-
r- 1
• 1 ·'
li 1 - ~œemr·- • :i
1
1 • ramma comun1s1a IISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da
Marx, a Lenin, a lirorno 1921, alla lolla della sinislra contro la
degenerazione di Mosca, al riliuto dei blocchi partigiani, la dura
opera del restaura idella dollrina e dell' organo rivoluzionario, a
contallo con la classe tGperaia, luori dal politicantismo personale
ed elettoralesco. /
organo del partito comunista internazionalista
29 maggio - 15 giugno 1954 - Anno III - N. 11 IL PROGRAMMA
COMUNIST A - Cas. Post. 962
MILANO Una copia L. 25
Sped. in Abbonamento postale ·Gruppo Il
Tempo di «aperture lempo di
La precipitosa liquidazione del governo « amministrativo » di
Pella e delle sue sorridenti virate « a destra », il ritorno ad un
go- verno cosiddetto di centro con di~hi~rata,intonazione « sociale
,, e 11 ncorrêre - di cui si è avuto segno ancora di récente - di
for- mule corne quella dell'« apertura a sinistra », furono il
campanel- lo d'allarme sulla realtà di una situazione economica e
sociale in rapido logoramento. Bisognava correre ai ripari,
l'urgere della cris! imponeva l'esibizione di programmi di riforma
e l'aggan- ciamento di strati scontenti di proletari e di piccol i
bor ghesi. Oggi, dopa tanto sfoggio di otti- mismo ufficiale, il
ministro del lavoro annuncia fresco fresco che l'esercito dei
disoccunati si è ac- cresciuto di 100 mila -nuove unità e raggiunge
la cifra, minimizza. ta dalle - inchieste ufficiali, di due milioni
e passa.
Ma non occorrevano queste di- chiarazioni oer dimosfrare che la
situaziono economico-sociale della beata repubblica italiana sta
incancrenendo, Questi ultimi mesi hanno visto il divampare di
agitazioni che, prima circoscritte in ambiti locali e provinciali e
presentate corne episodi contin- genti, si sono via via dilatate
non soltanto nei settori indu- striali, ma, con particolare vio-
lenza, nell'agricoltura, soprattut- to nelle grandi zone a
braccian- tato, Non v'è oggt provtneta e regione, dalla Liguria
alla Tosca- na e al Veneto, in cui i Iicenzia- menti a gragnuola,
la chiusura di stabilimenti, la situazione di fa- me dei
braccianti, non lancino sulle piazze masse di scioperanti,
-che le famose « quinte colonne ,,
Alla faccia Giustificando la resistenza deg!i
-agricoltori alle richieste salariali dei braccianti del
Polesine, il pre- sidente della sezione agricoltori di Rovigo ha
detto (si legge sul Cor- riere della Sera) cne, sebbene i salari
agricoli siano nel Rodigino più bassi che in qualsiasi altra pro-
vincia, il lavoratore gode perà della cointeressenza obbligatoria
di compartecipazione e del cottimo di « meanda ». Dopo di cne vi
aspet- tereste chissà che b;lanci familiari. Eccoli: « Il bilancio
medio di una famiglia (si noti bene, famiglia, non persona, n.d.r.)
di lavoratori agricoli giunge. con 20 mila lire di « meanda » e
circa 35 mila lire di compartecipazione, a oltre duecen- tomila
lire l'anno ». Ca pite: oltre duecentomila lire
l'anno: fra 17 e 18 mila lire al me- se! Chiediamo all'illustre
presidente di sperimentare per un annetto, lui e famiglia, un
bilancio del genere e rimanere cristianamente rassegnato.
8randi tramonti
I
Stalin è morto, ma ai suoi pr e- diletti tocca, a quanto sembra,
di sparire fisicamente o civilmente prima che la morte naturale
venga a chiudere loro gli occhi. Beria, il gran falsificatore per
canto di Sui- lin della storia del comunismo in Georgia, il
perfetto incensatore del Capo, il suo ferreo ministro di po- lizia,
ci ha lasciato la pelle. Lysen- ko, le cui teorie scientifiche
furono lodate dal Comitato Centrale ele- vato a supremo organo
teorico del- l'U.R.S.S. e, come di dovere, stam- burate dai nostri
pennivendoli to- gliattiani, sta conoscendo l'ora del grande
tramonto; le sue scoperte sono accusate d'essere delle [antti-
ronate, e quanto prima ànche i nostri pennivendoli dovranno but-
tare la croce sull'esimio scienziato e - coprirsi i capelli di
cenere per averlo levato alle stelle. Che un giorno vengano,
freschi freschi; a dir male anche del « più grande ae- nio della
storia », Giuseppe Stalin? Dopo tuito, non era la chioccia che couo
quei pulcini?
e 1 • J che della demagogia sociale. Il Socla 1,, 1 governo
ce~ca affanno~ainente tra Il le pieghe di un bilancio, che nep-
pure i suoi molti pianificatori riescono a rimpinguare, i solde-
relli per varare dei Piani di la- vori nubbl ici e di lotta contra
la disoccupazion., che, già miseri in partenza e destinati a recar
" sol- lievo ,, nel giro di almeno quindi, ci anni, sono giunti al
traguardo risibili corne le trovate di Te- coppa e, nati morti,
saranno si- lenziosamente seppelliti. Un noto industriale ha
proposto, a sua volta, l'adozione della settimana di :36 ore
richiamandosi al pre- cedente della giolittiana adozione della
settimana di 48; corne chie- dere al moribondo gli sforzi di cui la
sua gioventù più o meno gagliarda era capace. Quanto al- le
opposizion i, il loro affanno è di salvare a tutti i costi il bar
ac- cone col oretesto di difendere in tal modo -il pane ed il
lavoro de- gli oper'ai Guardatela corne volete, una
situazione senza sbocco alla qua- le, d".te le condiz ioni della
con- correnza internazionale, nernme- no il traguardo faticosamente
preparato dell'apertura dei mer- cati orientali potrebbe dare re-
spira. Uno stato di fatto che chie-
• • m1ser1a invocate a spiegare le agitazioni e i torbidi, lungi
dal fomentare, servono soltanto a contenere e frenare. Scandalo
grosso, Iicen- ziamenti e scioperi sono andati a battere alla porta
anche del- l'onnipotente e, corne I'onnipoten . te, « paterno ,,
conte Marzotto. La verità è che I'apparato pro- duttivo italiano,
strutturalmente debole e invecchiato, con un mercato interno pavera
e sernpre mena capace di assorbire prodot- ti e con un mercato
estero in cui la concorrenza si fa di giorno in giorno più aspra in
ragione del dilagare della crisi, era predesti- nato a sentire più
acutamente e a ritmo accelerato il morso di una " recessione " che
non ri- sparmia neppure gli Stati Uniti. La formula usata dagli
apologeti del regime capitalistico in veste socialistoide dell'«
egoismo » e dell' « offensiva padronale dei li-
cenziamenti » - formula la cui conclusione è: cambiate uomini e
programmi, e tutto andrà be- ne - non regge. La classe pa- dronale
non ha nulla da guada- gnare -dalla riduzione della forza- lavoro;
ha tutto da guadagnare dal suo massimo impiego. Se li- cenzia è
perchè non ce la fa più, perchè il regime è putrefatto, per. ch la
produzione capitalistica è arrivata al limite in cui non la riforma
ma il funerale le si ad- dice, e i consigli di « aggiorna- mento»
che le vengono da Wa- shington o da Mosca hanno lo stesso effetto
delle novene o delle processioni per scongiurare la grandine. In
una situazione di questo ge-
nere, la coalizione governativa non noteva fare e non ha fatto
che della demagogia riformistica, esattamente corne l'opposizione
non poteva fare e non ha fatto
de non i medici dell'opportuni- smo o i ciarlatani della provvi-
denza statale, ma i becchini del- la rivolta di classe. Gli operai
che si agitano in questa terribile morsa ritroveranno la via mae-
stra della loro battaglia. Sarà un processo lungo, ma è
inevitabile.
lt lORO lACRIMt Alla conferenza internazionale di
cui parliamo qui di fianco - e che s'è conclusa con la solenne
procla- mazione che « mèta principale del- l'attività padronale
deve essere ... la elevazione continuà del tenore di vit a di
tutti» - il presidente della Snia, Marinotti, ha proclamato: «t No
i europei) siamo costretti a uti- lizzare perfino le lacrime per
tra- sformarle in energia ».
Non ne dubitiamo affatto. Non sono pe rô le loro lacrime: sono
quelle degli operai da cui Marinotti e compari spremono
forza-lavoro supplementare scusandosi col dire che lo fanno,,, per
elevarli. Le « la- crime » di Marinotti non mettereb- bero mai in
movimento una tur- bina ...
GU EX FINANZIATOHI Dl HITL[H VANNO A MOSCA Una delegazione della
confedera-
zione degli industriali della Germa- nia di Bonn si recherà. a
fine giu- gno, a Mosca per discutere la con- clusione di un
trattato commerciale. In. data J101un~cisata,-.ll-r.eIJ.lieJ:à. la
via di Mosca anche una delegazione di deputati di tutte le frazioni
del Bundestag con l'incarico di p rende- re contatto con la Croce
Rossa e le chiese di Russia. La notizia era ri- portata da tutta la
stamna, compre- sa l'Unità, del 15 maggio.
