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UNIVERSITA DEGLI STUDI DI PISAFACOLT DI AGRARIADIPARTIMENTO DI
BIOLOGIA DELLE PIANTE AGRARIESEZIONE DI ORTICOLTURA E
FLORICOLTURACorso di laurea in Scienze e Tecnologie AgrarieTESI DI
LAUREAIMPIEGO DI SPECIE SPONTANEE PER LA VALORIZZAZIONE
ESTETICO-PAESAGGISTICA DI AREE URBANE, PERI-URBANE E MARGINALIIl
Relatore:Chiar.mo Dott. Fernando MalorgioIl Candidato: Alessio
BraviAnno Accademico 2003-2004Ringrazio la Dr. Francesca Bretzel
per i suoi preziosi consigli e la sua disponibilt.Alla mia famiglia
e a Elena
INDICEPREMESSACAPITOLO 1 IMPIEGO DEI WILDFLOWERSpag. 81.1
Aspetti generalipag. 81.2 Problematiche nella riproduzione del
semepag. 171.3 Importanza della conoscenza delle caratteristichedel
suolopag. 201.4 Importanza del fattore socialepag. 221.5 Utilizzo
dei wildflowers: dove e per quali scopipag. 231.6 Aumento della
biodiversit e aspetti di conservazionee recupero della natura in
ambienti antropizzatipag. 24CAPITOLO 2 SCOPI DELLA RICERCApag.
26CAPITOLO 3 MATERIALI E METODIpag. 29CAPITOLO 4 RISULTATI E
DISCUSSIONEpag. 344.1 Caratteristiche chimico-fisiche dei
terrenipag. 344.2 Caratterizzazione morfologica delle sementipag.
364.3 Andamento dellemergenza nelle diverse speciepag. 394.4
Andamento delle mortalit nelle diverse speciepag. 534.5 Valori di
biomassa prodottapag. 554.6 Caratterizzazione fenologica delle
specie studiatepag. 60CAPITOLO 5 - CONCLUSIONIpag.
83Bibliografiapag. 85Riassuntopag. 91Abstractpag. 94PREMESSALa
nascita dellUnione Europea, il crescente sviluppo dei mercati
internazionali ed il progressivo abbattimento delle barriere
fisiche nei confronti dello scambio di flussi informativi, di beni
e di servizi ha portato ad un notevole allargamento dei confini
doperativit dei diversi settori produttivi. Questo fenomeno ha
contribuito alla nascita di un processo di globalizzazione
garantendo dal punto di vista economico una maggiore competitivit
allinterno dei diversi settori produttivi, preferendo, nella
maggior parte dei casi, la quantit del prodotto immesso sul mercato
rispetto alla qualit dello stesso.La progressiva crescita e
sviluppo del settore agricolo, avvenuta grazie allaumento della
produzione, recentemente stata favorita anche dalla riscoperta di
processi produttivi rivolti alla salvaguardia dei piccoli mercati
ed alla qualit dei prodotti, ottenuti utilizzando un procedimento
biologico che tutela lambiente come valore e risorsa principale.
Nel settore primario questa peculiarit rafforzata dalla tipologia
stessa dei processi produttivi che si caratterizzano per la
co-produzione di beni e servizi tra uomo e natura. Una peculiarit
che, nel processo di globalizzazione, deve essere salvaguardata
attraverso lindividuazione di percorsi di sviluppo territorialmente
originali e differenti da paese a paese. Tutto ci richiede una
politica nazionale che nel settore agricolo tuteli le imprese, gli
andamenti delleconomia globale e la loro integrazione allinterno di
filiere nazionali capaci di operare anche sui mercati
internazionali.A questo proposito, negli ultimi anni, anche in
Italia si cercato di agire secondo un principio che pu essere
definito della rivoluzione conservatrice, ovvero lagricoltura deve
rispondere alle attuali aspettative della societ, coniugando la
creazione di ricchezza e di occupazione con la garanzia della
sicurezza alimentare e presidiando inoltre il territorio a tutela
dellambiente, del paesaggio e delle risorse naturali.Sicuramente la
riscoperta di alcuni mercati tipici e dei loro prodotti, segue le
esigenze del mercato europeo, il quale per, come abbiamo visto,
richiede il rispetto delle condizioni ambientali e soprattutto
dello stato di sanit e igiene del prodotto finito. Proprio per
questo i sistemi produttivi delle imprese agricole locali devono
tendere ad una modernizzazione e ad un miglioramento
dellorganizzazione aziendale e istituzionale.Questa nuova
dimensione strategica deve altres essere capace sia di conciliare
il processo di globalizzazione con linteresse nazionale, sia di
interpretare realmente il rapporto multifunzionale esistente tra
agricoltura e societ e, pi specificatamente, tra produttori e
consumatori.Durante il forum tenutosi a Napoli nellAprile 2004,
sono state evidenziate le direttrici strategiche su cui si fonda la
rivoluzione conservatrice applicata allagricoltura italiana. Tra
queste, la pi importante intesa a valorizzare gli elementi
tradizionali e la specificit della nostra agricoltura promuovendone
il valore multifunzionale (inteso come qualit del prodotto,
presidio del territorio e delle sue risorse ambientali e
paesaggistiche, tutela della sicurezza alimentare del
consumatore).Proprio il concetto della tutela ambientale e
paesaggistica del territorio un obiettivo chiave. La tendenza
quella di modificare il comparto agricolo in un settore che tutela
e promuove anche le questioni ambientali. Oggi, dopo la recente
riforma della Politica Agricola Comune, ci muoviamo in un contesto
nuovo, in quanto il progetto stato esplicitamente ispirato al
valore multifunzionale del modello europeo e mediterraneo
dellagricoltura, ma avr un effetto positivo solo se sar completato
da scelte coerenti da parte delle istituzioni europee.Con il
passare del tempo si evidenziata anche la necessit di ricreare,
allinterno del settore agricolo, una fiducia nuova nei confronti
della societ, ovverosia ricostituire la credibilit del settore e
garantirne unulteriore spinta economica. Nel corso degli ultimi
anni il consumatore ha assistito al diffondersi di alcune
problematiche sempre pi evidenti riguardanti il sistema
agroalimentare, come lo sviluppo di BSE negli allevamenti
zootecnici, le forti crisi economiche (Parmalat e Cirio); tutte
questioni che rendono indispensabile un ritorno alla normalit, cio
alla riscoperta del prodotto tipico e di qualit e alle tradizioni
locali, accompagnate da severi controlli che garantiscano sempre di
pi la tutela del consumatore. Lagricoltura, pi di ogni altra
attivit, non pu essere slegata dal territorio e dal contesto
socio-culturale e non deve nemmeno essere privata del sostegno
pubblico. Il punto di forza del settore agricolo consiste
soprattutto nella capacit dimostrata in questi ultimi anni di
innovare conservando, di seguire le dinamiche della domanda e di
aumentare la produttivit e la capacit di creare beni e servizi,
senza che questo comporti un distacco dellattivit economica dalle
sue radici territoriali e culturali.Laspetto multifunzionale
dellagricoltura prende in considerazione altri fattori quali il
disinquinamento dellaria, dellacqua e del suolo, la difesa
dallerosione, la salvaguardia della biodiversit e soprattutto del
paesaggio agrario nei suoi risvolti estetici, culturali, storici e
biologici. Questo approccio ha portato alla riduzione o addirittura
allannullamento, nel caso dellagricoltura biologica, delluso di
fitofarmaci e anticrittogamici, utilizzati per facilitare il
raggiungimento di un alto livello produttivo, ma che stava
danneggiando il patrimonio naturale, nonch la salute delluomo.
Daltronde un'agricoltura maggiormente rispettosa della natura non
sempre sinonimo di ritorno a metodi di produzione arcaici:
lagricoltura biologica, che costituisce uno dei percorsi verso
l'agricoltura sostenibile, si avvale ad esempio di tecniche
fitosanitarie molto avanzate, bench naturali, per evitare l'uso di
pesticidi. La stessa UE ha messo a disposizione, grazie alla
nascita di una PAC, incentivi volti a favorire la coltivazione di
alcuni prodotti dinteresse comunitario nellambito cerealicolo e in
quello delle coltivazioni ortive, mentre sono diventati oggetto di
controlli sempre pi numerosi gli allevamenti zootecnici, anche in
seguito ai recenti casi dinquinamento alimentare. Si tende quindi a
tutelare sia il prodotto agricolo finito sia la sua diffusione sul
mercato (e quindi il coltivatore), dal momento che uneventuale
maggiorazione del prezzo sar dovuta esclusivamente a un percorso
controllato, fatto che, alla fine, costituisce un elemento di
maggior tutela soprattutto per il consumatore stesso che
rappresenta lultimo gradino di questa importante filiera
produttiva.L'agricoltura sostenibile deve rispondere a tre finalit
- economica, sociale ed ecologica - tra loro indissolubili e deve
orientare la produzione in modo da tener conto degli interessi dei
consumatori. Dal punto di vista ambientale evidente che qualsiasi
iniziativa presuppone il rispetto della normativa in vigore, si
iscrive tra le finalit generali della politica comunitaria in
materia di ambiente e si basa sulle disposizioni previste dalle
riforme della PAC a seguito dellAgenda 2000. Tali disposizioni
riguardano le politiche dei mercati agricoli: le regole comuni,
relative al regime di sostegno diretto nel quadro dei mercati,
obbligano gli Stati membri a stabilire i requisiti ambientali che
ritengono appropriati, con la possibilit di subordinare i pagamenti
al rispetto di tali requisiti (condizionalit ambientale). D'altro
canto, la politica dello sviluppo rurale (che nell'Agenda 2000
viene definita il secondo pilastro della PAC, sullo stesso piano
delle politiche de i mercati) comporta ladozione di misure
incentrate in particolare sull'ambiente, le cosiddette misure
agroambientali. E importante ricordare il Regolamento CEE n.
