Top Banner
41 Maria Bernabò Brea*, Lorenza Bronzoni**, Mauro Cremaschi***, Paola Mazzieri****, Loretana Salvadei*****, Luca Trombino***,Verushka Valsecchi***, Silvia Bruni******, Gregori Costa******, Vittoria Guglielmi****** Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia) Nel territorio di Campegine, nella media pianura reggiana, la linea ferroviaria ad Alta Velocità ha attraversato l’esteso sito neolitico di Razza, noto alla letteratura archeologica da più di un secolo (Chierici 1877) e visibile sul terreno grazie a numerosi rinvenimenti di super�cie (T irabassi 1987a). Senza bisogno di effettuare indagini preliminari, pertanto, si è stabilito di far precedere il cantiere TAV dall’esplorazione sistematica delle testimonian- ze archeologiche intercettate. Queste ultime hanno interessato un’area di circa 600×30 m, pari a 18.000 mq 1 . 1. Le precedenti conoscenze sul sito (MBB) Il sito neolitico fu scoperto da Gaetano Chieri- ci, che vi condusse scavi tra il 1876 e il 1878, individuando numerose strutture disperse lungo circa un chilometro sul dosso che dalla Razza porta a Castelnuovo Sotto. In un’area di circa 30 ettari egli mise in luce almeno 16 fosse di forme diverse, ampie da 1 a 4 metri e talora connesse in forme articolate (Chierici 1877), ritenute “fondi di capanne” (Chierici 1882, p. 6 segg.) e un gruppo di tre pozzi, profondi da 3,60 m a quasi 5 m, de�niti “capanne-pozzi” o anche “pozzi-sepolcro” (Chierici 1879). Il sito fu poi ripetutamente oggetto di ricerche da parte di diversi Autori (T irabassi 1987a, p. 7), tra i quali si ricorda il Malavolti, che lo inquadrò nella “cultura di Chiozza” (Malavolti 1953- 56). La prima indagine condotta con metodo- logia moderna venne effettuata tra il 1968 e il 1972 (CaĂĂella et al. 1976) ed ha comportato sondaggi di limitate dimensioni in aree diverse. Da essi provengono tra l’altro una data radio- metrica al 5530 +/-50 BP 2 (4540-4300 cal. BC) e materiali signi�cativi, che appaiono riferibili in gran parte alla II fase della facies dei Vasi a Bocca Quadrata (CaĂĂella et al. 1976), mentre materiali pertinenti alla I fase VBQ sembrano presenti tra le raccolte ottocentesche. Le rico- gnizioni di super�cie sistematiche effettuate dai Civici Musei di Reggio Emilia negli anni ’70-’80 (Tirabassi 1981 e 1987) hanno confermato la valutazione del Chierici, rilevando l’af�oramento di materiali e strutture neolitici su un’area molto estesa (Tirabassi 1987a, �g. 20), che oggi ricade per meno di un quarto a nord dell’autostrada A1 e per almeno tre quarti a sud 3 . * Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna, Museo Archeologico Nazionale di Parma. ** Soc. Coop. AR/S Archeosistemi, Reggio Emilia. *** Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Milano. **** Dottorato presso l’Università degli Studi di Pisa. ***** Laboratorio di Antropologia del Museo Preistorico Etnogra�co L. Pigorini, Roma. ****** Dipartimento di Chimica Inorganica, Metallorganica e Analitica dell’Università degli Studi di Milano. 1 Lo scavo archeologico è iniziato nel settembre 2001 e terminato nel febbraio 2002. Responsabile per i lavori A.V. è stata l’Arch. Adele Lalli di Rodano Consortile. Responsabili per la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna sono state Maria Bernabò Brea per le testimonianze neolitiche e Renata Curina per le attestazioni dell’età del Ferro e di età romana. Sul campo ha diretto lo scavo Lorenza Bronzoni della Cooperativa AR/S Archeosistemi di Reggio Emilia in A.T.I. con S.T.R.A.G.O. srl di Pozzuoli (NA). Le indagini geoarcheologiche sono state effettuate da Mauro Cremaschi e da Luca Trombino, l’indagine palinologica da Verushka Valsecchi (Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Milano). Le analisi chimiche si devono a Silvia Bruni, Gregori Costa, Vincenzo Guglielmi del Dipartimento di Chimica Inorganica, Metallorganica e Analitica dell’Università degli Studi di Milano. 2 Birm 829: 5530 ± 150 BP (Skeates 1994, p. 178). 3 Tirabassi segnala inoltre che una vasta zona di prati stabili ostacola la prospezione dei terreni a meridione dell’area di af�oramento individuata (T irabassi 1987, p. 8), che quindi potrebbe essere ancora più estesa di quanto è oggi noto.
68

Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

May 13, 2023

Download

Documents

Welcome message from author
This document is posted to help you gain knowledge. Please leave a comment to let me know what you think about it! Share it to your friends and learn new things together.
Transcript
Page 1: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

41

Maria Bernabò Brea*, Lorenza Bronzoni**, Mauro Cremaschi***, Paola Mazzieri****, Loretana Salvadei*****, Luca Trombino***,Verushka Valsecchi***, Silvia Bruni******,

Gregori Costa******, Vittoria Guglielmi******

Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

Nel territorio di Campegine, nella media pianura reggiana, la linea ferroviaria ad Alta Velocità ha attraversato l’esteso sito neolitico di Razza, noto alla letteratura archeologica da più di un secolo (Chierici 1877) e visibile sul terreno grazie a numerosi rinvenimenti di super�cie (Tirabassi 1987a). Senza bisogno di effettuare indagini preliminari, pertanto, si è stabilito di far precedere il cantiere TAV dall’esplorazione sistematica delle testimonian-ze archeologiche intercettate. Queste ultime hanno interessato un’area di circa 600×30 m, pari a 18.000 mq1.

1. Le precedenti conoscenze sul sito (MBB)

Il sito neolitico fu scoperto da Gaetano Chieri-ci, che vi condusse scavi tra il 1876 e il 1878, individuando numerose strutture disperse lungo circa un chilometro sul dosso che dalla Razza porta a Castelnuovo Sotto. In un’area di circa 30 ettari egli mise in luce almeno 16 fosse di forme diverse, ampie da 1 a 4 metri e talora connesse in forme articolate (Chierici 1877),

ritenute “fondi di capanne” (Chierici 1882, p. 6 segg.) e un gruppo di tre pozzi, profondi da 3,60 m a quasi 5 m, de�niti “capanne-pozzi” o anche “pozzi-sepolcro” (Chierici 1879). Il sito fu poi ripetutamente oggetto di ricerche da parte di diversi Autori (Tirabassi 1987a, p. 7), tra i quali si ricorda il Malavolti, che lo inquadrò nella “cultura di Chiozza” (Malavolti 1953-56). La prima indagine condotta con metodo-logia moderna venne effettuata tra il 1968 e il 1972 (Ca ella et al. 1976) ed ha comportato sondaggi di limitate dimensioni in aree diverse. Da essi provengono tra l’altro una data radio-metrica al 5530 +/-50 BP2 (4540-4300 cal. BC) e materiali signi�cativi, che appaiono riferibili in gran parte alla II fase della facies dei Vasi a Bocca Quadrata (Ca ella et al. 1976), mentre materiali pertinenti alla I fase VBQ sembrano presenti tra le raccolte ottocentesche. Le rico-gnizioni di super�cie sistematiche effettuate dai Civici Musei di Reggio Emilia negli anni ’70-’80 (Tirabassi 1981 e 1987) hanno confermato la valutazione del Chierici, rilevando l’af�oramento di materiali e strutture neolitici su un’area molto estesa (Tirabassi 1987a, �g. 20), che oggi ricade per meno di un quarto a nord dell’autostrada A1 e per almeno tre quarti a sud3.

* Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna, Museo Archeologico Nazionale di Parma.** Soc. Coop. AR/S Archeosistemi, Reggio Emilia.*** Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Milano.**** Dottorato presso l’Università degli Studi di Pisa.***** Laboratorio di Antropologia del Museo Preistorico Etnogra�co L. Pigorini, Roma.****** Dipartimento di Chimica Inorganica, Metallorganica e Analitica dell’Università degli Studi di Milano.1 Lo scavo archeologico è iniziato nel settembre 2001 e terminato nel febbraio 2002. Responsabile per i lavori A.V.

è stata l’Arch. Adele Lalli di Rodano Consortile. Responsabili per la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna sono state Maria Bernabò Brea per le testimonianze neolitiche e Renata Curina per le attestazioni dell’età del Ferro e di età romana. Sul campo ha diretto lo scavo Lorenza Bronzoni della Cooperativa AR/S Archeosistemi di Reggio Emilia in A.T.I. con S.T.R.A.G.O. srl di Pozzuoli (NA). Le indagini geoarcheologiche sono state effettuate da Mauro Cremaschi e da Luca Trombino, l’indagine palinologica da Verushka Valsecchi (Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Milano). Le analisi chimiche si devono a Silvia Bruni, Gregori Costa, Vincenzo Guglielmi del Dipartimento di Chimica Inorganica, Metallorganica e Analitica dell’Università degli Studi di Milano.

2 Birm 829: 5530 ± 150 BP (Skeates 1994, p. 178).3 Tirabassi segnala inoltre che una vasta zona di prati stabili ostacola la prospezione dei terreni a meridione dell’area

di af�oramento individuata (Tirabassi 1987, p. 8), che quindi potrebbe essere ancora più estesa di quanto è oggi noto.

Page 2: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

42

M. BERNABÒ BREA ET AL.

2. L’area dell’intervento (MBB)

L’area di interesse preistorico nella zona attra-versata dalla ferrovia A.V. è stata preliminar-mente delimitata in base alle evidenze già note in letteratura (�g. 1), che hanno poi trovato conferma nel corso dei lavori. La fascia lunga circa 600 m recante testimonianze archeolo-giche è stata suddivisa in settori, denominati Lotto 1, Lotto 2W, Lotto 2E, Lotto 3. In parte tali settori ricalcano zone già interessa-te da indagini nel XX secolo, identi�cabili an-che grazie alla persistenza di alcuni toponimi: i Lotti 1 e 2W (a W del cavalcavia di Via Ca-vatorti) insistono nel “Fondo Paglia”, i Lotti 2E e 3 (a E del cavalcavia) ricadono in località Casinetto e nel “Fondo Melli”, ovvero nelle zone in cui furono condotti alcuni dei saggi di scavo 1968-1972 (Ca ella et al. 1976)4. Una trincea di veri�ca, in�ne, è stata aperta a circa 130 m a E del limite orientale dello scavo, nella depressione valliva denominata Valle Re.In ciascuno dei lotti l’orizzonte arativo è stato rimosso mediante escavatore con benna liscia. In tal modo, non essendo quasi mai conservato il suolo antico, è stato esposto il substrato di tessitura �ne e di colore chiaro, inciso dalle strutture archeologiche negative, pertinenti in gran parte all’occupazione neolitica e in parte minore a canali di drenaggio riferibili a sistemazioni agrarie di età etrusca, romana e moderna; le strutture, che apparivano chia-ramente, erano databili sia per il materiale contenuto che per le reciproche intersezioni e per i caratteri pedologici dei riempimenti.

3. Il contesto geomorfologico e palinologico

3.1 Il contesto geomorfologico e pedologico (MC, LT)

Il sito neolitico di Razza si trova su un dosso, nella parte orientale del conoide tardo pleistoce-nico dell’Enza (Castiglioni, Pellegrini 2001; Cremaschi et al. 1994). Localmente sono i de-positi �ni a dominare mentre le ghiaie, che sono il principale componente del conoide, sono in af�oramento �no a Calerno ed alla Razza si

trovano a debole profondità, al di sotto di limi argillosi, sabbie ed argille. La super�cie del dosso non è più interessata da processi di sedimentazione già a partire dall’inizio dell’Olocene, e sulla sua super�cie sono conservate tracce della frequentazione di comunità umane dall’età neolitica al pre-sente (Cremaschi 2004), costituite sia da insediamenti, sia da drenaggi connessi alle pratiche agricole di età moderna e romana. Particolarmente signi�cativo il drenaggio natu-rale, orientato N-S, che taglia anche le strutture neolitiche; alla sua base sono stati rinvenuti frammenti ceramici dell’età del Bronzo, mentre in una lente di torba, in posizione più alta, sono stati rinvenuti frammenti di ceramica romana.Il dosso è fortemente eroso, malgrado la cartogra�a pedologica dell’Emilia Romagna vi segnali suoli profondi (Filippi, Sbarbati 1994); nell’area esplorata infatti l’orizzonte arativo appoggia frequentemente sul substrato non pedogenizzato, e le tracce di pedogenesi più matura si trovano soltanto nelle strutture archeologiche negative, specie neolitiche.Solo nella parte orientale del Lotto 1 è con-servato un lembo dell’originario suolo del conoide, denominato US 139, di colore grigio scuro, in corrispondenza di una depressione (US 632), di cui si è riconosciuta solo la sponda orientale. Quella occidentale risulta asportata dal taglio di un canale di età romana, che nel punto di massima profondità ha intaccato al tetto anche il riempimento di alcune buche di palo della palizzata descritta al paragrafo 4.Il dosso di Razza al margine orientale con�na con l’area valliva di Valle Re (�g. 2). L’area è nota per essere stata sede di paludi dall’età me-dievale �no a tempi assai recenti (Cremaschi et al. 1980) ed ancora oggi vi si riconoscono le tracce dei fontanili attivi �no a pochi anni or sono. Date queste condizioni geomorfologiche, è verosimile che in quest’area la sedimenta-zione sia continuata durante l’Olocene più a lungo rispetto alla sommità del dosso, sulla quale invece hanno prevalso la pedogenesi e l’erosione del suolo. È stato pertanto aperto, al margine dell’area valliva, un saggio con mezzo meccanico che si è spinto alla profondità di cinque metri (�g. 3, Appendice 4).

4 Gli scavi Chierici, invece, sembrano esser stati aperti soprattutto nella zona a sud dell’autostrada (Tirabassi 1987, p. 8).

Page 3: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

43

LO SCAVO ESTENSIVO NEL SITO NEOLITICO DI RAZZA DI CAMPEGINE (REGGIO EMILIA)

�g. 1 – L’area dell’intervento (da Tirabassi, 1987a, modi�cata). Ubicazione delle aree di scavo e della trincea di veri�ca geoarcheologica. Il punto A indica una buca messa in luce nel 1972. La linea a tratteggio indica

l’ipotesi ricostruttiva della dimensione della palizzata. Scala 1:5.000.

Page 4: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

44

M. BERNABÒ BREA ET AL.

�g. 2 – Sezione geologica schematica del dosso della Razza. (1) depositi del conoide: ghiaie, sabbie e tappo pelitico (Pleistocene superiore-Olocene antico); (2) torbe e depositi torbosi (Tardiglaciale-Olocene antico); (3) depositi dell’area valliva: argille, argille limose con intercalazione di sabbia (Olocene medio-recente); (4) piana alluvionale:

argille prevalenti (Olocene recente).

La sequenza stratigra�ca posta in luce, a partire dalla base, comprende uno strato di torba e sedimenti torbosi laminati (da 530 a 490 cm), seguiti nel tratto soprastante (da 490 a 250 cm) da torba in strati planari centimetrici alternata a sedimenti �ni ricchi di sostanza organica. Sui sedimenti torbosi sono state eseguite due date radiocarboniche: un campione prelevato a -510 cm ha fornito la data radiocarbonica di 11.150 ± 110 y. BP (GX-29188; 12.900-13.140 cal. y. BP) ed un altro prelevato a -350 cm ha fornito la data radiocarbonica di 10.890 ± 130 y. BP (GX-32420; 12.800-12.950 cal. y. BP). I sedimenti posti in luce dalla sezione stratigra-�ca appaiono compatibili con un ambiente di piana alluvionale in cui dominano sedimenti �ni di decantazione, cui si intercalano strati di modesto spessore di tessitura più grossolana (limosa e sabbiosa) depositati in ambienti di maggior energia, imputabili a conoidi di rotta o ad ambienti peri�uviali al margine di un corso d’acqua esistente verosimilmente sul vicino dosso. Se la parte inferiore, �no alla profondità di tre metri ha colori grigi, bluastri ed oliva che denotano il persistere di condizioni anossiche, la parte superiore ha colori bruni, contiene noduli di concrezioni calcarei e manifesta proprietà vertiche che indicano invece l’azione di processi pedogenetici. Va inoltre osservato che nel livello sabbioso limoso, posto alla profondità di 2 m, sono stati osservati carboni denotanti un incendio della copertura vegetale. Un frammento ceramico dell’età del Bronzo è stato raccolto alla profondità di -1.50 m e frammenti di laterizi di età romana a -1 m.

3.2 La successione pollinica dell’area valliva al margine del conoide (VV)

I pollini risultano conservati soltanto a partire dalla profondità di due metri anche se la con-centrazione pollinica è risultata talora molto bassa (�g. 3 e Appendice 4). Nella sequenza stratigra�ca l’analisi pollinica ha individuato tre zone. Dal basso:– Zona Pollinica RAZ-1, alla base della sequen-za (tra 530 e 480 cm dal p.c.). Sono presenti alte percentuali di Pinus sylvestris type (90%) accompagnato da Betula e Alnus glutinosa type. Polline di Quercus (deciduous), Tilia, Ulmus e Abies alba invece hanno una presen-za sporadica. Tra le erbe prevalgono Poaceae, Artemisia e Cichorioideae. Si ha inoltre un’alta percentuale di spore di Ophioglossum type e spore monolete. – Zona pollinica RAZ-2 (tra 480 e 360 cm). Il polline di Pinus sylvestris type domina anche in questa zona lo spettro pollinico attestandosi attorno a valori del 80%. Si ha la scomparsa di polline di Betula e degli elementi del querceto misto, mentre è visibile un aumento delle per-centuali di polline di Abies alba. Tra le erbe si nota nella curva delle Poaceae un decremento delle percentuali polliniche, un trend opposto viene invece seguito dai valori percentuali di Artemisia e Cichorioideae. Da notare la pre-senza di polline di Cerealia type.– Zona pollinica RAZ-3 (tra i 360 e 210 cm). Il polline di Pinus sylvestris type è sempre dominante ma con valori sempre in diminui-zione, raggiungendo valori attorno al 60%.

Page 5: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

45

LO SCAVO ESTENSIVO NEL SITO NEOLITICO DI RAZZA DI CAMPEGINE (REGGIO EMILIA)

�g. 3 – Litostratigra�a e sequenza della campionatura pollinica nel saggio di Valle Re.

Ricompare polline di Quercus (deciduous), Tilia e Ulmus e Corylus. Tra i taxa erbacei si evidenzia una diminuzione dei valori per-centuali di Artemisia, Chicorioideae. Si ha inoltre presenza sporadica di Chenopodiaceae e Cerealia. In sintesi, alla base della sequenza descritta, che secondo la datazione radiocarbonica si colloca nel Tardiglaciale, l’analisi pollinica evidenzia una foresta con pino, betulla e spo-radici elementi del querceto misto. La betulla a bassa quota, confermata da altre analisi pol-liniche effettuate nella regione, indica un clima piuttosto freddo rispetto all’attuale (Accorsi et al. 1996). La vegetazione locale appare ca-ratterizzata da Cyperaceae, di cui sono stati trovati semi e frammenti di tegumento, e da

Ophioglossum cfr. vulgatum: una felce che cresce in aree umide (Pignatti 1982). In una fase successiva (~ 480 cm) si nota l`aumento di Artemisia e Cichorioideae, l’es-senza dominante rimane sempre il pino, mentre scompaiono completamente i pollini di piante meso�te (querce, tiglio, olmo). Questo cam-biamento nella vegetazione può essere messo in relazione con il peggioramento climatico che si registra durante il Dryas Recente. Si ha inoltre evidenza di polline di Cerealia type, che viene messo in relazione a forme selvatiche di graminacee. In�ne, nell’ultima fase (RAZ 3) si evidenzia una riforestazione da parte degli elementi del querceto misto (Quercus, Tilia e Ulmus), di abe-te bianco e di nocciolo. La presenza di queste specie arboree con percentuali elevate rispetto alla base della sequenza e l’assenza di polline di betulla e ginepro indicano un miglioramento climatico che si viene ad instaurare con l`inizio dell`Olocene. L’aumento di spore di Pteridium aquilinum, una felce favorita dagli incendi e dal disturbo antropico (Tinner et al. 1999), è forse da mettere in relazione al primo intervento antropico di deforestazione.

4. La palizzata neolitica

4.1 Il dato archeologico (MBB, LB)

L’elemento di maggior interesse tra i rinveni-menti archeologici della Razza è rappresentato da una palizzata (�gg. 4 e 5), della quale è stato messo in luce il tratto settentrionale, costituito da un allineamento di 214 grandi buche di palo, disposte in senso E-W e ravvicinate tra loro, a formare una linea curva lunga 294 metri. Nessuna buca presenta tracce di rifacimento e nessuna taglia la buca limitrofa; complessiva-mente perciò la struttura presenta una marcata nitidezza di impianto e può essere ritenuta co-struita in un’unica fase. La sua datazione risale all’inizio del V millennio secondo la datazione radiometrica (cfr. infra), mentre l’unico fram-mento diagnostico, decorato ad impressioni trascinate, la porrebbe in un momento più avanzato dello stesso millennio. Le buche sono cilindriche, ampie 60-80 cm e profonde da 60 a 120 cm; il riempimento cen-trale di terreno nero (diametro max. 35-40 cm) sembra corrispondere all’ingombro originario del palo ligneo. Tra questo e il taglio della buca compare sempre un terreno più chiaro, grigio

Page 6: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

46

M. BERNABÒ BREA ET AL.

�g. 4 – 1. Foto aerea della palizzata; 2. Alcune buche di palo con il varco XII; 3. Particolare del secondo tratto della palizzata.

1

2

3

Page 7: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

47

LO

SCA

VO

EST

EN

SIVO

NE

L SIT

O N

EO

LIT

ICO

DI R

AZ

ZA

DI C

AM

PEG

INE

(RE

GG

IO E

MIL

IA)

�g. 5 – 1. Planimetria della palizzata con l’indicazione delle lacune, dei tratti, dei varchi e delle buche contenenti frammenti di macina, scala 1:1.500; 2. Sezione di un tratto di palizzata, scala 1:100.

Page 8: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

48

M. BERNABÒ BREA ET AL.

scuro, a volte contenente ciottoli di piccole o medie dimensioni in giacitura caotica o subverticale, posti ad inzeppatura e rincalzo dei pali. In sette casi in questa posizione sono stati rinvenuti frammenti di macine5; in 69 casi il riempimento della buca conteneva scarso materiale archeologico, in genere in minuti frammenti. Le buche sono distanti tra loro da 20 a 80 cm, ma più frequentemente da 30 a 60 cm6, mentre la distanza tra centro e centro è compresa tra 1,07 e 1,33 m. In alcuni punti, dislocati senza apparente regolarità, si rilevano maggiori distanze tra due buche, che disegnano inter-ruzioni o varchi, di dimensioni diverse, lungo l’allineamento (�g. 4.2). Nel tratto di palizzata messo in luce ne sono leggibili dodici7 e sono quindi riconoscibili tredici segmenti (�g. 5), che sono stati numerati da ovest verso est. Il primo e l’ultimo sono incompleti, proseguendo oltre il limite meridionale dello scavo; scoline e altri interventi moderni disturbano la leggi-bilità del X, XI e XIII tratto. Nei singoli tratti si riscontra una marcata regolarità, mentre vi è una certa variabilità fra un tratto e l’altro, poiché in alcuni le buche sono più ravvicinate (es. XI), in altri più distanziate (es. IV).

Nel complesso (tab. 1) si riscontra una marcata diversità nella lunghezza dei singoli segmenti (da 6,80 �no a 52 m), che sono formati da un numero di pali variabile da 6 a 43. Variabili sono anche le ampiezze dei varchi (da 1,20 a 4,20 m8). In queste ultime è forse possibile riconoscere una sorta di “gerarchia”, nel senso che si riscontrano 6 aperture maggiori (da 2,20 a 4,20 m) e 6 minori (due 1,20 m, tre 1,40 m, una 1,60 m). In quest’ottica si potrebbero forse conteggiare solo 6 tratti, intervallati da alcune interruzioni minori (I; II-III; IV-VI; VII; VIII-X; XI-XIII), con le due aperture maggiori af�ancate dai due tratti più lunghi. In nessun caso, tuttavia, si riconoscono sequenze o al-ternanze di tratti lunghi e corti e la lunghezza di ogni segmento non è sempre proporzionale all’ampiezza dei varchi vicini. In corrispondenza delle interruzioni non si notano buche diverse per dimensioni, forma o posizione rispetto alle altre della palizzata, che suggeriscano una strutturazione dei varchi. In relazione all’estensione della pali�cata a sud dell’autostrada, pur senza disporre di dati certi, va segnalato che negli scavi 1972 a circa 160 metri a sud dell’Autostrada è stata rinve-nuta (nell’area “Razza Soncini 1”, indicata in

5 L’inzeppatura fatta con ciottoli o con terreno ghiaioso si riscontra in 47 buche, per lo più concentrate nei tratti in cui le buche incidono le ghiaie di substrato, ma isolatamente anche in buche che non raggiungono le ghiaie. I frammenti di macina si trovano sia in presenza che in assenza di ciottoli, nelle buche 1203, 7, 19, 58, 60, 161, 227 (indicate da O verso E, nella parte occidentale e centrale del tratto di palizzata messo in luce).

6 Solo in 8 casi si riscontra una distanza di 80 cm. 7 Ammesso che le interferenze di età posteriore non ne abbiano obliterato altri.8 Tenuto conto che i pali non riempivano interamente le buche, le interruzioni tra i pali dovevano essere più ampie

di quanto appaia sul terreno di almeno 20 cm per parte. I “varchi”potevano quindi essere rispettivamente almeno metri 1,60, 1,80, 2,00, 2,60, 2,80, 3,00, 3,20, 3,60, 4,60.

Tratto Lunghezza N. pali Distanza media pali Ampiezza varco I (incompleto) 19,40 m 15 (16* ) 1,21 2,20 m II 52,00 m 43 1,20 1,20 m III 11,20 m 10 1,12 4,20 m IV 19,80 m 15 1,33 1,20 m V 7,00 m 6 1,16 1,40 m VI 8,20 m 7 1,17 2,60 m VII 28,20 m 23 1,22 2,80 m VIII 15,20 m 13 1,16 1,60 m IX 6,80 m 6 1,13 1,40 m X 45 23,00 m 16 (21* ) 1,09 2,40 m XI 16,20 16,20 m 12 (16* ) 1,01 3,20 m XII 29 29,00 m 26 1,11 1,40 m XIII (incompleto) 32,40 m 22 (26* ) 1,24

tab. 1 – Dimensioni dei varchi della palizzata.

