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PROGETTO RIFIUTI ZERO:

LA PLASTICA

SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO “G. ZAPPA”- IC15 BOLOGNA

CLASSE 2D A.S.2017/18

La plastica è un materiale recente e moderno, ma in realtà la sua storia comincia in tempi remoti.

Sin dall’antichità, infatti, l’uomo ha utilizzato dei ‘polimeri naturali’, come l’ambra, i gusci di tartaruga o il corno.

Ma per ottenere materiali analoghi in maniera artificiale bisogna aspettare la seconda metà dell’800.

LA STORIA DELLA PLASTICA

L’inglese Alexander Parkes può essere considerato l’inventore della plastica, in quanto nel 1860 ha brevettato la

prima plastica artificiale, che venne battezzata Parkesine.Era un primo tipo di celluloide, utilizzato per produrre manici e

scatole, ma anche oggetti flessibili come i polsini e i colletti delle camicie.

Nel 1870 i fratelli americani Hyatt brevettano la formula della celluloide, con l’obiettivo di sostituire il costoso e raro avorio nella

produzione delle palle da biliardo.

Il materiale ebbe un immediato successo presso i dentisti, impiegato per le impronte dentarie.

Nel 1907 il chimico belga Leo Baekeland ottiene la prima resina termoindurente di origine sintetica, che brevetta nel 1910 con il

nome di bakelite in breve diventa la materia plastica più diffusa e verrà utilizzata

per molti anni.

Nel 1912 un chimico tedesco, Frits Klatte, scopre il processo per la produzione del polivinilcloruro (PVC) che in futuro avrà

grandissimi sviluppi industriali.

Nel 1913 lo svizzero Jacques Edwin Brandenberge inventa il Cellophane, materiale flessibile, trasparente ed impermeabile

che trova subito applicazione nel campo dell’imballaggio.

Nel 1935 Wallace Carothers sintetizza per primo il nylon (poliammide)

una materiale che sarà utilizzato molto dall’industria tessile dando inizio all’era delle “fibre sintetiche”.

Rex Whinfield e James Tennant Dickson nel 1941 brevettano il polietilene tereftalato (PET),

anch’esso utilizzato nell’industria tessile (il cosiddetto PILE)fino al 1973 quando inizia ad essere utilizzato nel mondo alimentare con il brevetto della bottiglia PET di Nathaniel Wyeth (Du Pont).

I decenni successivi sono caratterizzati da una grande crescita tecnologica e dallo sviluppo dei cosiddetti

« TECNOPOLIMERI ». La plastica entra nella vita quotidiana e si afferma nella moda, nel

design e nell’arte…per invadere oggi ogni campo della produzione.

La plastica e l’inquinamento

La plastica come ormai tutti sappiamo è uno dei materiali più inquinanti del nostro pianeta. Molte delle cose che compriamo al supermercato sono confezionate in sacchetti di plastica. Anche i sacchetti di plastica (polietilene) sono un grande problema per il nostro pianeta perché li usiamo dal tragitto supermercato-casa e la maggior parte delle volte li buttiamo.

Un sacchetto di plastica si degrada in circa mille anni e per ogni persona si usano circa 85 sacchetti all’anno.

Questi sacchetti a volte vengono riciclati, ma spesso vengono lasciati nella natura inquinando e avvelenando il pianeta.

Recentemente una balena uccisa da 80 buste di plastica nello stomaco è stata ritrovata in un canale della Thailandia.

Metà delle tartarughe del Mediterraneo hanno plastica in corpo.

Di 424 morte rinvenute sulle spiagge, è emerso che il 63% aveva plastica nell'apparato digerente.

Nel 1997 Charles Moore durante un giro in barca nel Pacifico scoprì il sesto continente: un’isola composta da 100 mila tonnellate di residui di plastica dal diametro di 2500 km che galleggia a qualche metro di profondità.

