questioni e osservatori sez.3 indice | doc. 24 SALUTE (TUTELA DELLA) VIOLENZA CONIUGALE E MALATTIE PSICHICHE: RIMEDI E CURA – di Dome- nico Chindemi e Valeria Cardile P. osservatorio medico-legale | doc. 25 DANNO MORALE CONTRIBUTO MEDICO-LEGALE ALLA VALUTAZIONE DEL DANNO MORALE: LA QUANTIFICAZIONE TECNICA DEL GRADO DI SOFFERENZA – di Enzo Ron- chi e Monica Cucci P.
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q u e s t i o n i eo s s e r v a t o r i
s e z . 3 i n d i c e
| doc . 24 SALUTE (TUTELA DELLA)
VIOLENZA CONIUGALE E MALATTIE PSICHICHE: RIMEDI E CURA – di Dome-nico Chindemi e Valeria Cardile P.
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| do c . 25 DANNO MORALE
CONTRIBUTO MEDICO-LEGALE ALLA VALUTAZIONE DEL DANNO MORALE:LA QUANTIFICAZIONE TECNICA DEL GRADO DI SOFFERENZA – di Enzo Ron-chi eMonica Cucci P.
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| 24 VIOLENZA CONIUGALE E MALATTIEPSICHICHE: RIMEDI E CURA
Una delle manifestazioni piu subdole di violenza psichica si verifica nell’ambito familiare ed e originata oda un reflusso di tensione o insoddisfazione dei coniugi caratterizzata da una situazione di parita dialetticae di violenza tra i partners con insulti reciproci e lancio di piatti o altri oggetti; nei casi patologici puo es-sere caratterizzata da una sottile e perversa violenza, per lo piu psichica, attuata generalmente dall’uomola cui patologia, per le peculiarita del manifestarsi della stessa, non e ravvisabile dall’esterno e non e indivi-duabile, nella gran parte dei casi neanche dalla vittima che sovente dopo anni si rende conto che « qual-cosa non va ».La violenza psichica alla base di una malattia psichica (per lo piu paranoia, schizofrenia o altre perversioni)puo assumere diversi livelli di intensita, anche di elevata gravita che possono portare alla distruzione psi-cologica della vittima; nonostante la paura nel denunciare la situazione.La consapevolezza della dignita e del ruolo all’interno della famiglia che la figura femminile va sempre piuacquisendo contribuiscono al processo di emancipazione della donna, non solo sotto l’aspetto economico,ma anche sociale con una maggiore attenzione verso la violenza familiare, in precedenza fenomeno nasco-sto, oggi sempre piu oggetto di attenzione verso l’esterno grazie anche alle denunce, che vanno definitecoraggiose, delle vittime che rischiano ripercussioni fino all’omicidio, da parte del loro carnefice, personepsichicamente malate che reagiscono imprevedibilmente quando perdono l’oggetto della loro desideriopatologico.Tale lavoro, insieme a quello precedente sulle «Molestie morali: tutela giuridica e rimedi terapeutici » (in que-sta Rivista, 2007,...) ha la funzione di incentrare l’attenzione su tali situazioni in modo che chi si riconoscaquale vittima o riconosca qualche amico o familiare faccia tutto quanto e possibile, sotto il profilo giuri-dico e il rimedio della cura, per preservare la salute psichica del proprio caro e del malato stesso.
Sommario 1. Violenza familiare. — 2. Malattie psichiche all’origine della violenza coniugale: come ricono-
scerle.— 3. Rimedi e cura.
1. VIOLENZA FAMILIAREUna delle piu frequenti estrinsecazioni della violenza, sia fisica che psichica avviene
all’interno della famiglia anche se non e possibile operare alcuna tipicizzazione di tali
situazioni che possono assumere carattere occasionale da parte di soggetti «normali»,
a causa del loro carattere, ma puo anche essere originata da una malattia psichica, a
volte difficilmente diagnosticabile, e che fa assumere alla violenza connotati parossi-
stici che possono avere gravi conseguenze per le vittime.
Non esistono modelli predefiniti della violenza psicotica che puo esprimersi sotto
varie forme e con differente intensita da caso a caso anche con differenti comporta-
menti da parte dell’agente che puo attraversare varie fasi con una diversa intensita
delle forme di violenza.
di
Domenico
Chindemi
Magistrato
e di
Valeria Cardile
Farmacista
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L’autore di tali comportamenti e generalmente l’uomo e la vittima predestinata e
la donna, moglie o compagna che, nelle malattie piu gravi quali la paranoia, nel caso
in cui tenti di affrancarsi dalla violenza del partner, puo essere oggetto di atti estremi
quali l’omicidio, quale ultimo atto di supremazia dell’uomo che vede ormai perso il
controllo e, quindi, anche il potere sulla donna che ha deciso di allontanarsi dalla fa-
miglia.
La mancanza di attenzione verso tali fenomeni e indirettamente riscontrabile nelle
cronache giudiziarie che, solitamente, qualificano l’eziologia di tali comportamenti
quale «depressione» o « raptus», mentre la causa va ricercata nella patologia da cui
spesso e affetto l’agente; poiche solitamente la malattia non viene diagnosticata, il co-
niuge, nel caso in cui la violenza viene denunciata, e ritenuto responsabile sia sotto il
profilo penale per i reati di lesioni personali (art. 590 c.p.), ingiuria (art. 594 c.p.), vio-
lenza sessuale (art. 609-bis c.p.), sia, piu raramente, sotto quello civilistico ai sensi del-
l’art. 2043 c.c. (1).
