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IL CRISTIANESIMO A NUCERIA e IL BATTISTERO PALEOCRISTIANO DI SANTA MARIA MAGGIORE (NOCERA SUPERIORE)

May 14, 2023

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IN MEMORIA DI RAFFAELE PUCCI

A CURA nr

ALTRASTAMPA EDIZIONI

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Realizzazione editoriale per conto delZ'Associazione Culturale "Maggio del '600" onlus Altrastampa Edizioni

Editore Mariano Grieco

Relazioni esterne Ersilia Ambrosino

RPferenzefotog+che *Soprintendenza Archeologica per le province di Salemo, Avellino e Benevento *Soprintendenza BAAPCAD per le province di Salerno e Avellino *Archivio Altrastampa O

*Archivio Alfonso Fresa *Archivio Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici Diocesi Nocera-Samo *Archivio Maggio del '600 ~Gaetano Bove *Giovanni Cuofano *Marisa de' Spagnolis *Natale Gentile *Alfio Giannotti *Marici M. Magalhaes -0dense Museer O, Danimarca -Massimiliano Pucci *Rosario Petrosino 0, Centro Provinciale per il Restauro e la Conservazione della Fotografia

Disegni di Giovanni Zevolino, tratti da: Marisa de' Spagnolis, La villa N. Popidi Narcissi Maioris, edizioni L'Erma di Bretschneider - O 2006 Altrastampa Edizioni C.da Sorgitura 84026 Postigliene (SA) cell. 338.7133797

Associazione Culturale "Maggio del '600" onlus,

via A. Barbamio 93, 84014 Nocera inferiore (SA)

tel./fax 081 5178796 www.maggiode1600.it [email protected]

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RINGRAZIAMENTI

Ejnar Vitto! Giovz Salva Olof 1 Ciro ( Giovl Luigi Giusr Madc Fiorei Sabat Henn Nata1 Gerai Piero Amo1 Pasqi Antoi Filip~ Vince Luigi Gerai Edua Albei Alfor Ciro ! Giuli, Maric Aless Ange Teres Giust

U ~ P profe Bove

Stig Askgaard io Aliberti inni Arnodeo tore Arena Brandt Zastaldo inni Contursi D'Angelo Qpe Di Florio lalena di Lorenzo ntino Di Nardo ino Falcone ing Galmar e Gentile .do Giordano Giordano %o Marzocchella iale Mauri nio Pagano )o Petti ,nzo Piccolo Ronca

.do Ruggiero rdo Sale -to Sammartino iso Stanzione Stanzione ana Tocco 3 Vassalluzzo ,andro Vella ,lo Villani a V i i o s o ?ppe Zampino

articolare ringraziamento va aiia famiglia Pucci che ha gentilmente reso disponibile il materiale inedito, al ssore Stefano Stile per il premuroso zelo con cui ha seguito la realizzazione del volume, infine, a Gaetano per l'ampia disponibilità e per lo straordinario affetto nei confronti deli'associazione.

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IL CRISTIANESIMO A NLICERIA

I 1 cristianesimo a Nuceria, come del resto la presenza di una comunità giudaica, è attestato fin dalla tarda età imperiale. Lucerne di produzione africana con monogramma cristiano, entro contesti funerari ben databili, forniscono utili elementi di studio: due blocchi di marmo riutilizzati nella

tomba n. 17, rinvenuta a San Clemente, oltre le raffigurazioni della Menorah, recano iscrizioni in greco che fanno riferimento ad un Pedoneius Gramateus ed a sua moglie Myrina Presbitera. Entrambe le lastre si datano tra il IV ed il V secolo d.C., epoca a cui è da ascrivere un'ulteriore lastra marmorea con Menorah, recuperata negli anni Sessanta, durante la costruzione del tunnel ferroviario, nei pressi del Battistero paleocristiano di Santa Maria Maggiore. Inoltre un'altra lucerna cristiana monolicne, rinve- nuta in una sepoltura di TV-V secolo nell'area di Piazza del Corso, a Nocera Inferiore, confermerebbe questa presenza cristiana sul temtorio nocerino. Del resto, anche dagli scavi pionieristici deila prima metà dell'Ottocento, all'interno della città antica, riemersero lucerne con allusiva simbologia cristiana.