ISOLE DI PLASTICALa plastica rappresenta il più importante fenomeno della globalizzazione. In meno di cinquant’anni gli oggetti che utilizziamo hanno creato un continente artificiale di plastica; queste isole sono formate da un insieme di lattine, boe, galleggianti, cassette, lampadine e sacchetti della spazzatura.

Il problema è dato dall’errato uso e smaltimento della plastica, poiché solo una parte viene riciclata. Una grande quantità viene stoccata nelle discariche e in mare, che si sta trasformando nel più grande contenitore di rifiuti della storia dell’uomo. Ad esempio, nell’Oceano Pacifico esiste una discarica fluttuante chiamata Pacific Garbage Patch (grande chiazza di rifiuti del Pacifico) che ha l’estensione del Canada.

Di isole ce ne sono almeno cinque: due nel Pacifico, due nell’Atlantico meridionale e

settentrionale e una nell’Oceano Indiano.

La formazione delle isole è iniziata a partire dagli anni ‘80 a causa di particolari correnti oceaniche dotate di un movimento a spirale (Trash Vortex).

Il particolare movimento a spirale orario del Vortice del Nord Pacifico (the Gyre), una delle più potenti correnti oceaniche, permette alle particelle di rifiuti di aggregarsi fra loro formando un cocktail micidiale che diventa cibo di molluschi, pesci, delfini, tartarughe, uccelli marini…per arrivare direttamente sulle nostre tavole.

La plastica nasce come materiale economico, leggero e resistente, fatto per durare nel tempo, motivo per cui si dovrebbe utilizzare il più a lungo possibile per poi essere adeguatamente smaltita o riciclata a fine vita.Tuttavia l’economicità della produzione e la flessibilità di questi materiali fa si che vengano sempre più impiegati per oggetti usa e getta, un controsenso che fa molto male all’ambiente.

Senza un deciso intervento nel 2050 nel mare potrebbe esserci più plastica che pesci!

Il Progetto Plasticus

Plasticus è una balena di 10 metri di ‘Sky Ocean Rescue-Un mare da salvare’ formata da 250 kg di rifiuti di plastica, quantità analoga a quella che ogni secondo viene gettata in mare; è stata esposta a Roma in occasione dell’Earth Day che quest’anno ha avuto come tema centrale l’inquinamento da plastica. Il messaggio che la balena vuole inviare è che è possibile preservare un mare più pulito per le generazioni future attraverso piccole azioni quotidiane.

E noi cosa possiamo fare per salvare il mare?

- Scegliere una shopper in tessuto per gli acquisti.- Riciclare correttamente la plastica.- Usare bottiglie riutilizzabili.- Evitare di usare cotton fioc in plastica.- Evitare di usare stoviglie o posate di plastica, preferendo quelle

compostabili.- Evitare di usare cannucce in plastica, preferendo quelle

riutilizzabili o non usandole affatto.- Evitare cosmetici che contengono microplastiche.- Non gettare rifiuti nel W.C.- Non disperdere nell’ambiente mozziconi di sigarette o rifiuti in

genere.- Privilegiare la bicicletta o i trasporti pubblici per evitare le

emissioni di CO2. - Consumare pesce sostenibile evitando le specie in estinzione.- Mettere in pratica la regola delle 3R: Riduci - Riusa - Ricicla.

E nel mondo cosa si sta facendo?

➢ Il giovanissimo olandese Boyan Slat con il progetto Ocean Cleanupha messo in piedi la più grande operazione di pulizia degli oceanirealizzando una barriera sottomarina che spinge la spazzatura in

un’area delimitata nella quale risulta più semplice prenderla e riciclarla.

➢ Un gruppo di scienziati britannici sta cercando di potenziare, modificandole artificialmente, le proprietà di un enzima naturale

PETase prodotto da un batterio mangia-plastica. L’enzima sarebbe in grado di degradare la plastica in pochi giorni,

in luogo delle diverse centinaia di anni che impiegherebbe naturalmente.

