacino, delle ginocchia e dei piedi.
Circonduzione del bacino (koshi): con i piedi divaricati alla larghezza delle
spalle, palmo delle mani appoggiato sulla zona lombare, spingere verso l’avanti
l’addome e percepire un leggero stiramento nella zona delle creste iliache
anteriori e dell’addome; poi spingere verso dietro e ripeterlo per qualche volta.
Con le mani ai fianchi spingere lateralmente da sinistra a destra e da destra a
sinistra; poi in diagonale avanti laterale e dietro laterale; infine combinare tutti
i movimenti e ruotare in tutte le direzioni.
Attraverso questo esercizio non solo si mobilizza il bacino, con un massaggio a
tutti gli organi interni, ma vengono sollecitate le articolazioni della colonna
vertebrale, le ginocchia, le caviglie e aiuta a migliorare la postura.
40
Si può effettuare lo stesso esercizio ma con i piedi uniti, vicini; la testa in
questo caso dovrà rimanere ferma con lo sguardo diretto verso l’avanti; i
movimenti saranno meno ampi.
Ginocchia: con i piedi uniti e le mani posizionate ai lati delle ginocchia,
piegarsi al massimo mantenendo i talloni a terra. Eseguire un piegamento sulle
ginocchia e poi raddrizzarle per qualche volta. Infine mobilizzare caviglie e
ginocchia con delle rotazioni del ginocchio verso l’interno e verso l’esterno.
Caviglie: dalla posizione in stazione eretta tenere il piede sinistro avanti (peso
egualmente distribuito tra le due gambe); sollevare (con il tallone a terra) il
piede sinistro e contemporaneamente aprire ed estendere la mano sinistra.
Ripetere per almeno tre volte, poi cambiare lato.
Sempre dalla posizione in piedi e con il piede sinistro avanti, sollevare il piede
destro (con le dita a terra). Ripetere per dieci volte se fatto in modo continuo,
ripetere almeno tre volte se si rimane fermi nella posizione col piede sollevato;
poi cambiare lato.
Si utilizzano tecniche di auto-massaggio applicato alle mani, alle spalle, al
bacino, all’addome e alle ginocchia; inoltre può essere svolto a terra un auto-
massaggio con il terreno, in preparazione alle capovolte.
È quindi importante il lavoro di grounding, basato su rotolamenti; si fanno
esercizi di mobilizzazione e tonificazione a terra, in posizione prona, supina e
laterale. Grazie a dondolamenti, inoltre, si cerca di simulare la capovolta e si
impara a rialzarsi da terra per evitare l’avvento di imprevisti.
4.2.2. Esercizi
Esercizi di apertura. Tre livelli di apertura. La posizione di partenza è in piedi
con un piede avanti.
41
Spingo avanti il bacino e lascio andare indietro e in basso le braccia, che poi
saranno lasciate andare ad un livello medio (più o meno delle spalle) ed infine
ad un livello più alto.
Prima lo si fa con il piede sinistro che avanza, concludo il ciclo e poi avanza il
destro. Si può usare anche la voce. Le mani possono essere rilassate oppure
completamente aperte.
Le braccia possono anche essere mosse una per volta: prima in basso a sinistra
e poi in basso a destra, poi al livello medio a sinistra e così via.
“Shintaido jump” (adattato). Si può manifestare tutta la propria forza vitale. Si
esegue semplicemente estendendo tutto il corpo partendo dalla posizione eretta,
con le mani ravvicinate e appoggiate sul basso addome, per poi slanciare le
braccia verso l’alto con l’apertura totale del corpo. Ripeterlo per almeno cinque
volte senza voce e poi altre cinque con la voce.
Una variante di questo esercizio è con la partenza da seduti; un altro modo è
con il bastone tra le due mani, orizzontale al terreno.
Step. Nel curriculum di Shintaido vi sono numerosi tipi di passi. Nel corso
sono stati proposti i passi dall’1 al 4.
Quando si eseguono i passi è importante porre l’attenzione sulle spalle, che
dovranno essere rilassate, e sulla colonna, che tenderà ad allinearsi; tendere
verso l’alto con il bacino aperto.
Il passo numero 1 consiste nell’avanzare davanti a sé con una sola gamba per
volta; l’arrivo è sempre a piedi uniti, con le punte separate di qualche
centimetro e i talloni vicini. Nel passo numero 2 invece di avanzare si arretra.
Nello step numero 3 la direzione è laterale-avanti; partenza e arrivo sono
sempre a piedi uniti. La direzione del numero 4 è laterale-indietro.
Esercizi propedeutici per i passi possono essere fatti col bastone a terra: con
l’attrezzo sistemato davanti alla persona, scavalcarlo un piede alla volta, in
avanti e indietro; con l’attrezzo a lato, scavalcarlo con un piede per volta a
destra e a sinistra; con due bastoni uno davanti e uno di lato si possono
alternare le due direzioni.
42
Tutta la pratica dei passi ha tra gli obiettivi di migliorare gli spostamenti nello
spazio e l’equilibrio dinamico.
Renki letteralmente significa “Ki continuato”, “far fluire il Ki”; è una serie di
esercizi con il compagno, attraverso i quali si sviluppa la capacità di
concentrazione e di comunicazione. Si migliora il tempismo e la
comunicazione mentale che si trova praticando con un partner.
Con il gruppo si è praticato Renki “stretta di mano” kumite.
In piedi, in posizione comoda, piedi leggermente divaricati uno avanti all’altro,
stringersi la mano (corrispondente alla gamba che si trova avanti) come per
salutarsi; incominciare a tirare e spingere in tutte le direzioni, alternandosi a
vicenda. Attraverso questo tipo di movimento si cerca di mantenere la
comunicazione e imparare ad ascoltare se stessi e l’altro. Non è un esercizio di
forza.
Tsuki letteralmente significa “pugno”, “colpo”. Quello che si intende nello
Shintaido non è la stessa cosa che nella boxe o nelle altre arti marziali. Nello
Shintaido “attacco” significa essere realmente sinceri; ciò che si vuole studiare
attraverso l’attacco è d’imparare la sincerità ed esprimere tutta la nostra energia
in direzione del ricevente durante un singolo attacco.
Sicuramente dal punto di vista di un boxer o di un karateka non sarà molto
efficace in questo modo, poiché la loro intenzione è quella di spiazzare
l’avversario con l’obiettivo di mandarlo KO; nello Shintaido non vi è spazio
per questo tipo di relazione con “l’avversario”, dobbiamo solamente dare a lui
tutta la nostra energia.
Attraverso l’attacco possiamo sviluppare la nostra concentrazione, mentre
quando si riceve è il modo di incrementare le nostre abilità sociali.
Nella pratica l’esercizio comincia come Renki kumite; poi, invece di stringersi
la mano, uno la tiene a pugno e l’altro lo avvolge con la sua mano aperta. Il
pugno, che parte a fianco del bacino e ha come direzione il centro del corpo,
viene assorbito dal compagno e rimandato a mano aperta dal punto di partenza.
