Top Banner
La fondazione e le rifondazioni nel corso dei secoli della città dell’Aquila costituisco- no un esempio significativo dello stretto e inestricabile rapporto tra gli effetti dei ter- remoti e la forma urbana e architettonica di molti centri della regione Abruzzo, carat- terizzata da una notevole sismicità. La struttura urbana e la compagine edilizia dell’Aquila sulle quali si è abbattuto il ter- remoto del 2009, rappresentano una città che già dalle prime fasi della sua straordi- naria fondazione ha costruito e ricostruito se stessa secondo una dolorosa cadenza di movimenti tellurici distruttivi 1 ; tra i principali si annoverano quelli del 1315, 1349 e 1461. Dopo oltre due secoli, il terribile sisma che la investì nei primi mesi del 1703 mi- se in atto un’imponente opera di sostituzione edilizia, la quale modificò sostanzial- mente i rapporti dimensionali e morfologici di tutti gli invasi spaziali, nonché i nodi e gli assi urbani principali. Anche a iniziare dal configurarsi dell’Italia unitaria, la storia della regione Abruzzo e più in generale dell’intero Paese appare scandita dal ripetersi di calamità naturali de- vastanti che, pur connotandosi come drammatiche tragedie nazionali 2 , hanno deter- minato la fondazione o rifondazione di numerosi centri urbani 3 . Nel gennaio del 1915, a sette anni dal catastrofico terremoto di Messina e Reggio, un sisma stimato di magnitudo 7.0, con epicentro la piana del Fucino 4 , abbatté oltre 1000 centri abitati compresi nelle regioni del centro Italia, in particolare l’Abruzzo, il Lazio, il Molise e l’Umbria; l’elevato grado di distruzione e l’estensione del cratere sono mi- surati dai dati sulla mortalità – più di 30.000 vittime - registrati nei comuni coinvolti 5 . Gli interventi a scala urbana ed edilizia – dopo quelli immediatamente successivi al terremoto, insufficienti nei mezzi finanziari e limitati sostanzialmente alla realizza- zione delle baracche - vennero avviati sul territorio del cratere anche con un decen- nio di distanza, a causa della concomitanza con il primo conflitto mondiale. La rico- struzione vera e propria coincise con gli anni venti e trenta del Novecento, attorno a essa crebbe un fervido dibattito che coinvolse nelle scelte urbanistiche ed edilizie ope- rate dal regime fascista, oltre ai tecnici, l’intera comunità, aprendosi in parte a una più ampia dimensione culturale 6 . Nel settembre 1933 un ulteriore grave sisma colpì i comuni delle province di Chieti, L’Aquila e Pescara, rovinando maggiormente i paesi ubicati alle falde della Maiella. I danni maggiori interessarono i comuni di Lama dei Peligni, Taranta Peligna, Fara San Martino e Civitella Messer Raimondo, nonché Salle, Pescosansonesco e alcune fra- zioni di Caramanico. In entrambi i casi – Marsica e Maiella – la ricostruzione comportò spesso l’abbando- TERREMOTI E NUOVE FONDAZIONI IN ABRUZZO TRA LE DUE GUERRE MONDIALI. ALCUNI CASI SIGNIFICATIVI Simonetta Ciranna 1 Ciranna_Casamento 02/05/13 10.41 Pagina 1
12

Terremoti e nuove fondazioni in Abruzzo tra le due guerre mondiali. Alcuni casi significativi, inAtlante delle città fondate in Italia dal tardomedioevo al novecento. Italia centro-meridionale

Feb 26, 2023

Download

Documents

Welcome message from author
This document is posted to help you gain knowledge. Please leave a comment to let me know what you think about it! Share it to your friends and learn new things together.
Transcript
Page 1: Terremoti e nuove fondazioni in Abruzzo tra le due guerre mondiali. Alcuni casi significativi, inAtlante delle città fondate in Italia dal tardomedioevo al novecento. Italia centro-meridionale

La fondazione e le rifondazioni nel corso dei secoli della città dell’Aquila costituisco-no un esempio significativo dello stretto e inestricabile rapporto tra gli effetti dei ter-remoti e la forma urbana e architettonica di molti centri della regione Abruzzo, carat-terizzata da una notevole sismicità.La struttura urbana e la compagine edilizia dell’Aquila sulle quali si è abbattuto il ter-remoto del 2009, rappresentano una città che già dalle prime fasi della sua straordi-naria fondazione ha costruito e ricostruito se stessa secondo una dolorosa cadenza dimovimenti tellurici distruttivi1; tra i principali si annoverano quelli del 1315, 1349 e1461. Dopo oltre due secoli, il terribile sisma che la investì nei primi mesi del 1703 mi-se in atto un’imponente opera di sostituzione edilizia, la quale modificò sostanzial-mente i rapporti dimensionali e morfologici di tutti gli invasi spaziali, nonché i nodie gli assi urbani principali. Anche a iniziare dal configurarsi dell’Italia unitaria, la storia della regione Abruzzo epiù in generale dell’intero Paese appare scandita dal ripetersi di calamità naturali de-vastanti che, pur connotandosi come drammatiche tragedie nazionali2, hanno deter-minato la fondazione o rifondazione di numerosi centri urbani3.Nel gennaio del 1915, a sette anni dal catastrofico terremoto di Messina e Reggio, unsisma stimato di magnitudo 7.0, con epicentro la piana del Fucino4, abbatté oltre 1000centri abitati compresi nelle regioni del centro Italia, in particolare l’Abruzzo, il Lazio,il Molise e l’Umbria; l’elevato grado di distruzione e l’estensione del cratere sono mi-surati dai dati sulla mortalità – più di 30.000 vittime - registrati nei comuni coinvolti5. Gli interventi a scala urbana ed edilizia – dopo quelli immediatamente successivi alterremoto, insufficienti nei mezzi finanziari e limitati sostanzialmente alla realizza-zione delle baracche - vennero avviati sul territorio del cratere anche con un decen-nio di distanza, a causa della concomitanza con il primo conflitto mondiale. La rico-struzione vera e propria coincise con gli anni venti e trenta del Novecento, attorno aessa crebbe un fervido dibattito che coinvolse nelle scelte urbanistiche ed edilizie ope-rate dal regime fascista, oltre ai tecnici, l’intera comunità, aprendosi in parte a una piùampia dimensione culturale6. Nel settembre 1933 un ulteriore grave sisma colpì i comuni delle province di Chieti,L’Aquila e Pescara, rovinando maggiormente i paesi ubicati alle falde della Maiella. Idanni maggiori interessarono i comuni di Lama dei Peligni, Taranta Peligna, Fara SanMartino e Civitella Messer Raimondo, nonché Salle, Pescosansonesco e alcune fra-zioni di Caramanico.In entrambi i casi – Marsica e Maiella – la ricostruzione comportò spesso l’abbando-

