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[1] REALFISHING .it ..carpfishing, e non solo, raccontato dai pescatori... the n 2 maggio 2012 Maurizio Pelatelli Stick! attrazione e sicurezza Bastian Reetz Canal Carping in Germania Riccardo Delle Fratte Di aromi e di carpe ...e molto altro
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N 2 - TheRealFishing.it

Mar 29, 2016

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maggio/giugno/luglio
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REALFISHING .it..carpfishing, e non solo, raccontato dai pescatori...

the n 2 maggio 2012

Maurizio Pelatelli

Stick! attrazione e sicurezza

Bastian Reetz

Canal Carping in Germania

Riccardo Delle Fratte

Di aromi e di carpe

...e molto altro

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Siamo al secondo numero! e devo ringraziare soprattutto voi che avete accolto con grande interesse questo progetto, oltre 1500 contatti diversi per il primo numero, e tantissimi commenti positivi per l’dea e l’operato di chi ha scritto!! A nome di tutti, grazie! Come accennato in questo nuovo numero ci saranno anche racconti sulla pesca specialistica del barbo, il cosiddetto Barbel fishing, e per introdurre questo argomento non poteva esserci pescatore migliore di un inglese, dove questa tecnica conta migliaia di appassionati. Potendo contare sulla grande famiglia Prologic ho chiesto al mio compagno di team Rik Johnson se gli sarebbe piaciuto far parte della famiglia e condividere esperienze ed idee, ed in questo numero ci racconterà come affronta i grandi fiumi inglesi popolati da grossi

barbi. Spero vivamente continui con la sua presenza si queste pagine.Analogo percorso per Bastian Reetz, carpista tedesco molto conosciuto in patria, che ha accettato di far parte del gruppo invitandoci a provare anche le acque tedesche qualora si pianifichi un’uscita all’estero e non solo quelle più rinomate Francesi, spero vi incuriosisca quello che ha scritto su queste pagine. Per finire, pesci liberi in acque libere, anche se sempre più carpe vengono prelevate dalle acque pubbliche per essere rivendute.Pare che questo fenomeno sia lontano dall’essere fermato, addirittura rallentato, speriamo che rimanga qualche pesce per chi come me, come voi, ama cacciare questo splendido pesce dove è nato...speriamo.... Willy

..pensieri...

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questi sono i pescatori che hanno reso possibile l’uscita di questo numero...

Gentile Piernicola, Aka il Gobby per gli amici, ottimo conoscitore del mondo self made, non che consulente per Prologic per ciò che riguarda le esche i prodotti per la loro fabbricazione. il suo “angolo del Gobby” risulterà molto interessante a tutti gli amanti del self-made

Luca Tribuzio,Luca ci racconta la sua visone dei piccoli fiumiPiccoli fiumi secondo me

Williams Baccolini una bella sessione invernale a barbiBarbi nel silenzio

Fabio Bianchi, Fabio Ci racconta di una bella sessione in canaleChi cerca,trova!

Daniele Santilli, Il mitico Daniele ci porta con lui sulle sponde del TevereIl fiume, una passione che continua a crescere 1 parte

Bastian Reetz L’ottimo carpista tedesco ci porta sulle sponde dei grandi canali tedeschi Canal carping in Germania

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Maurizio Pelatelli, Maurizio ci illustra passo dopo passo, un ottimo sistema per catturare più carpe,Stick, attrazione e sicurezza

Tiziano Papais, L’esperienza di Tiziano per sfruttare al meglio le nostre uscite,Impariamo ad ottimizzare

Riccardo delle Fratte, Ci sono aromi ed aromi, ecco come la vede RiccardoDi aromi e di carpe

Rik Johnson, Il noto carpista inglese è anche un esperto della pesca al barbo, qui ci racconta come affrontare i grandi fiumi, I segreti del big river barbel

Federico Gennaro, Non sempre le cose vanno come vorremmo,Destino avverso

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L’ANGOLO DEL GOBBY

Ciao Gobby, sapendo che in questo momento hai poco tempo per imbastire un discorso ampio riguardo ai mix, ti chiedo solamente quali sono, secondo te e la tua esperienza, gli ingredienti più performanti da inserire in un mix “home-made”?

“Se devo indicare uno o due ingredienti che reputo assolutamente performanti, i miei preferiti, metto al primo posto il belachan e subito dopo il soluble fish .

Hanno una cosa in comune che dopo vedremo.

Il belachan, chi mi conosce lo sa,  è un mio pallino da un pezzo, credo di essere stato uno dei primi in Italia a usarlo se non il primo visto che a memoria nessuno di quelli con cui ne parlavo sapeva cosa era…ho sempre amato aromi e farine puzzolenti di pesce al posto dei più delicati birdfood. Questo gambero fermentato malese che nasce per l’alimentazione umana (!) imprime un gusto molto marcato e particolare alle esche e le carpe lo adorano, soprattutto le selvagge  che sono tendenzialmente più carnivore.  Non so dire per quale motivo funziona, sicuramente il suo sapore, ma entrando nel tecnico contiene acido butirrico dato dal processo di fermentazione e sappiamo bene quanto questo componente sia presente in molti aromi che funzionano, fruttati e cremosi, oppure nella fermentazione del mais, ad esempio. Il butirrico, dato dalla scissione delle proteine, segnala la presenza di cibo e  gli animali sono attratti da una fonte di cibo digeribile, oltre a

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variare il ph dell’esca e dell’acqua.. il Belachan è anche solubile e questo è importante perché contiene minerali e Sali che disciolti in acqua risultano a loro volta interessanti per le carpe. Il fatto che sia molto saporito è dato dal fatto che contiene circa un 20% di sale.

Ingrediente da provare sicuramente…in UK negli anni si è conquistato una fama  pari al glm…...non rollate in casa pero’…a meno che non vogliate divorziare.

 

L’altro ingrediente , il soluble fish,  o anche L-0-30 inizialmente mi incuriosì proprio perché era una delle poche “cose” dichiaratamente solubile in acqua e che quindi poteva emanare un segnale chimico interessante per i pesci, visto la sua ricchezza di aminoacidi….mi ricordo i tempi in cui lo prendevo da carpland e lo aspettavo come il prodotto miracoloso…..ecco anche questa farina, che marca abbastanza le nostre esche, ha una buona percentuale di sale, circa un 12% e quindi si potrebbe fare una riflessione…il sale piace alle carpe? Pare che non ci siano studi in merito che lo provino, come invece accade per il gusto dolce che dichiaratamente piace ai ciprinidi ma credo non si possa escludere facendo 2 + 2 … personalmente  ai tempi in cui mi pasturavo i posti ho sempre impiegato due esche, una dolce e una brutalmente di pesce perché sono convinto che i pesci abbiano i loro gusti e che con un solo tipo di esca difficilmente prenderemo tutti i pesci di un lago. Provate!!. Il sale poi può modificare il ph acido  di particolari tipi di fondo, ed essendo igroscopico fa assorbire acqua alle boiles…forse.

Ciao

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Chi cerca, trova!di Fabio Bianchi

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Dopo un inverno con poche pescate all'attivo causa fiumi e canali impescabili per un lungo periodo ,visto l'imminente arrivo della primavera decisi che era arrivato il momento di ricominciare a pescare .Feci un giro in barca nel lago dove avevo intenzione di pescare ,la temperatura dell'acqua era ancora bassa per la stagione, in più il livello alto del lago teneva gli spot abituali impescabili .Decisi di cambiare zona ,mi venne in mente un canale dove avevo pescato alcune volte l'inverno passato catturando alcune piccole carpe e mi ero promesso di tornarci in un periodo migliore e con un adeguata pasturazione. Il canale che avevo intenzione di affrontare è lungo diversi chilometri, con una buona popolazione di carpe e anche qualcuna di taglia .La pressione di pesca è praticamente nulla a causa dei pochissimi accessi alle

sponde e di conseguenza lunghissimi tratti di canale sono inesplorati. Un pomeriggio mi recai sul posto per cercare qualche spot interessante ,parcheggiai l'auto lungo la strada e mi feci una bella camminata sulla sponda. Vidi diversi spot interessanti, cespugli in acqua ,tratti di sponde

franate ,canneti, alberi rovesciati, tutti potenzialmente interessanti. Non mi restava che dare un occhiata con barca ed eco per avere conferma di quello che avevo visto. Tornai allʼ auto, dovevo cercare un buco dove calare la barca, l'impresa non fu per nulla facile a causa della vegetazione e delle sponde

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ripidissime. Trovai un minuscolo pezzetto di sponda dove sarei riuscito ad arrivare vicino allʼacqua, il problema era che distava 400 metri da dove avevo parcheggiato!!!Non avevo alternative ,slegai la barca ,me la caricai sulla schiena e via ,arrivai alla meta distrutto, con il fiatone e fradicio di sudore, dovevo ancora portare il motore, la batteria ,e la borsa delle esche con dentro l'eco!! Mi feci coraggio e dopo due giri tutto era pronto, infilai il giubbotto salvagente e stando attento alla sponda ripida saltai letteralmente in barca. Posizionai l'eco, lo accesi mi diedi una piccola spinta con il remo e mi lasciai trasportare dalla leggera corrente. La prima cosa che notai fu la buona profondità a pochi metri dalla riva, dopo un piccolo scalino vicino a riva la profondità arrivava a circa 3 metri e mezzo e il fondale era molto duro ai lati mentre al centro era presente un leggero strato molle. Dopo aver scandagliato un breve tratto, e avere valutato le poche variazioni del fondale, pensai che avrei dovuto cercar qualcosa che avesse rotto la monotonia di quelle sponde. Scendendo con la corrente passai davanti ad alcuni cespugli in acqua che avevo visto in precedenza ,purtroppo tramite lʼeco vidi che non

arrivavano molto in profondità e sicuramente non avrebbero offerto un gran riparo alle carpe. Continuai a lasciarmi a derivare con la barca, lʼeco mi mostrava leggere variazioni di fondale e quindi nulla di interessante. Arrivai davanti ad un alberello rovesciato in acqua che avevo visto nella camminata fatta in precedenza, il display dellʼecoscandaglio mi dava unʼostacolo sul fondale sicuramente il tronco dell'albero con alcuni rami, che raggiungevano la superfice la profondità era di 2 metri a circa 4 metri da riva. Avevo trovato qualcosa d'interessante, scandagliai la zona in cerca di qualche altro punto dove piazzare le altre canne ma non trovai nulla che attirasse in mio interesse. Avevo già un buon punto di inizio ma decisi di continuare con la discesa, mi resi conto che ero sceso verso valle un bel poʼ da dove avevo lasciato l'auto e se avessi trovato un buon punto mi sarebbe costato una bella faticata con il carrello. In lontananza vidi qualcosa che mi sembrava un tronco d'albero rovesciato in acqua, accelerai con il motore per portarmi in zona velocemente, ormai era arrivata sera dovevo muovermi altrimenti avrei smontato a buio. Arrivato in zona, l'eco mi mostrò ciò che volevo: un tronco

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completamente affondato più varie ramaglie in 3.50 metri e la profondità restava tale per diversi metri per poi risalire lentamente fino a 3 metri a valle del tronco. Finalmente avevo trovato ciò che volevo ,ostacolo e variazione di fondale, visto il periodo non mi sembrava male. Non mi restava che pasturare la zona ,mi portai a monte dellʼalbero, mi misi con la barca parallelamente alla riva e iniziai gettare le boilies piuttosto rade ,volevo fare conoscere le mie esche a più carpe possibili e tenerle in pastura il più possibile, pasturai circa un centinaio di metri di sponda concentrando un poʼ le esche vicino al tronco, facendo una lunga striscia. Per questo utilizzai circa 6 kg di self made realizzate con un mix molto semplice e rollate nella misura di 30mm

piuttosto dure. Facendo così sarei riuscito a interessare qualche esemplare di taglia maggiore. Finito di pasturare puntai la barca verso monte per tornare allʼauto mi accorsi che mi ero allontanato un bel poʼ da dove avevo calato la barca, feci il tragitto di ritorno in quinta per fare il prima possibile ed evitare di muovermi al buio visto che ero senza lampada. Dopo un 'altra bella faticata per caricare il tutto in macchina tornai verso casa. Durante il viaggio di ritorno pensai di ritornare a pasturare tra

2 giorni dopo ma soprattutto alla fatica che avrei fatto per portare l'attrezzatura con il carrello sullo spot che distava circa 600 metri da dove avrei lasciato l'auto!!Due giorni dopo tornai per pasturare ancora la zona, stavolta non avevo la barca, quindi con la fionda gettai in acqua le esche nello stesso quantitativo e nello stesso modo della pasturazione precedente fatta dalla barca. Finalmente due giorni dopo era ora di entrare in pesca! Ero molto curioso di sapere come sarebbe andata. Finito di lavorare arrivai sul posto caricai il carrello con il minimo indispensabile e mi diressi verso lo spot. Fu una gran fatica spingere il carrello, a causa dellʼerba lunga

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che arrivava sotto il ginocchio, arrivai a destinazione demolito e mi sedetti un poʼ a terra per riprendermi un attimo e a guardare lʼacqua Con calma montai lʼombrellone la branda e le canne, preparai gli inneschi: singole 30mm su tutte le canne le stesse esche usate in pasturazione. Gli inneschi generosi e la pasturazione ampia e abbondante mi avrebbero aiutato a selezionare un poʼ la taglia delle carpe che era piuttosto bassa. Lanciai le canne le più possibili distanti tra di loro per evitare che una cattura allarmasse altri esemplari presenti in zona, inoltre evitai di pasturare sullʼ innesco ma lo feci nei metri circostanti lanciando esche qua e la come nelle pasturazioni precedenti. Tutto era pronto dovevo solo aspettare ,ne approfittai per cenare ,dopo aver finito, mentre riponevo le posate nella borsa partì la canna di destra. Incredulo ferrai non mi aspettavo una partenza così presto non erano passate due ore da quando avevo lanciato, il combattimento fu molto divertente, aiutato dalle canne da 2,25 lbs. che piegai più volte fino al manico durante il combattimento nel sottoriva. Finalmente stavo combattendo con una carpa era proprio quello di

cui avevo bisogno dopo un lungo inverno di digiuno. Alla fine guadinai una regina di modeste dimensioni ma perfettamente in forma che mi fece divertire non poco. Dopo qualche foto la lasciai tornare libera nellʼ acqua dove era nata. Mi sedetti sulla branda, al riparo dellʼombrellone , a causa di una fredda brezza serale, pensai che sicuramente alla notte avrebbe fatto piuttosto freddo. Innescai nuovamente una 30 mm e a piedi mi recai nella zona dove avevo posizionato la canna precedentemente ,lanciai verso lʼaltra sponda e pasturai con una ventina di esche sempre molto sparse, tornai verso lʼombrellone con la canna in mano e la frizione aperta che cedeva lentamente filo. Riposizionai la canna sul picchetto, rimisi a posto guadino e materassino pronti per una nuova cattura. Iniziava a fare piuttosto freddo, tirai su il cappuccio della felpa, e me ne andai a letto contento per aver catturato e avevo ancora tutta al notte davanti. Mi addormentai rapidamente ero molto stanco, più tardi fui svegliato da alcuni bip sulla canna centrale, ma non successe più nulla. Guardai lʼorologio era quasi lʼuna e non mi sarebbe dispiaciuta un'altra carpa, lʼunica cosa certa era il freddo e l umidità che gocciolava dal