2092/91, che reca indicazioni concernenti i metodi di produzione
biologici, e anche il Regolamento CEE n. 2081/92, che si riferisce
alla protezione delle indicazioni geografiche tipiche e delle
denominazioni dorigine dei prodotti agricoli ed alimentari. Sempre
allanno 1992 risale una direttiva dellUnione Europea che stabilisce
i provvedimenti da adottare per la conservazione delle specie
selvatiche nel territorio europeo e, non a caso, uno dei cinque
obiettivi evidenziati dal summit dellONU sullo sviluppo
sostenibile, tenutosi a Johannesburg nel 2002 stata proprio la
salvaguardia delle biodiversit del pianeta. Lagricoltura non deve
essere vista come unattivit primitiva chiusa allinterno di un
ambiente involuto: attualmente possiamo notare continue evoluzioni
nel settore agricolo, prima tra tutte la nascita degli agriturismi,
come nuova risorsa del settore primario. La legge 730/85 introduce
per la prima volta il concetto di agriturismo, come attivit
connessa allagricoltura, e sottolinea che questultima, oggi, non va
intesa solo come fonte principale dei prodotti agricoli, ma anche
come una via per aumentare linteresse per il territorio e
lambiente. Lart. 2 di questa legge afferma che: per attivit
agrituristiche si intendono esclusivamente le attivit di ricezione
e ospitalit esercitate dagli imprenditori agricoli singoli o
associati e dai loro familiari attraverso lutilizzo delle proprie
aziende in rapporto di connessione e complementariet rispetto alle
attivit di coltivazione del fondo, silvicoltura, allevamento del
bestiame.Il concetto di sostenibilit nel senso di riduzione
dellimpatto ambientale e rispetto delle risorse naturali, si
riflette dallagricoltura a tutti i settori che riguardano la
gestione del verde sia per la produzione o per scopi ornamentali,
sia pubblica che privata. Gi da anni in Olanda e in Germania
vietato impiegare prodotti fitosanitari nella gestione del verde
pubblico. Questo obbligo ha portato a sviluppare nuovi metodi di
progettazione e di gestione del verde e alla nascita di unestetica
ambientale. Daltro canto nel settore agricolo, le pratiche di
inserimento di siepi o fasce di vegetazione spontanea tra le
colture, per promuovere la presenza di insetti entomofagi,
diventata parte del paesaggio agricolo. Addirittura specie come
fiordaliso ed agrostemma che per anni sono state combattute come
infestanti del grano, oggi vengono protette come specie a rischio
di estinzione e utilizzate per il paesaggio agrario.CAPITOLO 1
IMPIEGO DEI WILDFLOWERS1.1 - Aspetti generaliLUnione Europea, come
abbiamo sottolineato in precedenza, si st a interessando sempre di
pi a tutto ci che concerne la riscoperta dei prodotti tipici con
lobiettivo di favorire la tutela ed il rispetto dellambiente nonch
la riscoperta dei paesaggi locali. La politica degli incentivi
indirizzati alla valorizzazione dei prodotti e anche la nascita
degli agriturismi, ha sortito, in tutto il nostro Paese, effetti
veramente soddisfacenti. Se ci concentriamo sullanalisi di una
realt di dimensioni pi ridotte come la Toscana, possiamo affermare
che il contributo dato dalla nascita di questa nuova risorsa
dellagricoltura tutto sommato attivo, anche perch molti prodotti
locali hanno ricevuto un riconoscimento DOP o IGP e sono stati
assicurati molti indennizzi a favore del sostegno dello sviluppo
rurale. Tali riconoscimenti hanno in parte garantito una maggior
tutela nei confronti del consumatore, con pi sicurezza riguardo
alla provenienza del prodotto, e in parte hanno contribuito a far
rinascere interessi produttivi e di mercato in aree marginali.Un
altro aspetto interessante, legato allimportanza della tutela
ambientale, il recupero e la rinaturalizzazione di aree degradate
(ex-agricole, cave abbandonate, ecc.) attraverso la riscoperta
della flora spontanea, che in questo modo diventa anche un
interessante serbatoio da cui attingere per rinnovare ed ampliare
il panorama colturale nazionale.Il paesaggio rappresenta la sintesi
di due ordini di azioni: i processi naturali e le attivit umane, il
tipo e lintensit di queste forze ne determinano laspetto, che pu
assumere una serie di connotazioni pi o meno prossime a quella
naturale oppure pu distaccarsene in maniera radicale (Serra,
2000).Nellareale mediterraneo si riscontra un alto numero di specie
spontanee caratteristiche, di effettiva bellezza e quindi di
potenziale valore ornamentale, verso cui sarebbe auspicabile
orientare la produzione. Infatti, una volta dimostrata la loro
possibile domesticazione e, dopo averle adeguatamente
commercializzate, tali specie potrebbero essere valorizzate come
produzioni tipiche, in grado di ritagliarsi uno spazio nel mercato
(Tesi et al., 2002). Nel nostro paese la produzione vivaistica e il
commercio delle specie ornamentali sono orientati prevalentemente
su specie esotiche, o comunque non autoctone, che spesso non si
adattano completamente alle nostre condizioni ambientali e
climatiche. Per quanto riguarda le specie spontanee piuttosto
affermata la conoscenza dal punto di vista botanico, ma risultano
ancora scarse le informazione che descrivono il comportamento di
tali specie durante tutte le fasi che accompagnano il loro ciclo
biologico.A livello europeo lItalia caratterizzata sicuramente da
una ricchezza di variet vegetazionali che nel complesso conta pi di
20.000 specie. Ad esempio in Toscana, solo allinterno
dellArcipelago e sulle Alpi Apuane, si trovano 46 specie endemiche
(Di Tommaso, 1992). Unaltra regione, contrassegnata da un assetto
floristico molto variegato sicuramente la Sicilia, che presenta un
numero elevatissimo di specie censite superiore alle 2400 unit
(Romano, 2000). Da circa una ventina danni la ricerca in Olanda,
Inghilterra, Stati Uniti, e solo recentemente in Italia, ha rivolto
la sua attenzione allo studio dei wildflower meadows . Il termine
wildflower, che il dizionario Webster definisce come the flower of
a wild or uncultivated plant or the plant bearing it entrato ormai
nelluso comune, anche perch il corrispettivo italiano, che potrebbe
essere quello di fiori di campo o fiori selvatici, non ne rende
completamente il significato. Di fatto, quindi, wildflower sia il
fiore di una pianta selvatica, o comunque non coltivata dalluomo,
sia la pianta stessa che lo porta. Questa denominazione non stata
coniata di recente, certamente era gi entrata nel vocabolario alla
fine del 700, e viene utilizzata a volte nella descrizione del
giardino romantico per indicare le piante erbacee spontanee nelle
aree sottochioma, quindi in ombra, o pi in generale, i prati
formati da specie spontanee. Tuttavia, soltanto recentemente il
termine sta assumendo una larga diffusione in virt dellazione di
recupero e rinaturalizzazione di aree degradate e di conservazione
della natura. Dalla definizione si evince che non ci si riferisce
esclusivamente, come si potrebbe pensare, alle sole piante
autoctone, ma a tutte le piante non coltivate.Comunemente per
wildflowers si intendono le specie erbacee, annuali, biennali e
perenni, con fiori evidenti o molto evidenti, che abbiano una
valenza estetico-paesaggistica e naturalistica e che possano essere
impiegate come arredo di spazi verdi per la ricreazione, la
socializzazione e la didattica ambientale. Questa dizione viene
adottata anche dagli operatori del settore sementiero che nei
cataloghi delle aziende alla voce wildflowers inseriscono piante
erbacee annuali, biennali e perenni che vengono coltivate in forma
naturalistica, ossia seminate in miscuglio e richiedenti una
manutenzione molto ridotta, che prevede la lavorazione minima del
suolo, la semina, la rullatura, il taglio o lincendio controllato,
pi simile a quello di un pascolo, che del verde ornamentale.Negli
Stati Uniti la coltura dei fiori selvatici ha gi una larga
diffusione, tanto che possiamo evidenziare la presenza di molte
associazioni. Una delle pi note Ladybird Johnson Wildflower Center
nel Texas, che promuovono limpiego di prati fioriti sia in ambito
pubblico ed urbano che allinterno dei giardini privati (Johnson
Lees, 1988). Lattivit di queste associazioni in molti casi favorita
dallo stretto rapporto che esse hanno con le ditte sementiere. La
propagazione per seme, infatti, appare la pi idonea sia per il
fatto che questo tipo di vegetazione ha un significato estetico
molto pi valido su ampie estensioni, sia per il contenimento dei
costi.I dipartimenti dei trasporti nella maggior parte degli Stati
Nordamericani hanno svolto e svolgono tuttora un ruolo determinante
nella diffusione delle specie erbacee da fiore in impianti di tipo
naturalistico, destinando una quota considerevole dellimporto degli
appalti - di costruzione e manutenzione delle strade extraurbane -
al ripristino di scarpate, bordi ed aree di svincolo e di servizio
utilizzando impianti di prati di wildflowers.Nel 1985 il North
Carolina ha lanciato il Wildflower Program (programma relativo alla
vegetazione spontanea) come parte integrante dellabbellimento delle
autostrade. Attualmente tutte le aree di sosta presentano delle
aiuole con piante spontanee identificate dal nome scientifico e
comune posto su un apposito cartellino ed possibile consultare un
manuale di descrizione di tutte le specie presenti. Questo progetto
ha avuto un notevole successo e unampia diffusione, tanto che,
attualmente, tutti gli Stati Nordamericani hanno un programma
riguardante lutilizzo di piante autoctone lungo i bordi
autostradali e in appositi siti internet vengono inoltre fornite
indicazioni circa le epoche di fioritura e le specie in fiore al
momento. Contemporaneamente, grazie alle prospettive commerciali
aperte da queste iniziative, si andata sviluppando unattivit
sementiera specializzata che, a sua volta, sta contribuendo a
innescare un circolo virtuoso stimolando lutilizzazione di
wildflowers nella progettazione e nella rinaturalizzazione di spazi
verdi pubblici e privati. Infatti, molte ditte sementiere, nei loro
cataloghi, hanno una sezione dedicata ai wildflowers, mentre altre
sono specializzate esclusivamente in erbacee perenni spontanee
(Wilson, 1999).Anche la Nuova Zelanda ha aderito a questa campagna
di miglioramento dei bordi autostradali attraverso limpiego di
miscugli di seme di specie spontanee autoctone che portano quindi
allo sviluppo di prati fioriti lungo le carreggiate stradali.In
Europa il mercato esistente relativo ai wildflowers radicato
soprattutto nel nord (Germania, Gran Bretagna, Olanda e Paesi
Scandinavi) a seguito della sensibilizzazione promossa dagli
operatori e professionisti del verde ornamentale verso il concetto
di ecologia creativa, ossia lutilizzo di specie spontanee a fini
ornamentali ed ambientali.Un esempio della diffusione di una nuova
prospettiva per il verde pubblico e privato stato il convegno
organizzato nel 1996, in Olanda, dalla Perennial Perspectives
Foundation, nel corso del quale stato presentato lo stato dellarte
sulla materia e dal quale nato un grande impulso in favore
dellintegrazione tra progettazione paesaggistica, esperienza
ecologica e conoscenze in floricoltura (Leopold, 1996). La nascita
del giardino naturale storicamente legata al Nord Europa, dove la
societ molto pi consapevole e rispettosa nei confronti della cura
del paesaggio naturalistico (Hitchmough e Woudstra, 1999). In
questi paesi i fiori spontanei vengono utilizzati comunemente fin
dagli anni 70 per i giardini pubblici, il verde urbano, le zone
residenziali in aree periferiche.In Gran Bretagna i wildflowers
sono stati studiati in maniera approfondita dal punto di vista
botanico, ecologico e agronomico, dando un particolare rilievo al
valore sociale di questa vegetazione. Studi effettuati presso le
Universit di Liverpool e di Manchester prevedono attivit sociali e
commerciali in grado di garantire una maggior conoscenza del prato
fiorito, la vendita del seme di alcune specie e la creazione di
manuali per la gestione dei wildflowers (Bretzel, 1999b).In Italia,
le ricerche relative ai wildflowers in campo botanico, sono
piuttosto recenti e sono state indirizzate prevalentemente alla
conoscenza della flora tracheofitica (felci, gimnosperme e
angiosperme) che cresce in aree urbane (Siniscalco e
Montacchini,1994; Tomei et al., 1992; Frattini 1992). Queste
indagini sono state condotte sia in relazione al ruolo che le
piante svolgono nel degrado dei complessi monumentali nei quali
sono inserite, sia per comprendere lazione della citt o della sua
periferia nella conservazione di contingenti floristici peculiari
(Menichetti et al., 1989). Esistono anche studi sulle specie
spontanee erbacee da fiore in ambiente collinare o pre-alpino, in
miscela con graminacee, per inerbimenti protettivi (Reyneri e
Siniscalco, 1999). Esistono anche studi sulle specie spontanee di
tipo mediterraneo a scopo ornamentale, comprese le specie erbacee,
ma in generale si tratta di studi su piante arboree e arbustive
elintroduzione delle spontanee erbacee nel mondo del florovivaismo
o nellambito della gestione degli spazi verdi ornamentali deve
ancora svilupparsi adeguatamente.Il crescente e generalizzato
aumento della sensibilit per il recupero, la salvaguardia e la
valorizzazione dellambiente senza dubbio una componente che induce
a ritenere lapproccio naturalistico assolutamente corretto. Occorre
inoltre considerare il rafforzamento del ruolo multifunzionale
dellagricoltura, soprattutto nei paesi pi industrializzati dove
lattivit agricola, per i limiti crescenti che incontra come attivit
meramente produttiva, asseconda con interesse tutte le opportunit
alternative (Serra, 2000). Infine, limpianto dei wildflowers pu
ricostituire, culturalmente, la soluzione di continuit tra
paesaggio antropizzato e paesaggio naturale.Lutilizzo dei wildflowe
