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18-19 gennaio 2021)
L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO POLITICO RELIGIOSO
Unicuique suum Non praevalebunt
Anno CLXI n. 13 (48.636) lunedì 18 gennaio 2021Città del
Vaticano
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La lode:teologia
del sostantivodi ANDREA MONDA
Lo scorso 13 gennaio ilPapa ha parlato dellapreghiera di
lode.Esistono diversi tipidi preghiera e questo della lo-de non è
il primo che viene inmente perché si associa preva-lentemente il
tema della pre-ghiera a quello della richiesta,della supplica.
Eppure la lodeè un elemento essenziale emolto antico della
preghiera eFrancesco nella scorsa cate-chesi del mercoledì, si è
sof-fermato con attenzione a spie-garne la natura e la forza.
Innanzitutto, dice il Papa,chi fa una tale preghiera lodaDio
«per quello che è». Lapreghiera di lode è la preghie-ra
dell’essere. Si potrebbe diremeglio usando un’e s p re s s i o n
ecara a Francesco: con la pre-ghiera di lode “la cultura
del-l’aggettivo” lascia il posto alla“teologia del sostantivo”.
Nonci si rivolge agli altri, all’Al-tro, qualificandolo,
etichettan-dolo, un approccio questoche può scivolare
facilmentenella strumentalità, ma siesprime la pura gioia del
fattoche l’altro esista. Se amarevuol dire “volere che l’a l t
rosia”, la lode è espressione del-l’amore più puro, cioè gratui-to.
La lode ha a che farequindi con la gioia, ma, av-verte il Papa,
«paradossal-mente deve essere praticatanon solo quando la vita ci
ri-colma di felicità, ma soprat-tutto nei momenti difficili,
neimomenti bui quando il cam-mino si inerpica in salita. Èanche
quello il tempo dellalode, come Gesù che nel mo-mento buio loda il
Padre.Perché impariamo che attra-verso quella salita, quel
sen-tiero difficile, quel sentiero fa-ticoso, quei passaggi
impe-gnativi si arriva a vedere unpanorama nuovo, un orizzon-te più
aperto. Lodare è comerespirare ossigeno puro: ti pu-rifica l’anima,
ti fa guardarelontano, non ti lascia impri-gionato nel momento
difficilee buio delle difficoltà».
SEGUE A PAGINA 2
PREGHIERA E POESIA
All’Angelus il Papa parla dell’Ottavario ecumenico e lancia un
appello per l’Indonesia
Il desiderio dell’unità
ALL’INTERNO
Oltre 80 mortiin scontri tribalinel Darfur
PAGINA 5
Il covid-19 un incuboin Amazzonia
PAGINA 4
# C a n t i e re G i o v a n i
Prigionieridi un’immagine
ARMAND O MAT T E O A PA G I N A 6
NOSTREINFORMAZIONI
PAGINA 12
Con il linguaggiodegli occhi
GIANFRANCO RAVA S INELLE PA G I N E 2 E 3
«In questi giorni preghiamo concordi af-finché si compia il
desiderio di Gesù:“Che tutti siano una sola cosa”». Lo hachiesto
Papa Francesco all’Angelus del 17gennaio, vigilia dell’inizio
dell’O ttavarioecumenico. Dopo aver recitato la pre-ghiera mariana
— ancora nella Bibliotecaprivata del Palazzo apostolico
vaticanosenza la presenza di fedeli a causa del co-vid-19 — il
Pontefice ha ricordato a quan-ti lo seguivano attraverso i media
che«quest’anno il tema si rifà al monito diGesù: “Rimanete nel mio
amore: pro-durrete molto frutto”» e che «lunedì 25gennaio
concluderemo» la Settimanaper l’unità dei cristiani «con la
celebra-zione dei Vespri nella basilica di SanPaolo fuori le Mura,
insieme con i rap-presentanti delle altre comunità
cristianepresenti a Roma», nella certezza, ha con-
cluso, che «l’unità sempre è superiore alconflitto».
Al termine dell’Angelus il Papa ha an-che parlato della Giornata
per l’a p p ro -
fondimento e lo sviluppo del dialogo tracattolici ed ebrei, che
si celebrava in Ita-lia proprio domenica 17, e ha lanciato
unappello per l’Indonesia colpita da un for-te terremoto e da una
sciagura aerea: suldialogo ebraico-cristiano, «che prosegueda oltre
trent’anni», ha auspicato «fruttiabbondanti di fraternità e di
collabora-zione»; al popolo indonesiano ha espres-so vicinanza,
assicurando preghiere «perdefunti, feriti e quanti hanno perso la
ca-sa e il lavoro» a causa del sisma nell’isoladi Sulawesi «e anche
per le vittime del-l’incidente aereo avvenuto sabato».
In precedenza Francesco aveva com-mentato il Vangelo domenicale
incentra-to sull’incontro di Gesù con i primi di-scep oli.
PAGINA 12
Camminare insiemesulla stessa via
KURT KO CH NELLE PA G I N E 10 E 11
KABUL, 18. Un altro terribile fatto di sangue in Afghanistan.Due
donne giudici della Corte Suprema afghana sono state uc-cise a
Kabul da uomini armati che hanno attaccato l’auto sullaquale
stavano viaggiando. Il fatto — come riporta la FrancePresse — è
avvenuto ieri, domenica. Non ci sono rivendicazionial momento. Il
governo e l’incaricato d’affari Usa Ross Wilsonhanno puntato il
dito contro i talebani. Alla Corte Suprema af-ghana lavorano oltre
duecento donne. Anche per questo l’isti-tuzione è stata più volte
presa di mira dagli attacchi degli estre-misti. Negli ultimi mesi
le violenze nel Paese non sono diminui-te nonostante le trattative
di pace in corso in Qatar.
Afghanistan: uccisedue donne giudiciAfghanistan: uccisedue donne
giudici
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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 lunedì 18 gennaio 2021
Preghiera e poesia: il canto di lode
Teologia del sostantivoCO N T I N UA DA PA G I N A 1
Con il linguaggiodegli occhi
La più grandep o esia
è un inventarioLa poesia di lode è un genere ricco di
esempinell’arco dei millenni e sarebbe praticamenteimpossibile
realizzarne una antologia completa.In questa pagina troverete solo
alcuni esempirelativi alla poesia novecentesca. In particolaresi
può notare la ricorrente forma dellapoesia-catalogo, molto antica,
che forserappresenta la forma pura della lode sindall’esempio del
Cantico delle creature di sanFrancesco. In queste opere il
poetasemplicemente nomina la realtà che sisquaderna davanti a lui,
elencando in formadi inno le meraviglie contenute nello
spettacoloche si offre al suo sguardo contemplativo,“fresco", uno
sguardo da primo giorno dellacreazione, animato dal sentimento
dellagratitudine e della riconoscenza. Una paginadi prosa
saggistica spiega bene la forza dellapoesia-catalogo, la pagina
tratta da«Ortodossia» di Chesterton che commentauna scena del
romanzo «Robinson Crusoe».
P osso esprimere un’altrasensazione di confortocosmico
ricordando un altrolibro che tutti hanno letto daragazzi, «Robinson
Crusoe», chelessi anche io allora e che deve lasua perenne vitalità
al fatto che essocelebra la poesia dei limiti o meglioancora il
romanzo stravagante dellaprudenza. Crusoe è un uomo sopraun piccolo
scoglio con poca robastrappata al mare: la parte più belladel libro
è la lista degli oggettisalvati dal naufragio.La più grande poesia
è un inventario.Ogni utensile da cucina diviene idealeperché Crusoe
avrebbe potutolasciarlo cadere nel mare. È un buonesercizio nelle
ore vuote o cattive delgiorno stare a guardare qualche cosa,il
secchio del carbone o la cassettadei libri, e pensare quanta
sarebbestata la felicità di averlo salvato eportato fuori del
vascello sommersosull’isolotto solitario. Ma un miglioresercizio
ancora è quello dirammentare come tutte le cose sonosfuggite per un
capello allaperdizione: tutto è stato salvato da unnaufragio. Ogni
uomo ha avuto unaorribile avventura: è sfuggito allasorte di essere
un parto misterioso eprematuro come quegli infanti chenon vedono la
luce. Sentivo parlare,quand’ero ragazzo, di uomini di
geniorientrati o mancati; sentivo spessoripetere che più d’uno era
un grande«Avrebbe potuto essere». Per me, unfatto più solido e
sensazionale è cheil primo che passa è un grande«Avrebbe potuto non
essere».Ma io ho fantasticato (l’idea puòsembrare pazzesca) che
l’ordine e ilnumero delle cose non sia che ilromantico avanzo del
naviglio diCrusoe. Che ci siano due sessi e unsole è come il fatto
che non fosserorimasti che due fucili e un’ascia. Erasommamente
urgente che nienteandasse perduto, ma era più singolareancora che
niente potesse essereaggiunto. Gli alberi e i pianeti miparevano
come salvati dal naufragio equando vidi il Matterhorn fuicontento
che non fosse statotrascurato nella confusione. Avevo lasensazione
di economizzare le stellecome se fossero zaffiri (così sonochiamati
nel «Paradiso perduto»),facevo collezione di colline.L’universo è
veramente un gioiellounico; e se è una affettazione naturalequella
di parlare di un gioiello comesenza pari e senza prezzo, di
quelgioiello lì è letteralmente vero: questocosmo è infatti senza
pari e senzaprezzo: perché non ne esiste un altro.
da Ortodossia (di G.K. Chesterton)
Il Papa, che ha scelto di scrivereun’enciclica intitolandola
Laudatosi’, cita Gesù nel momento buiodella Passione e poi affianca
un’al-tra figura che della lode ha fatto lasua vita, san Francesco
d’Assisi chesul finire della vita compone ilCantico delle creature,
e, sottolinea ilPontefice, «il Poverello non locompose in un
momento di gioia,di benessere, ma al contrario inmezzo agli stenti.
Francesco è or-mai quasi cieco, e avverte nel suoanimo il peso di
una solitudineche mai prima aveva provato: ilmondo non è cambiato
dall’iniziodella sua predicazione, c’è ancorachi si lascia
dilaniare da liti, e inpiù avverte i passi della morte chesi fanno
più vicini. Potrebbe essereil momento della delusione, di
quella delusione estrema e dellapercezione del proprio
fallimento.Ma Francesco in quell’istante ditristezza, in
quell’istante buio pre-ga. Come prega? “Laudato si’, miS i g n o re
. . . ”. Prega lodando. Fran-cesco loda Dio per tutto, per tuttii
doni del creato, e anche per lamorte, che con coraggio chiama“s o
re l l a ”, “sorella morte”. Questiesempi dei Santi, dei cristiani,
an-che di Gesù, di lodare Dio nei mo-menti difficili, ci aprono le
portedi una strada molto grande verso ilSignore e ci purificano
sempre. Lalode purifica sempre».
