1 UNIVERSITÀ DI PISA Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia Scuola di Specializzazione in Medicina Nucleare Direttore: Prof. Duccio Volterrani Tesi di Specializzazione [ 18 F]-FDG PET/TC nel carcinoma mammario invasivo: correlazione fra parametri metabolici semiquantitativi e fattori prognostici clinico-patologici Relatori: Prof. Duccio Volterrani Dott.ssa Serena Chiacchio Candidato: Dott. Simone Margotti Anno Accademico 2014-2015
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UNIVERSITÀ DI PISA Dipartimento di Ricerca Traslazionale e ... · Tabella 1 TUMORI EPITELIALI Carcinoma microinvasivo Papilloma intraduttale Carcinoma mammario infiltrante Carcinoma
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UNIVERSITÀ DI PISA
Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in
Medicina e Chirurgia
Scuola di Specializzazione in Medicina Nucleare
Direttore: Prof. Duccio Volterrani
Tesi di Specializzazione
[18
F]-FDG PET/TC nel carcinoma mammario invasivo:
correlazione fra parametri metabolici semiquantitativi e fattori
prognostici clinico-patologici
Relatori:
Prof. Duccio Volterrani
Dott.ssa Serena Chiacchio
Candidato:
Dott. Simone Margotti
Anno Accademico 2014-2015
2
INDICE
INTRODUZIONE
IL CARCINOMA DELLA MAMMELLA:
EPIDEMIOLOGIA E FATTORI DI RISCHIO 3
INQUADRAMENTO ISTOLOGICO-MOLECOLARE 4
INDAGINI DIAGNOSTICHE:
ANAMNESI, ESAME OBIETTIVO ED
INDAGINI DI LABORATORIO 17
CENNI DI IMAGING MORFOLOGICO 18
RUOLO DELL’IMAGING FUNZIONALE 19
Mammoscintigrafia con 99mTc-Sestamibi 19
Linfoscintigrafia della mammmella con 99mTc-Nanocolloidi 21
PET/TC e PEM con [18F] FDG 22
Scintigrafia ossea con 99mTc-HDP 28
SCOPO DELLA TESI 30
MATERIALI E METODI
PAZIENTI 30
PROTOCOLLO DI ACQUISIZIONE
ED ANALISI DELLE IMMAGINI 32
ANALISI IMMUNOISTOCHIMICA E CLASSIFICAZIONE
IN SOTTOTIPI MOLECOLARI 33
ANALISI STATISTICA 34
RISULTATI 34
DISCUSSIONE E CONCLUSIONI 39
BIBLIOGRAFIA 44
3
INTRODUZIONE
IL CARCINOMA DELLA MAMMELLA:
Epidemiologia e fattori di rischio
Il carcinoma della mammella (CM), esclusi i tumori cutanei, è la neoplasia più
frequente nel sesso femminile, rappresentando circa il 41% dei tumori maligni
diagnosticati nella fascia d’età compresa tra 0-49 anni, il 35% in quella dai 50-69
anni ed il 21% nelle donne con più di 70 anni. Si può comunque osservare che
nonostante l’incidenza sia stabile, negli ultimi 5 anni la mortalità è in lenta ma in
continua diminuzione (-1.4% anno), sia in relazione alla sempre maggiore
diffusione del programmi di screening, che ai progressi terapeutici.1
Attualmente è noto che il rischio di sviluppare un CM è direttamente proporzionale
all’età, con una maggiore incidenza nelle donne di età compresa fra 50-69 anni.
I principali fattori di rischio coinvolti nello sviluppo del CM sono:
Fattori ormonali: terapia ormonale sostitutiva durante la menopausa ed
assunzione di contraccettivi orali;
Fattori riproduttivi: menarca precoce e/o una menopausa tardiva, donne
nullipare, gravidanza dopo i 30 anni e non allattamento al seno;
Carcinoma infiltrante di tipo non specifico (NST) Carcinoma lobulare infiltrante Carcinoma tubulare Carcinoma cribriforme Carcinoma mucinoso Carcinoma con caratteristiche midollari Carcinoma con differenziazione apocrina Carcinoma infiltrante micropapillare Carcinoma apocrino Carcinoma con differenziazione ad anello con castone Carcinoma metaplastico di tipo non speciale Tipi rari
Carcinoma con caratteristiche neuroendocrine Carcinoma secretorio Carcinoma papillare invasivo Carcinoma a cellule aciniche Carcinoma mucoepidermoidale Carcinoma polimorfo Precursori Carcinoma duttale in situ* Neoplasia lobulare** Carcinoma lobulare in situ Carcinoma lobulare in situ classico Carcinoma lobulare in situ pleomorfo Iperplasia lobulare atipica Lesioni proliferative intraduttali
Iperplasia duttale usuale
Lesioni con cellule a colonna
comprendenti l’atipia epiteliale piatta
Iperplasia duttale atipica
Tabella 1B. Sintesi della classificazione istologica del tumore della mammella secondo WHO 2012
Tumore primitivo (T): Tx: tumore primitivo non definibile T0: non evidenza del tumore primitivo Tis: carcinoma in situ: Tis (DCIS) Carcinoma duttale in situ Tis (LCIS) Carcinoma lobulare in situ Tis (Paget) Malattia di Paget del capezzolo non associata con carcinoma invasivo e/o in situ nel parenchima mammario sottostante(1) T1: tumore della dimensione massima fino a 2 cm T1mi: microinvasione della dimensione massima di 0,1 cm T1a: tumore dalla dimensione compresa tra 0,1 cm e 0,5 cm T1b: tumore dalla dimensione compresa tra 0,6 cm e 1,0 cm T1c: tumore dalla dimensione compresa tra 1,1 cm e 2,0 cm
T2: tumore superiore a 2,0 cm ma non superiore a 5,0 cm nella dimensione massima T3: tumore superiore a 5,0 cm nella dimensione massima T4: tumore di qualsiasi dimensione con estensione diretta alla parete toracica e/o alla cute (ulcerazione o noduli cutanei) (2) T4a: estensione alla parete toracica (esclusa la sola aderenza/invasione del muscolo pettorale) T4b: Ulcerazione della cute e/o noduli cutanei satelliti ipsilaterali e/o edema della cute (inclusa a buccia d’arancia) che non presenta i criteri per definire il carcinoma infiammatorio T4c: presenza contemporanea delle caratteristiche di T4a e T4b T4d: carcinoma infiammatorio(3) Linfonodi regionali (N): Nx: linfonodi regionali non valutabili (ad esempio, se precedentemente asportati) N0: linfonodi regionali liberi da metastasi N1: metastasi nei linfonodi ascellari omolaterali mobili (livello I-II) N2: metastasi nei linfonodi ascellari omolaterali (livello I-II) che sono clinicamente fissi o fissi tra di loro; o in linfonodi mammari interni omolaterali clinicamente rilevabili(4) in assenza di metastasi clinicamente evidenti nei linfonodi ascellari N2a: metastasi nei linfonodi ascellari omolaterali (livello I-II) fissi tra di loro o ad altre strutture N2b: metastasi solamente nei linfonodi mammari interni omolterali clinicamente rilevabili(4) e in assenza di metastasi clinicamente evidenti nei linfonodi ascellari (livello I-II) N3: metastasi in uno o più linfonodi sottoclaveari omolaterali (livello III ascellare) con o senza coinvolgimento di linfonodi ascellari del livello I, II; o nei linfonodi mammari interni omolaterali clinicamente rilevabili(4) in presenza di metastasi nei linfonodi ascellari livello I-II clinicamente evidenti; o metastasi in uno o più linfonodi sovraclaveari omolaterali con o senza coinvolgimento dei linfonodi ascellari o mammari interni N3a: metastasi nei linfonodi sottoclaveari omolaterali N3b: metastasi nei linfonodi mammari interni e ascellari N3c: metastasi nei linfonodi sovraclaveari Metastasi a distanza (M): Mx: metastasi a distanza non accertabili M0: non evidenza clinica o radiologica di metastasi a distanza cM0(i+): non evidenza clinica o radiologica di metastasi a distanza, ma depositi di cellule tumorali evidenziati mediante biologia molecolare o microscopicamente nel sangue, midollo osseo o in altri tessuti diversi dai linfonodi regionali, di dimensioni non superiori a 0,2 mm in una paziente senza segni o sintomi di metastasi M1: metastasi a distanza evidenziate mediante classici esami clinico e radiologico e/o istologicamente dimostrate di dimensioni superiori a 0,2 mm.
