L ’Ora di Giurisprudenza ’ ’ ’ ’ ’ ’ ’ ’ ’ Roma Tre Numero 3 Anno III Dicembre 2012 Guarda il Video www.facebook.com/ora.giurisprudenza Trafficking in Persons: un fenomeno in aumento pag. 3 M.P.E. La vita della matricole paure ed ansie ad un mese dagli esami pag. 5 Beni confiscati alle mafie: L’antimafia passa anche da qui pag. 8 yieldroma3.blogspot.com Blitz notturno in Facoltà
Periodico di facoltà del sindacato universitario Ricomincio dagli Studenti.
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L’Ora di Giurisprudenza’’ ’’’ ’ ’’
’Roma TreNumero 3 Anno III
Dicembre 2012
Guarda il Video
www.facebook.com/ora.giurisprudenza
Trafficking in Persons:un fenomeno in aumento
pag. 3
M.P.E.La vita della matricolepaure ed ansie ad un
mese dagli esamipag. 5
Beni confiscati alle mafie:
L’antimafia passa anche da quipag. 8
yieldroma3.blogspot.com
Blitz notturnoin Facoltà
2EDITORIALE
Topi di BibliotecaRisparmiare oggi significa impoverire domani. Uno sguardo agli scaffali d’Europa e una proposta concreta: apriamo quelle porte dopocena.
DI VALERIO NATALE
Fondare biblioteche è un po’ come costruire granai
pubblici: ammassare riserve contro l’inverno
dello spirito. Lo scriveva Marguerite Yourcenar e
lo sanno bene in gran parte d’Europa, ma forse vale la
pena snocciolare qualche dato. La biblioteca giuridica
dell’Università di Hannover (Germania) chiude alle 22 dal
lunedì al sabato, anticipando alle 20 di domenica. A Siena
porte aperte dalle 8 alle 23. Bruxelles punta invece alla
razionalizzazione: in periodo esami chiusura posticipata
alle 22. Stessa logica all’Università di Malta che a giugno
scorso in via sperimentale allungava – con successo - fino
a mezzanotte. Infine, nella Spagna della disoccupazione
al 25% (novembre) la temeraria Università Autonoma di
Madrid conserva gelosa una sala ventiquattrore per 365
giorni l’anno da 290 posti (la nostra ospita in media 216
persone al giorno). Stando alle statistiche 2011 la nostra
biblioteca di giorni di apertura ne conta 216 (la coincidenza
col numero di persone è un caso). Una differenza di 149
giorni, che fanno cinque mesi. Eppure la domanda non
sembra scarseggiare, nello stesso 2011 abbiamo contato
oltre quarantaseimila presenze.
L’attività meno richiesta è la consultazione periodici (meno
di un terzo delle richieste), a dimostrazione del fatto che
è amata per lo più per studiare. Che «c’è interesse ad una
apertura oltre le 19.30, come del resto avviene altrove in
Europa, è evidente dai solleciti che ci fanno gli studenti»
conferma Alberto Belloni di Ricomincio Dagli Studenti.
Non solo, aggiungeremmo noi che forse sarebbe il caso
di inserire una apertura di fine settimana («Ma a Roma
nel weekend non si studia?» scherza Donato B.) e di
cominciare in via sperimentale con aperture serali a inizio
o metà settimana. Ci sarebbe poi da migliorare il sistema
di consultazione delle banche dati giuridiche. Forse la
migliore, il De Jure, è consultabile solo dal laboratorio
informatico, che chiude alle 16.
Sappiamo che allungare l’apertura comporta dei costi,
ma anche che spesso si crea un inutile ‘affollamento’ di
borsisti al desk, magari ricollocabili su una fascia più ampia.
Sappiamo anche che la questione economica è solo una
questione di gestione. Nell’ultimo bilancio di previsione
2012 il sistema bibliotecario di ateneo ha subito una
variazione in diminuzione di 268mila euro. Con lo stesso
documento si indicava invece un aumento di 188mila euro
per tasse di iscrizione ai corsi di laurea. Non è demagogia, è
matematica.