TERREMOTI E NUOVE FONDAZIONI IN ABRUZZO TRA LE DUE GUERRE MONDIALI. ALCUNI CASI SIGNIFICATIVI

Simonetta Ciranna

1

Ciranna_Casamento 02/05/13 10.41 Pagina 1

Page 2: Terremoti e nuove fondazioni in Abruzzo tra le due guerre mondiali. Alcuni casi significativi, inAtlante delle città fondate in Italia dal tardomedioevo al novecento. Italia centro-meridionale

no totale o parziale del centro antico e la riedificazione di un nuovo insediamentonelle vicinanze o anche in adiacenza, spesso sul luogo ove erano sorte le prime ba-racche o casette antisismiche. Nella politica di ricostruzione, il governo fascista privi-legiò la riedificazione dei fabbricati a uso residenziale (privato e poi pubblico), poi diquelli di uso civico destinati all’amministrazione e alle scuole pubbliche indirizzandosu tali settori dell’edilizia la gran parte delle risorse finanziarie stanziate, a scapito delcomparto produttivo benché anch’esso molto compromesso e fondamentale per laripresa.Nelle pagine seguenti dopo un circoscritto approfondimento sulla pianificazione diAvezzano - una sorta di ampliamento o addizione al centro storico esistente e inte-grale cancellazione e ricostruzione di quest’ultimo – l’indagine affronta tre casi di piùchiara ricostruzione/rifondazione, quali, i borghi di Aielli Stazione (AQ), Frattura (fra-zione di Scanno, AQ) e Salle Nuova (PE).

La Marsica: Avezzano, Aielli Stazione e Frattura

Le distruzioni causate dal terremoto del 13 gennaio 1915 hanno determinato un radi-cale mutamento nella struttura urbana dei centri urbani della Marsica, un territorio se-gnato nel corso dei secoli da rilevanti eventi storico-insediativi: dalla colonizzazionedei romani – a cui si deve la costruzione del primo emissario del lago Fucino –, all’in-castellamento medievale, alle trasformazioni rinascimentali fino al XIX secolo con ildefinitivo prosciugamento del lago, la costruzione della ferrovia e lo sviluppo indu-striale.La città di Avezzano, prossima all’epicentro, fu devastata dal sisma e ricostruita inte-gralmente a partire dal 19167. Il primo nucleo della “nuova Avezzano” venne edifica-to ex novo nell’area di ampliamento compresa tra la stazione ferroviaria, via XX Set-tembre, la ferrovia dello Zuccherificio e via Roma. In questo settore l’ingegnere Se-bastiano Bultrini (1867-1936), autore del Piano Regolatore di Ampliamento approva-to con Regio Decreto il 13 ottobre 1916, disegnò una maglia stradale ortogonale dimatrice ottocentesca8. L’antico edificato, completamente ingombro di macerie e clas-sificato come ‘non idoneo’ alla ricostruzione9, fu oggetto di una seconda fase d’inter-vento iniziata nel 1924 che cancellò la maggior parte del preesistente tessuto inse-diativo, con le sue stratificazioni e gli edifici monumentali10.Il ruolo svolto dalla pianificazione dell’edilizia residenziale, a partire dalla costruzio-ne dei primi baraccamenti fino agli interventi di abitazioni private e di case popolari,nella rifondazione dei centri abitati si può evincere da due documenti stilati, il primo,il 6 giugno 1926 relativo alla relazione al Piano Generale per la costruzione di caseeconomiche e popolari nella provincia dell’Aquila 11 e, l’altro, molto più tardi il 16 feb-braio 1967, quale Indagine circa la situazione delle baracche costruite nella Marsicain dipendenza del terremoto 13 gennaio 1915 12. I due rapporti, redatti rispettivamentedall’ingegnere capo del Genio Civile di Roma e dall’ingegnere dirigente Pietro Vin-golo del Genio Civile sezione autonoma di Avezzano, evidenziano e riassumono ilcarattere degli interventi indirizzati al primario bisogno della residenza e, in partico-lare, la bassa qualità e la scarsità delle risorse disponibili nei primi anni. Nei centri del-la Marsica come Avezzano, Paterno, Pescina, San Benedetto, Collarmele, Ortucchio,

2

Simonetta Ciranna

Ciranna_Casamento 02/05/13 10.41 Pagina 2

Page 3: Terremoti e nuove fondazioni in Abruzzo tra le due guerre mondiali. Alcuni casi significativi, inAtlante delle città fondate in Italia dal tardomedioevo al novecento. Italia centro-meridionale