Premesso ciò, se è altamente probabile che il culto cristiano sia stato introdotto nell'Agro Nocerino più o meno contemporaneamente alla sua diffusione in tutta la penisola, non è altrettanto possibile dire con certezza quando sia stata fondata la chiesa nocerina. La storiografia locale ha ritenuto a lungo che San Prisco, primo vescovo della diocesi, fosse stato uno dei 72 discepoli di Cristo giunti in Campania nel I secolo d.C. per diffondere la nuova fede. È certamente più probabile, ma è pur sempre una sup- posizione, che la primitiva chiesa nocerina, intesa come organizzazione sul territorio di una gerarchia religiosa, sia in realtà sorta tra il I11 ed il TV secolo d.C. Molti i dubbi, per lungo tempo, sulla stessa sto- ricità di Prisco, fugati completamente grazie al XIX Carme di San Paolino da Nola ai versi 515-18. Nel testo, si ricorda come il dies natalis (per i cristiani il giorno della morte rappresentava il momento della vera nascita, quando l'anima era finalmente libera di ricevere la gioia della vita eterna) del vescovo nocerino, fosse festeggiato anche nella vicina Nola: Forte sacrata dies illuxerat illa Beafi/Nafalem Prisci refe- rens quem Nola celebrant,/Quamvis ille alia, Nucerinus Episcopus urbe sederit (Splendeva allora quel giorno sacro che ricorda il natale di Prisco, che anche Nola celebra, sebbene egli, vescovo di Nocera, abbia governato un'altra città).

San Paolino scriveva la sua opera nei primissimi anni del V secolo. Seguono una lettera di papa Innocenza I (402-417) al vescovo Felice ed una menzione successiva, relativa al marzo del 499 ... quan- do papn Simmaco vi nomina come vescovo l'ex anfipapa Larenzo (G. Vitolo).

La lista dei vescovi nocerini tardoantichi storicamente attestati, si interrompe con il pontificato di Gregorio Magno: I San Prisco (?); I1 Felice (402); IIi Celio Lorenzo (499); TV Aprile (502); V Leone (510); VI Aurelio Prisciano (530); W Numerio (593); VI11 Primerio (598); D( Amanzio (743); X Liutardo (826); XI Ramperto o Raniperto (861).

Negli atti pontifici, inoltre, la chiesa nocerina è citata per l'ultima volta, prima del lungo periodo di vacanza dal VI1 al XIV secolo, da Gregorio Magno in ben tre occasioni (Ep., iII, 39; IX, 45; XI, M). L'ultima epistola è datata al 601, data che sembra confermare la successiva soppressione della cattedra vescovile in coincidenza con l'amvo dei Longobardi. Tant'è che nel Concilio Lateranense del 649 non v'è traccia, tra i firmatari, di vescovi nocerini. Oltre che tener presente l'improbabile estensione tem-

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Nocera Inferiore, Canedale,

busto in argento di San Prisco.

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porale di alcuni episcopati, potremmo supporre che i vescovi deli'VIII e IX secolo, anche se realmente esistiti, siano stati eletti solo nominalmente e che non abbiano mai ricoperto la cattedra vescovile in loco. In particolare, lo storico G. Orlando riferisce che il nome del vescovo Amanzio nelle carte di un Codice dell'Archivio di Montecassino, si leggeva Amantius Niceanus e non Nucerinus, attribuendo la modi- fica ad un'arbitraria e apparentemente senza motivo forzatura del Baronio. Riguardo agli ultimi due vescovi dell'elenco, v'è il dubbio, inoltre, che possano riferirsi a Nocera Umbra. A porre ulteriori inter- rogativi sulla reale esistenza del loro insediamento vi è il fatto che, con il diploma dell'841, Siconolfo, principe longobardo di Salemo, riconferma ad Aione, vescovo della sua città, il possesso di Santa Maria Maggiore con tutti i suoi beni. Tale indizio fa supporre che il battistero, non esistendo più una diocesi nocerina, dovesse appartenere a quella di Salemo già da un periodo antecedente a quella data. Di certo, non è cosa plausibile che un eventuale vescovo, a capo di una diocesi ancora effettiva, si sia fatto spo- gliare della sua chiesa più importante, nonché possibile sede episcopale. Tale possesso è documentato ancora nel 1386, anno della ricostituzione dell'episcopato nocerino per opera di papa Urbano VI. Il bat- tistero ritornò poi nel patrimonio diocesano d'origine nel 1627, ben tre secoli dopo.

