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Il dialogo e le migrazioni,tra paure e prospettive
DIOCESI DI MAZARA DEL VALLO
La testimonianza
Padre Gianluca Romano:«Il silenzio attenzione all’Altro»
Mensile d
ella Diocesi di M
azara del Vallo - n. 02 del 28 febbraio 2019
Il Focus
@CONDIVIDEREWEB #CONDIVIDERETV
ALLE PAGINE 2, 3, 4 E 5
L’EDITORIALE/L’abbraccio tra il Papa e il Grande ImamI DATI/Il
Dossier sulle migrazioni
L’INTERVISTA/Abdelkarim Hannachi
foto di copertina: Max Firreri
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Aconclusione del viaggio apo-stolico ad Abu Dhabi, PapaFrancesco
ha firmato con ilGrande Imam Ahmad Al-Tayyib un Do-cumento sulla
fratellanza umana per lapace mondiale e la convivenza comune,le cui
ricadute - oggi inimmaginabili -solo la storia potrà svelare
compiuta-mente. Esso, infatti, segna un punto dinon ritorno non
solo nei rapporti traChiesa cattolica e Islam, ma anche per
levicende intricate e complesse che viveoggi la famiglia umana. In
tanti guar-dano con comprensibile preoccupa-zione a come viene
governata oggi latrama delle relazioni internazionali, conla
consapevolezza che il precario equili-brio su cui essa si regge
potrebbe esserein qualsiasi momento sconvolto dallafollia di
qualcuno che ritiene ancora laguerra la chiave risolutiva dei
numerosi
conflitti locali. C’è una coincidenzaanniversaria - e i
commentatori piùaccorti l’hanno sottolineato - allaquale è naturale
accostare il viaggiodel Papa e la sua conclusione e cioèl’ottavo
centenario dell’incontro tra SanFrancesco e il Saladino Al-Malik
Al-Kamel, a Damietta nel 1219; anniversarioche le Chiese d’Africa
celebrano con ini-ziative che faranno da eco proprio all’in-contro
di Abu Dhabi. Secondo il
Custode di Terrasanta, «il documentofirmato è una splendida
attualizzazionedell’incontro di 8 secoli fa» e lascia tra-sparire
una singolare continuità tra ilSanto di Assisi e il Papa
sudamericano.Con il documento sulla fratellanza idue firmatari, a
nome delle duegrandi fedi, rivendicano il riconosci-mento del ruolo
preminente della reli-gione nella regia dei rapporti traistituzioni
e tra persone. E ciò non per af-fermare una nuova forma - peraltro
im-proponibile - di ierocrazia, quantopiuttosto perché Papa e
Grande Imam«dichiarano di adottare la cultura deldialogo come via;
la collaborazione co-mune come condotta; la conoscenza re-ciproca
come metodo e criterio» percostruire un mondo nel quale regnino
lagiustizia e la pace. Entrambi, infatti, cre-dono «fermamente che
tra le più impor-tanti cause della crisi del mondomoderno vi siano
una coscienza umanaanestetizzata e l’allontanamento dai va-lori
religiosi, nonché il predominio del-l’individualismo e delle
filosofiematerialistiche». Proprio queste affer-mazioni fanno
capire come l’intentodelle due personalità non sia la
rivendi-cazione di una primazia della religione,ma piuttosto la
difesa del primato dellapersona, fulcro di un umanesimo inte-grale.
Quando il Papa e il GrandeImam affermano di parlare «innome di Dio
che ha creato tutti gliesseri umani […] in nome dell’inno-cente
anima umana […] in nome dei po-veri […] (degli) orfani e delle
vedove, deirifugiati ed esiliati, di tutte le vittime delleguerre
[…] e delle persecuzioni» essi vo-
gliono dare voce appunto ai veri prota-gonisti della storia,
sopraffatti purtroppo«dalle forti crisi politiche,
dall’ingiustiziae dalla mancanza di una distribuzioneequa delle
risorse naturali - delle qualibeneficia solo una minoranza di
ricchi,a discapito della maggioranza dei popolidella terra». Non
poteva mancare il ri-
ferimento alle devianze fondamen-taliste e terroristiche, spesso
tirate inballo con intenti propagandistici volti acolpevolizzare la
religione. A tal propo-sito in forma impegnativa e pubblica idue
alti esponenti religiosi chiedono «atutti di cessare di
strumentalizzare le re-ligioni per incitare all’odio, alla
violenza,all’estremismo e al fanatismo cieco e dismettere di usare
il nome di Dio per giu-stificare atti di omicidio, di esilio, di
ter-rorismo e di oppressione». E ciò inquanto «Dio, l’Onnipotente,
non ha bi-sogno di essere difeso da nessuno e nonvuole che il Suo
nome venga usato perterrorizzare la gente». È molto signifi-cativo
osservare come, per la primavolta, la Chiesa cattolica e
l’Islamnonsi sono ritrovato l’una di fronte all’altro, mapiuttosto
fianco a fianco, in una inaspet-tata convergenza finalizzata a
costruireun percorso di pace e di riconciliazioneche consenta un
«abbraccio tra Orientee Occidente, tra Nord e Sud».
28febbraio
2019
diDOMENICOMOGAVERO
Il Papa e il grande Imam,un abbraccio di fratellanza
2
LA FIRMAè avvenuta in occasionedel viaggio apostolico
ad Abu Dhabi
IL DOCUMENTOsegna un punto di nonritorno nel rapporto traChiesa
cattolica e Islam
L’ED
ITORIALE
IL FOCUS/ILDIALOGO
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Il suo idolo è Cri-stiano Ronaldo esogna un giorno didiventare
come lui. Iprimi passi di una possi-
bile carriera li ha mossi a Marsala, con l’Asd“Città di
Marsala”, la squadra di calcio a cin-que dove è un attaccante
modello. An-dando a ritroso nella vita di LaminSabally (nella foto
con l’educatriceGiusy Gesone), originario del Gambia,oggi
diciannovenne, c’è l’inferno che luia fatica racconta. Una storia
come tantealtre che portano con sé i migranti che inquesti anni
hanno navigato il mare Medi-terraneo con la speranza di trovare una
vitamigliore. E non è il solito racconto fatto persuscitare
pietismo: ogni storia è una vita asé. Come quella di Lamin che oggi
vive nelcentro “Libeccio” di Marsala. Il Tribunaledei minori di
Palermo, in via eccezionale, loha autorizzato sino al 2021 a
rimanere nellastruttura per minori non accompagnati conuna misura
rieducativa per il buon compor-
tamento. «In Gambia ho perso miamamma quando avevo 4 anni –
racconta– poi ho vissuto con i miei fratelli e miopapà che nel
frattempo si è risposato. Lìstudiavo ma, a causa dei rapporti
nonfelici con la sua seconda moglie, ho do-vuto interrompere gli
studi». Da quelmomento Lamin Sabally ha deciso di andarvia dal suo
Paese, seppur minorenne. Il suolungo viaggio è iniziato dal
Senegal, dove havissuto per 4 mesi, poi nel Mali, in Niger
el’approdo – come la maggior parte di chifugge dall’Africa
subsahariana – in Libia.«Ho lavorato quattro mesi in un piccolo
ne-gozio poi, senza nessun motivo, insieme adaltri miei
connazionali sono finito in pri-gione per cinque mesi»racconta.
L’infernoLibia è quello che lo ha segnato profonda-
mente per poi sperare in una vita migliore.«Siamo stati per mare
tre giorni, poi cihanno salvati e siamo approdati a Messina».La
Sicilia per Lamin Sabally è stata terrad’approdo e di salvezza.