Il celebre Cantico delle creature ènotoriamente uno dei primi e
piùluminosi esempi di lingua e dipoesia italiana e rappresenta
un“filone” che sin dall’antichità hasempre attraversato la storia
dellapoesia mondiale. Dai testi biblici,
passando per san Francesco fino aipoeti più vicini alla
contempora-neità la lode è sempre stata unadelle grandi dimensioni
della poe-sia smentendo il luogo comuneche vede il poeta
esclusivamentecome una persona dannata, “male-detta”. Non è così,
il buio della vi-ta c’è, come ha spiegato bene ilPapa parlando di
san Francesco,ma viene come trasformato nel la-sciar spazio a
un’ispirazione chetravolge il poeta e lo rende canaledi una voce
che non è solo sua, ca-pace di vedere la luce dove sembraci sia
solo oscurità e dolore. Sindal primo verso del primo poetadella
storia occidentale avviene co-sì: Omero non è lui che canta
ma“viene cantato” dalla Musa ispira-trice, la Diva che gli permette
dicantare i “lutti” e cantandoli di tra-sformarli restituendogli un
senso
che altrimenti sarebbe perduto.Proprio come nella prima
scena
dell’Iliade oggi gli uomini di tuttoil mondo, sono afflitti
dagli “infi-niti lutti” che questa pandemia hainferto a una umanità
già ferita datanti mali. Per tutto il 2020 l’a t t i-vità degli
uomini è stata quella dicontare i morti, ora in questo nuo-vo anno
che si apre con una lucedi speranza in più, è il momentonon più di
c o n t a re ma di ra c c o n t a re .Se finora la voce che si è
sentita èstata quella dura e fredda dellascienza e della statistica
e la paro-la ha taciuto a favore del numeroe della sua
ineluttabilità, ora è ilmomento della parola, della narra-zione,
della poesia, questo donoche permette agli uomini di rac-contare il
male dandogli un sensoe, così facendo, di attraversarlo esup
erarlo.
di GIANFRANCO RAVA S I
«Mio Signore, in cielo brillano le stelle, gliocchi degli
innamorati si chiudono, ognidonna innamorata è sola con il suo
ama-to, e io Signore, sono sola con te». Cosìcantava a Dio una
delle mistiche musul-mane, Rabi‘a, vissuta nell’VIII secolo
aBassora in Iraq, una donna sulla quale laleggenda ha molto
ricamato, fino a farladiventare persino una prostituta conver-tita
(era sicuramente una persona analfa-beta, per cui il suo messaggio
è stato rac-colto da discepoli). Questa donna, conl’accendersi
delle stelle in una notte lim-pida, prega col linguaggio più
intensodell’amore, espresso in una maniera tra-sparente, immediata
e quasi fremente.
Il canto d’amore è, infatti, spesso il
linguaggio fondamentale della preghiera.Accanto alla supplica,
che è l’altro regi-stro dell’invocazione orante, la lode libe-ra e
pura è la forma più alta di orazionee ha nella Bibbia uno spazio
significati-vo, soprattutto nel Salterio, la granderaccolta di 150
liriche oranti. Dal puntodi vista dei generi letterari è da
classifica-re come «inno»: in esso si loda Dio sem-plicemente
perché esiste e si rivela, senzachiedergli nulla. È la preghiera
dei misti-ci e della contemplazione. Il «Gloria aDio nell’alto dei
cieli» della liturgia è unesempio caratteristico di questa
preghieradi lode in cui si celebra Dio e la suagrandezza e quella
del suo Cristo in pie-na fiducia, senza bisogno che egli si cur-vi
sulla nostra miseria, senza che noi cirivolgiamo a Lui per
chiedergli di guarirele nostre malattie, di donarci la pace
nelmondo. Si è, infatti, certi che Dio, essen-do Padre, non può
ignorare tutto ciò cherimane implicito nella lode che indiriz-ziamo
a Lui. La preghiera di contempla-zione e di lode spesso si gioca su
duerealtà: da un lato, gli occhi e dall’altro, ilsilenzio.
Riguardo agli occhi c’è un Salmo mol-to suggestivo, il 123, che
sembra riman-dare quasi all’immagine del famoso Scribanel Museo del
Cairo. Costui è accosciatoa terra e regge un papiro dispiegato, ha
ilcalamo in mano, ed è pronto a scrivereciò che il suo padrone gli
sta dettando.Ma non guarda ciò che scrive, i suoi oc-chi di
quarzite colorata sono fissi ideal-mente al suo signore che gli sta
dettandole parole di un messaggio. Ecco l’avviodel Salmo: «A Te
levo i miei occhi, a Teche siedi nei cieli. Ecco, come gli occhidei
servi alla mano dei loro padroni, co-me gli occhi di una serva alla
mano dellasua padrona, così i nostri occhi sono ri-volti al
Signore».
Il linguaggio degli occhi è il più sofi-sticato, il più intenso
ed emozionante.Gli innamorati, quando vogliono dirsiqualche cosa di
profondo che le parolenon sono più in grado di esprimere,
ri-corrono al dialogo degli occhi. È ciò cheaffermava Pascal,
quando dichiarava chenell’amore come nella fede i silenzi sonopiù
eloquenti delle parole. Noi stessiquando siamo catturati da
un’immagine,abbiamo gli occhi che si fissano, quasiimmobili, su di
essa: è la contemplazio-ne. È curioso che uno dei verbi ebraici
per indicare la contemplazione è lo stes-so che indica lo
«scavare», perché inquel momento non si guardano gli
occhidell’altro per studiare di che colore sia lasua iride, ma si
cerca di penetrare nell’in-terno della sua anima per scoprirvi
mes-saggi segreti. Analogo è l’atteggiamentoalla base dell’inno di
lode.
C’è un’altra dimensione della lodeorante ed è quella del
silenzio. Savonaro-la affermava che la preghiera ha per pa-dre il
silenzio e per madre la solitudine.La preghiera di supplica nasce
dal grido,dal rumore, persino dalle imprecazioni.La lode sboccia,
invece, in un’oasi di si-lenzio interiore. Dio stesso, quando
simanifesta al profeta Elia sul monte Ho-reb, non si presenta nel
terremoto, nellafolgore, nel vento che spacca la roccia,ma si
rivela, dice l’ebraico, in una qol de-mamah daqqah: «Alla fine ci
fu il mormo-rio di un vento leggero» (1 Re 19, 12).Ma, come è noto,
l’originale ebraico èmolto più suggestivo. Letteralmente, in-fatti,
significa: alla fine ci fu «una voceLo scriba del museo del
Cairo
Botticelli, «Madonna del Magnificat» (particolare)
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L’OSSERVATORE ROMANOlunedì 18 gennaio 2021 pagina 3
Preghiera e poesia: il canto di lode
di silenzio sottile». Dio ti parla col silen-zio sottile del
mistero e tu gli rispondicol tuo silenzio adorante.
Ora, uno dei contenuti più comunidella lode innica è
l’esaltazione delle me-raviglie che Dio ha creato. Non di rado
persone superficiali, banali e indifferentirispetto alla poesia
e all’esperienza di fe-de, giunte in cima a una vetta o di frontea
un paesaggio sorprendente o agli spaziinfiniti del mare, rimangono
abbacinate ehanno un brivido di poesia e il più dellevolte un
fremito di spiritualità. Sono per-sone forse curve sulle cose,
eppure perce-piscono un’emozione interiore, vedendoad esempio il
sorgere di un’alba sui mon-ti o un tramonto sul mare. Non
hannonessuna sensibilità poetica, non hannomai pronunciato una
preghiera, ma inquel momento sentono che la naturastessa diventa
quasi una voce che stimolaalla lode orante.
A questo riguardo abbiamo inni salmi-ci affascinanti: basti
pensare al Salmo 8(«Quando il cielo contemplo e la luna ele stelle
che si accendono nell’alto»). Èuna preghiera notturna in cui
l’orantecanta Dio e la grandezza della sua operaespressa nelle
costellazioni, nell’universo,nel cosmo e, infine, nello stesso
uomo,creatura suprema. Pensiamo a tutte leculture religiose, anche
a quelle primiti-ve: il sole è, ad esempio, uno dei soggettipiù
frequenti dell’inno di lode. Citiamosolo il famoso Inno ad Aton del
faraone“s o l a re ” Akhenaton (XIV sec. a.C.) cheesalta il disco
solare sfolgorante nel cieloconcependolo come Dio. Il parallelo
bi-blico ideale sarebbe il Salmo 19 nel qua-le, però, il sole non è
una divinità mauna creatura mirabile. Tra l’altro, alcunistudiosi
hanno individuato qualche con-tatto dell’inno del faraone col Salmo
104che è uno stupendo «Cantico delle crea-ture» che anticipa
idealmente quello disan Francesco.
Sempre nella linea delle lodi oranti ri-volte alla presenza del
Creatore nel mon-do proponiamo ora un esempio suggesti-vo
extra-biblico. Sappiamo che la reitera-zione è classica
nell’orazione innica: pen-siamo solo al rosario o alle invocazioni
ditaglio litanico. Nel Settecento nell’E u ro -pa centrale si
sviluppò un movimentospirituale ebraico detto dei Chassidim,
cioèdei «pii», dei «fedeli». Fondatore ne era
stato un personaggio dai contorni leg-gendari, Israel ben
Eliezer, detto BaalShem Tov (cioè «il Signore del bel no-me»), nato
attorno al 1700 e morto nel1760. Egli aveva dato origine a una
spiri-tualità legata alla gioia, alla fedeltà rigo-rosa ma serena,
alla danza e all’amore diD io.
La preghiera che ora proponiamo ri-flette chiaramente lo stile
ripetitivo-mne-monico: è chiamata La canzone Tu ed è at-tribuita al
rabbino chassidico di Berdičevin Polonia. I testi e le tradizioni
di questiebrei mitteleuropei sono stati raccolti dalfilosofo ebreo
Martin Buber soprattuttonel volume I racconti dei Chassidim
(1950).Questo canto è appunto un invito allacontemplazione del
creato nel quale tro-vare la presenza divina, proprio mentrel’uomo
passeggia in mezzo alle mirabilicreature di Dio:
Dovunque io vada, tu!Dovunque io sosti, tu!Solo tu, ancora tu,
sempre tu!Se mi va bene, tu!Se sono in pena, tu!Solo tu, ancora tu,
sempre tu!Cielo, tu, terra, tu,sopra, tu, sotto, tu,dovunque mi
giro, dovunque miro,solo tu, ancora tu, sempre tu!Tu, tu, tu!
Spesso nei Salmi biblici si mette inazione un coro cosmico che
sale dallaterra al cielo. Nel Salmo 148, ad esempio,sono convocate
ventidue creature — tantequante sono le lettere dell’alfabeto
ebrai-co a indicare la totalità dell’essere — cosìda costituire
un’immensa assemblea checelebra il Creatore sotto la direzione
del-l’uomo come liturgo, mentre nell’ultimoSalmo, il 150, è «tutto
ciò che respira»,cioè ogni essere vivente, a dare lode aD io.
Il Dio della creazione non è visto nellaBibbia e nella
tradizione giudaica e cri-stiana come un Essere infinito o come
unprincipio misterioso che pervade la natu-ra, bensì sempre come un
«Tu», cioè co-me una presenza personale e amorosacon la quale
dialogare. Le sue opere so-no una traccia di luce del suo
mistero.Come dice un sapiente biblico del II se-colo a.C., Gesù Ben
Sira, detto il Siraci-de o l’Ecclesiastico, «Egli è il Grande, aldi
sopra di tutte le sue opere. Potremmodire molte cose e mai
finiremmo se nonper concludere: Egli è tutto» (43, 27-28).
Noi ci siamo soffermati soltanto suicanti di lode al Creatore.
Ma nella Bib-bia (e in altre religioni) altri temi si tra-sformano
in soggetti innici. Pensiamo, adesempio, nel Salterio ai cosiddetti
«innidi Sion» che esaltano il tempio che è ilcuore di Gerusalemme,
la città santa, se-de di una straordinaria presenza divinanella
storia della salvezza (basterebbe so-lo leggere il Salmo 122
concluso dall’as-sonanza ebraica tra Jerushalajim e shalôm,«pace»:
«Sia pace su di te», Gerusalem-me). Oppure si esaltano gli atti che
rive-lano l’azione divina nella storia della sal-vezza e che si
trasfigurano in tema di lo-de. O ancora è semplicemente
l’adorazio-ne al Signore «re» universale e sorgentedi pace, tipica
dei Salmi scanditi dall’ac-clamazione Jahweh malak, «Il Signore
re-gna!» (Salmi 93; 96; 97; 99).
Ma concludiamo questo bozzetto mi-nimo dell’orazione innica di
lode, tipicadi tutte le culture, con una nuova evoca-zione del
silenzio che può essere anchequello misterioso e talora
sconcertante diDio. Un silenzio che s’incrocia con quel-lo del
fedele che, dopo aver lanciato lasua supplica con una fioritura di
invoca-zioni ardenti e persino urlate, si quietanel silenzio
contemplativo. È un’esp e-rienza che limpidamente è descritta da
p.David M. Turoldo in questi suoi versi es-senziali: «Tu, Dio,
sempre più muto: / si-lenzio che più si addensa, / più esplode:e ti
parlo, ti parlo / e mi pento / e bal-betto e sussurro sillabe / a
me stessoignote: / ma so che odi e ascolti / e timuovi a pietà: /
allora anch’io mi acquie-to / e faccio silenzio».