rs comporta molteplici vantaggi ed alcuni aspetti emergono in
maniera rilevante:1) il fatto che siano piante erbacee ne rende
linsediamento, e soprattutto leffetto estetico funzionale, molto
rapido, anche perch sono capaci di garantire una copertura del
suolo in un lasso di tempo relativamente breve, cosa che non si pu
ottenere tramite lutilizzo di arbusti ed alberi;2) la
caratteristica di essere piante autoctone permette loro unelevata
adattabilit allambiente biologico, pedologico e climatico con cui
vengono a contatto (Greenoak, 1998);3) la possibilit di fornire un
contributo, per quanto di modesta entit, al mantenimento delle
specie spontanee e della biodiversit (Lovejoy, 1998);4) molte
specie possono essere usate in miscuglio e quindi fornire una
fioritura scalare e in questo modo provvedono a fornire un
abbellimento estetico pi duraturo nel tempo, rispetto ad un
impianto monospecifico (Bretzel, 1999a);5) limpianto di queste
specie ha una valenza culturale, in quanto permette un pi
approfondito studio e conoscenza delle specie di quellarea
geografica;6) costituiscono unimportante opportunit anche per la
fauna propria dellarea, poich non turbano gli equilibri biologici
di quella nicchia;7) richiedono un basso impegno di manutenzione
non necessitando di interventi irrigui o di fertilizzazioni (Dunnet
e Hitchmough, 1996).Accanto ai vantaggi, si devono tuttavia
evidenziare alcuni problemi di difficile risoluzione e gestione
operativa. I principali svantaggi possono essere cos riassunti:1)
manca la conoscenza di tali specie autoctone dal punto di vista
fenologico e agronomico, fatto che permetterebbe una pi sicura
tecnica di coltivazione;2) la conoscenza della biologia di tali
sementi risulta ancora poco approfondita;3) non ci sono ancora, a
livello nazionale, ditte specializzate per la produzione di semi;4)
lopinione pubblica non sufficientemente sensibilizzata o,
perlomeno, non cosciente dellimportanza di questo tipo di coltura e
quindi la domanda di mercato risulta ancora scarsa.Lostacolo
maggiore ad una rapida distribuzione sul mercato di tali specie
sicuramente la mancanza di unattivit sementiera specializzata,
tanto che rende difficile lacquisto di miscugli di semi di piante
adatte a un determinato ambiente.Due aspetti riguardanti i
wildflowers, la possibilit di utilizzare specie alloctone e
limpiego di materiale genetico proveniente da altri paesi, sono
oggetto di forti dibattiti.Per quanto riguarda il primo punto,
stato riscontrato che molte specie alloctone presentano un buon
adattamento alle condizioni pedoclimatiche e ambientali
mediterranee e che svolgono comunque un ruolo analogo alle
autoctone nellarricchimento della biodiversit (Hichmough e
Woudstra, 1999). Occorre, comunque, tener conto della necessit di
evitare lintroduzione di qualunque specie alloctona che possa
trasformarsi in infestante, specie che presentino, cio, una forte
capacit di riprodursi agamicamente o che abbiano semi con organi di
diffusione anemofila. Inoltre, lutilizzo di specie alloctone dovr
sicuramente essere evitato nel caso di ripristino di zone rurali,
di interventi conservativi o lungo corridoi verdi. Viceversa, in
aree fortemente antropizzate, lutilizzo di specie alloctone, anche
in miscuglio con specie spontanee locali, pu apportare un valido
contributo estetico e stimolare la curiosit. Laccortezza, anche in
ambiente urbano, di evitare zone di possibile continuit con la
campagna (corridoi verdi o argini di fiumi e di canali). Da diversi
anni, presso il Department of Landscape dellUniversit di Sheffield
in Gran Bretagna, sono oggetto di studio le specie originarie delle
praterie Nord Americane da inserire allinterno di progetti relativi
al verde urbano. Si tratta di specie che presentano un alto grado
di adattamento alla naturalizzazione in coltivazione mista e alla
bassa manutenzione, che hanno un elevato valore ornamentale e, dove
non vi sia pericolo di infestazione come in ambienti altamente
antropizzati (urbano o ex industriale), rappresentano uno strumento
utile per larricchimento della biodiversit.Studi riguardanti questo
aspetto sono in corso anche in Italia, in particolare in Toscana,
nellambito di una collaborazione tra lIstituto per lo Studio degli
Ecosistemi del CNR di Pisa ed alcune amministrazioni pubbliche. In
unarea spartitraffico a Livorno sono state seminate alcune specie
alloctone in miscuglio con autoctone: le prime si sono integrate
ottimamente con le specie spontanee e hanno garantito un
allungamentodel periodo di fioritura fino alle soglie dellinverno
(Bretzel e Pezzarossa, 2002, dati non pubblicati).Per quanto
riguarda il problema del materiale genetico di provenienza non
locale, secondo alcuni studiosi tale materiale, pu costituire un
rischio in quanto ibridabile con quello locale, in questo caso
ridurrebbe la vitalit della popolazione di alcune specie autoctone.
Daltro canto altri studiosi sostengono che il problema non sussiste
perch gli individui pi deboli sarebbero destinati a scomparire come
popolazione.Allo stato attuale il dibattito e la ricerca sono
ancora aperti e manca una risposta definitiva, tuttavia il
tentativo di stimolare nuove iniziative a livello imprenditoriale
locale per la produzione di sementi provenienti da ecotipi locali
del tutto corretto e tende ovviamente ad evitare il problema
dellinquinamento genetico.1.2 Problematiche nella riproduzione del
semeUn aspetto di importanza rilevante rappresentato dal fatto che
i wildfowers, come la maggior parte delle specie spontanee, sono
caratterizzati da fenomeni di dormienza del seme, caratteristica
che si manifesta con un netto ritardo della fase di germinazione.
Alcuni studiosi per considerano questo fenomeno un fattore
dimportanza fondamentale proprio per consentire una colonizzazione
del territorio in modo scalare e prolungato allo scopo di sfuggire
alla vasta gamma di avversit sia biotiche che abiotiche (Mapes,
1989). Tuttavia, la disponibilit di informazioni relative alla
dormienza e alla propagazione delle varie specie utilizzabili come
wildflowers deriva, allo stato attuale, da studi condotti in ambito
agronomico e botanico che non hanno come scopo principale quello di
percepire informazioni riguardanti il possibile utilizzo di questa
flora spontanea. Molte specie sono state studiate per la loro
attitudine a divenire infestanti delle colture agrarie come nel
caso del papavero (Papaver rhoeas), del fiordaliso (Centaurea
cyanus) o della camomilla (Matricaria chamomilla) che, anche se
rappresentano pienamente la biodiversit dellagroecosistema
(Altieri, 1999), sono piante che in tempi passati costituivano un
fattore limitante per la riuscita agronomica delle varie colture.
Di tale flora stata studiata anche lecologia del seme interrato,
dal momento che esso rappresenta lo stato latente della futura
infestazione delle colture (Benvenuti, 1995a). Analogamente, molte
altre specie, non riscontrabili allinterno dellagroecosistema, sono
state oggetto di studio da parte dei botanici allo scopo di
rilevare le rispettive strategie di sopravvivenza e diffusione
nellambiente naturale.Molte specie traggono vantaggio dal lungo
periodo di dormienza determinato dalle caratteristiche intrinseche
del seme, perch cos riescono a superare periodi in cui la pianta
non resisterebbe sicuramente alle condizioni climatiche avverse,
sia dal punto di vista termico sia fotoperiodico.Unulteriore
motivazione dellimportanza dello studio di queste specie risiede
nel fatto che molte di queste spontanee, autoctone ed esotiche,
sono di natura officinale come le piante aromatiche e medicinali,
quali liperico (Hypericum spp.), la malva (Malva sylvestris) e la
nepitella (Calamintha nepeta).Le caratteristiche di dormienza delle
varie tipologie della flora spontanea sono riassumibili nelle
seguenti categorie:1)dormienza per impermeabilit allacqua dei
tegumenti (cosiddetti semiduri, come nel caso della malva);2)
dormienza ormonale per assenza di promotori della germinazione,
come acido gibberellico, o presenza di inibitori, come lacido
abscissico;3) immaturit dellembrione, come in molte ranuncolacee,
che impone la necessit di lunghi periodi di stratificazione per
permettere allembrione stesso di ultimare le proprie fasi di
crescita;4) dormienza dovuta alla presenza di composti fenolici,
come in molte specie appartenenti alla famiglia delle graminacee.I
casi dei punti 1, 3 e 4 sono detti di dormienza primaria: questo
tipo di dormienza massima al momento della formazione dei semi
sulla pianta madre e tende a evitare la sovrapposizione dei periodi
di crescita tra pianta madre e progenie. Nel diffuso caso di
dormienza, citato al punto 2, siamo invece di fronte a fenomeni di
dormienza secondaria che si differenziano dai primi in quanto essa
pu essere indotta o rimossa da particolari situazioni ambientali
(shock termici, idrici, ipossia, ecc.).La conoscenza delle
caratteristiche di dormienza delle varie specie dei wildflowers di
vitale importanza per poterne rimuovere le cause, siano esse di
tipo strutturale o metabolico. Tali trattamenti sono gi stati
impiegati con successo presso il Laboratorio di Ricerca e Analisi
delle Sementi del Dipartimento di Agronomia e Gestione
dellAgroecosistema dellUniversit di Pisa su specie di interesse
officinale. Tuttavia, anche nei casi di assenza di fenomeni di
dormienza, lo studio delle esigenze termiche e di luce risulta
essenziale per mettere i semi delle varie specienelle condizioni
idonee a una rapida e uniforme germinazione. E opportuno
evidenziare, a tal proposito, come molte specie siano
caratterizzate da semi fotoblastici positivi grazie a un pigmento
cromoproteico (fitocromo) in grado di percepire quantit e qualit
della luce (Benvenuti, 1995b). In questo caso la presenza della
luce essenziale per consentire al seme interrato di percepire
quella vicinanza dalla superficie del suolo che risulta cruciale
per evitare la germinazione in presenza di eccessivo interramento
(Benvenuti, 2001).In conclusione, risulta evidente che
lutilizzazione dei wildflowers dipender strettamente
dallampliamento di informazioni relative alle caratteristiche di
dormienza e alle esigenze ambientali in modo da ottimizzare sia le
fasi di germinazione sia di successiva emergenza dal suolo.1.3
Importanza della conoscenza delle caratteristiche del suoloLa
determinazione analitica delle caratteristiche fisico-chimiche di
un terreno, garantisce per i diversi tipi di colture agrarie un
approccio pi sicuro nei confronti delle scelte che accompagnano
tutto il ciclo produttivo.Per quanto riguarda il settore
florovivaistico, la gestione delle piante arboree ed erbacee
coltivate deve tener conto attentamente delle risorse che un
qualsiasi tipo di substrato pu offrire.Studi che risalgono a
qualche decennio fa hanno messo in relazione la presenza di comunit
vegetali altamente biodiverse ed alcune caratteristiche del suolo
ed stato osservato che il grado di biodiversit di una comunit
erbacea dipendente dalla fertilit del suolo (Marrs e Gough, 1989),
in particolare dal contenuto di azoto. Maggiore la disponibilit di
azoto in un determinato terreno, minore il numero di specie
presenti, minore la possibilit di auto sostentamento di una comunit
vegetale ricca di specie diverse. Pertanto su suoli ricchi di azoto
prendono il sopravvento poche specie, ad accrescimento veloce, che
traggono il massimo vantaggio dalla presenza di nutrienti, mentre
le specie a crescita lenta non hanno lo spazio per
svilupparsi.Molte ricerche sono state indirizzate al ripristino e
alla valorizzazione di prati ricchi di specie, che sono scomparsi
da tutta Europa a causa delluso massiccio di diserbanti e di
fertilizzanti. Questi prati, infatti, costituiscono un habitat
ottimale per micro e meso fauna, altamente utili come antagonisti
di molti parassiti e fruitori delle colture agricole, e quindi, in
un certo senso, questi studi hanno dato una risposta allesigenza di
sostenibilit dellagricoltura stessa.In seguito alle conclusioni
riguardanti la scarsa fertilit del suolo necessaria per lo sviluppo
equilibrato della vegetazione costituita da wildflowers, si sono
sviluppate diverse tecniche di gestione finalizzate alla riduzione
della fertilit.I suoli urbani e periurbani presentano delle
caratteristiche peculiari (Craul, 1992) che ben si inseriscono in
questo contesto: sono generalmente poco fertili, a causa
dellaggiunta di materiali inerti da costruzioni, presentano una
scarsa struttura (Bretzel et al., 2000a) e, a causa del riporto,
non presentano un profilo pedologico definito in quanto sono il
risultato del rimescolamento (Harris, 1995). Il livello di fertilit
del suolo urbano di riporto molto basso e, nel caso di aree
marginali a bassa o nulla manutenzione, non viene neppure
migliorato con lapporto di fertilizzanti e/o ammendanti. Questa
tipologia di suoli difficilmente coltivabile con le piante
ornamentali tradizionali che richiedono un suolo fertile e ben
strutturato. Viceversa, rappresenta una risorsa potenzialmente
valida per lo sviluppo di una vegetazione composta da wilflowers la
quale deve tendere alla costituzione di una comunit
auto-sostenibile (Bretzel e Hitchmough, 2000b), rispondendo anche
allesigenza di limitare le spese nellambito dei capitolati del
verde pubblico cittadino e di una gestione ambientalista e
consapevole.1.4 - Importanza del fattore socialeI wildflowers
rappresentano una gran risorsa a livello sociale. Questo tipo di
vegetazione ha una forte componente evocativa sullimmaginario
comune: la vista di un prato fiorito di fiori di campo rimanda alla
campagna e allinfanzia e perci crea stimoli culturali e favorisce
laggregazione. I bambini sono affascinati dalla presenza
dellentomofauna impollinatrice e delle farfalle attratte dai fiori.