Cappelle dei Marsi e Le Cese i primi interventi, peraltro non sempre realizzati, ri-guardarono l’impianto dei baraccamenti e quasi contemporaneamente la costruzio-ne di ricoveri ‘stabili’ in muratura di tipo economico e di carattere rurale. Tra il 1915 e il 1919 furono costruiti approssimativamente oltre 120.000 vani secondotre tipi costruttivi: 1) ricoveri provvisori, ossia prime baracche, interamente in legnocon zoccolo in calcestruzzo di cemento sul quale venivano fissati a mezzo di zanchemetalliche i montanti in legno, ai quali veniva chiodato un semplice o doppio tavo-lato; 2) casette asismiche, ovvero baracche realizzate in un secondo momento conmontanti in calcestruzzo cementizio armato infissi in un cordolo di base, tra i mon-tanti veniva eseguito un semplice o doppio tavellonato di laterizio forato; 3) ricoveristabili, in muratura di blocchi di cemento pieni dello spessore non inferiore a 30 cm.Tutti i tre tipi erano caratterizzati da una distribuzione costituita «da serie di vani affi-lati senza una specifica distinzione di funzione». Gli alloggi erano privi di cucina e ser-vizi igienici. L’impianto planimetrico era costituito, generalmente, da un rettangolocon alloggi sul perimetro e area centrale libera per la collocazione dei servizi igieni-ci comuni. Gli elementi costruttivi e di finitura erano tra i più poveri dell’epoca: pavi-mento in battuto di cemento, soffitti a rete metallica e incannucciato, porte costituiteda tavole, finestre di limitata superficie vetrata prive di persiane.Il R.D. del 4 settembre 1924 n. 1356 impose ai Comuni di redigere gli elenchi degliaventi titolo agli alloggi. Una richiesta che rimase spesso inevasa o redatta con scar-sa rispondenza, costringendo a successive revisioni previo sopralluoghi. Tali revisio-ni e controlli portarono a un deciso abbattimento degli alloggi richiesti, che passaro-no da 3.921 per una popolazione di 15.139 abitanti a 1.366 alloggi per 5.403 abitanti.Tale minore bisogno veniva spiegato dall’ingegnere capo come conseguenza dell’av-venuta «sistemazione di numerosi ricoveri stabili (mediante) opere di completamen-to consistenti principalmente nella costruzione del manto di tavole disotto del tego-lato, nell’apposizione di mantovane frontali per difesa contro i venti impetuosi e nel-la costruzione di frontoni in muratura dello spessore eguale ai sottostanti muri, in so-stituzione di frontoni ad una testa di mattoni»13. La relazione del 1926 corredava i grafici dei progetti di case economiche e popolarielaborati dal Genio Civile, abitazioni a uno o due piani che pur nella semplicità avreb-bero garantito condizioni di vita più dignitose rispetto le precedenti baracche (figg.1a-1b). I sette tipi di alloggi, tutti previsti a struttura ordinaria ossia in muratura, in con-siderazione dell’abbondante pietrame nella provincia, tenevano conto delle condi-zioni sociali degli aventi diritto, in larga parte contadini. Su 1.366 alloggi, 804 eranodestinati a contadini, 508 a operai e «solo 54 per famiglie civili»14. Nell’indagine del 1967, l’ingegnere Vingolo così riassumeva le scelte sulla localizza-zione, connotazione ed evoluzione della forma urbana dei centri: «trasferiti da zonesismicamente insicure in terreni più stabili, furono costituiti, e in buona parte lo sonoancora, pressoché interamente di baracche che hanno caratterizzato l’assetto urbani-stico di essi. Tali centri, infatti, ancora oggi sono costituiti da un nucleo centrale nelquale si trovano baracche ed i principali edifici pubblici e da aree periferiche nellequale sono sorte e vanno sorgendo costruzioni vere e proprie». A partire dagli annitrenta, ancora notava Vingolo, grazie agli interventi legislativi − quali il R.D. 1165 del1938 e le leggi 531 del 1949 e 640 del 1954 − molte baracche erano state sostituite da

TERREMOTI E NUOVE FONDAZIONI IN ABRUZZO TRA LE DUE GUERRE MONDIALI. ALCUNI CASI SIGNIFICATIVI

3

Ciranna_Casamento 02/05/13 10.41 Pagina 3

Page 4: Terremoti e nuove fondazioni in Abruzzo tra le due guerre mondiali. Alcuni casi significativi, inAtlante delle città fondate in Italia dal tardomedioevo al novecento. Italia centro-meridionale