La seconda vita della plasticaLa plastica è un materiale talmente resistente che una volta che viene riciclata può essere utilizzata insieme ad altri componenti chimici per ottenere un altro materiale.

Alcuni esempi di oggetti prodotti da plastica riciclata:Tessuti in Pile SecchiArredo da esterno Lampade e altri oggetti di designTrolley per la spesa Buste rigide Componenti per elettrodomestici o scooter

……...e tanto altro ancora

I vantaggi della plasticaI manufatti in plastica possono dare vita a nuovi e utili prodotti, favorendo così l’economia del Paese nel rispetto dell'ambiente. I vantaggi principali della plastica sono:▪ Nuove materie prime: ottenute dal riciclo.▪ Innovazione: sviluppo di nuove tecnologie per

realizzare oggetti con il materiale riciclato.▪Meno discariche: Grazie alla raccolta differenziata e

al riciclo.▪Risparmio energetico.

Le scarpe realizzate con la plastica dei mari

Il riciclo della plastica

La plastica è un materiale che può essere diviso in 2 categorie:La termoplastica, che si ammorbidisce sempre al calore e può essere realizzata di nuovo;

La termoindurente, che può essere prodotta una sola volta e poi resta dura per sempre.

Le materie plastiche più diffuse sul mercato dei prodotti di consumo sono:

• Polietilene: sacchetti, flaconi per detergenti, giocattoli, pellicole e altri imballaggi.

• Polipropilene, con usi diversissimi: mobili da giardino, contenitori per alimenti, oggetti per l'arredamento.

• Cloruro di Polivinile: film, tubi, vaschette per le uova; è anche nelle porte, nelle finestre, nelle piastrelle.

• Polietilentereftalato: bottiglie per bevande, fibre sintetiche, nastri per cassette.

• Polistirene (polistirolo):vaschette per alimenti, posate, piatti, bicchieri.

Il procedimento di riciclaggio può essere:

• Meccanico: si ottengono scaglie o granuli che verranno utilizzati per la produzione di nuovi oggetti.

• Chimico: questo processo mira a spezzare le molecole base della plastica (polimeri) e ottenere le materie prime (monomeri) di partenza.

Esistono appositi centri dove la plastica viene differenziata, poi pressata per ridurne il volume.Successivamente viene inviata in stabilimenti di selezione per separarla in base alla composizione chimica.A questo punto la plastica viene sminuzzata e rilavorata attraverso vari processi.

Giusta raccolta differenziata della plastica

Tra tutti i materiali che è possibile riciclare, la plastica è tra quelli che maggiormente si prestano a un riciclo completo.

Ci sono 3 passi da seguire prima di gettare i rifiuti in plastica nella raccolta differenziata:

1) Togliere i tappi dei contenitori. 2) Lavare i contenitori per eliminare tracce del contenuto. 3) Pressare per far perdere volume. Lo spazio infatti costa sia a

livello di trasporto sia nei processi di recupero successivi. Per alcuni materiali, specialmente quelli che si induriscono con il calore

(termoindurenti), il processo di lavorazione può avere un costo molto superiore alla produzione di nuova plastica.

PROBLEMI DELLA RACCOLTA DIFFERENZIATA DELLA PLASTICA:

Per alcune materie plastiche, come il polipropilene, si può riciclare solo un certo numero di volte (tipicamente 3 nel caso del PP) e dopo

diventano inutilizzabili.Le diversità nel trattamento tra i vari tipi di materiale plastico

comportano la necessità di una rigida divisione delle materie da riciclare. Questa separazione deve effettuarsi già nella fase della raccolta

differenziata.Ad esempio, il polietilene o PVC, utilizzato per produrre i tappi delle bottiglie (oltre che componente principale dei sacchetti di plastica), dovrebbe essere separato dal PET, di cui sono composte le bottiglie

stesse.

COSA SI PUO' RICICLARE E COSA NO

Ecco un esempio di plastica differenziata:

-Bottiglie di acqua minerale, latte, bibite e olio.