43
Lo si può eseguire con posture diverse (in piedi, in ginocchio, seduti) e con i
passi (un passo avanti e 5 ripetizioni, ad ogni passo una ripetizione, ecc.).
Tenshingoso è uno dei kata essenziali dello Shintaido. Come tecnica marziale è
la raccolta di tutte le principali tecniche (attacchi, tagli e proiezioni) delle
discipline giapponesi e permette di controllare la respirazione. Il significato
simbolico artistico è una metafora di un ciclo di vita biologica, dalla nascita
alla morte. Come metodo di sviluppo personale, è un’enciclopedia delle
principali posizioni di meditazione.
Segue una descrizione completa della tecnica; i partecipanti, senza sforzare
eccessivamente, la eseguivano in base alle loro abilità e possibilità.
Emissione del suono “Um” in posizione eretta, con i piedi e gli alluci che si
toccano; lasciare pendere le braccia, tenendo il pollice sinistro nella mano
destra, sguardo verso l’avanti, con gli occhi semichiusi o chiusi.
Emissione del suono “Ah”, allargando i piedi poco più della larghezza delle
spalle e portando le braccia all’indietro, con le dita tese e aperte; descrivere
mezzo cerchio con le braccia, guardando verso il cielo; tendere le mani in
verticale, aprendo le dita e il palmo delle mani verso il cielo.
Dopo aver ruotato le braccia e le mani in modo da avere il dorso delle mani
ravvicinati, i palmi girati verso l’esterno e i pollici diretti verso l’avanti,
emissione del suono “E”: far scendere le braccia e le mani a livello della fronte
aprendole di nuovo e spingerle verso l’avanti; distendere le spalle e formare
con i gomiti un angolo retto.
Emissione del suono “I”, riportando le braccia a livello della schiena e
spingendo le mani verso il davanti, con il palmo rivolto verso il suolo; tendere
le braccia facendole salire gradualmente, spingendo i palmi verso l’avanti.
Emissione del suono “O”, tendendo le braccia dall’alto verso l’indietro e poi
verso il basso; quando le mani arrivano a livello della vita, avvicinarle e
spingerle verso l’avanti; a questo punto le mani sono aperte il più possibile, i
polsi girati verso il cielo, le dita verso la terra e i palmi verso l’avanti.
Emissione del suono “Um”, per ritornare alla posizione di partenza, distesi e
rilassati.
44
4.2.3. Rilassamento e massaggi
Wakame. In Wakame Taisso (“l’alga e l’oceano”) due persone in piedi, faccia a
faccia, svolgono alternativamente il ruolo di alga e di oceano. L’“alga”, ben
radicata in fondo al mare, si muove in relazione alla spinta che imprime
l’“oceano”, che la spinge con morbidezza con la punta delle dita. L’“alga” deve
sforzarsi di assorbire il flusso della “corrente marina” senza perdere il suo
equilibrio, poi, come un’alga dopo il passaggio dell’onda, ritorna in posizione
iniziale. Il ritmo, alla partenza morbido e lento, può accelerare se l’“oceano”
percepisce che il suo partner è sufficientemente ricettivo. La “corrente marina”
inizia a spingere il partner da davanti, poi si sposta di lato e lo guida da lì,
infine si spinge dalla schiena, da dietro.
Questo esercizio è generalmente molto apprezzato da chi pratica, poiché
permette loro di entrare rapidamente in uno stato di rilassamento profondo.
Sul piano marziale, Wakame Taisso è anche una tecnica molto efficace, che
sviluppa la capacità di anticipare un attacco e a rispondere con fluidità.
Amma è la parola usata per indicare il massaggio nella lingua giapponese.
Riveste una parte importante nella pratica. Principalmente si effettuano
massaggi non a scopo riabilitativo terapeutico, ma per migliorare il tocco, la
sensibilità e la comunicazione tra i membri del gruppo. Imparano a fidarsi e a
dare e ricevere in modo più rilassato.
È come un dialogo tra la mano di chi lo pratica e chi lo riceve. Si impara ad
ascoltare, sentire, ad attendere, ad evitare movimenti bruschi e imposizioni di
volontà. Aiuta a migliorare il benessere complessivo della persona.
Le chiavi per un buon massaggio sono: una buona respirazione e posizioni
corrette, calma e tranquillità, una giusta disposizione mentale, ritmo, manualità,
pressioni regolari, una buona attenzione e intenzione.
Questo esercizio viene svolto a coppie; ogni partecipante, quindi, ad ogni
lezione riceve e fa un massaggio.
Con le mani possiamo eseguire:
- Accarezzamenti: rinfrescano e calmano.
45
- Strofinamenti: riscaldano, ammorbidiscono, sciolgono le tensioni e le
contrazioni. Sono ottimi per il sistema nervoso.
- Picchiettare: possono essere eseguiti con diverse modalità. Ad esempio: di
taglio, che aiutano a sciogliere le tensioni muscolari, o a piene mani, che
attivano il sistema nervoso.
- Mobilizzazioni osteo-articolari: stimolano e migliorano gli schemi
corporei, rilassano i muscoli e sono d’aiuto in caso di blocchi articolari.
- Leggere pressioni: aiutano a rilassarsi e migliorano la circolazione.
- Dondolamenti: aiutano le articolazioni.
Oltre alle mani viene effettuato il massaggio e l’auto-massaggio ai piedi in
diverse forme. Massaggiare i piedi e massaggiare con i piedi aiuta a migliorare
la presa di coscienza e influisce molto sull’equilibrio, sulla postura eretta e
sulla deambulazione.
4.3. Partecipanti
Il campione è composto da 33 soggetti, di cui 23 facenti parte il gruppo
sperimentale e 10 il gruppo di controllo.
Il corso di Shintaido è stato proposto a persone over 60, residenti nei Comuni
di Omegna e di Valstrona, della provincia del Verbano-Cusio-Ossola. Veniva
svolto in una grande sala, che potesse accogliere tutte le persone senza che si
intralciassero tra loro.
Alcuni dei partecipanti si conoscevano già, in quanto fanno parte di gruppi
auto-organizzati che svolgono attività nell’ambito sociale e ricreativo; per
esempio alcuni praticano le danze, altri cantano in un coro, altri fanno attività
motoria in acqua. Per la maggioranza degli anziani, però, Shintaido rimane
l’unica attività di movimento settimanale.
Qualcuno lavora ancora, la maggior parte però è già in pensione; c’è chi coltiva
un orto, a chi piace camminare, chi gioca a bocce, chi cura i nipoti.
Prima di iniziare il corso di Shintaido, negli ultimi anni, solo qualcuno dei
partecipanti ha avuto altre esperienze motorie, dallo Yoga alle varie forme di
ginnastica per la terza età.
46
Durante la pratica veniva presentato un esercizio per volta; se non risultava
gradito si modificava e lo si rendeva più semplice; tuttavia, la maggior parte
degli interventi è piaciuto, anche i più intensi e complicati e specialmente i più
strani.
