L ’Ora di Giurisprudenza ’ ’ ’ ’ ’ ’ ’ ’ ’ Roma Tre Numero 2 Anno IV Dicembre 2013 Università: Intervista al professore D’Avack pag. 2 Attualità Primarie PD: il backstage pag. 9 Cultura 125 anni di National Geographic: la grande avventura pag. 11 facebook.com/ora.giurisprudenza La religione delle raccomandazioni: cellule di disonestà a pag. 13
Periodico studentesco della facoltà di Giurisprudenza di Roma Tre
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L’Ora di Giurisprudenza’’ ’’’ ’ ’’
’Roma TreNumero 2 Anno IV
Dicembre 2013
Università:Intervista al professore
D’Avackpag. 2
AttualitàPrimarie PD:
il backstage
pag. 9
Cultura125 anni di National
Geographic: la grande avventura
pag. 11
facebook.com/ora.giurisprudenza
La religione delle raccomandazioni: cellule di disonestàa pag. 13
2INTERVISTA
Un’ intera carriera all’insegna della passione per il dirittoIntervista al Prof. D’Avack.
DI GIULIA ROMANO
Ho avuto l’onore, di intervistare il professore D’Avack,
alla fine della sua carriera accademica. Per chi già
non lo sapesse, infatti, il professore mi ha annunciato,
con molto dispiacere, che questo è il suo ultimo
anno di insegnamento. Chi ama il proprio lavoro, si
sa, non si stanca mai di farlo e non poter più vantare
la presenza di un professore di tale spessore sarà
sicuramente una perdita per la nostra università
ma, dopo tutto, per ragioni economiche vanno
fatte delle scelte e il professore stesso dice : “diamo
largo ai giovani” ribadendo che i docenti giovani, e
soprattutto bravi, sono un privilegio di Roma Tre. Ma
non temete: il professore non si darà certo all’ozio, la
sua passione per il diritto lo ha sempre impegnato,
sia da un punto di vista accademico, sia da un punto
di vista pratico, il professore, infatti, è avvocato
cassazionista, iscritto all’Albo dei Gionalisti e vice-
presidente del Comitato nazionale per la bioetica. La
passione per il diritto non è però l’unica, lo affascina,
infatti, la pittura, nonostante mi confessi di non
essere per niente portato per il disegno, e ciò a cui
gli piacerebbe dedicare il suo tempo libero è invece,
pensate un po’, il giardinaggio. Sono d’accordo con
lui quando mi dice che “i lavori manuali sono l’unica
vera distrazione per chi svolge attività intellettuali”,
non è forse questo il motivo per cui, una volta iscritti a
Giurisprudenza, anche i più accaniti lettori prendono
le distanze da tutto ciò che ricordi un manuale?
Chiedo poi, la classica domanda: “cosa sarebbe
adesso se non fosse diventato un professore?” e il
professore mi risponde: “il dottore, mi affascina il
rapporto medico-paziente, un rapporto stimolante
e solidaristico”. Il professore mi racconta poi di
quando era lui uno studente, mi parla molto bene
della Sapienza, a quei tempi ancora unica università
di Roma, composta da pochi professori molto
bravi, ne ricorda in particolare due: il professore
Calasso, insegnante di Storia del diritto italiano,
la materia che al professore è piaciuta di più, e
il professore di Scienza delle finanze, la materia
che al professore venne più ostica (si fa per dire
dato che racconta di aver poi preso trenta!). Il
professore D’avack, come il professore Carnevale
nella scorsa intervista, si dichiara contento della
nostra facoltà di cui dice : “esteticamente gradevole,
ben organizzata, piena di giovani”. Ciò che invece
trova negativo è la frattura tra il primo periodo di
lezioni e il secondo, di preparazione all’esame, in
Primarie PD: il backstageDI BENEDETTA RINALDI FERRI
E’ già golden boy, l’astro nascente della
politica italiana, una stella nel panorama
europeo, da casa Clinton la speranza di
una nuova era. L’anno scorso era il ragazzaccio
sconfitto, quest’anno il riformista sgominatore
dell’eredità comunista, Matteo Renzi vincitore
incontestato delle primarie dem di Domenica
scorsa.