MiracoliPerché? Chi fa tanto caso a un miracolo?Quanto a me, io
non conosco altro chemiracoli:Che io passeggi per le vie di
Manhattan,O che spinga il mio sguardo al di sopradei tetti, verso
il cielo,O che guazzi a piedi nudi lungo lasponda, proprio sul
bordo dell’acqua,O che stia sotto gli alberi nei boschi,O che
parli, durante il giorno, con chiamo o che dorma di notte con chi
amo,O che sieda a tavola a pranzare con altri,O che guardi estranei
che viaggianostando seduti di fronte a me,O che guardi le api,
affaccendate attornoall’arnia, in un pomeriggio estivo,O gli
animali che brucano per i campi,O gli uccelli, o il meraviglioso
gioco degliinsetti per aria,O il meraviglioso spettacolo del
tramonto,o degli astri splendenti silenziosi e lucenti,O la
squisita delicata curva della lunanuova in primavera;Queste cose
con altre, ciascuna e tutte,sono miracoli per me,E, pur riferendosi
al tutto, ciascuna siadistinta, e al proprio posto.
Per me ogni ora di luce e di tenebra è unmiracolo,Ogni pollice
cubico di spazio è unmiracolo,Ogni miglio quadrato della terra
èseminato di miracoli,Ogni piede dell’interno della terra
èaffollato di miracoli.
Un continuo miracolo è per me il mare,E i pesci che vi nuotano —
e gli scogli —e il movimento delle acque — e le navi egli uomini
che vi sono a bordo:Quali miracoli più straordinari di questi
visono?
WA LT WITHMAN
ÈLa cosa importante non èImmaginare che si debbaAvere qualcosa
da dire,Una ragion d’essere, una trama per lastoria.L’unica vera
lezioneConsiste nel guardareCose che si muovono o appena prendonoc
o l o reSenza commenti da parte del filologo.Stare a guardare è
abbastanzaQuando è questione di amore.
Come nulla fosse mettiti a osservareIl daino che corre nel
parco;Accenna all’acqua, ancora una voltaSempre verginale, Sempre
originale,Che il peccato originale sciacqua via.
Per il futuro metti un nomeAd ogni quotidianità della naturaE
senza essere analiticoCrea una grande epica.Ragazze con le
camicette rosse,Gradini che portano a casa,Raggi di sole attorno ai
tetti,Le giovani frottole e le chiacchiere,La vita di una
strada.
Che ricchezza! Che gioia!Con un tema inesauribileMorirò con le
armi in pugno,Morirò con le armi in pugno e questop ro g e t t o
.
PAT R I C K KAVA N A G H
Il sole
Hai mai vistoin vita tuanientedi più meravigliosodel modo in cui
il sole,ogni sera,rilassato e calmo,fluttua verso l’orizzontee
nelle nuvole o le colline,o nel mare increspato,e sparisce —
e come scivola fuori di nuovodall’oscurità,ogni
mattina,dall’altra parte del mondo,come un fiore rossobalenando
verso l’alto sui suoi oliicelesti,come in una mattina d’inizio
estate,alla sua perfetta distanza imperiale —
e hai mai provato per qualcosaun amore tanto selvaggio —
pensi che ci sia in qualche altroposto, in qualche altra
lingua,una parola così ondeggianteda riempirtidi piacere,come
quando il solesi allunga,come quando ti riscaldamentre sei lì in
piedi,a mani vuote —o anche tusei impazzitoper il potere,per le
cose?
MARY OLIVER(traduzione di Elena Buia Rutt)
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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO POLITICO RELIGIOSO
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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 lunedì 18 gennaio 2021
Prima del voto di fiducia
Appello di Contealla Camera
Grave crisi sanitaria a Manaus e in tutto lo Stato
brasiliano
Il covid-19un incubo in Amazzonia
DAL MOND O
Procida capitale italiana della cultura 2022
Il ministro del Beni culturali Dario Franceschini ha annun-ciato
che l’isola di Procida sarà capitale italiana della cul-tura 2022.
Una scelta che valorizza tutta l’area dei CampiFlegrei sul golfo di
Napoli. «È una enorme gioia — ha det-to il sindaco Dino Ambrosino —
Procida è metafora di tan-te comunità». Soddisfazione del sindaco
della città Metro-politana di Napoli Luigi de Magistris e del
presidente del-la giunta regionale della Campania Vincenzo De
Luca.
Onorificenza a suor Alessandra Smerilli
È stata conferita l’onorificenza di Ufficiale dell’O rdinedella
Stella d’Italia a suor Alessandra Smerilli, consiglierenella
Pontificia Commissione per lo Stato della Città delVaticano. A
comunicarlo è l’Ambasciata d’Italia presso laSanta Sede. Il
conferimento intende riconoscere — recita ilcomunicato —
«l’assoluta rilevanza del profilo accademicodella professoressa
Smerilli», docente ordinario di Econo-mia politica presso la
Pontificia Facoltà di Scienze dell’e-ducazione Auxilium.
L’ultimo scandalo estromette i populisti dal prossimo
esecutivo
Svolta politica in Estonia: si dimette il governo Ratas
ROMA, 18. Il governo Conte sipresenta alla prima prova
par-lamentare resa necessaria dalledimissioni dei due ministri
diItalia viva che hanno aperto lacrisi. Una scelta «poco
com-prensibile ai cittadini e, lo con-fesso, anche a me», ha detto
ilpresidente del Consiglio sta-mane alla Camera nel chiedereil voto
di fiducia. Il Paese, haaffermato Conte, «non avevabisogno di una
crisi ora».
Dando atto a tutte le forzedi maggioranza di avere segui-to per
un lungo tratto un cam-mino basato sulla condivisionedei «due
pilastri dell’ancorag -gio ai valori costituzionali e al-la solida
vocazione europei-sta», è stato altrettanto nettosulla soluzione di
continuitàintervenuta con le dimissioni.«Non si può cancellare
l’acca -duto — ha detto — oggi si voltapagina. Provo disagio a
doverspiegare una crisi ai cittadiniinvece che spiegare
provvedi-
menti».Il governo, dunque, andrà
avanti «senza l’arroganza dichi ritiene di non aver fatto
er-rori». Conte si è rivolto al Mo-vimento 5 stelle, al Partito
de-mocratico e a Liberi e uguali,alleati che si sono stretti
all’e-secutivo. «Sarebbe un onore —ha detto poi — se all’opera
ne-cessaria a ricucire il Paese» nel-l’ottica di uno sviluppo
umanocompleto «si unisse la convin-ta adesione delle più nobili
esolide tradizioni europeiste: li-berale, popolare, socialista.
Vichiedo: aiutateci. Aiutateci arimarginare al più presto la
fe-rita nel patto di fiducia con icittadini. Chi vuole farsi
co-struttore con noi, ebbene, que-sto è il momento giusto
percontribuire al progetto di rina-scita del Paese». Un
progettoche, ha aggiunto, ha garantitouna «cintura di protezione
so-ciale» nella tragedia della pan-demia.
In apertura il presidente delConsiglio aveva rivendicato «atesta
alta» la visione condivisache fu alle base del patto fra leforze
del governo e che ha por-tato, tra le altre cose, allo stori-co
accordo del Next Genera-tion Eu. E ha offerto un nuovopatto di fine
legislatura «ai vo-lenterosi» che vorranno inse-rirsi in questo
solco «nella tra-sparenza delle dinamiche par-lamentari». Ha quindi
prean-nunciato riforme, come unalegge elettorale a
impiantoproporzionale e correttivi allaforma di governo «per
raffor-zare la centralità del Parlamen-to». Per la prima volta ha
an-nunciato che delegherà la su-pervisione dei servizi segreti.
Il voto della Camera è pre-visto in serata, domani mattinaquello
al Senato. La senatrice avita Liliana Segre ha fatto sa-pere che,
nonostante età e con-dizioni di salute, ritiene un suodovere essere
presente a palaz-zo Madama per sostenere ilgoverno.
Navalny arrestatoall’aeroporto di Mosca
MOSCA, 18. Alexey Navalny,il principale oppositore delpresidente
russo, VladimirPutin, è stato arrestato ieriall’aeroporto di
Mosca.
Dopo 5 mesi dal suo pre-sunto avvelenament0, e il ri-covero per
settimane inospedale a Berlino, Navalnyaveva manifestato
l’intenzio-ne di tornare in Russia. Maappena sceso dall’aereo
èstato tratto in arresto dagliagenti del nucleo operativodel
Servizio penitenziario fe-derale, che lo hanno preso inconsegna al
varco passaportidello scalo di Sheremetyevo.«Questa è casa mia,
sono fe-lice di essere qui», ha scrittoNavalny su Twitter poco
pri-
ma del fermo. Dopo l’a r re s t oè stato portato al secondo
di-partimento del ministerodell’Interno di Khimki, cittàvicino
Mosca. Il suo avvoca-to non sarebbe stato fattoentrare dalla
polizia.
Non si sono fatte attende-re le proteste internazionali.Il
presidente del ConsiglioUe, Charles Michel, ha defi-nito
«inaccettabile» l’a r re s t odi Navalny chiedendonel’immediato
rilascio. Dichia-razioni di uguale tenore sonoarrivate da Germania,
Fran-cia e Italia.
Da Washington, anche ilpresidente eletto degli StatiUniti, Joe
Biden, ha chiestola liberazione di Navalny.
BRASÍLIA, 18. «A Manaus — lapiù grande città dell’Amazzo-nia
brasiliana — la mancanza dibombole di ossigeno sta cau-sando
un’elevata mortalità dicovid-19». Con queste “sem-plici” parole
Francesco DiDonna, coordinatore medicodi Medici senza
frontiere(Msf) in Brasile, ha tentato difar capire l’angosciante
situa-zione e il senso di impotenzache si trova a vivere già
daqualche giorno la popolazionebrasiliana di Manaus — e più
ingenerale dell’intero Stato diAmazonas —, dove gli ospedalisono
saturi e stanno esauren-dosi le bombole di ossigeno.«Vedo il
terrore stampato sulviso della gente» ha detto il ca-po missione di
Msf, sottoli-neando la criticità nelle cittàrurali di Tefé e Sao
Gabriel daCachoeira dove, «se la situa-zione peggiora, l’ossigeno a
di-sposizione durerà solo un paiodi giorni e il 60% dei
pazientiricoverati ne ha bisogno». Inquesti piccoli centri poi, ha
af-fermato ancora Di Donna,«abbiamo avuto casi di morta-lità di
persone che probabil-mente si sarebbero potute sal-vare se avessimo
potuto trasfe-rirle a Manaus. In questo mo-mento stiamo inviando
con-centratori di ossigeno e genera-tori e più personale
medico».
Quest’area era già stata col-pita duramente dalla primaondata,
fra aprile e maggio,quando mancarono pure le ba-re per seppellire i
morti. Inol-tre va tenuto in considerazioneun aspetto per certi
versi in-quietante che è quello relativoalla mancanza di dati certi
sulcontagio nelle comunità indi-gene: l’eventuale ingresso divirus
nei villaggi sparsi lungo imolti fiumi presenti nella re-gione
costituisce da sempreuna minaccia serissima perl’incolumità delle
popolazioniivi residenti. Ora poi l’atten-zione è tutta sulla corsa
controil tempo per salvare la vita di 61neonati prematuri che si
trova-no in terapia intensiva in variospedali di Manaus e per
iquali le disponibilità di ossige-no sono garantite ancora per
poche ore. L’aumento dei casidi covid-19 in questo Stato, dacui
secondo gli scienziatiavrebbe avuto origine almenouna delle due
varianti brasilia-ne del virus individuate dai vi-rologi, ha
mandato in tilt il giàfragile sistema sanitario
locale.Caratteristica principale diqueste nuove forme, mutate,del
covid-19 sarebbe l’eccezio-nale facilità di trasmissione eper
quella “amazzonica” anchel’alta carica virale.