pT: Tumore primitivo La classificazione patologica del tumore primitivo corrisponde a quella clinica. pN: Linfonodi regionali pNx: i linfonodi regionali non possono essere definiti (ad esempio: non sono stati prelevati o sono stati rimossi in precedenza) pN0: non metastasi nei linfonodi regionali identificate istologicamente (aggiungere (sn) se la classificazione e’ basata sul linfonodo sentinella senza la dissezione ascellare) Nota: si definiscono cellule tumorali isolate (isolated tumor cell= ITC) piccoli aggregati di cellule non più grandi di 0,2 mm o singole cellule tumorali o un piccolo raggruppamento di cellule con meno di 200 cellule in una singola sezione istologica. Le cellule tumorali isolate possono esssere evidenziate con i metodi istologici tradizionali o con metodi immunoistochimici. I linfonodi contenenti solo cellule tumorale isolate sono esclusi dalla conta totale dei linfonodi positivi ai fini della
classificazione N, ma dovrebbero essere inclusi nel numero totale dei linfonodi esaminati pN0 (i-): non metastasi nei linfonodi regionali all’istologia (con colorazione standard ematossilina eosina), negativo il metodo immunoistochimico pN0 (i+): presenza di cellule maligne (ITC) nei linfonodi regionali non superiori a 0,2 mm (evidenziate con ematossilina –eosina o con l’immunoistochimica) pN0 (mol-): non metastasi nei linfonodi regionali istologicamente accertate, RT- PCR (real time polymerase chain reaction)(6) negativa pN0 (mol+): RT-PCR positiva(6) ma non metastasi nei linfonodi regionali all’istologia o all’immunoistochimica pN1: micrometastasi; o metastasi in 1-3 linfonodi ascellari omolaterali; e/o metastasi nei linfonodi mammari interni omolaterali rilevate con biopsia del linfonodo sentinella ma non clinicamente rilevabili(5) pN1mi: micrometastasi (di dimensioni superiori a 0,2 mm e/o più di 200 cellule, ma non più grandi di 2 mm) pN1a: metastasi in 1-3 linfonodi ascellari, includendo almeno una metastasi delle dimensioni massime superiori a 2 mm pN1b: metastasi nei linfonodi mammari interni con metastasi microscopiche o macroscopiche rilevate con la biopsia del linfonodo sentinella ma non clinicamente rilevabili(5) pN1c: metastasi in 1-3 linfonodi ascellari e nei linfonodi mammari interni con metastasi microscopiche o macroscopiche rilevata con la biopsia del linfonodo sentinella ma non clinicamente rilevabili pN2: metastasi in 4-9 linfonodi ascellari omolaterali; o in linfonodi mammari interni omolaterali clinicamente rilevabili(7) in assenza di metastasi nei linfonodi ascellari pN2a: metastasi in 4-9 linfonodi ascellari, includendo almeno una localizzazione tumorale delle dimensioni massime superiori a 2 mm pN2b: metastasi clinicamente rilevabili (7) nei linfonodi mammari interni in assenza di metastasi nei linfonodi ascellari pN3: metastasi in 10 o più linfonodi ascellari omolaterali; o in linfonodi sottoclavicolari (livello III ascellare) omolaterali; o metastasi clinicamente rilevabili(7) nei linfonodi mammari interni omolaterali in presenza di metastasi in uno o più linfonodi ascellari positivi livello I-II; o metastasi in più di 3 linfonodi ascellari e nei linfonodi mammari interni con metastasi microscopiche o macroscopiche evidenziate con biopsia del linfonodo sentinella ma non clinicamente rilevabili(5); o metastasi nei linfonodi sovraclaveari omolaterali.
pN3a: metastasi in 10 o più linfonodi ascellari omolaterali (almeno uno delle dimensioni massime superiori a 2 mm); o metastasi nei linfonodi sottoclavicolari (linfonodi ascellari III livello) pN3b: metastasi clinicamente rilevabili(7) nei linfonodi mammari interni omolaterali in presenza di metastasi in uno o più linfonodi ascellari positivi; o metastasi in più di tre linfonodi ascellari e nei linfonodi mammari interni con metastasi microscopiche o macroscopiche rilevate attraverso biopsia del linfonodo sentinella ma non clinicamente rilevabili(5); pN3c: metastasi nei linfonodi sovraclaveari omolaterali
1) I carcinomi nel parenchima mammario associati con malattia di Paget sono classificati in base al diametro e alle caratteristiche della
malattia parenchimale, sebbene debba essere annotata la malattia di Paget.
(2) La sola invasione del derma non permette la classificazione del tumore come T4.
(3) Il carcinoma infiammatorio è caratterizzato da alterazioni cutanee tipiche che coinvolgono un terzo o più della cute mammaria. La
evidenziazione istologica di invasione tumorale dei linfatici del derma supporta la diagnosi ma tale caratteristica non è richiesta per la
diagnosi di carcinoma infiammatorio. L’invasione tumorale dei linfatici del derma senza caratteristiche cliniche tipiche non è sufficiente
per una diagnosi di carcinoma mammario infiammatorio.
(4) Clinicamente rilevabili = rilevati mediante studi di diagnostica per immagini (esclusa la linfoscintigrafia) o mediante esame clinico e
con caratteristiche altamente sospette per malignità o presunta macrometastasi patologica in base ad agoaspirato con ago sottile ed
esame citologico.
(5) Non clinicamente rilevabile = non rilevabile mediante esami di diagnostica per immagini (esclusa la linfoscintigrafia) o mediante
esame clinico.
(6) RT-PCR = reverse transcriptase/polymerase chain reaction. Sono stati effettuati studi con tecniche di biologia molecolare del
linfonodo sentinella, che permettono in base ad analisi di RT-PCR quantitativa l’individuazione di micro e macrometastasi. L’impatto
prognostico di tali risultati per la definizione della terapia oncologica deve essere ancora validato 22-24.
(7) Clinicamente rilevabile = rilevato mediante studi di diagnostica per immagini (esclusa linfoscintigrafia) o mediante esame clinico e
con caratteristiche altamente sospette di malignità o presunta macrometastasi patologica sulla base di una aspirazione con ago sottile
ed esame citologico.
Dal gennaio 2010 è in uso il sistema di classificazione TNM rivisto dall’American
Joint Commitee on Cancer (AJCC-settima edizione)5,6 (tabelle 3 e 4). In questa
versione viene raccomandata ai fini prognostico-predittivi (anche se non
determinanti nell’assegnazione dello stadio di malattia), la raccolta di informazioni
riguardanti rispettivamente:
Il grading istologico: in base al pleiomorfismo nucleare, alla formazioni di
tuboli e all’indice mitotico i CM vengono classificati in grado 1, grado 2, e
grado 3. Questi sono strettamente correlati con la sopravvivenza a 10 anni,
che dall’85% del grado 1, scende al 60% del grado 2, fino ad arrivare al 15%
nel grado 37;
Lo studio dei recettori ormonali per estrogeni e progesterone (ER e PgR);
Il grado di espressione del recettore 2 per il fattore di crescita epidermico
umano (HER2).
