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1 ji Margaret Ehrenberg La donna nella Preistoria OSCAR MONDADORI
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[Margaret Ehrenberg] La Donna Nella Preistoria

Feb 18, 2016

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La Donna nella preistoria
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Margaret Ehrenberg

La donna nella Preistoria

OSCAR MONDADORI

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A partire dagli archeologi piu qualificati fino ad arrivare alla forma piu banale delle comunicazioni di massa, nella nostra cultura si affronta, comunemente, il mondo della Preistoria attribuendo scoperte, inven­zioni, creazioni nonché comportamenti, ad un fantomatico "uomo preistorico". Margaret Ehrenberg, un'archeologa inglese, tenta invece di leggere nei reperti archeologici classici e nelle documentazioni antropologi­che ed etnografiche i ruoli e gli status femminili e maschili. L'impor­tanza dell'analisi non si limita alla scoperta dell'invenzione femminile dell'orticoltura e del ruolo centrale delle donne nella storia dell'eco­nomia umana, ma soprattutto mette in luce la dialettica delle relazioni sociali agli albori della civilta occidentale non nascondendo, paral­lelamente, la relativita dei nostri luoghi comuni nei confronti di altre culture moderne. L'opera di Margaret Ehrenberg oltre ad essere un viaggio originale nella Preistoria, dal Neolítico aii'Eta del Ferro, e anche un gradevole esempio di Scienza al femminile.

In copertina: :u . .... tr"~;,..,,o. ni l=ol"cu,c Pintér ISBN 88-04-35014-8

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Statuetta ciclad1ca del Neolitico. da Naxos. (Oxford. Ashmolean Museum)

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Margaret Ehrenberg

La donna nella Preistoria

Traduzione di Roberto Bosi

Amoldo Mondadori Editore

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© 1989 Margaret Ehrenberg Pubblicato da British Museum Publications Ud Disegni di James Shurmer Tito/o de//'opera origina/e: Women in Prehistory © 1992 Amoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano

1 edizione Osear saggi febbraio 1992

ISBN 88-04-35014-8

Ouesto volume e stato stampato presso Amoldo Mondadori Editare S.p.A. Stabilimento AGV - Vicenza Stampato in Italia - Printed in Ita/y

Redazione: Anna Maria Pavan

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Ringraziamenti

Vorrei ringraziare tutti gli amici ed i colleghi che, direttamente o indi­rettamente, mi hanno aiutata nella realizzazione di questo volume; so­no l'unica responsabile di eventuali errori che fossero rimasti. Un rin­graziamento particolare va a: Tom Forrest deli'UniversitA di Charlotte nel North Carolina, il cui corso di Sociologia dei ruoli sessuali, che ho frequentato nel 1984 mentre mi trovavo la per uno scambio cultura­le, ha fatto nascere in me l'interesse per l'Archeologia delle donne e dei ruoli sessuali; i colleghi archeologi che mi hanno offerto la loro consulenza professionale (Jennifer Price deli'UniversitA di Leeds, Ja­net Levy deli'UniversitA del North Carolina a Charlotte especialmente Catherine Johns del British Museum, perché senza il suo incoraggia­mento non avrei iniziato a scrivere illibro); alcuni esperti di vari setto­ri a cui mi sono rivolta per avere i loro consigli, tra cui Harold Mattin­gly, gia dell'Universita di Leeds, sui testi classici relativi all'EtA del Ferro in Europa, Lesley Fitton, del British Museum, sul Minoico e Andrew Sherratt, dell'Ashmolean Museum, di Oxford, sul tardo Neo­tilico e altri aspetti; devo ringraziare inoltre Erica Mattingly, Sue Hard­man e, in particolare, Ingrid Lawrie per aver Ietto, corretto e rivisto il manoscritto nelle varie fasi di stesura; le persone ed i musei che mi hanno fornito le fotografie; il Servizio Audiovisivo ed il Servizio prestiti della Biblioteca dell'UniversitA di Leeds; ed infine Teresa Fran­cis, della British Museum Publications, per l'aiuto e la pazienza che mi ha dimostrato.

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Introduzione

Questo libro e stato scritto per due categorie di lettrici e lettori, anche se spero che presto si fonderanno. Come archeologa, scri­vo per quanti sono interessati al passato delle donne; come fem­minista, scrivo per gli archeologi, in particolare per quelli che non sembrano aver mai preso in considerazione il fatto che la "donna preistorica" visse accanto all' "uomo preistorico" .

Ho riesaminato numerosi reperti archeologici per verificare cosa emerge della vita, dei ruoli sociali e delle condizioni delle donne nell 'Europa preistorica, e due sono gli scopi che mi pre­figgo in quest'opera. In primo luogo, spero di riuscire a spiega­re in parte come 1 'Archeologia operi, a quelle lettrici e lettori che sono particolarmente interessati alle donne di altre epoche e luoghi. Molti studi recenti relativi alla storia delle donne ed alle origini del loro ruolo e condizione attuale in Occidente co­minciano con una considerazione sul passato lontano, a volte addirittura sulla Preistoria; ma, troppo spesso, gli autori non hanno le conoscenze specifiche necessarie sulla natura, sui li­miti e sull'uso potenziale dei reperti archeologici. Non e colpa loro ma degli archeologi che, a parte rare eccezioni, non hanno affrontato le questioni che li riguardano sollevate dalla ricerca femminista. Spero, anche, di trasmettere parte del fascino e della provocazione nell'interpretare le prove archeologiche in questi termini. Dovro quindi iniziare descrivendo i metodi, l'ambito ed i limiti dell' Archeologia, laddove essi saranno relativi a pi u temí che saranno esplorati. Molti, parlando di Archeologia, pen­sano soltanto allo scavare buche nel terreno alla ricerca di teso­ri nascosti; altri possono aver visto un sito archeologico, ma

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non sanno come si giunga alle interpretazioni a partire dai re­perti affiorati. Per mostrare come 1 'Archeologia possa far luce sulle vite delle donne nella Preistoria, sara necessario spiegare molti aspetti della metodología dell 'Archeologia moderna, co­me quelli, per esempio, relativi all'Archeologia ambientale e alla paleo-osteología. Poiché queste tecniche sono attinenti a qua­si tutti i settori dell 'Archeologia, il loro esame dovrebbe inte­ressare quanti desiderino capire come lavorano gli esperti di Preistoria e gli archeologi.

Ma questo libro e rivolto anche agli esperti che fino ad ora non hanno considerato la possibilitA di applicare la teoría fem­minista all 'Archeologia. Perché gli esperti di Preistoria devono conoscere anche levite delle donne nel passato? All'interno de­gli argomenti di cui si occupa 1' Archeologia teorica, la man­canza di ricerche relative ai ruoli e agli status delle donne sem­bra quasi una svista accidentale, se non si considera la cosa en­tro un quadro piu generale che tenga conto del fatto che le don­ne sono invisibili in quasi tutte le discipline accademiche. Nel-1 'ultimo decennio gli archeologi non hanno esitato ad esamina­re temi quali il sistema di potere e di credenze, mentre la prece­dente generazione di studiosi non lo avrebbe ritenuto né possi­bile né consono all'indagine archeologica. Nessun archeologo pretende che l'esame di questi settori sia facile, in quanto e ne­cessario costruire modelli teorici che devono poi essere messi a confronto con le prove archeologiche. Spesso questi modelli si basano su altre discipline, come 1 'Antropología, la Socio lo­gia e la Geografia. D'altro canto, parte del miglior lavoro ar­cheologico recente, su argomenti quali la dieta e gli scambi, comporta l'analisi particolareggiata di dati emersi in scavi re­centi, o la rielaborazione di materiale scoperto in precedenza, e spesso adotta tecniche prese a prestito dalla Física e dalla Bio­logía. Tutti gli aspetti della vita e del comportamento nella Prei­storia vengono studiati secondo questi punti di vista, elaboran­do ipotesi e ricercando prove, anche se non sempre si scopre cio che si vuole. Sembra esserci un "vuoto" (con qualche rara eccezione, di cui parleremo in seguito) che riguarda la natura dei ruoli e dei rapporti tra i due sessi, un argomento di impor-

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tanza capitale della vita moderna. Iniziare con il presupposto che questo argomento fosse importante in passato, e quindi me­ritevole di studio, non e sicuramente una assurdita. Gli sviluppi in altri settori, fino a poco tempo fa impensabili, fanno suppor­re che non sia impossibile.

e, e voluta parecchio tempo prima che comprendessi il biso­gno di lavorare sul tema delle donne nella Preistoria. A vevo fatto la mia specializzazione accademica in un dipartimento do­ve si praticava un' Archeologia molto tradizionale, in cui si rite­nevano molto importanti la valutazione dei reperti e la conside­razione dei limiti delle deduzioni archeologiche; la teoria e l'al­lora "nuova Archeologia" venivano considerate con un certo sospetto. Se avessi chiesto, da studentessa, che cosa facevano le donne mentre l'uomo neolitico costruiva punte di frecce o l'uomo dell'Eta del Ferro edificava fortini, lamia domanda sa­rebbe stata considerata impertinente o frivola. Sicuramente mi avrebbero risposto che un problema simile non poteva essere studiato dall 'Archeologia. Anche se sono sempre stata attirata dall 'Archeologia teorica e la questione delle donne nella nostra societa mi ha sempre interessato, e trascorso molto tempo pri­ma che io mi accorgessi che lo studio delle donne nelle societa passate, ed in particolare nella Preistoria, era, o poteva diven­tare, soggetto di una seria indagine accademica. Non vedevo che la logica conseguenza di uno sviluppo nella storia delle donne nel mio settore di specializzazione avrebbe fatto emergere la Preistoria delle donne, né capivo che l'uso di un linguaggio pa­ritario, al quale mi attenevo sempre piu spesso parlando di per­sone nella Preistoria, non era sufficiente per controbilanciare i decenni di ricerca rivolti soprattutto alle attivita maschili del passato.

Nel 1984 ho scambiato la mia cattedra presso il dipartimento di Archeologia di un 'universita inglese per un posta si mil e ne­gli Stati Uniti, dove la mia materia veniva insegnata presso il dipartimento di Sociologia ed Antropologia, e vi ho insegnato Antropologia introduttiva. Contemporaneamente, frequentavo un corso sulla "Sociologia dei ruoli sessuali". E stato questo corso, oltre al mio insegnamento di Antropologia ed alle di-

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scussioni coi nuovi colleghi, a rendermi consapevole del diffu­so interesse per le donne nelle altre culture. Negli Stati Uniti questi temí stavano assumendo un carattere "rispettabile" pres­so le universita, anche se con molte tensioni e fatica da parte delle prime donne impegnate nei vari campi, soprattutto negli anni '70. Alcune donne hanno perso la loro posizione presso le rispettive universita perché i colleghi uomini non hanno sa­puto riconoscere alle loro opere un interesse parí a quello rela­tivo ad ambiti tradizionalmente "maschili" . 1 Leggendo qualco­sa in quel campo, e ripensando alla disciplina in cui sono spe­cializzata, mi sono resa conto che nella letteratura europea esi­stevano soltanto pochi articoli sulle donne nella Preistoria, ma non veri e propri studi. Anche in America esistevano soltanto pochi articoli sull'evoluzione umana e qualche altro pezzo su altri aspetti del mondo femminile dal punto di vista archeologi­co. Da aHora, sono apparsi alcuni saggi che hanno migliorato la situazione.

Di ritorno in Gran Bretagna, mi sono interessata sempre piil alla possibilita di studiare i ruoli e la posizione delle donne dal punto di vista archeologico, in particolare nella Preistoria euro­pea. Cosl, quest'opera e un tentativo di perseguire alcune di queste possibilita. La gamma di argomenti che si potrebbero trattare sotto questo titolo e molto vasta, per cui ho dovuto sce­gliere, per poter rendere giustizia ai temi che ho deciso di trat­tare. Ho limitato l'ambito geografico al Vecchio Mondo. Tutta­via, il capitolo sulla metodología puo essere applicato a qual­siasi parte del mondo e in qualsiasi periodo, e l'indagine che segue sconfina a volte dall'Europa; in particolare, trattando del Paleolítico (capitolo 2°) e delle origini dell'Agricoltura (capito­lo 3°).

La scelta degli argomenti non e stata facile. Non ho neppure provato a trattare tutti i punti di riferimento di cui si parla nella letteratura archeologica e mi sono trattenuta da! fare commenti sulle numerose ipotesi maschiliste che vi sono contenute. Resta altrettanto al di fuori dell'ambito di questo libro la critica di una certa letteratura femminista che si basa su un uso indiscri­minato e incompetente delle prove archeologiche. Non ho nep-

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pure citato molti dei temi trovati generalmente in libri di testo sulla Preistoria europea. Questo non significa che io li ritenga privi di importanza, o che sia impossibile trarre conclusioni uti­li sulle donne in quelle aree: al contrario, spero che gli altri archeologi siano stimolati da questo volume ad appurare il con­tributo offerto dalle donne alla cultura o al sito che stanno stu­diando. Sebbene abbia suddiviso in ordine cronologico gli ar­gomenti trattati, ed abbia cercato di occuparmi di alcune delle questioni piii importanti della Preistoria europea, ho ritenuto fosse piii utile trattare alcuni settori in profonditA piuttosto che cercare di coprire un campo piii vasto, rischiando pero di esse­re superficiale.

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l. Alla ricerca della donna preistorica

La Preistoria e la chiave per molte delle questioni che in­teressano le donne modeme impegnate a conoscere lo sta­to attuale della societa, le sue origini e il suo futuro. Co­loro che studiano la storia della donna possono analizzare i suoi ruoli e la sua posizione sociale negli ultimi secoli da documenti scritti. Da questi, apprendiamo che la vita della maggior parte delle nostre antenate non era molto diversa da quella attuale, nonostante ora si rivalutino al­cune importanti figure di eccezione, i particolari delle cui vite sono stati veramente repressi dalla nostra societa pa­triarcale.' Ma e sempre stato cosl? E come possiamo sa­perlo? La Preistoria e, per definizione, il periodo prece­dente le prime testimonianze scritte, o la storia, che nel­l'Europa nord-occidentale corrisponde piu o meno allana­scita deli'Impero Romano; dobbiamo quindi riferirci prin­cipalmente alle prove fornite dall' Archeologia come stu­dio di resti fisici lasciati in gran parte per caso, e che sono sopravvissuti attraverso due millenni o piu.

Sebbene 1' Archeologia abbia dei Iimiti, essa presenta an­che importanti vantaggi rispetto agli scritti nella testimo­nianza del passato. Se esaminati con cura, molti aspetti della vita possono dimostrare di poterci lasciare - diret­tamente o indirettamente - alcune tracce fisiche. Le pro­ve archeologiche sano state chiamate "inconsce" in quan­to le persone che hanno creato gli oggetti, che hanno co-

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struito le strutture e che hanno scartato i rifiuti che forma­no questi reperti, lo hanno fatto senza la consapevolezza che qualcuno in futuro li avrebbe "letti" o studiati. 2 Per questo 1' Archeologia dovrebbe fornirci informazioni sul comportamento di tutta una societa, senza alcuna distin­zione sessuale. Cio contrasta, per esempio, con la delibe­rata soppressione di gran parte della letteratura scritta dalle donne, in quanto ritenuta poco importante in una societa dominata dagli uomini. Questo non significa che si deb­bano ignorare le differenze che esistevano all' interno di una societa. La scelta dei modelli di oggetti, edifici e altre prove della cultura saranno conformi a cio che quella so­cieta ritiene giusto. Cosl, per fare un semplice esempio, se le donne e gli uomini vestono in maniera diversa, la decisione deve essere stata presa dalla societa, almeno a livello inconscio, e questo fa pensare che le donne e gli uomini siano percepiti come sottogruppi diversi.

Un altro problema affrontato dagli storici che si occu­pano delle donne riguarda il fatto che molti dei primi dati sono stati scritti da uomini e trattano di eventi insoliti e non di vita quotidiana, e si riferiscono spesso soltanto alla vita di poche persone ricche o particolari, delle quali po­che sono donne. Le vite di tutti i giorni delle donne comu­ni non sono mai state considerate degne di essere raccon­tate. Per contro, cio non vale per molte delle prove ar­cheologiche. Gli insediamenti con le loro case e le testi­monianze che offrono sull' economia della societa posso­no rappresentare uno spaccato di vita della comunita, ri­flettendo sicuramente la vita quotidiana piuttosto che i gran­di eventi descritti dalle cronache. Un'intera comunita puo essere sepolta in una necropoli, e gli utensili di uso comu­ne adoperati dal gruppo possono sopravvivere. E vero che in alcune comunita possono essere vissute persone che pos­sedevano piu beni, o vivevano in case costruite piu solida-

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mente di quelle della povera gente. Gli scavi archeologici possono portare alla luce piil facilmente i primi dei secon­di. 1 ricchi sono sepolti con corredi funerari piil elaborati, a volte in tombe piil durature. Ma il contrasto tra le testi­monianze che riguardano i ricchi e i poveri, tra quelle dei grandi avvenimenti e della vita quotidiana, non e cosl mar­cato come lo e nei dati storici, ed in molti casi siamo in grado di esaminare la vita della maggior parte della popo­lazione. Cosl, contrariamente alla storia di re e regine, 1 'Archeologia ci racconta la Preistoria di tutte le donne e di tutti gli uomini.

11 livello di potere sociale e político detenuto dalle don­ne nelle societa preistoriche e un tema al quale gli archeo­logi non hanno mai prestato molta attenzione, anche se le testimonianze archeologiche potrebbero essere in grado di fornire indizi sulla ricchezza e la condizione, e quindi sul livello di stratificazione sociale all 'interno di una so­cieta. L'origine delle gerarchie sociali e un argomento chía­ve nell 'Archeologia moderna e, insieme all 'analisi della collocazione delle donne all'interno del sistema, riveste un ruolo importante anche nelle teorie femministe. Que­sto chiaramente e un assunto molto complesso: perché le societa permettono ad alcuni individui di diventare piil in­fluenti, o di godere di una posizione superiore rispetto ad altri? Come si ottiene questa posizione? Dipende da ric­chezze personali o da capacita particolari? Tutti quanti gli appartenenti ad uno strato sociale ci sono arrivati allo stesso modo? Per esempio, alcuni individui potrebbero aver rag­giunto la loro posizione per la capacita di produrre cibo, altri per la loro abilita commerciale, altri per motivi reli­giosi o rituali? E cosa si sa della cura dei bambini? Perché nelle moderne societa occidentali le donne sono di solito considerate inferiori agli uomini all 'interno dello stesso contesto sociale? Qual e il rapporto sociale tra una donna

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ricca ed un uomo povero, e tra una donna ricca ed un uomo ricco? Si tratta di interrogativi cruciali, in quanto, come vedremo, il fatto che siano esistite alcune donne po­tenti - magari leader del loro popolo - non significa che le donne in generale avessero uno status piu elevato degli uomini. Ma questi problemi presuppongono una societa classista. Sono mai esistite societa non classiste, dove chiun­que aveva accesso al cibo ed ai beni materiali, e, fosse uomo o donna, godeva di uguale considerazione? L' Ar­cheologia, credo, puo aiutarci a dare una risposta a questi quesiti, come vedremo nei prossimi capitoli.

Un aspetto che e opportuno esaminare in questa sede e la questione, a lungo dibattuta, dell'esistenza di societa matriarcali, ove le donne detenevano lo stesso potere che hanno gli uomini in quelle patriarcali. Sebbene sembrino esserci, semmai, pochi esempi di veri e propri matriarcati nelle societa attuali o che siano esistite in un passato re­cente, va considerata con malta cura la possibilita che queste forme esistessero nella Preistoria. Dall'epoca delle prime testimonianze scritte dell'Europa classica- cioe l'avven­to della storia - il patriarcato domino. Una domanda scottante per molte donne e se sia sempre stato cosl. Quando e dove ebbe origine la societa dominata dall'uomo? Come e perché gli uomini iniziarono a dominare le donne? Le donne sono sempre state confinate al ruolo domestico? 1 lavori di casa sono sempre stati considerati 1' occupazione piu umile?

Nel diciannovesimo secolo, gli autorevoli scrittori Ba­chofen, Margan ed Engels proposero la teoría secando cui nelle prime fasi della Preistoria esistevano le societa ma­triarcali, che vennero poi sostituite dal patriarcato, risul­tato dominante gia ai tempi dei primi documenti storici. Questa teoría si basava soprattutto sulla mitología e, in parte, sull' Antropología del XIX secolo; ma né allora né

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successivamente vennero esaminati sul serio dei reperti archeologici a sostegno di questa teoría. Non sorprende il fatto che molte donne, in vista dell'importanza che po­trebbe avere per la loro condizione e per sostenere ipotesi relative alla societa contemporanea e futura, abbiano cer­cato di riesaminare questa teoría sul matriarcato, e che alcuni antropologi si siano uniti al dibattito. Gli archeolo­gi, fino ad ora, non si sono lasciati coinvolgere eppure, se una risposta puo essere data, deve venire proprio da questa disciplina.

Come possono, allora, gli esperti di Preistoria rispon­dere a queste e a molte altre domande sulla vita e sulla societa di un passato remoto? Le testimonianze archeolo­giche provengono tutte da scavi che hanno messo in luce resti di antichi insediamenti, di necropoli e di altri luoghi dove la gente e vissuta per un certo tempo ed ha modifica­to il terreno o lasciato dei resti. Ma anche se una casa venne abitata, non e detto che ci abbia lasciato testimo­nianze che connotino il tipo di vita dei suoi occupanti. Per esempio, perché la casa e stata abbandonata? Se fu distrutta da un incendio, se venne allagata o ricoperta dalla sabbia, le suppellettili dei suoi abitanti possono essere rimaste al loro posto. Ma, spesso, quando le persone si trasferisco­no portano con loro i propri beni. Di solito, si lasciano dietro soltanto gli oggetti diventati inutili. Col passare de­gli anni e dei secoli, molti di questi rifiuti si decompongo­no, in particolare quelli organici come i mobili di legno, gli utensili, le stoffe ed i cesti, e gran parte dei resti ali­mentari. A volte, poi, l'aratura, la costruzione di un'altra casa e gli animali possono ulteriormente disturbare questi resti. Cosl, rimangono soltanto alcune rare localita che, a loro volta, devono essere scoperte, e di solito questo avviene per caso. Tuttavia, alcuni siti vengono scoperti in seguito ad un'accurata indagine, quando gli archeologi

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cercano segni sul terreno o notano i cambiamenti del rae­coito che cresce su fondi piu ricchi ma ondulati, o rintrac­ciano collinette che si vedono meglio dall'alto, da un ae­reo a bassa quota. Il tempo ed i costi degli scavi modemi, oltre all 'analisi scientifica necessaria per conoscere me­glio la localita, fanno sl che soltanto una piccola parte dei siti noti possa essere sottoposta a scavi. Si tratta di un la­voro da esperti, in cuí gli archeologi devono annotare e registrare ogni piccolo cambiamento nel colore e nella com­posizione del terreno - in quanto questa e l 'unica traccia di fondamenta o di attivita che un tempo vi si sono svolte - e devono accuratamente registrare ed estrarre i resti dei manufatti che vi erano usati. Illavoro successivo allo sca­vo, di solito, richiede piu tempo dello scavo stesso. Com­porta lo studio dei numerosi dati registrati sul posto; ven­gono analizzati alcuni campioni di terreno per rinvenire tracce di semi ed altri resti molto piccoli, e i manufatti vengono cercati da specialisti. Sebbene le sepolture ed al­tri depositi particolari venissero normalmente collocati nel sito con cura, anch'essi non sono poi immuni dal proces­so di deterioramento e di disturbo. Cosl, l 'Archeologia ci fomisce soltanto una mínima parte delle informazioni che vorremmo ottenere su una societa passata. Moho di­pendera dalla quantita e dalla qualita degli scavi, ma piu importante e come si interpretano questi primi dati. 3

1 reperti archeologici da soli non ci dicono molto. De­vono essere letti. Tutti gli archeologi sono d 'accordo su questo, ma si discute moho su quali basi le interpretazioni debbano essere formulate e fino a che punto ci si possa spingere. Alcuni sostengo no che l' Archeologia dovrebbe limitarsi alle questioni fondamentali quali la datazione di una localita o di un manufatto, la sua funzione e la tecnica di fabbricazione, ed eventualmente passare poi alla consi­derazione delle implicazioni economiche che quest'ultimo

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ha sul gruppo di provenienza. A partire dagli anni '60, un numero sempre maggiore di archeologi sostiene la teo­ría opposta, dicendo che la provocazione della materia sta proprio nell 'usare i dati a nostra disposizione per dare la risposta piu plausibile a tutti i quesiti che possono sorgere riguardo ad una civilta passata. Molti, forse, preferiscono la via di mezzo, e cercano di avanzare teorie relative ad alcuni aspetti della vita sociale, politica e religiosa di una civilta, mentre restano scettici riguardo alla possibilita di usare l' Archeologia per tracciare ipotesi su al tri aspetti. • La vita delle donne in societa oggi note soltanto attraverso la testimonianza archeologica e un esempio eccellente di un soggetto che un tempo gli studiosi avrebbero conside­rato inconoscibile, ma dovrebbe ora costituire uno stimo­lo valido all'intemo dell'Archeologia "teorica" odiema.5

La difficolta di interpretazione puo spiegare in parte per­ché lo studio di questo argomento sia stato tentato soltanto di rado, e semmai in riferimento ad un solo aspetto o ad una particolare societa. E altrettanto importante essere sem­pre consapevoli che quasi ogni idea enunciata dagli ar­cheologi e una teoría o un' ipotesi piuttosto che una verita assoluta. Una buona Archeologia si basa sulla selezione della teoría che meglio si adatta alle testimonianze dispo­nibili e che non viene contraddetta da alcun dato rilevante in possesso del ricercatore in questione né dalla cultura a lui contemporanea. Naturalmente, possono comparire successivamente nuovi dati e quindi confutare oppure suf­fragare una teoría che si fondava su prove che si dimo­strano di scarsa rilevanza. Per questo, le idee che voglio presentare qui, sulle vite delle donne nella Preistoria in Europa, dovranno essere considerate sulla base di come queste si adattano a tutti i reperti archeologici esistenti e sparsi ovunque.

Come vengono formulate queste teorie? Anche questo

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e argomento di discussione tra gli archeologi. In passato, si riteneva che le teorie dovessero emergere empiricamente dai reperti, e dovessero essere chiare a tutti. Tuttavia, la gamma di possibilita sara inevitabilmente limitata e indi­rizzata dall'esperienza dell'archeologo. Molte teorie riguar­danti le civilta preistoriche iniziarono ad essere formulate tra il XIX e l'inizio del XX secolo, e se esaminiamo molte "verita" archeologiche riusciamo ad intravedere le influenze di studiosi formatisi alla scuola dei classici ed alla scuola storica, appartenenti ad un'élite borghese o aristocratica e dominata da uomini. Nessuno si sarebbe mai chiesto se erano gli uomini, e non le donne, ad essere cacciatori, o se alcuni uomini erano piu in salute o ricchi di altri. Per cercare di scoprire come operava una civilta preisto­rica, abbiamo bisogno per prima cosa di avere una vasta conoscenza dei comportamenti delle societa in generale, e quali varianti siano possibili. Molti ricercatori modemi fondano le loro ipotesi su una o sull'altra delle correnti sociologiche, come il marxismo, lo strutturalismo o il ma­terialismo, e considerano come un particolare modello com­portamentale si possa incontrare in un reperto archeologi­co. Altri, consapevoli del numero limitato di questi mo­delli manifestati nella moderna societa occidentale - che e sempre quella piu nota agli archeologi ed anche quella piu studiata dai sociologi - si ispirano al resto del mon­do ed in particolare alle culture studiate dagli antropologi sociali.

M a anche 1' Antropología ci puo offrire sol tanto un nu­mero limitato di modelli. Per esempio, gli antropologi mo­derni che studiano le donne nelle culture non occidentali ci presentano un'ampia varieta di modelli di interazione tra donne e uomini, sia nelle attivita sia nei ruoli solita­mente affidati a ciascuno. Ma non possiamo supporre che la vita delle donne preistoriche fosse identica a quella del-

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le altre culture oclierne o di un passato recente. Non esi­stono due societA che siano identiche in tutti gli aspetti sociali, politici, economici e religiosi: la loro cultura pra­tica (costruzione di case, utensili e forme d'arte) sara di­versa da quella di qualsiasi altra. Esistono naturalmente caratteri generali, sia all'interno di determinate regioni del mondo sia in economie di sussistenza, che sono simili; proprio questi elementi saranno motivo di confronto in que­st'opera. Dove i dati archeologici mettono in evidenza ana­logie con civiltA contemporanee, e possibile farne una va­lutazione attenta, ma, allo stesso modo, quando cio non avviene dobbiamo essere pronti a considerare che in pas­sato possono essere esistiti modelli comportamentali mol­to diversi da quelli che riscontriamo oggi. Piil che fare uso dei dati etnografici per ricavare categorie di analisi allo scopo di comprendere come vivevano le donne nel passato, possiamo essere forse sollecitati dalla grande va­rielA di modelli e di comportamenti ad un maggior appro­fondimento sui nostri lontani antenati.

N el prossimo capitolo tratteremo 1 'uso delle risultanze antropologiche da parte degli archeologi, prima di pren­dere in considerazione le diverse tipologie di dati archeo­logici di cui dispone lo studioso di Preistoria.

Ricerca antropologica

Uno dei madi in cui gli archeologi possono costruire le ipotesi relative alla vita delle civilta preistoriche consiste nell'esaminare le societa moderne "tradizionali" basate su economie e tecnologie molto piu semplici di quelle del mondo occidentale. Tali madi di vivere possono essere piil vicini alle civilta del passato di quanto non lo siano

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i nostri. Queste societa vengono studiate principalmente da etnografi, che esaminano in profondita tutti gli aspetti di una societa, e dagli antropologi sociali, che si interes­sano a come puo variare un comportamento sociale nelle diverse specie e generi di societa. L'impiego di dati etno­grafici ed antropologici da parte degli archeologi e con­troverso. 6 Inizialmente si limita va ai semplici confronti tra manufatti scoperti in contesti preistorici con altri usati da uno o piu gruppi tuttora esistenti in qualsiasi parte del­la Terra. Si supponeva che se un manufatto archeologico somigliava a uno appartenente a una civilta ancora in vita dovesse servire anche allo stesso scopo, e sulla base di cio che si conosceva della civilta moderna in questione venivano poi costruite delle deduzioni riguardanti quella antica. Un approccio di questo tipo presenta molti tranelli e deve essere usato con estrema cautela. Si notano con facilita alcune somiglianze tra una cultura arcaica quale quella dell'Era glaciale europea e un singolo esempio et­nologico, gli lnuit (o Eschimesi), e da qui a sostenere che le due civilta dovessero avere anche altro in comune il passo e breve. E senz'altro meglio ricercare modelli piu generalizzati e ricorrenti tra i casi antropologici, come e stato fatto negli studi piu recenti, e adottare tutti i principi possibili nelle comparazioni. Se tutte, o quasi tutte, le so­cieta note ad economía e tecnología simili che vivono in un ambiente somigliante a quello di una civilta antica con­dividono una certa forma di organizzazione sociale, aHo­ra questa puo essere considerata un modello valido per l'indagine archeologica. Tuttavia, e importante anche ri­cordare che le societa ed i popoli studiati dagli antropolo­gi hanno avuto, per evolversi, lo stesso numero di anni che hanno avuto i popoli del mondo occidentale, ed anche se la tecnología o illivello di vita di queste societa ci sem-

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brano molto elementari, i comportamenti sociali e religio­si possono rivelarsi complessi.

TI problema principale che sorge servendosi delle com­parazioni etnografiche in questo modo, anche usando malta cautela, e la possibilita che nessuna societa contempora­nea o di un recente passato condivida modelli sociali, po­litici o religiosi con alcune delle civilta lontane, anche se apparentemente abbiano in comune alcune caratteristiche economiche e tecnologiche. 1 sostenitori di questa tesi as­seriscono che supporre tale eventualita significa privare la ricerca archeologica dei propri obiettivi e renderla un settore secondario e subordinato all 'Antropologia. Negli Stati Uniti, 1' Archeologia viene considerata secando que­sta ottica che, a mio parere, non e del tutto sbagliata. En­trambe le discipline cercano di conoscere il comportamento e lo stile di vita di popoli di societa diverse: soltanto che quelle studiate dagli archeologi sono antiche. La differen­za fondamentale risiede nella metodica usata. Un modello derivante dall 'Antropologia deve ancora essere rigorosa­mente verificato sulla base di dati archeologici, e la possi­bilita che una civilta passata fosse totalmente diversa da qualsiasi civilta esistente anualmente deve comunque es­sere presa in considerazione, se i dati suffragano quest'ul­tima ipotesi. Tuttavia, in altri casi, alcuni modelli com­portamentali ricorrono con tale regolarita che ignorarli sen­za un buon motivo sembrerebbe sciocco. Ho cosl cercato di usare tutte le prove archeologiche piu valide come fon­damento perle mie ipotesi, ma non ho esitato a servirmi abbondantemente di dati antropologici, considerando quei modelli comportamentali che si riferiscono a ruoli dei due generi e allo status delle donne, quando essi mi aiutano a completare il quadro della condizione femrninile in par­ticolari periodi e local ita preistorici.

Le prove antropologiche sono, naturalmente, piu com-

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plete dene prove archeologiche. Un antropologo vivra con un particolare gruppo di persone per un anno o piil, impa­rera la loro lingua, e imparera a conoscere le persone e a guadagname la fiducia. E possibile osservare i modelli comportamentali, ed i membri del gruppo possono spie­gare perché fanno certe cose in un determinato modo. Viene raccolto moltissimo materiale, anche se attualmente molti antropologi si concentrano piil su un unico aspetto com­portamentale. Tuttavia, anche qui puo insinuarsi il dub­bio: da un lato, il popolo studiato puo inconsciamente o per scelta nascondere informazioni; dan'altro, forse piil probabile, l'antropologo osserva e registra soltanto quegli aspetti del comportamento che lo o la toccano, anche se non si tratta di quelli centrali nena vita di quena comuni­ta. Sfortunatamente, la sfera maggiormente colpita da que­sta )acuna sembra proprio essere quena che riguarda noi, cioe le donne.

Anche se tra gli antropologi - addirittura tra i piil ce­lebri- ci sono alcune donne, prima degli anni '60 erano soprattutto uomini. Forse intenzionalmente o forse perché provenienti da una societa e da una scuola maschiliste, questi antropologi si sono occupati principalmente dene attivita maschili, e non hanno osservato i compiti dene donne ed il loro comportamento. Inoltre, tutte le societa che possono essere studiate oggi hanno ormai avuto qual­che contatto, anche se mínimo, con il mondo "moderno", e questo fatto puo aver causato qualche mutazione nel com­portamento. Per esempio, durante il XVIII ed il XIX se­colo, un esploratore occidentale - quasi sempre un uo­mo, missionario o antropologo - che si fosse trovato in un villaggio africano avrebbe parlato ed incontrato gli uo­mini della tribu. Dopo qualche incontro, a prescindere dalla situazione preesistente, gli uomini sarebbero diventati gli interlocutori. Avrebbero ricevuto qualche ninnolo occiden-

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tale che, essendo una novita, sarebbe stato considerato con grande riguardo, aumentando l'importanza dei possesso­ri. Dopo circa un secolo di sporadici contatti con queste persone, i modemi antropologi, per quanto possano esse­re obiettivi nelle loro osservazioni, riscontreranno che al­cuni aspetti del comportamento degli indigeni riflettono gia la cultura occidentale. Se una societa e stata influenza­ta da un missionario, o dagli aiuti govemativi, e ancora piu probabile che la tipizzazione dei ruoli occidentali sia evidente. Inoltre, i primi resoconti occidentali sulle socie­ta tradizionali erano solitamente scritti da uomini, che de­scrivevano soltanto gli argomenti a cui erano interessati, o quelle attivita a cui avevano il permesso di assistere. Le donne di quella civilta non desideravano forse spiega­re i propri comportamenti agli uomini del loro stesso grup­po, meno ancora quindi ai forestieri, ed hanno forse prati­cato attivita e rituali lontano da loro. Di conseguenza, le attivita esclusivamente femminili o principalmente fem­minili e probabile che non siano mai state descritte, ed in alcuni casi non vennero piu praticate in seguito al con­tatto diretto o indiretto con il mondo occidentale. 11 con­fronto tra il ruolo e la condizione femminile nella societa moderna o recente e la loro possibile collocazione nella Preistoria richiede una notevole cautela. 7

A partire da primi anni '70, un numero sempre maggio­re di donne opera nel settore antropologico, ed in partico­lare gli antropologi americani hanno studiato molti aspetti delle vite delle donne e dei rapporti tra i sessi nelle societa tradizionali. L' Antropologia al femminile e ora un campo di ricerca riconosciuto dalla disciplina, ed i dati relativi alle civilta tradizionali sono stati riesaminati per rilevare fugaci riferimenti alle vi te delle donne. •

Un altro problema che gli archeologi devono affronta­re, se vogliono servirsi delle conclusioni antropologiche,

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riguarda il fatto che il lavoro svolto dagli antropologi ne­gli ultimi tempi non si e rivolto alle tracce fisiche lasciate da alcuni aspetti del comportamento sociale. Non e quindi possibile, per gli archeologi, scoprire con il semplice esa­me degli studi antropologici quali prove concrete un par­ticolare modello comportamentale potrebbe lasciarsi alle spalle. 11 campo dell' "etno-archeologia" e stato quindi creato dagli archeologi che in prima persona si occupano di contesti etnografici per studiare proprio questi proble­mi.9 Una ricerca etno-archeologica potrebbe, per esem­pio, esaminare i rifiuti lasciati da una moderna tribu di raccoglitori-cacciatori dopo una sosta di qualche giorno presso un campo base. La natura dei rifiuti e la distribu­zione degli stessi possono essere analizzate per verificare quale modello archeologico resterebbe dopo la decompo­sizione dei residui organici.

Uno dei pochissimi studi che trattano il problema di co­me la divisione dei ruoli nel passato possa essere desunta da dati archeologici si serve dell 'approccio etno-archeo­logico. Servendosi di un metodo che chiama "differenzia­zione dei compiti tra uomo e donna", Janet Spector '" so­stiene che lo studio della differenziazione dei ruoli nei con­testi archeologici richiede un primo lavoro da svolgersi in contesti etnografici passati per definire con precisione i compiti svolti dalle donne e dagli uomini, le aree all'in­terno del villaggio occupate per svolgere le singole attivi­ta, gli utensili usati, ed il valore attribuito ad ogni compi­to. Se queste informazioni vengono esaminate sullo sfon­do di un'intera societa, per garantire che fornisca un cor­retto modello di confronto con un particolare contesto ar­cheologico, dovrebbe essere possibile raccogliere piu par­ticolari sulla divisione dei ruoli tra uomo e donna nella Preistoria di quanto non sia stato fatto finora.

Per dimostrare cio, la Spector ha riesaminato i resocon-

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ti sugli lndiani hidatsa delle Grandi Pianure nel Nordame­rica. Anche se il gruppo non esiste piu, esso fu oggetto di studi approfonditi all' inizio del seco lo: gli informatori fomivano la descrizione del tipo di vita a meta dell 'Otto­cento, quando la tribu era sedentaria e si occupava di agri­coltura, vivendo in un villaggio di capanne di fango. 1 rac­conti sono abbastanza particolareggiati per permettere l'i­dentificazione di almeno alcuni dei compiti svolti rispetti­vamente da donne e da uomini, le stagioni in cui questi compiti dovevano essere svolti ed i materiali e gli utensili necessari. Per esempio, le donne Hidatsa procacciavano e lavoravano tutte le derrate alimentari, mentre l'uccisio­ne e macellazione degli animali e la coltivazione e lavora­zione del tabacco appartenevano agli uomini. Anche i luoghi dove le donne e gli uomini svolgevano le loro attivita era­no moho diversi. Non vengono cítate nei primi racconti altre attivita, che sicuramente si svolgevano, quali la cura dei bambini; e quindi chiaro che gli archeologi che vo­gliono servirsi di questo metodo devono svolgere indagini personali presso le popolazioni modeme. Tuttavia, come la Spector stessa ammette, un solo ricercatore potra stu­diare soltanto pochi gruppi, e percio i dati devono essere confrontati con le prove di altri casi archeologici, per cui ci vorra ancora parecchio tempo prima che questo metodo produca i suoi frutti.

11 comportamento di altri animali e dei Primati

Un altro settore di ricerca che puo essere utile agli antro­pologi ed agli archeologi che studiano il comportamento umano e I'esame comparativo degli altri animali, in partí-

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colare dei Primati, la cui psicologia assomiglia moho alla nostra. Ricerche di questo tipo richiedono l'osservazione degli animali, scimpanzé e gorilla, nelloro ambiente na­turale per periodi molto lunghi, e senza alcuna interferen­za umana. Questo lavoro e stato fatto da molti studiosi, tra cui Jane Goodall a Kombe, in Tanzania, e la scompar­sa Dian Fossey in Ruanda.'' Le differenze comportamen­tali fra maschi e femmine, libere da millenni di condizio­namento culturale umano, presentano importanti implica­zioni perle differenze comportamentali genetiche o natu­rali tra i sessi nel genere umano, e fomiscono una base particolarmente significativa su cui costruire le ipotesi ri­guardanti alcuni aspetti del piu antico comportamento urna­no, quali il significato della matemita o le origini dell 'uso degli utensili (fig. 8). Anche l'esame particolareggiato del comportamento di altri animali si e dimostrato utile nella ricerca rnirata a chiarire le naturali differenze sessuali nel comportamento e le differenze di affidamento dei ruoli ap­prese dall'uomo. Alcuni caratteri che in passato si ritene­vano esclusivamente umani, ora sono stati riscontrati in gran parte del regno animale. La caccia in branco e la collaborazione si trovano, per esempio, tra i lupi e i leo­ni; 1 'uso di un utensile si riscontra nel tordo, che per apri­re il guscio di una lumaca lo percuote contro una pietra; gli uccelli maschi di molte specie aiutano la femmina a portare il cibo ai piccoli fintanto che questi sono ancora nel nido. Gli studi sul comportamento dei Primati sono di particolare rilievo perle primissime fasi dell'evoluzio­ne umana. Ne parleremo con maggiore estensione nel ca­pitolo 2°.

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Fonti documentarie successive

Per definizione, lo studio della Preistoria si occupa del periodo della storia umana precedente la "storia" o, in altri termini, precedente l'avvento di qualsiasi forma scritta. 11 termine viene solitamente rivolto separatamente ad ogni regione del mondo, in riferimento al periodo antecedente all 'uso della scrittura in quella particolare area. Anche al­l'intemo dell'Europa la scrittura si e sviluppata in diversi momenti a seconda della regione, ed in molte parti del continente i reperti scritti sono molto scarsi fino al Me­dioevo. C'e da dire che alcune delle piu antiche iscrizioni non sono state ancora decifrate dagli studiosi modemi. Per giunta, gran parte dei primi scritti che si riescono ad in­terpretare sono elenchi di signori o re, sono commemora­zioni di battaglie o della costruzione di edifici, o altro co­me la citazione del proprietario o di chi ha prodotto un oggetto su cui si trova l'iscrizione; cosl che non descrivo­no la vita o il comportamento del luogo. In molte zone si riconoscono numerase fasi intermedie, che stanno tra la Preistoria assoluta, di cui non si ha alcun reperto scrit­to, e la storia vera e propria, quando i racconti consento­no di tracciare un quadro abbastanza chiaro della vita. Pren­diamo come esempio la Britannia. Anche se si puo sup­porre che siano esistiti degli scritti su materiali deperibili che quindi non sono arrivati fino a noi, per quel che ne sappiamo in Britannia non e stato scritto niente in nessuna forma prima delle iscrizioni sulle monete nel 1 secolo a.C., ed anche queste si limitano a pochi caratteri, solitamente le iniziali di nomi di persone o di tribu. Ma in Egitto ed in Mesopotamia, la scrittura esisteva gia nel 3000 a.C., ed in Grecia )'alfabeto venne usato perla prima volta nel 700 a.C.

Scrittori e viaggiatori greci e romani come Posidonio

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e Strabone avevano descritto alcuni aspetti della Britannia a partire dal 11 secolo a.C.; il piu celebre scrittore classi­co che si occupü della Britannia fu Giulio Cesare nel 1 secolo a.C. Cosl, anche se i Britanni dell'Eta del Ferro non scrissero in prima persona, ne esistono comunque al­cune descrizioni compiute da stranieri.

Sotto l'lmpero Romano la vita degli abitatori dell 'Euro­pa continuo come in passato, ma erano in stretto contatto con popoli che sapevano scrivere. Alcuni romani che vi­vevano nelle province hanno lasciato la descrizione della vita dei popoli che abitavano quei luoghi prima della loro conquista. 1 racconti di Tacito sulle tribu germaniche in Agrícola e in Germanía sono degli ottimi esempi. Potendo supporre che gli aspetti fondamentali della vita non fosse­ro cambiati notevolmente, queste descrizioni possono far luce sulla Preistoria, o comunque sui tempi antichi. Tutta­via, esaminando questo materiale, si devono considerare le circostanze in cui tali descrizioni furono elaborate. In molti casi, l'autore non era mai stato nella zona né era sta­to testimone degli avvenimenti e dei comportamenti che descriveva. Cesare, per esempio, desiderava soprattutto rae­contare le sue battaglie contro gli indigeni della Gallia (la moderna Francia) e il suo tentativo di invadere la Britan­nia alle persone influenti rimaste a Roma. Gli conveniva descrivere i suoi nemici come uomini coraggiosi, ma pro­babilmente non osservo mai il loro comportamento fuori del campo di battaglia, basandosi per questo solo sulle di­cerie e sui racconti degli informatori. D'altro lato, anche le chiacchiere spesso hanno un fondo di verita, seppur questa possa in parte perdersi passando di bocea in bocea. Per questo l'archeologo o lo storico sociale devono esaminare con cautela queste prime fonti documentarie, e valutare l'im­portanza dell' informazione che se ne rica va rispetto alla possibilita che questa sia confusa o, a volte, inesatta.

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Alcune fonti si riferiscono talvolta ad epoche di molto precedenti, per cui si suppone che molte tradizioni si sia­no tramandate oralmente prima di poter esser messe per iscritto. Anche in questo caso occorre valutame l'affida­bilita. Dal primo Medioevo, a partire dall'VIll secolo d.C., i documenti scritti diventarono piil frequenti. Per esem­pio, esiste una vasta documentazione organica compren­dente leggi, miti e leggende della frangia occidentale cel­tica europea, in particolare dell'Irlanda, che fa parte di un'ancora piil vasta tradizione orale scritta soltanto all'i­nizio del Medio Evo; aquel tempo, il suo significato era stato distorto dall'avvento del Cristianesimo e da tutti gli al tri cambiamenti che intercorsero tra la Preistoria e 1 'Era medioevale. L'lrlanda non fece mai parte dell'Impero Ro­mano, e i cambiamenti sociali furono meno evidenti ri­spetto alla Britannia dello stesso periodo. Si possono rile­vare numerosi indizi nelle saghe irlandesi relativi a guerre tra tribu pagane in epoca preistorica, anche se moho spes­so non e possibile stabilire quando effettivamente accadde l'avvenimento raccontato e i particolari indispensabili per tradurlo in evento storico possono essere stati coniati in modo da soddisfare le aspettative culturali degli ascoltato­ri e poi dei lettori. Questo avviene soprattutto per i parti­colari complementari, facili da modificare senza alterare l'intera vicenda, mache potrebbero dirci moho sui mo­delli sociali e sul comportamento. Quindi, per fare luce sulla Preistoria, queste fonti celtiche post-romane devano essere usate con malta cautela. Non sarebbe, tuttavia, giusto dimenticarne 1 'esistenza, in quanto sano uniche nell 'of­frirci almeno qualche suggerimento sulla visione del mondo propria dei Celti piu che un quadro di societa pagana cel­tica da un punto di vista classico."

In tutte queste fonti gli accenni alle donne sano piutto­sto rari, anche se forse sano comunque piu frequenti di

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quanto molti studiosi sulle prime ammetterebbero. Ana­lizzando questi testi da vicino, alla ricerca di dettagli che ci possano illuminare sulla vita delle donne, si possono ottenere alcune interessanti informazioni e faro un tentati­vo in questo senso al capitolo 5°, parlando dell'Eta del Ferro in Europa.

Sono particolarmente problematici la pertinenza e 1 'uso potenziale della mitología come fonte di informazione per i tempi piu remoti. Molte scrittrici femministe hanno sfrut­tato il mito della dea madre per avanzare l'ipotesi che in un lontano passato le donne avessero un ruolo molto piu importante nella societa, o persino come prova presunta a favore dell'esistenza del matriarcato. Le divinita fem­minili fanno parte della mitología di molte civilta, tra cui quelle mediterranee, e delle tradizioni europee settentrio­nali. Molte, come la dea greca Demetra, sono símbolo di alcuni aspetti della vita femminile quali la fertilita, in primo luogo umana e animale e poi delle piante e in partí­colare dei raccolti; ma altre, come la dea celtica Mor­rigan 13 e la dea romana Minerva, sono dee della guerra o di altri ambiti che abitualmente sono considerati maschili all'interno della societa. Ci si puo chiedere come mai sia sorto un mito di questo tipo. E forse collegato al ricordo di donne, o di una in particolare, il cui ruolo era per esem­pio quello di sovrintendere alla guerra? Se si adorava una dea madre o dea della terra, a volte come la divinita piu importante di quella societa, vuol dire che ci fu un tempo in cui le donne avevano una condizione elevata? Puo esse­re utile considerare la distinzione tra miti e leggende fatta dagli antropologi, anche se viene da chiedersi subito dopo se un racconto particolare o una saga si collochino nel mi­to o nella leggenda. Mentre una leggenda puo riferirsi ad un avvenimento remoto seppur avendolo alterato moho, un mito, tra le altre funzioni, ha quella di spiegare alcuni

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aspetti del mondo naturale o umano. Per esempio, tutti i popoli si interrogano sulla creazione del mondo ed esiste un mito che lo spiega in maniera comprensibile. Cosl, da­to che tutti sanno che solo le donne danno alla luce i bam­bini, non sorprende che molte societa spieghino che la terra ed i raccolti nascono da un essere femminile soprannatu­rale. Questo non vuol dire, tuttavia, che cambiasse qual­che cosa per la condizione della donna, tranne il fatto che ovviamente fosse la donna ad avere figli. Non e neppure una dimostrazione che la societa pensasse che dare alla luce molti figli fosse particolarmente vantaggioso; dimo­stra soltanto che ne e stata constatata la relazione.

Una divinita puo essere adorata o venerata perle qualita che impersona, ma non sempre e cosl. Anche se una dea viene considerata creatrice di una parte del mondo, e si ripetono i miti sul suo conto, a volte con immagini o figu­re plastiche, puo accadere che non sia poi piu considerata attiva nella vita quotidiana della societa recente. Né i miti possono essere considerati in alcun modo come storia; so­no solo una spiegazione, e quindi risalgono a molte gene­razioni passate, anche se i particolari di un mito trasmesso oralmente subiscono cambiamenti tutte le vohe che il mito viene raccontato. Non sussiste percio un collegamento lo­gico tra la presenza di divinita femminili nella Preistoria e i ruoli e gli status delle donne; e quindi moho pericoloso usare la mitologia come fonte documentaria per la storia.

Documenti archeologici

Le testimonianze archeologiche riguardanti la vita delle donne nel passato rientrano in diverse categorie. 11 settore piu comune e quello delle necropoli, ma notizie moho im-

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3 Le differenze diagnostiche Ira scheletn maschili e temminili. A fronte. differenze riscontrate nella misurazione delle pelv1 masch1le e femminile, la proporzione dell'indice ischio-pelvico e l'angolo dell'incavo sciatico. Sopra. tre differenze nella forma del cranio: 1 sporgenza sopraorbitale: 11 cresta della nuca: 111 mastoide. (Brothwell. 1981)

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portan ti provengono anche dagli insediamenti e dall 'arte preistorica.

Necropoli, ossa e corredi funerari

Nelle necropoli, dove si ritrovano gli scheletri o le ceneri delle donne preistoriche, le donne adulte si distinguono dagli uomini rispetto ad alcune ossa diagnostiche, come il cranio e la pelvi. Tuttavia, i limiti dei valori entro i

· quali si possono distinguere i due sessi sono piuttosto dif­ficili da determinare. 14 L'esame delle ossa puo servire a determinare l'eta a cui l'individuo morl e, a volte, la cau­sa stessa del decesso, olt~ ad alcune malattie di cui pote­va soffrire invita. L'eta di un individuo al momento della morte si puo valutare esaminando alcuni caratteri anato­mici, tra cui illivello di fusione di alcune ossa, in partico­lare del cranio, della pelvi e delle ossa lunghe, e 1 'usura e l'attrito dei denti. 11 confronto dei modelli di mortalita delle donne con quelli degli uomini possono servire per ipotizzare le diverse cure prestate ai malati, la differenza di salute come esito di difetti o benefici nutrizionali e, nel caso dei bambini, possibili differenze nel modo di trattare i maschi e le femmine. Si possono, ad esempio, riscontra­re danni alle ossa, quali rotture, ferite di ascia o di free­cía, che colpiscono in maniera diversa le donne e gli uo­mini, a seconda che gli appartenenti ad un sesso caccino soltanto o combattano. Una malattia come l'osteo-artrite, facilmente riscontrabile nelle ossa, puo aver colpito di­versamente le donne dagli uomini, in base ai compiti che dovevano svolgere. Un recente studio'5 su resti ben con­servati di tribu di cacciatori e agricoltori inuit (eschimesi) della fine del secolo scorso ha cercato di identificare quali ·parti del carpo mostravano segni di malattie ossee, in par-

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ticolare l'osteo-artrite, e se queste erano piu frequenti nelle donne o negli uomini. Grazie alle conoscenze etno-storiche su quelle popolazioni, si conoscevano le attivita svolte dai due sessi. Per esempio, le donne lavoravano a lungo alla preparazione delle pelli e alla cucitura di abiti, fatto che ha causato spesso 1 'osteo-artrite nella mano destra, oltre alla perdita dei denti ed all' osteo-artrite alle mandibole in seguito alla masticazione della pelle per ammorbidirla. Gli uomini cacciavano con gli arponi, e a volte avevano di­sturbi alla spalla destra ed al gomito; anche il pagaiare sui kayak causava l'usura delle ossa. In uno studio svolto su scheletri del Neolitico scoperti nel Sahara16 , si e giunti a pensare che sia possibile distinguere gli effetti dellancio del giavellotto, del taglio della legna e dell'uso dell'arco studiando lesioni alle ossa o aderenze ossee che si svilup­pano spesso dove i muscoli ed i legamenti sono piu usati. E possibile riconoscere i ruoli diversi all'interno delle ci­vilta o tra donne e uomini, e anche identificare il tipo di specializzazione che ogni uomo ha in un gruppo sociale. Questo metodo puo essere molto interessante per valutare le differenze tra i ruoli rivestiti dai due sessi: e possibile collegare alcune attivita particolari ad alcuni tipi di artri­te, ma molte attivita possono causare tutte lo stesso tipo di disturbo - per esempio, macinare il grano, grattare i pavimenti o lucidare gli utensili di pietra sono tutte opera­zioni che possono causare quello che attualmente definia­mo come il "gomito del tennista" - soprattutto quando la gamma delle attivita possibili non e gia definita da altre informazioni riguardanti quel gruppo, come nel caso de­gli Eschimesi.

Anche se a volte capita che, per un motivo o per l'altro, non tutti i membri di una comunita vengano sepolti nello stesso luogo, qualora accadesse l'esame dell'intera necro­poli potra fornire un'interessante ed ampia statistica sugli

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aspetti della popolazione. Da questi reperti e possibile ri­levare, per esempio, se le donne erano piu longeve degli uomini, o viceversa, valutare la proporzione delle donne che morivano per parto o il tasso di mortalita infantile, eccetera (fig. 34). Se il campione e abbastanza ampio, e possibile anche determinare il numero di bambini che ogni donna potrebbe aver dato alla luce.

Spesso la mortalita infantile riflette le cure che veniva­no prestate ai bambini. Nelle societa in cui un sesso e con­siderato piu importante di un altro, il comportamento in­conscio o volontario dei genitori puo modificare l'inci­denza della mortalita infantile tra i maschi e le femmine. Se, per esempio, le bambine vengono valutate di piu, la nascita di una bambina puo portare all 'abbandono di un fratellino maggiore, e quindi a volte alla morte di questo. Se un comportamento simile si ripetesse con costanza in una societa, i maschi sepolti nelle necropoli sarebbero piu numerosi delle femmine (ma un modello simile si potreb­be riscontrare anche nel caso in cui le femmine morte fos­sero considerate inferiori al punto tale da non essere se­polte nella necropoli!). Nei casi estremi, la preferenza di un ses so rispetto all 'altro puo addirittura portare all 'in­fanticidio: in una necropoli questo fatto si potrebbe rile­vare o dal numero di tombe di bambini di un sesso solo, o da un eccessivo numero di adulti di un unico sesso. Tut­tavia, anche in questo caso bisogna andare cauti ed e op­portuno considerare altri aspetti: per esempio, trovare la morte lontano dal proprio insediamento puo essere piu co­mune per un sesso che per l'altro, oppure i luoghi di se­poltura possono essere differenziati per donne e uomini.

In molte civilta, uno degli aspetti che ritlettono la con­dizione degli individui ed il diverso valore accordato a uo­mini e donne si puo riscontrare nella quantita e nella qua­lita di cibo consumato. Per esempio, dove gli uomini so-

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no considerati piu delle donne, la carne ed i cibi piu pro­teici vengono consumati dai primi. Alcuni studi recenti1'

hanno evidenziato come l'analisi degli scheletri possa chia­rirci aspetti della dieta, in particolare le deficienze nutri­zionali. La mortalita infantile, in particolare, puo dipen­dere direttamente o indirettamente dalla malnutrizione. Tut­tavia, in molti casi la comunita puo non aver capito la causa della malattia o il motivo della morte, e cercato magari di curare la prima con modifiche della dieta, peggiorando ulteriormente il problema. Se e' e carenza di latte o di al tri cibi, i bambini ritenuti piu importanti ne ricevono di piu. Quindi, che le bambine o i maschi siano i favoriti lo si riscontra dal tasso di mortalita infantile. Alcuni studi sul-1 'usura dei denti e su deformita patologiche delle ossa cau­sate dalla malnutrizione, oltre alle analisi chimiche di os­sa, sono serviti, per esempio, a ricercare se le donne e gli uomini si alimentavano allo stesso modo. Dei metodi di analisi chimica usati, la misurazione dello stronzio e del calcio nelle ossa sembra essere il piu affidabile. 1" Le piante assorbono lo stronzio ed il calcio, e quando gli ani­mali o gli esseri umani mangiano vegetali, vengono inge­riti anche questi minerali. Tuttavia, il carpo animale as­sorbe una quantita inferiore di stronzio nell 'organismo e nelle ossa. Se questi animali diventano a loro volta cibo per altri animali, per esempio quando l'uomo mangia car­ne, lo stronzio diminuisce ancora. La quota di stronzio presente nelle ossa di persone a dieta essenzialmente car­nea sara molto piu bassa rispetto a quella di quanti si ali­mentavano principalmente di vegetali. Questa tecnica e stata usata per studiare i cambiamenti di dieta nel tempo in una determinata localita, e comparando i dati emersi con la qualita e la quantita di corredi funerari indica se il defunto ritenuto ricco o appartenente ad un ceto superiore man­giava piu carne di altri uomini di quella stessa comunita.