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telo dellʼombrellone, cercai di mettermi a dormire di nuovo. Ricordo solo che fui svegliato da una veloce partenza sulla canna di sinistra, dopo aver ferrato mi accorsi di aver a che fare con un pesce migliore del precedente, dopo avermi preso diversi metri di treccia in partenza iniziai a recuperarlo lentamente. Mentre recuperavo pensavo alle esche e alla pasturazione che avevano avuto successo. Giunto nel sottoriva il pesce sfoderò alcune potenti ripartenze, la canna era ben piegata e la frizione cantava, che spettacolo!!! Alla fine guadinai una scura e lunga regina dalla bocca impressionante, la pesai e la misi in

sacca per fargli delle belle foto al mattino. Ero felicissimo tutti gli sforzi e le fatiche erano stati ripagati da un pesce non eccezionale ma per quellʼambiente era degno di nota. Innescai e rilanciai nella stessa zona, pasturai come avevo fatto in precedenza, quella cattura mi aveva fatto passare anche il freddo pensai mentre rimontavo il guadino. Stavolta impiegai più tempo a riprendere sonno, ricordo che quando riaprii gli occhi stava iniziando ad albeggiare, faceva veramente freddo tanto che

lʼacqua fumava. Pensai che cʼera ancora tempo per unʼaltra cattura, restai un poʼ a guardare la superfice dellʼ acqua, decisi di preparami un te caldo per riscaldarmi un poʼ.Tirai fuori il fornellino e la teiera con i movimenti rallentati sia dal freddo che dal sonno e non feci in tempo a prendere in mano la bottiglia dellʼacqua che finalmente prese vita anche la canna centrale con un indecisa partenza. Anche in questo caso dopo la ferrata percepii di avere a che fare con un pesce interessante, e come la precedente dopo una prima violenta sfuriata iniziale si lasciò trascinare fino nel sottoriva dove diede inizio al vero combattimento. Una prima fuga iniziale puntò direttamente alcune radici alla mia destra, fortunatamente riuscii a fermarla prima che ci entrasse poi, cambiò

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direzione puntando il centro, la canna era sempre più piegata, era semplicemente fantastico combatterla alle prime luci dellʼalba in unʼ atmosfera magnifica. Dopo altre due potenti fughe finalmente la guadinai si trattava di un altro bellissimo esemplare di colore chiarissimo. Con una bocca enorme dove l' innesco da 30 mm ci ballava. La pesai e la misi in sacca ero soddisfatto in pieno. Il sole si stava già alzando rimisi in pesca la canna e pasturai la zona come avevo fatto con le altre canne. Mi preparai il te e feci colazione con alcuni biscotti nel mentre mi misi a riflettere sulla pescata, la scelta di esche di grosso diametro e la pasturazione su una superficie maggiore rispetto al solito aveva sicuramente contribuito alla cattura di esemplari di peso superiore

alla media. Nelle ore successive non accadde più nulla, finalmente venne il momento di fare le foto alle carpe in sacca, prima quella catturata di notte , poi quella catturata poche ore prima. Per finire ci tengo a dire che ci si riesce a divertire anche con pesci di dimensioni modeste la soddisfazione è catturare carpe nel loro ambiente, dove sono nate e cresciute, emozioni che solo le acque libere sanno dare.

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BARBI NEL SILENZIOdi Williams Baccolini

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Andiamo a pescare questo fine settimana? io nn ce la faccio più, la neve, le fiere, ora devo pescare, che fai,vieni?? Mi chiede Fabio una sera al telefono. Certo che vengo, barbel? Ovvio, che vuoi prendere ora, con tutta questa neve?poi non è nemmeno detto che “bolliamo”! mi risponde. Ma andiamo col galleggiante?? o feeder? Io sono per andare a feeder in Po, che dici?? Mi hai convinto, gli rispondo, prendi tu i bigattini? io un po di mix speziato vecchio ce lʼho, ti aspetto verso le 7 da me.Eʼ nata così, come altre centinaia del resto, una delle sessioni a barbi più belle della mia vita, nulla di estremamente incredibile, ma il contesto, lʼinaspettato esito finale, insomma lʼinsieme della pescata rimarrà per molto tempo nella mia mente, grazie soprattutto alle sensazioni incredibili che un grosso barbo attaccato allʼaltro capo della lenza sa regalare. Credo di amare più i barbi delle carpe, queste ultime, spesso, una volta allamate si fanno recuperare senza difficoltà, qualche sfuriata, ma poi viene a galla, i barbi, beh, tutta unʼaltra storia!! un

barbo non molla mai! lotta fino alla fine, fin che ha un briciolo di forza vende cara la pelle, e se sul fondo cʼè anche un minimo appiglio, state pur certi che ci si infilerà sotto! Vogliamo poi parlare delle poderose testate che dà una volta allamato, e delle fughe improvvise? Molti di quelli che li attaccano insidiando carpe con unʼattrezzatura sproporzionata avranno sicuramente da ridire, ma provate a ridimensionare filo nel mulinello, azione della canna e vedrete che le cose cambiano, eccome! Oramai son diversi anni che quando non riesco ad organizzare una sessione a carpfishing o se ho una mattina libera, mi dedico alla pesca del barbo con il feeder, e anche se per ora la mia attrezzatura non è il top e ho moltissimo da imparare su questa tecnica mi diverto comunque tantissimo, perchè in fondo è una versione del ridotta del carpfishing appunto! Ma da questʼanno inizierò a praticare questa tecnica in modo più approfondito, anche perchè è veramente unʼottima alternativa al cf, che sa regalare forti emozioni, in giornata, con unʼattrezzatura molto ridotta. Spero che questo

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racconto vi stuzzichi la voglia di provare, so che non ve ne pentirete, oltretutto in questo nuovo numero, il mio compagno di team inglese Rik Johnson ha ampiamente trattato il discorso materiali ed attrezzature quindi, una buona canna da feeder o una specialist da 2 lb di qualsiasi marca(oramai i migliori negozi di cf stanno già iniziando a trattare questo tipo di materiale) da 13 piedi, pellets di ottima qualità oppure bigattini, a seconda di come imposterete la sessione, piombi di buona dimensione o feeder da 4 once e via(in un prossimo numero della rivista andremo ad analizzare nello specifico una minima base di partenza per praticare il barbel fishing)!!Alle 7, puntuale come al solito, Fabio è sotto casa mia, carichiamo la mia attrezzatura, sedia canna stivali pastura e un paio di aromi per aumentare il potere attirante della pastura stessa, e partiamo. La strada passa veloce ed il paesaggio è ancora piuttosto “artico” infatti la neve caduta abbondante nelle settimane precedenti è ancora ben distribuita su tutto il suolo. Fa un gran freddo! Il cielo inoltre non promette bene, è cupo, e minaccia pioggia o neve, non avevamo molte aspettative da questa sessione, viste le premesse.Prendiamo qualcosa da mangiare se troviamo un bar aperto? chiedo a Fabio, io non ho nulla da mangiare.

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Nemmeno io, mi risponde, ma mi sa che torniamo presto, se inizia a piovere o nn prendiamo nulla, comʼè probabile per mezzogiorno siamo a casa. Così tra una chiacchiera e unʼaltra la luce del giorno aumenta, ma nemmeno molto, visto i nuvoloni neri che coprono il cielo. Gira qua! dico al mio amico, proviamo nel fondone tra le due sassaie?? per me visto il freddo è più facile che i pesci si siano rifugiati là in fondo, al max se non prendiamo nulla ci spostiamo su quel creto che dicevi tu con molta meno acqua. Nel giro di pochi minuti arriviamo ed iniziamo a scaricare la poca roba, mi infilo la salopette e mi metto pure la sciarpa, lʼumidità fa sembrare la temperatura ancora più fredda di quello che in realtà è, mi infilo unʼaltro paio di calzoni di lana e sono pronto. Arrivati sulla sponda ci prepariamo, lʼacqua del grande fiume mi stupisce, è bellissima, trasparente, e maledico qualcuno perchè non rimane così tutto lʼanno. Anche Fabio trova lʼacqua veramente bella, poi si domanda ad alta voce se è perchè il pesce è totalmente inattivo. Gli dico che spero di no! Lui un po scettico, dichiara che gli andrebbe bene anche di prendere qualche bream,

al che gli domando se è febbricitante, visto che solitamente non le vuole nemmeno sentire nominare, pur essendo lui un ottimo conoscitore di questa specie. Quello che il buon Fabio mi rispose non può essere trascritto, ma lascio a voi intuire cosa ed in che modo mi è stato risposto, dopo di che inizia ad impastare il mio mix. Oh! ma che cazz cʼè in sto mix?? cosʼè sta poltiglia che puzza di morto che cʼè in mezzo? Fa sentire? ahh che schifo!!non so Fabio, è mix vecchissimo, so che dentro ci si sono infilate le farfalline..sarà il mix digerito da loro! Ma daiii!! mi risponde,

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guarda non voglio nemmeno sapere cosʼè! Tieni, mettici di questo, e gli verso dentro un poʼ di aroma scopex un buon quantitativo di dolcificante e ancora un poco di aroma squid. Per rendere il tutto più invitante Fabio aggiunse una manciata di bigattini ed un poco di pellet di piccolissima dimensione. Poichè il mix legava molto, Fabio da buon ex match-competitor aggiunse un poco di sabbia per sgranare la pastura e renderla più solubile in modo che la corrente stessa la portasse più lontano disperdendo appunto aroma e fragranza.I due forti tonfi dei feeder caduti in acqua, oltre a rompere un silenzio veramente magico, scandirono lʼinizio della sessione.Prima di lanciare, avevo sostituito il mio solito terminale in nylon del 30 con uno in treccia da 17 lb, molto più morbido e sottile, avrei preferito un nylon sottile ma non ce lo avevo, così la mia lenza era totalmente in treccia, forse un pelo troppo rigida, inoltre sostituii anche il mio amo del 8 con un piccolo 14 ad occhiello, sempre per vedere di convincere un pesce ad abboccare. Infilai tre bigattini sullʼamo dopo aver riempito il pasturatore con un poco di pastura lievemente pressata e una manciata scarsa di bigattini, lanciai, e rimasi in attesa ad osservare la vetta della mia 13 piedi, sperando di vedere

una delle mitiche allentate classiche da barbo. Peccato che non successe nulla per quasi unʼora per

entrambi. A dire il vero, dopo una decina di minuti notai una leggera vibrazione della cima, ma nulla che potesse spingermi a ferrare, ma quando recuperai per rilanciare notai che il bigattino arancione era stato schiacciato. Oh, da me qualcuno ha tentato di assaggiare la carne, dissi a Fabio. Sì come no! sarà stata una cozza, rispose lui. Cosa facciamo? ci spostiamo? secondo me, qua non si prende nulla, andiamo a vedere dove dici tu, se davvero durante lʼanno ci pescano spesso con la bolognese, forse cʼè più pesce.Secondo me è così, rispose Fabio, per quello volevo andarci. Così smontammo il campo in fretta e ci spostammo di qualche km e ci rimettemmo in pesca. La neve sulla sponda non rendeva facile le cose, il terreno era molto scivoloso, la sabbia di prima si era

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trasformata in terra appiccicosissima e scivolosa e percorrere quel centinaio di metri su quel terreno non fu proprio semplice, ma con qualche imprecazione riuscimmo a piazzarci. Speriamo che qui sia meglio mi disse il mio amico, mah, adesso lo scopriamo. Anche qui Fabio si piazzò a monte di me, caricò il pasturatore e fece un paio di lanci strattonando il feeder una volta sul fondo per farlo svuotare dallo sfarinato e bigattini e rendere magari la zona interessante, dopo di che ci mettemmo in pesca. Passò unʼora buona, entrambi rilanciammo un paio di volte, per ricaricare i pasturatori, ma non accadde nulla. Mi sembra di guardare una natura morta, non la cima di una canna sbottò Fabio riferendosi allʼimmobilità delle cime, Io mi son quasi addormentato per 2 volte gli risposi, rannicchiato sulla sedia con le mani al calduccio nelle tasche e la totale assenza di attività da parte dei pesci aiutava molto a chiudere gli occhi, e mentre gli dicevo questo la cima della mia canna si allentò

dolcemente. Una mangiata pensai nella frazione di un secondo, seguì una veloce ferrata! Dallʼaltra parte sentii la trazione di un pesce, non sembrava nulla di eccezionale, forse una bream, fatto sta che alzai il braccio in segno di vittoria, mentre gli improperi di Fabio nei miei

confronti mi investivano da ogni parte. Un grosso sorriso era stampato sulla mia faccia, poco prima avevamo convenuto che probabilmente la poca acqua ed il freddo aveva spinto i pesci ad allontanarsi dalla sponda, ed ora avevo un pesce in canna. Quel sorriso svanì però nellʼarco di pochi secondi, perchè sentii la lenza afflosciarsi. Noo!! sʼè slamato!!Ahahahaha..rideva Fabio, ti sta bene, così impari ad esultare! Nel frattempo avevo recuperato la lenza e scoprii cosʼera successo, lʼamo si era aperto completamente. Ecco, ti sta bene, così impari ad usare la treccia, Lʼennesimo sfottò del mio amico. Stai tranquillo, intanto io ho visto un tiro te con quel filaccio grosso e quel gancio traino che chiami amo non vedi nulla, mi difesi, intanto legai un nuovo amo. Fabio non aveva tutti i torti, anzi, sicuramente un amo così

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piccolo su una lenza totalmente in treccia era sotto uno stress incredibile, ma avevo gia catturato altre volte così, non pesci enormi è vero,ma comunque non avevo modo di fare diversamente quindi, rilanciai e sperai in unʼaltra abboccata. Mentre discutevamo del pesce perso una nuova allentata mi colse di sorpresa. Ferrai un poco goffamente, avevo le mani al caldo, e subito fui costretto ad aprire la frizione poichè un pesce partì a razzo verso valle. Che spettacolo, ma anche che paura di riaprire lʼamo! Passarono diversi minuti prima di riuscire a portare davanti il grosso pesce, le potenti testate mi facevano temere per la tenuta dellʼamo, e le ripartenze improvvise da decine di metri mi facevano piegare le gambe per la paura di perderlo. Anche Fabio si era alzato dalla sedia e scattando qualche foto, venne a godersi il combattimento. Alla fine, dopo quasi un quarto dʼora di tira e molla, il grosso barbo si fece stringere tra le mani. Che pesce! che potenza anche con una giornata e temperatura del genere! Seguirono alcuni sfottò da parte del mio amico, alcune foto poi via, libero di nuovo! Visto? serve lʼamo piccolo, dissi ridendo a Fabio! Ma vaa, adesso ti faccio vedere io, allungo il terminale e vedrai. Mentre cambiava terminale

osservai lo stato del mio amo, e notai che anche quello dopo uno sforzo del genere era leggermente aperto. Lo strisi un poco con i denti, innescai i miei soliti 3 bigattini caricai il pasturatore e lanciai, ero pronto per un nuovo combattimento.Passarono una decina di minuti ed ancora unʼallentata classica! ferrai deciso, il pesce partì ma non riuscii nemmeno ad aprire la frizione che il pesce si slamò, avevo già capito cosʼ era successo, infatti come presi in mano il terminale trovai lʼamo dritto come uno spillo. Aperto anche quello? mi domandò Fabio, sì guarda che roba, gli dissi, mi alzai dalla sedia per andare a fargli vedere lo stato dellʼamo quando lo vidi ferrare, in fretta aprì la frizione, il pesce andava come un missile, ma dopo diversi metri di fuga la sua lenza di afflosciò. Slamato? domandai, e tra un improperio e lʼaltro disse di sì, ma una volta recuperato il pasturatore scoprimmo che aveva rotto il finale in nylon del 30. Non male, dissi. Nel giro di poco rientrammo entrambi in pesca, ogni 10 minuti circa incannavamo un grosso barbo, tutti pesci dai 2,5 kg ai 3,5, che mettevano a dura prova lʼattrezzatura con combattimenti da un quarto dʼora lʼuno in una pace surreale, un silenzio magico

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interrotto solo dai miei improperi ogni volta aprivo un amo( altre 2 volte) o il fischiare delle frizioni. Peccato che a causa della fame che avevamo ed il freddo fummo costretti a tornare a casa proprio quando avevamo sotto un buon numero di grossi pesci, e magari un grosso barbo da record. Ecco perchè ho detto che è stata una delle sessioni che non scorderò mai, perchè per una cavolata, non portarsi un panino, abbiamo abbandonato una

sessione davvero unica. La prossima volta non finirà così!Questo è il barbel, una pesca divertentissima ed emozionate, che se fatta come si deve è anche molto stimolante. Se avete la possibilità provate una volta a ridimensionare lʼattrezzatura da carpe tentare la cattura di un grosso barbo...sono sicuro che dopo ne vorrete catturare subito unʼaltro!Ciao alla prossima!