* numero ipotizzato risarcendo le lacune moderne

Page 9: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

49

LO SCAVO ESTENSIVO NEL SITO NEOLITICO DI RAZZA DI CAMPEGINE (REGGIO EMILIA)

�g. 6 – Sezione pedologica delle buche di palo UUSS 127, 129 e 283; l’orizzonte Ap non è rappresentato. (1) a. substrato limo-argilloso b. sabbioso; (2) terreno di zeppatura; (3) terreno nero fortemente organico. I rettangoli

indicano l’ubicazione dei campioni: micromorfologici per US 283, per analisi di routine per UUSS 127, 129.

Ca ella et al. 1976, �g. 1)9 una buca di palo identica a quelle della palizzata, che potrebbe contribuire a ricostruire la forma complessiva della struttura (�g. 1, punto A).

4.2 Il riempimento delle buche di palo come testimonianza del suolo neolitico del villaggio (MC, LT)

Le caratteristiche delle strutture neolitiche, già in base all’osservazione sul terreno, ap-paiono l’esito di una pedogenesi importante, pur in condizioni particolari determinate dalla forte antropizzazione: struttura fortemente espressa, consistenza forte, colore nero par-ticolarmente scuro, aspetto grasso al tatto che già aveva colpito Chierici, che lo de�niva uliginoso (Chierici 1881). Tali caratteristiche, abbastanza comuni nei depositi neolitici della pianura padana, sono completamente diverse da quelle dei suoli antropici di età successive. È stato perciò avviato un programma di ricer-ca del quale il presente lavoro rappresenta un contributo preliminare, per comprendere le possibili cause di caratteristiche così peculiari: se esse siano state acquisite nell’Ipsitermico (l’inizio dell’Olocene) in virtù delle particolari

condizioni pedoclimatiche, non più ripetutesi successivamente, oppure se in esse debba rico-noscersi un particolare uso del suolo all’interno dei siti, speci�co per l’età neolitica. Malgrado il campionamento condotto nel corso della campagna di scavo abbia riguar-dato un largo numero di strutture, tuttora in corso di studio, il presente lavoro si concentra sulle buche di palo del grande recinto, nella convinzione che il terreno scivolato all’interno delle buche al momento del loro scavo e dopo la decomposizione del palo rappresentino il suolo, oggi asportato dall’erosione, formatosi al tetto del conoide nel villaggio neolitico. Sul terreno sono stati descritti in dettaglio i riem-pimenti delle buche di palo (UUSS 127, 128, 129 e 283), il cui riempimento appare molto simile. Oltre alla descrizione analitica di terreno (Ap-pendice 1), sui campioni prelevati sono state effettuate analisi chimiche granulometriche, micromorfologiche (Appendice 2) e due data-zioni radiocarboniche.

Aspetto Macroscopico

Le buche osservate hanno forma cilindrica (�g. 6) e sono scavate nel substrato di tessitura �ne, giungendo �no al suo limite inferiore a

9 La posizione del sondaggio, indicata in Tirabassi 1987 Fig. 20 col triangolo e il n. 53, a giudizio di Mauro Cre-maschi deve essere in realtà spostata più a nord, vicino ai punti 36 e 37.

Page 10: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

50

M. BERNABÒ BREA ET AL.

contatto con sabbie e ghiaie. Talora presentano alla base un sensibile svaso, la cui formazione trova spiegazione nel diverso comportamento meccanico di argille, ghiaie e sabbie. Il peso della coltre superiore argillosa (quindi plastica) ha deformato la sua base a contatto con sabbie e ghiaie assai più rigide. All’interno della buca di palo si distinguono in genere uno o due riempimenti che contornano la traccia conica del palo, costituiti da terreno nero e lembi del terreno del substrato in forma di pedorelitti macroscopici. La buca appare quindi colmata da terreno nero derivato verosimilmente dal suolo antropizzato, mescolato a suolo sterile risultante dallo scavo della buca stessa. Questo riempimento sembra esser stato utilizzato come inzeppatura del palo, che quindi non è stato in�sso a forza, ma alloggiato all’interno della buca e successivamente inzeppato con terreno di risulta dello scavo e suolo. La buca pertanto non corrisponde alla forma e dimensione origi-nali del palo, come avviene nel caso che questo sia stato in�sso per alesamento (per esempio i pali nelle terramare: cfr. Cremaschi, Bernab Brea 2004), ma deriva dal cedimento delle pa-reti dell’inzeppatura dopo la decomposizione (o l’estrazione) del palo.

Analisi di Routine

I riempimenti delle buche di palo appaiono fortemente argillosi (dal 38 al 27%), in con-trapposizione al substrato, che è di tessitura da franco sabbiosa a ghiaiosa; il contenuto di carbonio organico è molto elevato (da 2.12 a 1.28%) a fronte di un tasso molto basso

di azoto (0.087-0.078%), il rapporto C/N da 24.50 a 15.33 indica un elevato grado di umi�cazione.

Data ioni Radiocarboniche

La buca US 283 è risultata particolarmente ricca di carboni di legna, ed ha offerto l’occa-sione di confrontare un elemento – il carbone di legna – derivante da focolari e perciò legato alla vita del villaggio, con la frazione umica del suolo associato ai carboni stessi, che invece deriva da processi pedogenetici non totalmente legati all’attività antropica. Le datazioni ottenute sono: – Carbone: 5940 ± 40 y. BP (GX-29087-AMS)– Frazione umica: 6490 ± 90 y. BP (GX-29088)L’età del carbone è in accordo con l’età del con-testo archeologico appartenente alla Cultura dei Vasi a Bocca Quadrata, mentre la frazione umica risulta leggermente più antica. Questo fatto va interpretato ipotizzando che essa risul-ti dalla media fra l’età di un suolo preesistente al sito e quella della sostanza organica con-temporanea al sito stesso. Le due date in ogni caso testimoniano inoppugnabilmente come la frazione organica del riempimento risulti umi�-cata durante il medio Olocene, prima e durante la vita del villaggio neolitico. Le frazione umica formatasi allora, malgrado sia persistita in vicinanza della super�cie topogra�ca e quindi del suolo attuale a partire dal medio Olocene, non risulta ringiovanita da successivi apporti di materia organica.

�g. 7 – Micromorfologia della US 283. 1. rivestimenti grossolani alla base del riempimento. Figure pedologiche tessiturali, intercalazioni di rivestimenti di argilla. Nicols paralleli, base del fotogramma 100 microns; 2. nodulo al tetto del riempimento. Figure pedologiche cristalline, nodulo di calcite micritica con rivestimenti sparitici (macrocristallini).

Nicols paralleli, base del fotogramma 50 microns.

1 2

Page 11: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

51

LO SCAVO ESTENSIVO NEL SITO NEOLITICO DI RAZZA DI CAMPEGINE (REGGIO EMILIA)

Osserva ioni Micromorfologiche

I campioni per le sezioni sottili sono stati pre-levati dalla buca US 283, a tre diversi livelli del riempimento: campione A (-10 cm), campione B (-35 cm), campione C (-65 cm). L’aspetto micromorfologico di maggior rilievo (Appendice 2 e �g. 7) è la grande quantità di �gure pedologiche tessiturali quali i rivesti-menti grossolani (costituiti da limo e argilla) e i rivestimenti di argilla; questi ultimi risultano meglio conservati alla base del pro�lo, mentre verso l’alto sono progressivamente incorporati nella massa di fondo, a causa della dinamicità dei minerali argillosi (swelling clays). Altre �gure pedologiche, di natura cristallina, sono presenti limitatamente al livello superiore (in accordo con i risultati dell’analisi calcime-trica): noduli di carbonato di calcio, microcri-stallini per quanto riguarda le prime fasi della loro formazione (precipitazione di micrite) e macrocristallini per quanto riguarda le ultime fasi di formazione (precipitazione di sparite). Sono altresì presenti aggregati arrotondati di frammenti di orizzonti di suoli più antichi, de�nibili come pedorelitti.Lo studio delle �gure pedologiche permette di evidenziare le seguenti fasi nell’evoluzione del suolo testimoniato dai riempimenti delle buche: – fase dei pedorelitti. Precedentemente all’im-pianto del villaggio esisteva un suolo lisciviato, di cui sono conservati solo frammenti di aggre-gati all’interno degli orizzonti in esame; – fase dei rivestimenti grossolani più antichi. Spesso tali rivestimenti interessano anche la porosità interna ai carboni e indicano un mo-mento di locale assenza della copertura vege-tale, contemporaneo alla vita del villaggio; – fase dei grandi rivestimenti argillosi. Tali rivestimenti sono indice di una ripresa della copertura vegetale, conseguente all’abbandono del sito. – fase delle concrezioni. La parte alta del pro�lo è interessata da un forte concrezionamento dipendente dalla introduzione di carbonati nel sistema pedologico, ad opera della falda acquifera arricchita in carbonati in conseguen-za dell’af�oramento per erosione di materiale di tale natura mineralogica; a livello del suolo in esame, la precipitazione segue un trend di intensità progressivamente maggiore, proba-bilmente legata ad una falda oscillante nella prima fase (precipitazione di micrite) e succes-sivamente stabile (precipitazione di sparite).

4.3 Analisi chimiche del suolo neolitico (SB, GC, VG)

Al �ne di determinare la natura della frazione organica del suolo dell’abitato neolitico sono stati analizzati 15 campioni provenienti da diverse strutture quali fosse, pozzetti e buche di palo. A scopo di confronto è stato analizzato anche l’orizzonte Ap del suolo attuale svilup-patosi nella zona del sito stesso. L’indagine è stata rivolta alla determinazione del contenuto totale di carbonio organico, al-l’analisi della composizione della materia orga-nica mediante spettroscopia nell’infrarosso in trasformata di Fourier (FTIR) e spettroscopia di risonanza magnetica nucleare del carbonio-13 di stato solido (CPMAS 13C-NMR) e in�ne all’analisi del contenuto di composti conside-rati indicatori biologici, quali steroli, alcoli e acidi carbossilici, mediante gascromatogra�a-spettrometria di massa (GC-MS).

Determina ione del contenuto di carbonio organico totale

L’analisi elementare ha dimostrato un conte-nuto totale di carbonio nei campioni compreso tra 0.2 e 2.6%. Il contenuto di carbonio orga-nico totale (TOC), ottenuto come differenza tra il contenuto di carbonio totale e la per-centuale presente sotto forma di carbonato, mostra valori piuttosto bassi e compresi tra 0.4 e 2.5%, ma inferiori a 1% per due terzi dei campioni analizzati. Il TOC si colloca quindi nella maggior parte dei casi ai limiti più bassi riportati in letteratura per suoli provenienti da siti archeologici (Bull et al. 1999, 2001; Schmid et al. 2002), confermando un quadro di pedogenesi assai spinta.

Analisi della materia organica mediante spettroscopia FTIR e CPMAS 13C-NMR

A causa del basso contenuto di carbonio or-ganico dei campioni, per avere informazioni sulla composizione della materia organica si è reso innanzitutto necessario ridurre la com-ponente silicatica mediante trattamento con acido �uoridrico (Schmid et al. 2002; Qu n a et al. 2005). Gli spettri FTIR presentano così nell’intervallo spettrale tra 1800 e 1000 cm-1, oltre a un segna-le molto intenso dovuto a esa�uoroalluminati e esa�uorosilicati, segnali deboli dovuti alla materia organica e signi�cativamente diversi da un campione all’altro.

Page 12: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

52

M. BERNABÒ BREA ET AL.

È interessante in particolare il confronto tra l’andamento spettrale osservato per il suolo attuale dell’orizzonte Ap ed i suoli neolitici. Come mostra la �g. 8, il primo è caratteriz-zato da segnali10 in prevalenza riconducibili allo spettro FTIR della cellulosa (Zaccheo et al. 2002; Van der Marel, Beutelspacher 1976). Il contenuto di sostanze organiche non decomposte decisamente superiore in questo campione rispetto a quelli del livello neoliti-co è poi confermato anche dalla presenza di bande attribuibili a componenti lipidiche e a sostanze proteiche. Si osservano comunque anche i segnali (banda larga a circa 1240 cm-1 e spalla a 1710 cm-1) caratteristici degli acidi umici (Van der Marel, Beutelspacher 1976).Questi ultimi risultano predominanti negli spettri di parte dei campioni dal livello neoli-tico, evidenziando un ulteriore avanzamento della formazione delle sostanze umiche. È interessante osservare che ciò si veri�ca in particolar modo per i campioni provenienti dalle buche di palo, esempli�cati dal campione 129b nella �gura 6. Diversa è la situazione per la maggior parte dei campioni provenienti dalle fosse (campione US 1530, �g. 8.1). Si nota infatti che le bande dovute agli acidi umici sono scarsamente osservabili, mentre risultano più evidenti altri segnali (a 1220 e 1110 cm-1) attribuibili rispettivamente a fenoli (possibil-mente associati a lignina) e ad eteri ed alcoli (Colthup et al. 1964; Poirier et al. 2005). Si vedrà più oltre come lo stesso campione US 1530 abbia fornito interessanti risposte all’analisi gascromatogra�ca degli indicatori biologici.L’analisi CPMAS 13C-NMR ha fornito ulteriore supporto a queste considerazioni. La �g. 8.2 mostra infatti che per il suolo Ap si osserva di nuovo una prevalenza dei segnali compresi tra 60 e 110 ppm, tra cui in particolare quelli associati a polisaccaridi come la cellulosa, nonché la presenza di componenti riconducibili alla presenza di lignina11 (Qu n a et al. 2005). Gli spettri dei campioni di suolo neolitico mo-strano invece un aumento dell’area relativa dei segnali dovuti a composti aromatici e situati tra 110 e 160 ppm, concordemente con quanto

riportato in letteratura per altri suoli neolitici (Schmid et al. 2001, 2002). Questo aumento è particolarmente vistoso ad esempio per il campione US 129c, proveniente da una buca di palo e il cui spettro NMR è pure riportato nella �g. 8.2. L’incremento del segnale dovuto alle componenti aromatiche può essere ascritto alla formazione di composti derivanti dalla so-stanziale alterazione della lignina (umi�cazio-ne) oppure alla presenza di sostanze organiche carbonizzate.

Determina ione di alcuni indicatori biologici

Per queste analisi i suoli sono stati preventiva-mente sottoposti ad estrazione con opportuni solventi organici. Gli estratti così ottenuti sono stati poi analizzati mediante la tecnica GC-MS.(i) n-alcanoli e acidi carbossilici liberi Nei suoli neolitici dal sito di Razza la distri-buzione degli alcoli a catena lineare, detti appunto n-alcanoli, presenta abbondanza del termine a 18 atomi di carbonio, in genere associata ad attività microbiologica (Qu n a et al. 2004). Sono tuttavia presenti anche gli alcoli a catena più lunga, a 22, 24, 26 e 28 atomi di carbonio, indicativi di un contributo da piante superiori (Qu n a et al. 2004; Bull et al. 2000).Anche la distribuzione degli acidi grassi indica sia un contributo da piante superiori (acidi a catena più lunga di 20 atomi di carbonio) sia una consistente attività microbiologica. Nei campioni esaminati sono poi stati indivi-duati in tutti i casi derivati triterpenici, tra cui acidi triterpenoidi, la cui presenza è associata a resine, corteccia e foglie di svariate piante (ad esempio, quercia, acero, betulla). (ii) SteroliI principali composti individuati in questa famiglia sono, come si può osservare nella �g. 8.3, colesterolo e sitosterolo, seguiti da campesterolo e stigmasterolo e dai prodotti di riduzione nel terreno dei due steroli prin-cipali, ossia rispettivamente il 5�-colestanolo e il 5�-stigmastanolo. Mentre la presenza del colesterolo indica l’apporto dei resti di fauna

10 Tali segnali sono centrati approssimativamente a 1435, 1380, 1145, 1120 e 1060 cm-1.11 Sono assegnati alla cellulosa i segnali a 72 e 105 ppm, mentre indicano la presenza di lignina i segnali a 56 e

145 ppm.

Page 13: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

53

LO SCAVO ESTENSIVO NEL SITO NEOLITICO DI RAZZA DI CAMPEGINE (REGGIO EMILIA)

���� ���� �� �� �� � �� ���� �� �� ���� ���������� � �!�" #$�%&'( ))*+, -./- 012232456789:;<=; >?@A@ BC@?@DEFGH@ IH@JF@F>K LMNOMP

Q RST

UV WX YZ [\ ]^ _ `abcde fg hgibjkgejb lcgjmn op qr s t u�g. 8 – 1. Spettri FTIR dei campioni di suolo da Razza di Campegine: (a) orizzonte Ap; (b) buca di palo, US 129b; (c) fossa oblunga, US 1530. L’asterisco indica il segnale dovuto alle fasi minerali insolubili formate durante il trattamento dei campioni con acido �uoridrico. 2. Spettri CPMAS 13C-NMR dei campioni di suolo da Razza di Campegine: (a) orizzonte Ap; (b) buca di palo, US 129c. Sugli spettri sono tracciate le curve di integrazione, i cui gradini hanno altezze proporzionali alle aree dei segnali sottesi. 3. Cromatogramma SIM del campione US 1530. Sono indicati i picchi dovuti ai principali steroli ed ai loro prodotti di riduzione: (1) coprostanolo; (2) colesterolo; (3) 5v-colestanolo; (4) 5

w-stigmastanolo (5) campesterolo; (6)

stigmasterolo; (7) sitosterolo; (8) 5v-stigmastanolo.

1

2

3

al suolo, il contenuto signi�cativo degli altri tre steroli citati rimanda all’apporto della vegetazione, in particolare di piante superiori (Nichols et al. 1997; Goad 1991).Sono poi presenti in piccola quantità i pro-dotti della riduzione degli stanoli derivanti dall’intestino dei mammiferi, rispettivamente il coprostanolo per gli animali onnivori e il 5x-stigmastanolo per gli animali erbivori. Per valutare se la presenza di queste sostanze può essere considerata indicativa di depositi fecali si è considerato in particolare il rapporto 5x-stanoli/(5y-stanoli + 5x-stanoli). Questo fatto-re assume un valore relativamente alto, pari a 0.50, per il già citato suolo proveniente da una fossa (campione US 1530), per il quale inoltre il rapporto coprostanolo/(coprostanolo+5x-stigmastanolo) è pari a 0.40, ossia molto prossimo al valore di 0.38 considerato la soglia al di sotto della quale si deve ascrivere l’apporto di sostanze fecali esclusivamente ad animali erbivori, escludendo il contributo di feci umane (Bull et al. 2002). Tra gli altri, anche il campione 788, proveniente da una struttura riconosciuta come pozzo, presenta un valore abbastanza signi�cativo del rapporto 5x-stanoli/(5y-stanoli + 5x-stanoli) e, paralle-lamente, un valore relativamente basso (0.31) del rapporto coprostanolo/ (coprostanolo+5x-stigmastanolo): la combinazione dei due fat-tori indica un probabile apporto di materiale fecale in gran parte da attribuirsi ad erbivori. Si consideri a scopo di confronto che anche per il campione proveniente dall’orizzonte arativo i valori ottenuti forniscono indicazio-ne di depositi fecali, ma con un apporto non trascurabile di feci da animali onnivori, quali umani e suini. In generale si può affermare che la presenza di 5x-stigmastanolo attesta la presenza di ani-mali ruminanti all’interno del sito, benché la comparsa di coprostanolo indichi comunque anche materiale fecale derivato da animali onnivori, sebbene non differenziabile da quello umano. È perciò possibile sostenere che, al di là di una forte trasformazione della sostanza organica originaria, la frazione organica dei suoli di Raz-za si è formata in un contesto antropico. Alle componenti fecali legate alla fauna domestica si associa tuttavia una importante frazione le-gata al materiale vegetale che può far pensare al decadimento di strutture lignee ed anche possibilmente a materiale vegetale aggiunto al suolo e forse legato al foraggio.

Page 14: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

54

M. BERNABÒ BREA ET AL.

5. Le altre strutture preistoriche del sito di Razza (MBB, LB)

Le numerose e diversi�cate strutture preistori-che che, oltre alla palizzata, insistono nell’area indagata, concentrate specialmente nei Lotti 1 e 2W (�g. 9.1), sono quasi tutte attribuibili al Neolitico, con l’eccezione di un pozzo (US 757) sul fondo del quale si è trovato un vaso databile in un momento avanzato dell’Eneoli-tico o all’inizio del Bronzo antico. Per quanto riguarda le strutture neolitiche, i manufatti rinvenuti consentono di inquadrarne la massima parte nella cultura VBQ ed una nel Neolitico superiore (US 1422); restano in�ne indatabili un certo numero di fosse, soprattutto di piccole dimensioni, che non contengono materiali diagnostici. Le numerose strutture VBQ non sono tutte strettamente coeve; al contrario, alcune so-vrapposizioni dimostrano l’esistenza di una successione di fasi di occupazione, che tut-tavia non possono essere meglio de�nite. Si ripropone dunque una problematica ben nota nei siti neolitici: la de�nizione della relazione spazio-temporale tra le strutture di un sito, qui aggravata dalla mancata conservazione del suolo d’impianto delle strutture stesse e dalla generale scarsità di materiale archeologico. Almeno nel caso più signi�cativo, tuttavia, la coerenza planimetrica consente di leggere una importante e unitaria struttura, visibile grazie anche alla rilevante estensione su cui si è condotto lo scavo. Complessivamente le strutture neolitiche identi-�cate, oltre alla palizzata già descritta, sono: – 110 buche di palo isolate o concentrate in gruppi e allineamenti;– 4 fosse ampie e poco profonde; – 16 fosse allungate; – un centinaio di fosse di forme e dimensioni diverse;– un silos; – 4 pozzetti cilindrici; – 5 canalette;– 3 sepolture.

5.1 Buche di palo

Nell’intera area di scavo si sono rinvenute an-che buche di palo non connesse alla palizzata,

isolate oppure concentrate in piccoli gruppi o allineamenti, che in qualche caso potrebbero essere pertinenti ad abitazioni quadrangolari12, a recinti o ad altre strutture rettilinee o curvi-linee solo parzialmente conservate.Il diametro e la profondità delle buche in discorso sono generalmente inferiori a quelle delle buche della palizzata e talvolta il loro riempimento appare meno scuro e meno ricco di carboni. Una quarantina di queste buche, eterogenee per dimensioni e profondità, sono isolate e prive di evidenti rapporti funzionali con altre strutture. In alcune aree, invece, si riscontrano gruppi formati da 6-7 buche ciascuno, che delineano brevi allineamenti sub-rettilinei, anche ortogonali tra loro (�gg. 9 e 10) e, in un caso, un tratto curvilineo. I raggruppamenti più signi�cativi si trovano a NE dell’estremità orientale della palizzata.

5.2 Grandi strutture infossate con pozzetti interni

Alcune strutture sono costituite da ampie fosse poco profonde, di forma irregolarmente sub-cir-colare o lobata, che contengono alcuni pozzetti che si approfondiscono sul fondo. Benché i manufatti rinvenuti in esse indizino contesti cro-nologici e culturali differenziati, esse sembrano corrispondere ad una speci�ca tipologia struttu-rale, che trova confronto in numerosi altri siti.– US 1032, nel lotto 1 (�g. 11.2), è contigua alla palizzata e tagliata da un suo palo (US 990); è ampia circa 4×3,40 m (essendo tagliata da un canale recente). Il pro�lo è leggermente concavo, la profondità massima circa 50 cm. Il sedimento che colma la depressione (US 1033) copre i riempimenti di alcune fosse subcircolari poco profonde (UUSS 1154, 1155, 1156) che si approfondiscono sul fondo. Dal-l’US 1033 e dall’US 1140, riempimento del pozzetto 1156, provengono materiali, tra cui strumenti litici (da US 1033) databili tra primo Neolitico e VBQ incipiente. – US 1034, anch’essa nel lotto 1 non lontano dalla precedente (�g. 12), è posta lungo il mar-gine sud dello scavo; di forma sub-circolare, è ampia 5,50×4,60 m e ha pro�lo irregolarmente concavo, la profondità arriva a circa 50 cm. Il riempimento US 1035 conteneva, specialmente nella parte meridionale, numerosi reperti, pre-

12 Secondo il modello individuato a Bagnolo S. Vito (Menotti, Pessina 2002).

Page 15: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

55

LO

SCA

VO

EST

EN

SIVO

NE

L SIT

O N

EO

LIT

ICO

DI R

AZ

ZA

DI C

AM

PEG

INE

(RE

GG

IO E

MIL

IA)

�g. 9 – 1. Planimetria generale delle strutture preistoriche dei lotti 1 e 2 W, comprendenti anche la palizzata, scala 1:2.000; 2. Planimetria generale delle strutture preistoriche dei lotti 2 E e 3, scala 1:1.500.

Page 16: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

56

M. BERNABÒ BREA ET AL.

�g. 10 – Allineamenti di buche di palo. 1. Lotto 2 E; 2. Lotto 3; 3. Lotto 2W. Scala 1:100.

valentemente litici e in minor quantità ceramici databili alla prima fase VBQ. Esso copriva il riempimento di due fosse (UUSS 1228 e 1230), individuate sul fondo della struttura principale,

dove si sono viste anche due buche di palo. Una terza buca si trova al margine della fossa.– Appartiene alla tipologia delle ampie fosse con pozzetti interni anche la US 1423 (�g.

Page 17: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

57

LO SCAVO ESTENSIVO NEL SITO NEOLITICO DI RAZZA DI CAMPEGINE (REGGIO EMILIA)

�g. 11 – Grandi strutture infossate: 1. US 1423; 2. US 1032. Scala 1:100.

Page 18: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

58

M. BERNABÒ BREA ET AL.

11.1), dalla quale proviene un tranciante trasversale del Neolitico superiore. È ubicata nella parte orientale dello scavo (lotto 2E), è ampia circa 7×6 m ed ha pro�lo concavo. Il suo riempimento US 1422, contenente fram-menti ceramici e litica, copre i riempimenti di sei fosse prive di materiali archeologici (UUSS 1467, 1469, 1516, 1518, 1520, 1522), sub-circolari e quasi tutte poco profonde, tranne la prima.– La fossa US 715, di forma lobata, costitui-sce probabilmente una struttura unitaria con l’adiacente fossa ovale US 713. L’insieme è ampio 8×3,5 m e alla base del riempimento si aprono un profondo pozzetto cilindrico a fondo concavo (US 711) e alcune depressioni. Sia il riempimento di US 715 (US 709) che quello di US 713 (US 714) conservano manu-fatti litici pertinenti ad una fase tra primo e medio Neolitico.