Alcuni di loro, già durante le ultime lezioni, sostenevano di praticare
quotidianamente alcuni semplici esercizi di riscaldamento, l’auto-massaggio, il
kata di base Tenshingoso, e la meditazione.
I soggetti del gruppo di controllo sono persone che hanno le stesse abitudini di
quelli del gruppo sperimentale; l’unica sostanziale differenza è quella di non
aver partecipato al corso di Shintaido. Ognuno di loro ha la sua occupazione
quotidiana, chi svolge ancora un mestiere e chi è in pensione. Anche in questo
gruppo sono residenti negli stessi Comuni di Omegna e Valstrona.
4.3.1. Genere
Tra tutti i partecipanti a questo progetto di ricerca, considerando il genere, i
maschi (N=5) rappresentano il 15% del totale, mentre le 28 femmine
rappresentano l’85%.
Nel gruppo di controllo sono 2 i maschi (20%) e 8 le donne (80%); nel gruppo
di lavoro i maschi sono 3 (13%) e le donne 20 (87%).
4.3.2. Età
L’età media dei partecipanti al test iniziale è di 69 anni (dev. st. = 6). Il
partecipante più giovane ha 60 anni compiuti, quello più anziano 87 compiuti.
Genere
Femmina 85%
Maschio 15%
Grafico n. 1 - Genere dei partecipanti
47
L’età media per il gruppo di controllo è di 69 anni (dev. st. = 5), con un range
che va dai 62 agli 81 anni; l’età media è di 69 anni per il gruppo di lavoro (dev.
st. = 7), con un range d’età tra i 60 e gli 87 anni.
4.3.3. Stato civile
Riguardo lo stato civile, la maggioranza (N=20) sono sposati (60,6%) oppure
sono rimasti vedovi (N=10, 30,3%); altri ancora (6,1%) sono separati o
divorziati (N=2) o non hanno mai avuto un coniuge (N=1; 3%).
Nel gruppo di controllo sono tutti coniugati (N=7; 70%) o vedovi (N=3; 30%).
Nel gruppo di lavoro la maggior parte è sposata (N=13; 56,5%), poco meno le
persone rimaste vedove (N=7; 30,4%), poche quelle divorziate o separate
(N=2; 8,7%) e una persona non si è mai sposata (N=1; 4,3%).
4.3.4. Educazione
In termini di educazione e di istruzione si è suddiviso in scuola elementare,
scuola media inferiore e scuola media superiore. Il 51,5% del campione (N=17)
ha frequentato solo la scuola primaria; il 30,3% ha continuato nella scuole
medie (N=10); il 18,2% invece è riuscito a proseguire fino al conseguimento
del diploma di scuola superiore (N=6).
In particolare, nel gruppo di controllo il 40% ha smesso dopo la scuola
elementare (N=4), il 30% dopo la scuola media (N=3) e il restante 30% ha
terminato le scuole superiori (N=3).
Stato civile
Coniugato
63%
Vedovo/a
31%
Separato / divorziato
6%
Grafico n. 2 - Stato civile dei partecipanti
48
Nel gruppo di lavoro il 56,5% si è fermato alla scuola primaria (N=13), il
30,4% alla scuola media inferiore (N=7) e il 13% ha completato il ciclo di studi
fino al diploma (N=3).
4.3.5. Professione
Quasi la metà del campione (48,5% = 16 persone) dichiara di essere una
casalinga, 9 persone (27,3%) hanno svolto attività manuali, come fare il
contadino o l’artigiano, altre 5 persone (15,2%) hanno svolto attività non
manuali o l’attività di commerciante, infine 2 persone (6,1%) sono impegnate
in lavori femminili, per esempio fare la domestica; una persona (N=1) non ha
indicato la sua occupazione lavorativa.
Professione
6%
50% 16%
28%
Lavori femminili (domestica, ecc.) CasalingaLavori non manuali (commercianti) Lavori manuali (contadino, artigiano)
Titolo di studio
Scuola elementare 52%
Scuola media30%
Scuola superiore 18%
Grafico n. 3 - Educazione scolastica
Grafico n. 4 - Professione svolta dai partecipanti
49
Nello specifico, il gruppo di controllo era composto da 5 casalinghe (50%), 3
commercianti (30%), 1 persona che ha svolto attività manuali (10%) e 1
persona che non ha indicato il suo lavoro.
Il gruppo di lavoro, invece, era composto da 11 casalinghe (47,8%), 8 pratici di
lavori manuali (34,8%), stessa percentuale (8,7%) per chi ha svolto attività non
manuali (N=2) e lavori femminili (N=2).
4.3.6. Attività motoria
Come è già stato detto, il coinvolgimento in attività sportive lungo tutto il corso
della vita è fondamentale per il benessere della persona.
Tra i partecipanti, in 16 hanno dichiarato di non aver mai fatto sport (48,5%),
gli altri 17 invece hanno detto di aver già svolto attività motoria nel corso della
propria vita (51,5%). Di questi ultimi, in7 hanno fatto attività motoria per un
problema fisico (23,5%) e in 10 l’hanno fatta in generale (58,8%).
Nel gruppo di controllo il 70% ha affermato di aver fatto attività fisica (N=7),
il restante 30% no (N=3).
Nel gruppo di lavoro, invece, la maggior parte dei partecipanti (N=13) non ha
mai svolto attività motoria prima di quella proposta per questa tesi (56,5%),
l’altro 43,5% aveva già praticato qualche sport, come il nuoto, la ginnastica, lo
sci alpino e lo sci nordico.
Attività motoria
52%
48%
Hanno già svolto attività motoria
Non hanno mai svolto attività motoria
Grafico n. 5 - Partecipanti che hanno o non hanno mai svolto un’attività motoria
50
4.3.7. Omogeneità dei gruppi
Per valutare l’omogeneità dei gruppi sono state prese in considerazione alcune
variabili, presentate di seguito. È presente una disomogeneità di base per
quanto riguarda la numerosità campionaria: il gruppo di lavoro è più di tre
volte maggiore rispetto al gruppo di controllo.
Genere
Per quanto riguarda il genere dei partecipanti dei due gruppi, non ci sono
differenze statisticamente significative: grazie al test per campioni indipendenti
U Mann-Whitney si può notare che la significatività è di 0,61; il valore soglia
convenzionale è di 0,05.
Età
Non esistono differenze statisticamente significative nemmeno nell’età dei
partecipanti.
Il valore di significatività espresso dal test statistico è di 0,88.
EtàTest U Mann Withney
p= 0,875 n.s.
Età - G
L
Età - G
C0
20
40
60
80
100
Peso e altezza
Anche nelle variabili antropometriche misurate non esistono differenze
statisticamente significative.
Grafico n. 6 - Età media di Gruppo di Lavoro e Gruppo di Controllo
51
Il peso medio del gruppo di lavoro è di 64,6 ± 12 kg, mentre nel gruppo di
controllo è di 72,6 ± 15,9.
Il valore emerso dal test di significatività è di 0,17.