La tradizione locale vuole nella Rotonda la sede dei primi vescovi. La pieve, nelia concezione popo- lare, doveva essere molto antica. Nel resoconto di una visita pastorale da parte del vescovo Nicola De Dominici, datato 11 ottobre 1721 e tratto in traduzione da L'Archivio della Curia di Nocera dei Pagani inti- tolato Sulla Chiesa parrocchiale di Santa Maria Maggiore, il compilatore del testo annota come ... I nocerini fanno risalire la fondazione di questo tempio ai Pagani e (lo ritenevano) consacrato a Giunone Argiva. Successivamente, nell'anno 338 circa, Costantino il grande lo dedicò alla Beata Vergine Maria come dimostra l'i- scrizione della campana: Quest'opera fu realizzata dall'lmperatore Costantino nell'anno del signore 338; que- st'altra, invece, rifntta nel 1691 riporta tale scritta: Quest'opera fu realizzata dall'lrnperatore Costantino nel- l'anno del Signore 338, rinnovata e rifatta ad opera del Signore Vincenzo Petta, e dei curati Nicola Villani e Biagio Vito10,fusero Cnrmine e Atanasio Forte da Nocera nell'anno del Signore 1691. Interessante risulta l'an- notazione apposta sul margine sinistro dell'atto. Si legge: Può essere degno di dubbio il fatto che al tempo di Costantino le campane fossero in uso, se riteniamo che la loro origine (sia da attribuire) al Santo Paolino da Nola, che nato nell'anno del Signore 354, morì nel 431. Costantino il Grande, invece, morì nel 337. Quuidi, per i nocerini del tempo la Rotonda non è altro che un antico edificio pagano dedicato a Giunone e riadat- tato a chiesa battesimale al tempo di Costantino. A riprova di ciò l'iscrizione della campana stessa che

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ricordava come la conversione al rito cristiano dell'antico tempio fosse avvenuta per opera deli'impe- ratore.

Allo stesso tempo il commentatore del Settecento annota immediatamente l'infondatezza di questa notizia facendo risalire l'uso delle campane a Paolino da Nola, in un periodo, dunque, successivo alla morte di Costantino. In ogni caso, sembra inverosimile che una chiesa battesimale fosse adibita ad epi- scopio. Molto più probabile che accanto al monumento sorgesse una basilica anche di non grandi dimensioni che fungesse da cattedra vescovile.

Suggestiva, ma non confortata da dati concreti, l'ipotesi secondo la quale il primitivo episcopio fosse da ubicare in località Iroma, fuori le mura antiche, nella zona nord orientale della città. Michele De Santi, storico nocerino dell'Ottocento, fu il fautore di questa ipotesi anche se ammise di non avere documenti molto antichi che riferissero alla località la denominazione di Episcopio.

A questo punto, si potrebbe anche pensare aii'esistenza in loco di una proprietà vescovile o, ammet- tendovi la presenza deiia primitiva chiesa nocerina, che quest'ultima sia stata spostata nel corso del VI secolo, all'arnvo dei Bizantini, verso il centro della città.