L’importanza dell’espressione dei recettori ormonali (ER e PgR) è legata alla
capacità degli estrogeni e del progesterone di intervenire in tutte le fasi del
processo di cancerogenesi mammaria: iniziazione/trasformazione, promozione e
progressione; questo ha portato alla routinaria ricerca immunoistochimica della
10
presenza di ER e PgR normalmente espressa come percentuale di cellule positive
in un tumore mammario (le raccomandazioni ASCO considerano positivi per ER e
PgR i tumori con almeno 10% di cellule positive, soglia recentemente abbassata all’
1%)8.
Solitamente l’espressione del recettore PgR è strettamente dipendente da quella di
ER, infatti tumori che esprimono PgR ma non ER rappresentano meno dell’1% di
tutti i casi di CM9.
Si può affermare che sia la risposta terapeutica, che la prognosi sembra siano
migliori nel caso di positività di entrambi i tipi recettoriali (attualmente ricercati
all’interno dei nuclei cellulari). Ovviamente esiste una correlazione tra i livelli di
positività recettoriale ed i benefici ottenuti con i trattamenti ormonali, sia nella
malattia metastatica che nel setting adiuvante e neoadiuvante, risultando tanto
migliore la risposta quanto più elevata è l’espressione di entrambi i recettori, così
come migliore risulta essere anche la prognosi; questo anche in relazione al fatto
che i CM con aumentata espressione di ER e PgR presentano un maggior grado di
differenziazione10.
Notevole importanza riveste anche l’espressione di HER2. Questo recettore è il
risultato della trascrizione del proto-oncogene ErbB2 situato sul braccio lungo del
cromosoma 17. L’amplificazione di ErbB2 e l’iperespressione della relativa proteina
sono presenti nel 15%-20% dei CM11 a cui si associa un maggior rischio di
metastasi linfonodali, elevato grado istologico, negatività per i recettori steroidei,
esordio precoce e più in generale peggiore prognosi12.
I test attualmente impiegati per la determinazione dell’espressione di HER2 sono
l’immunoistochimica (ICH) e l’ibridazione in situ con immunofluorescenza (FISH).
Sono considerate una valida alternativa alla FISH anche le metodiche di ibridazione
in situ in campo chiaro (ISH) con sonda singola (per il gene HER2) o con sonda
doppia (HER2 e CEP17). I criteri d’interpretazione del risultato del test di FISH e
dell’ICH attualmente in uso sono illustrati negli algoritmi 1-2-3 di seguito
riportati13,14.
L’importanza dell’espressione di HER2 è legata al vantaggio terapeutico che i
carcinomi HER2 positivi traggono dal trattamento con anticorpi monoclonali quali
l’herceptin.
11
Algoritmo n.1. Algoritmo per la valutazione dell’espressione di HER2 (recettore del fattore di
crescita dell’epidermide) con metodica immunoistochimica (IHC) della componente invasiva di un
campione del CM.
Sebbene possano essere create delle categorie immunoistochimiche di HER2 che non rientrano
in questa definizione, nella pratica queste sono rare e dovrebbero essere considerate come “IHC
2+ equivoche”. ISH=ibridazione in situ
NOTA: i risultati finali riportati presuppongono una non apparente discordanza istopatologica
osservata dal patologo.
(*)Valutata con obiettivo a basso potere di ingrandimento ed osservata all’interno di una
popolazione cellulare contigua invasiva ed omogenea.
Test HER2 (sulla componente invasiva) con metodica IHC validata
Appropriata colorazione nei controlli tessutali esterni ed interni
Colorazione
circonferenziale di
membrana completa,
intensa e in > 10% di
cellule tumorali*
Colorazione
circonferenziale di
membrana
incompleta e/o
lieve/moderata e in >
10% di cellule
tumorali* oppure
completa e
circonferenziale
intensa e in ≤ 10% di
cellule tumorali*
Incompleta
colorazione di
membrana ,
lieve/appena
percettibile e in > 10%
di cellule tumorali*
Nessuna colorazione
osservata* oppure
colorazione di
membrana
incompleta,
lieve/appena
percettibile ,e in ≤
10% di cellule
tumorali*
IHC 2+
equivoco
o
IHC 3+
positivo
IHC 1+
negativo
IHC 0
negativo
Deve essere richiesto un test riflesso (sullo stesso campione usando metodica ISH)
oppure un nuovo test (su un nuovo campione se disponibile, usando IHC o ISH)
12
Algoritmo n.2. Algoritmo per la valutazione dell’amplificazione del gene del recettore del fattore di
crescita dell’epidermide (gene HER2) con metodica di ibridazione in situ (ISH) della componente
invasiva di un campione di CM usando metodica ISH a sonda singola. L’amplificazione nella
metodica ISH a singola sonda è definita esaminando il numero medio di copie HER2. Se c’è una
seconda popolazione contigua di cellule con aumentati segnali di HER2 per cellula e questa
popolazione cellulare è superiore al 10% delle cellule tumorali sul vetrino, deve essere eseguito
all’interno di questa popolazione cellulare (e riportato) un altro conteggio di almeno altre 20
cellule . Sebbene possano essere create delle categorie dello stato di HER2 con la metodica ISH
che non rientrano in queste definizioni, in pratica queste sono rare e dovrebbero essere
considerate come “ISH equivoche”.
NOTA: i risultati finali riportati presuppongono una non apparente discordanza istopatologica
osservata dal patologo.
(*) Osservato in una popolazione contigua e omogenea.
Test HER2 (sulla componente invasiva) con metodica ISH a sonda singola validata
Appropriata ibridazione in situ nei controlli tessutali esterni ed interni
Numero medio di copie
HER2≥6.0 segnali/cellule*
Numero medio di copie HER2≥4.0
e≤6.0 segnali/cellule*
Numero medio di copie
HER2≤4.0 segnali/cellule*
ISH
positivo
ISH
negativo ISH
equivoco
Si deve richiedere un test riflesso (sullo stesso campione usando metodica ISH a doppia
sonda o IHC) oppure un nuovo test (su un nuovo campione se disponibile, usando ISH o IHC)
13
Algoritmo n.3 Algoritmo per la valutazione dell’amplificazione del gene del recettore del fattore di
crescita dell’epidermide (gene HER2) con metodica ibridazione in situ (ISH) della componente
invasiva di un campione di CM usando metodica ISH a doppia sonda. L’amplificazione nella
metodica ISH a doppia sonda è definita esaminando prima il rapporto HER2/CEP17 seguito dal
numero medio di copie HER2. Se c’è una seconda popolazione contigua di cellule con aumentati
segnali di HER2 per cellula e questa popolazione cellulare è superiore al 10% delle cellule tumorali
sul vetrino, deve essere eseguito (e riportato) un conteggio separato di almeno altre 20 cellule.
Sebbene possono essere create delle categorie di stato di HER2 con metodica ISH che non
rientrano in queste definizioni, in pratica queste sono rare e se incontrate devono essere
considerate “ISH equivoche”.
NOTA: i risultati finali riportati presuppongono una non apparente discordanza istopatologica
osservata dal patologo.
(*) Osservato in una popolazione contigua e omogenea.