5.3. Fosse subcircolari o ovali di dimensioni variabili

Assommano ad oltre un centinaio, distribuite su tutta l’area di scavo, le fosse di tutte le di-mensioni e di forma subcircolare o ovale, ma spesso anche lobata o irregolare, generalmente di modesta profondità. Una quarantina tra esse

sono medio-grandi, le maggiori ampie come le “grandi strutture infossate” già citate, ma prive di pozzetti interni. Sul fondo di alcune di queste (UUSS 962, 974, 1020, 1265, 1271, 1627) si sono individuate buche per alloggiamento di pali. Un gruppo cospicuo di fosse piuttosto grandi è concentrato all’esterno della palizzata alla sua estremità orientale: US 614, 745, 747, 787, 791. Moltissime delle fosse sono prive di mate-riali archeologici oppure contengono pochi manufatti frammentari; tra quelle che, al contrario, conservano materiali signi�cativi che consentono una attribuzione nell’ambito della cultura VBQ �gurano le UUSS 50, 130, 570, 602, 710. Sono rare le fosse che per forma regolare e profondità adeguata possono essere de�nite “pozzetti”; tra esse vi è US 775 che ha for-ma troncoconica, imboccatura subcircolare larga 100×130 cm ed è profonda 110 cm. Il riempimento conteneva solo abbondanti carboni. Un paio di strutture, US 70 (�g. 13.2) e US 789, hanno forma grosso modo cilindrica, con imboccatura larga da 100 a 130 cm, fon-do piatto e profondità rispettivamente 160 e 170 cm. Dal riempimento di US 70 (US 72) provengono manufatti frammentari, tra cui

�g. 12 – La grande struttura infossata US 1034.

Page 19: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

59

LO SCAVO ESTENSIVO NEL SITO NEOLITICO DI RAZZA DI CAMPEGINE (REGGIO EMILIA)

�g. 13 – Fosse di forma regolare. 1. Il silo US 942; 2. Il pozzetto US 70; 3. Il pozzo US 757 dell’età del Rame. Scala 1:50.

pareti decorate con impressioni trascinate, e resti faunistici sul fondo. Una fossa di forma sub-rettangolare/lobata (US 166-167), adiacente e soprapposta alla paliz-

zata nella zona centrale dello scavo, ospita la sepoltura US 134 (cfr. infra) presso il margine SO ed una concentrazione di ossa animali nella zona S-E (�g. 18.1).

Page 20: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

60

M. BERNABÒ BREA ET AL.

Silos

Una fossa (US 942) di forma sub-ovale orien-tata E-W, con pareti a pro�lo “a campana” e fondo irregolarmente concavo (�g. 13.1), è collocata nel lotto 1, poco a nord del secondo tratto della palizzata. La forma è riconducibile ad una struttura adibita alla conservazione dei cereali. Dal riempimento (US 943) provengono tra l’altro frammenti di vasi a b.q.

Il po o dell’et del Rame

La struttura US 757 (�g. 13.3), posta nella parte orientale dell’area di scavo, è cilindrica, con imboccatura larga ca 130 cm, fondo piatto e profondità di circa 1,20 m. Sul fondo è stato rinvenuto un vaso con due anse a bastoncello verticale databile in un momento avanzato dell’Eneolitico o all’inizio del Bronzo antico.

5.4. Fosse di forma allungata

Appare peculiare nel sito della Razza la presenza di numerose fosse di forme allungate, disperse in tutta l’area di scavo ed orientate in modo varia-bile, apparentemente prive di relazioni tra loro o con altre strutture. In base alle dimensioni, si distinguono fosse ampie o strette (tab. 2), quasi tutte piuttosto profonde, tranne due soli casi. Il riempimento, grigio molto scuro, è generalmente privo o quasi privo di materiali archeologici.

Fosse allungate ampie e profonde

Nella parte occidentale dello scavo (Lotto 1 e 2W) si trovano 9 fosse (UUSS 108, 114, 264, 572, 633, 761, 813, 840, 851) lunghe da 3 a 4 m. Sono ampie all’imboccatura al massimo 1 m stringendosi verso il basso, �no a 60 cm al massimo, e sono profonde �no a 120-130 cm (�g. 14.1). L’orientamento è variabile: N-S, NW/SE, NE/SW. Solo in quattro casi (UUSS 114, 264, 761, 840) contenevano scarsi e mi-nuti frammenti di materiali archeologici.

Fosse allungate strette e piuttosto profonde

Distribuite in tutta l’area di scavo ed orientate in modo variabile, sono in totale sette (UUSS

1167, 1370, 1398, 1448, 190, 100, 1531), lunghe da 1,80 a 4 m, larghe da 20 a 50 cm all’imboccatura e profonde dai 30 ai 70 cm, con pareti quasi verticali (�gg. 14.2 e 14.3). Le UUSS 190 e 100, nel Lotto 1, sono più strette delle altre (al massimo 30 cm). Contenevano scarsi frustoli ceramici. La fossa US 190 è successiva alla palizzata, di cui taglia una buca. La US 1167, nel Lotto 2W, è esterna e perpendicolare alla palizzata.La fossa US 1531, nel Lotto 3, ha forma più irre-golare, poiché presenta un allargamento presso l’estremità meridionale e taglia quattro pali.

5.5. Canalette

In tre zone diverse del cantiere si sono individuati lunghi tratti di canalette (�gg. 9.1 e 9.2), orientate in un caso E-W, in altri due N-S, con una trascu-rabile pendenza verso S che non pare assolvere ad alcuna esplicita funzione drenante. – La prima (US 600), nel Lotto 2W, è orienta-ta NO-SE. È leggibile per 65 m, nonostante i disturbi moderni; ha pro�lo concavo, è larga 50-60 cm e profonda al massimo 16 cm. Dal riempimento vengono solo piccoli ciottoli. È posteriore alla palizzata, della quale taglia sei pali. In un tratto si sdoppia in una breve canaletta più larga, la US 602.– La seconda (US 1376), nel Lotto 2E, orientata E-W, è lunga 24 m circa ed è più larga delle altre, arrivando a 2 m. Ha pro�lo concavo ed è profonda circa 30 cm; dal riempimento ven-gono frustoli ceramici e faunistici. Essa sembra interrotta da una breve canaletta con andamen-to semicircolare, nella quale ne con�uisce una ulteriore con andamento sinuoso, la US 1445, profonda una quindicina di cm.– La terza (US 1498), nel Lotto 3, è orientata NO-SE come la prima, alla quale è simile. È lunga 42 m circa, interrotta da un canale mo-derno; è ampia 60-80 cm e profonda 40 cm, a pro�lo concavo. Dal riempimento vengono frammenti litici e ceramici. – Due brevi tratti di canalette di modesta pro-fondità sono invece la US 1414 nel lotto 2E, lunga 4 m circa, orientata E-W, ampia 1,20 m e profonda 20 cm, e la US 1092, lunga 5,20

Forma Lunghezza Larghezza Profondità Quantità

ampia e profonda 3-4 m imboccatura max. m 1 fondo max. m 0,60 1,20-1,30 m 9

stretta e profonda 1,80-4 m 0,20-0,50 m m 0,30- 0,70 7

tab. 2 – Le fosse di forma allungata.

Page 21: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

61

LO SCAVO ESTENSIVO NEL SITO NEOLITICO DI RAZZA DI CAMPEGINE (REGGIO EMILIA)

�g. 14 – Fosse di forma allungata: 1. Fossa allungata ampia US 264; 2. 3. Fosse allungate strette US 100 e US 1167. Scala 1:50.

Page 22: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

62

M. BERNABÒ BREA ET AL.

m e larga 40-50 cm, profonda appena 12 cm. È posta nel lotto 1, poco a sud di un tratto di palizzata e parallela ad essa.

6. I materiali provenienti dalle strutture (PM)

Nell’attuale impossibilità di esaminare in det-taglio tutti i materiali provenienti dallo scavo, in questa sede ci si limita ad indicare i reperti più signi�cativi provenienti da alcune delle strutture preistoriche, elencati approssimati-vamente in ordine cronologico.

Dalla fossa UUSS 713-715Dal riempimento US 709 della struttura US 715:Industria litica (tutti gli strumenti sono in selce alpina):– grattatoio frontale lungo, su lama stretta– due lame /lamelle ottenute a pressione, di cui una con tracce di chauffage– microbulino – nucleo a lame subpiramidale con un piano preparato– nucleo poliedrico a scheggeDal riempimento US 714 della struttura 713, probabilmente pertinente alla fossa US 715: Ceramica:– �aschetto globulare schiacciato in ceramica �gulina con ansetta a nastro orizzontale sul max. diametro (�g. 15.4). Ricorda esemplari peninsulari, anche se anse impostate orizzontal-mente su �aschi sono presenti anche in contesti di Neolitico Antico avanzato, come ad Alba (Gambari et al. 1992, �g. 4.5-8), a Campo Sera Mattina (Bagolini, Biagi 1975, �g. 17.12) e a Lugo di Grezzana (Moser 2000, �g. 1.19).– Scodellone in ceramica d’impasto con ansa a nastro largo verticale (�g. 15.5). Vasi profondi con ansa a nastro impostata sotto l’orlo sono noti nella Cultura del Vhò (Bagolini, Biagi 1975), compaiono anche in siti riferibili a fasi inoltrate di Fiorano, ad esempio al Pescale (Ferrari et al. 2006, �g. 125), e sono in�ne presenti in contesti di VBQ iniziale con forti caratteri arcaici, come Ponte Ghiara (Batti-ston 1997-1998, tav. 8).

13 Si ricorda il recente rinvenimento di siti nel Parmense e nel Bolognese attribuibili alla Ceramica Impressa ligure, aspetto �nora non attestato nella Pianura Padana (Bernab Brea et al. 2007; Ferrari, Steff 2007).

Datazione proposta: La litica della US 709 pare inquadrabile nel primo Neolitico; la ceramica della US 714 può appartenere al primo Neoli-tico inoltrato o ad un VBQ incipiente.

Dalla struttura US 1250 – ansa a nastro verticale largo sormontata da cordone impresso orizzontale (�g. 15.15). Esemplari analoghi provengono dalle Arene Candide (strato 13 degli scavi Tinè: Tin 1999, �g. 25, 207-208); e si potrebbero interpretare come la rielaborazione di motivi legati alla Ce-ramica Impressa tirrenica13. Datazione: primo Neolitico �nale o medio incipiente.

Da US 1510– romboide in selce alpina con sbrecciature laterali da usura (�g. 16.6). Datazione: primo Neolitico �nale o medio incipiente.

Dal riempimento US 571 della fossa US 570: Ceramica di impasto: – vaso profondo troncoconico decorato con fasci di linee incise oblique (chevron?) che si di-partono dall’orlo (�g. 15.2). Il reperto presenta forti analogie con la produzione vascolare di Ponte Ghiara (Bernab Brea et al. 2000, �g. 6,11) ma anche con vari manufatti rinvenuti in contesti Vhò (ad es. Bagolini, Biagi 1975). Industria litica (in selce alpina): – romboide utilizzato come elemento di fal-cetto– incavo adiacente a frattura realizzato su lama molto sottile probabilmente a pressione. Incavi adiacenti a frattura sono fortemente rappresen-tati nel sito di Ponte Ghiara (Ma ieri 1999) e sono stati interpretati come un tipo peculiare di troncatura. Datazione: VBQ I iniziale.

Dal riempimento US 601 della fossa allungata US 602: – al fondo della fossa era posto, rovesciato, un vaso in gran parte ricomponibile (�g. 15.3), a bocca quadrata con vasca lenticolare, fondo appena appiattito e collo distinto leggermente svasato. Conserva un attacco di ansa a nastro tra carena e spalla e una bugnetta sulla massi-ma espansione. È decorato da linee incise sul collo af�ancate da punti impressi. La forma ricorda alcune produzioni di Ponte Ghiara (ad es. Battiston 1997-1998 tav. 31), ma evoca

Page 23: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

41

Maria Bernabò Brea*, Lorenza Bronzoni**, Mauro Cremaschi***, Paola Mazzieri****, Loretana Salvadei*****, Luca Trombino***,Verushka Valsecchi***, Silvia Bruni******,

Gregori Costa******, Vittoria Guglielmi******

Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

Nel territorio di Campegine, nella media pianura reggiana, la linea ferroviaria ad Alta Velocità ha attraversato l’esteso sito neolitico di Razza, noto alla letteratura archeologica da più di un secolo (Chierici 1877) e visibile sul terreno grazie a numerosi rinvenimenti di super�cie (Tirabassi 1987a). Senza bisogno di effettuare indagini preliminari, pertanto, si è stabilito di far precedere il cantiere TAV dall’esplorazione sistematica delle testimonian-ze archeologiche intercettate. Queste ultime hanno interessato un’area di circa 600×30 m, pari a 18.000 mq1.

1. Le precedenti conoscenze sul sito (MBB)

Il sito neolitico fu scoperto da Gaetano Chieri-ci, che vi condusse scavi tra il 1876 e il 1878, individuando numerose strutture disperse lungo circa un chilometro sul dosso che dalla Razza porta a Castelnuovo Sotto. In un’area di circa 30 ettari egli mise in luce almeno 16 fosse di forme diverse, ampie da 1 a 4 metri e talora connesse in forme articolate (Chierici 1877),

ritenute “fondi di capanne” (Chierici 1882, p. 6 segg.) e un gruppo di tre pozzi, profondi da 3,60 m a quasi 5 m, de�niti “capanne-pozzi” o anche “pozzi-sepolcro” (Chierici 1879). Il sito fu poi ripetutamente oggetto di ricerche da parte di diversi Autori (Tirabassi 1987a, p. 7), tra i quali si ricorda il Malavolti, che lo inquadrò nella “cultura di Chiozza” (Malavolti 1953-56). La prima indagine condotta con metodo-logia moderna venne effettuata tra il 1968 e il 1972 (Ca ella et al. 1976) ed ha comportato sondaggi di limitate dimensioni in aree diverse. Da essi provengono tra l’altro una data radio-metrica al 5530 +/-50 BP2 (4540-4300 cal. BC) e materiali signi�cativi, che appaiono riferibili in gran parte alla II fase della facies dei Vasi a Bocca Quadrata (Ca ella et al. 1976), mentre materiali pertinenti alla I fase VBQ sembrano presenti tra le raccolte ottocentesche. Le rico-gnizioni di super�cie sistematiche effettuate dai Civici Musei di Reggio Emilia negli anni ’70-’80 (Tirabassi 1981 e 1987) hanno confermato la valutazione del Chierici, rilevando l’af�oramento di materiali e strutture neolitici su un’area molto estesa (Tirabassi 1987a, �g. 20), che oggi ricade per meno di un quarto a nord dell’autostrada A1 e per almeno tre quarti a sud3.

* Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna, Museo Archeologico Nazionale di Parma.** Soc. Coop. AR/S Archeosistemi, Reggio Emilia.*** Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Milano.**** Dottorato presso l’Università degli Studi di Pisa.***** Laboratorio di Antropologia del Museo Preistorico Etnogra�co L. Pigorini, Roma.****** Dipartimento di Chimica Inorganica, Metallorganica e Analitica dell’Università degli Studi di Milano.1 Lo scavo archeologico è iniziato nel settembre 2001 e terminato nel febbraio 2002. Responsabile per i lavori A.V.

è stata l’Arch. Adele Lalli di Rodano Consortile. Responsabili per la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna sono state Maria Bernabò Brea per le testimonianze neolitiche e Renata Curina per le attestazioni dell’età del Ferro e di età romana. Sul campo ha diretto lo scavo Lorenza Bronzoni della Cooperativa AR/S Archeosistemi di Reggio Emilia in A.T.I. con S.T.R.A.G.O. srl di Pozzuoli (NA). Le indagini geoarcheologiche sono state effettuate da Mauro Cremaschi e da Luca Trombino, l’indagine palinologica da Verushka Valsecchi (Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Milano). Le analisi chimiche si devono a Silvia Bruni, Gregori Costa, Vincenzo Guglielmi del Dipartimento di Chimica Inorganica, Metallorganica e Analitica dell’Università degli Studi di Milano.

2 Birm 829: 5530 ± 150 BP (Skeates 1994, p. 178).3 Tirabassi segnala inoltre che una vasta zona di prati stabili ostacola la prospezione dei terreni a meridione dell’area

di af�oramento individuata (Tirabassi 1987, p. 8), che quindi potrebbe essere ancora più estesa di quanto è oggi noto.

Page 24: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

42

M. BERNABÒ BREA ET AL.

2. L’area dell’intervento (MBB)

L’area di interesse preistorico nella zona attra-versata dalla ferrovia A.V. è stata preliminar-mente delimitata in base alle evidenze già note in letteratura (�g. 1), che hanno poi trovato conferma nel corso dei lavori. La fascia lunga circa 600 m recante testimonianze archeolo-giche è stata suddivisa in settori, denominati Lotto 1, Lotto 2W, Lotto 2E, Lotto 3. In parte tali settori ricalcano zone già interessa-te da indagini nel XX secolo, identi�cabili an-che grazie alla persistenza di alcuni toponimi: i Lotti 1 e 2W (a W del cavalcavia di Via Ca-vatorti) insistono nel “Fondo Paglia”, i Lotti 2E e 3 (a E del cavalcavia) ricadono in località Casinetto e nel “Fondo Melli”, ovvero nelle zone in cui furono condotti alcuni dei saggi di scavo 1968-1972 (Ca ella et al. 1976)4. Una trincea di veri�ca, in�ne, è stata aperta a circa 130 m a E del limite orientale dello scavo, nella depressione valliva denominata Valle Re.In ciascuno dei lotti l’orizzonte arativo è stato rimosso mediante escavatore con benna liscia. In tal modo, non essendo quasi mai conservato il suolo antico, è stato esposto il substrato di tessitura �ne e di colore chiaro, inciso dalle strutture archeologiche negative, pertinenti in gran parte all’occupazione neolitica e in parte minore a canali di drenaggio riferibili a sistemazioni agrarie di età etrusca, romana e moderna; le strutture, che apparivano chia-ramente, erano databili sia per il materiale contenuto che per le reciproche intersezioni e per i caratteri pedologici dei riempimenti.

3. Il contesto geomorfologico e palinologico

3.1 Il contesto geomorfologico e pedologico (MC, LT)

Il sito neolitico di Razza si trova su un dosso, nella parte orientale del conoide tardo pleistoce-nico dell’Enza (Castiglioni, Pellegrini 2001; Cremaschi et al. 1994). Localmente sono i de-positi �ni a dominare mentre le ghiaie, che sono il principale componente del conoide, sono in af�oramento �no a Calerno ed alla Razza si

trovano a debole profondità, al di sotto di limi argillosi, sabbie ed argille. La super�cie del dosso non è più interessata da processi di sedimentazione già a partire dall’inizio dell’Olocene, e sulla sua super�cie sono conservate tracce della frequentazione di comunità umane dall’età neolitica al pre-sente (Cremaschi 2004), costituite sia da insediamenti, sia da drenaggi connessi alle pratiche agricole di età moderna e romana. Particolarmente signi�cativo il drenaggio natu-rale, orientato N-S, che taglia anche le strutture neolitiche; alla sua base sono stati rinvenuti frammenti ceramici dell’età del Bronzo, mentre in una lente di torba, in posizione più alta, sono stati rinvenuti frammenti di ceramica romana.Il dosso è fortemente eroso, malgrado la cartogra�a pedologica dell’Emilia Romagna vi segnali suoli profondi (Filippi, Sbarbati 1994); nell’area esplorata infatti l’orizzonte arativo appoggia frequentemente sul substrato non pedogenizzato, e le tracce di pedogenesi più matura si trovano soltanto nelle strutture archeologiche negative, specie neolitiche.Solo nella parte orientale del Lotto 1 è con-servato un lembo dell’originario suolo del conoide, denominato US 139, di colore grigio scuro, in corrispondenza di una depressione (US 632), di cui si è riconosciuta solo la sponda orientale. Quella occidentale risulta asportata dal taglio di un canale di età romana, che nel punto di massima profondità ha intaccato al tetto anche il riempimento di alcune buche di palo della palizzata descritta al paragrafo 4.Il dosso di Razza al margine orientale con�na con l’area valliva di Valle Re (�g. 2). L’area è nota per essere stata sede di paludi dall’età me-dievale �no a tempi assai recenti (Cremaschi et al. 1980) ed ancora oggi vi si riconoscono le tracce dei fontanili attivi �no a pochi anni or sono. Date queste condizioni geomorfologiche, è verosimile che in quest’area la sedimenta-zione sia continuata durante l’Olocene più a lungo rispetto alla sommità del dosso, sulla quale invece hanno prevalso la pedogenesi e l’erosione del suolo. È stato pertanto aperto, al margine dell’area valliva, un saggio con mezzo meccanico che si è spinto alla profondità di cinque metri (�g. 3, Appendice 4).

4 Gli scavi Chierici, invece, sembrano esser stati aperti soprattutto nella zona a sud dell’autostrada (Tirabassi 1987, p. 8).

Page 25: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

43

LO SCAVO ESTENSIVO NEL SITO NEOLITICO DI RAZZA DI CAMPEGINE (REGGIO EMILIA)

�g. 1 – L’area dell’intervento (da Tirabassi, 1987a, modi�cata). Ubicazione delle aree di scavo e della trincea di veri�ca geoarcheologica. Il punto A indica una buca messa in luce nel 1972. La linea a tratteggio indica

l’ipotesi ricostruttiva della dimensione della palizzata. Scala 1:5.000.

Page 26: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

44

M. BERNABÒ BREA ET AL.

�g. 2 – Sezione geologica schematica del dosso della Razza. (1) depositi del conoide: ghiaie, sabbie e tappo pelitico (Pleistocene superiore-Olocene antico); (2) torbe e depositi torbosi (Tardiglaciale-Olocene antico); (3) depositi dell’area valliva: argille, argille limose con intercalazione di sabbia (Olocene medio-recente); (4) piana alluvionale:

argille prevalenti (Olocene recente).

La sequenza stratigra�ca posta in luce, a partire dalla base, comprende uno strato di torba e sedimenti torbosi laminati (da 530 a 490 cm), seguiti nel tratto soprastante (da 490 a 250 cm) da torba in strati planari centimetrici alternata a sedimenti �ni ricchi di sostanza organica. Sui sedimenti torbosi sono state eseguite due date radiocarboniche: un campione prelevato a -510 cm ha fornito la data radiocarbonica di 11.150 ± 110 y. BP (GX-29188; 12.900-13.140 cal. y. BP) ed un altro prelevato a -350 cm ha fornito la data radiocarbonica di 10.890 ± 130 y. BP (GX-32420; 12.800-12.950 cal. y. BP). I sedimenti posti in luce dalla sezione stratigra-�ca appaiono compatibili con un ambiente di piana alluvionale in cui dominano sedimenti �ni di decantazione, cui si intercalano strati di modesto spessore di tessitura più grossolana (limosa e sabbiosa) depositati in ambienti di maggior energia, imputabili a conoidi di rotta o ad ambienti peri�uviali al margine di un corso d’acqua esistente verosimilmente sul vicino dosso. Se la parte inferiore, �no alla profondità di tre metri ha colori grigi, bluastri ed oliva che denotano il persistere di condizioni anossiche, la parte superiore ha colori bruni, contiene noduli di concrezioni calcarei e manifesta proprietà vertiche che indicano invece l’azione di processi pedogenetici. Va inoltre osservato che nel livello sabbioso limoso, posto alla profondità di 2 m, sono stati osservati carboni denotanti un incendio della copertura vegetale. Un frammento ceramico dell’età del Bronzo è stato raccolto alla profondità di -1.50 m e frammenti di laterizi di età romana a -1 m.

3.2 La successione pollinica dell’area valliva al margine del conoide (VV)

I pollini risultano conservati soltanto a partire dalla profondità di due metri anche se la con-centrazione pollinica è risultata talora molto bassa (�g. 3 e Appendice 4). Nella sequenza stratigra�ca l’analisi pollinica ha individuato tre zone. Dal basso:– Zona Pollinica RAZ-1, alla base della sequen-za (tra 530 e 480 cm dal p.c.). Sono presenti alte percentuali di Pinus sylvestris type (90%) accompagnato da Betula e Alnus glutinosa type. Polline di Quercus (deciduous), Tilia, Ulmus e Abies alba invece hanno una presen-za sporadica. Tra le erbe prevalgono Poaceae, Artemisia e Cichorioideae. Si ha inoltre un’alta percentuale di spore di Ophioglossum type e spore monolete. – Zona pollinica RAZ-2 (tra 480 e 360 cm). Il polline di Pinus sylvestris type domina anche in questa zona lo spettro pollinico attestandosi attorno a valori del 80%. Si ha la scomparsa di polline di Betula e degli elementi del querceto misto, mentre è visibile un aumento delle per-centuali di polline di Abies alba. Tra le erbe si nota nella curva delle Poaceae un decremento delle percentuali polliniche, un trend opposto viene invece seguito dai valori percentuali di Artemisia e Cichorioideae. Da notare la pre-senza di polline di Cerealia type.– Zona pollinica RAZ-3 (tra i 360 e 210 cm). Il polline di Pinus sylvestris type è sempre dominante ma con valori sempre in diminui-zione, raggiungendo valori attorno al 60%.

Page 27: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

45

LO SCAVO ESTENSIVO NEL SITO NEOLITICO DI RAZZA DI CAMPEGINE (REGGIO EMILIA)

�g. 3 – Litostratigra�a e sequenza della campionatura pollinica nel saggio di Valle Re.

Ricompare polline di Quercus (deciduous), Tilia e Ulmus e Corylus. Tra i taxa erbacei si evidenzia una diminuzione dei valori per-centuali di Artemisia, Chicorioideae. Si ha inoltre presenza sporadica di Chenopodiaceae e Cerealia. In sintesi, alla base della sequenza descritta, che secondo la datazione radiocarbonica si colloca nel Tardiglaciale, l’analisi pollinica evidenzia una foresta con pino, betulla e spo-radici elementi del querceto misto. La betulla a bassa quota, confermata da altre analisi pol-liniche effettuate nella regione, indica un clima piuttosto freddo rispetto all’attuale (Accorsi et al. 1996). La vegetazione locale appare ca-ratterizzata da Cyperaceae, di cui sono stati trovati semi e frammenti di tegumento, e da

Ophioglossum cfr. vulgatum: una felce che cresce in aree umide (Pignatti 1982). In una fase successiva (~ 480 cm) si nota l`aumento di Artemisia e Cichorioideae, l’es-senza dominante rimane sempre il pino, mentre scompaiono completamente i pollini di piante meso�te (querce, tiglio, olmo). Questo cam-biamento nella vegetazione può essere messo in relazione con il peggioramento climatico che si registra durante il Dryas Recente. Si ha inoltre evidenza di polline di Cerealia type, che viene messo in relazione a forme selvatiche di graminacee. In�ne, nell’ultima fase (RAZ 3) si evidenzia una riforestazione da parte degli elementi del querceto misto (Quercus, Tilia e Ulmus), di abe-te bianco e di nocciolo. La presenza di queste specie arboree con percentuali elevate rispetto alla base della sequenza e l’assenza di polline di betulla e ginepro indicano un miglioramento climatico che si viene ad instaurare con l`inizio dell`Olocene. L’aumento di spore di Pteridium aquilinum, una felce favorita dagli incendi e dal disturbo antropico (Tinner et al. 1999), è forse da mettere in relazione al primo intervento antropico di deforestazione.