« Analoghe trattative - aggiun- geva l'Unità - sono già state
con- dotte, negli ultimi giorni, con la Romania ed hanno condotto
ad un accordo. Il viaggio degli industriali è stato concordato alla
conferenza di Ginevra ed è ormai sicuro, se- condo quanto informa
stamane il Welt». L'Unità continuava rammar i- ca ndosi del fatto
che il governo Adenauer, pur accettando il pro- getto della «
Confindustria » tedesca è contrario ad allacciare relazioni
diplomatiche con Mosca. Evidentemente, la conferenza di
Ginevra, come del resto tutte le conferenze internazionali,
funziona proprio come un parlamento: da- vanti ai microfoni
destinati a rin- citrullire la p iazz a, i delegati dei maggiori
pescecani imperialisti se ne contano di cotte e di crude; ma nei
colloqui segreti attorno a ta- vole sfarzosamente imbanàite i mor-
t ali nemici si ritrovano e combina- no affari. Tutto il mondo
politico borghese è ... Montecitorio! Andranno nel « Paese del
socia-
lismo » una ventina di uomini d'af- fari della Germania
occidentale, capeggiati dall'esportatore di Fran- coforte (che caro
compagno!) Er- win Van Hazelbrouk e da! capo dell'ufficio per i
rapporti con la Russia della Confederazione tede- sca degli
Industriali, Otto Wolff von Amerorgen. Più svelti di costo- ro, due
grossi dirigenti dei can. tieri Hawalt di Kiel sono partiti alla
volta di Mosca alla fine della prima settimana di maggio. I can-
tieri di Hawalt sono di proprietà dello Stato federale. Parrebbe da
ciô che il governo di Bonn fosse favorevole ai contatti commerciali
con Mosca. No, invece. Ufficial- mente, il governo Adenauer è con-
trario!... Ma solo ufficialmente. La commedia ebbe inizio il
giorno
13 allorchè il deputato liberale Pfleiderer annunziava alla
stampa di avere avuto assicurazione da un emissario de ll' Alto
commissario so- vietico in Germania Semionov che « il governo di
Mosca non è alieno dall 'accogliere quali ospiti un grup- po di
parlamentari qualificati del Parlamento di Bonn ». La sorlita
sollevè enorme scalpore in Germa- nia e fuori. Il mondo veniva
messo di fronte ad un doppio voltafaccia dato che il Governo
Adenauer, di cui fanno parte i liberali. è sorto negli anni scorsi
in funzione anti-
russa e mai ha cessato di attaccare aspramente la politica di
Mosca e del governo filorusso della Germa- nia orientale; ed
essendo poi ri- sap uto che all'opposizione del go- verno di. Bonn
il Cremlrno con il suo codazzo di partiti affiliati ha reagito
sistematicamente accusando Adenauer di incarnare lo spirito del
risorto nazismo. Basta apr ire un numero qualsiasi dell'Unità o
del- l'Avanti! dalle scorso mese per tro- varvi furibondi attacchi
ai « re- vanscisti nazisti » di Bonn, ai servi dei baroni della
Ruhr, agli eredi di Hitler, e via di questo passo. Quesito: chi più
svergognato, Bonn o MC>sca? L'iniziativa del deputato
liberale
di recarsi a Mosca alla testa di una delegazione dei quattro
partiti go- vernativi e dell'opposizione social- democratica, fu
immediatamente approvata dal leader liberale Deh- Ier e dalla
Confederazione degli Industriali, la qu ale, senza curarsi di
attendere l'opinione del governo. aveva già deciso in precedenza
rli inv i ar-o a Mosca una sua de legn- zione. Ma il governo
Adenauer e- manava il giorno dopo un comuni- cato in cui dissociava
la responsa- bilità del Governo dall'iniziativa del partito
liberale e dell'Associa- zione degli Industriali. Come si sp ieg a
l'apparente conflitto tra la classe capitalistica tedesca e il go-
verno? Con le odierne condizioni
di Stato vassallo della Germania ovest. Infatti. la stampa
atlantica. pagata per fare le lodi dei governi occidentali, non si
è imposta di ta- ce re il fatto che i tre Alti commis- -sari
alleati intervenivano nella questione mettendo in guardia pri-
vatamente sia Adenauer che Dehler circa il pericolo che Mosca
potreb- be servirsi propagandisticamente del viaggio in Russia dei
deputati di Bonn per rafforzare l'opposizione contro la C.E.D. in
Francia ed It a- lia. Costrettovi dalle pressioni degli Alti
Commissari franco-anglo-ame- ricani, Adenauer non poteva che
togliere ogni investitura ufficiale all'iniziativa dei liberali
presentan- do il futuro «raid» deputat esc.. corne obbediente a
determinazioni private. Oh. il porco linguaggio dei go-
vernanti borghesi! La de legaz ione degli industriali fa le
valige per Mo sca contando di convincere i di- rigenti del Cremlino
di riaprire al- l'industria germanica qualche spi- raglio nei
mercati dell'Europa O- rientale perduti a seguito della sconfitta
militare. I massimi diri- genti dei cantieri statali Hawalt di Kiel
già filano il perfetto amore a Mosca con i capoccioni del commer-
cio estero russo. Tutta la - stampa finanziata dalla grande
industria della Ruhr reclama a gran voce l'« apertura ad Est». E il
candido Adenauer salta su a distinguere tra
Scioperi L'inventività dell'opportunismo - se si puo ancora
parlare di opportunismo là dove si perpetra il tradimento aperto ed
il pas- saggio o armi e bagagli alla classe avversa - non ha
limiti, e non oassa settimana senza che se ne abbiano nuovi esemoL
In occasione della lotta ·ingag-
giata oer la revisione del sistema retribÙtivo e in oarticolare
per un nuovo accordÔ sul congloba- mento, il numero straordinario
del maggio 1954 de « Il Metal- lurgico ))' bollettino d'informa-
zione e di orientamento della F.I.0.M. provinciale di Milano,
traccia lë linee di azione alle quali gli operai metallurgici do-
vrebbero attenersi. Mentre pro- clama la " ciù larga e fraterna
unità delle for:ae del lavoro )), il bollettino annuncia: " La
nostra organizzazione riafferma ancora una volta che le aziende che
hanno concesso o con~ederanno congrui acconti continuativi sui
futuri miglioramenti saranno e- sentate dalla lotta .... Cosi pure
saranno esentate dalla latta le aziende controllate dallo Stato
(IRI-FIM, ecc.) solo che il go- verno conceda ai lavoratori in esse
occupati un acconto adegua-
/
a pre111io to ». L'o unità di lotta » è, corne si vede, piena e
totale: gli in- dustriali o lo Stato che concedo- no acconti sui
miglioramenti fu- turi ricevono un r,remio, le loro maestranze non
incroceranno le braccia fidando nell'elemosina attuale e nelle
promesse avveni- re, e cosi spezzeranno il fronte di battaglia
della classe operaia. Esse, le privilegiate, le più forti - almen·o
in apparenza -, strin- geranno la mano al padrone o al funzionario,
e scioglieranno la stretta con quella delle mae- stranze più
colpite. Cosi si ot- terrà il duplice risultato di le- gare
maggiormente l'operaio al- l'azienda e di impedire che la
agitazione assuma un carattere globale. Del resto, la parola d'or-
dine non è di " garantire la tranquillità nella produzione? », Gli
industriali diano un accon- to, e la tran0uillità sarà garanti. ta.
Dopo tutto, l'acçonto è sul futuro, e la tranquillità riguarda il
r,resente. Gli industriali sono invitati a
sottoscrivere anch'essi " un'ora di lavoro per la C.G.I.L. »,
ba- luardo della pace sociale e della tranquillità nella
produzione!
politica ed economia, tra governo e classe mdustriale ! Lo
stesso accad,e in Italia, ove Scelba e Saragat in- ve1scono dall
'alto delle poltrone go- vernati ve contro la «barbarie» rus- sa
mentre g!i industriali del Nord fan no affari d 'oro vendendo merci
proprio in Russia. Il governo di Hi- tler quanto era meno ipocrita,
se dall'oggi al domani rovesciava il fronte delle alleanze firmando
a Mosca, nell'agosto del 1939, un patto militare e commerciale, in
forza del quale la Russia alimentava la pro- duzione bellica
tedesca! Un commento spregiudicato aUa
question~ lo forniva Il Tempo: « 1 tedeschi - affermava il
numero del 18 maggio - temono che, dopo la conferenza di Ginevra,
Washington, Londra e Parigi accrescano il vo- lume degli scambi
commerciali con la Russia e con i Paesi dPl!a cor- tina di ferro,
senza che la Germania '.lccidentale possa partecipare al « business
». Cià conferma quanto dicevamo
nel nostro articolo « Il commercio carnale tra Occidente ed
Oriente >l. e cioè che al segnale della rimo- zione degli
ostacoli frapposti agli scambi commerciali- Esst-Ovest si sarebbe
accesa un'aspra contesa tra i paesi esportatori dell'Occ1-
dente.
« D'altra parte - continuava Il Tempo - il li berale Pfleiderer
h 1 informato oggi in forma confiden ziale sia i suoi colleghi che
lo stesso Cancelliere Adenauer. che nei col loqui da lui avuti al
Dipartimento di Stato americano diversi alti per- sonaggi gli hanno
fatto capire ch,, il sondaggio progettato non sareb- be dannoso
all'Occidente. se inst·- rito ne! piano di una « aperrur:1 all'Est
ii dei commerci del mondo libero, da realizzarsi in cambio
-
2 IL PROGRA1vl.MA COMUNISTA
- Il socialismo del P. C. I. viaggia in automobile
i 1
Alla fine di aprile è stata tenuta a Torino l'assemblea della
FIAT. Ne! darne notizia 24 Ore, il giorna- le del capitalismo
settentrionale, sprizzava scintille: non capita tut- ti i giorni.
in questa paradossale Italia ove chi si lagna di più è il borghese
capitalista. sentir dire che gli azionisti di una società siano
rimasti soddisfatti della relazione del Consiglio di
Amministrazione e, naturalmente, del dividendo messo in
distribuzione. Ebbene. 24 Ore ['ha detto riferendosi all'assemblea
della FIAT. Gli illustri signori che « risparmiano » per permettere
agli italiani di acquistare automobili di tutti i tipi, sono
soddisfatti. Il Consiglio di Amministrazione
della FIAT presentava un bilancio davvero delizioso.
Commentandolo, il raggiante 24 Ore scriveva: « Nel complesso tutte
le voci subiscono aumenti che riflettono l'incremento del giro
degli affari, i maggiori immobilizzi di beni strumentali, le
maggiori disponibilità di scorte. No- tevolissima la liquidità in
oltre 36 miliardi. Importante il rapporto tra partite di credito e
debito, che denota un graduale smobilizzo di debiti nella parte
consolidata, e una fortissima diminuzione in quel- la dovuta ai
normali cont i com- merciali, considerati essi pure in rapporto al
maggiore volume di affari ». L'utile di bilancio assommava a
nove miliardi e 574 milioni. Contro le lire 50 dell'anno scorso,
il div i- dendo scattava alla quota 62,50.
« Ciô che più conta - chiosava in altro punto 24 Ore - è
sottoli- neare il gradimento col quale tutti i presenti
(all'assemblea) hanno potuto constatare che le loro attese non
erano deluse, ma piuttosto raf- forzate (udite! udite!) in una
realtà di fatti superiore a quanto fino a poco prima era ancora nel
campo delle ipotesi e delle speranze ».
Ma non crediate che la soddisfa- zione degli azionisti della
FIAT, su- periore ad ogni aspettativa, abbia varcato per questo i
beati confini della felicità.
« L'andamento della FIAT - di- chiarava ad un certo punto la re-
lazione - dipende dalle condizioni del Paese, oltre che dai
rapporti tra le nazioni, ma occorre che l'a- zione dello Stato non
solo asse- condi l'iniziativa della produzione in tutti i campi
dell'economia na- zionale, ma attivi ed appoggi al massimo
l'esecuzione di lavori pub- blici. Fra questi il problema delle
strade deve essere inteso ne! suo giusto valore. Non si tratta di
fa- vorire un turismo automobilistico di lusso, bensi di servire
tutto il traffico motorizzato che è sviluppo economico della vita
moderna ». Fin troppo chiaro, specie per i
disgraziati abitanti delle moderne città cos! martoriate da!
traffico in- fernale degli autoveicoli: senza strade adeguate,
senza autostrade, non si sviluppa la produzione auto- mobilistica.
Concetto certamente non arduo. Basta trovarsi nel mezzo dei
manicomiali ingorghi del traf- fico in città ad urbanistica preca-
pitalista, che in Italia sono la mag- gioranza, per convincersi che
i pro- fitti della FIAT dipendono stretta- mente dalla viabilità.
Ciè è più che sufficiente per convincere i signori azionisti della
società torinese che lo sviluppo stradale, che alimenta tra l'altro
le speculazioni vertigi- nose di agguerrite bande di pirati del
piccone, sia una esigenza vitale di tutta la nazione, e non solo
de- gli strati superiori della società che circolano in macchina.
E' detto in- fatti nella relazione che « il traffico motorizzato è
sviluppo economico della vita moderna ».
Da tale punto fermo alla for- mulazione del comandamento « mo-
rale» che tutti i cittadini detlo Stato debbano sentirsi obbligati
a contribuire - tramite il fisco - al potenziamento della rete
stradale nazionale, non c'è che un passo. E questo passo
l'assemblea della FIAT l'ha compiuto, chiedendo allo Stato, come
abbiamo visto sopra, di dare sotto con la costruzione di strade.