Per quanto riguarda l’altezza, il valore medio del gruppo di lavoro è di 157,8 ±
7,5 cm, mentre nel gruppo di controllo è di 163,1 ± 8,3 cm.
Anche per questa variabile non sussiste significatività statistica, dato che il
valore del test è di 0,12.
AltezzaTest U Mann Withney
p= 0,116 n.s.
Altezz
a - G
L
Altezz
a - G
C
0
50
100
150
200
Grafico n. 7 - Peso
Grafico n. 8 - Altezza
52
Circonferenza vita
La circonferenza della vita è statisticamente omogenea tra i due gruppi, senza
differenze significative.
Per il gruppo di lavoro la misura è di 88 ± 10,8 cm; per il gruppo di controllo il
girovita è di 98,1 ± 13,1 cm.
Il valore di significatività, in questo caso, è pari a 0,07.
Attività motorie svolte
Alla domanda se nella propria vita ciascuno ha mai svolto attività motoria, i
gruppi non presentano differenze statisticamente significative.
Il valore di significatività risultato dal test statistico è di 0,17.
4.4. Strumenti
Nelle scelte e somministrazione dei test è fondamentale tenere conto dei
requisiti essenziali che essi devono possedere e che si identificano nella:
- validità: se si misura il più accuratamente possibile ciò che si intende
conoscere e misurare;
- attendibilità: se offre garanzie di essere sempre valido, ossia se il soggetto
esaminato ottiene risultati simili in prove successive;
- oggettività: se il rilevatore non influisce in alcun modo sul risultato.
Grafico n. 9 - Circonferenza vita
53
Per le misurazioni motorie si sono scelti dei test che rispondessero anche ad
esigenze di praticità, poiché devono essere riproponibili in diversi momenti
senza presentare particolari difficoltà.
I test consistono in prove standardizzate, uniformi nelle loro procedure di
somministrazione e di determinazione dei punteggi capaci di fornire risposte
valutabili quantitativamente.
I soggetti, nei vari test, venivano messi a conoscenza degli obiettivi delle
prove, con l’intento di motivarli e stimolarli ulteriormente.
Parametri motori valutati
Sono stati proposti dei test per valutare quattro aspetti, indagando l’effetto
dell’attività fisica effettuata sulla funzionalità motoria:
- l’equilibrio statico, ovvero la capacità di mantenere una posizione costante
da fermo;
- la mobilità articolare di arti superiori, tronco e muscoli ischio-crurali: è
capacità di movimento di un’articolazione indicata dall’ampiezza delle
escursioni in piani diversi; è in rapporto ai legamenti, alla capsula fibrosa,
alla muscolatura ed alla forma delle superfici articolari;
- la forza degli arti inferiori, cioè la capacità di un muscolo o di un gruppo
muscolare di effettuare ripetute contrazioni isotoniche o contrazioni
isometriche;
- la resistenza aerobica, in relazione al cammino: è la capacità di effettuare
esercizi a predominanza aerobica; il livello di resistenza aerobica è indicato
dalla durata per la quale può essere protratto un esercizio aerobico.
Parametri psicologici valutati
È stato sottoposto anche un test psicologico, proposto a tutti i soggetti, per
valutare quattro grandi aree:
- la funzionalità del proprio fisico: quanto riesce ad essere funzionale il fisico
di ognuno;
- la vitalità: le sensazioni provate durante gli ultimi mesi;
- la salute mentale: le emozioni maggiormente provate nell’ultimo periodo;
54
- l’autoefficacia: la determinazione e l’impegno che ognuno mette nel
compiere l’attività fisica.
4.5. Test
I seguenti test standardizzati sono stati selezionati in base all’analisi della
letteratura, con particolare riferimento al report EUNAAPA (European
Network for Action on Ageing and Physical Actictivity) nel 2008 rispetto alla
diffusione e utilizzo in Europa dei test per la verifica delle abilità motorie negli
anziani ed al campione di popolazione che si intende indagare:
- Test di Romberg (Lanska, Goetz, 2000): per verificare la presenza di
patologie che possono intaccare le abilità di equilibrio.
- One Leg Stance (Wolfson, Whipple, Derby, 1996): test dell’equilibrio
statico (Manckoundia et al., 2007).
- Back Scratch Test (BST): per valutare la mobilità articolare e la flessibilità
muscolo tendinea delle spalle (Rikli & Jones, 1999).
- Chair Sit and Reach (Rikli and Jones, 1999): per valutare la mobilità
articolare del tronco e dei muscoli posteriori della coscia (muscoli ischio-
crurali).
- Timed Chair Rise Test (Rikli and Jones, 1999): per valutare la forza-
resistenza degli arti inferiori (Garatachea et al., 2009).
- Six Minutes Walking Test (6MWT, Lipkin et al., 1986): per misurare la
capacità di resistenza aerobica (Steffen, Hacker et Mollinger, 2002).
Il test psicologico utilizzato è il Questionario sullo Stato di Salute, SF-36
(versione italiana: Apolone et al., 1997). Permette di valutare lo stato di salute
generale fisica e mentale di ciascuna persona attraverso 36 domande. Un
punteggio molto alto indica nessuna limitazione fisica, disabilità o diminuzione
del benessere generale, una elevata vitalità; presenta inoltre una frequente
attitudine psicologica positiva e l’assenza di disagi psicologici e limitazioni
nelle attività sociali e personali dovute a problemi emotivi; lo stato di salute
fisico e mentale è giudicato eccellente. Un punteggio molto basso indica
sostanziali limitazioni nella cura di sé e nelle attività fisiche, sociali e
55
personali; può essere indotto da un importante dolore fisico o da frequente
stanchezza; presenta inoltre un frequente disagio psicologico e una importante
disabilità sociale e personale dovuta a problemi emotivi; lo stato di salute fisico
e mentale è giudicato scadente.
È stato proposto anche un test sull’autoefficacia, con domande tratte dalla
“Scala di valutazione dell’autoefficacia APEF” (Caprara, 2001), per scoprire la
percezione della realtà che hanno i soggetti. Il senso di autoefficacia lo si
acquisisce grazie alle esperienze comportamentali, basate sulle esperienze
personali e sul confronto con le altre persone; si sviluppa inoltre in base agli
stati fisiologici ed affettivi dei soggetti, che nel test giudicheranno la propria
forza e la propria vulnerabilità.
Infine, durante la seconda rilevazione sono state aggiunte alcune domande per
valutare la soddisfazione dei partecipanti all’attività motoria proposta: gli
stimoli che motivano la continuazione della pratica motoria, i benefici percepiti
da ogni persona e il rapporto con gli istruttori.
4.5.1. Equilibrio
Sono due i test utilizzati per la valutazione dell’equilibrio: il “Test di
Romberg” e il “One Leg Stance”.