Inoltre, gi in molti paesi, il valore didattico di questa
vegetazione ampiamente evidenziato e sfruttato per lezioni in campo
e gite scolastiche.Questo aspetto culturale e sociale fa s che la
vegetazione in questione venga scelta per giardini di complessi
didattici e per piccoli parchi di quartiere, accessibili ai giochi
dei bambini e alla fruizione da parte di anziani. Nella
progettazione di tali aree pu essere considerata una fascia
marginale destinata ai wildflowers, soluzione che pu essere
proposta anche per vivacizzare e rinnovare giardinetti pubblici in
stato di semi abbandono o di incuria. In Gran Bretagna questo tipo
di impianto stato adottato in aree urbane socialmente difficili ed
ha riscosso un notevole coinvolgimento e gradimento da parte dei
residenti (Sheffield Wildlife Trust, 2000). Nel caso della
progettazione degli spazi pubblici fruibili, a cui si accennato
prima, necessario tenere conto dellattrazione che i wildflowers
svolgono sugli utenti e quindi opportuno consentire laccesso alle
zone di prato fiorito tramite vialetti o passaggi rasati. Daltro
canto anche possibile che nei confronti dei wildflowers, in citt,
si possa verificare un certo vandalismo, che stato definito
vandalismo positivo, ossia che alla vista di un bel campo di
fiordalisi, papaveri e quantaltro, la tentazione di portarsene un
mazzo a casa non sia uneccezione; questo non costituisce un grosso
problema ai fini del successo dellimpianto, dato il carattere non
ordinato e lalta densit di piantagione pu essere visto come un
segnale positivo di apprezzamento da parte dei fruitori.1.5
Utilizzazione dei wildflowers: dove e per quali scopiPer tutte le
ragioni elencate finora gli ambienti pi adatti allimpianto di
wildflowers sono lambiente urbano e peri-urbano. I luoghi
individuati per tale scopo sono gli spartitraffico, le aree
degradate ex industriali e le fasce marginali, ed in questo caso c
anche un vantaggio secondario consistente nel valorizzare delle
aree dove le amministrazioni pubbliche non vogliono investire somme
ingenti. Vi poi un'altra prospettiva, secondo la quale
consigliabile lutilizzo di queste specie in zone al limite di
parchi pubblici, nel verde condominiale a bassa manutenzione, in
tetti e cortili verdi, nei giardini di scuole e complessi
didattici: in questo caso la possibilit di fruire di tali spazi sar
arricchita da un elemento in pi e di grande valore culturale
(Dunnett, 1999). Le amministrazioni pubbliche, infatti, possono
dislocare dei cartelli esplicativi con la descrizione delle specie
utilizzate, dei loro habitat naturali, delle specie di insetti
visitatori di tale vegetazione. Nel caso in cui la vegetazione
naturalistica composta da wildflowers venga impiegata in cortili o
giardini di scuole, la didattica scolastica pu prevedere una parte
di applicazione pratica nel programma di scienze, con visite dal
vivo durante le quali gli alunni potranno seguire le varie fasi
biologiche e fenologiche delle piante: dalla germinazione alla
fioritura e alla formazione del seme, oltre a osservare gli insetti
impollinatori. Si otterr cos un laboratorio allaria aperta dove gli
alunni, con la guida degli insegnanti, potranno svolgere studi e
ricerche. Anche lambiente antropizzato extra urbano si presta
allimpiego di wildflowers, sia per la gestione di aree dove sia
richiesto un basso input manutentivo, come le aiuole di sosta
autostradali, le scarpate e le discariche, sia per la
rinaturalizzazione di aree abbandonate, come cave e zone ex
industriali. In Gran Bretagna i wildflowers sono stati usati con
successo anche per il verde cimiteriale e pensile (Dunnett,
2002).1.6 Aumento della biodiversit e aspetti di conservazione e
recupero della natura in ambienti antropizzatiDal 1992, anno di
stesura della Convenzione sulla Biodiversit di Rio de Janeiro, la
biodiversit stata riconosciuta a livello mondiale come un
patrimonio da arricchire e salvaguardare. Il problema della
conservazione della natura diventa ogni giorno pi attuale, tanto da
spingere la ricerca a sviluppare i sistemi per la creazione e il
recupero degli habitat naturali.Se relativamente facile pensare al
suo significato negli ecosistemi, meno immediato il riferimento
agli ambienti pi fortemente antropizzati. Eppure, lecosistema
urbano costituisce un sistema complesso nel quale sono presenti
numerosissimi e diversificati biotopi: abitazioni, edifici dai
diversi usi, verde spontaneo e coltivato, scarpate stradali e
ferroviarie, aree industriali attive o dismesse (Giordano, 2002).
Le superfici incolte, o nelle quali lintervento antropico minimo,
funzionano frequentemente da elementi di raccordo con il paesaggio
circostante: accade cos che elementi di flora e fauna propri di un
ambiente naturale vengano a trovarsi spazialmente vicine a specie
pi strettamente sinantrope. Nella sola citt di Roma si stabilito
che soltanto le specie di insetti sono sicuramente pi di 5000
(Vigna Taglianti, 2000; Zapparoli, 2000) e questo fortemente legato
alla ricchezza di biotopi che vengono inclusi nel tessuto urbano.
Ma anche in un ambiente dove lazione delluomo preponderante,
possibile favorire una certa rinaturalizzazione, attraverso la
creazione o la conservazione di aree che possano riproporre biotopi
con caratteristiche degli ambienti naturali (Gilbert, 1995).
Limportanza della conservazione della biodiversit in ambiente
urbano viene confermata anche dagli obbiettivi e dai programmi
dellAgenda 21. La conservazione della natura considerata un sistema
economicamente valido per il recupero di suoli postindustriali ed
esistono dei manuali di uso pratico, redatti da tecnici
progettisti, per creare nuovi paesaggi sostenibili in termini di
biodiversit. A questo proposito il monitoraggio a lungo termine uno
strumento fondamentale per affermare la riuscita
dellauto-sostenibilit (Goode, 1995).Creare impianti di wildflowers
in contesti urbanizzati va, quindi, nella direzione di un
arricchimento della componente biotica, animale e vegetale,
dellambiente urbano. La presenza di aree con caratteristiche di
naturalit costituisce, infatti, un collegamento tra citt e
territorio circostante, favorendo la formazione dei cosiddetti
corridoi ecologici che suscitano tanto interesse sia negli studiosi
di ecologia sia nei pubblici amministratori. La presenza di piante
spontanee funziona anche come area rifugio per specie utili, cos
come gi dimostrato per la componente entomologica degli
agroecosistemi (Nicoli, 1996; Maini, 1995) e pu altres consentire
il recupero di aree incolte o di difficile gestione migliorandone
la fruibilit da parte dei cittadini. Larricchimento della biocenosi
ad opera delle specie di insetti richiamate dai wildflowers pu,
infine, essere sfruttato a scopi didattici, attraverso il
coinvolgimento degli allievi di scuole e dei frequentatori degli
impianti in oggetto, al fine di illustrare loro il ruolo esercitato
nellecosistema urbano dai gruppi tassonomici rilevati.CAPITOLO 2
SCOPI DELLA RICERCAIn Italia un settore produttivo molto
significativo, originale e tuttora caratterizzato da dinamiche
economiche positive, il florovivaismo, che rappresenta il 5 %
dellintera produzione agricola nazionale e contribuisce per il 23 %
alla formazione della produzione florovivaistica europea (Ferretti.