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Il Fiume ,una passione che continua a crescere.... di Daniele

Santilli

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Prima di leggere questo racconto ,vorrei spendere due parole ,esprimere un pensiero verso William ,che ringrazio ,il quale mi ha fatto partecipe di questa iniziativa.

Quando ci siamo sentiti con Willy ,l’abbiamo fatto tramite messaggi ,invitandomi a scrivere qualcosa ,qualcosa sulle acque libere ,essere più semplice possibile ,di tirare fuori quello che provo quando sono a Pesca.

C’ho provato ,ho liberato la mente ed iniziato a scrivere ,non credevo di poter buttare giù così tanto ,non mi sono risparmiato ,ho cercato di mettere dentro di tutto ,perché in quel “tutto” ci sono le mie emozioni ,esperienze ,gioie e dolori ,e c’è anche la consapevolezza che tante di quelle emozioni non si spiegano ,non ci si riesce ,ma

sono sicuro che ognuno di Noi a suo modo le prova in prima persona ,quando come Me ,vi avvicinate all’acqua.

Ho cercato di raccogliere dei consigli che mi sono stati utili ,mettendo dentro delle giornate di pesca ,semplicissime giornate ,con la speranza e l’umiltà ,che in qualche modo possano essere utili anche a Voi.

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Ho raccontato il Mio Tevere ,che è la cosa più libera che frequento ,come libero è stato il mio modo di esprimermi ,così come voleva William ,senza dover render conto a qualcuno ,così come piace a Me … Libero …

E’ buio…dove sono…questo è il mio letto…dai sarà ora…accendo la luce della mia sveglia ,non ci credo ,mancano ancora 3 ore ,è inutile lo so ,non riuscirò a riprendere il sonno ,ormai ci sono abituato ,mi giro e mi rigiro sotto le coperte ,mentre mio Figlio si appoggia alla mia schiena…

Dai mi alzo ,non so più cosa fare ,non ce la faccio più ,l’ansia mi pervade dalla testa ai piedi ,mi vesto pensando a cosa sto dimenticando a casa ,ho preso tutto ,lo so qualcosa l’ho dimenticata di sicuro…

La strada mi divide dalla mia vita ,il mio sogno perenne ,il mio stato d’animo ,la cosa che mi appartiene dal profondo ,il mio Fiume ,questo è un amore grande e non posso stare senza ,dopo anni ed anni ,sono sempre li ,sulle sue sponde ammirandone le bellezze ,le sue verità ,le sue smentite ,sono tutte qua ,non si scappa ,lo si affronta oggi come ieri ,con qualche certezza in più ,e perché no ,anche l’ennesimo dubbio ,ma cosa importa ,cosa mai posso perdere ,in fondo

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sono sul mio Fiume ,lo sto vivendo ,come faccio ormai da anni ,come feci le prime volte ,dove iniziai il mio Carpfishing in corrente ,quando la maggior parte dei ragazzi ,che come me si stava affacciando a questa arte ,la stava praticando in cave o in acque ferme.Scelte,sono semplicemente scelte ,è questo il mio punto di vista ,non so fino in fondo se io ho scelto lui o lui ha scelto me ,so solo che fino a quando avrò la forza mi troverete li sulle sponde o risalendo per poi riscendere le sue acque accarezzandole con le dita ,osservando i vari spot ,per capire cosa poterci trovare ,quale pesce insidiare per poi rilasciare.

Periodo freddino adesso ,siamo a Novembre ,e questo è uno dei miei periodi preferiti ,le acque si

cominciano a freddare ,loro lo sanno ,c’è un movimento diverso sull’acqua ,ed anche sotto non si scherza ,i colori poi la fanno da padrona.Si sceglie lo spot ,l’ennesimo ,per caratteristiche e perché alcune sue particolarità mi tirano e m’incuriosiscono veramente.La possibilità di usare un natante mi aiuta tantissimo ,ormai fa parte della maggior parte delle mie pescate ,eco alla mano e si parte.

E’ bellissimo qui sotto ,comincio attraversando il fiume ,e mi schizzano gli occhi dalle orbite ,archi di ogni genere ,per grandezza e lunghezza ,il fiume è vivo ,e non poco ,la maggior parte degli archi si trovano in uno strato d’acqua ben definito ,e c’è un suo perché ,niente è lasciato al caso ,poi finalmente mi trovo sul letto ,osservando l’inizio e la fine ,memorizzo scalini se ci sono ,e piante ,punti di vero interesse ,ma non solo ,osservando l’andamento della corrente ,il suo livello ,sono un passo avanti.Ho già molte informazioni che mi sono utili ,adesso conosco il mio spot ,o almeno una sua parte ,conosco il punto dove il pesce passa in quelle determinate condizioni ,altezza del Fiume ,la sua spinta ,dove si trova il suo letto ,e soprattutto dove scava.Torno sullo spot a terra ,e da li con la barca comincio una serie di uscite e rientri formando un ventaglio ,cosi da capire se ,dove andrò a lanciare le mie canne ,ci siano incagli ,ed infatti puntuali li trovo sul fondo ,sparsi qua e

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la ,non mi scoraggio anzi ,sono tutti spot che posso sfruttare ,non ho bisogno di lanciare 10 canne ,ma il giusto ,2 o se possibile 3 ,preferisco usarne poche ,ma messe bene ,mediamente il Fiume ha una larghezza che varia tra gli 80 e i 100 metri,poi se ci metto che una sponda non va sfruttata perché è zona di riporto ,la cosa si semplifica e di molto ,continuo il mio pattugliamento con l’Eco e definisco quelli che secondo me sono i punti dove andrò a lanciare le mie lenze.Senti che botta ,mi giro e vedo il classico cerchio sull’acqua ,benissimo ,un altro punto a mio favore ,altri salti altre rollate ,su quella linea , in quel punto evidentemente la corrente passa bene ed il pesce lo evidenzia ,lo tengo come un piccolo segreto nella mia mente ,ovvio nessun segreto ,che ci sarà di segreto in una rollata di un pesce ,la cosa che devo fare ,è sfruttare il tempo che passo in acqua ,tutto mi aiuta ,le ipotetiche vie che dovrò individuare ,e se il pesce ,qualunque esso sia ,si fa vedere in quel punto ,c’è un perché ,bene adesso ho le idee più

chiare ,posso lasciare la mia barca e scendere a riva per i ritocchi finali.

Canna in mano con montato su un piombo da 130 grammi ,lancio ,fermo il filo in uscita appena tocca l’acqua ,scende e sento il tonfo tipico del duro ,lascio li per qualche secondo controllando se la corrente in quel momento mi porta via il peso ,no benissimo riesco a stare in pesca con queste condizioni ,partirò con 130 grammi e se ne avrò bisogno salirò poi di peso ,si sa che qui il Tevere è regolato dalle dighe ,quindi il tiro della corrente può aumentare ,per cui ,avere dietro piombi più pesanti e d’obbligo.Comincio il mio recupero lentamente lasciando che il peso si trascini sul letto ,sino ad arrivare vicino la sponda ,così facendo ho la sicurezza che su quella linea non ho incagli ,ripeto la cosa nelle vicinanze ,rifacendo il famoso ventaglio ,per almeno 6-7 volte ,per passare poi sull’altro spot dove metterò la seconda canna ,e poi la terza.Ok ci siamo ,ho deciso ,una canna sul letto dove c’era un piccolo scalino ,la seconda dove la

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corrente scava e la piena si è portata giù una bella pianta che non si vede ma è li sul fondo ,la terza la considero il jolly ,un paio di posti a girare.

Vado in macchina e prendo il mio secchio di palline ,il cobra ,e comincio la pasturazione ,praticamente mi prendo tutto il Fiume ,di qua di la ,sotto i piedi ,a monte a valle ,anche oltre i miei spot ,insomma copro una belle area senza farmi troppi problemi ,la corrente penserà a distribuire per bene e secondo le sue scelte le mie palline.Qui viene il lavoro più duro ,mantenere lo spot pasturato.Ovviamente la scelta dei giorni ricade sulle mie esigenze lavorative e famigliari ,se riesco ad essere regolare ,tutto di guadagnato ,se non ci riesco ,allungherò la pasturazione per non dare punti di riferimento ai pesci ,se poi peschiamo con un

Amico ,e possiamo dividerci i compiti ,allora si che è fatta ,ovvio i malati di cuore che cercano il pesce della vita ,stando da soli ,non sanno cosa vuol dire lavorare in gruppo o cosa vuol dire condividere un pesce ,ma lasciamo stare ,non mi ci fate pensare ,ancora oggi parlando con uno di questi ,a distanza di anni ,ancora mi racconta che quel pesce di quel tizio ,era il suo perché lo

ha ferrato con la sua canna ,che storia ragazzi …che storia…Tornando alla pasturazione ,almeno per me ,circa una decina di pasturate ,alternate di 2 o 3 giorni ,e se posso ,rimango un po’ ,lo so il tempo non è mai abbastanza , non vado via subito ,rimango li ad osservare ,almeno lo faccio dopo la quinta o sesta pasturata ,che vuol dire 12-15 giorni ,se ci sono ed hanno apprezzato le mie palline ,o le vostre ,le vedrete sicuramente da tante piccole cose ,è bellissimo ,perché vi fa salire l’adrenalina giusta ,vi fa assaporare il momento che verrà ,e noi viviamo anche di questi momenti ,quella sensazione di festa dentro lo stomaco…che ci vorrebbe far prendere le canne e lanciarle ,siamo solo noi in quel momento ,ed i nostri sensi primordiali ,che ci

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portano ad uno stato di ipnosi ,solo guardando il Fiume ,o il nostro spot.

Finalmente ci siamo ,appuntamento con il Fiume all’alba ,il freddo si fa sentire ,la nebbia ci coccola ,uno sguardo all’acqua ,e la classica esclamazione ,”E’ perfetta…”Mi guardo in giro e la natura si sta svegliando ,anzi una parte di essa è già sveglia che ci osserva rattrappita sui rami ,sono le garzette ,i cormorani ,i capoverdi ,le cannaiole ,i martin pescatori che sfiorano l’acqua attraversando il fiume ,e penso che decisamente sono in una zona libera ,selvaggia per pescare Pesci veri ,almeno lo spero dal momento che sono qui ,la speranza di abbracciare una Carpa con la bocca intatta innalza la mia adrenalina ,il pensiero che potrebbe nuotare li sotto ,per poi vedermela uscire dall’acqua…beh…credo che tutto questo non abbia prezzo.

Tiro fuori la mia attrezzatura ,ho scelto i picchetti ,è da tempo che mi gira per la mente ,ed oggi l’ho fatto ,un semplice gesto ,e sono li dentro la terra che è un amore ,ovviamente qui

posso ,dove non potrei ,userei di certo il mio pod ,monto le canne ,inneschi fatti ,e si lancia.Chi mi conosce sa che amo le cose semplici ,che più semplici non si può ,piombo a perdere ,o un bel elicottero ,accompagnati da finali di circa 22 cm per 45 Lb ,ed ami legati con nodo no nodo nella misura del 2 o 1 .Sui finali le esche variano ,ma non drasticamente ,amo le palline singole ,ma variare con una bella doppia ,porta sempre i suoi vantaggi ,vario anche i diametri ,tra 18-20 mm ,e 24-26 mm.E qui comincia il momento magico ,tiro fuori la mia sedia ,quella di sempre ,tanto che il mio Amico Rossano ,un giorno guardandomi mi disse ,”Dany ,guarda non ti offendere ,te la regalo io una sedia…” e li scoppio una valanga di risate ,ovviamente lo ringraziai ,ma mi son tenuto la mia fedele amica di tante battaglie ,e perché no ,anche di tante penniche (sonnellini) ,mi siedo ,mi sistemo lo scalda collo faccio un sospiro e parte il rilassamento con continuo girare della testa osservando le canne appoggiate sui picchetti ,poi il solito pensiero ,avrò acceso il

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segnalatore ,ho sistemato bene la frizione del mulo ,ok ,rialzati e rifai il giro di tutte le canne ,per la seconda volta ,adesso però e tutto ok ,aspettiamo.Non sono solo ,con me c’è il mio compagno di avventure ,con cui scambiamo opinioni e pareri sul come andrà la pescata ,cercando come al solito di sfatare la giornata ,”io mi accontento di una” ,io pure ,e che cavolo ,è passata nemmeno mezz’ora e già ce la stiamo tirando ,e tra una chiacchiera e l’altra ci prepariamo un buon caffè.

La strategia che abbiamo adottato e frutto di pochi ragionamenti ma mirati ,e dettata da tutto quello che abbiamo a disposizione.

Questi racconti vengono da una serie di uscite effettuate nei mesi di novembre ,dicembre ,gennaio e febbraio ,in spot diversi ,quindi le condizioni variano di posto in

posto ,ma il Fiume è sempre lo stesso ,e sono le mie strategie a cambiare ,ma non l’approccio.Perché in posti diversi ,e non sempre lo stesso ?Sicuramente perché amo cambiare zone ,ma anche perché se devo mettere a confronto alcune cose ,lo devo fare nello stesso momento in zone diverse ,per poi trarre le mie conclusioni ,per aumentare certezze ed eliminare i miei dubbi ,e perché il fiume ,non ha ipotetici confini o cancelli ,per cui ,i pesci non si limitano a stare in una zona ,ma variano ,e lo fanno in particolar modo quelli che hanno subito dei traumi ,parlo di “una parte di essi” ,che presi una volta non si fanno più vedere ,ma che ,andando a battere altre zone ,magari vicine ,risaltano fuori come per magia.Perché dico “una parte di loro” ,perché dove abbiamo pesci cresciuti in cattività e che conoscono bene le loro zone ,e molto sospettosi ,dall’altra parte abbiamo dei pesci che fanno saltare i loro freni ,per esser catturati e ri-catturati più di una volta ,magari anche nella stessa battuta di pesca e nello stesso posto ,come mi è successo in varie esperienze.

Quanti pescatori frequentano ormai da anni gli stessi posti ,e com’è evidente che stentano a catturare pesci anche apparentemente facili? questo secondo me dipende ed è dipeso dalla pressione di pesca in quella zona ,le grandi Carpe hanno cambiato il loro modo di alimentarsi ,non lo fanno più in quel posto ,e spostandosi a distanza potrebbero preferire degli spot che però a noi sono inaccessibili ,quindi trovano la loro pace ,e la nostra dannazione ,in fondo non hanno problemi di spazio ,ed il fiume gli consente di trovare ottime alternative ,che in certi casi a noi sembrano incomprensibili. fine prima parte.....

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Canal carping... in Germania

di Bastian Reetz

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Sono cresciuto sulle sponde di uno dei più grandi canali navigabili (Dortmund-Ems Canal)nella parte occidentale della Germania, a Dortmund. Qui, quattro grossi canali attraversano la regione, e proprio grazie a questa abbondanza di acque, ho avuto diverse opportunità per iniziare a cercare grosse carpe, gia dal 1992. In una di queste acque infatti ho catturato la mia prima carpa tedesca usando un terminale da carpfishing, un semplicissimo bolt rig con annessa boiles innescata.Oggi, dopo 20 anni di carpfishing in questi grossi canali, ho acquisito un ottima conoscenza riguardo questi ambienti, spostamenti dei vari branchi di pesce e cosa molto importante il loro comportamento, alimentazione in base ai periodi dellʼanno e non per ultimo lo stock di pesce presente in questi grandi corsi navigabili. Questo, diciamo, è una sorta di conoscenza base, che mi aiuta ad affrontare le mie sessioni di pesca, un grosso aiuto, soprattutto se penso agli albori di questa tecnica in quei primi anni di pesca, e come la si affrontava.