Bastano due numeri per descrivere il trionfo già
decantato su tutte le prime pagine di Lunedì.
Su 2,9 milioni di votanti, il 70% va al Sindac(h)
o fiorentino, con picchi del 94% a San Miniato
(Toscana), 82% a Pesaro (Marche), una media
del 75% nelle regioni rosse centro-settentrionali,
casa Bersani compresa (Bettola) e un primo posto
nella (giallo)rossa Roma.
Domenica sera, al momento dello scrutinio il
ritmo è esasperante, il presidente di seggio regge
a malapena: Renzi, Renzi, Renzi, Renzi, Civati.
Renzi, Renzi, Renzi, Renzi, Cuperlo. E così in tutta
la penisola. Intanto arrivano dati inquietanti al
Comitato elettorale in via dei Pianellari (dietro il
Pantheon), non ci crede.
Nella Federazione Romana PD (via delle Sette
Chiese, qua dietro) consegnano simbolicamente
le chiavi al referente capitolino, Luciano Nobili, un
giovane consigliere municipale gira per le stanze
con i volantini dello sconfitto “un aiuto per questo
ragazzo in difficoltà” (il volantino è di Gianni
Cuperlo). I funzionari, animatori dei comitati
Cuperlo nella Capitale, rendono le armi, 18%. A
Roma sono arrivati addirittura dietro Civati. Terzi
classificati.
A Largo del Nazareno invece (sede Nazionale del
Partito), il marciapiede è invaso dai giornalisti,
RaiNews inaugura la diretta, Segue a pag. 10
10tutti i media mainstream sono
schierati e però, non c’è nessuno, la sala stampa
rimane vuota, i corridoi tacciono.
Poco lontano, al Comitato Cuperlo si organizza
la resa dignitosa. Si pensava di arrivare almeno
a un 30%, ora però è più dura la prospettiva
della minoranza. Ah, frattanto Ciwati, quasi con
baldanza, annuncia il suo inedito posizionamento:
l’opposizione interna.
Inutile continuare con le reazioni degli iscritti
(scrutatori). Per fare un esempio, nel circolo di
Ponte Milvio, storica sede di Enrico Berlinguer,
l’aria è quasi dionisiaca (nel senso più negativo
del termine): il PD è ufficialmente una “variante
progressista del centro-destra”, il Segretario
un “liberista”, fratello di Hayek, Blair de noantri,
ambizioso frequentatore di Arcore, sostenuto
da Flavio Briatore che intanto tiene aperto il
Billionaire per gli sfollati sardi e infine votato “da
note facce di Alleanza Nazionale del quartiere”.
Al PD di via dei Giubbonari non ci si crede: è
la roccaforte di Matteo Orfini (promessa del
dalemismo)! Per non parlare del PD Mazzini,
circolo di Sassoli, Epifani (Segretario uscente),
D’Alema, Zingaretti, Raciti (deputato per i Giovani
Democratici), dove Renzi incassa un magro 60%.
Più tardi, dopo la mezzanotte è ora di cena, arriva
la ciliegina sulla torta: in una birreria di Piazza del
Fico volano gli applausi per il deputato renziano
Ivan Scalfarotto che a Foggia vince sul super-
avversario Massimo D’Alema (fuggito da Bari e dal
sindaco renziano Michele Emiliano).
Questo nella notte. Dopo il discorso della vittoria,
un saluto alla moglie Agnese e per Renzi è già
tempo di nominare la Segreteria, tempo di parlare
con Napolitano, Letta, Alfano, e con i gruppi
parlamentari (di nomina bersaniana). Insomma
nella notte la gioia di una vittoria sugli sconfitti
della storia, linea dei 100 m.