Molti i pazienti meno graviche da Manaus in questi giornisono
stati trasferiti in ospedalidi altre città. E sono alcunecentinaia
quelli che attendonodi essere ricoverati. Lo scenarioè
caratterizzato dalla dispera-zione, con personale sanitarioesausto,
con medici che in al-cuni casi utilizzano la ventila-zione manuale
per i malati ri-masti senza ossigeno, con pa-renti di pazienti che
imploranoossigeno o lo comprano sulmercato nero. Alcuni medicihanno
affermato di essere staticostretti a privilegiare i pazien-ti con
maggiori possibilità disopravvivenza a causa dellamancanza di
bombole.
La carenza di ossigeno nonè stata risolta nemmeno con il
ponte aereo istituito dall’a e ro -nautica militare brasiliana,
peril trasporto di bombole di ossi-geno e respiratori da San Paoloa
Manaus. Con il trasporto ae-reo, infatti, arrivano a Manausogni
giorno bombole conte-nenti circa 12.000 metri cubi diossigeno, ma
che non sono suf-ficienti a soddisfare l’attualedomanda giornaliera
di 76.000metri cubi. E la capacità diproduzione nella città è
di30.000 metri cubi al giorno.
Il ministero della Difesa,per far fronte alla
drammaticasituazione sanitaria nello Statodell’Amazzonia, ha
annuncia-to di avere allestito due aereiper trasportare fino a 25
pa-zienti e che ha voli program-mati per trasferire circa 235
pa-zienti da Manaus negli Stati diMaranhao, Piauí, Río Grandedo
Norte e Paraíba nelle pros-sime ore. Inoltre anche altriStati il
cui sistema ospedalieronon è così gravato si sono of-ferti di
accogliere i pazienti, tracui Goiás, Pernambuco, Cearáe
Brasília.
Intanto a San Paolo, una in-fermiera dell’ospedale EmilioRibas,
è stata la prima cittadi-na brasiliana a ricevere il vacci-no
contro il coronavirus. In
prima linea nella cura dei ma-lati covid, la 54enne
MonicaCalazans, ha ricevuto il vacci-no cinese alla presenza del
go-vernatore dello Stato, JoaoD oria.
di COSIMO GRAZIANI
In questi giorni l’Italianon è l’unico paese del-l’Unione
europea alleprese con una crisi di go-verno. In Estonia, il capo
delgoverno Juri Ratas del Partitodi Centro, ha dovuto rassegna-re
le dimissioni dopo che il suopartito e il Partito
PopolareConservatore Estone (cono-sciuto come Ekre) sono
rimasticoinvolti in un’indagine per fi-nanziamenti illeciti. Tra
imembri del governo sarebbedirettamente coinvolto KerstiKracht,
consigliere del mini-stro delle finanze Martin Hel-me, il leader di
Ekre.
Al centro dello scandalo ci
sono una serie di finanziamen-ti illeciti riguardanti dei
pro-getti nel porto di Tallin, scriveil «Finacial Times». Ad
aggra-vare la situazione sarebbe ilfatto che i finanziamenti
sareb-bero stati fatti deviando i fondidestinati alle imprese
colpitedalla crisi del covid. Ratas hadichiarato che pur non
essen-do direttamente coinvolto, haoptato per le dimissioni
perchélo scandalo ha gettato un’om-bra sull’operato del
governo,riporta il sito del «Guardian».
A causa della complicatacomposizione del Parlamentoestone in
seguito alle elezionidel 2019, il Partito di Centroha dovuto
formare un governocon i populisti e il partito Isa-
maa per l’impossibilità di tro-vare un accordo con il
partitovincitore delle consultazioni, ilPartito Progressista. Ma le
po-sizioni euroscettiche e populi-ste del partito e le
dichiarazio-ni del suo ex leader Mart Hel-me, padre del ministro
Martin,hanno sempre messo in imba-razzo l’esecutivo: l’episo diopiù
eclatante ci fu lo scorso no-vembre quando Mart Helmedichiarò che
l’elezione di Bi-den era stata truccata, causan-do una crisi che
portò alle suedimissioni da ministro degliinterni. Mart Helme nel
corsodella sua passata carriera poli-tica ha coperto l’incarico
diambasciatore durante il perio-do sovietico.
Per la formazione del nuovogoverno, la presidente estoneKersti
Kaljulaid aveva 14 gior-ni per nominare il nuovo pri-mo ministro,
ma la scelta finda subito è caduta sulla leaderdel Partito
Progressista, KajaKallas. Le sue prime dichiara-zioni hanno
mostrato una im-mediata disponibilità ad ascol-tare le richieste di
tutti partitipresenti nel Parlamento met-tendo come unico paletto
l’e-sclusione di Ekre dal governo,si legge sul sito della
testataestone «Postimees». Secondolo stesso sito, la maggioranzain
Parlamento potrebbe essereraggiunta formando una coali-zione con i
Socialdemocraticie con il Partito di Centro.
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L’OSSERVATORE ROMANOlunedì 18 gennaio 2021 pagina 5
In Centrafrica le forze dell’O nuriprendono Bengassou
Oltre 80 mortiin scontri tribali
nel Darfur
Wine annuncia che impugnerà il voto in tribunale ma chiede
calma
In Ugandasesto mandato per Museveni
Biden si prepara a risponderealle sfide della Nazione
WASHINGTON, 18. Il presidenteeletto Joe Biden giurerà
sullascalinata del Campidoglio cheha visto l’assalto del 6
gennaio:appena conclusa la cerimonia —protetta da 25.000 uomini
dellaGuardia nazionale, dall’Fbi edalle agenzie di sicurezza —
sirecherà alla Casa bianca dovefirmerà una decina di provvedi-menti
immediati. Ordini presi-denziali che, insieme al discorsodi
insediamento, saranno il pri-mo messaggio concreto alla Na-zione.
Ron Klain, designato ca-po staff della nuova ammini-strazione, ha
preannunciato chenel discorso programmaticochiederà unità ai
cittadini per
affrontare le drammatiche sfidecomuni: la pandemia, la
crisieconomica, le conseguenze delmutamento climatico e la
feritadelle diseguaglianze razziali.Nei primissimi ordini
esecutivi,il rientro degli Stati Uniti nell’Accordo di Parigi sul
clima, larevoca dell’autorizzazione adun oleodotto che avrebbe
attra-versato terre considerate sacredai nativi americani e del
cosid-detto Muslim Ban. Il presiden-te, secondo la nota di
Klain,proporrà, inoltre, un percorsolegislativo verso la
cittadinanzadi 11 milioni di immigrati che vi-vono illegalmente
negli StatiUniti.
BANGUI, 18. Le truppe dellaMissione Onu per il mante-nimento
della pace nella Re-pubblica Centrafricana (Mi-nusca) hanno ripreso
il con-trollo di Bengassou. La città,che si trova a 750 km a
estdalla capitale Bangui, erastata occupata dall’inizio digennaio
da gruppi armatiche hanno lanciato un’offen-siva contro il governo
delpresidente Faustin ArchangeTouadéra, rieletto per un se-condo
mandato alle elezionidello scorso 27 dicembre.
«Bengassou è sotto il con-trollo totale della Minusca, aseguito
dell’ultimatum emes-so venerdì dalla Mission For-ce ai gruppi
armati», ha resonoto sabato scorso VladimirMonteiro, portavoce
dellamissione. Monteiro ha speci-ficato che ribelli hanno
ab-bandonato le loro posizionie sono fuggiti dalla città nel-la
notte tra venerdì e sabato.
Parallelamente, vi sonostati «tentativi di saccheg-gio» che
hanno richiestol’intervento delle forze arma-te per ripristinare la
sicurez-za, ha riferito il portavoce
della componente militare diMinusca.
La popolazione vive in co-stante tensione, costretta ascappare
per i saccheggi el’avanzata dei gruppi armati.Più di 10.000 persone
sonofuggite da Bengassou duran-te l’offensiva del 3 gennaioper
trovare rifugio nella Re-pubblica Democratica delCongo. La
situazione uma-nitaria e di sicurezza si è ag-gravata a causa dei
continuiscontri post-elettorali tra lacoalizione dei gruppi armatie
le forze governative sup-portate da truppe straniere.Nelle
settimane che hannopreceduto le contestate ele-zioni Touadéra ha
accusato ilsuo predecessore FrançoisBozizé di aver pianificato
uncolpo di Stato e una marciadelle milizie sulla capitale.
Iltribunale supremo ha impe-dito a Bozizé di candidarsiper «motivi
morali».
L’esito del voto, già an-nunciato dall’Autorità nazio-nale per
le elezioni, deve an-cora essere convalidato dallaCorte
costituzionale che de-ve pronunciarsi sui ricorsi.
KA M PA L A , 18. Preoccupa la si-tuazione politica in
Ugandadove, tra blackout e accuse dibrogli, è stato rieletto per
unsesto mandato di cinque anniil presidente in carica
YoweriMuseveni. Al potere ininter-rottamente dal 1986, il
presi-dente Museveni, 76 anni, haottenuto alle elezioni del
14gennaio scorso quasi il 59 percento dei voti sconfiggendo ilsuo
principale sfidante RobertKyagulanyi, musicista meglionoto con il
nome d’arte BobiWine, che non è andato oltreil 35 per cento,
secondo i datiufficiali della commissioneelettorale.
Museveni ha definito que-sto «il voto più equo nella sto-ria
dell’Uganda», malgradouna campagna elettorale mol-to movimentata e
violenta, du-rante la quale sono state uccisedecine di persone, e
la chiusu-ra totale di internet in tutto ilPaese in coincidenza del
voto.
Wine — conosciuto per es-sere diventato con la sua musi-ca
portavoce dei giovani deiquartieri emarginati che non siriconoscono
in Museveni — hatuttavia affermato che impu-gnerà legalmente il
risultatoelettorale, che non giudica va-lido, invitando i suoi
sosteni-tori ad astenersi da ogni vio-lenza. Lo riporta Al
Jazeera,riferendo che l’annuncio è sta-to fatto sull’account
Facebookdella National Unity Platform(Nup), il partito d’opp
osizio-
ne di cui è deputato Wine.Venerdì scorso, Wine aveva
detto ai media locali ed inter-nazionali di essere chiuso
incasa, circondato dalle forze disicurezza di Museveni, e di
te-mere per la propria vita e perquella di sua moglie.
«Mi assumo questa doloro-sa ma inevitabile decisione daleader,
invitandovi a desistere
da ogni forma di violenzamentre ci prepariamo a conte-stare il
risultato elettorale e isuoi lampanti difetti nelle cor-ti di
giustizia per la nostra vit-toria a lungo termine e perl’Uganda»,
ha scritto Wine aisuoi sostenitori.
Caratterizzate da un’alta af-fluenza alle urne, le elezionisono
state segnate da diversiepisodi di violenza. L’ex can-tante è stato
arrestato e in se-guito rilasciato più volte negliultimi mesi.
L’ultimo arresto,avvenuto il mese scorso insie-me con tutti i
membri dellasua squadra elettorale, ha ac-ceso gli animi e
innescato gliscontri.
Nelle «violenze senza pre-cedenti», scrive la Bbc, sareb-bero
state uccise, nel novem-bre 2020, almeno 54 personedalle forze di
sicurezza del go-verno. Wine nei giorni scorsiaveva denunciato
presuntibrogli nelle operazioni votoautoproclamandosi «presiden-te
del popolo ugandese».
Riguardo al futuro del Na-tional Unity Platform, dopo
lasconfitta alle elezioni, Wineha detto che «tutte le opzionisono
ora sul tavolo, anche nonlimitate alla protesta
pacifica»,precisando però che non stainvocando un’i n s u r re z i
o n eviolenta.
Da segnalare che le consul-tazioni elettorali si sono svoltenel
corso di un blackout di in-ternet deciso dal governo che,
secondo osservatori locali,avrebbe minato la fiducia
nelconteggio dei voti e nel risul-tato finale, e di conseguenzanel
processo democratico.