La difficolta maggiore consiste nel riconoscere e distinguere una normale lite fami-
liare, con generale anche se non assoluta, posizione di uguaglianza tra i coniugi che,
ad esempio, si lanciano piatti o oggetti o si scambiano vicendevolmente insulti, dalla
violenza psichica originata dalla patologia da cui e affetto l’uomo e che vede la donna
in una posizione di inferiorita, fino a divenire vera e propria vittima di tali violenze
con conseguenze permanenti nella stessa psiche della donna che sovente non riesce
a rendersi conto del perche del particolare atteggiamento del partner.
La scelta della vittima, sia pure nell’ambito della cerchia degli affetti, non e casuale
in quanto deve possedere determinate caratteristiche a seconda della patologia da cui
e affetto il malato; il perverso narcisista la cerchera con le qualita che lui stesso vor-
rebbe possedere e cerca di succhiarle come un vampiro alla vittima, il paranoico ed il
perverso la cercano tra le persone non con forte personalita e che tendono a colpevo-
lizzarsi per quanto loro accade (2).
L’autore delle violenze psicologiche, in genere, sceglie la propria vittima con un ca-
rattere ne troppo forte ne troppo debole e mediante un lavoro certosino e costante,
che puo durare anche molti anni, a poco a poco in modo subdolo la plagia, la mani-
pola, la depersonalizza, la logora, la condiziona in ogni sua manifestazione, sino a
renderla incapace di ribellarsi, perche ha perso la stima di se stessa e crede di non
venire capita dagli altri non avendo prove tangibili da esibire; spesso non ha un la-
voro ne mezzi economici per affrontare l’aggressore, il quale, essendo dotato di una
eccellente doppia personalita, si presentera con gli estranei in veste di vittima.
(1) Sulla tutela giuridica delle violenze familiari,
Monateri, Bona, Oliva, Le molestie morali nel si-
stema giuridico italiano, in Hirigoyen, Molestie mo-
rali, Torino, 2006, 243.(2) La vittima ideale e una persona coscienziosa,
naturalmente propensa a colpevolarizzarsi. Sono
persone che tengono all’ordine, sia in campo lavora-
tivo sia nelle relazioni sociali, che si dedicano a
quanti stanno loro vicino e accettano raramente pia-
ceri dagli altri. Sono anche vulnerabili ai giudizi e
alle critiche altrui, per quanto infondate. Cio li porta
a giustificarsi ininterrottamente. I perversi, perce-
pendo tale debolezza, provano piacere nell’istallare il
dubbio: «Non saro per caso colpevole di quello che
mi rimprovera, anche se non ne sono consapevole?».
Nel caso di un’aggressione, ai perversi basta negare
perche le vittime entrino nel dubbio. E per questa ra-
gione che alcune vittime sono ricorse a stratagemmi
per verificare a posteriori la realta della violenza.
Conservano copie di lettere, si organizzano per avere
un testimone nascosto oppure registrano le conver-
sazioni telefoniche. Hirigoyen, Molestie morali,
cit., 150.
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Almeno in un primo periodo, la vittima sentendo molti parlare bene del suo ag-
gressore e confusa e dubita di se stessa, credendo di esagerare e di non capire l’effet-
tiva realta, anche perche l’aggressore spesso alterna periodi in cui si comporta molto
male con lei, a periodi in cui si comporta «benino», o almeno cosı le fa credere, fa-
cendole magari dei regali o delle concessioni che possano dimostrare agli estranei
che lui la tratta bene.
Talvolta la vittima prende pure le difese del suo aggressore, lo scusa per i suoi
comportamenti, o perche e molto plagiata da lui e si e assuefatta, o perche non vuole
o non puo rovinare pubblicamente la buona immagine di lui (ad es. se e un professio-
nista affermato), o perche ci sono i figli che non capiscono (ad es. se anche loro sono
plagiati ma trattati bene), o perche presa piena coscienza di essere in trappola si ver-
gogna di ammettere agli altri di essere stata cosı stupida da esserci caduta, o perche
in attesa di potersene liberare preferisce non complicare ulteriormente la situazione e
quindi continua a sopportare. Spesso la vittima, per un inconscio meccanismo di
autodifesa, «dimentica di ricordare», cioe cerca di rimuovere dalla mente cio che ha
subito e che l’ha fatta tanto soffrire: ha, pertanto, difficolta ad esporre l’accaduto, sia
in assenza e tanto piu in presenza del proprio aggressore.
Il vero aggressore psicologico e in genere una persona molto intelligente ma poi-
che e uno psicopatico (ad es. un paranoico-schizoide) non adotta violenze fisiche fa-
cilmente dimostrabili ma agisce sempre in assenza di testimoni in modo tale che la sua
vittima non possa provare nulla delle vessazioni a cui e sottoposta.
La vittima, nei cari peraltro rari in cui prende coscienza della patologia del partner,
teme giustamente che il suo aggressore possa manipolare anche il giudice e persino
lo psichiatra incaricato di una eventuale perizia medico-legale e sa, inoltre, che il vo-
lersi sottrarre apertamente alle violenze del suo aggressore potrebbe causare in lui
una reazione abnorme, che potrebbe portare a gesti estremi quale l’omicidio o l’omi-
cidio-suicidio.