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Alcuni studi hanno inoltre confrontato la quantita di carne mangiata da uomini e da donne all'interno dello stesso grup­po sociale. La differenza di dieta puo dipendere anche dai diversi tipi di lavoro agricolo che i due sessi svolgevano, oppure (presupponendo che mangiare carne significhi es­sere ricchi) potrebbe indicare una differenza sociale tra i due sessi. Gran parte di questi studi sono stati realizzati su scheletri preistorici di Amerindi, e i dati emersi dicono che il rapporto stronzio/calcio nelle donne e superiore che negli uomini delle stesse comunita, rivelando che le don­ne mangiavano meno carne rispetto agli uomini. Tuttavia, anche questa ipotesi deve essere esaminata con cautela, in quanto e stato dimostrato che la gravidanza e l'allatta­mento modificano i livelli di stronzio, e soprattutto in so­cieta in cui le donne trascorrevano la loro vita tra gravi­danze ed allattamento, questo fatto deve essere tenuto in considerazione. Finora non si sono ottenuti dati significa­tivi sotto questo punto di vista in Europa ed i risultati van­no sottoposti ad accurate indagini, tuttavia questa tecnica sembra essere uno dei metodi piu interessanti per studiare la differenza di lavoro e condizione sociale tra uomini e donne. Tra le altre tecniche che potrebbero rivelarsi utili, troviamo l'analisi dell'isotopo del carbonio, che ci potrebbe rivelare se alcuni membri di una comunita mangiavano certe erbe, comprese le foglie di piante che contengono ii C\ una forma del carbonio, mentre altri mangiavano erbe contenenti il e. •• La diversita di alimentazione di maschi e femmine si puo riscontrare anche dalle radiogra­fie delle ossa, che riescono a mostrare linee trasversali con maggiore densita ossea, índice di malnutrizione du­rante la crescita. Un tale esame in una popolazione prei­storica della California ha sottolineato che queste linee erano piu frequenti negli Amerindi recenti e che le donne e gli uomini avevano lo stesso tipo di segni. Tenendo conto che

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i maschi sono comunque piu soggetti a queste "linee di Harris" si e giunti alla conclusione che in quella societa le donne fossero oggetto di minori attenzioni e cure. 20

Anche 1 'usura dei denti puo indicare il tipo di dieta di un individuo o di una comunita, e a volte ci puo offrire anche la prova del tipo di attivita artigianale svolta. Piu il cibo ingerito contiene sostanze abrasive e maggiore sa­ra l'usura dei denti, inoltre la masticazione di cibi diversi da origine a una diversa usura dei denti. Per cui i segni rintracciati nei denti degli uomini e delle donne possono essere differenti perché la loro condizione sociale era di­versa o perché erano dediti a differenti attivita agricole o di raccolta e quindi tendevano a cibarsi essenzialmente dei prodotti di cui si occupavano. L'esame di una comu­nita californiana di cacciatori e raccoglitori risalente a 2000-1000 anni a.C. ha rivelato una diversa usura dei denti fra donne e uomini, mentre in gruppi agricoli successivi il tipo d'usura era uguale. In alcune donne, ma non negli uomini, di una comunita agrícola si e riscontrato un mo­dello alquanto insolito di usura dei denti che e stato asso­ciato al tirare e tenere stretti materiali fibrosi con i denti, probabilmente per fare ceste. Questa prova puo dimostra­re l'attivita delle donne all'interno del loro gruppo. 2'

Molte comunita preistoriche erano abituate a seppellire corredi funerari con alcuni o con tutti i loro morti. Da questi ritrovamenti, gli archeologi possono essere in gra­do di ottenere un quadro abbastanza chiaro dei prodotti abbinati ad ognuno dei due sessi e quindi formulare qual­che ipotesi riguardo alla ricchezza o alla condizione dei diversi individui e delle donne in confronto agli uomini. Tuttavia, esistono alcuni trabocchetti che devono essere cvitati nel corso di questo esame. Si devono trovare prove a favore del fatto che il corredo funerario trovato fosse di proprieta e fosse usato dal morto durante la vita. Gli

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oggetti potrebbero essere appartenuti a parenti ed amici che li donavano successivamente al defunto, o potrebbero riflettere la condizione del capofamiglia piu che il rango del defunto. Abitudine, rituale o moda danno a volte ori­gine a tipi di corredi funerari diversi per gruppi di perso­ne. Potrebbero essere collegati ai ruoli e alla condizione di vita, ma potrebbero riflettere anche le aspettative per una vita futura o potrebbero persino essere un tentativo da parte dei parenti di dare un'immagine diversa del mor­to e della sua condizione per i presenti al funerale o per gli spiriti o le divinita dell'aldila. Ma, nel complesso, la maggior parte degli archeologi tende a basare le proprie interpretazioni sui casi etnografici in tutte quelle occasio­ni in cui c'e anche soltanto un tenue legame tra i corredi funerari e la vita della persona marta. 22

Forse la prova piu evidente delle differenze di compor­tamento tra uomo e donna in una civilta e la presenza nel­le sepolture di utensili o altri attrezzi. Per esempio, nel­l'ultima fase della Preistoria dal Neolitico in poi, nelle sepolture maschili si trovano punte di frecce, asee o altre armi, usate per cacciare gli animali selvatici o per com­battere. Questo fatto sembra confermare l'ipotesi che queste attivita fossero svolte dagli uomini anche allora. Sara quindi particolarmente interessante se, anche solo occasionalmen­te, si ritrovasse una punta di freccia o di lancia in una sepoltura femminile. Tuttavia, anche quando sono state trovate queste prove, l'interpretazione dei dati sembra aver causato qualche problema. Un esempio del Nuovo Mon­do che ha fatto molto discutere e la scoperta di atlatls, o giavellotti, in alcune tombe di donne della cultura Knoll, fiorita nel Midwest del Nordamerica nella seconda meta del III millennio a.C. Nella letteratura tradizionale sano state avanzate numerase ipotesi per poter evitare la con­clusione ovvia secondo cui le donne, come gli uomini,

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4 Sepolture femminili nella Germania meridionale, della meta del 11 millennio a.C .. indicanti la posizione degli spilloni per abiti e altri ornamenti. a Mühltal; b Wixhausen; e Asenkofen. (Piggott. 1965)

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andavano a caccia: si disse che queste armi dovevano ave­re un significato cerimoniale, che appartenevano ad un eser­cito di amazzoni, o che costituivano l'eredita di una fami­glia o di un gruppo. 23 In relazione a questo e' e da ag­giungere che fino a poco tempo fa, quando si ricostruiva una situazione archeologica per una certa civilta, gli ar­cheologi spesso si servivano del corredo funerario per iden­tificare il sesso dello scheletro; non esaminavano i resti umani per determinare a chi esso appartenesse, per cui le eventuali eccezioni alla regala non possono essere state notate. Gli individui che svolgevano altri compiti o man­sioni come l'agricoltura, la filatura e la tessitura o la lavo­razione dei metalli potevano essere sepolti con gli "stru­menti del mestiere". Dove questo sembra essere il caso e possibile identificare quale sesso solitamente svolgesse una certa attivita.

Anche l'abbigliamento e un elemento che ci puo fornire importanti informazioni. Dove i corpi venivano sepolti com­pletamente vestiti con ornamenti, e spesso possibile otte­nere un quadro piuttosto chiaro delle differenze di sesso. In rari casi, come quello delle salme dan e si dell' Eta del Bronzo e del Ferro che sono rimaste conservate in bare di quercia o sott'acqua, gli abiti si sono mantenuti (fig. 32), anche se solitamente restano soltanto le cinture e gli ornamenti di metalla e di osso (fig. 4). La posizione di spille o fibule puo farci immaginare come fossero confe­zionati i vestiti, e gli ornamenti stessi riflettono alcune dif­ferenze nel comportamento dei due sessi all' interno della societa.

Esiste un'altra questione che ricorre costantemente in tutta la letteratura archeologica e che dobbiamo esamina­re qui. Si presuppone che i corredi funerari trovati con gli uomini siano stati "guadagnati" o "vinti" dall'indivi­duo e dovreboero riflettere la sua condizione, le sue con-

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quiste o la sua eredita. D'altro lato, quando si trova una donna sepolta con un elaborato corredo funerario, o con oggetti che riflettono un'attivita che secondo la nostra cul­tura viene solitamente svolta dagli uomini, si pensa subi­to che questo sia collegato ad un onore derivatole dal padre o dal marito. Anche in una societa dove le donne hanno corredi funerari piu ricchi, si legge che gli uomini amavano esibire la loro ricchezza con i gioielli donati alle mogli e alle figlie. Per analogía, nell'etnografia que­sto fatto puo essere spesso vero, tuttavia non viene mai presa in considerazione la possibilita che le donne abbia­no ottenuto da sole le loro ricchezze. 1 pochi tentativi di correggere questa situazione, e fornire qualche pre­messa per provare come una donna possa da sola essersi guadagnata un certo corredo funerario, consistono nel va­lutare la ricchezza delle diverse sepolture all'interno di una necropoli - un procedimento che di per sé e moho wmplesso - e nel confrontare poi il livello di ricchezza con 1' eta dell' individuo. 24 Se le ragazze o le bambine hanno le stesse probabilita di un' adulta di avere ricchi corredi funerari, si puo allora supporre che questa ric­chezza fosse ereditata da uno o da entrambi i genitori, o da qualche altro parente (non necessariamente il pa­dre); se le donne si arricchiscono progressivamente verso l'eta adulta si puo sostenere che la donna stessa riuscisse ad arrivare a quel grado di benessere, soprattutto se il grado di sviluppo non viene esattamente rispecchiato da un aumento della ricchezza maschile. Se le donne oltre una certa eta hanno sempre un certo tipo di corredo fune­rario, mentre le ragazze piu giovani non l'hanno, si po­trebbe ipotizzare che i beni fossero trasferiti con il matri­monio (anche se questa ipotesi non e stata usata per le scpolture degli uomini!) o riflettano un cambiamento di stato con l'eta riscontrabile in que! gruppo sociale. Prima

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di trovare una regola, si devono quindi esaminare tutte le possibili interpretazioni.

La posizione delle sepolture in una necropoli o le mo­dalita di sepoltura, quali il lato su cui il corpo e poggiato o la direzione della testa, potrebbero dipendere da molti fattori, tra cui le credenze religiose, la condizione socia­le, la causa della morte, l'eta o il sesso dell'individuo. In alcuni periodi ed in alcuni luoghi, sopra alle tombe ve­nivano costruiti dei tumuli, e si puo vedere chiaramente quale tomba e stata costruita per prima all' interno di tale tumulo e come gli altri defunti siano stati poi disposti at­tomo ad essa. Ancora, dalla disposizione di una necropoli si puo capire se un defunto sia il fulcro dell' intera necro­poli oppure di un gruppo di altre sepolture. A volte, un indizio rivela che un gruppo di tombe appartiene ad un singolo nucleo famigliare, quale ad esempio un piccolo difetto fisico che si riscontra - perché ereditato - in tutti gli appartenenti. Sebbene gli studi che analizzano il grup­po sanguigno di un individuo dalle ossa siano ancora agli albori, e possibile gia servirsi di questo sistema per distin­guere i nuclei famigliari di una necropoli. L'importanza di questa tecnica consiste nel fatto che se e possibile rico­noscere !'individuo che ha un ruolo centrale nel gruppo sara interessante sapere se si tratta sempre di un uomo o di una donna, oppure se non c'e una regola fissa. In quest'ultimo caso, inoltre, almeno in teoria, dovrebbe emer­gere se gli individui senza tratti ereditari comuni o con gruppi sanguigni diversi sono uomini o donne anziani, e quindi sapere se al momento del matrimonio fossero gli uomini o le donne adentrare nella nuova famiglia. Come vedremo, lo spostamento dell 'uomo o della donna al mo­mento del matrimonio puo notevolmente significare il ruolo e la condizione delle donne nella societa.

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Arti e mestieri

Un problema centrale nello studio delle donne di altre so­cieta si riferisce alla divisione dellavoro nel gruppo e alla condizione che ne deriva per la donna. Fra i metodi clas­sici per analizzare questo aspetto dal punto di vista ar­cheologico si esaminano gli utensili trovati nelle tombe di uno dei due sessi, come abbiamo gia riferito. Anche i confronti con l' Antropología possono aiutarci a cono­scere quale sesso si occupasse di un'attivita anziché di un'al­tra in una certa societa; alla fine, tuttavia, a causa della carenza di reperti archeologici si trattera abbastanza lar­gamente di ipotesi.

Altri elementi si possono aggiungere analizzando le im­pronte digitali sulla ceramica. Se sul vasellame restano le impronte, queste devono essere state lasciate nell'argilla prima che fosse cotta, quasi sicuramente da chi l'ha lavo­rata o dai suoi aiutanti. Le ipotesi sulla discendenza e sul­la residenza post-matrimoniale delle civilta del passato sono state costruite sul presupposto che le donne fossero addet­te alla fabbricazione dei vasi. 25 Sono state rilevate sui re­perti piccole impronte digitali che si ritiene appartenesse­ro alle donne che li avevano creati (anche se potevano ap­partenere a giovani aiutanti di entrambi i sessi; la totale mancanza di impronte maschili in una vasta selezione di cocci farebbe supporre che gli uomini adulti non si occu­passero di questa attivita). Si presuppone anche che le donne apprendessero l' arte della ceramica da quelle pi u anziane nella comunita, copiandone le forme e decorazioni. Se le donne non si spostavano dopo il matrimonio, ed ogni fa­miglia si creava i vasi che le servivano, aHora tutti quelli trovati in una localita dovrebbero essere moho simili. Se, invece, le donne che sapevano come produrli si spostava­no dopo i1 matrimonio, si dovrebbero trovare molti tipi

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diversi di stili e decorazioni per ogni localita. Questa teo­ría e legata al presupposto di conoscere il sesso dei cera­misti. Se, tuttavia, ci sono dubbi in proposito, tutte le ar­gomentazioni di cuí abbiamo trattato non hanno nessun fondamento scientifico.

Nei casi in cuí si conosce il sesso dell'artigiano che ha fabbricato un certo oggetto, gli studi antropologici ci do­vrebbero evitare di formulare idee precostituite sulla con­dizione che l'attivita conferisce. La filatura e la tessitura, per esempio, in alcune culture sono attivita comunemente femminili, mentre in altre sono svolte dagli uomini. Ma anche lo stato sociale derivante dall'arte esercitata cambia enormemente: in alcune societa - di solito, sembra, quel­le in cuí la stessa opera viene svolta dagli uomini - e molto considerata mentre in altre, quelle in cuí le donne filano e tessono e dove queste hanno uno status inferiore, 1' arte non risulta conferí re ale una posizione di riguardo a chi la esercita.

lnsediamenti

Per molte civilta i primi insediamenti sono la migliore fonte di reperti archeologici, e le informazioni riguardanti la for­ma, le dimensioni ed il numero di abitazioni si possono facilmente ricavare. 1 tipi di manufatti trovati in un partí­colare edificio o stanza permettono di individuare abba­stanza verosímilmente il suo uso. Se si conoscono i com­piti assegnati ai due sessi si puo comprendere quali carne­re o edifici fossero usati, e quindi quanto spazio si dava alla vita domestica. In alcune societa, per esempio nel Neo­litico del Vicino Oriente, le sepolture sono poste sotto il pavimento o sotto piattaforme elevate. che si credevano letti, negli angoli delle stanze. Se si puo ritenerc che la

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posizione esatta rappresenti un luogo all'intemo della ca­sa precedentemente usato dalla persona morta, potremmo identificare cosl quanto spazio veniva lasciato ai due ses­si, anche se e possibile che il rapporto e le implicazioni culturali della posizione della tomba siano molto piu com­plessi.

Sulle dimensioni e sulla forma delle case sono state for­mulate molte ipotesi partendo da dati antropologici e in relazione all'organizzazione sociale. E stato sostenuto che dovele case sono rotonde, siano piu comuni forme di po­ligamia, mentre se sono quadrate sarebbe piu frequente la monogamia. 26 Le dimensioni della casa sarebbero in­vece indizio utile per distinguere la residenza matrilocale e patrilocale post-maritale, supponendo che i modelli pa­trilocali tendano a presentare case piccole, mentre quelli matrilocali preferirebbero case pi u grandi. 27 Queste ipo­tesi e le implicazioni che ne conseguono per il Neolitico e l'Eta del Ferro verranno discusse piu estesamente nel 4 o capitolo.

A prescindere dalle sepolture, le prove dirette della pre­senza precisa di appartenenti a un sesso anziché a un altro in una localita archeologica sono rare. Questo dipende, in parte, dal fatto che gli archeologi non hanno cercato di evidenziarle, ma anche perché raramente gli uomini e le donne lasciano tracce che non siano ambigue. Tuttavia, nell'insediamento medioevale subacqueo di Bergen, un im­portante centro commerciale della costa norvegese, 28 ab­biamo la dimostrazione chiara ed evidente dei luoghi do­ve le donne vivevano e dove probabilmente non abitava­no. Numerosi scavi realizzati nella citta medioevale han­no portato alla luce alcuni pozzi neri. 11 contenuto di que­sti pozzi interessa sempre gli archeologi, perché 1' esame al microscopio dei resti delle feci spesso ci da importanti informazioni sulla dieta. Le latrine erano, inoltre, i posti

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dove gettare gli oggetti inutili o dove a volte cadevano oggetti preziosi come anelli o monete. A Bergen si e ri­trovato spesso il muschio, misto a feci, usato come carta igienica. In alcuni punti della citta, soprattutto nelle case, a volte si sono trovati anche piccoli pezzi di tessuto nelle latrine, mentre in altre zone, soprattutto nei magazzini vi­cino al porto, questi pezzi di tessuto non c'erano. Sorge il dubbio che questi pezzi di stoffa venissero usati come assorbenti igienici, anche se non si sono trovate tracce di sangue. L'ipotesi che questi frammenti di tessuto indichi­no la presenza o l'assenza femminile in alcune zone della citta viene rafforzata dalle fonti documentarie della Lega Anseatica, di cui Bergen faceva parte, secando le quali tutti i mercanti erano uomini.

Questo chiarissimo esempio del valore di un attento sea­va, insieme ad accurate e particolareggiate analisi scienti­fiche non ha confronto, per quel che ne so, con analoghi studi di altre localita, e molto e dipeso dall'ottimo stato di conservazione dei ritrovamenti. Tuttavia, se prove si­mili fossero state ritrovate in altre localita, sarebbero ser­vite per determinare se gli uomini o le donne erano confi­nati soltanto in certe parti dell'insediamento o vivevano in abitazioni separate. Si possono riscontrare casi, suffra­gati anche da ricerche antropologiche, in cui le donne du­rante il periodo mestruale stanno lontane dagli uomini o restano in completo isolamento. C'e poi da chiedersi se questo rituale femminile sia visto dalle donne come un ri­poso dal duro lavoro quotidiano, e quindi atteso dalle donne, oppure un'esigenza maschile di tenersi lontane le donne in quel determinato periodo!

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Ane

Alcune societa, anche se non tutte, hanno prodotto rap­presentazioni artistiche dell'uomo. A volte, queste imma­gini sono talmente stilizzate da rendere difficile la distin­zione tra i due sessi; a volte, !'artista puo rendere confusa questa differenziazione agli occhi di un profano o dei po­steri. Ma in molte civilta la distinzione tra donne e uomini nell'arte e ben chiara, sia per la rappresentazione delle forme fisiche, sia per i diversi abiti o per l'atteggiamento o per altri segni convenzionali, quali - ad esempio - il dare un colore diverso alla pelle degli uomini e a quella delle donne. A volte, si tratta di convenzioni note agli ar­cheologi, ma in altri casi si puo avanzare l'ipotesi senza esseme certi. L' arte preistorica che sottolinea le differen­ze tra i due sessi e molto importante per lo studio delle donne nella Preistoria. L'arte minoica, per esempio (ca­pitolo 4 °), in cui le donne e gli uomini vengono raffigura­ti mentre svolgono attivita diverse e indossano abiti diffe­renti, ci offre informazioni utili per poter determinare i ruoli di donne e uomini in quella civilta. Numerose socie­ta preistoriche europee hanno prodotto figure umane mo­dellate il cui sesso e evidente, soprattutto nell'Eta della Pietra. Nell'Europa paleolítica le figure femminili predo­minano su quelle maschili, e hanno spesso un aspetto obe­so o piu probabilmente gravidico. Si e discusso moho sul significato di queste statuette, e ne riparleremo piu ade­guatamente nel capitolo 2 o.

Aquesto punto, sono d'obbligo alcune considerazioni. Anche se l'arte di una civiha e solitamente oggetto di stu­dio da parte degli esperti di storia dell' arte, troppo spesso le loro ricerche vengono ignorate dagli archeologi. E moho pericoloso supporre che la rappresentazione delle donne in determinati contesti rifletta necessariamente la loro reale

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posizione all'intemo di una societa. Se pensiamo per un attimo alle immagini relative alla donna moderna, ce ne rendiamo subito conto. Lungi dall'avere il valore estetico delle statue o dei quadri del mondo classico o del Rinasci­mento, le immagini di donne nude vengono spesso usate per scopi pomografici. Le figurine femminili nude del Pa­leolitico vengono solitamente interpretate come divinita o come figure magiche legate alla fertilita, e si prosegue poi dicendo che le donne dovevano godere di una condizione elevata in quella societa. Ma oggi le immagini femminili nel mondo cristiano, e in particolare cattolico, rappresen­tano una donna particolarmente venerata, la Vergine Ma­ria, che non riflette certo la condizione delle donne comu­ni nella nostra societa contemporanea. Quindi, anche se le opere d'arte preistoriche femminili sono un'importante fonte di informazioni riguardo alla vita della donna in tale epoca, devono comunque essere esaminate ed interpretate con cautela.

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2. Le prime comunita

Nella Preistoria, il suo stadio iniziale ha caratteristiche si­gnificativamente contrastanti rispetto alla sua fase ultima e, come e logico, anche rispetto all'intera storia umana. 11 Paleolitico ed il Mesolitico, detti anche Antica e Media Eta della Pietra, sono caratterizzati non tanto dall'uso de­gli utensili di pietra che danno loro il nome quanto dai mezzi di sussistenza diffusi a quel tempo. L'agricoltura non si conosceva ancora e il cibo veniva raccolto da pian­te selvatiche o uccidendo animali selvatici. Oggi esistono ancora alcune tribu che praticano questo tipo di vita; e possibile cogliere in questi gruppi alcuni caratteri costan­ti, tra cui la vita nomade, in quanto essi erigono nuovi campi o insediamenti ad intervalli regolari, e un'uguaglian­za sociale tra uomini e donne e anche tra le diverse fami­glie o individui dello stesso sesso che e maggiore di quan­to non avvenga nelle culture agricole. Ci sono buoni mo­tivi per sostenere che molti aspetti della vita di queste ci­vilta migratorie assomigliano alla vita degli uomini del Pa­leolitico, per cui anche se non esistono prove dirette sul tipo di vita che le donne conducevano a que! tempo pos­siamo immaginare per analogía quale fosse.

11 Paleolitico ed il Mesolitico ' si sono estesi nel tem­po per circa 2-2,5 milioni di anni, e cioe circa 250 volte tutto il resto della Preistoria; anche in Europa tale epoca e di circa 35 volte superiore al resto della storia umana.

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In questo periodo si sono verificati sostanziali mutamenti climatici sul pianeta e quindi anche la vegetazione del­l'Europa e andata modificandosi. Sia l'uomo sia gli ani­mali dovettero adattarsi, con il conseguente mutamento del corpo umano, ma anche con lo sviluppo di nuove tec­niche ed abitudini sociali. Le variazioni climatiche passa­rono dal caldo al secco fino alle aride condizioni dell 'o­diema Africa, dove ebbero luogo le prime fasi dell'evolu­zione umana, nonché alle temperature glaciali dove non cresceva quasi nulla e dove gli animali piu comuni erano i mammut, i rinoceronti pelosi e le iene, e al clima umido e temperato dell'Europa nord-occidentale nel Mesolitico che favorlla crescita di ampie foreste decidue. Dal punto di vista archeologico, si pensa che parallelamente si siano sviluppate altrettante popolazioni con diverse abitudini di vita. Le prime fasi dell'evoluzione umana sembrano aver avuto luogo nell 'Africa orientale, nella Great Rift Valley, dove i primi esseri umani riconoscibili si differenziarono dagli altri Primati circa 8 milioni di anni fa, e si possono identificare con scheletri completi risalenti a 4-3 milioni di anni fa. La datazione esatta di questi primi significativi reperti e oggetto di grandi dispute tra gli esperti del setto­re; esistono altri punti fermi nello sviluppo umano, tra cui i primi utensili ritrovati, risalenti a 2,5-2 milioni di anni fa, la prima sicura comparsa degli uomini in Europa, cir­ca 350 000 anni fa, e i primi uomini che dovrebbero asso­migliare in tutto a noi, e cioe la comparsa dell 'Horno sa­piens sapiens, circa 40 000 anni fa.

Tra i reperti di questo periodo spiccano soprattutto uten­sili di pietra, usati per tutte le attivita quotidiane e in par­ticolare per procacciarsi il cibo. Le asee a mano venivano adoperate probabilmente come coltello multiuso nel Pa­leolítico inferiore, mentre nel Paleolitico superiore e nel Mesolitico venivano usati utensili di pietra piu raffinati

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per scarnire le pelli, preparare i cibi, tagliare il legno, l'osso o la carne, per fare buche nel terreno e cacciare. Negli insediamenti dell'epoca spesso si trovano ossi di ani­mali, e gli archeologi ne traggono due conclusioni: in pri­mo luogo, tutti gli animali erano selvatici e quindi veniva­no cacciati e nessuno era stato ancora addomesticato o ve­ni va tenuto in recinto; secondariamente, la carne era l'ali­mento piu importante degli uomini paleolitici. La prima ipotesi si basa sulle specie di animali (renne, cervi rossi e bisonti) e sul contesto in cui questi vengono trovati. Puo essere che nei primissimi tempi gli uomini si cibassero anche della carne di animali morti, ma durante il Paleoli­tico probabilmente gli animali venivano cacciati. La se­conda supposizione deriva dalla quantita di ossi in questi scavi; a vol te si arriva a pensare che la carne fosse 1 'unico alimento, ed i frutti della terra non costituissero un valido cibo. Tuttavia, negli scavi archeologici sono maggiori i reperti relativi ad un'alimentazione carnea rispetto agli in­dizi relativi ai prodotti vegetali; questo, tuttavia, e dovuto anche alla diversa possibilita di conservazione degli scarti dei due tipi di alimento, quindi non si possono dare indi­cazioni esatte sulla dieta di queste popolazioni. N el Paleo­litico e nel Mesolitico e moho importante la valutazione del rapporto tra carne e vegetali, in quanto si sostiene che il diverso rapporto potrebbe identificare il ruolo piu o me­no importante delle donne e degli uomini come procaccia­tori di cibo.

Gli insediamenti paleolitici e mesolitici non sono altro che una raccolta di utensili di pietra e di osso, ma gli sea­vi di questi ultimi anni ci hanno permesso di identificare anche come venivano occupati gli insediamenti. In alcuni siti venivano costruite case molto semplici, mentre in altri luoghi venivano eretti soltanto ripari o frangivento. Spes­so, nel periodo paleolitico le popolazioni vivevano nelle

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7 Pianta e ricostruzione della capanna del Paleolitico superiore di Dolní Véstonice, Cecoslovacchia, 23 000 a.C.; ricavata scavando una terrazza sul pendio della collina ed erigendovi sul lato destro un muro basso. Alcune buche poco profonde indicano la posizione di pali che probabilmente sostenevano il tetto. All'interno della capanna. c'erano un focolare ed una struttura di argilla interpretata come un torno per cuocere le statuette. (Wymer. 1982)

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caveme, ma la mole di reperti ritrovati in ogni accampa­mento e piuttosto scarsa, indicando cosl che gli insedia­menti dovevano servire ad un gruppo ristretto di persone e per brevi periodi di tempo, da qualche giomo a non piu di qualche mese. Questi dati coincidono con quelli etno­grafici, relativi a popoli che ancora oggi conducono un'e­sistenza analoga o che vivevano cosl fino a poco tempo fa. 1 raccoglitori o i cacciatori nomadi che ancora oggi sano presenti si muovono solitamente in piccoli gruppi e si spostano spinti dal bisogno di procurarsi le risorse ali­mentari. Ci serviremo delle analogie tra i reperti archeo­logici per il Paleolitico e il Mesolitico e le ricerche etno­grafiche per spiegare come la vita delle donne nel Paleoli­tico non dovesse essere molto dissimile da quelle dell'eta moderna che ancora vivono nelle tribu nomadi.

11 ruolo delle donne nell'evoluzione umana

L'evoluzione umana e stata sempre letta attraverso il ruo­lo dell"'uomo cacciatore": la creazione di armi ed utensi­li per catturare e macellare le prede; l'apprendimento del­la postura eretta, necessaria per scorgere la preda al diso­pra della savana; rispetto agli altri animali, il suo succes­so nella caccia perché collaborava con altri uomini, ap­prendendo cosl il valore della cooperazione. E che cosa faceva la donna nel frattempo? Rimaneva forse seduta in casa a girarsi i pollici, aspettando che I'uomo procaccias­se il cibo e diventasse cosl piu abile fino a trasformarsi in Horno sapiens sapiens? Col progredire dell'evoluzione umana, molto piu tempo doveva essere dedicato alla cura dei figli, coslle donne non avevano piu il tempo per cae-

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ciare, mentre la caccia di gruppo degli uomini divenne indispensabile per procacciare cibo a sufficienza onde nu­trire la famiglia. Di conseguenza, il legame di monoga­mia tra uomo e donna era essenziale, e tale vincolo si co­stitul molto presto. Anche se la maggior parte delle teorie sull 'evoluzione fisica e cultural e postulano che gli uomini ne furono i protagonisti, alcuni studi recenti suggeriscono possibilita alternative e hanno indicato il ruolo essenziale che le donne devono aver ricoperto.

Le ricerche sulle prime fasi dell'evoluzione umana si basano su tre tipi di rcpcrti. Gli antropologi fisici studiano i resti dei primi scheletri umani, per valutare il modo in cui si sono sviluppati. Per esempio, e possibile rilevare dalla struttura delle gambe e della schiena se un individuo camminava eretto, cioe sulle gambe, o se si sosteneva an­che con le braccia per bilanciarsi. Le modificazioni delle dimensioni del cranio nel tempo indicano una diversa ca­pacita contenitiva della materia cerebrale. In secondo luo­go, lo studio del comportamento di altri animali, ed in particolare dei Primati, soprattutto delle specie piu simili all 'uomo come le scimmie e gli scimpanzé, rivela alcuni caratteri che forse erano condivisi dai primi esseri umani prima che le norme culturali incominciassero ad avere un ruolo importante. Per esempio, gli scimpanzé vengono stu­diati per vedere se i maschi e le femmine raccolgono o mangiano cibi diversi, o per scoprire se condividono con l'uomo le differenze nell'allevamento e nella cura dei pic­coli. In terzo luogo, i reperti archeologici riguardanti uten­sili, insediamenti, ambiente e dieta ci forniscono utili in­formazioni sullo sviluppo culturale e sociale dei primi es­seri umani.

Alcuni studiosi che operano in questi tre settori si sono allontanati dalla visione maschilista dell'evoluzione e hanno incominciato a formulare un modello alternativo, ammet-

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tendo che le femmine dei Primati e degli Ominidi hanno svolto un ruolo importante nello sviluppo del comporta­mento umano. Vari autori hanno sottolineato alcuni fatto­ri in questo progresso. Adrienne Zihlman 2 sostiene che le trasformazioni ambientali furono determinanti per 1 'in­troduzione di cambiamenti sociali ed economici nelle po­polazioni umane per sfruttare al massimo l'ambiente. Se­condo Sally Slocum3, 1 'unica di visione del lavoro tra i sessi tra gli altri Primati riguarda la cura delle madri per i piccoli, mentre i maschi dominano nella protezione del gruppo. Essa sostiene, quindi, che non sembra probabile che la divisione del lavoro nella raccolta del cibo fosse un fattore fondamentale nel primo comportamento urna­no. Altre teorie femministe 4 sostengono che la scelta femminile di un compagno gentile e cooperante deve es­sere stato un fattore critico nell'evoluzione umana, in quanto le possibilita di sopravvivenza aumentavano se ci si occu­pava maggiormente delle persone vicine; in tutti i Mam­miferi, ed in particolare nei Primati, questo e un carattere o un compito típicamente femminile.

Tra i mutamenti fisici che si sono verificati nelle prime fasi dell'evoluzione umana, si riscontrano un ingrandimento della massa cerebrale e dei denti; minore differenza tra i due sessi (differenza di taglia tra uomini e donne); meno peli sul corpo; e la postura eretta, senza piu l'uso degli arti superiori come sostegno come fanno gli scimpanzé e le scimmie. Mentre un cucciolo di scimpanzé sta attac­cato al pelo della madre lasciandola libera di muoversi, un bambino o uno dei primi Ominidi senza peli doveva essere sorretto dalla madre; anche questo puo essere stato uno stimolo a camminare su due piedi e ad inventare og­getti che servissero a portare i bambini ed il cibo allo stes­so tempo. piu che il bisogno di vedere le prede nella sava-

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na e di tirare le armi, spiegazione classica che si da a que­sti cambiamenti.

Un aspetto fondamentale della questione legata all'evo­luzione del comportamento diverso a seconda del sesso e legato alla raccolta del cibo. Secando molti studiosi, tra cui alcune antropologhe femministe, in una fase molto pre­coce dell 'evoluzione umana le donne raccoglievano il ci­bo, mentre gli uomini cacciavano gli animali, modello ri­scontrato nelle attuali tribU di cacciatori e raccoglitori. Su questo principio si basano molle delle supposizioni relati­ve ad altri aspetti del ruolo delle donne nell'evoluzione tec­nologica e sociale, anche se non e mai stato studiato atten­tamente. Da un lato, gli altri Primati non dimostrano par­ticolari differenze tra maschi e femmine nella raccolta del cibo, mentre dall'altro tutti i popoli raccoglitori anualmente esistenti suddividono i compiti di sussistenza in base al ses­so; quindi ci si chiede quando e perché si sia creata questa differenza, e se la cura dei piccoli avra avuto un effetto limitante nelle donne per dedicarsi alla caccia. Secando un' ipotesP, anche se gli u o mini liberi dal peso dei picco­li procuravano la carne piu spesso delle donne, la divisio­ne dei compiti sarebbe intervenuta tardi nell 'evoluzione umana, in quanto le differenze fisiche tra uomini e donne non sono sufficienti per considerare un sesso piu portato dell'altro a svolgere uno dei due compiti. Un altro proble­ma esaminato recentemente riguarda l'importanza della car­ne nella dieta dei primi Ominidi, che forse non era cosl grande, visto che gli altri Prirnati prediligono una dieta ve­getariana. Probabilmente, come e gia stato detto, la carne che i primi uomini mangiavano era quella di animali morti e non tanto di animali cacciati. Entrambi questi fattori fanno vacillare le teorie tradizionali, in quanto si ipotizza che la caccia non fosse importante né nell'evoluzione fisica né nel­l'equilibrio sociale ed economico tra uomo e donna. En-

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t rambi i sessi si cibavano di vegetali e occasionalmente di n1rne e riportavano parte di quanto raccoglievano al cam­po base, per dividerlo con gli altri.

Se nelle prime fasi dello sviluppo umano la divisione dci compiti non era cosl evidente, quando e perché questa l'onsuetudine si instauro? Ci possono essere stati due eventi a causare le condizioni per i cambiamenti. lnizialmente, gli Ominidi si accontentavano di prendere piccole prede o di staccare la carne di animali uccisi da altri animali, o morti naturalmente, ma forse circa 100000 anni fa crea­rono utensili e tecniche adatti alla caccia di animali piu grandi. Mentre cacciare la piccola selvaggina non era pe­ricoloso, la caccia di animali piu grossi poteva anche co­stare la vita al cacciatore. Nelle piccole comunita, come quelle dei primi gruppi di uomini e quelle dei moderni popoli raccoglitori, ogni morte improvvisa e un grave colpo per la vitalita del gruppo, in particolare la morte delle donne in eta fertile. lnoltre, per la caccia di animali grandi ci si doveva saper muovere agilmente; il cacciatore si dove­va spostare con rapidita, con le maní libere per scagliare una freccia. Non sarebbe stato possibile farlo portando con­temporaneamente un cesto di bacche, o un bambino, che avrebbe aumentato il rischio dell'operazione facendo ma­gari rumore nel momento cruciale. Per cui, la raccolta del cibo e la caccia non erano piu compatibili tra loro e non potevano essere svolte contemporaneamente. Le don­ne incinte e quelle che avevano bambini molto piccoli avreb­bero faticato moho a cacciare, mentre la raccolta del cibo poteva conciliarsi con la cura della prole. E quindi possi­bile che, a questo punto, le donne abbiano incominciato a cacciare di meno, fino a che si creo la divisione dei com­piti di sussistenza. •

Un altro aspetto importante per !'origine della divisio­ne dei compiti' e il cambiamento dell'ambiente che gli

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Ominidi dovettero affrontare quando raggiunsero 1 'Euro­pa per la prima volta. Si sostiene che questa diffusione non sarebbe potuta avvenire fino a che i problemi di adat­tamento al nuovo ambiente non fossero stati risolti, suddi­videndo la ricerca del cibo in compiti separati. Durante il Paleolitico inferiore, nell 'A frica orientale, e' era abbon­danza di piante e animali, per cui il cibo vegetale e la pie­cola selvaggina potevano offrire un facile nutrimento, men­tre le grandi prede venivano cacciate soltanto di rado per completare la dieta. Con l'aumento della popolazione, al­cuni Ominidi, che erano sempre in cerca di nuovi territo- . ri, si spostarono verso l'Europa, ove dovettero affrontare un clima piu freddo e una maggiore difficolta nel racco­gliere i frutti della terra, percio la carne divenne allora piu importante nella loro dieta. Se questo problema non fosse stato abbastanza grave da richiedere una soluzione quando gli Ominidi entrarono per la prima volta in Euro­pa, esso si aggravo notevolmente con l'avvio dell'ultima glaciazione, quando il clima divenne veramente rigido e la vegetazione rada (questo periodo equivale in Archeolo­gia al Paleolitico superiore). Nonostante il maggior lem­po impegnato e i pericoli. la caccia di grossa selvaggina era sempre piu vantaggiosa, ma non poteva garantire una fonte costante di sussistenza. Una soluzione per una mag­gior efficienza si poteva raggiungere concentrando in tale attivita soltanto una parte del gruppo, mentre il resto avreb­be continuato la raccolta di bacche e la caccia ai piccoli animali. Questa divisione poteva sicuramente avvenire tra uomini e donne per i motivi di cui sopra.

D'altro lato, lo studio del comportamento degli scim­panzé fa supporre che ci possano essere piccole differen­ze nella raccolta del cibo tra maschi e femmine dei Prima­ti. le quali potrebbero suggerire una primitiva divisione fra i due se:;si delle funzioni di raccolta e caccia.' Anche

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se gli scimpanzé mangiano pochissima carne, sono i ma­schi che uccidono di piu e ne mangiano in maggiore quan­tita; tuttavia, la cattura delle termiti, che si effettua con un bastone per pescare nel termitaio, un'attivita comples­sa che richiede pazienza e l'uso di un semplice utensile, viene svolta soprattutto dalle femmine. Tuttavia, che si preferisca la teoria del mutamento di ambiente o l 'ultima teoria qui sopra esposta, entrambe le ipotesi suggeriscono che la divisione dellavoro tra uomini e donne sia avvenu­ta in una fase moho precoce della storia umana.

Un tempo si pensava che )'uso degli utensili fosse una capacita prettamente umana, ma seppure in forme sempli­ci ora la si riscontra anche in numerosi Primati superiori, negli uccelli e in altri animali. Secondo le teorie del pas­sato, l 'uso degli utensili era strettamente legato alla cac­cia che, a sua volta, veniva considerata un ambito soltanto maschile, e i primi utensili si riteneva fossero lance per cacciare e coltelli o asee trancianti di pietra per la macel­lazione. Questa teoría veniva parzialmente suffragata dal­le prove archeologiche dei primi utensili di pietra, molti dei quali sembrano aver avuto questa funzione. Tuttavia, si tratta di un circolo vizioso, in quanto se da un lato la funzione di questi utensili non e del tutto sicura, poiché molti di questi pezzi ritrovati potevano semplicemente ser­vire per aprire le noci o per sea vare le radici, dall' altro i primissimi utensili dovevano essere di legno, pelle o al­tro materiale deperibile. Altri utensili come i bastoni per Jo scavo, borse di pelle, reti, mazze e lance potevano es­sere interamente fatti di materiali organici, e non sarebbe­ro sopravvissuti, per cui gli oggetti di pietra che sono giunti fino a noi vengono dopo nella sequenza dell'uso degli uten­sili da parte degli Ominidi. L'esame degli utensili adope­rati dai Primati o dai popoli raccoglitori contemporanei,

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combinato con un approccio teorico piu bilanciato, fa pen­sare che vadano considerati anche altri fattori.

U no degli utensili umani pi u caratteristici deve essere il contenitore. Che sia una borsa di pelle, un cesto, una ciotola di legno o una giara di ceramica, ci permette di trasportare qualche cosa o di conservarla in luogo sicuro. 11 contenitore potrebbe essere stato uno dei primi utensili ad essere inventato, anche se sfortunatamente non esisto­no le prove archeologiche che lo dimostrino. Gli scim­panzé portano gli oggetti nelle pieghe della pelle dell'in­guine, ma quando gli Ominidi incominciarono a cammi­nare su due piedi questa pelle si tese e la piega scompar­ve. L'uso di una foglia larga o della pelle di un animale, portate su un braccio o su una spalla, o legate alla vita, poteva sostituire questa borsa naturale che era andata per­duta.9 Le donne, poi, dovevano portare i piccoli. La complessa interazione tra bipedismo, raccolta del cibo, per­dita dei peli che impediva al piccolo di attaccarsi, e cam­biamenti di struttura nei suoi alluci che non gli permette­vano piu di stare appeso alla madre, avrebbero costretto la madre a sorreggere i1 bambino. La creazione di una imbracatura per sostenere il bambino, che si trova in tutte le societa moderne, compresi anche i gruppi raccoglitori, deve essere stata una delle prime applicazioni del conte­nitore.

1 primi utensili adatti alla preparazione del cibo venne­ro probabilmente adoperati per i vegetali e gli animali di piccola taglia, e non perla caccia dei grandi mammiferi. Gli utensili e le azioni necessarie perla pesca nei termitai, per esempio, sono molto simili a quelli usati per scavare le radici. 1 moderni gruppi raccoglitori spesso scelgono una pietra adatta da usare come incudinc per rompere le noci, che lasciano sotto un albero ed a cuí fanno ritorno in varie occasioni. Anche i Primati superiori u sano le

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pietre per rompere le noci, per cui e molto probabile che i primi Ominidi lo facessero ancor prima che si usassero altri oggetti perla caccia. Non puo essere negato il ruolo delle donne nell'invenzione degli utensili, forse nell'in­venzione di quelle categorie di oggetti che ancora oggi sono i piu usati.

1 cambiamenti ambientali avranno portato, a loro volta, dei mutamenti sociali presso le comunitA dei primi Omi­nidi. Nella savana, contrariamente alla foresta, sara stato piu difficile trovare luoghi sicuri dove dormire, e l'acqua doveva essere scarsa. Quando riuscivano a trovare un buon posta, tendevano a restarvi sempre piu a lungo, inveée di dormire in un posta ogni notte diverso, incominciando cosl a creare un punto di riferimento stanziale.

Le donne hanno avuto un ruolo centrale anche nello svi­luppo sociale. Una differenza sostanziale tra lo sviluppo umano e quello animale riguarda illungo periodo educati­vo e di non autosufficienza alimentare dei piccoli dell 'uo­mo: fatto che deve aver poi contribuito a generare un in­sieme di caratteristiche, tra cui la spartizione del cibo ed il legame duraturo tra uomo e donna. La spartizione del cibo tra madre e piccolo doveva per forza continuare piu a lungo negli Ominidi che negli altri Primati, e si suppone che quando veniva ucciso un mammifero troppo grande per essere divorato dai cacciatori, i maschi lo debbano aver condiviso con coloro che li avevano nutriti in gioventu, e cioe la madre e le sorelle, piuttosto che con le loro com­pagne. Questa teoria viene supportata da uno studio sui Primati '" che mostra come la spartizione delle banane si riscontri soprattutto in gruppi a centralita materna piu che tra partner sessuali. Questo fatto ha importanti implica­zioni per la supremazia oppure la monogamia ed il matri­monio. Alcuni studiosi hanno anche sottolineato che in que­sta situazione la femmina sceglierebbe di accoppiarsi con

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un maschio particolarmente socievole e disposto a condi­videre il cibo con lei mentre, a sua volta, lei puo occupar­si dei piccoli. Oltre a preferire quelli che sono piu dispo­nibili alla spartizione, le femmine sceglierebbero i maschi piu amichevoli. Allo stesso modo, le femmine di scim­panzé non si accoppiano con i maschi aggressivi nei loro confronti. 1 maschi che apparivano piu amichevoli sarao­no stati, probabilmente, piu piccoli, o simili nelle dimen­sioni alle donne, con denti meno pronunciati e quindi con un aspetto meno aggressivo. Con il trascorrere di migliaia d' anni questa preferenza sessuale femminile avrebbe por­tato a graduali cambiamenti evolutivi a favore di uomini piu piccoli e meno aggressivi.

ll legame piu stretto tra madre e piccolo, causato dalla necessita di un periodo maggiore di protezione e cura, avrebbe generato legami sociali piu intensi rispetto alle altre specie. Allegame iniziale tra madre e figlio si sareb­be sovrapposto un altro legame tra fratelli e sorelle che crescono insieme. 1 bambini piu grandi avrebbero appre­so a collaborare ed accudire i piu piccoli, imparando a condividere il cibo, a giocare e a dare protezione. 11 ful­cro naturale di questo tipo di gruppo era chiaramente la madre, almeno cosl si suppone, piuttosto che una figura maschile. lnoltre, questo comportamento avrebbe portato anche ad una maggiore socializzazione del maschio cosl come dentro tutta la specie in generale. Bisogna quindi riconoscere il ruolo delle femmine, sia nel favorire questa rnaggiore socializzazione della specie umana sia come prime insegnanti di innovazioni tecnologiche durante il lungo pe­riodo infantile.

Una maggiore socializzazione umana, ed in particolare delle femmine, avrebbe portato conseguenti effetti colla­terali positivi. Come risultato della maggiore disponibilita a condividere il cibo e le risorse, ogni individuo avrebbe

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avuto piu possibilita di accesso alle zone di raccolta allor­ché una certa risorsa si rendeva abbondante. Questo fatto, a sua volta, potrebbe aver incrementato le possibilita di alimentazione dei piccoli diminuendone la mortalita, cosa che ha certamente favorito la sopravvivenza della specie. Le possibilita di comunicazione migliorarono con lo svi­luppo del linguaggio consentendo agli esseri umani di po­ter instaurare rapporti sociali piu complessi con un mag­gior numero di individui nonché altri gruppi. Ecco, quin­di, il modello comportamentale avvicinarsi gia a quello dei modemi popoli raccoglitori, molti dei quali hanno col­legamenti anche lontani che attivano regolarmente nel corso dei loro spostamenti annuali. 1 maschi che si allontanava­no dal gruppo materno per accoppiarsi avevano imparato a vivere un rapporto amichevole con le femmine della lo­ro infanzia incontrandole nel corso dei loro spostamenti di raccolta.

Si puo quindi dire che le fasi fondamentali dello svilup­po umano siano state ispirate dalle donne. Tra le prime, possiamo ricordare le innovazioni economiche e tecnolo­giche e il molo delle femmine come centro sociale del grup­po, cio che contrasta notevolmente con l'immagine tradi­:Zionale del maschio che protegge e caccia, che porta il cibo ad una femmina. Quel modello considera come una cosa normale l'aggressivita maschile, presuppone che il legame univoco e duraturo tra maschio e femmina fosse uno sviluppo iniziale in cui il maschio era il principale procacciatore di cibo, e che il predominio maschile do­vesse essere legato alla caccia. Nessuno di questi modelli, tuttavia, ha alcun riscontro se non presso gli uomini occi­dentali. Altri Primati maschi non seguono questo model­lo, né lo fanno altri gruppi umani non occidentali: in par­ticolare, quei popoli raccoglitori il cui stile di vita in molti aspetti e simile a quello dei primi uomini ed ai modelli

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di cultura paleolitica. Nel paragrafo successivo trattere­mo in dettaglio questi gruppi raccoglitori moderni.

Le donne dei popoli raccoglitori paleolitici e modemi

Si valuta che oltre il 90 per cento delle persone finora vis­sute abbiano svolto attivita di raccolta. Tuttavia, oggi i raccoglitori sono meno dello 0,003 per cento dell'intera popolazione mondiale. In passato, particolarmente nel Pa­leolitico e nel Mesolitico, erano in grado di sfruttare lar­ghi spazi, scegliendo gli ambienti piu favorevoli a secon­da delle stagioni; ora sono costretti a vivere in zone limite che nessun altro gruppo conosce o vuole sfruttare, e spes­so vengono confinati in territori sempre piu ristretti per permettere al terreno di rigenerarsi mentre sfruttano un' altra area. Oggi sono pochissimi i gruppi che non sono entrati in qualche modo in contatto con altri tecnologicamente piu avanzati o con le politiche dello stato in cui vivono. E, a parte queste differenze piu esplicite, bisogna ricordare che, diversamente dalle popolazioni paleolitiche o meso­litiche, la cultura dei raccoglitori modemi si e sviluppata coprendo un arco di tempo pari a quello impiegato dalla cultura occidentale e per molti aspetti e da considerarsi raffinata alla pari di altre. Questi fattori rendono difficile l'analogia tra loro e i raccoglitori paleolitici e mesolitici; in effetti, alcuni archeologi rifiutano ogni tentativo di fare confronti, in particolare riguardo ad aspetti della vita so­cial e e religiosa. Tuttavia, le somiglianze ovvie tra i due gruppi mi fanno credere che sia giustificabile usare i mo­derni popoli raccoglitori come base per dipingere la vita del Paleolitico e del Mesolitico, anche se con le debite

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attenzioni, dove non esistano prove concrete. Si spera, tut­tavia, che in futuro sia possibile confrontare il modello con dati provenienti da nuove ricerche archeologiche.

1 moderni popoli raccoglitori sono diffusi in tutto il mon­do, e gli ambienti in cui molti di loro vivono sono assai simili a quelli in cui vivevano le comunita paleolitiche e mesolitiche. Gli lnuit, o Eschimesi, del Canada settentrio­nale vivono nella parte piu fredda della tundra, che non e diversa dagli ambienti delle fasi fredde del Paleolitico superiore dell'Europa, anche se la differenza di latitudine e quindi di luce diurna indica una diversa vegetazione tra la tundra artica e 1 'Europa.

1 !Kung del deserto del Kalahari (Africa meridionale) e gli aborigeni dell' Australia, invece, vivono in un am­biente molto simile a quello in cui si sono svolte le prime fasi dell'evoluzione umana, mentre i Pigmei mbuti del-1' A frica centrale vivono in foreste pluviali dei Tropici che non sono probabilmente dissimili da alcune delle fasi cal­de o interglaciali durante l'Era glaciale. Nonostante que­ste enormi variazioni ambientali, esistono numerose simi­litudini nell 'organizzazione social e di tutti i popoli racco­glitori moderni, e possiamo quindi prestare fede all'ipote­si secundo cui i primi raccoglitori presenta vano anch 'essi modelli simili di organizzazione.

Spesso questi popoli raccoglitori vengono definiti come "cacciatori-raccoglitori", espressione che si riferisce a due aspetti importanti della loro dieta: la carne cacciata ed i frutti della terra raccolti. Anche se considereremo alcune importanti eccezioni, questi due compiti vengono quasi sem­pre divisi tra donne e uomini: le prime raccolgono e gli uomini cacciano (nel capitulo precedente abbiamo esami­nato il motivo per cui questa divisione potrebbe essersi creata fin dalle prime fasi dell'evoluzione umana). L ·e­sprcssionc ·-ruomo cacciatore" viene pure usata comune-

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11 Una donna 'kung sistema le noci di rnongongo. (Richard Lee)

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mente, e indicherebbe come il principale alimento per 1 'uo­mo sia la carne e la sua principale occupazione la caccia; si e sempre supposto che questa attivita fosse riconosciuta unicamente agli uomini, concedendo loro una condizione elevata. Si e visto, tuttavia, che la teoria non e del tutto corretta, potendo essere un riflesso degli interessi e dei preconcetti degli antropologi occidentali dell 'Ottocento e del ruolo della caccia nell'Europa del XIX secolo quando era un passatempo perle classi superiori. La dieta dei mo­derni popoli raccoglitori e stata studiata con molta atten­zione negli ullimi anni, ed i risultati di questo lavoro of­frono importanti spunti per capire la posizione delle loro donne e, per analogia, delle comunita paleolitiche e me­solitiche. Presso tutti i popoli raccoglitori, tranne gli Inuit che vivono in climi particolarrnente freddi e nevosi, la dieta e molta ricca di vegetali, integrata da poca carne quando e possibile procurarsela. La varieta dei vegetali che si tro­vano in molti ambienti e maggiore di quanto la nostra men­talita occidentale possa credere. Oltre ai frutti, le noci, le foglie e le radici, sono commestibili i piccioli, la cor­teccia, i rizomi ed i bulbi di molte specie, per non parlare di funghi, alghe e altre piante acquatiche, che sono gusto­si e nutrienti. C'e da aggiungere che la raccolta di questo cibo richiede quasi sempre meno tempo della caccia. In numerose comunita l'immagine tradizionale degli uomini che cacciano grandi animali selvatici sembra giusta, ma le donne raccolgono enormi quantita di frutti e di piccoli animali come lucertole, tartarughe e insetti, oltre a uova. Quindi, presso i popoli raccoglitori esse procurano buona parte del cibo necessario, fatto che e riconosciuto dalla posizione che viene loro accordata. Forse il contrasto piu significativo tra i popoli raccoglitori e quasi tutti gli altri nel mondo moderno e l'uguaglianza tra gli individui, con­trapposta alle notevoiJ variazioni di condizione che tro-

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viamo in molte altre societa, in particolare tra donne e uomini.

Gli studi piu approfonditi sulla dieta dei raccoglitori si so no basati sui ! Kung del Kalahari. 11 E sorprendente 1 'e­norme quantita di piante disponibili persino nel deserto. Si mangiano radici, foglie, bacche e germogli di numero­se piante, con preferenza per poche specie, tra cui i frutti di mongongo, molto nutrienti e disponibili in quantita no­tevoli. Si considera che i vegetali costituiscano il 60-80 per cento della dieta (a peso) per i !Kung; praticamente questo livello di alimenti viene procurato dalle donne, che raccolgono cibo sufficiente per nutrire se stesse, i figli e gli anziani, ed anche gli uomini, se tomano al campo do­po una giomata sfortunata. Come le donne, gli uomini rac­colgono e mangiano immediatamente gran parte del cibo, ma non riportano nulla al campo, mentre le donne ritor­nano cariche di borse e cesti. Tuttavia, non si deve pensa­re che questa raccolta sia un compito facile, perché, an­che se il cibo non e solitamente scarso e non ci vuole mol­to tempo per raccoglieme a sufficienza, bisogna essere mol­to abili nel saper riconoscere le tracce di alcune radici che crescono sottoterra. Le donne !kung non impiegano mol­tissimo tempo a raccogliere il cibo per la giomata, e poi­ché non e possibile conservare a lungo le derrate, non ha senso raccoglieme piu di quanto puo essere consumato in uno o due giomi. In media, in un'ora si riesce a racco­gliere )'equivalente di 240 calorie mentre, considerando i notevoli fallimenti nella caccia, si valuta che un'ora di caccia produca soltanto lOO calorie di cibo. 1 vegetali so­no il cibo quotidiano e le donne assicurano sempre un po­co di cibo. Tuttavia, l'uccisione di un grosso mammifero e un avvenimento occasionale, che crea grande eccitamento, e poiché pezzi di carne vengono dati anche ad altri mem­bri del gruppo - contrariamente alle piante raccolte dal-

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le donne che vengono mangiate soltanto dalla sua fami­glia- il fatto da prestigio al cacciatore. In queste societa viene, comunque, riconosciuta anche la fatica femminile di riuscire a procurare il cibo quotidiano.

Nel rapporto tra vegetali mangiati e ruolo delle donne nella raccolta, i !Kung sembrano costituire un esempio ti­pico dei raccoglitori moderni. Si valuta 12 che, nei due terzi dei casi, la dieta dei popoli raccoglitori si basi per il 60-70 per cento sul cibo raccolto. Alcuni Aborigeni au­straliani presentano una divisione del lavoro leggermente diversa. 13 Le donne raccolgono le piante, ma cacciano anche le piccole prede ed i canguri con 1 'aiuto di cani da caccia che vengono appositamente addestrati. Di solito, gli uomini cacciano e pescano insieme. In certi gruppi abo­rigeni australiani, come i Tiwi'<, gli uomini si procura­no il cibo dal mare e dall'aria. Gli Agta delle Filippine costituiscono un' altra importante eccezione in quanto le donne a volte si uniscono al le battute di caccia'5 , ma la raccolta del cibo e meno importante nella loro dieta in quan­to scambiano la carne coi vegetali di gruppi vicini, dediti all'agricoltura. Di tutti i popoli raccoglitori recenti, sol­tanto gli Inuit mangiano pochissimi vegetali. L' ambiente inospitale nel quale vivono causa problemi particolari. Men­tre caratteristica di tutti i popoli raccoglitori e quella di non conservare il cibo, gli Inuit conservano il cibo per !'inverno, affumicandolo o congelandolo con il ghiaccio; preparano le pelli per farne abiti, invece nei climi piu cal­di i popoli raccoglitori indossano ben pochi indumenti. Que­sti compiti sono lasciati alle donne e, come presso gli altri popoli raccoglitori, gli uomini cacciano.

Possiamo dire che le donne del Paleolitico e del Meso­litico raccoglievano molto cibo e quindi godevano di una maggiore uguaglianza delle donne moderne? Emergono tre quesiti. In primo luogo, nel Paleolitico e nel Mesoliti-

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co la dieta era equilibrata come quella odiema? In secon­do luogo, se lo era, i compiti erano distribuiti come lo sono oggi? In terzo luogo, questo conferiva una particola­re posizione alle donne?

Giudicare 1 'equilibrio della dieta dai dati archeologici e, come abbiamo gia visto, molto difficile. Tra i reperti piu caratteristici dei siti paleolitici e mesolitici troviamo moltissimi ossi di animali, molti dei quali rivelano segni di macellazione. Quindi, la carne faceva parte della dieta, ma il fatto che sia 1 'unico alimento di cui abbiamo delle tracce non vuol dire che fosse il piu importante. Mentre il lavoro sui siti neolitici e successivi comprende spesso la setacciatura o la flottazione del terreno nel quale si pos­sono ritrovare piccoli resti di piante, questo non avviene con altrettanta frequenza nei siti dei raccoglitori in quanto vi sono minori possibilita che i semi o altri prodotti vege­tali si possano ritrovare. Tale atteggiamento rafforza, na­turalmente, le idee che gia ci eravamo fatte, invece di get­tare nuova luce sulla questione.