alloggi popolari. Al momento dell’indagine quasi tutti i ricoveri realizzati in legno equelli con pareti in «semplice tavolato di laterizio» erano stati eliminati. Continuavanoa esistere, tuttavia, «ancora moltissime baracche con doppia parete di laterizio e construttura in muratura»; la proprietà di circa una metà di queste ultime era passata perlegge dallo Stato ai Comuni e da questi ceduta agli occupanti aventi diritto, i quali ave-vano provveduto a profonde trasformazioni della originaria struttura15.La ricostruzione del Genio Civile avviata a metà degli anni venti si avvalse in larga mi-sura dell’opera dell’Unione Edilizia Nazionale16, a cui si deve tra altri interventi la rea-lizzazione ad Avezzano del complesso di edilizia economica e popolare sull’area “exchiusa Mazzenga” costruito tra il 1922-192417. Il complesso è ubicato nel cuore dellanuova Avezzano ed è per ampiezza e chiarezza geometrica uno dei brani più signifi-cativi e leggibili dell’impianto ortogonale progettato da Bultrini (fig. 2). Costruito suiterreni espropriati alla facoltosa famiglia Mazzenga, è composto di cinque “tipi nor-mali” variamente combinati. Edifici tipo che l’Ente aveva già utilizzato per la rico-struzione di Messina dopo il sisma del 28 dicembre 1908 e che ripropose con po-chissime variazioni (tra cui il tetto a falda a causa del differente clima) anche nella ri-costruzione dei centri marsicani. Più esattamente il «tipo I è un adattamento del IV diMessina e comprende n. 8 alloggi, ciascuno di tre stanze, cucina e gabina, ben di-simpegnata. Il tipo 2 comprende quattro alloggi, ciascuno di quattro stanze, cucina egabina, disimpegnata da saletta e breve corridoio. Il tipo 3 comprende sei alloggi, ditipo più popolare, ciascuno di due stanze, cucina e gabina. Il tipo 4 ha una composi-zione di alloggi in parte assimilabile a quelli del tipo 3; ma poiché l’edificio ha pian-ta a U con tre scale, v’ha una risolutiva d’angolo rientrante nel cortile aperto, che è daraccomandare per la favorevole utilizzazione dell’area coperta. Il tipo 5 consta di duealloggi di quattro vani, cucina e gabina»18. Gli edifici di due piani più un seminterra-to furono costruiti in cemento armato, con solai piani in latero cemento e tampona-ture e tramezzature in pietrame listato (seminterrato), conci di tufo rachitico napole-tano e muratura in laterizi (due piani fuori terra); l’insieme, dagli apparati decorativiestremamente semplici, si distingue per omogeneità e razionalità19.

I due piccoli borghi di Aielli Stazione e Frattura identificano due tipologie diverse dirifondazione con spostamento20 del centro abitato, infatti solo la seconda vide il to-tale abbandono del nucleo originario21; come per Avezzano la loro ricostruzione fuopera del governo fascista e si svolse sostanzialmente negli anni trenta.Aielli Stazione sorse nei pressi della ferrovia che collegava Roma a Pescara22, più avalle del borgo preesistente posto a oltre 1000 metri di altezza sulle pendici meridio-nali del monte Sirente, mai abbandonato e anch’esso oggetto di interventi di riedifi-cazione e trasformazione urbana23. La posizione oltre a garantire una maggiore sicu-rezza favoriva una migliore comunicazione con i centri vicini e, in particolare, conAvezzano, nodo di una possibile ripresa economica che la bonifica del Fucino avevaprecedentemente avviato24. Case asismiche basse furono disposte regolarmente lungo brevi strade parallele, leg-germente in declivio; le vie confluivano nel Piazzale IX Maggio, centro civico e reli-gioso dove si disposero la chiesa di S. Adolfo (ora S. Giuseppe), il Sacrario dei Cadu-ti e la Casa Littoria, con annesso dopolavoro, cinema, bar e albergo diurno (fig. 3).

4

Simonetta Ciranna

Ciranna_Casamento 02/05/13 10.41 Pagina 4

Page 5: Terremoti e nuove fondazioni in Abruzzo tra le due guerre mondiali. Alcuni casi significativi, inAtlante delle città fondate in Italia dal tardomedioevo al novecento. Italia centro-meridionale

5

TERREMOTI E NUOVE FONDAZIONI IN ABRUZZO TRA LE DUE GUERRE MONDIALI. ALCUNI CASI SIGNIFICATIVI

La chiesa – la cui facciata dal forte contrasto cromatico della torre e dei porticati inrosso pompeiano si eleva su di un ampio sagrato-belvedere aperto sulla piana del Fu-cino25 − fu progettata dall’ingegnere Giuseppe Peverelli e dall’architetto Luigi Buffa,entrambi di Torino, mentre il cantiere fu affidato alla ditta S.A. Cantieri Ettore Beninidi Forlì26 (fig. 4). La realizzazione avvenne in poco più di dieci mesi, dal dicembre1936 al settembre del 1937, anche grazie all’impegno personale ed economico delprefetto di Novara Guido Letta, nativo di Aielli27.

Lo stesso nome della originaria frazione di Scanno, Frattura28, posta a 1.210 metri s.l.malla base del monte Genzana, dichiara la fragilità geomorfologica e l’instabilità di que-st’area dell’Appennino centrale. Il terremoto del 1915 distrusse quasi completamen-te il suo centro che contava 135 fabbricati29 (fig. 5). I primissimi interventi determinarono la costruzione di 50 “baracche”, corrisponden-ti a 100 ricoveri nella zona della Ruccia; si trattava di abitazioni antisismiche provvi-sorie in legno, tranne un piccolo nucleo in muratura, che rovinarono in brevissimotempo30.Il trasferimento dell’abitato, stabilito ai sensi della L. 445/1908 (artt. 62-78) e finanzia-riamente autorizzato dal Decreto Luogotenenziale del 2 marzo 1916 n. 299 (riguar-dante il rischio idrogeologico), determinò la redazione da parte del Genio Civile delPiano, comprendente strade e fognature, per la ricostruzione dell’abitato in una zo-na sovrastante il lago di Scanno non soggetta a frane31. La ricostruzione si avviò con grave ritardo a partire dal 1933 con la realizzazione del-la viabilità32 e l’assegnazione degli appalti per i primi lotti di residenze; soltanto nel1941 si concluse la consegna delle case a tutti gli abitanti. I nuovi edifici erano dispostiprevalentemente su cinque terrazzamenti paralleli che seguivano l’andamento dellastrada principale, la via Provinciale, la quale collegava Frattura all’abitato di Scanno.Nella parte bassa dell’asse trasversale mediano si apriva una piazza e sopra di essaera prevista la costruzione della chiesa e dell’edificio scolastico (fig. 6). Realizzati se-rialmente, gli edifici erano interamente in muratura, compatti e di ridotte dimensioniin regola con le norme tecniche e igieniche per le località sismiche.Alla gara di appalto per l’assegnazione dei primi due lotti tra le numerose ditte localipartecipanti la spuntò l’impresa romana di Vittorio Macry. Questi costruì quattro edi-fici, due per lotto, per un totale di 24 alloggi adottando la massima economia e l’esclu-sione assoluta di ogni opera di abbellimento. Studiò un tipo di fabbricato a sezionevariabile (due piani su strada e uno sul fronte retrostante) adattandosi alla pendenzacosì da evitare spostamenti di terreno e la presenza di ambienti sotterranei; sfruttò lacomunanza dei muri e ideò accessi indipendenti ai vari alloggi senza uso di scale. L’al-loggio, costituito da due stanze, un bagno e una cucina, era privo di disimpegni: l’in-gresso apriva sulla cucina e da quest’ultima si accedeva agli altri ambienti33.