Sono evidenti le difficolta di far emergere all’esterno la violenza, soprattutto se psi-
chica e di individuare la causa di tali comportamenti, cui si aggiunge la paura delle
vittime nel denunciare la situazione, ma la consapevolezza della dignita e del ruolo al-
l’interno della famiglia che la donna va sempre piu acquisendo contribuiscono al pro-
cesso di emancipazione, non solo sotto l’aspetto economico, ma anche sociale con una
maggiore attenzione verso la violenza familiare, in precedenza fenomeno nascosto,
oggi sempre piu oggetto di attenzione grazie anche alle denunce che vanno definite
coraggiose, delle vittime che rischiano ripercussioni da parte del malato che rischi di
perdere l’oggetto del desiderio patologico.
Rende difficile il riconoscimento della violenza da parte delle vittime la modalita di
estrinsecazione della stessa che nel perverso avviene attraverso la seduzione che poi
si trasforma in manipolazione; e solo in tale ultima fase che la vittima, con l’aiuto di
amici e familiari, comincia a rendersi conto della situazione, ma potrebbe essere
troppo tardi per sottrarsi alla violenza (3).
(3) L’intreccio si sviluppa sempre secondo lo
stesso schema: la vittima non si accorge di essere
manipolata; solo quando la violenza si fa troppo
evidente il mistero viene svelato con l’aiuto di per-
sone che intervengono dall’esterno. I rapporti co-
minciano all’insegna del fascino e della seduzione
e si concludono con terrificanti comportamenti da
psicopatico. Eppure, i perversi lasciano indizi che
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La maggiore difficolta e costituita dall’occultamento della violenza all’esterno in
quanto l’uomo sta molto attento a non far trapelare nulla della violenza, comportan-
dosi in modo premuroso nei confronti del partner, generando confusione nella stessa
donna e incertezza nella cerchia dei familiari e amici della stessa che dubiteranno
delle confessioni della donna.
Tuttavia anche quando la donna si rende conto della violenza dell’uomo non sem-
pre si allontana, anzi lo fa raramente e cio per una duplice serie di motivazioni che
vanno dalla paura, non infondata, delle conseguenze di tale gesto, al plagio cui e stata
sottoposta e che le impedisce di allontanarsi dal partner (4).
Finche la vittima non si ribella al condizionamento psichico va tutto bene, ma la si-
tuazione cambia nel caso in cui la donna pone in essere delle manovre di opposizione
e soprattutto nel caso di abbandono del partner. Si verificano, in tali casi, reazioni di
odio da parte del perverso che, pur di non perdere il dominio sull’altro, puo anche,
nei casi estremi, ricorrere all’omicidio e, comunque, il partner diventa oggetto di
odio (5).
Spesso la donna e confusa non capisce cosa le sta accadendo e non riesce a pren-
dere coscienza di cio che fa a causa del comportamento dell’uomo che non manifesta
subito in tutta la sua valenza distruttiva ma, in un crescendo rossiniano, porta la vit-
tima all’esasperazione (6).
Sovente manca la forza psicologica di reazione a tali situazioni di violenza, con as-
sunzione da parte della vittima di un atteggiamento passivo di rassegnazione tanto
piu accentuato quanto piu la violenza e grave anche per la paura concreta di ritorsioni
fisiche che, nei casi di paranoia, possono anche portare all’omicidio quale forma
estrema di dominio nei confronti di una donna che ha manifestato l’intenzione o ha
lasciato il suo aggressore che si vede privato dell’oggetto del dominio (7).
verranno interpretati solo a posteriori, quando la
vittima si sara parzialmente sottratta al condiziona-
mento e capira la manipolazione. Nella prima fase
le vittime sono paralizzate; verranno distrutte in
quella successiva. Hirigoyen, Molestie morali, cit,
.163.(4) Secondo lo studioso Carlos E. Sluzki, gli effetti
della violenza variano in funzione di due elementi:
il livello di minaccia avvertito e la frequenza del
comportamento violento.
La violenza aumenta progressivamente e la resi-
stenza della donna diminuisce fino a diventare
semplice lotta per la sopravvivenza, Hirigoyen,
Sottomesse, Torino, 2005, 101.(5) Nella violenza perversa opporre resistenza al
condizionamento vuol dire esporsi all’odio. A que-
sto stadio l’altro, che esisteva solo come oggetto
utile, diventa un oggetto pericoloso di cui ci si deve
sbarazzare con qualunque mezzo. La strategia per-
versa esce allo scoperto, Hirigoyen, Molestie mo-
rali, Torino, 2006, 123.(6) Oggi le donne sono consapevoli che la vio-
lenza fisica non e accettabile, ma lo sono molto
meno per quanto riguarda la violenza psicologica.
Se le donne accettano di subire comportamenti si-
mili, e perche le aggressioni non arrivano all’im-
provviso « come un fulmine a ciel sereno »; sono
invece preannunciate da microviolenze, da una se-
rie di scorsi spregiativi, da piccoli attacchi verbali e
non verbali che si trasformano in molestie morali,
affievolendo la resistenza e impedendo di reagire.
All’inizio dominio e gelosia vengono interpretate
come prove d’amore. A poco a poco, le donne per-
dono ogni spirito critico e finiscono per « abi-
tuarsi ». Altrettanto progressivamente il compagno
passera da certi gesti o atteggiamenti non aperta-
mente ostili a una violenza indefinibile, e la donna
che subisce continuera a trovare tutto cio normale.