R., 2003). LItalia pur avendo una quota molto cospicua di tale
mercato, non pu competere sicuramente con alcuni Paesi del Nord
Europa (come ad esempio lOlanda o il Belgio), dai quali spesso
abbiamo importato linnovazione tecnologica e il materiale di
propagazione a costi molto pi bassi. Secondo lultimo censimento
dellagricoltura (anno 2000) le aziende florovivaistiche italiane
sono quasi 19.000, che operano su oltre 12.600 ha, dei quali pi
della met in piena aria e i restanti in ambiente protetto. Vi si
producono oltre 25.000 tipi di fiori e piante. La regione che
presenta il 30% delle aziende ed il 21 % delle superfici coltivate,
la Liguria che si colloca quindi al primo posto, seguita dalla
Campania ed al terzo posto dalla Toscana, dove le aziende sono
circa 2.000 con 1.800 ha.Il settore del florovivaismo costantemente
indirizzato verso la scoperta di nuove specie da inserire
allinterno del mercato produttivo. Un episodio che evidenzia la
continua ricerca e valorizzazione di specie ornamentali durante gli
ultimi anni sicuramente quello dellimportazione di specie esotiche,
che rispetto alle autoctone garantiscono un tocco di originalit per
la loro variegata colorazione, per laspetto tipico
dellinfiorescenza e delle foglie. Queste specie per hanno maggiori
problemi dadattamento alle nostre condizioni ambientali
accompagnati da ingenti costi di produzione, superiori a quelli dei
Paesi dorigine (Tomei P.E., 2002).Lo sfruttamento di specie
autoctone, attraverso la valutazione delle loro potenzialit
ornamentali, e la verifica del loro adattamento alle condizioni
climatiche dellareale di origine, pu risultare una moderna e
funzionale chiave di lettura allinterno del settore produttivo.Il
punto di forza del settore agricolo, infatti, consiste soprattutto
nella capacit dimostrata, in questi ultimi anni, di innovare
conservando, di seguire le dinamiche della domanda e di aumentare
la produttivit e la capacit di creare beni e servizi senza che
questo comporti un distacco radicale dellattivit economica dalle
sue radici territoriali e culturali.Il crescente e generalizzato
aumento della sensibilit per il recupero, la salvaguardia e la
valorizzazione dellambiente senza dubbio una componente molto
importante che spiega facilmente lormai affermato e continuo
rafforzamento del ruolo multifunzionale dellagricoltura. In questo
contesto, oltre allo scopo produttivo tradizionale, vengono
considerati altri fattori fondamentali, quali il disinquinamento
dellaria e dellacqua, la difesa dallerosione, la salvaguardia delle
biodiversit e soprattutto del paesaggio agrario nei suoi risvolti
estetici, culturali, storici e biologici (Serra G. 2000).La
valorizzazione di specie autoctone garantirebbe unimportante azione
di conservazione e tutela dei vari paesaggi rurali, la possibilit
di utilizzare tali specie anche allinterno di aree marginali,
urbane e inoltre contribuirebbe a far ridurre i costi di gestione e
manutenzione (in quanto tali specie presentano una grande
adattabilit alle condizioni climatico-ambientali cui vengono
sottoposte). Non dobbiamo dimenticare anche la possibile
adattabilit di tali specie ad un altro impiego, ovvero al loro
utilizzo come vaso fiorito oppure come fiore reciso allinterno di
composizioni fiorali, che come sappiamo, riveste un ruolo
fondamentale nel mercato florovivaistico italiano.Questa ricerca
vuole ampliare le conoscenze, ancora modeste, relative alle
caratteristiche fenologiche di alcune specie di wildflowers. Esiste
una loro classificazione dal punto di vista botanico, ma altres
molto importante poter conoscere la loro adattabilit alle diverse
condizioni pedo-climatiche per poter facilitare la gestione e la
produzione su larga scala e quindi garantire un immediato
inserimento di tali piante sul mercato nazionale, soprattutto
attraverso la commercializzazione del seme da parte di ditte
specializzate nel settore.Questo studio rientra nel progetto
Produzione e strategie di utilizzo dei Wildflowers per la
valorizzazione estetico paesaggistica e la riqualificazione
ambientale di aree urbane, periurbane e marginali finanziato
dallA.R.S.I.A. (Agenzia Regionale per lo Sviluppo lInnovazione in
Agricoltura della Regione Toscana).CAPITOLO 3 MATERIALI E METODILe
prove sono state condotte presso il Dipartimento di Biologia delle
Piante Agrarie dellUniversit di Pisa nel corso degli anni
2003/2004.Sono state allestite tre parcelle di dimensioni 12 x 2 m
in pieno campo, ciascuna su un diverso tipo di suolo, sulle quali
stata effettuata la semina delle specie di wildflowers prescelte.Il
terreno 1 un terreno di riporto simile a quello utilizzato in
ambiente urbano, con un ridotto contenuto di sostanza organica e di
semi di specie infestanti. Il terreno 2 costituito dal terreno 1
mescolato a sabbia di fiume in modo da variare la tessitura. Il
terreno 3 un terreno che gi stato sottoposto a coltivazione di
specie orticole e floricole.Ciascuna parcella stata suddivisa in 26
parcelle di dimensioni 60 x 90 cm, seminate ciascuna con 200 semi
di ununica specie per verificare la capacit di emergenza e di
sviluppo in pieno campo. Contemporaneamente stata effettuata la
semina anche in cassoni di polietilene riempiti con il terreno 2
per costituire una riserva di seme per lanno seguente.Le analisi
fisico-chimiche dei suoli sono state realizzate presso la sezione
di Chimica del Suolo dellIstituto per lo Studio degli Ecosistemi
del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa (CNR).Sulla frazione
0-2 mm di terreno seccato allaria sono stati determinati tessitura,
pH e capacit di scambio cationico (C.S.C.) secondo i metodi
standard (SISS, 1985). La determinazione del contenuto in carbonio
(C) e azoto (N) stata effettuata per combustione utilizzando un
CHNS Analyzer Carlo Erba NA1500.Il contenuto di zinco (Zn), piombo
(Pb), cromo (Cr), rame (Cu) e nichel (Ni) stato misurato mediante
spettrofotometria ad assorbimento atomico (Perkin Elmer 3030) dopo
digestione nitrico-perclorica dei campioni.La determinazione della
quantit di fosforo assimilabile stata eseguita presso i laboratori
del Centro Interdipartimentale Enrico Avanzi,utilizzando il metodo
Olsen (Gazzetta Ufficiale 21/10/1999), che viene impiegato nel caso
di terreni alcalini, a differenza del metodo Bray adoperato nel
caso di presenza di terreni acidi.Le specie di wildflower impiegate
sono riportate in tabella 1.La prima fase della prova ha previsto
la raccolta dei semi delle diverse specie nei vari areali di
origine dopo che le piante, una volta completato il ciclo
biologico, hanno portato a piena maturazione il seme. Tale
operazione, avvenuta in Toscana durante il periodo compreso tra
luglio e settembre 2003 e la maggior parte dei semi sono stati
raccolti nellarea tra i monti Pisani e la zona litoranea di Pisa e
Livorno, fino a Grosseto, in modo da garantire la massima
adattabilit alle condizioni climatiche delle plantule che hanno
fatto parte della prova. In generale la raccolta avvenuta
allinterno dellambiente urbano e peri-urbano di Pisa e di Livorno
(tra le specie raccolte in questo habitat: Verbascum nigrum,
Verbascum sinuatum, Lavatera punctata), in diverse aree del Comune
di San Giuliano Terme (Campanula medium, Papaver rhoeas, Malva
sylvestris, Linaria vulgaris) e in Garfagnana, valle del fiume
Serchio, situata tra le Alpi Apuane e il crinale Appenninico
(Calamintha nepeta, Salvia verbenaca, Cichorium intybus).Solamente
una specie, Tordylium apulum, stata sottoposta a trattamenti
riguardanti il prolungato periodo di dormienza presso il
Dipartimento di Agronomia e Gestione dellAgroecosistema della
Facolt di Agraria di Pisa. Tutte le specie sono state studiate per
garantire una buona risposta alla germinazione.La seconda fase
stata quella della separazione del seme dalle capsule delle diverse
infiorescenze, attraverso lutilizzo di setacci di diametri
variabili in funzione della dimensione del seme della specie. I
semi sono stati classificati dal punto di vista morfologico
attraverso la determinazione del peso di mille semi e del numero di
semi contenuti in 1 grammo di campione.La semina stata effettuata
direttamente in pieno campo il 4/11/03, ad eslusione di Linaria
vulgaris Miller, che stata seminata il 19/12/03, e di Tordylium
apulum L., seminato il 22/3/04.Il primo dato rilevato in pieno
campo stato quello relativo alla valutazione della percentuale
demergenza delle plantule, determinata attraverso periodiche
osservazioni ed eseguendo il conteggio delle piantine nate. Durante
il periodo compreso tra il 9/12/03 fino al 26/4/04, sono stati
eseguiti sette rilievi. Le parcelle di dimensione 9060 cm sono
state suddivise in tre sub-parcelle di 3060 cm, cos da avere un
numero di repliche sufficienti per lanalisi statistica. stato
possibile determinare sia la % di emergenza delle piantine, sia il
valore della % di mortalit delle stesse ed stata eseguita
unindagine statistica che ha evidenziato le differenze di emergenza
e mortalit tra le diverse specie e le variazioni in relazione al
diverso tipo di terreno.Durante il periodo primaverile-estivo le
specie sono state caratterizzate dal punto di vista fenologico,
valutando, per mezzo di rilievi settimanali, le diverse fasi di
sviluppo delle piantine. Sono state osservate le fasi di
accrescimento, inizio distensione, comparsa boccioli fiorali,
inizio della fioritura e piena fioritura. Durante le fasi di inizio
e piena fioritura stato rilevato il numero di fiori per pianta ed
il grado di sviluppo determinando laltezza e la larghezza massima
calcolata su quattro piante campione.Quando le piante analizzate
hanno raggiunto la fase di piena fioritura, stato calcolato il
valore della biomassa prodotta, tagliando e pesando le piante. Il
peso per ogni pianta stato determinato sia al momento del taglio
(peso fresco), sia dopo un periodo di sette giorni in stufa a 75 C
(peso secco).Tutti i dati relativi alla percentuale di emergenza,
di mortalit ed alla biomassa prodotta sono stati sottoposti ad
analisi della varianza di tipo fattoriale a due vie e le medie sono
state separate con il test della minima differenza significativa (p
= 0,05), utilizzando un software specifico (Statgrafics 6.0).I
valori in percentuale sono stati trasformati in valori angolari e
quindi sottoposti ad analisi statistica di tipo fattoriale. Nelle
tabelle 4, 5, 6 e7 si riportano i valori in percentuale e le
differenze significative secondo il test di Duncan dei valori
angolari.Tabella 1 - Caratteristiche principali delle specie dei
wildflowers impiegate nella prova.SpecieFamigliaNome
volgareEsposizioneCiclo
Calamintha nepeta L.(Savi )LabiataeMentuccia comuneSole,
aridoPerenne
Campanula medium L.CampanulaceaeErba media,
GiuliettaSolePerenne
Campanula rapunculus L..CampanulaceaeCampanula,
RaperonzoloSoleBiennale
Cichorium intybus L..CompositaeCicoria selvaticaSolePerenne
Coleostephus myconis L. Cass.CompositaeMargherita
giallaSoleAnnuale
Daucus carota L..UmbelliferaeCarota selvaticaSole,
aridoPerenne
Dianthus carthusianorum
L..CaryophillaceaeGarofaninoSolePerenne
Echium vulgare L..BoraginaceaeViperina azzurraSole,
aridoBiennale
Eupatorium cannabinum L..CompositaeCanapa acquaticaAmbienti
umidiPerenne
Galium verum L.RubiaceaeCaglio zolfinoSolePerenne
Hypericum perforatum L.GuttiferaeErba di San
GiovanniSolePerenne
Hypochoeris radicata L..CompositaeCostolinaSole,
aridoPerenne
Lavatera punctata All.MalvaceaeMalvone
punteggiatoSoleAnnuale
Linaria vulgaris MillerScrophulariaceaeLinajolaSolePerenne
Linum usitasissimum L.LinaceaeLinoSoleAnnuale
Malva sylvestris L..MalvaceaeMalva selvaticaSole,
ombraPerenne
Matricaria chamomilla L..CompositaeCamomillaSoleAnnuale
Nigella damascena L..RanunculaceaeDamigellaSoleAnnuale
Papaver rhoeas L..PapaveraceaePapaveroSole, aridoAnnuale
Salvia verbenaca L.LabiataeSalvia minoreSole, aridoPerenne
Scabiosa columbaria L.DipsacaceaeVedovina selvaticaSole,Prati