Significa che i poveri fessi che non posseggono autoveicoli di
sorta e sono affezionati passeggeri di autobus e filobus, nonchè di
otto- centeschi tram, non per questo debbono reclamare il diritto
di es- sere esentati dall'obbligo di finan- ziare con le tasse e le
imposte estorte aile loro povere tasche, la costruzione, poniamo,
della auto- strada Milano-Napoli, che l'ing. Ro- mita sta tirando
fuori dai cassetti. La FIAT produce macchine per i ricchi borghesi,
lo Stato, cioè la massa enorme dei contribuenti, vie- ne invitato a
costruire autostrade. Mirabile esempio di collaborazione tra le
classi... · Un giornale che pretende di in-
terpretare gli interessi « popolari » codeste riflessioni terra
terra do- vrebbe farle cantando. Percià, ab- biamo !anciato uno
sguardo all'Uni- tà. Tempo sprecato. Il problema che tormenta i
redattori dell'Unità è ispirato a criteri di ben più alta
levatura: la riduzione dei prezzi fa rifuggire dai borghesi.
ammassa- delle macchine! I nove miliardi e lori di quattrini e
sfruttatori. che mezzo di utile sp a rt it i agli azionisti l'Unità
classifica nel « tipo di clien- della FIAT fanno male al cuore de-
li» che potrebbero acqu ist.a re mac- gli articolisti dell'Unità, i
quali opi- chine della FIAT. se questa operas- nano, corne Ford,
che buona demo- se una sensibile riduzione dei prez- crazia è
quella che assicura l'auto- zi. Pretendere che g li operai. le
mobile, magari l'automobilina uti-1 masse che istintivamente
credono l it ar ia , a tutti i cittadini r isp ar- ne! comunismo.
debbano preoccu- miatori. Secondo il « loro » ma rxi- parsi di
procacciare. con la loro smo, i nove miliardi e mezzo di di- 1
pressione politica sui governo e videndo costituiscono il co rpo
del sui cap it al ist i, la macchina sia reato dello sfruttamento.
E per pure utilitaria a quella ripugnante qua! motivo? Perchè
pesano sui specie di parassiti sociali che sono costi di produzione
delle auto. te- i medi e piccoli borghesi, fa vera- nendo alti i
prezzi delle « 1100 », mente schifo. A tanto si arriva « Giulietta
», «Aurelia», ecc. quando d si prostituisce a mendi-
« Il prof. Valletta - scriveva la care i voti dei borghesi!
Ùnità del 29-4-54 commentando le Come la FIAT organizza e gesti-
risultanze dell'assemblea della sce le forze di produzione che con-
FIAT - si è vantato delle conti- t r o l l a ? Possiamo apprenderlo
esa- nuità del successo della « 1100 ». minando il fatturato. cioè
il corn- Benissimo! Ma come dimenticare plesso del ricavo delle
vendite. In- che le automobili circolanti in Ita- Iat t i , la
relazione del Consiglio di lia sono 600 mila e che l'elenco
Amministrazione rende noto che delle ditte industriali e
commerciali, « ne! 1953 il fatturato complessivo è dei
professionisti e delle aitre ca- stato di 240 miliardi di cui 180
ri- tegorie produttive relativamente a- guardano la produzione
automobi- giate, supera di gran lunga il mi- Iist ic a, 24 la
produzione macchine !ione di unità? Non sono clienti agricole. e 36
le produzioni extra- della FIAT questi? Non possono di-
automobilistiche ». La relazione ventarlo? ». proseguiva ammettendo
cio che ci
« Potrebbero - incalzava vitto- preme di mostrare e cioè che
riosamente I'Unità - se la FIAT « l'automobile è sempre la protago-
operasse una prima « sensibile » ri- nista del complesso produttivo
duzione dei suoi prezzi - quelli FIAT». che i profitti permettono -
po- Solo un decimo della produzione trebbero se la FIAT mettesse
su! FIAT viene dunque assorbito dal l'n- mercato una nuova vettura
vera- gricoltura cioè da! campo della mente utilitaria, adatta a
quel tipo produzione di alimenti che interes- di clienti ». sa
direttamente il proletariato. Il
La irriducibile opposizione che ci resto viene sperperato in
gran par- divide dall Unità è la stessa che ci te negli inutili
traffici dei ventri
satolli. Eppure 1'Unità, cioè un gior- nale che si dice corn un
i st a, si la- menta che ancora un milione di borghesi siano privi
della macchina. e intima alla FIAT di produrre al- meno una
utilitaria con cui elimi- nare lo sconcio! Non solo. Ma chie- de
allo Stato di costruire nuove au- tostrade con i soldi dei
contribuen- t i, con i miserabili soldi strappati dal fisco ai
salari con le nostre su- da te lirette! ... Il piccolo borghese
odia il capi-
talista perché brama di farglisi e- guale. perchè sogna di
possedere macchine e donne da condurre in qualche Capocotta. La
classe ope- r a ia , i braccianti agricoli. tutti gli oppressi del
capitalismo che Jotta- no per seppelljre questo marcio ca-
pitalismo, non possono imitare il piccolo borghese. non possono
con- cepire il socialismo corne lo conce- pisce Ford, imitato dagli
arrivisti del P.C.I. Gl i stessi limiti fisici , corne dimostra la
congestione cro- nica delle strade e la tremenda spi- rale degli
accidenti del traffico, si oppongono. se non bastassero da sole le
leggi economiche del mer- cantilismo ad un indefinito aumen- to
della p'roduzione di autoveicoli.
Ma la ragione decisiva che indur- rà la dittatura rivoluzionaria
del proletariato a schiantare il r ipu- gnante sperpero di lavoro
sociale che si compie sotto il capitalismo ne! ramo
automobilistico, è che il prodotto automobile anche se perde il
carattere di merce, non acquista per questo un valore d'uso di im-
portanza sociale. La classe operaia, divenuta padrone dello Stato,
e-
sproprierù i possessori di automo- bili. i qu al i, se vorranno
circo)are, lo dovranno fare in mezzi di tr a- sporto collettivi.
Produrrà, adope- rando gli impianti strappati ai ca- p it al ist i,
più macchine agricole, più autocar ri, più autobus. magari con
sedili imbottiti più comodi di quel li che le società di trasporti
affittano aile comitive di turisti americani. Vorremo cessare di
produrre stu- pide automobili soprattutto perché la nostra
rivoluzione la concepiamo corne mezzo per liberare ore di lavoro.
per lavorare meno ore al giorno.
Su questo punto, come su tutti i punti del programma rivo luzio-
nario, il P.C.I. la pensa in maniera completamente diversa ed
opposta. Perbacco, strepitando in parlamen- to a pro dei poveri
borghesi esclusi dalla gioia dell'automobile, magari del tipo
utilitario, si ottengono i loro voti! Senza contare che, chie-
dendo il ribasso dei prezzi delle au- to. i parlamentari
socialcomunisti hanno di mira anche i loro bi lanci familiari. Il «
loro » socialismo v iag- gia in lussuose fuori-serie. Maestra anche
in questo la Russia, ove le officine che sarebbero gestite dallo
Stato su delega della classe sala- riata, producono pretenziose
mac- chine di lusso che, per costare, come ad esempio la « Pobieda
» o la recentissima « Zis 112 », I'equiva- lente di poco meno di
2.000.000 di lire, sono accessibili solo alle classi non
lavoratrici che prosperano nel- J'ambiente dell'affarismo di Stato
e nel commercio.
ZIO SAM RICONOSC[ IL NIPOTE ROSSO Il.
Per ragioni di spazio non si po- tette pubblicare ne! numero
scorso questo articolo per intero. Nè con- viene ora dare
semplicemente corso alla seconda puntata. scritta a lme- no venti
giorni fa, senza accennare rapidamente agli avvenimenti che s' sono
prodotto ne! frattempo.
11 tema fondamentale su cui ab- biamo lavorato uti lizzando tre
ar- ticoli comparsi sui Rome Daily A- merican è la conclamata
esigenza. apertamente ammessa da parte di Mosca come da parte di
Washing- ton, di riprendere, o rnegfio, di di- latare i traffici
commerciali Est- Ovest. Seguendo l'evolversi della questione.
abbiamo, a varie r ipr e- se, riprodotto passaggi di cfocumenti
ufficiali rilasciati da commissioni senatoriali e da rappresentanti
del- lo Stato federale. Ne! presente ar ti- colo, .esaminiamo un
rapporto del Dipartimento americano del Com- mercio, reso noto dal
Rome Daily American. L'ultimo sviluppo della questione
ha la data del 17 maggio. Si t ratt a di una dichiarazione del
segretario aggrunto al commercio Marshall Smith sugl i scambi tra
occidente e il blocco russo. Parlando a Kansas City, egli rilevava
che gli St at i Uniti modificheranno probabi lrnente i regolamenti
or a in vigore per li- beralizzare il regime degli scarnbi
cornmerciali tra Occidente e Orien- te (vedi 24 Ore del 18-5-54). «
Il blocco sovietico - precisava Mar- shall Smith - offre il più
impor- tante mercato che il mondo libero possa trovare per la sua
produzione di eccedenze. Si puè ritenere che le restrizioni che gli
Stati Uniti e gli altri Paesi liberi impongono an- nualmente al
loro commercio con le nazioni comuniste europee saranno
probab1lmente modificate per con- sentire un aumento degli scambi
commerciali di prodotti di natura non militare ». A sua volta,
Stassen in un'intervista televisiva · del 23-5 ha sottolineato come
« il mondo li- bero abbia tratto chiari vantaggi da! commercio
Est-Ovest » e ha at- taccato gli avversari della inten- sificazione
degli scambi (cfr. Neue Zurcher Zeituno del 25).
Nelle intenzioni dei dirigenti del- lo Stato americano, le
economie « socialiste» rappresentate dal la Russia e dai suoi
satelliti hanno tutti i numeri per funzionare da grande valvola di
sicurezza della industria dei paesi super-capitalisti di Occidente,
ingoiando la loro pro- duzione di eccedenza. E" noto che la
differenza tra Je posizioni di Russi e Americani è data da! ritar-
do con cui i secondi hanno proce- duto, spronati dai pericoli di
crisi economica interna. a fare ampio riconoscimento delJa
necessità di intensificare gli scambi Est-Ovest. Il governo di
Mosca, con il suo co- dazzo di partiti e di movimenti pa- cifisti,
lo va urlando dai tetti da almeno un paio di anni.
Un " Piano Marshall dell' Est,,? Stabilito il principio, le
difficoltà
sono sorte subito. Facile dire, ne! linquaggio di Nenni, che Est
ed Ovest chiedono di affratellarsi in un colossale « business »
impiantato su almeno tre continenti. La realtà economica che in
regime cap itali- sta si fonda sulle leggi del trafüco mercantile,
per cui ogni prodotto viene scambiato con un altro di equivalente
valore, presenta une Russia sfornita di mezzi di paga- mento. A
proposito, nella puntata precedente completammo con una nostra
conclusione certe malinco- niche considerazioni che il Rome Daily
American faceva sulla insol- vibilità manifestata dal Governo di
Mosca di fronte all'Inghilterra (le consegne di grano russo
promesse a Londra subirono nel settembre 1953 un ammanco di circa
60 mi- Jioni di dollari). Esprimemmo allora il parere che,
persistendo le odic> ne condizioni economiche delle Russia,
l'unico mezzo per avviare ingenti traffici commerciali tra l'Est e
!'Ovest sia un adeguato si- stema di prestiti sui tipo del de-
funto « E.R.P. ». Fummo facili profeti. Abbiamo
letto sui Tempo (13-5-54) che ne Ile
Fatterelli - Leggiamo sulla stampa ingle-
se la comunicazione ujJiciale di un accordo intervenuto col
governo sovietico, in [orza del quale le ri- viste tècniche e
commerciali di cc- tegoria in Russia apriranno le loro colonne alla
pubblicità di prodotti industriali britannici - pubblicità che
prima della guerra era per il 90 % monopolio degli esportatori
tedeschi. Il « socialismo in un solo Paese » è un buon mercato per
gli industriali inglesi ed ,ma buona valvola di sfogo per quel
capita- lismo.