Via via che la gravita e la frequenza della violenza
psicologica aumentano, la donna perde fiducia in
se stessa. E instabile, ansiosa, isolata, confusa, e di-
venta sempre meno capace di prendere una deci-
sone. La donna si dice che la propria percezione
della realta e falsa, che e lei ad avvertire le cose in
modo errato, a esagerare. Finisce per dubitare di
cio che prova e alle volte bisogna che un’altra testi-
monianza venga a confermare cio che lei non osa
dirsi. Hirigoyen, Sottomesse, cit., 86).(7) Se le donne sopportano tanti maltrattamenti, e
perche sono plagiate e condizionate. Il condiziona-
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Va rilevato che « il ciclo di violenza si articola in quattro fasi e in modo ripetitivo. A
ciascuna tappa, il pericolo per la vittima aumenta» (8).
mento e sociale, ma anche relazionale, come una
sorta di addestramento. Quando sono intrappolate in
una situazione senza uscita e, soprattutto, subiscono
aggressioni imprevedibili, le donne diventano pas-
sive, hanno l’impressione che tutti i loro sforzi siano
vani. Non riescono ad immaginare come potrebbero
cambiare le cose e non si sentono capaci di farlo.
Sappiamo ormai che l’impotenza appresa si ve-
rifica quando le aggressioni sono imprevedibili e
incontrollabili, e non c’e alcun mezzo di agire per
cambiare la situazione. Mentre e piu logico pensare
che piu grave e l’aggressione subita dalla donna,
piu lei avra voglia di andarsene, constatiamo, al
contrario, che piu il maltrattamento e frequente e
grave e meno la donna ha gli strumenti psicologici
per andare via. Comunque, l’apparente sottomis-
sione delle donne al coniuge violento, non dev’es-
sere considerata soltanto un sintomo, ma anche
una strategia di adattamento e di sopravvivenza.
Le donne sanno bene, nel profondo di loro stesse,
che l’opposizione frontale a un uomo violento puo
aumentare in modo grave la sua violenza, e allora
cercano di calmarlo e di accontentarlo, per evitare
riva dalla ripetizione di aggressioni apparentemente
insignificanti ma continue, delle quali si sa che non
avranno mai fine. Si tratta di un’aggressione a vita.
In superficie non si vede niente o quasi niente.Il per-
verso preferisce uccidere indirettamente o, piu pro-
priamente, indurre l’altro a uccidersi da solo. I se-
gnali di ostilita non compaiono nei momenti di irrita-
zione o di crisi. Sono costantemente presenti in
forma di stoccatine, tutti i giorni o piu volte alla setti-
mana per mesi, addirittura per anni. Non vengono
espressi con un tono irato, ma con un tono freddo,
che enuncia una verita o un’evidenza.
L’aggressione viene distillata a piccole dosi
quando ci sono testimoni. Se la vittima reagisce e
cade nella trappola della provocazione alzando la
voce, sembra lei la violenta e l’aggressore si atteg-
gia a vittima. Quando c’e violenza fisica, elementi
esterni sono lı a testimoniare: referti medici, testi-
moni oculari, accertamenti della polizia. In una ag-
gressione perversa, non c’e alcuna prova. E una
violenza «pulita ». Non si vede niente, Hirigoyen,
Molestie morali, cit., 125.(25) Il perverso cerca di spingere la sua vittima ad
agire contro di lui, per poi denunciarla come «cat-
tiva». L’importante e che la vittima sembri respon-
sabile di quello che le capita. Spingere l’altro all’er-
rore consente di criticarlo o di sminuirlo e di dargli
una cattiva immagine di se. Si vedono anche per-
versi incitare al suicidio: «Povera ragazza mia, non
hai da aspettarti niente dalla vita, non capisco per-
che non ti sei buttata giu dalla finestra! ». Per l’ag-
gressore e facile, dopo, presentarsi nel ruolo della
vittima di un malato di mentale. Di fronte ad una
persona che blocca qualsiasi tipo di comunica-
zione, la vittima si vede costretta ad agire. Cosı
l’aggredito, gia colpevole per il perverso, agli osser-
vatori esterni sembra essere l’aggressore. La vit-
tima e tra due fuochi e, qualunque cosa faccia, non
puo cavarsela. Se reagisce, accende il conflitto. Se
non reagisce, lascia che la distruzione mortifera si
espanda, Hirigoyen, Molestie morali, cit., 128.(26) Gli ossessivi sono perfezionisti. Il loro gusto
per la perfezione e utilissimo sul piano professio-
nale, anche se si fissano troppo sul particolare. Sul
piano sociale, sono conformisti e rispettosi delle con-
venienze e delle leggi. Sul piano personale, sono per-
sone difficili da sopportare; esigenti, dominatrici,
egoiste, avare. Temono gli slanci emotivi.
Si considerano serie e, secondo loro, gli altri sono
irresponsabili e sconsiderati. Nel timore che il part-
ner metta scompiglio nel loro ordine o esegua male
un compito, verificano tutto, criticano tutto perche
pensano che il loro modo di fare sia il migliore. Non
tollerano, nell’altro, alcuna individualita. Hanno bi-
sogno di controllare, di ribattere dialetticamente, di
frenare qualunque iniziativa non provenga da loro.
La loro violenza si esercita soprattutto attraverso la
coazione e nel campo del potere.
Gli ossessivi possono essere fisicamente violenti,
ma c’e poco rischio che arrivino all’omicidio. La loro
distruttivita consiste piuttosto in un quotidiano logo-
ramento e in un controllo incessante che esauriscono
il partner.
Gli ossessivi chiedono spesso una terapia, ma
non bisogna aspettarsi un mutamento radicale.
Nessuna terapia potra trasformare un carattere os-
sessivo, ma dato che questi uomini e queste donne
sanno controllare gli altri, possono anche imparare
a controllare se stessi e a non scadere nella vio-
lenza, Hirigoyen, Sottomesse, cit,.158.