asciuttiPerenne
Senecio erraticus All.CompositaeSenecio dei fossiLuoghi umidi,
ombrosiBiennale
Silene alba MillerCaryophyllaceaeSilene biancaSoleBiennale
Tordylium apulum L..UmbelliferaeOmbrelliniSole, aridoAnnuale
Verbascum nigrum L.ScrophulariaceaeVerbasco neroSolePerenne
Verbascum sinuatum L..ScrophulariaceaeVerbasco
sinuosoSoleBiennale
CAPITOLO 4 RISULTATI E DISCUSSIONE4.1 Caratteristiche
chimico-fisiche dei terreniIdati relativi alle caratteristiche dei
suoli sono riportati in tabella 2.In base alle analisi
granulometriche il terreno 1 (che verr di seguito indicato come
terreno di riporto) viene definito sabbio-limoso ed il terreno 2
sabbioso. Il terreno 3 mostra una tessitura simile al terreno 1, ma
per lalto contenuto di sostanza organica verr indicato come terreno
ortivo.Le misure di pH indicano che il terreno di riporto e lortivo
risultano subalcalini, mentre il terreno sabbioso rientra nella
classe degli alcalini.Con il nome di cationi scambiabili vengono
comunemente indicati tutti quei cationi che possono essere
sostituiti sottoponendo un campione di terreno, per tempi piuttosto
brevi e comunque dellordine di qualche ora, allazione di una
soluzione salina. Non fanno parte dei cationi scambiabili,
pertanto, i cationi provenienti dalla dissociazione di sali
presenti nel terreno in forma solubile (nitrati, cloruri, solfati,
carbonati). Il terreno ortivo, dotato di un maggior contenuto di
sostanza organica, presenta una pi alta capacit di scambio
cationico rispetto agli altri due terreni, che hanno valori di
C.S.C. molto vicini tra loro.IIcontenuto di carbonio e di azoto
varia sensibilmente nei tre tipi diterreno, raggiungendo i valori
pi elevati nel terreno ortivo, mentre ilrapporto tra questi due
elementi si mantiene sullo stesso valore. Ingenerale si tratta di
un valore di C/N piuttosto basso che indica lapresenza di sostanza
organica ben umificata.Il contenuto di fosforo assimilabile
nettamente pi elevato nel terreno ortivo e al di sopra del valore
medio che si riscontra nei suoli italiani, generalmente compreso
tra 0,02 e 0,08%.La concentrazione degli elementi in traccia (Pb,
Zn, Cu, Cr, Ni) presenta valori caratteristici dei suoli della
provincia di Pisa.I dati relativi alle caratteristiche dei suoli
sono riportati in tabella 2.Tabella 2 - Caratteristiche
chimico-fisiche dei tre terreni sui quali sono state effettuate le
prove.TerrenoTerrenoTerreno
di riporto17,8sabbioso8,1ortivo
Argilla%14,1
Limo%24,16,221,1
Sabbia%58,185,764,8
pHHO 28,18,67,5
C.S.C.%10,29,919,4
C organico%0,50,22,9
N%0,050,020,2
C/N10,412,311,5
P-1 mg Kg15,616110,1
Zn-1 mg Kg47,528,7155
Pb-1 mg Kg42,53078,7
Cr-1 mg Kg3522,533,7
Ni-1 mg Kg61,246,250
Cu-1 mg Kg32,518,776,2
4.2 Caratterizzazione morfologica delle sementiPer quanto
riguarda la struttura e le caratteristiche delle sementi importante
indicare che le specie di wildflowers che rientrano nella prova
hanno dimostrato effettive, in alcuni casi marcate, differenze
morfologiche. Come si pu osservare nella tabella 3, solamente in
alcune specie appartenenti alla stessa famiglia si notano
caratteristiche morfologiche del seme molto simili. Un esempio
quello delle Malvaceae: Lavatera punctata e Malva sylvestris
presentano un seme di forma rotonda e di superficie piuttosto
ruvida e scabra con caratteristiche della struttura morfologica
molto simili.Altre specie appartenenti alla stessa famiglia
presentano, viceversa, caratteristiche morfologiche molto
variabili. Ovviamente questa teoria viene confermata se facciamo
riferimento a famiglie molto numerose come le Compositae,
comprendente circa 15.000 specie. Osservando le caratteristiche
morfologiche dei semi delle Compositae che rientrano nella prova,
si nota che alcune specie sono molto simili tra di loro, come ad
esempio Eupatorium cannabinum e Senecio erraticus, Hypochoeris
radicata e Cichorium intybus. Se ci riferiamo alla biologia
fiorale, Cichorium intybus e Hypochoeris radicata presentano una
struttura molto simile del fiore.Per quanto riguarda la differenza
nelle dimensioni e nel peso delle specie che presentano il seme pi
piccolo, si distingue dalle altre Campanula rapunculus, in cui il
peso di mille semi raggiunge appena i 13 mg, ma anche Papaver
rhoeas e Matricaria chamomilla, che presentano un peso di mille
semi inferiore a 100 mg.Lavatera punctata e Malva sylvestris
presentano semi molto grossi come Salvia verbenaca. Caratteristico
risulta il seme della salvia, che presenta una forma sferica con
superfice molto liscia ed un colore marrone scuro e che una volta
maturo si distingue allinterno delle capsule fiorali. La dimensione
pi elevata del seme si pu osservare nel Tordyliumapulum, che
presenta semi appiattiti bianchi circolari, contornati da un
aureola ruvida e di colore giallognolo. La struttura ricorda quella
del Ceroplatus japonicus, piccolo insetto che si fissa sulle foglie
e sui germogli di diverse piante, specialmente lalloro,
succhiandone la linfa.Le differenze tra le diverse specie sono
state osservate anche durante la pulizia dei semi: alcune specie,
completato il ciclo biologico, portano a maturazione il seme
allinterno di capsule che, attraverso lazione del vento, si
svuotano. Molto caratteristiche sono le capsule del papavero e
quelle del garofanino che si aprono nella loro parte terminale. Nel
caso del lino la struttura delle capsule interamente chiusa
garantisce anc he un effetto sonoro sotto lazione del vento facendo
pensare a piccoli campanellini. Molte specie, come quelle
appartenenti alla famiglia delle Cariophyllaceae oppure alle
Compositae, presentano una maturazione terminale del seme
allinterno di acheni o capsule vegetali che, attraverso piccole
azioni abrasive, si rompono e liberano il seme.Tabella 3
Caratteristiche morfologiche dei semi delle specie che rientrano
nella prova.SpecieFamigliaPeso di 1000 semi (mg)Numero di semi/ g
di campione
Calamintha nepetaLabiatae1506.667
Campanula mediumCampanulaceae176,75.659
Campanula rapunculusCampanulaceae13,375.188
Cichorium intybusCompositae856,71.167
Coleostephus myconisCompositae236,74.225
Daucus carotaUmbelliferae5801.724
Dianthus carthusianorumCaryophillaceae996,71.003
Echium vulgareBoraginaceae2.183,3458
Eupatorium cannabinumCompositae153,36.523
Galium verumRubiaceae3602.778
Hypericum perforatumGuttiferae113,38.826
Hypochoeris radicataCompositae627,71.596
Lavatera punctataMalvaceae2.260442
Linaria vulgarisScrophulariaceae1606.250
Linum usitatissimumLinaceae7.090141
Malva sylvestrisMalvaceae2.063485
Matricaria chamomillaCompositae8012.500
Nigella damascenaRanunculaceae1.883531
Papaver rhoeasPapaveraceae83,312.005
Salvia verbenacaLabiatae2.580388
Scabiosa columbariaDipsacaceae1.526,7655
Senecio erraticusCompositae146,76.816
Silene albaCaryophillaceae796,71.255
Tordilium ApulumUmbelliferae3.150317
Verbascum nigrumScrophulariaceae1337.519
Verbascum sinuatumScrophulariaceae143,36.978
4.3 Andamento dellemergenza nelle diverse specieUn dato molto
significativo, che esprime la diversa adattabilit alle condizioni
pedo climatiche delle varie specie di wildflowers studiate, risulta
quello relativo allemergenza delle plantule. Tale parametro indica
la percentuale di piantine emerse, che sono cio riuscite ad
attraversare lo strato superficiale di terreno, sviluppandosi in
superficie durante tutta la durata della prova. I dati,
inizialmente espressi in valori percentuale, successivamente sono
stati trasformati in valori angolari e quindi sottoposti ad analisi
statistica di tipo fattoriale. Nelle tabelle 4,5 e 6 si riportano i
valori in percentuale e le differenze significative, secondo il
test di Duncan, dei valori angolari.Le 26 specie sono state
suddivise in tre gruppi in base ai valori di emergenza osservati: 1
gruppo, specie a bassa capacit di emergenza (valori compresi tra lo
0 e il 15%); 2 gruppo, specie a media capacit (valori compresi tra
il 15 e il 30%); 3 gruppo, specie ad elevata capacit (valori
maggiori del 30%).Analizzando i dati relativi alle specie a bassa
capacit di emergenza (tabella 4), si pu osservare che Hypericum
perforatum e Tordylium apulum, presentano i valori pi bassi di
emergenza riscontrati nellintera prova. LHypericum si distingue
dalle altre specie, in quanto ha presentato valori ridotti in tutti
e tre i tipi di terreni, raggiungendo il suo valore massimo in
quello argilloso.Alcune specie mostrano bassi valori di emergenza
solo in un tipo di terreno, mostrando invece alti valori negli
altri tipi di terreno. Questo comportamento, dal nostro punto di
vista, risulta un dato molto importante, in quanto permette di
ipotizzare una relazione tra le caratteristiche del terreno e
lemergenza. Ad esempio, Tordylium apulum e Papaver rhoeas mostrano
basse percentuali di emergenza nel terreno di riporto, mentre nel
caso di Lavatera punctata i valori pi bassi si evidenziano nel
terreno sabbioso.In tabella 5 sono indicate le specie che
presentano valori medi di emergenza e che quindi garantiscono una
buona adattabilit a tutti e tre i tipi di terreni. Specie come
Cichorium intybus, Dianthus carthusianorum, Eupatorium cannabinum,
Galium verum e Malva sylvestris mostrano risultati che non si
discostano molto dalle specie che hanno ottenuto valori pi alti.
Calamintha nepeta non ha avuto una buona emergenza su terreno di
riporto e sabbioso, Campanula rapunculus su terreno sabbioso e
Nigella damascena su terreno ortivo. Questultimo dato senza dubbio
il pi interessante in quanto dimostra che alcune piante prediligono
una minor concentrazione di sostanza organica e quindi, da questo
punto di vista, presenterebbero un facile impiego in terreni urbani
di riporto.Infine, considerando le specie ad alta percentuale di
emergenza (tabella 6) si pu osservare che la Matricaria chamomilla
risulta la specie a pi alto livello di emergenza, che sul terreno
ortivo ha raggiunto addirittura il 98%. importante distinguere
dalle altre anche il Linum usitatissimum, la Salvia verbenaca e la
Linaria vulgaris anchesse con percentuali di emergenza
elevate.Tabella 4 Emergenza massima (%) in specie a bassa capacit
germinativa nei tre diversi tipi di terreno. I valori
contrassegnati da lettere diverse risultano statisticamente
differenti per P= 0.05.SpecieEchium vulgare Hypericum perforatum
Lavatera punctata Papaver rhoeas Tordylium apulum
Di riporto2 C1,5 CD1 DE1,5 C1 DE
Terreno Sabbioso8,5 AB 0 E2,5 C6 AB 4,5 BC
Ortivo6 ABC0 E8,5 A7 AB3 BCTabella 5 Emergenza massima (%) in
specie a media capacit germinativa in tre diversi tipi di terreno.
I valori contrassegnati da lettere diverse risultano
statisticamente differenti per P= 0.05.SpecieCalamintha nepeta
Campanula medium Campanula rapunculus Cichorium intybus
Coleostephus myconis Dianthus carthusianorum Eupatorium cannabinum
Galium verum Malva sylvestris Nigella damascena Scabiosa columbaria
Senecio erraticus Verbascum nigrum Verbascum sinuatum
Di riportoTerreno SabbiosoOrtivo
6 C3,5 CD20,5 BC
14 BCD9 C19 BC
9,5 BCD5 E15 BCD
18 BC30 AB18,5 BC
9,5 CD9 C7,5 C
30 AB27,5 AB11 BCD
43,5 A20 BC20,5 BCD
18 BC13 BCD21 BC
18,5 BC23,5 BC17 BC
8 C17,5 BC7 C
12 CD13,5 BCD6 C
10 C13,5 BCD14 BC
8 C8 C11,5 BCD
9 C9 C10 CD
Tabella 6 Emergenza massima (%) in specie ad alta capacit
germinativa in tre diversi tipi di terreno. I valori contrassegnati
da lettere diverse risultano statisticamente differenti per P=
0.05.
SpecieDaucus carota Hypochoeris radicata Linaria vulgaris Linum
usitatissimum Matricaria chamomilla Salvia verbenaca Silene
alba
TerrenoArgillosoSabbiosoOrtivo
49 BC51,5 BC26 BC
23 C27,5 BC41 BC
74 AB36,5 BC27 BC
59,5 BC61 AB57,5 BC
80 AB72 AB98 A
65,5 AB64 ABC71,5 BC
32 BC55,5 BC39,5 BC
Dallanalisi dellandamento dellemergenza delle singole specie nei
diversi terreni (Figure 1-9) possiamo distinguere le specie che
sono emerse con una modalit contemporanea, da quelle che sono
rimaste latenti per un lungo periodo e sono emerse scalarmente.