-Flaconi e dispenser per detersivi, saponi e cosmetici.

-Contenitori per salse, creme e yogurt.

-Vaschette per alimenti (in PET, polistirolo polipropilene).

-Blister e involucri sagomati.

- Buste e sacchetti per pasta, patatine, caramelle, verdure e surgelati.

-Reti per frutta e verdura.

-Materiali per la protezione e il trasporto delle merci (pellicole, pluriball,”chips” in polistirolo).

-Piatti e bicchieri monouso (privi di residui di cibo).

-Sacchi per prodotti da giardinaggio, per detersivi e alimenti per animali.

-Vasi da fiori e piantine utilizzati solo per la vendita e il trasporto.

-Pellicole trasparenti.

-Sacchetti e buste dei negozi.

Non differenziate invece nella plastica tutti quei rifiuti che presentano residui di materiali organici, ad esempio:

-Utensili da cucina.-Bacinella.-Pennarello, Righello, Squadretta.-Tubo di irrigazione.-Giocattolo di plastica. -Palla.-Cartellina di plastica.-Barattolo di plastica.-Frullatore-Tastiera e mouse. -Cd musicale. -Sedia. -Occhiali. -Pannolino. -Siringa.

Biodegradabilità e compostabilità

La biodegradabilità è la capacità di sostanze e materiali organici di

essere degradati in sostanze più semplici mediante l’attività

enzimatica di microrganismi.

Se questo processo biologico è completo, si ha una totale

conversione delle sostanze organiche di partenza in molecole

inorganiche semplici quali acqua, anidride carbonica e metano.

Il fenomeno della biodegradazione fa parte del ciclo naturale

della vita sulla Terra, incentrato sul carbonio.

Grazie all’attività di fotosintesi di piante ed alghe e all’energia del

sole, l’anidride carbonica viene sottratta all’atmosfera per

sintetizzare gli zuccheri e le altre sostanze impiegate dai

vegetali per crescere e svilupparsi.

Allo stesso modo anche i rifiuti organici delle attività umane

possono essere scomposti mediante la biodegradazione.

Affinché quest’operazione sia efficace è necessario però

individuare l’ambiente ideale e i tempi adeguati per

massimizzare il fenomeno.

Compostabilità

La compostabilità è la capacità di una materiale organico di trasformarsi in compost mediante il processo di compostaggio. Tale processo sfrutta la biodegradabilità dei materiali organici di partenza per trasformarli in un prodotto finale che prende il nome di compost.

Il compost è dunque il frutto della disintegrazione e biodegradazione aerobica (cioè in presenza di ossigeno) di materiale (in genere rifiuti) organico: il compost maturo assomiglia ad un terriccio fertile e per la sua ricchezza in sostanze organiche è impiegato come fertilizzante.

Il compostaggio può essere praticato a livello

domestico-amatoriale su scala molto piccola o a livello

industriale. Quest’ultimo è alimentato da rifiuti organici

domestici e da rifiuti delle lavorazioni agricole e di altri settori;

è praticato in impianti appositi che garantiscono la corretta

gestione del processo.

Sacchetto biodegradabile e compostabile: stessa cosa?

Spesso quando si parla di sacchetto biodegradabile o compostabile si pensa siano la stessa cosa. Ma facciamo attenzione perché non è così. Non sono la stessa cosa. Leggerezza e versatilità sono le caratteristiche che li accomunano ma hanno anche delle differenze sostanziali, che nel mondo della raccolta differenziata hanno un loro peso.

I sacchetti biodegradabili si dissolvono naturalmente grazie all’azione di microbi, del calore e dell’umidità, ma questo processo potrebbe non completarsi in tempo utile per un loro corretto trattamento assieme al materiale organico.

La plastica compostabile (chiamata comunemente bioplastica)

si biodegrada negli impianti di compostaggio in breve periodo e

quindi può essere gettata unitamente all’umido poiché la sua

struttura si dissolve trasformandosi in compost da usare come

fertilizzante naturale.

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