Domani all’alba la lotta è con i vincenti. E ammesso
che se ne abbia ancora la forza, tocca percorrere
ancora qualche giro. Di corsa.
.
Segue da pag. 9
“La Bussola: 3 cose su Roma3”
Anche quest’anno continua l’e-sperienza de “La Bussola: 3 cose su Roma3” un piccolo focus che si propone di mettere in luce, ogni mese, alcune delle iniziative esistenti nel nostro ateneo ma purtroppo sconosciute a moltis-simi. In questo numero la nostra attenzione si è concentrata sui servizi bibliotecari.
Coro Polifonico “Roma Tre” dal 1999 la nostra Università ha
un coro ufficiale composto da studenti e non solo con la pas-sione per la musica. Per maggiori informazioni sull’attività artistica e sulle selezioni consultare il sito http://host.uniroma3.it/associa-zioni/coro_romatre/index.php oppure contattare il direttore del coro M° Isabella Ambrosini e-mail :[email protected]
a cura di Marta Cerrito
11
CULTURA
La Grande avventura.125 anni di National Geographic e qualche riflessione sul futuro
DI ARIANNA DI MAULO
“La fotografia è probabilmente fra
tutte le forme d’arte la più acces-
sibile e la più gratificante. Può re-
gistrare volti o avvenimenti oppure narrare
una storia. Può sorprendere, divertire ed
educare. Può cogliere e comunicare emo-
zioni e documentare qualsiasi dettaglio con
rapidità e precisione.”John Hedgecoe
Partendo dalla frase di Hedgecoe si arriva
in maniera facile ed intuitiva ad una grande
verità.
Innanzitutto, la fotografia è accessibile. Chi
di noi, oggi, non possiede uno smartphone
od un dispositivo digitale con cui catturare
tutto quello che capita a tiro, dalla più sen-
sazionale esperienza di viaggio al consuetu-
dinario pranzo domenicale?
In seconda battuta, la fotografia è gratifican-
te. Le nuove generazioni lo possono confer-
mare: una foto può arrivare a raccogliere
migliaia di “Like”, su Instagram o Facebook
che sia.
Ma soprattutto, la fotografia può sorpren-
dere, può divertire, può documentare, può
educare. E questo, lo sa bene la National Ge-
ographic Society.
Chi di noi non ne ha mai sentito parlare? Chi
di noi non ha mai visto, o Segue a pag. 12
12intravisto, la famigerata
cornice gialla fare capolino da una pagina
web, da una rivista, da un angolo del televi-
sore?
Forse non tutti sanno, però, che la National
Geographic Society è una delle più impor-
tanti istituzioni scientifiche ed educative no
profit. Forse non tutti sanno che l’obiettivo
che si prefissarono nel lontano 1888 i suoi
33 fondatori fu quello di “incrementare e
diffondere la conoscenza geografica e allo
stesso tempo di promuovere la protezio-
ne della cultura dell’umanità, della storia e
delle risorse naturali” portando “le persone
a prendersi cura del proprio pianeta”. No,
forse non tutti lo sanno. Tuttavia, chiunque
può notare che la promessa fatta 125 anni
fa, è stata mantenuta alla grande. Ed è stata
mantenuta grazie alla fotografia,grazie all’o-
pera di fotoreporter di bravura e coraggio
eccezionali che hanno visitato luoghi eso-
tici e remoti, che sono entrati in contatto
con genti e culture sconosciute, portandoci
testimonianze incredibili, aiutandoci a ca-
pire meglio e ad affrontare temi di grande
attualità ed importanza, dall’ecologia alle
carestie, dalla scomparsa di specie animali e
vegetali alla condizione dei profughi in tutto
il mondo.