Gli animali rappresentati nei diversi siti dipendono dal clima, ma solitamente comprendono numerosi cervidi, sia renne sia cervi rossi. Nelle fasi fredde del Paleolítico gli animali piu comuni erano mammut, rinoceronti a pelo lungo e cavalli, mentre nei climi piu caldi verso sud erano diffu­si caprioli, stambecchi e camosci. Nei fitti boschi del Me­solitico, in un'Europa a clima temperato, si trovavano so­prattutto cervi elafi, maiali, alci ed uri. Si tratta di grossi mammiferi, con ossi robusti, che vengono reperiti quasi intatti in qualsiasi tipo di ambiente e sono facili da trovare nei siti archeologici. Gli animali di taglia piu piccola co­me le lucertole e le tartarughe, gli uccelli ed i pesci, la cui struttura ossea e piu minuta, e le uova sono rari negli scavi, tuttavia costituiscono una parte importante nella dieta dei moderni popoli raccoglitori. In alcuni siti, pero, si so-

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no ritrovati ossi di piccole prede, e cio dimostra che le popolazioni paleolitiche e mesolitiche ne facevano consu­mo. Tra i pesci, per esempio, ci sono quelli di mare e di acqua dolce come merluzzo, eglefino, luccio, salmone e carpa, per citare soltanto alcuni dei tanti. Presso la ca­verna Shanidar, un sito iracheno per la prima volta occu­pato nel Mesolitico, serpenti, molluschi di fiume e testug­gini sono tra le specie che pare siano state mangiate, e conchiglie di mitili, ammucchiate in depositi, sono abba­stanza di frequente presenti nei si ti costieri dell 'Europa settentrionale.

E raro trovare prove che indichino se fossero gli uomi­ni o le donne a raccogliere o cacciare questa sarta di cibo, ma l'antropologia ci mostra che presso molti popoli rac­coglitori modemi sono soprattutto gli uomini ad andare a caccia. Nelle civilta tradizionali, di solito, la persona che usa un utensile e anche la stessa che lo ha costruito. Secando 1 'archeologia classica, gli uomini paleolitici fa­cevano ed usavano le asee di pietra. Ma esistono alcuni esempi che contraddicono questo modello e ci ricordano che la regala non e invariabile. Le donne Tiwi, popola­zione aborigena australiana che ancora conduce una esi­stenza tradizionale sulla Melville Island, condividono i ruoli in modo del tutto insolito. Mentre gli uomini si occupano di pesca e procurano il cibo dal maree dall'aria, le donne raccolgono e cacciano tutto il cibo che viene dalla terra, compresi i mammiferi. Prima che venissero introdotti gli utensili di acciaio, esse si servivano soprattutto delle asee

. di pietra, non moho dissimili da quelle usate nell'Europa preistorica, che venivano usate per alcuni compiti tra cui il taglio delle strisce per creare i cesti o il colpire le prede a morte. E indicativo il fatto che fossero le donne stesse a costruire questi utensili. '" Tra i resoconti archeologici

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si riscontra almeno una prova secondo la quale le donne partecipavano anche ad attivita che esulavano dalla rac­colta. In opposizione all'esempio dei Tiwi, le donne prei­storiche forse pescavano, per lo meno nei dintomi del ri­trovamento principale. Nelle zone litoranee della Scandi­navia, nel Mesolitico e per tutto il Neolitico ci sono prove che indicano la presenza di pesca nelle acque costiere, sia per le lische di merluzzo di varieta piu piccola - che ci suggeriscono fosse di lunghezza non superiore ai 30-40 cm e che fosse anche il pesce piu comune - sia per il ri­trovamento di ami di osso o di zanna di cinghiale. La ne­cropoli del sito neolitico di circa 3000 anni a.C. a Va­sterbjers, in Svezia, conteneva lo scheletro di una donna adulta sepolta con un amo da pesca. Tuttavia, anche un uomo sepolto sempre in Scandinavia aveva un amo da pe­sca, quindi la pesca non era soltanto un'attivita fem­minile."

Un altro prodotto molto apprezzato dai moderni racco­glitori e il miele, in quanto e l'unico dolcificante disponi­bile allo stato naturale. Anche questo prodotto non lascia tracce archeologiche; per questo e particolarmente signi­ficativa la raffigurazione di una persona che raccoglie il miele selvatico presso una caverna a Cuevas de la Araña, (Bicorp), nella Spagna oriental e.'" La figura u mana e sta­ta spesso identificata con un uomo, ma altri commentatori ritengono che la figura sia quella di una donna, per i fian­chi larghi e forse per i capelli fluenti, molto piu lunghi e piu folti dei capelli acconciati come bastoncini dei cac­ciatori, spesso con fallo, raffigurati in altri dipinti di quel luogo. La data precisa del gruppo dei dipinti rupestri spa­gnoli e incerta, ma rientra approssimativamente tra il 7000 e il4000 a.C. Si tratta, quindi, di una prova piuttosto sod­disfacente non soltanto per la raccolta del miele nel primo

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12 01p1nto rupestre del Mesol1t1co d1 Cuevas de la Araña. B1corp. Spagna. Raff,gura una donna con un cesto che raccogl1e m1ele selvat1co da un alveare 1n c1ma a un albero. (Oberma1er. 1925)

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periodo preistorico, ma anche perché fa supporre sia stato un compito femminile.

Se possiamo ritenere che le donne del Paleolítico e del Mesolitico godessero della stessa posizione sociale di quelle appartenenti ai modemi popoli raccoglitori e che per lo meno al tempo in cui !'Europa fu colonizzata questa con­dizione fosse, in certa misura, connessa alla quantita di cibo che procuravano, sarebbe molto utile poter trovare le prove che dimostrino che queste popolazioni si cibava­no in larga misura dei frutti della terra. Tra i prodotti ve­getali che risultano essersi conservati piu a lungo ci sono innanzitutto le noci, o per lo meno il guscio, le quali co­stituiscono senza dubbio una ricca fonte di proteine. Le prove relative ad altri prodotti vegetali dipendono soprat­tutto dall'attenzione che si e avuta quando il sito e stato esaminato per la prima volta: se sono state impiegate le tecniche del setacciamento o della flottazione alla ricerca di piccole tracce di resti carbonificati di piante, quasi sempre si riescono a scoprire le tracce del consumo alimentare di prodotti vegetali. Anche se le prove relative alle prime fasi in Africa sono poche, l'importante sito delle cascate di Kalambo ha portato alla luce resti di noci di coceo e di chiodi di garofano. Nei freddi periodi del Paleolitico medio e superiore, con prevalenza di climi rigidi, non ci doveva essere molta scelta tra le piante, anche se la vege­tazione nelle latitudini pi u settentrionali dell' Europa era comunque superiore a quella disponibile per i popoli rac­coglitori moderni del Circolo Polare Artico. Tuttavia, verso la fine di quell'era, in particolare nel Mesolitico, e dimo­strata la presenza di molte piante commestibili. L'Europa temperata, durante il Mesolitico, era dominata da foreste di querce, ed i marcati cambiamenti stagionali, la varieta di ambienti caratterizzati dalla vicinanza al mare, ai fiumi o ai laghi e le diverse altitudini qffrivano un'ampia scelta

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13 1 microliti variamente montati su impugnature realiuano utensili Ira loro diversi. come grattugie. raschiatoi. arpioni, ami, punte di frecce e (in basso, a sinistra) coltelli e falcetti. (Ciarke, 1976)

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di cibo. In numerosi siti archeologici si trovano gusci di nocciole, ed in alcuni luoghi sono state ritrovate molte ca­stagne d'acqua. Altri vegetali non si sono conservati al­trettanto bene, anche se questo non significa che venisse­ro mangiati di meno. Tra le specie rappresentate ci sono il giglio giallo acquatico a Holmegaard (un importante si­to mesolitico in Danimarca), fagioli, spinaci selvatici ed ortiche nel sito inglese di Star Carr, e lamponi a Newfer­ry in Irlanda. '9 N ella regione mediterranea, che gia go­deva di un clima piu mite e asciutto, crescevano probabil­mente molte varieta di frutta secca, come i pinoli, i pi­stacchi, le mandarle, le castagne e le nocciole. Ad lcoa­na, nella gola del Danubio in Romanía, sono stati trovati pollini di cereali selvatici e di altre erbe nelle feci umane; nella caverna Franchthi, in Grecia, gli abitanti mangiava­no orzo selvatico e avena, e tre tipi diversi di legumi e due di noci. Anche nel sito mesolitico di Téviec, in Breta­gna, ci sono prove del consumo di vegetali, riscontrato dall'usura dei denti degli scheletri, di un tipo assegnabile alla masticazione di vegetali piu che di carne. 1"

La raccolta di cibi vegetali e la loro preparazione la­sciano scarse tracce nei ritrovamenti archeologici. Questo problema viene risolto considerando i molti utensili pa­leolitici il cui uso doveva essere multiplo e la funzione incerta di molti utensili di selce o pietra comuni nel Pa­leolitico e nel Mesolitico. Anche se si era soliti dire che la funzione di molti utensili era collegata alla preparazio­ne della carne e delle pelli, si sta esaminando ora la possi­bilita che alcuni di essi venissero usati per la preparazione di cibi vegetali. L'esame della micro-usura (minute tracce dell'uso degli utensili che si possono rilevare soltanto al­I'esame di un potente microscopio, vedi fig. 9) sugli uten­sili di pietra di un sito a Koobi Fora in Kenia, risalenti a un milione e mezzo di anni fa, indicava che erano stati

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utilizzati per lavorare delle sostanze vegetali 21, anche se

altri studi di materiali simili non abbiano dato finora al­cun risultato. La selce, comunissima nel Mesolitico, e una sottile scheggia ben lavorata, chiamata microlito. A volte i microliti sono piccoli come un'unghia, ma con forme tra loro diverse. Costituivano una parte di utensili compo­siti o armi poste in manici di legno, come e possibile capi­re da rari ritrovamenti in cui il legno si e conservato, co­me nella caverna Shanidar in Iraq, o dove un attento sca­vo rivela il posizionamento esatto dei microliti. Anche se le ricostruzioni solitamente li rappresentano come frecce dentate, questi esemplari archeologici - come utensili molto simili trovati in contesti etnografici - fanno sup­porre che gli usi a cui erano destinati dovessero essere molteplici. Nel Mediterraneo, i microliti sono spesso as­sociati a pietre per la macinazione, facendo supporre quindi che venissero usati per funzioni analoghe, come il taglio di erbe selvatiche o di germogli. Le radici si potrebbero tagliare con coltelli a piu lame o grattugiate con microliti disposti a file su una superficie piana. David Clarke22 ,

che fu il primo a sottolineare i diversi usi dei microliti, suggerisce che la grande quantita di queste selci trovate in contesti mesolitici potrebbe significare una maggiore importanza dei vegetali nella dieta invece che un cambia­mento nelle tecniche di caccia. Se si suppone che le donne si occupassero principalmente della raccolta dei vegetali, questo comporterebbe una maggiore considerazione della posizione femminile nel Mesolitico.

Forse una delle principali caratteristiche dei moderni po­poli raccoglitori e la loro vita nomade. 11 piccolo nucleo sociale, che puo variare da un minimo di sei fino ad un massimo di cinquanta persone, sposta il suo accampamento tutte le volte che si vuole agevolare la raccolta del cibo. Quando il cibo nei dintorni incomincia a scarseggiare, piut-

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14 La ricostruz1one di una capanna del Paleolitico inferiore a Terra Amata, Nizza, Francia. 38 000 a.C Le dimensioni (circa 8x4 m) e la forma della capanna erano indlcate dalla distnbuz1one delle p1etre e dei detriti. (Wymer. 1982)

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tosto di allontanarsi troppo dalla base per procurarsi il ci­bo il gruppo preferisce spostarsi. Questo momento puo verificarsi dopÜ soltanto un paio di giorni di sosta o anche molti mesi; le stesse variazioni stagionali influiscono molto sulla durata della pennanenza in una localita. Per esem­pio, in primavera ed in autunno i !Kung restano in un luo­go soltanto per due o tre settimane, mentre nella stagione secca un accampamento vicino ad una fonte d'acqua verra mantenuto per oltre sei mesi. n Non restando a lungo in un sito, non ha molto senso affaticarsi a costruire case o ripari. Solitamente, soprattutto quando si pensa di so­stare per breve tempo, vengono costruiti ripari rudimen­tali, oppure nulla. Gli aborigeni australiani, che vivono in un clima caldo ed asciutto, raramente costruiscono ri­pari, mentre le case dei !Kung variano a seconda che la stagione sia calda o piu fresca. Altri raccoglitori, tra cui le popolazioni paleolitiche dell'Europa, avranno a volte preferito i ripari naturali, come le caverne, dove stavano comodi e dove non c'era bisogno di apportare modifiche. Tutte queste dimore sono difficilmente rintracciabili da! punto di vista archeologico: soltanto in alcune localita si costruivano le fondamenta, mentre il riparo in sé era fatto di materiale deperibile, come rami, canne o pelli, passan­do quindi senza lasciare traccia. Inoltre, essendo questi siti occupati soltanto per brevi periodi, vi si accumulava­no pochi rifiuti. Da! punto di vista archeologico, cio com­porta maggiore difficolta nel riconoscimento dei ripari di questi popoli, in quanto i rifiuti costituiscono spesso un 'u­tilissima fonte di informazioni archeologiche. Se cio puo costituire una carenza, c'e da sottolineare che perla vita dei raccoglitori presentava alcuni aspetti positivi. lnnan­zitutto, le dimore essendo temporanee erano igienicamen­te piu valide, in quanto gli scarichi e i rifiuti non facevano a tempo ad inquinare I'acqua né i batteri che vi si annida-

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vano riuscivano a trasmettere alcune malattie infettive. As­sieme alla dieta assai varia dei raccoglitori (in confronto agli agricoltori, la cui alimentazione era data per lo piu da uno o due raccolti), cio faceva sl che essi conducessero un' esistenza relativamente sana.

Le prove archeologiche di cui siamo in possesso fanno supporre che questa vita nomade fosse, nell'insieme, tipi­ca anche del Paleolitico e del Mesolitico. Tuttavia, e pos­sibile che con i1 clima temperato nell 'Europa mesolitica, che doveva essere migliore di quello dei popoli raccogli­tori modemi, alcuni siti siano stati occupati per periodi piu lunghi se non addirittura in maniera permanente. E possibile, cosl, che alcuni adattamenti sociali, piu tipici della successiva fase neolitica, si siano verificati prima di quanto si pensasse. Molti siti archeologici del Paleolitico e del Mesolitico indicano una breve permanenza degli uo­mini; in alcune fasi venivano occupate le caveme, ma al­trove si trovano anche siti "all'aperto". Questi si ricono­scono spesso per la presenza di uno o piu focolari, usati per cuocere, per sedersi attomo e per tenere lontani i pre­datori di notte, abitualmente circondati da una scarsa quan­tita di rifiuti, tra cui resti alimentari e schegge scartate nella fabbricazione degli utensili. A volte, si trovano al­cuni indizi relativi alla costruzione di ripari o capanne. L'estensione e la diffusione dei rifiuti e índice non soltan­to della durata dell 'occupazione del sito ma anche delle dimensioni del gruppo che lo occupava. Altre indicazioni sulla durata della sosta possono venire studiando I'eta de­gli animali uccisi e il tipo di vegetazione rappresentata, che possono indicare le stagioni in cui il sito e stato abita­to. Prendiamo per esempio il sito di Terra Amata sulla costa francese del Mediterraneo'", che risale al Paleoliti­co inferiore, circa 400 000 anni fa. Sono stati ritrovati i resti del riparo, alcune pietre disposte a forma di ovale

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e aventi lo scopo di trattenere alla base alcuni rami uniti a formare la capanna a volta. All'intemo del riparo si so­no trovati focolari e zone dove venivano fatti gli utensili. 11 polline trovato nelle feci umane fossilizzate indica che il sito venne occupato alla fine della primavera.

Un aspetto della vita dei popoli raccoglitori moderni par­ticolarmente importante per le donne riguarda la frequen­za delle nascite in queste civilta. In genere, una madre non mette al mondo un altro figlio fino a che il piu piccolo non abbia tre o quattro anni. Si sono date molte spiegazio­ni a questo comportamento. Alcuni sostengono che e il risultato naturale dell 'allattamento prolungato fino a che il bambino non e in grado di alimentarsi come gli adulti, circa all' eta di quattro anni, in quanto i cereali con cuí si alimentano i piccoli delle popolazioni agricole non sono comuni presso i popoli raccoglitori. TI continuo allattamento a richiesta tende di solito a bloccare l'ovulazione nella ma­dre e quindi impedisce o riduce la possibilita di rimanere incinte in questo periodo. Secondo altri studiosi, la distanza fra una nascita e l'altra puo essere una scelta, in quanto la madre non sarebbe in grado di portare con sé costante­mente piu di un bambino che non sa camminare per tratti cosl lunghi come quelli che la vita nomade comporta. Que­sta sarebbe possibile usando erbe che producono aborti spontanei, o con pozioni contraccettive di cui molte socie­ta primitive conoscono le formule, o con l'infanticidio. Non e facile stabilire se questo controllo delle nascite fos­se praticato anche nel Paleolítico e nel Mesolitico. A vol­te, e possibile valutare il numero di figli che una donna ha avuto dalle ossa pelviche di uno scheletro; tuttavia, per quel che ne so, questa valutazione non e mai stata fatta su scheletri risalenti al Paleolítico o al Mesolitico.

L'uguaglianza sociale tra uomini e donne e un carattere fondamentale dei moderni popoli raccoglitori, e in parte

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viene attribuita al fatto che ogni sesso procura una parte equivalente di cibo. Dalle sepolture e dai loro corredi e possibile rilevare le caratteristiche della struttura sociale (vedi capitolo 1 °). Le poche sepolture che conosciamo del Paleolitico e del Mesolitico ci riportano reperti interes­santi, anche se non sempre di facile interpretazione. 2S

Anche se conosciamo soltanto 36 sepolture risalenti al Pa­leolitico medio in Europa, ed illoro stato di conservazio­ne non sempre permette di stabilire il sesso del defunto, emerge comunque un indizio chiaro nella presenza o nel­l'assenza di corredo. Quasi tutti gli uomini sono sepolti con utensili di pietra od osso o con ossi di animali, o sono coperti di ocra, mentre nessuna sepoltura femminile pre­senta alcun resto di corredo. Nel Paleolitico superiore, pe­riodo di cui si conosce un numero maggiore di sepolture, circa lo stesso numero di donne e di uomini e sepolto con il corredo, mentre nel Mesolitico gli uomini, ed in parti­colare gli anziani, ricevono nuovamente un trattamento di riguardo: vengono sepolti con l'ocra, utensili di pietra o corna. Una interpretazione di queste differenze tra le se­polture maschili e quelle femminili potrebbe essere che l'uguaglianza presso i moderni popoli raccoglitori non esi­steva nel Paleolitico e nel Mesolitico, e che ricevevano un corredo funerario gli uomini ma non le donne perché queste non godevano di una posizione privilegiata nella societa. D'altro lato, se le donne avevano un corredo fu­nerario costituito di materiale deperibile, magari offerte di frutti ed erbe piu che di pezzi di carne, e utensili oppu­re ornamenti di legno, questo non si sarebbe conservato. Inoltre, si puo dire che donne e uomini dei moderni popo­¡¡ raccoglitori spesso portano ornamenti o capi di vestia­rio non uguali ed usano utensili diversi in quanto svolgo­no compiti diversi, e nonostante questo la Joro condizione sociale e paritaria, per cui forse e scorretto fare uso degli

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scarsi corredi funerari del Paleolítico e del Mesolitico per arrivare a conclusioni che possono risultare affrettate.

La vita della donna nel Paleolítico o nel Mesolitico de­ve essere stata piuttosto piacevole. Una nota citazione de­scrive i modemi popoli raccoglitori come le "originarie societa del benessere", in cui tutti hanno cibo a sufficien­za e non esistono tensioni e gelosie in quanto ognuno ha libero accesso alle pochissime comodita disponibili. 26 Fa­cendo un'analogia con i modemi popoli raccoglitori, pos­siamo pensare che il cibo fosse di facile reperimento, tranne nei periodi in cui l 'ambiente circostante era particolarmente ostile. Se le donne, nell'insieme, erano responsabili per la raccolta dei vegetali e forse dei piccoli animali, questa occupazione non doveva portare via molte ore della gior­nata. Contrariamente alla caccia, che richiede il massimo silenzio, la raccolta dei frutti poteva trasformarsi in un'at­tivita sociale, svolta dal gruppo delle donne attive di una comunita. 1 piccoli potevano giocare nei dintorni, essere accuditi quando era necessario, o restare all'accampamento con i parenti piu anziani. La preparazione del cibo raccol­to e un altro compito che viene solitamente espletato dalle donne presso i moderni popoli raccoglitori: le noci devo­no essere sgusciate, e le radici ed i tuberi possono essere cotti o arrostiti nelle ceneri. Anche se la preparazione dei ripari e un compito lasciato alle donne presso i moderni popoli raccoglitori, esistono pochi altri compiti domesti­ci; sempre per analogía con i moderni popoli raccoglitori, con l'eccezione dei climi moho freddi, la totale assenza o l'uso di pochissimi indumenti, la breve durata di inse­diamento in un luogo e i pochi beni necessari tipici di queste popolazioni riducono al minimo il bisogno di tutti quei lavori di casa che la vita occidentale del nostro secolo ri­chiede; anche se non vengono necessariamente svolti dal­le donne!

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Matriarcato, patriarcato o egualitarismo?

In uno dei piu grossi dibattiti nell' Antropologia del XIX secolo, ripreso dalle femministe modeme, ci si chiedeva se ci fosse mai stato un tempo in cui le donne avevano la supremazia sugli uomini, come loro le dominano nella societa patriarcale. Per matriarcato si intende una societa in cui le donne non solo godono di parita con gli uomini, ma anche controllano, govemano e dominano. Le femmi­niste modeme e gli antropologi del XIX secolo, come quelli dei nos tri tempi, hanno ce reato di rispondere a questo pro­blema esaminando le societa contemporanee che si avvi­cinano ad un modello di questo tipo. Numerosi insigni stu­diosi hanno constatato che oggi non esistono societa in cui le donne siano abitualmente nei primi posti dei centri di potere; conseguentemente, si chiedono se mai i1 ma­triarcato sia esistito. Mala risposta risiede nell'ambito della Preistoria e va quindi posta seriamente in questa sede, seb­bene sia difficile identificare quali prove dirette potrebbe­ro approssimarsi. In Europa e nel mondo occidentale, co­me vedremo nei capitoli successivi, i1 patriarcato era gia consolidato ai tempi dei primi scritti, nel IV millennio a.C., trovati in Egitto e nel Vicino Oriente. Anche se si puo sostenere che i cambiamenti nell' organizzazione sociale si siano verificati nella prima fase preistorica, se e mai esistita una societa matriarcale nellontano passato, questa deve essere esistita nel Paleolitico e quindi 1' argomento va studiato con molla attenzione dall' archeologo in te res­sato al femminismo o all' organizzazione social e in gene­re. 11 famoso archeologo V. Gordon Childe, che scrisse nel 1951 17 , si interesso della questione anche se rifiuto la possibilita di riconoscere la matrilinearita o i1 matriarcato dai dati archeologici, e mise in evidenza il fatto che anche se figure femminili moho piccole sono state addotte come

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prove, esse non costituiscono un indice di matriarcato co­me non lo sono le immagini della Vergine Maria nella nostra societa assolutamente patriarcale. Tuttavia, molti archeologi oggi esiterebbero a rifiutare con tanta sicurez­za la possibilita che si possano trovare le prove di un ma­triarcato, anche se non e chiaro in quale forma queste prove si dovrebbero presentare.

La supposizione che il matriarcato sia esistito prima di una rivincita degli uomini e stata avanzata per la prima volta alla meta del XIX secolo da due studiosi partiti da esperienze diverse. Johann Bachofen, uno studioso classi­co tedesco, basava le sue teorie (in Das Mutterrecht, 1861) sui resti archeologici di statuette femminili che interpreto come divinita e, in particolare, sulla mitologia classica, ove alcune donne vengono descritte come aventi potere considerevole e la cui discendenza sembra a volte essere vista come matrilineare. 28 Bachofen porta come esempi i miti omerici e altri miti greci dove sembra prevalere la matrilinearita. Edipo, un povero esule, diventa re sposan­do la regina vedova Giocasta, e Menelao diventa re di Spar­ta quando sposa Elena. Queste due situazioni indicano che le due donne hanno ereditato il regno.

Lewis Henry Morgan, un famoso antropologo america­no ed autore di Ancient Society (1877), e stato uno dei primi studiosi a svolgere ricerche approfondite su molte popolazioni del Nordamerica. Ha notato che presso alcu­ne, per esempio tra gli Irochesi (vedi capitolo 3°), le don­ne godevano di una posizione sociale molto superiore ri­spetto a quelle della sua societa, prevalevano in alcuni set­tori della sfera economica, coprivano incarichi importanti nei rituali e in politica, e la discendenza veniva spesso identificata attraverso la linea materna (matrilinearita). Mor­gan sosteneva che questo modello originale di linea eredi­taria venne soppiantato da quello maschile quando gli uo-

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mini per la prima volta incominciarono a diventare seden­tan e l'accumulo di ricchezze divenne una consuetudine. Le teorie di Margan furono riprese da Friedrich Engels nell'opera The Origins ofthe Family, Privare Property and the State (1884). Secando questi, dapprincipio erano le donne a controllare la proprieta comune di una famiglia, ma quando venne introdotta l'agricoltura, gli uomini -per l'uso che ne facevano - divennero proprietari degli utensili con cui lavoravano la terra, in particolare gli ara­tri e gli animali domestici; furono quindi il primo sesso tra i due a godere di una proprieta privata. Per passare questa proprieta ai propri figli dovettero introdurre la mo­nogamia, e controllarono cos'ila discendenza. 11 ruolo de­gli uomini nella riproduzione, che forse non era stata com­preso appieno presso i popoli raccoglitori, venne proba­bilmente acquisito meglio quando gli animali furono alle­vati in cattivita, osservando - probabilmente - che le femmine non procreavano se non venivano a contatto con i maschi della propria specie. In un sistema matrilineare tutto cio che un uomo ha appartiene alla madre, e quindi andrebbe trasmesso ai figli della donna procreata con lui, cioe la sorella, non ai suoi; inoltre, i suoi figli apparter­rebbero alla linea di discendenza della donna che li ha pro­creati con lui. Per contro, in un sistema patrilineare l'uo­mo puo avere il monopolio sessuale sulla moglie, e mono­polio economico e giuridico sui figli. Di conseguenza, con la seconda linearita ereditaria le donne vennero sottomes­se economicamente e limítate sessualmente. 2•

Come molti altri studiosi in seguito, questi primi scrit­tori non riuscirono a distinguere bene tra matriarcato, ma­trilinearita e matrilocalita. Molte societa oggi praticano la matrilinearita (i figli appartengono alla famiglia mater­na) o la matrilocalita (la coppia di sposi deve stabilirsi nel territorio del gruppo sociale a cui appartiene la sposa).

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Ma in tutte queste societa l'uomo ha una posizione di gui­da, considerata l'aspetto essenziale dell'organizzazione so­ciale che distingue il patriarcato dal matriarcato o dall 'u­guaglianza. Bachofen pensava che le divinita femminili descritte nella mito logia classica si riferissero ad un' epo­ca storica di matriarcato o per lo meno che ci fosse un nesso fra i due. Entrambe le cose sono controverse. 30

Negli ultimi 10-20 anni, la ricerca femminista ha fatto rinascere l'interesse perla questione relativa al matriarca­to. Gli antropologi hanno analizzato di nuovo le prove re­lative alla posizione delle donne nelle societa contempo­ranee e in quelle per le quali siamo in possesso di dati esaurienti. Quasi tutti concordano nel di re che nessuna so­cieta contemporanea puo veramente essere descritta come matriarcale, soprattutto se indichiamo con questa espres­sione l'esatto contrario di patriarcato. Tuttavia, mentre gli antropologi sostengono che non esistono societa di questo tipo, molte femministe si chiedono se il matriarcato e esi­stito nel passato o potrebbe esistere in futuro. Secondo alcuni antropologi, anche se oggi non esiste una vera e propria societa matriarcale, questo tipo di societa potreb­be semplicemente essere scomparso o essersi trasformato in patriarcato negli ultimi secoli, in seguito ai contatti con l'estemo. 1 primi osservatori possono non aver compreso la vera natura di altre societa presupponendo che gli uo­mini fossero i capi e quindi le persone con cui tenere i primi contatti, o semplicemente osservando o registrando aspetti della vita interessanti per la loro ricerca come la guerra o la caccia, piu che riflettere la realta obiettiva di quella societa.

Altri antropologi hanno adottato un'altra teoria: hanno esaminato alcune societa tradizionali e hanno scoperto che la condizione della donna nei gruppi raccoglitori e sempre superiore rispet!o a quella di qualsiasi altro tipo, ma che

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queste societa sono lontane dall'essere l'immagine specu­lare del patriarcato. 31 La loro organizzazione sociale si basa sull 'uguaglianza tra le persone e tra i sessi. Tutti pos­sono parlare e dare consigli venendo ascoltati, ed ogni membro della comunita ha il diritto di prendere le proprie decisioni. Naturalmente, e sempre meglio seguire la mag­gioranza, ma se la comunita e divisa, per esempio sulla direzione da prendere, ogni gruppo puo dirigersi dove vuole senza risentimenti. Ci possono anche essere due o tre per­sone particolarmente abili in un' attivita, magari per 1 'e­sperienza e per l'eta, la cui opinione puo prevalere su quella degli altri. Tuttavia, questo non sconfina in altre questio­ni, né }'individuo verra messo da parte se perde le proprie capacita. Uno dei motivi di questa uguaglianza e laman­canza di proprieta all'intemo del gruppo, e l'impossibilita per un popolo di raccoglitori nomadi di conservare il ci­bo. Una persona, quindi, non puo possedere nulla piu di un' altra, e non si creano dipendenze o debiti nei confronti di altri che possano poi causare oppressione o sottomissione.

Anche se presso i popoli raccoglitori le differenze tra i compiti maschili e quelli femminili non sono fisse o vin­colanti come lo sono state fino a poco lempo fa nel mondo occidentale, notandosi invece una certa intercambiabilita, sembra comunque esistere una distinzione tra i sessi per quel che riguarda i compiti di sussistenza ed in particolare il procacciamento del cibo. Come abbiamo visto, questa anivita e probabilmente collegata alle esigenze della ma­temita e della cura dei bambini." Le donne procurano il cibo come gli uomini, forse anche di piu, e cercandolo conoscono i1 territorio e hanno contatti con le altre popo­lazioni; viene moho apprezzata anche l'importanza del ruolo delle donne come procreatrici della generazione successi­va in gruppi con una popolazione scarsa e che potrebbe scendere con facilita sotto il livello di guardia. Le donne

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vengono quindi considerate come membri importanti del­la comunita al pari degli uomini, ed i loro compiti, anche se diversi, sono considerati alla stessa stregua di quelli maschili come la caccia.

Divinita Madri o Veneri?

In varie parti d'Europa si trovano statuette preistoriche di figure umane risalenti a diversi periodi e nell 'ultimo secolo sono state esaminate con molta attenzione. Spesso son o state studiate come fenomeno unico, anche se rico­prono un periodo di tempo molto ampio, dal Paleolitico superiore (circa 25 000 a.C.) all'Eta del Bronzo (circa 2000 a.C.), presentaDo numerose variazioni sullo stesso tema e la loro interpretazione non dovrebbe essere necessaria­mente uguale. Faro ora la stessa cosa, discutendo di sta­tuette neolitiche come di quelle paleolitiche prima di con­siderare altri aspetti del periodo precedente nel capitolo successivo. Le figure femminili sono state giudicate quasi senza tener conto di quelle maschili. Si e giunti cosl a con­siderarle come Divinita Madri adorate e rappresentate da idoli nell'Europa preistorica. Esamineremo ora due aspetti di questo concetto. In primo luogo, le statuette vanno rie­saminate. Dove e quando sono state fatte? In quale conte­sto vengono ritrovate? Rappresentano soltanto donne e ci sono sufficienti somiglianze nel modello e nel contesto per supporre che sia possibile dare una sola spiegazione per tutte le statuine trovate in Europa? In secondo luogo, de­vono essere esaminate le prove che indichino la credenza in una divinita madre, affiancando tale interpretazione ad altre possibilita.

Gran parte delle statuette appartiene ad una o due fa si.

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15 Mappa della d1stribuzione delle "Veneri"; ove sono indicate anche le coste europee del passato (linee intere). quelle contemporanee (tratteggiate) e le regioni coperte dai ghiacci (grigie). (Champion e altri. 1984)

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Quelle del Paleolitico superiore vengono chiamate "Ve­neri" (dalla dea romana della fertilita) e provengono da un'ampia area europea che va dalla Francia orientale alla Russia. Un secondo gruppo, successivo e diverso, appar­tiene al Neolitico e si trova nelle isole del Mediterraneo e nell 'Europa orientale. Esamineremo questi due gruppi separatamente prima di considerare alcune possibili spie­gazioni.

L' arte del Paleolitico superiore in Europa rientra in tre categorie, di cuila piu nota e forse quella dei dipinti nelle caverne della Francia e della Spagna che raffigurano ani­mali cacciati. Abbiamo poi oggetti di osso e di pietra con figure intagliate o scolpite, spesso di animali; infine, le rap­presentazioni di queste "Veneri" o "Divinita Madri". 33

In numerase localita europee sono state ritrovate oltre sessanta figure femminili risalenti al Paleolitico. Alcune, assai poche, sono modellate nell'argilla cotta oppure sono fatte a bassorilievo, ma nella maggior parte dei casi sono scolpite in pietra tenera o nell'avorio delle zanne di mam­mut e sono alte all'incirca fra i 4 e i 22 centimetri di qual­cuna. Lo stile e piuttosto uniforme, e tutte hanno seni co­spicui, fianchi larghi e cosce grosse. Altre partí del car­po, come le braccia, i piedi ed il volto, sano soltanto ab­bozzate o assenti, e le donne sano nude anche se in alcune sembra di scorgere cinture o fasce ornamentali. La preci­sione e l'abilita con cui queste figure furono fatte variano notevolmente: in alcune !'artista ha lavorato accuratamente, mentre altre sembrano essere state create in maniera piu rudimentale. Sano state trovate dai Pirenei a ovest fino al fiume Don, in Russia, a est - una zona che copre ol­tre 2000 km da sud-ovest a nord-est - e sembrano ap­partenere ad un periodo piuttosto limitato, risalcnte alla prima fase del Paleolitico superiore tra i 25 000 e i 23 000 anni a.C." Moltc sono state trovate in local ita dovc sor-

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gevano case o accampamenti e sono l'unico pezzo di quel genere mescolato ad utensili di selce o rifiuti, anche se a volte, come a Kostienki-Borchevo sul Don, ne sono sta­te trovate alcune tutte insieme.

Tra le piu famose ci sono quelle di argilla cotta di Dolní Vestonice in Cecoslovacchia (fig. 16a), che si trovavano tra i rifiuti domestici di una capanna, insieme a resti di ossi e selce. In un'altra capanna nello stesso sito e stato ritrovato un forno, che poteva servire per cuocere le sta­tuette, come pure modelli di argilla di animali. Si tratta di un indizio particolarmente importante, in quanto e il primo esempio di cottura dell'argilla. Un'altra statuetta molto nota e la "Venere di Willendorf', austriaca, scol­pita nella pietra calcarea ed alta 11 cm; ha i capelli ben riprodotti, quasi a formare una pettinatura, ma manca dei lineamenti del viso. Le braccia sono appoggiate sui seni, ma le gambe finiscono subito sotto le ginocchia. Le Vene­ri del Sud della Francia di Abri Laussel e Abri Pataud sono scolpite a bassorilievo e sono moho piu grandi di quelle portatili. L'esemplare di Laussel e alto 44 cm e tie­ne un corno in mano, mentre l'altro e riverso in avanti. Tuttavia, sempre dallo stesso riparo sotto roccia e una fi­gura maschile, la cui presenza dovra essere considerata quando esamineremo la funzione di queste statuine.

Pur se le Veneri devono essere considerate come un grup­po, vanno esaminate anche come parte di un tipo di pro­duzione moho piu ampio, spesso dimenticato, quello del­le figure intagliate del Paleolítico. Alcune di queste, an­che se non tutte, sono donne, spesso dall'aspetto naturale e senza proporzioni esagerate, mentre altre rappresentano chiaramente figure maschili; infine, in alcune non e pos­sibile determinare i1 sesso."

11 secundo gruppo di statuette preistoriche di argilla o scolpite risale al Neolítico. Con l'uso dell'argilla pcr la

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16 A fronte, Veneri. a Dolní Véstonice, Cecoslovacchia (argilla cotta): b Lespugue, Haute Garonne, Francia (avorio di mammut): e Willendorf, Austria (argilla): d Sireuil, Dordogna, Francia (calcite): e Balzi Rossi, Italia; 1-g Kostienki, URSS (avorio di mammut). Dimensioni reali: circa il doppio delle illustrazioni. (Wymer, 1982)

17 Sopra. statuette neolitiche cretesi: a Petra tou Limniti (altezza 18 cm): b Ayia Mavri (altezza 16 cm). (Ucko. 1968)

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18 Due statuet1e ciclad1che: a s1nistra. Amorgas. 32 000-28 000 a C (altezza 11 ,1 cm); a destra. Spedos. 28 000-23 000 a.C (altezza 20.9 cm) (Bnt1sh Museum)

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fabbricazione del vasellame lo scultore disponeva di un materiale nuovo, che permetteva di rappresentare i parti­colari ed era piil plasmabile di quanto non lo fosse la pie­tra intagliata del Paleolítico. La distribuzione e la succes­siva perdita di importanza di queste statuette possono met­tere in evidenza un cambiamento nella condizione femmi­nile durante il primo periodo preistorico. Se ne trovano ovunque in Europa e nell 'Asia sud-occidentale, compresa l'Europa sud-orientale e le isole del Mediterraneo: le Ci­cladi ad est, Creta e Malta e poi Maiorca ad ovest, ma stranamente non nell'Europa centrale e nord-occidentale. Anche se molte di queste figure hanno tratti femminili, non si deve dimenticare che a volte si trovano rappresen­tate anche forme di animali, che assieme alle figure ma­schili spesso vengono dimenticate. Talvolta, le statuette di ciascuna regione o isola del Mediterraneo hanno carat­teristiche particolari; anche gli stessi contesti in cui ven­gono trovate variano da una zona all'altra.

Fra le statuette neolitiche europee sono state esaminate con grande cura quelle trovate sull'isola di Creta. Queste figure appartengono soprattutto al Neolítico medio e su­periore, da 5500 a 3000 anni a.C. Molti autori hanno col­legato le figure neolitiche cretesi con quelle successive del­l'epoca minoica. Peter Ucko ha, tuttavia, notato interes­santi contrapposizioni nell 'interpretazione delle statuine preistoriche cretesi. Jt, Trentatré di esse sono chiaramente femminili, sei sono maschili e altre quarantadue non han­no caratteri sessuali evidenti. L'esistenza anche di poche statuette maschili rende difficile interpretare quelle fem­minili come "Divinita Madri", senza permettere la possi­bilita dell 'esistenza di una divinita maschile. Gli esempla­ri asessuati rappresentano i bambini o "1' u manita"? Con­trariamente alle statuette di altre localita, le immagini fem­minili cretesi risalenti al Neolítico non hanno carattcri-

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stiche sessuali molto marcate. Sono state quasi Lutte ritro­vate nei pozzi dei rifiuti o in cumuli di rifiuti fuori dalle abitazioni. Nessuna si trovava in contesti che potessero riguardare templi o in sepolture, sebbene a Creta non sia­no note tombe risalenti a questo periodo.

Un altro gruppo interessante di figure femminili neoliti­che viene dall' Anatolia (1 'odiema Turchia). Questa regio­ne e particolarmente importante in quanto rientra fra i po­chi casi in cui i culti della fertilita e della "dea madre" sono attestati storicamente in un periodo successivo. 11 si­to di <;atal Hüyük e di particolare interesse a questo pro­posito, e l'archeologo che ha condotto gli scavi ed altri autori hanno studiato le implicazioni connesse al simboli­smo delle figure. 37 11 sito e localizzato nella pianura ana­tolica di Konya, ed e il piil grande del Neolitico nel Vici­no Oriente. 11 villaggio o citta, con circa 1000 abitazioni e forse una popolazione di 5000-6000 abitanti, fu abitato per un periodo piuttosto lungo dal 6250 al 5400 a.C. cir­ca. Le statuette possono essere suddivise in due gruppi. Un gruppo ha forme femminili rozzamente delineate, con gambe appuntite, corpi diritti e teste con forma a becco o a punta. Sono collocate nelle crepe dei muri o dei tem­pli, mai all'intemo. 11 secondo gruppo e intagliato nella pietra o nell'argilla e proviene dai templi; rappresenta sia uomini sia donne. Gli uomini sono raffigurati con il pene, le donne hanno il seno ed alcune sembrano incinte; alcune sono nude, altre hanno indumenti. Ci sono decorazioni di stucco sui muri dei templi rappresentanti donne che par­toriscono teste di toro. 1 soli esseri umani rappresentati in questo modo sono donne, e l'archeologo che ha diretto gli scavi penso che gli uomini fossero rappresentati dai tori e dai montoni.

Hacilar " e un altro sito di datazione analoga e della stessa zona, ove sono state portate alla luce numerase sta-

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tuette di argilla. Nessuna rappresenta animali e le figure umane si dividono in due categorie: venticinque sono fem­minili, mentre altre trenta non hanno seno o segni distinti­vi del sesso. 11 direttore degli scavi, James Mellaart, le considero come rappresentazioni di donne piu giovani, men­tre altri studiosi non si sono dimostrati ahrettanto sicuri sul fatto che si volesse identificare un sesso particolare. Mohe di queste statuette sono definite "steatopigie", cioe con cosce e glutei molto sviluppati, ma Ucko 39 ha sotto­lineato che non sono sproporzionate rispetto ad ahre di­mensioni notevoli ed agli stessi ventri. Contrariamente a <;atal Hüyük, le statuette sono state trovate nelle abitazio­ni, ove probabilmente venivano conservate anziché nei luo­ghi sacri della comunita.

Le statuette delle isole Cicladi comprendono sia uomini sia donne. 40 Coprono un periodo cronologico moho lun­go, dalla prima parte del Neolitico alla tarda Eta del Bronzo, ed e possibile riscontrare cambiamenti tipici dai semplici modelli di argilla alle figure moho schematizzate, in ge­nere con le braccia piegate, intagliate nel marmo locale, dell'Eta del Bronzo. In opposizione alle statuine cretesi, vengono ritrovate nelle sepolture piu che negli insedia­menti. Anche se si trova qualche figura maschile, molte sono femminili, alcune delle quali sembrerebbero incinte. Molte hanno il volto stilizzato, le braccia incrociate sotto al seno ed un triangolo inciso che rappresenta il pube. Non sappiamo se queste figure femminili fossero sepolte con uomini o con donne, e se le figure che sembrerebbero gra­vide fossero sepolte con donne morte di parto, anche se tutti questi dubbi potrebbero trovare un chiarimento con scavi futuri. Alcune sono intagliate con poco rilievo ed hanno un aspetto piuttosto piatto, mentre altre sono piu naturali. In particolare quelle dell'ultimo periodo presen­tano individui, quasi sempre di sesso maschile, che svol-

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gono un'attivita: suonano il flauto o l'arpa o cacciano. A queste statuette delle Cicladi sono state attribuite varie in­terpretazioni: secondo alcuni, potrebbero essere state po­ste nelle tombe per soddisfare i desideri sessuali dei mor­ti; altri sostengono che sostituirebbero sacrifici umani; per altri sarebbero una rappresentazione degli antenati vene­rati, oppure ninnoli per diletto del defunto. Spesso sono considerare raffiguranti divinita, forse una grande dea madre o comunque una che protegge i morti nelloro viaggio nel­l'aldila. Sebbene nessuna di queste teorie prevalga sulle altre, alcuni argomenti possono favorire l'una o l'altra delle ipotesi. Se le statuette venivano poste in onore del defun­to, perché, seppure in forma molto semplice, non se ne trovano in tutte le sepolture? Spesso si ha l'impressione che non siano state collocate nella tomba con cerimonie particolari, come ci si potrebbe aspettare per una divinita. A volte nelle tombe si trovano statuette rotte, e questo fa­rebbe pensare che venissero usate nel cerimoniale funebre o in altri riti, prima di essere sepolte con il defunto.

La funzione delle statuette del Paleolitico superiore e del Neolitico e il significato perle civilta che le produsse­ro sono stati argomento di dibattito e studi. In maggioran­za rappresentano donne, quindi l'interpretazione deve es­sere strettamente collegata aquesto sesso. Numerase sta­tuette del Paleolitico mostrano accentuate similarita che fanno pensare ad un significato comune e a un legame nella tradizione sociale o religiosa che attraversava l'Europa. Nel Neolitico, invece, le statuette di ogni regione hanno caratteristiche peculiari e quindi, anche se possono ave re un legame comune all'origine -che potrebbe essere sol­tanto il collegamento ancestrale del Paleolitico - ogni gruppo va esaminato distintamente, considerando i parti­colari e il contesto in cui vengono reperite in ciascuna cul­tura. Non possiamo certo ipotizzare che ogni rappresen-

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tazione umana prodotta nella Preistoria avesse la stessa fun­zione.41

Come abbiamo visto, ci sono differenze significative tra le Veneri del Paleolitico, del Neolitico e dell'Eta del Bron­zo. Durante il Neolitico, nelle regioni mediterranee que­ste differenze sono maggiori delle somiglianze; questo fa dedurre che difficilmente una credenza o significati co­muni fossero condivisi nella detta area. D'altro lato, in tempi pi u recenti ampie regioni dell 'A frica furono abitate da tribu autonome, a volte ostili, che tuttavia condivide­vano molte caratteristiche nei rituali e nella religione, an­che se ogni tribu manifestava le proprie credenze in for­me leggermente diverse. Poiché queste dispute sulle ana­logie etnografiche e le relative considerazioni sono molto importanti per discettare sulle possibili interpretazioni delle Veneri dei due periodi dell'Eta della Pietra, le affrontere­mo prima di esaminare specifici gruppi di statuette.

La maggior parte degli scrittori che studiano le Veneri del Paleolitico sottolineano le loro caratteristiche sessuali, in particolare i grandi seni, il triangolo pubico e il fatto che molte sembrano gravide. Queste figure possono an­che essere lette semplicemente come donne che, secondo il nostro metro, sarebbero obese; queste forme potevano risultare aHora piacevoli in confronto a quelle delle donne magre, meno ben nutrite. Queste caratteristiche potrebbe­ro far pensare che le statuette hanno un nesso con la fertilita.

Va ricordato che la fertilita e molto piu importante nel­le popolazioni piccole che dipendono dal mantenimento di un costante tasso di natalita per la loro sopravvivenza che in quelle numerose delle moderne societa occidentali. Percio sono emerse due tendenze: alcuni ritengono che le Veneri rappresentino una dea della fertilita o una dea Madre, altri suggeriscono che facciano parte di rituali ma­gici propiziatori per sostenere la procreazione nelle donne.

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La possibilita che il culto di una dea madre fosse esteso a tutto il continente sembra esagerata. 42 Tuttavia, la de­vozione verso una dea della fertilita e attestata nella storia delle popolazioni dell'Anatolia diverse migliaia d'anni dopo che le statuette neolitiche vi erano state create, e questo fatto rafforza la possibilita che le prime prodotte in Ana­tolia fossero rappresentazioni della stessa dea, in partico­lare quando ne vengqno esaminati il contesto del ritrova­mento e la forma. 43 E se questa interpretazione e giusta, va poi dedotto che il soggetto rappresentato e uno solo in posizioni e forme differenti, oppure si tratta di divinita effettivamente diverse? Questo non autorizza, comunque, a pensare che tutte le statuette prodotte nell'Europa prei­storica vadano interpretate allo stesso modo. Una religio­ne universale basata su una specifica divinita femminile non e probabile in una societa come quella dell'Europa paleolitica, sia perché presupporrebbe contatti molto rav­vicinati tra i diversi gruppi su una vasta area - che non emergono da altri aspetti della cultura - sia perché una religione basata su divinita sarebbe molto insolita in civil­ta moderne dello stesso tipo. Le credenze dei popoli rac­coglitori e di altre piccole popolazioni, che sono a stretto contatto con il mondo naturale ed i cui sistemi sociali si basano su una maggiore uguaglianza rispetto alle societa stratificate successive, in genere sono legate a spiriti e forze generiche, piu che a divinita personificate. Le credenze nelle divinita sono caratteristiche, per esempio, della Grecia classica e del mondo romano e hanno ispirato gli archeo­logi, che hanno chiamato le statuette paleolitiche Veneri per analogía con la dea romana della fertilita; sono quindi tipiche delle societa complesse, dove la stratificazione so­ciale e la specializzazione nelle arti si rispecchia nelle com­petenze assegnate alle divinita da ciascuna cultura. Men­tre l'origine dei sistemi della credenza classica appare lo-

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gica nel contesto accennato, non sembra che questo fosse comune nel Paleolitico e nel Neolitico inferiore. Per ana­logia con gli altri cambiamenti sociali ed economici veri­ficatisi nel tardo Neolitico e nella prima Eta del Bronzo (vedi capitolo 3°), si puo supporre che questi periodi ab­biano creato un contesto in cui avrebbero avuto origine poi culti veri e propri.

Un'altra lettura delle Veneri del Paleolitico .. sottolinea il contesto domestico nel quale vengono ritrovate: solita­mente presso i focolari delle prime capanne e case. Si trac­cia cosl un legame tra il ruolo della donna nella famiglia e nella casa e come "creatrice del fuoco" in molte civilta tradizionali. Le statuette vengono quindi interpretate co­me spiriti, se non immagini di divinita, che dovrebbero proteggere la nuova casa ed il nuovo focolare.

Secondo un'altra interpretazione, che a voltee stata da­ta alle Veneri piu recenti, queste rappresenterebbero per­sone devote o sacerdotesse, raffigurate in un particolare atteggiamento di preghiera o mentre partecipano a riti di devozione di una divinita. Come abbiamo detto sopra, le religioni aventi divinita, e ancor piu le sacerdotesse con funzioni particolari, comportano un'organizzazione sociale e politica gia evoluta e quindi piu organica.

Le statuette potrebbero rappresentare anche personaggi pseudo-storici che facevano parte della mitología o del pas­sato del gruppo. In alcune zone dell'Africa, per esempio, vengono usate statuette come strumenti didattici per l'ini­ziazione alle cerimonie, per illustrare i personaggi del mi­to o per mostrare i comportamenti corretti da tenersi nella comunita. Dopo essere stati usati, questi esemplari ven­gono gettati e quindi si potrebbero ritrovare in ambienti simili a quelli delle statuette cretesi del Neolítico. La pre­valenza, anche se a volte e stata esagerata, delle rappre­sentazioni femminili sarebbe quindi particolarmente inte-

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ressante. Forse servivano nelle cerimonie delle donne, o per spiegare la matemita alle ragazze nella puberta? O, se rappresentano donne del mito o del passato, potrebbero aver voluto significare l'importanza di esse nella memo­ria di quella societa? Si potrebbe obiettare che anche se le donne vengono riverite in un contesto religioso, come nella Chiesa cattolica oggi, questo non ci offre un'imma­gine molto realistica della loro reale posizione sociale. Ma a questa obiezione e stato anche controbattuto., che esi­sterebbe un legame molto piu stretto tra ideología e com­portamento nelle societa paritarie che in quelle gerarchi­che, mentre la disuguaglianza e lo sfruttamento sono deli­beratamente mascherati da rituali e retoriche ambigui e contraddittori.

L'uso delle statuette nella magia .. simpatetica per pro­piziare la fertilita e attestato da molti casi etnografici, e forse gli veniva attribuito un peso ancora piu importante in societa ove la relazione tra la fecondazione maschile e la nascita non era chiaramente compresa. Una donna che avesse desiderato un bambino avrebbe creato una sta­tuetta rappresentante una donna incinta o, piu spesso se­condo le conoscenze etnografiche, del figlio desiderato, o di come questo sarebbe stato da grande. A vrebbe poi portato sempre con sé la statuetta, magari ci avrebbe dor­mito vicino oppure 1' avrebbe usata per al tri riti.

Tra alcune tribu di Indiani del Nordamerica, come gli Zuñi, una donna che voglia un figlio porta sempre con sé una statuetta, la tiene in una cuila o su un altare fino a che non rimane incinta. Dopo che il bambino e nato, la statuetta a volte viene gettata e in altri casi conservata gelosamente dalla madre per garantire un futuro prospero per il figlio. In alcuni gruppi dell 'A frica occidentale, le donne gravide portano sulla schiena un modello, mentre presso altre popolazioni della zona, come i Senufo, le sta-

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tuette della fertilita vengono assegnate ai ragazzini nella puberta: conservate e sepolte con essi quando moriranno.

A volte la statuetta pub indicare il sesso desiderata del nascituro, oppure no. Alcuni degli esemplari preistorici sono molto piccoli e quindi sarebbe stato facile portarli appresso. 11 fatto che sia nel Paleolitico sia nel Neolitico le statuette si trovino solitamente nelle case o negli ac­campamenti, e spesso tra i rifiuti, rafforzerebbe la teoria che vuole che si gettasse la raffigurazione una volta che aveva soddisfatto il suo ruolo, mentre sembni piu impro­babile che cib avvenisse per l'immagine di una divinita. Se alcune delle Veneri preistoriche intendono raffigurare un figlio desiderata, la prevalenza delle immagini femmi­nili, seguite da quelle asessuate ed infine da quelle ma­schili, significherebbe che le bambine erano preferite ai maschi, mentre per alcuni genitori il sesso era indifferente.

In alcune societa moderne, le statuette vengono usate in altre forme di stregoneria e di magia. Per fare del maJe ad un individuo potrebbe essere necessario colpire un mo­dello, ad esempio romperlo per imitare la morte, o infila­re degli spilli per rappresentare ferite. 11 modello potreb­be servire anche per azioni buone, come per guarire, ma­gari ungendolo con una sostanza particolare.

D'altro lato, si possono avanzare teorie piu banali per queste statuette. Per esempio, in molte regioni del mondo le statuette servono ai bambini per giocare alle bambole, e questa interpretazione non pub essere esclusa per le fi­gure preistoriche. L'uso di materiali semplici come l'ar­gilla, la presenza di animali oltre che di esseri umani in alcune zone, e la trascuratezza con cui a volte sembrano essere trattati questi modelli, fanno si che in alcuni casi l'ipotesi non possa essere scartata.

Clive Gamble" ha esaminato un aspetto piuttosto ine­dito delle Veneri paleolitiche, che non e nccessariamente

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incompatibile con le interpretazioni che abbiamo finora esaminato. Egli sottolinea il ruolo di queste statuette in quanto mezzi di comunicazione, facenti sl che comunita lontane fossero unite da un unico simbolismo. La datazio­ne delle statuette coincide con il periodo di massima gla­ciazione, quando le comunita necessitavano di una partí­colare "rete di sicurezza" social e che controbilanciasse scompensi nell'approvvigionamento delle risorse. Le sta­tuette provengono da siti aperti e da ripari rocciosi e non dalle profondita delle grotte, e questo fa pensare che fos­sero bene in vista e quindi il messaggio da loro trasmesso potesse essere "letto" da chiunque in qualsiasi momento. Questa interpretazione potrebbe essere considerata aggiun­tiva e complementare a qualsiasi altra ipotesi venga prefe­rita per spiegare il perché era scelta la "Venere" come mezzo di comunicazione, anche se viene accettata 1 'impli­cazione di un legame a distanza.

Abbiamo esaminato un ventaglio di possibili interpreta­zioni per le statuette di tutti i periodi preistorici e possia­mo concludere che I'essere state dea madre o della fertili­ta non sono affatto le uniche possibilita. Abbiamo visto come certe letture siano piu probabili per alcuni gruppi di statuette, per il contesto del loro ritrovamento, sepoltu­re o ambienti domestici otra i rifiuti; per il materiale im­piegato, dozzinale oppure raro o di difficile lavorazione; o per la frequenza di alcuni caratteri nella forma o nella posizione del corpo.

1 contesti sociali, ambientali ed economici delle civilta che hanno prodotto le Veneri paleolitiche e neolitiche so­no moho diversi: vanno considerati i ruoli contrapposti delle donne quali procacciatrici di cibo in ciascuna socie­ta, e va considerato il profondo divario cronologico tra le due epoche. Le Veneri paleolitiche sono il prodotto di comunita di raccoglitori-cacciatori che vivevano in climi

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freddissimi, ai margini dei ghiacciai, dovela carne procu­rata soprattutto dagli uornini era probabilmente un elemento fondamentale della dieta; mentre le statuine neolitiche fu­rono fabbricate migliaia di anni piu tardi in semplici so­cieta agricole dove, come vedremo nel capitolo successi­vo, le donne avevano un ruolo centrale nella produzione del cibo. Non e, quindi, necessario adottare una sola spie­gazione.

Come per tutte le opere d'arte, va anche tenuta presente la loro funzione di creare e rafforzare una particolare ideo­logia, che potrebbe anche non essere necessariamente col­legata al vero ruolo del soggetto rappresentato, in questo caso la donna. La lettrice o il lettore deve farsi un'idea rimanendo consapevole dei problemi di interpretazione che i reperti archeologici sempre suscitano. A prescindere dalla lettura prescelta, e significativo il fatto che tra le statuette la rappresentazione di figure femminili prevale su quelle maschili, anche laddove le forme non sono esclusivamen­te di donne.

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3. 1 primi agricoltori

Dal punto di vista delle vite di donne, il Neolítico e for­se la fase preistorica piu importante. Come abbiamo visto nel capitolo precedente, forse alla fine del Paleolitico e nel Mesolitico le donne godevano della parita con glí uomini. Raccoglievano probabilmente una quantita di ci­bo pari, se non superiore, ad essi e conseguivano una condizione di uguaglianza per questo contributo alla co­munita. Ma circa 4000 anni fa, nell'Eta del Bronzo, si erano gia radicati molti dei ruolí sessualí e dei compor­tamenti tipici del mondo occidentale contemporaneo. Ne consegue che i cambiamenti crucialí devono essere avve­nuti nel Neolítico.

La caratteristica principale del Neolítico fu l'introdu­zione dell'agricoltura nell' Asia sud-occidentale e nell'Eu­ropa sud-orientale, attomo al VII millennio a.C. o prima. L' innovazione si diffuse rapidamente nel resto dell' Euro­pa, fino a che attomo al IV millennio a.C. raggiunse an­che la Britannia (fig. 23). Numerose altre invenzioni ed adattamenti nello stile di vita sembrano essersi verificati piu o meno nello stesso periodo. Tra questi, il passaggio da una esistenza nomade ad una vita sedentaria, la produ­zione di vasellame e 1 'uso di utensili di pietra levigati. E probabile che da cio ne conseguirono importanti cam­biamenti socialí.

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La nascita dell 'agricoltura

U no dei mutamenti piu importanti nell 'evoluzione dell 'u­manita e stato sicuramente 1 'addomesticamento di piante ed animali: 1' "invenzione" dell'agricoltura. Le conseguen­ze sociali del passaggio dalla raccolta all 'agricoltura sono state di vasta portata come lo furono le conseguenze eco­nomiche, ma non tutte le implicazioni che questo cambia­mento comporta si realizzarono immediatamente, anzi, al­cune attesero generazioni o secoli prima di essere attuate. La transizione dalla raccolta all'agricoltura deve aver cam­biato sostanzialmente la vita di donne e uomini nella Prei­storia. Invece di muoversi alla ricerca di cibo, la pratica dell 'agricoltura permetteva o richiedeva una vita sedenta­ria. A vra forse anche causato un aumento della popola­zione, o forse venne affrettata da questa condizione. La letteratura archeologica e ricca di disquisizioni sulle cau­se e gli effetti di questi cambiamenti, e sul perché si veri­ficarono o vennero adottati alla fine in quasi tutta 1' Euro­pa. L'elaborazione delle tecniche agricole e sempre stata attribuita all'uomo, mentre e probabile che siano state le donne per prime ad adottarle. Sulla base di conoscenze antropologiche di moderni popoli raccoglitori e popoli col­tivatori (che vivono cioe di coltivazioni come nel passato, senza mezzi meccanici) confrontate con i reperti archeo­logici, risulta probabile che le stesse donne, osservando per prime i comportamenti delle piante a cui si dedicava­no per praticare la raccolta, dopo tentativi e forse errori scoprissero il metodo della loro coltivazione.

