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REVUE D'HISTOIRE DES TEXTES TOME XXIV 1994 EX TRAIT
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La cosiddetta tradizione «epitomata» della Mulomedicina di Vegezio: recensio deterior o tradizione indiretta?

Feb 05, 2023

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Page 1: La cosiddetta tradizione «epitomata» della Mulomedicina di Vegezio: recensio deterior o tradizione indiretta?

REVUE

D'HISTOIRE DES TEXTES

TOME XXIV

1994

EX TRAIT

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LA COSIDDETTA TRADIZIONE« EPITOMATA» DELLA MULOMEDICINA DI VEGEZIO

RECENSIO DETERIOR O TRADIZIONE INDIRETTA?

I. CARA TIERISTICHE PECULIARI

Dell'esistenza di un particolare ramo della tradizione manoscritta della Mulomedicina di Vegezio detto « epitomato » fece menzione per la prima volta Ernst Lommatzsch nella praefatio della sua edizione teuhneriana di tale opera : un libro che risale ormai a più di novant'anni fa 1• Dopo la pubblicazione di Lommatzsch assai sporadici sono stati gli studi su questo trattato vegeziano e, in particolare, per ciò che riguarda la cosiddetta tradi­zione « epitomata» non sono mai stati ridiscussi i dati enunciati dall'ultimo editore 2 •

Prima tuttavia di addentrarci nel campo più specifico dei problemi che tale ramo della tradizione della Mulomedicina presenta, mi pare opportuno tracciare assai succintamente il quadro dei rapporti tra i testimoni dell'opera allo stato attuale delle conoscenze. Quelli a me finora

1. P. Vegeti Renali Digeswrum artis Mulcmedicinae libri, ed. E. LOMMATZSCH, Lipsiae, 1903.

2. Gli unici studi sulla tradizione manoscritta della Mulcmedicina sono stati, fino a poco tempo fa, i seguenti : W. RlECK, Unbekannte Vegetius-Lectiones des jklrentiner Linguisten C. R.. Dati (1657), in Atti del XXI Congresso internazionale di swria della medicina, Siena 22-28 Settembre 1968, Roma, 1969, pp. 354-361; P. BACHOFFNER, Fragments d'un manus­crit d'art vétérinaire du IX! siècle de la bibliothèque de l'abbaye de Murbach en Haute-Alsace, in Neue Beitr. zur Gesch. der Phannazie. Festschrififor Hans-Rudolf Fehlmann, Ziirich, 1979, pp. 17-28; J. M. ROBLES GOMEZ, Aportaciones criticas a una edicwn de la Mulcmedicina de Vegecio, in Emerita, t. 54, 1986, pp. 303-316; I. MAZZINI, Contributi alla tradizione manoscritta e tesw della Mulcmedicina di Vegezio da un inediw volgarizzamenw anonimo basso medievale, in Romanobarbarica, t. 9, 1986-1987, pp. 153-160. A essi vanno ora aggiunti V. ORTOLEVA, La tradizione manoscritta della Mulcmedicina di Publio Vegezio Renaw: una proposta di stemma codicum, in Sileno, t. 17, 1991, pp. 57-75; ID., Per uno studio della tradizione indiretta della Mulcmedicina di Vegezio : gli excerpta di Teode­rico da Cervia, in Sileno, t. 18, 1992, pp. 115-131; ID., Giovanni Brancati tradutwre di Vegezio. ConJJibuw alle studio della tradizione manoscritta della Mulcmedicina, in Orpheus, n. s., t. 13, 1992, pp. 369-383; ID., Il tesw della Mulcmedicina di Vegezio nel XIV secolc attraverzo tre testimonienze in volgare, in Sileno, t. 19, 1993, pp. 197-228.

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noti sono i seguenti (i manoscritti contrassegnati con un asterisco riportano il testo « epitomato ») a :

1. Città del Vaticano, Bibl. Apost. Vat., Vat. lat. 4438, sec. XV (A);

2. Città del Vaticano, Bibl. Apost. Vat., Reg. lat. 1010, sec. XIV (H)*;

3. Colmar, Archives départ. du Haut-Rhin, fragm. n. 624, sec. IX (C) · o , 4. Dylta Bruk (Svezia), Collezione Akerhielm, n. 3, a. 1441 (U)*;

5. Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, plut. 45.18, sec. XV {M)*;

6. Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, plut. 45.19, sec. XIV (F); 7. Firenze, BibUoteca Medicea Laurenziana, Gaddi 89 inf. 43, a. 1489 (0); 8. Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, CL XV.39, sec. XV (Q);

9. Gotha, Forsch.. und Landesbibliothek, B 145 (olim 175), a. 1488 (G);

10. Leida, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. F. 71, a. 1537 (L);

11. Londra, British Library, Royal 12.C.XXII, sec. XV (B); 12. New York, H. P. Kraus, cat. 69 n. 72, sec. XV (N)*; 13. Parigi, Bibliothèque nationale, lat. 7017, sec. XIV (P)*;

14. San Gallo, Stiftsbibliothek, 908, palins., sec. VI (S);

15. Toledo, Archivio Capitular, 98-10, sec. XV (Y);

16. Toledo, Archivio Capitular, 98-11, sec. XV (T}4;

17. Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, lat. 7 .24, sec. Xli (V e};

18. Verona, Biblioteca Comunale, 658, sec. XVI (W);

19. Vienna, Osterreichische Nationalbibliothek, lat. 115, sec. XV (V)*;

20. Editio princeps, ed. I. Faber, Basileae, 1528 (ed. pr.}.

Tali testimoni possono per la maggior parte essere suddivisi in tre gruppi in base all'ordine con cui è tràdito il trattato: 1) LMNPUTVW, che presen­tano una successione corrispondente a q'Uella accettata dall'ultimo editore; 2) ABGOQTY ed. pr., i cui libri sono così disposti : l, 2 fino al capi­tolo 64, 4, da 2.65 fino alla fine del secondo libro, 3; 3) FV e, in cui s1 rinviene una sequenza assai simile alla precedente : 1, 2 fino al

3. Le sigle sono le stesse utilizzate nell'ed. teubneriana (cit.) tranne che, naturalmente, per i codd. in essa assenti (BCHNOQTUWY) e per Ve (Ven. nella teubneriana). Rispetto all'elenco provvisorio da me precedentemente pubblicato (la tradizione marwscritta ... , cit., pp. 59-60) va eliminato il cod. Sloane 3462 della British Library, che riporta frammenti di una traduzione francese della Mulomedicina, mentre devono essere aggiunti i mss. citati ai numeri 2, 7, 8, 18.

4. Di questi due codd. della Biblioteca della Cattedrale di Toledo ha diffusamente trat­tato J. M. ROBLES G6MEZ, C6dices 98-10 y 98-11 de la Biblioteca del Cabildo de Toledo. Contribuci6n a la historia de la ciencia, Tesis Doctoral, Madrid, 1982. Per non generare confusioni adotto le stesse sigle a suo tempo impiegate dallo studioso spagnolo.

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capitolo 65, 4, da 2.66 fino alla fine del secondo libro, 3. Restano fuori da questo tipo di suddivisione in tre fasce CHS a causa della loro frammen­tarietà. Una menzione a parte merita L che è una copia umanistica di un perduto manoscritto Corbeiensis, piuttosto mutilo e databile forse all'VIII-IX secolo 5 •

La cosiddetta tradizione « epitomata "• così come era stata enunciata per la prima volta da Lommatzsch 6, si componeva di MPV e occupava una posizione isolata nell'àmbito dello stemma codicum vegeziano. Il problema della delineazione di uno stemma per la· Mulomedicina è stato riaffrontato abbastanza di recente. da J. M. Robles GOmez, il quale riguardo la tradi­zione « epitomata » aveva proposto la discendenza da un subarchetipo in comune con FV e 7• Io stesso, in uno studio programmaticamente basato solo su dati offerti dall'edizione teubneriana, .ricollocai in un ramo a sé stante MPV, ma in contaminazione con i gruppi di cui fanno parte A ed F 8 • Nel frattempo il numero degli esponenti di tale tradizione si è ampliato, dato che in essa debbono essere inclusi anche Ne U, degli excerpta tramandati da H, nonché la traduzione in volgare italiano eseguita nella seconda metà del XV secolo da Giovanni Brancati nell'ambiente della corte aragonese di Napoli 9. Attualmente ho inoltre a mia disposizione, a differenza dell'epoca del precedente studio - che aveva scopi essenzialmente esplorativi - delle riproduzioni di MPUV, di H, e dell'unico codice contenente la traduzione di Brancati (che d'ora in poi indicheremo con R) 10. Piuttosto difficoltosa appare invece la possibilità di una futura consultazione di N, posseduto da un collezionista privato attualmente non identificato 11.

Alla tradizione « epitomata » Lommatzsch dedicò le pagine XXII-XXVI della sua edizione. Sorvolo per il momento sui rapporti istituiti dall'editore fra i tre codici, di cui ci occuperemo in seguito. Desidero invece soffermarmi sull'interpretazione che Lommatzsch dava di questa famiglia di manoscritti. Ecco il suo punto di vista 12 : « Dixi codices non totum habere Vege­tium : omissa sunt pauciora ex libris I et II, .perniulta ex libris III et IV ut uix dimidium praebeant. Si perlustramus lacunas istas hoc statuendum est omisisse eum quisquis haec de Vegetio elegit, ea quae minus necessaria uide­bantur remedia ( ... ] Semper fere totus sententiarum nexus seruatur ita ut perlegentibus codicum illorum epitomam nihil uideatur deesse. »

5. Ed. cit., pp. X-XIV.

6. Ed. cit., pp. XXII-XXVI.

7. ROBLES GOMEZ, Aportaciones crfticas .. ., cit., p. 316. 8. 0RTOLEVA, la tradizione .. ., cit., p. 75.

9. Su questo testimone indiretto cfr. ORTOLEVA, Giovanni Brancali .. ., art. cit. 10. Si tratta del cod. Vat. Rossiano 531 del XV sec. 11. Cfr. infra. 12. Ed. cit., p. XXIV.