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Altra strategia del perverso consiste nel porre le persone le une contro le altre, con
falsita, insinuazioni e sottintesi subdoli, per indebolire entrambe e rafforzare la pro-
pria posizione; inoltre il perverso narcisista prova piacere dal contrasto a volte acceso
cui ha dato origine e che culmina con sentimenti di odio o rancore tra le persone che
ha aizzato contro (27).
La violenza puo anche avere effetti negativi sui figli che risentono sia per la man-
canza di attenzione della madre che e preoccupata dalla situazione familiare con con-
seguenze sullo sviluppo psichico del figlio, in quanto per un figlio in tenera eta le vio-
lenze e come se fossero subite direttamente dallo stesso che ne risente e reagisce a
sua volta con manifestazioni di violenza o con uno stato di agitazione che altro non
sono che forme di difesa del bambino che si sente responsabile dello stato di tensione
familiare con ripercussioni a livello emotivo (28).
2. MALATTIE PSICHICHE ALL’ORIGINE DELLA VIOLENZACONIUGALE: COME RICONOSCERLELa paranoia e una delle piu comuni estrinsecazioni della malattia psichica ed e con-
notata dalla violenza familiare, sia fisica che psichica, caratterizzata quest’ultima, con
diverse varianti, da isolamento, insulti, manipolazione, pressioni; trattasi di un feno-
meno che le stesse vittime attribuiscono al « carattere» del partner che, a sua volta,
non e in grado di rendersi conto del suo comportamento violento che ha la propria
eziologia nella stessa malattia psichica, innescando un circuito perverso che sovente
porta all’annientamento della vittima, anche in mancanza di un carnefice, in quanto
non puo essere considerato tale il malato psichico che pone in essere tali comporta-
menti in quanto originati dalla stessa malattia (29).
Solitamente il comportamento del malato psichico paranoico o perverso e caratte-
rizzato dalla ripetitivita ed unilateralita che a lungo andare spossano la vittima e le
fanno perdere ogni capacita di reazione; il comportamento del paranoico puo variare
in base alla personalita della vittima e dello stesso malato, assumendo valenza diversa
(27) Tale tecnica viene qualificata « dividere per
meglio regnare» .La dove il perverso narcisista ec-
celle, e nell’arte di aizzare le persone le une contro
le altre, di provocare rivalita, gelosie. Si puo arri-
vare allo scopo servendosi di allusioni, insinuando
il dubbio o provocando con le bugie la rivalita tra
le persone. Il piacer supremo per un perverso con-
siste nel fare in modo che un individuo ne di-
strugga un altro e nell’assistere a questo scontro
dal quale entrambi usciranno indeboliti, cosa che
ne rafforzera la sua personale onnipotenza., Hiri-
goyen, Molestie morali, cit., 118.(28) Il semplice fatto di essere esposto alla violenza
provoca nel bambino alterazioni psichiche gravi. Es-
sere testimone di violenze e altrettanto, se non piu
dannoso che l’esservi esposto direttamente. I genitori
hanno torto a minimizzare l’impatto della violenza,
specie riguardo ai piccolissimi, che non hanno la
possibilita di allontanarsi.
Per un bambino, essere testimone di violenze co-
niugali e lo stesso che essere maltrattato in prima
persona. La madre puo fare in modo che non assista
alle violenze, ma lui vedra le tracce delle botte e lo
sconforto nei suoi occhi.
Una madre che subisce violenza senza potersi di-
fendere potra avere la tentazione di usare il bambino
come sfogo.
Quando c’e violenza fra i genitori, il bambino si
sente sempre responsabile, e questo gli provoca una
perdita di autostima.
La maggior parte dei bambini che sono vittime o
testimoni di violenze non diventano violenti a loro
volta.
Paradossalmente, mentre molte donne vittime di
violenza dicono di restare a causa dei figli, alcune
decidono di andare via quando la violenza si dirige
contro i loro bambini., Hirigoyen, Sottomesse,
cit., 173.(29) Per un approfondimento sulla tematica delle
molestie morali, Chindemi-Cardile, Molestie mo-
rali: tutela giuridica e rimedi terapeutici, in questa
Rivista, 2007, ...
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anche da parte dello stesso soggetto nel corso del tempo, in base alla intensita e grado
raggiunto dalla malattia, alle cure che non portano comunque, alla guarigione se non
in qualche patologia meno grave, alle reazioni della vittima ed all’ambiente esterno
che raramente si rende conto di quanto sta succedendo tra le mura domestiche (30).
Si tentera di individuare, anche col contributo di alcune vittime che hanno richie-
sto l’anonimato, il profilo psicologico dell’agente e della vittima, importanti per con-
sentire il riconoscimento della patologia che sovente resta nascosta anche alle stesse
donne ed anche dopo una lunga convivenza, ove non abbiano contezza delle manife-
stazioni della malattia che puo essere scambiata con altre cause, quali il carattere o al-
tre diverse patologie a cui non si attribuisce una importanza particolare sotto il profilo
degli effetti giuridici delle azioni e delle loro conseguenze (31).