Prima l’hotspot diMessina, poi Camporeale e, infine, Marsala.Nella
città lilibetana Lamin ha ritro-vato la voglia di rimettersi sui
libri, sta-volta d’italiano. Ha preso la licenziamedia e ora
frequenta l’Istituto professio-nale “F. Cosentino”. Il calcio, la
sua pas-sione, ha iniziato a praticarlo grazie all’Asd“Città di
Marsala”. In campo, così come suilibri, si distingue. «Andar via
dalla Sici-lia? No, vorrei rimanere qui, dove ho ri-scoperto di
vivere una nuova vitamettendo le basi per un vero futuromigliore
per me».
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Lamin,dal Gambiain SiciliaIl giovane vive oggia Marsala: studia
alProfessionale e giocain una squadra di calcio
diMAXFIRRERI
IL FOCUS/LA STORIA
28febbraio
2019
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DENTRO ILWEBwww.diocesimazara.it
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IL FOCUS/I DATI
Il Dossier sull’immigrazionee l’analisi sul fenomeno
«Siamo invasi dai musul-mani», o ancora «gli immi-grati ci
rubano il lavoro»:sono le frasi che sempre più spessoascoltiamo tra
gli italiani. Il fenomenomigratorio ha generato in questi
anniintolleranze esplicite e velate che, in al-cuni casi, hanno
creato mal di pancia –è giusto dirlo – anche tra alcuni
cattolici.Ma quanto di vero c’è su certe afferma-zioni? Il
Dossierstatistico sull’immigra-zione – pubblicato da alcune
settimanea cura del Centro studi e ricerche Idos,in partenariato
con il Centro studi Con-fronti e la collaborazione dell’Unar – è
lostrumento che fornisce una letturachiara e approfondita del
fenomeno mi-gratorio. A partire dalla disinforma-zione: l’Italia è,
infatti, il Paese delmondo col più alto tasso. A dirlo èl’ultima
relazione della Commissioneparlamentare “Jo Cox” sulla xenofobia
eil razzismo che inquadra gli italianicome i cittadini che hanno la
percezionepiù lontana della realtà riguardo al nu-mero di stranieri
che vivono nel paese,credendo che ve ne siano più del doppiodi
quelli effettivamente presenti. I datiparlano chiaro: quelli
Eurostat al 1° gen-naio 2017 hanno registrato la presenzadi 38,6
milioni di cittadini stranieri (dicui 21,6 non comunitari) che
incidonoper il 7,5% sulla popolazione comples-
siva. Questo, di fatto, determina chel’Italia non è né il paese
con il numeropiù alto di immigrati, né quello cheospita più
rifugiati e richiedenti asilo. IlDossier, coi dati del 2017,
fotografa il fe-nomeno migratorio e lo considera «pla-netario,
epocale e irreversibile». Nelmondo su 7 miliardi e 600 milionidi
persone, 258 milioni (cioè il 3,4%)sono migranti. In soli due anni
questonumero è aumentato di 14 milioni, vistoche nel 2015 erano 244
milioni. La mag-gior parte di loro provengono dal Suddel mondo, che
si sposta dal propriopaese d’origine per ragioni economiche.Ma ci
sono anche i migranti “forzati”,cioè coloro che scappano da guerre:
nel2017 sono stati 68 milioni. Negli ultimianni il fenomeno
migratorio al quale isiciliani hanno assistito ha fatto
regi-strare, però, un dato in controtendenza.Nei primi 9 mesi del
2018 in Spagnasono approdati in 34.000, in Grecia22.000 e in Italia
21.000. Ma la ridu-zione dei viaggi in mare dei profughicombacia
davvero con un freno al feno-meno migratorio? Il Dossier, dati
allamano, spiega che la stretta sulla rotta delMediterraneo (dovuta
ai nuovi accorditra autorità libiche e italiane) genera unnuovo
flusso che non conoscono gli ita-liani. E cioè quello dei profughi
intercet-tati dalla Guardia costiera libica, riportati
nei centri di detenzione del paese nor-dafricano. Poi c’è anche
l’aumento ver-tiginoso dei morti in mare. Secondol’Oim tra gennaio
e settembre 2018 ben1.728 sono morti nel Mediterraneo. Unulteriore
approfondimento – proprio ascardinare logiche spesso preconcette
esvincolate da una corretta informazione– riguarda il lavoro. Dei
2,423 milioni dioccupati stranieri del 2017 (il 10,5% deglioccupati
in Italia) ben due terzi svolgono
professioni poco qualificate e operaie,nicchie di mercato
caratterizzate da im-pieghi pesanti, precari, discontinui epoco
retribuiti. Posti di lavoro che gliitaliani spesso non vogliono
piùoccupare. A conforto di questo cisono pure i redditi: nel 2016
quello di-chiarato dai cittadini stranieri è statodi 27,2 miliardi.
E allora, con dati allamano, quanto è giusto ancora pensareche gli
immigrati siano in competi-zione con gli italiani per
un’occupa-zione o che rubino agli italiani illavoro?
a cura diMAXFIRRERI
Pubblicato l’annuale documento coi datia cura del Centro studi e
ricerche Idos
28febbraio
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DENTRO ILWEBwww.diocesimazara.it
MENOSBARCHInel Mediterraneo e piùprofughi nei centri
didetenzione in Libia
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IL FOCUS/L’INTERVISTAAABDELKARIMHANNACHI
«I cittadini sono vittimedella disinformazione»
Professore, ilDossier stati-stico sullemigrazioni eviden-zia che
nel 2018 si
sono registrati meno sbarchi sullecoste siciliane. È un
sintomatico datoche il fenomeno migratorio è cam-biato?«È vero che
ci sono meno sbarchi e che ilfenomeno sta cambiando. Occorre
peròinterpretare bene i dati e chiedersi se il fe-nomeno stia
cambiando in meglio o inpeggio. Se ci limitiamo a considerare
sol-tanto il contesto italiano, gli arrivi nel 2018sono
effettivamente diminuiti dell’80%rispetto a quelli del 2018. Sono
dati realiche l’attuale Governo gialloverde conti-nua a
propagandare per dimostrare al-l’opinione pubblica che ha mantenuto
lepromesse di ridurre i flussi migratori. Sitratta però di pratiche
di disinformazioneper aumentare il consenso elettorale, per-ché è
una visione ristretta che nascondel’insuccesso nell’affrontare
questi flussi.Infatti, prima di cantare vittoria, toglia-moci i
paraocchi che ci impediscono divedere ciò che accade intorno a noi.
Cosìscopriamo che gli arrivi sono aumentatisia in Grecia (+45%) che
in Spagna(+131%). Se consideriamo il dato com-plessivo dei tre
paesi, la diminuzionedegli arrivi non è più dell’80% ma è del24%;
però bisogna chiedersi dove sono fi-niti gli altri migranti. La
risposta la tro-viamo nel rapporto dell’UNHCR(Gennaio-Dicembre
2018) intitolato“Viaggi disperati. Rifugiati e migranti inarrivo in
Europa e alle sue frontiere”».In Italia sempre più si registrano
fe-nomeni xenofobi. Insomma i feno-meni di intolleranza verso i
migranti,in maniera trasversale, interessanoun po’ tutti, anche i
cattolici. Cosa stasuccedendo?«Il linguaggio razzista sdoganato ad
altilivelli politici e anche tra alcuni giornalistiha alimentato il
clima di intolleranza nelnostro Paese. Se il Governo legifera
perescludere e discriminare e alcuni dei suoiesponenti indicano lo
straniero comecapro espiatorio, colpevole di tutti i maliche
affliggono le fasce svantaggiate dellasocietà, non solo l’opinione
pubblica siconvince, a forza di martellare le menti,che per avere
più diritti bisogna toglierliagli stranieri, ma alcuni estremisti
si spin-
gono fino a commettere delle aggressionifisiche. Anche in questo
caso si tratta dipratiche di disinformazione. Siamo con-sapevoli
che il nostro lavoro scientifico di500 pagine (il Dossier) potrebbe
esserevanificato con una fake newsdi poche pa-role, ma è eticamente
doveroso conti-nuare a informare correttamente i nostriconcittadini
che sono vittima della disin-formazione, della precarietà
economicae dell’esclusione sociale».Il partito dei migranti è
un'idea dellaquale si parla sempre più spesso.Verso quale direzione
stiamo an-dando?«Capisco che si tratta di una reazione alladeriva
razzista e xenofoba, alla discrimi-
nazione istituzionale e all’esclusione po-litica ma sono
perplesso perché noncredo che sia veramente la soluzione giu-sta.