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A Lommatzsch pertanto tale ramo della tradizione doveva apparire come nulla più che una riduzione,· a fini essenzialmente pratici, del disegno d'insieme dell'opera vegeziana, un"epitome' appunto, in cui i passi origi­nari, dopo gli opportuni tagli, venivano accuratamente ricuciti evitando il più delle volte al lettore la sensazione che mancasse qualcosa. Fino a che non si fossero visionati direttamente i testimoni nulla poteva essere obiettato a tale ricostruzione; per verificarne la validità passiamo perciò, a confron­tare, a titolo esemplificativo, i paragrafi 1-9 del capitolo 1.10 così come sono tràditi dalle due recensiones 13 •.

Cura morbi humidi

Maleus morbus si humidus fuerit, ita ut per utramque narem uirides de­fluant muci, inter exordia caput eius ad­hibita curatione purgandum est ita : olei optimi une. m, li quaminis floris unciam, uini ueteris cyathos III sereno tranquil­loque die pariter commisces et cum tepe­feceris, infundes in naribus; ad sipho­nem autem paulatim infundes, non semel ad comu. (2) Caput religabis ad pedes sensimque iumentum impeditum com­pelles incedere, ut omnis humor emanet. (3) Quod si sanguis postmodum coepe­rit fluere, nihil timendum sed potius sciendum est animai legitime fuisse pur­gatum. Post quod seuum caprinum reso­lutum oleo miscebis, sic infusis naribus exulcerationis illius Initigatur asperitas. (4) Radicem quoque laseris tunsam 14

et per fistulam uento naribus insuffla­tam 1s, ut stemutum prouocet, adhibere commodum est. (5) Caput etiam extrin­secus auriculasque oleo calido diligenter

Cura praedictorum morborum et primo mallei humidi

Malleus morbus si humidus fuerit, ita ut per unam uel per utrasque nares uirides defluant muci, inter exordia caput eius adhibita curatione purgan­dum quod sic fit : olei optimi une. I, liquaminis floris unciam, uini ueteris cyathos III sereno tranquilloque die pariter commiscebis et tepidum infun­des in nares *. (2) Caput religabis ad pedes sensimque iumentum impeditum compelles incedere, ut omnis humor emanet ad scyplwnem paulatim infun­des non semel ad comu. (3) Quod si sanguis postmodum coeperit fluere, ni­hil metuendum sed potius sciendum est animai legitime fuisse purgatum. Post quod seuum caprinum resolutum oleo miscebis, sic infusis naribus exul­cerationis illius asperitatem mitigat. (4) Item accipefebrifugam et radicem * alseris tere et fac puluerem quem naribus per fistulam insuffla, ut stemutet. Mul­tum prodest. (5) Item caput * extrin­secus auriculasque oleo calido diligen-

13. Sono state evidenziate in corsivo le varianti della recensio " epitomata » rispetto al testo della vulgata. Un asterisco denota parole o gruppi cli parole assenti nella recensio " epitomata "· Per quanto riguarda la recensio maior riproduco il testo pubblicato da Lommatzsch. Per la recensio " epitomata » riproduco il testo così come è tràdito dal cod. V che appare, come si vedrà, al momento il più fededegno.

14. Lommatzsch (ed. cit.) pubblica tunsam sulla base cli L; hanno tonsam i restanti codd. della recensio maior.

15. Lommatzsch (ed. cit.) pubblica insujjlatam sulla base di L; hanno insitam i restanti codd. della recensio maior.

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perunges, et lana cerebro indita ab omni perfrictionis necessitate munies : nasturtii quoque semen bibendum dabis ex aqua. (6) Praeterea potionem dabis, quae dia­pente uocatur, et hac ratione confici­tur : murrae, gentianae, aristolochiae lon­gae, bacarum lauri, rasurae eboris bene tritas et cribratas aequis miscebis pon­deribus seruabisque. (7) Ex:inde prima die unum coclearium cumulatum cum sextario uini ueteris, secunda die unum et semis, tertia autem dié,duo coclearia tepefacto mero aspersa et diligenti agi­tatione permixta dabis ad comu. Postea ex ceruice de matricali uena sanguinem detrahes permixtumque acerrimo aceto in omne equi corpus infundes, et contra pilum diligenter fricabis ut ad similitu­dinem glutinis inhaereat; iumentum quo­que in loco calido constitues. (8) Si cibum fastidit, aestate dumtaxat farinae hordeaceae sextarium unum quinque sextariis aquae permixtum equo dabis in potu. Triticeam quoque farinam simili mensura et ratione offeres ad bibendum; si autem fastidit, non aliud dabis, quous­que hoc ex sitis necessitate percipiat. (9) De palato quoque postmodum san­guinem detrahes, ut omni ex parte, qua morbus praegrauare coeperit, releuetur. Scito, nisi diligenter occurras, hunc esse periculosissimum morbum. Nam cito in suspirium hoc est anhelitum transit et spem omnem salutis excludit.

ter perunges, et lana cerebro inducta ab omni parte fricationis necessitate munies : nasturtii quoque semen biben­dum dabis ex aqua. (6) Praeterea patio quae dyapente uocatur et hac ratione conficitur : mirrae troclitem, gentianae, aristologiae longae, baccarum lauri, rasu­rae eboris · ana tere et cribra et ex lwc puluere coclearium unum mixtum (7) cum * uini ueteris primo die dabis, secundo die unum et semis, tertio * die duo coclearia tepefacto mero aspersa et diligenti agitatione permixta dabis ad comu. Post ex ceruice de matricali uena sanguinem detrahes et ipsum mixtum cum acerrimo aceto per totum equi cor­pus dif.fundes, et contra pilum diligenter fricabis ut ad similitudinem glutinis inhaereat; iumentumque in loco calido constitues. (8) Si cibum fastidit, aestate tantummodo farinae hordeaceae sexta­rium unum cum quinque sextariis aquae permixtum equo da bis in potu. Triti­ceam quoque farinam simili modo et mensura dabis in potu; si * fastidit, nam aliud dabis quam hoc ex sitis necessitate percipiat. (9) De palato quoque postmo­dum sanguinem detrahes, ut omni ex parte, qua morbus praegrauare coepe­rit, releuetur. Scito, nisi diligenter occur­ras, hunc esse periculosissimum mor­bum. Nam cito in suspirium hoc est anhelitum transit et spem omnem salu­tis excludit.

Dall'esame del brano sopra riprodotto la situazione mi sembrerebbe piuttosto difforme da come era stata presentata da Lommatzsch. Non si tratterebbe infatti di una semplice riduzione del passo mediante opportuni tagli e sapienti ricuciture, quanto piuttosto di una sua continua e metodica trasformazione. Le differenze, come si può notare, seppur numerose, appaiono assai spesso lievi e non mutano la sostanza del testo. I fatti più notevoli sono lampliamento di per utramque narem in per unam uel per utrasque nares al par. 1, l'aggiunta di Item accipefebrifugam all'inizio del par. 4 e la diversa resa di bene tritas... secunda die unum et semis a cavallo dei paragrafi 6 e 7. Per il resto, nel luogo scelto a mo' di esempio, si registra qualche divergenza di poco conto che non influisce sul senso; le più evidenti

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sono : tepidum per cum tepefeceris (par. 1), metuendum per timendum (par. 3), stemutet per stemutum prouocet (par. 4), multum prodest per adhibere comrrwdum est (ibid.), inducta per indita (par. 5), per totum per in omne (par. 7). Infine si notano qua e là varianti lessicali ancora minori, come pure alcune frequenti omissioni di avverbi e congiunzioni che nella recensio uulgata hanno carattere riempitivo (ad es. etiam, autem, etc.). In sostanza ci troviamo di fronte a un testo che se da un lato appare di solito più immediato e meno ricercato stilisticamente, dall'altro non rinun­cia talvolta a essere più dettagliato quando si tratta di descrivere la compo­sizione e la posologia delle ricette, senza d'altro canto alterarne di norma gli ingredienti:.\ Analoghe a quelle riscontrate nel passo su esaminato possono considerarsi le divergenze che ho avuto modo di rinvenire in altri brani della Mulomedicina presi a campione. Quanto si è ora affermato può pertanto essere esteso a tutta l'opera.

Il. L'AUTORE

È lecito chiedersi a questo punto chi sia stato l'autore di questa recensio « rielaborata >>, oltre che « epitomata », nonché per quali fini essa sia stata composta. Già Lommatzsch si era affrettato a dimostrare come il testo di tale ramo della tradizione non poteva complessivamente essere preferito a quello tràdito dai restanti codici. Egli si basava soprattutto sui due testimoni più antichi, S (VI sec.) ed L (copia umanistica di un codice che Lommatzsch presumeva essere stato dell'VIII-IX sec.), che benché frammentari presenta­vano passi omessi da MPV16. L'editore teubneriano non mancava inoltre di vagliare la possibilità che la versione « ridotta » della Mulomedicina potesse essere stata incrementata poco dopo la pubblicazione; tuttavia anche in questo caso la risposta che egli dava era negativa a causa dell'omissione in MPV di passaggi assolutamente necessari all'economia dell'opera e sicuramente vegeziani. Lommatzsch si appellava infine - piuttosto discuti­bilmente in verità - al fatto che le fonti utilizzate nella Mulomedicina (Colu­mella, Pelagonio, Mulomedicina Chironis) sono egualmente trattate nelle due recensiones 11.