A tal proposito il candidatodell’opposizione ha fatto sa-pere
che sarà «felice di condi-videre i video di tutte le frodi ele
irregolarità avvenute duran-te il voto, non appena Internet—
bloccato il 12 gennaio — saràripristinato». Museveni hatuttavia
respinto tutte le accu-se di frode elettorale.
Museveni, che si è confron-tato con i dieci candidati
del-l’opposizione in lizza, ha po-tuto correre per un sesto
man-dato dopo la contestata appro-vazione della legge che aboli-sce
il limite massimo di 75 annidi età precedentemente richie-sto per
ricoprire l’incarico dicapo dello Stato.
Per il momento non è facileverificare presunti brogli e
ir-regolarità. Ad eccezione diuna missione dell’Unione afri-cana,
non ci sono stati organiinternazionali a monitorare losvolgimento
del voto. Muse-veni già in passato è stato piùvolte criticato per
aver gestitole elezioni con scarsissima tra-sparenza e facendo
intervenirele autorità contro i suoi oppo-sitori.
In questi ultimi anni nelPaese sono intanto cresciuti
ilmalcontento, l’i n s o f f e re n z aper una leadership
immutabilee le disparità sociali.
KHARTOUM, 18. Precipita lasituazione nella regione occi-dentale
sudanese del Darfur,dove intensi scontri tribalihanno provocato
almeno 80morti. Lo hanno indicatofonti del Comitato sudanesedei
medici, vicino al movi-mento di protesta che ha por-tato lo scorso
anno alla cadu-ta del presidente del Sudan,Omar al-Bashir.
A due settimane dal ritirodella missione di pace dell’O-nu in
questa re-gione instabilesudanese, le vio-lenze hanno su-bito una
incon-tenibile escala-tion, causandonegli ultimi duegiorni il
mag-gior numero divittime dalla fi-ne dell’anno. Il31 dicembre si
èconclusa — co-me richiesto dalGoverno ditransizione su-danese,
dallaRussia e da altreNazioni africa-ne — la missionedi
peacekeepingcongiunta delleNazioni Unite(Unamid) e del-l’Unione
africa-na in Darfur, presente in que-sta regione da 13 anni.
«Il bilancio delle vittimedei sanguinosi attacchi a El-Geneina,
capitale del Darfuroccidentale da sabato matti-na — ha riferito il
Comitato suTwitter — è salito a 83 morti e160 feriti, compresi
esponentidelle forze armate».
L’agenzia di stampa uffi-ciale sudanese, Suna, citandola sezione
locale del sindaca-to dei medici, ha precisato
che gli scontri tribali non ac-cennano a fermarsi.
Il governo di Khartoumha imposto il coprifuoco to-tale — di
durata indefinita —nel Darfur occidentale. Sonovietati
assembramenti in tut-ta la provincia, i mercati re-steranno chiusi,
e le forze disicurezza hanno l’autorizza-zione ad usare la forza
per farrispettare la misura. Per cer-care di ristabilire l’ordine,
ilprimo ministro sudanese, Ab-
dallah Hamdok, ha inviatonella martoriata regione unadelegazione
di alto livello.
Da parte sua, l’Onu haespresso «profonda preoccu-pazione» per
l’escalation diviolenza nell’area, che a El-Geneina, vedono
contrap-porsi la tribù Al-Massalit e inomadi arabi. Inoltre, le
mili-zie armate che sostengono inomadi arabi hanno attacca-to la
città e diverse case sonostate date alle fiamme.
Il Guatemala blocca9.000 migranti honduregni
CITTÀ DEL GUAT E M A L A , 18. Icirca novemila migranti
partitivenerdì dall’Honduras perraggiungere gli Stati Uniti,
edentrati in un primo momentosenza problemi in Guatemalaattraverso
la frontiera di El Co-rinto, si sono scontrati ieri conagenti di
polizia e soldati gua-temaltechi che hanno postoblocchi sulle
strade del Paese.
Le forze di sicurezza sonoriuscite, per il momento, a fer-marne
i propositi di avanzataverso la frontiera con il Messi-co. Molti
migranti non avreb-bero rispettato le direttive sani-tarie in
materia anti-covid. E 21persone nel gruppo sottoposteai controlli
sanitari sono risul-tate positive al coronavirus edovranno essere
messe in qua-rantena in Guatemala prima ditornare nel proprio
Paese.
Vi sono stati momenti ditensione con scontri anche vio-lenti tra
alcuni membri dellacarovana e l’esercito che ha fat-to ricorso
all’uso di lacrimoge-ni ed ha arrestato diversi mi-granti. «È
impossibile per loro
continuare il viaggio, li invitia-mo a tornare al proprio
luogodi origine, non passeranno»,ha assicurato loro il
direttoredella Migrazione, GuillermoDíaz, secondo il quotidiano
lo-cale «Prensa Libre». Tuttavia,la carovana rimane ferma in
at-tesa di una soluzione, poichéassicura che il ritorno in
Hon-duras non è un’opzione a causadella mancanza di opportunitànel
proprio Paese di origine.L’Honduras, oltre a essere se-gnato da una
violenza dilagan-te, ha subito la devastazioneportata lo scorso
mese di no-vembre dal passaggio dei dueuragani Eta e Iota.
Visto quanto accaduto inGuatemala, il Messico ha raf-forzato il
proprio confine meri-dionale per prepararsi all’even -tuale arrivo
della carovana. Ilgoverno messicano e quelloguatemalteco,
attraverso unadichiarazione congiunta, han-no invitato le autorità
del-l’Honduras a «contenere lamassiccia partenza dei
propricittadini».
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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 lunedì 18 gennaio 2021
Le nuove sfide della pedagogia nell’ultimo saggio di Armando
Matteo
Prigionieridi un’immagine
È morto il gesuitaEugenio Costa
Nel documentario di Maria Tilli sulla tossicodipendenza
La forzadella comunità
di ANDREA PIERSANTI
«C erte volte pensano chenon siamo più neancheesseri umani. Non
ca-piscono che dietro alladroga c’è una persona. È la droga chel’ha
fatto diventare così. In realtà sottoc’è un uomo, c’è una donna.
Però le per-sone non la vedono così, la vedono comelo scarto della
società, ormai». Daniele,21 anni, è un ospite della comunità diSan
Patrignano. Racconta il suo calva-rio, fra eroina, cocaina e
can-ne. Le botte alla mamma. Ifurti. L’aborto della
fidanzataadolescente. Adesso è in co-munità, serve in mensa
perchégli piace il contatto con gli al-tri. Si confida alla
macchinada presa di Maria Tilli. La suatestimonianza, così
trasparen-te, così tragica e così densa diumanità, è proposta
senzacommenti. La regia è rispetto-sa, attenta a non superare il
limite.
E le frasi di Daniele, insieme con quel-le di Stefano, Caterina
e di altri ospitidella comunità di San Patrignano, fannomale.
Arrivano dritte al cuore. Scavanonell’anima dello spettatore. Ci
siamoabituati a chiudere gli occhi di fronte aldramma delle
tossicodipendenze del ter-
zo millennio. I ragazzi nati nel Duemilascelgono
l’autodistruzione della drogaanche se alle spalle hanno famiglie
felicie affettuose.
È un vuoto più grande quello che cer-cano di riempire con le
droghe. Si trattadi una questione di coniugazione deiverbi, ripete
spesso Papa Francesco.
Questi ragazzi vengono da una culturache li ha spinti ad usare
sempre ed esclu-sivamente la prima persona singolare.Insieme con
l’attenzione esasperata perl’io, cresce così la dipendenza dalle
dro-ghe, come fosse una sorta di medicaliz-zazione
dell’infelicità.
A San Patrignano, ma succede anchenegli altri centri di
recupero, i tossici, gliscarti dell’umanità, scoprono invece
laforza della comunità. Si sentono costret-ti a cambiare la
coniugazione dei verbi epassano dall’io al noi. «Ho fatto tanto
i
conti con me stesso quando ho iniziato aseguire un’altra
persona», dice Stefano,ventisette anni, di cui gli ultimi sei
passa-ti in comunità. «Allora, lì ho iniziato ve-ramente a
cambiare. Io rappresento lacomunità, agli occhi di questa
personanuova. Se io devo rappresentare la co-munità ma non credo
nella comunità ti
racconto le favole».Il documentario Lontano da ca-
sa è stato trasmesso domenica 17gennaio, nello spazio degli
spe-ciali del Tg1. È stato prodottocon Rai Cinema per Bielle Re
daGiuseppe Lepore e Simone Iso-la. Si tratta di un bell’esempio
dicosa significhi fare servizio pub-blico, perché non è una
rispostaalla serie SanPa in programma-zione su Netflix. Sembra, al
con-trario, una esemplificazione del-l’antico detto popolare sul
dito ela luna. Quando il dito indica laluna, gli sciocchi guardano
il di-to. Su Netflix SanPa è dedicata aimetodi usati da Muccioli.
Il dito,appunto. Con Lontano da casa,
Maria Tilli non ha smesso un solo secon-do di guardare la luna,
il dramma delletossicodipendenze giovanili. «Le voci diDaniele,
Caterina e Stefano sono cometre voci distinte che raccontano
insiemela stessa storia. Una storia che però nonriguarda solo loro,
una storia che riguar-da tutti», dice la regista.
Le voci di Daniele, Caterina e Stefanosono tre voci distinteche
raccontano insieme la stessa storiaUna storia che riguarda
tutti
Dopo una lunga malattia è morto aRoma nella notte del 17 gennaio
ilgesuita Eugenio Costa, teologo,liturgista, musicologo tra i
piùconosciuti divulgatori in Italia dellaRiforma liturgica. Alla
fine degli anniOttanta era stato invitato a partecipareal gruppo
della Conferenza episcopaleitaliana incaricato della revisione
dellaBibbia Cei del 1974, prima per ilNuovo Testamento, e poi anche
per iSalmi. Un lavoro che ha avuto comeesito finale la Bibbia Cei
2008. Nato aGenova il 25 marzo 1934, nellafamiglia degli armatori
Costa, dopo lascuola secondaria dai gesuiti dellacittà si è
impegnato a fondo primanello scoutismo, poi nella
localecongregazione mariana. Gesuita dal1953, dopo un anno di
giurisprudenzaall’Università di Genova, hafrequentato il noviziato
a Firenze e adAvigliana dal 1953 al 1955. Ha studiatofilosofia a
Gallarate (1955-1958) eteologia a Chieri (1962-1966) nellaCompagnia
di Gesù. Nel 1964, mentrestudiava teologia, si è laureato inLettere
moderne all’Università di
Genova con una tesi su «Ecclesia in sanCipriano: il termine e i
temi». Ordinatopresbitero nel 1965 a Chieri hafrequentato il terzo
anno diprobazione a Vienna dal 1966 al 1967(un ulteriore anno di
noviziatoprevisto da sant’Ignazio per rinnovarsispiritualmente dopo
i lunghi studi eper approfondire la conoscenzadell’Istituto). Ha
poi conseguito undottorato in teologia a Parigi, pressol’Institut
de Liturgie (1967-1971), con latesi Tropes et séquences dans le
cadre de lavie liturgique au moyen âge (“Tropi esequenze
nell’ambito della vitaliturgica medievale”). Componente epoi
responsabile del Centro teologicodei gesuiti a Torino (1972-2004)
èstato parroco a San Fedele a Milano(2004-2008). Ha studiato
pianofortecon Martha Del Vecchio,composizione con Victor Martin
emusica liturgica con il confratelloJoseph Gelineau. Ha diretto
conChristine Barenton il coro giovanile«Mini-Hosanna» dell’Eglise
St. Ignace(Parigi) e, più tardi, il coro dellaCattedrale di
Torino.