L’iniziativa è buona come provoca-zione e sollecito alla politica
italiana cheparla degli immigrati, ma non con gli im-migrati a
livello nazionale, come a livellolocale qui nella nostra città di
Mazara delVallo. Non vorrei giudicare prima di co-noscere meglio e
di vedere come operaquesto partito dei migranti, ma, in ge-nere,
non sono favorevole ai partiti e alleassociazioni etnici. Siamo
ormai in unasocietà plurale in cui i cittadini sono di-versi ma
uguali e i partiti dovrebbero pre-occuparsi di tutti i cittadini
senzadistinzione di origine». Professore, che valore ha,
secondoLei, la storica intesa sulla fratellanzafirmata dal Papa e
dal Grande ImamAhmad Al-Tayyib?«L’intesa è una iniziativa
lungimirantema il suo ruolo è simbolico, perché i maliche
affliggono il mondo e le nostre so-cietà sono di natura politica.
Infatti, con-divido molto le dichiarazioni del PapaFrancesco che,
secondo me, è attual-mente il miglior “politico” che abbiamo
alivello mondiale. Dico sempre, scher-zando, che, se si candida, lo
voto a occhichiusi».
diMAXFIRRERI
28febbraio
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DENTRO ILWEBwww.unikore.it
IL LINGUAGGIOrazzista ha alimentatoil clima di intolleranzanel
nostro Paese
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IL MAzAReSe GaspareIngargiola è stato no-minato
responsabiledelle relazioni industrialicon la Tunisia. La nominadel
dirigente provincialeCifa Trapani l’ha fatta diret-tamente il
presidente nazio-nale della Cifa Italia,
Andrea Cafà. «È un riconoscimento all’impegno co-stante,
insistito, serio e professionale – ha sottoli-neato il presidente
nazionale Cafà – che rende meritoa Ingargiola, a cui facciamo un
grande in bocca allupo». «Sono particolarmente onorato della
nominache la presidenza nazionale ha voluto farmi e con laquale mi
responsabilizza a un maggiore mio impe-gno che sarà profuso
nell’interesse della crescita delnostro territorio», ha commentato
il neo responsabiledei rapporti con la Tunisia Ingargiola.
NEWSDAL TERRITORIOMazara del Vallo, nominato
responsabilerelazioni industriali Cifa
ICARAbINIeRI DeL NuCLeo INVeSTIGA-TIVo di Trapani e i colleghi
del Roshanno arrestato Calogero John Luppino,classe 1980,
imprenditore di Campobello diMazara, che operava nel campo delle
scom-messe online e delle slot machine. In carcereLuppino c’è
finito con l’accusa di associazionemafiosa, stessa contestazione
mossa a duesuoi collaboratori, lo zio Salvatore MarioGiorgi e
Francesco Catalanotto. Il provvedi-mento di fermo è del procuratore
aggiuntodella Direzione Distrettuale Antimafia di Pa-lermo Paolo
Guido e dei sostituti GianlucaDe Leo e Francesca Dessì. Luppino ha
sem-pre avuto una grande passione per la po-litica. Dal 2006 al
2011 è stato consiglierecomunale. Poi l’appoggio del suo gruppo
al-l’attuale sindaco Giuseppe Castiglione. Duecandidati indicati
proprio dal gruppo di Lup-pino e dello zio Giorgi erano nella lista
di Ca-stiglione “Democrazia e Libertà” e sonorisultati eletti:
Gaudenzia Zito (oggi inda-gata) e Giacomo Gentile. La vicinanza al
sin-daco Castiglione è durata, però, poco. Nelfrattempo è nato il
gruppo “Io amo Campo-bello” e così, dopo sei mesi, l’appoggio a
Casti-
glione è venuto meno. Nell’operazione “Mafia-Bet” risulta
indagato anche l’avvocato StefanoPellegrino, deputato regionale di
Forza Italiae componente della Commissione regionaleantimafia
(dalla quale si è sospeso). Pelle-grino avrebbe ottenuto voti in
cambio di sac-chi della spesa. L’avvocato già
l’indomanidell’operazione è stato sentito dal pub-blico ministero
proprio su sua espressarichiesta per così chiarire la sua
posi-zione. Contestualmente agli arresti i carabi-nieri hanno
apposto i sigilli anche ad alcuneattività imprenditoriali di
Luppino e Giorgi ead altre riconducibili a loro. Intanto il
sindacoe le forze di maggioranza hanno chiesto alconsigliere
Gaudenzia Zito di dimettersi, inattesa che la vicenda giudiziaria
venga chia-rita. La Zito, alla prima seduta del massimoconsesso
civico svoltasi dopo gli arresti, nonha partecipato. Assente anche
l’altro consi-gliere di “Io amo Campobello” Giacomo Gen-tile.
Intanto il consigliere comunale GasparePassanante si è detto
stupito della presa diposizione di sindaco e maggioranza, «vistoche
“Io amo Campobello” ha sostenuto l’ele-zione di questo
sindaco».
CAMPOBELLODIMAZARAScommesse onlinee associazione mafiosa,tre
arresti e sequestri
IL FATTOCastelvetrano,Protocollo di legalitàfirmato in
Prefettura
ÈSTATo fIRMATo IN PRefeTTuRA ATRAPANI un Protocollo di legalità
col Comune di Castelve-trano, rappresentato dai Commissari
prefettizi Salvatore Caccamo e Maria Concetta Musca.A
sottoscriverlo sono stati i due funzionari e il Prefetto di
Trapani, dottor Darco Pellos, allapresenza, tra gli altri, del
Procuratore della Repubblica di Marsala, Vincenzo Pantaleo. Il
Protocolloha come finalità quello di prevenire tentativi di
infiltrazioni mafiose in ambito urbanistico-edilizio.«Grazie al
documento si pone una particolare attenzione a un ambito molto
fertile perinfiltrazioni mafiose»,ha detto il Prefetto. Nello
specifico, nell’ambito di un procedimento urbani-stico ed edilizio,
il Comune di Castelvetrano – nei cinque anni a seguire lo
scioglimento per mafia –dovrà richiedere alla Prefettura le
informative antimafia, tra gli altri: per i soggetti sottoscrittori
delleconvenzioni di lottizzazione o di urbanizzazione nell’ambito
dei piani urbanistici attuativi e dei pro-getti convenzionati
mediante i quali i soggetti privati cedono al Comune le aree del
territorio da de-stinare a uso pubblico dopo avervi realizzato – a
proprie spese – le opere di urbanizzazione primaria.