Questi grandi corsi dʼacqua son ben popolati da carpe, che vagano in lungo ed in largo come le navi

stesse che li percorrono, la maggior parte di esse sono specchi, con una popolazione che si aggira attorno al 70 % del totale, il restante 30 è costituito da carpe comuni.La media di peso che raggiungono le carpe di questi canali va dai 5 kg ai 15, con una buona popolazione, come ho detto, in mezzo a questi può capitare di prendere anche carpe un pò più grandi, gli individui più vecchi possono raggiungere e superare i 20 kg di peso, ma solo pochissimi esemplari superano la soglia di 25 kg di peso, al contrario dei grossi canali belgi.

COME CATTURARLE

Il modo migliore per cercare di catturare queste grosse residenti è quello di capire anticipatamente i loro movimenti giornalieri, anche in base alla stagione. questo significa che bisogna passare anche molte ore ad osservare il canale in cerca di segnali di presenza come sgallate o salti veri e propri. Oltre a questo bisogna tenere in considerazione anche il flusso navale su questi canali, che è molto intenso e va dalle 7 del mattino alle 23. Proprio in relazione al flusso navale ho

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riscontrato negli anni che il momento migliore per insidiare le carpe va dalla seconda parte della notte e le prime ore mattutine al massimo fino a mezzo giorno quando la “prima corsa delle navi” è finita. Questo approccio, pescare solo nelle ore notturne fino a mezzo giorno, si è rivelato perfetto per poter passare almeno una notte di pesca a settimana. Arrivare sul canale la sera e smontare la mattina si è incastrato perfettamente nei miei piani lavorativi(sono unʼinsegnante) così posso pescare in settimana senza dover sacrificare i weekend stessi per la pesca.

LA MIA STRATEGIA

Lʼapproccio che preferisco o strategia, come la si vuol chiamare, è quella di pescare su spot pasturati a lungo, e per ottenere questo, pasturo costantemente quasi tutti i giorni i vari spot che andrò ad affrontare anche in base agli spostamenti stessi dei pesci. Qualcuno può pensare che sia una cosa molto impegnativa, ed in effetti lo è, ma anche qui diciamo che ho collimato i miei impegni lavorativi con la possibilità di ricavarne qualcosa di buono per la pesca. Infatti, ogni giorno nel percorso che mi porta verso la scuola passo diverse volte sopra il canale e questo mi facilita di molto i compiti, così ogni giorno posso pasturare senza deviare dalla strada per il lavoro!

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PASTURAZIONE

Comincio la fase di pasturazione ad aprile e continuo a pescare fino alla fine di novembre, comunque finchè la temperatura dellʼacqua non diventa troppo freddaQuando inizio a “costruire” uno spot parto gettando in acqua un misto fatto di particles e boiles, questo per creare una zona dʼinteresse per molti pesci, dopo qualche settimana però elimino totalmente le particles dalla pasture e pesca, e continuo con solo lʼutilizzo di boiles selfamade dure come sassi e di diametri sempre superiori ai 22 mm.Anche i quantitativi vanno sempre ben valutati, solitamente 2-4 kg di esche al giorno sparse su unʼampia superficie del canale sarà sufficiente per

poter pescare nei migliori dei modi per tutta lʼestate e i mesi autunnali. Al contrario di questi periodi, in primavera appunto, non pasturo mai abbondantemente lo spot, ma alleggerisco la pasturazione ad un solo kg per giorno, questo è sufficiente per aver buoni risultati finche i giochi non si faranno più duri.

Dal tardo autunno ad aprile, la maggior parte dei pesci si spostano nelle aree più profonde e tranquille dei porti, accanto alle navi, nei pressi dei muri degli stabilimenti e vicino alle chiuse. Il pesce rimarrà in queste aree tranquille finche la temperatura dellʼacqua non risalirà oltre la soglia dei 13 gradi. Questo sarà il segnale dellʼinizio della pesca nel canale aperto, dove la pressione di pesca è minore rispetto ai porti e le zone precedentemente descritte.

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Quando lʼacqua è veramente calda(più di 20 gradi) le carpe si radunano nelle zone più profonde dei canali dove è maggiormente presente ossigeno e cibo, ovvero cozze nelle misure giuste. Questa situazione si verifica anche per il grosso flusso di correnti che genera il traffico fluviale, garantendo unʼabbondante fonte di cibo.Proprio per questo, la maggior parte delle volte pesco nel bel mezzo del canale dove il pesce è in cerca della maggior parte del proprio alimento naturale primario.

ATTREZZATURA

Lʼattrzzatura che uso per pescare in questi ambienti è costituita da canne da 2 a 3 lb, questo perchè non è necessario lanciare molto lontano zavorre molto pesanti, e perchè la maggior parte dei combattimenti saranno proprio sotto le cime, quindi una canna un pò più morbida ci sarà di aiuto nelle sfuriate finali. Come terminali solitamente utilizzo montature inline, e terminali stiffy costruiti in nylon del 50. Diversamente da

molti utilizzo ami di modeste dimensioni , solitamente del 6 perchè trovo che lavorano molto bene e non ho avuto problemi di slamature. Unica “particolarità” costruisco il capello in trecciato per renderlo più morbido. Nei mulinelli ho caricato un buon nylon da 0,35 mm con snag leaders del 0,50 lunghi dai 10 a 20 m.Non mi resta che augurarvi un in bocca al lupo qualora decidiate di venire in cerca delle grosse specchi dei canali tedeschi, sono sicuro che rimarrete affascinati dalla pesca in questi ambienti particolari, e dalla bellezza delle carpe che vi nuotano.ciao a tuttiBastian

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PICCOLI FIUMI SECONDO...ME.

DI LUCA TRIBUZIO

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Probabilmente quello che alcuni lettori troveranno scritto nelle prossime righe non avrà certo niente di rivoluzionario e nuovo, soprattutto per i più stagionati e per gli abituè di questo genere di acque e di corsi maggiori. Anzi probabilmente qualcuno sarà restio diffidente e poco d'accordo su alcuni passaggi, ma questo è chiaramente normale, d'altronde ognuno negli anni elabora le proprie strategie e convinzioni, magari ottenendo i medesimi risultati o addirittura migliori.. risultati migliori, spesso dovuti anche ai generi di corsi frequentati, perché magari alcuni, pur assomigliandosi molto, fanno ognuno storia a se stante, sia come approcci di pesca che come taglia e presenza di carpe.

Però se è vero, come si sente spesso e a ragione, che non si smette mai d'imparare, magari qualche altro troverà qualcosa di interessante e da sperimentare nelle prossime uscite nel fiume che frequenta.Chiarirei comunque che l'intento principale delle mie prossime righe non è quello di insegnare niente a nessuno, ma di descrivere il mio personale approccio di pesca verso i piccoli fiumi e magari riuscire a stimolare la voglia di provarci, in tutta quella fetta di carpisti più o meno giovani, più o meno esperti che

ancora non si è cimentata nella pesca in questi ambienti pur avendoli a portata di mano!Che a quanto vedo, soprattutto nelle mie zone, non sono poi così pochi, spero che qualcuno di loro, ma soprattutto i più giovani, leggendo e magari vedendo foto di qualche bella carpa, trovi lo stimolo di provarci e magari di abbandonare quelle cave a pago che spesso sono dei veri e propri mattatoi per pesci, dove quasi sempre di carpe ce n'è a strati, dove alla fine di stimolante e difficile nel catturare c'è davvero ben poco, secondo me!E ove certamente non si cresce come pescatori!Insomma sarebbe bello se i pescatori tornassero a vivere e pescare il fiume proprio come era una volta, rimpossessandosi di sponde, che oramai hanno lasciato in balia di eventi di ogni genere.

Prima di iniziare con l'aspetto descrittivo è doveroso un chiarimento su ciò che intendo

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con il termine piccoli fiumi; bene con piccoli fiumi intendo genericamente tutti quei corsi d'acqua con un corso inferiore ai 200 300km, che una volta abbandonato il loro carattere torrentizio, caratterizzato da piccole chiuse salti d'acqua e piccole piane, raggiunte le pianure danno vita a un tratto esteso e continuo di acqua senza più interruzioni, dove il pesce teoricamente è libero di spostarsi per km e kmGeneralmente in questi fiumi nuotano buone quantità di carpe tra le quali spesso anche diverse di taglia interessante e addirittura qualche trofeo davvero pesante!Tutte carpe geneticamente forti, toniche e vigorose abituate ad un mare di ottimo alimento naturale e ovviamente ad una vita in corrente, addirittura ciclicamente si trovano a combattere contro dei veri e propri cataclismi ambientali provocati dalle piene!..insomma carpe toste e in continuo movimento per la sopravvivenza, in maniera tale che anche gli esemplari di taglia minore,una volta in canna, danno vita a combattimenti e fughe davvero divertenti e di difficile gestione!Aiutate per di più dalla presenza di numerosi ostacoli di cui i corsi d'acqua generalmente

sono ingombri e dove puntualmente i pesci puntano con forza una volta forati dai nostri ami!Molto spesso e con gli esemplari più grossi e forti, i combattimenti sono dei veri e propri tiri alla fune, dove le attrezzature e le lenze sono sollecitate al limite e nei quali ovviamente cedere qualche centimetro di lenza spesso equivale a perdere il pesce!Altro aspetto che mi attira di questi corsi d'acqua è che una volta lontani dai tratti cittadini danno spesso vita a km e km di luoghi intricati, misteriosi e selvaggi e a contesti naturali davvero splendidi che ogni carpista e pescatore che si rispetti ama alla follia!Nella nostra penisola ci sono fiumi un po' di tutte le dimensioni e portate idriche davvero poco niente battuti, che racchiudono veri e propri misteri nelle proprie acque.. spesso è regola che anche nei tratti più pescati di quei fiumi più conosciuti non si conoscano mai tutti i segreti, perché puntualmente saltano fuori pesci mai presi prima!Sfogliando spesso riviste europee soprattutto francesi è lampante come i fiumi, soprattutto i grandi, siano ormai già negli ultimi anni l'effettiva nuova frontiera della pesca alla carpa, dove tutto è ancora praticamente da scoprire..

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Per ovvie ragioni morfologiche del territorio, i medio/grandi sistemi fluviali in Italia sono concentrati soprattutto al nord, nella pianura padana, dove per ragioni di spazio i corsi d'acqua nel passare dei millenni hanno avuto la possibilità di distendersi in ampiezza e in lunghezza per molti e molti km, mentre nelle regioni del centro e del sud Italia vista l'opposta morfologia del territorio hanno dimensioni molto più ristrette, solo alcuni come per esempio Tevere e Arno riescono a raggiungere lunghezze e portate di discreta rilevanza, tra queste pagine scrivono dei pescatori che conoscono profondamente la pesca nei fiumi più grandi e senz'altro sono molto più indicati di me a trattare di questo argomento, per quando mi riguarda mi limiterò a trattare di pesca appunto nei corsi

minori o quanto meno come dicevo più sopra a descrivere come la penso io e cosa faccio..sperando che intanto, tutto questo preambolo abbia incuriosito o quanto meno messo fame di pesca...

LO SPOTLa ricerca degli spot migliori, come sempre in questa pesca, è il passo più importante e che richiede più attenzione di qualsiasi altro passaggio.

Personalmente ho notato che in linea generale il comportamento biologico delle carpe è sempre più o meno il solito degli altri ambienti liberi, ovvero che bene o male certi settori sono più o meno frequentati e produttivi in base al variare delle stagioni e alla temperatura delle acque.Nei periodi più freddi, tardissimo autunno e inverno, con acqua a caduta libera ben sotto gli 8 9 °C , generalmente troveremo le carpe in quei settori con profondità mediamente superiori caratterizzati da rive scoscese e buona presenza di ostacoli sul fondo e sulle rive, come massi, legnaie, piloni dei ponti ecc.. Pescare lontano da questi settori e da questi ostacoli equivale spesso a cappottare anche se si pastura con continuità un posto.Pur mantenendosi un minimo più attive delle parenti di acqua ferma, anche le carpe di fiume nei momenti freddi non saranno mai pimpanti e

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vagabonde come nei periodi miti e non si allontaneranno quasi mai da questi settori e da questi rifugi, o quanto meno faranno pochissimi brevi spostamenti sempre in prossimità di essi, il motivo è semplice e sta nel fatto che nei tratti descritti riescono a trovare riparo e quel poco cibo sufficiente al loro metabolismo assai più rallentato.Nei fiumi più piccoli eccetto casi di piogge continuate e abbondati anche la corrente non sarà mai tanto forte da spingere le carpe a movimenti lunghi e costanti come può accadere in fiumi più grandi e con maggior corrente, quindi per avere un minimo di chance di cattura, bisognerà riuscire ad identificare e pescare a ridosso di questi spot.Nei restanti periodi e già da inizio primavera fino a fine autunno,quando le temperature

saranno più miti, le carpe inizieranno a distribuirsi un po' dappertutto, molti esemplari inizieranno a vagabondare su è giù per il corso, con forte preferenza per i tratti mediamente meno profondi con presenza di secche, creste isolotti e ovviamente meglio ancora se vi è presenza di ostacoli come alberi divelti in acqua, erbai, massi ecc infatti come al solito tali ostacoli sono delle vere e proprie calamite per la carpe e pescandoci a stretto contatto ci per metteranno di avere buoni risultati.

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La pesca marginale in queste acque solitamente la fa da padrone, sia nel nostro sotto riva che in quello opposto, ovviamente natura del fondale, corrente e presenza di barche permettendo, generalmente la sommità e la base del primo scalino saranno sempre pattugliati da carpe in spostamento e in cerca di cibo.Spesso nei tratti più grandi,intricati e non raggiungibili via terra, il supporto di una piccola imbarcazione magari con motore a scoppio, permette di avere una vera e propria marcia in più per raggiungere diversi ottimi settori, ma anche per pasturare bene e lontano da possibili situazioni spiacevoli con altri pescatori.

LA PASTURAZIONEGeneralmente nonostante la grande qualità e varietà di cibo naturale che vive in questi corsi d'acqua, ancor più nei tratti

salmastri, le carpe non sono tanto restie a cibarsi delle nostre esche, anzi eccetto casi isolati, spesso si catturerà bene già ai primi tentativi se si indovina lo spot.. solo una pressione di pesca costante negli anni e negli ambienti più ristretti riesce a creare una sorta di sospetto o rifiuto della boilies.Per avere buoni e costanti risultati in termini di catture, ma soprattutto in termini di taglia media, quello della pasturazione è un passo molto

importante secondo me, infatti per catturare con costanza pesci di buona taglia, non basta andare spesso a pesca e affidarsi al caso, spesso è molto più produttivo pescare un tantino meno, ma saper osservare e capire bene lo spot e pasturare in maniera decente.. che generalmente equivale a dire che, per chi ha il braccino corto,(inteso come chi lesina sui quantitativi) la possibilità di fotografare con costanza buoni esemplari si abbassa parecchio a parer mio, ovviamente quest'ultimo passaggio non è un dogma, perché ho pescato anche in fiumi dove è vero il contrario, ma spesso questi fiumi dove approcci delicati sono più consigliati sono davvero mosche bianche.Nella maggioranza dei casi i fiumi, seppur piccoli, sono davvero ben popolati da molti pesci di disturbo di varie specie e

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da piccole carpe, che polverizzano in poco tempo pasturazioni poco generose.Entrando un po' più nello specifico farei due distinzioni tra i metodi di pasturazione, che come al solito cambiano in base al cambiare della temperatura dell'acqua.Con temperature dell'acqua inferiori a gli 8 9°C e tenendo bene a mente l'importanza dello spot come dicevo prima, approcci con meno quantitativi, ma più costanti e duraturi nel tempo generalmente fanno la differenza.Parlando di numeri, 2 3 kg di esche lanciate con una cadenza di due giorni e divise su quei 3/4spot dove pescheremo, solitamente sono il miglior modo per catturare con costanza carpe e magari con un po' di fortuna qualcuna di taglia. In più di un'occasione però e un po' in contro tendenza con quanto si crede, ho notato che calcando un tantino di più la mano sui quantitativi e sulla grandezza dei diametri(mai sotto i 24mm), si hanno sì molte meno partenze e qualche cappotto in più, ma quelle poche catture che avremo generalmente avranno una taglia media superiore...