Per una volta, vorremmo diventare topi di biblioteca. Aprite
quella porta. Le biblioteche non si fanno , crescono.
lo sguardo si fa sempre più stretto e l’aria comin-
cia a mancare. Dimenticatevi le banali scene di
entrate pompose, non siete né Carlo Magno, né
tantomeno Russel Crowe, poi non so se men-
tre mangiate il prosciutto tagliato dall’incapace
addetto al banco affettati siete soliti mettervi
in cuffia Enya, io no. E poi arriva quel momento,
l’estasi, quando capisci che il fettone è andato
giù. Aria! Come al solito sarò costretto a spiegare
e motivare i miei paragoni, anche se, lettori miei,
certe cose vanno prese al volo. I passi riecheggia-
rono sulla scalinata, qualche giorno prima avevo
letto che i professori sarebbero entrati in aula
armati, e devo dire che tra riportini e reggicravatte
non vi fu alcun essere in grado di smentire tale
affermazione. Ma rimaniamo alle scale, insormon-
tabili sovrastrutture ideologiche intervallate da
imperterriti marxisti, che un po’ come gli ombrel-
lai alla prima goccia di pioggia, si fecero avanti
senza alcuna pietà. Superata la valle dei rossi ecco
che ognuno era in attesa dello stesso momento,
tra chi si mangiava le mani, chi fingeva di avere
lo sguardo di un colonnello, e chi sorseggiava
un caffè: probabilmente identificabile come il
quinto della mattinata. Ognuno immerso nei pro-
pri ricordi, ognuno nella sua grande città, nel suo
quartiere, nella sua piccola casa. Poi scoprì che
tutte le matricole abitavano in enormi ville, ettari
di terre sconfinate, ma necessito della piccola casa
per fare la giusta metafora, quindi, proseguiamo.
Tutti in fila, e mentre gli estroversi chiedevano
di orari e lezioni per scaldare l’acqua, i timidi
restavano appoggiati alle mura delle moderne
strutture e, astuti come le tribù apache, capta-
vano ogni vibrazione. L’unica differenza è che un
treno fa un po’ più bordello di un paio di voci, ma
è altrettanto ovvio che in un paio di secoli l’uomo
si sia evoluto anche in questo. Infine c’erano gli
indecisi, quelli che alzano gl’occhi ma che hanno il
timore di incrociarne altri, gli stessi che non si pre-
sentano mai: iniziano a parlare e tutti si chiedono
chi diavolo sia quell’ignota figura, poi quando
finalmente si presentano o ti cingono la mano
come un porcino soffritto, o neanche la allungano.
Ma allora, davvero, cos’è il primo giorno d’univer-
sità? Amore, odio, nostalgia e... Prosciutto.”
“La Bussola: 3 cose su Roma3”
Continuaiamo anche per questo mese con qualche consiglio per orientarsi nella giungla universita-ria prima delle vacanze e dei tanto agognati esami!!!
Piazza TelematicaSi trova in via Ostiense 133/b (sede DAMS) e mette a disposizione degli studenti computers, rilascio delle credenziali del Portale, assistenza presentazione ISEEU per ulteriri informazioni consultare il sito http://host.uniroma3.it/laboratori/piazzatelematica/index.php
a cura di Marta Cerrito
8ATTUALITA’
Ricordiamoci dei beni confiscati alle mafieDI PIERDANILO MELANDRO
Il riutilizzo delle ricchezze confiscate alle mafie
a fini sociali è un risultato reso col tempo
possibile grazie all’impegno di molti, frutto di
un percorso che arriva da lontano. Dietro c’è
l’intuizione di un deputato siciliano, Pio La Torre,
che capì l’importanza di colpire le ricchezze
mafiose sotto il profilo patrimoniale e insieme
all’allora Ministro dell’Interno Virginio Rognoni
ispirò la prima legge sulla confisca dei beni. Il
passo successivo fu nel 1996 l’approvazione
della legge n. 109 sul riutilizzo sociale di quei
beni per cui Libera, l’associazione di Don Luigi
Ciotti e di migliaia di volontari sparsi per tutta
Italia, si impegnò con la raccolta di oltre un
milione di firme. Questo, in estrema sintesi, è
il percorso compiuto dall’antimafia sociale
anni fa e che rappresenta un risultato che non
bisogna disperdere, ma conoscere. Come ama
ripetere Don Ciotti “le cooperative nate sui beni
confiscati ai boss sono la risposta sostenibile
all’insostenibilità delle mafie”, se ho pensato
di scrivere questo articolo è per ricordare che
confiscare un bene alle famiglie di mafia non
basta. Purtroppo, il percorso della confisca dei
beni è indebolito da numerose insidie lungo
tutto l’iter, dal momento del sequestro fino
alla confisca definitiva trascorrono molti anni,
perché la durata “irragionevole” dei processi
colpisce anche le procedure che riguardano i
beni; anzi, in questi casi, vi è anche l’aggravante
di una più vigorosa difesa messa in campo dalle
organizzazioni mafiose a causa dell’alto valore
economico e simbolico delle loro proprietà.