La Maiella: Salle

Il distruttivo concorso di frane e terremoti che portarono allo spostamento di Frattu-ra determinò anche la rifondazione del borgo di Salle del Littorio, oggi Salle Nuova,nella val Pescara34, definitivamente allontanato dall’originario nucleo altomedievale

Ciranna_Casamento 02/05/13 10.41 Pagina 5

Page 6: Terremoti e nuove fondazioni in Abruzzo tra le due guerre mondiali. Alcuni casi significativi, inAtlante delle città fondate in Italia dal tardomedioevo al novecento. Italia centro-meridionale

1 Tra i numerosi scritti dedicati a questa città e inparticolare a quelli editi dopo l’evento sismicodell’aprile del 2009 cfr. L’Aquila oltre i terremoti.Costruzioni e ricostruzioni della città, a cura di S.Ciranna e M. Vaquero Piñeiro, «Città&Storia», VI,1(gennaio-giugno 2011).2 J. DICKIE, Una catastrofe patriottica 1908: il terre-moto di Messina, Roma-Bari 2008.3 Diverse, invece, le ragioni che motivarono la fon-dazione agli inizi del XIX secolo, «con i 600 colonidegli ex feudi di Roccapizzo e Carceri, di un nuo-vo Comune presso le più fertili ma spopolate ter-re della valle del fiume Sangro, a cui fu dato il no-me di Ateleta, per sottolineare nella denominazio-ne l’esenzione fiscale di cui avrebbe goduto lanuova Comunità». La fondazione fu il risultato del-le leggi eversive e dell’opera di Giuseppe De Tho-masis, commissario ripartitore dei beni demanialie feudali nei tre Abruzzi per nomina del ministro

dell’interno Giuseppe Zurlo nella fase napoleoni-ca con Gioacchino Napoleone Re delle due Sicilie.Cfr. L. MARTONE, DE THOMASIS GIUSEPPE, in Dizio-nario Biografico degli Italiani, vol. 39, 1991, pp.456-460. Vedi inoltre F. LE DONNE, Nascita di unComune: Ateleta, s.l., 1984, in particolare pp. 90-107; R. GIANNANTONIO, Il “Caso Ateleta”: urbanisti-ca napoleonica tra utopia e realtà, in Giuseppe DeThomasis: dal privilegio al diritto, dal feudalesimoalla società moderna, Raiano 2003, pp. 85-104. Ledistruzioni del secondo conflitto mondiale deter-minarono invece la fondazione di Lettopalena(CH) al di là del fiume Aventino dove sorgeva ilpiù antico insediamento che venne completa-mente abbandonato. Cfr. L. SERAFINI, Danni diguerra e danni di pace. Ricostruzione e città sto -riche in Abruzzo nel secondo dopoguerra, Villa-magna (CH) 2008, pp. 153-160.4 La conca del Fucino prende il nome dal preesi-

Simonetta Ciranna

di Salle Vecchia in conseguenza del terremoto della Maiella del 193335.Già nel maggio 1915 una disastrosa frana aveva sepolto una parte consistente del pae-se e indotto l’amministrazione comunale a realizzare delle “briglie”, ossia mura di con-tenimento a protezione degli edifici posti sul bordo della frana. In base alla legge445/1908 Salle venne inclusa tra i comuni da spostare in altra località a totale caricodello Stato36. Il nuovo centro composto di 36 edifici sorse a partire dal 1933 nella con-trada Colle, più a valle del monte Morrone e a ridosso del fiume Orta, su una super-ficie di circa mq 5.000 di cui 2.000 occupati dal tessuto viario interno. L’impianto di Salle Nuova fu articolato su un chiaro disegno urbanistico imperniatosull’asse nord-est-sud-ovest, tracciato dalla via dell’Impero e dalla sequenza prospet-tica di due piazze, e da un’estensione verso est di abitazioni ordinatamente distribui-te su brevi strade parallele (fig. 7). Anche in questo caso, l’edilizia residenziale consistette di semplici case a due piani,ricostruite con i sussidi concessi ai proprietari delle abitazioni distrutte, schierate lun-go e ortogonalmente gli assi ordinatori su lotti di piccole dimensioni. Un’impronta piùforte – che distingue Salle dagli altri centri analizzati – è data all’impianto dal sistemadelle due piazze, poste su un leggero declivio e costeggiate dalla via IV Novembre eda via della Libertà. Su di esse si affacciano le opere pubbliche del regime: la viadell’Impero sbocca nella prima piazza, di forma quadrata, e ha come terminale la fron-te del municipio; al di là di questo, si estende la piazza centrale molto allungata cheha come fondale la chiesa e alla metà del lato lungo la scuola37 (fig. 8). La nuova Avezzano così come i piccoli borghi rifondati di Aielli Stazione, Frattura eSalle costituirono il nucleo di successive trasformazioni dei centri divenendone la ma-trice: un patrimonio e una memoria storica da comprendere, anche alla luce del ter-remoto del 2009.