Proprio per festeggiare il 125esimo comple-
anno di questa incredibile società, al Palazzo
delle Esposizioni, qui a Roma, saranno esi-
bite (fino al 2 marzo 2014) 125 fotografie,
insieme a pannelli espositivi, cover della
rivista, e tanto altro. Attraverso un percorso
narrativo semplice e chiaro Guglielmo Pepe,
curatore della mostra, con il contributo fon-
damentale della National Geographic Maga-
zine, ci catapulta in un’avventura mozzafiato
che attraversa tempo e spazio, facendoci ve-
dere luoghi che non avremmo mai sognato
di vedere e incontrare personaggi che non
avremmo mai sognato di incontrare.
La verità è che, in un mondo dominato
dall’informazione in tempo reale, in cui ogni
giorno veniamo bombardati da miliardi di
immagini di tutti i tipi provenienti dai siti e
dai social network più disparati, le fotografie
e le storie della National Geographic riesco-
no ancora a stupirci e ad emozionarci.
Il fotogiornalismo è un mezzo di comunica-
zione potente, forse uno dei più potenti al
mondo. Non si può fuggire all’incredibile po-
tenza delle immagini, non si può scegliere di
non guardare. Per questo, in molti si stanno
domandando quale sarà il suo futuro, in un
era in cui i nuovi media stanno stravolgendo
il sistema dell’informazione. Riusciranno gli
smart-phone e i social network come Insta-
gram a dare nuova energia e nuove frontiere
alla fotografia, oppure rimarremo impri-
gionati nella trappola dei “Like”, costretti a
guardare foto banali aventi la portata edu-
catrice di una scatola di scarpe, e rimpian-
geremo i tempi in cui National Geographic
ci faceva sorridere, indignare, arrabbiare, e
sperare?
Segue da pag. 11
13
CULTURA
La religione delle raccomandazioni:cellule di disonestàDI CHIARA ARRUZZOLI
“Mafia.
Per chi nasce nel paradiso abitato dai dia-
voli, per chi nasce in quell’isola africana
che gli italiani chiamano Sicilia, è lo spec-
chio cui non si può sfuggire, la Cosa No-
stra contro la quale si combatte dal primo
all’ultimo giorno affinché resti, almeno,
una cosa loro.” Alfio Caruso, scrittore e
saggista siciliano, ma anche, soprattutto
e profondamente italiano, ci ha donato
questa piccola riflessione e lo ha fatto tra-
mite uno strumento tanto bislacco, quanto
sagacemente geniale, qual è il “Dizionario
affettivo della lingua italiana”.
Siamo nel 2013 però, e la mafia non è più
un fenomeno solamente siculo, calabrese,
pugliese, campano : non possiamo con-
tinuare a far finta di niente, a relegare il
fenomeno ai lati della discussione politi-
ca, nelle zone d’ombra di un dibattito così
fervente come quello odierno. La mafia,
diversamente da quello che pensa Dell’U-
tri - “non esiste”, disse - e da quanto han-
no detto e dicono inverosimili scempi del
genere umano, esiste. Ma noi lo sappiamo
questo, non è certo una novità. Allora per-
ché, per quale arcano motivo nessuno ne
ha parlato e nessuno lo ribadisce in questi
momenti cosi fragili e delicati per la no-
stra bella Italia? Risvegliamo la lotta con-
tro chi dice che non esiste la mafia, che
la camorra è solo il “sistema”, ‘o sistem’...
Insomma, non mi si venga a dire che la po-
litica è “pulita”, che sono discorsi creati
ad hoc dai più abili strateghi demagoghi
e populisti: certo, la politica non è com-
posta da personaggi tutti, Segue a pag. 14
14meravigliosamente, com-
pletamente (Cetto La Qualunque docet)
ligi alla legge, ma la politica è un mezzo,
deve parlare dei problemi, sollevarli dalle
zone d’ombra, riportarli sotto l’attenzione
di tutti - sotto l’occhio di chi nega innanzi-
tutto! - e una volta scoperti, deve scioglier-
ne i nodi e predisporre gli strumenti utili
alla giustizia, affinché i suoi dispensatori
possano riporre nel cassetto i fili difetto-
si dell’umanità, almeno fino a quando non
saranno in grado di tornare a ricucirsi in un
abbigliamento consono ad uno stato di di-
ritto. Si sente tanto parlare di rottamare, la
rottamazione sembra essere il primo pun-
to all’ordine del giorno di ogni talk show,
ma che senso ha la rottamazione se non si
discute PRIMA dei cancri di politiche am-
muffite, vecchie come chi finge qualche
centimetro in più di altezza e si riempie le
guance di involtini siliconati per dimostra-
re - a se stesso? - che gli anni non passano,
che non siamo tutti uguali?