La transizione dalla raccolta alla coltivazione, che se­gna il passaggio dal Paleolitico e Mesolitico, o Antica e Media Eta della Pietra, al periodo che gli archeologi defi­niscono Neolitico o Nuova Eta della Pietra, sembra esser­si verificata inizialmente nell 'Asia sud-occidentale verso

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il 10000 a.C. Nel 6000 a.C. l'agricoltura era diffusa in tutta quella zona. Da n partirono le informazioni sui metodi che diffusero l'agricoltura in tutta l'Europa. Ne­gli ultimi dieci anni, gli archeologi hanno fatto numerosi passi avanti nella scoperta di quando e dove l'agricoltura e stata applicata per la prima volta, e di alcune delle fasi attraverso le quali si e verificata la transizione. 1 1 metodi scientifici della datazione, in particolare la data­zione al carbonio radioattivo o C 14 , ci hanno permesso di stabilire la data in cui le popolazioni agricole e seden­tarie vivevano in alcune regioni europee e dell 'Asia sud­occidentale, e gli studi paleo-botanici e zoologici hanno indicato quali piante ed animali vennero addomesticati per primi.

Le prime comunita agricole vissero nelle regioni che ci sono note come la "Mezzaluna fertile" vicino ai fiumi Tigri ed Eufrate, ora territori di Iran, Iraq, Turchia, Si­ria, Giordania e Israele, dove le piante che poi vennero col ti vate crescevano allo stato spontaneo.' Altri archeo­logi sostengono che diversi gruppi potrebbero essere giunti all'agricoltura indipendentemente l'uno dall'altro e in zo­ne molto distanti, comprese alcune regioni deii'Europa sud­orientale. Nelle prime fasi di siti come Ali Kosh in Iran, <;ayonü in Anatolia e Gerico in Israele, si sono trovati semi di cereali selvatici od ossi di animali diversi nella morfología dalle loro varieta domestiche, mentre nei pe­riodi piu recenti degli stessi siti si trovano gia le specie coltivate. Uno dei siti piu importanti e Mureybet, nella valle deii'Eufrate, dove in un avvallamento furono costruite circa 200 case rotonde. 11 sito si trova ad almeno 100 chi­lometri dall'altopiano, la localita piu vicina dove cresce­vano spontaneamente i cereali. La presenza a Mureybet di orzo e grano selvatico fa pensare, quindi, che i loro semi fossero ,rasportati dall'altopiano e piantati vicino

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al sito, in un periodo risalente a circa 8500-8000 anni a.C. 3 Un caso simile, ma ancora piu remoto (circa 9500-8500 a.C.), si riscontra nel sito di Abu Hureya, a 25 chilometri circa da Mureybet, dove e stato ritrovato del grano selvatico in livelli immediatamente "pre­neolitici", che pero non cresceva spontaneamente nella zo­na. Tuttavia, l'esame dei semi di erbacce trovati con il grano indica la presenza di varieta tipiche della zona cir­costante Abu Hureya e non degli altipiani lontani dal sito, e cio rafforza l'ipotesi che i cereali fossero coltivati sul posto.'

Come e perché questo passaggio all'agricoltura si veri­fico e che cosa possiamo dire, piu precisamente, del ruolo delle donne nel processo?

Nel capitolo precedente abbiamo esaminato i popoli rac­coglitori che ancora oggi vivono nel mondo. Raccolgono e cacciano in modo simile alle comunita paleolitiche pri­ma dell'introduzione dell'agricoltura: tra queste popola­zioni si riscontra un modello comune nel modo di procac­ciarsi il cibo. Come abbiamo visto, le donne si occupano maggiormente della raccolta, che costituisce la parte piu consistente nella dieta di quasi tutti i popoli nomadi, men­tre gli uomini trascorrono moho tcmpo a caccia. Anche se i prodotti animali costituiscono una fonte importante di protcinc nclla dicta, la carne rapprcscnta una porzionc piuttosto limitata del cibo assunto da queste popolazioni.

Possiamo esaminare anche ahre socicta che vivono in zone come la Nuova Guinea e alcune regioni dell'Africa, che ancora oggi cohivano la terra e allevano gli animali soltanto con l'aiuto degli strumenti piu semplici, in ma­niera moho simile alle societa neolitichc. Qucste non usa­no l'aratro o l'irrigazionc artificialc e allcvano pochi ani­mali, o non nc allcvano. Pcr distingucrli dai popoli che usano tccnologie piu complcssc, gli antropologi dctiniscono

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20 La differenza tra grano selvatico e domestico: a sinistra, grano selvatico (Triticum boeoticum) e, a destra, domestico (Triticum monococcum). (Ber1der, 1975, e Cale, 1960)

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questa forma di coltivazione come orticoltura e le popo­lazioni che la applicano "societa orticole". Studiando il modo di vita di questi gruppi e il tipo di resti archeologici che rimarrebbero dalle loro attivita, e confrontando poi il tutto con i reperti che oggi abbiamo per i primi coltiva­tori in Europa ed in Asia sud-occidentale, possiamo forse intravedere qualche informazione sulla vita nell' Europa neolitica.

Abbiamo gia esaminato i problemi che emergono uti­lizzando gli esempi etnografici come modello per le so­cieta arcaiche, e in particolare per esaminare i diversi ruoli tra donna e uomo nel passato. Ma oltre alle difficolta ge­nerali che emergono dal fare questi confronti, si notano alcune differenze significative tra le popolazioni agricole neolitiche e quelle moderne. La maggior parte delle so­cieta orticole moderne vivono in aree come la Nuova Gui­nea, le isole del Pacifico, il Sudamerica e zone dell 'A fri­ca centrale. Il clima e la vegetazione naturale in queste regioni sano molto diversi da quelli in cui vissero i primi orticoltori, e le messi coltivate da queste popolazioni ri­chiedono una coltivazione e una mietitura differenti da quelle dei cereali europei e dell' Asia sud-occidentale, con altre tecniche di preparazione al consumo. Questi fattori sicuramente incidevano sull' organizzazione economica e sociale delle comunita, ma non sappiamo fino a che pun­to possano aver influito sul ruolo affidato a ciascun sesso e sulla condizione della donna. Comunque, anche se le attuali popolazioni orticole vivono nelle piu svariate re­gioni del mondo, si possono riscontrare caratteri compor­tamentali ricorrenti e cio ci conforta nell 'uso delle loro abitudini di vita come categorie del Neolitico, in partico­lare se i comportamenti trovano riscontro anche nei siti archeologici.

Gli studi sul ruolo delle donne in tipi differenti di sacie-

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ta agricole fanno emergere un modello particolarmente coerente. 5 Nelle societa che praticano l'agricoltura con l'aratro e allevano animali su larga scala, gran parte del lavoro viene svolto dagli uomini, mentre le donne non han­no un ruolo diretto, bensl si occupano solo di attivita se­condarie. D'altro lato, nelle societa orticole che usano zappe o bastoni per fare i buchi ove piantare le radici o i semi, sono le donne quasi interamente responsabili della produ­zione agricola. Uno studio che ha preso in esame 104 di­verse societa orticole dei nostri giorni ha mostrato che nel 50% le donne sono esclusivamente responsabili della col­tivazione; nel 33% le donne e gli uomini condividono nu­merosi compiti; e sol tanto nel 17% dei casi gli uomini sono gli unici responsabili del lavoro agricolo, e questo forse in seguito ad anni o magari secoli di contatti con societa la cui ideología incoraggerebbe gli uomini a rag­giungere ruoli piu consistenti nell'attivita produttiva. 6 Le societa orticole sono piuttosto diffuse, soprattutto ai Tro­pici, in mol te zone dell 'Africa, dell 'America central e e dell 'Asia. 11 modello ricorrente in queste aree e quello della coltivazione errante, in cui gli appezzamenti di terreno ven­gono coltivati per alcuni anni e poi, quando se ne esauri­sce la fertilita, si passa a dissodare e a coltivare altre zo­ne. Anche se gli uomini aiutano a ripulire gli appezza­menti da alberi e arbusti, sono di solito le donne che sea­vano, seminano, curano e mietono. Alcuni studi svolti al­l'inizio del secolo suggeriscono che questo modello di col­tivazione fosse piu comune in passato di quanto non sia oggi. Sembra, inoltre, probabile che fosse ancora piu dif­fuso prima che molte aree nel mondo venissero a contatto con i mercanti ed i missionari europei, con le loro idee preconcette su cio che era giusto e cío che era sbagliato per le donne e per gli u o mini.

Le popolazioni orticole contemporanee, che vivono prin-

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cipalmente nelle foreste pluviali dei Tropici, devano ripu­lire una foresta ed un sottobosco molto fitti prima di colti­vare e, come abbiamo visto, il compito solitamente spetta agli uomini. Nell 'Asia sud-occidentale, nelle aree dove fu praticata per la prima volta la coltivazione, la vegetazione spontanea era molto diversa. L'esame del polline conser­vato nei siti neolitici indica che predominava la prateria, con foreste di querce e pistacchi sulle alture. Ripulire questi spazi era un lavoro relativamente semplice, ed e possibile che i semi dei cereali scelti inizialmente siano stati gettati su terreni sabbiosi con poca vegetazione naturale, o che la vegetazione selvatica sia stata estirpata o bruciata pri­ma di gettare i semi. 11 compito di ripulire il terreno, as­segnato agli uomini nelle attuali societa orticole, forse non esisteva neppure; in ogni caso, gli uomini continuarono probabilmente a cacciare, come facevano quando la so­cieta dipendeva interamente dalla raccolta e come faceva­no alcune popolazioni orticole recenti prima che le pres­sioni sui territori e l'interferenza dei moderni governi ri­ducesse l'importanza della caccia in molte zone.

Molte societa orticole tradizionali non allevano anima­Ji, o comunque ne tengono pochi. Vengono cacciati quelli selvatici oppure vengono tenute una o due specie domesti­che in pochi esemplari, che vivono intorno all'appezza­mento, e non vengono condotte al pascolo su vasti territo­ri. N ella Nuova Guinea e nelle isole del Pacifico, per esem­pio, vengono allevati i maiali; sano considerati molto im­portanti e vengono curati con grande attenzione, ma poi­ché gli animali non vengo no impiegati nell 'aratura ed il letame animale non viene sparso sui campi, non esiste il rapporto simbiotico tra messi e allevamento domestico che si riscontra in regimi agricoli piu complessi. Tuttavia, nel-1' Asia sud-occidentale i primi reperti di peco re, cap re e maiali domestici risalgono allo stesso periodo in cui si in-

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contrano perla prima volta le messi fra l'altro nei medesi­mi siti, sebbene ad Abu Hureya, una delle piu antiche lo­calita agricole, sembra che nella prima fase in cuí si prati­cava la coltivazione dei cereali la carne provenisse ancora dalla caccia.' Pub darsi che la pratica parallela di colti­vazione e allevamento costituisca una differenza sostan­ziale tra i popoli orticoltori moderni e quelli del Neolíti­co. D'altro lato, e impossibile determinare i rapporti rela­tivi tra le coltivazioni e gli animali allevati in una localita partendo dai resti archeologici, in quanto gli ossi animali si conservano facilmente, mentre i semi ed i resti di pian­te sono rari e non si possono determinare se non usando tecniche particolari durante gli scavi.

Probabilmente sara presente nei resti un'alta proporzio­ne delle specie animali che venivano allevate nel sito, men­tre gran parte dei semi e dei resti di cibo vegetale saranno stati o mangiati o seminati nuovamente, senza lasciare co­sl tracce archeologiche. In gran parte dei siti neolitici si trovano ossi di animali selvatici insieme a quelli di specie addomesticate, e quindi la caccia continuava ad essere pra­ticata, contemporaneamente all'allevamento. Quale era !'e­quilibrio tra i ruoli sociali di donna e uomo in queste pri­me comunita neolitiche? Furono gli uomini a sperimenta­re le conoscenze sugli animali che avevano appreso du­rante la caccia occupandosi dell' allevamento di animali do­mestici? Oppure gli uomini continuarono a cacciare, co­me nelle odierne societa orticole, mentre le donne o i bam­bini badavano a un limitato numero di animali domestici, forse i piccoli di una femmina uccisa dai cacciatori, "sal­vati" e accuditi da un gruppo di bambini?

Dal fatto che le donne dei popoli raccoglitori di cui ab­biamo notizia si occupano della raccolta dei frutti della terra, e in quelle orticole moderne praticano la coltivazio-

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ne, deduciamo che probabilmente anche in passato esse avessero i medesimi compiti. 8 N e consegue che le don­ne avranno contribuito anche a sperimentare gli stadi del­la coltivazione, come le pratiche ad essa connesse quali l'uso dell'aratro, la conservazione e i procedimenti della preparazione. Emergono a questo punto due interrogati­vi: come possiamo pensare che si siano succeduti questi stadi? Si e trattato di un improvviso quanto profondo cam­biamento o di un processo graduale? E, in secondo luogo, esistono prove archeologiche provenienti dai siti neolitici delle aree dove sappiamo che l 'agricoltura si sviluppo per prima che facciano supporre o dimostrino che furono le donne a introdurre questo cambiamento cosl rivoluzionario?

E difficile rintracciare prove che delineino le prime fasi di questo passaggio all 'agricoltura. Le piante subiscono mutamenti morfologici in seguito ad una selezione sia na­turale sia provocata, ma soltanto dopo anni di coltivazio­ne. Anche le caratteristiche degli animali tenuti in cattivi­ta e con limitate possibilita di accoppiamento subiscono mutamenti soltanto dopo parecchie generazioni. Comun­que, questi mutamenti si verificano molto tempo dopo della fase socialmente assai piu significativa di persone che ma­nipolano effettivamente la vita delle specie selvatiche, te­nendole in cattivita o procurando il cibo. Se presso un sito archeologico si trovano semi di erbe selvatiche non sara facile distinguere se essi siano stati raccolti da una donna del periodo pre-agricolo o fatti crescere in un luogo scelto appositamente da una donna "neolitica".

Alcuni importan ti scavi svolti nell 'Asia sud-occidentale negli ultimi dieci anni hanno fornito nuovi ed importanti riferimenti per gli stadi di transizione che hanno portato all'agricoltura." Ora conosciamo meglio gli insediamen­ti, i tipi di abitazioni dei primi agricoltori e la loro cultura materiale. Comunque, molti di questi scavi si sono svolti

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su scala assai ridotta, se visti alla luce degli standard degli scavi nell'Europa nord-occidentale. Se l'operazione aves­se interessato aree piu ampie di questi siti, sarebbe stato possibile dimostrare che alcune abitazioni oppure una zo­na venivano occupate per svolgere attivita specifiche. Per esempio, cumuli di schegge di selce ci hanno indicato il luogo in cuí venivano prodotti gli utensili di tale materia­le, ma fino ad ora non si sono identificate aree adibite alla produzione di cibo nei siti neolitici del Vicino Orien­te.'0 Se fosse possibile farlo, potremmo confrontare que­sti risultati con il sesso degli scheletri che piuttosto fre­quentemente si trovano sepolti sotto i1 pavimento dell'abi­tazione. Supponendo che il morto avesse vissuto o lavora­to in quel particolare edificio, cosa che sembra piuttosto plausibile, questo collegamento, calcolato su un campio­ne sufficientemente ampio, potrebbe offrire una prova con­sistente delle attivita di cuí si occupavano le donne e quel­le degli uomini. Sebbene, per quanto io ne sappia, uno studio simile non sia mai stato tentato, esso rientrerebbe tranquillamente negli ambiti dell' Archeologia e richiede­rebbe soltanto un complesso maggiore di materiale repe­rito, che emergera senz'altro dagli scavi futuri.

Come possiamo immaginare che sia sorta l'agricoltura? Facendo un'analogia con i moderni popoli raccoglitori, che abbiamo gia considerato, erano sicuramente le donne ad oc­cuparsi della raccolta dei frutti che costituiscono buona parte della dieta delle societa tradizionali. Dovevano quindi es­sere a conoscenza dei luoghi in cuí trovare certe specie di piante: per esempio, una poteva crescere sulle rive del fiu­me, un'altra al riparo di grandi alberi. Dopo anni ed anni di osservazioni, le donne avevano forse appreso molto del­le caratteristiche biologiche di questi vegetali: erano forse in grado di riconoscere negli steli adulti i giovani germogli precedenti, quando tornavano sulluogo l'anno successivo.

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A vranno capito presto che se pioveva di meno o e' era me­no sole del solito le piante non crescevano rigogliose e conseguentemente il cibo era scarso; che i semi dovevano cadere sul terreno per potervi trovare piu piante di quella specie l'anno successivo. Se veniva sradicata, o comple­tamente mangiata, la stessa pianta non si sarebbe piu tro­vata, mentre se alcuni semi cadevano a terra o venivano sparsi altrove la pianta sarebbe cresciuta nuovamente. Sen­z'altro migliaia di donne raccoglitrici fecero queste osser­vazioni, ma ad una certa parte di esse non parve che po­tesse esserci un vantaggio nel controllare i luoghi dove le piante crescevano. Come abbiamo visto nel capitolo pre­cedente, la vita nomade dei popoli raccoglitori presenta mol ti vantaggi e 1 'agricoltura non porta necessariamente ad un miglioramento della vita. Molti popoli raccoglitori moderni, per esempio i !Kung del deserto del Kalahari, sanno bene che i loro vicini praticano l'agricoltura, e san­no anche come funziona, ma scelgono di mantenere le lo­ro abitudini: "perché preoccuparsi di coltivare le messi, quando ci sano cosl tante noci mongongo nel mondo?".

11 passaggio dalla raccolta all'orticoltura avra portato ine­vitabilmente altre evoluzioni, molte delle quali non saran­no state previste dai primi coltivatori. Circa 10 000 anni a.C., le donne dell'Europa e dell' Asia sud-occidentale tra­scorrevano parte della loro giornata raccogliendo i frutti della terra che crescevano intorno a loro; nel frattempo, gli uomini cacciavano. Quando le donne pensavano che una pianta che cresceva non poco lantano da loro fosse matura, o gli uomini notavano una diminuzione della sel­vaggina nei paraggi, raccoglievano le loro poche cose e si spostavano per chilometri, fino a raggiungere una zona piu ricca di risorse. Questi spostamenti avvenivano ad in­tervalli irregolari. In alcune aree o in alcune stagioni del­¡' anno era necessario spostarsi dopo pochi giorni, mentre

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a volte era possibile sostare alcuni mesi su un luogo parti­colarmente generoso. Puo essere che in alcune regioni flo­ride in Europa gli spostamenti si rendessero necessari sol­tanto due o tre volte all'anno, alternando alcune aree fis­se, o forse diventava necessario spostarsi soltanto quando si volevano raggiungere delle messi particolarmente ap­petibili che si trovavano ad una certa distanza. 1 cibi di cui effettivamente si alimentavano variavano da una re­gione all'altra, e alcuni vegetali si sarebbero prestati piu di altri ad essere anche coltivati. Nelle valli delle monta­gne in Asia sud-occidentale crescevano alcune erbe, i cui semi fu scoperto che potevano essere bolliti o macinati per diventare farina ottenendo un alimento gustoso e nu­triente. Queste erbe, che sono il grano e l'orzo, si trova­vano solo nelle vallate montuose, mentre altri vegetali che venivano consumati in questa regione provenivano da ter­reni piu in basso, nelle pianure dei fiumi. 1 cereali matu­ravano una sola volta all'anno, ma i semi venivano con­servati e mangiati successivamente. 1 popoli raccoglitori non portano con sé il cibo, ma alcune donne, raccoglien­do questi cereali, avranno scoperto che in pochi giorni po­tevano accumularne a sufficienza per coprire un certo pe­riodo; alcuni gruppi stanziavano laddove i semi cresceva­no, mentre altri forse preferivano portarli appresso in al­tre localita, dove li potevano associare ad altro cibo." Queste evoluzioni hanno avuto probabilmente due impor­tanti conseguenze: in primo luogo, i1 passaggio dalla vita nomade alla vita sedentaria, ed in secondo luogo un note­vole aumento della popolazione." lnnanzitutto, sarebbe stato troppo faticoso trasportare pesanti fardelli di cereali; e se venivano lasciati in un luogo con l' intento di farvi ritorno successivamente, altri uomini o animali li avreb­bero potuti trovare e mangiarne il contenuto prima di chi aveva raccolto e nascosto il cibo. Queste ragioni probabil-

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mente spinsero i gruppi ad organizzarsi lasciando qualcu­no a guardia delle scorte. Si pensa che venissero scelti i membri piu anziani della comunita per coprire questi in­carichi, mentre gli altri continuavano la ricerca di nuovo cibo. Se le granaglie raccolte erano sufficienti da poter co­prire buona parte dell'anno, era piu semplice stabilirsi in quel posto per periodi piu lunghi, sempre che nei dintorni si potessero raccogliere anche altri prodotti. Durante il tra­sporto del grano dalluogo di conservazione a quello di con­sumo alcuni semi senz 'altro saranno stati persi per strada provocando indirettamente nuove piantagioni. Se il grup­po vi abitava ancora, o vi faceva ritorno la primavera suc­cessiva, le donne durante la raccolta avranno potuto nota­re i nuovi germogli di grano e di orzo. Quelle dotate di maggior spirito di osservazione o addirittura gli stessi bam­bini potevano notare come il seme caduto a terra germo­gliasse e crescesse fino a diventare una spiga ed essere iden­tificato coi cereali gia consumati. Questo si sara verificato di anno in anno e sara stato osservato per lunghi periodi in diversi insediamenti, sorti intorno alle distese di grano e orzo selvatici. La fase successiva e senz'altro quella di aver lasciato cadere o aver sparso intenzionalmente i semi vicino all 'insediamento sperando di veder proprio n cre­scere le nuove pianticelle. D'altro lato, dopo l'esito di queste sperimentazioni i1 gruppo avrebbe potuto risparmiarsi la migrazione al luogo dove era stato notato che le granaglie crescevano spontaneamente. Diventava quindi indispensa­bile restare nei paraggi intanto che le piantine crescevano per difenderle dagli intrusi, animali o persone che fosse­ro. Dopo il raccolto, le granaglie venivano conservate ac­curatamente e protette per es se re consumate durante l' in­verno. Cosl, senza rendersi conto del vero cambiamento, il gruppo sarebbe stato costretto a restare in un unico luo­go per un anno intero, e in nessun periodo il gruppo sa-

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rebbe stato ormai in grado di muoversi tutto insieme. Da un popo lo nomade di raccoglitori si sarebbe tras formato in un popolo sedentario di orticoltori.

1 moderni popoli raccoglitori costruiscono soltanto rudi­mentali ripari o nulla del tutto. Non restano abbastanza a lungo su un territorio perché si renda necessaria la costru­zione di edifici piu solidi; inoltre, non possiedono molti beni, in quanto questi costituirebbero soltanto un peso in piu da portare. Ma non appena un gruppo riduce i suoi spostamenti e resta piu a lungo su un'area, entrambi questi aspetti cam­biano. Comincia ad apparire l'esigenza di costruire un ri­paro solido e gli orticoltori costruiscono quasi sempre edi­fici dove dormire e, forse ancora piu importante, dove po­ter accumulare e conservare il cibo prodotto. Lo stesso cri­terio viene riscontrato negli scavi archeologici relativi al passaggio dall 'economia di raccolta del Paleolitico e del Me­solitico a quella della produzione del cibo nel Neolitico. Nella fase immediatamente pre-agricola, nel Levante me­ridionale, nota come periodo Natufiano dal sito di Wadi an-Natuf e risalente a 10 000-8000 anni a.C., gli insedia­menti occupati stagionalmente comprendevano capanne ro­tonde od ovali con basi di pietra ma con sovrastrutture fra­gili, poco piu grandi di cannicci. Ma nella successiva fase architettonica della regione, ove si riscontra la presenza del­l'attivita agricola, le case venivano costruite piu accurata­mente. A Mureybet, un sito di cui gia abbiamo parlato, ve­ni vano costruiti solidi ripari a forma rettangolare, alcuni con blocchi di pietra calcarea ed altri con muri di argilla su una struttura di legno posta su basi di pietra. Nei pavi­menti delle abitazioni venivano ricavati dei "silos", ed il fatto stesso che le pareti fossero state reintonacate indica che le case erano occupate per molto tempo."

Poiché i gruppi tendevano sempre piu a vivere con con­tinuita in un luogo a causa del ciclo stagionale dell 'agri-

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21 La pianta di una casa del Neolitico inferiore a Mureybet, in Siria, costruita con mattoni di calcare tenero, legati con malta d'argilla. La stanza in basso, a destra, conteneva un focolare interrato, mentre quella in alto, un silo. A destra esternamente, il cortile pavimentato. (Mellaart, 1975)

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coltura, incominciarono a costruire anche edifici dove po­ter conservare cose, trovando molto efficace accumulare beni, ornamenti, recipienti di alimenti e utensili. Gli at­trezzi dei popoli raccoglitori, ovviamente, dovevano esse­re leggeri per essere portati appresso, oppure molto sem­plici da costruire di volta in volta per poi gettarli. Se, in­vece, si potevano trattenere ed ammirare, la loro fabbrica­zione andava via via facendosi piu impegnativa. 1 primi oggetti usati in agricoltura devono essere stati dei rami ap­puntiti per fare i buchi nel terreno per la sernina, e macine di pietra a mano per ridurre il grano in farina. Poiché era­no le donne a sentire sempre di piu il bisogno di aiutarsi con qualche mezzo per fare questi lavori, e probabile che siano state loro a inventare i primi utensili per alleviare i loro sforzi quotidiani. ,. M entre le donne dei popoli rac­coglitori della Preistoria usavano borse di pelle per tra­sportare i frutti raccolti all 'accampamento, cosl come le loro contemporanee, quelle delle popolazioni orticole avreb­bero avuto bisogno di recipienti piu solidi per conservare stabilmente i1 cibo nelle case. Forse le ciotole di legno e le terraglie venivano adoperate dalla maggior parte dei po­poli orticoltori, quelli dell'antichita e quelli moderni, ra­ramente dai popoli raccoglitori. Vari siti archeologici ri­portano alla luce pezzi di vasellame molto ben conserva­to, che attira subito l'attenzione dei ricercatori. La cera­mica venne creata nell 'Asia sud-occidentale, nelle stesse aree in cui si praticava perla prima volta l'agricoltura, ma probabilmente centinaia e centinaia di anni dopo che le po­polazioni si erano adattate alla vita sedentaria. Inizialmen­te, la ceramica veniva usata per conservare i cereali o per cuocere i frutti della terra, compiti che venivano entrambi svolti dalle donne, per cui sembra piu probabile che siano state loro, e non gli uomini, ad inventare i1 procedimento della lavoraziom: dell'argilla e della sua cottura.

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L'essere stati capaci di organizzare l'accumulo di mate­riale porto come conseguenza alcuni popoli a trovarsi piu ricchi di altri. Se qualcuno aveva bisogno di un utensile o di una maggiore quantita di cibo che altri avevano in eccedenza, era possibile prendere a prestito o accettare in dono questi, ma chi aveva ricevuto il bene si sarebbe sentito poi in qualche modo in debito con 1 'offerente. Quindi e stato forse a partire dal Neolitico che incominciarono i concetti di ricchezza, debito e obbligo, con la conseguente stratificazione sociale basata sulle differenze di proprieta; su questi temí molto importanti parleremo in seguito.

Non era piu necessario portare in giro continuamente i bambini piccoli. Come abbiamo detto nel capitolo prece­dente, le donne raccoglitrici, che affrontano a intervalli di pochi giorni o settimane lunghi percorsi a piedi, di rado hanno piu di un bambino al disotto dei tre o quattro anni. E gia abbastanza faticoso portarsi appresso un bambino, portarne due sarebbe impossibile. Presso i popoli racco­glitori, la mancanza di cibo per i piu piccoli ritarda lo svez­zamento; il continuo allattamento al seno, necessario in as­senza di altro cibo, tende generalmente a far cessare 1 'ovu­lazione, determinando cosl una certa distanza tra una na­scita e l'altra. Ma una volta che i lunghi viaggi divennero meno frequenti ed il cibo - in particolare i cereali, facil­mente digeribili per i bambini- piu sicuro, si sara verifi­cato presto un aumento della popolazione, dovuto ad un maggiore numero di nascite e a una minore mortalita in­fantile. '' Presso molti siti neolitici dell 'Asia sud­occidentale si riscontra un rapido aumento della popolazione indicato dal crescente numero di abitazioni edificate nelle fasi successive del sito. 11 celebre sito neolítico di Gerico costituisce un esempio molto interessante: qui, sembra che il campo base di un gruppo di raccoglitori si sia sviluppato con grande rapidita in una piccola e fiorente cittadina.

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22 A fronte e sopra, tipici manufatti del Neolítico inferiore a Jarmo, in lraq, risalenti a 6500-6000 anni a.C., furono ricavati da pietre smussate e scagliate, argilla non cotta, canne ed osso. Le illustrazioni sano in scale diverse. (Braidwood, 1967)

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Deve essere stata l'agricoltura a rendere possibile !'au­mento della popolazione, ma essa avrebbe anche dato ini­zio ad un circolo vizioso di cambiamento sociale ed eco­nomico da cui non si poteva sfuggire. La terra rendeva di piu su ciascun appezzamento ma gli uomini dovevano lavorare piu duramente per produrre. Piu persone nel grup­po significavano piu donne che lavoravano i campi, ma anche piu bocche da sfamare. La produzione della cera­mica e 1 'invenzione di altre tecniche facevano insorgere il bisogno e il desiderio di accumulare nuovi beni mate­riali. La fabbricazione di questi richiedeva tempo, che ve­niva sottratto ai lavori nei campi, anche se le genti conti­nuavano ad avere il bisogno di nutrirsi. All'interno dei dibattiti tra gli archeologi che si occupano di questo pe­riodo, cresce sempre di pi u 1' interesse sull 'interrogativo se fu 1' aumento della popolazione che rese necessaria 1 'in­troduzione dell'agricoltura o se fu l'avvento dell'agricol­tura che provoco !'aumento della popolazione. Tuttavia, una volta che i1 cambiamento si era verificato, tutti dove­vano lavorare di piu per ottenere dalla terra il massimo della produzione, per cui la possibilita di ritornare ad una vita nomade divenne sempre meno realizzabile. 1 popoli del Sud-ovest asiatico e poi quelli europei erano stati ri­succhiati ormai dalla spirale che contrapponeva all 'aumento della popolazione un maggiore bisogno di lavoro, anche se la gente incomincio forse a godere di una vita piu con­fortevole e sicuramente con valori piu materialistici. In ogni caso, 1' agricoltura viene considerata in genere come un passo avanti e una fase importante e positiva nel pro­gresso verso la civilizzazione; e altresl probabile che que­sta fondamentale scoperta sia da attribuire non agli uomi­ni come si e sempre detto, bensl alle donne.

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L' espansione delle comunita agricole

Nei treo quattro millenni successivi all'avvento dell'agri­coltura nell 'Asia sud-occidentale, le conoscenze e le ca­pacita si diffusero in gran parte dell'Europa. Con il suc­cesso del nuovo metodo di produzione del cibo aumento la popolazione; di conseguenza, quando una comunita di­ventava troppo numerosa per essere vitale, parte di questa si spostava alla ricerca di nuove terre da coltivare. A vol­te, inoltre, le donne dei popoli raccoglitori imparavano le tecniche agricole da gruppi di agricoltori che incontra­vano. Nel corso dei millenni e nella vasta area che e !'Eu­ropa, esiste un'infinita di reperti archeologici relativi a que­sti primi coltivatori, che non possiamo esarninare qui este­samente; ma come esempio noi ci riferiamo ai ben noti siti che appartengono alla cosiddetta "Cultura della cera­mica" considerandone alcuni aspetti.

La Cultura della ceramica lineare'6 , che prende il no­me dal tipo di decorazione del vasellame, fiorl tra il 5500 e il 4800 a.C. Gli insediamenti si trovano sulle valli flu­viali del Danubio, del Reno e di altri grandi fiumi ed af­fluenti dell 'Europa centrale, dove il ricco loess che rico­pre i1 terreno rende particolarmente fertile la coltivazio­ne. Le aree effettivamente ripulite e sfruttate erano molto piccole: 17 limitati diboscamenti nella foresta primaria e gli ossi di animali selvatici, trovati nei siti ove sano stati effettuati gli scavi, ci fanno supporre che la caccia fosse ancora importante e praticata nelle foreste circostanti.' 8

Se, come potra essere dimostrato da piu testimonianze, le donne furono le produttrici primarie dei cereali in que­sti nuovi insediamenti, si puo affermare che probabilmen­te esse, e non gli uomini, riconobbero i terreni adatti e scelsero il territorio da diboscare anche se, per analogía etnografica, possiamo supporre che gli uomini prendes-

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23 La diffusione dell'agncoltura, secondo repert1 datati con il sistema al radiocarbonio. (Sherratt. 1980)

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sero parte all'effettiva operazione di sgombero. Lo sfrut­tamento agricolo della foresta primaria dell'Europa cen­trale e nord-occidentale diede vita a compiti e problemi diversi da quelli delle aree pi u aride e cespugliose dell 'Eu­ropa sud-orientale e del Vicino Oriente. In queste ultime zone, la preparazione dei campi per la semina costituiva un compito relativamente facile, mentre lo sgombero del sottobosco nella foresta si avvicina maggiormente all' atti­vita delle modeme popolazioni orticoltrici della Nuova Gui­nea o del Sudamerica. Secondo il modello comportamen­tale, presso queste popolazioni di solito tutti, o a volte sol­tanto gli uomini, ripuliscono la foresta incidendo a strisce circolari la corteccia degli alberi fino a che questi muoio­no. Gli alberi piu piccoli edil sottobosco vengono tagliati. Dopo che la vegetazione viene lasciata morire e seccare per qualche settimana o qualche mese, viene bruciata, cos'i che le ceneri forniscono un ottimo concime. Da questo mo­mento gli uomini ritornano a cacciare, mentre le donne con­tinuano ad occuparsi della coltivazione del terreno.

1 cereali coltivati dalle popolazioni della Cultura della ceramica lineare erano molto simili a quelli dei primi agri­coltori del Vicino Oriente. 11 cereale piu diffuso era il grano, ma venivano coltivati anche i piselli, le fave e altre pian­te. Inoltre, anche dal punto di vista tecnologico i processi agricoli erano simili a quelli dei primi coltivatori, prima che la zappa venisse sostituita dall'aratro. Aquel tempo, le donne dovevano ancora occuparsi di buona parte, se non di tutto illavoro dei campi. Nella Cultura della cera­mica lineare, in alcune sepolture femminili sono state ri­trovate le macine usate per ottenere la farina mentre que­ste sono assenti nelle tombe degli uomini,' 9 fatto che ci fa pensare come le donne si occupassero della produzione del cibo, anche se cío non implica che fossero coinvolte anche nelle prime fasi. Presso i siti di quest'ultima cultura

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24 Pianta della zona scavata nel villaggio di Sittard, Olanda, risalente alla Cultura della ceramica lineare. V millennio a.C., in cui si notano le lunghe case rettangolari con buche per la sistemazione di pali e i letti dei fossi. Accanto alle case ci sono pozzi poco profondi e si possono vedere tratti dei canali che circondavano il villaggio. (Peggott, 1965)

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25 Gruppo di manufatti della Cultura della ceramica lineare. comprendente alcuni vasi. trancianti. punte di frecce e asee a "calzascarpe". (Bonn, Rheinisches Landesmuseum)

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si trovano spesso ossi di animali domestici, con prevalen­za di bovini e di suini. Inoltre, la presenza di ossi di sel­vaggina di pelo fa supporre che la caccia fosse ancora for­temente praticata, costituendo quella circa un terzo della carne animal e di cui si alimenta vano, 20 ma venivano pro­babilmente praticate anche la pesca e la caccia ai volatili. Non si sa ancora con certezza quale importanza avessero nell 'economia i prodotti animali rispetto ai frutti della ter­ra e chi si occupasse dell'allevamento. Se, come spesso e stato ipotizzato, il bestiame veniva riparato in inverno a un capo delle lunghe case della Cultura della ceramica lineare (come si vedra in se guito), il numero di animali deve essere stato molto limitato. L'ubicazione degli inse­diamenti su terreni adatti alla coltivazione dei cereali piu che all 'allevamento e la prevalenza di foreste intorno agli insediamenti sono particolari a sostegno della teoria se­condo cui l'economia si basava soprattuttosulle messi piu che sull'allevamento. 21 La cura di qualche mueca e di po­chi maiali poteva ricadere sulle donne, mentre gli uomini continuavano a cacciare e a pescare.

Uno degli aspetti piu caratteristici della Cultura della ceramica lineare sono proprio le grandi case rettangolari (fig. 26), che si trovano solitamente in gruppi di circa una dozzina a formare villaggi occupati da alcune centinaia di persone. La forma e le dimensioni delle case danno un'i­dea di quella che era l'organizzazione sociale del gruppo, in particolare la sua struttura famigliare nonché la posi­zione delle donne all'interno della societa stessa. Sono sÚ1.ti realizzati due studi22 , che potrebbero adattarsi anche alle prove archeologiche, i quali si sono serviti di dati etno­grafici e dimostrano questo rapporto. Melvin Ember so­stiene che i modelli di residenza dopo il matrimonio si riflettono nelle dimensioni delle case, mentre secondo John Whiting e Barbara Ayres la loro forma ci puo fornire

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alcuni elementi sulla pratica della poligamia o della mo­nogamia. Secando Ember, nelle societa matrilocali, dove le donne restano nell'insediamento d'origine anche dopo il matrimonio, le grandi case usate da unita famigliari estese sano piu comuni che nelle societa patrilocali, dove le case sano piu piccole ed occupate da gruppi nucleari. E piu probabile che delle sorelle e i loro mariti senza parenti condividano i lavori domestici e vivano sotto un solo tetto che non dei fratelli che condividano la casa con mogli senza parenti nelle societa patrilocali. Naturalmente le ampie fa­miglie matrilocali hanno bisogno di piu spazio nelle case, che quindi occuperanno su un terreno di base piu grande di quello di una casa per un solo nucleo famigliare. Un'in­dagine su casi etnografici che forniva molti dati riguar­danti sia le dimensioni delle case sia i modelli di residen­za suggerisce, con chiara correlazione statistica, che le abi­tazioni delle societa ad organizzazione patrilocale hanno una superficie media di 30 mq e comunque sempre meno di 55 mq, mentre i dati enografici riguardanti un sia pur piccolo numero di societa ad organizzazione matrilocale indicano case con una superficie media di 80 mq, con una sola eccezione inferiore a 55 mq. Quest'ultimo studio in­dica un modello statisticamente significativo, ma i dati erano disponibili soltanto per trentasette societa. Secando Whit­ing e Ayres le case rettangolari, come que}le della Cultu­ra della ceramica lineare, si associano meglio alla pratica della monogamia. Bisogna chiaramente essere cauti nel­l'applicare questo modello agli esempi archeologici. La limitatezza del campione e la possibilita, se non addirittu­ra la probabilita, che una civilta del passato avesse un com­portamento che non si riscontra nel mondo presente ci de­ve far capire che questa ipotesi non puo essere trasforma­la in una regala. lnoltre, non e sempre possibile distin­guere gli spazi domestici da aree usate come deposito o

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per altre funzioni. Tuttavia, solitamente le diverse dimen­sioni delle case sono di facile rilevamento nel corso degli scavi e, sulla base della ricerca di Ember, queste prove possono servire a ipotizzare se la societa in oggetto era ad organizzazione matrilocale o patrilocale, soprattutto se esistono anche altri dati che suffragano l'ipotesi.

Le case della Cultura della ceramica lineare e delle cul­ture successive dell'Europa centrale, la "Lengyel", la "Rossen" e la "Tripolye", si distinguono nella Preistoria per le loro notevoli dimensioni. Le abitazioni hanno for­ma rettangolare e una larghezza da 5 a 6 metri. Si tratta probabilmente delle dimensioni massime che si possono ottenere con travi a formare un tetto a due falde, con una pendenza capace di far scorrere via l'acqua. La lunghezza delle case varia da 7 a 45 metri, ma le misure piu comuni vanno da 6 a 20, e la media e di 17 metri. 23 Queste ci­fre portano ad una superficie delle case che va da 30 a 120 mq con una media di 100 mq, che rientra nel modello a residenza matrilocale, anche se abbiamo la convinzione che non sempre sappiamo quale uso venisse fatto di ogni parte della casa. La struttura delle case e molto regolare. Un terzo della casa ha un muro es terno pi u solido rispetto al resto; di solito, si pensa che in quella parte venissero tenuti gli animali durante !'inverno. Esiste un'altra inter­pretazione secondo cui quella parte sarebbe stata esposta nella direzione dove i1 vento spirava maggiormente, in quanto l'esame dei fosfati, che potrebbe indicare la pre­senza di animali, ed i manufatti distribuiti nella casa espri­mono una uniformita superiore a quella che ci si potrebbe aspettare se aree diverse fossero state usate per funzioni diverse: si tratta di una risultanza importante, in quanto influira significativamente sui calcoli dello spazio dome­stico e quindi sul numero di persone che vivevano in ogni abitazione. L'altra estremita della casa presenta sempre

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26 Ricostruzione e p1anta di casa lunga della Cultura della ceramica lineare a Geleen in Olanda. (Ciarke. 1977)

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dei pali interni molto robusti, che quindi sostenevano, con molta probabilita, un piano superiore. Questo piano dove­va essere sufficientemente robusto per servire da magaz­zino, anche se la parte sottostante poteva mantenere una funzione domestica. Quindi, probabilmente un terzo, o per­sino due, della superficie della casa non veniva usato ef­fettivamente come luogo domestico. Presso i siti risalenti alla Cultura della ceramica lineare non sono stati trovati indizi quali la divisione interna o la presenza di piu foco­lari che facessero pensare alla permanenza di piu nuclei, ma questo puo essere imputato tanto alla reale mancanza di tali strutture quanto alla cattiva conservazione dei siti. Alcune case della cultura "Tripolye" del Neolítico me­dio, sulla costa settentrionale del Mar Nero, presentano la stessa forma e le stesse dimensioni ed hanno da uno a cinque forni ed il numero di focolari e strettamente le­gato alla lunghezza della casa. Sulla base di tutto cio, un'al­tra ricerca 24 ha portato all'ipotesi che una sezione di 5-6 metri di una casa lunga fosse occupata da una famiglia. Quindi, per esempio, una casa lunga 20 metri sarebbe po­tuta essere abitata da quattro famiglie. Molte, ma non tut­te, le case della Cultura della ceramica lineare superano la linea di demarcazione tra residenza matrilocale e patri­locale di 55 mq proposta da Ember. Le case piu piccole erano forse abitate da famiglie meno numerose, ma pur sempre estese, mentre sarebbe piu difficile dare una spie­gazione per case molto piu grandi se di norma le abitazio­ni fossero state usate da un solo nucleo famigliare. Vorrei suggerire, percio, come questo faccia pensare che presso questi popoli vigesse il modello a residenza matrilocale basato sulla nonna materna e sulle sue figlie con i relativi mariti e bambini. Le famiglie con una o due figlie soltan­to avrebbero avuto bisogno di case piu piccole, rispetto allc famiglie con quattro o cinque figlie femmine. Come

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abbiamo gia visto, la dimostrazione della base agricola della Cultura della ceramica lineare e collegata ad un buon gra­do di coinvolgimento economico e quindi politico delle donne, che, insieme ad una condizione di vita elevata ri­spetto alla media, costituisce la caratteristica anche delle societa matrilocali.

L'ipotesi che la residenza matrilocale fosse la norma nella Cultura della ceramica lineare viene suffragata dalle teo­rie avanzate in due importanti ricerche. Anche se ambe­due sono tra loro indipendenti, presentano una relazione: si riferiscono a societa in fase di transizione, sul punto di diffondersi in altre zone o di migrare. Questa e una delle caratteristiche piu evidenti della Cultura della cera­mica lineare come di altri gruppi del primo Neolitico che occupavano l'Europa tra i1 VI e i1 III millennio a.C.

La prima ricerca 25 si occupo di societa migrate da po­co in un nuovo territorio, e riscontro che queste civilta ave­vano probabilita superiore alla media di essere organizzate matrilocalmente. I vantaggi di una comunita di questo tipo insediata su un territorio nuovo sono facilmente riscontra­bili. In una societa matrilocale gli u o mini escono dal loro villaggio d'origine al momento del matrimonio, per cui i parenti maschi sono sparsi in diverse aree. Dirninuisce quin­di il rischio di guerre tra villaggi della stessa cultura, pro­prio perché gli uomini sarebbero costretti a combattere ed uccidere i propri fratelli. In questo modo, i villaggi di. re­cente fondazione potrebbero occuparsi soprattutto del di­boscamento del terreno, della costruzione di nuove case e di attivita simili, invece di doversi preoccupare di attac­chi esterni. D'altro lato, quando fossero stati minacciati da altre popolazioni - magari gli abitanti originari del terri­torio in cui si erano stanziati - sarebbe stato piu facile chiamare in aiuto i propri parenti dai villaggi vicini.

Secando un'altra teoria, 2" uno degli ostacoli al succes-

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so di una comunita che si trasferisce in un nuovo territo­rio sarebbe legato alla consistenza della forza lavoro per il diboscamento e la coltivazione della terra. Poiché le donne avevano principalmente il compito di incrementare il gruppo con la nascita di nuovi bambini, la loro importanza era di sicuro superiore a quella che possono avere in una so­cieta che non attribuisce alcun valore all' aumento della forza lavoro. D'altro lato, le tensioni sociali tra gruppi di discendenza riguardanti la possibilita che i nuovi nati appartenessero alla famiglia materna o paterna - e cioe discendenza matrilineare o patrilineare - potevano au­mentare poiché ciascun gruppo desiderava nuovi compo­nenti. Questo fatto contrasta con la situazione incontrata successivamente, quando la risorsa piu critica divenne la terra e non piu la quantita della forza lavoro, situazione che avrebbe diminuito il potere di negoziazione delle don­ne sulla loro posizione sociale.

C'e un'altra ragione per cui era piu probabile un'orga­nizzazione matrilocale presso le popolazioni appena mi­grate: nelle societa in cui le donne avevano ancora voce in capitolo sulle questioni della sussistenza, la loro richie­sta di avere piu terra per sfamare la famiglia, e quindi la necessita per il gruppo di migrare, avrebbe potuto pre­valere su altri interessi sociali, quali i1 restare vicino alla stretta parentela, fatto piu comune nelle societa patrilocali maggiormente inclini a restare fisse nella stessa area.

Come abbiamo visto, le sepolture ed i corredi funerari possono fornire utili informazioni riguardanti la struttura sociale di una comunita; le stesse tombe della Cultura del­la cerarnica lineare sembrano confermare il modello di una societa in cui le donne non venivano dorninate dagli uo­mini. Le necropoli con sepolture ad inumazione e, piu ra­ramente, a cremazione sano spesso vicine ai villaggi della Cultura della ceramica lineare. Le sepolture hanno pochi

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oggetti di correcto e - cio che e forse assai significativo - non si riscontrano notevoli differenze nella quantita o qualita di questi oggetti trovati vicino a uomini o a donne. Le punte di freccia si trovano solo nelle tombe maschili, mentre in quelle femminili si trovano macine e punteruo­li. In alcuni siti, solo nelle tombe maschili si trovano or­namenti fatti con conchiglie importate da molto lantano, ma in altre localita questi ornamenti sono presentí nelle tombe sia degli uomini sia delle donne.

Prima di lasciare la Cultura della ceramica lineare e op­portuno fare alcuni confronti tra questa e la cultura degli Indiani irochesi della costa orientale del Nordamerica. Si sono mosse spesso delle critiche nei confronti degli ar­cheologi che tendono a fare confronti individuali tra i pro­pri dati e un esempio antropologico, in quanto, natural­mente, nessun popolo sara uguale ad un altro, per cui si puo rischiare di considerare un sito archeologico come la copia esatta del campione antropologico per riuscire a tro­vare i particolari mancanti, o cercare di usarlo come pro­va a sostegno di una teoria archeologica. Tra i siti della Cultura della ceramica lineare e gli insediamenti degli Iro­chesi ci sono molte differenze, ma si riscontrano anche alcune similitudini piuttosto ragguardevoli. Vale quindi la pena di esaminare questo gruppo etnico, in parte per po­ter tratteggiare un' ipotesi sulla Cultura della ceramica li­neare e in parte, su base piu scientifica, per fornire un modello utile a far sorgere altri quesiti da porre poi al-1 'Archeologia su quest'ultima cultura.

Gli Irochesi vivevano in quello che e ora lo stato di New York ai tempi in cui arrivarono i primi coloni europei, e furono descritti da alcuni esploratori e missionari del XVIII seco lo e dall 'inizio del XIX seco lo." La ricerca antropologica femminista si e interessata moho a questa popolazione, proprio perché e una di quelle in cui mag-

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giormente la donna sembrava avere uno status elevato e un certo grado di potere. La societa era organizzata se­condo il principio della discendenza matrilineare e secon­do la matrilocalita. L 'economía degli Irochesi era fondata sull'orticoltura: coltivavano granturco, fagioli e cocome­ri, con l'aggiunta di frutti selvatici, noci, radici e funghi. La Cultura della ceramica lineare usava tecniche di zap­patura molto simili alle loro, soprattutto per il grano ed i legumi. Tuttavia, uno dei contrasti piu evidenti e la man­canza di allevamento presso gli Irochesi: mentre le donne si occupavano quasi per intero dell'agricoltura, gli uomi­ni cacciavano. D'altro lato, i popoli della Cultura della ceramica lineare allevavano il bestiame, cosl come le pe­coree i maiali. Se veniva riparato in una parte della lunga casa d'inverno, il bestiame non doveva essere molto nu­meroso, quindi e possibile che fossero le donne stesse ad occuparsene, oltre che a svolgere gli altri compiti legati all'agricoltura. La terra degli Irochesi era di proprieta co­mune e le donne la coltivavano a squadre. Come gli agri­coltori della Cultura della ceramica lineare, gli Irochesi dovevano diboscare il terreno in un ambiente non molto diverso da quello europeo. Gli uomini, forse con l'aiuto delle donne, diboscavano le foreste facendo incisioni a fa­sce circolari intorno agli alberi e bruciando poi il sottobo­sco dopo che gli alberi erano morti, proprio come si ipo­tizza facessero le antiche popolazioni europee.

Una delle somiglianze piu interessanti riguarda le abita­zioni. Come nella Cultura della ceramica lineare, gli Iro­chesi costruivano lunghe case massicce che accoglievano un'intera famiglia estesa. In ogni casa irochese viveva una donna anziana, o matrona, che era la nonna dei bambini di quella casa, insieme alle figlie con i rispettivi mariti. Ogni piccolo nucleo aveva una zona ed un focolare pro­prio, ma il cibo efa comune e veniva distribuito dalla non-

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na, che aveva il potere di escludere dalla casa gli uomini indesiderabili o di non dare loro il cibo. Questo fatto dava alle donne il diritto di veto su tutte le attivita maschili, compresa la guerra. Anche se le questioni tra i villaggi e le tribu erano lasciate agli uomini, era impossibile pren­dere una decisione che fosse impopolare presso le donne.

Mol ti aspetti dell 'archeologia della Cultura della cera­mica lineare deWEuropa neolitica fanno supporre, quin­di, che 1 'organizzazione social e ed eco no mica valorizzas­se molto le donne e concedesse loro funzioni di leader in vari aspetti della vita facendo sl che vivessero in uno stato almeno di parita con gli uornini. Questo quadro risulta forse rafforzato dai confronti che e possibile fare con la vita delle donne irochesi.

La rivoluzione dei prodotti secondarÍ28

ovvero la presa del potere maschile

In precedenza abbiamo detto che quasi sicuramente furo­no le donne ad "inventare" o dedurre i principi dell 'agri­coltura allo stesso modo di tecniche ed utensili ad essa legati, che rendono possibile e conveniente la coltivazio­ne agricola. Essendo le principali fornitrici di cibo, erano rispettate e godevano di paritft con gli uomini. Ma con il trascorrere dei secoli, a parte le societa tradizionali di raccoglitori-cacciatori e di orticoltori, la condizione delle donne venne drasticamente ridotta ed in molte aree la col­tivazione divenne un campo di predominio esclusivamen­te maschile. Perché c'e stato questo cambiamento, e quando ha avuto luogo? Due fatti sano certi: in primo luogo, agli inizi della storia risulta che ovunque in Europa l 'agricol­tura era un'occupazione di pertinenza maschile, e che gli

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uomini erano i proprietari dei fondi e delle attrezzature. In secando luogo, nelle regioni dovele donne ancora oggi sono le principali produttrici agricole, gran parte dell'atti­vita si concentra sulla produzione dei cereali, e se vengo­no allevati gli animali, questi sono pochi, non sono quasi mai mandrie numerase o greggi. 29 Quindi, il passaggio al dominio maschile nell' agricoltura deve essere avvenuto tra le prime fasi del Neolítico e l'avvento della scrittura, e si pub ricollegare al cambiamento di uso degli animali nel­l'economia agricola dell'Europa preistorica. Sembra, inol­tre, possibile che un cambiamento cosl drastico nello stile di vita, avvenuto o gradualmente nel corso dei millenni o come una "rivoluzione" improvvisa, debba aver com­portato anche modifiche sostanziali all' interno della so­cieta. Gli antropologi ci mostrano come le societa moder­ne presentino un evidente collegamento (anche se non as­soluto al lOO%) tra agricoltura all'aratro, discendenza pa­trilineare e proprieta del terreno esattamente come esiste un collegamento tra agricoltura senza aratro e il forte coin­volgimento - con il conseguente incremento nello status sociale - delle donne. Tra i reperti archeologici possia­mo andare alla ricerca di prove che testimonino questa trasformazione: per esempio, un cambiamento nella strut­tura famigliare, nei modelli di ricchezza e proprieta, po­trebbe emergere dagli insediamenti o dalle sepolture, co­me vedremo nei capitoli successivi.

Noi esamineremo i dati relativi all'Europa neolítica, ma le stesse trasformazioni si sono verificate anche nel Vici­no Oriente e sono state oggetto di studio da parte di Au­tumn Stanley. 30

Si ritiene che i mutamenti fondamentali nella coltiva­zione siano avvenuti attorno al 3000 a.C., nel Neolítico superiore. Si parlerebbe quindi di circa cinquemila anni dopo 1 'introduziooe della coltivazione nel Vicino Oriente;

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queste trasformazioni economiche si riscontrano in molte aree europee intorno allo stesso periodo. Andrew Sher­ratt 3 ' ha suggerito che, nonostante gia nel Neolítico in­feriare venissero tenuti gli animali domestici, questi ser­vissero solo per procurare la carne: il consumo di latte o di prodotti derivati non doveva essere di grande consi­stenza, né gli anirnali venivano impiegati per tirare gli aratri o i carri. Tutte queste innovazioni subentrarono piu avanti e non solo rivoluzionarono la produzione agrícola, ma re­sero anche meno faticoso il lavoro dei campi. Inoltre, la maggiore importanza degli animali domestici e dei loro prodotti ridusse il bisogno di cacciare le specie selvatiche. 11 lavoro passo da un insieme di attivita comprendenti la caccia, la coltivazione dei campi e 1 'allevamento di pochi animali ad un'economia che dipendeva da un'agricoltura mista, e di conseguenza i ruoli ed i doveri di uomini e donne subirono una trasformazione. Esaminiamo ora nei particolari le prove e le teorie al riguardo.

I carri e gli aratri vengono per la prima volta rappre­sentati su tavolette di argilla e sigilli cilindrici in Meso­potamia, circa all' inizio del IV millennio a.C., e si dif­fusero in Europa molto rapidamente all 'incirca nei suc­cessivi 500 anni. Una delle prime rappresentazioni del­l'aratura (fig. 27) mostra un bue che trascina un aratro a due braccia provvisto di un imbuto per la semina, un utensile usato per seminare in profondita e spesso legato alle zone do ve e necessaria 1' irrigazione. Le due figure umane, l'una che conduce 1' animal e e 1 'altra che tiene l'aratro, sembrano essere uomini provvisti di barba. An­che in altre figure di ara tri, trova te nella Valle dei Re in Egitto, questi sono condotti da uomini. In Europa, la presenza piu antica dell'uso dell'aratro e testimoniata dai segni che questo lasciava nel terreno, a volte preservati sotto la costruzione di siti piu recenti. Questi segni ven-

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27 Uomini che conducono un aratro a due mani; da un sigillo cilíndrico della Mesopotamia della fine del 111 millennio a.C. (Oxford. Ashmolean Museum)

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gano rilevati durante gli scavi, e sia in Danimarca sia in Britannia 32 risalgono alla meta del IV millennio a.C.: tuttavia, diversamente dalle immagini citate precedente­mente, questi segni non ci dicono se l'agricoltore fos·se uomo o donna. Risalenti allo stesso periodo, troviamo an­che figure di buoi con il giogo, provenienti dalla Polonia. La prima prava concreta di carri in Europa, altro stru­mento che avrebbe migliorato enormemente 1 'efficienza agricola, si trova in vasellame ungherese della meta del IV millennio e in autentiche ruote, conservatesi in un in­sediamento sott'acqua dell'-Europa nord-occidentale e ri­salenti alla fine del IV millennio.

Un'altra innovazione che sembra essere subentrata nel­lo stesso periodo riguarda l'impiego dellatte su larga sea­la e conseguentemente 1 'allevamento di numerase mucche da mungitura. Senza contare i vantaggi derivanti da una dieta a base di latte, se gli animali vengono allevati per il traino, e quindi le mandrie devano essere mantenute, e piu conveniente ricavarne il latte con regolarita, piutto­sto che mangiarne la carne soltanto di rada! Dalla mungi­tura dellatte di una mueca si ottengono proteine in quanti­ta quattro-cinque volte superiore aquella della sua macel­lazione. Con questa dieta, pero, emergono due problemi. In primo luogo, molte persone adulte presentano un'intol­leranza fisiologica allatte, per cui questo deve essere la­vorato per ottenere yogurt o formaggio, per essere consu­mato; ed in secando luogo, molte femmine di animali, con­trariamente alle mucche da latte che abbiamo oggi, non permettono ad altri che non siano i loro piccoli di farsi mungere, per cui si rende necessario inventare tecniche che permettano l'operazione. Questi due fattori fanno pen­sare che la mungitura non sia stata una delle prime attivita associate all 'agricoltura. La mungitura venne praticata su scala ridotta a partire da! V millennio a.C. nel Vicino Orien-

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te. Tuttavia, l'allevamento del bestiame in quanto parte di un'economia agricola mista, e quindi la produzione di latte su vasta scala, fu ritardato di alcuni millenni in gran parte dell'Europa, finché non vennero introdotti altri im­portanti mutamenti all'interno dell'economia agrícola mi­sta, come la coltivazione prativa. Le forme del vasellame in Europa e nell'Asia sud-occidentale cambiarono, e que­sto potrebbe indicare la diffusione di nuove attivita colle­gate alla mungitura e alla lavorazione del latte. 33 Sono giunte fino a noi alcune immagini della mungitura, prove­nienti dal Vicino Oriente, dall'Egitto e dall'Europa sud­orientale, a partire dalla meta del III millennio. Spesso in esse, pero, non e facile capire a quale sesso appartenga chi munge. Tuttavia, in quelle dove questo elemento e evidente, risulta che chi munge e sempre un uomo. Una scena egiziana trovata in una tomba della seconda meta del III millennio mostra alcuni uomini che accudiscono e mungono il bestiame, e un sigillo minoico mostra un uomo che munge una mueca. Tuttavia, in base ai resti di ossi di animali bovini, sembra probabile che la mungi­tura risalga ad un periodo precedente di poco la data di queste prime immagini.