6

Ciranna_Casamento 02/05/13 10.41 Pagina 6

Page 7: Terremoti e nuove fondazioni in Abruzzo tra le due guerre mondiali. Alcuni casi significativi, inAtlante delle città fondate in Italia dal tardomedioevo al novecento. Italia centro-meridionale

7

TERREMOTI E NUOVE FONDAZIONI IN ABRUZZO TRA LE DUE GUERRE MONDIALI. ALCUNI CASI SIGNIFICATIVI

stente lago che si sviluppava su una superficie dicirca 155 km2. Il regime del lago era soggetto a ra-pide e notevoli variazioni di livello ed estensione.Il primo progetto per prosciugarlo risale a GiulioCesare ma fu l’imperatore Claudio a eseguirlo at-traverso la costruzione di un emissario che nesmaltiva le acque nel fiume Liri. Nel medioevo ilFucino riprese la condizione di lago chiuso con re-gime irregolare. Il definitivo prosciugamento, ini-ziato nel 1852, si concluse a opera di AlessandroTorlonia nel 1879 e modificò radicalmente l’eco-nomia del territorio.5 I dati sono tratti da Ministero dei Lavori Pubblici,L’azione del Governo fascista per la ricostruzionedelle zone danneggiate da calamità, Terni, Ale-rocca, 1933, p. 107, citato in N. RIDOLFI, Economiadi una catastrofe. Il terremoto della Majella inepoca fascista, Milano 2005, p. 20. Poiché la scos-sa del 13 gennaio (mese molto freddo) avvenneall’alba, quindi con quasi l’intera popolazione nel-le proprie abitazioni, la percentuale delle vittimenei centri abitati distrutti dal terremoto è diretta-mente correlabile a quella degli edifici crollati.6 Cfr. tra gli altri C. CIPRIANI, Aspetti della rico -struzione degli insediamenti urbani nella Marsi-ca, in 13 gennaio 1915: il terremoto nella Marsi-ca, a cura di S. Castenetto e F. Galadini, Roma1999, pp. 531-547.7 Evidente nella conformazione della città post-si-sma la brusca ‘interruzione’ del processo evoluti-vo storico-urbano che connota l’identità dei centriantichi. 8 Già nel 1912 Bultrini, insieme all’ingegnere Lo-reto Orlandi, su incarico dell’amministrazione co-munale aveva elaborato un piano di espansione diAvezzano. Il piano regolatore e di ampliamentoera stato approvato il 7 giugno di quell’anno ma almomento del sisma non era ancora divenuto ef-fettivo. Cfr. M. MASTRODDI, L’ALTRA AVEZZANO, Avez-zano 2005, pp. 30-33.9 D.L. n. 1295 del 22 agosto 1915.10 Proprio in virtù di tale genesi la città successivaal sisma spesso è stata interpretata come un luogosenza origini e senza storia, privo di identità, me-moria e valore urbano e architettonico nella suanuova compagine. Una rilettura e amplia (benchéancora parziale) schedatura dell’edilizia, in parti-colare quella residenziale, orientate a conoscere erecuperare ciò oggi definisce la qualità architetto-nica e urbana di Avezzano sono state avviate da P.MONTUORI, Il patrimonio architettonico di Avez-zano tra Ottocento e Novecento. Ricostruzione econservazione dopo il sisma del 1915. Conoscereper conservare e valorizzare, relazione finale stila-ta a termine dell’assegno di ricerca svolto nel bien-nio 2009-2010 presso la Facoltà d’Ingegneria

dell’Università degli Studi dell’Aquila responsabi-le scientifico prof.ssa Simonetta Ciranna.11 In Archivio Centrale dello Stato (ACS), GenioCivile, b. 513.12 In Archivio Storico del Genio Civile Regionale diAvezzano (ASGCRA), b. 2407a Z/1, fasc. Indagineconoscitiva costruzione baracche post terremoto(1967).13 Tali opere quasi annullarono il fabbisogno di al-loggi in alcune località, come S. Vincenzo Vallero-veto, Civitella Roveto e Civita di Antino.14 Il tipo ‘G’, infatti, più elaborato degli altri era de-stinato soltanto all’Aquila.15 L’indagine registrava nel febbraio 1967 l’esi-stenza nella Marsica ancora di n. 2.014 baracche diproprietà comunale per 1.984 vani di cui: n. 14 ba-racche/18 vani in legno; n. 1.599 baracche/7.129vani in laterizio e c.a.; n. 441 baracche/2.037 vaniin muratura. Tali strutture ospitavano 3.724 fami-glie per n. 13.759 persone.16 Con la legge n. 466 del 10 luglio 1910 si creal’Unione Messinese per provvedere alla ricostru-zione di Messina distrutta dal terremoto del 1908.A partire dal 1914 l’Unione cambia denominazio-ne in Unione Edilizia Messinese, estendendo la suaattività alla costruzione di case popolari ed eco-nomiche commissionate dallo Stato e dalle ammi-nistrazioni locali delle regioni colpite dal terremo-to. Il 4 febbraio 1917 il Decreto Luogotenenziale n.151 trasforma l’ente in Unione Edilizia Nazionale,autorizzata dallo Stato a estendere la sua azionenei paesi della Marsica danneggiati dal sisma del13 gennaio 1915. Nel marzo del 1924, a corona-mento di una lunga campagna denigratoria, l’En-te viene soppresso e il suo patrimonio immobilia-re passa in gestione al Ministero dei Lavori Pubblicitramite gli uffici locali del Genio Civile. Cfr. UNIO-NE EDILIZIA NAZIONALE, L’opera dell’Unione edilizianazionale nel quadriennio 1917-1920. Relazionedel direttore generale Gr. Uff. Avv. Cesare Cagli,Roma 1921.17 Soltanto nei primi mesi del 1918 l’Unione Edili-zia Nazionale può inviare un suo funzionario adAvezzano: l’ufficio è gestito inizialmente da ungeometra distaccato dal Genio Civile, Renato Mo-la, e da un segretario proveniente dall’Unione Edi-lizia Messinese. L’anno seguente con D.L. 22 di-cembre 1919 n. 2079 lo Stato stanzia 20 milioni dilire per la costruzione di case economiche e po-polari nei centri della Marsica; un finanziamentoanalogo viene disposto il 20 agosto del 1921 conlegge n. 1178, di cui una parte è assegnata all’Unio-ne Edilizia Nazionale. Tra il 1922 e il 1925 i fun-zionari del Genio Civile collaudano le opere prin-cipali degli edifici economici e popolari che ini-ziano a essere dati in affitto.