Test HER2 (nella componente invasiva) con metodica ISH a doppia sonda validata
ISH
positivo
Appropriata ibridazione in situ nei controlli tessutali esterni ed interni
HER2/CEP17 ratio ≥ 2.0*
HER2/CEP17 ratio < 2.0
Numero medio di
copie HER2 ≥ 4.0
segnali/cellula*
Numero medio di
copie HER2 < 4.0
segnali/cellula*
Numero medio
di copie HER2 ≥
6.0
segnali/cella*
Numero medio di
copie HER2 ≥ 4.0
e < 6.0
segnali/cellula
Numero medio di
copie HER2 < 4.0
segnali/cellula*
ISH
positivo ISH
equivoco
ISH
positivo
ISH
negativo
Si deve richiedere un test riflesso (sullo stesso campione usando metodica IHC) test ISH con sonda
alternativa cromosoma 17, oppure richiedere un nuovo test (su un nuovo campione se disponibile,
usando ISH o IHC)
14
Anche l’attività proliferativa della neoplasia riveste un ruolo importante dal punto di
vista prognostico. Questa può essere misurata sia mediante conta mitotica e/o
citometria a flusso (frazione di cellule in fase S), sia mediante la rilevazione
immunoistochimica di proteine cellulari prodotte durante il ciclo, come la proteina
Ki-67.
L’espressione di Ki-67 viene valutata mediante il Ki-67 labeling index (percentuale
di nuclei di cellule tumorali che si colorano con l’anticorpo per la proteina Ki-67,
codificata dal gene Ki-67).
Numerose evidenze sembrano suggerire come livelli di espressione di Ki-67
superiori al 14%, recentemente aggiornato al 20%, siano in grado di definire il
rischio in termini di prognosi peggiore15. Alti livelli di proliferazione cellulare sono
inoltre stati correlati con la negatività per ER e la positività per HER216.
La proteina Ki-67 avrebbe inoltre un ruolo predittivo, infatti carcinomi con alto indice
di proliferazione cellulare sembrerebbero rispondere meglio alla chemioterapia.17,18
Tuttavia ad oggi non è ancora possibile definire un valore soglia al di sopra o al di
sotto del quale il tumore possa essere definito a bassa od elevata attività
proliferativa al fine di predire l’efficacia della chemioterapia o dell’ormonoterapia,
questo principalmente in relazione all’assenza di un metodo standardizzato
d’analisi.
Proprio alla luce di quanto descritto si evince che il CM è una malattia eterogenea
e tumori apparentemente simili per caratteristiche clinico-patologiche possono
presentare evoluzione diversa in funzione delle loro caratteristiche molecolari che
da studi recenti si sono dimostrate piuttosto variabili, evidenziando come ogni
singolo CM abbia un suo preciso ed unico assetto molecolare19-23.
Quanto detto ha portato, attraverso metodiche di biologia molecolare, a suddividere
il carcinoma invasivo della mammella nei seguenti sottotipi molecolari23:
I luminali, che rappresentano circa il 70% dei carcinomi invasivi della
mammella, con pattern di espressione genica tipico delle cellule luminali
(CK8, CK18)24 a loro volta suddivisi in
o Luminal A caratterizzati da alti livelli di espressione di ER e/o PgR,
assente espressione di HER-2 e basso indice di proliferazione cellulare
(Ki-67 < 14 %);
o Luminal B/HER2 negativi caratterizzati da alti livelli di espressione di
ER e/o di PgR, assente espressione di HER-2 e alto indice di
proliferazione cellulare (Ki-67 > 14 %);
o Luminal B/HER2 positivi caratterizzati da alti livelli di espressione di
ER e/o di PgR, sovra-espressione o amplificazione di HER-2 in
presenza di qualsiasi indice di proliferazione cellulare (Ki-67).
15
La classificazione dei carcinomi luminali è stata recentemente aggiornata, come
di seguito riportato, in base a quanto stabilito nella “St Gallen International
Expert Consensus on the Primary Therapy of Early Breast Cancer” del 2015:25-28
o Luminal A caratterizzati da alti livelli di espressione di ER e PgR,
assente espressione di HER-2 e basso indice di proliferazione cellulare
(Ki-67 < 20 %);
o Luminal B/HER2 negativi caratterizzati da alti livelli di espressione di
ER assente espressione di HER-2 e alto indice di proliferazione
cellulare (Ki-67 > 20 %) o bassa espressione di PgR;
o Luminal B/HER-2 positivi caratterizzati da alti livelli di espressione di
ER, sovra-espressione o amplificazione di HER-2 indipendentemente
dal valore della proliferazione cellulare (Ki-67) e dall’espressione di
PgR;
I carcinomi luminali presentano buona risposta alla terapia ormonale mentre
la risposta alla chemioterapia è variabile, con il fenotipo B che risponde
meglio del fenotipo A che presenta a sua volta però prognosi migliore22.
I basaloidi o basal-like o carcinomi a fenotipo basale: rappresentano il
10-20% dei carcinomi invasivi della mammella e sono caratterizzati
dall’espressione di citocheratine basali quali CK5, CK14, CK17 tipiche dello
strato basale/mioepiteliale della ghiandola normale29. Questi sono
caratterizzati nella maggioranza dei casi da perdita di espressione sia di ER
che di PgR che da una ridotta espressione di HER-2 e per questo vengono
detti “tripli-negativi”.
Spesso presentano elevati indici di proliferazione cellulare. Il fenotipo a
cellule basali triplo negativo è caratterizzato da un’alta probabilità di recidive
(metastasi polmonari e cerebrali) e da una sopravvivenza totale e libera da
malattia significativamente bassa essendo nella maggior parte dei casi
carcinomi duttali infiltranti di grado 3.
Esistono comunque all’interno delle neoplasie a cellule basali sottogruppi,
come le neoplasie a fenotipo mioepiteliale, che presentano prognosi migliore
rispetto a quelle con fenotipo basal-like triplo negativo30.
I tumori HER-2 positivi: sono caratterizzati dall’iper-espressione di HER-2 e
di altri geni come GRB7 e GATA4 con assente espressione di ER e PgG ed
elevata proliferazione cellulare. Questi costituiscono circa il 10%-15% dei
carcinomi duttali infiltranti, spesso di alto grado e caratterizzati da
interessamento linfonodale di malattia.
Presentano buona risposta alla terapia con trastuzumab e alla chemioterapia
con antracicline, ma tuttavia sono caratterizzati da una cattiva prognosi31,32
16
I “claudin-low” ed i “normal breast”: sono due sottotipi di recente
introduzione. Il primo è caratterizzato da una bassa espressione di geni
coinvolti nelle adesioni intercellulari ed è sovrapponibile per alcuni aspetti ai
tumori basal-like presentando spesso alto grado con differenziazione
metaplastica o midollare e prognosi sfavorevole (circa il 12%-14% di tutti i
tumori della mammella).33,34
Il sottotipo “normal brest”, sulla cui esistenza esistono ancora dei dubbi,
esprimerebbe geni caratteristici del tessuto adiposo e avrebbe prognosi
intermedia fra i tumori luminali e quelli basali non rispondendo alla
chemioterapia neoadiuvante (circa il 5%-10% di tutti i tumori della
mammella).
Per ultimi fra i fattori prognostici, ma non per questo meno importanti, troviamo lo
stato dei linfonodi ascellari, l’invasione vascolare e l’eventuale presenza di
metastasi a distanza.