L' es ame degli os si di animali trovati presso alcuni si ti neolitici svizzeri, risalenti all 'inizio del IV millennio, in­dica che le mucche venivano allevate per piu di due o tre anni, cosa che presuppone 1 'allevamento allo scopo di sfruttare la loro produzione di latte piu che per il risul­tato della loro macellazione. Secondo Sherratt, nell'Euro­pa nord-occidentale venivano allevati probabilmente pic­coli armenti, poiché le folte foreste avrebbero impedito 1 'allevamento di gros se mandrie. Anche se presso le po­polazioni dedite alla pastorizia (che dipendono esclusiva­mente o quasi dall'allevamento di animali) la divisione dei compiti tra uomo e donna per la cura, la mungitura

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e la lavorazione dei prodotti animali e variabile, quando l'allevamento fa parte di un regime agricolo misto, come doveva essere nell'Europa neolítica, l'impegno deBe don­ne sembrerebbe dipendere dalla consistenza delle mandrie. Se le bestie sono poche, sono le donne ad occuparsene e a mungerle, in aggiunta agli altri compiti agricoli, men­tre gli uomini continuano ad andare a caccia. Nelle comu­nita ad agricoltura mista a tempo pieno, dove gli armenti costituiscono un' attivita su larga scala, come possiamo im­maginare fosse in Europa dopo la "rivoluzione dei pro­dotti secondari", son o gli uomini ad allevare e a mungere gli animali, spesso lasciando alle donne il compito di tra­sformare il latte in formaggio e yogurt.

Di piu facile riscontro archeologico e una terza innova­zione: la filatura e la tessitura della lana. A volte, quando le condizioni di conservazione sono molto buone, soprav­vivono resti di lana e presso i siti archeologici si trovano con frequenza i dischi dei fusi e i pesi del telaio. Questa innovazione si puo considerare di grande importanza in questo contesto: nelle leggende omeriche, nei documenti risalenti alla Grecia micenea e successivamente alla Gre­cia classica, come nei primi documenti di altre aree, la filatura e la tessitura sono quasi esclusivamente compiti femminili, spesso molto importanti per l'economia, ma che avrebbero richiesto molto tempo alle donne che gia si occupavano dell'agricoltura. Forse non sarebbe stato possibile realizzarli se altri compiti non fossero stati spo­stati sugli uomini. Sebbene i1 lino fosse coltivato e usato come tessuto gia nel N eolitico inferiore, 1' allevamento di pecore producenti lana (che puo essere raccolta) anziché pelo fu probabilmente il risultato di una selezione inten­zionale. Questa usanza nacque forse nel V millennio in Mesopotamia, ma divenne comune sol tanto nel 111 millen­nio, quando l'allevamento delle pecore sembra essere di-

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ventato molto diffuso in diverse aree europee. In questo periodo, o un poco piu tardi, la struttura dello scheletro degli animali indica un cambiamento che puo dipendere da una maggiore attenzione alla produzione della lana. E interessante notare come gli uomini continuassero ad allevare mol te pecore anche parecchio dopo 1 'eta pi u op­portuna per la loro macellazione.

L'introduzione dell'aratro edil consumo di prodotti ani­mali secondari, che richiedono la mungitura e la filatura, comportano anche lo sviluppo di altri ruoli. Bisognava costruire gli aratri, che richiedevano poi manutenzione, e gli animali dovevano essere addestrati fin da piccoli al lavoro. La mungitura doveva avvenire regolarmente, ed i prodotti dellatte andavano lavorati, spesso con strumen­ti appositi. Le pecore si dovevano tosare. Le greggi dove­vano essere alimentate o fatte pascolare, ed abbeverate. La filatura e la tessitura della lana per produrre i tessuti richiedevano molto tempo, e si svolgevano contempora­neamente ad altre attivita, come la cura dei bambini. Co­sl, la varieta e la quantita di lavoro introdotte da queste innovazioni erano notevoli - soprattutto se aggiungiamo i1 lavoro dei campi e la cura dei figli - anche se ognuna di esse veniva svolta su piccola scala. Nel III millennio, 1' agricoltura e la produzione alimentare passavano quindi da un ciclo limitato di attivita che una donna, o un gruppo di donne, svolgeva con pochi attrezzi, a molteplici e com­plesse operazioni che richiedevano il contributo a tempo pieno di tutta la comunita.

Presso i siti neolitici di alcune fasi ed in diverse zone d'Europa il rapporto tra ossi di animali domestici e selva­tici presenta notevoli variazioni, ma in molte localita risa­lenti a questo periodo il numero di ossi di animali cacciati diminuisce notevolmente, mentre nei siti piu antichi, co­me quelli risalenti alla Cultura della ceramica lineare, buona

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parte della carne consumata proveniva da animali uccisi durante la caccia (in alcuni casi, oltre il 30% ). Questo dato dimostra come gli uomirii tendessero ad abbandona­re la caccia, incominciando ad occuparsi sempre piu del-1' agricoltura, fino al punto di prenderne in mano la com­pleta organizzazione.

1 "prodotti secondari" che si sviluppano nel tardo Neo­litico ruotano tutti intorno al maggior rilievo assunto dal­l'allevamento degli animali, in particolare i bovini e gli ovini, all'interno del contesto agricolo (i suini, che non offrivano prodotti secondari e non richiedevano quindi mol­to tempo, non vengono esaminati in questo contesto). La comparsa di questi prodotti segna il passaggio dall 'orti­coltura all 'agricoltura intensiva, nella quale 1 'allevamento degli animali per la carne, per la fornitura di prodotti se­condari e contemporaneamente per 1 'aiuto nel lavo ro dei campi, assume un'importanza altrettanto grande perla co­munita di quanto non abbia la sola coltivazione. Le poche rappresentazioni artistiche del tardo Neolitico e dei suc­cessivi periodi preistorici ci fanno credere che ora fossero gli uomini ad occuparsi dell'agricoltura; questa teoria sa­rebbe sostenuta dall 'esame dei ruoli di uomini e donne nelle societa con base economica simile descritte dalla let­teratura antropologica. 34

Nelle aree del mondo in cuila coltivazione con l'aratro e 1 'allevamento degli animali costituiscono la forma pre­dominante di agricoltura, sono gli uomini che svolgono gran parte di queste attivita. Le donne o non si occupano dell'agricoltura oppure svolgono solo compiti marginali. A volte aiutano nella mietitura o si occupano in parte de­gli animali domestici, se il numero di capi e contenuto. Oggi si riscontra una netta distinzione tra 1' A frica, in cui predomina l'orticoltura, e l'Asia, dove e piu comune l'a­gricoltura all 'aratro e vengono allevati animali domestici.

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Anche in quelle zone dell' Asia in cuí, per esempio, le donne si occupano in parte del lavoro dei campi, esse vi lavorano per meno ore degli uomini; mentre in Africa, dovela coltivazione non prevede l'aratro e sono le donne ad occuparsene, queste lavorano per un numero di ore maggiore degli uomini. L'altra grande differenza traque­sti due sistemi di coltivazione riguarda la stratificazione sociale ed economica: infatti, presso gli agricoltori asiati­ci che u sano 1 'aratro si riscontrano maggiori differenze tra poverta e ricchezza e proprieta dei fondi rispetto alle popolazioni dell 'Africa che praticano ancora 1 'agricoltura alla zappa o l'orticoltura. Anche se dobbiamo sempre usare qualche cautela nel servirci di questi confronti etnografi­ci, possiamo comunque prendere in esame i cambiamenti che si verificarono in Europa durante la "rivoluzione dei prodotti secondari" per verificare se ebbero gli stessi trat­ti che si notano tra le forme asiatica ed africana di orga­nizzazione agrícola.

Per ritornare all'Europa neolítica, non e facile definire con precisione la data esatta di queste innovazioni e sa­pere se furono tutte introdotte entro un breve arco di tem­po o se in vece si succedettero a breve distanza 1 'una dopo l'altra. In Archeologia non e facile rinvenire il primo e­semplare di un manufatto o di un'invenzione, in parte per­ché quelli che noi vediamo non sono altro che un mínimo numero dei si ti o esemplari che esistevano nell 'antichita, e poi perché e difficile datare con assoluta precisione un oggetto. Si discute anche sui luoghi europei dove queste innovazioni furono introdotte, chiedendosi se furono ideate in localita sparse qua e la o se invece si diffusero a partire da un ristretto numero di centri. Qualunque sia la rispo­sta, la loro adozione sembra essere la soluzione ad un pro­blema comune, sorto in seguito all'aumento della popo­lazione e al bisogno di espandersi da aree con terreni e

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condizioni migliori a regioni piu povere di risorse che furono convertite secondo il modello importato. In ogni caso, 1 'introduzione di ogni singolo aspetto non porta va immediatamente dei cambiamenti sociali; infatti, Sher­ratt 35 sostiene che l'impatto totale dell'introduzione su larga scala di tutte queste innovazioni non si sentl nel­l'Europa nord-occidentale fino al tardo Neolitico o forse fino all'inizio dell'Eta del Bronzo. Se le innovazioni fu­rono diffuse lungo centinaia d'anni o comunque da nu­merose generazioni di coltivatori, i singoli individui non afferrarono l'importanza di questi cambiamenti; ma dal nostro punto di vista retrospettivo, queste innovazioni ap­paiono rivoluzionarie, non solo per il processo produtti­vo ma anche per i cambiamenti sociali che ne conse­guirono.

Questi cambiamenti nella produzione agricola si veri­ficarono in gran parte dell'Europa nord-occidentale pro­prio come nelle zone dell 'Europa sud-orientale e centrale che abbiamo esaminato fin qui; e in tutta Europa essi fu­rono preceduti da una prima fase di coltivazione ad orti­coltura. Come nell'Asia sud-occidentale e nell'Europa sud­orientale, il III millennio nell'Europa nord-occidentale e contrassegnato, sul piano archeologico, dall'espansione de­gli insediamenti su terreni piu poveri, lontano dalle val­late fluviali. Questa espansione fu accompagnata da mo­difiche significative nel tipo di insediamenti e di abita­zioni e dalla creazione di manufatti con forme di verse. 36

1 mutamenti riscontrabili nella cultura materiale costitui­scono spesso il segnale di un cambiamento sociale e po­litico, con 1 'implicazione di conseguenze significative per le donne dell'Europa preistorica e delle fasi successive, fino ai giorni nostri.

1 modelli di organizzazione sociale delle societa ortico­le esistenti oggi sono molto diversi da quelli delle comu-

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nita ad agricoltura intensiva: sembrano dipendere dall'e­quilibrio dei compiti agricoli e dalla loro assegnazione tra i due sessi. Una delle principali differenze riguarda la condizione della donna. Questo rafforza la teoria se­condo la quale fu nel tardo Neolitico, quando gli uomini incominciarono a gestire gran parte del lavoro agricolo, che la condizione sociale delle donne inizio la sua de­cadenza.

Come abbiamo visto, e probabile che fossero gli uomi­ni ad accudire gli animali. Spesso l'allevamento di grandi mandrie deve avvenire ad una certa distanza dall'abita­zione o dall'insediamento, per andare continuamente alla ricerca di nuovi pascoli. Gli attacchi da parte delle tribu vi cine sembrano costituire un fattore endemico dell 'alle­vamento di bestiame: quasi una variante della caccia! Que­sto comportamento e stato a volte identificato come !'ori­gine delle guerre, quando per la prima volta i popoli pos­sedevano una risorsa pregiata ma anche facile da rubare.

In secondo luogo, anche l'invenzione dell'aratro fece sl che la coltivazione diventasse un'attivita preminente­mente maschile, mentre, sulla base di analogie etnologi­che per lo meno, le donne dovevano occuparsi maggior­mente della preparazione del cibo, della cura dei figli e della produzione dei tessuti, e forse di qualche altro lavo­ro artigianale.

In terzo luogo, anche se per produrre la stessa quantita occorre meno terra, l'agricoltura con l'aratro e piu inten­siva della coltivazione con la zappa: dovela terra e pove­ra, l'aratro rende possibile l'agricoltura. In alcune zone dell'Europa preistorica, l'aratro permetteva di ricavare grandi estensioni con terreno soffice e sabbioso, ma in altre regioni puo anche aver consentito !'aumento della popolazione, laddove c'era una reale scarsita di terreno coltivabile. Nelle prime fasi del Neolitico non dovevano

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esserci molti problemi legati alla scarsita, come si rileva dallo sviluppo demografico di cui abbiamo gia trattato, tuttavia, nel tardo Neolitico si poteva incominciare a per­cepire la carenza di terreni da destinare alle coltivazio­ni. 37 Le donne dovevano, quindi, fare piu figli, ossia piu manodopera. Questo sarebbe stato visto come illoro ruo­lo maggiore. Inoltre, i figli maschi dovevano valere di piu, come futuri lavoratori della terra. Le donne, nel frat­tempo, venivano ad essere considerate meno nei loro di­ritti: quanto piu tempo dedicavano alle gravidanze e alla cura dei piccoli, tanto meno ne dedicavano alle attivita produttive. Poiché gli uomini gestivano molti dei loro com­piti, diminuirono illoro contributo alla produzione quoti­diana di cibo, fattore che era considerato cruciale per man­tenere la condizione di uguaglianza di cui avevano godu­to le donne precedentemente.

Quarto, un altro cambiamento sociale che potrebbe co­stituire un risultato indiretto della rivoluzione dei prodot­ti secondari fu il passaggio dalla residenza matrilocale a lignaggio materno alla residenza patrilocale a lignaggio paterno. Si riscontra una relazione etnografica molto for­te tra agricoltura gestita dagli uomini e discendenza patri­lineare con residenza patrilocale. Un agricoltore maschio insegna ai propri figli le tecniche necessarie e si aspetta che questi gli accudiscano il bestiame e gli lavorino la terra. Nel sistema matrilocale saranno piuttosto i figli di sua sorella, piu che i suoi, ad ereditare le sue mandrie, la terra e gli attrezzi alla sua morte. Non e negli interessi degli uomini, se sono gli uomini ad occuparsi dell 'agri­coltura. Quando le donne si occupavano dei lavori dei campi imparavano queste attivita dalle madri, e quindi era piu ovvio ereditare da queste la terra e gli attrezzi. Tuttavia, sembra anche che il possesso individuale della

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terra sia, per definizione, meno frequente presso le popo­lazioni dedite ad una agricoltura primitiva, e dove vengo­no usati pochi attrezzi. Quindi, per lo meno in termini di beni materiali, ci sono meno cose da trasmettere nel sistema matrilocale che in quello patrilocale.

Infine, lo sviluppo dell'agricoltura porto con sé un no­tevole aumento nel numero di attivita svolte, tra cuí alcu­ne che richiedevano molto tempo, ma anche nella quanti­ta dei beni materiali posseduti quali gli utensili necessari per la lavorazione dei campi e per la preparazione del cibo e il vasellame per la conservazione, provocando al­meno due conseguenze. Da un lato, venne stimolata la specializzazione dei lavori artigianali: alcuni individui al­l'interno del gruppo sociale si sarebbero dedicati alla pro­duzione di un oggetto particolare che avrebbero poi scam­biato con altri prodotti o servizi. Inizialmente questa atti­vita creativa poteva essere stata inserita tra la normale attivita nei campi, ma incrementando la produzione alcu­ni avranno notato che potevano campare anche soltanto dell'attivita artigianale. In questo modo nacquero gli scam­bi, che col tempo divennero sempre piu sofisticati. D'al­tro lato, questi beni posseduti, come gli animali domesti­ci, costituivano una vera e propria ricchezza che veniva accumulata e poi trasmessa di generazione in generazio­ne. N elle prime fasi dell 'agricoltura la fortuna o l'abilita significavano anche piu cibo, e senza i mezzi o il bisogno di trasformarlo in prodotti secondari non facevano nasce­re relazioni sociali nuove. Tuttavia, come una famiglia accumulava piu bestiame o acquistava aratri migliori, o era in grado di scambiare piu beni grazie alle sue partico­lari abilita tecniche, aumentava il divario tra la sua ric­chezza e quella dei suoi vicini. Secondo molti studiosi, 18

questo cambiamento apparentemente insignificante sarebbe il fondamento dell'intero sistema sociale del mondo occi-

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dentale, basato su gerarchie, classi e stratificazioni. La distinzione tra ricco e povero, che non ha alcun significa­to presso i popoli raccoglitori, si sviluppa progressiva­mente, con il passaggio dei beni da una generazione al­l'altra all'intemo di alcune famiglie, mentre altre non rie­scono mai a creare per sé un surplus da accumulare. La ricchezza si trasforma in potere concedendo prestiti ai po­veri in cambio di servizi, come il lavoro nei campi, o del sostegno contro altri gruppi. In questo modo i ricchi diventano sempre piu ricchi, mentre i poveri si indebita­no e devono produrre sempre di piu o fare lavori in ag­giunta a quelli necessari per la loro sussistenza. Cosl il circolo vizioso si amplia, ed e facile vedere come da que­sto momento si instaurino le gerarchie non solo in base alla ricchezza ma anche in base al potere ed alla condi­zione sociale, in un modo che per i popoli raccoglitori sarebbe impensabile. E a questo punto che una societa incomincia a pensare non piu soltanto ai beni materiali e alla terra ma anche agli uomini come oggetti di valore e di scambio. Se una famiglia era indebitata con un'altra poteva dare un bambino per lavorare, oppure una donna per lavorare o produrre nuovi bambini.

Non e dato sapere come si siano verificati questi cam­biamenti sociali, anche se possiamo supporre che si trat­tasse di un processo graduale all'interno di ogni comuni­ta. Tutte le conseguenze di cuí abbiamo parlato ora si saranno create gradualmente, anche nel corso di millen­ni, ed e difficile poterle definire cronologicamente. In ogni caso, le donne venivano relegate a compiti secondari, e verso la fine del Neolítico disponevano di poche risorse personali con le quali far valere ancora la propria condi­zione. Probabilmente, come accade anche con molte in­novazioni nel mondo moderno, le conseguenze sociali ed

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economiche di cambiamenti apparentemente insignifican­ti ma cosl radicali non divennero evidenti fino a che non fu troppo tardi per ritornare ai vecchi costumi. L'adozio­ne dell'agricoltura, che all'inizio del Neolítico era stata un passo cosl importante per le donne, alla fine dello stesso periodo porto con sé conseguenze impreviste e sfortunate per loro.

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4. L'Eta del Bronzo

Con l'introduzione del rame e piu tardi della sua lega, il bronzo, per produrre utensili, armi ed ornamenti, inizia il periodo che gli archeologi indicano come Eta del Bron­zo. Fin dal IV millennio a.C. il metallo era conosciuto, ma nell 'Europa occidentale si diffuse soltanto nel 11 mil­lennio. lnfine, venne sostituito in molte lavorazioni con il ferro, verso il VII secolo a.C. Per gli archeologi, il bron­zo e anche particolarmente importante quale indicatore cro­nologico prima dell'avvento dei metodi di datazione "as­soluta" o scientifica, come quella al carbonio radioattivo. Tuttavia, in queste misurazioni si rischia di sopravvaluta­re il significato del cambiamento che si e verificato nelle popolazioni di allora: infatti, non necessariamente i nuovi materiali erano cosl importanti nella vita di tutti i giorni. Gli archeologi trattano estesamente le questioni come la scoperta del bronzo e la natura del suo impatto. Ma son o altrettanto importanti gli aspetti sociali, conoscere quale parte della popolazione avesse accesso al nuovo materiale e quali riflessi esso avesse sulla societa.

In ogni regione europea, sembra che il passaggio dalle sepolture comuni a quelle individuali sia coinciso con !'av­vento del rame e del bronzo; cio potrebbe significare che per la prima volta era possibile mostrare la ricchezza per­sonale. A sua volta, questa ricchezza dei singoli porto al­lo sviluppo di societa fortemente stratificate, intensifican-

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do una tendenza che, come abbiamo visto nel capitolo pre­cedente, probabilmente ebbe inizio dopo il consolidamen­to dell 'agricoltura. Emersero cosl gruppi sociali pi u ab­bienti, che si identificavano con oggetti símbolo di ric­chezza non soltanto di bronzo ma anche d'oro, ambra, giaietto ed altri materiali, che venivano scambiati o ven­duti in molte regioni europee. Questo cambiamento all'in­terno della societa deve aver avuto un effetto significativo sulla vita delle donne. In alcune societa studiate dagli an­tropologi, vengono usate le donne per esibire la ricchezza degli uomini. Le donne portano ornamenti e gioielli, che possono essere stati accumulati da loro per proprio canto ma anche dagli uomini della loro famiglia; in altre societa ancora, le donne stesse vengono usate come beni di scam­bio nei traffici tra uomini. Le donne dell'Eta del Bronzo potevano acquisire e possedere ricchezze proprie oppure avevano semplicemente dei mariti ricchi? Erano coinvolte nel commercio, in qualita di mercanti o come beni di scam­bio? E quale fu l'effetto dell'introduzione dei nuovi mate­riali sulle loro vite?

I reperti legati all'Eta del Bronzo che ci parlano delle donne sano assai diversi da quelli dei periodi precedenti. In quest'epoca, in gran parte dell'Europa i defunti veni­vano sepolti singolarmente, ognuno aveva un corredo fu­nerario e un rituale proprio. E quindi piu facile distingue­re le donne dagli uomini, sia in base ai resti dello schele­tro o delle ceneri sia per i corredi della loro sepoltura. Il numero ed il tipo di oggetti trovati nelle tombe varia considerevolmente, e il significato di particolari beni e delle differenze globali riscontrate nelle sepolture e stato og­getto di un grande dibattito; specialmente, si e dedicata malta attenzione nel valutare la ricchezza relativa dei di­versi beni funerari: come, se un piccolo anello d'oro po­teva valere piu di una grande ascia di bronzo. Si tratta

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di un compito molto difficile, e tuttavia importante, so­prattutto perché gli uomini e le donne venivano regalar­mente sepolti con corredi diversi. lnoltre, non e possibile dire se esistessero altri beni nei corredi funerari dal valo­re elevato ma creati con materiali deperibili, come i tessu­ti molto fini o piume assai belle e rare. 1 risultati di queste ricerche, che esamineremo nel presente capitolo, hanno fornito numerosi indizi sulla relativa ricchezza e sulla con­dizione delle donne in epoche differenti dell 'Eta del Bronzo e in diverse partí d'Europa. Un'altra fonte di informazio­ni potenzialmente molto fruttuosa sono i graffiti rupestri che e possibile trovare in alcune aree della Scandinavia e della regione meridionale alpina, anche se spesso la loro interpretazione e ancora in discussione. 1

Prima di tutto considereremo 1 'argo mento relativo alla Creta minoica. Durante l'Eta del Bronzo, i popoli del ba­cino orientale mediterraneo avevano sviluppato una vita urbana, con stili architettonici, tecnologie ed altre caratte­ristiche culturali molto piu avanzati rispetto al resto del­l'Europa. Cio ha indotto molte persone, inclusi anche ar­cheologi, a definire questi popoli come "civilta", per in­dicare che essi erano molto pi u sofisticati dei "barbari" del resto d'Europa. 11 fatto che la Joro architettura e la loro cultura che e stata conservata meglio riflettano una differenza cosl grande nello stile di vita della maggior parte della popolazione della Creta minoica in confronto al re­sto d'Europa, e in particolare nelle vite delle donne e nel­l'atteggiamento verso di loro, e ancora una questione aperta. Tuttavia, i reperti che ci fanno conoscere le vite delle donne nella civilta minoica sono molto piu ricchi rispetto a quel­li di altre donne preistoriche in Europa, e quindi Ji esami­neremo in dettaglio. D'altronde, un aspetto rilevante del­la cultura minoica e 1 'essere spesso presa come un classi­co esempio di societa matriarcale.

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La Creta minoica era un matriarcato?

La civilta minoica dell'isola di Creta, nel Mediterraneo, ebbe il suo massimo splendore nella prima meta del II mil­lennio a. e.' e dal punto di vista delle tecnologie appartie­ne quindi alla prima Eta del Bronzo. 1 resti di questa civil­ta, inclusa l'architettura in pietra e le opere d'arte, sono in ottimo stato di conservazione e sono molto piu elabora­ti che in qualsiasi altra area europea nell'Eta del Bronzo. Tuttora, la Creta minoica e considerata una cultura prei­storica, in quanto non disponiamo di documenti scritti ri­guardanti la vita e i costumi di questo popolo. Si sono ritrovate alcune tavolette di argilla con iscrizioni di gero­glifici minoici e della "Lineare A" presso alcuni siti, ma non e stato ancora possibile decifrarle. La nostra compren­sione dei reperti archeologici, quindi, dipende direttamente dall'interpretazione che ne facciamo, esattamente come ac­cade per quelli dell'Eta della Pietra.

La Creta della prima Eta del Bronzo e celebre per i suoi immensi palazzi, il piu famoso dei quali e a Cnosso, un grande sito scoperto da Sir Arthur Evans all 'inizio di que­sto secolo le cui rovine sono situate su un'altura. 2 Altri sitia Festo, Mallia e Hagia Triada sono altrettanto spetta­colari. Ogni edificio e composto da numerase stanze a la­birinto costruite intorno a tre o quattro lati di un grande cortile centrale. Gli ambienti di questi palazzi hanno di­mensioni diverse e sono stati interpretati come sale di ri­cevimento, appartamenti domestici e magazzini. Sulle pa­reti, ma piu spesso in frammenti trovati sul pavimento di corridoi e sale di ricevimento e del quartiere domestico, gli archeologi hanno rinvenuto tracce di raffinati dipinti murali o affreschi. Molti sono stati ricostruiti a volte an­che da pezzi molto piccoli, sebbene poi il significato delle scene non sempre sia chiaro. Tra i manufatti piu celebri

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trovati a Cnosso, vi sono numerose statuette di donne a seno scoperto con gonne lunghe e uno o due serpenti ar­rotolati in torno alle braccia.' Queste e i soggetti di alcu­ni affreschi sono stati alla base di una delle piu note con­troversie riguardanti il dibattito sull 'esistenza delle socie­ta matriarcali.

Gli affreschi dovrebbero essere una forma di reperto di facile interpretazione. Per la prima volta nella storia urna­na, troviamo scene che raffigurano le donne e gli uomini mentre svolgono numerose attivita e, cosa molto impor­tante, di solito si riesce a distinguere a quale sesso le figu­re appartengano. Nella maggior parte delle scene la di­stinzione e facilitata dagli abiti e dai capelli, ma oltre a questo i Minoici sembravano aver adottato la convenzio­ne di dipingere di bianco la pelle delle donne e di marrone quella degli uomini. La stessa scelta si riscontra negli af­freschi delle tombe egizie risalenti allo stesso periodo, ol­tre alla corrispondenza di altri dettagli che ci permettono di sostenere con una certa sicurezza che le figure bianche rappresentano le donne e quelle marroni gli uomini.

In questi affreschi le donne compaiono piu spesso degli uomini ed a vol te con maggiori particolari. • Secondo al­cuni studiosi, questo fatto potrebbe significare che le don­ne venivano tenute in grande considerazione presso la so­cieta minoica. Tuttavia, anche se le raffigurazioni permet­tono di immaginare il ruolo delle donne nelle attivita svol­te, il semplice fatto che i dipinti le rappresentino non vuol dire che godessero di uno status elevato. Come gia abbia­mo detto, nella societa in cui viviamo in molte riviste e giornali le immagini di donne - anche nude e con seni prominenti proprio come le figure dell 'arte minoica - so­no dominanti nella pubblicita e simili. Ma queste rap­presentazioni sono create esclusivamente per il piacere maschile e, ben lungi dal ritlettere il predominio delle

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28 Particolare dal Grande affresco di Cnosso. (Evans. 1921-4)

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donne, sono effettivamente sintomatiche del basso status delle donne nella nostra societa.

Sarebbe piu proficuo, invece, esaminare i contesti in cui le donne vengono raffigurate e le attivita a cui sono dedi­te. Se, comunque, vogliamo considerare le scene per quel che ci mostrano, dobbiamo partire dal presupposto che rap­presentassero le attivita quotidiane piu che il mondo mito­logico, le leggende o un mondo fantastico, oppure il ri­tuale, mentre a volte questo puo non essere sempre legit­timo. Numerosi archeologi specializzati nel periodo mi­noico ritengono che tutte le scene degli affreschi rappre­sentino rituali o attivita religiose. Alcuni affreschi mostrano folle che apparentemente osservano una specie di intratte­nimento o forse un evento religioso. Nella scena piu cele­bre, il Grande Affresco di Cnosso, la fila centrale e costi­tuita da donne, che indossano gioielli elaborati e portano i capelli a riccioli; dietro, e in scala ridotta, vi sono donne e uomini seduti insieme, ma disegnati con meno dettagli. Qui gli uomini sembrano sovrastare i1 numero delle don­ne. Che cosa si puo dedurre da questa rappresentazione? Nella prima relazione sugli scavi,' Evans sosteneva che la presenza delle donne nella fila centrale era piu impor­tante del numero complessivo di appartenenti ai due sessi. Egli sosteneva che in quella fila si trovavano personaggi religiosi o personalita a cui si accordavano grandi onori, come accadeva piu tardi nella Grecia classica. Venivano fatte molte analogie con il periodo classico, in quanto si credeva che i Minoici fossero gli antenati diretti dei Gre­ci. Da allora, e stato dimostrato che questo non e vero, ed i reperti minoici devono quindi essere reinterpretati per illoro giusto significato. Alcune donne, quindi, erano pre­senti all'avvenimento. Non avevano i1 divieto di prender­vi parte né venivano lasciate a casa. 6 Alcune occupava­no i "posti migliori", ma questo non basta per sostenere

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che la loro condizione era elevata o addirittura superiore in tutti gli aspetti della civilta minoica.

L'affresco dello Sgabello da campo sembra rappresen­tare due file di persone, alcuni uomini, altre donne, sedu­te a coppie su sgabelli, con coppe rivolte verso l'alto co­me se stessero brindando alla figura femminile piu grande nel centro del gruppo, che viene a volte identificata come una divinita\ a volte come una sacerdotessa. Un altro di­pinto, noto come l'affresco del Re Sacerdote, mostra una persona ritenuta un uomo alla guida di una processione di donne che sembrano portare doni o offerte. Questo di­pinto viene spesso utilizzato per sottolineare che, nono­stante la condizione elevata di cui godevano le donne, il palazzo era governato da un uomo, forse il leggendario re Minosse, che apparirebbe alla guida della processione. Tuttavia, c'e una certa ambiguita nell'immagine, di cui sopravvive soltanto la parte superiore del carpo: essa e dipinta di bianco, colore che altrove indica le donne, ma la forma della figura, i suoi muscoli e la mancanza di se­no fanno pensare ad un uomo. Quindi, alcuni dipinti mo­strano le donne in posizioni che sembrano essere di rilie­vo, suggerendo cosl una sarta di dominio, mase le imma­gini fossero anche corredate da una didascalia potremmo forse scoprire che hanno significati diversi!

Uno degli affreschi minoici piu celebri e piu interessan­ti dal punto di vista delle attivita femminili e la scena raf­figurante i1 salto del toro. Vi prendono parte tre figure, che indossano una gonna corta. Due hanno la pelle bianca e sano presumibilmente donne, ed una ha la pelle scura e quindi si suppone un uomo. Una scena simile si trova anche su una coppa di V afio: qui si vede una figura, pre­sumibilmente una donna da! colore della pelle, che viene gettata in aria tra le corna di un toro. Quindi anche le don­ne, come gli uomini, prendevano parte al salto del toro,

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29 Affresco di Cnosso con il salto del toro. Le due tigure ai latí sono donne, riconoscibili per la pelle bianca. (Evans, 1921-4)

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un'attivita di tipo sportivo, o forse una pratica religiosa, che richiedeva molta agilita e sangue freddo ed ore di allenamentd, oltre ad essere estremamente rischiosa sia per la vita sia per 1 'aspetto social e di un suo eventuale insuccesso. Inoltre, non sappiamo a quale classe sociale era permesso svolgere questa pratica, se era un onore es­sere scelti come saltatori o saltatrici del toro o una con­danna inflitta agli schiavi. Sembrerebbe piu probabile che si trattasse di un' abilita molto ammirata o che racchiude­va un importante significato religioso, essendo stata di­pinta negli affreschi.

In questa cultura sono rappresentate anche figure fem­minili che svolgono alcune attivita agricole, mentre si oc­cupano di alberi da frutto o raccolgono i crochi. Spesso si ipotizza che le scene abbiano un significato rituale, tra cui la cura di alberi sacri, o illustrino divinita che com­piono riti magici per rendere fertili i raccolti. Anche se questa interpretazione fosse corretta, potrebbe riflettere al­cuni dei compiti normali svolti dalle donne e non sorpren­derebbe affatto alla luce di quanto abbiamo gia detto nei capitoli precedenti sul coinvolgimento delle stesse nell'a­gricoltura.

Ancora piu illuminanti degli affreschi di Creta, forse, sono alcuni dipinti di Akrotiri, sull'isola di Thira o Santorino9 , a nord-est di Creta, dove sono stati riportati alla luce molti resti di una civilta contemporanea a quella minoica. Il sito si e preservato molto bene in quanto fu coperto di lava e ceneri quando il vulcano dell'isola esplose e distrusse la citta nel XVI sec. a.C. Uno degli affreschi pi u importan ti e quello della Casa Occidentale, che rico­pre tre pareti di una stanza e mostra tre citta, ognuna su un territorio diverso, divise dal mare ove sono rappresen­tate alcune navi. In ogni citta si svolgono numerase attivi­ta. Se anche ad Akrotiri la regala degli uomini dipinti di

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scuro e delle donne dipinte di bianco e valida, allora le uniche donne dipinte sembrano guardare dai tetti in una delle citta, mentre altre, che indossano lunghe gonne con corpetti contrastanti, portan o sulla testa giare piene d' ac­qua. Sembra che non ci siano donne sulle navi né in altre attivita sulla terraferma. Dove sono queste citta? A Creta o a Thira? E questo affresco mostra un altro rituale o una scena mitologica, oppure offre un'immagine reale della vita delle donne minoiche?

Ritornando all 'architettura dei palazzi, il visitatore di questi siti sara colpito dalla complessita del loro progetto. Intorno ad un cortile centrale sono disposte numerose ca­mere di diverse misure; a Cnosso, un gruppo di stanze e stato chiamato "gli appartamenti della regina", e con­tiene il "megaron della regina", o salone, con annessa la "stanza da bagno della regina". Secondo alcuni autori, dal momento che la regina aveva una sua residenza dove­va godere di una certa "privacy" ed indipendenza: "non si pub negare che da questa disposizione emerga un certo rispetto nei confronti del gentil sesso, oltre al gradimento della sua compagnia" .'" Per contro, altri sostengono che questo fatto indichi come le donne minoiche fossero con­siderate "creature modeste", o addirittura inferiori, e te­nute in una parte isolata del palazzo. Invece di cercare di stabilire quale di queste due teorie, entrambe difficil­mente dimostrabili, sia quella giusta, dobbiamo esamina­re i reperti che hanno fatto sl che questi appartamenti ve­nissero identificati come la residenza della regina. Sebbe­ne cercare di capire a che cosa servano alcune zone, siano esse una stanza, un'intera casa o uno spazio esterno, sia estremamente difficile per gli archeologi che lavorano pres­so un sito preistorico, a volte possono essere utili per la comprensione la forma, le dimensioni e la posizione, op­pure la presenza di alcuni resti quali quelli di un focolare,

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che possono significare come vi si cucinasse o che la stan­za veniva riscaldata e quindi riservata alla vita domestica. Piu spesso sono i manufatti ritrovati nella stanza ad offrir­ci qualche dettaglio sui costumi, e negli scavi moderni l'i­dentificazione precisa della posizione dove questi oggetti vengono ritrovati puo fornire un quadro ancora piu parti­colareggiato. Per esempio, i palazzi minoici sono spesso costituiti da lunghe e strette sale, con enormi giare di ce­ramica (píthoi) disposte lungo i lati, all'interno delle quali sono stati ritrovati anche resti di raccolti di cereali, uva e olive; la conclusione e che queste stanze dovevano ser­vire da magazzini. In altri appartamenti, alcuni reperti fanno ritenere che vi si svolgesse qualche attivita artigianale. La presenza di utensili necessari per un certo lavoro artigia­nale, di materia grezza pronta per essere lavorata o scarti della lavorazione, di prodotti finiti o semifiniti caratteriz­za una stanza come illaboratorio di un artigiano. Per esem­pio, a Cnosso si trova illaboratorio di un vasaio, con uten­sili di pietra semifiniti e utensili abbandonati, e a Mallia e stata ritrovata 1 'officina di un artigiano che intagliava i sigilli.

Ma cosa ci si pub aspettare di trovare in una stanza da letto, dato che soltanto in casi eccezionali, e non e il caso di Cnosso, si conservano materiali come illegno, i tessuti ed altre sostanze organiche? E da che cosa poteva diffe­renziarsi la camera di una regina da quella di un re (o di chiunque altro)? Forse la regina edil re dormivano nel­lo stesso letto. Nell'Odissea di Omero, scritta alcuni se­coli dopo ma con riferimenti ad un periodo appena suc­cessivo al pieno rigoglio della Creta minoica, Ulisse e sua moglie Penelope dormono sicuramente nello stesso letto. E, comunque, possiamo essere sicuri che gli abitanti di Cnosso erano un re e una regina?

Nell 'ala sud-orientale del palazzo di Cnosso sono state

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trovate una serie di stanze collegate tra loro che arrivava­no ad un'enorme scalinata. Alcune di queste stanze sono grandi ed illuminate da lucemari che si aprivano sulla volta. Una, chiamata la Sala della doppia ascia, e particolar­mente grande ed arieggiata con una veranda e muri a pie­tra squadrata, con una doppia ascia incisa su ogni blocco. Secando il direttore degli scavi, Arthur Evans, questa era una delle stanze piu piacevoli del palazzo, e quindi penso che potesse essere la stanza del signare del palazzo, dove egli dispensava la giustizia e svolgeva altri compiti. Qual­che stanza dopo, con accesso da punti diversi, si trova un altro grande ambiente, anch'esso ben illuminato da lu­cemari. Nel lucemario al di fuori di questa stanza sono stati ritrovati i frammenti di alcuni affreschi, sui quali so­no raffigurate scene di mare e delfini e una ragazza che danza. Queste scene sono state restaurate sui muri della stanza, e poiché si e immaginato che raffigurassero "sog­getti femminili" si e pensato che questo ambiente fosse stato usato dalla regina. Se facessimo un'analogia con il presente, diremmo forse che la raffigurazione di ragazze danzanti si puo trovare piu facilmente nella camera di una donna che in quella di un uomo? In scavi piu recenti di altri palazzi minoici sono stati scoperti altri gruppi di ap­partamenti simili, la cui disposizione e la collocazione al­l'intemo del palazzo presentano molte analogie. Possia­mo con una certa sicurezza asserire che avessero funzioni simili, ma non dobbiamo per forza accettare 1 'interpreta­zione di Evans. Forse lui aveva ragione quando sosteneva che la disposizione, i sistemi di illuminazione e le decora­zioni erano índice di un ambiente domestico, ma sarebbe possibile avanzare varie altre interpretazioni per i singoli appartamenti. Perché non una camera e una sala, o una camera da soggiorno, o una sala di ricevimento, o una sala da pranzo? Dire che le due camere migliori apparte-

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nevano al re ed alla regina significherebbe fare supposi­zioni sull 'organizzazione social e del palazzo che non so­no giustificate senza una base teorica e pratica piu consi­stente. Queste supposizioni forse ci forniscono molte piu informazioni sui comportamenti sociali e sugli atteggia­menti degli archeologi vittoriani che sulla societa minoi­ca. In altre parti del palazzo di Cnosso, Evans ha trovato i resti di stucco di due sedili, con un grande centro cavo, piu bassi e larghi del trono della Sala del Trono. Negli affreschi le donne vengono spesso raffigurate accovaccia­te e non sedute, per cui egli ne trasse che questi sedili piu bassi sarebbero stati piu comodi per una donna. Tutta­via, non esamino l'altra possibilita che le donne avessero un sedere piu grande e avessero bisogno di sedili piu lar­ghi!11 Entrambi questi sedili piu bassi sono in camere che sembrano essere laboratori, probabilmente zone della cu­cina; forse essendo cosl bassi erano piu pratici o comodi per certe attivita che dovevano essere svolte sul pavimen­to, o che le donne erano impiegate in cucina.

Anche se lo stesso Sir Arthur era molto cauto nella sua interpretazione degli "appartamenti della regina", nume­rosi scrittori da allora si sono basati su questa identifica­zione del tutto ipotetica nel tentativo di dimostrare le loro teorie sulla condizione delle donne minoiche: per esem­pio, sostenevano che, essendo relegate in una zona parti­colare del palazzo, erano "creature modeste", oppure che questo fatto invece metteva in risalto la stima che si aveva per loro. Al di la della conclusione che si pub trarre dagli affreschi sulle donne minoiche, anche stando all'ipotesi secondo cui sarebbero state molto importanti, sembra per lo meno difficile che essa possa trovare sostegno nell'ar­chitettura dei palazzi.

L'ultimo aspetto della cultura minoica di cui ci si e ser­viti per formulare delle ipotesi sulla condizione delle don-

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ne riguarda la cosiddetta Dea serpenteY Queste statuet­te, molto frequenti non soltanto nei palazzi ma anche in altre parti di Creta, sono di terracotta o di maiolica, un materiale vetroso. Le figure hanno il seno scoperto, con i capelli lunghi legati sulle spalle con un grande nastro. Indossano gonne lunghe fino ai piedi e sulle braccia, sco­state dal busto e con le mani rivolte verso l'alto, sono at­torcigliati uno o piu serpenti. Le statuette vengono di soli­to ritrovate in alcune zone dei palazzi i cui resti fanno pensare a strutture simili ad altari, percio vengono inter­pretate come templi o santuari. La scoperta di queste fi­gure e di riproduzioni di animali, uccelli, serpenti ed al­beri all' interno di grotte suBe cime di alcune montagne cretesi aveva fatto supporre che quelle grotte fossero san­tuari. Simili immagini femminili si ritrovano anche negli affreschi ed in sarcofaghi, o in oggetti piu piccoli come anelli e sigilli. In queste rappresentazioni, le figure sem­brano essere oggetto di adorazione da parte di persone, soprattutto donne; queste ultime figurano anche nelle ce­lebrazioni di riti, che sacrificano animali su tavole sacrifi­cali e porgono libagioni. A prescindere da quanto abbia­mo detto nel 2 o capitolo a proposito della difficolta di in­terpretare con certezza la funzione delle prime figure neo­litiche, che presentano alcune somiglianze con le statuette minoiche, la provenienza e la rappresentazione di queste ultime ed i1 modo in cui appaiono sugli affreschi ci fanno supporre che rappresentino una donna o delle donne che godevano di una posizione di rilievo nella societa. Si trat­to di una divinita, come sostenevano Evans e molti altri esperti della civilta minoica, o di una donna vivente, forse una sacerdotessa o una devota che portava le offerte alle divinita, oppure di una regina, o di un'altra donna che visse nel palazzo? Quest'ultima ipotesi sembra improba­bile, a meno che questa non avesse anche il ruolo di sa-

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30 Una delle dee serpente di Cnosso. (Evans 1921-4).

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cerdotessa o di dea, in quanto l'abito ed i capelli raffigu­rati sugli affreschi e sulle "donne serpente" sono diversi da quelli delle donne comuni che risultano sulle pietre­sigillo. Le statuette neolitiche, per contra, sono molto piu semplici e non si trovano in contesti specifici.

Cosa si puo dire, allora, della situazione della donna nella societa minoica? Si possono trarre conclusioni riguar­do alle relazioni di parentela, se fossero matrilineari o pa­trilineari? Gli indizi appena descritti indicano forse che la Creta minoica era una societa matriarcale, come e stato suggerito sia da alcuni dei primi studiosi sia da alcune fem­ministe recentemente?

Gli affreschi raffigurano certamente le donne mentre svol­gono una grande varieta di compiti, e anche attivita fisi­che. Altre scene indicano la loro partecipazione ad aspetti della sfera pubblica, quali un avvenimento importante e una processione. Ci puo essere un certo legame con i ri­tuali religiosi nei qualile donne come divinita o come re­sponsabili del culto o sacerdotesse, o entrambe, sembrano predominare. Ma bisogna tenere presente che tutte le pro­ve provengono dai palazzi, dove abitavano innanzitutto le persone ricche e dei ceti piu elevati della societa, per cui gli affreschi ritlettono probabilmente gli interessi delle me­desime. Secando una valutazione immediata, sembrereb­be che queste donne d'élite godessero di grande conside­razione e partecipassero a molte piu attivita rispetto a quelle di altre civilta. Ma resta in dubbio il valore di questi af­freschi e di altri reperti per trame conclusioni sulla vita della maggior parte delle donne cretesi nel periodo minoi­co. Non disponiamo ancora delle informazioni necessarie per valutare la vita della maggior parte delle donne che vivevano nelle campagne, e non possiamo ritenere che es­senda quelle dell 'alta societa collocate in una posizione di rilievo fosse cosl anche per le altre.

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lnfine, per quel che riguarda il matriarcato, il significa­to e le implicazioni di questa ipotesi sono stati esaminati nei particolari in un capitolo precedente, ed ho anche cer­cato di evidenziare non soltanto la scarsita di indizi esi­stenti su una societa viva o documentata, ma anche quan­to sarebbe difficile darne dimostrazione servendosi di dati archeologici. Anche se possiamo ipotizzare che le donne, o perlo meno le donne di un ceto sociale elevato, godes­sero di una condizione privilegiata nella Creta minoica, non e possibile affermare che effettivamente detenessero il potere. Allo stesso modo, tuttavia, come in molte altre societa preistoriche, non esistono reperti che possano di­mostrare come gli uomini detenessero Íl potere a spese delle donne.

Sepolture, corredi funerari e ricchezza nell' Europa nord-occidentale

1 reperti archeologici risalenti all'Eta del Bronzo nell'Eu­ropa nord-occidentale differiscono notevolmente da quelli della Creta minoica. Mentre molto di cio che sappiamo sulla popolazione minoica proviene dai palazzi, si sa ben poco delle dimore delle popolazioni contemporanee a nord e ad ovest delle Alpi. Invece, soprattutto perle prime fasi dell'Eta del Bronzo, abbiamo rinvenuto i corpi sepolti di queste popolazioni. In gran parte dell'Europa nord-occi­dentale, all 'epoca i riti funebri prevedevano solitamente l'inumazione con una certa varieta di corredi funerari, molti dei quali rappresentavano probabilmente i beni personali dei defunti. Da questi riusciamo ad avere un quadro mol­to chiaro del tipo di oggetti che le donne usavano e indos­savano e della differenza col corredo maschile. La quanti-

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ta e la qualita dei beni sepolti con i defunti ci pub fornire un'indicazione sul grado di uguaglianza o di differenzia­zione all'interno della societa, e dai resti umani stessi pos­siamo trarre utili informazioni sull 'eta relativa in cui mo­rivano uomini e donne, sulla loro statura e su alcuni aspetti della loro salute. 1 particolari emersi da ricerche svolte su queste sepolture variano arnpiamente tra le regioni eu­ropee e, come spesso accade con i reperti archeologici, si riscontrano molte ambiguita e discordanze sul come in­terpretarli e sulle implicazioni relative ai corredi funerari.

Nonostante cio, esistono alcuni caratteri che ricorrono in tutta l'area. E interessante notare come i corredi fem­minili siano sempre diversi da quelli maschili. Per la pri­ma volta nella preistoria europea e chiaro che il sesso co­stituisce un fattore fondamentale nella differenziazione so­ciale. Tuttavia, e possibile che esistesse un contrasto an­cora piu netto tra quanti avevano diritto ad una tomba e quanti non l'avevano; infatti, non sembra possibile che il numero di sepolture scoperte nei diversi siti possa co­prire la totalita della popolazione delluogo. Infine, tra co­loro che venivano sepolti, si notano maggiori differenze nel correcto funerario dei due sessi ed in alcune regioni anche nei particolari della sepoltura, come il lato su cui il corpo veniva appoggiato, di quanto non sia tra individui dello stesso gruppo di eta diversa. 13 11 modello segue la tradizione occidentale moderna di stereotipo sessuale. Le donne sono sempre sepolte con numerosi ornamenti e gioielli, come spille, collane e braccialetti (e in alcune aree hanno spesso piccoli coltelli, a volte descritti anche come stiletti), mentre gli u o mini son o sempre sepolti con le ar­mi. 1 particolari di queste armi cambiano notevolmente, da pugnali e punte di lancia a spade, ma la distinzione tra loro e gli ornamenti femminili e evidente.

In Scandinavia sono state portate alla luce alcune sepol-

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ture molto ben conservate che ci fomiscono prove non sol­tanto riguardo alle differenze nei corredi funerari di mate­riale inorganico ma anche di abiti, come indumenti di la­na, che si sono mantenuti. 1 corpi erano posti in bare rica­vate da tronchi di quercia che hanno prodotto un effetto simile alla conciatura della pelle, ed oltre a questo erano immerse nell' acqua. 14 Gli uomini di solito indossavano una specie di kilt, un mantello ed un berretto, mentre le donne potevano indossare uno o due tipi di abito. Una delle sepolture piu celebri e quella di Borum Esh~j in Danimar­ca, dove e stata ritrovata una donna tra i 50 ed i 60 anni, alta 1 ,57 m, che indossava una corta tunica, forse su una gonna lunga, legata con due cinture. Indossava anche una retina per i capelli e alcuni gioielli. Per contro, una giova­ne donna, tra i 18 ed i 20 anni, trovata a Egtved, indossa­va una gonna larga a stringhe, lunga fino al ginocchio, ed una tunica corta con le maniche, ambedue tessute con lana di pecora marrone. Come la donna di Borum Esh~j, la ragazza di Egtved indossava alcuni omamenti di bron­zo. Vicino al suo corpo era posto un involto contenente i resti cremati di una bambina di 8 o 9 anni. La differenza d'eta sembra troppo poca perché la bambina fosse la fi­glia della donna. Altri corpi cremati sono stati trovati, con una sovrapposizione analoga di sepolture, in altri siti eu­ropei della stessa epoca, ed hanno portato a supporre che gli schiavi o i serví fossero sacrificati alla morte delle loro padrone o padroni.

Queste sepolture sono un ottimo esempio dei due abbi­gliamenti femminili trovati in tombe danesi dell' Eta del Bronzo. Vi si trova uno degli omamenti preferiti, una cin­tura con un grosso disco nel centro, e cio che le donne quasi sempre portavano: una rete per i capelli (che talvol­ta era sostituita da una fascia). La differenza principale tra i due abiti sta nella lunghezza delle gonne; pare trat-

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tarsi rispettivamente di un abito estivo e uno invernale, oppure della distinzione tra donne sposate e nubili." Fin dal ritrovamento della tomba negli anni '20, la gonna cor­ta e trasparente della donna di Egtved ha fatto nascere va­ri commenti nella letteratura tipici degli stereotipi e della pruderie del mondo occidentale, come "sarebbe stato piu decoroso (anche per i costumi dei popoli primitivi) se il materiale della tunica fosse stato usato nella gonna e la lavorazione a stringhe - una rete da pesca - fosse stata usata per coprire la parte superiore del corpo ... " oppure "e difficile chiamarla gonna, non essendo un indumento vero e proprio per la sua nudita" .'6

L'abito lungo della donna di Borum Esh~j sembrava piu decoroso, e la gonna corta e stata a volte immaginata come una gonnella indossata sopra una gonna piu lunga. Tuttavia, in uno dei primi studi svolti in quel sito ci si domandava se le gonne lunghe fossero mai state portate: la donna di Borum Esh~j, si diceva, era infatti coperta da un sudario funebre e forse indossava anch'essa una gonna molto piu corta.' 7 Alcune statuette di bronzo, ri­trovate nella stessa area ma risalenti alla tarda Eta del Bronzo, rappresentano le donne con le stesse gonne cor­te, confermando che venivano indossate sole, mentre sol­tanto in una statuetta sembra che la figura indossasse una gonna lunga. In altre tombe i1 tessuto della gonna non si e conservato, ma si sono trovati piccoli tubicini leggeri di bronzo, a volte con qualche traccia di tessuto, suffi­ciente ad indicare che i tubicini decoravano gli orli delle gonne a stringhe simili a quella della donna di Egtved e agli abiti che paiono indossati da molte statuette. E quindi possibile che 1 'abbigliamento tradizionale delle donne nel­l'Eta del Bronzo in Danimarca comprendesse una gonna corta trasparente o che questa costituisse un particolare abito da cerimonia, compresa la sepoltura, e che le sta-

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31 Ricostruzione dei tre tipi di abito femminile e di uno maschile della Scandinavia neii'Eta del Bronzo. (Burgess, 1980; disegno di Angie Townshend)

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32 Abito indossato da una donna trovata a Egtved, Danimarca. (Copenaghen, Museo Nazionale)

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tuette avessero una funzione rituale o rappresentassero dee o devote.

Prima di esaminare i costumi di sepoltura nei particola­ri, vanno presentati due importanti avvertimenti metodo­logici. 1 modelli di sepolture venivano studiati originaria­mente confrontando gli scheletri con gli utensili ritrovati vicino al carpo. In recenti ricerche si e stati in grado di valutare le ossa a prescindere dai corredi funerari, anche se spesso il sesso degli scheletri e stato stabilito in base al correcto funerario. Si riscontrano molte difficolta per stabilire il sesso degli scheletri, ma e fondamentale, in par­ticolare in questo contesto, venire a conoscenza di even­tuali eccezioni alla re gola nell 'assegnare il correcto fune­rario tradizionale a uomini o donne. Per esempio, alcune delle "armi" venivano usate come símbolo di una profes­sione? In caso affermativo, ci domandiamo se esistevano donne che, anche se occasionalmente oppure una o due volte in particolari circostanze - che oggi non ci sano no­te -, svolgevano quell'attivita o possedevano quell'arma. Oppure, c'era la possibilita di scegliere di non rientrare nelle consuete assegnazioni dei ruoli, come viene attesta­to da esperienze etnografiche? A queste domande si po­trebbe rispondere soltanto se il sesso di tutti gli scheletri fosse determinato con certezza.

In secando luogo, molte sepolture risultano prive di cor­redi funerari e spesso i1 sesso di questi individui difficil­mente viene determinato. E quindi particolarmente arduo fare supposizioni su questi casi. Talvolta, si trovano alcu­ni manufatti sepolti con il carpo, e in genere si sostiene che piu manufatti ci sano, piu ricco o importante doveva essere stato !'individuo. Pero, va osservato che tutte le tombe possono avere avuto corredi di materiale organico che non sano arrivati fino a noi, quali le offerte di cibo, tessuti pregiati o no e altri manufatti deperibili, che pote-

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33 Figure femminili relative aii'Eta del Bronzo superiore, Danimarca: a. collocazione sconosciuta; b. manico di un coltello di ltsehoe, Holstein. (Broholm e Hald, 1940)

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vano rappresentare un "grado di ricchezza" del tutto di­verso rispetto ai corredi piu ovvi.

Tuttavia, fatte queste premesse, consideriamo piu accu­ratamente i corredi trovati nella prima Eta del Bronzo. I riti di sepoltura dell'Eta del Bronzo sono simili in tutta Europa, anche se in ogni zona si riscontrano differenze locali nei particolari dei corredi e nel modo in cuí i corpi venivano inumati. Esamineremo tre aree: la Slovacchia sud-occidentale, la Britannia meridionale e Danimarca e Svezia meridionale, dove sono state svolte ricerche assai interessanti, che offrono utili chiarimenti sulla differenza dei ruoli tra uomo e donna.

La necropoli di Branc, nella Slovacchia sud-occidentale

Uno dei pochissimi studi archeologici che hanno specifi­camente analizzato in dettaglio la condizione della donna e stato svolto da Su san Shennan, '8 che ha esaminato le sepolture con corredi funebri riportate alla luce presso la necropoli di Branc, nella Slovacchia sud-occidentale. Ven­nero ritrovate piu di 300 tombe, e fu rilevato come gli uomini e le donne avessero corredi funerari e modalita di sepoltura diversi. Un paleopatologo stabill il sesso de­gli scheletri a prescindere dai loro corredi (anche se le differenze sono evidenti solo negli adulti) e l'eta di ogni persona al momento della morte, sulla base dell 'usura dei denti e della fusione di alcune ossa e giunture; le ossa ven­nero datate con un' approssimazione di cinque-dieci anni. Questi dati furono correlati a quelli riguardanti il modo in cuí il corpo era stato sepolto e il suo corredo funerario. E furono formulate poi ipotesi sul significato di alcuni og­getti in quanto simboli relativi all 'eta, al sesso o alla con­dizione sociale e su come i defunti avessero potuto acqui-

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sire quei beni. 11 59% degli uomini della necropoli di Branc era stato sepolto coricato sul lato destro, mentre 1'81% delle donne risultava sullato sinistro. Una risposta sta forse nel fatto che la regola di seppellire uomini e donne cori­candoli su fianchi opposti non venisse sempre rispettata, ma il motivo per queste differenze potrebbe essere sem­plicemente un' errata definizione del sesso degli scheletri, perché la sicurezza totale non e mai possibile.

Tra i manufatti trovati assieme ai corpi c'erano orna­menti, armi ed utensili di rame, pietra ed osso. 11 numero e la qualita dei corredi variava notevolmente da un indivi­duo all'altro. La Shennan creo un tipo di punteggio per valutare il grado di pregio da assegnare a ciascun manu­fatto, basandosi sulla difficolta di reperimento della mate­ria prima e sul tempo necessario per la sua creazione. Da qui e stato possibile calcolare la "ricchezza" sepolta con ogni individuo. Secondo la ricercatrice, se la ricchezza era ereditaria, ci sarebbero stati corredi funerari ricchi lad­dove erano sepolte persone giovani, che non potevano, in vita, aver acquisito da sole tale ricchezza. Allo stesso modo, si poteva determinare la ricchezza relativa delle don­ne rispetto aquella degli uomini. Prima di considerare al­cune delle conclusioni della Shennan, va manifestata una certa perplessita circa il tentativo di attribuire un valore ai corredi con questo sistema. E un problema particolare quando vengono confrontati due gruppi piu o meno reci­procamente esclusivi, come spesso accade tra i corredi ma­schili e quelli femminili. In altre ricerche archeologiche e stato fatto questo tentativo per stabilire il valore dei ma­nufatti e permettere un confronto della ricchezza di una tomba rispetto ad un'altra. Spesso degli studiosi che sta­vano esaminando materiali molto simili hanno creato sea­le di valori diverse, in qualche caso in conflitto tra loro. Talvolta, ancora, esse riflettono i nostri parametri cultu-

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rali. Come e possibile stabilire il valore di un braccialetto d' oro confrontato con uno di bronzo o con un braccialetto di scisto? Se un tipo e raro, questo pub valer dire che era difficile reperirlo oppure anche che non era molto popola­re. 11 valore attribuito al tempo necessario per produrre un oggetto dipende dal valore dato allavoro umano; la scar­sita di una materia prima poteva non essere per nulla in relazione con la sua effettiva rarita. In che modo poteva una societa rapportare il peso di una quantita di materia prima con la capacita di fabbricare l'oggetto finito? La bel­lezza, si sa, e un valore molto soggettivo. In gran parte delle tombe dell'Eta del Bronzo le donne e gli uomini han­no corredi che comprendono oggetti totalmente diversi, per cui pub essere piuttosto facile confrontare due tombe fem­minili ma sara molto piu difficile stabilire la ricchezza re­lativa di donne e uomini. Queste ricerche, quindi, ci pos­sano servire soltanto come indici approssimativi per stabi­lire }'equilibrio delle risorse all'interno di una societa, e non una relazione precisa sulla stratificazione sociale.