Se tutto ciò basta forse ad allontanare l'idea che la recensio « epito­mata » sia l'opera genuina di Vegezio e che invece il testo più lungo costi-

16. Lommatzsch (ed. cit., p. XXVI) cita, a titolo esemplificativo, i passi 1.12.2 e 1.16.3. 17. Ed. cit., p. XXVI : « Ipse Vegetius de fontihus suis praedicat praef. 2-3. si indaga­

mus quemadmodum Vegetius libros ab ipso commemoratos - Columellae Pelagoni Chiro­nis - adhibuerit, uidemus eodem modo eos in usum esse uocatos in Vegeti epitoma atque in eo quem pleniorem nominauimus. »

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tuisca un accrescimento posteriore, non veniva da Lommatzsch neppure sfio­rata la possibilità di offrire un'altra risposta, immediata e a prima vista assai semplice, al problema dell'autore della recensio mirwr : ipotizzare, cioè, una doppia stesura da parte di Vegezio stesso. Ripercorrendo· le argomentazioni dell'editore teubneriano nulla ostacolerebbe in linea di principio una simile proposta. In primo luogo, il fatto che attestazioni della recensio maior si rinvengano nei testimoni più antichi come SL non può dimostrare in assoluto che la redazione « epitomata » sia opera di un compilatore più tardo; nulla vieta infatti che testimoni altrettanto antichi di quest'Ultimo ramo della tradizione siano andati perduti. Per quanto riguarda del resto quei passi che Lommatzsch definiva «•partes [ ... ] omnino necessariae quas ab ipso Vegetio scriptas debet agnosci » 18, cioè 3.Pr.6-8 e 4.Pr.3-6, nessuno di essi contiene in verità alcun ragguaglio da parte dell'autore sul successivo sviluppo dell'opera né tanto meno è indispensabile per la comprensione di ciò che precede 19• L'ultima argomentazione di Lommatzsch infine non mi sembra abbia alcuna efficacia dimostrativa, tranne quella di avvalorare la tesi, che del resto non può essere affatto messa in discussione, che sia la tradizione più completa che quella« epitomata» hanno come punto d'avvio la medesima opera.

Ritengo piuttosto che altri debbano essere i quesiti da porsi circa l'ipotesi di doppia redazione vegeziana della Mulomedicina. Innanzi tutto sarebbe da chiarire quale delle due recensiones pervenuteci sia da conside­rarsi la prima in ordine di tempo. In altri termini, cioè, bisognerebbe stabi­lire se, qualora si accettasse l'ipotesi della doppia paternità vegeziana, l'autore abbia prima scritto la redazione minore per poi integrarla o viceversa abbia ridotto e rimaneggiato un testo inizialmente più ampio. Secondariamente, a prescindere dalle priorità cronologiche, resterebbero da indagare le motivazioni che avrebbero indotto Vegezio a modificare il suo lavoro. Dare una risposta a questi interrogativi appare piuttosto difficoltoso. Dall'esame preliminare sopra condotto su un campione di testo, ritengo che risulti abbastanza evidente come le numerose divergenze, se appaiono notevoli per ampiezza e frequenza, siano perlopiù poco rappresentative stilisticamente. Una risposta a prima vista alquanto verosimile potrebbe essere quella di con­siderare più antica la recensio mirwr e più recente quella più ampia. V ege­zio avrebbe pertanto sentito il bisogno di ampliare l'opera, aggiungendo alcuni capitoli al terzo e al quarto libro, e nel contempo l'avrebbe pure rimaneg­giata. Sarebbero tutti da chiarire i motivi di tale ripensamento.

18. Ed. cit., p. XXVI.

19. Per un'accurata indagine sulle caratteristiche stilistico-funzionali del prologhi vege­ziani cfr. E. ZAFFAGNO, I" prologi »della Mulomedicina di Publio Vegezio Renato, in Prefa­zioni, prologhi, proemi di opere tecnico-scientifiche latine, a cura cli C. SANTINI e N. Servo. LETTO, t. I, Roma, 1990, pp. 257-291.

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Sono dell'avviso che due siano i possibili modi per stabilire se la recen­sio « epitomata ,, sia veramente opera di Vegezio. In primo luogo si può veri­ficare se nella recensio mirwr esistano termini distanti dall'uso vegeziano o comunque alieni dal linguaggio tecnico latino del IV-V secolo. Un dato signi­ficativo ci è offerto dal par. 6 del cap. 1.10 sopra riprodotto. Nel testo « epitomato » si rinviene ana tere et cribra, cioè « in egual misura trita e crivella20 "· Fatto notevole è che l'avverbio ana, seppur assai frequente nella recensio maior della Mulomedicina21, non è mai usato da Vegezio in maniera isolata ma sempre premesso a un'unità ·di misura22. Una seconda, e tuttavia più solida, base d'appoggio per indagare sulla possibile paternità vegeziana della recensio mirwr può essere a mio avviso riscontrata nel con­fronto del testo della Mulomedicina con quello degli autori che maggior­mente hanno costituito le fonti dell'opera di Vegezio. Essi sono essenzial­mente Columella, Pelagonio e la Mulomedicina Chironis. Senza dubbio fra i tre è Columella a prestarsi maggiormente a questo tipo di confronto; da tale autore Vegezio ha infatti prelevato quasi di peso la trattazione delle malattie dei buoi nel quarto libro. L'uso invece che Vegezio ha fatto di Pelagonio è sostanzialmente diverso, poiché egli ha in questo caso in genere ampliato le descrizioni dei morbi, e le cure a essi relative, che nella sua fonte ven­gono presentate con estrema secchezza. Per quanto riguarda poi la terza principale fonte vegeziana, la Mulomedicina Chironis, i precetti in essa con­tenuti vengono talvolta piuttosto accorciati oltre che rielaborati dal nostro autore.

Tenendo ben presenti queste differenze tra le fonti vegeziane analiz­ziamo qualche passo esemplificativo di ciascuna di esse 2a.

20. Nella recensio maior si rinviene, come si è visto, bene tritas et cribratas aequis misce­bis ponderibus seruabisque.

21. Esso occorre ben 28 volte; cfr. Concordantia in Vegetii opera, ed. by D. R. BLACK­MAN and G. G. BETIS, Hildesheim, 1989, p. 46.

22. Le espressioni riscontrabili nella recensio maior sono ana une., ana semunc., ana pond., ana scrup. e ana lib. Nella recensio « epitomata " ana unito a un verbo è rinvenibile del resto anche altrove (cfr. ad es. 1.11. 7 : ana misce [pro aequa portione ... confectis Lomm.] e 1.11.14 : ana teres (aequis ponderibus deteris Lomm.]). L'avverbio ana congiunto a un verbo si incontra inoltre in codd. recenziori di Teodoro Prisciano (ana mixta b 2.108 = ex aequo miscentur rB) e in aggiunte medievali a tale opera (Add. b [1.20) e Antid. Br. 145 [ana colligito]). Un altro punto significativo, ma purtroppo di assai dubbia lettura, si trova a 4.5.5 dove donec /acta uulnera cicatrices ducant ha nella recensio minor il corrispettivo donec uulnus cicatrizetur (PU). Il verbo cicatrizo non è mai impiegato altrove da Vegezio. La lezione cicatrizetur è tuttavia corrotta in rezetur in V (ove si registra anche una lacuna riguardante le parole immediatamente precedenti) e si trova scritta accanto a una parola posta in rasura, probabilmente cauterizetur, in M. Difforme è anche la testimonianza in proposito ricavabile dalla traduzione di Giovanni Brancali : « ••• mentre che la ferita si cauterize "· Neppure il verbo cauterizo, tuttavia, è riscontrabile nella recensio maior della Mulomedicina.

23. Cito il testo dei tre autori secondo le seguenti edizioni: L. luni Moderati Columellae

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Columella

6.6.4 Si nec hoc profuit, tres

caprifici aridi conteruntur et cum dodrante aquae calidae dantur. Uhi nec haec medicina processit, myrti siluestris foliorum duae librae leuigantur toti­demque sextarii calidae aquae mixti per uas ligneum faucibus infun- · duntur, atque ita sub cauda sanguis emittitur.

Pelagonio

56 Si equus glandulas

habuerit inter maxillas, eximito ferro. Si necesse fuerit, et urito, ustum cutrato sale et oleo diebus octo; inde nitro et aqua diluito; si nitruro non fue­rit, lotio calido aut lixiuio. Post uinum cum oleo imponilo per triduum, inde uino et farina hor­deacia curato usque ad sanitatem.

VEGEZIO; MUWMEDICINA

Vegezio

4.4.4 Si tardius proficit, tres

par tes lauri diu conterun­tur et cum duplici aquae calidae dantur. Si ista non ualent, myrtae siluestris foliorum II lib. tunduntur in pila et duo sextarii aquae calidae miscentur ac per uas ligneum fauci­bus infunduntur; atque ita sub cauda quatuor digitis ab ano percussa uena san­guis emittitur.