Le violenze psicologiche ad opera di un paranoico possono essere svariate come ti-
pologia e consistono, da parte dell’aggressore in base alla stessa narrazione di vittime
che hanno assunto consapevolezza dello stato patologico del partner, in:
a) violenze affettive; il malato non dimostra alcun affetto, alcuna comprensione; e
glaciale anche se la vittima sta male fisicamente; neppure dinanzi alla morte prova
pieta,
b) violenze con il silenzio e con i gesti; senza parlare quasi mai con la vittima e se
questa gli domanda qualcosa non risponde, fa finta di non sentire, anzi spesso alza il
volume del televisore se lo sta guardando o si allontana da lei, magari spegnendo la
luce della stanza dove si trova o chiudendo la porta a chiave se sta uscendo di casa,
come se l’altra persona non esistesse;
c) violenze con lo sguardo; spesso quando parla non guarda la vittima, ma rivolge
altrove lo sguardo; se ci sono estranei e si sente in pericolo lancia alla vittima sguardi
che solo lei puo comprendere e che lasciano intendere «Con te poi facciamo i
conti...»;
d) violenze con le parole; spesso dice di non avere capito; quando parla da solo con
la vittima lo fa o con un filo di voce oppure urlando; ingiuria, maltratta, degrada, in-
colpa, manipola, minaccia, istiga, da della pazza alla vittima e la consiglia di andare a
farsi curare o di suicidarsi, le attribuisce false colpe, vuole imporre le proprie idee,
vuole comandare sempre, non accetta il dialogo ed un pacifico confronto di opinioni;
chi non e con lui e contro di lui e quindi va combattuto in ogni modo; racconta spesso
bugie in modo magistrale e se scoperto nega sempre; ruba oggetti alla vittima e se in-
colpato nega di essere stato lui; non parla mai per altruismo, ma lo fa sempre per un
(30) Nella psichiatria ottocentesca il termine «pa-
ranoia » era sintomo di follia, mentre successiva-
mente il termine descrive una serie di disturbi
mentali, tra cui il delirio lucido sistematizzato
senza deficit intellettivi e cognitivi.
«La personalita paranoica si caratterizza per: l’i-
pertrofia dell’Io: orgoglio, sensazione di superiorita;
la psicorigidita: ostinazione, intolleranza, razionalita
fredda, difficolta a mostrare emozioni positive, di-
sprezzo per gli altri; la diffidenza: timore esagerato
dell’aggressivita altrui, sensazione di essere vittima
di malevolenze, sospetti, gelosie; la falsita di giudi-
zio: fraintendimento di avvenimenti neutri, interpre-
tati come se fossero rivolti contro di lei. (cit., 143).(31) Nella violenza di coppia, abitualmente, la
versione degli uomini non ha niente a che vedere
con quella delle mogli. E come se non parlassero
della stessa situazione. Ora, per lo piu, preferiamo
ascoltare soltanto la variante meno fastidiosa, par-
tendo dal principio che di sicuro la donna esagera:
non e affatto cosı, come abbiamo visto, dato che, al
contrario, le donne hanno la tendenza a minimiz-
zare i fatti., Hirigoyen, Sottomesse, cit., 207.
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suo tornaconto; qualunque cosa di male accade a lui, la colpa e sempre della vittima e
non manca mai di attribuirgliela; e molto superstizioso e la vittima e la sua iettatrice;
e) violenze domestiche; chiude a chiave le porte di quelle che considera le sue
stanze ed e alla continua ricerca di nuovi spazi da conquistare e delimitare; vuole
avere anche un possesso esclusivo di vari oggetti che dovrebbero invece essere in co-
mune; impone le sue decisioni su tutto:
f) violenze economiche; se la vittima dipende economicamente da lui, e lui a stabi-
lire le regole: pochi soldi e quando vuole lui; se la vittima osa lamentarsi o chiedere
un aumento la minaccia di non darle piu nulla; conserva tutte le fatture e le ricevute
degli acquisti; se fa lui la spesa dei generi alimentari, strappa gli scontrini e li butta;
se, invece, e la vittima a fare la spesa, sottopone gli scontrini a controlli e critiche, poi
rimborsa sempre con molto ritardo e conserva conti e scontrini;
g) violenze nel sociale; e falso e ipocrita, ma maschera benissimo; per un estraneo
e difficile capire;
h) violenze in automobile; guida molto velocemente, mettendo in pericolo anche la
vita dell’altro;
i) violenze verbali, attuate anche mediante ricatti
j) violenze sessuali; durante il rapporto sessuale o l’altro lo asseconda e fa come
vuole lui, o lo ricatta in vari modi.
Non e facile individuare la violenza domestica in quanto, come gia evidenziato, chi
la compie cerca di tenerla celata all’esterno e con la cerchia degli amici tiene un com-
portamento irreprensibile o, comunque, normale per cui non e raro che la donna sia
presa per visionaria o, comunque, la sua reazione sara valutata come sproporzionata
o esagerata (32).
Il malato psichico individuera, generalmente nella cerchia degli affetti, ma anche
nell’ambito lavorativo, una vittima che fungera da bersaglio della sua violenza come
in un gioco perverso che vede quale conclusione l’annientamento della preda; la vit-
tima non ha alcuna responsabilita per tale ruolo che le viene assegnato dal carnefice
che la sceglie in funzione di alcune caratteristiche positive di cui cerca di impadro-
nirsi (33).