Per ritornare allo studio su Branc, la sua comunita se­polta nella necropoli era piccola, comprendendo sulle 30-40 persone, la cui meta erano bambini. E stato detto che le numerase combinazioni di corredi potrebbero indicare una societa complessa con diverse posizioni sociali o classi. C'erano tombe con corredi molto ricchi che furono valu­tate con un punteggio molto alto. Alcuni manufatti sono stati ritrovati soltanto nelle tombe piu ricche, e le donne piu abbienti avevano tutte piu o meno gli stessi gruppi di oggetti. Cib porta a supporre che questi venissero usati come símbolo della condizione sociale, detti anche beni suntuari che in antropología definiscono quei beni che sol­tanto un gruppo di individui pub indossare o possedere, e palesano immediatamente la sua condizione al resto de­gli appartenenti a quella societa. Esempi tipici nella no-

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34 Distribuzione per etá e sesso delle tombe di BranC: e indice di ricchezza dei corredi. (Shennan, 1975)

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stra societa sono i gioielli della corona di un monarca, o la divisa di un'infermiera. Le donne piu ricche apparte­nevano ad un' eta quasi adulta o pi u vecchia, e in rapporto c'erano poche bambine ricche. Questi dati possono essere interpretati in vari modi. 11 piu tradizionale ci suggerisce che le tombe ricche riflettano il benessere raggiunto al mo­mento del matrimonio; per alcune bambine il matrimonio era stato magari stabilito fin dalla nascita, ma morirono precocemente. La maggior quantitit di donne ricche rispetto agli uomini potrebbe indicare la pratica della poliginia, in cui gli uomini hanno piu di una moglie. D'altro lato, le prove potrebbero anche indicare una societa nella quale le donne avevano una posizione di riguardo.

Le ragazzine (ritenute tali sulla base dei corredi funera­ri o del lato su cui erano state appoggiate, in quanto non e possibile determinare il sesso dei bambini dalle ossa) ricche erano piu numerose dei ragazzini (fig. 34), e que­sto potrebbe significare che le donne acquisivano la loro ricchezza alla nascita, per cui quelle ragazzine erano nate in famiglie ricche, ed avrebbero ereditato da grandi. Se anche la ricchezza maschile veniva trasmessa in questo modo, allora alle ragazzine venivano concesse piu ricchezze che ai maschi. Per contro, i1 numero inferiore di ragazzi­ne ricche morte precocemente confrontato al tasso di mor­talita infantile dei ragazzini ricchi potrebbe far supporre che ci si prendesse piu cura delle femmine che dei ma­schi, magari con una migliore nutrizione o migliori con­dizioni di vita (anche se un certo squilibrio deve essere tenuto in considerazione in qualsiasi societa, in quanto i maschietti sono sempre piu propensi alle malattie ed alla morte deBe bambine). Se la proporzione della Shennan tra corredi maschili e femminili e giusta, sembra che le donne abbienti fossero molto piu ricche degli uomini del­lo stesso stato e che fossero identificabili da alcuni beni

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molto specifici, mentre i corredi funerari degli uomini ricchi erano meno uniformi o caratteristici. Questo fatto fa pen­sare che la condizione di superiorita di queste donne fosse evidente a tutta la societa. Se la loro condizione era eredi­taria, questo spiegherebbe perché si prestavano piu cure alle femmine, soprattutto se la discendenza era matrili­neare, per cui il futuro del gruppo dipendeva dalla soprav­vivenza delle giovani. Tuttavia, queste stesse statistiche potrebbero essere usate anche per giungere a conclusioni del tutto opposte: la societa era patrilineare e poliginica ed i ricchi manufatti erano doni matrimoniali alle donne, come si usava in societa occidentali piu recenti. Questo problema sottolinea sol tanto 1 'ambiguita di gran parte del lavoro archeologico. Tuttavia, se si accetta la prima inter­pretazione, il materiale di Branc e quello di altre necropo­li della zona circostante con caratteristiche simili potreb­bero indicare che nella Slovacchia sud-occidentale della prima Eta del Bronzo le donne godevano di una posizione di riguardo, venivano nutrite meglio dei maschi ed aveva­no corredi "suntuari" che distinguevano la posizione di alcune piu influenti secondo un criterio non valido per gli u o mini.

Ricerche effettuate presso altre necropoli della zona circostante 19 hanno identificato come elemento caratteri­stico la presenza di donne abbienti con un costume partí­colare. Tranne che nelle necropoli piu antiche, i corredi funerari femminili hanno piu beni di quelli maschili, e un numero ristretto di donne "ricche" indossava un costume particolare ma standardizzato, che appare nei ritrovamen­ti archeologici sotto forma di collane molto curate, spille di metallo e giarrettiere. Soltanto le donne adulte portano questo abbigliamento cosl particolare, gli uomini non go­dono di un costume altrettanto uniforme. La presenza del medesimo modello in necropoli diverse fa pensare che lo

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stesso simbolismo unificasse le donne di una vasta regio­ne, anche se probabilmente a portare quell'abito erano sol­tanto una o due donne all'interno di una stessa comunita e lo indossavano ogni tanto. Sembra che la differenza tra le donne ricche e quelle povere diminuisse con il passare del tempo, mentre le sepolture degli uomini continuarono ad essere caratterizzate da beni che distinguevano il loro diverso benessere. Potrebbe forse trattarsi di un segno di solidarieta femminile contrapposto alla continua competi­zione maschile? E ancora, va sottolineata la differenzia­zione della ricchezza nella Slovacchia sud-occidentale, che non era cosl pronunciata come in altre regioni europee contemporanee. Anche se queste non sano le conclusioni a cuí giunse la Shennan, vorrei suggerire che le donne dal costume sontuoso potrebbero, forse, aver fatto parte di un consiglio di donne, o d'un gruppo guida similare, di tutta la regione, il cuí effetto poté essere quello di sco­raggiare, e non di incoraggiare, l'espansione dell'opulen­za, e forse di potere, che si riscontra in altre regioni.

La Britannia meridionale nella prima Eta del Bronzo

Anche le ricerche sulla prima Eta del Bronzo in Britannia hanno messo in rilievo differenze significative tra i sessi, benché, come altrove in Europa, gran parte delle ipotesi si basino soltanto sui corredi funerari, senza studi specifi­ci sugli scheletri. Tradizionalmente, i corpi venivano se­polti sotto un tumulo tondeggiante di terra o di pietre. Que­sto veniva spesso preparato con grande cura e nascondeva alcune caratteristiche strutturali interne; in alcuni casi la sua forma estema e piu complessa di un semplice emisfe­ro, soprattutto nella zona della Britannia meridionale no-

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ta come Wessex, dove alcuni tumuli coprono un gruppo di ricche sepolture a cui e stato dato il nome di cultura Wessex. 20 Due di questi tumuli sono particolarmente in­teressanti. Il "tumulo a disco" e caratterizzato da una col­linetta anulare intomo ad un fossato poco profondo; il pie­colo rilievo al centro copre una o piu sepolture. Questo tipo si trova di solito soltanto all'intemo di grandi necro­poli comprendenti tumuli di diversa forma. 11 "tumulo a campana" ha i versanti a forma di S o di campana, creati da una zona piatta o "sentiero" tra il rilievo ed il fossato circostante. Questi tumuli a disco e a campana sono inva­riabilmente associati a sepolture rispettivamente di donne e u o mini. 1 corredi funerari ritrovati all' interno indicano anch'essi differenze interessanti (fig. 35)2': conservano un gran numero di manufatti d'oro, bronzo e altri mate­riali, ma la quantita degli oggetti ritrovati nelle sepolture maschili e circa cinque volte superiore a quella trovata nelle tombe femminili. Gli oggetti trovati con le donne comprendono collane di perle d'oro, ambra, scisto e maio­lica e altri ornamenti, piccoli coltelli di bronzo e tazzine di ceramica. Gli uomini venivano sepolti con pugnali di bronzo, azze di pietra e altre armi, numerose spille d'osso e di bronzo e pinzette di os so.

Queste tombe della cultura Wessex contrastano con un altro gruppo reperito nella Britannia meridionale, piu o meno contemporaneo o leggermente posteriore e noto co­me tradizione o cultura Deverel-Rimbury, caratterizzata da piccoli insediamenti agricoli (vedi il 5° capitolo) con annessi i terreni coltivati, vicino ai quali spesso si trova una necropoli di piccoli tumuli rotondi. 22 1 cimiteri di Deverel-Rimbury sono solitamente posti ai margini del­l'area montana dello Wessex, lontani dal gesso. Ogni tu­mulo di solito ricopriva alcune tombe, poche delle quali dotate di corredi funerari, che contenevano invece i resti

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35 Corredi funerari di due tombe ricche della cultura Wessex. Afronte, dal tumulo Manton, Wiltshire, reperti relativi ad uno degli unici scheletri femminili del gruppo: un pugnale (lunghezza 4,6 cm); perline di scisto, ambra e calcare; pendente ad alabarda con foglia d'oro; punteruoli di bronzo e due piccoli recipienti di ceramica. Sopra, manufatti trovati in una tomba presumibilmente maschile a Wilsford (G23), Wiltshire: pugnale (lunghezza 20 cm); pugnale a coltello; pietra per affilare; spillone di bronzo e tubo di osso, forse un flauto. (Gerloff, 1975)

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cremati sia di uomini sia di donne di ogni eta, con un equi­librio apparentemente naturale. E opportuno esaminare in questa sede le differenze tra le tombe della cultura W es­sex e quelle di Deverel-Rimbury, in quanto si possono in­terpretare come una prova indiretta che le donne della cul­tura Deverel-Rimbury godevano di una condizione socia­le superiore alle loro vicine contemporanee.

Gli insediamenti ed i tumuli della cultura Deverel­Rimbury sono situati su terreni molto adatti all'agricoltu­ra, in particolare a quella all'aratro. 23 Come abbiamo vi­sto, le donne si occupavano spesso della coltivazione, e se cosl accadeva, le donne Deverel-Rimbury dovevano gio­care un ruolo piu importante nella produzione del cibo ri­spetto a quelle dello Wessex che, situato su terreni sco­scesi e ricchi di gesso, era destinato alla pastorizia. 24 Se­condo i dati delle ricerche etnografiche, risulta che nelle societa ad economía pastorale la ricchezza viene esibita in modo piu vistoso che in quelle agricole, sotto forma di ornamenti come i gioielli. L'apparente benessere della cultura Wessex potrebbe quindi forse, almeno in parte, essere illusorio. Nelle societa dedite alla pastorizia la con­dizione delle donne e spesso bassa2', cosl che probabil­mente nella comunita Deverel-Rimbury le donne godeva­no di una considerazione piu alta di quanto non fosse per quelle Wessex. Alcuni sostengono addirittura che la dif­ferenza di condizione si riflettesse anche sui modelli cul­turali di matrimonio. Nella cultura Wessex, secondo que­sta teoria, le donne, che non avevano un ruolo molto atti­vo nella comunita e godevano di pochi diritti, venivano date in matrimonio per esogamia - cioe al di fuori del gruppo sociale di appartenenza - come oggetto di un con­tratto commerciale. Col matrimonio, quindi, la loro co­munita le perdeva come forza lavoro e in cambio guada­gnava soltanto puchi oggetti tanto era illoro valore. Nella

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cultura Deverel-Rimbury, per contro, si ritiene prevales­se il sistema endogamico, per cuila popolazione si sposa­va all'interno della comunita, cosl che fosse tutelata la forza lavoro del gruppo: criterio che puo senz'altro realizzarsi in villaggi costituiti da un certo numero di famiglie. La terra o la proprieUt possono essere state ereditate da en­trambi i sessi, consentendo ancora una volta una maggio­re uguaglianza tra uomini e donne. 26

Sepolture e tesoretti nella Scandinavia meridionale

La terza fascia di interesse comprende la Danimarca e la Svezia meridionale, dove sono stati svolti alcuni significa­tivi studi sulle sepolture dell'Eta del Bronzo, che hanno portato alla luce un modello forse comune a tutta !'Euro­pa. Quasi nessuna delle tombe di quest'area e stata con­trollata per determinare con certezza il sesso degli indivi­dui in base ai resti. Come altrove, molti di essi sono stati divisi in uomini e donne in base ai manufatti trovati con i resti, anche se molte tombe (probabilmente quelle dei membri piu poveri della comunita) avevano pochi beni o nessuno. Gli uomini sono sepolti come al solito con armi, rasoi o pinzette, mentre le donne hanno bracciali, fibule a disco, spilloni ed un particolare tipo di fermaglio. Sia nelle tombe degli uomini sia in quelle delle donne trovia­mo coltelli, fibule a fermaglio e "bottoni doppi" (gemel­li), mentre a volte nelle tombe femminili si trovano degli stiletti, anche se solitamente sono piu comuni nelle tombe maschili. 27

U na delle prime ricerche che ha ten tato di stabilire la ricchezza delle tombe della prima Eta del Bronzo fu quel­la condotta da Klaus Randsborg 28 in Danimarca. N elle sue prime osservazioni, egli concludeva dicendo che il nu-

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mero degli uomini sepolti con corredo funerario era il dop­pio delle donne, e una ricerca svolta recentemente nella Svezia meridional e offre dati molto analoghi. 29 11 meto­do di Randsborg per stabilire la ricchezza differisce da quello della Shennan, che abbiamo esaminato in prece­denza. Poiché in Danimarca non si trovano metalli greggi che dovevano quindi essere importati, Randsborg ritenne che il peso complessivo di bronzo ed oro presentí nei cor­redi potesse fornire una valutazione attendibile sulla con­dizione dell'individuo. Di grande rilievo e il fatto che le tombe maschili contenevano il doppio degli oggetti d' oro delle tombe femminili. Inoltre, molte tombe maschili con­tenevano piu di 200 grammi di bronzo, mentre questo pe­so si riscontra soltanto in pochissime tombe femminili. Se si esamina anche il peso dell'oro nelle sepolture, la diffe­renza tra uomini e donne diventa ancora piu marcata.

Partendo da questi dati, Randsborg sostenne che le don­ne dovevano godere di una posizione inferiore rispetto agli uomini. Tuttavia, occorre tener presente che gli uomini venivano di solito sepolti anche con le armi, che sano di norma piu pesanti dei gioielli trovati con scheletri femmi­nili. Egli suddivise anche il materiale in fasi cronologi­che, che mostrarono come, con il progredire dell'Eta del Bronzo, l'oro ed i1 bronzo aumentavano nelle sepolture e la proporzione relativa trovata nelle tombe femminili au­mentava col passare del tempo. Se questi manufatti sano un riflesso reale di tutti i corredi depositati nelle tombe, potremmo dire che, da una posizione di inferiorita all'ini­zio della prima Eta del Bronzo, le donne passarono poi ad una condizione migliore.

Nella seconda parte dell'Eta del Bronzo in Scandinavia, come in altre partí dell'Europa settentrionale ed occiden­tale, i modelli di sepoltura subirono un cambiamento e diminuirono i ricchi corredi. 1 riti funebri che hanno la-

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sciato tracce archeologiche diventano meno comuni. In certe aree le inumazioni, che nella prima Eta del Bronzo erano spesso accompagnate da alcuni ornamenti di bronzo, ven­nero sostituite nell'eta successiva da cremazioni senza al­cun corredo oppure soltanto con piccoli oggetti come spil­loni e pinzette.

Gli oggetti di bronzo si trovano non solo nelle tombe ma anche nei tesoretti, dove venivano sepolti insieme vari manufatti di bronzo anche da due a piu dozzine e oltre. Questi tesoretti, ritrovati in tutta Europa, risalgono alle fasi dell'Eta del Bronzo, ma in particolare a quella piu recente, quando in alcune regioni sembrano prendere il posto delle complesse deposizioni della prima Eta del Bron­zo. Gli oggetti sono stati trovati spesso in buone condizio­ni e la gamma di manufatti in ogni tesoretto e maggior­mente simile aquella che accompagna un'inumazione della fase iniziale. In alcune aree europee si distinguono cosl tesoretti "femminili" e "maschili". In Scandinavia, i gruppi di manufatti che ricorrono abitualmente, caratteristici sia delle tombe femminili sia di quelle maschili della prima Eta del Bronzo, sono trovati insieme come gruppo anche in tesoretti contemporanei. Sembra cosl probabile che i tesoretti rappresentino anch'essi i beni di un individuo e che se ne possano riconoscere di femminili e maschili. Nella tarda Eta del Bronzo si trovano tesoretti, ma non tombe, e l'ipotesi che anch'essi rappresentino resti sia fem­minili sia maschili si basa sull 'analogía con i ti pi di uten­sili, di ornamenti e di armi sepolte con i due sessi nella prima Eta del Bronzo e definiti su un piccolo numero di statuette di quell'epoca. 1 tesoretti possono quindi essere esaminati con sistemi analoghi a quelli usati per le tombe, e semmai studiati da soli o in collegamento tra loro per evidenziare le differenze nei beni posseduti e nella condi­zione delle donne e degli uomini attraverso le fasi dell 'Eta

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37 Típico corredo rituale femminile della tarda Etá del Bronzo, Penado V, Simested, Jutland centrale, Danimarca; comprende: braccial1 a spirale, fíbula, bracciale a fasc1a, falcetto, ornamento da cintura, callare a torciglione (diametro 19,5 cm; gli altri oggetti sono in scala), pendente. (Copenaghen, Museo Nazionale)

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del Bronzo nordica o scandinava. In questa regione ven­gono tradizionalmente distinti sei periodi, dal I al VI, e numerosi studi hanno dimostrato che i corredi funerari e i tesori presentano un modello simile di maggiore "ric­chezza" nella complessita e quantita di manufatti femmi­nili, mentre la quantita e la qualita dei beni maschili resta­no costahti oppure diminuiscono.

Secondo Janet Levy 30 , che ha studiato i tesoretti dane­si, il numero dei tesoretti femminili era superiore a quelli maschili tranne che nel 11 periodo, in cui il numero relati­vo ai due sessi corrispondeva. Nel 11 periodo, !'ultima parte della prima Eta del Bronzo, i tesoretti maschili contene­vano una vasta gamma di manufatti; questi diminuiscono poi fino al VI periodo, l'ultima fase dell'Eta del Bronzo, durante la quale la diminuzione e sostanziale. Le deposi­zioni femminili, d'altro lato, diventano piu numerose dal 11 al V periodo e poi si pareggiano con la diminuzione di quelle maschili nel VI periodo. La raffinatezza dei mo­delli degli ornamenti indossati dalle donne sembra aumen­tare fino a che, nel V periodo, essi risultano troppo com­plessi per essere indossati, mentre lo stile delle spade ma­schili diventa piu uniforme e dimostra sempre meno raffi­natezza nella manifattura.

Un altro studio determinante pone 1 'attenzione su! con­tenuta di queste deposizioni - tombe, tesoretti e singoli ritrovamenti - dell 'Eta del Bronzo danese, ma concen­trandosi sui cambiamenti nel numero delle spade, abbina­te agli uomini, e nel numero degli ornamenti, abbinati al­le donne. 31 Secondo Kristian Kristiansen, durante 1 'Eta del Bronzo il numero delle spade diminul, mentre gli or­namenti femminili aumentarono (fig. 38a). Nel I periodo, la fase piu primitiva dell'Eta del Bronzo, difficilmente si producevano ornamenti femminili; dopo un incremento nel 11 periodo, il numero delle deposizioni femminili resta al-

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l'incirca costante perla restante Eta del Bronzo. 11 model­lo di deposizioni maschili era piuttosto diverso. 11 numero di sepolture e tesoretti maschili che includevano spade di­minul, sebbene complessivamente il numero delle deposi­zioni maschili restasse invariato. Nella Danimarca dell'E­ta del Bronzo ritroviamo, quindi, un modello simile aquello gia descritto: da una situazione nella prima Eta del Bron­zo in cui le donne erano poco rappresentate sia nei teso­retti sia nelle tombe, la differenza di "ricchezza" tra de­positi maschili e femminili diventa meno evidente durante il corso dell'Eta del Bronzo.

11 modello ricorrente presentato in tutti questi studi puo avere due diverse interpretazioni. Potrebbe indicare un cam­biamento nel modo in cui gli uomini sceglievano di esibi­re i beni di prestigio, passando dall'esibizione della loro ricchezza per mezzo dei propri possedimenti all'uso delle donne come veicolo di ostentazione; cio, tuttavia, potreb­be anche indicare un ve ro e proprio cambiamento nell 'e­quilibrio tra le condizioni dei due sessi.

Kristiansen '2 stesso fa riferimento alla prima interpre­tazione, sottolineando la possibilita che gli uomini avesse­ro trovato un altro modo per esibire la propria condizione sociale, coprendo di ricchi ornamenti la compagna. Se­cando questo ricercatore, verso la meta dell'Eta del Bron­zo diminul i1 bisogno maschile di mostrare la ricchezza e la condizione sociale nelle tombe, in quanto la struttura sociale gerarchica che andava consolidandosi nella prima Eta del Bronzo incomincio a stabilizzarsi. Ossia, 1 'appa­rente diminuzione della ricchezza maschile non e índice di un reale declino ma piuttosto di un mutamento di pen­siero nella manifestazione di ricchezza e stato sociale, e quindi ritlette piuttosto i principali atteggiamenti e com­portamenti maschili. Questo si ricollega alla maggiore im­portanza assunta dagli ornamenti femminili, e mostra che

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38 Rapporto tra tesoretti e sepolture di donne (tratteggiato) e di uomini nella Scandinavia meridionale durante le fasi deii'Etá del Bronzo: a. Danimarca, caratterizzata da spade (maschio) ed ornamenti (femmina) in tombe e tesoretti (Kristiansen, 1984); b. Svezia meridionale, caratterizzata da un numero proporzionato di tesoretti con armi e con ornamenti. (Larson, 1986)

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la ricchezza maschile veniva sempre piu investita in mo­gli e figlie. Secondo Kristiansen, le donne incominciaro­no a giocare un ruolo molto importante diventando "pe­gni" nelle reti di lontane alleanze (che esamineremo nel prossimo paragrafo) necessarie per il continuo afflusso del bronzo in Scandinavia.

Si potrebbe anche sostenere che gli stessi mutamenti di­mostrano un vero e proprio spostamento verso una mag­giore uguaglianza tra donne e uomini in un periodo in cui la societa divenne piu stabile e diminulla concorrenza tra i gruppi, tanto che si era ormai rinsaldata una gerarchia sociale ben delineata.

Se la condizione delle donne stava migliorando, questo potrebbe essere in relazione con un allontanamento dalla pastorizia e con una preferenza per 1 'agricoltura all 'ara­tro, di cui abbiamo alcune testimonianze in Scandinavia relative alla.tarda Eta del Bronzo. Le ragioni di cio, colle­gando le condizioni della donna all 'esibizione della ric­chezza ed al modello di vita, sono simili a quelle indicate per la Britannia meridionale. Le testimonianze di questo cambiamento ci vengono fornite in Scandinavia dall'au­mento dei cereali trova ti nell 'analisi dei pollini e dall 'evi­dente abbandono di alcuni pascoli, che diventarono bo­schi. 33 Se il mutamento nell' evidente quantita di ricchez­za associata alle donne dipendeva esclusivamente da una scelta maschile sul come esibire le proprie ricchezze, do­vremmo aspettarci esattamente 1 'opposto del modello de­scritto, in quanto gli uomini avrebbero usato con sempre maggiore frequenza le donne per far apparire la loro con­dizione in societa pastorali e non agricole. Sebbene il ruo­lo .delle donne nella produzione agrícola durante l'Eta del Bronzo e nelle fasi successive non fosse mai rilevante quan­to lo era stato nel Neolítico inferiore, era con ogni proba­bilita considerevolmente superiore rispetto alle societa de-

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dite alla pastorizia, dove le donne solitamente occupano una parte veramente piccola nella produzione. Secondo Randsborg 34 , gli insediamenti in Danimarca sembrano essersi diffusi dalla terra piu adatta ad un'economia agrí­cola basata principalmente sull'allevamento a zone piu adat­te alla coltivazione agricola all'aratro. Sono state esami­nate anche le differenze regionali sulla condizione delle donne in Danimarca, valutate sulla stessa base, e ancora una volta la relativa condizione delle donne doveva essere superiore nelle zone della Danimarca dove il terreno era pi u adatto all' agricoltura all 'aratro. Ale u ni dettagli fanno supporre, inoltre, che fossero le donne ad occuparsi della mietitura dei cereali. 35 In alcune tombe e tesoretti femmi­nili sono stati trovati piccoli falcetti di bronzo. Questi ar­nesi potevano essere serviti effettivamente per mietere, ma potrebbero essere espressioni simboliche di attivita rituali36 , comunque entrambe le spiegazioni potrebbero si­gnificare che le donne erano coinvolte nei raccolti. Nella prima Eta del Bronzo, la tendenza ad allontanarsi da una concentrazione delle attivita nell'allevamento riguardo, mol­to probabilmente, diverse regioni d'Europa, nelle quali pos­sono essersi verificati gli stessi effetti sulla condizione fem­minile.

11 significato delle sepolture e dei tesoretti quali aspetti del comportamento religioso nell'Eta del Bronzo scandi­nava, ed in particolare il ruolo che le donne avevano nel rituale, costituisce un'altra possibile prospettiva nell'in­terpretazione del medesimo materiale. Si e detto spesso che gran parte dei tesoretti della tarda Eta del Bronzo ri­trovati in questa zona fossero depositati in seguito ad un rituale; poiché i beni femminili prevalgono, si potrebbe dedurre che le donne controllavano o partecipavano loro stesse ad alcuni di questi rituali, ottenendo quindi uno sta­tus di rilievo grazie a tali ruoli." Questa spiegazione si

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puo associare alle piccole statuette bronzee risalenti alla tarda Eta del Bronzo, la cui interpretazione viene spesso messa in collegamento con qualche rituale: ove il sesso e distinguibile, sano statuette femminili, 38 alcune delle quali hanno una gonna corta a stringhe come quella comune ad altre della prima Eta del Bronzo. A volte sano descritte come statuette di esseri mitologici; 39 alcune sano in posi­zioni strane, per esempio piegate all'indietro, sembrando dedite ad "acrobazie rituali" 40 , e possono essere interpre­tate anche come devote, piu che come divinita. Mentre il legame tra divinita femminili ed il ruolo delle donne nella pratica religiosa nonché i loro ruoli e le condizioni nella vita reale non e molto definito, come gia abbiamo potuto vedere, queste statuette e la posizione rilevante degli orna­menti femminili nei tesoretti scandinavi della tarda Eta del Bronzo potrebbero indicare che si trattava di una regione dovele donne (anche se, in base aqueste prove, non solo le donne) ricoprivano un ruolo notevole.

Le sepolture con corredi funerari e i tesoretti di oggetti metallici forniscono una ricca fonte di informazioni su cui basare un esame della condizione femminile nell'Eta del Bronzo. Tuttavia, devo ripetere il principio da cui partii. Per necessita, questa ricerca si e basata sulle tombe con i corredi funerari, che probabilmente appartenevano alle persone piu ricche o logicamente a quelle piu abbienti. Pe­ro, la maggior parte delle tombe scandinave dell'Eta del Bronzo non contiene corredi funerari, appartenendo a quanto sembra alla pavera gente. Non ci e possibile neanche ini­ziare a valutare la condizione relativa a queste donne e a questi uomini non benestanti, e se consideriamo le societa moderne sara chiaro che non sarebbe giustificato ricavare queste informazioni da teorie riferite alla gente ricca.

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Un commercio di donne?

I corredi funerari, i tesoretti e i ritrovamenti sparsi di og­getti di metallo servono anche per delineare gli scambi nell'Europa dell'Eta del Bronzo. Il metodo di studio piu comune prevede l'esame della tipologia stilistica dei ma­nufatti relativi ad una particolare regione e, successiva­mente, verificare se un tipo e presente in misura minore in altre aree. Se si trovano oggetti provenienti da lontano, si pub supporre che questi siano stati scambiati o venduti o forse portati da un emigrato. Oltre al commercio di pro­dotti finiti, e spesso possibile dimostrare anche lo scam­bio di materie prime.

Molte materie prime, tra cui le pietre, i metalli - in particolare, il rame- e l'argilla perla fabbricazione del vasellame, hanno caratteri distintivi nelle tracce degli ele­menti (minerali presenti in piccole quantita). Questi non modificano la qualita o le proprieta della materia prima, ma l'esatto contenuto di minerali in un materiale pub si­gnificare una certa provenienza. Analizzando queste trae­ce, si pub stabilire che un certo esemplare di rame prove­niva, per esempio, dall' Austria o dall 'Irlanda. Se quel­l'oggetto viene rinvenuto in Svezia, significa che la mate­ria prima o i1 prodotto finito vi sono stati importati dal paese d'origine.

Spesso in Scandinavia vengono ritrovati piccoli oggetti di bronzo, mala zona non ha alcun giacimento delle ma­terie prime (rame e stagno). L'esame degli oggetti bron­zei della Scandinavia ha mostrato che gran parte dei me­talli grezzi proveniva dalle aree ricche di materie prime dell'Europa centrale, orientale e sud-orientale, ma il ti­pico stile dell'Eta del Bronzo scandinava spiega che i ma­nufatti vennero forgiati in tale regione. Questo fa sor­gere un costante dilemma archeologico. Che cosa davano

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in cambio delle materie prime? Molti materiali usati nella Preistoria non si sono conservati. Prodotti come i cibi, i tessuti, illegname, la pelle e altri materiali organici so­no sopravvissuti soltanto in rari casi, ma la loro importan­za commerciale doveva essere pari a quella dei metalli e degli oggetti di pietra e ceramica che costituiscono gran parte dei reperti archeologici. In questo modo, vediamo spesso soltanto un lato del comrnercio e non l'altro, e il caso dell'Eta del Bronzo scandinava e tipico di questa si­tuazione. Molti ricercatori di Preistoria si sono arrovellati su quali fossero le merci-scambio contro il bronzo grez­zo. Alcuni hanno creduto di trovare una risposta nell'am­bra, che e originaria della Scandinavia ma molto diffusa nelle tombe e in altri contesti archeologici in tutta !'Euro­pa dell'Eta del Bronzo. Tuttavia, l'archeologo danese Kri­stiansen ha avanzato un suggerimento alternativo, moho affascinante .• ,

Nella prima Eta del Bronzo, le sepolture con collezioni di ornamenti complete forniscono molti indizi riguardo al comrnercio ed ai collegamenti interregionali. Se si trova un individuo sepolto con alcuni oggetti di provenienza stra­niera costruiti in momenti diversi ed in laboratori diversi, o una collezione acquistata tutta nello stesso momento, gli oggetti possono essere stati scambiati o acquistati pezzo per pezzo. Se, invece, vicino ad un corpo si ritrova un set di ornamenti creati in periodi diversi ma provenienti tutti dalla medesima zona, lontana da dove sono stati ri­trovati, si puo pensare che quell'individuo, donna o uo­mo, si era spostato dalla prima zona portando con sé tutti i suoi beni. Nell'Europa settentrionale sono emersi nume­rosi esempi di questo tipo in contesti risalenti alla prima Eta del Bronzo. Sull'isola danese di Sjrelland e stata ritro­vata una donna che portava gioielli provenienti da Lüne­burg, un'area della Germania settentrionale; invece, nella

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Germania settentrionale, sia in Pomerania sia a sud del­l'Elba, sono stati rinvenuti set completi di ornamenti fem­minili tipici delle aree nordiche o scandinave. Non sem­bra, pero, che siano state trovate sepolture maschili con costumi scandinavi. Similmente, nella tarda Eta del Bron­zo gli ornamenti nordici si trovano spesso nelle culture confinanti dell 'Europa settentrionale in contesti che fanno pensare ad uno scambio di persone piuttosto che a un vero commercio di beni. Sia la posizione degli ornamenti sui corpi nelle tombe sia i modi di indossarli riscontrati nei tesoretti indicano che erano portati in una maniera tradi­zionale in Scandinavia ma insolita nella regione in cui so­no stati rinvenuti. Il modello opposto - scambio di set di ornamenti dell'Europa settentrionale in Scandinavia - e molto pi u raro dell 'evento di beni scandinavi in Germania settentrionale. E stato, poi, osservato che la distribuzione degli ornamenti femminili nordici si estendeva molto a sud, pi u di quanto non fosse per gli oggetti maschili. D 'altro lato, oggetti stranieri associati a uomini sono piu comuni in Scandinavia che oggetti stranieri associati a donne. Se­condo Kristiansen, c'era una rete commerciale molto am­pia in tutta l'Europa settentrionale; gli oggetti di bronzo e le materie prime dovevano costituire la merce piu diffu­sa, ma il sistema era poi favorito da un importante siste­ma di contatti sociali e di alleanze. Spesso, forse, questi rapporti venivano garantiti da matrimoni tra i gruppi, per cui una donna andava a vivere presso la casa del marito. Queste alleanze matrimoniali avrebbero garantito conti­nui obblighi di parentela e contatti regolari tra i gruppi, stimolando costanti scambi commerciali.

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Arte rupestre nelle Alpi e in Scandinavia

Un'altra ricca fonte potenziale di informazioni per cono­scere il ruolo delle donne nell'Eta del Bronzo e l'arte ru­pestre rinvenuta in parecchie localita europee. Le due zo­ne piu ricche di quest'arte sono la Svezia meridionale e le Alpi meridionali, ove le rocce sono incise con disegni molto dettagliati raffiguranti scene di persone intente a svol­gere attivita diverse. Di solito, sebbene senza un motivo preciso, si pensa che queste incisioni abbiano un qualche valore religioso, per cui e' e dell' incertezza nello stabilire fino a che punto si possano considerare come prove delle attivita quotidiane.

In Scandinavia sono piu comuni le incisioni relative a barche, nelle quali si osservano spesso persone ai remi; in alcune raffigurazioni sono presenti armi, a volte in ma­no a combattenti, o scene di persone che suonano le enor­mi trombe curve scandinave, chiamate lurer. Le figure umane sono inevitabilmente disegnate in modo rozzo, di solito con figure molto rigide, in quanto incidere il grani­to non doveva essere un compito facile. Sarebbe difficile stabilire se 1 'artista voleva raffigurare una donna o un u o­m o, se non fosse per i1 fatto che molte figure presentano il pene eretto, simbolo di chiara identificazione. Si tratta forse qui di una convenzione per rappresentare gli uomini - nel qual caso tutte le altre figure senza il pene sono donne - oppure si intendeva dare a quelle immagini un altro significato? Tra le figure che brandiscono la spada o il pugnale ce ne sono alcune con il pene ed altre senza, mentre si ritiene che solitamente le tombe con le armi sia­no maschili; d'altro lato, come e gia stato detto, gran par­te delle ricerche relative alle sepolture si sono svolte sen­za un esame specifico delle ossa. Un altro aspetto che

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39, 40 Nelle due illustrazioni, graffiti deii'Eta del Bronzo in Bohuslan e Scania, nella Svezia meridionale. Mentre alcune figure sono chiaramente falliche, altre, impegnate nelle stesse attivita, non lo sono. Sono queste donne? Quale interpretazione si dovrebbe dare ai divers1 abiti di alcune? (Gelling e Davidson, 1969)

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41 A fronte, Naquane, Val Camonica, Italia; scene rupestri di cavalli, animali domestici, caccia e altre attivitá (Anati, 1961)

42 A fianco, scena agrícola da Seradina, Val Camonica. 1 soggetti sulla destra sembrano una donna con una zappa e un bambino sulla schiena. Le figure seguono un aratro trainato da due animali. (Anati, 1961)

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potrebbe contraddistinguere le donne sono i capelli lun­ghi, una specie di codino arricciato sul capo di alcune fi­gure, lungo fino alla schiena. 42 Se queste sono le sol e donne che appaiono, aHora il sesso femminile e ben poco rappresentato; se, invece, tutte le figure senza pene sono da intendersi come donne, allora queste vengono incise con la stessa frequenza degli uomini e sono rappresentate mentre operano in attivita diverse.

Nella zona alpina, il piu interessante nucleo di arte ru­pestre e sito in due localita, nella Val Camonica in Italia settentrionale e sul Monte Bego in Francia sud-orienta­le. 43 Anche in queste scene risultano dei combattimenti, ma si vedono anche momenti di caccia e la vita dei campi. Come in Scandinavia, alcune delle figure hanno i1 pene ben visibile: nelle scene di guerra e di caccia vi sono delle figure dotate ma anche no. Emanuele Anati, che ha svolto gran parte dellavoro di ricerca in Val Camonica, ha cal­colato che sei figure su dieci sono falliche e quattro su dieci sono di un sesso indeterminato. Secondo lui, soltan­to il 4% delle figure sarebbero donne, in preghiera o mentre danzano, anche se non spiega come sia in grado di identi­ficarle. In una scena si vedono due persone che guidano un aratro trainato da due animali. Dietro di loro e' e una figura con una zappa, che sembrerebbe portare sulla schiena un'altra figura. Secondo un'interpretazione si tratterebbe di una donna con un bambino. Se si tratta veramente di una donna, e importante notare che non esistono segni par­ticolari che ci aiutino ad identificare i1 sesso: questo fa aumentare la possibilita che molte delle altre figure siano donne. Inoltre, se riteniamo valida questa interpretazione possiamo anche notare come le donne prendessero parte all'agricoltura, al flanco dell'uomo.

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5. L'Eta del Ferro celtica

Infine, con l'Eta del Ferro entriamo nel periodo dei primi documenti scritti in Europa. Ancora molte delle informa­zioni su quest' epoca si basano su ricerche archeologiche in siti, tombe ed altri scavi, e 1' Archeologia applicata al mondo femminile continua a rimanere molto difficile. Ma durante questa fase, mentre gli abitanti dell'Europa nord­occidentale erano ancora tecnicamente "preistorici", in quanto non scrivevano nulla, i popoli del Mediterraneo, ed in particolare i Greci e i Romani, avevano gia inco­minciato a produrre una notevole quantita di opere lette­rarie, tra cui testi geografici o racconti di viaggio e storie che contenevano descrizioni di popoli di altre partí d'Eu­ropa. Come vedremo, esistono molti resoconti sulla vita delle donne nell'Europa dell'Eta del Ferro. 1 racconti va­riano notevolmente per la loro qualita e per i particolari, tanto che la loro precisione deve sempre essere considera­ta con cautela.

La valutazione di queste fonti documentarie ed il modo in cui possono essere usate in abbinamento ai reperti ar­cheologici creano numerose controversie, molte piu di quanto non si ci possa aspettare. L'esempio piu eclatante e il nome che si da aquesto periodo, gli ultimi secoli pri­ma della conquista romana. Nei primi capitoli, ho citato le "donne dell'Europa neolítica" o "i popoli dell'Eta del Bronzo"; non disponendo di dati scritti dai popoli stessi

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o da altre civilta vicine, non sappiamo come le popolazio­ni si chiamassero. Abbiamo a che fare con termini inven­tati dagli archeologi del XIX secolo, che si basano sul ma­teriale usato per fare alcuni oggetti. Ma per l'Eta del Fer­ro si puo fare di meglio. Le civilta classiche chiamarono i popoli dell'Europa a nord e ad ovest dei loro territori con il nome di "Celti", che e probabilmente un adatta­mento del nome col quale questi stessi popoli si denomi­navano. 1 primi riferimenti ai Celti si trovano a meta del V secolo a.C., e la parola viene usata anche oggi per fare riferimento ai popoli di alcune zone dell'Europa occiden­tale o atlantica. Dal punto di vista geografico, e chiaro che col termine "Celti" il mondo classico voleva indicare i popoli stanziati in una zona che si estendeva almeno dai Pirenei fino al Danubio. Ma quanto tempo prima del V secolo a.C. questi popoli incominciassero a chiamarsi "Cel­ti", e quale fosse l'estensione del loro territorio, sono ar­gomenti controversi e non riguardano direttamente l'ar­gomento di cui ci occupiamo. Sara sufficiente dire che se­guiro il metodo convenzionale ed usero i termini "celti­co" e "germanico" (gran parte del problema si riferisce anche ai popoli germanici ad est del Reno) per descrivere gli abitanti dell 'Europa nord-occidentale.'

Organizzazione domestica nella Britannia dell'Eta del Ferro

Gli insediamenti del 1 millennio a.C., in particolare nella Britannia, forniscono considerevolmente molte piu testi­monianze, rispetto ai periodi precedenti, sia di caratteri­stiche strutturali sia dei resti di materiale relativo ai ma­nufatti sia dell 'economia. Per alcuni si ti accuratamente esa-

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minati e stato possibile avanzare alcune ipotesi sull'uso degli edifici e delle zone all'interno delle case. In pochi casi so­no state formulate delle proposte sulla quantita di spazio domestico usato da donne e uomini e su quali compiti ve­nissero assegnati ai due sessi, permettendo di valutare le ripercussioni sociali sul ruolo e la condizione delle donne.

Come abbiamo gia visto, le case, le fattorie ed i villaggi forniscono agli archeologi notevoli informazioni riguar­danti la comunita che vi si era stanziata. Nei capitoli pre­cedenti abbiamo gia esaminato i metodi usati dagli archeo­logi per determinare l'uso di particolari stanze o spazi in un sito. In alcuni siti, come abbiamo visto, e facile asso­ciare i rifiuti trovati con una particolare attivita o profes­sione, mentre in altri casi pub essere molto difficile. Ed anche quando fosse possibile riconoscere l'attivita, non accade quasi mai di poter determinare se fosse un uomo o una donna a svolgerla. Qualsiasi archeologo concorda sul fatto che 1 'associazione di particolari utensili ad un sesso o all 'altro nelle sepolture suggerisce che quell' attivita ve­ni va abitualmente svolta da quel sesso. La scoperta di al­cuni utensili in una certa zona di un insediamento indiche­ra probabilmente che lo spazio veniva occupato da perso­ne di quel dato sesso. Verso la fine dell'era preistorica troviamo anche riferimenti letterari ad attivita specifiche. Sfortunatamente, almeno in Britannia, le tombe risalenti all'Eta del Ferro sano poche, e quelle che ci sano non contengono utensili artigianali tra i corredi funerari; a parte qualche scarso riferimento documentado di cui parleremo in seguito, non esistono molte prove dirette che ci illumi­nino sui ruoli dei due sessi. Lo studio archeologico pio­nieristico dello scomparso David Clarke sull' insediamen­to di Glastonbury nel Somerset durante l'Eta del Ferro e particolarmente importante, anche se molte delle sue in­terpretazioni sano controverse: lo studioso si interessava

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43 Schema della presunta funzione di alcune strutture negli insediamenti del s1to di Glastonbury (Somerset), neii'Eta del Ferro, secando Clarke, 1972.

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molto dell 'uso degli spazi, basandosi sulla collocazione degli utensili ritrovati, e ne esaminava le implicazioni sui rispettivi ruoli di donne e uomini.

Lo studio di Clarke sull'insediamento di Glastonbury si basa sul riesame di risultati di scavi svolti durante il primo decennio del secolo. 2 La precisa registrazione del­la posizione in cui venne ritrovato ogni oggetto durante gli scavi gli ha permesso di studiare il rapporto tra la di­stribuzione di ogni categoria di manufatto e gli edifici in un grande villaggio risalente ad un periodo che intercorre tra il 11 ed il I seco lo a.C. Poiché il sito si trova va su un terreno molto paludoso nei Somerset Levels, la con­servazione dellegno e di altri materiali organici era molto buona, cosl che il numero di manufatti disponibili era elevato.

Secondo Clarke, il sito era costituito da un certo nume­ro di agglomerati o unita di edifici, ognuno dei quali com­prendeva un modello similare costituito da diversi tipi di edifici. Ogni agglomerato si componeva di due case prin­cipali, una casa secondaria e alcune strutture sussidiarie quali officine, stalle, forni e granai. L'attribuzione di questi tipi di edifici a piu funzioni si basa sulla presenza al loro interno di manufatti che venivano usati sul posto. E parti­colarmente interessante l'ipotesi formulata sull'uso delle abitazioni principali e di quelle secondarie. I manufatti tro­vati nelle prime, che erano sostanzialmente strutture a tím­pano, comprendevano oggetti perla bardatura dei cavalli e per i carri, armi, utensili per varie attivita, aghi e pettini e cocci di ceramica, molti dei quali erano finemente deco­rati. Per contro, le case secondarie erano piu piccole e situate nella direzione opposta del nucleo. Non c'erano in esse armi, né particolari che facessero supporre la la­vorazione del metallo o utensili da officina, mentre e' era­no reperti relativi alla filatura, alla tessitura ed alla la-

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vorazione delle pelli e delle pellicce, oltre alla macinazio­ne del grano. C'erano anche collane e braccialetti, e pin­zette di bronzo. Gran parte del vasellame trovato nelle ca­se secondarie non era decorato. Secondo Clarke, i manu­fatti che mancano da queste case secondarie sono associa­ti agli uomini e quelli presenti sono associati alle donne. M entre 1' attribuzione di alcuni utensili si giustifica sulla base di associazioni fatte altrove con sepolture dei rispet­tivi sessi, egli sosteneva che la distinzione fondamentale tra i tipi di casa consiste nel fatto che le case principali erano di proprieta degli uomini e usate soprattutto da loro (e le donne sol tanto a vol te vi erano presenti), invece le secondarie erano '"'i centri specifici di residenza femmini­le". Secondo questa ipotesi, se ne deduce che le attivita elencate qui sopra avrebbero fatto parte dei compiti fem­minili. La presenza di finimenti si spiegherebbe col fatto che le donne si occupavano della produzione e della ma­nutenzione di tutti gli oggetti di pelle, piu che con la pos­sibilita alternativa (dando per buona la rigida divisione dí Clarke delle case in base ai sessi), secondo cui i finimenti vorrebbero indicare che le donne andavano a cavallo!

Anche alcuni edifici definiti da Clarke come "capanne sussidiarie" sono caratterizzati da manufatti femminili, quali collane, fusi e pettini di osso, mentre gli utensili che egli definisce maschili vi si trovano molto raramente. Gli utensili di selce si trovano piu spesso in queste strutture che in altre parti del sito. La posizione e la natura di questi ma­nufatti portarono Clarke a ipotizzare che le capanne po­tessero servire come ricoveri per gli animali o per la con­servazione e lavorazione del latte e fossero usate dalle don­ne, anche se queste prove non possono essere considerate del tutto convincenti. Le "officine" sono caratterizzate dalla presenza di utensili e oggetti di legno non finiti al tornio, e dall' "assenza di un numero significativo di manufatti

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femminili". Le attivita rappresentate in queste capanne sem­brerebbero, quindi, svolte da uomini.

Clarke fece poi alcune supposizioni prive di fondamen­to per stabilire quali manufatti erano abbinati ad un certo sesso, e diede molto peso all'assenza di alcuni utensili, anche se le ragioni sociali di questa assenza potevano es­sere molteplici. Per esempio, non avrebbe potuto qualcu­no mettere la sua migliore collana e perderla mentre svol­geva una certa attivita? Altri problemi riguardano l'ubica­zione dei manufatti nel sito. Gli edifici sono suddivisi in una serie di fasi cronologiche, e 1 'uso di una certa zona non resta sempre lo stesso. Non sempre e chiara la fase, e quindi il tipo di edificio, a cui un certo manufatto appar­tiene, anche se questo rapporto e fondamentale per la teo­ria di Clarke. Altri autori hanno messo in luce le difficol­ta legate a questo sistema. E stato notato, per esempio, 3

che anche se alcune delle categorie di Clarke per il tipo di struttura si adattano bene alla realta, per altre non e cosl. Soltanto una delle "capanne-forno" aveva un forno, e una aveva alcuni focolari mentre altre non ne avevano per niente. Secondo le nuove ricerche svolte a Glastonbu­ry, gli scavatori, Bryony e John Coles, negano che esista­no prove evidenti della differenza di sesso nell'uso di par­ticolari strutture o che la societa fosse assolutamente do­minata dagli uomini.

Sebbene possiamo dubitare dell 'interpretazione di Clar­ke, i suoi metodi e il modo particolareggiato col quale esa­mino i dati offrono un tipo d' indagine molto interessante per studiare in futuro le differenze di ruolo tra i due sessi nei siti archeologici. 11 suo lavoro ha stimolato altri ar­cheologi a pensare a questa soluzione in relazione sia a Glastonbury sia ad altri siti. In altri studi e stato fatto il tentativo di usare un metodo simile in rapporto ad altri siti archeologici. Due di questi si riferiscono al periodo

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immediatamente precedente la tarda Eta del Bronzo nella Britannia meridionale. A Blackpatch nel Sussex, per esem­pio, un sito che risale al periodo tra il 1400 ed il 900 a.C.\ furono portate alla luce alcune capanne. In ognu­na c'erano reperti di diverse attivita. Una capanna, che sembrava essere stata usata per conservare il grano e per attivita artigianali, e stata interpretata come la capanna del capo, ma il responsabile degli scavi si e dimostrato giu­stamente prudente nel dare un sesso a questa persona an­che se e stato ritrovato un rasoio di bronzo, usato solita­mente dagli uomini per radersi. In un' altra grande capan­na, adibita alla preparazione del cibo, furono rinvenuti due anelli di bronzo che suggerirono 1' ipotesi che 1 'occupante fosse importante e che, forse, si trattava della capanna della moglie, dove veniva preparato il cibo e dove si accudiva­no i bambini, lontano dalle attivita artigianali praticate nel­l'altra grande capanna.

Gli insediamenti della tarda Eta del Bronzo nella Bri­tannia meridionale, gia discussi nel precedente capitolo, formano un gruppo compatto e sono noti come i siti di Deverel-Rimbury. In un esame di tutti i siti oggetto di sca­vo, Ann Ellison riscontra alcune prove che potrebbero ri­flettere diversi ruoli femminili e maschili. 5 Inoltre, come a Blackpatch, e stato riscontrato un modello con case di dimensioni diffe.renti, al cui interno sono stati trovati vari manufatti. In tutti i siti ricorre questo stesso modello. Ogni sito presentava alcune grandi capanne dove si mangiava, dove si svolgevano alcune attivita artigianali come la la­vorazione della pelle e dove venivano costruiti gli utensili di osso, metallo e pietra. Queste attivita, secondo la ricer­catrice, erano maschili, sebbene le capanne presentino an­che reperti relativi ad "attivita piu tipicamente femminili, soprattutto la tessitura". L'altro grande gruppo di edifici comprende case piu piccole usate soprattutto per la con-

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44 Ricostruzione di parte del sito agricolo a Blackpatch, Sussex, nella tarda Eta del Bronzo. (Disegno di L. Drewett)

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servazione e la preparazione del cibo, "forse il compito principale delle donne". In ogni sito si trovano varíe uni­ta, ognuna costituita da una o due grandi strutture resi­denziali, una o due case piu piccole e a volte una capanna apposita per la tessitura.

Le costanti prove secondo le quali i vari compiti veni­vano svolti in diverse zone, all'interno degli insediamen­ti, mostrano che e possibile esaminare i modelli sociali e di divisione dei ruoli in questi siti ma anche in altri, sebbene il metodo non abbia ancora raggiunto un assoluto perfezionamento. Tuttavia, gli studi svolti fino adora per la prima volta propongono modelli che interpretano re­perti ipotizzando il ruolo delle donne nell 'ultima fase prei­storica della Britannia meridionale.

Decorazione sulla ceramica di Hallstatt e sul vasellame di bronzo

Rivolgendoci ad un'altra zona d'Europa e ad un tipo di reperti archeologici alquanto diversi, esamineremo ora al­cune immagini di donne su ceramica e vasi di bronzo che risalgono alla prima fase dell'Eta del Ferro in Europa, nota come periodo di Hallstatt. N ell 'arte preistorica son o piut­tosto rare le scene di donne intente ad attivita quotidiane, fanno eccezione alcuni deliziosi disegni incisi su ceramica provenienti da Sopron nell'Ungheria nord-occidentale e creati probabilmente nel VI secolo a.C. (fig. 45). 6 Si tratta probabilmente di vasi funerari, fatti apposta per con­tenere le ceneri dopo la cremazione, unici per i particolari e la chiarezza della decorazione, mentre altri vasi ritrova­ti nella zona circostante rientrano nella tradizione generale.

Le figure apparentemente femminili indossano gonne lar-

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45 Disegni incisi su vasi di Sopron, Ungheria, che mostrano le donne impegnate in varie attivita: a. filatura; b. tessitura con telaio eretto; c. donna che suona la lira; d. donna che danza; e. donna a cavallo; f-h. coppie che forse combattono o danzano? (Piggott, 1965)

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ghe e sembrano avere i capelli ricci o ondulati - o forse portano gli orecchini - mentre molti uomini portano i pantaloni lunghi. Le donne si occupano di filatura e tessi­tura ed una figura femminile sembra intenta a danzare o a pregare. Una figura, che sembrerebbe femminile, suona una lira ed un' altra spesso considerata femminile e in groppa ad un cavallo piccolo. Gli uomini, invece, sano dipinti a cavallo, mentre pascolano o cacciano gli animali e gui­dano carri trainati da cavalli. A volte ci sano figure a cap­pie: due donne, due uomini, oppure una donna e un uo­mo. Sembra che queste coppie stiano combattendo, ma potrebbero anche semplicemente danzare. Comunque in queste raffigurazioni- solo apparentemente chiare- l'i­dentificazione dei due sessi non e cosl immediata. Le for­me triangolari sano davvero abiti o invece una specie di mantello? Alcune figure indossano un abito rappresentato da un triangolo a base larga, mentre per altre il triangolo e a base stretta; secando alcuni studiosi questa potrebbe essere la distinzione tra uomini e donne. Alcune figure hanno sul volto piccole protuberanze "a becco": con que­sto segno si voleva indicare il naso o la barba? Se si tratta di una barba, la figura a cavallo con un grande carpo trian­golare sarebbe un uomo e non una donna. Tuttavia, la di­stinzione piu evidente nelle figure si riscontra tra quelle che indossano i pantaloni e quelle che invece indossano le gonne. Ma non possiamo pensare che allora questa di­stinzione, tipicamente occidentale, fosse necessariamente valida, ed alcuni studiosi hanno messo in discussione l'i­potesi, probabilmente perché non erano d'accordo sul fat­to che le donne potessero svolgere le attivita in cui sano descritte. Secando alcune prove documentarie, almeno ver­so la fine dell' Eta del Ferro gli uomini celtici indossavano i pantaloni, anche se la provenienza di questi indumenti potrebbe derivare da oltre i limiti geografici della vera cul-

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tura celtica. Inoltre, non abbiamo prove che dimostrino che all'epoca, presso quelle popolazioni, le donne non suo­nassero uno strumento o non cavalcassero, o non combat­tessero.

In un gruppo di secchi di bronzo, o situlae, e in orna­menti per cinture dello stesso materiale sono rappresenta­te altre scene che provengono da siti dell'Eta del Ferro di Hallstatt (VI o V secolo a.C.) e da una piccola area dell'alto Adriatico iugoslavo e dell'Italia settentrionale. 7

Lo stile artístico di questo vasellame presenta influssi gre­ci, etruschi e, probabilmente, orientali, anche se nel 500 a.C. stava assumendo sempre piu un carattere locale. Le scene stesse sembrano rappresentare il passaggio da scene stilizzate di provenienza straniera ad attivita e comporta­mentí delluogo. La lastra di bronzo veniva forgiata o la­vorata a sbalzo con complesse scene di esseri umani e ani­mali. Molte di queste scene sono stilizzate e ripetitive, e mostrano alcune occasioni conviviali relative alle classi abbienti, che usavano i vasi durante questi incontri. Si tro­vano anche di frequente scene di guerrieri e immagini di animali selvatici. Tuttavia, altre sono piu individualisti­che e riguardano attivita quotidiane e agricole. Gli uomini vengono ritratti in numero maggiore, e le poche donne che vengono presentate sembrano occuparsi degli stessi. Una fibula proveniente dall'ltalia settentrionale mostra una donna che versa il vino da una caraffa etrusca a un uomo, seduto su un divano alla maniera etrusca; una scena simi­le si trova anche su una situla conservata a Bologna. Inve­ce, un ornamento per cinture di Brezje in Iugoslavia pre­senta un gruppo di donne sedute su sedie, con uomini in­ginocchiati ai loro piedi. U na scena interpretata come una processione funebre, su una situla ritrovata alla Certosa in Italia, presenta sia donne sia uomini carichi di beni, le donne con grandi vasi ed altri oggetti portati sul capo.

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46 Situla della Certosa. Nella seconda fasc1a sembra essere raffigurato un corteo funebre con donne che portano vasi sul capo (Bologna, Museo Civico)

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47 Particolare della situla della Certosa con le donne che portano oggetti sul capo (Bologna, Museo Civ1co)

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Fonti letterarie

Nell'esame della Preistoria europea dall'antica Eta della Pietra fino all 'Eta del Bronzo le prove erano sol tanto ar­cheologiche, ma abbiamo detto che per l'Eta del Ferro disponiamo di altre fonti: la testimonianza scritta di Greci e Romani che descrissero i popoli e gli avvenimenti a nord dei loro territori. Alcuni di questi scrittori, come lo stori­co e geografo greco Erodoto, si interessavano alla docu­mentazione della vita di tutti i "Barbari", che per i Greci erano i popoli che non parlavano la loro lingua a quel tem­po. Per un autore come Giulio Cesare, d'altro lato, le de­scrizioni della vita delle tribU galliche, germaniche e bri­tanniche erano solo secondarie ai resoconti delle sue bat­taglie contro di loro.

Dobbiamo comunque tenere conto del fatto che, come per la storia e 1 'etnografía moderna, cio che questi autori raccontano edo che invece tralasciano riflette l'atteggia­mento della loro societa e dei suoi interessi rispetto a quelle che stanno descrivendo.

In tutti questi racconti, i riferimenti alle donne, anche se limitati, sono probabilmente piu numerosi di quanto gli antichi storici e gli archeologi credessero. • Tuttavia, gli autori che parlano delle donne nell'Europa dell'Eta del Ferro sono pochi, ricordiamo i romani Cesare e Tacito e il greco Dione Cassio. Alcuni autori fanno soltanto ac­cenni di un certo interesse; non dobbiamo, pero, dimenti­care che essi stessi si basavano sui racconti di altri scritto­ri e viaggiatori di cui non esistono pi u i resoconti.

Queste fonti letterarie trattano di argomenti molto di­versi tra loro. Si trovano numerosi riferimenti al ruolo delle donne nella guerra, cosa che non riflette gli atteggiamenti europei o celtici nei confronti della guerra ma piuttosto le abitudini romane ed in particolare il contesto in cui i

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Romani, nel tentativo di conquistare illoro territorio, scel­sero di incontrarli. Si trovano anche importanti riferimen­ti all'organizzazione sociale, al matrimonio ed ai sistemi di discendenza. In terzo luogo, alcuni brani trattano della vita quotidiana delle donne in varie regioni europee. Se­condo un certo numero di riferimenti, le donne si occupa­vano di alcune funzioni religiose come il fare profezie, mentre secondo altri erano guaritrici. Alcuni brevi accen­ni raccontano della divisione sessuale nei lavori quotidiani.