Lo stato dei linfonodi ascellari è molto importante in quanto rappresenta, in
assenza di metastasi a distanza, il principale fattore prognostico.35-37 In assenza di
interessamento linfonodale la sopravvivenza a 5 anni è nettamente più alta (circa il
99%) rispetto a quella delle pazienti con positività linfonodale (circa 84%, con
diminuzione in funzione del numero di linfonodi metastatici);36,37 importante inoltre è
la sede di diffusione metastatica linfonodale, con prognosi che peggiora in caso di
interessamento delle stazioni linfatiche extra-ascellari, come la catena mammaria
interna ed i linfonodi sovra-claveari.35 La valutazione clinica del coinvolgimento
linfonodale è inaccurata, sia per i falsi positivi che per i falsi negativi, pertanto la
biopsia si rende necessaria per un’ottimale valutazione e viene effettuata grazie ad
una tecnica nota come biopsia del “linfonodo sentinella”. Tale procedura
attualmente rappresenta la metodica principale nella valutazione dello stato
linfonodale locoregionale evitando, alle pazienti con biopsia negativa del linfonodo
sentinella, la morbilità legata ad una linfoadenectomia ascellare38.
Infine l’invasione vascolare rappresenta un indice di prognosi sfavorevole39 ed è
associata alla presenza di metastasi linfonodali. Anche la presenza di metastasi a
distanza peggiora la prognosi, riducendo la sopravvivenza a 5 aa a circa il 23%40.
17
INDAGINI DIAGNOSTIHE
Anamnesi esame obiettivo ed indagini di laboratorio. La diagnosi di CM richiede alcuni steps importanti, il primo dei quali solitamente è
la visita senologica in cui si prende in considerazione l’anamnesi della paziente e si
procede all’esame obiettivo.
Il primo colloquio con la paziente è quindi molto importante perché fornisce
informazioni per quanto concerne il suo stato di salute generale, su eventuali
malattie pregresse, comorbidità associate e precedenti neoplasie, consentendo
soprattutto un’attenta valutazione dei diversi fattori di rischio.
È opportuno pertanto valutate l’età del menarca, il numero di gravidanze, la
distanza temporale tra le gravidanze, l’allattamento al seno, l’età della prima
gravidanza, la familiarità per tumore ovarico e per tumore mammario ed eventuali
trattamenti radianti precedenti. Nelle donne in pre-menopausa andranno raccolte
informazioni sulla data dell’ultimo ciclo, sulla lunghezza e sulla regolarità dei cicli ed
eventualmente sull’età di inizio dell’uso dei contraccettivi orali. Nelle donne in
menopausa andranno raccolte informazioni riguardanti l’età alla menopausa, il tipo
di menopausa (chirurgica o spontanea), l’uso di terapia ormonale sostituiva (HRT)
e la sua durata, e il tipo di HRT (solo estrogeni o combinata continua o
sequenziale).
Per quanto riguarda l’esame obiettivo, l’ispezione consente di controllare la
presenza di asimmetrie o variazioni di volume tra i due seni, lo stato della cute,
quello della ghiandola, del capezzolo e dell’areola.
La palpazione necessaria per valutare la presenza di noduli mammari e le loro
caratteristiche (se suggestive di malignità/benignità). Devono essere indicate le
dimensioni di ogni singola lesione clinicamente palpabile, la localizzazione, la
mobilità rispetto alla cute e al muscolo grande pettorale, la retrazione della cute, la
regolarità dei margini, la consistenza, la dolorabilità e il numero di lesioni
identificate. La palpazione si conclude con la valutazione delle stazioni linfonodali
ascellari, sovracleveari e sottoclaveari. Le linfoadenopatie palpabili dovranno
essere descritte riportandone il numero, la sede, le dimensioni, la mobilità e la
consistenza.
Per quanto riguarda gli esami di laboratorio è opportuno eseguire la ricerca dei
marcatori tumorali CA 15-3 e CEA; entrambi con sensibilità e specificità elevate,
vengono impiegati nelle varie fasi diagnostiche di malattia, anche se il numero delle
pazienti con marcatori positivi all’esordio è basso, in particolare nei primi stadi.
Esistono poi una serie di esami di laboratorio che rientrano nella normale routine
preoperatoria della paziente affette da CM. Sono esami semplici, poco costosi, ma
di elevata utilità nella stadiazione, in particolare la fosfatasi alcalina, (qualora
presenti valori elevati, può essere espressione di malattia metastatica sia a livello
epatico che scheletrico), le transaminasi, la gamma-GT e la bilirubinemia (qualora
elevate, possono essere segnale della presenza di malattia metastatica epatica).
18
Cenni di imaging morfologico. L’imaging morfologico ha un ruolo fondamentale nel management delle pazienti
affette da CM (screening, stadiazione, ristadiaziazione, valutazione della risposta
alla terapia e follow-up).
La mammografia bilaterale e l’ecografia mammaria rappresentano le due
metodiche di diagnostica per immagini fondamentali per la ricerca e la
caratterizzazione morfologica di lesioni mammarie sospette. Attualmente i
programmi di screening prevedono l’esecuzione di mammografie a partire dai 50
anni con cadenza biannuale nella fascia d’età compresa fra i 50-70 anni, mentre
ancora discussa è l’utilità in pazienti d’età compresa fra 40-49 anni, le quali ne
trarrebbero beneficio solo in caso di aumentato rischio di sviluppare un carcinoma
mammario41 a scapito comunque di un’aumentata incidenza di falsi positivi e/o
sovradiagnosi.42,43 Non raccomandato risulta invece lo screening al di sopra dei 70
anni di età. Fra le metodiche mammografiche va ricordato come la mammografia
digitale, rispetto a quella analogica, sia in grado di aumentate il contrasto fra il
tumore ed il parenchima mammario sano circostante, in particolare nei seni densi,
migliorando la sensibilità della metodica nelle pazienti con età inferiore a 50 anni
con mammelle molto dense o eterogeneamente dense ed in quelle in pre- e peri-
menopausa44.
Una migliore e più completa definizione diagnostica delle lesioni mammarie
sospette, evidenziate tramite mammografia, è possibile grazie all’esecuzione di
un’ecografia mammaria bilaterale che consente sia un’ulteriore caratterizzazione
morfologica delle lesioni, che una definizione istologica di queste, permettendo una
“guida ecografica” target mirata durante l’esecuzione dell’agobiopsia45. Inoltre
l’esame ecografico può essere utile nella valutazione bioptica di linfoadenopatie
ascellari sospette per secondarismi di malattia, mentre rimane controversa la sua
utilità nella stadiazione dei linfonodi ascellari dove presenta sensibilità minore
rispetto sia alla PET/CT che alla LS-SLNB, questo probabilmente in relazione alla
grossa variabilità operatore dipendente che presentano le metodiche
ultrasonografiche46.
Sempre per quanto riguarda la fase di screening, quella stadiativa ed in minor
misura quella relativa alla valutazione della risposta alla terapia neo-adiuvante,
anche la risonanza magnetica nucleare con contrasto (RMN) può trovare
applicazione. Attualmente la RMN come metodica di screening (insieme alla
mammografia e all’esame clinico), trova indicazione nelle donne ad alto rischio
(mutazione BRCA1-BRCA2, lifetime risk del 20-25%, radioterapia della parete
toracica fra i 10-30 aa di età, sindrome di Li-Fraumeni, Cowden o Bannayan-Riley-
Ruvalcaba), in quelle con storia personale di carcinoma duttale in situ/iperplasia
duttale atipica/iperplasia lobulare atipica ed in quelle con mammelle
particolarmente dense47. In fase stadiativa la RMN può essere impiegata per la
miglior caratterizzazione delle lesioni mammarie, in particolare per quelle con
sospetto di multifocalità e/o multicentricità e nei casi in cui la diagnostica
tradizionale risultata inconclusiva.47 L’impiego della RMN al di fuori di queste
19
limitate indicazioni può portare ad un aumento dei falsi positivi con un incremento,
nella pratica chirurgica, degli interventi di mastectomia e mastectomia
controlaterale profilattica48-52.