Infatti, specie come Matricaria chamomilla, Linum usitatissimum e
Coleostephus myconis hanno raggiunto in brevissimo tempo il loro
valore massimo, mantenendolo durante quasi tutto il ciclo.Altre
specie, come Campanula rapunculus, Daucus carota, Dianthus
carthusianorum e Papaver rhoeas, hanno invece garantito un buon
livello di emergenza, ottenuto per attraverso una crescita scalare
nel tempo, manifestatasi anche durante le fasi fenologiche
successive di accrescimento e distensione cellulare.Eupatorium
cannabinum, Galium verum, Verbascum nigrum e Verbascum sinuatum
hanno mostrato uno sviluppo stentato nei primi mesi del ciclo
biologico ed il valore massimo di emergenza stato raggiunto a molti
giorni di distanza dalla semina. Questo comportamento pu essere
dovuto a cause diverse, quali il lungo periodo di dormienza dei
semi, la non adattabilit alle condizioni pedologiche, landamento
climatico sfavorevole che dimostrano la difficile domesticazione di
queste specie. I valori di emergenza quindi indicano quali specie
si sono adattate maggiormente a determinate condizioni, sia
pedologiche che ambientali.Calamintha nepeta
25,0 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0
Terreno di riporto " "*~ Terreno sabbioso Terreno ortivoGiorni
dalla seminaCampanula medium
20,015,010,05,00,0
//
* - -A
Terreno di riporto - ^- Terreno sabbioso BTerreno ortivoGiorni
dalla seminaCampanula rapunculus
20,015,010,05,00,0
r'_ _ _ ^~
Terreno di riporto "A- Terreno sabbioso Terreno ortivoGiorni
dalla seminaFigura 1: Andamento dellemergenza nelle diverse
specie.
Cichorium intybus
35,0 30,0 25,0 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0
Terreno di riporto - *- Terreno sabbioso HTerreno ortivoGiorni
dalla seminaColeostephus myconis
10,0 8,0 6,0 4,0 2,0 0,0
l- X-i - t-1
Terreno di riporto *~ Terreno sabbioso Terreno ortivoGiorni
dalla seminaDaucus carota
60,0 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0
Terreno di riporto - a- Terreno sabbioso Terreno ortivoGiorni
dalla seminaFigura 2: Andamento dellemergenza nelle diverse
specie.
Dianthus carthusianorum
35,0 30,0 25,0 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0
Terreno di riporto "A- Terreno sabbioso Terreno ortivoGiorni
dalla seminaEchium vulgare
10,0 8,0 6,0 4,0 2,0 0,0
Terreno di riporto a- Terreno sabbioso Terreno ortivoGiorni
dalla semina
50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0
Eupatorium cannabinum
Terreno di riporto a- Terreno sabbioso Terreno ortivoGiorni
dalla seminaFigura 3: Andamento dellemergenza nelle diverse
specie.
Galium verum - A - *25,0 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0
^rzr
Terreno di riporto Terreno sabbioso Terreno ortivoGiorni dalla
seminaHypochoeris radicata
50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0
t
Terreno di riporto Terreno sabbioso Terreno ortivoGiorni dalla
seminaLavatera punctata
10,0 8,0 6,0 4,0 2,0 0,0
Terreno di riporto Terreno sabbioso Terreno ortivoGiorni dalla
seminaFigura 4: Andamento dellemergenza nelle diverse specie.
Linaria vulgaris
80,0 70,0 60,0 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0
Terreno di riporto Terreno sabbioso Terreno ortivoGiorni dalla
seminaLinum usitatissimum
70,0 60,0 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0
fc^fc
Terreno di riporto"Terreno sabbioso
'Terreno ortivoGiorni dalla seminaMalva sylvestris 20,0 "f 1 1 1
1 1 1 15,0" j/i^* 10,0" T 5,0 " * i i i i i i i i
Terreno di riporto"Terreno sabbioso
'Terreno ortivoGiorni dalla seminaFigura 5: Andamento
dellemergenza nelle diverse specie.
Matricaria chamomilla
100,0 80,0 60,0 40,0 20,0 0,0
Terreno di riporto""Terreno sabbioso
"Terreno ortivoGiorni dalla seminaNigella damascena
20,015,010,05,00,0
#
Terreno di riporto ^" Terreno sabbioso
"Terreno ortivoGiorni dalla seminaPapaver rhoeas
8,0 6,0 4,0 2,0 0,0
I
- - -.
Terreno di riporto " ^ Terreno sabbioso "Terreno ortivoGiorni
dalla seminaFigura 6: Andamento dellemergenza nelle diverse
specie.
Salvia verbenaca
80,0 70,0 60,0 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0
* - A
.1 - 1A
Terreno di riporto A- Terreno sabbioso 1Terreno ortivoGiorni
dalla seminaScabiosa columbaria15,0 1 10,0 "^ 7 H ^~i i i i i i
i
^^Terreno di riporto "" ^" Terreno sabbioso * 'Terreno
ortivoGiorni dalla seminaSenecio erraticus
20,015,010,05,00,0
^^Terreno di riporto *" Terreno sabbioso ^ 'Terreno ortivoGorni
dalla seminaFigura 7: Andamento dellemergenza nelle diverse
specie.
Silene alba
60,0 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0
Terreno di riporto Terreno sabbioso Terreno ortivoGiorni dalla
seminaVerbascum nigrum
14,0 12,0 10,0 8,0 6,0 4,0 2,0 0,0
Terreno di riporto" * Terreno sabbioso
'Terreno ortivoGiorni dalla seminaVerbascum sinuatum
12,0 10,0 8,0 6,0 4,0 2,0 0,0
Terreno di riportoTerreno sabbioso
"Terreno ortivoGiorni dalla seminaFigura 8: Andamento
dellemergenza nelle diverse specie.
Tordylium apulum
5,0 4,0 3,0 2,0 1,0 0,0
Terreno di riporto Terreno sabbioso Terreno ortivoGiorni dalla
seminaFigura 9: Andamento dellemergenza nelle diverse specie.
4.4 Andamento delle mortalit nelle diverse specieIn Tabella 7
sono riportati i valori della percentuale di mortalit che indicano
il numero di piante, inizialmente emerse, che non si sono adattate
a quel determinato microclima cui sono state sottoposte.Per alcune
specie si manifestata una mortalit quasi totale, come nel caso di
Echium vulgare, di Lavatera punctata e di Malva sylvetris. Infatti,
anche se per queste specie il valore dellindice in tabella risulta
tra i pi bassi, esse hanno mostrato anche un valore piuttosto
ridotto della percentuale di emergenza.Facendo riferimento al
valore di emergenza possiamo analizzare il valore massimo di
mortalit di Hypochoeris radicata e stabilire che rientra quasi nei
valori di normalit: questa specie, infatti, ha mostrato alti valori
di percentuale di emergenza.Altre specie, come Tordylium apulum e
soprattutto Hypericum perforatum, che si distinguono per una
percentuale di mortalit pi bassa, hanno presentato un livello di
emergenza pressoch nullo.Possiamo infine sottolineare il valore
elevato di Matricaria chamomilla, che risulta, facendo riferimento
allintero ciclo fenologico, la specie che ha presentato la
percentuale di emergenza pi alta.Infine, linfluenza del tipo di
terreno sulla mortalit delle diverse specie un dato rilevante solo
nel caso del terreno ortivo. Tale effetto potrebbe essere dovuto al
maggior contenuto di sostanza organica che influenza negativamente
lo sviluppo di molte specie spontanee.Tabella 7 Valori del tasso di
mortalit (%) osservato nelle diverse specie durante il periodo
compreso tra linizio dellemergenza e la fase di pieno attecchimento
delle piantine. I valori riportati rappresentano leffetto medio
delle specie indipendentemente dal tipo di terreno. I valori
contrassegnati da lettere diverse risultano statisticamente
differenti per P= 0.05.SpecieMortalit (%)
Hypochoeris radicata24,8 A
Linaria vulgaris21,7 A
Daucus carota21,5 A
Malva sylvestris18,7 A
Silene alba17,2 AB
Cichorium intybus15,3 ABC
Campanula medium11,7 BC
Senecio erraticus10,8 BC
Salvia verbenaca10,8 BC
Linum usitatissimum10,7 BC
Calamintha nepeta10,3 CD
Scabiosa columbaria9,8 CD
Galium verum8 CD
Campanula rapunculus7 D
Coleostephus myconis6,2 D
Echium vulgare6 DE
Verbascum nigrum5,5 DE
Lavatera punctata5,2 DE
Dianthus carthusianorum5 DE
Nigella damascena4,5 DE
Verbascum sinuatum4,5 DEF
Papaver rhoeas1,7 EFG
Eupatorium cannabinum1,2 FG
Tordylium Apulum0,3 G
Hypericum perforatum0 G
Matricaria chamomilla0 G
Effetto medio terreno
Di riporto 11,9 BSabbioso 14,9 ABOrtivo16,3 A4.5 Valori di
biomassa prodottaNelle tabelle 8, 9 e 10 sono riportati i valori di
biomassa espressa come peso della sostanza fresca e della sostanza
secca prodotta da 17 specie una volta completato il ciclo
biologico.I valori ottenuti, diversamente da quanto visto per
lemergenza, sono difficilmente interpretabili, ovvero risulta
difficile poter dividere le 17 specie in tre gruppi in funzione
della maggiore o minore quantit di biomassa prodotta. Si evidenzia
nettamente per ogni specie che il dato ottenuto dipende fortemente
dal tipo di terreno impiegato.Dai dati riportati in tabella 8 si
osserva che alcune specie hanno fatto registrare valori molto alti
in tutti e tre i tipi di terreno. Le piante che hanno prodotto pi
biomassa sono: Matricaria chamomilla, Papaver rhoeas e Daucus
carota. Altre specie come Linum usitatissimum, Coleostephus
myconis, Cichorium intybus e Verbascum sinuatum hanno mostrato alti
valori, se pur non in tutti i terreni.I valori molto alti di
biomassa prodotta sono indice di colture ben sviluppate e quindi
ben adattate alle condizioni pedo-climatiche in cui sono state
allevate. Questultimo aspetto, comunque, non deve essere inteso
come un parametro prettamente positivo; lutilizzazione dei
wildflowers avviene principalmente in ambienti urbani e marginali
dove spesso sono molto ricercate specie che non comportino un
ingombro estetico eccessivo. La loro distribuzione attraverso
miscugli di semi ci fa pensare allaspetto importante della
competitivit nei confronti delle altre specie; non possiamo,
quindi, adottare variet che presentino un eccessivo effetto
dominanza, che spesso determina la scomparsa delle altre piante
presenti.Piante che producono molta biomassa, inoltre, possono
presentare problemi nel caso di impianti auto-sostenibili.Infine,
le specie che hanno presentato i valori pi bassi di biomassa
prodotta sono: Calamintha nepeta, Campanula rapunculus,
Nigelladamascena e Verbascum nigrum. Nel caso di Calamintha nepeta
la biomassa prodotta su terreno ortivo maggiore rispetto a quella
prodotta sugli altri due terreni.In considerazione del fatto che
per tre specie non stato possibile ricavare dati della biomassa
prodotta e non potendo analizzare i dati secondo lo schema
fattoriale, in tabella 10 vengono riportati i dati delle tre
specie, rilevati sui terreni dove le stesse specie hanno concluso
il ciclo biologico arrivando alla fioritura.Tabella 8 Peso fresco