Gli archeologi spesso sono riluttanti nel dare troppo cre­dito a queste fonti letterarie. 9 Pochi autori conoscevano di persona i popoli o i costumi che descrivevano. Inoltre, alcuni costumi che al narratore potevano sembrare strani sono stati poi esagerati nel racconto, soprattutto perché molti autori desideravano in qualche modo presentare i Celti come popoli "non civilizzati" o "barbari". Poiché alcuni autori probabilmente attinsero alle stesse fonti, do­vrebbero presentare racconti molto simili tra loro. Tutta­via, nel caso di molti costumi esistono versioni abbastan­za indipendenti per cui non e possibile che si tratti di in­venzioni romane o greche. Inoltre, anche se questi com­portamenti potevano apparire esotici e curiosi agli autori classici, trovano riscontro in alcuni modelli trovati in so­cieta tradizionali moderne descritte dagli antropologi. Se­condo le tradizionali teorie archeologiche, i modelli so­ciali, come quelli riguardanti il matrimonio, non si posso­no verificare sulla base di reperti archeologici. Quindi, o ci si affida ai racconti documentad oppure li si scarta a priori, cosa che molti archeologi fanno. D'altro lato, il corrente metodo teorico archeologico e idealmente adatto a verificare le idee o le informazioni riportate dagli autori classici e, per quanto sia possibile, questo e il modo con cui noi tratteremo le diverse informazioni riguardanti la vita delle donne.

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E altrettanto importante stabilire se i racconti riguar­danti le donne, o altri comportamenti, si riferiscono sol­tanto all 'area europea di cuí stiamo trattando o se in vece riguardano anche altre regioni. A volte, un autore si rife­risce in particolare ad una tribu o ad un gruppo, per cuí e probabile che ci stia raccontando le caratteristiche di quel particolare gruppo. In altri casi, i costumi di una popola­zione riflettono probabilmente le abitudini di un' area molto piu vasta: secando i reperti archeologici, nell'Europa di quel periodo esisteva una notevole uniformita di costumi. A volte l'autore classico non specifica questo aspetto, ma se lo fa, certamente un'abitudine diffusa puo rivelarsi molto interessante per noi. A volte puo essere anche difficile iden­tificare il periodo di tempo entro il quale un certo costu­me veniva praticato. Alcuni autori basano la loro opera su fonti precedenti, che potrebbero aver persa valore al momento in cuí uno scrive. Ma sarebbe anche interessan­te conoscere a quale periodo risale quella particolare tra­dizione.

Un'altra importante fonte di informazioni riguardante l' Europa preistorica e costituita dalle saghe irlandesi, tra cui la piu importante e la Cattle Raid of Cúalnge o Táin Bó Cúalnge (spesso abbreviata in Táin). Come le prime fonti medioevali gallesi, per esempio la Mabinogion, e le fonti del continente risalenti allo stesso periodo, queste furo no scritte tra il IX ed il XII seco lo d. C., ma dovreb­bero comprende re elementi basa ti sulla vita dell' Eta del Ferro romana e precedente. Tuttavia, questa tradizione vie­ne vista attraverso gli occhi di narratori cristiani medioe­vali, e 1' interpretazione della societa tribal e pagana rae­cantata e dunque avvolta da problemi.

Che cosa ci dicono aHora le fonti classiche delle donne europee dell 'Eta del Ferro? In primo luogo, ci forniscono le descrizioni di come erano vestite e del loro aspetto. Le

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donne erano altee forti. "Le donne galliche sano alte co­me i loro mariti, ma ben competono con loro per la forza (o coraggio)";'0 "Durante un combattimento (un uomo pub) chiamare la moglie, piu forte di lui, dagli occhi sfa­villanti, soprattutto quando gonfia il callo e digrigna i denti ed alzando le gigantesche, bianche braccia inizia a far pio­vere colpi mescolati a calci come proiettili scagliati dalla corda ritorta di una catapulta."" Anche se queste descri­zioni devano essere prese con una certa cautela, devano in qualche modo riflettere una notevole differenza tra le donne romane e quelle dell'Europa nord-occidentale nel­l'Eta del Ferro. Basandoci sui reperti archeologici, nel­l'Eta del Ferro la differenza d'altezza tra uomini e donne era simile ad oggi, anche se non disponiamo di molti dati. Per esempio, le statistiche esistenti, come quella relativa a Danebury, un fortino collinare dell' Eta del Ferro nel­l'Hampshire, l'altezza di 15 uomini era tra 157 e 175 cm, mentre l'altezza di 7 donne era tra 150 e 160 cm.'2 Un altro campione piu esteso, della prima parte della fase La Tene (500-400 a.C.) nella Champagne, in Francia setten­trionale, ci fornisce dati analoghi, rivelando che gli uomi­ni avevano un'altezza media di 165 cm, mentre le donne di 155 cm. '3 Questi dati si equivalgono a quelli degli in­glesi moderni, le cui medie sano di 174 cm per gli uomini e di 162 cm per le donne.'• Quindi, in base ai canoni moderni, questi celti non erano particolarmente alti; forse la differenza marginale tra l'altezza delle donne e quella degli uomini era inferiore a quella odierna, ma non giusti­fica i commenti dell 'autore classico.

Sembra che le donne celtiche, come gli uomini, avesse­ro lunghi capelli biondi, che portavano intrecciati o arric­ciati. Indossavano lunghe tuniche, fermate da una spilla, mentre gli uomini dell'Eta del Ferro vengono rappresen­tati con i pantaloni, forse per la prima volta nella storia.

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o 48 1 gioielli indossati da una donna ricca neii'Eta del Ferro, cultura Arras, dal "Tumulo della Regina", Yorkshire orientale. Tra questi un pendente di bronzo, arenaria e corallo, una spilla di bronzo e ferro con corallo, un braccialetto di bronzo, un anello, perline di vetro bianco e blu, un arnese di bronzo per pulire le unghie (?). Gli oggetti sano rappresentati in scale diverse. (Stead, 1979)

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Sopra la tunica, a volte portavano un mantello tipo tartan (tessuto scozzese), un indumento descritto spesso con am­mirazione nella letteratura classica. 1 reperti archeologici confermano questi racconti, con la presenza di numerosi gioielli, tra cui collane, spille e braccialetti. 15

In alcuni punti si trovano sporadici riferimenti alle atti­vita e alla vita di tutti i giorni e, in qualche caso, si parla di quelle a carico delle donne e degli uomini. In questi racconti troviamo la conferma di quanto e stato descritto nei capitoli precedenti.

Strabone, 16 un geografo che scrisse sotto 1 'imperatore Tiberio intorno al20 d.C. e autore di un lungo resoconto sul mondo aHora conosciuto, racconta che i ruoli femmi­nili in Gallia "condivisi da molti altri popoli barbarici" erano all'opposto di quelli delle donne romane. Sfortuna­tamente, non e chiaro a quali ruoli si riferisse. Forse par­lava dellavoro nei campi, o forse di quelle attivita artigia­nali che erano svolte piu dalle donne che dagli uomini. Tuttavia, queste osservazioni fecero capire ai Romani che i ruoli relativi all 'uomo e alla donna non sono universali o "naturali" in tutto il mondo o nel tempo.

L'opera Germania di Tacito e una delle fonti piu im­portanti per molti aspetti della vita in Europa verso la fine dell'Eta del Ferro, e quanto apprendiamo sulla vita delle donne ci offre molti spunti. Tacito era romano e scrisse nel90-100 d.C. Aquel tempo la Britannia, la Gallia (Fran­cia) e gran parte dell'Europa erano state annesse all'Im­pero Romano, mala Germania, ad est del Reno, non fa­ceva parte dell 'Impero e mantenne la sua indipendenza per tutto il periodo romano. In Germania l'autore ci descrive il carattere, i costumi e la geografia dei popoli di questa regione. 11 racconto di Tacito sulle attivita quotidiane mette a confronto la vita facile degli uomini con i faticosi e lun­ghi lavori delle donne:

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... [gli uomini] quando non combattono, trascorrono molto tempo cacciando, ma spesso senza fare nulla se non dormire e man­giare ... La cura della casa e dei campi viene lasciata alle don­ne, ai vecchi e ai deboli della famiglia. (Germanía, 15)

Cesare, nel suo celebre racconto dell'invasione della Gal­lia nel50 a.C., racconta l'uso della terra tra questi popoli:

. . . i Germani . . . uomini e donne fanno il bagno insieme nei fiumi ... nessuno possiede un particolare appezzamento di ter­ra. 1 capi destinano i terreni ai gruppi e alle famiglie che vivono insieme ... e l'anno successivo li obbligano a spostarsi in un'al­tra zona. (De bello gallico, VI, 21)

Queste descrizioni ci fanno pensare alle societa agricole della Nuova Guinea, dell 'Africa o del Sudamerica, dove le donne sono le principali responsabili della coltivazione dei cereali e dei compiti domestici, mentre gli uomini vanno a caccia o, come nella descrizione, gironzolano senza far niente! Le donne producono quasi tutto il cibo e gran par­te degli oggetti che si pos so no scambiare all 'interno o fuori della comunita. Di conseguenza, la loro posizione e mol­to piu elevata, sia nella famiglia che al di fuori, rispetto alle societa dove sono gli uomini ad occuparsi della pro­duzione del cibo. Questa elevata condizione femminile sem­bra ritornare in molti dei commenti di Tacito. Ancora, e típica di molte societa orticole la proprieta della terra non di una sola persona, bensl, come si sostiene nella ci­tazione sopra riportata, di un clan, una famiglia o una tri­bu intera. La probabilita che hanno queste affermazioni di essere vere deve aumentare la nostra fiducia che anche aftri commenti di Cesare e Tacito siano validi al parí di quelli sui ruoli dell'uomo e della donna.

Tacito descrive inoltre i popoli che circondavano il mag­gior gruppo di tribu germaniche. Egli si occupa di alcuni aspetti della loro cultura che differiscono da quelli di altri

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Germani, e fa importanti riferimenti alle donne di due tri­bu, i Sitoni ed i Fenni. 1 Sitoni dovevano vivere nella zo­na dove ora c'e la Lituania, forse sulla costa del Baltico o in Finlandia. Tacita racconta:

... [i Sitoni] assomigliano [ai Suioni] per mol ti aspetti tranne che per uno: le donne sono il sesso dominante. (Germania, 45)

Le critiche letterarie " tendono a liquidare questa affer­mazione come una favola, mentre secando altri studiosi essa troverebbe poi riscontro nelle teorie di Engels sul ma­triarcato come formula primitiva sociale e sostengono che forse i Sito ni e rano 1 'ultimo popo lo di un lantano passato. 11 successivo commento di Tacita, "che e la misura deBa loro decadenza, non diro al disotto della liberta, ma persi­no al disotto della normale schiavitu", rispecchia un at­teggiamento romano nei confronti delle donne e indica fi­no a che punto egli disapprovi e derida questo comporta­mento. Potrebbe essere vera che i suoi racconti sui Sitoni non siano attendibili, in quanto questi popoli vivevano molto lantano dalla sua esperienza diretta come del resto tutte le societa che descriveva, ma questa considerazione viene dedotta da una descrizione accurata della formazione e rac­colta dell'ambra nel Mar Baltico. Tuttavia, il punto di vi­sta di Tacita e le interpretazioni della sua affermazione da parte dei critici piu recenti sano tipici della letteratura etnografica iniziale, in quanto sostengono che la condi­zione delle donne e senz'altro inferiore aquella degli uo­mini oppure, qualora esistano prove inconfutabili dello sta­tus superiore della donna, che la societa e in qualche mo­do anomala o periferica.

1 Fenni, che vivevano anch'essi nell'Europa nord­orientale, probabilmente sulle rive orientali del Baltico

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... sono incredibilmente selvaggi e molto poveri. Non hanno armi proprie, non hanno cavalli né case. Mangiano i frutti della terra ... Le donne vanno a caccia, come gli uomini ... Eppure vivono molto piu felici di quei popoli che lavorano la terra. (Germania, 46)

I Fenni sembrano una classica comunita di raccoglito­ri e cacciatori. Come abbiamo visto nel 1 o capitolo, in gran parte delle societa di questo tipo ancora esistenti le donne si occupano della raccolta o lavorano i prodotti ani­mali, come nelle regioni artiche dove non c'e molta ve­getazione. Forse questi popoli vivevano cosl. Tuttavia, gli esempi antropologici in cui le donne vanno a caccia con gli uomini sono pochi, tra questi gli Agta delle Fi­lippine."

Un altro gruppo di cacciatori-raccoglitori sono gli Scri­tifinni, che si possono forse identificare con i Lapponi. Vengono citati nel VI secolo d.C. da Procopio nell'opera Storia de/la guerra gotica.'9 Egli racconta che "gli Scri­tifinni non lavorano la terra né le donne la lavorano, ma esse regolarmente si uniscono agli uomini nella caccia, che e la loro unica occupazione".

Anche se le descrizioni delle societa come quelle dei Finni e degli Scritifinni vengono spesso screditate come semplice prodotto dell' immaginazione classica e come in­versioni mitologiche dei valori romani, potrebbe essere vero che fossero popoli raccoglitori-cacciatori, in quanto i reperti archeologici mostrano come le societa di questo tipo erano continuate ad esistere fino aquel momento nel­la Scandinavia settentrionale. Non ci sono quindi buoni motivi per dubitare che le donne andassero a caccia o con­dividessero altri compiti con gli uomini.

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Profetesse e sacerdotesse

Sia Tacito sia Cesare citano la presenza presso i Germani di donne che facevano profezie. Cesare 20 ci racconta che doveva essere tradizione che le matres familiae, le donne piu anziane della casa (piu spesso, ma in senso negativo, tradotto con il termine di "matrone"), tiravano a sorte e usavano altre forme di divinazione per decidere se si do­veva combattere o no. Tacito rafforza questa ipotesi:

Essi credono che le donne abbiano il potere ed il dono della profezia; cosl, non si vergognano di chiedere consiglio e non ignorano tanto facilmente le loro risposte ... Veleda [era] vene­rata da tempo da molti Germani come una divinita; e ancor pri­ma mostravano questa venerazione per Aurinia, e per molte al­tre una reverenza incontaminata da servilismo o dalla pretesa di trasformare le donne in divinitiL (Germania, 8)

V eleda era molto importante negli affari politici e rap­presentava la sua tribu nelle dispute politiche. 2'

11 gruppo religioso piu importante presso i Celti era in­dubbiamente quello dei druidi, citati da numerosi autori classici come preti, insegnanti e giudici della comunita. Si e ipotizzato che tra questi ci fossero anche donne. '' Le donne descritte da Tacito 23 "vestite di nero con i capelli sciolti fiammeggianti" di Anglesey, quando il governato­re romano Svetonio Paolino cerco di attaccare l 'isola nel 61 d. C., si associavano chiaramente al culto druidico, an­che se non ci sono indizi per dire che queste donne fosse­ro druide. In altri punti si fa riferimento al fatto che le donne fossero coinvolte in attivita simili a quelle dei drui­di, anche se non vengono descritte come tali. Vopisco, che scrisse alla fine del IV secolo d.C., considerato pero una fonte non molto attendibile, fa un duplice riferimento a queste donne nelle vesti di profetesse.

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Nella saga irlandese del Táin, una donna chiamata Fe­delm sembra possedere poteri profetici, ed in altre anti­che saghe irlandesi si racconta di "druide" e profetesse. 24

Sia queste sia le antiche fonti romane ci possono far pen­sare, anche se con cautela, che le radici di questo ruolo femminile possano risalire a secoli prima fino alla Prei­storia, potendo costituire una delle origini della condizio­ne di potere e di superiorita (anche se non di predominio) di cui godevano le donne celtiche.

Regale ereditarie e matrimoniali

Le usanze nei matrimoni celtici e le relative regale di di­scendenza ed ereditarieta devano avere affascinato il mondo classico quanto le diversita culturali, sotto questo profilo, con cui si scontrarono gli esploratori del XVIII e XIX se­colo nonché i moderni antropologi. Benché soltanto alcu­ni dei riferimenti classici citano esplicitamente la condi­zione delle donne, numerosi studi antropologici hanno mes­so in evidenza una stretta correlazione tra modelli di di­scendenza e la loro situazione. In particolare, nelle socie­ta in cui la discendenza e matrilineare, le donne sono ri­spettate e considerate di piu e quindi la loro posizione e piu elevata rispetto alle societa dove vige la discendenza patrilineare. Tuttavia, i dati antropologici sulle societa con­temporanee indicano che anche dove la regala prevede la discendenza matrilineare, gli uomini fungono da capi e hanno il potere político.

Secando le fonti classiche, i modelli matrimoniali e di discendenza erano moho diversi da una regione europea all 'altra. Tacita, in Germanía, sostiene che i popoli ger­manici dell'Eta del Ferro erano monogami e i matrimoni

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erano patrilocali, per cui le donne andavano a vivere nella casa del marito:

[1 popoli della Gennania hanno] ... una moglie: tutti tranne qual­cuno che ne ha piu di una, non per soddisfare il proprio appeti­to, ma perché la sua posizione di superiorita fa si che gli venga­no rivolte molte offerte di matrimonio. La dote viene portata dal marito alla moglie ... doni [come] buoi, un cavallo ed i fini-menti, o uno seudo, lancia e spada ... A sua volta, la donna porta al marito in dono delle armi .... La donna non deve pen-sare di essere esclusa dalle aspirazioni di virtU maschili o dai rischi della guerra. . .. Entra nella casa del marito per di ventare la sua compagna nel lavoro e nei pericoli, e condividera con lui in pace ed in guerra le sofferenze e le avventure ...

Le lettere d'amore clandestine non esistono tra uomini e don­ne. L'adulterio e assai raro ...

Le ragazze non vengono spinte al matrimonio. Hanno lastes­sa eta dei loro compagni e ne uguagliano la forza ... 1 figli delle sorelle vengono onorati dagli zii come dai propri padri. Presso alcune tribu il primo legame viene considerato il piu stretto ed il piu sacro dei due. Tuttavia gli eredi di un uomo sono i suoi figli. (Germanía, 18-20)

A prescindere da quest'ultima affermazione, sembrerebbe che la discendenza fosse matrilineare, anche se la residen­za era di tipo patrilocale - "lei entra nella casa di suo marito" - o pi u probabilmente del tipo descritto in An­tropología come avuncolato, in cui un giovane va presso la casa dello zio materno quando e abbastanza grande per lasciare la sua e con lui va anche sua moglie. Questa e una delle poche possibilita in cui la discendenza matrili­neare e lo spostamento della donna presso la casa del ma­rito possono combinarsi. Molti altri riferimenti vanno a suffragare questa ipotesi. Per esempio, Livio 25 racconta che Ambigato, il capo dei Biturigi, una tribU gallica, mando due dei figli di sua sorella a guidare gli spostamenti alla ricerca di nuove terre alla fine del IV seco lo a.C. Per cui

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i figli di un uomo appartengono al gruppo di discendenza della madre e la propria discendenza sara quella dei figli di sua sorella. 11 fatto che le donne sposino uomini della stessa eta e un'altra caratteristica tipica dei sistemi non patrilineari, come viene descritto qui, mentre nei sistemi patrilineari le ragazze molto giovani sposano uomini mol­to piu vecchi di loro. Questo modello di discendenza e comune in molte societa orticole e di solito e legato ad una condizione abbastanza elevata delle donne. Tuttavia, nonostante cio si conoscono casi in cui i beni venivano ereditati di padre in figlio o figli, come sembrava avveni­re nella Germania dell'Eta del Ferro, anche se altre pro­prieta o diritti, come i diritti sulla terra o i diritti politici, seguivano probabilmente il sistema matrilineare, modello che viene a volte definito della "doppia discendenza".

Le sepolture di un'antica necropoli hallstattiana a Müh­lacker nel Württemberg settentrionale sembrano fornire dati relativi ad una discendenza matrilineare. Anche se la necropoli risale ad alcuni secoli prima della descrizione di Tacito, si trova geograficamente nell'area di cui egli parla. 26 Gli abiti di ragazze e donne sono tra loro molto diversi, e Ludwig Pauli interpreta questo fatto come una distinzione tra nubili e sposate. Le tombe centrali o pri­marie sotto le collinette o tumuli della necropoli erano quelle delle donne sposate. In un caso, il corpo di una donna era accompagnato dai corpi probabilmente del marito e dei figli non sposati. Sembra, quindi, che alla morte di una figlia sposata venisse eretto un nuovo tumulo, nel quale si seppellivano poi i membri defunti della generazione suc­cessiva. Da questo Pauli conclude che il popolo che aveva istituito questa necropoli doveva seguire il sistema di di­scendenza matrilineare.

Secondo le fonti documentarie, i Galli pare che se­guissero invece un altro criterio ereditario, ma anche in

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quello le donne godevano di una posizione privilegiata, con particolare riguardo ad un interessante ed equilibrato sistema di dote:

Quando un uomo si sposa, esso contribuisce con una parte del suo patrimonio parí al valore della dote della moglie. Viene te­nuto un unico conto delle due proprieta e i profitti che ne deri­vano si mettono da parte. Chi tra i due sopravvive all'altro si appropria del tutto, oltre ai profitti accumulati negli anni. 1 ma­riti hanno potere di vita e di morte sulle mogli e sui figli ... (Cesare, De bello gallico, VI, 19)

Un sistema di comunione dei beni si riscontra anche nella saga Táin. La regina Medb edil suo consorte Ailill hanno litigato e tutti i loro beni vengono portati al loro cospetto perché decidano cosa appartiene a ciascuno. Tra le altre cose, Medb possedeva un montone, uno splendido caval­lo e dei tori. Ella aveva conferito un carro ad Ailill in dote, pari a ventuno schiave. Questo significa che nei pri­mi secoli d.C., in Irlanda almeno, le donne di alto rango avevano delle proprieta personali uguali agli uomini, an­che se nel Táin si scopre che la suddivisione in classi so­ciali era un fattore molto importante dell 'Irlanda arcaica: c'erano schiave e schiavi e l'unita di misura dei beni pre­ziosi era una schiava.

Tornando alle abitudini matrimoniali, la monogamia era molto comune presso i Galli e gli Iberici, e anche in Germanía 27 , ma questo fatto si contrappone a quanto det­to da Cesare in riferimento alla Britannia dell 'Eta del Ferro:

Le mogli sono condivise da gruppi di dieci o dodici uomini, in genere fratelli, e tra padri e figli, ma i nuovi nati da queste unioni so no considera ti come figli dell 'uomo col quale per pri­mo la donna aveva abitato. (De bello gallico, V, 14)

Anche se molti archeologi non credono vera quest'ulti-

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ma affermazione, si tratta di un modello che gli antropo­logi documentano. La poliandria, ove una donna sposa piu di un uomo, e meno comune della poliginia (un uomo che ha piu mogli), ma i Toda delle colline Nilgiri dell'India meridionale praticano invece la prima, e infatti, quando una donna si sposa, sposa anche tutti i fratelli del mari­to. 28 Per dare ad un figlio un padre socialmente ricono­sciuto in situazioni in cui i1 padre naturale o genetico non si conosce con sicurezza, la legge ha stabilito che il piu anziano dei fratelli venga sempre considerato i1 "padre" - regola che solitaruente vale anche presso i Toda - op­pure, come dice Cesare, "il padre e l'uomo col quale per primo la donna ha abitato".

Esistono prove archeologiche che possano suffragare quanto dice Cesare? Molte caratteristiche dell 'Archeolo­gia in Britannia da un lato e nell'Europa continentale dal-1 'altro forniscono contrapposizioni che indicano 1 'esisten­za di numerose differenze all'interno delle varie popola­zioni dell'Eta del Ferro. Un carattere che ha messo in cri­si generazioni di archeologi e la diversa forma che le case hanno. In Britannia quasi tutte le case dell 'Eta del Ferro sono rotonde e molto grandi, mentre nel continente sono, di solito, piccole e rettangolari. Molte delle case rotonde britanniche hanno un diametro che va da 1 O a 15 metri ed una superficie di oltre 100 mq, anche se sono state tro­vate case pi u piccole, con una superficie di soli 33 mq. 29

Le case rettangolari del continente variano considerevol­mente nella misura, sebbene la maggior parte sembri es­sere di superficie molto inferiore alle case britanniche. Tra gli esempi che risalgono alle fasi di Hallstatt troviamo Gold­berg, un fortino collinare della Germanía meridionale, dove le dimensioni medie delle abitazioni sono di 8x8 metri, Aulnay-la-Planche, un piccolo insediamento in Francia, di 4x2 metri, Kornwestheim, di 3x2,5 metri, e Reune-

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berg, una ricca fortificazione collinare sul Danubio, di 12x5 metri. 30

Come mai si riscontrano queste differenze tra le case dell'Eta del Ferro in Britannia e sul continente? Anche se gli archeologi spesso se lo sono chiesto, pochi hanno provato delle spiegazioni. Comunque, come abbiamo gia visto nel 3 o capitolo esaminando la Cultura della cerami­ca lineare, le dimensioni e le forme delle case riflettono di solito 1' organizzazione social e e domestica di una so­cieta. Cio e stato dimostrato in molti studi antropologici che si sono occupati delle abitazioni analizzandole dal punto di vista della forma. Forse, piu probabilmente, una fami­glia poligama aveva bisogno di una casa rotonda e piu gran­de (a meno che, come avviene in Africa, ogni moglie o marito abbia la sua abitazione, oppure ogni spazio dome­stico comprenda pi u di un edificio), mentre le case pi u piccole saranno piu adatte per una coppia monogama con un piccolo nucleo famigliare. Un'indagine etnografica sulla forma delle case 31 ha messo in evidenza un'interessante differenza nel tipo di case costruite in particolari societa. Quelle con case a forma curvilínea tendono a essere poli­garue, mentre quelle con case a forma rettangolare sono solitamente monogame. E stato studiato un campione di 136 societa di tutte le partí del mondo, tutte ad economía agrícola. C' era logicamente un legame tra la forma della casa e altri aspetti architettonici come i materiali da co­struzione ed i1 tipo di tetto, ma questi fattori non sono stati considerati come cause determinanti primarie della forma. Altri aspetti, quali le preferenze delle forme arti­stiche, sono stati presi in esame, ma la relazione piu si­gnificativa emersa e stata tra la forma delle case e i mo­delli matrimoniali. Le societa in cui si pratica la polian­dria sono piuttosto rare, per cui l'indagine in pratica ha messo a confronto societa poliginiche e forme di abitazio-

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ni. Poiché la poliginia e la poliandria presentano signifi­cative differenze sociali ed economiche, le forme delle case nelle societa che praticano la poliginia potrebbero essere diverse da quelle invece con formule matrimoniali di po­liandria descritte per l'Eta del Ferro britannica. Tuttavia, la relazione tra le case dell'Eta del Ferro britanniche e continentali ed i diversi costumi matrimoniali emersi nel­le due aree coinciderebbe con i modelli antropologici.

In alcuni articoli di recente pubblicazione e stato sotto­lineato il fatto che la dicotomia tra case continentali e bri­tanniche non sarebbe poi cosl evidente come si pensava in passato. 32 Le differenze notate sia dalle fonti classiche sia dai primi studi archeologici riguardavano in realta l'E­ta del Ferro britannica descritta da Cesare e !'Europa cen­trale a cui faceva riferimento Tacito. Tuttavia, il fatto che le case rotonde si trovino anche nei territori costieri del­l'Europa continentale fa sorgere la questione relativa alla possibile esistenza di un confine politico o sociale costi­tuito dalla Manica o all'interno dell'Europa continentale: le differenze dei modelli matrimoniali potrebbero essere legate a questo confine e non dovrebbero necessariamente invalidare la teoría avanzata nel paragrafo precedente se la pretesa di Cesare che i Britanni dell 'Eta del Ferro pra­ticassero la poliandria spiegherebbe la differenza di forma delle case nelle due aree. La controversia non viene nep­pure sfiorata dalla possibilita che entrambe le fonti classi­che e la dicotomia archeologica siano rozze generalizza­zioni, e che esistessero invece eccezioni locali o indivi­duali sia nella forma delle case sia nelle regole matrimoniali.

La descrizione dei Celti britannici come poligami e sta­ta spesso messa in discussione, su vari piani: per esem­pio, in quanto non puo avere fondamento archeologico; Cesare non poteva sapere oppure ripeteva soltanto una di­ceria; oppure, ancora peggio, Cesare aveva creato tutto

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questo artificio letterario per mettere in evidenza quali erano gli atteggiamenti cattivi o "non romani" praticati da que­sti barbari. Alcuni l 'hanno accantonata semplicemente in quanto non era altro che una "diceria senza fondamen­to"" perché Erodoto 34 descrive abitudini simili per altri luoghi. Ma la poligamia e molto comune in tutto il mondo e, come Tim Champion nota,'5 c'e un limite alla finzio­ne letteraria. Quindi era probabilmente radicata come fe­nomeno diffuso in una certa area geografica, e colpl la fantasía dei classici perché insolito.

Ci si chiede inoltre se i matrimoni fossero combinati, e in tal caso da chi. Quanta possibilita di scelta avevano le donne, o la coppia? Come in molte societa moderne e del passato, esistono prove evidenti secondo cuí nell 'Eu­ropa dell 'Eta del Ferro il matrimonio costituiva un trami­te per garantire le alleanze tra le famiglie o le tribu. 1 rife­rimenti parlano delle famiglie dei potenti ed e sempre la donna, di solito la sorella del capo, che va in sposa alla tribu vicina. Non sappiamo quanto vasto fosse l 'uso del matrimonio combinato all' interno della societa o se i ma­trimoni combinati fossero una regola comune. Tuttavia, come vedremo, questo non impediva alle donne di diven­tare personaggi di spicco e di detenere un certo potere.

Donne in guerra

Noi conosciamo probabilmente piu di ogni altra cosa le tecniche militari dei Celti. Cio non e sorprendente, poi­ché fu in battaglia che i Romani, dalle cui fonti scritte ricaviamo gran parte delle informazioni, si scontrarono con le popolazioni indigene dell 'Europa nord-occidentale. Secondo i reperti archeologici, negli insediamenti, molto

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numerosi, le popolazioni erano soprattutto dedite all'agri­coltura e ad alcune attivita artigianali, e praticavano il com­mercio con altri gruppi sociali attraverso l'Europa. Non esistono prove evidenti che facciano pensare che la guerra o le ostilita fosse un aspetto fondamentale di questi popoli durante l'Eta del Ferro. ll pregiudizio riscontrato nelle fonti classiche e senza dubbio relativo alla natura dell' interven­to romano in Europa nord-occidentale, che richiedeva un' a­zione difensiva da parte delle popolazioni native offrendo cosl il contesto per le descrizioni e le dissertazioni della maggior parte degli scrittori classici che si occuparono della regione.

Le nostre fonti provengono da vari autori. Cesare, in particolare, che scrisse il De bello gallico, conosceva piu di chiunque altro i nemici sotto questo aspetto, e Tacito nella sua Germania e negli Annales ci offre anch'egli im­portanti approfondimenti. Sembra che le donne fossero spesso presenti sui campi di battaglia, anche se nella mag­gior parte dei casi non combattevano: restavano ai margi­ni, gridando per incoraggiamento, come fanno i tifosi ad un moderno incontro sportivo. Talvolta esse venivano fe­rite o uccise, o catturate dal nemico, perché spettatrici o forse perché dovevano avere un ruolo ben piu importante:

Presso di loro ci sono le persone piu vicine e piu care, affinché pos sano udire le grida delle mogli ed il pianto dei bambini. Que­ste sono le testimonianze che un uomo ama di piu, che gradisce maggiormente. Quando sono feriti, vanno dalle loro madri e le donne non hanno paura di contare e confrontare le ferite. Portano anche i rifornimenti di cibo ai combattenti e li incorag­giano ... Si racconta che eserciti stanchi e su! punto di crollare siano stati rianimati dalle donne. (Tacito, Germania, 7-8)

Un'immagine simile emerge anche da altre fonti, che si riferiscono a differenti regioni europee. Si scopre che

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le donne, oltre a curare ed a rifornire i guerrieri, legava­no e anche sorvegliavano i prigionieri. 36

La presenza delle donne sul campo di battaglia viene riportata spesso in riferimento a diverse tribu. Per esem­pio, Cesare 37 dice che "dietro le linee" i Galli "sistema­vano i carri ... : su questa barricata stavano le loro don­ne". Tacita descrive le tattiche di Giulio Civile, che con l'aiuto di altre tribu germaniche porto i Batavi, una tribu che viveva sul delta del Reno, alla vittoria contra i Roma­ni nel 69-70 d.C.:

Nelle retrovie mise sua madre e le sue sorelle, insieme alle mo­gli ed ai bambini piccoli dei suoi uomini, ad incitarli alla vitto­ria o a schernirli se si allontanavano. E quando l'urlo di batta­glia degli uomini e le grida delle donne uscirono dalle loro file, le legioni e le coorti [romane] risposero ma con un fievole ri­chiamo.38

Anche i Traci "venivano incitati dalle grida delle madri e delle mogli" 39 ed i Britanni "portavano con loro le mogli per assistere alla vittoria, mettendole sui carri posti ai lati del campo di battaglia". 40

L'immagine di tutta la popolazione che partiva per la battaglia e fortemente in contrasto col modello moderno ma anche romano, in cui solo gli uomini vanno a combat­tere sul campo di battaglia, spesso molto lantano da casa.

Le donne dell'Eta del Ferro non osservavano e sostene­vano soltanto la battaglia, ma a volte venivano coinvolte come arbitri oppure nel combattimento stesso. Plutarco, un filosofo greco che scrisse all 'inizio del 11 seco lo d.C.: 1 racconto !'influenza che le donne celtiche aveva­no nei negoziati e negli arbitrati tra gli eserciti prima che i Celti avessero attraversato le Alpi e si fossero stabiliti nell 'Italia settentrionale nel 400 a.C.:

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[Le donne celtiche] arbitra vano con tale irreprensibilita che si creava un clima di amicizia tra tutti i contendenti. Di conse­guenza, continuavano a consultarsi con le donne per le questio­ni di guerra e di pace.

Quando i Romani erano sul punto di occupare Angle­sey, nel60 d.C., "affrontarono donne vestite dinero con i capelli sciolti come le furie che brandivano torce ... 1 soldati romani ... si incalzavano l'un l'altro e vennero poi incitati dal loro generale a non temere un' arda di donne fanatiche. " 42 N ello stesso periodo, Paolino Svetonio, il generale romano che affronto Boudicca, cerco di risolle­vare il morale dei suoi uomini dicendo che nel suo eserci­to c'erano piu donne che uomini. Questo riflette il pre­supposto romano secando cui la superiorita maschile in guerra era palese, cosa che non veniva condivisa dai Cel­ti, in quanto essi accettavano che le donne svolgessero un compito importante nelle questioni militari. Anche le donne degli Ambroni, una tribu teutonica, erano direttamente coin­volte nella battaglia. Quando il generale romano Mario si apprestava ad attaccare la loro tribu alla fine del 11 se­colo a.C., le donne, che brandivano spade ed asee, erano ad accogliere i loro uomini quando questi retrocedevano, ma inseguivano anche i Romani e cercavano di colpire entrambi, i primi come traditori e i secondi come nemi­ci.43 Questo significa che non erano nell'avanguardia, ma erano vicine e disposte a combattere anch'esse.

D'altro canto, le informazioni che abbiamo ci indicano che la partecipazione delle donne alla battaglia o la loro presenza sul campo non erano una pratica diffusa in tutta 1 'Europa dell 'Eta del Ferro. Cesare 44 racconta che i Sue­bi ordinavano che le mogli e i bambini, insieme ai loro averi, venissero portati nella foresta per sicurezza; ma i1

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fatto che le donne fossero comandate a cio dagli uomini implica che non fosse una regola nei momenti di crisi.

Capitribu e comandanti in campo

Oltre ad essere presenti sul campo di battaglia e a prende­re parte attiva al combattimento, alcune donne dell'Eta del Ferro sono famose per essere state comandanti e capi­tribu, anche se non e chiaro se fosse una situazione ecce­zionale o se invece fosse una consuetudine. La piu famosa e sicuramente Boudicca (piu nota col nome popolare, sep­pur scorretto, di Boadicea), regina degli Iceni, una tribu nell 'Anglia oriental e, che capeggio la rivolta dei Britanni contro i Romani nel 60 d.C. 45 11 suo nome deriva dalla parola celtica bouda, il cui significato e "vittoria". 1 suc­cessi di Boudicca furono raccontati da due storici classici, Tacito, negli Annali della Roma lmperiale,46 e dallo scrit­tore greco Dione Cassio, in Storia romana,47 all'inizio del III secolo, a circa 150 anni dalla morte di Boudicca; quest'ultima opera doveva essere basata su un racconto piu contemporaneo, ora andato perduto. Nessuna delle due fonti e totalmente affidabile e gli attributi, le azioni e le parole ascritte a Boudicca devono essere esaminati coh cau­tela; tuttavia, non si possono considerare soltanto frutto di pura fantasia, gli autori devono in qualche modo aver avuto accesso a fonti che ora non sono piu esistenti.

Le due figlie di Boudicca avevano ereditato la posizio­ne di capi dal suo defunto marito. Dopo che Boudicca fu trattata brutalmente e le figlie rapite dagli ufficiali roma­ni, venuti per derubarla dei beni della sua tribu, lei si fece avanti e venne accettata nel ruolo di comandante in capo di tutte le truppe britanniche:

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49 Statua di Boudicca sul Lungotamigi a Londra. Non esistono rappresentazioni contemporanee di Boudrcca, ma nel secolo scorso é stata oggetto di bizzarre interpretazioni, come questa celebre statua di T. Thornycroft, di bronzo, fusa nel 1902 con un calco precedente.

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La persona che era in grado piu di ogni altra di far insorgere i nativi e di spingerli a combattere contro i Romani, la persona che veniva considerata all'altezza di essere illoro capo e diri­geva i movimenti di tutta la guerra era Boudicca, una donna britannica della famiglia reale, di grande intelligenza, piu di quanto comunemente si trova nelle donne. (Dione Cassio, Sto­ria, LXII, 2, 2)

Dione Cassio ci fornisce una descrizione fisica di Bou­dicca. Anche se si doveva trattare di una descrizione ba­sata su dicerie e forse sullo stereotipo romano di una don­na celtica fiera ma di successo, qualche fondo di verita ci deve pur essere stato:

Era alta, di aspetto terrificante, con sguardo acuto ed una voce stridula. A veva capelli chiarissimi che le ricadevano sulle spal­le e portava un grosso collare d'oro [torquej intorno al collo ed un fermaglio che le teneva il mantello e una tunica va­riopinta.'"

Inizialmente Boudicca ebbe successo nella guida del suo popolo e loro alleati con la rivolta e la distruzione della nuova colonia di Camulodunum (Colchester), dove risie­devano molti veterani romani. Prosegul poi fino alla capi­tale romana di Londra e poi a Verulamium (St. Albans), dove furono uccisi 80 000 oppressori romani con i loro alleati e gran parte delle nuove citta vcnncro rase al suo­lo. Per i Romani, molto patriarcali, illato peggiore di que­sto disastro era che a provocarlo fosse una donna. "Inol­tre, tutto cio fu causato da una donna, cosa che getto su di loro una grande vergogna. '"" Boudicca, poi, esorto e condusse le truppe britanniche in cio che fu la piu grande e piu unita, sebbene piu disastrosa, rivolta contra i loro conquistatori romani. Secando il contenuto del suo discorso alle truppe prima della battaglia, Dione Cassio ci vuol far credere che i Britanni, ed in particolare Boudicca stessa,

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pensassero che i Romani fossero deboli - poiché aveva­no bisogno di essere ricoperti da una pesante armatura, e poiché mangiavano pane lievitato, bevevano vino, face­vano il bagno caldo e dormivano su letti morbidi -, pro­prio come i Romani pensavano che i Britanni fossero inci­vili e pazzi. La forza complessiva di Boudicca nella batta­glia finale e stata valutata 50 intorno ai 100 000 uomini, di cui 80 000 probabilmente caddero. Dopo la sconfitta, se­cando Tacita, Boudicca si sentl in dovere di togliersi la vita. Secando Dione, invece, si ammalo e morl. La sua morte, insieme alle forti perdite sofferte dai Britanni, se­gno la fine della ribellione; evidentemente non c'era al­cun capo di altrettanta statura che la potesse sostituire.

Anche se Boudicca e il capo-donna piu famoso del pe­riodo, i resoconti dei suoi successi ci fanno capire che non era 1 'unica presso i Celti. Gli storici romani solitamente riportavano i dialoghi con il discorso diretto. In particola­re, quando venivano fatti dai nemici dei Romani, questi discorsi ovviamente non potevano essere stati riportati di prima mano, ma tramite accorgimenti letterari inventati ed usati dagli storici. I loro testi vengono, quindi, consi­derati privi di fondamento. Tuttavia, dovevano contenere almeno in parte qualche elemento del pensiero romano ri­spetto alla situazione e mentalita del nemico. In un discor­so prima della sua battaglia finale, Boudicca sembra aver esortato le truppe con queste parole: "Noi Britanni siamo abituati ai comandanti femminili in battaglia" 51 e questa frase viene ripetúta da Tacita nella sua opera Agricola, 52

dove egli racconta che i Britanni "non fanno differenza di ses so nel designare il comandante" . E importante nota­re che conosciamo i nomi o altri particolari di pochi capi di entrambi i sessi in Britannia durante 1 'ultima parte del-1 'Eta del Ferro, per cui il fatto che le donne citate siano poche non puo essere visto come un indizio che fosse inu-

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50 Torciglione d 'oro da Snettisham, Norfolk, 1 secolo a.C. (diametro 19,5 cm) . Si suppone assomigli al torciglione d'oro che Boudicca portava al eolio. (British Museum)

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suale per loro detenere posizioni di potere. Una delle fon­ti principali di nomi dei capitribu della tarda Eta del Ferro ci viene dalle iscrizioni sulle prime monete. Queste indi­cazioni di solito danno il nome in forma abbreviata, ma la finale, che spesso ci potrebbe rivelare il sesso dell'indi­viduo, non ci e nota; convenzione vuole che i nomi dei capi siano maschili, anche se alcuni potrebbero in realta essere femminili. In effetti, Tacito cita un altro capo-donna presso una tribu britannica. Si chiamava Cartimandua e governo quasi contemporaneamente a Boudicca, verso la fine del V decennio d.C. Viene descritta come la regina dei Briganti53 , la grande tribu diffusa su una vasta area della Britannia settentrionale. Questa regina doveva go­vernare gia prima del 57 d.C., era al trono quando avven­ne 1 'episodio di Boudicca nel sud della Britannia e lo era ancora nel 69 d.C., un regno di oltre dodici anni. Due volte durante i1 suo regno, per problemi con i1 consorte anti-romano Venuzio, i Romani la appoggiarono, quindi non si pub dire che questi fossero ostili a tutti i costi ad un capo-donna. La durata e l'estensione del suo regno giu­stificano quanto si dice sul suo conto; Cartimandua era una figura ancora piu importante di Boudicca.

Tacito "cita" anche un discorso di un altro capo, Cal­gacus, i1 quale riferisce di una donna-capo dei Briganti che avevano bruciato una colonia romana e distrutto un campo, in un anno da collocare probabilmente tra il 71 e 1'83 d.C. 54 Cartimandua era certamente alleata dei Ro­maní e non loro nemica, ed e improbabile che questo inci­dente possa essere avvenuto prima del suo regno, in quanto Roma allora difficilmente avrebbe preso in considerazio­ne di lasciare l'area come regno vassallo. Si e ipotizzato che si sia trattato di un errore di Tacito che avrebbe con­fuso Cartimandua e i Briganti con Boudicca e gli Iceni riferendosi, in realta, alla ribellione di quest'ultima. 5'

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Tuttavia, i Briganti erano una tribu grande e divisa che i Romani incontrarono difficolta a controllare; poiché si sa poco della loro storia verso la fine del I secolo, e pos­sibile che si tratti anche di un altro capo-donna che pro­voco un incidente.

Le fonti letterarie trovano riferimento anche in reperti archeologici, quali possibili prove per testimoniare l'esi­stenza di altre donne che godevano di una condizione ele­vata, probabilmente capitribil. Nell'Europa continentale, all'inizio dell'Eta del Ferro (VI-V secolo a.C.) e nella prima parte della fase La Tene (IV seco lo) si rinvennero alcune tombe molto ricche. Carri funerari, gioielli pre­ziosi, merci importate dal mondo greco e altri manufatti che non possono essere altro che beni di lusso, furono sepolti con la defunta o il defunto sotto un enorme cumu­lo. Nella prima fase, nota come Hallstatt D, queste se­polture sono molto rare, le piil ricche sono soltanto venti in una vasta regione che comprende la Germania meri­dionale e la Francia orientale. Si trovano vicino a inse­diamenti collinari, dove sono state trovate merci di im­portazione, che vengono interpretati come le precedenti residenze dei defunti abbienti. E importante notare che molti di questi defunti sono donne.

La piil ricca e famosa di queste sepolture e quella a Vix, sul corso superiore della Senna, ai piedi di un insedia­mento collinare di Mont Lassois. Questa tomba era pro­babilmente di una donna, anche se sono stati espressi al­cuni dubbi sul sesso dello scheletro ritrovato nella fossa. Originariamente si era detto che era di una donna, ma al­cuni scheletri presentano sempre valori limite, tipici di ogni sesso, per esempio nelle spalle e nel cranio. Sfortunata­mente, la sepoltura di Vix racchiude proprio uno di questi scheletri che, oltre a cio, non e molto ben conservato. Si e quindi discusso parecchio, anche se secando studi molto

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51 Pianta del se . polcro di Vix (P . IQQO!t, 1965)

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recenti il corpo dovrebbe essere effettivamente apparte­nuto ad una donna. 56 11 correcto funerario trovato con il corpo, anche se non e una prova inconfutabile, sarebbe favorevole all' interpretazione femminile. Si trovan o i ré­sti di un carro e una serie di manufatti unici, tra cui un calderone bronzeo greco o krater, alto 1,64 m, usato per mescere il vino, e alcuni ornamenti personali, tra i quali il piu interessante e un collare (torque) d'oro. Non c'era­no armi, mentre di solito se ne trovano nelle tombe ma­schili di questo stesso periodo. Questo dovrebbe confer­mare la scelta del sesso, ma non sono stati trovati altri oggetti che abitualmente vengono associati a uomini e donne delle tombe Hallstatt D. Se si trattava veramente di una donna, quali erano il suo status o posizione? Spesso si e evitato questo problema, oppure si e risposto dicendo che era la moglie del capotribu o una sacerdotessa. Quest'ulti­ma ipotesi sembra la meno probabile perché non ci sono tutte le altre prove che indicano le pratiche religiose di Hallstatt, e non ci sono ipotesi secondo cui le ricche tom­be maschili fossero di natura religiosa. Ma la ricchezza della tomba e eccezionale e non e stata trovata alcun'altra tomba maschile nella zona circostante che possa essere in­terpretata come quella del marito, quindi perché questa donna non poteva essere un capo per diritto suo? Come abbiamo appena visto, le fonti letterarie documentano l'e­sistenza di donne-capo sol tanto qualche seco lo dopo. Re­né Joffroi7 , lo scavatore della tomba di Vix, ammette almeno che si ha l'impressione di trovarsi davanti ad una persona di rango molto elevato, mentre la tomba fa pen­sare che alla fine della prima Eta del Ferro le donne do­vessero avere un ruolo sociale veramente importante. Inol­tre, egli mette in evidenza che almeno una di altre due sepolture portate alla luce molto prima a Vix era di una donna, per cui "in questa societa celtica le donne non solo

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godevano di rispetto ma erano in grado anche di prendersi il loro potere".

Un'altra tomba molto ricca di questo periodo fu trovata a Hohmichele, un cumulo vicino a Heuneberg, un impor­tante insediamento collinare dello stesso periodo sul Da­nubio; essa conteneva il corpo di una donna nella camera principale, posto su un carro drappeggiato di stoffa. Al­l'interno del cumulo c'erano altre due camere: in una sta­vano un corpo maschile ed uno femminile messi flanco a flanco, nell'altra un uomo.'8 A Klein Aspergle, una ter­za sepoltura dello stesso gruppo, venne sepolta una donna con un abito decorato in oro e con una catena d'argento, vasi etruschi ed al tri oggetti importati. 59

Questi ed altri esempi di tombe femminili molto ricche indicano che, all'inizio dell'Eta del Ferro nell'Europa cen­trale, vennero sepolte donne molto ricche, presumibilmente di origini aristocratiche, con corredi altrettanto sfarzosi di quelli maschili. La tomba di Vix e particolarmente si­gnificativa, in quanto i suoi beni sono cosl notevoli che si puo pensare solo che la persona defunta detenesse il potere per diritto ereditario, piu che essere onorata per la sua posizione di moglie.

Nelle fasi finali dell'Eta del Ferro in Europa, a partire dal 400 a.C., i riti di sepoltura cambiarono e la differenza tra trombe femminili e tombe maschili diventa evidente per i corredi funerari rinvenuti. Tuttavia, soltanto in po­che necropoli i corpi sono stati analizzati con tale preci­sione da essere certi che i corredi "maschili" non si trovi­no mai con scheletri femminili o viceversa, o in cui pos­sano essere identificati "beni suntuari" - simboli di una carica o della condizione - che possano servire da prova che ci furono altre donne-capo come Boudicca. · Comun­que, ci sono altre tombe dell'Eta del Ferro in Europa che potrebbero appartenere a donne importanti. Per esempio,

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52 Fotografia e pianta della lomba di una donna in una necropoli deii'Eta del Ferro, Wetwang, Humberside. 11 corpo é posto su un carro e circondato da un ricco corredo funerario. (Foto di Bill Marsden, Museo archeologico della contea di Humberside; disegno di Dent, 1985)

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un gruppo di tre sepolture risalenti al lV-II secolo a.C. e scoperte nella necropoli di Wetwang nello Yorkshire, in lnghilterra, che anch'esse si distinguono tra tutte le al­tre tombe della necropoli per la ricchezza dei corredi. Tra questi ci sono dei carri, rari nelle sepolture dell 'Eta del Ferro europea, e persino dove ce ne sono dei gruppi, co­me nello Yorkshire orientale, sono assolutamente ecce­zionali in confronto alla massa delle altre tombe piu sem­plici. Le tre tombe formavano una fila, con la piu antica delle sepolture, che e anche la piu ricca, nel centro; icor­redi sepolti con il corpo comprendevano uno specchio di ferro, una spilla di ferro ed oro e un'unica scatola bron­zea. Tutte e tre le sepolture erano coperte da cumuli di terra; quella centrale era la piu grande, una caratteristica che spesso simbolizza l'indice di ricchezza o dello status. E importante il fatto che quella tomba appartenesse ad una giovane donna adulta, mentre quelle ai lati contenevano i corpi di u o mini. 60 Era forse la tomba di un' altra donna-capo?

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6. Conclusioni

Abbiamo considerato un certo numero di episodi nell'Eu­ropa preistorica che vanno dall' avvento della popolazione umana alla pratica dell'agricoltura fino all'impatto sociale del bronzo come mezzo di esibizione dello status e agli scritti del mondo classico sugli ultimi popoli preistorici europei prima della loro colonizzazione romana, con gli inevitabili cambiamenti sociali che ne conseguirono in gran parte dell'Europa. Anche se ho percorso i fatti nella loro sequenza cronologica, non ho cercato di dare un resocon­to continuo dell 'evoluzione della vita femminile. Preferi­rei piuttosto tracciare un'analogia con le istantanee conte­nute in un album, che rappresentano episodi ed avveni­menti non sempre collegati tra loro. Ciascuna fotografia ci racconta una storia differente, eppure stanno tutte nel­l'album nella sequenza in cui sono state scattate; mentre altri episodi altrettanto importanti non risultano fissati nelle immagini. Ho cosl raccolto alcuni temi e li ho sviluppati in base alle prove di cui oggi disponiamo; e, come nell'al­bum di fotografie, ho messo quei temi in ordine cronolo­gico. Ci sono, naturalmente, molti altri argomenti che avrei potuto trattare. Non riassumero quindi, né pretendo di rae­contare una storia coerente: per fare questo bisognerebbe esaminare molte altre prove, molto piu dettagliatamente di quanto non sia possibile in questa sede; in effetti, la coerenza e la generalizzazione non sono possibili al mo-

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mento, prima che gli studiosi abbiano considerato e di­scusso le prove riguardanti la vita delle donne nei diversi periodi e regioni europee. Spero, comunque, di aver mo­strato che e possibile studiare le donne della Preistoria, e di aver indicato alcuni dei metodi che si possono seguire per farlo.

11 rapporto tra il ruolo della donna nella produzione eco­nomica e nella distribuzione con la sua condizione sociale e stato i1 tema ricorrente. Si puo dedurre che presso i po­poli raccoglitori del Paleolitico e del Mesolitico i frutti della terra, raccolti dalle donne, costituivano la dieta prin­cipale. Questo attribuiva alle donne e al loro lavoro una grande considerazione, particolarmente quando il cibo ve­niva scambiato all'interno del gruppo sociale. La tradi­zione continuo anche nelle comunita orticole agli albori del Neolitico inferiore, quando le donne evidenziarono i metodi per la coltivazione dei cereali curandone la cresci­ta e la mietitura; ma con il contributo sempre maggiore degli animali accuditi dagli uomini, la preparazione dei prodotti secondari che derivavano dall' allevamento e 1' in­troduzione dell' aratro trovarono sempre pi u coinvolti gli uomini stessi nell 'agricoltura e nella produzione del cibo. Ne consegu1. che il ruolo femminile venne sempre meno in questa sfera facendo perdere valore allo status fami­gliare della donna. Ma, chiaramente, la storia non e COSl

semplice. Del resto, i1 cambiamento non era continuo o uniforme in tutta Europa: noi dobbiamo ammettere che abitudini abbandonate da tempo in una regione continua­rano a sopravvivere in un'altra, e alcune zone non risenti­rono di certi cambiamenti. Inoltre, l'equazione produzio­ne = condizione sociale non e chiara ma e realmente un tema molto complesso che e difficile determinare basan­dosi soltanto su dati archeologici. Ci sono anche altri fat­tori decisamente importanti.' Alcuni autori' hanno rileva-

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toche di significato ancora piu grande del suo ruolo effet­tivo nella produzione sarebbe il grado di possibilita che ha una donna di dare o scambiare prodotti al di fuori del­l'ambito famigliare, creando nuovi impegni nei suoi con­fronti. Cio, del resto, sembra dipendere dal modo in cui e organizzata la societa: se vi si accetta che una donna possieda qualsiasi bene da lei stessa prodotto, e se e lei stessa a scambiarlo con altri beni o con servizi sui luoghi destinati al commercio. Quindi, le donne che fanno gran parte dellavoro all'interno della famiglia, che producono il cibo e altri articoli non sempre riescono a ricavarne van­taggi sociali, specialmente se il prodotto viene usato esclu­sivamente per la sussistenza del nucleo. D'altro lato, se la donna non prende parte in alcun modo alla produzione, e non ha modo di creare alleanze e obbligazioni, non sara certo in grado di garantirsi uno status consistente all'in­terno del gruppo.

Nelle comunita agricole dedite alla pastorizia, durante l'Eta del Bronzo inferiore, le donne non avevano un ruolo molto importante nella produzione primaria del cibo e ve­nivano forse considerate meno rispetto agli uomini. Dal-1 'Eta del Bronzo in avanti le donne furono probabilmente sempre considerate "cittadine di seconda categoria", ma il modo in cui le comunita le valutavano poteva variare da una regione all'altra e cosl pure nel tempo, anche sulla base dell'equilibrio economico. Non ci dobbiamo aspetta­re un declino o un miglioramento netti nella condizione femminile.

Nelle societa piu recenti, in particolare, bisogna distin­guere tra la vita delle donne comuni ed i dati che abbiamo di una ristretta cerchia di donne piu ricche, appartenenti alle classi superiori, che giungevano a godere di buone posizioni di potere personale o ricoprivano la carica di guide religiose. Questo potrebbe essere i1 caso della Creta

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minoica ed e molto problematico nell 'Eta del Ferro, pe­riodo nel quale ci risulta dovevano esistere donne come Boudicca che divennero leader, ma non conosciamo effet­tivamente quale importanza avessero le altre donne all' in­terno della famiglia o del villaggio.

Tuttavia, sebbene la condizione sociale femminile sia stata per molto tempo inferiore a quella maschile, bisogna ricordare che i popoli raccoglitori del Paleolitico e del Me­solitico vissero per un periodo lunghissimo, di centinaia di volte superiore ai soli dodicimila anni trascorsi dal Neo­litico fino ad oggi, e che molti popoli nel mondo conti­nuarono a vivere per molto tempo seguendo la cultura dei popoli raccoglitori anche dopo la nascita dell 'agricoltura nel Vicino Oriente. Quindi, nel corso della storia umana, la stragrande maggioranza delle donne che sono vissute godevano di una condizione migliore di quelle vissute molti anni dopo e probabilmente in una condizione di parita con gli uomini.

Ho soltanto scalfito la superficie delle possibilita di stu­dio sulla vita delle donne nella Preistoria. Molti altri ar­gomenti, legati a varie regioni e a diversi periodi dell'Eu­ropa (senza citare il resto del mondo), potrebbero essere avviati usando le testimonianze esistenti. M a e' e perfino un arco di possibilita nuove verso cui dirigere altre ricer­che: molte volte, nel corso dei miei studi, le mie conclu­sioni si sono dimostrate limitate a causa dell' inadeguatez­za dei dati disponibili. Per esempio, la realizzazione di nuovi scavi potrebbe, e sono certa che sara cosl, fornirci numerose altre informazioni riguardo alle piante comme­stibili che venivano consumate e a dove, all'interno degli insediamenti, venivano lavorate e con quali tecniche. Gli attrezzi devono essere studiati per capire con precisione a che cosa servivano e, in particolare, se possono essere collegati ai corredi funerari potremmo essere in grado di

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stabilire direttamente in quali compiti erano coinvolte le donne. L'ambito ed il potenziale delle informazioni che potremmo ricavare dagli scheletri sembrano essere infini­ti. Abbiamo esaminato qui molte tecniche moderne che fino ad ora sono state usate soltanto in rare circostanze e che dovremmo utilizzare molto piu ampiamente.

All 'analisi delle vi te delle donne preistoriche si posso­no senz'altro aggiungere anche altri ambiti dell' Archeo­logia tradizionale visti secondo la prospettiva femminista. Sebbene negli ultimi decenni molte donne si siano dedica­te agli studi archeologici, abbiamo sempre imparato e la­vorato all'interno di istituzioni dirette da uomini e siamo cresciute abituandoci a considerare argomenti come le ar­mi, la guerra e le invasioni solo da un punto di vista pret­tamente maschile di vittoria, conquista e trionfo. Eppure in molte donne (ed anche uomini, naturalmente) sorgono altri pensieri e preoccupazioni quando si discute di questi argomenti riferendoli al proprio mondo, e non sono po­chi. Come, qual era nell'insieme il prezzo sociale pagato dalle popolazioni preistoriche in caso di guerra o di batta­glie? Le guerre venivano davvero osannate ed erano cosl comuni nell'Eta del Ferro come alcuni scrittori ci fanno credere? O era considerata molto di piu la pace? Esisteva il razzismo tra i popoli di diverse origini nell'Eta del Bron­zo, oppure i popoli con religioni diverse vivevano in ar­monia l'uno accanto all'altro? A queste domande non e facile rispondere basandosi soltanto sui reperti archeolo­gici, ma all'interno dell'attuale campo d'indagine archeo­logico sono perfettamente valide; le prove che motivereb­bero le interpretazioni del colonialismo maschile che ci vengono solitamente offerte vanno studiate accuratamen­te, e non accolte senza riflessione.

In tutto il libro ho cercato di sottolineare quali siano i problemi d'interpretazione per i reperti archeologici del-

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la Preistoria, particolarmente quando il presupposto d'in­dagine sono le vite delle donne. Abbiamo visto che sono possibili molte interpretazioni per ciascun argomento esa­minato. In molti casi, questo dipende dal tipo di testimo­nianze evidenziate, ma specialmente dalla struttura inter­pretativa favorita dal singolo autore o archeologo. Sebbe­ne in passato molti archeologi abbiano parlato degli uomi­ni preistorici in Europa ignorando, anche se inconsciamen­te, le donne preistoriche con cui devono aver condiviso le loro esistenze. Ma le donne veramente esistevano nella Preistoria e possiamo renderlo evidente: questo libro ha dimostrato che e possibile scrivere una Preistoria delle donne.