4. La palizzata neolitica

4.1 Il dato archeologico (MBB, LB)

L’elemento di maggior interesse tra i rinveni-menti archeologici della Razza è rappresentato da una palizzata (�gg. 4 e 5), della quale è stato messo in luce il tratto settentrionale, costituito da un allineamento di 214 grandi buche di palo, disposte in senso E-W e ravvicinate tra loro, a formare una linea curva lunga 294 metri. Nessuna buca presenta tracce di rifacimento e nessuna taglia la buca limitrofa; complessiva-mente perciò la struttura presenta una marcata nitidezza di impianto e può essere ritenuta co-struita in un’unica fase. La sua datazione risale all’inizio del V millennio secondo la datazione radiometrica (cfr. infra), mentre l’unico fram-mento diagnostico, decorato ad impressioni trascinate, la porrebbe in un momento più avanzato dello stesso millennio. Le buche sono cilindriche, ampie 60-80 cm e profonde da 60 a 120 cm; il riempimento cen-trale di terreno nero (diametro max. 35-40 cm) sembra corrispondere all’ingombro originario del palo ligneo. Tra questo e il taglio della buca compare sempre un terreno più chiaro, grigio

Page 28: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

46

M. BERNABÒ BREA ET AL.

�g. 4 – 1. Foto aerea della palizzata; 2. Alcune buche di palo con il varco XII; 3. Particolare del secondo tratto della palizzata.

1

2

3

Page 29: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

47

LO

SCA

VO

EST

EN

SIVO

NE

L SIT

O N

EO

LIT

ICO

DI R

AZ

ZA

DI C

AM

PEG

INE

(RE

GG

IO E

MIL

IA)

�g. 5 – 1. Planimetria della palizzata con l’indicazione delle lacune, dei tratti, dei varchi e delle buche contenenti frammenti di macina, scala 1:1.500; 2. Sezione di un tratto di palizzata, scala 1:100.

Page 30: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

48

M. BERNABÒ BREA ET AL.

scuro, a volte contenente ciottoli di piccole o medie dimensioni in giacitura caotica o subverticale, posti ad inzeppatura e rincalzo dei pali. In sette casi in questa posizione sono stati rinvenuti frammenti di macine5; in 69 casi il riempimento della buca conteneva scarso materiale archeologico, in genere in minuti frammenti. Le buche sono distanti tra loro da 20 a 80 cm, ma più frequentemente da 30 a 60 cm6, mentre la distanza tra centro e centro è compresa tra 1,07 e 1,33 m. In alcuni punti, dislocati senza apparente regolarità, si rilevano maggiori distanze tra due buche, che disegnano inter-ruzioni o varchi, di dimensioni diverse, lungo l’allineamento (�g. 4.2). Nel tratto di palizzata messo in luce ne sono leggibili dodici7 e sono quindi riconoscibili tredici segmenti (�g. 5), che sono stati numerati da ovest verso est. Il primo e l’ultimo sono incompleti, proseguendo oltre il limite meridionale dello scavo; scoline e altri interventi moderni disturbano la leggi-bilità del X, XI e XIII tratto. Nei singoli tratti si riscontra una marcata regolarità, mentre vi è una certa variabilità fra un tratto e l’altro, poiché in alcuni le buche sono più ravvicinate (es. XI), in altri più distanziate (es. IV).

Nel complesso (tab. 1) si riscontra una marcata diversità nella lunghezza dei singoli segmenti (da 6,80 �no a 52 m), che sono formati da un numero di pali variabile da 6 a 43. Variabili sono anche le ampiezze dei varchi (da 1,20 a 4,20 m8). In queste ultime è forse possibile riconoscere una sorta di “gerarchia”, nel senso che si riscontrano 6 aperture maggiori (da 2,20 a 4,20 m) e 6 minori (due 1,20 m, tre 1,40 m, una 1,60 m). In quest’ottica si potrebbero forse conteggiare solo 6 tratti, intervallati da alcune interruzioni minori (I; II-III; IV-VI; VII; VIII-X; XI-XIII), con le due aperture maggiori af�ancate dai due tratti più lunghi. In nessun caso, tuttavia, si riconoscono sequenze o al-ternanze di tratti lunghi e corti e la lunghezza di ogni segmento non è sempre proporzionale all’ampiezza dei varchi vicini. In corrispondenza delle interruzioni non si notano buche diverse per dimensioni, forma o posizione rispetto alle altre della palizzata, che suggeriscano una strutturazione dei varchi. In relazione all’estensione della pali�cata a sud dell’autostrada, pur senza disporre di dati certi, va segnalato che negli scavi 1972 a circa 160 metri a sud dell’Autostrada è stata rinve-nuta (nell’area “Razza Soncini 1”, indicata in

5 L’inzeppatura fatta con ciottoli o con terreno ghiaioso si riscontra in 47 buche, per lo più concentrate nei tratti in cui le buche incidono le ghiaie di substrato, ma isolatamente anche in buche che non raggiungono le ghiaie. I frammenti di macina si trovano sia in presenza che in assenza di ciottoli, nelle buche 1203, 7, 19, 58, 60, 161, 227 (indicate da O verso E, nella parte occidentale e centrale del tratto di palizzata messo in luce).

6 Solo in 8 casi si riscontra una distanza di 80 cm. 7 Ammesso che le interferenze di età posteriore non ne abbiano obliterato altri.8 Tenuto conto che i pali non riempivano interamente le buche, le interruzioni tra i pali dovevano essere più ampie

di quanto appaia sul terreno di almeno 20 cm per parte. I “varchi”potevano quindi essere rispettivamente almeno metri 1,60, 1,80, 2,00, 2,60, 2,80, 3,00, 3,20, 3,60, 4,60.

Tratto Lunghezza N. pali Distanza media pali Ampiezza varco I (incompleto) 19,40 m 15 (16* ) 1,21 2,20 m II 52,00 m 43 1,20 1,20 m III 11,20 m 10 1,12 4,20 m IV 19,80 m 15 1,33 1,20 m V 7,00 m 6 1,16 1,40 m VI 8,20 m 7 1,17 2,60 m VII 28,20 m 23 1,22 2,80 m VIII 15,20 m 13 1,16 1,60 m IX 6,80 m 6 1,13 1,40 m X 45 23,00 m 16 (21* ) 1,09 2,40 m XI 16,20 16,20 m 12 (16* ) 1,01 3,20 m XII 29 29,00 m 26 1,11 1,40 m XIII (incompleto) 32,40 m 22 (26* ) 1,24

tab. 1 – Dimensioni dei varchi della palizzata.

* numero ipotizzato risarcendo le lacune moderne

Page 31: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

49

LO SCAVO ESTENSIVO NEL SITO NEOLITICO DI RAZZA DI CAMPEGINE (REGGIO EMILIA)

�g. 6 – Sezione pedologica delle buche di palo UUSS 127, 129 e 283; l’orizzonte Ap non è rappresentato. (1) a. substrato limo-argilloso b. sabbioso; (2) terreno di zeppatura; (3) terreno nero fortemente organico. I rettangoli

indicano l’ubicazione dei campioni: micromorfologici per US 283, per analisi di routine per UUSS 127, 129.

Ca ella et al. 1976, �g. 1)9 una buca di palo identica a quelle della palizzata, che potrebbe contribuire a ricostruire la forma complessiva della struttura (�g. 1, punto A).

4.2 Il riempimento delle buche di palo come testimonianza del suolo neolitico del villaggio (MC, LT)

Le caratteristiche delle strutture neolitiche, già in base all’osservazione sul terreno, ap-paiono l’esito di una pedogenesi importante, pur in condizioni particolari determinate dalla forte antropizzazione: struttura fortemente espressa, consistenza forte, colore nero par-ticolarmente scuro, aspetto grasso al tatto che già aveva colpito Chierici, che lo de�niva uliginoso (Chierici 1881). Tali caratteristiche, abbastanza comuni nei depositi neolitici della pianura padana, sono completamente diverse da quelle dei suoli antropici di età successive. È stato perciò avviato un programma di ricer-ca del quale il presente lavoro rappresenta un contributo preliminare, per comprendere le possibili cause di caratteristiche così peculiari: se esse siano state acquisite nell’Ipsitermico (l’inizio dell’Olocene) in virtù delle particolari

condizioni pedoclimatiche, non più ripetutesi successivamente, oppure se in esse debba rico-noscersi un particolare uso del suolo all’interno dei siti, speci�co per l’età neolitica. Malgrado il campionamento condotto nel corso della campagna di scavo abbia riguar-dato un largo numero di strutture, tuttora in corso di studio, il presente lavoro si concentra sulle buche di palo del grande recinto, nella convinzione che il terreno scivolato all’interno delle buche al momento del loro scavo e dopo la decomposizione del palo rappresentino il suolo, oggi asportato dall’erosione, formatosi al tetto del conoide nel villaggio neolitico. Sul terreno sono stati descritti in dettaglio i riem-pimenti delle buche di palo (UUSS 127, 128, 129 e 283), il cui riempimento appare molto simile. Oltre alla descrizione analitica di terreno (Ap-pendice 1), sui campioni prelevati sono state effettuate analisi chimiche granulometriche, micromorfologiche (Appendice 2) e due data-zioni radiocarboniche.

Aspetto Macroscopico

Le buche osservate hanno forma cilindrica (�g. 6) e sono scavate nel substrato di tessitura �ne, giungendo �no al suo limite inferiore a

9 La posizione del sondaggio, indicata in Tirabassi 1987 Fig. 20 col triangolo e il n. 53, a giudizio di Mauro Cre-maschi deve essere in realtà spostata più a nord, vicino ai punti 36 e 37.

Page 32: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

50

M. BERNABÒ BREA ET AL.

contatto con sabbie e ghiaie. Talora presentano alla base un sensibile svaso, la cui formazione trova spiegazione nel diverso comportamento meccanico di argille, ghiaie e sabbie. Il peso della coltre superiore argillosa (quindi plastica) ha deformato la sua base a contatto con sabbie e ghiaie assai più rigide. All’interno della buca di palo si distinguono in genere uno o due riempimenti che contornano la traccia conica del palo, costituiti da terreno nero e lembi del terreno del substrato in forma di pedorelitti macroscopici. La buca appare quindi colmata da terreno nero derivato verosimilmente dal suolo antropizzato, mescolato a suolo sterile risultante dallo scavo della buca stessa. Questo riempimento sembra esser stato utilizzato come inzeppatura del palo, che quindi non è stato in�sso a forza, ma alloggiato all’interno della buca e successivamente inzeppato con terreno di risulta dello scavo e suolo. La buca pertanto non corrisponde alla forma e dimensione origi-nali del palo, come avviene nel caso che questo sia stato in�sso per alesamento (per esempio i pali nelle terramare: cfr. Cremaschi, Bernab Brea 2004), ma deriva dal cedimento delle pa-reti dell’inzeppatura dopo la decomposizione (o l’estrazione) del palo.

Analisi di Routine

I riempimenti delle buche di palo appaiono fortemente argillosi (dal 38 al 27%), in con-trapposizione al substrato, che è di tessitura da franco sabbiosa a ghiaiosa; il contenuto di carbonio organico è molto elevato (da 2.12 a 1.28%) a fronte di un tasso molto basso

di azoto (0.087-0.078%), il rapporto C/N da 24.50 a 15.33 indica un elevato grado di umi�cazione.

Data ioni Radiocarboniche

La buca US 283 è risultata particolarmente ricca di carboni di legna, ed ha offerto l’occa-sione di confrontare un elemento – il carbone di legna – derivante da focolari e perciò legato alla vita del villaggio, con la frazione umica del suolo associato ai carboni stessi, che invece deriva da processi pedogenetici non totalmente legati all’attività antropica. Le datazioni ottenute sono: – Carbone: 5940 ± 40 y. BP (GX-29087-AMS)– Frazione umica: 6490 ± 90 y. BP (GX-29088)L’età del carbone è in accordo con l’età del con-testo archeologico appartenente alla Cultura dei Vasi a Bocca Quadrata, mentre la frazione umica risulta leggermente più antica. Questo fatto va interpretato ipotizzando che essa risul-ti dalla media fra l’età di un suolo preesistente al sito e quella della sostanza organica con-temporanea al sito stesso. Le due date in ogni caso testimoniano inoppugnabilmente come la frazione organica del riempimento risulti umi�-cata durante il medio Olocene, prima e durante la vita del villaggio neolitico. Le frazione umica formatasi allora, malgrado sia persistita in vicinanza della super�cie topogra�ca e quindi del suolo attuale a partire dal medio Olocene, non risulta ringiovanita da successivi apporti di materia organica.

�g. 7 – Micromorfologia della US 283. 1. rivestimenti grossolani alla base del riempimento. Figure pedologiche tessiturali, intercalazioni di rivestimenti di argilla. Nicols paralleli, base del fotogramma 100 microns; 2. nodulo al tetto del riempimento. Figure pedologiche cristalline, nodulo di calcite micritica con rivestimenti sparitici (macrocristallini).

Nicols paralleli, base del fotogramma 50 microns.

1 2

Page 33: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

51

LO SCAVO ESTENSIVO NEL SITO NEOLITICO DI RAZZA DI CAMPEGINE (REGGIO EMILIA)

Osserva ioni Micromorfologiche

I campioni per le sezioni sottili sono stati pre-levati dalla buca US 283, a tre diversi livelli del riempimento: campione A (-10 cm), campione B (-35 cm), campione C (-65 cm). L’aspetto micromorfologico di maggior rilievo (Appendice 2 e �g. 7) è la grande quantità di �gure pedologiche tessiturali quali i rivesti-menti grossolani (costituiti da limo e argilla) e i rivestimenti di argilla; questi ultimi risultano meglio conservati alla base del pro�lo, mentre verso l’alto sono progressivamente incorporati nella massa di fondo, a causa della dinamicità dei minerali argillosi (swelling clays). Altre �gure pedologiche, di natura cristallina, sono presenti limitatamente al livello superiore (in accordo con i risultati dell’analisi calcime-trica): noduli di carbonato di calcio, microcri-stallini per quanto riguarda le prime fasi della loro formazione (precipitazione di micrite) e macrocristallini per quanto riguarda le ultime fasi di formazione (precipitazione di sparite). Sono altresì presenti aggregati arrotondati di frammenti di orizzonti di suoli più antichi, de�nibili come pedorelitti.Lo studio delle �gure pedologiche permette di evidenziare le seguenti fasi nell’evoluzione del suolo testimoniato dai riempimenti delle buche: – fase dei pedorelitti. Precedentemente all’im-pianto del villaggio esisteva un suolo lisciviato, di cui sono conservati solo frammenti di aggre-gati all’interno degli orizzonti in esame; – fase dei rivestimenti grossolani più antichi. Spesso tali rivestimenti interessano anche la porosità interna ai carboni e indicano un mo-mento di locale assenza della copertura vege-tale, contemporaneo alla vita del villaggio; – fase dei grandi rivestimenti argillosi. Tali rivestimenti sono indice di una ripresa della copertura vegetale, conseguente all’abbandono del sito. – fase delle concrezioni. La parte alta del pro�lo è interessata da un forte concrezionamento dipendente dalla introduzione di carbonati nel sistema pedologico, ad opera della falda acquifera arricchita in carbonati in conseguen-za dell’af�oramento per erosione di materiale di tale natura mineralogica; a livello del suolo in esame, la precipitazione segue un trend di intensità progressivamente maggiore, proba-bilmente legata ad una falda oscillante nella prima fase (precipitazione di micrite) e succes-sivamente stabile (precipitazione di sparite).

4.3 Analisi chimiche del suolo neolitico (SB, GC, VG)

Al �ne di determinare la natura della frazione organica del suolo dell’abitato neolitico sono stati analizzati 15 campioni provenienti da diverse strutture quali fosse, pozzetti e buche di palo. A scopo di confronto è stato analizzato anche l’orizzonte Ap del suolo attuale svilup-patosi nella zona del sito stesso. L’indagine è stata rivolta alla determinazione del contenuto totale di carbonio organico, al-l’analisi della composizione della materia orga-nica mediante spettroscopia nell’infrarosso in trasformata di Fourier (FTIR) e spettroscopia di risonanza magnetica nucleare del carbonio-13 di stato solido (CPMAS 13C-NMR) e in�ne all’analisi del contenuto di composti conside-rati indicatori biologici, quali steroli, alcoli e acidi carbossilici, mediante gascromatogra�a-spettrometria di massa (GC-MS).

Determina ione del contenuto di carbonio organico totale

L’analisi elementare ha dimostrato un conte-nuto totale di carbonio nei campioni compreso tra 0.2 e 2.6%. Il contenuto di carbonio orga-nico totale (TOC), ottenuto come differenza tra il contenuto di carbonio totale e la per-centuale presente sotto forma di carbonato, mostra valori piuttosto bassi e compresi tra 0.4 e 2.5%, ma inferiori a 1% per due terzi dei campioni analizzati. Il TOC si colloca quindi nella maggior parte dei casi ai limiti più bassi riportati in letteratura per suoli provenienti da siti archeologici (Bull et al. 1999, 2001; Schmid et al. 2002), confermando un quadro di pedogenesi assai spinta.

Analisi della materia organica mediante spettroscopia FTIR e CPMAS 13C-NMR

A causa del basso contenuto di carbonio or-ganico dei campioni, per avere informazioni sulla composizione della materia organica si è reso innanzitutto necessario ridurre la com-ponente silicatica mediante trattamento con acido �uoridrico (Schmid et al. 2002; Qu n a et al. 2005). Gli spettri FTIR presentano così nell’intervallo spettrale tra 1800 e 1000 cm-1, oltre a un segna-le molto intenso dovuto a esa�uoroalluminati e esa�uorosilicati, segnali deboli dovuti alla materia organica e signi�cativamente diversi da un campione all’altro.

Page 34: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

52

M. BERNABÒ BREA ET AL.

È interessante in particolare il confronto tra l’andamento spettrale osservato per il suolo attuale dell’orizzonte Ap ed i suoli neolitici. Come mostra la �g. 8, il primo è caratteriz-zato da segnali10 in prevalenza riconducibili allo spettro FTIR della cellulosa (Zaccheo et al. 2002; Van der Marel, Beutelspacher 1976). Il contenuto di sostanze organiche non decomposte decisamente superiore in questo campione rispetto a quelli del livello neoliti-co è poi confermato anche dalla presenza di bande attribuibili a componenti lipidiche e a sostanze proteiche. Si osservano comunque anche i segnali (banda larga a circa 1240 cm-1 e spalla a 1710 cm-1) caratteristici degli acidi umici (Van der Marel, Beutelspacher 1976).Questi ultimi risultano predominanti negli spettri di parte dei campioni dal livello neoli-tico, evidenziando un ulteriore avanzamento della formazione delle sostanze umiche. È interessante osservare che ciò si veri�ca in particolar modo per i campioni provenienti dalle buche di palo, esempli�cati dal campione 129b nella �gura 6. Diversa è la situazione per la maggior parte dei campioni provenienti dalle fosse (campione US 1530, �g. 8.1). Si nota infatti che le bande dovute agli acidi umici sono scarsamente osservabili, mentre risultano più evidenti altri segnali (a 1220 e 1110 cm-1) attribuibili rispettivamente a fenoli (possibil-mente associati a lignina) e ad eteri ed alcoli (Colthup et al. 1964; Poirier et al. 2005). Si vedrà più oltre come lo stesso campione US 1530 abbia fornito interessanti risposte all’analisi gascromatogra�ca degli indicatori biologici.L’analisi CPMAS 13C-NMR ha fornito ulteriore supporto a queste considerazioni. La �g. 8.2 mostra infatti che per il suolo Ap si osserva di nuovo una prevalenza dei segnali compresi tra 60 e 110 ppm, tra cui in particolare quelli associati a polisaccaridi come la cellulosa, nonché la presenza di componenti riconducibili alla presenza di lignina11 (Qu n a et al. 2005). Gli spettri dei campioni di suolo neolitico mo-strano invece un aumento dell’area relativa dei segnali dovuti a composti aromatici e situati tra 110 e 160 ppm, concordemente con quanto

riportato in letteratura per altri suoli neolitici (Schmid et al. 2001, 2002). Questo aumento è particolarmente vistoso ad esempio per il campione US 129c, proveniente da una buca di palo e il cui spettro NMR è pure riportato nella �g. 8.2. L’incremento del segnale dovuto alle componenti aromatiche può essere ascritto alla formazione di composti derivanti dalla so-stanziale alterazione della lignina (umi�cazio-ne) oppure alla presenza di sostanze organiche carbonizzate.

Determina ione di alcuni indicatori biologici

Per queste analisi i suoli sono stati preventiva-mente sottoposti ad estrazione con opportuni solventi organici. Gli estratti così ottenuti sono stati poi analizzati mediante la tecnica GC-MS.(i) n-alcanoli e acidi carbossilici liberi Nei suoli neolitici dal sito di Razza la distri-buzione degli alcoli a catena lineare, detti appunto n-alcanoli, presenta abbondanza del termine a 18 atomi di carbonio, in genere associata ad attività microbiologica (Qu n a et al. 2004). Sono tuttavia presenti anche gli alcoli a catena più lunga, a 22, 24, 26 e 28 atomi di carbonio, indicativi di un contributo da piante superiori (Qu n a et al. 2004; Bull et al. 2000).Anche la distribuzione degli acidi grassi indica sia un contributo da piante superiori (acidi a catena più lunga di 20 atomi di carbonio) sia una consistente attività microbiologica. Nei campioni esaminati sono poi stati indivi-duati in tutti i casi derivati triterpenici, tra cui acidi triterpenoidi, la cui presenza è associata a resine, corteccia e foglie di svariate piante (ad esempio, quercia, acero, betulla). (ii) SteroliI principali composti individuati in questa famiglia sono, come si può osservare nella �g. 8.3, colesterolo e sitosterolo, seguiti da campesterolo e stigmasterolo e dai prodotti di riduzione nel terreno dei due steroli prin-cipali, ossia rispettivamente il 5�-colestanolo e il 5�-stigmastanolo. Mentre la presenza del colesterolo indica l’apporto dei resti di fauna

10 Tali segnali sono centrati approssimativamente a 1435, 1380, 1145, 1120 e 1060 cm-1.11 Sono assegnati alla cellulosa i segnali a 72 e 105 ppm, mentre indicano la presenza di lignina i segnali a 56 e

145 ppm.

Page 35: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

53

LO SCAVO ESTENSIVO NEL SITO NEOLITICO DI RAZZA DI CAMPEGINE (REGGIO EMILIA)

���� ���� �� �� �� � �� ���� �� �� ���� ���������� � �!�" #$�%&'( ))*+, -./- 012232456789:;<=; >?@A@ BC@?@DEFGH@ IH@JF@F>K LMNOMP

Q RST

UV WX YZ [\ ]^ _ `abcde fg hgibjkgejb lcgjmn op qr s t u�g. 8 – 1. Spettri FTIR dei campioni di suolo da Razza di Campegine: (a) orizzonte Ap; (b) buca di palo, US 129b; (c) fossa oblunga, US 1530. L’asterisco indica il segnale dovuto alle fasi minerali insolubili formate durante il trattamento dei campioni con acido �uoridrico. 2. Spettri CPMAS 13C-NMR dei campioni di suolo da Razza di Campegine: (a) orizzonte Ap; (b) buca di palo, US 129c. Sugli spettri sono tracciate le curve di integrazione, i cui gradini hanno altezze proporzionali alle aree dei segnali sottesi. 3. Cromatogramma SIM del campione US 1530. Sono indicati i picchi dovuti ai principali steroli ed ai loro prodotti di riduzione: (1) coprostanolo; (2) colesterolo; (3) 5v-colestanolo; (4) 5

w-stigmastanolo (5) campesterolo; (6)

stigmasterolo; (7) sitosterolo; (8) 5v-stigmastanolo.

1

2

3

al suolo, il contenuto signi�cativo degli altri tre steroli citati rimanda all’apporto della vegetazione, in particolare di piante superiori (Nichols et al. 1997; Goad 1991).Sono poi presenti in piccola quantità i pro-dotti della riduzione degli stanoli derivanti dall’intestino dei mammiferi, rispettivamente il coprostanolo per gli animali onnivori e il 5x-stigmastanolo per gli animali erbivori. Per valutare se la presenza di queste sostanze può essere considerata indicativa di depositi fecali si è considerato in particolare il rapporto 5x-stanoli/(5y-stanoli + 5x-stanoli). Questo fatto-re assume un valore relativamente alto, pari a 0.50, per il già citato suolo proveniente da una fossa (campione US 1530), per il quale inoltre il rapporto coprostanolo/(coprostanolo+5x-stigmastanolo) è pari a 0.40, ossia molto prossimo al valore di 0.38 considerato la soglia al di sotto della quale si deve ascrivere l’apporto di sostanze fecali esclusivamente ad animali erbivori, escludendo il contributo di feci umane (Bull et al. 2002). Tra gli altri, anche il campione 788, proveniente da una struttura riconosciuta come pozzo, presenta un valore abbastanza signi�cativo del rapporto 5x-stanoli/(5y-stanoli + 5x-stanoli) e, paralle-lamente, un valore relativamente basso (0.31) del rapporto coprostanolo/ (coprostanolo+5x-stigmastanolo): la combinazione dei due fat-tori indica un probabile apporto di materiale fecale in gran parte da attribuirsi ad erbivori. Si consideri a scopo di confronto che anche per il campione proveniente dall’orizzonte arativo i valori ottenuti forniscono indicazio-ne di depositi fecali, ma con un apporto non trascurabile di feci da animali onnivori, quali umani e suini. In generale si può affermare che la presenza di 5x-stigmastanolo attesta la presenza di ani-mali ruminanti all’interno del sito, benché la comparsa di coprostanolo indichi comunque anche materiale fecale derivato da animali onnivori, sebbene non differenziabile da quello umano. È perciò possibile sostenere che, al di là di una forte trasformazione della sostanza organica originaria, la frazione organica dei suoli di Raz-za si è formata in un contesto antropico. Alle componenti fecali legate alla fauna domestica si associa tuttavia una importante frazione le-gata al materiale vegetale che può far pensare al decadimento di strutture lignee ed anche possibilmente a materiale vegetale aggiunto al suolo e forse legato al foraggio.

Page 36: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

54

M. BERNABÒ BREA ET AL.

5. Le altre strutture preistoriche del sito di Razza (MBB, LB)

Le numerose e diversi�cate strutture preistori-che che, oltre alla palizzata, insistono nell’area indagata, concentrate specialmente nei Lotti 1 e 2W (�g. 9.1), sono quasi tutte attribuibili al Neolitico, con l’eccezione di un pozzo (US 757) sul fondo del quale si è trovato un vaso databile in un momento avanzato dell’Eneoli-tico o all’inizio del Bronzo antico. Per quanto riguarda le strutture neolitiche, i manufatti rinvenuti consentono di inquadrarne la massima parte nella cultura VBQ ed una nel Neolitico superiore (US 1422); restano in�ne indatabili un certo numero di fosse, soprattutto di piccole dimensioni, che non contengono materiali diagnostici. Le numerose strutture VBQ non sono tutte strettamente coeve; al contrario, alcune so-vrapposizioni dimostrano l’esistenza di una successione di fasi di occupazione, che tut-tavia non possono essere meglio de�nite. Si ripropone dunque una problematica ben nota nei siti neolitici: la de�nizione della relazione spazio-temporale tra le strutture di un sito, qui aggravata dalla mancata conservazione del suolo d’impianto delle strutture stesse e dalla generale scarsità di materiale archeologico. Almeno nel caso più signi�cativo, tuttavia, la coerenza planimetrica consente di leggere una importante e unitaria struttura, visibile grazie anche alla rilevante estensione su cui si è condotto lo scavo. Complessivamente le strutture neolitiche identi-�cate, oltre alla palizzata già descritta, sono: – 110 buche di palo isolate o concentrate in gruppi e allineamenti;– 4 fosse ampie e poco profonde; – 16 fosse allungate; – un centinaio di fosse di forme e dimensioni diverse;– un silos; – 4 pozzetti cilindrici; – 5 canalette;– 3 sepolture.