- G. Alexandrov, oggi uno dei registi sovietici di primo piano,
ha dichiarato a Cannes - si legge su « La Nuova Stampa » - che la
U.R.S.S. è favorevole ad imprese di coproduzione ira cineasti russi
e stranieri: soggetti e sceneggiature scritti in collaborazione,
pariteticità di attori, alternanze di registi e di tecnici. « E
intanto - (il solito chioda) - intensificare gli scambi ». E' la
teoria della coesistenza paci- fica realizzata in campo cinemato-
qrafico ira i due blocchi. Evidente- mente, quando si ammette la
possi- bilità di realizzare in comune sor,- getti. e sceneggiature,
ecc., si rjco- nosce anche che [ra i « mondi cul- turali », come
dicono · lor signori, o, come diciamo noi, tra le sovra-. strutture
ideologiche dei due bloc- chi, c'è piena omogeneità. Sotto, dunque:
non solo scambio di mer- ci, ma scambio di ideologie. Il com-
mercio si fa tra equivalenti.
alte sfere della Casa Bianca del Dipartimento di St at o e
dallArn- ministrazione per gli Aiuti allest e- ro è segretamente
discusso un pro- getto finanziario che « verrà reso di pubblica
ragione a Washington dopo la Conferenza di Ginevra ». Secondo il
Tempo si tratta di Ian- ciare una specie di Piano Mar- shall per
l'Est. Praticamente l'A merica sapendo di non poter vende- re in
contanti alla Russia prog et terebbe di vendere a credito. ScPn,·
mettiamo che. arrivando a Mosca la notizia avrà riempito il c.u.re
di Malenkov di una gioia per 10 mei.. uguale a quella procurata d
al l'ac- coppamento di Beria.
« L'economia americana - prose- guiva il Tempo - sarebbe
disposta a riversare la propria produzione eccedente di beni di
consumo e di macchinario non avente carattere strettamente militare
sui mercati della Russia sovietica e dei Paes: satelliti defla
cortina di ferro. c- sclusa la Cina comunista. in cam- bio di un
atteggiamento più modo rato del Crem!ino nella poht,n
internazionale ». Ma proseguiamo dall'articolo precedente.
Le condizioni poste implicitamen- te dagli Stati Uniti agli
Stati che accettarono i prestiti a fondo per- duto erogati in conto
«aiuti ~.R.P.» Je abbiamo viste realizzate ne! Patto Atlantico e
nel progetto del- la C.E.D. Condizioni inaccettabili per la Russia
che tendeva irresisti- bilmente, mentre il segretario Mar- shall
elargiva filantropicamente gli aiuti intitolati al suo nome, a ta-
gliarsi ne! corpo dell'Europa il suo spazio vitale. Oggi che la
spartizio- ne dell'Europa è fatto tacitamente approvato dagli Stati
Uniti, come la recente conferenza di Berlino ha provato, e in Asia
l'avanzata della influenza russa pare pervenuta al limite massimo;
oggi la Russia non rifiuterebbe generosi presthi delle banche
americane, tanto più in quanto potrebbe anche non rim- borsarli,
come successe ai prestiti di guerra concessi da zio Sam.
Le notizie che leggiamo ne! ter- ZO articolo del Rome Daily Ame-
rican non sono ignote ai nostri let- tori, ai quali ne abbiamo
offerto un commento critico nell'articolo « La Russia a caccia di
mercati esteri » (vedi n. 6). Fu Stalin, co- me è noto, a
preannunciare la sce- sa in campo della produzione russa ne!
mercato internazionale, nello opuscolo « Problemi economici del
socialismo nell'U.R.S.S. » apparso nell'autunno del 1952. Il non
inatte- so evento giungeva a confermare le previsioni del. nostro
partito circa le tendenze imperialistiche del capitalismo russo,
girante ormai nell'orbita del mercato mondiale, e quindi
-
T . .. • • ' IL PROGRAMMA COMUNISTA - • - a Sul filo del
tempo
liseranda schiavitù della schiappa Scomposizione in fattori
Passando, finalmente, all 'esame
dei ceti secondari dell'economia a- graria, abbiamo trattato del
colono parziario (mezzadro) e del parti- colare rapporta sociale in
cui esso si trova col proprietario terriero: resta a questo la
rendita fondiaria, e talvolta una quota di profitto di capitale se
gli appartiene del capitale mobile (macchine, bestie, ecc.) - va al
colono quello che sarebbe il montante del salaria del lavoro
personale, e in aggiunta una parte di profitto di capitale: Qu,,sto
in due sensi: se si tratta di mimmo colono che lavora tutta la
terra avuta in fitto da solo e col solo aiuto di familiari in
quanto ,,gli pur possiede alctrni · attrezzt .-d ac- quista con
proprio modeste capi- tale di esercizio sement-, concrmi o altro; e
se poi si tratta del gr osso mezzadro o colono parzàar io, anche
per il seconda motiva che eg li, do- vendo ingaggiare braccianti,
pos- siede ed anticipa capitale salarr, Tutta l'analisi dei
rapportt, so-
ciali agricoli, nella trattazrone di Marx cui ci atteniamo
fedelmen'.e dimostrando ad ogni tappa che n.rl- la vi è da mutare,
si fa per con- fronta col caso puro delf'econorma capitalistica
terriera, con le tre fi- gure: proprietario che riceve sol a
rendita - fittavolo che riceve solo profitto anticipando ogni
capitale.- giornaliero che riceve solo salarie. Le tre grandezze
economiche pure, introdotte, si sovrappongono nei ca- si della
pratica in varia modo. ma noi consideriamo le grandezze corne
uniformi e omogenee, le persane e meg lio i ceti corne ibridati.
Non vi è altra via di impostazio-
ne di problemi scientifici che si abbordino con metodo
quantitativo e non ... chiacchierativo. Se taluno sostiene che dei
fatti sociali non è possibile scienza e teoria quantita- t iva. ma
solo descrizione narrati- va. bene! costui è chiaramente col-
locato e non vi è che da dirgli: signore, uno di noi è di troppo.
Ma quando si pretende di impie-
gare metodo marxista, e si tratta no questi argomenti colle
masse lacrimifere, sentimentose ed ipocri- tamente atrettiformt,
ingturi"ando· i borghesi non perchè agiscono e filo- sofàno da
borghesi, ma perchè si comportano ~a immorali, crudeli,
anticristiani, antinazionali, antipo- polari, allora a questa bassa
specie
cupazione, e piano piano l'orga- ne stabile e permanente; ha dal
nizzazione politica ne fa un paga- punto di vista economico e
sociale tore di canone allo Stato, e un - e qumdi ag li effetti
della possi- pieno proprietario. bile maturità di azione storica
dei Prima ancora del co lono, antico ceti corrispondenti - i lati
negativi
o moderno, preceduto o meno da ne! senso moderno che dipendono
flotte ed eserciti conquistatori, ab- da! consuma locale immèdiato
en- biamo il nomade, che anche porta tro l'azienda coi suoi poveri
oriz- in giro, cercando terra, la sua for- zonti dalla scarsezza di
rapporti, za muscolare e i. suoi pochi attrez- anche mercantili,
col circolo gene- 21. Ma nei popoh nomadi erano le rale. Non solo
corne Iavoratore il comunità che colonizzavano, spo- mézzadro
minima mangia cio che standosi ,sui grossi carri che eran_o fa
colle sue marri, ma corne im- ar nesr di guerra e di op~ra, e. il
prenditore paga la rendita con una lavoro e il_ consuma erano
immeàrn- materiale aliquota della stesso fisico t i , naturah, non
fissi , ma collettiv1. raccolto. Il moderno niccolo fittavolo o . .
. .
mezzadro, in giro alla caccia di _Di quanta pru moderno 11_
conta- terra, fonda un'azienda individuale, dmo propnetano, ch~
re~dite non non espelle il vecchio proprietario pag a, essend~ il
rentier. dt se stes~ nè le bestie feroci per aver luogo SO, _rrrn
solo imposte O inte ressr di a seminare, ma p aga per questo de bit
i, e deve farlo in denaro, men- una indennità. tre d'altro lato è
legato alla sua Una tale forma sociale di eser- sede di lavoro, e
di norma non la
cizio dell'agricoltura, adunque, ha muta per intere generazioni?
Non dal punto di vista tecnico e produt- certo di molto. La.
tendenza ultima tivo, da quello del miglioramento è di contendergli
anche la sola via della terra e dell'agricoltura, tutti di salire a
salariato giramondo: la i difetti e lati negativi della prima
emigrazione; e l'altra di schiodarsi barbarie, incapace di ancorare
il I dalla natia schiappa di terra: la suo nutrimento ad
un'organizzazio- guerra delle fanterie.
La parcellare corona se pure l'età lo abbia allontanato armai
dalla zolla e ridottolo ad una pavera larv a vegetante nella squal-
Jida casa, ove al mattino lo lasciano gli adulti con distratto
sguardo, e ove i bambini trasformano l'ana- logo temporaneo diritto
ad oziare in frastuono e ludibrio. Spesso abbiamo ricordato le
ter-
ribili pagine zoliane sulla Terra, assistendo innanzi a notai di
pro- vincia alle spartizioni fra gli eredi fatte da genitore ancora
vivente, che si riserva un misera bile « usu- frutto », in quella
che i legulei chiamano divisione « inter liberos ». Nello Zola la
scena è michelan-
giolesca. I due vecchi seggono ine- betiti, ed i fig li
inveleniti tra loro e contra i « danti causa » fanno e rifanno il
canto di quanta va ri- servato loro, resecando !'ultimo et- to di
pane, l'ultima zolletta di zuc- chero per il caffè di erbe, calco-
lando spietatamente il minima che basta a tenere in piedi una
vacil- lante scheletrica carcassa. Alla fi- ne i vecchi si alzano
tremando e appongono alla odiata cartoffia una firma, con facce da
giustiziati: la bella, la sacra proprietà, protetta da dio e dal
governo, è passata in mani altrui! Orbene il notaio, che non
vuole
rischiare nullità, durante la pesan- te seduta apostrofa il
vegliardo sulle sue volontà e gli rispiega per la centesima volta
(la fretta è esclu- sa in queste cose dalla millenaria
ta. Tu, gli grida solenne, tu, hai capito, tu solo, sei Signore
e Re; Signore e Re! La legge ti fa tale! I rivoluzionari del
novecento so-
no più pedestri e sbiaditi dei notai dell'ottocento. Oggi fanno
le fe- sticciole in tricolore e rossa sporco per la consegna in
proprietà delle terre alle famigliole rurali, inneg- giano anche
essi a questa corbella- trice signoria degli stenti, a questa
corona degli straccioni. Nella presente società tre sono i
bersagli su cui l'artiglieria rivolu- zionaria è puntata (e non
l'avete inchiodata per sempre, o parcella- risti !) : famiglia,
eredità, proprie- tà. Sono bersagli da abbattere non solo quando
sono in mano ai pochi, ma soprattutto se distri buiti tra i
molti.
Dietro il paravento
densità ridottissima di popolazioni, e sperimentèJ le. grandi
aziende di Stato o conventuali. Forme molto più torbide
rimasero
nell'oriente d'Europa, anche per la, minore influenza di una
società tec- nologicamente differenziata ed e- voluta in tutti i
sensi come quella della Roma classica e anche cri- stiana. Vedete
corne Marx ne de- scrive una, trattando di questo ci- reneo della
produzione che è il « Jibero » contadino.
« ln Polonia e Romania l 'antica proprietà collett iva è in
parte so- pravvissuta ed ha servito di pre- testo allo stabilirsi
di forme infe- riori della rendita fondiaria. Una parte del suolo
appartiene singo- larmente ad ogni contadino ed è da lui coltivata.