Il monaco Teodorico di Niem, al seguito di Urbano VI (1384-85), nella sua descrizione del temtorio nocerino, alludendo a Santa Maria Maggiore non scioglie tale dubbio: ... Andando verso la città di Salemo che dista dal castello di Nocera otto miglia, nella stessa piana si ritrova una venerabile basilica presso la quale oggi nessuno abita e che quasi del tutto priva di culto. Sembra che sia stata costruita in onore della Beata Vergine Maria e a somiglianza della Chiesa di Santa Maria che si trova nella città di Aquisgrana ... e aggiunge, nferen- dosi all'attuale Chiesa di San Prisco: ... si scorge nei campi la Chiesa di San Prisco, chefu un tempo cattedrale dove si conservano le reliquie del profeta Abacuc, e tutt'intorno al castello si scorgono ancora le fondamenta di case, che mostrano che quiun temio Cifu una città di cui si vedono le rovine ... Tali affermazioni pongono ulte- riori interrogativi circa l'ubicazione della prima cattedrale nocerina. In mancanza di uno scavo siste- matico nelle immediate vicinanze del battistero, la presenza di un'eventuale basilica può essere oggi soltanto supposta. Le iscrizioni funerarie, un tempo forse giacenti nella Rotonda, e poi rimosse ad ecce- zione di quella nel pavimento della vasca battesimale (C.I.L., X 1089), si sarebbero potute rivelare molto utili ad uno studio approfondito.

'

All'atto della ricostituzione della diocesi, nel 1385, la sede vescovile venne istituita presso l'attuale località Vescovado di Nocera Inferiore, poco lontano dall'antico perimetro di Nuceria, in direzione sud- ovest. Qui sorgeva, dalla trasformazione di un'antica Chiesa di San Filippo alle Macerie, un edificio che accoglieva i resti di San Prisco. Facilmente in questa circostanza si può scorgere un elemento di conti- nuità col passato per il nuovo seggio episcopale. I primi riferimentidocumehtati sul luogo ci vengono forniti, dal Codex Diplomaticus Cavensis. Nel 955, Martino vende al prete Pietro un noccioleto posto in locum Nucerie ubi proprio Pucianu dicitur, a Super Ecclesia Sancti Prisci. Sebbene, dunque, una continuità si sarebbe anche potuta individuare nella riproposizione deli'antica sede diocesana, cioè Santa Maria Maggiore, la scelta ricadde altrove perché quest'ultima, in quel tempo, e fino al 1627, era ancora parte dell'episcopio salernitano.

A sinistri, Nocera Inferiore, MOIIMIIO di San Giovanni in Palco. disegno del X W i secolo. A destra, Nocera Inferiore, Convento di Sant'Anna. disegno del X W i secolo.

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Nocca Superiore, Battistero

di Santa Maria Maggiore,

interno.

IL BAT~ICTERO PALEOCRISTIANO DI SANTA MARIA MAGGIORE (NOCERA SUPERIORE) *Teobaldo Fortunato e Gianluca Santangelo*

Il battistero, la cui forma circolare gli ha conferito l'appellativo de La Rotonda, faceva parte di un più vasto complesso sacro. La prima attestazione scritta risale ad un diploma dell'anno 841 con cui il prin- cipe longobardo di Salerno, Siconolfo, riconferma al vescovo Aione deila medesima città, il possesso dell'intero complesso: ... plebem snncte Marine de Nucerie cum omnem subsfnnfinm sunm ... La pieve, posi- zionata nel settore orientale del perimetro urbano di Nuceria Ayaternn, è stata edificata secondo Michael Stettler, entro la seconda metà del VI secolo d.C. Oggi si trova a circa 4 metri al di sotto dell'attuale piano di campagna. Fu innalzata, dopo aver sistematicamente raso al suolo un edificio precedente, la cui funzione è ancora oggetto di discussione, data l'esiguità degli elementi archeologici forniti daile campagne di scavo degli anni Ottanta e Novanta.

Ha un diametro di mt 24 ca., la cupola è alta mt 15 ca., partendo dal fondo della vasca battesimale, impostata su 15 archivolti e sorretta da altrettante coppie di colonne lisce senza il raccordo di un tam- buro. Sia la cupola, che le colonne scaricano il peso su una fondazione ad anello realizzata con bloc- chetti di tufo grigio nocerino.