(32) Le donne vittime sono sensibilissime alle rea-
zioni della loro cerchia. E incontrano spesso com-
miserazione, disagio, rifiuto o attribuzione di colpa,
atteggiamenti negativi che rafforzano la loro diffi-
colta a denunciare i fatti. Osservare il comporta-
mento dell’uomo non consente di capire la situa-
zione. D’altronde, se si interrogano i vicini egli
amici sui modi di quest’ultimo, di solito dicono di
non essersi accorti di niente perche, come abbiamo
visto, la maggior parte di questi individui hanno un
comportamento socialmente accettabile. Amici e
colleghi non notano l’accumularsi della tensione
che precede l’atto di violenza. Tutt’al piu possono
dire che la persona sembrava loro un po’ preoccu-
pata, tesa o distratta. E raro che l’aggressore mostri
in pubblico il suo comportamento e, in genere, le
persone che avrebbero potuto aiutare la donna
sono state allontanate. Non va dimenticato che,
nella dinamica della violenza, la donna viene iso-
lata dai suoi amici, dalla sua famiglia, da tutti quelli
che potrebbero portarla a reagire. Hirigoyen, Sot-
tomesse, cit,. 207.(33) Quello che distingue le vittime di un perverso
dai masochisti e il fatto che quando, a prezzo di un
immenso sforzo, riescono a separarsi, hanno la
sensazione di un’immensa liberazione. Sono solle-
vate perche la sofferenza in se non le interessa. Si
sono lasciate coinvolgere dal gioco perverso, ma-
gari per un lungo periodo, perche sono piene di
vita e vogliono dare la vita, anche assumendo l’in-
carico disperato di dare la vita a un perverso: «Con
me cambiera! ». Non rinunciano perche non pos-
sono immaginare che non ci sia niente da fare e
che non ci si possa aspettare nessun cambiamento,
Hirigoyen, Molestie morali, cit., 147.
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La violenza psichica diventa ancora piu subdola e pericolosa se viene esercita con-
giuntamente da piu persone, come solitamente avviene nei luoghi di lavoro, dove puo
essere posta in essere congiuntamente da piu persone contro lo stesso soggetto (34).
Cio che caratterizza la perversione e la mancanza di reciprocita nella violenza fi-
sica o verbale, diversamente da quanto solitamente avviene in un normale bisticcio di
coppia, in quanto il perverso cerca il dominio sull’altro che non cerca alcun equiva-
lente e che si ritrova, spesso senza difesa, nella morsa dell’aggressore (35).
Solitamente il perverso attua il proprio piano destabilizzante attraverso il rifiuto
della comunicazione diretta servendosi di comportamenti o azioni che tuttavia inci-
dono in maniera negativa sulla vita del partner che non capisce il perche di tali atteg-
giamenti; in tali casi e inutile cercare spiegazioni o tentare di dialogare in quanto il
perverso godra di tale stato e si avvantaggera delle notizie apprese dal partner per
continuare nella propria azione (36).
Per destabilizzare il partner utilizzano gli strumenti della derisione, del disprezzo,
del sarcasmo, cercando di ridicolizzare la donna sminuendone la dignita e cercando
di metterla in ridicolo; altro sistema utilizzato e il dibattito su varie questioni su cui il
perverso di concentra in modo da mettere in difficolta la donna anche sostenendo
orientamenti completamente diversi da un giorno all’altro per influire in modo nefa-
sto sulla sua psiche (37).
(34) La vittima e tale perche e stata designata dal
perverso. Diventa capro espiatorio, responsabile di
tutto il male. Sara d’ora in poi bersaglio della vio-
lenza e risparmiera al suo aggressore di cadere in
depressione o di rimettersi in discussione. La vit-
tima in quanto vittima, e innocente del crimine per
cui paghera. Eppure, anche i testimoni dell’aggres-
sione nutrono sospetti nei suoi confronti. E come
se una vittima innocente non potesse esistere. Si
pensa che acconsenta tacitamente o che sia com-
plice, inconsciamente o meno, dell’aggressione che
subisce. Si sente normalmente dire che, se una
persona e vittima, e perche la sua debolezza o le
sue carenze la predisponevano a diventarlo. In-
vece, le vittime vengono scelte, di solito, per cio
che hanno in piu e di cui l’aggressore cerca di ap-
propriarsi. Perche e stata scelta? Perche era lı e, in
un modo o nell’altro, ha cominciato a dare fastidio.
Non ha niente di particolare per l’aggressore. Al
perverso interessa solo quando la vittima e utiliz-
zabile e accetta la seduzione. Diventa oggetto d’o-
dio dal momento in cui si sottrae o non ha piu
niente da dare. Poiche e solo un oggetto, chi e im-
porta poco. Cio nondimeno, l’aggressore evita
chiunque potrebbe metterlo in pericolo. E cosı si
guarda scrupolosamente dall’opporsi ad altri per-
versi narcisisti o ai paranoici, troppo simili a lui.
Quando perversi e paranoici si associano, cio non
fa che decuplicare l’effetto distruttivo sulla vittima
designata. E quello a cui si assiste soprattutto nei
gruppi e nelle aziende. E piu divertente disprez-
zare o prendersi gioco di qualcuno davanti a uno
spettatore che incoraggia!, Hirigoyen, Molestie mo-
rali, cit., 145).(35) Nel rapporto con il perverso non c’e simme-
tria, ma dominio dell’uno sull’altro e la persona
sottomessa non ha la possibilita di reagire e di fer-
mare lo scontro. E per questa ragione che si tratta
effettivamente di un’aggressione. Il condiziona-
mento realizzato in via preliminare ha tolto il po-
tere di dire di no. Non e possibile negoziare, tutto
viene imposto. La vittima e trascinata in questa si-
tuazione perversa suo malgrado, Hirigoyen, Mole-
stie morali, cit., 147.(36) Il rifiuto alla comunicazione diretta e l’arma
perfetta dei perversi. Il partner si trova costretto a
fare le domande e a dare le risposte e, avanzando
allo scoperto, commette ovviamente errori che
vengono rilevati dall’aggressore allo scopo di sotto-
lineare l’incapacita della vittima. Hirigoyen, Mole-
stie morali, cit., 7.(37) La derisione consiste nel farsi beffe di tutto e
di tutti. L’aggressione si compie facendo poco ru-
more, con allusioni, senza che sia possibile dire in
quale momento e cominciata e se ci sia veramente.