# C a n t i e re G i o v a n i
Pubblichiamo stralci dell’introduzione allibro «Il nuovo bambino
immaginario.Perché si è rotto il patto educativo tra geni-tori e
figli» (Soveria Mannelli, Rubbetti-no, 2020, pagine 122, euro
12).
di ARMAND O MAT T E O
O gni adulto che viene asapere di diventare ge-nitore — uomo o
donnache sia — non resta maisemplicemente in attesa del mo-mento in
cui colui o colei che saràappunto suo figlio o sua figlia
simanifesterà in carne e ossa. Nonriesce, infatti, proprio ad
attenderepazientemente la nascita al mondodel suo cucciolo per
cercare di de-cifrarne, in un secondo momento ecol tempo e con
l’impegno che sa-ranno necessari, il carattere, i gusti,i sogni:
insomma quella singolari-tà, quella parola unica rivolta almondo
già esistente — che ogni es-sere umano incarna. Al
contrario,consapevolmente o meno, riserva-tamente o pubblicamente,
l’adulto“in attesa” inizia sin da subito adimmaginare suo figlio.
Sì, inizia aconcepire nella sua testa il figlioche ha concepito
nella carne. Enessuno pensi che questa seconda“concezione” — questa
concezionementale — sia meno potente ed ec-citante della prima
concezione,quella reale: quella, cioè, che por-terà sulla terra un
nuovo rappre-sentante della specie.
Certo, si potrebbe pensare — ein parte è così — ad un gioco
inno-cente, spesso anche inconscio. Chemale c’è, del resto, ad
iniziare apensare al sesso del nascituro (al-meno sino a quando il
ginecologoo la ginecologa con i loro potenti emisteriosi mezzi non
svelerannol’arcano) e ancora al colore degliocchi e dei capelli
ovvero al possi-bile timbro della voce? (...) E anco-ra: non sarà
possibile poi, con unpiccolo sforzo di immaginazioneappunto,
individuare dalle rispo-ste offerte alle domande sinora po-ste
quella che potrebbe essere an-che la sua vocazione agli studi
—classici o forse scientifici o addirit-tura artistici — e dunque
ipotizza-re, ipoteticamente si intende, unaqualche professione che
lo renderàsempre più soddisfatto e ricono-scente verso il suo
genitore? Tuttoquesto potrebbe, senz’altro, essererubricato come un
gioco.
Ma non è un gioco privo di con-seguenze: codesti pensieri che
gio-cosamente si susseguono l’un do-po l’altro, attingendo non
rara-mente al personale bagaglio incon-
scio di sogni e di aspirazioni rima-sti incompiuti, in verità,
danno allaluce ciò che viene normalmentechiamato “il bambino
immagina-rio”. Ed è proprio con questo“bambino”, frutto della mente
delgenitore, che il bambino reale,frutto del suo sangue e della
suacarne, dovrà confrontarsi. O me-glio sarà confrontato al
momentodella sua nascita. E tanto più velo-cemente il genitore avrà
accettatodi mettere da parte il bambino im-maginario da lui
concepito duran-te il tempo della gravidanza, tantopiù celermente
sarà capace di acco-gliere e prendersi cura del piccoloche è venuto
al mondo: che è certa-mente “suo” figlio, ma, ancora dipiù, come
ogni essere umano, è fi-glio “a modo suo”, cioè in modo
ir-ripetibile e imprevedibile. E su untale argomento, partendo
dalleanalisi di Sigmund Freud sul nar-
cisismo che tocca in sorte anche al-l’amore genitoriale e
arrivando alleintuizioni sul «bambino della not-te» di Silvia
Vegetti Finzi e sul «fi-glio del desiderio» di Marcel Gau-chet, è
stato detto praticamentequasi tutto quello che c’è da sape-re. Ma
non è di questo che il saggioche qui introduciamo intende par-lare.
Il suo tema è “il nuovo bambi-no immaginario”. Al suo
cospetto,quello raccontato nelle righe pre-cedenti sembrerà
qualcosa di quasiordinario, addirittura innocuo.L’intendimento
specifico delle pa-gine che seguono è infatti quello dirichiamare
l’attenzione del lettore— sulla scorta anche di altri e
quali-ficati studi indicati di volta in voltanel corso delle pagine
che seguonoe con un’attenzione speciale al giàcitato appello fatto
da Papa Fran-cesco sulla necessità di «ricostruireun patto
educativo globale» — suun più recente fenomeno socialeche
proponiamo di indicare ap-punto con il termine di “nuovobambino
immaginario”.
Il fenomeno in questione non ri-guarda più ciò che capita al
bambi-no reale “prima” della sua nascita,bensì a ciò che gli tocca
in sorte“dop o” che è venuto al mondo. Eciò che gli tocca in sorte
è quello diessere sottoposto ad una decifra-
zione del suo essere che non coin-cide affatto con il suo essere
reale.Improvvisamente, il bambino rea-le smette di essere
semplicementeun bambino: e cioè l’inizio e l’av-vio del tutto
aperto e insidioso diun essere umano, chiamato a con-quistare un
suo specifico spazio inun mondo già abitato da altri. Co-mincia,
invece, a materializzarsi(agli occhi dei suoi genitori,
innan-zitutto, ma non solo ai loro) comeun essere umano già
compiuto,completo, potenzialmente in gra-do di stabilire ogni cosa
riguardo alsuo destino, già dotato dunque diun posto e di un
indirizzo di vita.
Il nuovo bambino immaginarioè cioè un essere umano
semplice-mente “all’inizio” e non più “l’ini-zio” di un essere
umano. Così con-cepito, il bambino diventa null’al-tro che un
adulto di piccola taglia:«un adulto basso di statura», come
giustamente affermòIrene Bernardini. E ciòche ne stabilisce la
diffe-renza con gli altri adultiè un certo “nanismotransitorio”,
destinato ascomparire con gli anni.Crolla così, nei
genitori,soprattutto, ma non so-lo in loro, lo spazio men-
tale per comprendere qualcosa co-me l’infanzia: l’infanzia —
affermapiù che giustamente Marina D’A-mato — oggi scompare. Patisce
ildestino dell’oblio. Ed è così chequel tempo che è necessario
adogni piccolo d’uomo per appren-dere le parole (tutti sappiamo
che“infante” è colui che non è ancorain grado di parlare) e tramite
que-ste ultime imparare a dare un nomea quel mistero grande che è
la vitaintorno a lui e soprattutto dentrodi lui, quel tempo, per
l’appunto,oggi non c’è più. Non c’è più, per-ché i genitori hanno
stabilito che,di esso, il bambino non ha più bi-sogno.
Il nuovo bambino immaginario,in verità, ha già “il tutto di sé”
pra-ticamente “dentro di sé”, ma nonin forma appena potenziale,
comesinora si è creduto, per l’attivazio-ne della quale si
richiederebbe unimmenso lavoro educativo. Il nuo-vo bambino
immaginario è già ciòche sarà: il tempo che gli serve nonè quello
dell’uscita da uno stato dimancanza e di potenzialità versouno di
pienezza e di presenza, maquello dell’automanifestazione diuna
potenza d’essere sorprendentee ricchissima, sin da sempre in
lui,prima in formato small e poi sem-pre di più in quello
normal.
Si parla tanto di infanziama paradossalmente oggil’infanzia
patisce il destino dell’oblio
-
L’OSSERVATORE ROMANOlunedì 18 gennaio 2021 pagina 7
Più che una semplice autrice, la scrittrice statunitense è un
capitale culturale
Una vena noirtra ansie e paure
Saranno presto pubblicati i diari inediti ritrovati in un
armadio
Quel thriller d’e s o rd i oche incantò Hitchcock
Il 19 gennaio 1921 nasceva Patricia Highsmith
di GABRIELE NICOLÒ
M ai fidarsi degli estranei.Potrebbero indurti sub-dolamente,
facendo levasulla malia derivante dauna nebulosa identità, a
perpetrare at-ti malvagi che covavi dentro ma che, aldunque, non
avresti mai avuto il co-raggio di commettere. Può definirsiuna
sorta di trattato di psicologia ilthriller d’esordio di Patricia
Highsmi-th, Strangers on a Train (1950), in cui i dueprotagonisti
ingaggiano una battagliascandita da incalzanti dialoghi chevanno
gradualmente a scavare nellepieghe recondite del loro animo.
Se-duto in treno, meditabondo, Guy Hai-nes si lambicca il cervello
per studiarela migliore strategia diretta a ottenereil divorzio
dalla moglie, ad esso con-traria. Il suo affannato cogitare è
bru-scamente interrotto da Charles An-thny Bruno, che gli si siede
di fronte.Uomo facoltoso e buono a nulla, ha inodio il padre che,
senza tanti scrupoli,vorrebbe eliminare. Quando, sondan-do e
risondando, scopre che Guy, conil quale ha nel frattempo stabilito
uncontatto di crescente confidenza, ha inodio la moglie che si
oppone al divor-zio, lancia il diabolico piano. Si offredi uccidere
la moglie di Guy a pattoche, a sua volta, Guy gli uccida il pa-dre.
Tale piano, se messo in atto senzasbavature, fornirebbe ad entrambi
unalibi d’acciaio. Non si sono mai cono-sciuti, se non per un
incontro casualein treno, e in futuroavranno agio di fingereche non
si sono mai co-nosciuti.
Il fattore inquietantedi questo pur fascinosomeccanismo è che
l’o-micidio non risulta ve-ramente necessario per-ché i due
protagonistiraggiungano i rispettiviobiettivi: il divorzio l’u-no,
una vita senza lacci econdizionamenti l’a l t ro .Il criminoso atto
si cari-ca così di un significatoancor più torbido. Viene a
configu-rarsi infatti come un atto gratuito, eper questa ragione
ancora più inquie-tante e spiazzante, che richiama il ge-sto
gratuito di Raskolnikov in Delitto ecastigo, il quale uccide una
donna an-ziana per sfregio: non gli era simpati-ca, gli complicava
la vita e lo offende-va. Per avere ragione di lei,
semprenell’economia della finzione lettera-ria, non era proprio
necessario ucci-derla. E quel gesto gratuito getta unaluce sinistra
sul comportamentoumano e sugli abissi che esso, unavolta infranto
il codice morale e su-perati convenzionali infingimenti,può
raggiungere.
Ma in Guy non si specchia solo lafigura dell’eroe di
Dostoevskji, maanche la perturbante sagoma di unaltro eroe
letterario, ovvero quell’O-blomov, creatura di Goncarov,
total-mente incapace all’azione e dispostoa muovere un dito solo se
fortementesollecitato. Guy è apatico, egli stessosi definisce un
vile. Vorrebbe agire, sadi essere sull’orlo del precipizio ed
èconsapevole che basta un solo passoper precipitare giù. Ma gli
manca ilcoraggio di tradurre il proposito inrealtà. Sarà Bruno a
spingerlo, irre-tendolo in un vortice serrato, in quelp re c i p i
z i o .
Patricia Highsmith, con una prosasincopata, talora secca e
tagliente, se-gue il convulso processo psicologicodei due
protagonisti, costruendo unatensione che si fa sempre più acuta
ecoinvolgente nel corso della narra-zione. Eppure il libro, tanto
più meri-tevole in quanto opera prima, non fu
accolto con particolare favore sia dalcomune lettore che dalla
critica. Ilperverso intrigo turbava. A farlo ap-prezzare nel suo
effettivo valore cipensò Alfred Hitchcock che si disse«incantato»
dalla trama. L’anno suc-cessivo alla pubblicazione del libro,nel
1951, uscì il film dall’omonimo ti-tolo, diretto dal maestro del
brivido.La pellicola fu un successo e, di rifles-so, lo fu anche il
thriller della Hi-ghsmith. Ci voleva un grande filmper far
apprezzare un grande libro.
Ma Hitchcock, come ebbe a dire lastessa Highsmith, «giocò
sporco». Ilregista inglese, sempre alla ricerca dibuone storie da
trasformare in film,acquistò i diritti sul libro per soli7.500
dollari, trattando tramite un in-termediario che non rivelò mai che
lapersona interessata al giallo era ilgrande regista. La trattativa
si con-cluse con un contratto firmato il 20aprile 1950. La
Highsmith biasimò lacondotta di Hitchcock, che avrebbepotuto pagare
molto di più e si eraapprofittato di una scrittrice
allorasconosciuta. Tra l’altro in quell’ep o cala pratica di usare
intermediari ano-nimi era diffusa a Hollywood: se neservivano sia i
grandi studios sia i re-gisti noti e affermati.
