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La colomba è un animale che tutti associano al cristianesimo, ma in realtà ha origini pagane. Non solo rappresentava lo spirito vitale, il passaggio da uno stato o mondo ad un altro, o la castità e la dolcezza, ma in alcune tradizioni come quella cinese era associata alla lascivia; più in generale, è un simbolo associato alle Grandi Madri: raffigurava femminilità e maternità; la colomba con un ramo d'olivo è simbolo di pace, di rinnovamento della vita; 1
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La Colomba

Apr 25, 2023

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La colomba è un animale che tutti associano al cristianesimo, ma in realtà ha origini pagane.

Non solo rappresentava lo spirito vitale, il passaggio da uno stato o mondo ad un altro, o la castità e la dolcezza, ma in alcune tradizioni come quella cinese era associata alla lascivia; più in generale, è un simbolo associato alle Grandi Madri: raffigurava femminilità e maternità; la colomba con un ramo d'olivo è simbolo di pace, di rinnovamento della vita;

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le colombe che bevono da una ciotola raffigurano lo Spirito che beve le acque della vita, o, al contrario, sono associate ai riti funerari. In Egitto la colomba era associata all'Albero della Vita e appariva come il frutto dello stesso Albero.

Simbolo della Dea Hurrita Kupaba, poi conosciuta come Cibele, (e proprio la colomba era il suo ideogramma),

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associata nell'arte minoica alla Grande Madre, i cui emblemi erano colombe e serpenti, che simboleggiavano l'aria e la terra;

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emblema di Athena, come rinnovamento della vita,

o del Dio Giapponese Hachiman, Dio della guerra, per simboleggiare la fine di una guerra (la colomba portava una spada nel becco); nella tradizione greca erano associate anche a Zeus, Adone, Bacco e a Venere, quale simbolo di voluttà;

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una colomba con una stella era emblema di Venere Militta; nel contesto sumerico-semitico rappresentavano il Potere Divino di Astarte e Ishtar.

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In India, Yama, Dio dei morti, ha come messaggeri civette e piccioni.

Tratto da:

La Dea-Luna della Palestina asianica era associata alle colombe come le corrispondenti divinità di Tebe d'Egitto, Dodona, Ierapoli, Creta e Cipro. Ma era adorata anche come vacca dalle lunghe corna: Hathor, Iside, Astaroth Karnaim.

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Iside è una parola asiatica onomatopeica, Is-Is, "Colei che piange", perché si riteneva che la Luna spargesse la rugiada e perché Iside, originale precristiano della "mater dolorosa", piangeva Osiride ucciso da Set.

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Iside era identificata con Io, la vacca lunare bianca o dorata giunta in Egitto da Argo. La "O" di Io è un'Omega, comune variante di Alfa.

Nel testo etiopico "Leggende di Nostra Signora Maria", si parla di Maria come perla bianca e uccello bianco, perché la sua anima esisteva prima del tempo: "Gioacchino disse a sua moglie Anna: "Ho visto il cielo aprirsi e un uccello bianco discenderne e librarsi sopra il mio capo". Ora, questo uccello aveva avuto il suo essere nel tempo antico... Era lo Spirito della Vita in forma di un uccello bianco e si incarnò nel grembo di Anna quando la perla uscì dai lombi di Gioacchino e Anna la accolse, ed era il corpo di Nostra Signora Maria." (Nota di Lunaria: ovviamente tutto questo è fantasia popolare, ricalcata sulle Dee, e non vi è traccia di tale evento nei vangeli)

La colomba, che è il simbolo dello Spirito Santo e discende su Gesù al momento del Battesimo, è un animale sacro alla Dea, ed era già attributo delle Sacerdotesse, molto prima dell'avvento del cristianesimo, così come la perla, che è connessa al mare e quindi alla Dea. Secondo questa interpretazione Gesù sarebbe stato quindi "benedetto" dalla Dea e non dal dio padre.

Tratto da

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In Epiro, nella parte nordorientale della Grecia, sorgeva il più antico degli oracoli greci, la Quercia Sacra di Dodona. Il luogo aveva - e

conserva tuttora - un aspetto selvaggio e drammatico. Ai piedi del monte Tamaro, sulle pendici dal quale si ergono ancora vecchissime querce, s'innalzava il santuario di Zeus, che nel IV-V secolo diventò chiesa cristiana e sede episcopale. La zona era famosa per la violenza

dei suoi temporali e anche per il freddo che vi regnava. Omero parla di "Dodona dalle male tempeste". A Dodona esisteva una quercia

consacrata a Zeus, e in quella quercia c'era un oracolo le cui Profetesse erano donne. Quelli che venivano a consultare l'oracolo si avvicinavano

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alla quercia e l'albero si agitava un po'; poi le donne prendevano la parola e dicevano "Zeus annuncia la tal cosa".

Queste Sacerdotesse si chiamavano Peleiadi o Peristere, cioè "le colombe". Erano tre, ci dice Erodoto, la maggiore si chiamava

Promenia, "l'anima di prima", la seconda Timarete "la virtù onorata", la più giovane Nicandra "vittoriosa sugli uomini".