Nella fase che vede protagonisti gli enti locali e
le associazioni si naviga ancora a vista in alcuni
passaggi burocratici, con un bene che spesso, a
causa dei molti anni di inutilizzazione, ha perso
buona parte del valore iniziale. Proprio per tutti
questi fattori, occorre continuare a tenere alta
l’attenzione pubblica su questo argomento,
perché ancora tanti sono i passi da compiere
per rendere l’intero processo solido e veloce,
sia dal punto di vista burocratico che dal punto
di vista sociale. Fornire strumenti formativi
ad ogni componente che fa parte di questo
delicato processo, vuol dire creare nuove
competenze in grado di produrre soluzioni
efficaci. L’urgenza, in questo settore, è quella di
dare vita ad un percorso di responsabilizzazione
della pubblica amministrazione e del mondo
dell’associazionismo.
Per rendere concreto il problema è bene
sapere che nel solo comune di Roma i beni
confiscati sono oltre 200, solo una cinquantina
sono utilizzati, gli altri 150 possono essere
considerati un patrimonio disperso e sempre
più lontano da quella accezione sperata di bene
comune a disposizione del cittadino.
9POLITICA
Italia bene ComuneDI LUDOVICO TUONI
Citando un professore della nostra fa-
coltà: spesso i mezzi di comunicazio-
ne, tanto quanto i politici, tendono a
citare solo una parte dell’articolo 1, comma 2,
della nostra Costituzione: “La sovranità appar-
tiene al popolo”, scordando sempre che “ la
esercita nelle forme e nei limiti della Costitu-
zione”.
Queste elezioni mi hanno fatto pensare molto
a questo articolo, alla Sovranità che realmente
è chiamato a esercitare il popolo rispetto alla
Cosa Pubblica, soprattutto in un periodo stori-
co in cui l’interesse dei cittadini verso la poli-
tica è estremamente basso, se non inesistente
come hanno testimoniato le elezioni Siciliane.
Ho pensato al perché si possa arrivare addi-
rittura ad abortire uno dei pochi veri poteri di
cui siamo destinatari nella nostra Repubblica.
Certo la corruzione dilagante, gli scandali, le
accuse politiche continue e insensate alla Ma-
gistratura, la poca professionalità e competen-
za di alcuni Parlamentari, non aiutano a crede-
re nell’organo dirigente. Perché però questo ci
provoca un impulso di diffuso astensionismo
piuttosto che di interventismo e partecipazio-
ne?
Perché non mandiamo un messaggio chiaro
e forte che una Italia che vuole scegliere c’è?
Che il 55% Siciliano era solo l’ultimo momen-
to di una lunga pausa riflessiva?
Le Primarie del Centrosinistra, con uno slo-
gan che trovo particolarmente significativo
,”Italia bene comune”, hanno rappresentato
un piccolo attimo in cui 3 miliardi di cittadini
hanno espresso un giudizio. Hanno cercato di
comunicare un’ esigenza di aver modo di esse-
re ascoltati.
Contemporaneamente l’altra parte della “bar-
ricata” discute animatamente fra quella fran-
gia Berlusconiana che rimane stretta attorno al
suo leader come un naufrago all’albero mae-
stro della nave, nonostante questa oscilli nel
giro di pochi giorni in affermazioni e cambia-
menti di idee estremamente confuse, e quelli
che invece vogliono a loro modo un cambia-
mento, una spinta democratica.