Ciranna_Casamento 02/05/13 10.41 Pagina 7

Page 8: Terremoti e nuove fondazioni in Abruzzo tra le due guerre mondiali. Alcuni casi significativi, inAtlante delle città fondate in Italia dal tardomedioevo al novecento. Italia centro-meridionale

Simonetta Ciranna

18 UNIONE EDILIZIA NAZIONALE, L’opera dell’Unio -ne…, cit., p.46.19 Innegabile è comunque l’assenza di una più ag-giornata ricerca e sperimentazione sia formale siatipologica quale a esempio quella proposta da Gu-stavo Giovannoni per la ricostruzione di una bor-gata presso Celano o, limitatamente all’abitazione,da Mario De Renzi per il progetto di casa asismica.Cfr. G. GIOVANNONI, Per le costruzioni nei paesi delterremoto marsicano, in «Estratto dagli Annali d’in-gegneria e d’architettura», a. 1917, Roma 1917; ID.,Cronache dei monumenti, in «Architettura e Arti de-corative», 5 (1923-24), pp. 228-232; Concorsodell’Associazione Cultori per tipi di case sismiche, in«Architettura e Arti decorative», III, (1923), f. 3, pp.136-140; F. MANGONE, La ricostruzione della Marsi-ca tra ipotesi sperimentali e routine, in «Parametro»,251, XXXIV, ( maggio-giugno 2004), pp. 42-45.20 Gli spostamenti vennero eseguiti ai sensi dellalegge del 9 luglio 1908, n. 445 «Legge concernentei provvedimenti a favore della Basilicata e della Ca-labria», in G.U. 30 luglio 1908, n. 177.21 Recentemente alcune case di Frattura vecchiasono state ristrutturate e utilizzate come residenzeestive.22 Già dal 1888 la realizzazione della ferrovia ave-va determinato uno slittamento dell’abitato più avalle, sul sito dell’antico Alafrano.23 Tra queste, vennero completamente ridisegna-te e regolarizzate la quinta edilizia di Piazza Regi-na Margherita e la vicina sede del Comune. Perquest’ultima a un iniziale e meno invasivo proget-to dell’ing. Sebastiano Bultrini del 1920 fece se-guito una ben più radicale ricostruzione, in ASG-CRA, bb, 117, 329, 342 e 721.24 Vedi M. VITTORINI, Il prosciugamento del Fucino.Evoluzione del tessuto insediativo e della organiz-zazione del territorio, in Fucino cento anni dopo1877-1977, Atti degli incontri e dei convegni svol-tisi per il centenario del prosciugamento del Fuci-no e per il venticinquennale della riforma agraria,L’Aquila s.d. (1977), pp. 241-276.25 Ancora oggi è un segno forte nel territorio e benvisibile dall’autostrada A25.26 Tra i documenti conservati presso l’Ufficio Tec-nico del Comune di Aielli vi è la relazione inviataal Genio Civile dove è descritta la struttura asismi-ca dell’edificio.27 L’interessamento di Letta spiega l’abbondanza ela ricchezza delle pietre utilizzate negli interni del-la chiesa, nonché il coinvolgimento del celebrescultore carrarese Arturo Dazzi, nella figurazionedelle statue in marmo bianco due volte al natura-le di S. Adolfo e S. Guido, e della Manifattura Chi-ni di Borgo S. Lorenzo (FI), in particolare di TitoChini, personalità di spicco della nota famiglia di