Interpretavano il fruscio prodotto dal movimento del fogliame (dendromanzia). Non erano però Sacerdotesse di Zeus, ma di Dione, la Dea sposata da Zeus a Dodona. Presso i Greci, Dione è ricordata solo

dagli autori più antichi, che la ritengono pre-ellenica. Appare all'inizio della formazione del mondo. Nel mito pelasgico, Dione è una Titanide

che, associata a Titano Crio, regna sul pianeta Marte.

Nella Teogonia di Esiodo è figlia di Oceano e Teti. Nel mito orfico, riferito da Platone, Oceano e Teti costituirebbero la coppia primordiale

che ha dato origine agli Dei e a tutti gli esseri.

Nel mondo egeo pre-ellenico, Rea, Dea della quercia e delle colombe, con il suo paredro, lo Zeus cretese adolescente, era al centro del culto

che si rendeva agli alberi, pratica fondamentale della religione minoica.

In Grecia sono esistiti altri alberi oracolari, ma nessuno ha conosciuto una carriera altrettanto lunga di quella della quercia di Dodona. A Page

veniva consultato un pioppo nero che, malgrado fosse un albero funebre, era in quel luogo consacrato a Era. Alla Dea dei morti,

Persefone, era attribuito, a causa dei pioppi neri, un altro oracolo a Egira, in Acaia. Sul monte Liceo, in Arcadia, per favorire la pioggia, il

sacerdote di Zeus immergeva un ramo staccato da uno di questi alberi in una sorgente che doveva trovarsi ai suoi piedi: occasionalmente Zeus era quindi considerato il Dio del temporale e della pioggia fecondatrice.

In periodo precristiano il culto della quercia era diffuso in tutta Europea. Esso era talmente radicato nei costumi di certi popoli che presso di loro sopravvisse a lungo alla conversione al cristianesimo.

Plinio nella "Storia naturale" ci ha lasciato delle descrizioni delle

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immense foreste di querce della Germania, che meravigliarono i Romani, che vi entrarono con una specie di terrore sacro.

"Querce di enormi dimensioni, lasciate intatte dal trascorrere del tempo e originate insieme col mondo" (Tacito)

I Germani veneravano nelle querce i divini antenati.

Il Frassino era dedicato a Odino, la quercia a Donar-Thor.

La quercia che nell'ottavo secolo fu abbattuto da san Bonifacio era consacrata a Donar, un Dio legato ai fenomeni atmosferici (tuono,

lampo, vento, pioggia)

A Perkunas, il Dio Lituano del tuono, erano consacrate le querce e venivano tenuti accesi i fuochi perpetui (esattamente come per Perun, Dio del tuono slavo). I Lettoni adoravano Perkun, Dio della folgore e la quercia a lui consacrata era "la quercia d'oro". Anche a Taara, Dio del tuono estone, Il Padre del Cielo, era consacrata la quercia. Anche in

Gallia esistevano, secondo Plauto, querce oracolari e secondo Lucano,

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mangiare ghiande era ritenuto una pratica divinatoria.

Del resto, insieme alla quercia era adorato il vischio, ritenuto il seme onnipotente del Dio.

I cristiani assimilarono il culto del vischio "accettando" che nella notte di San Silvestro ci si baci o scambi gli auguri sotto un rametto di

vischio.

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"Come nel freddo brumale fra la boscaglia usa il vischio

frondeggiare diverso, ché non sua pianta lo semina,

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e di ghirlande giallastro circonda i tronchi rotondi,

così si vedeva quell'oro frondeggiare fra

l'elce ombroso, così con le brattee leggere sussurrava nel vento"

Così è celebrato il vischio da Virgilio nell'Eneide.

Jean Beaujeu osserva: "La mitologia del vischio, molto scarsa in Italia, era abbondante nei paesi celtici e germanici; al vischio si attribuiva un

potere magico: permetteva di aprire il mondo sotterraneo, allontanava i demoni, conferiva l'immortalità."

Nota di Lunaria: è divertente vedere come i cattolici celebrino, inconsapevolmente, il loro dio con un elemento preso dagli Dei Fallici

citati prima...

La quercia di Dodona era consacrata a Zeus, ma accanto a essa c'erano le colombe sacre, simboli della grande Madre tellurica, e questo indica un'antica ierogamia del Dio celeste della tempesta con la Grande Dea

della fecondità, fenomeno che ritroveremo su larga scala. (Mircea Eliade)

Tratto da

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Come si è visto, la colomba NON è un simbolo cristiano, e in

particolar modo, non è un simbolo che abbia le valenza che gli

hanno cucito addosso loro!