5.1 Buche di palo

Nell’intera area di scavo si sono rinvenute an-che buche di palo non connesse alla palizzata,

isolate oppure concentrate in piccoli gruppi o allineamenti, che in qualche caso potrebbero essere pertinenti ad abitazioni quadrangolari12, a recinti o ad altre strutture rettilinee o curvi-linee solo parzialmente conservate.Il diametro e la profondità delle buche in discorso sono generalmente inferiori a quelle delle buche della palizzata e talvolta il loro riempimento appare meno scuro e meno ricco di carboni. Una quarantina di queste buche, eterogenee per dimensioni e profondità, sono isolate e prive di evidenti rapporti funzionali con altre strutture. In alcune aree, invece, si riscontrano gruppi formati da 6-7 buche ciascuno, che delineano brevi allineamenti sub-rettilinei, anche ortogonali tra loro (�gg. 9 e 10) e, in un caso, un tratto curvilineo. I raggruppamenti più signi�cativi si trovano a NE dell’estremità orientale della palizzata.

5.2 Grandi strutture infossate con pozzetti interni

Alcune strutture sono costituite da ampie fosse poco profonde, di forma irregolarmente sub-cir-colare o lobata, che contengono alcuni pozzetti che si approfondiscono sul fondo. Benché i manufatti rinvenuti in esse indizino contesti cro-nologici e culturali differenziati, esse sembrano corrispondere ad una speci�ca tipologia struttu-rale, che trova confronto in numerosi altri siti.– US 1032, nel lotto 1 (�g. 11.2), è contigua alla palizzata e tagliata da un suo palo (US 990); è ampia circa 4×3,40 m (essendo tagliata da un canale recente). Il pro�lo è leggermente concavo, la profondità massima circa 50 cm. Il sedimento che colma la depressione (US 1033) copre i riempimenti di alcune fosse subcircolari poco profonde (UUSS 1154, 1155, 1156) che si approfondiscono sul fondo. Dal-l’US 1033 e dall’US 1140, riempimento del pozzetto 1156, provengono materiali, tra cui strumenti litici (da US 1033) databili tra primo Neolitico e VBQ incipiente. – US 1034, anch’essa nel lotto 1 non lontano dalla precedente (�g. 12), è posta lungo il mar-gine sud dello scavo; di forma sub-circolare, è ampia 5,50×4,60 m e ha pro�lo irregolarmente concavo, la profondità arriva a circa 50 cm. Il riempimento US 1035 conteneva, specialmente nella parte meridionale, numerosi reperti, pre-

12 Secondo il modello individuato a Bagnolo S. Vito (Menotti, Pessina 2002).

Page 37: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

55

LO

SCA

VO

EST

EN

SIVO

NE

L SIT

O N

EO

LIT

ICO

DI R

AZ

ZA

DI C

AM

PEG

INE

(RE

GG

IO E

MIL

IA)

�g. 9 – 1. Planimetria generale delle strutture preistoriche dei lotti 1 e 2 W, comprendenti anche la palizzata, scala 1:2.000; 2. Planimetria generale delle strutture preistoriche dei lotti 2 E e 3, scala 1:1.500.

Page 38: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

56

M. BERNABÒ BREA ET AL.

�g. 10 – Allineamenti di buche di palo. 1. Lotto 2 E; 2. Lotto 3; 3. Lotto 2W. Scala 1:100.

valentemente litici e in minor quantità ceramici databili alla prima fase VBQ. Esso copriva il riempimento di due fosse (UUSS 1228 e 1230), individuate sul fondo della struttura principale,

dove si sono viste anche due buche di palo. Una terza buca si trova al margine della fossa.– Appartiene alla tipologia delle ampie fosse con pozzetti interni anche la US 1423 (�g.

Page 39: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

57

LO SCAVO ESTENSIVO NEL SITO NEOLITICO DI RAZZA DI CAMPEGINE (REGGIO EMILIA)

�g. 11 – Grandi strutture infossate: 1. US 1423; 2. US 1032. Scala 1:100.

Page 40: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

58

M. BERNABÒ BREA ET AL.

11.1), dalla quale proviene un tranciante trasversale del Neolitico superiore. È ubicata nella parte orientale dello scavo (lotto 2E), è ampia circa 7×6 m ed ha pro�lo concavo. Il suo riempimento US 1422, contenente fram-menti ceramici e litica, copre i riempimenti di sei fosse prive di materiali archeologici (UUSS 1467, 1469, 1516, 1518, 1520, 1522), sub-circolari e quasi tutte poco profonde, tranne la prima.– La fossa US 715, di forma lobata, costitui-sce probabilmente una struttura unitaria con l’adiacente fossa ovale US 713. L’insieme è ampio 8×3,5 m e alla base del riempimento si aprono un profondo pozzetto cilindrico a fondo concavo (US 711) e alcune depressioni. Sia il riempimento di US 715 (US 709) che quello di US 713 (US 714) conservano manu-fatti litici pertinenti ad una fase tra primo e medio Neolitico.

5.3. Fosse subcircolari o ovali di dimensioni variabili

Assommano ad oltre un centinaio, distribuite su tutta l’area di scavo, le fosse di tutte le di-mensioni e di forma subcircolare o ovale, ma spesso anche lobata o irregolare, generalmente di modesta profondità. Una quarantina tra esse

sono medio-grandi, le maggiori ampie come le “grandi strutture infossate” già citate, ma prive di pozzetti interni. Sul fondo di alcune di queste (UUSS 962, 974, 1020, 1265, 1271, 1627) si sono individuate buche per alloggiamento di pali. Un gruppo cospicuo di fosse piuttosto grandi è concentrato all’esterno della palizzata alla sua estremità orientale: US 614, 745, 747, 787, 791. Moltissime delle fosse sono prive di mate-riali archeologici oppure contengono pochi manufatti frammentari; tra quelle che, al contrario, conservano materiali signi�cativi che consentono una attribuzione nell’ambito della cultura VBQ �gurano le UUSS 50, 130, 570, 602, 710. Sono rare le fosse che per forma regolare e profondità adeguata possono essere de�nite “pozzetti”; tra esse vi è US 775 che ha for-ma troncoconica, imboccatura subcircolare larga 100×130 cm ed è profonda 110 cm. Il riempimento conteneva solo abbondanti carboni. Un paio di strutture, US 70 (�g. 13.2) e US 789, hanno forma grosso modo cilindrica, con imboccatura larga da 100 a 130 cm, fon-do piatto e profondità rispettivamente 160 e 170 cm. Dal riempimento di US 70 (US 72) provengono manufatti frammentari, tra cui

�g. 12 – La grande struttura infossata US 1034.

Page 41: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

59

LO SCAVO ESTENSIVO NEL SITO NEOLITICO DI RAZZA DI CAMPEGINE (REGGIO EMILIA)

�g. 13 – Fosse di forma regolare. 1. Il silo US 942; 2. Il pozzetto US 70; 3. Il pozzo US 757 dell’età del Rame. Scala 1:50.

pareti decorate con impressioni trascinate, e resti faunistici sul fondo. Una fossa di forma sub-rettangolare/lobata (US 166-167), adiacente e soprapposta alla paliz-

zata nella zona centrale dello scavo, ospita la sepoltura US 134 (cfr. infra) presso il margine SO ed una concentrazione di ossa animali nella zona S-E (�g. 18.1).

Page 42: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

60

M. BERNABÒ BREA ET AL.

Silos

Una fossa (US 942) di forma sub-ovale orien-tata E-W, con pareti a pro�lo “a campana” e fondo irregolarmente concavo (�g. 13.1), è collocata nel lotto 1, poco a nord del secondo tratto della palizzata. La forma è riconducibile ad una struttura adibita alla conservazione dei cereali. Dal riempimento (US 943) provengono tra l’altro frammenti di vasi a b.q.

Il po o dell’et del Rame

La struttura US 757 (�g. 13.3), posta nella parte orientale dell’area di scavo, è cilindrica, con imboccatura larga ca 130 cm, fondo piatto e profondità di circa 1,20 m. Sul fondo è stato rinvenuto un vaso con due anse a bastoncello verticale databile in un momento avanzato dell’Eneolitico o all’inizio del Bronzo antico.

5.4. Fosse di forma allungata

Appare peculiare nel sito della Razza la presenza di numerose fosse di forme allungate, disperse in tutta l’area di scavo ed orientate in modo varia-bile, apparentemente prive di relazioni tra loro o con altre strutture. In base alle dimensioni, si distinguono fosse ampie o strette (tab. 2), quasi tutte piuttosto profonde, tranne due soli casi. Il riempimento, grigio molto scuro, è generalmente privo o quasi privo di materiali archeologici.

Fosse allungate ampie e profonde

Nella parte occidentale dello scavo (Lotto 1 e 2W) si trovano 9 fosse (UUSS 108, 114, 264, 572, 633, 761, 813, 840, 851) lunghe da 3 a 4 m. Sono ampie all’imboccatura al massimo 1 m stringendosi verso il basso, �no a 60 cm al massimo, e sono profonde �no a 120-130 cm (�g. 14.1). L’orientamento è variabile: N-S, NW/SE, NE/SW. Solo in quattro casi (UUSS 114, 264, 761, 840) contenevano scarsi e mi-nuti frammenti di materiali archeologici.

Fosse allungate strette e piuttosto profonde

Distribuite in tutta l’area di scavo ed orientate in modo variabile, sono in totale sette (UUSS

1167, 1370, 1398, 1448, 190, 100, 1531), lunghe da 1,80 a 4 m, larghe da 20 a 50 cm all’imboccatura e profonde dai 30 ai 70 cm, con pareti quasi verticali (�gg. 14.2 e 14.3). Le UUSS 190 e 100, nel Lotto 1, sono più strette delle altre (al massimo 30 cm). Contenevano scarsi frustoli ceramici. La fossa US 190 è successiva alla palizzata, di cui taglia una buca. La US 1167, nel Lotto 2W, è esterna e perpendicolare alla palizzata.La fossa US 1531, nel Lotto 3, ha forma più irre-golare, poiché presenta un allargamento presso l’estremità meridionale e taglia quattro pali.

5.5. Canalette

In tre zone diverse del cantiere si sono individuati lunghi tratti di canalette (�gg. 9.1 e 9.2), orientate in un caso E-W, in altri due N-S, con una trascu-rabile pendenza verso S che non pare assolvere ad alcuna esplicita funzione drenante. – La prima (US 600), nel Lotto 2W, è orienta-ta NO-SE. È leggibile per 65 m, nonostante i disturbi moderni; ha pro�lo concavo, è larga 50-60 cm e profonda al massimo 16 cm. Dal riempimento vengono solo piccoli ciottoli. È posteriore alla palizzata, della quale taglia sei pali. In un tratto si sdoppia in una breve canaletta più larga, la US 602.– La seconda (US 1376), nel Lotto 2E, orientata E-W, è lunga 24 m circa ed è più larga delle altre, arrivando a 2 m. Ha pro�lo concavo ed è profonda circa 30 cm; dal riempimento ven-gono frustoli ceramici e faunistici. Essa sembra interrotta da una breve canaletta con andamen-to semicircolare, nella quale ne con�uisce una ulteriore con andamento sinuoso, la US 1445, profonda una quindicina di cm.– La terza (US 1498), nel Lotto 3, è orientata NO-SE come la prima, alla quale è simile. È lunga 42 m circa, interrotta da un canale mo-derno; è ampia 60-80 cm e profonda 40 cm, a pro�lo concavo. Dal riempimento vengono frammenti litici e ceramici. – Due brevi tratti di canalette di modesta pro-fondità sono invece la US 1414 nel lotto 2E, lunga 4 m circa, orientata E-W, ampia 1,20 m e profonda 20 cm, e la US 1092, lunga 5,20

Forma Lunghezza Larghezza Profondità Quantità

ampia e profonda 3-4 m imboccatura max. m 1 fondo max. m 0,60 1,20-1,30 m 9

stretta e profonda 1,80-4 m 0,20-0,50 m m 0,30- 0,70 7

tab. 2 – Le fosse di forma allungata.

Page 43: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

61

LO SCAVO ESTENSIVO NEL SITO NEOLITICO DI RAZZA DI CAMPEGINE (REGGIO EMILIA)

�g. 14 – Fosse di forma allungata: 1. Fossa allungata ampia US 264; 2. 3. Fosse allungate strette US 100 e US 1167. Scala 1:50.

Page 44: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

62

M. BERNABÒ BREA ET AL.

m e larga 40-50 cm, profonda appena 12 cm. È posta nel lotto 1, poco a sud di un tratto di palizzata e parallela ad essa.

6. I materiali provenienti dalle strutture (PM)

Nell’attuale impossibilità di esaminare in det-taglio tutti i materiali provenienti dallo scavo, in questa sede ci si limita ad indicare i reperti più signi�cativi provenienti da alcune delle strutture preistoriche, elencati approssimati-vamente in ordine cronologico.

Dalla fossa UUSS 713-715Dal riempimento US 709 della struttura US 715:Industria litica (tutti gli strumenti sono in selce alpina):– grattatoio frontale lungo, su lama stretta– due lame /lamelle ottenute a pressione, di cui una con tracce di chauffage– microbulino – nucleo a lame subpiramidale con un piano preparato– nucleo poliedrico a scheggeDal riempimento US 714 della struttura 713, probabilmente pertinente alla fossa US 715: Ceramica:– �aschetto globulare schiacciato in ceramica �gulina con ansetta a nastro orizzontale sul max. diametro (�g. 15.4). Ricorda esemplari peninsulari, anche se anse impostate orizzontal-mente su �aschi sono presenti anche in contesti di Neolitico Antico avanzato, come ad Alba (Gambari et al. 1992, �g. 4.5-8), a Campo Sera Mattina (Bagolini, Biagi 1975, �g. 17.12) e a Lugo di Grezzana (Moser 2000, �g. 1.19).– Scodellone in ceramica d’impasto con ansa a nastro largo verticale (�g. 15.5). Vasi profondi con ansa a nastro impostata sotto l’orlo sono noti nella Cultura del Vhò (Bagolini, Biagi 1975), compaiono anche in siti riferibili a fasi inoltrate di Fiorano, ad esempio al Pescale (Ferrari et al. 2006, �g. 125), e sono in�ne presenti in contesti di VBQ iniziale con forti caratteri arcaici, come Ponte Ghiara (Batti-ston 1997-1998, tav. 8).

13 Si ricorda il recente rinvenimento di siti nel Parmense e nel Bolognese attribuibili alla Ceramica Impressa ligure, aspetto �nora non attestato nella Pianura Padana (Bernab Brea et al. 2007; Ferrari, Steff 2007).

Datazione proposta: La litica della US 709 pare inquadrabile nel primo Neolitico; la ceramica della US 714 può appartenere al primo Neoli-tico inoltrato o ad un VBQ incipiente.

Dalla struttura US 1250 – ansa a nastro verticale largo sormontata da cordone impresso orizzontale (�g. 15.15). Esemplari analoghi provengono dalle Arene Candide (strato 13 degli scavi Tinè: Tin 1999, �g. 25, 207-208); e si potrebbero interpretare come la rielaborazione di motivi legati alla Ce-ramica Impressa tirrenica13. Datazione: primo Neolitico �nale o medio incipiente.

Da US 1510– romboide in selce alpina con sbrecciature laterali da usura (�g. 16.6). Datazione: primo Neolitico �nale o medio incipiente.

Dal riempimento US 571 della fossa US 570: Ceramica di impasto: – vaso profondo troncoconico decorato con fasci di linee incise oblique (chevron?) che si di-partono dall’orlo (�g. 15.2). Il reperto presenta forti analogie con la produzione vascolare di Ponte Ghiara (Bernab Brea et al. 2000, �g. 6,11) ma anche con vari manufatti rinvenuti in contesti Vhò (ad es. Bagolini, Biagi 1975). Industria litica (in selce alpina): – romboide utilizzato come elemento di fal-cetto– incavo adiacente a frattura realizzato su lama molto sottile probabilmente a pressione. Incavi adiacenti a frattura sono fortemente rappresen-tati nel sito di Ponte Ghiara (Ma ieri 1999) e sono stati interpretati come un tipo peculiare di troncatura. Datazione: VBQ I iniziale.

Dal riempimento US 601 della fossa allungata US 602: – al fondo della fossa era posto, rovesciato, un vaso in gran parte ricomponibile (�g. 15.3), a bocca quadrata con vasca lenticolare, fondo appena appiattito e collo distinto leggermente svasato. Conserva un attacco di ansa a nastro tra carena e spalla e una bugnetta sulla massi-ma espansione. È decorato da linee incise sul collo af�ancate da punti impressi. La forma ricorda alcune produzioni di Ponte Ghiara (ad es. Battiston 1997-1998 tav. 31), ma evoca

Page 45: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

63

LO SCAVO ESTENSIVO NEL SITO NEOLITICO DI RAZZA DI CAMPEGINE (REGGIO EMILIA)

�g. 15 – Materiali ceramici: 1. da US 135; 2. da US 571; 3. da US 601; 4-5. da US 714; 6-8. da US 924; 9-14. da US 1035; 15. da US 1250. Scala 1:3.

Page 46: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

64

M. BERNABÒ BREA ET AL.

�g. 16 – Industria litica. 1. bulino su punta a dorso; 2. grattatoio frontale lungo; 3. troncatura; 4-7. romboidi; 8. microbulino; 9. cuspide a ritocco foliato; 10. tranciante trasversale; 11. lamella ottenuta a pressione; 12. nucleo a lame; 13. scheggia di pietra verde levigata; 14-15. asce in pietra verde rilavorate. 1-4. da US 1035; 5, 7, 8. da US 1033; 6. da US 1510; 9. da US 51; 10-11. da US 1422; 12. da US 907; 13. da US 607; 14. da US 1466; 15. da US 20.

Scala 2:3.

anche forme riconducibili al primo Neolitico di tipo Fiorano. Un vasetto a corpo carenato che associa puntini impressi con decorazione graf�ta con una bugnetta sulla carena provie-ne dall’Arma dell’Aquila (Bagolini, Biagi

1974, p. 153), mentre la decorazione a punti impressi è piuttosto frequente nei livelli VBQ delle Arene Candide (Maggi, Starnini 1997). La rielaborazione di tazze di tipo Fiorano con bocca quadrata è ben documentata nel sito

Page 47: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

65

LO SCAVO ESTENSIVO NEL SITO NEOLITICO DI RAZZA DI CAMPEGINE (REGGIO EMILIA)

di Ponte Ghiara (Bernab Brea et al. 2000). Datazione: VBQ I iniziale.

Dal riempimento US 1035 della struttura a fossa US 1034:Ceramica �gulina: – spalla di un �asco con attacco di ansa a nastro.– scodella a vasca leggermente convessa (�g. 15.9)– ansa a nastro a restringimento mediano e margini leggermente rialzati (�g. 15.10)Ceramica d’impasto:– scodella troncoconica a base piatta con bu-gnetta presso la base (�g. 15.11)– vaso profondo a b.q. con ansa a nastro ver-ticale (�g. 15.14)– ansa a nastro a restringimento mediano (�g. 15.13)– frammento di fusaiola ricavata da un fram-mento vascolare (�g. 15.12)Industria litica: tutti gli strumenti sono in selce alpina – bulino semplice a 1 piano (�g. 16.1)– quattro grattatoi lunghi (�g. 16.2)– grattatoio a muso dejété (�g. 16.3)– becco diritto– romboide composto da troncatura obliqua a piquant trièdre (�g. 16.4)– due lame ritoccate– elemento di falcetto– pièce ecaillée su residuo di nucleo– nucleo subpiramidale a lame con un piano di percussione preparato.Tra la ceramica richiamano modelli peninsulari di tipo Ripoli l’ansa, la scodella e il �asco in cerami-ca �gulina. La scodella con bugna presso la base trova una generica analogia con Ponte Ghiara, dove sono presenti vasi troncoconici su piede che recano bugne in prossimità del fondo (Ma ieri 1999, �g. 24.4). Il vaso profondo a bocca quadra-ta trova numerosi confronti, ad esempio a Ponte Ghiara (Bernab Brea et al. 2000), Cantone di Magreta (Ferrari, Steff 1994), Arene Candide (Maggi, Starnini 1997). Fusaiole ricavate da frammenti di vaso sono piuttosto frequenti nel sito di Ponte Ghiara (Bernab Brea et al. 2000), ma sono note anche da rinvenimenti effettuati a Chiozza di Scandiano (Bagolini, Barfield 1971, �g. 15.3-4), Quinzano Veronese (Biagi 1972, �g. 18.23-24) e Rivaltella-Ca’ Romensini (Tirabassi 1987b, p. 585).Nell’industria litica l’unico elemento puntual-mente datante è il romboide, simile a quelli di Ponte Ghiara realizzati su lame larghe (Ma -

ieri 1999 �g. 50.1-2). Datazione proposta: VBQ I iniziale.

Dalla fossa US 166 contenente la sepoltura 1:Concentrazione di materiali in US 135, riem-pimento della sepoltura US 134– vasetto miniaturistico in ceramica �ne a vasca troncoconica, carena appena accennata, fondo piatto, collo distinto e bugnetta sulla carena (�g. 15.1). Datazione probabile: VBQ I.Riempimento US 75 della fossa US 166– Industria litica in selce alpina:– due bulini semplici a 2 piani– grattatoi doppi lunghi, di cui uno con fronte leggermente espanso– grattatoio corto doppio– raschiatoio con ritocco soprelevato latero-trasversale– incavo adiacente a frattura– encoche– pièce ecaillée– raschiatoio a ritocco foliato – frammenti ceramici decorati a impressioni trascinateLa decorazione a impressioni a scorrimento è attestata a partire dal VBQ I pieno e diventa alquanto frequente nella II fase della Cultura, come del resto si veri�ca anche per il ritocco piatto. Datazione: VBQ I inoltrato o II.

Dal riempimento US 51 della fossa US 50:– cuspide in selce alpina su lama a peduncolo e spalle, con ritocco foliato invadente parzial-mente bifacciale (�g. 16.9). Datazione: VBQ, probabilmente I Fase.

Dal pozzetto US 943:– vaso profondo a b.q. a corpo convesso, con beccuccio molto esoverso.– scodella a parete troncoconica e bordo leg-germente ingrossatoDatazione: VBQ I/II

Dalle buche della palizzata: Riempimento US 20 della buca di palo della palizzata US 19– frammento di ascia in pietra levigata conser-vante il tallone di forma cilindrica (�g. 16.15).Riempimento US 907 della buca della palizzata US 906– nucleo prismatico a lame in selce alpina con un piano di percussione preparato (�g. 16.12). Riempimento US 1131 della buca della paliz-zata US 1130 – frammento ceramico decorato a impressioni trascinate. Datazione: VBQ I fase inoltrata o II fase.

Page 48: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

66

M. BERNABÒ BREA ET AL.

�g. 17 – Il vaso pertinente all’Età del Rame rinvenuto in US 758. Scala 1:3.

Riempimenti delle buche UUSS 1203, 7, 19, 58, 60, 161, 227– frammenti di varie dimensioni di macina in arenaria.

Dal riempimento US 924 della buca di palo US 923, adiacente ad una buca della palizzata:Ceramica di impasto:– scodellone a b.q. con beccuccio molto estro-�esso (�g. 15.6)– scodellone profondo o olla a b.q. decorata con un festone di linee incise sotto al beccuccio (�g. 15.7)– vaso profondo decorato con linee incise oblique (�g. 15.8)Litica in selce alpina: – due grattatoi frontali lunghiDatazione: i due scodelloni si inquadrano nella II fase VBQ, ma il vaso decorato a linee incise richiama di più la I fase. Potrebbe trattarsi di una II fase iniziale.

Dal riempimento US 247 della fossa della sepoltura US 248:– due grattatoi frontali su lama larga, in selce alpina. Datazione: VBQ non meglio precisa-bile.

Dalla grande struttura infossata US 1032: Dal riempimento US 1033 – romboidi (�gg. 16.5 e 16.7)– microbulino (�g. 16.8)

Dal riempimento US 1031 della fossa US 1030, che copre la fossa US 1032 – grattatoio corto a ritocco laterale – encoche Datazione: Il riempimento US 1033 si data tra primo Neolitico e inizio VBQ.

Dal riempimento US 1422 dell’ampia struttura infossata US 1423:Litica realizzata con selce dei ciottoletti delle spiagge calabriane: – bulino semplice a 2 piani contrapposti– lamella ottenuta a pressione (�g. 16.11)– cuspide a tranciante traversale triangola-re a ritocco piatto invadente bifacciale (�g. 16.10)Datazione: tipologia e litologia degli strumenti indicano il Neolitico recente, forse in fase non avanzata come nel sito di recente indagine di Botteghino (Ma ieri, Dal Santo 2007).Dal riempimento US 758 del pozzo US 757:– vaso piriforme con fondo piatto, vasca troncoconica, spalla leggermente arrotondata, breve collo rientrante indistinto, due anse a nastro ispessito verticale con lieve rastrematura centrale impostate sul massimo diametro (�g. 17). Tra i possibili confronti appare particolar-mente simile un vaso da Castelnuovo Scrivia (Delcaro et al. 2004 �g. 193.11) datato nel-l’orizzonte Campaniforme, tra la �ne dell’età del Rame e l’inizio del Bronzo antico.

Page 49: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

67

LO SCAVO ESTENSIVO NEL SITO NEOLITICO DI RAZZA DI CAMPEGINE (REGGIO EMILIA)

�g. 18 – 1. La fossa US 166 sovrapposta a un tratto della palizzata, con la sepoltura 1 (US 134) e una concentrazione di resti faunistici (US 135); 2. La sepoltura 2 (US 249); 3. La sepoltura 3 (US 1262). Scala 1:50.