28febbraio
2019
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GLI ALuNNI DeLL’ISTITuTo compren-sivo “Gesualdo Nosengo” di
Petro-sino hanno una nuova compagna discuola fuori dagli schemi:
Ira, una Samo-iedo di tre anni. Il progetto “A scuola di Em-patia
con la Pet-Therapy” è realizzatodall’associazione
culturale-ricreativa “Im-prontherapy” che mette a disposizione
lasua équipe di professionisti, specializzatanegli Interventi
assistiti con gli animali, e lacagnolina Ira, anche lei esperta
nell’istau-rare relazioni sane con i cuccioli umani. Ibambini
avranno l’occasione di lavoraresulle proprie emozioni per imparare
agestirle, comunicarle e accettarle, met-tendosi in gioco ognuno
con i propritempi e modalità. «Ciò a cui puntiamoparticolarmente –
spiega il Presidente del-l’Associazione Francesco La Commare - è
losviluppo nei più giovani dell’empatia ovverodi quella capacità
che permette la compren-sione degli stati emotivi altrui e, di
conse-guenza, l’immedesimarsi nell’altro».
PETROSINOA scuola col cane,Pet-Therapyall’Istituto“Gesualdo
Nosengo”
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Mensiledella Diocesidi Mazara del Vallo
Registrazione Tribunaledi Marsala n. 140/7-2003
EditoreAssociazione “Orizzonti Mediterranei”Piazza della
Repubblica, 691026 - Mazara del Vallo
Direttore editorialemons. Domenico Mogavero
Direttore responsabileMax Firreri
RedazionePiazza della Repubblica, 691026 - Mazara del Vallotel.
[email protected]
Hanno collaboratoSara Civello, don Vito Impellizzeri,Antonino
Margiotta, padre Gian-luca Romano.
Questo numero è stato chiuso in re-dazione il 27 febbraio 2019.
È vie-tata la riproduzione integrale oparziale.
Periodico associato alla:
Anno XVII, n. 02del 28 febbraio 2019
Le donne siciliane del vinoall’Enoteca di Marsala
Nella struttura comunale la prima iniziativa ufficialedella
nuova delegazione guidata da Roberta Urso
C’è la produttrice, maanche la responsa-bile delle
pubblicherelazioni, e ancora la consulente,l’esperta di
comunicazione e la gra-fica che disegna etichette. C’è spazioper
tutte le donne che orbitano attornoal mondo del vino nella nuova
delega-zione siciliana dell’associazione nazio-nale “Le donne del
vino” che a Marsala,per la prima volta, si è presentata al
pubblico con un’iniziativa che ha vo-luto raccontare i vini
attraverso le eti-chette. A #CondividereTValcune diloro si
raccontano: Roberta Urso, prdi Settesoli e presidente della
delega-zione, Josè Rallo di Donnafugata, An-namaria Sala di Tenuta
Gorghi Tondie Vinzia Novara dell’azienda Firriato diPaceco. Ospite
d’eccezione la signoraGabriella Anca, moglie dello scom-parso
Giacomo Rallo.
VOCEDAISOCIAL
LEPARROCCHIE IN RETELa Matrice di Petrosinoe la
bachecainformativa
ANChela parrocchiaMaria Ss. delleGrazie di Petro-sino ha aperto
una paginaFacebook. A oggi sono 1712le persone che seguono
lafanpage, utilizzata come
bacheca utile sia per i fedeli che per coloro cheseguono i corsi
pre-matrimoniali e le attività dibambini e ragazzi. Èpossibile
anche vedere lefoto di Giampaolo Patti.
28febbraio
2019
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LARUBRICACOI PROFESSIONISTI
Il diabete mellito e il rischiodi insufficienza renale
Il diabete mellito è una ma-lattia del metabolismo,cioè del
processo che l'or-ganismo utilizza per ricavaredagli alimenti
l'energia e le so-stanze di cui ha bisogno, caratte-rizzato da un
aumento dellaconcentrazione nel sangue di unozucchero, il glucosio.
Gli zuccherisemplici e quelli complessi(amidi) presenti negli
alimenti(pane, pasta, dolci, frutta, latte)durante la digestione
vengonotrasformati in glucosio (uno zuc-chero semplice) che è la
princi-pale fonte di energiadell'organismo. Il glucosio entranel
sangue e passa poi all'internodelle cellule per fornire energia
oessere ulteriormente trasformatoin altre sostanze. Affinché il
glu-cosio possa entrare nelle cellule èindispensabile la presenza
dell'in-sulina. L'insulina è un ormoneprodotto dal cellule
partico-lari, chiamate cellule beta,presenti nel pancreas,
unagrossa ghiandola posta dietroallo stomaco. L’insufficiente
omancata produzione di insulinadetermina un aumento della
con-centrazione di glucosio nel san-gue e quindi la presenza
della
malattia che prende nome di dia-bete mellito. Come
conseguenza,il glucosio passa nelle urine eviene così, in parte,
eliminato dal-l'organismo. Il corpo perde inquesto modo la sua
principalefonte di energia, pur essendociparadossalmente un eccesso
diglucosio nel sangue. Il perduraredi questa situazione, anche se
ri-dimensionata dall’uso di farmacio dall’insulina sintetica
stessa, de-termina alterazioni micro-vasco-lari come fra l’altro
nellanefropatia diabetica. Si tratta sin-teticamente di un processo
atero-sclerotico dell’unità elementare difiltrazione che compone il
rene ecioè il glomerulo renale. Il glo-merulo renale formato da
ca-pillari arteriosi, paragonabilea un gomitolo di lana, va
in-contro ad aterosclerosi. I vasi,dunque, si irrigidiscono e
nonpermettono la normale filtra-zione del sangue. Le scorie,
tra-sportate dal sangue non vengonoeliminate con le urine che si
ridu-cono di volume e si instaura l’in-sufficienza renale cronica,
finoall’uso della dialisi come rimedioterapeutico per il
proseguimentodella vita.
diANTONINOMARGIOTTAmedico
Affinchè il glucosio possa entrare nelle celluleè indispensabile
la presenza dell’insulina
ANChe CoN QueSTA nuova vestegrafica, nel nostro giornale
ab-biamo voluto dare spazio aiprofessionisti, allargando, però, il
rag-gio d’azione e coinvolgendo medici,commercialisti, avvocati. Lo
scorsoanno il commercialista GaspareMagro ha curato la rubrica,
rispon-dendo alle domande che durantetutto l’anno avete posto,
soprattuttoin materiale fiscale. Da questo nu-mero abbiamo voluto
coinvolgere piùliberi professionisti. E iniziamo pro-prio col
dottor Antonino Margiotta ela tematica legata al diabete mellitocon
il rischio di insufficienza renale.Chi vuole porre un quesito al
nostroteam di professionisti, potrà inviareuna email in redazione a
[email protected], indicandoanche nome, cognome e un
recapitotelefonico.
SCRIVI ALLA REDAZIONEProfessionisti al servizio dei
lettori:basta un’email
28febbraio
2019
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DENTRO ILWEBwww.diocesimazara.it
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LA TESTIMONIANZA
«Io, ex detenuto che hoscoperto il valore della vita»
Martina, 16 anni, gli stringela mano: «Auguri signorGiuseppe per
la sua vita ecomplimenti ancora per la testimo-nianza resa oggi a
tutti noi». Giu-seppe, 51 anni, lascia trapelare la suaemozione e
trova la forza di rispon-dere: «Grazie». Giuseppe è un ex de-tenuto
che ha finito di scontare la suapena: 4 anni e 4 mesi per traffico
didroga trascorsi dapprima all’Ucciar-done, poi al Pagliarelli di
Palermo e,infine, al carcere di Castelvetrano.Nella città che ha
lasciato da detenutoa fine pena, Giuseppe è tornato perincontrare 5
classi di studenti delLiceo Scientifico “Michele Cipolla” e2
dell’Istituto alberghiero “Virgilio Ti-tone”. Con la città di
Castelvetrano e ivolontari che, insieme alla Caritasdiocesana e
alle Suore di Maria Bam-bina, svolgono attività didattiche
al-l’interno del penitenziario, Giuseppeha mantenuto un rapporto
“fuori lemura”. Sin da quando nel 2017 lasciòdefinitivamente il
carcere di Castel-vetrano. Questo rapporto è diven-tato nel tempo
una testimonianzaviva di chi ha vissuto nell’istitutopenitenziario.