Vegezio

2.24.3 Plerique etiam cum

ferro exemptae fuerint glandulae, propter sangui­nis fluxum loco uri debere praecipiunt, post sale et oleo octo diebus utuntur, nono die ex nitro et aqua calida diluunt. Si nitri ino­pia est, lotio calido aut lixiuio utuntur. Deinde uinum et oleum et farinam de eruo imponunt per tri­duum, consequenter de uino ac farina hordeacea et melle percurant, addentes, quaecunque plaga fuerit ut strumae uel parotidis glandulaeque quae tolluntur Lycio medicamento, uulnera

259

Tradiz. « epitomata »

4.4.4 Si adhuc non profecerit

folia: lauri terantur et cum limfa calida dentur. Si laurus non adest, myrti siluestris folia terantur in pila lib. II et duo sextarii aquae calidae misceantur ac per uas ligneum fauci­bus infundantur; atque ita sub cauda quatuor digitis ab ano percussa uena san­guis emittit.

Tradiz. « epitomata »

2.24.3 Plerique etiam cum fer­

ro exemptae fuerint, prop­ter sanguinis fluxum loca uri praeciperunt, post sale et oleo octo diebus utun­tur, nec non et nitro et aqua calida diluunt. Si nitri inopia est, lotio ca­lido aut lixiuio utuntur. Vinum et oleum et fari­nam detrabendo impo­nunt per triduum, conse­quenter de uino ac farina hordeacea et melle percu­rant, addendo, quaecun­que plaga fuerit ut stru­mae uel parotidae glandu­laeque quae tollantur lo­tii medicamento uel na­tura percurant ita, ut de

Opera quae extant, ree. V. LUNDSTROM, fase. IV (Res rust. Il. Vl-VII), Gotoburgi, 1940; Pela­gonius, Ar.s Veterinaria, ed. K.-D. FISCHER, Leipzig, 1980; Oaudii Hermeri Muwmedicina Chironis, ed. E. ODER, Lipsiae, 1901. Per quanto riguarda il testo di Vegezio utilizzo quello pubblicato nell'ed. di Lommatzsch (cit.) per la recensio maior; in questo caso bisogna tenere presente però che l'editore teubneriano ha spesso preferito le lezioni offerte da L al consen­sus degli altri codd. di tale ramo della tradizione. Riporto infine i passi della recensio 'epitomata', come al solito, sulla base di V.

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260

Muwmedicina Chironis

261.28-5 . . . et in illa parte capi­

tis, uhi uiti ea causa inesse uidetur, difficiliter se praegirat et in eam partem ambulans illo latere parieti se iungit. Si eum in contraria parte conatus fueris in ambulandum ducere, uix persequitur. Si per aliam partem tenueris eum ad ambu­landum ducere, facilius sequitur. Hic erit sem­per habens pabulam. In ambulandum non sentiet plagam,quietambulatu­ram suam perdit. Ambu­labit semper submisso capite, quam uix a terra alleuabit.

VINCENZO ORTOLEVA

percurari ita, ut de malis granatis siccis puluis aspersus celeritatem affe­rat sanitatis.

Vegezio

2.5.2.21-3.3 .. . et in illa parte capi­

tis, uhi uitium remanserit, · difficil~ se gyrabit et ex eo latere se parietibus iungit : et tarde incedens, non sentiens plagam, ambula­turae gratiam perdit et erit submisso capite ...

malis granatis puluis as­persus celeritatem afferat sanitatis.

Tradiz. « epitomata »

2.5.2.21-3.3 . . . et illa pars capitis,

uhi uitium remanserit, dif­ficile se girat et ex illo latere se parietibus iungit tarde incedens, non sen­tit plagam et ambulans grauiter pergit. Erit suh­misso capite ...

I passi sopra riportati penso possano evidenziare a sufficienza quanto sia costante in Vegezio (cioè nella recensio maior) la volontà di modificare il dettato del suo modello nella forma (assai meno nella sostanza) sia allo scopo di personalizzare il proprio lavoro (nel caso di Columella) sia per miglio­rarne l'aspetto stilistico (nel caso di Pelagonio) e ricavarne i dati più interes­santi (specialmente per la Mulmnedicina Chironis). Se ci volgiamo a esami­nare gli stessi passi così come sono tràditi nella recensio minor noteremo che un' altrettanto costante tecnica di rielaborazione ci conduce ancora più lontano dal testo del modello. In altri termini mi pare evidente che le modifiche riscontrabili nella recensio minor siano state apportate direttamente sulla Mulomedicina e non sulla sua fonte. Ne conseguirebbe che la cosid­detta tradizione « epitomata » non è opera di Vegezio. Resta da stabilire da chi, quando e perché essa sia stata composta. D'altro canto tutta la questione dell'anonimo rielaboratore della Mulomedicina deve essere ridiscussa sotto nuova luce una volta chiariti gli errori di impostazione in cui era incorsa la ricostruzione di Lommatzsch.

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VEGEZIO, MUWMEDICINA 261

Nei raffronti sopra riportati (soprattutto in quello con il De re rustica di Columella) mi sembra sia apparso abbàstanza evidente quale sia stato il metodo di elaborazione adottato da V egezio nel quarto libro : ripresa inte­grale del passo columelliano attraverso un rifacimento stilistico mirante alla personalizzazione. Un analogo esempio di riadattamento stilistico di opere di veterinaria, questa volta in epoca medievale, è, a mio avviso, costi­tuito dalla Medela equorum (o Practica equorum, o ancora Mulomedicina) composta verso la fine del XID secolo da Teoderico da Cervia. In tale opera, di cui mi sono occupato altrove 24, confluiscono vari autori di veterinaria di età precedenti, ma soprattutto excerpta da Vegezio e Giordano Ruffo. La tecnica compositiva è': $empre la stessa : mutamenti dell' ordo uerborum, sostituzioni di termini con sinonimi, omissioni di qualche periodo. Ritengo che l'atteggiamento di Teoderico debba essere spiegato mediante le medesime motivazioni che avranno spinto Vegezio a modificare i passi di Columella, con il desiderio cioè di personalizzare il trattato e di uniformare lo stile; Teoderico tuttavia, pur dichiarando, come Vegezio, che la sua è un'opera di compilazione 2s, a differenza del mulomedicus latino non nomina mai le sue fonti. Se ritorniamo invece ai codici della tradizione « epitomata ,, noteremo che per essi l'inscriptio è assai chiara : Publii Vegetii uiri illustris mulomedicinae prologus incipit. Come si può parlare di personalizzazione, quando tanto esplicito è il richiamo all'autore dell'opera?

Una soluzione del problema potrebbe essere a prima vista quella di sup­porre che l'autore abbia voluto personalizzare una propria copia della Mulo­medicina ad uso di una particolare cerchia di adepti. Ma il gran numero di spesso assai leggeri interventi stilistici non credo possa essere giustificato con questa semplice supposizione. Proporrei invece di vedere la recensio mirwr a noi giunta sotto il nome di Vegezio da un altro punto di vista. Si potrebbe provare a considerare la Mulomedicina « ~pitomata » il testo di partenza, in pratica una prima stesura, di un « nuovo » trattato di veterina­ria probabilmente mai portato a compimento; il primo copista a tramandarlo può aver avuto sottocchio un antigrafo in cui la Mulomedicina di Vegezio era già stata variamente modificata da chi si riproponeva di riutilizzarla per la composizione di un'opera futura, mentre i capitoli ora mancanti dove­vano essere stati barrati.

24. 0RTOLEVA, Per uno studio ... , art. cit. 25. Teoderico fa suo l'intero prologo della Mulomedicina per premetterlo alla propria

opera; in esso Vegezio dichiarava programmaticamente (par. 6) le sue intenzioni : ut con­ductis in unum dunta:xat auctoribus uniuersis [ ... ] in quantum mediocritas ingenii patitur, piene ac breuiter omnia enucleata digererem causasque et signa morborum nmnium declara­rem (Teoderico omette prudenzialmente uniuer.sis).

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262 VINCENZO ORTOLEVA

III. IPOTESI DI DATAZIONE

Un secondo problema collegato al precedente è quello della datazione di questo lavoro di rielaborazione del testo di Vegezio. I codici che ripor­tano la tradizione « epitomata » oscillano, come si è visto, dal XIV al XV secolo. È tuttavia verosimile che gli antigrafi di questi ultimi fossero piuttosto più antichi se, come si vedrà in seguito, a testimonianza di una scarsa intelligibilità del testo tenuto presente dai copisti, numerosi spazi bianchi sono lasciati in MP e sia Ippolito Lunense (il copista di N) che Giovanni Brancati (l'autore del volgarizzamento tràdito da R) si lamentano del grave stato di corrtizione degli exemplaria a loro disposizione26. Inoltre, dato questo assai significativo, i codici della tradizione « epitomata » - come si vedrà tra breve - concordano frequentemente con L (1' apografo del perduto Corbeiensis), che tramanda un testo della Muwmedicina ben più antico (VIII-IX sec.) di quello leggibile nei restanti manoscritti della recensio maior21 • Qualche ulteriore indizio è ricavabile dal punto di vista linguistico, anche se particolarità lessicali sono ben difficili da rinvenire in un'opera che è sostanzialmente un pedissequo rifacimento di un'altra precedente. Si è già evidenziato come l'uso dell'avverbio ana senza l'indicazione dell'unità di misura, insieme forse a qualche altra particolarità linguistica, possa con­tribuire ad allontanare i sospetti di paternità vegeziana. D'altra parte però, a ben guardare, mancano nel testo della redazione « epitomata » termini che non si possano facilmente ricondurre al lessico tecnico tardolatino 28, a differenza, per esempio della sopra citata Medela equorum di Teoderico da Cervia dove assai spesso, stratificate sul tessuto della lingua vegeziana, si rinvengono forme decisamente medievali 29. L'autore della recensio mirwr della Muwmedicina doveva cioè scrivere per un pubblico che intendeva ancora perfettamente il vocabolario vegeziano, e che anzi (come nel caso diana) recepiva i tecnicismi più esasperati; in caso contrario, insieme alle modifiche « personalizzanti » precedentemente descritte, sarebbero stati sostituiti tutti i termini divenuti ormai oscuri. Fondandomi sulle suesposte considerazioni sarei quindi propenso a collocare la figura dell'anonimo « modificatore » probabilmente in un'epoca che non si discosti troppo da quella in cui Vegezio visse o, al massimo, nei primi secoli del medioevo.