Sempre per quanto riguarda la fase di staging, altre metodiche di imaging
radiologico sono impiegate in funzione dello stadio di malattia. Per i pazienti affetti
da carcinoma duttale infiltrante stadio I-IIB è indicata, se presenti sintomi specifici
e/o alterazione degli esami di funzionalità epatica e della fosfatasi alcalina,
l’esecuzione di un esame TC/RMN addomino-pelvica; un’eventuale TC del torace è
da considerare in presenza di sintomatologia specifica. In caso di stadio III (A,B,C)
è opportuno eseguire routinariamente sia una TC toracica sia un esame TC/RMN
del distretto addomino-pelvico a cui è opportuno aggiungere una RMN cerebrale in
presenza di una malattia allo stadio IV in caso di sintomi sospetti per
interessamento del SNC6.
Gli esami di imaging radiologico vengono inoltre impiegati, in funzione dei dati
clinico-anamnestici, anche nelle fasi di ristadiazione, valutazione della risposta alla
terapia e follow-up con cadenze temporali specifiche in linea con quanto previsto
dalle attuali linee guida6.
Ruolo dell’imaging funzionale.
L’imaging funzionale riveste un ruolo importante nella gestione delle pazienti affette
da CM in quanto fornisce informazioni di tipo metabolico importanti per la diagnosi
e la terapia praticamente in tutti gli stadi di malattia impiegando metodiche sia di
imaging tradizionale che di imaging ibrido53.
Di seguito verranno descritte le principali metodiche medico-nucleari in uso nel
management del carcinoma duttale infiltrante della mammella.
Mammoscintigrafia con 99mTc-Sestamibi
Attualmente la mammoscintigrafia riveste un ruolo complementare alle metodiche
radiologiche nella flow-chart diagnostico-terapeutica delle pazienti affette da CM.
Tale metodica è impiegata principalmente in tutte quei casi in cui mammografia ed
ecografia mammaria risultano inconclusivi, la RMN non può essere eseguita
(presenza di pacemaker e/o protesi metalliche, claustrofobia ed obesità)54-56 ed in
alcuni casi nella valutazione della risposta alla chemioterapia neoadiuvante e della
farmacoresistenza glicoproteina-P mediata.
Le immagini vengono acquisite circa 10 minuti dopo la somministrazione ev di circa
740 MBq di 99mTc-Sestamibi (possibilmente nel braccio controlaterale alla
mammella da studiare) mediante modalità planare e se necessario tomografica con
gamma-camera tradizionale o in modalità planare impiegando gamma-camere
dedicate, equipaggiate con una nuova generazione di detettori a semiconduttore
allo stato solido (CdZnTe); in tal caso la dose viene ridotta a circa 370 MBq). Il
radiofarmaco, per le sue caratteristiche di biodistribuzione, tende ad accumularsi a
20
livello mitocondriale in funzione del metabolismo cellulare ma anche del flusso
ematico, della neo-angiogenesi e dei potenziali di membrana plasmatica e
mitocondriale.57-62 Questi aspetti ne facilitano la concentrazione nelle cellule
tumorali, ma il radiofarmaco può legarsi anche in modo aspecifico, ad esempio in
nel caso di esiti chirurgici recenti, fenomeni infiammatori e di patologie benigne
della mammella (es. iperplasia atipica) dando luogo a risultati falsi positivi57,59,63,64,
anche se focali captazioni a livello di patologie mammarie benigne si sono
dimostrate in alcuni studi65, indicative di possibile futura evoluzione verso patologia
maligna.
Il recente impiego di gamma-camere dedicate, con detettori a semiconduttore allo
stato solido (CdZn Te), ha portato ad una serie di vantaggi rispetto alle gamma-
camere tradizionali che si riassumono in una maggiore efficacia di conteggio per il 99mTc (circa tre volte superiore), una riduzione della distanza fra mammella e
collimatore con conseguente maggiore risoluzione spaziale, diminuzione dell’attività
da somministrare al paziente ed una maggiore risoluzione di contrasto con
riproduzione di proiezioni mammografiche.64,66-68 L’uso di detettori a semiconduttore
consente quindi una migliore definizione diagnostica delle lesioni sub-centimetriche
e di quelle non palpabili con una sensibilità della metodica pari all’82%, una
specificità dell’85%69 ma soprattutto un elevato valore prognostico negativo (NPV)
che permette di ridurre inutili procedure diagnostico-bioptiche invasive70,71. Di
seguito, in figura 2, un esempio di mammoscintigrafia (CdZnTe) con 99mTc-
Sestamibi in paziente con riscontro RX di nodulo sospetto nel QII.
Figura 2: mammoscintigrafia in paziente con nodulo sospetto della mammella
Dx
21
Linfoscintigrafia della mammella con 99mTc-Nanocolloidi
Lo stato dei linfonodi ascellari rappresenta il principale fattore prognostico nelle
pazienti affette da CM agli stadi iniziali e fornisce informazioni fondamentali per la
scelta della terapia chirurgica più adeguata72,73. Poichè tutte le metodiche di
imaging attualmente disponibili risultano poco sensibili nell’individuazione della
presenza di metastasi a livello dei linfonodi ascellari, al fine di evitare routinarie
dissezioni ascellari che possono comportare complicanze (quali linfedema, lesioni
al plesso nervoso, disfunzioni a carico della spalla ed altri effetti avversi a breve e
lungo temine), oggi viene impiegata una tecnica di chirurgia radioguidata nota
come biopsia del linfonodo sentinella. Tale metodica si basa sul fatto che il
drenaggio linfatico avviene in maniera sequenziale74 e che quindi il linfonodo
sentinella (SLN) rappresenta il primo/i linfonodo/i al/i quale/i il tumore diffonde, con
conseguente bassa probabilità di interessamento di altri linfonodi nel caso in cui il
SLN risulti negativo.
Si può affermare che ad oggi, la biopsia del linfonodo sentinella ha sostituito la
dissezione ascellare nella stadiazione del CM con linfonodi ascellari clinicamente
negativi, riducendo la morbilità associata alla linfoadenectomia ascellare75.
La modalità di iniezione del radiofarmaco è ancora oggi oggetto di discussione ed
esistono varie tecniche che prevedono rispettivamente l’iniezione profonda
(peritumorale o intratumorale) o quella superficiale (intradermica, subdermica,
periareolare o subareolare) anche se più diffusa è quest’ultima metodica sia perchè
consente una più rapida ed efficace visualizzazione dei linfonodi di drenaggio,
(senza necessitare di guida ecografica per l’iniezione del radiofarmaco), sia perché
permette lo studio scintigrafico di tumori multicentrici e multifocali76,77 in caso di
iniezione sub-retroareolare del tracciante.
L’esecuzione delle immagini scintigrafiche (modalità planare e se necessario
SPECT/TC) permette un aumento dell’accuratezza diagnostica della metodica ed
una minore morbilità post-chirurgica78,79 consentendo anche l’individuazione pre-
intervento di eventuali drenaggi linfatici extra-ascellari, per esempio a livello della
catena linfonodale mammaria interna (20% dei casi), ed in sede inframammaria,
infrapettorale ed infraclavicolare (rispettivamente il 6%, il 2% ed il 3% dei casi)80.