Ecco perché Giu-seppe non si è tirato indietro nel rac-contare la
sua storia, i suoi errori, lavita in carcere e quella che oggi
vive,
con la sua famiglia, a Palermo. «La te-stimonianza di oggi
lascia il segnonegli studenti, spiega suor Cinzia Gri-safi. Con
Giuseppe abbiamo volutoaffrontare coi giovani i temi di
libertà,giustizia e volontariato, non per-dendo di vista l’art. 27
della Costitu-zione». La curiosità intelligente
dei ragazzi ha incontrato la dispo-nibilità al racconto di
Giuseppe. Apartire dalla vita vissuta all’interno delcarcere, dalle
amarezze, dal suo im-pegno per la biblioteca del carcere,
airapporti con la famiglia «che, anchelontano, continua a volerti
bene». Incarcere a Castelvetrano, Giuseppe hascoperto il valore del
volontariato:«Quelle due ore a settimana quandovenivano le
volontarie era una boc-cata d’aria esterna che entrava nei no-stri
cuori», ha raccontato aglistudenti. «Conobbi suor Cinzia laprima
volta in cappella mentreero detenuto qui a Castelvetrano.Da lì è
nato un bellissimo rapportoche oggi continua». La prima
testi-monianza di Giuseppe avvenne nel2016 in carcere, davanti a un
gruppodi liceali entrati dentro la struttura.Poi è successo ancora
un’altra volta,ma da ex detenuto. Infine la terzaoccasione dentro
gli istituti scola-stici, grazie alla disponibilità delledirigenti
Tania Barresi e RosannaConciauro: «Il mio racconto daex detenuto e
pronto a unanuova vita, spero sia l’occasioneper gli studenti di
riflettere sulvero valore della vita; loro sonola speranza di un
domani mi-gliore».
diMAXFIRRERI
A Castelvetrano Giuseppe ha raccontatoagli studenti l’impegno
dei volontari in carcere
GRAzIe AI foNDI dell’8x1000,alla Caritas diocesana e allesuore
di Maria Bambinadentro il carcere di Castelvetranoviene svolto,
durante tutto l’anno,un progetto di alfabetizzazione conalcune
volontarie guidate da suorCinzia Grisafi. I detenuti possonoseguire
i corsi di italiano due volte asettimana, ma dalle volontarie
ven-gono anche coinvolti in attività didecoupage, con la
preparazione dialcuni piccoli lavori artigianali. Ilprogetto,
durante il periodo estivo,accoglie, invece, un gruppo di stu-denti
provenienti dalla Lombardiache, tra le attività, aiutano in
car-cere i volontari nei laboratori di ita-liano e non solo.
All’interno dellacasa circondariale i volontari hannocontribuito
anche a sistemare la pic-cola biblioteca, che offre l’opportu-nità
ai detenuti di leggere i volumi.
IL PROGETTOAlfabetizzazionecon fondi 8x1000
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IL TEMPO LITURGICO
Quaresima, itinerario per santificarsi insieme
Digiunare è così simile a faredieta e a imparare una sana
ali-mentazione; fare elemosina ècosì simile a dare un piccolo
aiuto; pre-gare è così simile a fermarsi a pensare eriflettere, che
ci si chiede a cosa serve an-cora parlare di Quaresima. Poi
magariscopr,i se a queste parole chiavi dell’iniziodella Quaresima,
invece di penitenzascrivi pellegrinaggio, che ti trovi dentro
ipilastri dell’Islam; allora è la confusione ètotale. Cosa è il
cristianesimo, dun-que, un semplice umanesimo dellabontà e della
verità, o una religionecome sono le altre? Eppure qualcosadi luce e
di originale ci sfugge, di unico edi forte e non dobbiamo perderlo
nel no-stro fare quaresima! Ed è il modo con cuiGesù stesso, il
nostro Gesù, quello che iVangeli ci donano come il Figlio di
Dio,vero Dio e vero uomo, ha interpretato,nella sua vita, un tempo
definibile comequaresima. La Quaresima di Gesù è ilsuo viaggio di
libertà e di obbe-dienza, di amore per il Padre e perogni fratello,
verso la Pasqua. È il suomodo di essersi preparato alla
Pasqua.Prima di essere il nostro modo di prepa-rarci alle
celebrazioni, è il suo modo diaver accolto nella sua vita, nella
sua storia,nella sua incarnazione, la necessità dellasua passione,
morte e risurrezione. Checosa rende necessaria la sua croce? È
la
nostra liberazione da ogni forma dischiavitù, di legame, di
catena, che ci im-pedisce di vivere di Dio, della sua amici-zia,
della sua paternità. Gesù ha vissutola Quaresima fino alla croce
per resti-tuirci Dio come Padre! E questo non è nésemplice
umanesimo, né semplice reli-gione. È la sua vita. Ed è ora la
nostra vita.Noi facciamo Quaresima per non per-dere Dio, per non
sostituire Dio, per nonsurrogare Dio, per non idolatrare Dio.Per
noi, Gesù. Per Dio, noi. La Quare-sima è il tempo in cui Dio
ritorna a essere
il dono più prezioso che ci ha fatto Gesù.È il tempo in cui Dio
ci viene rivelatocome Padre dal Figlio. È il tempo in cuiDio si
lega a noi come Spirito. Ètempo spirituale. Con autenticità,
al-lora, il tempo di Quaresima è necessarioper la conversione
spirituale verso Dio. Sitratta di rinunciare al peccato, parola
an-tica e nuova, purtroppo, alle sue sedu-zioni, alle sue opere e
credere in Dio, inDio che è Padre, Dio che è Figlio, Dio cheè
Spirito; credere alla risurrezione, cre-dere alla Pasqua. È tempo
per non la-sciarsi sfuggire il proprio battesimo comeconsapevolezza
di fede e come stile divita. È tempo teologale. Da Cristo, pernoi,
la Quaresima è tempo necessario,spirituale e teologale, di anima.
Parolaantica nuova, più bella di peccato. È pos-sibile cambiare
mentalità, è possibileconvertirsi e passare dalle abitudini
dipeccato alle cose d’anima. Di cosa ha bi-sogno la nostra anima?
Di cosa vive? Per-ché Dio la crea per ognuno di noi? Perchéè così
preziosa? Perché è il suo sigillo, è ilsuo respiro in noi, è il suo
soffio vitale. Èciò che ci rende tempio, gloria, vivi. È lavita di
Dio in noi. La Quaresima ètempo d’anima. È tempo di deside-rio
spirituale. E va vissuta insieme, co-munitariamente, perché è la
via persantificarsi insieme, per una spiritualitàcomune,
collettiva.
diDON VITOIMPELLIZZERI
Èla via verso la Pasqua che libera il cristianoda ogni forma di
schiavitù e di dipendenza
«DIGIuNARe, cioè imparare acambiare il nostro atteggia-mento
verso gli altri e lecreature: dalla tentazione di “divorare”tutto
per saziare la nostra ingordigia,alla capacità di soffrire per
amore, chepuò colmare il vuoto del nostro cuore.Pregare per saper
rinunciare all’idola-tria e all’autosufficienza del nostro io,
edichiararci bisognosi del Signore e dellasua misericordia. Fare
elemosina peruscire dalla stoltezza di vivere e accumu-lare tutto
per noi stessi, nell’illusione diassicurarci un futuro che non ci
appar-tiene. E così ritrovare la gioia del pro-getto che Dio ha
messo nella creazione enel nostro cuore, quello di amare Lui,
inostri fratelli e il mondo intero, e trovarein questo amore la
vera felicità».