decoratori e artisti, nella raffinata esecuzione del-le vetrate strette e alte della navata e delle triforedel transetto . Cfr. Un sogno di rinascita della Mar-sica. Aielli, Milano 1940; S. CIRANNA, Segni di mon-umentalità nazionale nell’architettura abruzzese,in L’architettura nelle città italiane del XX secolo,dagli anni venti agli anni ottanta, a cura di V.Franchetti Pardo, Milano 2003, pp. 93-99.28 Dato dalla spaccatura che in epoca preistoricadeterminò lo sbarramento del fiume Tasso e la for-mazione del lago di Scanno. 29 I morti furono 162 su 500 abitanti circa, in granparte donne e bambini poiché gli uomini erano inPuglia per la transumanza o emigrati in America.Cfr. G. MORELLI, Pagine Scannesi: storia, arte,tradizioni, Roma 1996; R. MARTORELLA, Il paese so -speso, s.l. s.d. (1999).30 Ogni baracca comprendeva in mq 20 due vanicon annesse due cucinette (mq 6-7). 31 Nel Piano, furono assegnati agli aventi diritto ilotti di aree sui quali riedificare le case con un con-tributo dello Stato pari al 75% del valore dell’im-mobile perso con il terremoto più un contributo dimaggiorazione.32 Con intervento dello Stato ai sensi del decretoluogotenenziale del 30 giugno 1918 n. 1019. I ri-tardi furono anche determinati dalla difficoltà de-gli abitanti, quasi tutti contadini e analfabeti, di re-digere le domande e di corredarle con la docu-mentazione richiesta. Cfr. Archivio di Stato del -l’Aquila (ASAQ), sez. di Sulmona, cat. 10, b. 5, ff.3-7.33 ASAQ, Prefettura, II serie, IX versamento, b. 817,f. 24.34 Negli stessi anni il ripetersi di frane portò anchealla traslazione del paese di Pescosansonesco an-ch’esso nella Val Pescara. Analogamente a Frattu-ra, il piano di Pescosansonesco Nuovo, o PescoLittorio, fu organizzato dal Genio Civile di Pescarasecondo una griglia regolare di edifici su due li-velli, avente come fulcro una piazza posta nellaparte più elevata. Cfr. R. GIANNANTONIO, Urbanisti-ca, fascismo e piccoli campanili, in La costruzionedel regime. Urbanistica, Architettura e Politicanell’Abruzzo del Fascismo, a cura di R. Giannan-tonio, Lanciano, Rocco Carabba, 2006, pp. 50-52;L. SERAFINI, Danni di guerra…, cit., p. 156; P. CELI-BERTI e G. D’ALESSANDRO, Pescosansonesco dallefrane al restauro, tesi di laura, rel. C. Varagnoli, Fa-coltà di Architettura (Pescara), Università degli stu-di di Chieti, a.a. 2011-2012.35 Cfr. L’Abruzzo meridionale colpito dal terremo-to, «L’Adriatico», 37 (ottobre 1933); N. RIDOLFI, Unafonte archivistica: il terremoto della Majella (1933)e la ricostruzione edilizia, in «Proposte e Ricerche»,XXIV, 47 (2001), pp. 150-168; ID., ECONOMIA DI UNA

8

Ciranna_Casamento 02/05/13 10.41 Pagina 8

Page 9: Terremoti e nuove fondazioni in Abruzzo tra le due guerre mondiali. Alcuni casi significativi, inAtlante delle città fondate in Italia dal tardomedioevo al novecento. Italia centro-meridionale

9

TERREMOTI E NUOVE FONDAZIONI IN ABRUZZO TRA LE DUE GUERRE MONDIALI. ALCUNI CASI SIGNIFICATIVI

CATASTROFE…, cit. I lavori furono ufficialmente con-clusi tra la fine del 1936 e gli inizi dell’anno se-guente, tuttavia una parte della popolazione chenon aveva usufruito dei fondi per la ricostruzionecontinuò a vivere nel centro più antico. Ancora ne-gli anni Cinquanta il comitato direttivo della De-mocrazia Cristiana reclamò al Prefetto di Pescara eal Genio Civile il definitivo trasferimento.36 ID., Una fonte archivistica…, cit., p. 168 nn. 56e 61.

37 I progetti e i capitolati d’appalto dei tre edifici fu-rono redatti tra il 1936 e il 1937, e sottoscrittidall’ingegnere capo del Genio Civile Alberto deRomanis. L’ingegnere firmò inoltre i contratti dicottimo fiduciario con gli appaltatori di opere pub-bliche Augusto Ponzi di Pizzoli (AQ), per la co-struzione della Casa comunale, ed Ernesto De Lel-lis di Loreto Aprutino (PE), per l’edificazione del-la scuola. Cfr. S. CIRANNA, Segni di monumentalitànazionale…, cit., p. 97.

Ciranna_Casamento 02/05/13 10.41 Pagina 9

Page 10: Terremoti e nuove fondazioni in Abruzzo tra le due guerre mondiali. Alcuni casi significativi, inAtlante delle città fondate in Italia dal tardomedioevo al novecento. Italia centro-meridionale

Simonetta Ciranna

10

2/ Avezzano, estratto catastale con evidenziati in rosso gli edifici costruiti dall’U.E.N. tra il 1922-1924 relativi alcomplesso di edilizia economica e popolare “ex chiusa Mazzenga”.

1a-1b/ Prospetto e pianta del tipo A e B, ossia il più semplice ed economico, previsto nel Piano Generale per lacostruzione di case economiche e popolari nella provincia dell’Aquila (ACS, Genio Civile, b. 513, Corpo Reale delGenio Civile / Progetto di alloggio popolare per le zone terremotate / Tipi A e B).

Ciranna_Casamento 02/05/13 10.41 Pagina 10

Page 11: Terremoti e nuove fondazioni in Abruzzo tra le due guerre mondiali. Alcuni casi significativi, inAtlante delle città fondate in Italia dal tardomedioevo al novecento. Italia centro-meridionale

11

TERREMOTI E NUOVE FONDAZIONI IN ABRUZZO TRA LE DUE GUERRE MONDIALI. ALCUNI CASI SIGNIFICATIVI

3/ Aielli Stazione, l’area del cantiere della chiesa di S. Adolfo (ora S. Giuseppe) nel settembre del 1936 con re-trostanti le abitazioni antisismiche già costruite (Comune di Aielli, Ufficio tecnico).

4/ Aielli Stazione, disegno prospettico della chiesaparrocchiale (Comune di Aielli, Ufficio tecnico).

6/ Frattura, Piano Regolatore della Frazione Fatturadatato 1937 (ASAQ, Prefettura, II serie, IX versamen-to, b. 817, f. 24).

Ciranna_Casamento 02/05/13 10.42 Pagina 11

Page 12: Terremoti e nuove fondazioni in Abruzzo tra le due guerre mondiali. Alcuni casi significativi, inAtlante delle città fondate in Italia dal tardomedioevo al novecento. Italia centro-meridionale

Simonetta Ciranna

12

7/ Salle, planimetria catastale dell’abitato.

8/ Salle, la scuola e il municipio in una foto recente.

Ciranna_Casamento 02/05/13 10.42 Pagina 12