E” in un ambiente europeista quale quello in
cui viviamo che affermare l’importanza del
Pause bibliotecarie argomento molto caro a chi frequenta con una certa assiduità la biblio-teca...esiste una regola per gestire il fenomeno della scarsità di posti: è possibile assentarsi per non più di 20 minuti lasciando l’indicazione dell’orario di inizio pausa. Stesso discorso vale per la pausa pranzo, per la quale è però concessa una pausa di 40 minuti. Allo scadere del tempo...si perde il diritto al posto e si deve iniziare una nuova caccia!a cura di Marta Cerrito
10
IL LIBRO
La doppia vita dei numeri di Erri De Luca
DI MARTA CERRITO
“...La tombola napoletana estrae insieme ai
numeri anche una storia. È il viaggio contrario
a quello dei sogni, che da una storia venuta in
sogno suggerisce i numeri da giocare al lotto...”
Osservata dall’angolo di una finestra, Napoli
è in fermento nella preparazione della notte
Continua da pag. 9
voto dei cittadini è oggi più che mai vitale
e per questo degno di tutela tanto dalle
Istituzioni quanto dal popolo stesso.
Se un commento alle primarie del Centrode-
stra non si può dare, su quelle del Centrosini-
stra c’è molto da dire.
Bersani contro Renzi. Da un lato non si esclu-
de l’alleanza con l’UDC mentre dall’altro vie-
ne negata duramente, rifiutando di parlare di
alleanze con partiti i cui programmi risultano
praticamente assenti, o ignoti visto che “agen-
da Monti” non credo sia reputabile davvero
come “programma politico”. Bersani ha di-
chiarato di essere a favore, almeno in parte, al
finanziamento ai partiti, che lasciando a casa
la facile demagogia è una posizione verosi-
milmente rispettabile per la garanzia dell’e-
quità nella possibilità di fare politica, Renzi
invece diceva di voler ad ogni costo rispettare
quanto con Referendum aveva scelto il popo-
lo con l’abolizione del finanziamento ai partiti
nel 1993, poi nel’94 “saggiamente” ripropo-
sto col nome di “Rimborsi elettorali”.
Un confronto che però, diciamolo, ha avuto
anche molti punti di contatto comuni.
Parlo quindi di “civil partnership”, la decisio-
ne nell’affrontare senza timore temi delicati
quali la revisione del macchinoso sistema di
adozioni, magari discutere anche di quelle
omosessuali. Il trattamento di fine vita, attual-
mente ancora vagheggiante come progetto di
legge alla Camera, una vera legge sulla corru-
zione, una politica economica che non sia tan-
to falsa da promettere di levare l’IMU ma sia
però capace di essere sufficientemente equa
verso la società.
Insomma, una politica che possa avvicinare
la nostra legislazione a quella Europea e che
dimostri come non sia necessario essere un
“tecnico” per essere credibili, basta avere buo-
ne idee.
11più lunga e rumorosa dell’anno, frenetica ed
appassionata dai suoi traffici pirotecnici sem-
bra trasformarsi e diventare altre città, posti del
passato.
Immersi ma lontani da questo incendio rituale
un fratello ed una sorella da soli aspettano la
mezzanotte. Giocano a tombola in due, ma
apparecchiano per quattro. Attendono qual-
cuno o qualcosa non sapendo neppure se mai
arriverà.
Ne “La doppia vita dei numeri”, ultimo lavoro
di Erri De Luca, il vero protagonista è il tempo,
quello che passa e che avremmo voluto non
fosse mai passato ma soprattutto quello della
memoria che rispolverato e raccontato torna
nuovamente a vivere. Attraverso la partita a
tombola che scandisce il ritmo serrato del dia-
logo e della storia i due fratelli tornano indietro
nel tempo, si riconciliano con il loro passato e
con i loro fantasmi. Per ogni numero una storia,
per ogni storia un ricordo che apre il sipario del
grande teatro che è la vita.
De Luca racconta di aver scelto ancora una volta
la forma del testo teatrale perché solamente
in questo modo la parola passa in esclusiva a
chi la pronuncia. Forte è la presenza di Napoli,
attraverso i suoni, i rumori ed i colori, la sua
vivacità traspare dalle pagine del romanzo ed
anzi acquista vita propria, perchè Napoli, ci
dice De Luca nella prefazione, è ammuìna, è
una città che suona ad orecchio, è un grande
teatro in continuo fermento dove lo spettatore
paga sempre un prezzo. Se si parla di Napoli e
di teatro non si può prescindere da Eduardo De
Filippo del quale De Luca si definisce un incan-
tato spettatore, ed i fantasmi che compaiono in
questo romanzo dialogato non sono una copia
di quelli ben più famosi di Eduardo ma sono
liberi da ogni forma di superstizione, essi sono
numeri estratti ogni volta che uno si ricorda di
loro pronti a sedersi a tavola con i vivi per il
tempo di una partita.