26. Cfr. infra Ie descrizioni dei singoli codd. 27. Se si eccettuano naturalmente C (IX sec.) ed S (VI sec.) che sono costituiti da brevi

frammenti. 28. Cfr. supra n. 22. 29. Egli di solito omette o sostituisce tutte le espressioni vegeziane che sarebbero potute

apparire oscure al lettore dei suoi tempi. Notevoli sono, ad es., i mutamenti di circi in brauii (Pr.11.13) e di sagma in salma (1.63.10).

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VEGEZIO, MULOMEDICINA 263

IV. LA RECENSIO « EPITOMATA ,, E LA TRADIZIONE MANOSCRITTA

DELLA MULOMEDICINA

Mi sono di recente occupato dei rapporti tra i manoscritti che traman­dano la Mufumedicina, basandomi però, per un primo approccio, solo sui dati offerti dall'edizione teubneriana 3o. Il risultato che ne era derivato, per quel che attiene alla tradizione « epitomata '" era stato il posizionamento di MPV in connessione con L sulla base dell'identico tipo di suddivisione dell'opera; contemporaneamente tuttavia si erano registrati degli apprezza­bili gradi di concordanza indipendente di P con F e con A. Si era voluto spiegare tutto ciò ipotiZzando una contaminazione dell'antigrafo di P con antenati di A ed F; MV invece, per l'estrema esiguità dei dati a disposi­zione, erano stati prudenzialmente lasciati fuori da tali rapporti di contami­nazione, benché facenti parte dello stesso ramo della tradizione. Alla luce delle mie nuove indagini, rese possibili dall'esame diretto di quattro dei cinque manoscritti tramandanti integralmente la recensio « epitomata " - nonché di tutti gli esponenti degli altri rami della tradizione -, quel punto di vista deve essere riconfermato. Si vedano i seguenti esempi a ulteriore dimostra­zione del legame assai stretto fra la tradizione « epitomata" ed L31.

1.12.1.8 1.12.2.10 1.12.3.15

1.12.3.1 1.12.3.2

1.12.4.3

1.12.4.4 ibid. 1.12.4.5 1.12.5.10

1.13.1.16 1.13.2.3 1.13.2.4

corruptus Ly ed. pr. ex corr. T corruptis rell. u suprascr. Y3

uirus Ly ed. pr. uirum S ueneni B uenenum rell.

sponte sua Ly suta sponte ABY sua sponte T sponte (om. sua) F ed. pr.

uersa Ly sit uersa rell.

attrahitur ... emittitur Ly trahatur ... emittatur ABY ed. pr. trahatur ... emittitur T attrahatur ... emittatur FV e

potionem ... quae uocatur diapente Ly potionem diapenten ed. pr. potionem diapenton rell.

necesse Ly necessitas rell.

fuerit Ly est BFrVe sit est Y om. A

uiride et Ly ed. pr. uiridem uel S uiridem et rell.

hordeacea uel triticea Ly ed. pr. ordei uel tritici ABTY (tritici cum ea suprascr.) ordei commixtam uel tritici FVe

indiciis Ly signis rell.

acerrimo aceto Ly aceto acerrimo rell.

per totum animalis corpus Ly ed. pr. animal per totum corpus F totum animal corpus -per totum A animalis corpus per totum BV e

30. ORTOLEVA, La tradizione marwscritta ... , art. cit. 31. Indico con r la recensio " epitomata "·

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264

1.13.4.14-5 1.13.5.19 1.14.5.12

VINCENZOORTOLEVA

totum animalis corpus per totum Y per (suprascr.) totum animal cor­pus perictum (ex corr.) T occupet caput L-y caput occupet rell.

serpyllum om. FLy habent rell.

his L r huius F huiusmodi rell.

Qualche ulteriore precisazione va invece ora fatta, alla luce della visione diretta dei testimoni, per quanto riguarda i possibili casi di contaminazione tra le due recensiones. Bisogna in linea di massima escludere contamina­zioni della recensio « epitomata » con il gruppo cui appartiene A (ABGOTY) 32• Sulla base dei dati offerti anche da MUV, inoltre, sarà il subarchetipo clli si rifanno i quattro manoscritti finora consultabili della tra­dizione « epitomata» a doversi porre in contaminazione con F (o meglio con un suo antenato), con la conseguenza che essa dovrà essere estesa a tutti i rappresentanti di questa tradizione. A tal proposito, oltre le conver­genze da me già evidenziate in altra sede 33, si veda ora un campione di esempi tratti direttamente dai manoscritti.

1.1.2.8-9 1.1.4.18

1.5.2.13-15 1.7.15 1.9.2.15 1.10.1.16 1.11.6.6-7

1.12.1.1 1.14.3.18

1.14.5.7 1.14.6.16

os ... gravior Fy om. rell. os asperum et plus solito ferv. t .... mg. Y2

pristinae consuetudini Fy consuetudini pristinae ed. pr. Lomm. con­suetudini relL (pristinae mg. Y3) quod ... proximos Fy ed. pr. om. rell. mg. Y3 aliaeJ quasi aliae Fy om. T (ad. supra) etiam et Fy ed. pr. et rell.

ita B ed. pr. quod sic fit Fy om. rell. eita suprascr. Y3

pollinis turis unciam unamJ dragganti semunciam Fy dragganti semunciam, pollinis turis unciam unam Lomm.

subcutanei Fy subtercutanei morbi V e subtercutanei rell.

evirabis L Mul. Chir. peiorabis ABTY (aut circa eum aegrotum ani­mal non curabis mg. Y3) non curabis Fy curabis Ve nequaquam curabis ed. pr.

post Fy ed. pr. cum rell. om. Y (ad. supra Y3)

oblectetur ... siccetur LS oblectatum ... siccatum Fy oblectatus ... sic­catus AB oblectatur ... siccatur rell.

Ve invece, pur assai affine a F34, deve essere in sostanza ritenuto immune

32. Raffronti condotti direttamente sui mss. hanno dimostrato ancora una volta l'ambi­guità dell'apparato critico dell'ed. teubneriana, in cui la.quasi totalità delle varianti attribuite in maniera comune ad AP ed. pr. nei libri successivi al primo deve essere estesa anche a F.

33. ORTOLEVA, La tradizione manoscritta ... , art. cit., p. 66. 34. Le varianti di Ven. (da noi siglato Ve) sono pressoché assenti nell'apparato critico

della teubneriana. Per tale cod. infatti Lommatzsch ci informa, oltre che della dicitura degli

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VEGEZIO, MULOMEDICINA 265

da rapporti trasversali con la recensio mirwr. Tali contatti tra le due recensio­nes verranno espressi graficamente più avanti.

V. I RAPPORTI TRA I CODICI DELLA RECENS/O " EPITOMATA "

Prima di passare a confrontare, sulla base di un controllo diretto, i dati offerti dai codici attualmente disponibili della tradizione « epitomata >>, al fine di valutare i rapporti che tra essi intercorrono, vorrei innanzi tutto fornirne una descrizione più particolareggiata rispetto a quella data all'inizio di questo studio.

M Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, plut. 45.18, car­taceo, sec. XV, in quarto maggiore, ff. 100. La Mufumedicina si trova ai ff. 1-75 v°; dal f. 76 inizia, preceduto da un'epistola introduttiva a Lellio della V alle, un anonimo trattato de re militari tradotto dal greco in latino da un tal Sofiano 35.

N New York, H. P. Kraus, cat. 69 n. 72. Fu posseduto dalla nota libreria « H. P. Kraus » di New York fino al 1958; in quella data fu venduto a un collezionista californiano attualmente deceduto e non meglio identifi­cato 36. Il codice, membranaceo del XV sec., misura 19 X 27 cm e consta complessivamente di 148 ff. Appartenne, dato che si evince da una minia­tura poi abrasa, alla Biblioteca aragonese di Napoli e fu copiato da Ippolito Lunense, come si ricava dalla subscriptio : Hos Vegetii libelfus Hippolytus lunensis mendosissimo exemplari. Qua. Potuit. Diligentia transcripsit. Tale copista fu assunto alla corte del re di Napoli nel 147237.

P Parigi, Bibliothèque nationale, lat. 7017 (citato da Lommatzsch

incipit e degli explicit, solo sulla disposizione del trattato, che, come si è detto, è identica a quella di F. Egli del resto afferma (ed. cit., p. XXI n. 1) di non aver esaminato diretta­mente il cod. ma di aver utilizzato una collazione approntatagli da Otto Plasberg, dalla quale si evincevano gli stretti rapporti con F di questo ms.

35. Cfr. A. M. BANDINIUS, Catalogus codicum Latirwrum Bibliothecae Mediceae Lau­rentianae, t. II, Florentiae, 1775, pp. 354-356.