Il problema, mi permetto di azzardare,
sembra essere uscito dai ranghi del bino-
mio criminalità organizzata – vittima, e
sembra essersi sciolto nella soluzione del-
la collettività.
Se proviamo a scoprirci dal velo di “ita-
lianomedismo” che ci ammanta, forse
potremmo riuscire a scorgere quelle gi-
gantesche ipocrisie che albergano nella
religione delle raccomandazioni, quei la-
scia passare che “quatti quatti”, ci stroz-
zano nel torpore della quotidianità e che
ci fanno portatori sani di cellule di medio-
crità. Se decidiamo di non starci, di essere
onesti nell’auto-dichiarazione ISEE, tanto
per fare un esempio, o di andare fino in
fondo nel cercare di comprendere le di-
namiche che stanno dietro qualche fatto
che non ci convince, forse chissà, magari il
mio è il più bieco degli utopismi, ma credo
fermamente che potremmo sostituire una
goccia di legalità nell’oceano delle ingiu-
stizie e così avvicinare quell’obiettivo au-
spicato da Falcone, quando ci disse che “la
mafia è un fatto umano, e come tutti i fatti
umani ha avuto un inizio e avrà anche una
fine”. Seguiamola! Seguiamo quella strada
che conduce alla fine della mafia.
“Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in
televisione, sui giornali. Però parlatene”.
Paolo Borsellino.
Segue da pag. 13
CENTRO DI ASCOLTO PSICOLOGICOda più di dieci anni è attivo uno sportello a disposizione degli studenti ovviamente totalmente gratuito. Per informazioni rivol-gersia via Ostiense, 169 o al numero 06 57332705/04
a cura di Marta Cerrito
15FASHION PHILOSOPHY
Talking aboutfashionDI GIULIA SULIS
Buongiorno fashion addict , questo è
i l mese che fa per voi . Come nascon-
dere la voglia irrefrenabile di danzare
p e r o re t r a u n n e g oz i o e l ’ a l t ro i n
cerca del regalo perfetto, fino o quasi
d i m e n t i c a n d ov i l a p a u s a p ra n zo e d
esser costrette ad un salto fugace al
primo fastfood che incontrate per la
via, quanti sacrifici pur di impacchet-
tare qualcosa alle amiche, al ragazzo
e perché no a voi stesse, che alla fine
dei conti nessuno vi conosce meglio
di voi ! Dicembre, possiamo dire, è i l
mese dello shopping, babbo Natale e
della bilancia , s i perché con tutte le
pietanze pronte da far fuori , sta a voi
scegliere se salire ogni mattina sullo
strumento degli orrori e rovinarvi le
feste , oppure dimenticar la f ino al la
b efa n a e rov i n a r v i l ’ e s t a t e . M a t o r -
niamo ai regali , che bell i , r ichiesti o
a sorpresa che siano, ci rendono sem-
pre fel ic i come chi l i porta in dono.
Dopotutto, come dimenticare le cami-
cette di zia Maria, sempre perfette in
c a s a co n l ’ i n f l u e n z a e p e r t o g l i e re
v ia la polvere la domenica matt ina .