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La "sophia cristiana", lo "spirito santo":

Per gli gnostici cristiani, Sophia è un elemento centrale per la comprensione cosmologica dell'Universo. Sophia è la componente femminile di Dio, e coincide

con lo Spirito Santo della Trinità. Ella è, pertanto, al tempo stesso Sorella e Sposa di Cristo poiché, così come Cristo, Ella viene da Dio [Dio inteso dunque come Padre e

come Madre al tempo stesso, poiché Origine e Generatore dei due principi, maschile (Cristo) e femminile (Sophia)]. Sophia risiede in tutti noi sotto forma di

Scintilla Divina e Cristo fu inviato sulla terra per accendere la scintilla divina (pneuma o gnosi) che è nell'uomo, risvegliandolo dagli inganni del mondo e del

Demiurgo.

"Spirito Santo" derivò dalla grammatica latina "Spiritus" - termine maschile - e dall'avversione dei cristiani per le divinità femminili. Tra l'altro solo nel

cristianesimo si pensa che sia una divinità maschile a generare ("Generato dal Padre": si dice ancora oggi), perché per tutti i popoli pre-cristiani, il concepimento è

sempre femminile. Fecero eccezione i Greci perché, nel mito, Atena è "partorita" dalla testa di Zeus fracassata.

Gli Ebioniti, mistici esseni del I secolo d.C, credevano nello Spirito Santo Femminile, e quelli di loro che abbracciavano il cristianesimo e dai quali

discendono gli gnostici clementini del II secolo, facevano della Vergine Maria il ricettacolo dello Spirito Santo che essi chiamavano Michael ("Chi è come Dio?").

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Abbiamo qualche stralcio attribuito a Sophia, che è nera, essendo primordiale, e come Iside tiene nascosta la sua gloria:

"Sono io quella che è stata odiata, e che è stata amata ovunque. Sono io quella che viene chiamata Vita, e che voi avete chiamato morte. Sono io quella che viene chiamata Legge, e che voi chiamate priva di legge. Sono io quella che avete inseguito e sono io quella che avete rinchiuso."

In un testo gnostico (Protennoia Trimorfica) si legge:

"E io venni, per la seconda volta nelle fattezze di una donna: e parlai con loro. E io li istruirò sulla prossima fine del Regno. E io li istruirò sull'inizio del Regno che viene, che non sperimenta il cambiamento e dove il nostro aspetto cambierà."

Abbiamo poi un altro testo, Bronte (il Tuono), che sotto forma di discorso di rivelazione pronunciato da un'entità femminile rappresenta il modo di affermare la presenza nel Cosmo del Principio Spirituale:

"Io sono stata inviata dalla potenza , e sono venuta a quelli che riflettono su di me, e sono stata trovata in mezzo a quelli che sono alla mia ricerca. Guardate a me, voi che riflettete su di me e voi che ascoltate, uditemi: voi che state aspettando, prendetemi con voi, e non allontanatemi dalla vostra vista. Fate in modo che né la vostra voce, né il vostro udito mi odano, non ignoratemi in alcun luogo o tempo.Non siate ignoranti nei miei confronti perché io sono la prima e l'ultima, io sono l'onorata e l'odiata, io sono la prostituta e la santa."

Anche se la "Divina Sophia" è centrale in molti movimenti gnostici, essa non è una figura esclusiva dello gnosticismo. Sophia come "Sapienza di Dio" (Chokmah in ebraico) appare nella Bibbia nel Libro di Proverbi (in particolare 8.22-31 in cui Sophia parla come se fosse un'entità a sé stante) così come nei Salmi, nell'apocrifo Saggezza di Salomone e nel Nuovo Testamento. Nel giudaismo Sophia corrisponde alla Shekinah, "la Gloria di Dio", una figura che ha un ruolo chiave nella cosmologia cabalistica come espressione dell'aspetto femminile di Dio. Come la Sophia gnostica, la Shekinah riveste un duplice ruolo, siede a fianco di Dio, ma viene anche esiliata nel mondo della materia, il Malkuth.

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Alcuni commentatori ritengono che Colei che viene identificata dai cattolici come la Vergine Maria sia in realtà Sophia. Il culto della Vergine Maria infatti è tale che ella

viene venerata quasi quale Divinità ella stessa, ponendo la sua considerazione al pari di quella di Dio o identificando ella stessa con Dio. È però Sophia una figura

femminile di assoluta origine divina, espressa in ogni creatura, nel mondo naturale e, per alcuni dei mistici sopra menzionati, parte integrante del benessere spirituale

dell'umanità e della Chiesa. Sophia intesa come Dea Madre, ovvero come la manifestazione materna di Dio. La madre di Gesù invece, rimane come figura molto riduttiva rispetto a quella di Sophia, essendo al di fuori della Creazione e di origine

pur sempre umana.

Nota di Lunaria: ne parla anche Michela Murgia, quando cita gli attributi di "maria":

"consolatrice degli affilitti"/"nostra avvocata", sono termini che in realtà andrebbero riferiti allo "spirito santo", "paraclito", "consolatore" in greco.

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I CRISTIANI CATTOLICI HANNO RUBATO E PERVERTITO UN SIMBOLO PAGANO

ASSOCIATO ALLE SACERDOTESSE DELLA DEA, E NON AL "PAPA"

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E ASSOCIATO ALLA VERA DEA, E NON ALLA "VERGINE MARIA" CHE NON è UNA DEA.

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