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Glossario

Agricoltura L'addomesticamento e la coltivazione di piante ed animali. Antropología Lo studio delle specie umane. Nello specifico 1' Antropología social e e lo studio comparativo delle societa e delle istituzioni umane, e dei modelli di comportamento sociale umano: in Gran Bretagna si limita solamente a societa contem­poranee e recenti, nel Nordamerica, invece, comprende anche le societa del passato e quindi 1 'Archeologia. L' Antropología física studia lo sviluppo físico delle specie umane. Archeologia Lo studio delle civilta del passato che si basa sul­l'analisi dei resti che ci sono pervenuti. Archeologia teoretica Un recente orientamento nell 'Archeo­logia, che si occupa particolarmente del! 'interpretazione dei re­s ti portati alla luce - e non soltanto della loro descrizione e datazione - onde pervenire alla costruzione e verifica di mo­delli teoretici sulle societa del passato. Bipedismo Portamento animale che comporta !'uso prevalen­te dei due arti posteriori per camminare, invece di spostarsi muo­vendosi su tutti e quattro gli arti. Cacciatori-raccoglitori o foraggiere Popoli che vivono sen­za coltivare o allevare animali; il loro sistema di sussistenza si basa sulla raccolta dei frutti della terra, di insetti, uova e pic­coli animali e sulla caccia di selvaggina presente nell'ambiente circostante. Questo tipo di esistenza era adottato da tutti i popo­¡¡ del Paleolitico e del Mesolitico. Corredi funerari Gruppo di oggetti messi nella tomba di un defunto a cuí presumibilmente egli era legato in maniera signi­ficativa o che riguardavano il suo benessere nell 'aldila.

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Cultura Termine usato tradizionalmente nell 'Archeologia per descrivere un gruppo ricorrente di utensili e siti simili, delimi­tato nel tempo e nello spazio e ritenuto rappresentativo di un insieme di persone che si consideravano una societa. Sebbene questa lettura possa sembrare facile, recentemente e stata og­getto di un grande dibattito. Gli antropologi, invece, usano questo termine per descrivere quegli aspetti della vita quali i modelli comportamentali e di pensiero che costituiscono il prodotto del­la creazione umana, e non del mondo naturale, e che vengono trasmessi attraverso l' educazione. Cumulo Un mucchio di terra o di pietrisco che ricopre una o piu tombe. Datazione al carbonio 14 (C4) Vedi datazione al radiocar­bonio. Datazione al radiocarbonio Tecnica di datazione assoluta o cronometrica basata sulla misurazione della radioattivita rima­sta nei materiali organici; e il metodo di datazione assoluta piu usato per la Preistoria europea. Le date identificate da queste analisi vengono espresse come bp (befare present), a.C. o d. C., con uno scarto espresso in ± anni da quella data, per es. 2300±50 a.C. Per esprimere queste date in anni solari, si de­vano considerare i possibili errori scientifici, noti ma inevitabi­li; per il periodo preistorico, questo fa sl che le date assolute siano tra 100 e 1000 anni precedenti la data al radiocarbonio. Tutte le date citate in questa pubblicazione sono date corrette. Datazione assoluta Date espresse in anni solari, e non sem­plicemente indicandole come precedenti o successive ad un'al­tra data (datazione relativa). Deverel-Rimbury Un gruppo di sepolture ed insediamenti della prima Eta del Bronzo nella Britannia meridionale ( 1500-1000 a.C.), che costituiscono un nucleo piuttosto completo, spesso de finito come "cultura" . Discendenza matrilineare Modello di discendenza calcolato soltanto attraverso il lignaggio femminile. Eta del Bronzo Il periodo della Preistoria europea durante il quale il bronzo, una lega di rame e stagno, costituiva il mate­riale inorganico piu usato per la fabbricazione di oggetti quali asee ed armi. Si estende tra il 2000 a.C. ed il 700 a.C. Eta del Ferro Fase finale della Preistoria europea, allorché il ferro divenne il materiale grezzo piu usato per la fabbricazio-

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ne di utensili ed armi: dal 700 a.C. all'espansione romana. Etnoarcheologia L' esame degli aspetti materiali relativi a una particolare attivita o pratica svolta da una societa tradizionale, dove e possibile rilevare il rapporto tra una attivita ed i resti materiali che abbandona. Etnografia Lo studio e la descrizione immediata di tutti gli aspetti di una particolare societa. Falence Una sostanza blu vetrosa usata soprattutto nel Medi­terraneo orientale, ma anche in altre partí d'Europa, durante la prima Eta del Bronzo, per fare perline ed altri manufatti semplici. Foraggiere Vedi cacciatori-raccoglitori Fortino collinare Un insediamento difeso sulla cima di una collina, principalmente dell'Eta del Ferro. Hallstatt Una necropoli ed una rniniera di sale in Austria, usata come sito-tipo per la prima fase dell 'Eta del Ferro europea, 700-475 a.C. Inumazione Sepoltura di un corpo senza cremazione. Lineare A La scrittura dei Minoici che gli archeologi non so­no ancora riusciti a decifrare. Manufatto Un oggetto costruito, modificato o usato dagli es­seri umani. Matriarcato Societa in cui le donne regolarmente prevalgono in tutti gli aspetti della vita, detengono il potere e hanno autori­ta sugli uomini (vedi capitolo 2°). Mesolitico La fase intermedia dell'Eta della Pietra, tra il Pa­leolitico e il Neolítico, nell 'Europa nord-occidentale, contras­segnata in particolare da adattamenti sociali ed economici al­l'ambiente post-glaciale, ricco di foreste, 13 000-6000 a.C. Modelli di discendenza Le regole o le credenze attraverso le quali una societa riconosce la parentela, la nascita e l'eredita­rieta. Nella maggior parte delle societa questi modelli si riferi­scono o al lignaggio femminile (matrilinearita) o a quello ma­schile (patrilinearita), e non ad entrambi i genitori (bilaterali­ta). 1 modelli di patrilinearita e matrilinearita danno vita a di­stinti gruppi di discendenza, gruppi che hanno lo stesso antenato. Modello Una ricostruzione teoretica di un insieme di dati o di fenomeni. Neolitico L'ultimo periodo dell'Eta della Pietra, quando l'a­gricoltura inizio ad essere praticata in Europa, dal 7000 a.C.

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nel Vicino Oriente fino all'inizio del IV millennio nell'Europa nord-occidentale; termino con l'avvento della tecnica del bron­zo (Eta del Bronzo) nel 2000 a.C.; questo periodo e caratteriz­zato anche dai primi utilizzi della ceramica e degli utensili di pietra per lavorare la terra, e dalla vita sedentaria delle popo­lazioni. Ominide Membro della specie umana e delle specie stretta­mente simili degli Hominidae, comprendenti anche l'uomo mo­derno, Horno sapiens, e le forme umane piu antiche. Orticoltura Termine usato in Antropología per descrivere la coltivazione dei vegetali con una tecnología semplice, senza l'aiu­to dell 'aratro, degli animali da traino o dell' irrigazione, met­tendo i terreni a riposo per lunghi periodi onde permettere loro di riacquistare fertilita. Paleobotanica Lo studio dei resti di piante provenienti da con­testi archeologici o comunque antichi. Paleolitico 11 periodo piu antico dell'Eta della Pietra, e la pri­ma fase della storia umana, che include lo sviluppo della specie a partire dall'uso primordiale degli utensili e da un'economia di sussistenza basata sull'attivita dei cacciatori-raccoglitori. Paleopatologia Lo studio delle malattie nonché delle lesioni analizzando le tracce lasciate sulle ossa dalle diverse patologie eventualmente subite dai soggetti i cui corpi vengono ritrovati nei contesti archeologici. Patriarcato U na societa nella quale gli u o mini dominan o e ricoprono le principali posizioni di potere. Preistoria 11 periodo del passato che precede le prime testi­monianze scritte. Nell'Europa nord-occidentale questo periodo arriva fino all'espansione romana, ma varia da una regione al­l'altra, in particolare se vengono considerate altre aree del mondo. Residenza matrilocale Residenza post-matrimoniale della cop­pia che corrisponde a quella della famiglia o del villaggio della sposa. Ruolo 1 compiti e i comportamenti che una societa si aspetta da un individuo di una particolare condizione sociale. Sedentarieta Modello economico e di insediamento basato sul vivere per l'intero arco dell'anno nella medesima abitazione. Sito Termine convenzionale usato per descrivere un qualsiasi luogo archeologico dove visse un gruppo di persone, come un

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campo di cacciatori-raccoglitori, una fattoria o una citta. Societa Un gruppo di persone che si distingue da un altro per il modo di vita, il comportamento, l'ideologia e spesso per la posizione geografica del suo insediamento. Status La posizione sociale occupata da un individuo in rap­porto ad altri nella societa, con i conseguenti diritti, doveri e aspettative comportamentali (ruolo). Tumulo Collinetta artificiale che si eleva sopra una o piu tom­be, spesso circondata da un fossato, risalente all 'Eta del Bron­zo. Questo tipo di sepoltura si riscontra anche nelle epoche po­steriori.

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Note

Introduzione

1 L'Archeologia e l'Antropologia non sono affatto uniche in questo. La posizione delle donne e le prospettive femrninili sono state oggetto di discussione in molti ambiti accademici negli ultimi anni. (Vedi Spen­der, 1981.)

l. Alla ricerca della donna preistorica

1 Si potrebbero citare numerosi casi rispetto a molti campi, e altri so­no stati riportati alla luce recentemente. Per esempio, nella letteratura e nell'arte molte donne, come la scrittrice Aphra Behn, erano state praticamente dimenticate. Altre, come George Eliot, raggiunsero il suc­cesso scrivendo con uno pseudonimo maschile. (Vedi anche Spender, 1981; Spender, 1982.) 2 Piggott, 1959, 14. Alcuni archeologi negli ultimi anni, soprattutto Ian Hodder, si sono chiesti fino a che punto questo sia vero, e sosten­gano che ogni azione umana e govemata da! subconscio o da un com­portamento appreso. I messaggi trasmessi all'interno di un gruppo so­ciale o etnico in questo modo sembrano ancora molto lontani dall'azio­ne conscia e deliberata dello scrivere. 3 I processi che vanno a definire il materiale archeologico sono esa­minati in dettaglio da Schiffer, 1976. 4 Questa visione pi u ampia del potenziale offerto dall 'Archeologia e stata avanzata per la prima volta in Gran Bretagna da David Clarke e venne chiamata "nuova Archeologia", e negli Stati Uniti da Lewis Bin­ford; oggi questo sistema viene in vece de finito "Archeologia teoretica". 5 Randsborg, 1984, e uno dei pochissimi articoli che esaminano la questione delle donne nella Preistoria considerando i reperti esistenti in Danimarca. 6 Per maggiori chiarimenti sull 'uso e abuso dell 'Antropologia da parte degli archeologi ve di Hodder, 1982; Binford, 1983.

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7 Per esaminare il lavoro antropologico in maniera aggiornata ed ef­ficace si consiglia Barley, 1983; tuttavia, anche se si tratta di un'opera recente, il lettore critico non manchera di notare l'orientamento ma­schile delle osservazioni e delle interpretazioni fatte dall'autore. 8 La letteratura nel campo dell' Antropología delle donne e molto va­sta ora; in quest'opera si fanno riferimenti a specifiche pubblicazioni. Tra i vari testi troviamo, per esempio, Rosaldo e Lamphere, 1974; Reiter, 1975; Martín e Voorheis, 1975; Friedl, 1975; Dahlberg, 1981. 9 Vedi, per esempio, Binford, 1983. 10 Spector, 1982; Conkey e Spector, 1984. 11 Goodall, 1971; Goodall, 1986; Fossey, 1983. 12 Tra gli esempi troviamo il Táin e il Mabinogion. 13 Ross, 1986, 124. 14 Brothwell, mi; Manchester, 1983. 15 Merbs, 1983. 16 Dutour, 1986. 17 Per esempio gli articoli in Gilbert e Mielke, 1985. 18 Wing e Brown, 1979, cap. 5°; Sillen e Kavanagh, 1982. 19 Wing e Brown, 1979, 76. 20 McHenry, 1968. 21 Molnar, 1971. 22 L'articolo classico che ci spiega questi tranelli e Ucko, 1969. 23 Conkey e Spector, 1984, II; Winters, 1968, 206, che cita opere precedenti. Winters stesso riconosce la possibilita che "alcune donne praticassero un tipo o 1' altro di caccia". 24 Per esempio Shennan, 1975; vedi anche il capitolo 4°. 25 Discussi, per esempio, da Binford 1972, 60 e segg.; Odder, 1982, 128. 26 Whiting e Ayres, 1968. 27 Ember, 1973. 28 Krzywinski, Fjelldal e Soltvedt, 1983, 156.

2. Le prime comunita

1 Per ulteriori dettagli illettore puo leggere Wymer, 1982; Leakey, 1981; Dennell, 1983; Gamble, 1986. 2 Zihlman, 1981. 3 Slocum, 1975. 4 Per esempio Tanner, 1981; Martín e Voorheis, 1975. 5 Zihlman, 1981; Isaac e Crader, 1981. 6 Zihlman, 1978; gli stessi argomenti vengono usati da Friedl, 1975 e 1978, che spiega in maniera pi u dettagliata perché i moderni popoli raccoglitori-cacciatori dividano i compiti di raccolta del cibo in base ai sessi.

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7 Dennell, 1983, 55. 8 McGrew, 1981; Goodall, 1986. 9 Tanner e Zih1man, 1976. 10 McGrew, 1981, 47. 11 Lee, 1968. 12 Martin e Voorheis, 1975, 181. 13 Rohrlich-Leavitt, Sykes e Weatherford, 1975. 14 Goodale, 1971. 15 Estioko-Griffin e Bion Griffin, 1981. 16 Goodale, 1971, 55. 17 Clarke, 1952, 86; Clarke, 1948. 18 Clarke, 1952, 34, anche se la localizzazione del sito non concorda con Obermaier, 1925, fig. 116; Beltran, 1982. 19 Gamble, 1984; Isaac, 1971. 20 Péquart e altri, 1937. 21 Keeley e Toth, 1981. 22 Clarke, 1976. 23 Lee, 1984. 24 Lumbley, 1969. 25 Harrold, 1980; Gamble, 1984, 108. 26 Sahlins, 1972. 27 Childe, 1951. 28 Bachofen, 1861. 29 Morgan, 1877; Engels, 1884. 30 Sanday, 1981, sostiene che le donne sono piu numerose nella mi­tologia di quelle societa in cui godono di una posizione di privilegio. 31 Per esempio, Leacock, 1978; Fluehr-Lobban, 1979; Rohrlich­Leavitt, Sykes e Weatherford, 1975. 32 Vedi, per esempio, Friedl, 1975. 33 Ci sono numerosi riferimenti a queste statuette, sia nella 1etteratu­ra archeologica accademica sia in quella femminista. E importante fa­re distinzione tra la maggior parte di esse. Vedi anche Wymer, 1982, 246-7, 261-2; Champion e altri, 1984; Ucko e Rosenfeld, 1967; Po­well, 1966; Sandars, 1985. 34 Gamble, 1986. 35 Leakey, 1981. 36 Ucko, 1962; Ucko, 1968. 37 Mellaart, 1967. 38 Mellaart, 1975, 111-9. 39 Ucko, 1962. 40 Doumas, 1968; Renfrew, 1972. 41 Ucko, 1962; Ucko, 1968. 42 Leakey, 1981, 180. 43 Cfr. Ucko, 1968.

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44 Sandars, 1985, 69. 45 Leacock, 1977, 24. 46 Ucko, 1962; Ucko, 1968, cap. 16°. 47 Gamble, 1986.

3. 1 primi agricoltori

1 Tra i recenti dibattiti sulle origini dell'agricoltura troviamo Mellaart, 1975. 2 Jarrnan, 1972; Bender, 1975, 94 e segg. 3 Mellaart, 1975, 42-8. 4 Hillman, 1975; Moore, 1979, 54. 5 Martin e Voorheis, 1975; Friedl, 1975; Boserup, 1970. 6 Martin e Voorheis, 1975, cap. 8°. 7 Moore, 1979, 54. 8 Stanley, 1981. 9 Cfr., per esempio, Mellaart, 1975; Moore, 1979. 1° Flannery e Winter, 1976, esaminano questa ipotesi, oltre a fare un tentativo di esaminare le aree di lavoro "maschili • e •femminili", in uno studio classico di un sito preistorico mesoamericano. Costituisce inoltre il fondamento per il metodo usato da Janet Spector per la diffe­renziazione dei compiti, discussa nel 1 o capitolo. 11 Flannery, 1969, 80. 12 Secondo alcuni archeologi, il passaggio all'agricoltura pub essere stato stimolato dal bisogno di diventare sedentari o dall 'aumento della popolazione, e non il contrario; vedi Bender, 1978; Binford, 1968. 13 Mellaart, 1975, 44-7. 14 Stanley, 1981, 291-3. 15 Binford, 1972, sostiene che !'aumento della popolazione e stretta­mente legato all'avvento dell'agricoltura e alla vita sedentaria. 16 Nota anche con il nome tedesco di Linearbandkeramik, e preceden­temente come Cultura Danubiana. 17 Sherratt, 1981. 18 Milisauskas, 1978, 71. 19 Whittle, 1985, 90. 20 Milisauskas, 1978, 71. 21 Whittle, 1985, 88. 22 Ember, 1973; Whiting e Ayres, 1968. 23 Milisauskas, 1978, 99-105. 24 Soudsky, 1964. 25 Divale, 1974. 26 Hodder, 1984. 27 Brown, 1970.

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28 Sherratt, 1981. 29 Vedi, per esempio, Boserup, 1970. 30 Stanley, 1981. 31 Sherratt, 1983. 32 Sherratt, 1981. 33 Sherratt, 1981, 280. 34 Per esempio, Boserup, 1970, 24 e segg.; Martin e Voorheis, 1975. 35 Sherratt, 1983, 100. 36 Cfr., per esempio, Champion e altri, 1984, 160. 37 Questa ipotesi e stata avanzata, in relazione allo sviluppo di tombe megalitiche nell 'Europa occidentale e alla diffusione di insediamenti su terreni meno ricchi alla fine del Neolitico, da Renfrew, 1973, e altri. 38 Le origini della stratificazione sociale ed il suo rapporto con la con­dizione e la subordinazione delle donne sono questioni fondamentali si a per 1 'Antropologia femminista che per quella marxista; 1 'equilibrio tra l'importanza dei diversi fattori e ovviamente complesso e viene di­scusso ampiamente. Per esempio, Engels, 1884; Sacks, 1974; Lea­cock, 1978, 255; Reiter, 1978. Quinn, 1977, ci fornisce un sunto di tutte le opinioni di proposito.

4. L'Eta del Bronzo

1 Per un esame dettagliato dell'archeologia dell'Eta del Bronzo in Eu­ropa vedi Coles e Harding, 1979. 2 Evans, 1921-4. 3 Tra i commenti in generale sui Minoici troviamo Cadogan, 1976; Hood, 1971. 4 Thomas, 1973; Immewahr, 1983. 5 Evans, 1921-4. 6 Pomeroy, 1984. 7 Vedi, per esempio, Willetts, 1977, 78. 8 Thomas, 1973. 9 Immewahr, 1983. 10 Graham, 1962. 11 Pomeroy, 1984, 348. 12 Gesell, 1983. 13 Si riscontrano alcune contraddizioni nei riti di sepoltura piu o me­no contemporanei a cui non si e riusciti a dare una spiegazione soddi­sfacente, come la coesistenza di vari tipi di urne funerarie nella Britan-, nia della prima Eta del Bronzo. 14 Glob, 1974. 15 Coles e Harding, 1979, 329, n. 84. 16 Citato da Glob, 1974, 64.

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17 Broholm e Hald, 1940, 150. 18 Shennan, 1975. 19 Shennan, 1982. 20 Piggott, 1938; per l'esame di opere recenti sulla cultura Wessex, vedi Burgess, 1980, 98-111. 21 Bradley, 1981, 97. 22 Vedi Burgess, 1980, 199-209; Ellison, 1981. 23 Bradley, 1981; Bradley, 1978, in particolare il cap. 3° e p. 116 e segg. 24 Vedi sopra e Fleming, 1971. 25 Per esempio Martin e Voorheis, 1975, cap. 10. 26 Bradley, 1981, 103; Goody, 1976. 21 Larsson, 1986. 28 Randsborg, 1974. 29 Larsson, 1986. 30 Levy, 1982. 31 Kristiansen, 1984. 32 Kristiansen, 1984. 33 Kristiansen, 1984; Larsson, 1986. 34 Randsborg, 1974. 35 Kristiansen, 1984, 94. 36 Larsson, 1986, 65. 37 Levy, 1982 e commenti personali; Kristiansen, 1984, 86. 38 Gibbs, 1987, 86; Coles e Harding, 1979, 519. 39 Randsborg, 1984, 150. 40 Kristiansen, 1984. 41 Kristiansen, 1981. 42 Gelling e Davidson, 1969, 76. 43 Anati, 1961.

5. L'Eta del Ferro celtica

1 Illettore viene rimandato a Powell, 1980, o Ross, 1986, per mag­giori chiarimenti su questo tema. 2 Clarke, 1972, basato su Bullied e Gray, 1911 e 1917. 3 Coles e Coles, 1986, 169. 4 Drewett, 1982. 5 Ellison, 1981. 6 Piggott, 1965, 198-9; Gallus, 1934; Dobiat, 1982. 7 Collis, 1984; 69-73; Kastelic, 1965. 8 Ma vedi Rankin, 1987, cap. 13°. 9 Per un esame piu recente sui problemi e le possibilita d'uso di que­ste fonti vedi Champion, 1985.

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10 Diodoro Siculo, V, 28; questa ed altre citazioni tratte da opere clas­siche sono relative all'edizione riportata nella bibliografia, con modifi­che dell'autore. 11 Ammiano Marcellino, XV, 12.1. Ammiano fu uno storico roma­no che scrisse nel IV sec. d.C. 12 Hooper, 1984, 465. 13 Rozoy, 1987. Sono stati usati due metodi leggermente diversi per misurare l'altezza degli individui dai resti ossei. 11 secando metodo fornisce altezze medie sia di uomini che di donne che sono di 4 cm superiori al primo indicato nel testo. 14 Dati tratti dalla The New Encyclopedia Britannica, XV ed. 1986, vol. 20°, p. 446, per donne e uomini inglesi di 18 anni (quindi dopo che la loro crescita si e arrestata), relativi al 1965. 15 Ross, 1986, 32-9. 16 Strabone, Geografia, IV, 4, 4. 17 Vedi, per esempio, Anderson, 1938, 215. 18 Estioko-Griffin e Bion Griffin, 1981. 19 Procopio, Storia delle guerre: la guerra gotica, VI, XV, 16-17. 2° Cesare, De bello gallico, I, 50, 4. 21 Chadwick, 1966, 80. 22 Chadwick, 1966, 78-83; Ross, 1986. 23 Tacita, Annales, XIV, 30. 24 Rankin, 1987, 253. 25 Livio, Historiae, V, 34. 26 Pauli, 1985, 37. 27 Anderson, 1938, 109. 2" Rivers, 1906, 515. 29 Guilbert, 1981. 30 Harke, 1979. 31 Whiting e Ayres, 1968. 32 Harding, 1973; Champion, 1975. 33 Thomson, 1948, 193. 34 Erodoto, IV, 104, 172, 180. Ognuno di questi casi e diverso ep­pure del tutto pertinente viste le molte e diverse pratiche note nei dati etnografici 35 Champion, 1985, 17. 36 Anderson, 1938, 70. 37 Cesare, De bello gallico, I, 51, 3. 38 Tacita, Historiae, IV, 18. 39 Tacita, Annales, IV, 51, 2. 40 Tacito, Annales, XIV, 34, 2. 41 Plutarco, De virtute mulierum, 6. 42 Tacita, Annales, XIV, 30. 43 Plutarco, Marius, 19.

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44 Cesare, De bello gallico, IV, l. 45 Webster, 1978. 46 Tacito, Annales, XIV, 30-5. 47 Dione Cassio, Storia di Roma, LXII, 1 e segg. 48 Dione Cassio, Storia di Roma, LXII, 2, 4. 49 Dione Cassio, Storia di Roma, LXII, 1, l. 50 Webster, 1978, 99. 51 Tacito, Annales, XIV, 34. 52 Tacito, Agricola, 16. 53 Tacito, Annales, XII, 35 e 40; Richmond, 1954, 53. 54 Tacito, Agricola, 31. 55 Hanson, 1987, 21; Burn, 1969, 40. 56 Sauter, 1980; Langlois, 1987. 57 Joffroy, 1962, 126. 58 Filip, 1977, 43. 59 Filip, 1977, 45. 60 Dent, 1985.

6. Conclusioni

' Per un esame delle di verse teorie presentate vedi Quinn, 1977. 2 Per esempio Fried1, 1975 e 1978.

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Indice analitico

abbigliamento 14, 39, 46, 54, 80, 93-94, 175, 178, 185-194, 201, 217, 231-232, 236-237, 244-247, 254, 265

abitazioni, uti1izzazione dello spa­zio nelle 51-52, 147-151, 181-184, 229-236

Aborigeni dell 'Australia 76, 80, 82, 90

Abri Lausse1 (Francia) 103 Abri Pataud (Francia) 103 Abu Hureya (Siria) 123, 128 accampamenti 28, 57, 65, 72,88-

92, 94, 103, 115, 133-134, 137 acconciatura dei capelli 83,

175-177, 185, 189, 226, 238, 245, 251, 262, 265

affreschi 174-181, 183-187 Africa 58, 111, 113, 123, 164,

248, 257; centra1e 76, 125; me-ridiona1e 76, 79-80; occidenta-1e 114-115; orienta1e 58, 66, 87

aggressivita maschile 73-74 agrico1tura 42-43, 46, 57, 80, 97,

119-170, 172, 180, 206, 226, 239, 247, 257, 276-277; alla zappa 123, 126, 141-143, 156, 163-166; intensiva (all'aratro) 126, 129, 156, 162-166, 168; origini dell'a. 10, 119-140, 155

Agta 80, 250 Akrotiri (Grecia) 180

alci 81 Ali Kosh (Iran) 122 alimentazione 8, 38, 40-43, 52,

59, 64-69, 76-92, 117, 123, 130, 140, 157-159, 200-201, 276

allattamento 41-42, 92, 137 alleanze 215, 220, 259, 277 A1pi 173, 221-226, 261 amazzoni 46 ambiente 58, 62, 65-66, 69, 72,

75, 78, 81, 85, 94, 116, 127, 154

Ambigato 253 ambra 172, 203, 219, 249 Ambroni 262 America; del Nord 96, 114; del

Sud 125, 143, 248 Amerindi 42; (Hidatsa) 29; (lro­

chesi) 96, 153-155; (Knoll) 44; (Zuñi) 114

analogie antropologiche 20-23, 49-53, 57, 75-76, 111-115, 123-126, 146-155, 163, 172, 206, 243, 250, 252, 256

Anatolia 108, 112, 122 Anglesey (Galles) 251, 262 Anglia orientale 263 animali, allevamento degli 97,

120-123, 126-129, 146, 148, 156-168, 215-216, 231-232, 238, 276; comportamento de-

309

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gli 29-30, 63, 66-72; a. nell'ar­te 102, 107, 115, 226, 239

Anseatica, Lega (Hansa) 53 antenati, venerazione degli 110 antropologia, del passato 16,

26-27, 78, 95-98, 153, 252; fi­sica 30, 38-44, 62; sociale 9, 20-29, 156

anziani 79, 93, 133, 248 apprendimento 73, 167 aratri 97, 123, 126, 129, 143,

156-168, 226, 276; segni la­sciati dagli a. 157

archeologia 7; del passato 20, 181-184, 191, 228, 279; limiti 7, 9, 13; metodi 7-8, 18; teo­rie 7-9, 18-29, 243

archeologici, reperti vedi reperti archeologici

archeologici, scavi vedi scavi ar­cheologici

architettura 173-174, 181-184 armi 44, 61, 64, 88, 171, 189,

194, 197, 203, 207, 210-213, 221, 231, 250, 253, 262, 271, 279

arpa 110 arte 21, 54-56, 102, 117, 160,

163, 173-182, 221-226, 236-241, 247, 257; a. rupestre 83-85, 173, 221-226; conven­zioni nell'a. 54, 175, 178; don­ne raffigurate nell'a. 54-56, 83, 95-96, 100-117, 175-181, 191, 221-226, 236-241; funzione dell'a. 54-56, 115-117, 175-177, 183-184, 221-226

Artide 78, 85, 250 artigianato vedi attivita asee 58, 69, 172, 183, 262; di pie­

tra 58, 69, 203 Asia 126, 163; Asia sud-occiden­

ta1e vedi Vicino Oriente assorbenti igienici 53 atlatl 44

310

attivita (domestiche, artigianali) 39, 43, 46, 49-~1, 130, 166-168, 182, 229-236, 247, 260; specializzazione delle 39, 112, 168

Aulnay-la-Planche (Francia) 256 Australia 76, 80, 82, 90 Austria 218 avuncolato 253

Baltico, Mar 249 bambini 38, 47, 71-74, 79, 92, 94,

107, 114-115, 128, 133, 137, 150, 154, 162, 166-167, 169, 190, 197-200, 226, 253-256, 260-262; allevamento dei b. 15, 29, 61-65, 71-74, 99, 162, 166, 234

bambo1e 115 barbari 242-243, 247, 259 barche 221 bare 46, 185, 190 Batavi 261 battaglie 32, 242, 251, 259-269,

279 beni (oggetti posseduti) 14, 17,

94, 97, 131, 134, 137, 140, 167-169, 172-173, 188-189, 200-202, 212, 254-255, 269, 277

Bergen (Norvegia) 52-53 bestiame 146, 148, 154, 156-161,

166 Bicorp (Spagna) 83 bipenne 183 bisonti 59 Biturigi 253 B1ackpatch (lnghi1terra) 234 Bo1ogna 239 Borum Eshl'lj (Danimarca)

190-191 Boudicca (Boadicea) 262-268,

272, 278 braccialetti 189, 198, 232, 247

Page 308: [Margaret Ehrenberg] La Donna Nella Preistoria

Branc (Slovacchia) 196-201 Bretagna 87 Brezje (Jugoslavia) 239 Briganti 268-269 Britanni 32, 242, 258, 261 Britannia 31-33, 159, 228-236,

255-259, 263-269; meridiona­le 202-207; settentrionale 268-269

bronzo, manufatti di 171-172, 190-191, 203-220, 234-236, 239,271, 274-275; scopertadel 171

caccia 30, 38-39, 43-46, 57, 59-62, 64-72, 74, 76-80, 82, 127, 131, 141, 146, 154, 157, 161-163, 166, 226, 238, 248, 250; donne dedite alla 20, 44-46, 64-65, 80, 82, 250

Calgacus 268 California, lndiani della 42-43 camosci 81 campi base vedi accampamenti Camulodunum ( = Colchester)

265 Canada 76 canguri 80 capacita cranica 62-63 capanne 90-92, 103, 113, 134,

232-236 capi 15-16, 234, 252, 259,

263-274; capi tribú 98, 234, 248, 263-274; donne capo 16-95, 271-273

caprioli 81 carbonio; analisi dell'isotopo del

c. 42; c. radioattivo (C 14), da­tazione al 122, 171

carne 41-42, 59, 64, 69, 76-83, 117,127-128,157, 160-163;da animali morti 59, 64

carri !57, 238, 261, 271; da com­battimento 271-274

Cartimandua 268 case 14, 17, 21,51-52,59,90-91,

103, 108, 113, 115, 122, 129-130, 134-137, 146-151, 154-155, 165, 188, 229-236, 248, 250-251, 256-258; forma delle 52, 146, 148, 256-258; funzione delle 51-52, 134-135, 147-148, 150, 182-184, 229-236; c. lunghe 146-154

castagne 87; d'acqua 87 <;ata! Hüyük (Turchia) 108-109 cavallo 231-232, 238-239, 250,

253; donne a 232, 238-239 caverne 61, 83, 87-91, 102, 116,

185 <;ayonü (Turchia) 122 Cecoslovacchia 103 Celti 33, 228, 238, 242-247,

251-255, 259-269, 271 centri urbani 108, 13 7, 173,

180-181 ceramica 49-51, 71, 107, 119,

136, 140, 159-160, 182, 218, 231, 236-239

Ceramica Lineare, cultura della 141-155, 162, 257

cereali 87, 92, 122-125, 127, 132-133, 137, 143, 182, 215, 276

cerimonie 46, 113, 191 Certosa di Bo1ogna 239 cervo, elafo 81; rosso 59, 81 Cesare, Giulio 32, 242, 248, 251,

255-256, 258, 260-262 cesti 17, 43, 65, 71, 79 Champagne (Francia) 245 chiodi di garofano 85 cibo 15-16,40-43,58-66,71,74,

76-90, 93-94, 99, 116-117, 123, 131-133, 162, 168, 194, 206, 219, 250, 260; dagli ani­mali 29, 41-42, 57-72, 74, 76-83,91, 117,123,126-129, 131, 141, 146, 154, 159; dalle

311

Page 309: [Margaret Ehrenberg] La Donna Nella Preistoria

piante 41-42,57,59,64-66,71, 76-88, 93-94, 123, 128, 132, 143-146, 250, 276, 278; con­servazione e recupero del 80, 128-129; preparazione del 29, 39, 59, 71, 87, 91, 94, 125, 129, 132, 143, 167-168, 182, 184, 234-236; scorte e imma­gazzinamento del 79-80, 99, 129, 132-136, 150, 182, 234-236; semi quale c. 126-133; spartizione del 65, 72, 154-155, 276; vasellame per conservare ¡¡ 168, 182

Cicladi (Grecia) 107, 109-110 ciotole di legno 136 citta vedi centri urbani Civile, Giulio 261 civilta 34, 140, 173 clima 58, 76-78, 80-81, 85-87,

90-91, 94, 126-127 Cnosso (Creta) 174-177, 181-182,

184 cocomero 154 Colchester (lnghilterra) 265 collane 189, 201, 203, 233, 247 comando, posizioni di 95-100,

178, 252-253, 277-278 commercio 172, 218-220; di don­

ne 172, 206, 215, 218-220 compiti, spartizione dei vedi lavo-

ro, spartizione del comunicazione, mezzi di 116 conchiglie 82, 153 contenitori di pelle 69, 71 , 79, 136 contraccezione 92 credenze religiose 48, 100, 110-

113 cremazione 190, 203-206, 210,

236 Creta 107-109, 113, 173-188 Cristianesimo 33, 56, i 14, 244 Cuevas de la Araña (Spagna) 83 cuoio 39, 87, 232, 234

312

Danebury (lnghilterra) 245 Danimarca 46, 87, 159, 190-194,

207-217, 219 Danubio 87, 141, 228, 257, 272 danza 183, 226, 238 datazione, metodi di 122, 171 Dea Madre 34, 100-117 Dea serpente 175, 185-187 debiti vedi obblighi decomposizione di resti organici

17-18, 31, 69, 173 dee 34-35,56,96, 100-117, 178,

185-187, 194 Demetra 34 denti 38-39, 41, 43, 73, 87, 196 denutrizione 41-42 Deverel-Rimbury, cultura 203-

207, 234-236 devote 113, 185, 194, 217 dimorfismo sessua1e 64, 73 Dione Cassio 242, 263-266 divinita 34-35, 56, 96, 98, 100,

108, 110-116, 178-180, 185-187, 194, 217

documenti scritti 13-15, 31-34, 95, 161, 174, 227-228, 238, 242-256, 258-271, 275

Dolní Vestonice (Cecoslovacchia) 103

donne; addette a rituali 15, 180, 216, 239; agricoltrici 125-126, 128-129, 131-133, 141-143, 155-156, 180, 215-216, 226, 247; arbitri (nelle contese) 261-262; cacciatrici 20, 44-45, 65, 80, 82, 250; capo 15-17, 95-100, 178, 201, 263-274, 277-278; ceramiste 49-51; co­struttrici di ripari 94; curatrici­guaritrici 243, 260-261; di con­dizione elevata 15-16, 51, 154, 178, 187; di condizione inferio­re 15-16, 51, 181, 187, 217, 277; fabbricanti di utensi1i 82; fi1atrici e tessitrici 161-162,

Page 310: [Margaret Ehrenberg] La Donna Nella Preistoria

234; guerriere 242, 259-262; insegnanti 73, 167; inventrici di utensili 71-72, 155; potenti 15-16, 154, 178, 187, 249, 251-252; procacciatrici di cibo 15, 75-94, 116, 141, 143, 162, 248, 260, 276; profetesse 243, 251-252; quali mezzo di scam­bio 206, 215, 218-220; racco­glitrici 64, 75-94, 250, 276; raccoglitrici di miele 83-85; sa­cerdotesse 178, 251-252, 277; ruolo delle d. nell'evoluzione umana 61-75

dote 253, 255 druidi 251

eccedenza, risorse in 137, 169 economia 14, 74, 146, 228, 276 edifici 14, 31, 134-136 148-150,

256-258; uso degli 51-52, 134, 148-150, 181-184, 229-236

Edipo 96 Egitto 31, 95, 157, 160, 175 Egtved (Danimarca) 190-191 eguaglianza sociale e sessuale 57,

78, 92-100, 112, 114, 167' 189, 207, 278

Elba, fiume 220 Elena 96 élites 20, 172, 187, 239 endogamia 207 Engels, Friedrich 16, 97, 249 Era Glaciale 22, 58, 66, 76,

117 erbe 42, 87-88, 123, 132 eredita 46-47, 167-168, 197,

200-201, 207, 254-255 ereditarieta, regole di 4 7, 96-97,

152, 167-168, 201, 243, 252-255

eretta, andatura vedi posizione eretta

Erodoto 242, 259

Eschimesi (lnuit) 22, 38-39, 78, 80

esogamia 206 esploratori occidentali 26, 153,

252 Eta del Bronzo 46, 100, 109, 111,

165, 171-227, 242, 277, 279 Eta del Ferro 32, 46, 52, 227-274,

278 etnoarcheologia 28-29 etnologia 22, 28, 39, 242, 249;

paralleli etnologici 20-23, 44, 47, 53, 61,75-76,88, lll-115, 123-125, 141, 146-148, 153-155, 163-167, 194, 206, 257-258

Etruschi 239, 272 Eufrate 122 Europa; centrale 140-143, 164,

218, 258, 272; del Nord-Est 249-250; del Nord-Ovest 58, 143, 159, 165, 188-196, 202-207, 228, 245, 259; del Sud-Est 119, 122, 143, 160, 165, 218; occidentale 228; orientale 102, 218; settentrio­nale 34, 82, 208-226

Evans, sir Arthur 174, 177, 183-185

evoluzione umana lO, 30, 58, 61-76

fagioli 87, 154 falcetti 216 falliche, raffigurazioni 83, 108,

221-226 famiglia 48-49,97, 146-147, 150,

152, 154, 156, 168-169, 200, 207, 248, 257, 259, 276-277

fattorie 229 feci 52, 87, 92 Fedelm 252 femminismo 7-8. 10, 15, 34,

63-64, 95. 98. 153, 187, 279

313

Page 311: [Margaret Ehrenberg] La Donna Nella Preistoria

Fenni 249-250 ferro 171, 274 fertilita, riti magici della 56,

111-112, 114-115, 180 Festo (Creta) 174 fibule vedi spille filatura 46, 51, 161-162, 231,

234-236, 238 Filippine 80, 250 Finlandia 249 flauto 110 flottazione 81, 85 focolari 91, 113, 150, 154, 182 fonti letterarie classiche 31-34,

227-228, 242-256, 258-269, 275; attendibilita delle 243-244, 258-259, 263, 266, 268

fonti storiche vedi documenti scritti

fortini collinari 244, 256, 269, 272 forza lavoro 152, 167, 206-207 fosfati, esame dei 148 Franchthi, caverna (Grecia) 87 Francia 32, 87, 91, 102, 103, 226,

245-247, 256, 269-272 frumento vedi grano frutta secca 87 funebri, riti 40, 44, 208-210, 236,

239 funghi 78, 154 fu si, dischi dei 161, 232

Gallia 32, 242, 245-248, 253-255, 260-261

gerarchie 168, 215 Gerico (lsraele) 122, 137 Germani 228, 242, 247-249,

252-254, 260-262 Germania; moderna 219-220,

254, 256-257, 269, 272; prei­storica 247, 253-257

gigli gialli acquatici 87 Giocasta 96 giocattoli e ninnoli 110, 115

314

gioielli 47, 172, 177, 189, 206-217, 247, 269

Giordania 122 glaciazioni 58, 66, 76, 85, 117 G1astonbury (Inghilterra) 229-233 Go1dberg (Germania) 256 gonne 175, 178, 181, 185,

190-191, 217, 236-238 gorilla 30 graffiti rupestri vedi arte rupestre grano 122-123, 132-133, 136,

143, 154, 234 granoturco 154 gravidanza 40, 42, 54, 65, 92,

108-109, 111, 114, 167 Great Rift Valley (Kenia) 58 Grecia 31, 87, 112, 161, 177 greggi 156, 162 guaritrici 243 guerra 33-34, 44-46, 98, 151,

155, 166, 226, 248, 259-266, 279; donne in g. 242, 259-266; origine della 166

Ha~ilar (Turchia) 108 Haghia Triada (Creta) 174 Hallstatt, cultura di 236, 239, 254,

256, 269-271 Hansa vedi Anseatica, Lega "Harris, linee di" 43 Heuneberg (Germania) 256-257,

272

Hidatsa 29 Hohmichele (Germania) 272 Holmegaard (Danimarca) 87 Horno sapiens sapiens 58, 61

lberi 255 lceni 263, 268 lcoana (Romania) 87 ideologia 20. 117 idoli 100

Page 312: [Margaret Ehrenberg] La Donna Nella Preistoria

iene 58 impronte sul vasellame 49 India 256 Indiani d' Ame rica vedi Amerindi indumenti vedi abbigliamento infanticidio 40, 92 Inghilterra 87, 196, 202-207, 215,

228-236, 245, 263-268 iniziazione, cerimonie d' 113 insediamenti 14, 17, 51-53, 109,

129, 141-155, 165-166, 203-206, 228-236, 259, 278

insegnamento da parte della ma-dre 73, 167

Inuit vedi Eschimesi inumazione 188, 190, 210 Irak 82, 88, 122 Iran 122 Irlanda 33, 87, 218, 255; saghe

irlandesi 33, 244, 252, 255 Irochesi 96, 153-155 irrigazione 123, 157 Israele 122 Italia 173, 221-226, 239, 261

Jugoslavia 239

Kalahari, deserto del 79, 131 Kalambo, cascate di (Tanzania) 85 Kenia 87 Klein Aspergle (Germanía) 272 Knoll, cultura 44 Kombe (Tanzania) 30 Konya (Turchia) 108 Koobi Fora (Kenia) 87 Kornwestheim (Germanía) 257 Kostienki-Borchevo (Russia) 103 krater 271 !Kung 79-80, 90, 131

lamponi 87 lana 161-162, 190

lance 44, 189 Lapponi 250 La Tene, cultura di 245, 269 latrine 52-53 latte e derivati 41, 92, 157-162,

232 Laussel, Abri (Francia) 103 Laussel, Venere di 103 lavoro, spartizione del 63-69,

78-85, 94, 99-100, 123-131, 133, 143, 157-167, 229-236, 243, 247-248, 250

leggende 33-34, 177 leggi 33 legno; conservazione del 17, 88,

93, 182, 231; recipienti di 136; utensili di 93

Lengyel, cultura 148 letame 127 letteratura antica, fonti della vedi

documenti scritti letteratura greca 96, 161, 227,

242, 247, 250, 261-262 letteratura romana 31-32, 227-

228, 242-269, 275 Levante 134 Lineare A 17 4 linguaggio, sviluppo del 74 lino 161 lira 238 Lituania 249 Livio, Tito 253 loess 141 Londra (lnghilterra) 265 lotta 238 Lüneburg (Germanía) 219 1usso, oggetti di 269

Mabinogion 244 macine 136, 143, 153 Madonna 56, 96 magia 114-115 maia1i 127, 146, 154, 163 maiolica 185, 203

315

Page 313: [Margaret Ehrenberg] La Donna Nella Preistoria

Maiorca (lsole Baleari) 107 malattie 38-42, 91, 200 Mallia (Creta) 174, 182 Malta 107 mammut 58, 81, 102 mandorle 87 manodopera vedi forza lavoro mantelli 238, 247, 265 Mario, Caio 262 Mar Nero 150 marxismo 20 maschilismo lO, 16, 20, 62, 78,

213, 249, 279 materiali organici 17, 31, 46, 69,

88, 93, 173, 182, 190, 194, 219, 231

materialismo 20 materie prime 182, 197-198,208,

218 materna, centralita 72-73 matriarcato 16-17,34,95-99, 173,

175, 187-188 matrilinearita 95-97, 152,

154-155, 167, 187, 201, 252-254

matrilocalita 48, 97, 147-155, 167-168

matrimonio 47-48, 72, 191, 200-201, 220, 271; modelli di 52, 147, 150, 206, 243, 252-259; residenza dopo il 48-52, 146-154, 167-168, 206-207, 220, 253-254

matrone 154, 251 Mbuti 76 Medioevo 33', 52, 244 Mediterraneo 34, 87-88, 91, 102,

107, 111, 174, 227 Melville Island (Australia) 82 Menelao 96 mercanti 53, 172 Mesolitico 57-61, 80-88, 91-94,

134, 276, 278 Mesopotamia 31, 122-123, 157,

161

316

mestruazioni 53 metallo; lavorazione del m. 46,

171, 231, 234; metalli grezzi 208, 218-219

Mezzaluna Fertile 122 Micenei 161 microliti 88 micro-usura, esame della 87 Midwest (USA) 44 miele 83 mietitura (raccolto) 125, 133, 163,

216, 276 migrazione 133, 151-152, 253 Minerva 34 Minoici 54, 107, 160, 173-188,

277-278 Minosse 178 missionari 26, 126, 153 mitologia 16, 33-35, 96, 113, 177,

181, 217, 250; classica 16, 33-35, 96, 112-113

monete 31, 53, 268 monogamia 52, 62, 72, 147, 252,

255, 257 Monte Bego (Francia) 226 Mont-Lassois (Francia) 269 Morrigan 34 mortal ita, cause della 38-41, 48;

eta della 38, 48, 189, 196, 200; infantile 40, 137, 200; modelli di 38-41, 200-201

Mühlacker (Germania) 254 murali, dipinti vedi affreschi Mureybet (Siria) 122-123, 134

nascite, controllo delle 92, 137 natufiana, cultura 134 necropoli 14, 38-40, 48, 196-202,

254, 272-274 Neolitico 39, 44, 51, 81, 83, 91,

102, 103-111, 113, 115-170, 187, 215, 227, 276, 278

Newferry (Irlanda) 87 New York, stato di (USA) 153

Page 314: [Margaret Ehrenberg] La Donna Nella Preistoria

Nilgiri, colline (India) 256 nocciole 87 noci 69, 71-72, 78, 85, 87, 94,

154; di coceo 85; mongongo 79, 131

nomadismo 57, 61, 88-91, 99, 119, 131-134, 137

Norvegia 52 Nuova Guinea 123-127, 143,

248

obblighi 137, 169, 277 ocra 93 Odissea 182 officine 182, 231-232 Omero 96, 161, 182 ominidi 58, 63-74 ornamenti 46, 93, 153, 171-172,

189-190, 197, 203-220, 232, 247, 269-271

oro 172, 198, 203, 208, 265, 271-272

ortiche 87 ortico1e, comunita 125-155, 165,

248, 254 orzo 87, 122, 132-133 osso 232, 234; utensili di 93; os­

sa umane 38-43, 92, 194-196, 200, 269; ossi di animali 59, 81, 93, 122, 127-128, 141, 146, 160, 197, 234

osteo-artrite 38-39

pace 262, 279 Pacifico, isole del 125, 127 palazzi 174, 181-187 Paleolitico lO, 54-120, 134, 242,

276 paleopatologia 38-40, 189, 196 pantaloni 238, 245 parentado 151-152; schemi di ap­

parentamento 167, 187, 220, 252-259

parto 35, 40, 92, 109, 114, 137 pastorizia 160-161,206,215,277 Pataud, Abri (Francia) 105 patriarcato 13, 16, 95-99, 265 patrilinearita 97, 152, 156, 167,

187, 201, 252 patrilocalita 48, 147-150, 152,

167-168, 220, 253 pecare 127, 154, 161-162, 206 pelle 90, 219; lavorazione della

39, 80, 87, 232, 234 pene (nelle imrnagini maschili) 83,

108, 221-226 Penelope 182 pesci (e pesca) 81-83, 146 piante, coltivazione delle 120-141 Pigmei 76 pinoli 87 Pirenei 102, 228 pistacchi 87, 127 píthoi 182 Plutarco 261 poliandria 255-256, 258 poligamia 52, 147, 200-201, 258-

259 poliginia 200-201, 256 politico, peso 15, 96, 249,

251-252; politica, organizzazio­ne 19, 113, 165

polline, esame del 92, 215 Polonia 159 Pomerania 220 popolazione, aumento della p.

120, 132, 137-140, 152, 164; dimensioni della 99, 189; sta­tistiche sulla 39-40

Posidonio 31 posizione eretta 61-63, 71 potere 95, 188; delle donne 15,

154, 178, 188, 249, 259, 263-274, 277

poverta 15, 168-169, 207, 217, 250

predominio maschile 74, 96-98, 155-170, 233, 277

317

Page 315: [Margaret Ehrenberg] La Donna Nella Preistoria

preghiera 226, 238 Primati 29-30, 58, 62-74 processioni 178, 187, 239 Procopio 250 "prodotti secondari", rivo1uzione

dei 155-170 prole 63-64, 71-73 proprieta vedi beni proteine 159 puberta 114-115 pugnali 189, 203, 221

querce 127

raccoglitori, comunita di 43, 57-65, 75-94, 97-100, 117-120, 123, 127-134, 136-137, 141, 250, 276

raccolta, attivita di 57, 64, 71, 75-91, 94, 128-133, 250, 276

raccolti agricoli 34, 91, 122-143, 156, 216, 248, 276

radici 69, 71, 78, 88, 94, 126, 154 radiocarbonio, datazione al vedi

carbonio radiografici, esami 42 ragazze 47, 114-115, 190, 200,

253-254 ragazzi 40, 47, 63, 71-73, 167,

198-200, 226 rame 171 , 197, 218 razzismo 279 regine 15, 96, 181-185, 255 religione 23, 75, 110-114, 177,

216-217, 221, 243, 251-252, 271, 277, 279

renne 59, 81 Reno 141, 228, 247, 261 reperti archeologici, conservazio­

nedei 17-18,46,52-53,59,69, 81, 88-90, 127-128, 148-150, 159, 173, 178-182, 190, 231, 269; decomposiz10ne dei 17-18,

318

31, 69, 173; interpretazione dei 18, 28, 183, 232-233; natura dei 13-14, 35-56, 87, 164; re­cupero dei 18, 52-53, 58, 81, 127-128

residenza dopo il matrimonio ve­di matrilocalita; patrilocalita

ricchezza 14-16,20,43, 137, 156, 164, 168-169, 194-208, 213-215, 274, 277; esibizione della 171-172, 213-215; valutazione della 43, 172-173, 197-201, 207-213

rinoceronti pelosi 58, 81 ripari paleolitici e mesolitici 59,

91-92, 94, 116, 134 rituali 27, 53, 96, 110-111, 172,

177, 180-181, 185-187, 194, 216-217, 243

Romania 87 Romano, Impero 13, 32-33, 112,

227, 247, 259, 275 Rossen, cultura 148 Ruanda 30 ruoli dei due sessi 8, 20, 23-29,

38-39, 43-44, 46, 54, 63-69, 119, 125-127, 157, 160-167, 194, 229, 234-236, 242-250; ipotesi riguardo ai 8, 20-23, 238

ruote, prime 159 Russia 102-103

sacerdotesse 113, 178, 185-187, 251-252, 271

saghe celtiche 33-34, 244, 252 Sahara 39 "salto del toro" 178-180 salute 38, 189 sangue 53; gruppi sanguigni 48 Santorino, isola di (Grecia) 180 Scandinavia 83, 173, 189-196,

207-217, 249-250 scambi 8, 80, 168-169, 172, 248,

Page 316: [Margaret Ehrenberg] La Donna Nella Preistoria

276-277; donne oggetto di 169, 172, 206, 215, 218-220

sea vi archeo1ogici 15, 17-18, 81 , 129-130, 180, 228-229, 231, 234; metodologiadegli 81, 129, 229

scheletri 38-48, 58, 62, 87, 92, 130, 172, 194-197, 245, 269, 279; accertamento del sesso ne­gli 38-39, 92, 172, 194-197, 202, 207, 269

schiavi 180, 190, 249, 255 scimmie 62 scimpanzé 30, 62-63, 66-69, 73 Scritifinni 250 sedentarieta 119-120, 132-136 selce 87-88, 130, 232 semi negli scavi archeologici 18,

81, 122-123, 128-129 Senufo 115 sepolture 14-15, 17-18, 38-49, 83,

93, 108-110, 116, 130, 143, 152-153, 156, 171-173, 188-221, 227, 229, 232, 254, 269-274

serpenti 175, 185 sessuali, differenze 30, 63-64,

194-197 Shanidar, caverna (lrak) 82, 88 sigilli di pietra 157, 182, 185 Siria 122-123, 128, 134 Sitoni 249 situlae 239 Sjrelland 219 Slovacchia 196-202 sociale, condizione (status) 16,

43-44, 93, 114, 119, 166-167, 172-173, 175, 184-187, 206-207, 213, 215-217, 229, 247-255, 269-279

sociale, stratificazione 15, 112, 164, 168, 171, 189, 198, 215, 255; origini della 15, 137, 168-169

sociale, struttura 19, 22-23, 93,

95-100, 146, 165, 184, 243, 257, 277

societa, agricole 29, 91, 117-170; egualitarie 16, 99-100, 114; tra­dizionali (moderne) 20-21, 23, 27, 29, 57, 61, 65, 75, 98, 125-128, 130, 155, 188, 217, 243

Somerset Levels (lnghilterra) 231 Sopron (Ungheria) 236 spade 189, 212, 221, 262 Spagna 83, 102 spille 46, 189, 201, 245, 265 spinaci selvatici 87 St. Albans (lnghilterra) 265 stambecchi 81 stanze, funzione delle 148-150,

174, 181-184, 229-231 Star Carr (lnghilterra) 87 statuette, di animali 103, 107,

109, 115; femminili 35, 54-56, 95-96, 100-117, 175, 185-187, 191-194, 210, 216-217; ma­schili 54, 100, 103, 107, 109, 114-115, 117, 210

status symbol 26-27, 198-200 stiletti 207 stoffa 19, 190 storia 31-32, 242, 250; della don-

na 7-10, 14 Strabone 32, 247 stregoneria vedi magia stronzio/calcio nelle ossa, rappor-

to 41-42 strutturalismo 20 subacquei, siti preistorici vedi

torbiere Suebi 262 Suioni 249 suntuari, beni 194-195, 198-202,

272 surplus vedi eccedenza, risorse in sussistenza, economia di 21, 57 Svetonio, Paolino 251, 262 Svezia 83, 196, 207-208

319

Page 317: [Margaret Ehrenberg] La Donna Nella Preistoria

svezzamento 92, 137 Svizzera 160

Tacito 32, 242, 247-253, 258, 260-263, 266-268

Táin Bó Cúalnge 244 Tanzania 30, 85 te1aio, pesi del 161 templi 108, 185 termiti, "pesca" delle 69-71 Terra Amata (Francia) 91 terra, proprieta della 154, 156.

164, 167. 207. 248, 254 terreno 18. 75. 81. 126, 141,

164-165. 216 tesoretti 210-213, 216-217 tessitura 46, 51, 161-162, 231,

234-238 tessuti 53, 161, 166, 173, 182,

191-194, 272 Téviec (Francia) 87 Thera vedi Thira Thira, isola di (Grecia) 180-181 Tiberio (imperatore) 247 Tigri 122 Tiwi 80, 82-83 Toda 256 tombe, corredi funerari nelle 15,

41, 43-47, 93, 109-110, 116, 152, 172-173, 188-220, 229, 269-274

torbiere 46, 52, 159, 190 torque 265, 271 Traci 261 Tripolye, cultura 148, 150 tumuli 48, 202-206, 254, 269-274 Turchia 108-109, 112, 122

Ungheria 159, 236 "uomo-cacciatore" 61, 76 uomo e donna, legame tra 72, 74 uro (Bos primigenius) 81 usanze 44, 58, 243

320

usura dei denti 43 utensili 14, 21, 44, 46, 49, 93, 97,

136-137, 155, 167-168, 182, 197, 229-234, 278; di bronzo 171, 210; di ferro 229-231; di osso 59; di pietra 57-59; 69, 82, 87-88,91,93. 119, 197, 219; di selce 87-88. 130; invenzione de­gli 61, 65.69-72, 136; primi usi degli 30. 58. 61. 65. 69-72

Vatio (Creta) 178 Val Camonica 226 Valle dei Re (Egitto) 157 vasellame vedi ceramica Viisterbjers (Svezia) 83 vegetazione spontanea 38, 66.

78-80, 91, 126-127 Veleda 251 "Veneri", statuette 100-117 Venuzio 268 Vergine Maria vedi Madonna Verulamium ( = St. Albans) 265 vestiti vedi abbigliamento Vicino Oriente 51, 95, 107-108,

119-125, 127-132, 134-140, 143, 156, 159-160, 165, 278

villaggi 28, 108, 146, 155, 207, 229-231' 278

Vix (Francia) 269-271 Vopisco 251

Wadi an-Natuf 134 Wessex, cultura 203-206 Wetwang (lnghilterra) 274 Willendorf, Venere di 103

yogurt 159 Yorkshire (lnghilterra) 274

Zuñi 114

Page 318: [Margaret Ehrenberg] La Donna Nella Preistoria

Indice

7 Introduzione

13 l. Alla ricerca della donna preistorica 21 Ricerca antropologica

29 Il comportamento di altri animali e dei Primati

31 Fonti documentarie successive

35 Documenti archeologici

38 Necropoli, ossa e corredi funerari

49 Arti e mestieri

51 Insediamenti

54 Arte

57 2. Le prime comunita 61 Il ruolo delle donne nell'evoluzione umana

75 Le donne dei popoli raccoglitori paleolitici e moderni

95 Matriarcato, patriarcato o egualitarismo?

100 Divinita Madri o Veneri?

119 3. 1 primi agricoltori 120 La nascita dell'agricoltura

141 L' espansione delle comunita agricole

155 La rivoluzione dei prodotti secondari ovvero la presa del potere maschile

Page 319: [Margaret Ehrenberg] La Donna Nella Preistoria

171 4. L'Eta del Bronzo 174 La Creta minoica era un matriarcato?

188 Sepolture, corredi funerari e ricchezza nell 'Europa nord -occidentale

196 La necropoli di Branc, nella Slovacchia sud­occidentale

202 La Britannia meridionale nella prima Eta del Bronzo

207 Sepolture e tesoretti nella Scandinavia meri­dionale

218 Un commercio di donne? 221 Arte rupestre nelle Alpi e in Scandinavia

227 5. L'Eta del Ferro celtica 228 Organizzazione domestica nella Britannia dell' Eta del

Ferro

236 Decorazione sulla ceramica di Hallstatt e sul vasella-me di bronzo

242 Fonti letterarie

251 Profetesse e sacerdotesse

252 Regole ereditarie e matrimoniali

259 Donne in guerra

263 CapitribU e comandanti in campo

275 6. Conclusioni

281 Glossario

287 Note

295 Bibliografia

309 Indice analitico