Con temperature di acqua che man mano aumenteranno, incrementeranno anche i quantitativi ovviamente, nei periodi di maggior attività delle carpe, come la primavera inoltrata e l'autunno dosi come 10 15 ma anche 20kg settimanali non devono certo sbalordire nessuno!Un approccio che mi ha regalato con costanza pesci dalla media peso più alta dello standard, quantomeno relativo alle acque da me frequentate, è stato quello di pasturare con non meno di 15kg di grosse boilies 30/35mm distribuite in 2 volte settimanali, tipo 7,5kg al martedì 7,5kg al giovedì e subito al venerdì entrare in pesca, fondamentale è non ammucchiare e concentrare le esche, ma sparpagliarle il più possibile!Cercare di interessare

più perimetro di sponda possibile e superficie di fondale possibile, pasturare tratti lunghi 100 150 200mt anche se poi pescheremo con le canne più esterne distanti al max 50mt è quasi la norma!In questa maniera riusciremo così a interessare alle nostre esche e alla zona pescata molte carpe, che resteranno in pastura per periodi più prolungati prima di rimettersi in moto per altre zone e con maggiori probabilità che trovino anche la nostra esca tranello. Io credo che l'unico vero modo per fare ottime pescate, sia come numero che come taglia degli esemplari, sia questo, quello della grande quantità di grosse e dure boilies nel breve periodo, generalmente se nel settore scelto nuotano

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bei pesci questi escono subito alle prime sessioni.. le pasturazioni di uno spot prolungate nel tempo, non mi hanno mai dato grosse soddisfazioni se paragonate al metodo descritto, quantomeno non nei periodi dove le carpe sono più attive e nomadi.Purtroppo però anche questo approccio ha dei limiti, ho notato che dopo le prime 3 4 pasturazioni, diciamo “pesanti”,con relativa pescata e catture, il metodo perde abbastanza di efficacia, infatti dopo le prime sessioni spacca canne, le catture vanno via via scemandosi e pure la taglia media perde punti, motivo per cui un approccio mobile da maggiori garanzie, praticamente dopo le prime 3 4 pasturate e pescate conviene spostarsi di qualche chilometro e ricominciare.

Per quanto riguarda la composizione delle esche non essendo un grande guru del self non ho grandi indicazioni da dare, in teoria per catturare vanno bene un po' tutti i tipi di mix e aromi, pero' nel mio piccolo ho notato che aromi speziati e al pesce come MonsterCrab, Squid, Crustacean/Belachan e mix salati, hanno effettivamente un qualcosa in più come attrazione sulle carpe.

ATTREZZATUREQuello dell'attrezzatura è forse l'unico punto su cui c'è da dire di meno, canne tra le 3libbre e 3,5 libbre per la gestione e il lancio dei piombi più pesanti e mulinelli affidabili vanno più che bene!I picchetti come al solito sono molto più versatili, trasportabili e adattabili di un pod, quindi eccetto rari casi preferisco appoggiare le mie canne su quelli.Un ombrello tenda piccolo, veloce da montare, leggero e versatile è quanto di meglio come riparo.. infatti spesso i posti dove montare la tenda sono stretti e scomodi, inoltre per lo stile di pesca che generalmente opero(notte singola) la velocità di smontaggio e smontaggio ha il suo perché..

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Direi che l'unica vera raccomandazione da fare sia quella sulla scelta dei materiali che compongono le montature, che devono essere piuttosto robusti!Infatti in caso di cattura, soprattutto se peschiamo a ridosso di ostacoli, le nostre montature spesso verranno sollecitate e stressate al massimo, sia per trazione che soprattutto per sfregamento, spesso gli ostacoli soprattutto nei corsi più salmastri sono proliferanti di simpatici molluschi dai gusci taglienti come rasoi, tanto gustosi per le carpe, ma tanto pericolosi per le nostre montature(denti di cane e cozze)e filati non idonei si spaccano che è un piacere!L'uso di terminali dal buona sezione, da almeno 35lb in su e lunghi snagleader in nilon da 0,70/0,80mm accompagnanti da ami robusti e clip porta piombo a perdere, nel novantanove per cento dei casi basta a scongiurare qualsiasi tipo di problema.

Bene direi che più o meno credo di aver detto tutto o quasi... di quello che reputo importante nella pesca in questi corsi d'acqua, che alla fin fine non sono poi così

di difficile interpretazione e con un minimo di costanza e spirito giusto nell'affrontarli, sanno regalare divertimento assicurato!E magari regalare qualche grosso, immacolato pesce di cui spesso non si sospetterebbe l'esistenza..

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I segreti del Big River Barbeldi Rik Johnson

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Negli ultimi anni, la pesca nei grandi fiumi mi sta dando sempre risultati migliori, e non posso che esserne contento. Sono un ex pescatore al colpo agonista a cui ora piace cercare il pesce di taglia, carpe e grossi barbi, e devo ammettere che l’essere stato un pescatore al colpo mi ha aiutato moltissimo in questo negli ultimi 5 anni. Ad oggi, ho all’attivo oltre 200 kg di catture, ed ho perso il conto dei barbi in doppia cifra che hanno avuto il piacere (mio) di adagiarsi sul materassino, il migliore barbo che ho catturato ad oggi, è uno stupendo 17lb e 4 once.Penso di essere comunque un pescatore atipico, nel senso che non cerco i grossi barbi nei tratti del fiume più popolari, o seguendo la massa, anzi, cerco di trovare questi grossi pesci nei tratti meno conosciuti, o dove la densità delle catture è minore, ma questa pesca spesso regala successi ed emozioni sicuramente maggiori.

UN OTTIMO KIT E’ IMPORTANTE

Per catturare grossi barbi, non c’è nulla di meglio di una canna da barbi con vetta Avon(vuota, come quelle da carpa, e non piena o quiver adatta alla pesca a leadgering), Prologic(che possiedo)ma anche Grays e molte altre marche sono perfette per i nostri scopi. Canne da feeder non hanno la giusta robustezza o azione per godersi un combattimento aggrssivo con un grosso barbo in corrente.Nel mulinello è buona cosa affidarsi a fili di ottima tenuta, io personalmente monto un 15 lb che è un sottile 0,30 mm perfetto per questa pesca. Come ho detto, monto questo filo sui miei okuma Epix V2, che sono dei taglia 5000, perfetti per resistere allo stress dei forti combattimenti con qualsiasi pesce che il Trent decida di far abboccare.Un ottimo materassino di slamatura di grandi dimensioni è fondamentale come pure un guadino di grandi dimensioni, questo per proteggere e non danneggirae in nessun modo

questi fantastici pesci che meritano sempre la massima cura e rispetto.Una cosa molto importante è assicurasi di riossigenarli molto bene prima di rilasciari, infatti il barbo dà sempre tutto nel combattimento e spesso è stremato nel momento in cui lo andrete a rilasciare, ecco che bisognerà avere cura di farlo riprendere molto bene prima di lasciarlo andare, ripeto, quetso è molto importante.

IL MIO MIGLIOR RIG AD OGGI

Preferisco usare grossi pasturatori aperti, per ottenere una scia forte e costante nel mio spot. Per ottenere questo spesso modifico personalmente i pasturatori aggiungendo peso extra questo mi consente di far rimanere fermo il pasturatore in corrente. A volte è necessario aggiungere molto piombo in più fino ad arrivare a pesi di 5/6 once, a seconda di quanto tira la corrente del fiume ed il livello stesso dell’acqua.L’elicopter rig è perfetto per questa pesca, permette di montare grosse esche sull’amo e ottenere buone distanze di lancio senza pericoli di groigli. Una cosa molto importante è costruirlo in maniera sicura, in modo che in caso di rottura della linea il pesce possa liberasi dalla zavorra e andarsene. L’ultima cosa al mondo che vogliamo è lasciare un pesce con in bocca un amo e a traino un grosso pasturatore con 6 once di piombo!Tendo ad usare finali lunghi 3 o 4 piedi, ma il tutto può variare. Se il pesce si sta alimentando bene, corto è sicuramente meglio, ma se le abboccate sono scarse e timide si può provare ad allungarlo. Questo discorso vale anche per la dimensione dell’amo e del carico di rottura del terminale. A volte fare dei cambiamenti non significa che si abbiano dei risultati immediati, bisogna essere consapevoli del fatto che a volte non importa quello che si cambia, son solo loro che non vogliono giocare. Cercate di non risalire la sponda contro corrente per poi pescare a valle, questo significa non portare

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nulla sul materassino, errore molto facile da commettere, molto meglio scendere pian piano a favore della corrente stessa.

DI GRAN LUNGA L’ESCA MIGLIORE

E’ risaputo, i barbi amano il pellet! Ho avuto tutti i miei successi utilizzando halibut pellet e crustacean graundbait. Io tendo ad usare come pastura halibut pellet da 4 e 6 mm e monto poi sul rig boiles o pellet più grosso come esca. Inoltre mixo canapa e pellet e pastura da fondo nel feeder. Ho scoperto che la canapa umida lega i granuli assieme e questo unito ad un po di pastura pressata nel momento in cui si intromette nel feeder garantisce che in fase di lancio non esca nulla dal pasturatore. Come ho detto, le mie esche sono il pellet uguale a quello usato per pasturare ma in misura maggiore oppure boiles. Anche in questo caso, se si usano pellets e boiles assieme di diverse

dimensioni è facile avere risultati immediati, quindi se non si ottengono risultati e sembra non esserci interesse da parte del pesce, starà a noi variare qualcosa, per far sì che un grosso barbo decida di abboccare.

Ciao Rik.

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DESTINO AVVERSO....quando la Dea bendata..ci volta le spalledi Federico Gennaro

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Quando si parla di pesca sportiva, viene naturale sottolineare l’importanza di aver sempre come alleata la buona sorte. Nella nostra specifica disciplina è diventato addirittura un luogo comune, infatti quando sentiamo parlare del fattore C, o fattore Q, sappiamo tutti di cosa si sta parlando. Purtroppo una delle mie caratteristiche fondamentali è di non possedere minimamente questo indispensabile requisito, anzi per quanto mi riguarda posso ritenermi l’inventore indiscusso del fattore I ovvero il fattore iella. Qualunque carpista mi conosca abbastanza bene, ed è solito tenermi compagnia durante le ore di pesca, sa perfettamente di quello che sto parlando. In più di un occasione, parlando delle mie rocambolesche sciagure di pesca, in molti ironizzando, mi hanno detto che potrei scriverci un libro; magari proprio un libro no, ma un intero articolo credo proprio che sia fattibile.

Dal 2009 ad oggi ho all’attivo questa “simpatica” serie di episodi:

episodio 1/2 : per ben 2 volte in fiume sono rimasto impantanato con la macchina con il

fango che ricopriva più della metà delle ruote (non ricordo nemmeno quanto tempo ci ho messo a venirne fuori; una delle due volte ho dovuto chiamare un amico con la jeep munito di cinghia da traino)

episodio 2/3: per altre 2 volte consecutive ho subìto lo scasso della serratura dell’autovettura mentre ero a pescare in cava libera, probabilmente da zingari o rom che si aggirano nelle zone limitrofe ( la prima delle due volte mi hanno rubato i ray-ban nuovi)

episodio 4 : penso che non sai mai successo a nessuno, mentre mi trovavo, in una calda serata di Giugno, a trascorrere una notte in solitaria sempre in fiume, all’imbrunire, con il bivvy già montato e dopo aver effettuato anche una bella cattura, mi vedo fuoriuscire alle spalle, la polizia in divisa che si era appostata dietro a delle sterpaglie, con le pistole di ordinanza impugnate: avevano catturato un malvivente, che sfuggitogli ,tentava di nascondersi “ovviamente” dietro la mia postazione; fatto sta che costui aveva un complice probabilmente armato, che presumibilmente continuava ad aggirarsi in zona;

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per cui le forze dell’ordine mi consigliarono di cambiare aria; decisi di smontare tutto e ritornare a casa, nonostante fossi appena arrivato, e che dopo la prima cattura, la nottata si preludeva piuttosto propizia.

Episodio 5 : ospite in cava di amici e compagni di pesca assidui, a fine sessione, ritorno all’auto dopo un bel trasbordo in barca, appena caricata la macchina, pronto ad imboccare l’autostrada e ritornare a casa, scopro che la batteria della macchina è completamente a terra; dopo aver tentato invano, più e più volte spingendo la macchina, nel tentativo di metterla in moto, troviamo un simpatico anziano proprietario dei campi circostanti, che gentilmente ci presta i cavi per effettuare il classico ponte, riesco anche questa volta tornare a casa, nonostante la malasorte ha tentato di impedirmelo.

Episodio 6 : in compagnia di due amici, in primavera decidiamo di fare una

pescatina giornaliera in una cava libera ricca di amur, alcuni anche di buona taglia; ci prepariamo la postazione metodicamente, pasturando i migliori spot con mais e canapa ben fermentati , per diverso tempo a giorni alterni; nella cava in questione, non è consentito l’uso della barca, così ci dobbiamo adeguare al regolamento pescando esclusivamente a lancio. La sessione procede bene, tutti abbiamo diverse partenze e molte catture, 2 pesci anche di buona stazza. Il problema principale è che l’invaso

artificiale è frequentato da “simpatici” personaggi originari dell’est Europa, i quali ogni cattura da noi effettuata si presentavano nella nostra postazione, richiedendo le prede catturate a gran voce, con il massimo dell’arroganza . Ovviamente per quanto ci riguardava non eravamo disposti a scendere nessun compromesso, i pesci venivano s i s t e m a t i c a m e n t e fotografati e rilasciati come da routine. La cosa andò avanti sino a che uno dei miei soci di pesca prese veramente un bel pesce, un amur lunghissimo, il quale incuriosì in particolar modo i pescatori della sponda opposta, che non tardarono a ritornare, nel tentativo di dissuaderci per l’ennesima volta . Capendo che anche questo pesce sarebbe stato fotografato e poi reso libero, ritornati nella loro postazione , questi

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strani personaggi caricarono le loro canne da lancio (con i classici apicali fluorescenti), con piombi belli pesanti ed iniziarono a lanciare sopra le nostre lenze, causando degli ingarbugliamenti che vi posso far solo immaginare. Inutile dire che una volta strigata la matassa era tempo di rincasare. Anche a questo giro il fato mi era stato sfavorevole, e la giornata di pesca era stata rovinata.