E c h e b e l l a l a co l l ez i o n e d i b a g n o
s c h i u m a c h e r i p r o p o n e o g n i a n n o
qualcuno che all ’ ultimo minuto, non
sapendo più che farci ha visto bene
d i c o m p r a r e q u a l c o s a d i o r i g i n a l e
nel proprio bagno. Ma forse, infondo,
l i dove le più addict non r iescono a
vedere , la s tor ia del “basta un pen-
siero” era vera, r imaneva soltanto da
a g g i u n ge re c h e s e q u e l p e n s i e ro è
una chanel in pelle, classica, nuova o
vintage che s i r ispett i , ogni ragazza
d i questo mondo, ora , s tarebbe per
v ivere i l nata le p iù bel lo del la pro-
pria vita.
Good fashion everybody.
Teatro Palladiumgli studenti di Roma Tre hanno dir itto a riduzioni su tutta la p rog ra m m a z i o n e e per le varie rassegne organizzate nel corso dell’anno. Il teatro si trova in piazza Bar-tolomeo Romano, 8 (zona Garbatella).
a cura di Marta Cerrito
16
CINEMA
Blue Jasmine (Woody Allen)
DI LORENZO TARDELLA
Di crolli emotivi, sbalzi d’umore, coc-
ktail antidepressivi e conversazioni con
se stessi Woody Allen ce ne ha mostrati
molti. E’ un marchio di fabbrica, per un
regista che ha fatto dei dialoghi (e del
loro potere di rivelare la psicologia dei
personaggi) il centro di ogni sua crea-
zione, al ritmo di un film l’anno e con
una inesauribile sensibilità creativa. Ma
questa volta siamo di fronte a qualcosa
di più. Questa volta i personaggi sono più
che semplici personaggi: sono dei veri
capolavori di scrittura. Cominciamo da
quello di Jasmine: una donna quarantenne
dell’upper class newyorkese che, messo
alle spalle un matrimonio con un uomo
rivelatosi un truffatore, si trasferisce
nella modesta casa della sorella, a San
Francisco. Quello di Jasmine e’ un perso-
naggio debole, fragile. Vive di apparenze,
si sforza con tutto l’impegno possibile di
mantenere, agli occhi degli altri, lo status
in cui ha vissuto il resto della sua vita, e
cerca nel frattempo di cambiare ogni cosa
la circondi, compresa la vita amorosa della
sorella Ginger, a suo giudizio attratta da
uomini destinati al fallimento. E’ un per-
sonaggio tutto sbagliato, e lo capiamo da
subito. Ma, come in tutte le grandi sce-
neggiature, questo non ci impedisce di
sentirlo vicino, di metterci dalla sua parte,
anche quando il raziocinio e il buon senso
ci dicono il contrario. Capita raramente
17(almeno da un po’ di anni) di sentirci
vicini ad un personaggio sgorgato dalla
penna di Woody Allen, di spalleggiare le
nevrosi, le sfuriate, i pianti, le crisi, tanto
ci sembrano eccessive, smodate e distanti.
Questa volta e’ accaduto. Merito forse di
una Cate Blanchett in stato di grazia, che
riesce con una naturalezza impressio-
nante a passare dalle lacrime alle risate,
dal sole delle ville californiane alla luce
più tenue degli appartamenti di San
francisco. Come in ogni film di Woody
Allen, le risate ci sono, ma sono amare, e
forse questa volta più di altre. E lasciano,
al termine della proiezione, un senso di
rassegnazione, per un personaggio che
fin dall’inizio capiamo essere senza spe-
ranza. Ma che, nonostante tutto (o forse
proprio per questo) abbiamo amato dal
primo all’ultimo fotogramma.
Best Insulted1. #2293 GIURISPRUDENZA
Nella facoltà di giurisprudenza ogni mattina
quando sorge il sole uno studente arriva e sa che
dovrà correre più dei suoi colleghi o non troverà
parcheggio.
Nella facoltà di giurisprudenza ogni mattina
quando sorge il sole uno studente arriva in aula
studio e sa che dovrà correre più dei suoi colleghi
o l’armadietto è meglio che se lo porta da casa.