prodotto (Kg/m) da diciassette specie in trediversi tipi di
terreno. I valori contrassegnati da lettere diverse risultano
statisticamente differenti per P= 0.05.SpecieCalamintha nepeta
Campanula rapunculus Cichorium intybus Coleostephus myconis Daucus
carota Dianthus carthusianorum Hypochoeris radicata Linum
usitatissimum Matricaria chamomilla Nigella damascena Papaver
rhoeas Salvia verbenaca Scabiosa columbaria Senecio erraticus
Silene alba Verbascum nigrum Verbascum sinuatum
Di riportoTerrenoSabbiosoOrtivo
0,06 G0,03 G1,29 FG
0,05 G0,08 G0,58 G
3,88 EF2,05 EFG8,24 BC
9,26 B4,81 DE7,01 BCD
8,63 B8,82 B15A
1,14 FG0,96 FG0,36 G
3,62 EF3,26 EF5,72 CD
1,71 FG1,17 FG4,3 DEF
11,23 B9,66 B17,95 A
0,11 G0,04 G1,26 FG
1,69 FG13,93 AB15,28 A
1,77 FG1,37 FG4,42 DEF
1,19 FG0,73 FG3,94 EF
2,80 EFG5,1 D3,98 EF
4,5 DEF4,47 DEF3,62 EF
0,91 FG0,72 FG0,34 G
2,63 EFG5,33 CDE4,92 DE
Tabella 9 Peso secco prodotto (g/m) da diciassette specie in tre
diversi tipi di terreno. I valori contrassegnati da lettere diverse
risultano statisticamente differenti per P= 0.05.SpecieCalamintha
nepeta Campanula rapunculus Cichorium intybus Coleostephus myconis
Daucus carota Dianthus carthusianorum Hypochoeris radicata Linum
usitatissimum Matricaria chamomilla Nigella damascena Papaver
rhoeas Salvia verbenaca Scabiosa columbaria Senecio erraticus
Silene alba Verbascum nigrum Verbascum sinuatum
Di riportoTerrenoSabbiosoOrtivo
18,6 F10,4 F386,4 E
12,4 F17 F134,7 E
839,3 DE442 E1780 C
1408,7 CD731,5 E1077,3 D
2390 B2440 B4105 A
167,6 E141,7 E54,1 F
443 E403,5 E651 E
422,8 E294,5 E1048 D
1736 C1487 C2353 B
28,1 F8,8 F332 E
243,2 E1705 C1803 C
270,7 E239,8 E630 E
231,3 E142,5 E760 E
707,9 E1289,6 D1076 DE
922,1 DE904,7 DE586 E
171,8 E148,9 E63,5 F
900 DE1825 C1683 C
Tabella 10 Biomassa prodotta da tre specie in due diversi tipi
di terreno. I valori contrassegnati da lettere diverse risultano
statisticamente differenti per P= 0.05.Sabbioso Ortivo Di riporto
Ortivo Di riporto OrtivoSpecieLavatera punctata Malva sylvestris
Tordylium apulum
Terreno peso fresco Peso seccoKg/m2g/m5,3 B 2,1 C954.8B386,5
C0,1 D 7,7 A 0,1 D 2,1 C11,2 D1382,3 A10,7 D383.9C4.5
Caratterizzazione fenologica delle specie studiateNella figura 10
riportato landamento della fase di fioritura, osservata in 20
specie studiate dal punto di vista fenologico. I valori delle
fioriture scalari sono indicati in giorni e si riferiscono
allintervallo compreso tra la data di inizio fioritura e il
raggiungimento della piena fioritura. E evidente la scalarit della
fase di fioritura e lalternarsi di varie colorazioni, che
garantirebbero un effetto estetico veramente notevole se tali
specie venissero impiegate, tutte insieme, allinterno di un
qualsiasi spazio verde. Oltre ai colori, anche i diversi tipi
dinfiorescenze e le diverse forme, dovute allappartenenza a
famiglie botaniche differenti, contribuiscono al risultato estetico
finale.Un dato importante che si evince dalla figura 10 la
differenza tra le varie specie in termini di tempestivit di
raggiungimento dellepoca di fioritura, che quindi ci consente di
poter distinguere, in funzione delle nostre esigenze, le specie pi
precoci oppure quelle pi tardive.Il miscuglio di semi delle specie
studiate, impiegato ad esempio allinterno di unaiuola
spartitraffico, fornirebbe una copertura vegetale fiorita della
durata di 160 giorni; limitatamente al raggiungimento della piena
fioritura, le date di fine fioritura non sono state studiate e per
molte specie sono piuttosto dilazionate nel tempo.Il nostro lavoro
si conclude proponendo una semplice caratterizzazione fenologica
dei wildflowers che rientrano nella prova. Attraverso la
realizzazione di venti schede (da pag.63 apag.82) stato possibile
elencare i principali parametri biologici che hanno accompagnato il
raggiungimento dello sviluppo di queste specie. Infatti non sono
stati osservati, durante lo sviluppo, gli aspetti fenologici di
Campanula medium , Echium vulgare, Eupatorium cannabinum, Galium
verum, Hypericum perforatum e Linaria vulgaris in quanto hanno
mostrato fioriture poco rilevanti ai fini della prova.Le fasi che
sono state evidenziate sono principalmente: semina, emergenza,
durata della fase di accrescimento, inizio della fase di
distensione, comparsa dei boccioli fiorali, inizio della fioritura
e piena fioritura. importante sottolineare che la semina stata
considerata come data di riferimento, cio come giorno zero, al
quale abbiamo riferito poi tutte le altre fasi, che quindi sono
indicate in giorni dalla semina.Durante lo sviluppo stato rilevato
laccrescimento massimo che per tutte le specie avvenuto al momento
della fioritura, calcolando in questa data il valore di altezza e
larghezza massima delle piantine. Al momento della fioritura
abbiamo inoltre rilevato il numero di fiori sia ad inizio fioritura
che in piena fioritura: in alcune schede (Matricaria chamomilla,
Verbascum sinuatum, Tordylium apulum) si trovano due parametri, cio
il numero di infiorescenze per pianta ed il numero di fiori per
infiorescenza.Altri parametri interessanti sono stati rilevati
durante la prova per alcune specie che hanno mostrato comportamenti
particolari, come ad esempio la scarsa resistenza mostrata nei
confronti dellazione del vento (Linum usitatissimum e Matricaria
chamomilla), oppure la forte infestazione sulla pianta da parte di
afidi (Matricaria chamomilla). Per alcune piante stata infine
osservata la durata della presenza del fiore calcolata in giorni
(Papaver rhoeas).Fioriture scalari(0= 3 maggio)
Senecio erraticusVerbascum sinuatumDaucus carotaLavatera
punctataCalamintha nepetaDianthus carthusianorumScabiosa
columbariaCichorium intybusTordylium ApulumHypochoeris
radicataCampanula rapunculusMalva sylvestrisVerbascum nigrumNigella
damascenaColeostephus myconisSalvia verbenacaSilene albaPapaver
rhoeasMatricaria chamomillaLinum usitatissimum0
10
20
30
40
50
60
70
80Figura 10: andamento della scalarit delle fioriture osservato
nei confronti di venti specie che rientrano nella prova.Calamintha
nepeta
Caratteristiche osservate durante lo sviluppoTerreno di
riportoTerreno sabbiosoTerreno ortivo
Semina4/11/034/11/034/11/03
Emergenza (gg. dalla semina)353535
Inizio distensione (gg.)227224206
Durata fase accrescimento (gg.)203199181
Inizio fioritura (gg.)238234216
Numero di infior./pianta a inizio fioritura312
Colore del fiorebiancobiancobianco
Altezza massima (cm)391857
Larghezza massima (cm)251731
Piena fioritura (gg.)250244229
Numero di infior./pianta in piena fioritura639
Campanula rapunculus
Caratteristiche osservate durante lo sviluppoTerreno di
riportoTerreno sabbiosoTerreno ortivo
Semina4/11/034/11/034/11/03
Emergenza (gg. dalla semina)454545
Inizio distensione (gg.)198196195
Durata fase di accrescimento (gg.)179170164
Comparsa boccioli fiorali (gg.)215209200
Inizio della fioritura (gg.)224215209
Numero di fiori/pianta a inizio fioritura424,5
Colore del fiorerosarosarosa
Altezza massima (cm)48,550,7589
Larghezza massima (cm)11,7530,516,5
Piena fioritura (gg.)233225216
Numero di fiori/pianta in piena fioritura1315,2521,75
64Cichorium intybus
Caratteristiche osservate durante lo sviluppoTerreno di
riportoTerreno sabbiosoTerreno ortivo
Semina4/11/034/11/034/11/03
Emergenza (gg. dalla semina)161614
Inizio distensione stelo fiorale (gg.)174174172
Durata fase accrescimento (gg.)213212215
Comparsa bocciolo fiorale (gg.)219219219
Inizio della fioritura (gg.)229228229
Numero di fiori/pianta a inizio fioritura213
Colore del fioreazzurroazzurroazzurro
Altezza massima (cm)12587166
Larghezza massima (cm)9173118
Piena fioritura (gg.)234234233
Numero di fiori/pianta in piena fioritura181124
Coleostephus myconis
Caratteristiche osservate durante lo sviluppoTerreno di
riportoTerreno sabbiosoTerreno ortivo
Semina4/11/034/11/034/11/03
Emergenza (gg. dalla semina)161616
Durata fase accrescimento (gg.)193186186
Comparsa boccioli fiorali (gg.)202197202
Inizio fioritura209202207
Numero di fiori/pianta a inizio fioritura647
Colore del fioregiallogiallogiallo
Altezza massima (cm)9269104
Larghezza massima (cm)966975
Piena fioritura219217219
Numero di fiori/pianta a piena fioritura502649
Daucus carota
Caratteristiche di Daucus carota osservate durante lo
sviluppoTerreno di riportoTerreno sabbiosoTerreno ortivo
Semina4/11/034/11/034/11/03
Emergenza (gg. dalla semina)292921
Inizio distensione stelo fiorale (gg.)208208208
Durata della fase accrescimento (gg.)213202213
Comparsa bocciolo fiorale (gg.)224224224
Inizio della fioritura (gg.)242231234
Numero di fiori/pianta a inizio fioritura111
Colore del fiorebiancobiancobianco
Altezza massima (cm)146116119
Larghezza massima (cm)55108104
Piena fioritura (gg.)251247247
Numero di fiori/pianta in piena fioritura131419
Dianthus carthusianorum
Caratteristiche osservate durante lo sviluppoTerreno di
riportoTerreno sabbiosoTerreno ortivo
Semina4/11/034/11/034/11/03
Emergenza (gg. dalla semina)292929
Inizio distensione stelo fiorale (gg.)197197197
Durata fase accrescimento (gg.)196196198
Comparsa bocciolo fiorale (gg.)218224227
Inizio della fioritura (gg.)225225228
Numero di fiori/pianta a inizio fioritura211
Colore del fioreviolaviolaviola
Altezza massima (cm)333444
Larghezza massima (cm)292443
Piena fioritura (gg.)235235239
Numero di fiori/pianta in piena fioritura557
Hypochoeris radicata
Comparsa boccioli fioraliPiena fiorituraInizio
fiorituraCaratteristiche osservate durante lo sviluppoTerreno di
riportoTerreno sabbiosoTerreno ortivo
Semina4/11/034/11/034/11/03
Emergenza (gg. dalla semina)999
Inizio distensione stelo fiorale (gg.)202202209
Durata fase accrescimento (gg.)207207218
Comparsa bocciolo fiorale (gg.)203204215
Inizio fioritura (gg.)216216227
Numero di fiori/pianta a inizio fioritura111
Colore del fioregiallogiallogiallo
Altezza massima (cm)807892
Larghezza massima (cm)364845
Piena fioritura (gg.)228227235
Numero di fiori/pianta in piena fioritura996
Lavatera punctata
Caratteristiche osservate nelle varie fasi di sviluppoTerreno di
riportoTerreno sabbiosoTerreno ortivo
Semina4/11/034/11/034/11/03
Emergenza (gg. dalla semina)161616
Inizio distens