SCONTO DEL 10% sui libri di narrativa per i lettori de
C.L.Aper avere informazioni circa esami di lingua, certi-ficazioni e corsi rivolgersi a via Ostiense 131/L e sul sito http://www.uniroma3.it/page.php?page=cla
a cura di Marta Cerrito
DAL MONDO
La mano di Israele resta tesa verso la pace ?DI Giulia Romano
“La Palestina viene all’Assemblea Generale oggi
perché crede nella pace e la sua gente ne ha un
disperato bisogno. Dateci il certificato di nascita.
E’ arrivato il momento di dire basta all’occupa-
zione e ai coloni, perché a Gerusalemme Est
l’occupazione ricorda il sistema dell’apartheid
ed è contro la legge internazionale. I palestinesi
non accetteranno niente di meno dell’indi-
pendenza sui territori occupati nel 1967 con
Gerusalemme Est” . “Non cambierà alcunché
sul terreno, non avvicinerà la costituzione di
uno Stato palestinese, ma anzi la allontanerà. La
mano di Israele resta tesa verso la pace”. Questo
botta e risposta fra il presidente dell’Autorità
Nazionale Palestinese Abū Māzen e il primo
ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha
dato il via alla riunione dell’Assemblea Generale
dell’ONU, tenutasi il 29 Novembre di quest’anno,
che ha segnato, con 138 sì, 9 no e 41 astenuti, il
passaggio della Palestina da “Non-stato mem-
bro” a “stato-osservatore non membro” . Uno
Stato Osservatore può assistere ai lavori dell’As-
semblea Generale, come già faceva la Palestina
in qualità di ente osservatore, ma non può par-
tecipare alle votazioni. Il cambiamento davvero
15importante è
che la Palestina
p o t r e b b e
accedere alla
Corte Penale
Internazionale
e avere la pos-
sibilità di far
i n c r i m i n a r e
gli israeliani
accusati ma a
questi ultimi
b a s t e r e b b e
restare in territori israeliani per sfuggire al
giudizio della Corte. E’ ancora incerto quanto,
in concreto, questo nuovo titolo incida sulla
situazione palestinese ma già vedere il termine
“stato” accostato a quello di “Palestina” può
ritenersi, almeno simbolicamente, una vittoria.
La dura realtà dei fatti purtroppo ci invita a non
poter essere troppo ottimisti; l’eventuale rico-
noscimento della Palestina come 194° stato
membro dell’Onu potrebbe avvenire solo con
l’approvazione della maggioranza del Consiglio
di Sicurezza e non è da trascurare il veto scon-
tato degli Stati Uniti. Un motivo di speranza può
sicuramente nascere dalla constatazione che la
maggior parte dei paesi abbia votato a favore
del riconoscimento della Palestina come stato-
osservatore e non si sottovaluti l’astensione
della Germania la quale, storica alleata di Israele,
ha deciso di astenersi, sottolineando che Berlino
sarebbe favorevole alla formazione di uno stato
palestinese. Anche il nostro paese si è espresso
a favore, sostenendo che questa decisione fosse
“ parte integrante dell’impegno del governo ita-
liano volto a rilanciare il processo di pace con
l’obiettivo di due Stati, quello israeliano e quello
palestinese, che possano vivere fianco a fianco,
in pace, sicurezza e mutuo riconoscimento”. Il
leader palestinese ha ringraziato Mario Monti
e Giorgio Napolitano sostenendo che questo
fosse un voto nella direzione giusta e naturale
per un grande Paese come l’Italia e al contrario
il leader israeliano ha dichiarato di essere stato
deluso da Roma. In tutta risposta Mario Monti
è entrato in contatto con Mazen e Netanyahu
incitandoli a raggiungere un accordo pacifico
nel più breve tempo possibile. Nel complesso
dopo il 29 Novembre regna una situazione di
allarme generale soprattutto dopo la reazione
di Israele: Netanyahu ha deciso di costruire altre