Nella facoltà di giurisprudenza ogni mattina
quando sorge il sole uno studente arriva a lezione
e sa che dovrà correre più dei suoi colleghi o si
dovrà fare il culo quadrato sulle scale.
Nella facoltà di giurisprudenza ogni mattina
quando sorge il sole uno studente arriva al bar e
sa che dovrà correre più dei suoi colleghi o troverà
i cornetti del giorno prima.
Nella facoltà di giurisprudenza ogni mattina
quando sorge il sole non è importante se sei uno
studente che si lava o uno che piscia ‘ndo capita,
l’importante è che non vai all’università.
2. #2261 Giurisprudenza:
il prossimo cojone che se ne esce con “ quando
faremo privato il resto sarà tutta discesa... lo sanno
tutti che dopo privato sei mezzo avvocato! “ ..... vi
giuro che verrà bruciato nel piazzale davanti al bar
come giovanna d’ arco.
Basta illusioni!!! basta!!!
3. #2288 BIBLIOTECA GIURISPRUDENZA
...raga qui qualcuno ha abbaiato
Allora avevano ragione
18
IL LIBRO
Se mi distraggo perdo (Anna Giurickovic)
DI LIVIA SICLARI
Teneri, forti, dolce amari e intrisi di una malinco-
nica violenza. Sono i quattordici racconti di “Se mi
distraggo perdo”, libro di esordio della giovane Anna
Giurickovic.
Quattordici perle, diverse per personaggi e ambien-
tazioni, ma tutte infilate sul medesimo filo rosso di
forza e fragilità, binomio indissolubile della fem-
minilità e dell’umanità in generale. Leggendoli ci si
potrebbe stupire dell’abilità narrativa e forza creativa
di un’autrice così giovane, se non la si conoscesse.
Anna infatti è una nostra collega che si sta laureando
in giurisprudenza, e quando parla dei suoi racconti lo
fa con lo sguardo premuroso e attento di una madre.
Mentre scrivevo la recensione ho deciso di porle
qualche domanda per vedere meglio l’anima di que-
sto libro, ci prendiamo quindi qualche minuto fuori
dalla facoltà. Quando le chiedo se ne preferisce uno
in particolare mi risponde subito “Rinasco Lucertola”,
uno dei più pulp di tutta la raccolta.
Parla di una giovane donna che cerca di riprendere
in mano la vita di cui non è soddisfatta -per il suo
aspetto fisico, la sua vita personale, la sua carriera-
cadendo però in una spirale autodistruttiva: “Mi
piace soprattutto per come sono riuscita a intrecciare
realtà e delirio onirico.”
Nei racconti, in tutti, c’è molto della sua personalità.
Impossibile-per chi è sua amica, oltre che let-
trice- non riconoscere il suo carattere provocatorio
nell’impianto narrativo: “Mi piace provocare con le
mie storie, proprio come faccio quando parlo con
qualcuno. Voglio un lettore scandalizzato.”
Alzo gli occhi dal foglio su cui sto appuntando
quest’ultima affermazione, lei sorride e mi domanda:
“A te quale è piaciuto?”
Io sono meno pulp e amo il lieto fine, quindi dico:
“Quercia sono, quercia di città”, ambientato nella
campagna siciliana degli anni quaranta, ripercorre
le vicende di una famiglia numerosa attraverso lo
sguardo limpido della figlia più piccola.
L’autrice ricorre spesso a momenti del ‘900 italiano
(gli anni quaranta o il ‘68) per riprendere le fila di
un’analisi più ampia, che va oltre la pagina scritta e
i suoi personaggi, e incontra le mille e mille storie di
un popolo omogeneo e al contempo multiforme. Il
suo prossimo capolavoro sarà la tesi di laurea, ma ha
già un mezzo romanzo avviato, e sicuramente “Se mi
distraggo perdo” è solo l’inizio della produzione di
questa intraprendente scrittrice giurista
19
SCONTO DEL 10% sui libri di narrativa per i lettori de