Page 50: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

68

M. BERNABÒ BREA ET AL.

7. Le sepolture neolitiche (LS-LB)

Tre sepolture ad inumazione sono venute in luce, isolate, in zone diverse del cantiere. Esse sono pertinenti a tre individui adulti, in uno stato di conservazione alquanto frammenta-rio da attribuire alla scarsa profondità delle sepolture. Per quanto riguarda la loro data-zione, solo una di esse, la S. 2, contiene un corredo inquadrabile nella II fase della cultura VBQ, mentre la S. 1 si può inquadrare nella stessa fase grazie ad un frammento decorato con un meandro inciso proveniente dal riem-pimento, e per la S. 3 si propone una generica datazione nell’ambito della stessa cultura in virtù della coerenza del rituale funebre, ben noto dalle numerose necropoli VBQ messe in luce in Emilia (Bernab Brea et al. c.s.).I rapporti tra gli elementi scheletrici attestano la deposizione primaria degli individui. – Sepoltura 1 (�g. 18.1). L’inumato (US 134) era posto al margine SO di un’ampia fossa poco profonda (US 166), di circa 5×2,5-3 m, localizzata nella zona centrale dello scavo, parzialmente sovrapposta alla palizzata. Non è stata vista alcuna delimitazione della sepol-tura; presso il margine SE della stessa fossa si è trovata una concentrazione di ossa animali non conservate in connessione anatomica. Lo scheletro era orientato a SE-NO con volto a S (ovvero verso l’esterno della fossa), giaceva sul dorso con l’arto superiore sinistro �esso, la mano davanti al volto, e il destro disteso lungo il tronco; il femore destro − unico elemento conservato degli arti inferiori − era �esso a sinistra. L’inumato era privo di corredo.– Sepoltura 2 (�g. 18.2). L’inumato US 249 era posto entro una fossa subcircolare poco profonda all’estremità di una fossa allungata, all’interno della palizzata ad una dozzina di metri da quest’ultima. Era orientato NE/SO. Lo scheletro era disposto sul �anco sinistro con gli arti inferiori �essi; riguardo ai superiori, il destro risultava fortemente �esso mentre, a sinistra, l’ulna era posta con un’angolazione di circa 90° rispetto all’omero corrispondente, scivolato posteriormente al tronco. Il cranio appariva ruotato all’indietro, con il mascellare rivolto in alto e frontalmente, l’occipitale a

contatto con il terreno. Tali spostamenti, di entità considerevole, sono da attribuire alla situazione di disequilibrio in cui sono venuti a trovarsi questi elementi in rapporto al corpo in seguito alla decomposizione delle parti molli, per il riempimento differito degli spazi vuoti. Due piccoli vasi erano collocati davanti al vol-to dell’inumato (un’olletta decorata a spirali, in frammenti parzialmente ricomponibili) e all’altezza del torace (una scodellina tronco-conica intera). – Sepoltura 3 (�g. 18.3). La fossa US 1252, ovale e poco profonda, si è trovata verso l’estremità occidentale dello scavo, in una zona esterna alla palizzata, dove le strutture neolitiche si diradano notevolmente. Ospitava un individuo mal conservato (US 1262), depo-sto sul �anco sinistro, orientato NNE/SSO, le gambe rattratte, le braccia distese con le mani in prossimità delle ginocchia, la testa ruotata col viso verso l’alto. La deposizione era priva di corredo.

7.1 Il corredo della sepoltura 2 (MBB)

I due vasi costituenti il corredo dell’inumato, di età matura e probabilmente femminile (cfr. infra), sono costituiti da:– una scodellina in ceramica di impasto ricco di calcite, con super�cie lisciata mal conservata; ha forma troncoconica con bordo appiattito, decorato superiormente con un motivo inciso a zig-zag (�g. 19.1). Pur in assenza di confronti precisi, merita di notare che le dimensioni sono simili a quelle delle scodelle miniaturistiche a bocca quadrata dalla necropoli di La Vela (Bagolini 1990 b). Come confronto generico si possono inoltre citare alcune scodelline con bordo decorato a zig-zag a excisione rinvenute nel sito del Pescale (Ferrari et al. 2006, �g. 127. 3-4, 9).– Un’olletta in ceramica di impasto molto �ne e apparentemente mal cotto14, di forma glo-bulare schiacciata con collo distinto ristretto e orlo esoverso, piccolo fondo appena appiattito, decorata con grandi spirali ricorrenti incise sulla porzione inferiore del corpo compreso il fondo; alla base del collo è presente un motivo a �lo spinato a excisione. Sulle spalle reca due massicci elementi di presa, a sezione

14 Restituzione gra�ca di Paola Mazzieri, restauro di Luana Cenci e di Luisella Ganduglia. Lo stato di conservazione del pezzo, che era schiacciato e fortemente frammentato, e l’impasto mal cotto ne rendono in qualche misura approssi-mativa la ricostruzione.

Page 51: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

69

LO SCAVO ESTENSIVO NEL SITO NEOLITICO DI RAZZA DI CAMPEGINE (REGGIO EMILIA)

�g. 19 – Corredo della sepoltura 2 (US 248): 1. scodellina miniaturistica con bordo inciso; 2. vasetto tipo Serra d’Alto. Scala 1:3.

sub-triangolare, con un risalto mediano e due fori passanti alla base, decorate con meandri incisi (�g. 19.2). Appartiene al tipo delle ollette globulari “Serra d’Alto” rinvenute in vari altri contesti, soprattutto funerari, dell’Italia setten-trionale (Bernab Brea et al. 2005, Bagolini 1990 a, Mottes 2002), differenziandosi dai prototipi peninsulari soprattutto per il tipo dell’impasto e per la forma e la decorazione delle prese. Anche la decorazione sul corpo e soprattutto sul fondo è del tutto peculiare, benché appaia signi�cativo il confronto con un’olletta decorata a spirali incise da Serra Cicora nel Salento (Ingravallo 2006, �g. 4 a). La cattiva cottura, come nel caso delle ollette trovate nelle sepolture di Le Mose a Piacenza (Bernab Brea et al. 2005), suggerisce un uso esclusivamente funerario.

7.2. Analisi antropologiche (LS)

Come si è accennato, il materiale scheletrico umano è relativo a tre individui adulti, in uno stato di conservazione alquanto frammentario riguardo la rappresentatività delle parti ana-tomiche, pur presentando un certo grado di mineralizzazione del tessuto osseo.

Stato di conserva ione

– Individuo US 134. Il cranio è molto fram-mentario. Si conservano 15 elementi dentari, mascellari e mandibolari. Nello scheletro postcraniale, i danneggiamenti e le perdite suc-cessive alla deposizione interessano soprattutto gli elementi del torace e i cinti. Gli arti supe-riori sono discretamente conservati. Le mani sono rappresentate da pochi elementi. È stato possibile rilevare in situ le misure di lunghezza degli omeri e del femore di destra.– Individuo US 249. Si conserva un frammento di mandibola relativo alla regione mentoniera. Sono presenti 13 denti mascellari, 8 mandibo-lari, non in situ. Le condizioni dello scheletro postcraniale non consentono nessun rileva-mento morfo-metrico.– Individuo US 1262. Lo scheletro risulta molto danneggiato, tuttavia è stato possibile rilevare in situ la lunghezza del femore sinistro. Non si conserva nessun dente.

Determina ione del sesso e dell’et alla morte

Confrontati con gli schemi riportati da Fe-rembach et al. (1977-79) e Lovejo (1985), i caratteri morfologici della mandibola e la

Page 52: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

70

M. BERNABÒ BREA ET AL.

robustezza di alcune inserzioni muscolari dello scheletro US 134 corrispondono ad un indivi-duo maschile di 35-40 anni. La diagnosi del sesso per il reperto US 249 è resa problematica dal cattivo stato di con-servazione, che permette soltanto l’esame morfologico della mandibola. L’appartenenza dell’individuo al sesso femminile è dubbia mentre l’età alla morte è stata valutata tra 30-40 anni. Non è possibile effettuare la diagnosi del sesso per l’individuo US 1262; l’età è determinata come genericamente adulta.

Dati metrici

– La statura dell’individuo US 134 è stata sti-mata a 171 cm applicando, alla lunghezza del femore, le formule di Trotter e Gleser (1952) per l’uomo bianco e a 167 cm applicando le formule “per negri” (Trotter, Gleser 1952). – Per l’individuo US 1262 viene indicato l’in-tervallo entro cui può ricadere la stima secon-do le due formule (in base alla lunghezza del femore), vista l’impossibilità di attribuzione del sesso (148-152 cm, formule per donna/uomo bianco; 146-150 cm formule per donna/uomo “negro”). Secondo Formicola (1993) le equazioni di Trotter e Gleser “per negri” forniscono la valutazione più af�dabile per la stima della statura in materiale scheletrico preistorico europeo. In tal senso, il confronto con il valore della statura media maschile (x = 162 cm) stimata per i gruppi neolitici liguri (Formicola 1984) mostra una discreta diffe-renza a favore di US 134. Nel caso di US 1262 i valori all’interno dell’intervallo sono deci-samente più bassi, sia che all’individuo venga attribuito il sesso maschile sia nell’ipotesi di una diagnosi in senso femminile. La media stimata per queste ultime nei gruppi liguri è infatti di 151 cm.Le piccole dimensioni dentarie registrate per US 134 e US 249 possono essere inquadrate nel fenomeno di riduzione delle dimensio-ni dei denti riconoscibili nelle popolazioni post-paleolitiche (Fra er 1978). In questo quadro generale, la sommatoria dei valori medi delle aree delle corone mandibolari dal secondo premolare al secondo molare di US 134 è congrua con i valori riportati per i coevi neolitici liguri (241.08 mm2 vs 245.2 mm2); l’individuo US 249 presenta, tuttavia, un sen-sibile incremento percentuale delle dimensioni

mascellari (12.5%) rispetto allo stesso cam-pione (302.07 mm2 vs 268.5 mm2) (Salvadei, Santandrea 2002).

Stato di salute

Lo stato di conservazione non ha reso possibile osservare le tracce di attività funzionali (dege-nerazioni articolari, delle inserzioni muscolari, traumi ecc.). Allo stesso modo, non sono rile-vabili le alterazioni ossee e dentarie collegate a stress nutrizionale quali cribra orbitalia, di-sturbi macroscopici nello sviluppo dello smalto dentario (ipoplasia, ipocalci�cazione). Sono in corso indagini volte a individuare i difetti microscopici dello smalto (bande di Wilson o strie di Retzius modi�cate), che risultano sostanzialmente indenni da usura, alterazioni e/o fratturazioni super�ciali. Le lesioni cariose hanno riguardato solo l’individuo US 249, con la presenza di due carie localizzate a livello di un premolare ed un secondo molare mandibo-lari; la loro eziologia riconducibile ad aspetti legati alla dieta è sostenuta dall’osservazione della distribuzione e dell’entità dell’usura nell’arcata dentaria. È presente una parodon-topatia moderata prevalentemente a carico degli incisivi.

8. Discussione

8.1. Ambiente e suoli (MC)

La serie stratigra�ca posta in luce al margine della zona valliva ha confermato una prolun-gata sedimentazione ai margini del conoide. Contenuto pollinico e datazioni radiocarbo-niche indicano che i sedimenti fra 510 e 210 centimetri di profondità si sono depositati nel Tardiglaciale, in un ambiente forestale domina-to ancora dalle conifere. L’inizio dell’Olocene è segnato da un rapido aumento delle essenze del Querceto misto, la concomitante comparsa di tracce d’incendio e di felci (Pteridium aqui-linum) fanno pensare ad un primo intervento antropico sulla copertura vegetale. Purtroppo la restante parte della successione stratigra�ca non conserva pollini. I riempimenti delle buche di palo della re-cinzione di Razza rappresentano i lembi dei suoli esistenti nell’area del villaggio durante la sua frequentazione, gettati nella fossa come inzeppatura e caduti nella buca dopo la de-funzionalizzazione del palo. Le analisi �nora

Page 53: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

71

LO SCAVO ESTENSIVO NEL SITO NEOLITICO DI RAZZA DI CAMPEGINE (REGGIO EMILIA)

condotte indicano che i suoli si sono formati in un ambiente fortemente condizionato dal-l’uomo, benché non si sia evidenziato alcun uso speci�co. L’analisi micromorfologica ha permesso di appurare che il suolo ha carat-teristiche pedologiche legate ad un ambiente diverso dall’attuale, più xerico e più favorevole alla lisciviazione delle argille. Le date radio-carboniche indicano che queste caratteristiche risultano acquisite nell’Olocene antico e medio durante l’Ipsitermico. Il successivo fenomeno è la distruzione quasi totale dell’intero corpo pedologico e la ricarbonatazione parziale dei lembi conservati. I riempimenti dei buchi di palo confermano l’idea di una fase pedoge-netica particolarmente intensa indotta da un clima ad un tempo più umido e caldo e da una copertura forestale continua, non perturbata se non occasionalmente dall’intervento umano, attestato in diversi altri siti dell’area padana (Cremaschi 1983; Cremaschi, Ottomano 1996). Le analisi chimiche hanno dimostrato che la frazione organica dei suoli di Razza è di natura prevalentemente antropica. Alle componenti fecali legate alla fauna domestica si associa tuttavia una importante frazione determinata da materiale vegetale che può far pensare al decadimento di strutture lignee, ma anche a materiale vegetale aggiunto al suolo e forse legato al foraggio.

8.2 L’insediamento preistorico (MBB, LB)

Le evidenze relative al primo Neolitico, al Neo-litico superiore e al tardo Eneolitico/Bronzo antico individuate nell’area di scavo appaiono, per la loro rarità, quali sporadiche attestazioni di frequentazione dell’area tra la �ne del VI e la �ne del III millennio a.C. L’appartenenza al pieno Neolitico della mag-gior parte delle strutture indagate conferma invece l’esito delle precedenti ricerche ed at-testa un’occupazione prolungata – o reiterata nel tempo – dagli esordi della cultura VBQ �no alla sua II fase. L’intera area indagata appare punteggiata da strutture relativamente �tte che, aggiunte alle evidenze rilevate nel corso di

un secolo di esplorazioni, risultano interessare varie decine di ettari. Oltre alla tipologia dei materiali, anche la casuale sovrapposizione di alcune strutture indica la crescita progressiva di un villaggio o l’impianto di più villaggi successivi, secondo un modello ritenuto tipico dell’occupazione VBQ in ambiente padano. Rispetto a tale modello, tuttavia, l’imponente palizzata messa in luce porta un elemento nuovo: la delimitazione strutturata di un’area molto estesa, realizzata durante la prima fase dell’insediamento VBQ.

La pali ata

Sulla base della linea piuttosto regolare che l’allineamento delle buche descrive e dell’ipo-tetica pertinenza ad esso di una grande buca di palo individuata nel 1972 nel sondaggio “Raz-za-Soncini 1”, è possibile formulare un’ipotesi sulla forma complessiva della palizzata. La linea curva costituita dai pali delinea un arco di cerchio di circa 300 metri; proseguendolo �no alla posizione della buca del 1972 si viene a disegnare un’area di non meno di 70.000 m2 (�g. 1). Tale gigantesca perimetrazione appare sor-prendente alla luce di quanto oggi cono-sciamo sulle comunità neolitiche dell’Italia settentrionale, poiché, se la distribuzione delle testimonianze dei siti del pieno Neoliti-co occupa frequentemente areali assai vasti, nulla dimostra che non si tratti di occupazioni dilatate nel tempo15. Marcate differenze strut-turali e dimensionali sembrano poi distinguere l’allineamento di buche della Razza dai tratti di palizzate neolitiche messi in luce in siti padani di varie fasi cronologiche e facies cul-turali (Lugo di Romagna, Lugo di Grezzana, Le Mose a Piacenza, S. Andrea di Travo16), in particolare per quanto riguarda la rilevante estensione planimetrica, la grande dimensione dei pali, il sistema di impianto, la forma delle aperture. Si avvicina maggiormente al nostro caso l’allineamento di grandi buche ovali nel sito VBQ III alla Rocca di Rivoli, rilevato però per un brevissimo tratto (Barfield, Bagolini 1976, p. 17; Barfield 2002).

15 Alcuni dei principali esempi emiliani di siti molto estesi: Calerno (Tirabassi 1987, pp. 25 segg.), Gaione (Bernab Brea et al. 1988), Le Mose a Piacenza (Bernab Brea et al. 2005).

16 Nei siti Fiorano di Lugo di Romagna (Degasperi et al. 1998) e Lugo di Grezzana (Pedrotti et al. 2000; Cavulli 2002) e nel sito VBQ I e II di Le Mose a Piacenza (Bernab Brea et al. 2005) la palizzata sembra formata da un canaletto di fondazione in cui si leggono �tte impronte di piccoli pali. Nel sito Chassey-Lagozza di S. Andrea a Travo (Bernab Brea et al. 1999) alcuni allineamenti di pali di piccole dimensioni sono forse interpretabili come palizzate.

Page 54: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

72

M. BERNABÒ BREA ET AL.

In altri contesti neolitici, tuttavia, sono ben note strutture di vario tipo, anche imponenti, che delimitano aree molto vaste, insediative o rispondenti ad altra funzione. Basterà citare ad esempio i profondi fossati che circondano i villaggi del Tavoliere pugliese, il maggior nu-mero dei quali si colloca «in una dimensione media di 100-200 m di diametro, mentre un numero limitato di siti, considerato più recen-te, raggiunge i 500 m di diametro» (Cassano, Manfredini 2004, p. 473), o le numerose strutture di perimetrazione, di varie tipologie, individuate nell’Europa occidentale e centrale (Varndell, Topping 2002). Uno dei confronti più calzanti per la palizzata della Razza po-trebbe esser costituito dalle grandi enceintes a fossati interrotti note nel pieno Neolitico della Francia, pertinenti a diverse facies culturali e databili almeno a partire dalla metà del V millennio a.C. (Duboulo et al. 1991). Dal punto di vista interpretativo, nell’impos-sibilità di affrontare in questa sede l’estrema variabilità di situazioni e di opinioni offerta dal panorama europeo, così variegato cultural-mente e cronologicamente, basterà segnalare alcuni casi emblematici. La funzione di delimitazione di un insedia-mento pare indiscussa in numerosi casi, dai siti pugliesi citati (Cassano, Manfredini 2004, p. 474-176)17 ad alcuni di quelli centro-europei (Hodder 1992, p. 126). In alcuni di questi ultimi pare assodato lo scopo difensivo della recinzione, così come in alcuni Causwayed Enclosures inglesi, nei quali si è rinvenuto un numero rilevante di armature di freccia (Savil-le 2002). Invece un’interpretazione totalmente inclusa nell’ambito del rituale è stata avanzata per alcune strutture circolari a 3 o 4 ingressi, come il celebre sito di Goseck nella Germania orientale18.In realtà, l’interpretazione come insediamenti difesi è messa in dubbio sempre più frequen-temente per alcune delle delimitazioni di cul-tura LBK e successive, a causa dall’assenza di chiare evidenze abitative che si è riscontrata all’interno degli ampi spazi perimetrati da palizzate e fossati interrotti, spesso multipli

e concentrici: «… even if the enclosure did have some economic, storage, feasting, or settlement purpose, it nevertheless makes a powerful statement about the control of space, and it links that control to the community as a whole…» (Hodder 1992 p. 113). Lo stesso avviene per alcune delle enceintes francesi, tra cui pare emblematico il caso di quella di Monéteau (Yonne), che delimita una super�cie di 10 ettari nella quale non si sono osservate evidenze abitative, ma solo testimonianze fu-nerarie (Augereau, Chambon 2003 p. 132 e �g. 2); gli autori ipotizzano quindi per questo sito una valenza politica o rituale quale luogo di incontro, in funzione di una pluralità di comunità insediate nel territorio circostante (Augereau, Chambon 2003, p. 132). Nel caso di Razza l’impossibilità di valutare quali e quante strutture fossero coeve alla pa-lizzata obbliga a lasciare aperta ogni possibilità interpretativa, mentre l’assenza di confronti culturalmente pertinenti può essere un peri-coloso argomento ex silentio. È vero tuttavia che le numerose aperture e la stessa distanza tra i pali (cfr. nota 8), indipendentemente dal modo in cui può esser stata colmata, costi-tuiscono elementi di debolezza che appaiono contraddittori rispetto all’impegno profuso nell’impianto di tronchi di grandi dimensioni, del diametro di 35-40 cm. Resta aperta dunque la possibilità che non si tratti del “muro” di recinzione di un insediamento, ma piuttosto dell’impianto di “pilastri” di legno, che cioè la struttura non costituisse tanto una barriera difensiva, quanto l’imponente delimitazione di un’area rispetto al territorio circostante, alla quale possiamo applicare tutte le possibili implicazioni (da quella ideologica a quella psicologica) che il signi�cato dello “spazio racchiuso” ha potuto comportare. In questo senso anche la presenza di sette frammenti di macine tra le inzeppature di altrettanti pali non sembra casuale, ricollegandosi alla valenza non solo funzionale riconosciuta in altri contesti a questi manufatti19. Sembra probabile, in ogni caso, che l’impo-nente e vastissima struttura abbia rappresen-

17 Ma si veda invece l’opinione contraria di A. Whittle, che ritiene che le aree recintate fossero “rarely permanently occupied … chosen for gatherings and aggregations of people, for social negotiation and transaction as much as the meet-ing of subsistence needs” (Whittle 1996, citato e confutato da Skeates 2002, p. 55).

18 Bertemes, Schlosser 2004. Immagine da foto aerea in Braasch 2002, Fig. 7.9.19 La valenza simbolica delle macine è presa in considerazione, ad esempio, per interpretarne la frequenza in alcuni

siti funerari chasseani (Beeching et al. 2000, p. 66).

Page 55: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

73

LO SCAVO ESTENSIVO NEL SITO NEOLITICO DI RAZZA DI CAMPEGINE (REGGIO EMILIA)

tato un centro di riferimento ad una scala più estesa della comunità di villaggio, cosa che equivale ad immaginare per essa uno status di luogo signi�cativo sul piano politico e/o rituale.Come si è accennato, la palizzata ha rap-presentato solo una fase di vita del sito di Razza ed è stata successivamente smantellata, come dimostrano le strutture insediative e le sepolture che le si sovrappongono. La sua datazione risulta �ssata da una data radiome-trica ottenuta dal riempimento di una buca di palo al 5940 ± 40 BP, ovvero in un momento precoce della I fase VBQ. Nessun reperto dia-gnostico tuttavia viene a confermare tale data, tra la settantina di manufatti, in genere assai frammentari, rinvenuti in altrettante buche. Al contrario, un frammento decorato con im-pressioni trascinate (dalla buca 1130) sembra inquadrabile in un momento più avanzato, lasciando aperta l’ipotesi che il degrado della struttura sia avvenuto forse qualche secolo dopo la sua erezione.

Le grandi strutture infossate

L’interpretazione delle grandi strutture infos-sate, un tempo de�nite “fondi di capanna”20, resta tuttora incerta; ne ostacolano la lettura quali strutture abitative da una parte l’arti-colazione del fondo e, di norma, l’assenza di buche di palo perimetrali o interne che possano reggere un alzato21, dall’altra la consapevo-lezza che nella facies VBQ esistono abitazioni di forma rettangolare regolare, delimitate da numerose buche di palo come a Bagnolo S. Vito (Menotti, Pessina 2002) o con canaletta perimetrale come quella recentemente rinve-nuta a Gaione (PR)22. Anche alla Razza, come

si è visto, sono stati individuati alcuni brevi allineamenti di buche di palo che potrebbero essere pertinenti ad edi�ci quadrangolari par-zialmente conservati. Non va tuttavia sottovalutato il fatto che le strutture della Razza, che rientrano generica-mente nell’ambito delle fosse articolate note in numerosi siti di primo e pieno Neolitico dell’Italia settentrionale e centrale23, trovano confronti particolarmente calzanti, per forma e dimensione, in alcuni siti VBQ; solo tra gli esempi a noi direttamente noti, sono identi-che alle strutture in discorso la grande fossa messa in luce nel 1970 nel Fondo Paglia-sito 124 (Ca ella et al. 1976, �gg. 2 e 3,1) e una fossa rinvenuta a Collecchio (Bernab Brea, Cattani 1992), mentre sono molto simili anche quelle trovate recentemente a Ponte Taro (scavi A. Mutti 2003, inediti), una delle quali è circondata da buche di palo, e quelle attualmente in corso di scavo in via Guidorossi a Parma (scavi B. Sassi, L. Bronzoni, P. Maz-zieri). Sembra quindi insoddisfacente anche l’interpretazione quale cava di argilla avanzata per la struttura di Fondo Paglia 1 (Ca ella et al. 1976, p. 112), poiché non è plausibile che le attività di cava producano strutture di forma costante, soprattutto se la planimetria è sub-circolare25. La non casualità della forma, costantemente articolata con vari pozzetti, e la dimensione rilevante (�no a 60 m2) devono invece essere funzionali ad una speci�ca at-tività; in�ne, benché questo elemento non si riscontri alla Razza, l’interpretazione di questo tipo di strutture dovrebbe tener conto anche della presenza, ai margini di alcune di esse, di sepolture umane e di deposizioni animali26, certamente non accidentali.

20 Come è noto con questo termine sono state comunemente indicate anche fosse di modesto diametro; in questo caso tuttavia ci riferiamo solo alle strutture articolate di grandi dimensioni.

21 L’unico caso a noi noto di una fossa di questo tipo perimetrata da buche di palo si trova a Ponte Taro (PR) (scavo A. Mutti, inedito). Per una struttura messa in luce ad Alba M. Venturino ha ipotizzato un elevato formato da pali poggiati a terra (Venturino Gambari et al. 2002); mancano tuttavia dati a supporto dell’ipotesi.

22 Scavo C. Anghinetti 2001, inedito. Le dimensioni dell’edi�cio, conservato solo parzialmente, restano ignote, ma la trincea perimetrale ha dimensioni sensibilmente minori rispetto agli edi�ci, più recenti, di S. Andrea di Travo (Bernab Brea et al. 1999).

23 Tra gli esempi di ambito culturale diverso da quello della Razza si possono citare le fosse di Savignano sul Pa-naro (Bernab Brea et al. 1990) e quella della Fornace Cappuccini di Faenza (Bermond Montanari 2002); per l’Italia peninsulare, specialmente adriatica, si veda da ultimo Rosini et al. 2005 pp. 226-227.

24 E probabilmente alcune delle strutture degli scavi ottocenteschi alla Razza, de�nite dal Chierici “a rosone” (Ti-rabassi 1987, pp. 12-14).

25 Hanno invece forma tendenzialmente allungata le fosse che marginano gli edi�ci danubiani, coerentemente con la loro funzione di cava del materiale per preparare l’intonaco delle pareti (numerosi esempi ad es. in Coudart 1998).

26 Entrambe si riscontrano sia a Ponte Taro che in via Guidorossi (Parma); le deposizioni animali sono, in tutti e due i casi, rappresentate da cani.

Page 56: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

74

M. BERNABÒ BREA ET AL.

Anche da questo punto di vista meriterebbe di essere approfondito il signi�cato della pre-senza, nei pozzetti della struttura di Fondo Paglia 1, di resti faunistici peculiari, in gran parte relativi a selvatici: un palco di cervo, due crani di cinghiale femmina deposti insieme e un omero di lupo (Ca ella et al. 1976 p. 113). Tali reperti, che dif�cilmente si possono considerare comuni resti di macellazione o di pasto gettati a discarica, obbligano a tenere in considerazione anche ipotesi legate ad aspetti non funzionali, quali rituali di fondazione o di altro genere, pur senza escludere una funzione utilitaria della struttura.