Un'altra parte viene coltivata in comune, e dà un sopr'a- prodotto
che serve a pagare le spese della comunità, ed anche a costituire
fonda di riserva per le cattive annate. Queste due ultime parti del
prodotto, e alla fine il sopraprodotto intero e lo stesso suolo,
sono a poco a poco usur- pate da funzionari dello Stato e da
particolari, e i primitivi proprietari, restando costretti al
lavoro cornu- ne, divengono « taillables et corvéa- bles à merci»
(assoggettabili a piacere ad estorsioni, e prestazioni di servizio
comandato) mentre gli usurpatori si trasformano -in pro- prietari
non solo delle terre cornu- nali occupate, ma di tutte le pro-
prietà ». Questo passa fa pensare al lato
vizioso del colcos russo: il consen- tire a ciascun membro
dell'azienda di lavoro collettivo (che è poi una azienda
capitalistica di Stato che versa prodotto al mercato. paga spe- se
e salari) di tenere a parte il campicello individuale su cui la-
gricoltura frazionata, sebbene con
vora e raccog l ie per il suo consumo di famiglia: economia
dunque mez- z a mercantile, mezza premercantile addirittura.
Marx si libera con pochi cenni dei sistemi di produzione
collettiva in cui rimane un margine al p ropr ic- tario non
distinto dall'imprendito- re. In tali forme non trinitarie ma
dualistiche, da un lato sta il brac- ciante della terra non
proprietario nemmeno di attrezzi, che riceve gli alimenti o salaria
in natura, del- l'altra (indistinto) tutto il sopr ala- voro che in
teoria dist inguiamo tra profitto e rendita. Una forma è la
produzione schiavista del mondo classico, in cui tutto appare corne
rendita, una più moderna quella delle « piantagioni » di America e
di altri continenti, ove con mano- dopera locale semischiava si
produ- ce riso o caffè per lontani mercati. Forma poi attuale è
quella del pro- prietario che gestisce, came suol d ir si , in
economia, ossia senza fit- tavolo ma a mezzo di lavoratori sa-
lariati direttamente.
Abbiamo visto dunque la trinità diventare dua!ità nella piccola
co- lonia (colono e proprietario: bino- mio lavoro + capitale,
contra mono- mio proprietà) e nella gestione di- retta (lavoratore
e proprietario: monomio lavoro, contra binomio capitale+proprietà).
Resta la sin- tesi dei tre·nell'uno: lavoro, capi- tale e
proprietà.
« Resta dunque la proprietà par- cellare. II contadine è al
tempo stesso il proprietario della sua ter- ra, che appare corne il
suo princi- pale strumento di produzione, co- rne il solo campo in
cui egli puô far valere il suo lavoro e il suo capitale. Non
compare dunque più 'la rendita corne particolare forma del plusva
lore, sebbene, nei paesi a produzione capitalista, si possa ben
rappresentarla corne un sopra- profitto rispetto ad altri rami di
produzione (si capisca questo ri- flettendo che il catasto fiscale
an- che per la particella appartenente a lavoratore diretto
affibbia, senza arrestarsi, oltre al « reddito agra- rio »
dell'impresa il « reddito do- minicale» del proprietario), soltan-
to che un tale sopraprofitto, inglo- bato nell'intero prodotto del
lavoro, viene al contadino stesso ».
Agricoltura minima Quanta disti il marxismo da og ni
stima per il sistema parcellare lo si puè dedurre da questi
passi. « Questa forma di proprietà fondia- ria suppone che la
popolazione ru- rale è, corne nel!e antiche società, ben superiore
numericamente alla popolazione urbana; che la produ- zione
capitalistica, se già esiste, non è sviluppata che limitatamente;
che nelle aitre sfere di produzione la concentrazione dei capitali
è ancora scarsa, in una parola che prédomina anche in queste lo
spar- pag liamento dei capitali ». Ognuno vede corne sono tutte
condizioni di fatto negative per lo sviluppo della latta di classe
moderna e per il so- cialismo. « La maggiore parte del prodotto
agricolo viene naturalrnen- te consumata da! produttore corne
immediato mezzo di sussistenza, e solo l'eccedenza passa corne mer-
canzia nel commercio delle città ». Qui il punto è sottile, il
passag-
gio molto delicato. Siamo in una situazione notevo!mente
distante da quella in cui si presenta possibile il trapasso da
capitalismo a socia- !ismo, siamo in una fase storica- mente
arretrata. di capitalismo troppo poco avanzato e allo stato ancora
infantile, se non embriona- le. Ma intanto va spiegato corne il
prezzo del grano (del pane, dell'ali- mento in generale) sia
inferiore a quello di un regime capitalistico in pieno sviluppo,
con grandi a- ziende terriere condotte da impren- ditori
industriali e opérai salàriati. Poichè poca parte del prodotto
è venduta su mercati, è difficile parlare di prezzo generale
corrente. Ma è certo che la rendita differen- ziale esiste, se pure
non si mani- festa in cifre economiche di tran- sazioni. Il
contadino che occupa una terra più fertile a parità di sforzo
produce più grano, che evi- dentemente vende, per l'eccedente, al
prezzo stesso di vicini che ne ri- ca vano meno. Fruisce dunque
della rendita differenziale, anche se la trasformasse in parte in
un mag- giore tempo di riposo. In questa for- ma della piccola
proprietà, Marx avverte, emerge il prezzo della terra. che « appare
al contadino co- rne un reale elemento della sua spesa di
produzione ». Quindi tale prezzo in denaro figura « nelle di-
visioni ereditarie corne negli scambi totali o parziali di
proprietà ... e lo acquirente spesso deve ricorrere all'ipoteca ».
Sembra quindi che la rendita sia in ragione del prezzo della terra
e non della diversa fer- tilità di terre che vendono il pro- dotto
a pari prezzo, ma è sempre vero che si determina prima la rendita,
e da questa « portata a capitale » si deduce, al saggio di
interesse corrente. quello che si chiama prezzo della terra. Quindi
la rendita differenziale esiste nel- 1 'agricoltura parcellare: ma
è qui,
a capitalismo agrario non diffuso, « che precisamente bisogna
ricono- scere il caso in cui non vi è ren- dita assoluta ».
Sappiamo infatti che questa quo-
ta di rendita sor ge dal fatto che il prezzo di vendita, oltre a
raggiun- gere il prezzo di produztorie del ter- reno peggiore, lo
supera di un tan- to che dipende dall'esistenza di un
prezzo-monopolio superiore al « va- lore » del prodotto, ossia che,
oltre aile spese e al profitto calco!ato al saggio generale
industriale, contre- ne un ulteriore eccedente. Tutto ciô avverrà
quando vi sara
produzione industriale generalizza- ta, mercato generale,
stabilizzazione del medio saggio di profitto delle- imprese. Allora
sarà possibile fis- sare il valore dei prodotti, e veri-- ficare
che, in forza del monopolio fondiario, e della assoluta neces- sità
del consuma elementare, il gra- no ha corne prezzo generale di mer-
cato una cifra super io re al suo valore. Il quale valore dipende
dal prezzo di produzione singolo del' peggiore terreno. ripetiamo,
forma- ta da salaria, spese di capitale co- stante. profitto media.
Ma con la piccola produzione non
soltanto questo ulteriore salto del prezzo, che dà sopraprofitto
(ergo rendit a) anche sul terreno peggio- re, non si verifica,
bensi puô acca- dere che, dato che il lavoratore stesso incassa,
nel vendere il pro- dotto, il rimborso spese, quello che crede sia
il suo « salaria », 'u pro- fitto e la rendita, gli convenga la-
vorare e produrre anche tagliando non solo tutta la rendita, bensi
parte o tutto il profitto. In altri termini: in economfa
tutta capitalista il limite inferiore del prezzo del l'al imento
base deve coprire: salaria, capitale spese, profitto media, rendita
assoluta. In economia precapitalista il li-
mite inferiore del prezzo sçende molto più sotto: è puramente
spese, più salaria. Appena passato tale basso limite puô avvenire
che il coltivatore gestisca la sua terra o compri terra da
gestire.
« Non è dunque necessario che il prezzo corrente di mercato sia
eguale al valore o al prezzo di produzione del prodotto ». E'
questa una delle ragioni che fanno si che nei paesi, ove la
proprietà parcel- lare predomina, il prezzo del grano sia =eno alto
che nei paesi a pro- duzione capitalista; una parte del sopralavoro
dei coltivatori che la- vorano nelle più sfavorevoli condi- zioni
non entra nella flssazione del prezzo di produzione nè nella for-
mazione del valore : essa è gratuita- mente data alla società. Ma
questo prezzo poco elevato risulta dunque dalla povertà dei
produttori, non da otto. produttività del loro lavoro 11.
( continua in 4.a pao.J
'.l
di contradittori va rivolta una apo- strofe meno cavalleresca:
voi fetete col cuore! II metodo scientifico che svolge
la teoria dei « processi puri » sen- za bisogno di estbir-no un
campione « concreto », e mediante le scoperte relazioni riesce a
rnpp resenta rc. spiegare, anticipare il decorso dei processi
composti, che solo sr dan- no nella realtà (e che a marcio dispetto
di Hegel dice tranquilla- mente che quello che è razionale non è
reale e quello che è reale non è razionale) non è niente di
misterioso e se ne possono dare mille esempi.
Supponiamo di porci il problema tutt'altro che « teoretico » del
tem- po in cui un veicolo a motore r ag- giunge una data velocità;
e soprat- tutto di que llo in cui si ferma ... prima di averci
schiaffato sotto. Su tale tempo influisce, olt re si inten- de la
potenza motrice e la massa del veicolo, sia la levigatezza della
strada, che la sua pendenza (salira 0 discesa), che la resistenza
del mezzo (aria nel nostro caso, e ven- ta). Si arriva a dare la
risposta quando si sono « scritte » le leggi del moto su una strada
piana che non abbia attrito di rotolamento e fuori dell'aria
(strada che podero- samente non esiste), poi del moto su un piano
inclinato nei due sensi, poi dell'attrito volvente, poi della
resistenza dei mezzi. Dalla combi- Il lavoratore della terra che la
nazione delle leggi dei vari detti rivoluzione borghese ha reso
pro- processi nel caso pr at ico, si deduce prietario esclusivo
dello spazio che la conclusione snecifica ; e in rela- le sue
braccia arrivano, a costo di zione a tutto quest.o il guidatore
spezzarsi e pendere inerti dalla preme J'acceleratore, frena, muta
contorta. spina dorsale. a frugare rapporta, spinge in sa!ita senza
e- spasmod1camente per tutta una m- sitare, scende con prudenza,
preve- sonne vita, non ha padrone. Non de l'effetto di un vento
turbinoso, ne ha davanti alla !egge, alla lette- delle curve, e
cosi via. Si capisce raturâ e alla filosofia: questo è tut- bene,
anche senza sapere le leggi to per il liberalismo capitalista. ed
formali singole. Ben deve saperle è quindi quasi tutto per
l'anarchi- perè> chi vuol stabilire pe.rchè il smo libertario.