Hitchcock riuscì ad entrare in con-flitto anche con il celebre
giallista Ra-ymond Chandler, cui aveva chiestodi collaborare alla
sceneggiatura. Ametà percorso, a causa di crescenti di-vergenze di
vedute, la collaborazione
fu interrotta. «Mi aveva scritturatoper avere preziosi consigli,
ma poi lirifiutava tutti, e alla fine ho detto ba-sta» dichiarò uno
stizzito Chandler.
Con le dovute variazioni, la tramadel film ricalca il plot
ordito dalla Hi-ghsmith. Certo è che la scena, verso ilfinale del
film, della partita a tennisgiocata dal protagonista, è una gem-ma
della storia del cinema: essa si tra-sforma in un’angosciante lotta
controil tempo. Il movimento ritmico dellapalletta che scandisce,
crudelmente, isecondi è da applauso. In questa pel-licola, come in
altre (Psyco , Fre n z y ),Hitchcock esplora il conflitto tra
ilbene e il male, tra la luce e le tenebre,tra l’equilibrio e la
follia. In questoscenario, segnato da contrasti e con-traddizioni,
svolge un ruolo impor-tante il luna park che di questo
calei-doscopico universo diviene l’icasticosimbolo. È in un luna
park che vienecommesso il crimine ed è all’internodi questa cornice
che si liberano leforze demoniache in balia delle qualil’uomo
freneticamente si dibatte. Ilparco dei divertimenti quale luogo
incui senza briglie si scatenano perver-se pulsioni è un topos
letterario, che vadal Fa u s t di Goethe a La fiera della vani-tà
di Thackeray. Come soggiogato daun contesto fatto di lazzi e di
colorisgargianti, l’individuo si sente cometrasportato in una
realtà che non rie-sce a domare: al contrario, è da essadominato
tanto da procedere, comeun sonnambulo, fino all’orlo dell’a-bisso
per poi — dopo una inane sostaperché non gli arride resipiscenza
—,cadervi. Inesorabilmente.
Una scena del film «Strangers on a Train»
di ALESSANDRO CLERICUZIO
È più che una semplice scrittricePatricia Highsmith, è un
capi-tale culturale dal quale cine-ma, tv ed editoria attingono
econtinueranno ad attingere ancora permolto. Già portato sul grande
schermonel 1960 da René Clément e nel 1999 daAnthony Minghella, Il
talento di MisterR i p l e y, senza dubbio uno dei suoi roman-zi
più noti, sta per approdare sul piccoloschermo sottoforma di
miniserie in seipuntate. Steven Zaillian, premio Oscarcome
sceneggiatore di Schindler’s List, èinfatti il regista cui è stata
affidata l’en-nesima trasposizione di questa storia di
inganni e false identità, di desideri re-pressi, soldi, viaggi
intercontinentali edolce vita anni Cinquanta.
Contemporaneamente, è stato an-nunciato sul «New York Times» che
ilsuo esecutore testamentario e la suaeditor daranno alle stampe
entro que-st’anno i diari privati della Highsmith,che l’autrice
custodiva gelosamente, eche sono stati ritrovati in un armadiodella
biancheria nella casa ticinese incui passò gli ultimi anni di vita.
Cin-quantotto quaderni stanno diventanoun libro di 650 pagine per
l’e d i t o reamericano Liveright. Sebbene siascomparsa nel 1995,
nel ventunesimosecolo si rincorrono le sue biografie,una pubblicata
nel 2003 (Beautiful Sha-dow), una nel 2009 (The Talented Miss
Hi-ghsmith) e una in uscita in questi giorni,Devils, Lusts and
Strange Desires di RichardB r a d f o rd .
Se il pubblico anglofono ha a dispo-sizione queste ricostruzioni
della vita edell’arte della scrittrice, l’attenzionedel mondo
culturale italiano non è dameno. Gli appassionati di teatro
ricor-deranno, qualche anno fa, una magi-strale Lucia Poli alle
prese con Brividi,uno spettacolo tratto da cinque raccon-ti della
giallista americana (e lo scorsoanno l’artista toscana l’ha
nuovamenteevocata nel suo spettacolo An i m a l e s s e ),mentre la
Highsmith è diventata a suavolta personaggio del romanzo di
Mar-gherita Giacobino Il prezzo del sogno(Mondadori, 2017).
Potremmo andare avanti — o indie-
tro — ancora per molto, per raccontarela fascinazione che questa
donna haesercitato su generazioni di lettori.Pensare all’epoca che
l’ha trasformatain un prodotto pulp, quando alcunesue pubblicazioni
finivano sugli scaffa-li dei paperback pruriginosi, con le
co-pertine coloratissime e ammiccanti,spesso poco più che inganni
del p a c k a-ging ideati per veicolare a un pubblicopoco selettivo
romanzi di serie A. Oquando, per pubblicare liberamenteun romanzo
di amore tra donne (Th ePrice of Salt, successivamente divenutoC a
ro l ), cambiò il proprio nome in Clai-re Morgan.
Oggi che Patricia compirebbe centoanni, però, la sua figura
auto-riale è talmente nota e affer-mata che non c’è più bisognodi
ammiccare al lettore, se noncon la promessa di materialinuovi. È
quello che fa La navedi Teseo, che pubblica la rac-colta di
racconti Donne (pagine288, euro 19, traduzioni di Hi-lia Brinis,
Lorenzo Matteoli eSergio Claudio Perroni), alcu-ni dei quali sono
finora rimasti
inediti in italiano. Un’occasione ghiot-ta per i suoi
ammiratori, e anche per chivoglia avvicinarsi per la prima volta
aquesta penna così lucida da riuscire aguardare molto spesso il
male drittonegli occhi.
Da esperta giallista quale sarebbe di-ventata di lì a poco, la
giovane Patricia,infatti, racconta mondi sempre in bilicotra il
sogno e l’incubo, mondi di abusi edi quiete, dimesse
dispera-zioni.
Così, in Quando a Mobilesbarcò la flotta, una sempliceragazza
del Sud che va a cer-care lavoro lontano da casa,sola in un’altra
città, si ritro-va suo malgrado imbrigliatain un giro di
prostituzione.L’incubo, a quell’epoca, diogni donna che da sola
de-cidesse di scegliere la liber-tà personale e professionalesenza
l’ala protettiva di unafamiglia o di un marito. Ilfinale è
terribile: quando sa-le su una giostra e recuperaquel senso di
gioia e inno-cenza che aveva provato anni primaproprio lì durante
una vacanza con igenitori, sotto le mentite spoglie diun principe
azzurro che le possa dareuna nuova vita, arriva, invece, il fon-do
dell’abisso. Non succede spessoche i suoi racconti abbiano un
finalerisolutivo come questo, che sia tragi-co o positivo.
Nella maggior parte dei casi la narra-
zione si interrompe in medias res, lascian-do il lettore col
fiato sospeso, tecnicamolto nota a chi lavora con la
suspense.D’altronde il termine deriva dal latinos u s p e n d e re
, e l’esempio che di solito si faper esemplificare questa cifra
stilistica èil personaggio di Due occhi azzurri diThomas Hardy
(1873), che a causa diuno scivolone si ritrova aggrappato conla
punta delle dita alla parete di unascogliera senza la possibilità
di mettersiin salvo.
Quando il lettore si identifica con unpersonaggio in questa
situazione, la su-spense è assicurata. In questi raccontila
sensazione di pericolo imminente èspesso di carattere psicologico,
la mi-naccia più frequente è l’altro, un uomoche ti segue
inspiegabilmente di nottein una città ostile, il vicino che
d’im-provviso non ti saluta più e ti scatenaimprobabili sensi di
colpa, il bambinopovero e sporco che potrebbe infettareun suo
coetaneo ignaro della propriavulnerabilità.
Bambini e bambine appaiono fre-quentemente nei racconti di
Donne, per-ché possono rispecchiare, potenzian-dolo, il senso di
smarrimento di unadulto, o possono sentirsi schiacciatidal peso
delle aspettative dei genitori, operché sono sempre sulla soglia
tra l’in-nocenza e la malizia, come in Ma t t i n a t era d i o s e
o in Un uomo tanto gentile. Degnaerede di Edgar Allan Poe, la
Highsmi-th riesce anche a percorrere con disar-mante naturalezza i
sentieri che all’an-goscia arrivano partendo non tanto daentità
minacciose, quanto dalle passio-
ni più apparentemente innocue, comenell’ultimo racconto della
raccolta, IlG u a rd a l u m a c h e . Amata da cineasti classi-ci
e contemporanei (Hitchcock, Wen-ders, Haynes, Chabrol, Cavani),
defi-nita da Graham Green «poetessa del-l'angoscia», Patricia
Highsmith ha at-traversato il ventesimo secolo con unavena noir che
ancora oggi riecheggiatra le nostre ansie e le nostre paure.
La sua fu una pennacosì lucida e penetranteda riuscire a
guardare molto spessoil male dritto negli occhi
Nei racconti in bilico
tra sogno e realtà
narra di mondi
di abusi e di quiete
E di dimesse disperazioni
Bambini e bambine appaionofrequentemente nei raccontiappena
pubblicati da La nave di Teseoperché possono rispecchiare,p
otenziandolo,il senso di smarrimento di un adultoO possono sentirsi
schiacciatidal peso delle aspettative dei genitori
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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 lunedì 18 gennaio 2021
L’eredità di Mario Pomilio a cento anni dalla nascita
Una tensione moraleincapace di riposo
Pomilio a metàdegli anni Settanta
«Per una geopolitica del diritto dell’impero romano d’Oriente»
di Danilo Ceccarelli Morolli
Tenere insieme popoli diversidi RO CCO PEZZIMENTI
I l titolo del lavoro di DaniloCeccarelli Morolli Per
unageopolitica del diritto dell’i m p e roromano d’Oriente (Roma,
Va-lore Italiano, 2020, pagine 181,euro 26) potrebbe trarre in
in-ganno perché nel lavoro ci sonosuggestioni che vanno ben al dilà
degli aspetti giuridici o geopo-litici e tratteggiano aspetti
cultu-rali così ricchi che finiscono perdelineare una civiltà. L’a
u t o re ,docente nella Facoltà di Dirittocanonico orientale del
PontificioIstituto Orientale, intende rivol-gere lo sguardo non al
passato,sia pur glorioso, ma evidenziare idiversi aspetti di una
cultura giu-ridica che, ancora oggi, pervado-no il presente e non
solo quello
occidentale. Nelle pagine, fittis-sime di contenuti e
riferimenti, èpossibile cogliere la continuità ele differenze tra
la Roma occi-dentale e quella orientale. Non acaso l’autore
preferisce parlare didiritto dell’impero romano d’O-riente più che
di ius byzantinum.Non bisogna infatti dimenticareche la stessa
dicitura dell’imp ero,«romano» appunto, sta a signifi-care che «per
molti versi Romaviene traslata in Costantinopo-li». Qui continua
quella vocazio-ne che l’Urbe ha dal suo sorgerequando, dovendo
sulle rive delTevere coordinare e far convivere
diverse genti, sente la necessità diformulare leggi che tengano
in-sieme (è questo il vero significatodel termine lex dal verbo
lego) e re-golino la convivenza in modo pa-cifico.
Certo, oltre alla continuità, cisono anche le differenze. In
mo-do inequivocabile si dice «cheGiustiniano funge da spartiac-que
tra lo ius Romanum e il succes-sivo ordinamento
giuridico».Quest’ultimo acquisirà a tratti, aseconda del carisma
del basileusdi turno, «forma anche ideolo-gica». A seconda delle
circo-stanze, l’i m p e ra t o r apparirà, di
volta in volta, «luogotenente diDio, vicario di Dio, messo
diDio». Da non dimenticare cheallo stesso modo «i califfi sono
isostituti del Profeta» e non a ca-so così si definiranno i
successoriturchi che si insedieranno al po-sto degli imperatori d’O
riente.