Test di Romberg (Lanska and Goetz, 2000)
Verificare la presenza di patologie che possono intaccare le
abilità di equilibrio. Si invita il soggetto ad unire i piedi,
mantenere gli arti superiori lungo il corpo con gli occhi aperti. Si
chiede quindi di chiudere gli occhi. Il segno è considerato
positivo se c’è una significativa assenza di equilibrio ad occhi
chiusi o lo squilibrio peggiora notevolmente ad occhi chiusi nei
soggetti con disequilibrio già ad occhi aperti (attenzione: tutti i
soggetti normali hanno una certa tendenza ad oscillare con gli
occhi chiusi). I giovani adulti dovrebbero essere in grado di
mantenere la posizione per circa 30 secondi, e questo periodo di
tempo si accorcia con l’età (si dovrebbe comunque arrivare ad Figura n. 1 -
Test di Romberg
56
Figura n. 3 - Back Scratch Test
almeno 6 secondi). La positività del segno indica un disturbo vestibolare o
propriocettivo, oppure un problema dei tratti spinali (le colonne posteriori) che
portano l’informazione propriocettiva (ovvero la posizione nello spazio, il
movimento delle articolazioni e la sensazione pressoria) al cervello. I valori variano da 1 a 4: 1 cade; 2 oscilla vistosamente e fa un passo per non
cadere; 3 oscilla; 4 normale.
One Leg Stance Test (Wolfson, Whipple, Derby, 1996)
Equilibrio statico. Il soggetto deve rimanere in equilibrio su una
gamba il più a lungo possibile.
L’abilità a mantenere l’equilibrio su una singola gamba
generalmente diminuisce quando aumenta l’età (Bohannon et
al., 1985). Per i soggetti anziani la posizione della gamba
sollevata è distesa in avanti.
Si tiene conto di quanti secondi il soggetto riesce a mantenere
l’equilibrio su una gamba sola: quando il piede alzato appoggia
a terra termina il conteggio; il test viene interrotto quando viene
superato il minuto in equilibrio.
4.5.2. Mobilità articolare
La mobilità articolare è stata valutata sia per gli arti superiori che per gli arti
inferiori.
Back Scratch Test (BST, Gross et al., 1996)
Mobilità articolare e flessibilità muscolo
tendinea delle spalle. Il test è effettuato in
ortostatismo. Ai soggetti è richiesto di
posizionarsi come in figura e di avvicinare il più
possibile le mani. L’operatore misura la distanza
in cm tra le dita medie.
Attribuzione del punteggio:
- positivo: se c’è sovrapposizione delle mani;
Figura n. 2 - One Leg
Stance Test
57
- uguale a 0: se le dita si toccano, senza sovrapporsi;
- negativo: se le dita non si toccano, indica la distanza che intercorre.
Chair Sit and Reach Test (R.E. Rikli and C.J. Jones, 1999)
Mobilità articolare del rachide e dei muscoli posteriori della coscia. Il soggetto
seduto sulla parte anteriore della sedia, con una gamba distesa in avanti deve
tendere il braccio omologo verso la gamba distesa.
Si misura la distanza (cm, + /-) della mano rispetto alla punta del piede.
4.5.3. Forza (arti inferiori)
Timed Chair Rise Test (Rikli and Jones, 1999)
Forza/resistenza degli arti inferiori. Il soggetto, mantenendo le braccia
conserte, deve alzarsi e sedersi in maniera continua per un tempo di 30 secondi.
Si annota quante volte il soggetto esegue il movimento in maniera corretta e
completa.
Figura n. 4 - Chair Sit and Reach Test
Figura n. 5 - Timed Chair Rise Test
58
4.5.4. Cammino (resistenza)
Six Minutes Walking Test (6MWT, Lipkin et al., 1986)
Test per verificare la resistenza aerobica. Si richiede al soggetto di camminare
per 6 minuti alla massima velocità, in modo da coprire la maggiore distanza
possibile, misurata in metri percorsi.
4.6. Dati e analisi statistica
Le analisi statistiche utilizzate hanno permesso di individuare:
- l’affidabilità delle scale dei questionari (alfa di Cronbach);
- differenze statisticamente significative tra i gruppi (U Mann Withney);
- differenze statisticamente significative all’interno dei gruppi (Wilcoxon).
L’alfa di Cronbach. Si tratta di un indice che può variare tra 0 e 1; più alto è
l’indice, maggiore è la validità della scala. L’indice è considerato buono se
supera il valore 0,70, ma è già accettabile sopra 0,50.
U Mann Withney. Confronta le tendenze centrali di due distribuzioni
appartenenti a due gruppi indipendenti. Permette di valutare differenze
statisticamente significative tra gruppi.
Wilcoxon. L’impostazione classica del test dei segni per ranghi di Wilcoxon,
detto più semplicemente anche test T di Wilcoxon, nel caso di un campione
permette di verificare se la tendenza centrale di una distribuzione si discosta in
modo significativo da un qualsiasi valore prefissato di confronto. È un test
Figura n. 6 - Six Minutes Walking Test
59
Tabella n. 1 - Gruppo di Controllo: Timed Chair Rise Test
Tabella n. 2 - Gruppo di Controllo: Six Minutes Walking Test
utilizzato per la valutazione di differenze statisticamente significative in due
campioni dipendenti.
4.7. RISULTATI
Campioni dipendenti
L’analisi statistica di confronto dei valori centrali (mediane) per campioni
dipendenti è fatta attraverso il test di Wilcoxon. Questo test permette di
determinare le differenze statisticamente significative all’interno dello stesso
gruppo ma in tempi di valutazione differenti.
4.7.1. Dati motori
Gruppo di controllo
Nella maggior parte dei test motori effettuati dal gruppo di controllo non si
trova nessuna differenza statisticamente significativa. Sono solo due i test
risultati con una significatività minore di 0,05: Timed chair rise e Six minutes
walking.
Timed chair rise test T0 T1 Media 14,2 rip 15,2 rip Mediana 14 rip 14,5 rip Deviazione standard 1,75 rip 2,3 rip Valore di significatività 0,03
Nel Timed chair rise test tra prima e seconda rilevazione i partecipanti hanno
migliorato la loro prestazione, incrementando in media di una ripetizione.
Six minutes walking test T0 T1 Media 545,3 metri 556,3 metri Mediana 535,5 metri 539 metri Deviazione standard 108,43 metri 113,71 metri Valore di significatività 0,03
60
Tabella n. 3 e n. 4 - Gruppo di Lavoro: One Leg Stance Test
Tabella n. 5 - Gruppo di Lavoro: Back Scratch Test (braccio destro in alto)
Il gruppo di controllo è migliorato significativamente anche nel test sulla
resistenza al cammino, incrementando in media di 11 metri sui 6 minuti di
camminata.
Gruppo di lavoro
Per il gruppo di lavoro, tra prima e seconda rilevazione, c’è un solo test che
non differisce statisticamente in modo significativo: il Test di Romberg, il cui
valore di significatività è di 0,56.
Tutti gli altri invece hanno differenze statisticamente significative, che
vengono riportate in seguito.