Le fosse oblunghe profonde

Altrettanto dif�cili da interpretare sono le fosse strette e profonde, definite talvolta “sigariformi”, rinvenute alla Razza in quasi 20 esemplari e già note in altri siti, tra cui il Vhò di Piadena (Struttura XX: Bagolini et al. 1977, pp. 73-74), Cantone di Magreta (Ferrari, Steff 1997) e alcuni siti di pieno Neolitico nel Mantovano27. L’interpretazione che talvolta ne è stata fornita come di impianti per la concia delle pelli (Ferrari, Steff 1997) si basa sulla presenza di pali alle estremità e soprattutto di riempimenti molto scuri ricchi di tannino. Alla Razza, invece, l’assenza di caratteristiche peculiari del riempimento, che almeno a scala macroscopica appare sterile, la sporadicità delle impronte di pali e la variabi-lità dimensionale ostacolano la proposta di un ipotesi funzionale.

8.3 I materiali (PM, MBB)

Il materiale ritrovato durante le indagini TAV è generalmente scarso, benché più abbondante nell’area occidentale (lotto 1) che in quella orientale (lotto 3) dello scavo. Una delle strut-ture più ricche di materiali è la grande struttura infossata US 1034 del lotto 1, il cui riempi-mento US 1035 conteneva alcuni signi�cativi reperti ceramici e più abbondanti materiali litici in selce “alpina”. Tra le buche della palizzata, 69 contenevano manufatti, costituiti da 7 frammenti di macine, un frammento di ascia (un tallone quasi cilin-drico), 17 schegge litiche ed una cinquantina di minuti frammenti ceramici. Tra questi, solo

un frammento ad impressioni appare cronolo-gicamente diagnostico.Pur in attesa di completare il restauro e la schedatura dei materiali, che soli consenti-ranno un’analisi completa, appare già chiara da una parte l’impossibilità di datare tutte le strutture presenti nel sito, poiché molte di esse contengono materiali insuf�cienti per una de�nizione culturale e cronologica di dettaglio, dall’altra l’esistenza di testimonianze pertinenti ad un lungo excursus cronologico. Singole te-stimonianze pertinenti al Neolitico superiore (US 1422) e ad un momento tra la tarda età del Rame e l’antica età del Bronzo (il pozzo US 757) af�ancano infatti varie strutture databili alla transizione tra primo e medio Neolitico e quelle più numerose pertinenti alla piena cultura VBQ.Per quanto riguarda quest’ultima, tra i pochi elementi signi�cativi a livello generale è pos-sibile citare la frequenza di ceramica �gulina, ad esempio dalle UUSS 712, 714, 1035 del lotto 1 e dalla US 1345 del lotto 3; da questa proviene uno dei pochi reperti notevoli dal settore orientale dello scavo, un’olla o �asco a corpo globulare in ceramica �gulina rosata polverosa al tatto, con collo distinto verticale e anse a nastro verticale impostate tra collo e spalla. La presenza di una notevole quantità di ceramica �gulina a imitazione delle Cultu-re peninsulari già dalle prime fasi VBQ è del resto attestata anche nei siti di Rivaltella-Ca’ Romensini (ollette Serra d’Alto e �aschi tipo Ripoli), Cantone di Magreta (fiaschi tipo Ripoli), Ponte Ghiara (Serra d’Alto e Ripoli anche con tracce di pittura e reinterpretazione di forme, cfr. i �aschi a imboccatura quadrata) e Spilamberto-sito I (che presenta notevoli analogie con Ponte Ghiara).Dal punto di vista cronologico, alla Razza nel-l’ambito del VBQ appare rappresentata soprat-tutto la prima fase, spesso in un momento ini-ziale, discostandosi dalle testimonianze raccolte negli anni 1960-‘70, pertinenti quasi in modo esclusivo alle fasi inoltrate della cultura. I materiali di VBQ I sono ascrivibili a una fase incipiente che conserva molti tratti arcaici parallelizzabili ai siti con “elementi di transi-zione” emiliani come Ponte Ghiara, Cantone di Magreta, Mezzavia di Sassuolo e in parte Spilamberto-sito I. Tra i materiali �ttili si sotto-

27 Segnalazioni di Daniela Castagna e di James Tirabassi, che si ringraziano.

Page 57: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

75

LO SCAVO ESTENSIVO NEL SITO NEOLITICO DI RAZZA DI CAMPEGINE (REGGIO EMILIA)

linea la presenza di forme tipiche delle culture primo-neolitiche padane rielaborate, come tazze carenate con imboccatura quadrata e vasi troncoconici profondi molto vicini a quelli del Vhò decorati a chevron incisi. Di notevole interesse è un’ansa con cordone impresso a tacche che rievoca stilemi della Ceramica Im-pressa tirrenica, ora nota in territorio emiliano dai siti di Bene�zio e di Bologna-via Andrea Costa28 (Bernab Brea et al. 2007; Ferrari, Steff 2007). Per quanto concerne la litica, come a Ponte Ghiara e a Cantone di Magreta si riscontra l’uso della tecnica del microbulino e la pre-senza di romboidi confezionati su lame. Sono da includere nel complesso degli elementi di transizione noti per il passaggio tra Primo Neolitico e Cultura dei vasi a bocca quadrata anche l’utilizzo della tecnica a pressione e dello chauffage, caratteristiche tecnologiche tipiche della Cultura di Fiorano e �nora sconosciute in ambito VBQ. Tra i materiali ceramici inquadrabili nella I fase VBQ merita di segnalare, anche per la sua par-ticolare posizione di rinvenimento, capovolto al fondo della fossa allungata US 601, un vaso a b.q. con vasca globulare schiacciata e collo distinto svasato, decorato con �le di punti im-pressi marginati di linee incise (�g. 15.3). Appartengono invece ad un momento più avanzato uno scodellone a bocca quadrata con un festone di linee incise sotto l’angolo (dalla doppia buca di palo US 924) e vari frammenti di pareti decorate ad impressioni trascinate, trovati rispettivamente nel riempimento (US 72) del pozzo US 70, in una delle buche della palizzata (US 1131) e nella US 75 (che colma-va la fossa contenente la sepoltura US 134, coprendo alcune delle buche della palizzata), dalla quale viene anche un minuto frammento decorato con un meandro inciso.Tra gli strumenti litici che merita di menzionare dagli scavi TAV alla Razza si ricordano una cu-spide foliata su lama a peduncolo e spalle (dal riempimento della fossa US 50), una scheggia di quarzo ialino (US 1611) e alcuni reperti in pietra levigata, costituiti da tre frammenti di asce (US 20, US 131 e US 1466: �gg. 16.15 e 16.13) e una scheggia di ascia parzialmente ri-levigata (US 607: �g. 16.14).

Nel settore orientale, in�ne, la presenza di un tranciante trasversale triangolare (dalla mag-giore delle grandi fosse: US 1422/IV) indizia una sporadica presenza riferibile al Neolitico superiore.

8.4 Le sepolture (LS, MBB)

Le tre sepolture messe in luce negli scavi TAV si aggiungono a quella rinvenuta nel 1968 in loc. Casinetto entro una fossa ovale. La pre-senza di sepolture nell’area degli insediamenti VBQ sembra essere non solo frequente, ma quasi costante in Emilia (Bernab Brea et al. c.s.); non vi sono quindi elementi per asso-ciare le sepolture alla peculiare connotazione del luogo e pertanto la situazione della Razza non aggiunge dati al dibattito circa il rapporto tra uso funerario, uso rituale e uso abitativo dei siti. Essa comunque appare perfettamente inquadrabile nel codice funerario già noto per le facies VBQ in Emilia. Anche in questo caso, infatti, due sepolture mantengono il consueto orientamento tendenzialmente est-ovest, men-tre ne differisce solo la prima (US 134), posta sulla sponda di un’ampia fossa: è la medesima situazione rilevata a Ponte Ghiara e Ponte Taro (Bernab Brea et al. c.s.), in cui a margine di ampie fosse erano deposizioni umane con orientamento non canonico e talvolta associa-zione di resti animali (portando tra l’altro una nuova conferma del signi�cato peculiare delle enigmatiche grandi strutture infossate).Dal punto di vista antropologico, i risultati dell’analisi dei malconservati reperti US 134, US 249 e US 1262 non consentono di formu-lare ipotesi sulle modalità di vita o di fornire indicazioni dello stato di salute e di manife-stazioni ricorrenti di stress acuti sofferti dagli individui nel corso della prima infanzia e dello svezzamento. Tuttavia alcune considerazioni sono possibili tenendo conto anche delle in-formazioni disponibili in letteratura (cfr. Sal-vadei, Santandrea 2002). La statura mostra una discreta variabilità sia nel confronto tra i due individui esaminati, sia rispetto ai dati di letteratura. I valori, che potrebbero ri�ettere una variazione casuale come anche una conse-guenza di una diversa combinazione di fattori ambientali, quali alimentazione e condizioni

28 Una commistione di elementi VBQ e Ceramica Impressa tirrenica è registrata dal sito di Mezzavia di Sassuolo da cui proviene una tazzina con cordone impresso a tacche su cui è impostata una presetta a lingua.

Page 58: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

76

M. BERNABÒ BREA ET AL.

di vita (Stini 1969), portano ad escludere, nel caso dell’individuo US 134, condizioni nutrizionali sfavorevoli durante la crescita. In età adulta, per quanto riguarda i dati della patologia dentaria, emerge un quadro di lieve gravità. La frequenza delle lesioni cariose per elemento dentario è 5.5% e risulta colpito un solo individuo (US 249). La documentazione in merito riportata in letteratura indica una so-stanziale differenza tra le diverse aree geogra�-co-territoriali dello stesso orizzonte culturale. Il campione in studio si distacca, con le frequenze più basse, dai gruppi liguri (12.29%) e adria-tici (8.33%) (Salvadei, Santandrea 2002). La rispondenza ambientale più ovvia della variabilità riscontrata sarebbe da ricercare nella disponibilità delle diverse risorse naturali, oltre che nel graduale affermarsi di comunità in possesso di agricoltura. Un’analisi più ap-profondita di questo interessante fenomeno è in corso, con l’estensione dei rilevamenti a numerosi campioni coevi dell’area padana e con l’integrazione con i dati relativi al contesto archeo-ambientale. In�ne per quanto riguarda l’analisi del corredo funerario, dalla tomba 2 di Razza proviene un dato nuovo per la valutazione del fenomeno della circolazione e/o produzione in Italia set-tentrionale dei vasetti “tipo Serra d’Alto” e in particolare per il loro utilizzo sepolcrale. Come è noto, il frequente ricorrere di ollette di questo tipo in situazioni funerarie sia nel Meridione (Malone 1985, Ingravallo 2006), sia in Ita-lia settentrionale, dove si conoscono in almeno dieci sepolture (Mottes 2002; Bernab Brea et al. 2005; Bernab Brea et al. c.s.; Berna-

29 Oltre alla sepoltura della Razza: due sepolture da Le Mose a Piacenza; una da Collecchio; una da Vicofertile; una, inedita, da via Guidorossi a Parma.

30 Mi sembra emblematico che l’uso dei motivi a spirali ricorrenti e meandri sulle pintaderas preceda l’uso degli stessi elementi come motivi decorativi della ceramica. Cfr. ad es. Ponte Ghiara, un sito databile al VBQ iniziale, nel quale tali motivi sono presenti in 3 pintadere, ma totalmente assenti nella decorazione vascolare (Bernab Brea et al. 2000).

b Brea 2006) autorizza a vedere in esse uno speci�co signi�cato simbolico legato al mondo funerario. Tale signi�cato sembra pertinente alla sfera femminile, poiché femminili risul-tano tutte le sepolture emiliane determinabili in cui il vasetto compare, compresa la Razza29 (Bernab Brea et al. c.s.).L’olletta della Razza, di produzione locale e funeraria (si vedano rispettivamente i pesanti elementi di presa e l’impasto mal cotto), è de-corata con grandi spirali ricorrenti incise, che possono essere plausibilmente inseribili nello stile della II fase VBQ (nonostante la peculiare organizzazione del disegno sul vaso, che evoca, rovesciato, lo schema decorativo dei “coper-chi” tipo Vecchiazzano), ma nello stesso tempo sono anche accostabili alla decorazione di un vasetto Serra d’Alto rinvenuto in una sepoltura da Serra Cicora nel Salento (Ingravallo 2006, �g. 4a.). Senza pretendere un confronto con il rituale funerario estremamente complesso e variegato della cultura Serra d’Alto, non si può negare la condivisione di alcuni segmenti di un medesimo codice simbolico, talmente precisi da presupporre consapevoli contatti. Allo stesso linguaggio comune, ma questa volta più ampiamente diffuso, appartiene del resto anche la spirale ricorrente, un elemento dalla forte origine simbolica, prima che com-ponente del patrimonio decorativo30, condiviso da molte culture della metà del V millennio. Nei vasetti tipo Serra d’Alto l’espressione di questo simbolo non è sempre presente o ap-pare limitata alle prese; nel nostro caso invece risulta esaltata dal dispiegamento del motivo sull’intero corpo del vaso.

Page 59: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

77

LO SCAVO ESTENSIVO NEL SITO NEOLITICO DI RAZZA DI CAMPEGINE (REGGIO EMILIA)

Appendice 1

Descrizione Analitica di Terreno

US 127 (�g. 6)

La descrizione viene fatta a partire dalla base del-l’orizzonte arativo, rimosso a mezzo meccanico, le cui caratteristiche sono riportate per l’US 128.

Area [sterile-parete della buca]: colore bruno oliva chiaro (2.5 Y 5/3), con comuni screziature bruno giallastro chiaro (2.5 Y 6/4), tessitura franco limosa, aggregazione poliedrica angolare �ne, presenza di noduli di ferro manganese, scarse concrezioni di carbonato di calcio.

Area [sterile-livello sabbioso]: colore grigio oliva scuro (5 Y 3/2) con screziature nere (2.5 Y 2.5/1), tessitura sab-bioso franca, aggregazione poliedrica sub-angolare.

Area [base del riempimento della buca di palo]: colore nero (7.5 YR 2.5/1), tessitura franco argillosa, aggregazione poliedrica sub-angolare fortemente sviluppata, aggregati resistenti.

Area [riempimento della buca nel cavo palo]: colore bruno grigio scuro (2.5 Y 4/2), localmente con screziature bruno giallastro scuro (10 YR 4/4), tessitura franco limosa, aggregazione poliedrica angolare moderatamente sviluppata, aggregati resistenti, presenza di pedorelitti.

Area , , [riempimento della buca di palo]: colore nero (7.5 YR 2.5/1), tessitura franco argillosa, aggregazione poliedrica angolare fortemente sviluppata, aggre-gati resistenti.

US 128

Ap[orizzonte del suolo super�ciale]: colore nero (5 Y 2.5/1), tessitura argillosa, aggregazione poliedrica angolare grossolana, fortemente sviluppata, aggre-gati resistenti, rare pietre e frammenti di mattone, scarsi pori, limite inferiore (area 1) chiaro lineare.

Area a, b, c[riempimento della buca di palo]: colore nero (7.5 YR 2.5/1), tessitura franco argillosa, aggregazione poliedrica sub-angolare fortemente sviluppata, ag-gregati resistenti, presenza di noduli di carbonato di calcio, limite inferiore (area 3) graduale lineare, limiti laterali (area 2) chiari e obliqui.

Area a, b[riempimento della buca attorno al palo]: colore bruno grigiastro scuro (2.5 Y 4/2), tessitura franco argillosa, aggregazione poliedrica angolare mode-ratamente sviluppata, aggregati resistenti, presenza

di pedorelitti e noduli di ferro manganese, limiti laterali (area 4) chiari verticali.

Area [riempimento del fondo della buca]: colore grigio oliva scuro (5 Y 3/2), aggregazione poliedrica an-golare fortemente sviluppata, pori frequenti, limite inferiore (ghiaie del substrato) chiaro e lineare, limiti laterali (area 4) graduali e verticali.

Area [sterile – parete della buca]: colore bruno giallastro chiaro (2.5 Y 6/4), con comuni screziature bruno oliva chiaro (2.5 Y 5/3), tessitura franco limosa, ag-gregazione poliedrica angolare �ne, limite inferiore (ghiaie del substrato) chiaro e lineare.

US 129 (�g. 6)

La descrizione viene fatta a partire dalla base del-l’orizzonte arativo, rimosso a mezzo meccanico, le cui caratteristiche sono riportate per l’US 128.

Area a[riempimento della buca di palo]: colore nero (5 Y 2.5/1) con screziature bruno giallastro scuro (10 YR 4/4), tessitura franco limosa, aggregazione poliedri-ca angolare/sub-angolare grossolana, poliedri resi-stenti, rari micropori, scarse radici �ni, localmente scarse concrezioni di carbonato di calcio.

Area b[riempimento della buca di palo]: colore nero (5 Y 2.5/1) con screziature bruno giallastro scuro (10 YR 3/4), tessitura franco limosa, aggregazione poliedrica subangolare grossolana, poliedri mo-deratamente resistenti, rari micropori, rare radici �ni, scarsi frammenti minuti di carbone, localmente scarse concrezioni di carbonato di calcio.

Area c[riempimento della buca di palo]: colore grigio mol-to scuro (2.5 Y 3/1) con screziature bruno giallastro scuro (10 YR 4/4), tessitura franco limosa, aggrega-zione poliedrica angolare/sub-angolare grossolana, rari micropori, rare radici �ni, scarsi frammenti di carbone, sia minuti sia centimetrici.

Area a[riempimento della buca attorno al palo]: colore grigio molto scuro (5 Y 3/1) con screziature bruno giallastro scuro (10 YR 4/4), tessitura franco limosa, aggregazio-ne poliedrica angolare/subangolare grossolana, polie-dri resistenti, rari micropori, rare radici �ni, localmente scarse concrezioni di carbonato di calcio.

Area b[riempimento della buca attorno al palo]: colore bruno grigiastro scuro (2.5 Y 4/2) con screziature bruno giallastre (10 YR 5/6), tessitura franco limosa, aggregazione poliedrica subangolare grossolana, po-

Page 60: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

78

M. BERNABÒ BREA ET AL.

liedri resistenti, scarsi micropori, presenza di radici �ni, scarse concrezioni di carbonato di calcio.

Area a[riempimento del fondo della buca]: colore nero (2.5 Y 2.5/1) con screziature bruno giallastro scuro (10 YR 4/4), tessitura franco limosa, aggregazione poliedrica angolare/subangolare, poliedri resistenti, rari micropori, rare radici �ni, localmente scarse concrezioni di carbonato di calcio.

Area b[riempimento del fondo della buca]: colore grigio molto scuro (2.5 Y 3/1) con screziature bruno gial-lastro scuro (10 YR 4/6), tessitura franco limosa, aggregazione poliedrica angolare/subangolare gros-solana, scarsi micrpori, rari macropori, localmente scarsi frammenti di carbone centimetrici, localmen-te scarse concrezioni di carbonato di calcio.

Area [sterile – fondo della buca]: colore grigio scuro (2.5 Y 4/1), con screziature bruno giallastre (10 YR 5/6), tessitura franco limosa, aggregazione po-liedrica angolare/subangolare grossolana, poliedri resistenti, rari micropori e macropori, localmente scarse concrezioni di carbonato di calcio.

US 283 (�g. 6)

La descrizione viene fatta a partire dalla base del-l’orizzonte arativo, rimosso a mezzo meccanico, le cui caratteristiche sono riportate per l’US 128.

Area A[riempimento della buca di palo]: colore grigio molto scuro (10 YR 3/1), tessitura franco limoso argillosa, presenza di frammenti di selce, aggrega-zione poliedrica angolare fortemente sviluppata, poliedri resistenti, rari micropori, scarse radici �ni, moderata reazione all’HCl.

Area B[riempimento della buca di palo]: colore nero (10 YR 2/1), tessitura franco limoso argillosa, aggre-gazione poliedrica subangolare, poliedri resistenti, rari micropori, scarse radici, frequenti frammenti di carbone, reazione all’HCl molto debole.

Area C[riempimento della buca di palo]: colore grigio molto scuro (10 YR 3/1) con scarse screziature bruno giallastro scuro (10 YR 3/4), aggregazione poliedrica angolare, poliedri resistenti, frequenti minuti frammenti di carbone

Appendice 2

Descrizioni Micromorfologiche

Sono state descritte le sezioni sottili della buca di palo US 983; le osservazioni sono state condotte secondo i canoni proposti nel Handbook for Soil Thin Section Description (Bullock et al. 1985); ta-lora, nel corso della discussione è stata parzialmente utilizzata la terminologia del sistema descrittivo proposto da Brewer (1964).

US 283A

Comuni aggregati poliedrici angolari, separati da frequenti vuoti planari, scarsi canali e camere, microstruttura da poliedrica angolare a fessurata; scarsi pedorelitti subarrotondati. Frazione grosso-lana dominata dai granuli subangolari di quarzo (dimensioni �no alla sabbia media) con presenza di minerali pesanti e frammenti di selce; presenza di frammenti di conchiglie di molluschi, resti vege-tali e frammenti minuti di carbone. Frazione �ne costituita da una massa di composizione allumino-silicatica e carbonatica di argilla e limo �ne, bruna, maculata e nebulosa a birifrangenza cristallitica. Le �gure pedologiche sono sia tessiturali, scarsi rivesti-menti grossolani spesso frammentati e deformati,

presenza di papule, sia amorfe, scarsi noduli �ni e impregnazioni di ferro-manganese, sia cristalline, frequenti noduli di calcite (dimensioni �no alla ghiaia) e rari rivestimenti e iporivestimenti macro e microcristallini, sia della fabric, scarse facce di pressione.

US 283B

Comuni aggregati poliedrici angolari, separati da frequenti vuoti planari, scarsi canali e rare camere, microstruttura poliedrica angolare; presenza di pedorelitti subarrotondati. Frazione grossolana dominata dai granuli subangolari di quarzo (di-mensioni �no alla sabbia media) con presenza di minerali pesanti; presenza di frammenti di conchi-glie di molluschi, frequenti frammenti di carbone di dimensioni �no alla ghiaia. Frazione �ne costituita da una massa di composizione alluminosilicatica e carbonatica di argilla e limo �ne, bruno grigiastra, maculata e nebulosa a birifrangenza cristallitica. Le �gure pedologiche sono sia tessiturali, scarsi rivestimenti grossolani, spessi, talora frammentati e deformati e rari rivestimenti di argilla sottili,

Page 61: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

79

LO SCAVO ESTENSIVO NEL SITO NEOLITICO DI RAZZA DI CAMPEGINE (REGGIO EMILIA)

sia amorfe, scarsi noduli �ni e impregnazioni di ferro-manganese, sia cristalline, scarsi rivestimenti e iporivestimenti macro e microcristallini, sia della fabric, rare facce di pressione.

US 283C

Comuni aggregati poliedrici angolari, separati da frequenti vuoti planari, scarsi canali e rare camere, microstruttura poliedrica angolare; presenza di pedo-relitti subarrotondati. Frazione grossolana dominata dai granuli subangolari di quarzo (dimensioni �no

alla sabbia media) con presenza di minerali pesanti; scarsi frammenti di carbone di dimensioni �no alla ghiaia. Frazione �ne costituita da una massa di com-posizione alluminosilicatica e carbonatica di argilla e limo �ne, bruna bruno grigiastra, maculata e nebulo-sa a birifrangenza cristallitica. Le �gure pedologiche sono sia tessiturali, frequenti rivestimenti grossolani, spessi, raramente frammentati e deformati e scarsi rivestimenti di argilla sottili, sia amorfe, scarsi noduli �ni e impregnazioni di ferro-manganese, sia della fabric, rare facce di pressione.

Appendice 3

Descrizione Analitica della Sezione di Valle Re

0-80 cmOrizzonte Ap del vertisuolo sommitale; presenza di piccoli frammenti di mattone in super�cie e di frammenti arrotondati a 70 cm di profondità.

80-110 cmLivello argilloso giallastro screziato; presenza di frammenti di ceramica romana.

110-130 cmLivello argilloso bruno ad aggregazione poliedrica.

130-150 cmLivello argilloso con concrezioni carbonatiche.

150-160 cmLivello argilloso limoso con concrezioni carbo-natiche; presenza di un frammento di ceramica d’impasto (attribuibile all’età del Bronzo).

160-170 cmOrizzonte di suolo nero

170-180 cmLivello limoso sabbioso grigio idromorfa e molto screziato; presenza di concrezioni carbonatiche.

180-190 cmLivello limoso sabbioso.

190-210 cmLivello argilloso ricco di carbone; presenza di livelli �ni di carboni e cenere.

210-230 cmLivello argilloso sabbioso.

230-270 cmLivello argilloso compatto idromorfo e screziato di verde.

270-280 cmLivello argilloso grigio chiaro con screziature ver-dastre; presenza di frammenti di carbone.

280-330 cmLivello argilloso grigiastro, localmente screziato e laminato; presenza di un livello centimentrico nero a 215 cm

330-340 cmLivello limoso grigiastro.

340-360 cmlivello argilloso nero, ricco di frammenti vegetali, frammenti di molluschi; localmente mostra una laminazione planare ed evolve verso l’alto in una torba.

360-410 cmLivello limoso argilloso grigiastro scuro.

410-440 cmLivello limoso argilloso grigiastro con screziature verdastre; presenza localmente di concrezioni car-bonatiche e di bioturbazione.

440-460 cmLivello limoso sabbioso compatto e omogeneo con bioturbazione da radici.

460-470 cmLivello limoso argilloso bruno laminato; presenza di frammenti vegetali.

470-480 cmLivello argilloso torboso laminato; presenza di carboni.

480-500 cmLivello di torba laminata

500-520 cmLivello limoso argilloso torboso: presenza di fram-menti vegetali.

520-530 cmLivello limoso sabbioso con frammenti vegetali.

Page 62: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

80

M. BERNABÒ BREA ET AL.

Appendice 4

Preparazione dei campioni pollinici

Per la preparazione dei campioni si è seguito il seguente protocollo:– peso campione: si è valutato suf�ciente una quan-tità di circa 2 cm3 per ogni campione;– aggiunta tre tavolette contenente un numero noto di spore di Lycopodium. Questa specie esotica viene aggiunta sia per poter calcolare la concentrazione pollinica che per valutare l’eventuale perdita di polline durante la preparazione;– utilizzo di HCl 10%, KOH 10%, HF 40%: i reagenti sono usati per eliminare la parte organica ed inorganica del sedimento al �ne di aumentare la concentrazione di polline;

– acetolisi: processo che permette la conservazio-ne del polline e ne rende evidente le strutture; I campioni sono stati studiati al microscopio ottico utilizzando gli ingrandimenti 400x e 1000x dopo essere stati montati su vetrino. Per l’identi�ca-zione ci si avvale di chiave dicotomiche (Moore et al. 1991; Punt et al. 1976-1996) e di ausilio sono inoltre gli atlanti fotogra�ci di Reille (Reil-le, 1992-1998). Il risultato è stato elaborato e visualizzato mediante un diagramma pollinico percentuale. – Solo i campioni risultati adatti all`analisi pollinica sono stati contati (maggiori di 1.000 granuli/cc).