Quello che è più suggestivo inun libro che, sia pur
scientifico,appare anche un itinerario nar-rativo, è il confronto
che la pri-ma Roma, già dal suo sorgere, epoi la seconda, nel suo
collocarsiin una realtà geograficamentediversa, hanno con lo spazio
cir-costante. Da qui il termine geo-
politica, che appare nel titolo eche non solo costituisce
l’essen -za di oltre due millenni di civiltàromana, ma mostra anche
comequesta nuova materia — si parladi Geopolitica da nemmeno didue
secoli — sia nella pratica pre-sente da sempre nella storia
degliimperi e sia strettamente connes-sa con la scienza giuridica.
Il cheevidenzia come questa nuova di-sciplina sia intimamente
legataalla necessità di regolare i rap-porti tra popoli diversi
nella af-fannosa ricerca di una sicurezzapropria, dei confini e dei
rappor-ti tra le diverse gentes.
Interessante è inoltre che ilruolo svolto dalle élites nel
di-venire geopolitico non di radosi trasforma in scontro. È quiche
il discorso su un «presun-to passato» mostra tutta la suaattualità.
La realtà geoecono-mica «si mostra bisognosa diclassi dirigenti che
non po-tranno più accontentarsi di ri-stretti e opportunistici
accordiper aree di influenza, fondatisu strategie di breve
periodo(…) occorre lavorare da subitoa un modello di
riorganizza-zione delle comunità in gradodi collegare, in una
visione trapari, educazione, formazione,lavoro». Non è questo il
pun-to di partenza per realizzareun’autentica fraternità scevradi
astrazioni e di ideologie?
di MARCO BECK
U n intellettuale abruzzesepoco più che trentenne,nato a Orsogna
(Chieti) il14 gennaio 1921, docente li-ceale di lettere, non
avrebbe forse maiintrapreso una brillante carriera lette-raria,
destinata a conferirgli stima enotorietà internazionali, senza un
fati-dico incontro, nel marzo del 1953, conuna suora. A rievocarlo
fu, molti annidopo, lo stesso Mario Pomilio, scritto-re ormai
affermato, pubblicando nelpiù autobiografico dei suoi libri,
Scritticristiani (1979), una lettera aperta indi-rizzata a
quell’anonima religiosa:l’«angelo della carità» che a Napoli,città
elettiva di Pomilio, nella clinicadove sua moglie era stata
ricoverataper un delicato intervento chirurgico,rivelò ai due
coniugi il grado umil-mente eroico delle sue evangeliche vir-tù. Il
giovane insegnante ne fu colpitosino al punto di rimettere in
discussio-ne l’agnosticismo connesso alla suaprecedente militanza
nel Partito socia-lista (alla politica attiva sarebbe torna-to solo
nel 1984, eletto al Parlamentoeuropeo come indipendente nelle
listedella Democrazia cristiana). Nella suacoscienza riaffiorò il
sostrato di reli-giosità “fisiologica” che, durante l’i n-fanzia e
l’adolescenza, vi aveva im-presso un’educazione cattolica di
au-stero stampo tradizionalista. Da que-sto recupero interiore del
retaggio fa-miliare scaturì non tanto una conver-sione quanto una
riconversione: unapensosa metànoia, una rinnovata (an-corché a
tratti sofferta) adesione aifondamentali valori cristiani,
consoli-dati nel ricorso diretto al messaggio diCristo e nella
meditazione della Parolabiblica così come nello stile del
vissutoquotidiano; nell’a p p ro f o n d i m e n t odelle radici
manzoniane del cattolice-simo liberale così come nella
parteci-pazione all’aggiornamento promossodal concilio Vaticano II
e nella reve-rente ammirazione per le figure diGiovanni XXIII,
Paolo VI e GiovanniPaolo II.
In pari tempo, la scintilla del corto-circuito spirituale
scoccato al capezza-le della moglie sofferente accese lafiamma di
un’ispirazione creativa chegenerò frutti già maturi fin
dall’esor-dio con L’uccello nella cupola (1954).Scritto di getto in
pochi mesi, il ro-manzo mette in scena nella cornice diTeramo i
drammi incrociati di un sa-cerdote inesperto, bisognoso di
verifi-ca sul proprio ministero, e di una gio-vane donna in preda a
sensi di colpa,penitente ansiosa di espiazione. Inibi-to dal
rigorismo dell’educazione rice-vuta in seminario, don Giacomo
nonriesce a salvare la sventurata Martadall’autodistruzione. Ma
quella scon-volgente esperienza pastorale lo gui-derà verso un
umile riconoscimentodella fragilità umana redenta dalla
mi-sericordia di Dio. La Grazia vince ilp eccato.
A reggere l’intero impianto narrati-vo, sulle orme dell’amato
Manzoni,sono una tensione morale incapace diriposo, una
concentrazione sulle pro-blematiche esistenziali in tutta la
loro
dirompente drammaticità, una dispo-sizione a percepire l’essenza
creaturaledei personaggi che avrebbero innerva-to, nel segno di un
cristianesimo «in-terrogante e inquieto» (Carlo Bo), an-che le
successive imprese di narratoree, in minor misura, saggista. Tra il
1956e il 1959 vedono la luce tre romanzi: Il
testimone, un “p oliziesco” sui generis,giocato sul confronto
tra un commis-sario parigino, dubbioso rappresen-tante della
giustizia istituzionale, el’angosciata compagna di un delin-quente;
Il cimitero cinese, breve ma limpi-da e profonda love story nello
scenariodella Normandia, protagonisti un gio-vane studioso italiano
(alter ego del-l’autore) e una studentessa tedescachiamati dalla
forza dei loro sentimen-ti a una simbolica riconciliazione
inrappresentanza dei rispettivi popoli,oltre i condizionamenti
psicologici delsecondo dopoguerra; Il nuovo corso,apologo
“distopico” e fantapolitico,allusivo alla repressione sovietica
dellarivolta ungherese del 1956.
Tracce di un’ancora oscillante ricer-ca di compatibilità tra
impegno socia-le e integrità morale solcano La compro-missione
(Premio Campiello 1965), pa-
rabola amara di un ambizioso parvenudi provincia che, cedendo
alle lusin-ghe della corruzione politica, finisceper bruciare una
carriera in embrionee incenerire la sua vita privata.
Studispecialistici su Verga e Pirandello pre-cedono nel frattempo
la pubblicazio-ne, nel 1967, di saggi e interventi pole-mici
raccolti in Contestazioni, con cuiPomilio si pone al centro del
dibattitoculturale alla vigilia del Sessantotto.
Cinque anni di lavoro febbrile, inun silenzioso “r i t i ro ”
intellettuale, ap-prodano nel 1975 alla clamorosa quan-to luminosa
epifania di un capolavoroassoluto, senza precedenti e senza
pa-ragoni: Il quinto evangelio, pubblicato epiù volte ristampato da
Rusconi, poiricomparso presso altri editori, daMondadori-Oscar
(1990) a Bompiani(2000) a L’orma (2015). Un caso dav-vero
straordinario di longevità edito-riale, tanto più stupefacente in
quantosi tratta di un libro “ip erletterario”, ac-cessibile solo a
lettori colti, raffinati esensibili. Alla sua fortuna diede fin
dasubito un impulso decisivo l’acco-glienza entusiastica di
autorevoli criti-ci in Italia, in Francia (Prix du meil-leur livre
étranger), in Polonia (Pre-mio Pax) e altrove, tutti concordi
nel-l’elogiare «un sinfonico epos cristia-no», memorabile per
l’equilibrio tramole e qualità della scrittura, per lacomplessità
d’orchestrazione, per lastratificata storicità del disegno, per
ilconnubio tra rigore filologico e ardi-tezza d’invenzione
narrativa, per l’iri-descente varietà di temi, toni, cifree s p re
s s i v e .
Seme generativo di questo opus ma-gnum, anzi maximum, articolato
in di-ciassette corposi “capitoli”, fu — se-condo una testimonianza
dello stessoPomilio — l’idea di un romanzo-sag-gio che raccontasse,
in un arco tempo-
rale esteso all’intera vita della Chiesa,il mito di un vangelo
sconosciuto, ri-petutamente intravisto, balenante perframmenti,
sfuggente, mai posseduto,scrigno di un arcano «supplemento
dirivelazione»; metafora, in definitiva,dei quattro Vangeli
canonici nel lorocontinuo, vivificante reincarnarsi nel-
la storia dell’umanità. Geniale “falsa-rio”, Pomilio fabbrica
fonti fittizie omanipola fonti autentiche, con un’o-perazione di
mimesi linguistica che ri-crea la patina sintattico-lessicale
pro-pria di ciascun contesto storico. Talemimetismo insieme
concettuale e stili-stico risalta soprattutto in tre episodi:Il
manoscritto di Vivario, un intreccio epi-stolare che attraversa
l’Europa lungouna pista di sette secoli; Vita del cavalierDu
Breuil, memoriale della transizionedi un gentiluomo seicentesco
dalla se-vera ascesi dei giansenisti alla gioiosaapertura verso la
speranza della sal-vezza; La giustificazione del sacerdote
Dome-nico De Lellis, ritratto di un presbiterodedito, nella Napoli
del Settecento,alla cura pastorale di miseri popolani,in polemica
con un clero sfarzoso ecorrotto. Riepilogo della quête
all’inse-guimento del “criptovangelo”, del Sa-
cro Graal della Parola, è infine un te-sto teatrale, il dramma
Il quinto evangeli-sta, ambientato nella Germania del1940. Se Il
quinto evangelio si staglia nelpanorama della produzione pomilia-na
con la maestosità di una cattedrale,la raccolta degli Scritti
cristiani, edita daRusconi nel 1979 e ripubblicata da«Vita e
Pensiero» in una «nuova edi-zione accresciuta» nel 2014, può
essereparagonata a un armonioso battisteroche custodisce una sorta
di “sestoevangelio”. Oltrepassato l’atrio dellememorie familiari
(Lettere al padre,, allafiglia, a un amico, a una suora),
Pomilioapre il tabernacolo delle sue medita-zioni all’incrocio tra
fede e letteratura.Rifulgono di sapienza e intelligenza le“a c c o
rd a t u re ” eseguite in preparazio-ne al grande concerto del
Quinto evange-lio: Cristianesimo e cultura, La Bibbia comel e t t e
ra t u ra , I Vangeli come letteratura. Sischiude anche, attraverso
Preistoria d’unro m a n z o , uno spiraglio sul laboratorio“quinto
evangelico”. E ancora affasci-nano mente e cuore dei lettori le
rifles-sioni deontologiche sulla Responsabilitàdell’uomo di cultura
e quelle di saporeprofetico su Dio nella società d’oggi.
La «filologia fantastica di Pomilio»(definizione di Pietro
Gibellini), lasua attitudine a trascendere la realtàstorica per
attingere una superiore ve-rità artistica, torna a librarsi ad
altaquota nell’ultima opera compiuta, ilromanzo breve Il Natale del
1833 (Ru-sconi, 1983), insignito del Premio Stre-ga. Occupa il
centro della scena Ales-sandro Manzoni, “p r i g i o n i e ro ”
nelsuo palazzo milanese. Dove un luttodevastante, la morte
dell’adorata spo-sa Enrichetta Blondel, lo ha trafittoproprio nel
giorno della Natività diCristo. È, il suo, uno strazio intimo,come
un’implosione dell’anima rive-lata solo da scarni sedimenti
scritti, fracui due abbozzi frammentari del Nata-le del 1833, due
“ab orti” poetici che do-cumentano la crisi del rapporto conun Dio
non più amorosamente vicinoin Cristo, ma silenziosamente lonta-no,
non tanto «pietoso» quanto «ter-ribile». Da queste labili tracce
Pomilioprende lo spunto per una finissima in-dagine sugli stati
d’animo del vedovo,per un’