36. Le notizie circa l'ultimo acquirente di tale cod. mi sono state gentilmente for­nite, tramite una comunicazione epistolare, dal Dr. Ronald Folter della stessa libreria « H. P. Kraus "· Egli tuttavia non ha voluto aggiungere altro. Risulta perciò assai arduo, allo stato attuale delle informazioni, individuare l'odierna ubicazione del ms.

37. Su questo ms. cfr. P. O. KrusTELLER Iter ltalicum, t. V, London-Leiden, 1990, p. 461. Sulla figura di Ippolito Lunense cfr. T. DE MARINIS, La Biblioteca napoletana dei re d'Aragona, t. I, Milano, 1952, pp. 55-58. Una descrizione del cod. anche in ID., Supple­mento, t. I, Verona, 1969, p. 92; riproduzione dell'incipit, dell'explicit e di un'illustrazione del cod. in ID., Supplemento, t. II, Verona, 1969, tavv. 93-95.

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266 VINCENZO ORTOLEVA

con il n. 7018 aa), membranaceo, sec. XIV, 20 X 31,15 cm, 45 ff., copiato su due colonne; nel margine inferiore del f. 1 r", scritto con inchiostro rosso da una mano diversa da quella che ha copiato il testo di Vegezio, si legge :

« ad illum ducem Calabrie accipe {rara tamen) ut sunt, dux, scripta V egetii dantis et exiguo munere pende animum Servorum minimus Loysius de Gallacia. »

Anche questo codice, come N, appartenne alla Biblioteca aragonese di Napoli39.

. o U Dylta Bruk (Svezia), collezione Akerhielm, n. 3, membranaceo,

scritto nell'anno 1441, 16,5 X 12,7 cm, 104 ff.; l'incipit è il seguente: Publii Vegecii uiri illustris Mulomedicine prologus incipit; al 104 v° si legge questa subscriptio : Laus tibi christe rex eterne glorie. Amen. deo. gratias. Ego Franciscus de tridento scripsi hunc librum anno dni. 1441. die. XIII. Augusti. hora X/III. ad petitionem giagistri Luchini 40• Il codice appartiene attualmente alla Baronessa Lea Akerhielm, che ringrazio per avermene fornito una copia microfilmata.

V Vienna, Osterreichische Nationalbibliothek, l,at. 115 (olim Med. 94, Endlicher CCCXII), membranaceo, scritto in Italia verso la metà del XV secolo, in quarto, ff. VIII + 14241. Poste sul margine esterno dei fogli si rinvengono, distribuite nei primi tre libri, quattordici annotazioni di una certa estensione (più qualche altra singola parola), probabilmente trascritte dalla stessa mano che copiò il testo della Mulomedicina42 • In esse si forniscono ragguagli sulle lezioni dell'antigrafo, emendamenti al testo e notizie su varianti provenienti da altre fonti.

38. Egli riferisce in nota (ed. cit., XXII n. 1) che il catalogo della biblioteca (cioè il Catalogus codicum manuscriptorum bibliothecae regiae, pars III, t. IV, Parisiis, 1744, pp. · 304) riporta erroneamente la collocazione 7017, la quale invece corrisponde a un ms. contenente l'Hippiatria di Lorenzo Rusio. Tuttavia la Bibliothèque nationale colloca attual­mente il cod. contenente la Mulomedicina di Vegezio sotto il numero di riferimento 7017; nel ms. stesso, del resto, in calce al f. 1 r0 è rinvenibile la scritta 7018 in cui all'otto è sovrap­posto un sette.

39. Cfr. DE MAR.rN!s, La Biblioteca napoletana. .. , cit., t. II, Milano, 194 7, pp. 1 71-172, e ID., Supplemento, t. I, cit., p. 92.

40. Cfr. H. SJ6GREN, De non nullis codicibus latinis, in Eranos, t. 19, 1919-20, pp. 97-99.

41. Cfr. Tabulae codicwn manu scriptorum in Bibliotheca Palatina Vindobonens~ t. I, Vindobonae, 1864, p. 16, e S. ENDLICHER, Catalogus codicum philologorum Latinorum Bibliothecae Palatinae Vindobonensis, Vindobonae, 1836, p. 207.

42. Esse si rinvengono ai seguenti ff. 7 v0, 31 v0

, 32 v0, 79 v0

, 80, 101 v°, 102 v0,

105 v0, 107 v0

, 108, 108 v0, 111 v0

, 112 v0, 117 v0

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VEGEZIO, MUWMEDICINA 267

H 43 Città del Vaticarw, Biblioteca Apostolica Vaticana, Reg. lat. 1010, membranaceo, sec. XIV, 23 X 14,5 cm, I + 296 ff. Il codice tra­manda vari scritti di veterinaria : Incerti auctoris de equis curandis, siue de marescalcia tractatus cum tabula capitulorum (ff. 1-60); Huberti de Curte­rwua Liber de aegritudinibus equorum cum Tabula capitulorum (ff. 61-160); Notae de medicina (f. 160 v"); Hippocratis liber de curis equorum e graeco in latinum translatus ab auctore incerto cum tabula capitulorum (ff. 161-246 v") ; Theoderici episcopi Ceruiensis de mulomedicina ex dictis medico­rum cum tabula capitulorum (ff. 247-297). Ai ff. 211-237, cioè all'interno del de curis equorum di Ippocrate, si rinvengono degli excerpta della Mulo­medicina di Vegezio tra'1i per la maggior parte dal secondo libro e ricondu­cibili al ramo « epitomato » della tradizione 44 •

R Città del Vaticarw, Biblioteca Apostolica Vaticana, Ross. 531, membranaceo, sec. XV, 18,50 X 27,40 cm, 113 ff. Contiene la traduzione in volgare italiano del testo della tradizione « epitomata » eseguita verosimil­mente negli anni settanta del XV sec. da Giovanni Brancati « livrero mayor » della biblioteca dei re d'Aragona a Napoli.

Purtroppo, come si è detto, N mi è attualmente inaccessibile e sarà per­tanto necessario escluderlo per il momento dalla nostra indagine. Per quanto concerne la traduzione di Brancati, valgano per essa le considerazioni già esposte nel mio studio specifico su tale argomento 45 : indipendenza da MPUV e, probabilmente, anche da N; possibile discendenza dall'antigrafo di N 46•

Un elemento che può essere utile a .una prima suddivisione in due classi dei manoscritti. della cosiddetta recensio « epitomata » è il diverso modo in

43. Ringrazio Karl-Dietrich Fischer per avermi segnalato questo ms. 44. Questi sono i singoli capitoli vegeziani confluiti negli excerpta riordinati progressiva­

mente : 1.54, 2.2, 2.4, 2.5, 2.7, 2.9, 2.10-11, 2.21, 2.22, 2.23, 2.24, 2.31, 2.32, 2.34, 2.35, 2.36, 2.37, 2.38, 2.44, 2.45, 2.45.6, 2.46, 2.47, 2.52, 2.63, 2.64, 2.65, 2.67, 2.68, 2.69, 2.71, 2.72, 2.74, 2.76, 2.77, 2.78, 2.79, 2.80, 2.81, 2.82, 2.83, 2.84, 2.85, 2.86, 2.87, 2.88, 2.90, 2.91, 2.92, 2.94, 2.95, 2.96, 2.97, 2.98, 2.100, 2.103, 2.104, 2.105, 2.106, 2.107, 2.109, 2.110, 2.113, 2.117, 2.118, 2.119, 2.120, 2.121, 2.122, 2.123, 2.124, 2.127, 2.130, 2.131, 2.134, 2.135, 2.136, 2.137, 2.139, 2.142, 2.146, 2.149, 3.1, 3.2, 3.3, 3.4, 3.10, 3.11, 3.14, 3.15, 3.16, 3.19, 3.20, 3.25, 3.26, 3.27, 4.17.

45. 0RTOLEVA, Giovanni Brancati ... , art. cit. 46. Conforterebbero tale ipotesi il fatto che sia Giovanni Brancali che Ippolito Lunense

operavano ambedue nell'àmbito della Biblioteca aragonese a Napoli nonché le comuni indi­cazioni da parte di entrambi sul grave stato di corruzione del cod. a loro disposizione (Bran­cali a tal proposito afferma [f. 8 v0

] : " ••• dove veduto tucto quello che da Vegetio fu scritto benché sia stato conruptissimo lo exemplare et altro non se ne sia possuto habere »).

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268 VINCENZOORTOLEVA

cui sono posizionati gli indici dei capitoli. Un sommario posto prima di tutta l'opera si rinviene in V (ff. I-VIII non numerati). È notevole che i capitoli non vengano contrassegnati secondo un ordine progressivo (complessivamente o suddivisi per libri) ma indicando per ciascuno di essi il numero del foglio in cui incominciano47. MPU presentano invece una distribuzione degli indici del tutto particolare : dopo il prologo del primo libro sono elencati i titoli dei capitoli 1-948; dopo il capitolo 9 si trova l'indice di 10-1649; dopo il 16 sono raggruppati i capitoli successivi del primo libro, senza alcuna numerazione 50 ; dopo i rispettivi prologhi si trovano gli indici del secondo e terzo libro, numerati solo in U; nessun indice per il quarto 51. Già Lom­matzsch 52 si era basato su tali dati per affermare lo stretto grado di paren­tela tra M e P. Ritengo che questa tesi non possa che essere confermata, con la sola novità di inserire anche U in questo gruppo. Tuttavia sono dell'avviso che la posizione, al momento53, isolata di V non debba essere considerata negativamente - come sembra evincersi dall'assai rara men­zione di tale codice nell'apparato della teubneriana 54 - ma che al contra­rio vada attentamente vagliata. Lommatzsch aveva inoltre trovato conferma dell'intimo legame tra Me Panche sulla base dell'analisi di lacune e lezioni comuni 55 ; in tale occasione le lezioni di V nei passi portati ad esempio non sono state quasi mai rese note. Credo che sia necessario partire da qui per valutare a pieno il valore del Vindobonensis 56.