In sede intraoperatoria la ricerca del linfonodo sentinella richiede l’impiego di un
gamma-probe e la sua identificazione può essere basata sia sul numero di conteggi
assoluti del linfonodo, sia su un rapporto fra i conteggi del linfonodo in esame (in
vivo o ex vivo) ed il fondo radioattivo81,82. In letteratura, al fine dell’individuazione
dei linfonodi da asportare83-85, viene considerata valida come soglia un cut-off
inferiore al 10-20% dei conteggi dell’attività del linfonodo più radioattivo.
Secondo quanto riportato dalle linee guida 2016 del National Comprehensive
Cancer Network (NCCN) dovrebbero essere sottoposti a stadiazione linfonodale
ascellare mediante biopsia del linfonodo sentinella tutti i CDI della mammella in
stadio I,II e IIIA (T3,N1,M0), ed i CDIS per cui è previsto un intervento di
mastectomia radicale.
22
Risulta inappropriato l’impiego della metodica in pazienti affette da carcinoma
infiammatorio, in quelle con tumefazioni linfonodali ascellari palpabili al momento
della diagnosi ed in pazienti con CDIS in cui è previsto un intervento conservativo.38
Di seguito in figura 3 un esempio di linfoscintigrafia della mammella con 99mTc-
nanoccoloidi.
Figura 3: linfoscintigrafia della mammella sn
PET/TC e PEM con [18F] Fluorodesossiglucosio ([18F]-FDG).
Come noto, la PET/TC è un esame medico-nucleare che consente di rilevare la
distribuzione “in vivo” di radiofarmaci marcati con isotopi emettitori di particelle β+
(positroni) tramite un imaging ibrido che fornisce sia informazioni metaboliche, che
morfologiche utili allo studio del distretto anatomico in esame. Tale metodica
utilizza radiofarmaci, cioè sostanze biologicamente identiche rispetto alla loro forma
nativa (traccianti biologici veri). La misura “in vivo” delle concentrazioni locali di tali
farmaci è resa possibile proprio dalla “marcatura” con radionuclidi β+, elementi la
cui instabilità deriva da un numero di neutroni inferiore a quello dei protoni e
pertanto soggetti a trasmutazioni nucleari spontanee (decadimenti radioattivi), che
permettono loro di raggiungere un nuovo rapporto N/Z tale da soddisfare le
condizioni di stabilità. In presenza di nuclidi con carenza di neutroni la stabilità
viene raggiunta con l’emissione di un positrone (β+), particella caratterizzata da
carica positiva e massa pari a quella di un elettrone. Il raggiungimento della stabilità
comporta la trasmutazione del nucleo in un altro elemento caratterizzato da massa
atomica identica e numero atomico diminuito di un’unità (Z-1). L’interazione fra le
particelle β+ e la materia determina una reazione di annichilazione positrone-
elettrone, (che avviene dopo un certo percorso nella materia chiamato positron
range), con la produzione di due fotoni ad alta energia (511 KeV) lungo la stessa
linea di volo ma con verso opposto. Le coincidenze, ovvero le registrazioni in
contemporanea dei due fotoni prodotti, sono determinate grazie ad un numero
elevato di detettori (cristalli di germinato di bismuto-BGO, o ortosilicato di lutezio-
23
LSO, o ortosilicato di gadolinio-GSO, o ortosilicato di Lutezio-Yttrio-LYSO) disposti
su più file di anelli adiacenti, con un campo di vista (FOV) assiale di 15-20 cm.
Dalla registrazione di un gran numero di queste coincidenze, mediante l’impiego di
algoritmi di ricostruzione dell’immagine, si ottiene la distribuzione del radiofarmaco
all’interno del distretto corporeo esaminato, con una risoluzione spaziale di circa 4
mm. I raggi gamma subiscono, nell’attraversare il corpo umano, un’attenuazione
della loro intensità e quindi, volendo effettuare una stima quantitativa o
semiquantitativa dell’attività di radiofarmaco accumulata nei vari distretti corporei, è
necessario correggere i dati acquisiti nella scansione, per l’effetto causato
dall’attenuazione. Attualmente, con l’impiego di tomografi ibridi PET/TC,
caratterizzati da un tomografo PET ed un tomografo TC allineati lungo lo stesso
asse longitudinale e posti uno dietro l’altro, la correzione per l’attenuazione viene
realizzata mediante l’impiego dei dati TC. Le principali limitazioni dei sistemi
PET/TC in uso sono legate alla fusione delle immagini prodotte dalle due scansioni,
che seppur fisicamente separate, devono essere perfettamente sovrapponibili a
posteriori; ne segue che ogni possibile fonte di disallineamento deve essere evitata,
prestando particolare attenzione affinché vengano evitati eventuali movimenti
traslazionali errati del lettino, flessioni dello stesso legate ad eccessivo peso del
paziente e movimenti involontari da parte di quest’ultimo.
Il radiofarmaco attualmente più usato nella diagnostica PET è il [18F]-FDG. Questo
composto è un analogo del glucosio nel quale un atomo di [18F] sostituisce un
gruppo ossidrilico in posizione 2 e si accumula prevalentemente a livello dei tessuti
con intensa attività glicolitica come il cervello, le cellule neoplastiche, i processi
infiammatori e talvolta nel miocardio (non sempre evidenziabile in relazione al
metabolismo preferenziale delle cellule miocardiche per gli acidi grassi a digiuno).
L’uptake del radiofarmaco può essere influenzato da diverse condizioni clinico-
metabolico-iatrogene che modificano il metabolismo del glucosio e che quindi
devono essere tenute in considerazione. Al fine di realizzare un buon esame è
necessario quindi valutare:
La glicemia;
l’insulinemia;
la presenza nel sangue di farmaci che influenzano il metabolismo del
In uno di questi due studi99 gli autori hanno valutato un gruppo eterogeneo di
pazienti affette da variante lobulare o duttale invasiva di carcinoma della mammella
(includendo il IV stadio) ed usando il SUVmax dual time come unica misura
semiquantitativa.
Il gruppo di Yoon126 invece ha studiato 43 pazienti affette da carcinoma duttale
infiltrante della mammella diffuso o localmente avanzato cercando di correlare il
SUVmax ed il SUVmean con i vari sottotipi molecolari.
La ricerca di una correlazione fra i parametri metabolici semiquantitativi PET/TC ed
i vari sottotipi molecolari di carcinoma duttale infiltrante della mammella potrebbe
essere utile per predire la risposta alla chemioterapia e conseguentemente portare
ad un approccio terapeutico personalizzato (per esempio chemioterapia prima
dell’intervento chirurgico).
Lo scopo di questo lavoro è stato quello di studiare un gruppo omogeneo di
pazienti con carcinoma duttale infiltrante della mammella, escludendo sia quelle
con carcinoma infiammatorio che quelle che presentavano metastasi a distanza; in
questa polpolazione abbiamo valutato alcuni parametri semiquantitativi in
particolare il TLG, il MTV e lo SBUR ricercando un loro possibile ruolo come
indicatori prognostici in base al diverso sottotipo molecolare, preferendo il MTV ed il
TLG al SUVmax ed al SUVmean perché considerati indicatori più validi della
valutazione del metabolismo glucidico nell’intero volume della lesione piuttosto che
in un voxel all’interno della lesione96,97.
I risultati ottenuti mostrano un incremento significativo del TLG nelle pazienti triplo-
negative rispetto a tutte le altre varianti molecolari, eccetto che per HER2+. Inoltre il
TLG è risultato uno strumento di valutazione più affidabile, rispetto al SUVmax, al
SUVmean e allo SBUR nella differenziazione tra il sottotipo molecolare Luminal A e
quello triplo negativo (con differente prognosi). Pertanto il TLG può essere
considerato un parametro semiquantitativo utile per differenziare i sottotipo
molecolare triplo negativo dai sottotipi Luminal impiegando un imaging di tipo
metabolico, utilizzando un cut-off pari a 21.7 (sensibilità e specificità
rispettivamente del 80% e del 63%).
