Ungaretti legge Leopardi Flavia Ubaldini
Ungaretti legge Leopardi
Flavia Ubaldini
1942
Ad Ungaretti viene assegnata la cattedra di letteratura moderna e contemporanea presso l’università di Roma per «chiara fama»
Perché Ungaretti sceglie Leopardi?
«Negli anni della cosiddetta rivoluzione futurista Ungaretti preferisce altri rivoluzionari, Leopardi e Mallarmé»
La lettura di Leopardi influenza nel profondo la poesia ungarettiana
«L’infinito è un idillio ironico»
«l’idillio dell’infinito sarà invece una rappresentazione del finito»
Sempre caro mi fu quest’ermo colle
E questa siepe, che da tanta parte
Dall’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s’annega il pensier mio:
E il naufragar m’è dolce in questo mare
«Sempre caro mi fu…
Sempre
«sempre è una sollecitazione della memoria fattasi sogno» perché ‘sempre’ annulla i limiti spaziali e temporali, ma ciò può accadere solo nel passato.
Caro
‘Caro’ è un aggettivo che si rifà agli affetti che sono radicati i noi, che ebbero un inizio e sono destinati ad una fine.
Mi fu«dunque era vero, non ci siamo sbagliati, a muovere gli affetti qui, opera, allo stato di sogno, una reminiscenza»
…quest’ermo colle e questa siepe…
Ermo colle
Ermo è un aggettivo ‘peregrino’, inconsueto, arcaico, in contrasto con la parola ‘siepe’.
Siepe
Nelle precedenti stesure Leopardi aveva scelto prima il termine ‘roveto’, poi ‘il più letterario ‘verde lauro’. ‘Siepe’ è il termine che «usa dire l’ortolano».
L’accostamento di questi due termini crea un effetto di inconsueta eleganza.
…che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude…
Ultimo orizzonte
«Ultimo orizzonte risuonerà ad un tratto come apocalittica espressione». All’apparenza sembra la linea del cielo che il poeta era solito cercare, ma poi diventa il varco verso l’infinito.
Guardo esclude
Esclude, chiude fuori, è un termine forte, di una «certa violenza», quindi il ‘guardo’ ha provato a fissare, ad oltrepassare l’ostacolo, è solo dopo che si è rifugiato nell’immaginario: l’ultimo orizzonte.
…ma sedendo e mirando…
«come si fa a mirare con gli occhi ciechi?»
«Il poeta guardava con lo sguardo che gli si andava interiorizzando»
L’infinito è una dimensione che si trova all’interno del poeta…
…io nel pensier mi fingo…
Mi fingo
«È parola usata nel senso dotto: mi foggio, mi formo; e nel senso usuale: io nel pensiero mi suscito interminati spazi e sovrumani silenzi, per inganno, per illusione»
…e il naufragar m’è dolce in questo mare»
«Qui infatti si naufraga nel mare infinito del passato (mi fu), della morte: nel mare del finito, del nulla […]. Quale più ironica parola se indica l’immedesimazione, l’estasi dell’infinito? No: l’oblio del nulla.»
Quel nulla di inesauribile segreto
Nella poesia di Leopardi Ungaretti cerca ‘quel nulla di inesauribile segreto ’ che si cela nei versi.
C’è qualcosa dell’eredità leopardiana nelle parole di Ungaretti?
Mattina
M’illumino
D’immenso
Questo ‘immenso’ ha qualcosa a che vedere con l’infinito leopardiano?
E l’illuminazione non è forse una condizione di estasi, nella quale viene a trovarsi il poeta?
CommiatoGentile
Ettore Serra
Poesia
È il mondo l’umanità
La propria vita
Fioriti dalla parola
La limpida meraviglia
Di un delirante fermento
Quando trovo
In questo mio silenzio
Una parola
Scavata è nella mia vita
Come un abisso
In questo uso del possessivo, la propria vita, non c’è, forse, quell’intimità che Leopardi aveva espresso con il ‘caro’ riferito all’ermo colle?
La parola poetica non è forse lo strumento che usa il poeta, come il ‘mi fingo’, per raccontare il suo percorso interiore?
E il mio silenzio non è lo stesso sovrumano silenzio a cui si abbandona Leopardi?
Non è un ‘abisso’ anche il mare in cui naufraga dolcemente Leopardi?
Il porto sepolto
Vi arriva il poeta
Poi torna alla luce con i suoi canti
E li disperde
Di questa poesia
Mi resta
Quel nulla
D’inesauribile segreto
Ma allora anche Ungaretti compie un viaggio? E non è un viaggio verso l’abisso- l’infinito- quello che il poeta compie alla ricerca del porto sepolto?Non è un volgere lo sguardo dentro di sé alla ricerca del mistero? Del segreto? Dell’inesauribile segreto?
E quel nulla d’inesauribile segreto non è ciò che resta di un’esperienza poetica che lascia solo una sensazione, indefinita, dolce, come è infinita l’esperienza del naufragio leopardiano?
Grazie