ILMESSAGGIOTre paroledi Papa Francesco
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Ci sono accadimentidilatati nel tempoche, con il loro
pro-gredire, sembrano frutto diun disegno preordinato e
significativo. Sì, perché a Gibellina, dopodue missionari, suor
Dionella e padreMario Pellegrino, è venuto il tempodella missione
dei frati Minoriche sonostati con noi dal 24 febbraio al 3 marzo,
gra-zie alla provvidenziale mediazione di un no-stro concittadino,
Federico Capo, che stavivendo un periodo di discernimento
voca-zionale presso il convento dei Francescanidi Chiaramonte
Gulfi. Quello con i missio-nari prima e con i frati poi è statoun
“crescendo” di incontri che ciha dato l’opportunità di
ascoltareveri testimoni della fede non solocon le parole, ma con le
opere. Ed èquesto ciò che conta poiché, in unmondo sovrabbondante
di parole,solo la Parola incarnata può dire ve-ramente. È stato
anche un crescendo digioia: prima la solarità dei due
missionari,poi la letizia travolgente dei Frati Minori. Fra’Valerio
e fra’ Arturo, provenienti da La Verna,vivono lì come eremiti e da
lì, resi annuncia-tori dallo incontro orante con il Signore,sono
pronti per incontrare i fratelli, missio-nari in varie parrocchie
d’Italia. A loro si sonoaggiunti altri confratelli, provenienti
daChiaramonte e dalla vicina Alcamo, tutti uo-mini di Dio al
servizio autentico e gioioso deifratelli nella Chiesa. una piccola
“famigliafrancescana” ha percorso così le vie dellanostra
cittadina; ha incontrato i suoivolti di giovani, adulti, bambini;
haavuto una parola, un gesto di acco-glienza, di familiarità per
tutti e per cia-scuno. Si respirava la spiritualità e lafraternità
di Francesco durante gli incontricon i vari gruppi parrocchiali, la
stessa cheper lunghi anni abbiamo vissuto grazie allapresenza delle
suore Francescane Elisabet-tine e che la venuta di suor Dionella ci
hafatto riassaporare. Incontri basati sulla ese-gesi del brano
evangelico proposto e poidalla parola alla vita, in un dialogo
fruttuosodove si respirava vita di comunità vera, riu-nita attorno
alla Parola che dà vita e declinain Dio–Relazione la grammatica
delle rela-zioni autentiche. E poi la convivialità che
dice della gioia non fretto-losa dell’incontro che vagustato e
di cui rimane il ri-cordo nel tempo. Ma,come i frati stessi
hannosottolineato durante il sa-luto finale, i momenti
piùsignificativi, senza smi-nuire l’importanza deglialtri, sono
stati quelli del-l’incontro con gli ammalatie con le loro famiglie
percondividere le loro soffe-renze e portare la gioia delRisorto. I
Frati ci hanno la-
sciato il testimone:«Adesso spetta a voi continuare la mis-sione
– ha detto fra’ Valerio - sostenutidal nostro ricordo nella
preghiera». Enoi, pur con le nostre quotidiane esperienzedi morte e
resurrezione, faremo del nostromeglio per essere testimoni del
Vangelonella ferialità della vita, certi che il Signoreci è accanto
e che i nostri “confratelli” dellaVerna ci sostengono con la loro
preghiera.
A Gibellina i Frati minoriin dialogo con la comunità
diSARACIVELLO
VITADICHIESAPer una settimana si è svolta la Missionevicino agli
ammalati e insieme alla comunità
NeLLA CATTeDRALe DI PALeRMohanno ricevuto l’investitura tre
damedella nostra Diocesi: Marina Sala-dino, originaria di Salemi ma
residente a Ca-stelvetrano, Caterina Cognata e AngelaStallone di
Campobello di Mazara. Le tredonne appartengono alla delegazione
del-l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Ge-rusalemme di Mazara
del Vallo, guidata daAntonino Moceri, che nell’occasione è
statopromosso Commendatore con placca. L’in-vestitura è stata
presieduta oltre che dalGran Maestro dell’Ordine Cardinale
EdwinFrederick O’Brien, anche dal Cardinale PaoloRomeo, Gran Priore
della Luogotenenza, econcelebrata da alcuni Vescovi siciliani.
A PALERMOTre nuove damedel territorio diocesanonell’OESSG
GLI UOMINI COL SAIOprovenienti dai conventide La Verna, Alcamoe
Chiaramonte Gulfi
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LA TESTIMONIANZA
Don Gianluca: «Il silenzioattenzione a quanto dice l’Altro»
L’ex Rettore del Seminario ha fatto la professioneeremitica
temporanea nelle mani del Vescovo
La parola “ere-mita” derivadal latino ere-mus (luogo solitario)e
designa, originaria-
mente, la persona che si ritirava nel de-serto per viverci,
offrendosi a Dio nellapreghiera, nel silenzio e nella
solitudine.Per me non è stato facile capire e dareforma a questa
particolare prospettiva divita. Sin dal mio ingresso in Semina-rio
sono stato guidato dal desideriodi mettere al primo posto la
ricerca diDio e la causa del suo Regno. Ma nonimmaginavo certo
didiventare eremita.Con l’esercizio delministero sacerdotaleho
preso sempre piùcoscienza che la gioiadell’apostolato era
ac-compagnata dallasensazione laceranteche una parte importante di
me rima-nesse tagliata fuori dal mio impegno pa-storale. Cammin
facendo, per definire ematurare un progetto di vita coerente
allachiamata che percepivo, mi sono con-frontato con una guida
spirituale, con al-cuni amici laici e preti, con due eremiti.Adesso
dopo un lungo confronto col Ve-scovo, sembrano maturi i tempi per
dareconcretezza a questa persistente ispira-zione. Sul perché sia
avvenuta questascelta, posso tentare di ipotizzare qual-che
motivazione alla mia chiamata ma ri-mane comunque un mistero. La
vitaeremitica non è un cammino ordina-rio e spesso per i più rimane
una re-altà incomprensibile, un inutilespreco. Allo stesso tempo
una cosa mi èchiara: non si diventa eremiti per sestessi, ma per
gli altri. Un eremita costi-tuisce un segno visibile, un richiamo
con-tinuo al ridare equilibrio alla propria vitarimettendo Dio al
centro di questa realtàin cui si viene travolti continuamente dauna
infinita gamma di potenzialità e diaspirazioni. Questo comporta il
rimet-tere al centro il valore della vita! A voltepenso che al
Signore piace dare agli uo-mini dei richiami al senso vero della
vita,e per fare questo inventa qualcosa di di-verso da ciò che si
fa tutti i giorni. L’ere-mita, in un certo senso, rappresenta
unaspecie di provocazione. Guai se si per-desse l’effetto
conturbante della sua
scelta. Gli eremiti oggi, in Italia, sonooltre trecento. Su di
loro di recente sisono scritti articoli, libri, tesi di laurea
egirati dei cortometraggi. La vita eremiticaè una delle più antiche
forme di consa-crazione di vita; la loro esperienza ri-manda ai
primi tempi della vita dellecomunità cristiane, segnate da una
fortetensione escatologica. Ma chi è l’eremita?Difficile dirlo,
anche perché non ne esisteuna sola tipologia. A scandire le loro
gior-nate è, infatti, una regola personale chedeve essere approvata
dal Vescovo. C’èchi, per esempio, ha scelto di vivere in un
eremo aperto all’ac-coglienza. Chi ha op-tato per la forma
diritiro in senso strettoin luoghi isolati. Echi ha edificato il
suoeremo nel cuorestesso di una metro-poli. «Gli eremiti,
nella profondità della loro solitu-dine, non solo non si
sottraggonoalla comunione ecclesiale, ma la ser-vono con il loro
specifico carismacontemplativo» (Vita consecrata, n.42). L’eremita
è anzitutto un uomo cheprende sul serio la chiamata ricevuta
nelbattesimo e la vive attraverso la preghierapubblica della Chiesa
(Liturgia delle ore,celebrazione eucaristica) e la
preghierapersonale (Lectio divina, adorazione, ro-sario). Cerca
anche di rispondere nellacarità alle richieste di preghiere o
consigliche gli arrivano, lavora e si esercita nellasaggia carità
pastorale secondo il servizioche gli affida il Vescovo, potrebbe
esserecome nel mio caso, una piccola parroc-chia rurale. Preghiera
e lavoro. Il la-voro manuale è importante nel suocammino
spirituale, per cui anche idoveri quotidiani sono vissuti come
unservizio a Dio: si riassetta la casa, si acca-tasta la legna da
ardere, ci si cura degliulivi e degli aranci, si tiene in ordine
laterra, si pianta l’orto, si restaura qualchemobile, si intaglia
qualche crocetta... poisi studia e si sviluppano
approfondimentisulla vita spirituale da condividere con ifratelli.