One leg stance destro T0 T1 Media 19,30 sec 29,52 sec Mediana 7 sec 28 sec Deviazione standard 22,1 sec 23,25 sec Valore di significatività < 0,001
One leg stance sinistro T0 T1 Media 18,78 sec 23,26 sec Mediana 9 sec 15 sec Deviazione standard 20,7 sec 21,92 sec Valore di significatività 0,04
Il test dell’equilibrio ha fatto ottenere un maggiore incremento quando i
partecipanti rimanevano sulla gamba destra: in media sono migliorati di più di
10 secondi.
In equilibrio sulla gamba sinistra c’è stato un miglioramento più contenuto;
comunque in media l’equilibrio alla seconda rilevazione è stato mantenuto per
4 secondi e mezzo in più rispetto alla prima.
Back scratch destro T0 T1 Media -5,48 cm -3,17 cm Mediana -7 cm -4 cm Deviazione standard 8,79 cm 9 cm Valore di significatività < 0,001
61
Tabella n. 6 - Gruppo di Lavoro: Back Scratch Test (braccio sinistro in alto)
Tabella n. 7 e n. 8 - Gruppo di Lavoro: Chair Sit and Reach Test
Tabella n. 9 - Gruppo di Lavoro: Timed Chair Rise Test
Back scratch sinistro T0 T1 Media -8,65 cm -5,61 cm Mediana -10 cm -5 cm Deviazione standard 8,35 cm 8,91 cm Valore di significatività < 0,001
Il Back scratch test rileva la mobilità articolare e la flessibilità muscolo
tendinea delle spalle: miglioramenti statisticamente significativi sono stati
ottenuti sia con il braccio destro in alto, sia con il braccio sinistro alzato: le
mani in media si sono avvicinate rispettivamente di 2,31 cm e di 3,04
centimetri.
Chair sit and reach destro T0 T1 Media 2,26 cm 7,61 cm Mediana 1 cm 8 cm Deviazione standard 4,61 cm 5,78 cm Valore di significatività < 0,001
Chair sit and reach sinistro T0 T1 Media 3,35 cm 7,78 cm Mediana 1 cm 8 cm Deviazione standard 4,97 cm 5,31 cm Valore di significatività < 0,001
Durante il periodo di lavoro la mobilità articolare del tronco e dei muscoli
ischio-crurali è incrementata: la media del miglioramento è di 5,35 cm per il
test effettuato con la parte destra del corpo; miglioramento di 4,43 cm per
questo test, basato sull’allungamento del braccio sulla gamba sinistra.
Timed chair rise test T0 T1 Media 13,13 rip 16,22 rip Mediana 13 rip 16 rip Deviazione standard 1,66 rip 2,02 rip Valore di significatività < 0,001
62
Tabella n. 10 - Gruppo di Lavoro: Six Minutes Walking Test
Il Timed Chair Rise Test aveva fatto rilevare una significatività statistica anche
nel gruppo di controllo; il dato importante, però, è la quantità di ripetizioni
effettuate: mentre nel gruppo di controllo la media tra prima e seconda
rilevazione era aumentata di una ripetizione, nel gruppo di lavoro la media è
aumentata di 3,09 ripetizioni.
Six minutes walking test T0 T1 Media 526,74 metri 584,43 metri Mediana 520 metri 580 metri Deviazione standard 121,28 metri 134,91 metri Valore di significatività < 0,001
Anche in questo test di cammino si erano riscontrati dati statisticamente
significativi nel gruppo di controllo; ma anche in questo caso il miglioramento
del gruppo di lavoro è maggiore: rispetto alla media di 11 metri in più tra le
due rilevazioni del gruppo di controllo, il gruppo sperimentale ha incrementato
il numero dei metri, con una media di 57,69 metri in più.
4.7.2. Dati psicologici
Le seguenti scale, per la valutazione dei dati psicologici, sono state tratte da
due test, il Questionario sullo Stato di Salute SF-36 e la Scala di valutazione
dell’autoefficacia APEF, che permettono di descrivere la salute percepita.
Affidabilità delle scale
Le sei scale utilizzate sono degli indici relativi alla salute fisica e mentale. Gli
indici dei due questionari sono efficienti, in termini di numerosità, delle singole
domande e delle singole scale, in quanto sono dotati di un gran numero di
livelli di risposta. I punteggi delle scale e degli indici sono stati standardizzati; i
questionari sono in grado di descrivere differenze a livello di gruppi di
individui numericamente piccoli con precisione statistica ed affidabilità
(Apolone et al., 1997).
63
Tabella n. 11 - Scala della funzionalità
Tabella n. 12 - Scala della vitalità
Tabella n. 13 - Scala della salute mentale
Tabella n. 14 - Scala dell’autoefficacia (1)
Nome delle scale
Funzionalità del proprio fisico T0 T1 N° di item 10 Persone con tutti i valori validi 31 93,9% 29 87,9% Valore alfa di Cronbach ,888 ,728
Le dieci domande riguardanti questa scala cercano di capire quanto può essere
funzionale il fisico di ognuno nella vita quotidiana: riuscire a sollevare pesi,
camminare per centinaia di metri, salire le scale, fare il bagno o vestirsi da soli.
Vitalità T0 T1 N° di item 4 Persone con tutti i valori validi 32 97% 29 87,9% Valore alfa di Cronbach ,419 ,652
La scala sulla vitalità racconta le sensazioni provate durante gli ultimi mesi: la
vivacità e l’energia, all’opposto la stanchezza o l’essere sfiniti.
Salute mentale T0 T1 N° di item 5 Persone con tutti i valori validi 31 93,9% 29 87,9% Valore alfa di Cronbach ,852 ,828
Questa scala raccoglie le domande sulle emozioni maggiormente provate
nell’ultimo periodo: l’agitazione o la calma, la tristezza o la felicità, essere giù
di morale o essere sereni.
Autoefficacia: preoccupazioni T0 T1 N° di item 5 Persone con tutti i valori validi 30 90,9% 29 87,9% Valore alfa di Cronbach ,946 ,940
64
Tabella n. 15 - Scala dell’autoefficacia (2)
Tabella n. 16 - Scala dell’autoefficacia (3)
Sono tre le rilevazioni sull’autoefficacia. La prima chiede quanto il
partecipante riesce a persistere nella sua intenzione di fare esercizio fisico
anche si presentano problemi e preoccupazioni, se si è tesi o depressi,
indaffarati o stanchi.
Autoefficacia: sostegno psicologico T0 T1 N° di item 4 Persone con tutti i valori validi 26 78,8% 25 75,8% Valore alfa di Cronbach ,867 ,935
La seconda scala sull’autoefficacia rileva quanto l’anziano riesce a seguire il
programma di esercizio fisico che gli è stato consigliato anche se nasce la
paura di non farcela, anche se i tentativi per riuscirci sono ripetuti e c’è bisogno
di un po’ di tempo per eseguire l’esercizio, anche se il sostegno dell’istruttore
non è quello desiderato.