Page 63: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

81

LO SCAVO ESTENSIVO NEL SITO NEOLITICO DI RAZZA DI CAMPEGINE (REGGIO EMILIA)

BIBLIOGRAFIA

Accorsi et al. 1996 C.A. Accorsi, M. Bandini Ma anti, A.M. Mercuri, C. Rivalenti, G. Trevisan Grandi, Holocene forest pollen vegetation of the Po plain-Northern Italy (Emilia Romagna data), in Allionia, 34, 1996, pp. 233-276.

Accorsi et al. 1999 C.A. Accorsi, M. Bandini Ma anti, L. Forlani, A.M. Mercuri, G. Trevisan Grandi, An overview of Holocene forest pollen �ora/vegetation of the Emilia Romagna region-Northern Italy, in Archivio Geobotanico, 5 (1-2), 1999, pp. 3-27.

Augereau, Chambon 2003 A. Augereau, P. Chambon, Nature et statut du mobilier funéraire de la nécropole chasséenne de Monéteau (Yonne), in P. Chambon, J. Leclerc (a cura di), Les pratiques funéraires néolithiques avant 3500 av J.C. en France et dans les régions limitrophes, in Mémoire Societé Préhistorique Française, XXXIII, pp. 131-145.

Bagolini 1990a B. Bagolini, Cultura dei vasi a bocca quadrata. Il sepolcreto neolitico de La Vela di Trento, in Die ersten Bauern, 2, Zürich 1990, pp. 225-231.

Bagolini 1990b B. Bagolini, Nuovi aspetti sepolcrali della cultura dei vasi a bocca quadrata a La Vela di Trento, in P. Biagi (a cura di), The Neolithisation of the Alpine Region, in Monogra�e di Natura Bresciana, 13, 1990, pp. 227-235.

Bagolini, Barfield 1971 B. Bagolini, L.H. Barfield, Il neolitico di Chiozza di Scandiano nell’ambito delle culture padane, in Studi Trentini di Scienze Naturali, sez. B, XLVII, 1, 1971, pp. 3-74.

Bagolini, Biagi 1974 B. Bagolini, P. Biagi, Rapporti fra la Cultura di Fiorano e il neolitico della Liguria e aspetti occidentali tra Liguria e Padania, Atti XIV Riunione Scienti�ca dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, (Genova 1973), 1974, pp. 151-158.

Bagolini, Biagi 1975 B. Bagolini, P. Biagi, Il Neolitico del Vhò di Piadena, in Preistoria Alpina, 11, 1975, pp. 77-121.

Bagolini et al. 1977 B. Bagolini, C. Balista, P. Biagi, Vhò Campo Ceresole: scavi 1977, in Preistoria Alpina, 13, 1977, pp. 67-98.

Barfield 2002 L.H. Barfield, An interrupted ditch alignment at Rivoli, Italy, in the context of Neolithic interrupted ditch/pit systems, in G. Varndell, P. Topping, Enclosures in Neolithic Europe, Oxford, pp. 59-61.

Barfield, Bagolini 1976 L.H. Barfield, B. Bagolini, The excavation on the Rocca di Rivoli (1963-1968), in Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona, Sez. Scienze Uomo, 1, 1976, pp. 1-173.

Battiston 1997-1998 C. Battiston, Nuovi dati sul Neolitico medio della pianura padana alla luce dello scavo di Ponte Ghiara (Fidenza, PR), Tesi di Laurea presso l’Università Statale di Milano, 1997-1998, inedita.

Beeching et al. 2000 A. Beeching, J.F. Berger, J.L. Brochier, F. Ferber, D. Helmer, H. Sidi Maamar, Chasséens: agriculteurs ou éleveurs, sédentaires ou nomades? Quel types de milieux, d’économies et de sociétés ?, Actes Rencontres méridionales de Préhistoire récente, IIIème session, Toulouse, 2000, pp. 59-79.

Bermond Montanari 2002 G. Bermond Montanari, Fornace Cappuccini, in M.A. Fuga ola Delpino, A. Pessina, V. Tin (a cura di), Le ceramiche impresse nel Neolitico Antico. Italia e Mediterraneo, Studi di Paletnologia, I, 2002, pp. 459-467.

Bernab Brea 2006 M. Bernab Brea, Una statuina neolitica da una sepoltura VBQ a Vicofertile (Parma), in Origini, XXVIII n.s. IV, pp. 37-47.

Bernab Brea, Cattani 1992 M. Bernab Brea, M. Cattani, Collecchio (PR), Tangenziale: abitato e sepolture riferibili al Neolitico medio, in Studi e Documenti di Archeologia, VII, p. 133.

Page 64: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

82

M. BERNABÒ BREA ET AL.

Bernab Brea et al. 1988 M. Bernab Brea, A. Ghiretti, C. Polglase, V. Visconti, Siti neolitici lungo il torrente Cinghio (Parma), in Preistoria Alpina, 24, 1988, pp. 103-164.

Bernab Brea et al. 1990 M. Bernab Brea, G. Steff , G. Giusberti, Il Neolitico antico a Savignano, in B. Sala (a cura di), Nel segno dell’elefante, Geologia, Paleontologia e Archeologia del territorio di Savignano sul Panaro, Savignano sul Panaro (MO), 1990, pp. 71-134.

Bernab Brea et al. 1999 M. Bernab Brea, D. Castagna, S. Occhi, L’insediamento del Neolitico superiore a S. Andrea di Travo (Piacenza), in Padusa, XXXIV/XXXV N.S., 1999, pp. 7-54.

Bernab Brea et al. 2000 M. Bernab Brea, C. Battiston, P. Ma ieri, C. Ottomano, Un gruppo di �gurine �ttili dal sito di Ponte Ghiara (Parma), in A. Pessina, G. Muscio (a cura di), La Neolitizzazione tra Oriente e Occidente, Atti del Convegno (Udine 1999), 2000, pp. 269-287.

Bernab Brea et al. 2005 M. Bernabo Brea, M. Maffi, F. Guarisco, E. Ferrari, Preistoria a Piacenza: i siti mesolitici e neolitici di Le Mose, in Bollettino Storico Piacentino, 2005, pp. 11-52.

Bernab Brea et al. 2007a M. Bernab Brea, M.G. Liseno, P. Ma ieri, Il Primo Neolitico del Parmense, in Preistoria dell’Italia settentrionale. Studi in ricordo di Bernardino Bagolini, Atti del Convegno (Udine 2005), 2007, pp. 213-224.

Bernab Brea et al. 2007b M. Bernab Brea, L. Salvadei, M. Maffi, P. Ma ieri, A. Mutti, M. Sandias, Le necropoli VBQ dell’Emilia occidentale: rapporti con gli abitati, rituali, corredi, dati antropologici, in Preistoria dell’ Italia settentrionale. Studi in ricordo di Bernardino Bagolini, Atti del Convegno (Udine 2005), Udine, 2007, pp. XXX.

Bertemes, Schlosser 2004 F. Bertemes, W. Schlosser, Der Kreisgraben von Goseck und seine Astronomischen Bezüge, in H. Meller (a cura di), Der Geschmiedete Himmel, Catalogo della mostra (Halle 2004), Stuttgart 2004, pp. 48-51.

Biagi 1972 P. Biagi, Il Neolitico di Quinzano Veronese, in Memorie Museo Civico Storia Naturale Verona, XX, pp. 413-485.

Braasch 2002 O. Braasch, Aerial Survey and Neolithic Enclosures in Central Europe, in G. Varndell, P. Topping, Enclosures in Neolithic Europe, Oxford, pp. 63-68.

Brewer 1964 R. Brewer, Fabric and Mineral Analysis of Soils, John Wiley and Sons, New York 1964.

Bull et al. 1999 I.D. Bull, I.A. Simpson, S.J. Dockrill, R.P. Evershed, Organic geochemical evidence for the origin of ancient anthropogenic soil deposit at Toft Ness, Sanday, Orkney, in Organic Geochemistry, 30, 1999, pp. 535-556.

Bull et al. 2000 I.D. Bull, P.F. Van Bergen, C.J. Nott, P.R. Poulton, R.P. Evershed, Organic geochemical studies of soils from the Rothamsted classical experiment – V. The fate of lipids in different long-term experiments, in Organic Geochemistry, 31, 2000, pp. 389-408.

Bull et al. 2001 I.D. Bull, P.P. Betancourt, R.P. Evershed, An organic geochemical investigation of the practice at a Minoan site on Pseira Island, Crete, in Geoarchaeology, 16, 2001, pp. 223-242.

Bull et al. 2002 I.D. Bull, M.J. Lockheart, M.M. Elhmmali, D.J. Roberts, R.P. Evershed, The origin of faeces by means of biomarker detection, in Environmental International, 27, 2002, pp. 647-654.

Bullock et al. 1985 P. Bullock, N. Fedoroff, A. Jongerius, G. Stoops, T. Tursina, C. Babel, Handbook for Soil Thin Section Description, Waine Research Publication, Albrighton 1985.

Cassano, Manfredini 2004 S.M. Cassano, A. Manfredini, Spazio, strutture e società, in S.M. Cassano, A. Manfredini, Masseria Candelabro, Vita quotidiana e mondo ideologico in una comunità neolitica del Tavoliere, Origines, Firenze 2004, pp. 473-481

Page 65: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

83

LO SCAVO ESTENSIVO NEL SITO NEOLITICO DI RAZZA DI CAMPEGINE (REGGIO EMILIA)

Castiglioni, Pellegrini 2001 G.B. Castiglioni, G.B. Pellegrini (a cura di), Note Illustrative della Carta Geomorfologica della Pianura Padana, Supplementi Geogra�a Fisica e Dinamica Quaternaria, IV, 2001.

Cavulli 2002 F. Cavulli, L’insediamento di Lugo di Grezzana, in A. Aspes (a cura di), Preistoria Veronese, in Mem. Museo Civico Storia Naturale Verona, 2° serie, Sez. Scienze dell’Uomo, 5, 2002, pp. 66-67.

Ca ella et al. 1976 A. Ca ella, M. Cremaschi, M. Moscoloni, B. Sala, Siti neolitici in località Razza di Campegine (Reggio Emilia), in Preistoria Alpina, 12, 1976, pp. 79-126.

Chierici 1877 G. Chierici, Villaggio dell’età della pietra nella Prov. di Reggio E., in Bullettino di Paletnologia Italiana, III, 1877, pp. 1-12.

Chierici 1879 G. Chierici, Capanne-sepolcri dell’età della pietra, in Bullettino di Paletnologia Italiana, V, 1879, pp. 97-114.

Chierici 1881 G. Chierici, L’Idrologia e la Paletnologia nella Provincia di Reggio Emilia, in Bullettino di Paletnologia Italiana, VII, 1881, pp. 297-305.

Chierici 1882 G. Chierici, Gl’Iberici in grotte arti�ciali, in fondi di capanne e in caverne, in Bullettino di Paletnologia Italiana, VIII, 1882, pp. 1-21.

Colthup et al. 1964 N.B. Colthup, L.H. Dal , S.E. Wiberle , Introduction to infrared and Raman spectroscopy, New York 1964.

Coudart 1998 A. Coudart, Architecture et société néolithique. L’unité et la variance de la maison danubienne, in Documents d’Archéologie Française, 67, Paris 1998.

Cremaschi 1983 M. Cremaschi, Strutture Neolitiche e Suoli Olocenici, in P. Biagi, G. Barker, M. Cremaschi (a cura di), La Stazione di Casatico di Marcaria nel Quadro Paleoambientale e Archeologico dell’Olocene Antico della Val Padana Centrale, Studi Archeologici, II, 1983, pp. 7-19.

Cremaschi 2004 M. Cremaschi, La Terramara di Santa Rosa ed il suo territorio: Aspetti Geomorfologici, in M. Bernabò Brea, M. Cremaschi, a cura di, Il Villaggio Piccolo della Terramara di Santa Rosa (Poviglio). Scavi 1987-1992. Origines, Firenze 2004, pp. 21-37.

Cremaschi, Bernab Brea 2004 M. Cremaschi, M. Bernab Brea, Gli Elementi Strutturali, in M. Bernab Brea, M. Cremaschi (a cura di), Il Villaggio Piccolo della Terramara di Santa Rosa (Poviglio). Scavi 1987-1992, Origines, Firenze 2004, pp. 151-184.

Cremaschi et al. 1980 M. Cremaschi, M. Bernab Brea, J. Tirabassi, A. D’Agostini, P. Dall’Aglio, S. Magri, W. Baricchi, A. Marchesini, S. Nepoti, L’Evoluzione di un Tratto di Pianura Emiliana durante l’Età del Bronzo, l’Età Romana e l’Alto Medioevo: Geomorfologia ed Insediamenti, in Padusa, XVI, 1980, pp. 1-106.

Cremaschi et al. 1994 M. Cremaschi, M. Marchetti, C. Rava i, Geomorphological Evidence for Land Surface Cleared from Forest in the Central Po Plain (Northern Italy) during the Roman Period, in B. Fren el (a cura di), Evaluation of Land Surfaces Cleared from Forest in the Mediterranean Region during the Time of the Roman Empire, European Palaeoclimate and Man, V, 1994, pp. 119-132.

Cremaschi, Ottomano 1996 M. Cremaschi, C. Ottomano, Il Testimone Stratigra�co di Monte Castellaccio. Aspetti Micromorfologici per lo Studio dei Processi di Formazione del Sito, in M. Pacciarelli (a cura di), La Collezione Scarabelli. Preistoria, II, Imola 1996, pp. 148-157.

Degasperi et al. 1998 N. Degasperi, A. Ferrari, G. Steff , L’insediamento neolitico di Lugo di Romagna, in A. Pessina, G. Muscio (a cura di), Settemila anni fa. Il primo pane, catalogo della mostra, Udine 1998, pp. 117-124.

Delcaro et al. 2004 D. Delcaro, G. Gaj, S. Padovan, M. Venturino Gambari, Castelnuovo Scrivia, via Torino, in M. Venturino Gambari (a cura di), Alla conquista dell’Appennino. Le prime comunità delle valli Curone, Grue e Ossona, Torino 2004, pp. 220-228.

Duboulo et al. 1991 J. Duboulo , C. Mordant, M. Prestreau, Les enceintes néolithiques du bassin Parisien, in Identité du Chasséen, Actes du Colloque de Nemours 1989, Mémoires Musée de Préhistoire de l’Ile de France, 4, 1991, pp. 211-229.

Page 66: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

84

M. BERNABÒ BREA ET AL.

Ferembach et al. 1977-1979 D. Ferembach, I. Schwidet k , M. Stloukal, Raccomandazioni per la determinazione dell’età e del sesso sullo scheletro, in Rivista di Antropologia, 60, 1977-1979, pp. 5-51.

Ferrari et al. 2006 A. Ferrari, P. Ma ieri, G. Steff , Prignano-Neolitico, Atlante dei Beni Archeologici della Provincia di Modena, vol. II, Montagna, 2006, pp. 198-204.

Ferrari et al. 2007 A. Ferrari, P. Ma ieri, G. Steff , La �ne della Cultura di Fiorano e le prime attestazioni della Cultura dei vasi a bocca quadrata: il caso del Pescale (Prignano sulla Secchia, MO), in Preistoria dell’Italia settentrionale. Studi in ricordo di Bernardino Bagolini, Atti del Convegno (Udine 2005), 2007, pp. 103-128.

Ferrari, Steff 1994 A. Ferrari, G. Steff , Il sito neolitico di Cantone di Magreta (Formigine – Modena), in Quaderni del Museo Archeologico Etnologico di Modena, I, 1994, pp. 9-35.

Ferrari, Steff 1997 A. Ferrari, G. Steff , Formigine, loc. Cantone di Magreta, in Archeologia dell’Emilia Romagna, I/2, 1997, pp. 20-21.

Ferrari, Steff 2007 A. Ferrari, G. Steff , Il sito di Bologna-via Andrea Costa (area ex-ICO) nel quadro del Primo Neolitico dell’Italia centro-settentrionale, in Preistoria dell’Italia settentrionale. Studi in ricordo di Bernardino Bagolini, Atti del Convegno (Udine 2005), Udine 2007, pp. 77-102.

Filippi, Sbarbati 1994 N. Filippi, L. Sbarbati, Carta dei suoli di semidettaglio di pianura. Regione Emilia Romagna, Bologna 1994.

Formicola 1984 V. Formicola, Contributo alla conoscenza della dinamica della statura nella preistoria italiana, in Antropologia Contemporanea, 7, 1984, pp. 205-216.

Formicola 1993 V. Formicola, Stature reconstruction from long bones in ancient population samples: an approach to the problem of its reliability, in American Journal of Physical Anthropology, 90, 1993, pp. 351-358.

Fra er 1978 D.W. Fra er, The Evolution of Dentition in Upper Paleolithic and Mesolithic Europe, University of Kansas Publications in Anthropology, 10, Lawrence 1978.

Gambari et al. 1992 F.M. Gambari, M. Venturino Gambari, F. D’Errico, Alba e la neolitizzazione del Piemonte, in Bullettino di Paletnologia Italiana, n.s., I, 83, 1992, pp. 31-142.

Goad 1991 L.J. Goad, Phytosterols, Methods in plant biochemistry, 7, 1991, pp. 369-434.

Hodder 1992 I. Hodder, The domestication of Europe, Ed. Routledge, Londra e New York, 1992.

Ingravallo 2006 E. Ingravallo, L’ipogeismo nel Neolitico meridionale, in Origini, XXVIII, n.s. IV, pp. 49-70.

Lovejo 1985 C.O. Lovejo , Dental wear in the Libben population: its functional pattern and role in the determination of adult skeletal age at death, in American Journal of Physical Anthropology, 68, 1985, pp. 447-456.

Maggi, Starnini 1997 R. Maggi, E. Starnini, Some aspects of the pottery production, in Arene Candide: a functional and environmental assessment of the holocene sequence (Excavations Bernabò Brea – Cardini 1940-50) a cura di R. Maggi, Istituto Italiano di Paleontologia Umana, Roma 1997, pp. 279-337.

Malavolti 1953-1956 F. Malavolti, Appunti per una cronologia relativa del neo-eneolitico emiliano, in Emilia Preromana, III, 1953-1956, pp. 3-28.

Malone 1985 C. Malone, Pots, prestige and ritual in Neolithic Southern Italy, in C. Malone, S. Stoddart (a cura di), Papers in Italian Archaeology, IV, The Cambridge Conference, BAR Int. Ser., 244, 1985, pp. 118-151.

Ma ieri 1999 P. Ma ieri, Nuovi dati sul Neolitico medio iniziale nella pianura padana sulla base dello scavo di Ponte Ghiara (Fidenza, PR) (Campagna di scavo ottobre 1995-gennaio 1996), Tesi di laurea presso l’Università di Bologna, 1999, inedita.

Page 67: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

85

LO SCAVO ESTENSIVO NEL SITO NEOLITICO DI RAZZA DI CAMPEGINE (REGGIO EMILIA)

Ma ieri, Dal Santo 2007 P. Ma ieri, N. Dal Santo, Botteghino (Parma), in Rivista di Scienze Preistoriche, LVII, 2007, pp. 113-138.

Menotti, Pessina 2002 E. Menotti, A. Pessina, Una capanna della Cultura dei vasi a bocca quadrata da Bagnolo San Vito, Loc. Ca’Rossina (Mantova), in A. Ferrari, P. Visentini (a cura di), Il declino del mondo neolitico. Ricerche in Italia centro-settentrionale fra aspetti peninsulari, occidentali e nord-alpini, Atti del Convegno di Pordenone, 2001, Quaderni del Museo Archeologico del Friuli occidentale, 4, pp. 527-529.

Moore et al. 1991 P.D. Moore, J.A. Webb, M.E. Collinson, Pollen Analysis, Blackwell Scienti�c Publications, London 1991.

Moser 2000 L. Moser, Il sito neolitico di Lugo di Grezzana (Verona). I materiali archeologici della campagna di scavo 1993, in A. Pessina, G. Muscio (a cura di), La Neolitizzazione tra Oriente e Occidente, Atti del Convegno di Udine 1999, 2000, pp. 125-150.

Mottes 2002 E. Mottes, In�ussi culturali peninsulari nel repertorio ceramico dei gruppi della cultura dei vasi a bocca quadrata del Trentino, Atti XXXIII Riunione Scienti�ca dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, 2002, pp. 279-285.

Nichols et al. 1996 P.D. Nichols, R. Leeming, M.S. Ra ner, V. Latham, Use of capillary gas chromatography for measuring fecal-derived sterols. Application to stormwater, the sea-surface microalyer, beach greases, regional studies, and distinguishing alagal blooms and non-human sources of sewage pollution, in Journal of Chromatography A, 733, 1996, pp. 497-509.

Pedrotti et al. 2000 A.L. Pedrotti, F. Cavulli, A. Miorelli, Lugo di Grezzana (Verona). Insediamento neolitico della cultura di Fiorano: l’industria ceramica del settore IX, in A. Pessina, G. Muscio (a cura di), La Neolitizzazione tra Oriente e Occidente, Atti del Convegno (Udine 1999), Udine 2000, pp. 111-123.

Pignatti 1982 S. Pignatti, Flora d’Italia, Edagricole, Bologna 1982.

Poirier et al. 2005 N. Poirier, S.P. Sohi, G.L. Gaunt, N. Mahieu, E.W. Randall, D.S. Powlson, R.P. Evershed, The chemical composition of measurable soil organic matter pools, in Organic Geochemistry, 36, 2005, pp. 1174-1189.

Punt et al. 1976-1996 W. Punt et al., The Northwest European Pollen Flora, Volume 1 (1976). Volume 2 (1980). Volume 3 (1981). Volume 4 (1984). Volume 5 (1988). Volume 6 (1991). Volume 7 (1996), Elsevier, Amsterdam.

Qu n a et al. 2004 K. Qu n a, S. Derenne, C. Largeau, C. Rumpel, A. Mariotti, Variation in lipid relativ abundance and composition among different particle size fractions of a forest soil, in Organic Geochemistry, 35, 2004, pp. 1355-1370.

Qu n a et al. 2005 K. Qu n a, S. Derenne, C. Largeau, C. Rumpel, A. Mariotti, Spectroscopic and pyrolitic features and abundance of the macromolecular fractory fraction in a sandy acid forest soil (Landes de Gascogne, France), in Organic Geochemistry, 36, 2005, pp. 349-362.

Reille 1992-1998 M. Reille, Pollen et spores d’Europe et d’Afrique du nord, Supplément 1,2, Laboratoire de Botanique historique et Palynologie, Marseille 1992-1998.

Rosini et al. 2005 M. Rosini, L. Sarti, M. Silvestrini, La ceramica del sito di Ripabianca di Monterado (Ancona) e le coeve produzioni dell’Italia centro-settentrionale, in Rivista di Scienze Preistoriche, LV, 2005, pp. 225-263.

Salvadei, Santandrea 2002 L. Salvadei, E. Santandrea, I dati antropologici, in M.A. Fuga ola, A. Pessina, V. Tin (a cura di), Le ceramiche impresse nel Neolitico antico in Italia e nel Mediterraneo, Roma 2002, pp. 221-229.

Page 68: Lo scavo estensivo nel sito neolitico di Razza di Campegine (Reggio Emilia)

86

M. BERNABÒ BREA ET AL.

Saville 2002 A. Saville, Lithic artefacts from Neolithic causewayed enclosures: character and meaning, in G. Varndell, P. Topping (ed.), Enclosures in Neolithic Europe, Oxford 2002, pp. 91-105.

Schmid et al. 2001 E.M. Schmid, H. Knicker, R. B umler, I. K gel-Knaber, Chemical composition of the organic matter in Neolithic soil material as revealed by CPMAS 13C NMR spectroscopy, polysaccharide analysis, and CuO oxidation, Soil Science, 166, 2001, pp. 569-584.

Schmid et al. 2002 E.M. Schmid, J.O. Skjemstad, B. Glaser, H. Knicker, I. Kogel-Knabner, Detection of charred organic matter in soils from a Neolithic settlement in Southern Bavaria, Germany, in Geoderma, 107, 2002, pp. 71-91.

Skeates 1994 R. Skeates, A radiocarbon date-list for prehistoric Italy, in R. Skeates, R. Whitehouse, Radiocarbon Dating and Italian Prehistory, Archaeological Monographs of the British School at Rome, 8, 1994, pp. 147-288.

Skeates 2002 R. Skeates, The Neolithic ditched enclosures of the Tavoliere, south-east Italy, in G. Varndell, P. Topping, Enclosures in Neolithic Europe, Oxford, pp. 51-58.

Stini 1969 W. Stini, Nutritional stress and growth: sex differences in adaptive response, in American Journal of Physical Anthropology, 31, 1969, pp. 417-426.

Tin 1999 V. Tin , Transizione tra Neolitico Antico e Neolitico Medio: le ceramiche dello stile Pollera. Strato 13, in S. Tin (a cura di), Il Neolitico nella Caverna delle Arene Candide (Scavi 1972-1977), Bordighera, 1999, pp. 378-395.

Tinner et al. 1999 W. Tinner, P. Hubschmid, M. Wehrli, B. Ammann, M. Conedera, Long-term forest-�re ecology and dynamics in southern Switzerland, in Journal of Ecology, 87, 1999, pp. 273-289.

Tirabassi 1981 J. Tirabassi, Catasto Archeologico del comune di Campegine, Catasto Archeologico della provincia di Reggio Emilia, Supplementi, 1, Reggio Emilia 1981.

Tirabassi 1987a J. Tirabassi, I siti neolitici, Catasto archeologico della provincia di Reggio Emilia, 2, Reggio Emilia 1987.

Tirabassi 1987b J. Tirabassi, Relazione preliminare della prima campagna di scavi a Rivoltella-Cà Romensini (RE), 1981-83, Atti XXVI Riunione Scienti�ca dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, Firenze 1987, pp. 581-594.

Trotter, Gleser 1952 M. Trotter, G.C. Gleser, Estimation of stature from long bones of American Whites and Negroes, in American Journal of Physical Anthropology, 10, 1952, pp. 463-514.

Van der Marel, Beutelspacher 1976 H.W. Van der Marel, H. Beutelspacher, Atlas of infrared spectroscopy of clay minerals and their admixtures, Elsevier, Amsterdam 1976.

Varndell, Topping 2002 G. Varndell, P. Topping, Enclosures in Neolithic Europe, Oxford.

Venturino Gambari et al. 2002 M. Venturino Gambari, G. Gaj, D. Delcaro, M. Giaretti, Abitare ad Alba nel Neolitico. Dati archeologici, analisi tecnologica ed ipotesi ricostruttive, in A. Ferrari, P. Visentini (a cura di), Il declino del mondo neolitico. Ricerche in Italia centro-settentrionale fra aspetti peninsulari, occidentali e nord-alpini, Atti del Convegno (Pordenone 2001), Quaderni del Museo Archeologico del Friuli occidentale, 4, 2002, pp. 427-435.

Whittle 1996 A. Whittle, Europe in the Neolithic: the creation of new worlds, Cambridge.

Zaccheo et al. 2002 P. Zaccheo, G. Cabassi, G. Ricca, L. Crippa, Decomposition of organic residues in soil: experimental technique and spectroscopic approach, in Organic Geochemistry, 33, 2002, pp. 327-345.