Il silenzio che l’eremita cerca nonè assenza di parole ma
attenzione aquanto dice l’Altro e, in Lui, ogni altro,per questo si
ricorre all’eremita non perascoltare parole, ma per imparare a
faresilenzio e ascoltare.
diPADREGIANLUCAROMANO
LAGIORNATAscandita tra preghierae lavoro nella saggia
carità pastorale
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PUBBLICITÀ
IL DoTToR Antonino Ber-tolino (nella foto qui afianco), medico
cardio-logo e aspirante diacono per-manente, è stato nominatodal
Vescovo direttore dell’Uf-ficio diocesano per le migra-zioni.
Bertolino prende ilposto di don Vito Calan-drino che ha ricoperto
l’inca-rico per alcuni anni. IlVescovo ha anche nominatoil nuovo
responsabile dell’Uf-ficio per la pastorale della fa-miglia: è don
Angelo Grasso(nella seconda foto) parrocodella Maria Ss.
Ausiliatricein Marsala e responsabiledella locale Casa
salesiana.
DALLACURIAVESCOVILENuovi incarichiper Antonino Bertolinoe don
Angelo Grasso
PReSSo IL SALoNe DeLLA PARRoCChIASan Giovanni Battista in
Campobello diMazara, si è svolta la festa di carnevalecon gli
assistiti della Caritas parrocchiale dellachiesa madre. “La carità
diventa festa” è ilnome che le operatrici hanno voluto dare
al-l’iniziativa, un momento di incontro con ani-mazione e
ballo.«Nel servizio al prossimo lenostre vite sono state
valorizzate dai sorrisi,dagli abbracci e dal dialogo con i fratelli
menofortunati», hanno detto le operatrici.
DALLE PARROCCHIECampobello di Mazara,la carità diventa festacon
gli assistiti
8X1000A Marsala la casafraterna per donnein difficoltà
SoNo SeI i postiletto disponi-bili per donnein difficoltà
socialinella Casa fraterna“Pina Suriano-Emanuela Loi” che
è stata inaugurata a Marsala. Il progettodella Casa è dell’Opera
di religione “Mon-signor Gioacchino Di Leo” ed è sostenutodalla
Diocesi di Mazara del Vallo tramite ifondi 8×1000 destinati alla
carità. Un ap-partamento accogliente al secondo pianodel palazzo
Magnolia, in contrada PonteFiumarella, che è stato sequestrato al
mar-salese Francesco Bianco e ora affittato dalTribunale di Trapani
(sezione Misure diprevenzione) tramite l’amministratoregiudiziario
Alberto Scuderi. «La Casa ac-coglierà donne con difficoltà sociali
– haspiegato don Francesco Fiorino, direttoredell’Opera di
religione – che attraversanoun periodo difficile della loro vita
dovuto adiverse vicissitudini. Visto che il centrosarà gestito coi
volontari non potremo ac-cogliere donne con patologie o
dipen-denze, per le quali sarà necessarial’accoglienza presso
strutture specializ-
zate». All’interno della Casa l’am-biente è familiare. Tre
stanze da letto,due bagni, una lavanderia, una cucina eun ampio
salone che si affaccia con unavetrata sull’abitato di Marsala.
All’inau-gurazione, tra gli altri, hanno presoparte il Vescovo
monsignor DomenicoMogavero e il Procuratore della Re-pubblica di
Marsala, Vincenzo Panta-leo. «Questa casa è la viva
testimonianzadell’utilizzo dei fondi 8×1000 per le per-sone
bisognose – ha detto il Vescovo – lastruttura non certo potrà
essere quella ri-solutiva per tutti i problemi nel sociale chesi
registrano a Marsala ma è una piccolafiammella che si aggiunge alle
altre giàoperative. La nostra Chiesa è in primalinea già con la
mensa fraterna della Cari-tas diocesana-Fondazione San VitoOnlus,
ora con questa Casa che, sonocerto, sarà d’aiuto a tante donne in
diffi-coltà ma anche sostenendo, sempre coifondi 8×1000, attività
di altre associazionie Centri». All’inaugurazione sono
statipresenti anche l’assessore comunale ClaraRuggeri,
l’amministratore giudiziario Al-berto Scuderi e i vertici locali
delle Forzedell’Ordine.
a curadellaREDAZIONE
VITADICHIESA
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CULTURA
Nel fondo librario rivivonogli anni di Giovanni Gentile
Ilibri della biblioteca filoso-fica di Palermo rappresentanouna
documentazione significa-tiva per la cittadinanza di Castelve-trano
e quest’anno, per la primavolta, fanno parte del fondo
librarioall’ex Collegio dei Minimi. I preziosivolumi che fecero
parte della Biblio-teca filosofica costituita a Palermonel 1910
sono stati donati al Co-mune. Il nucleo originario delfondo si
formò fra il 1910 e il 1913e la parte restante delle succes-sive
accessioni, fatti salvi gli ac-quisti di letteratura,
diinformazione e propaganda ri-guardante la Prima Guerra Mon-diale,
è giunto per donazione di
opere singole da parte dei rispettiviautori. Tra gli scaffali ci
sono i libriprovenienti dal fondo di monsignorVincenzo Di Giovanni,
originario diSalaparuta, vissuto nell’800, sacer-dote a Mazara del
Vallo. Monsignor
Di Giovanni fu presidente dellaReale Accademia di scienze,
letteree belle arti di Palermo, vicepresi-dente della Società
Siciliana per laStoria Patria, membro corrispon-dente dell’Istituto
di Francia, dell’Ac-cademia Reale del Belgio, dei Lincei,della
Crusca, del Consiglio degli Ar-chivi di Stato e di vari altri
istitutiscientifici. Ebbe incarichi anchenella città di Palermo
all'interno delConsiglio Civico, del Consiglio Pro-vinciale
Scolastico e della Deputa-zione della Biblioteca comunale. Nel1896
fu insignito del titolo di AbatePrelato di Santa Lucia del Mela,
poifu elevato a Vescovo di Teodosiopoli;nel 1900 fu creato
Arcivescovo diPessinonte. Fu autore fecondissimodi orientamento
giobertiano. Nel-l’anno della sua morte, 1903, occu-pava ormai da
molti anni la cattedradi Storia della filosofia. Nel fondosono
compresi i volumi che nel1934 donò Giuseppe Amato Po-jero, il
teosofo dilettante discienze naturali, teologia e filoso-fia
palermitano che, con GiovanniGentile e altri associati, fu il
princi-pale promotore della fondazionedella Biblioteca filosofica
di Pa-lermo. L’istituto, dopo la fondazionee i primi anni di vita,
perdette quasi
del tutto la caratteristica di “biblio-teca circolante” e la
consistenza el’aggiornamento non corrisposeropiù alle intenzioni
originarie. Cessòogni attività di inventariazione e ca-talogazione
e la biblioteca dell’isti-tuzione finì per confondersi del
tutto con quella privata di GiuseppeAmato Pojero, il cui
domicilio coin-cise dall’inizio alla fine con la sede fi-sica della
Biblioteca, che nel 1938 fuaccorpata, come IV classe,
all’Acca-demia di Scienze, Lettere e Arti diPalermo. Tanti i volumi
e gli atti delfilosofo Giovanni Gentile che sonotornati, così,
nella sua città di na-scita. La preziosa catalogazione deivolumi è
avvenuta con la fattiva col-laborazione di studenti liceali
chehanno partecipato a un progetto di al-ternanza scuola-lavoro e
col coordina-mento di Francesco Saverio Calcara(nella foto sopra),
vice presidente delCentro “Giovanni Gentile”.