Episodio 7 :sempre in cava, in compagnia dell’amico Luca Tribuzio, mi trovo alle porte dell’estate, il pesce mangia svogliato ed è ai limiti dell’apatia. Ottengo una partenza su una delle canne più marginali sotto delle fronde che si immergevano in acqua creando un gioco intricante di ombre; capisco immediatamente che sul capo opposto della treccia ho a che fare con uno dei giganteschi siluri che popolano lo specchio d’acqua; un angler fortunato sarebbe uscito in barca per proseguire il combattimento senza troppi problemi; al contrario il mio avversario decide di complicarmi le cose, andandosi ad intrigare con le lenze delle altre canne; come se non bastasse il potente baffone decide di intrigare la lenza di una delle canne del povero Luca all’elica del

motore elettrico proprio appena saliamo in barca. Quindi ci troviamo in una situazione molto( aiutatemi a dire molto) spiacevole: in due in barca, io con in canna un siluro incavolato, le trecce delle altre canne che ci passavano da tutte le parti creando un enorme ragnatela di fili; Luca che riesce a strigare una lenza, mentre il siluro continua a trascinarci per la cava intrigandone altre tre ; non se ne riusciva a venire a capo, nonostante avevamo saputamente posizionato preventivamente dei pesanti backleads per evitare tutto questo. Per farla breve dopo circa un ora di

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inverosimili peripezie in barca, e dopo tre tentativi di fuga dal guadino, riusciamo, con non poca fatica, a salpare a bordo il bestione. Anche in questo caso la fortuna si poteva sicuramente comportare diversamente, pazienza, ci ho fatto il callo in questo senso, ho catturato un inaspettato siluro di circa 1,70 mt, è stata dura e complicata, me la faccio andare bene comunque…

Aggiungerei a questo papier anche tutte le innumerevoli uscite che avevo preventivamente studiato , preparato e pasturato, perdendoci tempo, soldi e pazienza; rovinate dalle catastrofi naturali (purtroppo sempre più frequenti nelle mie zone )che causano continue esondazioni e piene dei fiumi, riducendo tutta la mia fatica al non aver fatto un bel niente, facendomi saltare regolarmente le uscite programmate. Possiamo inserire nell’elenco anche tutte le volte che mi sono dovuto trattenere al lavoro con lo spot ben pasturato da diverso tempo, nonostante le ottime condizioni per pescare, rimandando l’imminente pescata. Paradossalmente quando invece il lavoro mi permetteva di andare a pesca, erano le condizioni atmosferiche che mi mettevano i bastoni tra le ruote, rendendomi lo spot impraticabile e

facendomi rinviare per l’ennesima volta la sessione di pesca. A mio avviso tutto questo fa parte del gioco, del carpfishing, quello vero, quello vissuto in acque libere, quello per cui ci scervelliamo tutte le volte che andiamo a pesca per fare una partenza, quello più difficile, quello praticato dove arriviamo in postazione e non ci troviamo “la pappa pronta”, quello che ti sa regalare il brivido di fare un pesce “selvaggio” ed avere la piena consapevolezza che la nostra preda è nata e vissuta da sempre in quelle acque.

Tutti questi improbabili episodi citati, non servono assolutamente a manifestare il mio personale vittimismo al fine di piangermi addosso, anzi , spero che condividendoli, servano a far capire quello che significa il carpfishing per molti anglers ;spesso ci possiamo sentire perseguitati da vere e proprie macumbe, ma dobbiamo reagire in queste circostanze; su queste vicende ho voglia di ironizzarci, di riderci sopra, di sdrammatizzare, spesso per non darla vinta ai numerosi “gufi” che mi vogliono male; quando ho deciso di intraprendere questa tecnica e di sposare questa filosofia di pesca, l’ho fatto prendendo tutto il pacchetto, sia nel bene che nel male, proprio come un matrimonio a tutti gli effetti. A conti fatti mi sembra eccessivo dire che questa meravigliosa disciplina mi abbia causato solo sfaceli, anche perché sarebbe ipocrita da parte mia. Ci sono stati momenti negativi, ed altri positivi. La mia idea è che anche i momenti no, abbiano un ruolo fondamentale per maturare come carpisti; anche perché volere o volare queste vicende diventano componenti fondamentali del nostro bagaglio esperienziale. Nonostante tutte le avversità e le disavventure di questo mondo io a pesca sono sempre andato e sempre ci andrò. Perciò durante questi periodi negativi cerchiamo di rimanere ottimisti (anche se non è facile), sono sicuro che la fortuna vada anche un po’ cercata, sia con la tenacia e la passione per quello che facciamo ,sia con la costanza di andare a pesca in modo continuo; la buona sorte prima o poi gira per tutti, basta avere solo la pazienza di attendere il nostro turno.

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STICK! attrazione e sicurezzadi Maurizio Pelatelli

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Quando parliamo di stick intendiamo quei fantastici “salsicciotti” destinati ad essere aggrappati all’amo racchiusi in una rete in PVA; ci sarebbe molto da dire secondo me; a mio parere non basterebbe un solo articolo per elencare tutte le farine, gli attrattori i liquidi e tutto ciò che si può mescolare all’interno per creare un piccolo richiamo valido ed efficace intorno all’esca; cercherò di spiegare nel modo più chiaro possibile il mio approccio sperando che qualcuno ne carpisca i consigli e li metta in atto. Io ne faccio uso ogni qual volta metto le canne in acqua, senza distinzione di luogo o stagione, ma solamente con piccoli accorgimenti differenti tra estate e inverno, perchè hanno un doppio effetto: il primo come già detto creano una notevole attrazione intorno all’esca

e secondo ma non meno importante danno la sicurezza che il terminale sia in pesca perfetto senza grovigli.

Le farineIniziando con le farine, per essere più veloci, io consiglio di acquistare un buon method come ce ne possono essere

tantissimi in commercio scegliendo il gusto che più vi aggrada (pesce, carne, spezie, crema, frutta) anche secondo il periodo e il posto dove si vanno a posizionare le nostre esche; se invece vogliamo essere più self possiamo prepararci da soli una base che poi andremo a modificare a proprio piacimento mescolando: 200g di pan grattato, 100g di latte in polvere, 200g di pastoncino secco, 100 g di tortu’ di mais e 100g di biscotti secchi sbriciolati tipo oro saiwa.Una volta preparate la base possiamo o utilizzarla così come l’abbiamo assemblata o possiamo aggiungerci al suo interno per ogni kg, farine di vario tipo, ad esempio io amo aggiungere in estate: 50 g di farina di capelin e 50 g di farina di frutta

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precisamente banana ed in inverno: 50 g di robin red.Ci sono molti prodotti in commercio da poter inserire nella nostra base tipo: farina di csl e di melassa, spezie, creme, tantissime farine di krill …. Ecc ecc Potrei stare qui ore ad elencare ma a mio parere e secondo mia esperienza la semplicità come sempre paga quindi non scervellatevi per trovare l’ingrediente miracoloso, puntate sul classico e vedrete che vi darà soddisfazioni. Molto efficace anche, è stato anche utilizzare il mix avanzato nella produzione delle boilies, così da far percepire alle nostre amiche, segnali simili alle nostre esche; unico accorgimento è quello di aggiungerci 200 g di pangrattato per kg in modo che assorba acqua più rapidamente.

I liquidiPer quanto riguarda i liquidi abbiamo lo stesso “problema” delle farine, potrei elencare tantissimi prodotti che possono fare al caso nostro ma come detto e sottolineato sopra punteremo sulla semplicità e soprattutto su quello che più ci interessa utilizzare per affrontare al meglio il posto scelto per la sessione.

Molto interessanti per noi sono i liquidi destinati a bagnare method e granaglie perché ricchi di zuccheri e attrattori che entrano subito in pesca e creano un richiamo immediato intorno all’esca; ma attenzione! ricordiamoci che alla fine della preparazione il nostro “intruglio” finisce all’interno di una retina in PVA e tutto ciò che

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viene messo all’interno deve essere “PVA friendly” cioè che non deve contenere acqua altrimenti scioglierà tutto prima ancora di essere posizionato sullo spot. Facciamo una distinzione dei prodotti che utilizzo per la parte liquidi in estate ed in inverno, perché la differenza di temperatura fa lavorare in modo completamente diverso il nostro stick in acqua.In estate, possiamo puntare su olii di qualsiasi tipo che con acqua calda riescono a lavorare molto più facilmente che in quella fredda; anche se potremmo utilizzare un

emulsionante per aiutarli nella stagione invernale li eviterei. Possiamo inserire all’interno anche csl o melassa che in estate fanno il loro lavoro in modo eccelso e tutte quelle bottigliette “magiche” che possiamo trovare sugli scaffali dei negozi che possono essere dip, liquidi per method e granaglie e

come meglio vi illumini la vostra fantasia.In inverno, invece puntiamo più su un fattore aminoacido, che aiuta il pesce a percepire nella zona adiacente l’esca qualcosa di interessante per il suo nutrimento, quindi possiamo utilizzare aminoacidi di qualsiasi tipo e fegato in formato liquido che dà al nostro stick il giusto grado di grassi proteine ed appunto aminoacidi.Quindi, tornando al mio approccio sulla base liquida posso concludere dicendo: in estate o stagioni adiecenti dove l’acqua supera i 15 gradi utilizzo lo smashing squid oil

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che è un olio di squid e qualche volta anche melassa; in inverno invece amo usare solamente dirty liver che è un preparato di fegato di pollo e di maiale bolliti e successivamente frullato.

PreparazioneDopo aver preparato le nostre farine e scelto i nostri liquidi andiamo a creare i nostri fantastici stick: per cominciare acquistiamo un tubo con relativo pestello e rete in PVA della misura che meglio crediamo visto che se ne possono trovare da quelli piccolini da 2,5 cm di diametro, fino ad arrivare a quelli da 8 cm; io solitamente utilizzo quelli da 4 cm che sono i più

universali anche per riacquistare le ricariche di rete una volta finita.

Prendiamo circa 150g delle nostre farine e li mettiamo in un secchiello, successivamente io amo inserire all’interno piccole pellet e boilies sbriciolate in estate e solo boilies in inverno, prendiamo i nostri liquidi e bagnamo lentamente il nostro mix fino a farlo inumidire, mescolando con cura il nostro prodotto, verifichiamo che sia abbastanza umido, altrimenti aggiungiamo ancora liquidi, se invece lo troviamo troppo bagnato possiamo correggere l’errore con l’aggiunta del nostro mix da stick fino al raggiungimento dell’umidità desiderata.Una volta pronto, lo facciamo riposare qualche minuto in modo che i liquidi vengano assorbiti in maniera regolare da tutto il nostro mix, prendiamo il tubo con il pestello: facciamo un piccolo nodo in fondo alla nostra rete, per evitare che esca del prodotto, ed inseriamo il nostro preparato all’interno, fino a raggiungere la quantità desiderata per la grandezza del nostro stick; prendiamo il

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pestello, spingiamo con forza all’interno del tubo e facciamo fuoriuscire il cilindretto con la retina intorno; appena uscito annodiamo la retina in testa e il gioco è fatto, il nostro stick ben pressato è pronto.Siccome la velocità di scioglimento del PVA in estate ed in inverno è completamente

differente, e per evitare di acquistare PVA differenti per ogni stagione, quando l’acqua è troppo calda attuo un piccolo stratagemma per rallentare lo scioglimento della retina; prendendo lo stick bagnandolo con lo stesso liquido che abbiamo utilizzato per la preparazione e poi passando tipo “panatura” all’interno

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dello stesso stick-mix abbiamo creato una piccola barriera tra l’acqua e il nostro salsicciotto che ne rallenti leggermente lo scioglimento.Quando siamo pronti con i nostri gioiellini prendiamo un ago da stringer lo inseriamo per la lunghezza nello stick e ci facciamo passare il nostro terminale, una volta passato appuntiamo l’amo alla retina.Come già detto all’inizio, utilizzando gli stick andiamo a creare un piccolo richiamo concentrato intorno all’esca ed avremo la sicurezza che il nostro terminale sia ben posizionato senza grovigli, quindi spero che qualcuno leggendo questo articolo ne metta in atto i consigli e porti a guadino qualche cattura, in bocca al lupo …….. Fuck the world ! Go fishing !

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DI AROMI E DI CARPE di Riccardo Delle Fratte

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Ho appena finito di consumare la mia modestissima cena e me ne sto sul letto sperando che miracolosamente il palinsesto televisivo mi regali qualcosa di decente da vedere. Il solito gioco dei pacchi, qualche telefilm americano e l’inossidabile Chuck Norris che nonostante i suoi 124 anni mette sempre lo stesso grande ardore di quando era ragazzo nel prendere a calci nel sedere i nemici dell’America repubblicana. Ovviamente bendato e con le mani legate. Poi mentre cerco di capire invano il perché un bassotto debba girare con addosso uno stupido impermeabile giallo, realizzo che anche stavolta devo arrendermi al fatto che il mio tempo vada occupato in qualche altra maniera più proficua. Gironzolando nella mia stanza il mio sguardo cade su una boccetta di aroma Strawberry EA posato su una mensola della mia libreria. Gli aromi…croce e delizia per ogni carpista! Comincia a farsi strada nella mia testa l’idea di parlare di aromi da carpfishing per il mio articolo da mettere nella seconda uscita di questa rivista. Alcune settimane fa ho avuto modo di parlare di esche con il mio amico Marco, il quale avendo ancora poca esperienza in materia mi ha fatto parecchie domande. In lui ho rivisto la stessa curiosità e gli stessi dubbi che mi pervadevano qualche anno fa e che mi hanno portato a fare tante prove e inevitabilmente anche tanti errori. Ho deciso: stavolta si parla di aromi e di esche in generale. Badate bene però che qui si parla sempre e comunque di carpfishing e non starò certo a riempirvi la testa di nozioni di chimica tanto tecniche quanto perfettamente inutili in pesca. Me lo ricordo bene il fastidio che provavo leggendo alcuni articoli in cui si voleva sfoggiare una eccellente conoscenza accademica la quale però era assolutamente inapplicabile alle nostre sessioni. Una noia mortale! Visto quindi che non siamo all’Università cercherò di spiegarvi quali sono i riflessi reali di certe nozioni sulle nostre catture realizzate o mancate. Come potrete leggere mi sono accorto di aver spesso sopravvalutato alcuni fattori sottovalutandone altri. Spero proprio di aiutarvi a chiarirvi qualche dubbio e a non farvi buttare i vostri soldi. Tanto poi se volete avere maggiori dettagli tecnici c’è il Gobby apposta per voi e io non intendo certo rubargli il mestiere.

Una storia vecchia.Vi ricordate i vecchi pescatori di carpe che aromatizzavano la polenta con anice, vaniglia e altri profumi? Quelle vecchie volpi avevano già intuito le potenzialità attiranti che questi segnali possono esercitare su un pesce onnivoro come la carpa e hanno imparato a sfruttarli. Oggi è tutto più tecnologico e complicato ma come al solito a guardar bene le cose nuove non lo sono in realtà poi così tanto.

Cosa sono.

Gli aromi che usiamo sono il frutto della combinazione tra una essenza vera e propria ( solitamente in polvere ) e un solvente. Il solvente ha due funzioni: diluire una sostanza che altrimenti sarebbe troppo concentrata ( quindi impossibile per noi da dosare ) e veicolarne la diffusione in acqua. Come già saprete i solventi più diffusi sono l’alcol, l’olio e il glicole. Ognuno di questi solventi ha proprietà chimico-fisiche differenti. L’alcol ha il vantaggio di diffondere bene in ogni direzione anche in acque fredde ma dona scarsissimo gusto all’esca ed è poco termostabile ( denatura a 78 °C ), l’olio dona gusto, resiste bene alla cottura ma con basse temperature tende a formare delle goccioline che difficilmente diffondono in acqua, mentre a temperature alte sale principalmente in senso verticale. Il glicole è una via di mezzo tra olio e alcol, un compromesso insomma. Esistono anche altri solventi ma sono meno usati ed esistono anche aromi che ne sfruttano più di uno. Dite la verità, sono stato bravo a non violentare le vostre menti usando un mare di paroloni da topo di laboratorio! Ve lo avevo detto…

A cosa servono.Un aroma è un semplice segnale-cibo. Deve far capire immediatamente al pesce che è davanti ad un possibile pasto ed invogliarlo ad abboccare. Punto.