Quasi, in quanta vo- fattaccio è successo, e costruire la lendo
arrivare alla formula ampol- macchina e la via in modo da ve- losa:
nè Dio nè padrone, occorre- dere di evitarlo. E' reale subire rebbe
fare i conti col parroco che l'investimento, ma è più razionale sui
piccoli contadini (anche se non scansarlo. ci sono più decime)
esercita una Quindi invece di corteggiare ,j dittatura sociale e
politica vera e
contadino proprietario lavoratore. propna.. . . . . . e peggio
!evarlo a modello ideale I partit! gia marx1sh _che hann_o
dell'uomo libero e autonomo, noi tra t contadm1 parcellan un segu1-
d d·sarti-larlo 11enza esita- to forte non hanno solo dovuto ovremo
1 "''"' h . · h zioni e mettere in luce gli organi ar~ttare 11
mar:"1smo, ma anc e del salariato, quelli dell'impresario vemre a
pattt coi_ preti, ~ia questo e ouelli del oadrone. Due anime. alla
scala statale m Russia a quel- ahi~è. sono 1~ lui. ed anzi trf::
qui la elettorale ~n ltalia. 1 t ag d' 1 La nvoluz10ne borghese ha
da a r e Ia. una parte distrutto gli obblighi
• feuda!i, e reso libero il contadmo
H d I servo, dall'altra ha creata la « pri- . oma' e e CO ODO
vata sicurezza_» della_ i:iroprietà p~r- sonale anche 1mmob1ltare,
che g1u- ridicamente è la stessa senza 1.ü-
ll colono ha una fisiologia socia-1 a chiara luce
nell'applicazione a guardo all'estensione e senza ri- le più
semplice del contadino pro- vanve_ra ai _ca?-on! ~ssati per le
lievo. alla differenza tra propr!et~ prietario: non ha nessun
sapore. grandi propr1eta. s1a 1n denaro, sia m cu1 lavora 11
tltolare, e propneta nessuna tinta di proprietario im- (a solo
titolo fittizio, e di compen- in cui lavorano altri. mobi!iare.
Fatto il relativo saggio so al!e oscillazioni valutarie) in Stava
già scritto prima ,del Ma- chimico o clinico si trova zero: un
grano. Forti somme passarono cosi nifesto, da un Marx che aveva
forse I prassi) gli articoli del codice sulle tale saggio si fa
aprendo i registri dai proprietari terrieri ai capitali- appena
vent'anni, che il comuni- facoltà del testatore donatore in vi- de!
catasto: il suo nome non vi sti della terra. mettendo in chiaro smo
è la distruzione della sicurez- figura corne ditta intestataria di
corne tutte queste_ misure non fa- za privata fin qui esistita. Ma
que- nessuna particella annotata nelle voriscono in realta 11
lavoro agn- sta sicurezza privata, integra sul mappe, nemm~no di un
metro colo, ma. il capitale ag_ricolo, e se piano concettuale,
quanta costa al quadro. demagogicamente solleticano il con-
privilegiato fondiario in quaran-
11 colono non è legato alla terra: tadino mezzadro e colono, lo
fan- tottesimo, se la sottoponiamo alle è un Jibero, corne lo era
nella stes- no solo per la sua bastarda strut- misure economiche,
il modulo delle sa antichità. Egli possiede si una tura di
imprenditore, che nella quali abbiamo predisposto? Ecco il scorta,
un bagaglio, che pu6 tutto sostanza è quella che lo frega, Ma
punto. caricare su qualche carretto, e pos- il confusionismo e la
sporca lega 11 piccolo contadino che sta nella siede la bestia che
lo tira: puà slog- tra interessi di lavoro ed interessi sua terra e
nella sua casa gode giare, andarsene a coltivare, colla di capitale
di impresa .chiu~e in sè, della certezza di non doversi atten-
stessa figura sociale di lavoratore- corne la formula fasc1sta, 11
succo dere da un'alba all'altra - corne il gestore, un altro lembo
di terra. della f_ormula economico-s~ciale dei salariato - o da una
stagione al- In genere il piccolo colono de- fu « C1ellenne »,
della stag1one (as- l'altra - corne il piccolo colono -
testa il mùtare: corne nel caso del sai più fessa del ventennio)
che l'ordine di sgombero. Uscirà solo grande fittavolo egli anela
al Jun- tutti schifiamo, nelle vicende mu- se vorrà e al prezzo che
vorrà: nul- go fitto, e alla riconferma del fitto tevoli della
politica italiana. la potrà costringerlo se non un alla scadenza,
mentre il proprie- Il colono dunque si distacca dal contratto di
scambio, Jiberamente tario preferisce non rinnovare e piccolo
proprietario perchè questo accettato, e fedele alla legge degli
fare brevi fitti: egli ben sa che in è fisso alla sua terra (salvo
il caso equivalenti. Tutto questo è diritto: tal modo il colono
lascia nella ter- di vendita e compra pienamente fa- in economia
marxista abbiamo ben ra una quota di capitale-lavoro di- coltato
dallo ingranaggio borghese) stabilito che la terra non essendo
venuto miglforamento fondiario, e mentre quello puo spostarsi ovun-
un prodotto del lavoro, e in un am- suscettibile di elevare la
rendita que, in principio. In entrambi i ca- biente mercantile una
merce, ha Si tratta ora di definire la realt:i meritevole. si si ha
prevalenza del consuma un prezzo in senso improprio, ma sociale che
sta dietro questa pa- Grandi furono nell'Italia dell'an- entra
l'azienda delle derrate pro- non ha « valore » e non soggiace, rata
di sovranità fasulla pesando i
teguerra le lotte contro gli escomii, datte, e quindi
sottrazione al circolo nei suoi trapassi, alla legge del va-
fattori economici, e a tal fine è ossia le espulsioni del colono
per mercantile. Picco!a proprietà e co- lore, se pure la legge
(gerarchica- bene riattingere aile pagine di volere del
proprietario, con la forza lonia hanno effetti opposti alla mo-
mente tanto inferiore) della concor- Marx. della legge, e non prive
di sangui- derna circolazione dei prodotti- renza fa gioco
(equivoco) anche in Abbiamo detto di voler calcolare nosi episodi.
Oggi sembra una gran- merci, ma più della colonia è fos- questi
trapassi. Nessuno puè> infatti quanto il piccolo proprietarlo
pa- de conquista sociale il « blocco » de- sile la proprietà
parcellare, dato dire: stanzio tanto denaro-capitale. ga per la
conquistata « sicurezza » gli affitti agrari che proroga la che
ostacola anche la circolazione e mi fabbrico tanta terra. La terra
dopo il convenzionale « affranca- scadenza dei contratti e
impedisce degli uomini lavoratori. si trova e non si produce: puà
es- mento ». Qual'!do i barbari si spin- in date misure l'aumento
dei cano- Una classe dominante, e sopra sere gratuita, pu
-
4 IL PROGRAMMA COMUNISTA
f noi votiamo per I' industria
t conti nua dalla 3.a pag.) Possiamo noi considerare come
avvicinamento alla società comuni- .st a o gni forma che tenga
di questo .strano rapporto? Si produce con sciup io di forza lavoro
e con me- todi inchiodati ad esigere molto lavoro per poco
prodotto, ma il .consumatore da mercato (minoran- za, per
definizione, ne! detto sta- dio) paga poco l'alimento in quanto la
classe dei produttori minimi si contenta di regalare il suo sopr a-
Iav o ro ? Indubbiamente nella società -comunist a tutti
·rega!eranno alla società tutto il loro sopralavoro. ma, al limite,
avendo incoraggiato non solo nella sfera del manufatto ma in quello
dell'a!imento il r ag- giungimento della massima p rodut- t ivit à
del lavoro, la società « Iibe- rerà tutti da! !avoro necessario »
(non è citazione, ma quando la tro- veremo lo diremo).
· Questa società deÜ'agricoltura parcellare di cui qui Marx
disegna la struttura in tr at ti decisi, è una società di
oppressori; e si auto- rizza un nostro vecchio titolo che (ne!
parallelo tra questione agraria e questione nazionale) assimila 11
piccolo contadiname ad un popolo ·soggiogato; ridotto al !ivello
degli Iloti della Grecia antica. Il prezzo del manufatto nello
svi-
luppo capitalista non è disceso in- vece, perché si sia estorto
ulte;iore sopralavoro all'operaio manifattu- rante, ma perché il
passaggio dalla piccola azienda alla grande, consen- tendo di
utilizzare gli apporti nuo- v i della tecnica e della scienza, ha
fatto corrispondere sempre p iu massa prodotta a sempre meno tem-
po di lavoro.
Togliendo, colla rivoluzione pro- letaria, l'opposizione
diametrale tra questo processo di aumento di pro- duttività ne!
campo industriale. e quello di immobilizzazione e r in- culo della
produttività ne! campo agrico!o, e soltanto in tal modo, sarà
possibile ad una sufficiente massa sociale di alimento e di pro-
dotti manufatti far corrispondere poco tempo di lavoro medio gene-
rare, dato alla società e ad essa
-sol a, in quanto società senza classi , senza redditi
compartibili in tipi trinitari basa li. e in tipi misti de- rivati.
e affibbiati dalla legge alle persone-ditte.
E il testo anche qui verrà a defi- nire la società comunista,
messa in -contrapposto ag li assurdi della pic- cola e grande
produzione borghese.
« Per la sua stessa natura la pro- prietà parcellare esclude :
lo svi- luppo della produttività sociale del lavoro, le forme
sociali del lavoro, la concentrazione sociale dei cap i- tali ,
l'allevamento in grande, la progressiva utilizzazione della scienza
».
« L'usur a e lP imposte la rov ina- no dappertutto. Il capitale
consa- crato allo acquisto di terra difetta alla co ltur-a,
all'esercizio. I mezzi di produzione sono polverizzati al-
l'infinito. Vi é un sciupio folle di forza umana. La progressiva
alter a- zione delle condizioni di pr oduz io- ne e il rincaro
degli strumenti di produzione sono necessarie leggi della proprietà
frazionata. Ed infine le annate di raccolto abbandante ·sono, per
un tale modo di p rodu- zione. un flagello! ».
Qui Der mantenere la 1>arola po- sp_oniamo una dimostrazione
sugge- st iva sulla natura di non-capitale del prezzo della terra:
come di ogni acquisto di « diritti fruttife- ri »; chiodo che
battiamo, perché tutto il marxismo è li.
« Nella piccola coltura il prezzo. della terra. forma e
risultato della proprietà privata, costituisce la barriera alla
produzione. Nella grande coltura. e una volta sotto- posta la
prosperità privata alla pro- duzione capita!ista. è sempre la
proprietà che costituisce barriera perché essa arresta
l'imprenditore fittavolo nel collocamento produt- tivo del capitale
(questo si è capi- tale perché non compra la terra. che resta al
proprietario, ma ai spende per ricompàrire in maggio- rato
prodotto), in quanto ciô in de- finitiva profitterebbe al fondiario
».
« Nei due casi (proprietà cont adi- na, agricoltura
capitalistica), nei due casi (tutte le attenzioni ! prima di calare
la mannaia sui modo di produzione che ne infesta, il fascio
improvviso di luce su quello di do- mani l) IL TRATTAMENTO RAZIO-
NALE DEL SUOLO, PROPRIETA' PERPETUA DELLA COLLETTIVI- TA,
INAUENABILE CONDIZIONE DELL'ESISTENZA E DELLA RI- PRODUZIONE DELLE
· GENERA- ZIONI SUCCESSIVE, fa luogo allo sfruttamento e al
dilapidamento delle forze deJla terra. E' cosl nella piccola
proprietà. in quanto le man- oano i mezzi e· la scrertza che per-
mettono di utilizzare la produttività sociale del lavoro: è cosi
nella grande perché fittavoli e propr ie-
tari sfruttano quei mezzi per a r- ricchirsi ne! più breve tempo
... ». Fermatevi ! Non vale creare o
sopprimere piccoli o grandi pro- prietari nella personale
titolarità. Bisogna, ner la centesima volta, colpire più a
fondo.