47. L'indice di V ha un'inscriptio propria per ogrù libro: Publii Vegetii Viri lllustris mulo medicine capitula Primi Libri incipiunt; Pub lii uegetii renati uiri degestorum artis mulo­medicinalis capitula secundi libri incipiunt; Publii Vegetii renati uiri digestorum artis mulo­medicine capitula tercii libri incipiunt; Publii uegetii renati uiri de curis boum Capitula inci­piunt. Le lettere iniziali dei singoli titoli sono di formato un po' più grande, ma disposte in modo alterno tanto che nella metà dei casi esse sono del tutto assenti, come pure lo è la lettera iniziale del primo capitolo (una« q »)che sarebbe dovuta risultare alta l'equivalente di circa quattro linee di testo. Tutto ciò denoterebbe un lavoro incompleto. Un ultimo e impor­tante elemento degli indici di V sono le indicazioni « a carte tre. » e « a carte 4 » che si rinvengono in riferimento ai primi due capitoli, mentre per tutti i restanti il numero del foglio è semplicemente allineato in corrispondenza sulla destra. Quest'ultimo dato confermerebbe la provenienza italiana del ms.

48. Numerati solo in M. 49. Forniti di numerazione, che riparte da uno, solo in M. 50. Cifre arabiche in M e romane in P sono state aggiunte in un secondo momento.

U presenta una numerazione, in parte arabica e in parte romana, che appare anch'essa essere stata apposta dopo la copiatura dell'indice.

51. In R i capitoli si rinvengono numerati in maniera complessiva. Gli indici sono disposti, come in V, prima dell'inizio dell'opera.

52. Ed. cit., pp. xxrn.xxv. 53. Nulla si può stabilire per ora su N. 54. Cfr. infra n. 72. 55. Ed. cit., pp. XXII e XXV.

56. Si riporta a titolo esemplificativo, di seguito alle lezioni dei codd., anche il testo

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1.17.1.7-8

1.17.4.18

1.17.12.8

1.26.4.9-10

1.27.1.13

1.39.2.21

1.61.1.3

1.64.1.20-22

2.112.1.7-9

VEGEZIO, MUWMEDICINA 269

diuinae iracundiae * au ititio M 57 11 diuinae iracundiae impi * aù uititio P 11 diuinae iracundiae imputatur aut intericio. denique U 11 diuinae iracundiae imputatur aut meritis. Dinique V 11 ad /,a ira divina. Finalmente R 11 diuinae iracundiae imputantur aut fato. Denique Lomm.

nullo plurimi medicinae auctores MPU 58 fl plurimi mulomedici­nae auctores V 11 rrwlti Auctori de medi.cina R 11 plurimi mulome­dicinae auctores Lomm.

herbae sauinae 1. i * centauree une. ii MU 59 11 herbae sauinae .l'. i. * centauree une. Il P Il Herbae sauinae lib. i centauree une. ii V 11 pigliarai una libra de herba savina : de Centaurea R 11 herbae Sabinae libram I, trixaginis uncias m, centaureae uncias Il Lomm.

portare se possit. equi 60 sane M 11 portare possit. hu * sane P 11 portare possit. hi sane U 11 portare possit. hoc modo sane V 11 accioché possa substenerse [ ... ] et in questo rrwdo R 11 ita ut portare se possit. Hi plane Lomm.

morbo - subrenali M 6! Il morbo * subrenali P Il morbo subre­nali UV 11 dal rrwrbo subrenale R 11 morbo subrenali Lomm.

imperitia uetus arriorum MPU 62 11 imperitia ueterinariorum V 11 /,a ignoranza de li andquissimi R 11 ueterinariorum imperitia Lomm.

botum MU Il potum M 2V Il botum in potum corr. P Il /,a potione R I I lutum Lomm. Potio dyapenton (diapenton M) nominata superius capitulo curae morbi humidi (huius M humidi mg. M2) MUP Il Potio diapenton nominata superius in capitulo morbi humidi praeterea haec est V 11 La potione dyapente nominata desupra in lo capitolo de /,a cura del rrwrbo humido ultra ciò è questa R 11 Cui curae anima­lium salus, potionem superius declaratam, quam specierum nume­rus diapente Graeco uocabulo nuncupauit Lomm. se proicit et mordescit et quantum ei dederis potionem tamquam dormitans MP 11 se proicit et mordescit uel dormescit et quantum ei dederis potionem tamquam dormitans U 11 se proiicit, et inhor-

dell' ed. teubneriana; esso si basa, in tutti i casi sotto elencati, su mss. appartenenti alla recensio maior. Salvo diversa indica2ione, si evidenziano con un asterisco le lacune segnalate nei mss. con uno spa2io bianco.

57. au ititio e la parola che precede (del tutto illeggibile) sono stati barrati da una seconda mano, che ha aggiunto a margine imputantur aut uitio.

58. In M il tutto si trova in rasura; in margine la seconda mano ha aggiunto : plurimi mufumedicinae auctores.

59. In M la lacuna è stata colmata dalla seconda mano con gentianae une. iii. 60. In rasura. 61. Tra morbo e subrenali è lasciato dello spa2io bianco con una lineetta. 62. Sul margine sinistro di M si legge ueterinariorum.

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rescit et quantum ei dederis potionem tamquam dormitans V 11 si gecta et trema; et seben li donarai potione [ ... ]quasi donnendo R 11 se proicit, macescit; quaecumque ei dederis potionem tan­quam dormitans Lomm. 63

Per quanto riguarda H, è impossibile allargare a esso i raffronti sin qui condotti, poiché i passi in questione non fanno parte degli excerpta traman­dati da tale manoscritto. È pertanto necessario individuare altri luoghi della Mulomedicina che possano gettar luce sulla posizione di questi excerpta all'interno della tradizione « epitomata '" nonché sui rapporti tra i codici di tale ramo ,della tradizione in generale. Si vedano questi passi tratti dal secondo libro:

2.2.17-8

2.2.1.20

2.5.1.16 2.5.1.17 2.5.3.4

2.7.1.4

ibid.

2.9.6.1 ibid. 2.9.6.6

2.22.2.15

2.36.1.7

mense uitatur HMPU 64 11 mens hebetatur V Lomm. 11 se stordisce la mente R tamquam ad molam uti equi multo (mulo U) rapit in girum HU 11 tamquam ad molam uti equo mulo rapit in girum MP 11 tam­quam ad molam uti equum aut mulum rapit in girum V 11 fu fa girare como mufu o cavalfu a la mola R 11 tamquam ad molam uadit in gyrum Lomm.

nisi uhique HP 11 neruique MPUV Lomm. 11 et ancora li nervi R

non H 11 ut MPUV Lomm. 11 in maniera che R se mouet, minus uidebit HV Il se mouet - non uidebit M 65 Il se mouet * uidehit P 11 se mouet unius etiam bibit U 11 se muove [ ... ] né ancora vederà bene R Il se mouet, minus etiam uidebit Lomm.

oleo rosato optimo H Il oleo roseo optimo MPU Il roseo oleo optimo V 11 aglio rosato assai bono R 11 oleo optimo rosaceo Lomm.

igne H 11 hieme MPUV Lomm. 11 fu verrw R

potione HMPU 11 potio etiam V I I la pozione R 11 potionem Lomm. quae cura H 11 quae est MPUV 11 la quale è R 11 om. Lomm. uncias HU 11 de una oncia (per compendium) R 11 drachmas MPV (per compendium MP) Lomm.

sic fac ipsum usque H 11 sic fac usque MV Il sic fac * usque P Il sic fac iterum usque U Il così si fa fine al R 11 similiter cura­bis Lomm.

qui indicat l (in ras.) febrem et ideo H Il qui indicat * fehrem et

63. Sulla superiorità in questo caso della lettura di V (che non conoscevo, perché non riportata nell'apparato della teuhneriana, ma di cui auspicavo lesistenza sulla base della traduzione « et trema » di Brancali), anche nei confronti di macescit della recensio maior, cfr. ORTOLEVA, Giovanni Brancati ... , art. cit., p. 383 n. 53.

64. ex mens uitatur mg. M. 65. f. pars etiam uidebit mg. in ras.

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2.67.6.8-9

2.79.5.13

2.79.21.16-7

2.80.1.1

2.121.3.16-7

VEGEZIO, MULOMEDICINA 271

ideo MP 66 Il qui indieat febrem et ideo U 11 quae indieat uen­trem adesse V I I fu quale dimostra febre : et per questo R 11 quae indieat febrem et ideo wmm.

huius non sentiat euras H Il hi0 •••• sentiat euras M Il huius * sen­

tiat euras P 11 huiusmodi non sentiat euras U 11 huiusmodi sentiat euras V Il si' grave che rum senta tale cura R 11 eiusmodi non sentiat euras wmm.

eontrarium est. Ex his HV wmm. 11 eontrarium est. * Ex his MPU Il è contrario : [ ... ] da quelle R ex ea ealida fouent H 11 ex e~ ealida * fouent MP 11 ex ea - ealida foues u 11 ex ea ealida testes fouent V wmm. 11 de quella acqua calda se bagni fu membro genitale R remedium est ustae seminis une. H 11 remedium est. * ustae semis une. MP 11 remedium * ustae semis une. U 67 11 remedium est. Falaustae seminis une. V Il è[ ... ) remedio [ ... ] uncia (percompen­dium) meza de semente de falausta R 11 remedium est balaustii semune. wmm.

per anum inieies ita ut HU 11 per anum inieies * ut MP 68 11 per anum mueies ita ut V 11 et gectaraili per l,o fondamento la brenda de l,o grarw [ ... ]et fa' che R Il per anum inieies iumento ita ut wmm.