Autoefficacia: attività motoria T0 T1 N° di item 5 Persone con tutti i valori validi 29 87,9% 29 87,9% Valore alfa di Cronbach ,941 ,923
Quest’ultima domanda indaga ciò che pensano gli anziani sull’esercizio fisico:
se lo fa sentire più in forma e migliora la propria condizione fisica, se lo fa
sentire più sicuro del proprio corpo, più forte e più soddisfatto delle proprie
capacità.
Spiegazione dei dati inaffidabili (Vitalità)
Il valore alfa di Cronbach nella prima rilevazione è troppo basso per poter
essere considerato affidabile: i valori sono considerati accettabili da 0,50 a 1; in
questo caso è 0,419.
Il valore della seconda rilevazione risulta affidabile (α-Cronbach = 0,652); si
registra quindi un miglioramento però, non potendo ritenere accettabile il
65
valore della prima rilevazione, ne risente tutta la scala; quindi non
considereremo più questo dato.
Gruppo di controllo
In base al test di Wilcoxon, l’unica scala delle sei precedentemente descritte
che è risultata statisticamente significativa nel gruppo di controllo è stata quella
sulla funzionalità fisica. Il valore di significatività è uguale a 0,028.
Per questa scala, la media dei punti totali alla prima rilevazione è di 19,2 ± 5,7;
nella seconda la media è di 29,6 ± 2,8.
Gruppo di lavoro
Anche nel gruppo di lavoro, però, c’è una sola scala che risulta statisticamente
significativa: come nell’altro gruppo, è la scala sulla funzionalità fisica. Il
valore di significatività qui è molto più basso, essendo minore di 0,001; la scala
è quindi ampiamente significativa.
Infatti, la media dei punti totali per le domande sulla funzionalità fisica nel
primo rilevamento è di 17,45 ± 3,79; la media nel secondo rilevamento è di
30,26 ± 2,58.
Tutte le altre scale non risultano statisticamente significative. Questo risultato
sembra sostenere che l’attività motoria svolta non vada ad influire sul
benessere psicologico della persona. Probabilmente, invece, il livello di
buonumore psicologico di partenza era già abbastanza alto, valore che
difficilmente può migliorare.
Domande sull’attività motoria
Il questionario psicologico si è concluso con alcune domande riguardanti
l’attività motoria svolta, i benefici che essa comporta, il rapporto con gli
istruttori e le motivazioni che spingono a continuare a frequentare il corso di
Shintaido.
66
Più del 90% dei partecipanti che hanno risposto alla domanda ha deciso
personalmente di frequentare il corso di attività motoria e più dell’80%
vorrebbe farlo più spesso; per quest’ultima domanda, tra l’inizio e la fine del
corso le persone a cui piacerebbe incrementare il numero di sedute settimanali
è aumentato del 3%.
Andando in palestra, la maggior parte (68%) di coloro che hanno risposto ha
scoperto di riuscire abbastanza a fare movimenti che pensava di non poter fare
più; il 23% è molto contento di questa scoperta; il restante 9% non è convinto
di questa positività.
Sono solo in 7 (35%), invece, che andando in palestra ha scoperto di non
riuscire più a fare dei movimenti che pensava di poter ancora fare.
Il rapporto con gli istruttori è molto (71%) e abbastanza (29%) buono, per i 21
partecipanti che hanno risposto alla domanda.
Secondo il 90% delle risposte gli istruttori fanno attenzione allo stato d’animo
della persona durante la pratica; gli obiettivi e l’attenzione degli educatori
posta all’incoraggiamento e alla spiegazione degli esercizi è per tutti buona o
soddisfacente.
Andare in palestra piace soprattutto per il fatto che dà la possibilità di
conoscere altre persone con cui stare insieme (68%), gente nuova (52%) e di
tutte le età (52%).
La motivazione maggiore è data dagli istruttori (95%) e dagli amici che si
hanno tra coloro che frequentano l’attività (91%); meno influenti sono le
indicazioni dei famigliari (62%) e dei medici o fisioterapisti (45%).
4.7.3. Riepilogo
I dati raccolti dai test motori per il gruppo sperimentale hanno avuto un grande
incremento tra prima e seconda rilevazione: aumenti statisticamente
significativi sono stati registrati in tutti i test, tranne in quello sull’equilibrio di
Romberg. L’attività motoria svolta durante le 20 lezioni, quindi, sembra aver
prodotto ottimi risultati sull’equilibrio, sulla mobilità articolare e sulla
resistenza al cammino dei soggetti partecipanti; per valorizzare questa
67
affermazione si può constatare che nel gruppo di controllo non ci sono stati
ampi incrementi, simili a quelli del gruppo di lavoro.
Nella revisione dei dati del test psicologico l’unico incremento statisticamente
significativo del gruppo sperimentale è comparso nella scala della funzionalità
fisica: in media, i soggetti che hanno praticato Shintaido hanno riscontrato
meno problemi nello svolgere attività fisicamente impegnative o di impegno
moderato; sensazioni positive le hanno avute nella camminata protratta per
centinaia di metri e nel salire uno o più piani di scale; anche nel sollevare e
portare un peso, nel piegarsi o inginocchiarsi e per fare il bagno o vestirsi da
soli, la media dei soggetti è risultata significativamente maggiore tra prima e
seconda rilevazione.
68
5. DISCUSSIONE DATI E CONCLUSIONI
Questa ricerca si è posta l’obiettivo di indagare gli effetti della partecipazione
al corso di Shintaido in un gruppo di persone con almeno 60 anni; l’ipotesi
prevedeva che il programma di attività motoria proposto potesse migliorare o
mantenere stabile nel tempo le abilità fisiche e psicologiche degli anziani. Per
questo è stato d’aiuto la creazione di un gruppo di controllo, composto da
persone che non hanno svolto l’attività proposta: la seconda ipotesi era che gli
anziani che hanno partecipato al corso di Shintaido migliorino o mantengano
queste funzionalità rispetto a quelli del gruppo di controllo; in questo modo, si
dimostra che la partecipazione all’attività fisica proposta contribuirebbe a
modificare gli aspetti connessi alla condizione fisica e psicologica di ogni
anziano.
Questo studio presenta alcuni limiti, relativi al campione di persone coinvolte;
il problema principale è la scarsità nella numerosità del campione, dovuto alla
difficoltà di reperimento e di coinvolgimento dei soggetti. Su una trentina di
anziani che hanno svolto l’attività di Shintaido, solo in 23 hanno frequentato le
lezioni con assiduità e costanza e si sono sottoposti ai due test di rilevazione,
all’inizio e alla fine delle 20 lezioni; anche il gruppo di controllo, composto da
10 persone, non è molto numeroso.
Un altro limite è la disparità nella numerosità del genere dei partecipanti: solo
il 15% sono maschi, mentre l’85% sono femmine. Questa percentuale non
rappresenta assolutamente la media italiana, che vede 93,8 maschi ogni 100
femmine, con una percentuale di 48,4 uomini e 61,6 donne (ISTAT, 2001).