« E' cosi nell'una come nell'altra, nella piccola e nella grande
pro- prietà, irerch.è dipendono tutte e due dal PREZZO CORRENTE
».
sono gli aggiuntori al marxismo di teorie sui fatti « ignoti a
Marx ») e dell'economia marxista una ed indi vi si bile. Abbiamo g
ià definito quei terrni-
ni, al modo di Marx, nelle prece- denti esposizioni, quando
abbiamo mostrato che quei tali socialbarba- r ic i non ci hanno
capito niente . Capitale fisso per i borghesi sig ni- ûca il valore
di acquisto di tutto l'impianto · produttivo, come mac- chine,
fabbricati, ecc. Capitale ci r- colante è invece il valore
delle
p r ar la terra) è di conferire allac- quirente un t iiolo sulla
rendita an- nua. ma esso capitale non inter- viene nella produzione
di tale re n- dita ».
Schiavo un passo avanti L'eaernp io storico rende la cosa
comprensibile. « Si prenda per e- sempio il sistema schiavista.
Il pr ez- zo pagato per lo schiavo non è che il p!usvalore
anticipato o capitaliz- zato, o il g uadagrio che lo schiavo
apporterà. Ma questo prezzo non fa parte del capitale che permette
di ottenere quella plusvalenza ». Per lo schiavo la cosa è p iu
evi- dente: il capitale che permetterà di ottenere dal lavoro di
esso la plusvalenza sarà una macina. un arcolaio, del grano, della
canapa, e inoltre del cibo che si sornm in i- strerà allo schiavo.
Ma non il suo prezzo di acquisto, che resta lo stesso se muore dopo
15 giorni di malattia o di infortunio, e che sa- ,rebbe follia
vedere compromesso tutto nel poco filato o farina pro- dotti nel
breve lasso di tempo. Non si vorr à prendere per un p a-
radosso la frase seguente: « Al con- trario il prezzo pagato per
lo schia- vo è un capitale di cui il padrone si è disfatto,
prelevato da quel!o di cui dispone per la produzione· propriamente
detta ». Infatti mor- to lo schiavo il padrone rimpiange di non
poter più comprare altre macine, te lai. materie prime, cibi, e
magari lo rimpiange anche a schiavo vivo, se ha speso tutto il suo
liquido. Cosi avviene del misero gestore
della disgra~iata schiappa di terra. Gli occorre lavoro: e ne
ha; lo ha anche nella sua famiglia: sia ma- lato o ubr iaco, e
venga una notte la tempesta che potrebbe disperdere il vivaio o il
po l la io, egli caccerà dal letto a colpi di cinta dei pan- taloni
la giovane fig Ii a perchè cor- ra seminuda all'aperto e provveda.
Il re, il signore del poetico camp i- cello non dorme nessuan notte
del- la v it a , dai orimissimi anni con tutti e due gli. occhi e
orecchi 'chiu- si... G!i occorre un poco di vero e proprio capitale
e lo ha talvolta, o anche per questo si indebita al tempo del seme
o del concime. Ma non basta. La schiappa paterna di- visa a sei o
sette famiglie dei figli non Duo bastare a campare, e in gene;e si
dovrà comprare un poco di altra terra. Altro debito, altra ipoteca,
altra vendita di forza. non dissimile da quella di schiavo (il
capitalismo della prospera America riserva un simile trattamento
anche al salariato, sotto forma di generi venduti a rateazione
).
« La spesa di capitale denaro nel- la compera della terra non è
dun- que un collocamento di denaro riel- l'agricoltura. E' una
diminuzione del capitale che i picco li gestori
Non vi era contraddizione con l'altra formula luminosa che «
nem- meno la società è proprietaria della terra ». Anche ne!
linguaggio dei comuni giuristi, una proprietà che diventa perpetua
e inalienabile, non dà luogo a un diritto sicut domi- nus, da
padrone, ma solo a quel tale usu_frutto ( vedi il passo ne! numero
precedente, terzo capito- letto ).
materie prime da acquistare e dei salar i da pagare. Pe r noi
marxisti invece il capi-
tale si divide nella parte vanabile . che va in salari, e nella
parte co- stante che comprende tutte le altre
Azien~e putrefatte, ~istruttrici ~i forza lavoro
anticipazioni occorrenti in un ciclo produttivo. La distinzione
tra ci r- colante e fisso è per noi questa: la spesa per le materie
prime ad e- sempio è capitale circolante in quanto serve tutta
integralmente a ottenere il dato prodotto. La spesa per una
macchina entra nella parte fissa del capitale costante, ma non per
tutto il costo della macchi- na, che dopo il ciclo produttivo è
ancora li, bensi per la sola quota di logorio, di ammortamento:
quin- di la spesa va in conto capitale in tante quote per tanti
distinti e suc-
Questo èurioso titolo tedesco-la- cessivi cicli di lavorazione.
tino, che vuo l dire: estensione O Nel caso agr ar io tutte queste
intensità? appartiene all'opuscolo spese, siano salari, siano
sementi, di un Maron, che Marx cita, e su siano concimi, siano
quote di lo- cui Engels si rammarica di non gorio di macchine ed
altro, for- avere indicazioni maggiori. mano capitale anticipato,
che si
Al solito questo Maron, che Marx porta ne! va!ore del grano
prodot- giustifica per essere tedesco e non to, maggiorandosi di
profitto no r- economista di professione (voi al- male e di
rendita. Nel conto fatto Iora, don Carlo?) formula bene a nostro
modo il valore della terra quello che è il contrario della ver i-
non entra mai, come non entrereb- tà, e fa comodo. Questo non é
Jus- bero il valore di costruzione o di so dialettico, ma solido
metodo di stima della fabbrica e installazioni ricerca. meccaniche
della FIAT. Il Maron opina che il capitale spe- Sentiamo battere
un'altra volta
so nell'acquistare suolo è un capi- questo chiodo essenziale, a
colpi tale di investimento, e discute in di mag lio, Consumeremo un
poco la seguito le « varie accezioni di ca- testa del maglio, è
possibile: bene. pitale di investimento e capitale di solo questi
poch i grammi d'acciaio esercizio, cioè di capitale fisso e
andranno ne! conto del capitale capitale circolante ». costante, e
non il costo del bestio-
Il parere di Marx gli è subito ne. Per dure che siano le teste,
e piantato davanti; il capitale speso assordante il rimbombar del
ma- per la terra NON è capitale di glio, non sarà cifra g rossa.
investimento, nè capitale di eser- « Il o rezzo della terra non è
che cizio. E non lo è nemmeno, ~ di- rendit; capitalizzata, ossia
ant ici- spetto dello stesso Maron, « il ca- pata. Se la gestione è
capitalistica, pitale che si consacra in Borsa allo ossia il
proprietario fondiario non acquisto di azioni o di valori di .
riceve che solo la rendita, e il fit- Stato ». Questo « non è
capitale ' tavolo al di fuori di tale rendita collocato in uno dei
rami della null'altro paga per la terra. è evi- produzione ». dente
che il capitale che fu con-
Veniarno all'importante tesi che: sacrato a comp rar-s, quella
terra ciô che assicura al titolare il go- porta un frutto
(interesse) al pro- dimento di una rendita non è ca- prietario
fondiario, ma non ha pitale. E' capitale quanto speso per nul la di
comune col capitale inve- ottenere un prodotto e per godere stito
nell'agricoltura (collocato, im- di un profitto. piegato, piazzato,
ma sempre dal Siamo in presenza dei due modi solo fittavolo). Esso
non rientra ne!
diversi di vedere la dinamica capi- capitale in funzione nè ne!
capi- talista dell'economia borghese ( e di tale circolante. Tutto
cio che esso quei suoi leccatori di piedi che fa (il capitale
consacrato a corn-
Ma, ancora una volta, ben sap- piamo dove è il Pentagono che bi-
sogna fare saltare per distruggere la doppia barriera contro il
cornu- nismo: è nel sistema mercantile, nella legge del prezzo
corrente. Troviamo uno di questi Pentagoni ovunque troviamo una
Banca di Stato. Ma pensiamo pure a quello atlantico.
Extensio oder lntensio
Non è fare della demagogia dire che ne! campo dell'industria
serica nel Friuli-Trevisano si svolge da anni un tipo di
sfruttamento colo- niale. Va not ato che ne! contadina me si fa
strada la tendenza ad al, battere i gelsi e a sfruttare il ter-
reno per altri prndo tti, essendo Il prezzo di pagamento dei bozzol
i r r- dotto ai minimi termini (lire 500- 600 al kg.): d'altro
canto, i tlLrnd1e- ri preferiscono chiudere dicluar-111- do che.
mentre il mercato in• e1 :rn non assorbe che una quantità m,- nima
di filato, sui mercato mondia- le la concorrenza impedisce 11
collocamento del prodotto; infatti, l'alta resa del seme-bachi
giap- ponese ( 1 kg. di bozzoli giapponesi rende il 40 % in più
dell'italiano ). l'attrezzatura altamente sviluppata dell'industria
nipponica, il basso te- nore di vita di quella mano d'ope- ra e,
per contro, la paga-base ita- Iiana di 700 lire giornaliere, impe-
discono al nostro filato di affermar- si. Il fatto é in realtà che
le nume- rose filande sparpagliate nel Friu!i (circa 35) sono in
condizioni tecni- che arretratissime. completando co- si il
catastrofico quadro di questo settore dell'economia capitalistica
italiana. La conclusione dovrebbe dunque
essere un funerale di terza classe e l'eliminazione di cadaveri
pesti- feri che ancora ingombrano il ter- reno. A che cosa si
assiste invece? All'intervento dei salvatori di una industria
putrefatta sotto la veste del « Consorzio Cooperative Filan- de
Seriche ». C'è un'azienda da sal- vare? Pronti! Sono il direttore
del C.C.F.S. Creiamo una cooperativa. l'aggiungiamo aile aitre già
con- sorziate. paghiamo l'affitto al pro- prietario della filanda,
ci facciamo dare dal Consorzio Bozzoli la ma- teria prima e. alla
fine del ciclo, la paghiamo non in denaro ma in
filato. Il gioco è fatto ! Le filande potranno riprendere il
lavoro: non è forse una benedizione poter lavo- r are? Che diavolo,
aprire i battenM delle fabbriche anzitutto! Natural- mente, nella
filanda trasformata in cooperativa i contratti sindacali non sono
validi; percià, delle 700 lire di paga sindacale non se ne parl;i
più; si farà un calcolo caso per caso. a seconda della capacità
pro- duttiva della singola filanda e del- la volontà di sacrificio
delle op-2-
f.e be lie tro11ate In una corrispondenza da Genova
al Mondo, Nello Mari insegna che « la rinascita economica
italiana, promossa dai siderurgici per l'af- fermazione dei
meccanici, è ajJidata soprattutto ai sinaoli cittadini; o- gnuno di
noi deve consumare più acciaio ». Consigliamo ai conares- sisti
dell'alimentazione riuniti a Bo- logna lo studio di una dieta a
base di laminati. A Milano, ali stalinisti hanno de-
ciso di salvare anche l'industria dolciaria, sebbene i manifesti
della C.G.I.L. denuncino l'aumento dei profitti della società Motta
di qual- cosa come il 630 % dal 1948 al 1953 e non si veda quindi
che cosa dovrebbe essere salvato. La solu- zione, comunque, è
indicata dal ti- tolo del convegno: « per l'aumento dei consumi
dolciari popolari e lo sviluppo dell'industria ». Illustri
parlamentari hanno spezzato le lo- ro lance a favore dei.
biscottini a buon mercato. Era presente l'ombra di Maria Antonietta
(« Non hanno pane? mangino pasticcini »): gli Alemagna. i Motta, i
Guglielmone, i Pavesi, battei-ano freneticamente le mani.