diMAXFIRRERI
A Castelvetrano i volumi della Bibliotecafilosofica di Palermo,
ora donati al Comune
I VOLUMIsono custoditi
all’interno dell’exCollegio dei Minimi
28febbraio
2019
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DENTRO ILWEBwww.biblioteca.fazio-allmayer.it
IL NUCLEOORIGINARIOsi formò fra il 1910e il 1913 condonazioni e
accessi
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A Santa Ninfa l’omaggioall’artista Nino Cordio
Èil museo dedi-cato alla memo-ria di NinoCordio quello che
si
potrà visitare presso la sede della biblio-teca comunale di
Santa Ninfa. Il Museoè nato dall’iniziativa del Comune e
dallacollaborazione della famiglia dell’arti-sta, nato proprio a
Santa Ninfa. Ilmuseo accoglie la corposa dona-zione di acqueforti
che Cordio vollefare qualche anno prima della suamorte, avvenuta a
Roma il 24 apriledel 2000. In esposizione anche unaserie di dipinti
a olio, affreschi, disegnie sculture che la famiglia ha concesso
inprestito. Il totale delle opere esposte su-pera il numero di 200.
Il museo oltrealle grandi sale espositive è dotato diuna sala
proiezioni video, una sala mul-timediale predisposta per la
didatticacon gli studenti delle scuole elementari.
Particolare è lo studio dell’artista che èstato ricreato: il
torchio calcografico, lapiastra per scaldare le lastre di rame
del-l'acquaforte e il tavolo con gli inchiostri,il cavalletto per i
dipinti a olio, il tavoloin cui realizzava gli affreschi su
matto-nelle intonacate e il cavalletto su cuiscolpiva le sue
sculture in legno o mo-dellava la creta. Nel museo è presenteuna
sala per la didattica dell'arte in cui ibambini delle scuole
elementari emedie possono avvicinarsi al lavoro diCordio,
conoscendo le tecniche dell'in-cisione e di scultura.
a curadellaREDAZIONE
I LUOGHI CULTURALI DAVISITAREIl Museo accoglie le opere
d’artedonate dalla famiglia al Comune
LOSTUDIORICREATOcol torchio calcografico,il tavolo con gli
inchiostri,il cavalletto per i dipinti
IL VIDEODOCUMENTARIOLe testimonianzedi chi ha vinto la
battagliacontro il tumore
TeSTIMoNIANze DI ChI È RIuSCITo a vincerela battaglia contro il
tumore. Ma anche di al-cuni parenti di chi non ce l’ha fatta. Si
chiama“La scatola del tempo” il documentario che è statopresentato
al cinema Marconi di Castelvetrano, perla regia di Marco Tumbiolo.
L’idea del documen-tario è nata da un progetto sviluppato in
stretta col-laborazione con l’Unità di Oncologia
medicadell’ospedale “Vittorio Emanuele II” di Castelve-trano.
L’origine è segnata dalla testimonianza di LiaCalamia, artista
castelvetranese da sempre attiva incampo artistico e culturale,
conosciuta a livello na-zionale e internazionale, alla quale un
giorno, vienediagnosticato il cancro. Lia, nella sua esperienza
in-tuisce la necessità di guardare al paziente oncolo-gico,
attenzionando la persona nelle relazioniinterpersonali; da ciò
nasce l’idea di scrivere un ma-nuale “tragi-comico” di
sopravvivenza per malati dicancro, in cui usa l’ironia per
dissacrare la malattiacontro cui combatte, al fine di descrivere il
suo rap-porto con gli altri e soprattutto per raccontare comegli
altri la vedono. Quando Lia Calamia è morta,
il suo lavoro è continuato grazie all’impegnodel personale
dell’unità operativa, in partico-lare di Vito barruzza ed eliana
Gucciardo. Ilvideo documentario è stato realizzato da Ezio
Fio-renza e Marco Tumbiolo, con gli interventi, tra glialtri, di
Liborio Di Cristina, Eliana Gucciardo, Vin-cenzo Agate e Vito
Barruzza (nella foto grande).«Bisogna affrontare la potenza
distruttiva del can-cro parlandone, trattando questo argomento
spi-noso, raccontando di questo tabù della societàcontemporanea»,
spiega il regista Tumbiolo. (Nellafoto piccola: Arianna
Bonafede).
A CURADELLAREDAZIONE
DENTRO ILWEBwww.museocordio.net
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2019
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78.289 FEDELI SONO INSIEME AI SACERDOTI
CON LE FAMIGLIE
GLI ANZIANI I GIOVANI GLI ULTIMI
L’anno scorso, 78.289 fedeli hanno partecipato al sostentamento
dei sacerdoti con un’Offerta. Anche grazie al loro contributo,
35.000 preti hanno potuto dedicarsi liberamente alla loro missione
in tutte le parrocchie italiane, anche in quelle più piccole e meno
popolose.
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missione dei sacerdoti su www.facebook.com/insiemeaisacerdoti
SONO INSIEME AI SACERDOTI78.289 FEDELI
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SONO INSIEME AI SACERDOTI
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CON LE F
AMIGLIECON LE FCON LE FAMIGLIE
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GLI ANZIANI
con un’Of’anno scorso, 78.289 fedeli hanno partecipato al
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partecipato al sostentamento dei sacer
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GLI ANZIANI
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I GIOV
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grazie al loro contributo, 35.000 pr’anno scorso, 78.289 fedeli
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ANI
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I GIOVI GIOVANI
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GLI ULGLI ULTIMI
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piccole e meno popolose.liberamente alla lor
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TTA PER I NOSTRI SACERDOTIAI ANCHE TU UN’OFFERAI ANCHE TU
UN’OFFERT
piccole e meno popolose.o missione in tutte le parr
A PER I NOSTRI SACERDOTI
occhie italiane, anche in quelle piùo missione in tutte le
parr
A PER I NOSTRI SACERDOTI
occhie italiane, anche in quelle più
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occhie italiane, anche in quelle più
etto all’Istituto Sostentamento Clerdir con bonifico bancario
pr
chiamando il Numer con versamento sul conto corr
etto all’Istituto Sostentamento Cler con bonifico bancario
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o della Diocesi. etto all’Istituto Sostentamento Cleresso le
principali banche italiane con bonifico bancario prde 800-825000 o
sul sito wwwero Vo Ver
ente postale n. 57803009 con versamento sul conto corr
Lo della Diocesi. esso le principali banche italiane de
800-825000 o sul sito www
ente postale n. 57803009
ferta è deducibile’Of’Offerta è deducibileLL’Of
con versamento esso le principali banche italiane
.insiemeaisacerde 800-825000 o sul sito www con carta di crente
postale n. 57803009
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con versamento doti.it .insiemeaisaceredito, con carta di cr
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28febbraio
2019
16