Ma servono davvero? In quali casi?

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Sapere in quali casi si può attribuire parte del merito di una cattura all’aroma e quando invece sia stato ininfluente è a dir poco arduo. Difficilmente però credo non vi siate accorti che certi aromi sono molto più efficaci di altri e fanno la fortuna di chi li usa. Possiamo dire che sostanzialmente un eccellente flavour è utilissimo in pescate veloci e senza pasturazione preventiva. Con una lunga pasturazione preventiva invece le cose cambiano. Pasturare a lungo significa abituare i pesci alle nostre esche tanto da indurli a cibarsene senza nessuna remora. In questo caso il pesce si abitua al gusto del mix, al suo odore e al luogo dove glielo facciamo trovare. Sicuramente l’aroma in questo caso funge da “marchio” che le carpe identificano all’istante e che le aiuta a riconoscere le esche di cui possono fidarsi. Capite come questo abbia senso principalmente in luoghi in cui sono presenti altri carpisti che pasturano con esche diverse e che possiedono tutt’altro “marchio”. In posti invece dove pasturate solo voi ( grossi fiumi per esempio ) l’aroma perde il suo senso e l’impronta del mix è già un marchio più che sufficiente. Insomma in quest’ultimo caso è molto meglio usare i vostri sudati risparmi per buttare in acqua più boilies ( in fiume non bastano mai! ) piuttosto che sprecarli comprando gli aromi. Non fate l’errore di pensare però che se una boilie non ha aroma non possa essere immediata. Alcune palline prive di flavour ( per esempio quelle nella foto ) riescono a sopperire alla grande a questa mancanza grazie alle doti attrattive del mix. Anzi, mi azzardo a dire che l’aggiunta di aroma potrebbe perfino renderle peggiori! Ultimo consiglio: in

posti pressati provate a pescare senza aroma o viceversa con dosi di aroma molto alte. Oppure se non funziona cercate aromi strani che probabilmente non usa nessuna altro. Cambiare, spesso sblocca anche le situazioni più difficili.

Diversi solventi sono veramente utili oppure no?Qui la faccenda inizia a farsi interessante. Da sempre esistono in merito a questo argomento due correnti di pensiero ben distinte: una pensa che i diversi solventi siano pura trovata commerciale e quindi inutili, l’altra sostiene che siano ( se usati bene ) utilissimi per catturare più carpe. Ma allora chi ha ragione? Secondo me tutti e nessuno. Partiamo da un primo presupposto che sembrerà scontato ma è fondamentale: un aroma non attira le carpe da un chilometro di distanza! Voi direte: “e grazie al c…!”. Mi spiego meglio. Se partiamo dal presupposto che una carpa sente l’aroma quando è già nelle vicinanze delle nostre esche, allora capite bene come già si può dire che la prima cosa determinante sia piazzare l’esca nei punti giusti. Insomma non potete affidare le sorti della vostra pesca nemmeno al più devastante degli aromi se prima non vi premurate di mettere i vostri rig nel posto giusto! Fatta questa premessa forse scontata ma importantissima possiamo capire come spesso si possano avere anche tante belle catture usando i solventi sbagliati come ad esempio l’olio a temperature molto basse. Perché quindi mettendo l’aroma col solvente meno indicato catturiamo lo stesso? Allora i solventi non servono a nulla! Alt, un momento. Nella situazione appena descritta ci siamo probabilmente imbattuti in un pesce che è stato attratto dalla nostra esca a prescindere dall’aroma. La carpa in questione ha incontrato le esche avendo già una naturale predisposizione ad alimentarsi o magari ciò che l’ha spinta a farlo sono state le doti attrattive delle farine del mix. Non scordatevi mai che le boilies sono molto di più che un semplice mezzo per diffondere un flavour ( tranne alcune ready che nella maggior parte dei casi non valgono nemmeno il costo della busta in cui stanno ) e il mix gioca spesso un ruolo determinante. Questo vuol forse dire che si possono fabbricare esche molto attiranti lavorando solo sui mix, sincerandosi di pescare nei posti giusti e al massimo mettendo un aroma con un solvente a caso? La maggior parte delle volte si. Però ( non mi dite che non immaginavate che ci fosse un “però”?! ) sottovalutare la possibilità di donare alla nostra esca una marcia in più usando un solvente appropriato a volte non paga. Le nostre esche sono spesso molto

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complesse, non c’è dubbio. In tanti casi però innescare un chicco di mais nel posto giusto basta a garantire una valanga di catture. Ciò potrebbe far pensare che questa tecnica stia andando alla deriva verso un eccesso di tecnicismi inutili ( come l’uso di aromi con diversi solventi ) e in parte è vero. L’altra verità però è che non tutte le pescate sono uguali e non tutte le carpe sono uguali. Non incontriamo sempre carpe affamatissime o poco sospettose, ne incontriamo tante svogliate e poco propense ad abboccare. In queste situazioni capite bene che più sarà completa e ben studiata la nostra pallina e maggiori possibilità avremo di catturare anche solo una carpa in più ( non so voi ma io quell’unica schifosa carpa in più la voglio eccome!) La fregatura di tutto questo è che quando una carpa non si fa convincere dalla nostra esca e non abbocca noi non possiamo quasi mai saperlo. Riflettete su questa cosa: a volte siete andati a casa col cappotto, ma magari con un aroma più efficace avreste fatto una cattura. Altre volte magari siete andati a casa contenti perché avete preso tre pesci ma con un’esca migliore avreste potuto fregarne quattro. Cavolo questo è il genere di dubbi che mi spingono ad essere più scrupoloso possibile! Alcuni angler sostengono l’inutilità dell’uso di diversi solventi dicendo che dalle loro prove non emergono differenze significative. Voglio dirvi una cosa importante riguardo la disciplina che cade sotto il nome di “statistica” e che inconsciamente usiamo per arrivare alle nostre conclusioni: non si può fare una statistica se le condizioni di partenza dei membri che compongono il nostro campione sono disomogenee e queste differenze possono inficiare il risultato della statistica stessa. Lo so che si capisce poco perciò sarò più chiaro. Per trarre conclusioni sul fatto che il giusto solvente possa aiutarci effettivamente a catturare di più, le carpe che prendiamo in considerazione dovrebbero essere

simili per età, peso ma soprattutto per il loro livello di propensione ad alimentarsi. Inoltre dovrebbero essere sempre uguali anche le condizioni meteo, i parametri dell’acqua e la pressione di pesca. Inutile dire che avere queste informazioni sempre costanti è impossibile. Una statistica fatta con dieci carpe che avevano fame e tre svogliate non ha nessun valore e le sue conclusioni non saranno mai vicine al vero. Non lo dico io, lo dice la matematica. La conclusione di questo discorso è semplice: se decidiamo di usare con criterio i solventi dobbiamo farlo guidati dal buon senso e dal nostro intuito perché in questo caso le statistiche non possono aiutarci dicendoci il vero e non ci sarà modo di avere prove inconfutabili della bontà o meno delle nostre scelte. Spero che abbiate capito…Pescando per Cipro ho a disposizione praticamente solo aromi in alcol. Vi confesso che all’inizio non ne ero molto contento perché questo solvente è delicato da maneggiare e si denatura facilmente. Devo ammettere però che oggi avendo fatto un pochino di pratica mi trovo benissimo e i vantaggi superano di gran lunga gli svantaggi. L’alcol infatti è un solvente tra i più naturali per i pesci e diffonde rapidamente ad ogni temperatura. Mi piace però combinarlo magari anche con un olio essenziale, giusto per avere una attrazione più completa possibile. L’alcol forse però non è il massimo per le lunghe pasturazioni ma come vi ho già spiegato non lo ritengo un problema. Non dona nemmeno gusto all’esca ma anche qui non mi interessa perché il fattore gusto ( ammesso che mi interessi ) lo affido al mix. Insomma per me un aroma è efficace se fa la sua funzione, che è quella di segnale-cibo immediato. Per tutte le altre funzioni è bene comprare altri ingredienti.

Un parametro poco utile.Alzi la mano chi non ha mai sentito parlare del Ph in relazione alle nostre esche. Per farla breve il Ph è un parametro chimico che ci dice se un ambiente è acido o basico. Se una soluzione ha Ph compreso tra 1 e 6 è acida, a 7 è neutra, tra 8 e 14 è basica. Ma questo che significa? Di per se nulla. Ogni ambiente ha un suo valore di Ph il quale peraltro fluttua in base a mille fattori. Pare che le carpe siano in grado di rilevare una netta differenza di Ph tra le nostre esche e l’ambiente circostante e ciò suggerisce ad alcuni angler di usare aromi con valori di Ph diversi da quelli dell’acqua in cui pescano. Il primo problema è che bisogna misurarlo sto benedetto Ph ma è difficile e spesso

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varia nel tempo e nello spazio. Basta che la vostra esca si posi sulle alghe piuttosto che sulla roccia e il Ph cambia! Poi comunque andrebbero scelti aromi di cui si conosca questo parametro ma essi sono influenzati in maniera difficilmente indagabile da tutti gli altri componenti dell’esca. Questi aromi vanno quindi scelti con un Ph distante da quello dell’acqua. Di solito gli aromi dolci hanno valori più acidi mentre quelli al pesce sono più basici. Il motivo?! E io cosa diavolo ne so?! Sono un carpista, non un chimico! Comunque ciò che trovo a dir poco allucinante è pensare di poter estrapolare il fattore Ph da una esca che invece è assolutamente complessa perché derivata dall’assemblaggio di molte diverse sostanze. Probabilmente altri fattori rendono l’effetto del Ph pressoché nullo o comunque trascurabile. A tal proposito vi voglio fare un esempio pratico su un luogo in cui pesco abitualmente. Sul Tevere dentro Roma vanno un po’ tutti gli aromi nonostante il fiume abbia Ph acido. A dire la verità spesso anche aromi dolci ( Ph simile a quello del fiume ) vanno alla grande quando molto intensi o sovradosati ( ATTENZIONE: qui però voglio darvi un consiglio prezioso. Se l’azienda vi fa la cortesia di farvi sapere il Ph dei suoi aromi, evitate di sovradosare quelli con valori estremi, specialmente in acque basiche. Da considerarsi estremi tutti quei valori di Ph tra 2 e 5 e tra 9 e 14. In questo caso ci sono buone possibilità che una dose eccessiva li renda addirittura repellenti! ). Vedete bene come in molti casi il Ph abbia un impatto trascurabile sulla resa dell’esca. Se avete capito questo paragrafo, se avete capito quanto sia difficile conoscere i vari valori di Ph, se avete capito quanto poi questi valori possano cambiare in continuazione rischiando di farvi impazzire allora avete anche capito che si tratta del solito tecnicismo che poco ha a che fare con la pesca vera ma piuttosto con quella che si fa seduti davanti al pc. Alcune aziende per completezza di informazioni indicano anche il valore di Ph di ogni loro aroma ( come abbiamo visto questo si, è utile in caso di valori estremi come per esempio nel caso dello Strawberry EA di Cipro che, come indicato chiaramente sulla boccetta, ha Ph 2,8 e quindi parecchio acido ) ma vi

renderete conto che capire se sia la variazione di Ph a farvi catturare o meno è impossibile. Senza contare che mi gioco quello che volete che in tutti i posti ci sono aromi efficacissimi anche se in teoria avrebbero un valore di Ph sbagliato. Giuro che vorrei proprio vedere tutti quelli che asseriscono di tenere il Ph in grande considerazione, buttarsi dalla barca durante una sessione armati di piaccametro e provette per fare misurazioni sul fondo! Prometto che se ne trovo uno prima gli faccio un grande applauso e poi chiamo la polizia per farlo abbattere. Insomma spero che questo paragrafo vi aiuti a rimuovere dalla vostra testa una volta per tutte questa maledetta storia del Ph, perché semplicemente vi fa perdere solo tempo.

Aromi che catturano…i carpisti.Ammettiamolo: annusare gli aromi da carpfishing ci piace da matti! Sostanzialmente non me la sento proprio di tuonare contro questa pratica perché in fondo è una delle cose che rendono questa pesca divertente e sempre diversa. Però attenzione: annusare gli aromi va benissimo ma pensare che ciò che noi troviamo gradevole faccia lo stesso effetto alle carpe è puro delirio! Un flavour che troviamo particolarmente convincente può rivelarsi molto poco produttivo e viceversa. Ricordatevi sempre che un pesce è un essere vivente molto diverso da noi, che abitualmente adora mangiare cose che ci farebbero

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vomitare al solo pensiero, che vive in un ambiente diverso dal nostro e che ha un olfatto 100 volte più sensibile di quello umano. A volte scegliamo un aroma all’ananas perché ha un odore dolcissimo e magari ne snobbiamo un altro perché troppo pungente. Ad una carpa però potrebbe piacere molto di più quello che abbiamo scartato. Qui le soluzioni sono poche, vi conviene semplicemente affidarvi alle aziende migliori confidando nel fatto che prima di immettere sul mercato i loro prodotti li abbiano provati come si deve. Un altro errore comune è quello di pensare che un aroma ne sostituisca un altro dello stesso gusto. Se prendete 50 aromi “Squid” sostanzialmente si assomigliano ma potete giurarci che per le carpe sono tutti diversissimi tra loro e uno non vale l’altro. Spesso una essenza infatti è il risultato della miscelazione di tante essenze simili ma dalla tonalità diversa, le quali insieme formano un “blend” assolutamente unico. Capite bene così perché tante aziende fanno un Mulberry simile a quello di Rod ma come solo l’originale garantisca i risultati che tutti conoscono. Ultima cosa: se sento ancora un carpista che, con l’aria di chi la sa lunga, afferma di catturare bene con un aroma alla cozza in un determinato luogo a causa del fatto che il suddetto luogo è pieno di cozze, giuro che gli sbotto a ridere in faccia! Lo so è

maleducato ma questa scemenza l’ho sentita troppe volte. ( Se così fosse visto che conosco un lago in cui va molto bene l’ananas, a rigor di logica dovrebbe essercene una piantagione subacquea da qualche parte! Purtroppo nonostante le numerose ricerche non mi è ancora riuscito di individuarla. ) Da stampare nella mente: un aroma alla cozza non verrà mai scambiato da una carpa per una cozza! Se non mi credete andate al fiume, aprite una cozza è annusatela. Lo so puzza di morto, è nauseabonda! Però non assomiglia agli aromi alla cozza. Vi ribadisco che una carpa sa fare bene la differenza e con l’olfatto che si ritrova non potrebbe essere altrimenti. Se catturate con l’aroma alla cozza è perché alle carpe piace. Buon per voi che lo avete scoperto.

Le carpe hanno le loro preferenze.Un ottimo flavour è di solito efficace in ogni acqua e situazione. Però in molte acque le carpe mostrano spiccate preferenze a volte verso gli aromi dolci e altre verso quelli al pesce. Perché? La verità è che in merito ci sono molte teorie ( compresa quella sul Ph…) ma tutte talmente campate in aria che non vi faccio nemmeno perdere tempo riportandovele. La verità è che nessuno sa con ragionevole certezza perché una popolazione di carpe

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possa preferire un tipo di gusto ad un altro e chiunque asserisca il contrario è pazzo o in malafede. Voi limitatevi a scoprire queste preferenze e ad approfittarne biecamente.