Chi attacca non si compromette, spesso anzi ribalta
la situazione additando le intenzioni aggressive
della sua vittima: «Se pensi che io ti aggredisca, e
perche sei aggressivo tu! » Il perverso narcisista
ama la controversia. E capace di sostenere un
giorno un punto di vista e di difendere le idee op-
poste il giorno dopo, giusto perche la discussione si
ravvivi o nell’intento deliberato di scioccare. Se il
partner non reagisce abbastanza, e sufficiente esa-
gerare un po’ con la provocazione. La vittima rico-
nosce l’aggressivita del messaggio solo quando e
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Caratteristica del paranoico nella forma di delirio interpretativo e individuare in
ciascuna persona dei difetti ancorandoli a situazioni che non hanno tale rilievo ma
che, opportunamente mascherate e manipolate, possono anche assumere tale va-
lenza, inducendo in errore l’interlocutore che pian piano viene sottomesso e soggio-
gato (38).
Alla paranoia si avvicina la perversione per le manifestazioni a volte simili della
patologia; al perverso nulla va mai bene, non e capace di amare e cerca la distruzione
del rapporto col partner in ogni modo come se da tale annientamento potesse trovare
una sua soddisfazione o gioia di vivere a condizione di toglierla agli altri; critica tutti e
tutto, niente va loro bene e credono che gli altri siano delle nullita, senza qualita, al-
l’opposto di loro che si sentono superiori in tutto e sanno cio che e bene e cio che e
male, quel che va e cio che non va (39).
Caratteristica della personalita perversa e la irresponsabilita intesa come nega-
zione costante di ogni responsabilita e l’affermazione di quella altrui, anche ne-
gando l’evidenza (40); nei perversi si puo notare il fenomeno della vampirizzazione
che consiste nell’appropriarsi della energia e della gioia di vivere delle vittime pre-
scelte (41).
diventato un’abitudine, per destabilizzare l’altro
basta farsi beffe delle sue convinzioni, delle sue
scelte politiche, dei suoi gusti; non rivolgergli la pa-
rola; ridicolizzarlo in pubblico; denigrarlo davanti
agli altri; privarlo di ogni possibilita di esprimersi;
beffarsi dei suoi punti deboli; fare allusioni scor-
tesi, senza mai esplicitarle; mettere in dubbio le
sue capacita di giudizio e di decisione. Hirigoyen,
Molestie morali, cit., 103.(38) Tale situazione viene definita delirio inter-
pretativo paranoide. Un paranoico deve trovare a
tutti un lato negativo, anche se i motivi di denigra-
zione sono del tutto aleatori, talvolta legati a una
possibilita offertagli dall’interlocutore ma, per la
maggior parte, a circostanze esterne casuali. Si in-
staura un processo di dominazione: la vittima si
sottomette, e soggiogata, controllata, travisata. Se si
ribella, se ne sottolineera l’aggressivita e la cattive-
ria. Deve agire come vuole il perverso, deve pen-
sare secondo le sue regole. Non e possibile piu al-
cuno spirito critico. In un perverso il dominio e
subdolo e negato. La violenza perversa si mette in
atto in modo ingannevole, talvolta sotto una ma-
schera di dolcezza o di benevolenza. Il partner non
ne ha coscienza, a volte puo conservare addirittura
l’illusione di condurre il gioco. Non c’e mai con-
flitto aperto, Hirigoyen, Molestie morali, cit., 120.(39) I perversi narcisisti poiche non sono capaci
di amare, cercano di distruggere col cinismo la
semplicita di un rapporto naturale. Per accettarsi, i
perversi narcisisti devono trionfare su qualcun al-
tro, sentendosi superiori. Gioiscono della soffe-
renza altrui. Per affermarsi, devono distruggere. In
loro vi e un’esacerbazione della funzione critica,
che fa sı che trascorrono il loro tempo a biasimare
tutto e tutti. In questo modo, si mantengono in po-
sizione di onnipotenza: «Se gli altri sono nullita, io
sono per forza migliore di loro ». Niente va mai
bene, tutto e complicato, tutto e una prova. Impon-
gono agli altri la loro visione pessimistica del
mondo e la loro cronica insoddisfazione della vita.
Smorzano ogni entusiasmo intorno a se, cercano
prima di tutto di dimostrare che il mondo e cattivo.
Con il loro pessimismo, inducono chi hanno ac-
canto a deprimersi, per poi rimproverarglielo. Hi-
rigoyen, Molestie morali, cit., 138.(40) I perversi quando accusano gli altri di essere
responsabili di quello che succede, non accusano,
constatano: poiche loro non possono essere re-
sponsabili, e necessario allora che lo sia l’altro.
Gettare la colpa su di lui, parlarne male facendolo
passare per malvagio permette non soltanto di sfo-
garsi, ma anche di scagionarsi. Mai responsabili,
mai colpevoli: tutto cio che va male e sempre colpa
degli altri. Si difendono anche negando la realta,
Hirigoyen, Molestie morali, cit., 141.(41) Nella maggior parte dei casi, i perversi scel-
gono le loro vittime tra persone piene di energia e
che hanno gioia di vivere, come se cercassero di
accaparrarsi un poco della loro forza. I beni di cui
si tratta sono raramente beni materiali. Sono qua-
lita morali, difficili da sottrarre: gioia di vivere, sen-