È noto che l’iperespressione di HER 2 è correlata con l’aumentata aggressività
tumorale e quindi con una prognosi peggiore127, infatti sia il sottotipo molecolare
HER2+ che il luminal B-HER2+ hanno una maggiore incidenza di metastasi
cerebrali, epatiche, ossee e polmonari.128
41
In letteratura esistono risultati discordanti a riguardo della correlazione fra
l’espressione di HER2 e l’uptake di [18F]-FDG nel carcinoma infiltrante della
mammella. Alcuni studi hanno riscontrato un incremento dell’attività metabolica di
[18F]-FDG nelle lesioni HER2+91,99,126, mentre nel presente studio, così come in
altri, non è stata riscontrata nessuna correlazione significativa fra l’iperespressione
di HER2 (sia come parametro molecolare indipendente che inserito all’interno di
una sottocategoria molecolare Luminal B-HER2+ o Luminal B-HER2-) ed i vari
parametri semiquantitativi PET/TC (SUVmax, SUVmean e TLG)94,127,129,130. Nel
presente studio, l’esclusione di pazienti M+ (allo scopo di creare un gruppo più
omogeneo possibile da sottoporre all’analisi dei dati) ha determinato l’inclusione di
solo 16 pazienti con iperespressione di HER2 e questo ha determinato
l’introduzione di un errore, sia per la scarsa casistica HER2+ studiata, sia perché le
pazienti HER2+ presentavano probabilmente un comportamento biologico di
malattia meno aggressivo. Un altro fattore di confondimento può essere dovuto al
metodo impiegato per la definizione dello stato di positività (come detto esistono
varie tecniche per la valutazione dell’iper-espressione di HER2). Livelli borderline di
espressione di HER2 (come gli ICH 2+ che mostrano una colorazione
circonferenziale di membrana incompleta e/o lieve/debole come intensità in più del
10% delle cellule o completa in < del 10% delle cellule) devono essere sottoposti al
test di FISH per classificare le neoplasie come HER2+ o HER2- ed attualmente non
tutti gli studi analizzati hanno fatto uso della FISH per l’ulteriore valutazione dello
stato di HER294,131 ed in quelli in cui questo è stato fatto, sono stati inclusi nella
stessa categoria d’espressione (HER2+) i carcinomi positivi alla FISH risultati sia
ICH3+ che ICH 2+ comportando l’inclusione nella stessa categoria, di neoplasie
con livelli di espressione di HER2 diversi (compresa fra il 10% ed il 30% delle
cellule)91,99,126,130,132,133.
In questo studio, nessuna correlazione statisticamente significativa è stata
riscontrata fra i diversi livelli di espressione di HER2 (perfino fra quelle neoplasie
classificate ICH0/1+, quindi HER2- e quelle ICH3+ ,quindi HER2+) ed i parametri
metabolici semiquantitativi PET.
La mancanza di correlazione fra parametri PET semiquantitativi ed HER2 può
essere spiegato dal fatto che sottotipi molecolari diversi di tumore mammario usano
diversi substrati metabolici.
Uno studio di Choi et al.134 ha identificato differenti patterns d’espressione di
proteine legate al metabolismo nei vari sottotipi molecolari di carcinoma della
mammella. L’aumentata espressione di HIF-1α, IGF-1 e MIF è stata notata nei
sottotipi molecolari di carcinoma mammario HER2+ così come è stata dimostrata
una più alta espressione di proteine legate al metabolismo della glutammina135, che
rappresenta l’amminoacido più importante nel plasma ed è una fonte addizionale di
energia per le cellule tumorali soprattutto quando l’energia derivante dalla glicolisi è
scarsa136. Quindi è possibile pensare che la variabilità dell’uptake di [18F]-FDG da
parte dei diversi sottotipi molecolari di carcinoma duttale infiltrante della mammella
sia legata alla loro diversa espressione proteica.
42
L’impiego del SUVmax e del SUVmean presenta una serie di limiti in termini di
quantificazione dell’uptake tumorale di [18F]-FDG, il maggiore fra i quali è legato al
fatto che entrambi i parametri non tengono conto del fisiologico uptake da parte del
tessuto mammario sano (considerato come attività di fondo). È facile infatti notare
come donne in post-menopausa (che non ricevono la terapia ormonale sostitutiva)
presentano valori più bassi di SUV rispetto a quelli riscontrati in donne in età
fertile137 e che le mammelle più dense presentano gradienti di captazione maggiori
rispetto a quelle con componente ghiandolare meno rappresentata. Per ovviare a
questo problema, si è introdotto nel presente studio, il parametro metabolico SBUR
che ha il vantaggio di essere corretto per la diversa densità mammaria e lo stato
ormonale.
In questo lavoro però, contrariamente a quanto evidenziato da altri studi, nessuno
dei parametri metabolici semiquantitativi ha mostrato una significativa differenza in
relazione allo stato post menopausale, compreso lo SBUR che non si è dimostrato
utile nell’evidenziare una correlazione fra l’uptake di [18F]-FDG ed i diversi sottotipi
molecolari di CM (tabella 2).
È stata inoltre ricercata una possibile correlazione tra il parametro T, il parametro
N, l’espressione dei PgR e della proteina Ki-67 ed i paramentri metabolici
concludendo però che, se una correlazione esiste, questa è piuttosto debole senza
un significativo impatto clinico 91,94,126,127,130-132,138,139.
Ovviamente fra i limiti di questo studio c’è un limitato numero di pazienti, dovuto
alla necessità di reclutare una popolazione di pazienti omogenea, escludendo
quelle con un carcinoma invasivo metastatico; inoltre sia il reclutamento delle
pazienti che l’esecuzione degli esami di imaging sono avvenuti in tre centri diversi.
Quest’ultimo limite è però compensato dall’impiego degli stessi metodi
immunoistochimici, calibrazioni e degli stessi parametri di acquisizione e
segmentazione automatica delle immagini.
In futuro lo studio potrebbe essere perfezionato aumentando il numero dei pazienti
e acquisendo le immagini PET/TC con le pazienti in posizione prona, questo
perché, sebbene ad oggi non sia stato dimostrato nessun vantaggio
nell’identificazione delle lesioni primitive mammarie, tale tecnica potrebbe
migliorare la valutazione dei parametri metabolici semiquantitativi140.
Concludendo, si può affermare che le differenze riscontrate nei parametri
metabolici semi-quantitativi fra i diversi sottotipi molecolari di carcinoma duttale
infiltrante della mammella confermano l’idea che vi sia una correlazione fra i vari
fenotipi molecolari e quelli metabolici.
In particolare, i valori di TLG si sono mostrati più affidabili dei valori sia di SUVmax
che di SUVmean nel distinguere fra pazienti triplo-negative e tutti gli altri sottotipi
molecolari. Lo stato di HER2 non sembra influenzare l’uptake di [18F]-FDG nei
carcinomi duttali invasivi non metastatici della mammella.
L’impiego del parametro SBUR, nell’intento di correggere l’uptake di [18F]-FDG per
la fisiologica attività di fondo della mammella, non ha dimostrato nessun vantaggio
nella valutazione comparativa dei diversi sottotipi molecolari.
43
Ulteriori studi saranno necessari per valutare l’attività metabolica in relazione ai vari
fenotipi molecolari.
44
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