I dosaggi? Indicazioni utili, non il Vangelo.I dosaggi sulle boccette non li hanno scritti a casaccio e su questo non ci piove. Sono il frutto di tanti test e ci suggeriscono la quantità normalmente più efficace. Capite bene che bisogna tenerli in considerazione ma…come si può pretendere che essi siano validi in condizioni di pesca che possono essere diversissime? Vi assicuro che più volte mi è capitato di aumentare il dosaggio di aromi che fino a quel momento erano poco produttivi e di doverne constatare una rinnovata e fortissima capacità di attirare il pesce. Questo spesso accade in acque correnti o con fondali sporchi, mentre di solito in acque pulite i dosaggi indicati sulla boccetta sono più che sufficienti. Come detto sopra però occhio a sovradosare gli aromi con valori di Ph molto alti o molto bassi, o comunque prima di partire in quarta fate delle prove. Nelle pasturazioni preventive prolungate, ovviamente riducete le dosi al minimo per non correre il rischio di saturare le carpe. Insomma i dosaggi della casa non sono i dieci comandamenti, usateli ragionando e se serve…infischiatevene!

Soltanto Messi vince le partite da solo.In questo momento sto bevendo un’ottima bottiglia di birra ma non sono ubriaco, non ancora. Ma allora che diavolo c’entra il calcio? Semplicemente intendo farvi una metafora calcistica che vi aiuterà a scegliere meglio gli aromi. Nel calcio le squadre non sono tutte forti allo stesso modo ed esattamente come nel carpfishing le gamme di aromi delle diverse aziende non sono tutte ugualmente catturanti. Da qui il primo consiglio: se volete andare sul sicuro dovete rivolgervi alle aziende con tanta esperienza e con la bacheca dei trofei più ricca. Oggi molte aziende spuntano ogni giorno e tra loro ci sono nuove realtà interessantissime, ma con nomi storici come Rod Hutchinson, Nash, Cipro, Richworth e altri potete stare veramente tranquilli. Nel calcio le squadre veramente forti sono composte di ottimi giocatori ma in genere solo uno è il fuoriclasse che può capovolgere le

sorti di un incontro a favore della propria squadra. Proprio come Messi per il Barcellona, alcuni aromi spiccano nei cataloghi delle aziende storiche e da sempre macinano successi ovunque. Ogni azienda ha il suo aroma di punta, il suo “Messi” e gli altri in genere sono degli ottimi compagni di…catalogo. Scegliere questi aromi può dare a tutti, e in particolare ai neofiti del self, la sicurezza di avere dei flavour di efficacia indiscutibile con cui iniziare a pescare. A tale proposito voglio farvi una citazione di Leon Hoogendijk dal suo libro “Carpe révélations”:

“Ma tutte le ditte hanno degli aromi di punta che sembrano essere più efficaci del resto della gamma che propongono. Il Tutti Frutti di Richworth, lo Sting di Nash, il Pistacchio di Cipro, e il Dairy Cream di Geof Kemp sono degli esempi conosciuti da tutti.”

Poi continua citando il Monster Crab di Rod Hutchinson e altri sempre dello stesso produttore, al quale aggiungerei però il già famosissimo Mulberry Florentine. Personalmente ho avuto la fortuna di avere a disposizione da anni il Pistacchio di Cipro e voglio dirvi qualcosa su questo aroma eccezionale. Intanto iniziamo dal dire che con il pistacchio non c’entra praticamente nulla. I pistacchi infatti sono semi dall’odore molto delicato e quindi si è deciso di donargli un odore molto più simile alla mandorla. Il perché sia stato battezzato come “pistacchio” non lo so proprio. Magari è stata una questione pubblicitaria ma purtroppo non ho ormai modo di saperlo visto che la nascita di questa essenza risale ad oltre venticinque anni fa. Devo ammettere che quando ho avuto in mano le prime volte questo aroma in alcol l’ho abbastanza snobbato e questo per una mia naturale tendenza a non innamorarmi delle cose troppo famose. Poi però mi sono dovuto arrendere ai risultati: è devastante! In particolare nelle acque dei laghi. Ormai si è imposto in molti specchi d’acqua come uno degli aromi più redditizi e in particolare nel

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lago di Albano ( Castel Gandolfo ) è considerato forse come l’aroma più micidiale per la ricerca di carpe ed amur tanto che molti carpisti lo considerano insostituibile compagno di ogni sessione. La carpa a specchi che vedete nella foto si chiama Moon ed una delle star del lago ( da quello che si sa il secondo pesce più grande ). Questo grosso maschio è stato catturato tante volte ( è molto goloso! ) ma nessun aroma ha funzionato con lui per più di una volta eccetto il Pistacchio il quale l’ha condotto nel guadino per ben quattro volte! In quel giorno di circa un anno fa ho fregato questo pesce per la prima e unica volta in vita mia ( la quarta e ultima finora con la magica pallina verde ) al peso di ben 27,5 kg e con lui altri tre pesci tra cui un’altra specchi di nome Mambo da 16 kg. Un aroma che in 8 ore ti fa fare una pescata così lo si può solo amare, è il nostro fuoriclasse. Ma perché un aroma riesce meglio di un altro allo stesso produttore? Questo non lo sa nessuno. Nessuno ha finora individuato un metodo sicuro e riproducibile per fare aromi sempre devastanti. Avete visto i cataloghi Rod Hutchinson ( cito sempre lui perché nel settore è un vero maestro ) di venti anni fa? Li ho visti io e vi giuro che c’erano circa un centinaio di aromi con diversi solventi! Il fatto però che solo alcuni siano arrivati ai giorni nostri le dice lunga. Se il vecchio Rod sapesse esattamente come produrre un aroma efficacissimo avrebbe reso ugualmente performanti tutti i suoi flavour. La realtà è che invece lui come tutti i produttori piano piano rimpiazzano gli aromi di “volume” con altri nuovi da

affiancare ai soliti intramontabili gusti. Insomma Messi è un talento incedibile e semmai si possono cambiare gli altri membri della squadra sostituendoli con altri altrettanto validi o forse migliori. Spero di aver reso l’idea.

Chi in una mano di poker cambia tutte le carte o non sa giocare o non ne ha nessuna buona.Ve la faccio brevissima. Diffidate di quelle aziende che ogni anno immettono tantissimi nuovi flavour nel loro catalogo perché in quel caso le cose sono due: o hanno un vero esercito di decine tester che glieli provano ( la vedo difficile… ), oppure immettono in commercio dei prodotti per pura questione di marketing senza avere la più pallida idea di come funzionano. Viceversa chi fa uscire poche novità ogni anno è più probabile che se le sia studiate bene e che le usi per integrare una catalogo già composto da buoni prodotti.Onestamente mi pare di avervi detto tutto quello che ritenevo utile circa gli aromi da carpa. Sicuramente ci sarebbero altre cose da dire ma queste sono quelle ritengo veramente basilari. Essendo questo argomento fonte di grande dibattito vi invito a prenderlo però con le dovute cautele perché in fondo è pur sempre il frutto di esperienze ed opinioni personali. Non stupitevi se incontrate eccellenti carpisti con opinioni decisamente diverse dalle mie ma soprattutto non smettete mai di ragionare con la vostra testa e di seguire il vostro intuito.

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IMPARIAMO AD OTTIMIZZARE di Tiziano Papais

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E’ arrivata la primavera e finalmente, dopo una pausa di 3 mesetti, è giunta l’ora di riprendere la canne in mano. E’ dura ma, da qualche anno a questa parte, a fine dicembre ripongo tutta l’attrezzatura da pesca in garage e lì resta fino a marzo/aprile: è una promessa fatta a mia moglie e al mio figlioletto che mantengo oramai da qualche anno, d'altra parte in passato di notti in tenda a sottozero ne ho fatte senza risparmio e francamente di rado ne è valsa la pena, anzi oggi è la mia schiena a farne le spese... In inverno oramai cerco di ricaricami per la prossima stagione, stabilendo itinerari e pianificando pescate, stilando nel contempo una sorta di contabilità della stagione appena passata. Certo in questi ultimi anni non ho pescato molto o perlomeno non ho pescato tanto come la passione sempre viva mi porterebbe, ma oramai il lavoro sempre più pressante e gli impegni verso la mia famiglia hanno ovviamente l'assoluta priorità; facendo però un bilancio in

rapporto all’effettivo tempo passato a pesca (ore in pesca-catture-qualità delle catture) devo ammettere che pure quest’ultimo anno è stato assolutamente positivo, rispettando un 'trend' che va avanti, per mia fortuna, da qualche annetto. Fortuna o meno sta di fatto che ho imparato ad ottimizzare al massimo le mie uscite, tra l'altro mai più lunghe di 1-2 notti, tranne 1 max 2 pescate annuali da 5-6 giorni ciascuna. Ad esclusione di queste 2 uscite da più giorni in cui il piacere della ricerca e il fascino dell’ambiente (relativamente) sconosciuto prende il sopravvento, nel resto dell’anno il modus operandi delle mie pescate si potrebbe sintetizzare così: -Scelta del posto e conoscenza dello stesso: per quanto mi riguarda solo acque libere (e questa è già una scelta di base fondamentale) selezionate in base a criteri di potenzialità, bellezza e approfondita conoscenza delle stesse, tenendo ovviamente conto dei fattori logistici (cioè

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laghi/cave/fiumi non troppo lontani da casa). Certo se possibile rifuggo luoghi troppo piccoli e soprattutto affollati (preciso che per me affollata lo è pure un cava di media grandezza con più di 2 persone contemporaneamente in pesca) ma, in questi ultimi anni, purtroppo quest’ultima è diventata sempre di più una opzione difficile da poter scegliere…

-Scelta del periodo giusto, fino ad arrivare alla scelta dei specifici giorni in base alle condizioni meteo del momento:

ovviamente questo sottintende una certa possibilità a 'liberarsi' dai vari impegni anche all'ultimo momento

(per quanto mi riguarda mi riferisco sempre e comunque ai fine settimana)

-Scelta dell'esca:

un po' per mancanza di tempo, un po' perchè ho imparato a dare il giusto peso all'esca (importante ma di certo non superiore ad altri fattori) ho

smesso da tempo di interessarmi attivamente alla costruzione dei mix (una mia passione per tanti anni), sporadicamente mi diletto giusto nell'inventarmi qualche combinazione aromatico-gustativa: insomma, tranne qualche uscita di prova con nuovi mix o ready in posti 'sicuri', oramai pesco quasi esclusivamente con due mix e due combinazioni liquide che ben conosco e di comprovata efficacia. Ad onor del vero liquidare così facilmente il discorso esca è sicuramente riduttivo; uso prevalentemente solo 2 boiles self (e recentemente pure una specifica ready) è vero ma, credetemi, selezionare queste esche non è stato facile, dietro ci stanno tanti confronti e, soprattutto, ore di

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pesca. Sviscerando bene questo argomento però correrei il rischio di scrivere un articolo dentro l’articolo, oltre a citare, in barba allo ‘spirito’ di questa rivista, specifici prodotti e uno specifico marchio, con cui tra l’altro collaboro dalla sua fondazione... insomma un’altra volta (forse). Comunque sia mi auguro che ognuno di voi, in base alla proprie conoscenze ed esperienze, nel corso del tempo abbia selezionato almeno un paio di esche di assoluta efficacia in grado di coprire la maggioranza delle situazioni/condizioni e specifiche acque.

Se malauguratamente così non fosse, vi esorto a cominciare facendo una cernita tra le boiles che usate, selezionando quelle che vi hanno garantito maggiori successi e in cui nutrite maggiore fiducia.

Riguardo alle due uscite annuali da più giorni, pur in un contesto ben diverso il modus operandi parte sempre dal presupposto dell’ottimizzazione dei tempi; programmarsi e ricercare più informazioni possibili sulla destinazione di pesca è un passaggio obbligatorio, specialmente se ci confrontiamo con grandi ambienti. Ecco se non conosciamo almeno un po' il posto direi che è meglio stare a casa, oppure si devono mettere in preventivo diverse sessioni, e quindi settimane in pesca, per riuscire a capirci qualcosa. Se uno dispone di tanto tempo a disposizione va bene ma, nel mio caso, come in quello di tanti altri, con non più di 1 massimo 2 uscite annuali della lunghezza più o meno settimanale, credo sia altamente improbabile centrare il settore ed il periodo giusto senza le giuste conoscenze. Ottimizzazione quindi per riuscire a raggiungere determinati

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obiettivi (ovvero, catturare o perlomeno ambire a determinati target fish) in base alla variabile del tempo a disposizione. Intendiamoci però; per ricercare info sulla destinazione di pesca non intendo certo conoscere analiticamente l’esatto tipo di boiles, la montatura e magari anche lo specifico settore (mappato nel gps) che regalano più catture, ci mancherebbe, rovinerebbe il gusto stesso della pesca, intendo invece le caratteristiche morfologiche del lago, la pressione di pesca, la popolazione di carpe, il rendimento in base alla stagionalità ecc... quasi tutte cose che da solo è dura apprendere nei grandi ambienti. L'ideale è 'lavorare' in team, ovverosia scambiarsi info all'interno di un gruppo di fidati amici che frequentato lo stesso ambiente, ma nel contempo essere comunque 'ricettivi' verso qualunque informazione esterna che possa giungere. Che poi, secondo il mio punto di vista, il pescatore di 'successo' (passatemi il termine) deve avere per forza una caratteristica base: la curiosità. Senza quella, sempre per come la vedo io, si diventa dei pescatori statici, nel senso che si tenderà sempre

ad affrontare i diversi ambienti nella stessa maniera o comunque sempre e solo in base alle propria limitata esperienza, senza mai aprirsi all'esperienza altrui, avendo poi l'accortezza di farla propria. Sì perchè, ulteriore caratteristica obbligatoria del buon pescatore, forse pure la più importante, è la capacità di sintesi, ovverosia saper elaborare in maniera personale, e appunto saper sintetizzare, le diverse informazioni e i diversi input che gli giungono. Dunque, volendo schematicamente riassumere il tutto, direi che questa formuletta lo fa bene: studio dell’ambiente in cui immergeremo le nostre lenze - capacità di sintesi delle caratteristiche fondamentali dello stesso - elaborazione di una strategia_adozione della tecnica migliore a seconda della strategia - feedback (visione oggettiva dei risultati…badate che non è così facile come sembra) - eventuale ricalibrazione della strategia e/o tentativo di superare l’eventuale insuccesso precedente… e il ciclo riparte dall’adozione della strategia migliore…

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Certo per far quadrare tutto questo ci vuole un po' di predisposizione naturale ma soprattutto tanta esperienza alle spalle, oltre alla collaborazione/scambio di info/esperienze con qualche fidato amico (come ho scritto sopra un team, se ben selezionato, funziona sempre meglio del singolo pescatore), obbligatoria pure una certa voglia di ‘sbattersi’ (fondamentale) e osare (quest'ultima come valore aggiunto). Ogni tanto mi viene da pensare e da rimpiangere per tutto il tempo che avevo a disposizione una volta e per quanto poco lo sfruttassi come invece riesco a fare oggi che ne dispongo di molto meno (frase tortuosa ma credo si capisca). Insomma, l'esperienza e la programmazione per ottenete certi risultati con relativa costanza sono alla base di tutto, quindi tutto questo discorsone si può sintetizzare banalmente così (a fine articolo concedetemelo): impariamo dai nostri successi così come dai nostri insuccessi, mettiamo via tutto e memorizziamo facendone tesoro. Non ci sono altri (grandi) segreti... a parte un po' di culo s'intende (che sta sempre bene).

Una doverosa precisazione finale per non sembrare l’arrogante che non credo d’essere; le considerazioni e i suggerimenti di questo articolo nascono dalla mia esperienza accumulata in tanti anni, sulla base della mia personale maniera di vivere questa pesca (obbiettivi e traguardi inclusi).

Ovviamente nel limite del corretto comportamento in pesca e del rispetto per le catture, ognuno è libero di vivere questa pesca come può e vuole, quindi pure in maniera diversissima dallo ‘spirito’ e dai suggerimenti di questo articolo, ed ognuna di queste scelte è ugualmente rispettabile, ci mancherebbe.