Cinque sono i dati che ritengo si possano evincere dai confronti sopra riprodotti. 1) La conferma della posizione separata ricoperta da V nei con­fronti di MP e ora anche di HU. 2) La quasi costante superiorità delle lezioni di V rispetto ad HMPU, pur sempre nell' àmbito della recensw « epito­mata " ; in V inoltre gli indici sono disposti correttamente e non si riscon­trano il più delle volte le lacune presenti negli altri testimoni 69• 3) La non dipendenza di MU da P, che pur è il manoscritto più antico (XIV sec.) tra quelli finora noti del Vegezio « epitomato "· 4) Il legame assai stretto tra M e P in contrapposizione a una non trascurabile concordanza tra H e U. 5) La posizione indipendente di R, nettamente distaccata da HMPU, e alquanto vicina tuttavia a V10. Lo stemma che deriverà da tali considera­zioni, limitatamente ai rapporti interni della recensw 'epitomata' non sarà

66. p. febritrant et infra fabatram mg. M. 67. est et alia evanida scripta in lacuna. 68. p. fimoque mg. M. 69. Solo per le lacune a 1.17.12.8 (segnalata in MPU) e a 2.22.2.15 (segnalata esclu­

sivamente in P) si ha l'impressione che esse si siano richiuse senza lasciare traccia in V. È tuttavia pure probabile, che qualcuna delle altre lacune non presenti in questo ms. sia stata colmata per congettura, o per collazione, dal copista di V (o forse da quello del suo antigrafo) che, stando al tipo di ragguagli da lui forniti in margine, sembrerebbe essere stata una persona colta.

70. Per ulteriori confronti della traduzione di Brancali con l'originale latino, cfr. ORTO· LEVA, Giovanni Brancati ... , art. cit., pp. 378-379.

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272 VINCENZO ORTOLEVA

pertanto difforme, in linea di principio, da quello a suo tempo proposto da Lommatzsch, sebbene ora arricchito da nuovi manoscritti 71 • Diversamente i rapporti di contaminazione tra i codici della recensio mirwr e gli altri testi­moni, ignorati dall'editore teubneriano, sono rappresentati conformemente a quanto esposto nel corso di questo studio.

V M u

L

Del tutto differenti da quelle di Lommatzsch saranno invece le conclusioni da trarre dal punto di vista della constitutio textus della tradizione « epito­mata». Nell'apparato dell'edizione teubneriana sono sistematicamente ripor­tate - come si è accennato - le lezioni di P, assai di rado quelle di MV. Ritengo che la situazione debba ora essere sostanzialmente rovesciata (e non solo perché stiamo volgendo la nostra indagine al testo « epitomato » e non all'originale vegeziano) : massima attenzione dovrà ora essere data a V. Un'accurata valutazione merita il testo tràdito da U, divergente talvolta da quello di MP. Speciale interesse andrà attribuito alla traduzione di Bran-

71. Ed. cit., p. XXVI. Escludo prudenzialmente R dallo stemma. La sua posizione potrà essere del tutto chiara solo dopo la collazione di N.

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VEGEZIO, MULOMEDICINA 273

cati, per la sua non chiara inquadrabilità nel contesto sinora delineato. Ulteriori approfondimenti meritano gli excerpta di H, se non altro per la datazione relativamente antica di questo codice. I dati sopra enunciati saranno inoltre da integrarsi con quelli di N, che nonostante le difficoltà, si spera pur sempre di poter collazionare.

VI. CRITERI DA ADOTTARE NELLA FUTURA EDIZIONE

DELLA MULOMEDICINA

Quale che sia l'opinione che si voglia tenere circa la costituzione e la natura della cosiddetta tradizione « epitomata» della Muwmedicina di Vegezio, nonché sui rapporti tra i codici che ne fanno parte, mi sembra possa a questo punto risaltare a sufficienza come l'impiego che di essa fece Lommatzsch per la constitutio textus del trattato di veterinaria non debba essere più accet­tabile. L'editore teubneriano inserì infatti MPV tra i restanti testimoni di tradizione diretta e, benché li avesse isolati - come si è visto - in un ramo deterior, li utilizzò come tali. Ciò aveva comportato, pur fra molte e assai gravi incongruenze e manchevolezze, la registrazione sistematica delle varianti di tale ramo della tradizione in apparato critico 12 (con il suo conseguente abnorme, e forse inopportuno, sviluppo) e l'occasionale accoglimento di alcune di esse nel testo. Ritengo tuttavia che tutti possano essere ora convinti, dagli esempi sopra riprodotti, che l'opera così com'è tràdita da MNPUV (e indi­rettamente da H e da R) non è più la Muwmedicina di Vegezio (benché ne conservi ancora il nome), ma qualcosa di diverso. È a mio avviso per­tanto necessario, in una futura edizione di tale trattato 73, separare in maniera ben distinta da quello dell'originale il testo della recensio minor, che, se si vorrà, dovrà essere pubblicato a parte in appendice o, meglio, a fronte. Con ciò naturalmente non si vuole negare assolutamente valore a tale gruppo di testimoni; basti pensare alle considerazioni fatte in tale sede circa la loro interessantissima posizione « stemmatica " vicina a L sia per

72. Il trattamento in apparato delle varianti della tradizione « epitomata " rappresenta una delle più estese e gravi mende dell'edizione cli Lommatzsch. L'intensissima menzione di P non trova corrispondenze in MV che vengono ricordati in apparato con estrema parsimonia, suscitando un comprensibile disorientamento nel lettore. Eppure l'editore teubneriano aveva ben mostrato di aver consultato questi due ultimi testimoni, dato che nella praejatw non solo essi vengono posti a confropto con P ma pure inseriti nello stemma codi­cum in posizioni diversificate (pp. XXV-XXVI). E necessario pertanto sospettare che ogni qual volta in apparato una variante viene attribuita a P essa possa essere estesa anche a MV, sebbene, dopo un riscontro diretto nei codd., non manchino frequenti casi contraddicenti questa regola (ad es. a 1.1 si riscontra : inuenitur] uehitur P ingreditur MV; exhausta] exusta MP; nam] om. P (uel quia mg.) uel quia MV).

73. Edizione che da qualche tempo ho cominciato ad approntare.

!B

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274 VINCENZO ORTOLEVA

la distribuzione dell'opera che per significative lezioni comuni. Tutto ciò dovrà essere attentamente tenuto in conto. È necessario invece, a questo punto, spostare la collocazione della recensio « epitomata » dalla tradizione diretta a quella indiretta. Ciò se deve significare certo maggiore cautela per even­tuali accoglimenti nel testo vegeziano delle varianti da tale recensio traman­date quando queste si presentino in maniera isolata, avrà, ritengo, anche il vantaggio di sfrondare l'apparato critico dell'edizione della Mul.omedi­cina da lezioni talvolta fuorvianti e in nessun modo considerabili varianti «meccaniche». Sarà insomma necessario non fermarsi più, come nell'edi­zione di Lommatzsch, alla registrazione delle divergenze tra MNPUV e i restanti testimoni ma si dovrà puntare sempre a ricostruire il testo del manoscritto che lartefice di tale redazione « epitomata » aveva davanti agli occhi.

ADDENDUM

Vincenzo 0RTOLEV A

Università di Catania.

Il manoscritto siglato con W (Verona, Biblioteca Comunale, 658) è stato da me individuato quando il presente articolo era ormai in avanzata fase di stampa. Per tale motivo esso non viene mai citato nel corso di questo studio, fuorché nelle prime pagine, in cui si elencano i testimoni della Mulomedicina. Come si è detto, W presenta un testo ordinato come quello di Ly. Una prima analisi di W mostra però che tale manoscritto non è inquadrabile nella cosiddetta tradi­zione « epitomata "• ma che invece deve essere collocato vicino a L, rispetto al quale tuttavia W tramanda un testo meno lacunoso. Ciò mi consente di poter affer­mare di aver rinvenuto un secondo e importante testimone della fase più antica della tradizione della Mulomedicina. Su tale argomento tornerò in altra sede con uno studio specifico. Qui è necessario solo comunicare che la scoperta di W - che, essendo vicino a L, si comporta naturalmente alla stessa maniera di quest'ultimo nei confronti di y - non può che confermare la tesi di un'origine non recenziore della considetta tradizione « epitomata "·

Sempre nel corso della stampa del presente studio sono stato gentilmente infor­mato dalla Prof.ssa A. C. de la Mare che il codice un tempo posseduto dalla libreria H. P. Kraus di New York (N) sarebbe stato venduto il 21 giugno 1994 presso Sotheby's a Londra. Una volta avvenuta -la vendita, il Dr. C. de Hamel della stessa Sotheby's mi ha comunicato che il nuovo acquirente non dovrebbe opporsi a fornire un microfilm del manoscritto. Si spera pertanto di poter finalmente studiare adeguatamente il testo di N e di poter collocare tale codice nello stemma della cosiddetta tradizione « epitomata " in tempi brevi. Un'ulteriore descrizione del manoscritto (curata dallo stesso de Hamel) si trova ora in The Sotheby Sale in 'Western Manuscripts and Miniatures', 21 ]une 1994, London, 1994, pp. 78-83.