Questi sono limiti relativi all’universalità della ricerca, alla sua trasformazione
a modello rappresentativo di una intera popolazione; per come è stata eseguita
questa ricerca non potrebbe esserlo. Nonostante i limiti legati alla tipologia del
campione, lo studio riporta risultati in accordo con la letteratura: è stata
confermata la presenza di una relazione positiva tra attività motoria regolare e
invecchiamento, sia per quanto riguarda la salute fisica, sia per quella
psicologica e anche per il funzionamento generale dell’individuo.
69
I dati ottenuti, infatti, sembrano supportare l’ipotesi che programmi di attività
motoria possono avviare un cambiamento anche nel breve termine, rendendo
gli anziani maggiormente autonomi ed efficaci nel compiere movimenti utili
alla vita quotidiana come alzarsi, camminare, vestirsi o sollevare qualche peso.
Per ciò si è posto l’obiettivo di indagare in modo più specifico alcuni aspetti
del comportamento motorio: l’equilibrio, utile in tutte le fasi della vita e in ogni
momento della giornata, la mobilità articolare, necessaria per non avere
limitazioni funzionali nei gesti e nei movimenti, la resistenza al cammino e la
forza degli arti inferiori, parte fondamentale del corpo per gli spostamenti nello
spazio, sia in casa che in giro per il paese.
Dall’analisi dei dati si osserva che, tra prima e seconda rilevazione, l’equilibrio
si è mantenuto costante nel gruppo di controllo mentre è aumentato nel gruppo
sperimentale. Nel test One leg stance, nel quale il soggetto deve rimanere il più
a lungo possibile su una gamba sola, sono stati registrati degli incrementi anche
superiori ai 10 secondi; inoltre, persone che nel pre-test non riuscivano a
staccare un piede dal terreno, nel post-test sono riuscite a stare in equilibrio per
almeno qualche secondo.
Il controllo posturale, basato sull’equilibrio e verificato tramite al Test di
Romberg, non ha prodotto dati statisticamente significativi, quindi non è stato
preso in considerazione nella trascrizione dei risultati. La motivazione a questa
insignificatività statistica è data dai buoni risultati ottenuti già nella prima
rilevazione; nella seconda rilevazione c’è stato il miglioramento di pochi
soggetti appartenenti al gruppo sperimentale, mentre nel gruppo di controllo la
quasi totalità ha mantenuto costante i propri valori, un soggetto ha anzi
peggiorato la sua prestazione.
Anche la mobilità articolare, grazie al confronto dei dati ottenuti, è risultata
migliorata nel gruppo di lavoro, mentre rimane costante nel gruppo di
controllo. Questo incremento, in parallelo all’aumentata percezione
dell’equilibrio, potrebbe prevenire il rischio di cadere, in quanto è dimostrata la
relazione tra cadute e mobilità del rachide (Kasukawa et al., 2010). La
mobilizzazione osteo-articolare è stata una delle componenti che si è
riscontrata più frequentemente negli esercizi proposti durante il corso di
70
Shintaido: quasi la totalità dei movimenti eseguiti aveva come obiettivo il suo
miglioramento.
I risultati emersi per quanto riguarda la forza degli arti inferiori non si
discostano con quanto si trova in letteratura: sembra che i programmi di attività
motoria basati su esercizi di lavoro di muscolazione condotti in campioni di
anziani non normativi rilevino un mantenimento della forza negli arti inferiori
(Jessup, Horne, Vishen, Wheeler, 2003). Tra le due rilevazioni effettuate, si
nota che in questo test migliora sia il gruppo di controllo che il gruppo
sperimentale: l’incremento di coloro che hanno svolto l’attività motoria è però
tre volte superiore per il gruppo di lavoro; le esercitazioni proposte sembrano
quindi aver creato un adattamento positivo maggiore.
Il Six minutes walking test è relativo alla resistenza al cammino; i dati tra pre-
test e post-test sono tutti (tranne due soggetti del gruppo di controllo)
incrementati. Questo miglioramento generale potrebbe essere causato
dall’influenza del tempo; la prima rilevazione si è svolta in ottobre, la seconda
a maggio: la bella stagione potrebbe aver condizionato in minima parte il
risultato conclusivo del test. L’esito delle rilevazioni da parte del gruppo
sperimentale è comunque positivo: mentre il gruppo di controllo ha percorso in
media 11 metri in più, il gruppo con il quale si è lavorato ne ha percorsi quasi
60 in più; è evidente che le modificazioni non si possono imputare solo al
cambiamento di stagione. Uno studio sulle discipline orientali, in particolare
Yoga, dimostra che gli effetti di questa attività fisica possono migliorare la
velocità del cammino e dell’andatura (Zettergren, Lubeski, Viverito, 2011).
Nella realizzazione di questo progetto si è cercato di articolare l’attività con la
convinzione che essa avrebbe prodotto dei benefici nel funzionamento motorio
e psicologico negli individui: aiutato dalle evidenze scientifiche presenti in
letteratura si è cercato di contribuire al miglioramento della qualità della vita
dell’anziano. In base all’attuale cambiamento demografico, nel quale il numero
di anziani è aumentato esponenzialmente, occorre aumentare proporzional-
mente anche l’attenzione verso i bisogni e le potenzialità di questo gruppo
sociale.
71
Uno degli interventi di prevenzione utile è proprio l’attività fisica: il
movimento è in grado di modificare l’invecchiamento, in quanto processo
modificabile. L’obiettivo dell’attività motoria non è di arrestare l’insorgere
della vecchiaia, ma quello di limitare la degenerazione funzionale che ne
consegue; per questo motivo, il lavoro fisico e motorio cerca di aumentare la
lunghezza della vita (aspetto quantitativo) in modo da mantenere le capacità e
l’autonomia (aspetti qualitativi), che sono utili al corpo, al benessere mentale e
alle funzioni emotive.
Tra i fattori psicologici valutati, infatti, i dati ottenuti sono in accordo con la
letteratura: la funzionalità del proprio fisico è notevolmente incrementata tra
prima e seconda rilevazione; gli anziani del gruppo sperimentale si sentono più
sicuri dell’efficienza del proprio corpo a compiere i movimenti e le azioni della
vita quotidiana. Le domande sulle sensazioni e le emozioni provate nell’ultimo
periodo non hanno registrato modificazioni significative statisticamente;
probabilmente nella vita di tutti i giorni ognuno di loro ha le proprie
occupazioni, che si mantengono costanti e non vengono influenzate dall’attività
motoria svolta settimanalmente.
Il presente progetto di ricerca vuole essere la base per il futuro: la
collaborazione nel lavoro di ideazione e realizzazione del corso di Shintaido e
la partecipazione e l’entusiasmo dei membri partecipanti allo studio sono
incoraggianti per proseguire questa attività anche nei prossimi anni.
La prospettiva futura è quella di continuare a raccogliere dati motori e
psicologici attraverso i test descritti, per avere un campione sempre più ampio;
in questo modo, inoltre, ogni anno si avrà un’indicazione sulla qualità e
sull’efficienza degli esercizi e delle attività proposte.
72
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