Miseranda schiavitù · della schiappa ~·:~~;~,~~:~,b~:'.:1;{
f1tf~ « decennale della Resistenza ». Ecco il programma della
manifestazione. sottoscritto, naturalmente, da tutti i partiti del
C.L.N. compresi gli aborriti monarchici: aile ore nove il sindaco
tog!iattiano. in omaggio aile circolari pervenute da via del- le
Botteghe Osct.ire, e seguito da tutti i consiglieri comunali, si è
re- cato ad ascoltare la messa celebra- ta da! parroco, in gran
pompa. per i morti della Resistenza. Quindi tutto il corteo si è
recato al civico cimitero (dove si vede che bisogna essere
riconoscenti ai morti per le fortune stipendaiole e affaristiche di
lor signori) a deporre una coro- n a di fiori. Nel discorso
celebrativo tenuto in
piazza, il sindaco si è dichiarato so- lida!e col « suo più
grande collega La Pira » perchè gli pomini pos- sano svolgere
tranquillamente e in pace i loro affari e consegnare a1 posteri le
rispettive città « più ric- che e belle di traffici e monumen- ti
». Il sindaco togliattiano di Piom- bino ha poi detto di confidare
nel- la saggezza e nella bontà... degli uomini politici che sono al
governo delle nazioni perchè nel mondo continuino a sussistere la
pace, la prosperità e la democrazia, ed ha promesso che i
partigiani lotteran- no sempre per questa pace e questa dem"crazia.
Al termine del discorso il rappresentante democristiano, tutto
commosso, ha slret to caloro- samente la mano al sindaco di par- te
avversa; quindi, terminata la fe- sta, tutti hanno mandato a casa a
meditare il popolo turlupinato.
Ma, mentre sui vari pulpiti rizza- ti nelle piazze i sindaci
togliattiani si abbracciavano commossi coi rap- presentanti dei
partiti di « destra ». e i pseudo comunisti di Di Vittorio facevano
altrettanto coi rappresen- tanti dei padroni, la classe degli
sfruttatori continuava a fregare su tutte le piazze d'Italia i
proletari organizzati e no nci sindacati. con la conrnvenza dei
vari dirigenti as- sisi nelle Camere del Lavoro o sui- le comode
poltrone delle Commis- sioni Intern('_ All'Il\-a di Piombino. la
direzione locale dello sta bili- mento ha concesso agli impiegati
somme che vanno dalle 100.000 lire ad un milione, mentre la
C.G.I.L. ordinava i soliti scioperi a singhioz- zo (due ore per
turno) incontrando il parere avverso della U.I.L. e del- la C.I.S.L
.. soddisfatte delle somme concesse agli impiegati anche se gli
operai non hanno avuto nulla. E' cosi, invero, che si rendono « più
ricche e belle di traffici e monu-
raie. si partirà da un minimo di lire 500 giorna!iere e, nella
misura che la produzione unitaria aumen- terà, anche la paga
tenderà al rial- zo (puà avvenire anche il caso con- trario, come
nellà filanda di Cla- niano. dove le filandiere si sono viste
dimezzare la paga «minima» e, se tutto va bene, si potrà anche
riscattare la fabbrica, come sta avvenendo a Pozzuolo).
Cqme si vede, il programma delle cooperative salva tutto; salva
l'af- fitto al padrone, il quale da! mac- chinario potrebbe al
mass1mo rica- vare un prezzo da ferravecchi; sal- va il Consorzio
Bozzoli nel!o scam- bio di materia prima immagazzi- nata contro
prodotto semilavorato; salva infine la minestra delle fa. miglie
delle filandiere aumentate. Queste. subendo i riflessi delle con-
dizioni generali della classe prole- taria prostrata, vedono con
simpa- tia l'intervento del metodo tutt'al- tro che nuovo del
cooperativismo, mentre l'ingranaggio più brutale e sfrontato
continua a favorire la legge dell'accumulazione capitali- stica
sulla base dell'azienda-san- guisuga, tempio e sacrario della
civiltà borghese. Sullo sfondo di questa danza macabra di interessi
rapaci, afforanti intorno al mecca- nismo di stritolamento della
forza- lavoro a vantaggio di un'economia sterile, non .manca di
recitare la sua parte la svariata gamma della fauna intellettuale
che, essa stessa schiava salariata, non per questo resiste alla
tentazione di agitarsi per vincere la santa battaglia fi.
lantr;>pica di « dar lavoro a tutti >,. mantenendo in realtà
intatti i pro- fitti e collaborando a ridurre la forza lavoro
disoccupata al livello dell'accattone a caccia di una mi- nestra!
Ma l'azienda - e percià la patria - è salva ...
Il corrispondente
hanno a disposizione nel!a loro sfera produttiva. Essa riduce di
al- trettanto i loro mezzi di produzione e restringe la base
economica della riproduzione. Essa assoggetta il pic- colo
coltivatore all'usura. perché in questa sfera non si trova il
credito propriamente dettü. Essa imbarazza l'agricoltura, e perfino
quella con- dotta in grande. Essa è in contrad- dizione col modo
capitalista di produzion,~, a cui la situazione per- sonale del
proprietario fondiario importa assai poco ».
« Gli incnvenienti del modo capi- talista di produzione, in cui
il pro- duttore dipende dal prezzo in mo- neta del prodotto, si
aggiungono dunque agli inconvenienti che fa nascere lo sviluppo
incompleto di questo stesso modo di produzione, dato che il
processo di trapasso mercantile della terra esige in ef- fetti che
l'agricoltura sia sottoposta ad un modo trasmesso da scom- parse
forme sociali ».
Il prezzo in moneta della terra aggioga il capitalismo a forme
ran- cide di precapitalismo, che infatti in nessun paese
industriale per quanto avanzato si sono potute can- cellare. Ma il
solo prezzo in moneta dei prodotti (ove anche la cumulata moneta
non potesse convertirsi. al- la luce del sole, in strumenti pro-
duttivi o in diritto sulla terra) ba- sta a stabilire che
l'economia che lo comporta è inchiodata nei limiti del capitalismo.
L'agricoltura del presente sistema
sovietico ibridata tr.:. una proprie- tà nazio~ale a rendita
nazionale, un sistema di grandi aziende a ca- pitalismo di Stato,
ed una rete di piccoli godimenti (anche se hon fossero alienabili)
in uso familiare, fatica ancora molto per cammina- re verso la
forma capitalista. E' totalmente invischiata, non me-
no che in occidente, nella famiglia, nel diritto ereditario; e
nella colle- gata benedizione del pone.
rlOGIO ael OrlATORt Che la stupidaggine dei redattori
dell'Unità sia pari alla furfantena degli « eroi » che ispira i
loro arti- coli, è propos1z1one sicuramente non dubitabile.
Nell'edizione vene~a di quel giornale numero dell'll a- prile 1954,
puà leggersi del come « due trafficanti d'àrmi siano stati
smascherati da un compagno », il quale, essendo venuto a conoscenza
che un comunista internazionalista, per soddisfare i più immediati
bi- sogni · della sua famiglia resa alla miseria, intendeva vendere
una sua vecchia pîstola, con un'abile manovra riusci a farlo cadere
in trappola e a far!o ammanettare dai carabinieri.
« Il compagno Pasqualotti. meda- glia d'oro della Resistenza,
faceva avvisare i carabinieri che, dopo ap- postamenti, riuscivano
a mettere le mani sui due compagni che stavano contrattando nella
trattoria Marcon di Roncade. L'intermediario ed un'altra persona
che trattavano l'affare tirarono le cose per le lun- ghe,
attendendo che sopraggiunges- sero, com'era nei piani. i
carabinieri al momento giusto; e questi amma- nettarono i due. Si
tratta di Vit- torio Comunello, noto provocatore e propagandista
dello pseudo mo- vimento internazionalista comuni- sta, ecc. ».
Dunquë, provocatore sarebbe quel
povero nostro comµagno che. per sfamare i suoi figli, cercava di
ven- dere la sua Distola; e viceversa eroico comuni~ta sarebbe
quell'in- nominabile delatore di cui, per for- tuna di quanti
avessero la ventura d'incontrarlo, I'Unità ha precisato il nome e
il cognome. Abbiamo conclamata la stupidità
di quel giornale, il quale non si perita di dar del provocatore
a chi è stato ammanettato proprio per !'opera squisitamente
provocatoria che ]o stesso g10rnale descrive con tanta sagace cura;
domandandoci peraltro se é proprio umanamente concepibile che si
possa essere tan- to stupidi: perché, in verità non ci é mai
capitato di sentir vantare con tanta naturalezza il successo di una
provocazione, il tangibile ri- sultato di una delazione riparandosi
dietro il fragile schermo di chia- mare provocatore il provocato,
il tradito che finisce in tribunale a se- guito dell'azione
combinata, archi- tettata ai suoi danni. E, in effetti, questi
redattori del-
l'Unità sono, si, stupidi, ma sono an- che, e soprattutto,
cerebralmente invertiti: da! momento che il loro partito é divenuto
lo strumento del- la controrivoluzione, e intanto ope- ra corne
tale in quanto mantiene nominalmente il nome e le apparen- ze del
partito della classe prole- taria mentre opera sostanzialmente sul
piano della classe dominante. e unicamente in funzione di quella.
da quel momento il processo dia- lettico avviene Der Joro su basi
invertite: il loro~ pensare. il loro osservare, il loro riflettere
si svi-
menti » le città ...
Perchè la nostra stampa viva MILANO: Ottico 325, meccanico
200, riunione 200, Vittorio ricordan- do Zecchini 1000,
l'abbonato di fer- ro 2000; GENOVA: Jaris e Giulio quote
straordinarie 5000; ROMA: Alfonso, idem 5000; ANTRODOCO: Lamberto
230; PALMANOVA: di passaggio, Zanier saluta Nenesse 500, Muratori
100. Lidio 200, Rella fornaio 50. Gigi 150; MILANO: Se- verino 400.
dentista 50; TRIESTE: N.N. 100, Avanzo riunione 500, bic- chierata
simpatizz. 550, Papaci 100, idem salutando Salvador 500, la se-
zione per quate straord. aprile- giu- gno 1950, Papaci quota
straord. 400.
-TOTALE: 19.505; SALDO PRF-:- CEDENTE: 171.782; TOT. GENE- RALE:
191.287.
Condoglianze Il più sincero cordoglio dei com-
pagni e simpatizzanti di Piovene Roccehte e del partito vada al
comp. Meneghetti Matteo, da qual- che anno incluso nella categoria
pensionati invalidi, che il 4-5 ha perduto la madre.
lupp a sulla contraddizione di un linguaggio che ha mantenuto i
no- mi sorti dall'opposizione rivoluzio- naria al capitalismo e di
un'azione che, per essere viceversa fondata sulla difesa di esso,
ne ricopre i moti vi essenziali e fa necessaria- mente suoi
atteggiamenti e conclu- sioni che sono quelli stessi dell'abi- to
mentale prodotto dalla società ca- pitalista. E allora se il comp.
Comunello
è stato oggetto di una volgare de- lazione, e per di più si é
visto dar del provocatore dal vero provoca- tore che !'ha fa tto
cadere ne lie manette della polizia, la meraviglia non puà che
sorgere da ingenuità o da disattenzione: la strada della
r.esistenza nazionale e del patriotti- smo togliattiano è la stessa
strada della resistenza della classe domi- nante all 'attacco
proletario, è la stessa strada della controrivoluzio- ne che
togliattiani e legalitari di tutte le risme seguono a braccetto
uniti contro l'unico comune nemi- co: il proletariato.
Responsabile BRUNO MAFFI
lnd. Grafiche Bernabei e c Via Orti. 16 - Milano
Reg. Trib. Milano N. 2839