Tutti gli elementi marmorei della decorazione architettonica, basi, fusti di colonne, capitelli e comi- ci modanate sono di spoglio ed in evidente funzione di reimpiego. Nel caso del colonnato, sia le basi che i capitelli presentano una decorazione completa solo su 3 lati, poiché, probabilmente, nella loro col- locazione d'origine si appoggiavano ad un muro, oppure la loro funzione non era affatto statica, bensì meramente esornativa. L'arredo marmoreo ancora in situ consta di oltre 100 esemplari: basi di tipo atti- co, 35 colonne a fusto liscio, 2 scanalate, capitelli di tipo corinzio, comici di media età augustea, pro- venienti evidentemente da edifici ormai in disuso della Nucerin classica quale forse i1 teatro ellenistico- romano, in località Pareti, o edifici pubblici del foro individuato dai sondaggi, a poca distanza verso 0. 1 fusti del colonnato sono in pavonazzetto, africano luculleo, breccia corallina, cipollino, giallo antico di Numidia, alabastro fiorito e bigio chiaro. Appare caratteristico e intenzionale il raccordo cromatico nella disposizione delle colonne. Infatti, gli architetti bizantini predisposero il giro interno del colon- nato seguendo un andamento ben preciso: partendo dall'abside o dall'ingresso, è evidente una corri- spondenza tipologica dei marmi che si dispongono in maniera speculare da destra verso sinistra e vice- versa. Si alternano cioè, in modo sicuramente non casuale, colonne in marmo africano ad altre in pavo- nazzetto, cipollino, alabastro etc., in una sequenza di alternanza cromatica e tipologica che produce un effetto di simmetria visiva. La vasca ottagonale, posta al centro del monumento, si innalza dal piano di calpestio per mt 0,70 presenta un diametro esterno di mt 7,12 ed interno di mt 5,95 e una profondità di mt 1,30 ca.

Al contrario delle colonne binate, tutto il rivestimento marmoreo del fonte battesimale non è costi- tuito da materiale riutilizzato; si tratta, infatti, di lastre appositamente tagliate. È adornato da plutei

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I quadrati e lastre rettangolari di marmo proconnesio a motivi geometrici o con croce greca gemmata posta al centro. Otto basi di marmo pentelico e cinque delle otto colonne originarie poggiano sul para- petto. Di esse si conservano solo due capitelli di marmo bianco databili entro il I secolo d.C. Le cinque

1 colonne sulla vasca, tutte a fusto liscio, sono di granito bigio-verdognolo, granito rosso di Assuan, gial- I lo antico di Numidia e bigio chiaro.

Con molta verosimiglianza, sorreggevano un tiburio ligneo, mentre alcuni fori su di esse, anche se a quote differenti, potevano fungere da supporto per bastoni di legno atti a sostenere velaria per pre-

1 servare il pudore dei battezzandi. Pur tuttavia, la nudità, in occidente, sembra non abbia creato pro- blemi. Solo in Siria, a giudicare dalle testimonianze testuali e archeologiche, le donne venivano accom- pagnate nella piscina dalle diaconesse o dalle vedove, che prowedevano anche a tirare i tendaggi appesi ai cibori sovrastanti le vasche stesse.

Delle tre colonne mancanti sul parapetto della vasca, due sono state individuate a Nocera Inferiore, in base d'analisi di documenti d'archivio e fonti stonografiche dei secoli XIX e XX. Una infatti, è tut- tora adagiata nella piazza d'armi della caserma Tofano (ex Carlo IiI di Borbone) ai piedi del monu- mento ai caduti d'epoca fascista. L'altra, smembrata in più pezzi, era collocata con funzione di para- carro all'estemo del campanile della Cattedrale di San Prisco, sempre a Nocera Inferiore.

Le 15 coppie di colonne e il muro perimetrale estemo, formano un deambulatorio con volta a botte, interrotta verso l'abside da due arconi doppi d'ampiezza, rispetto ai piccoli archivolti sopra le colon- ne. L'intercolurnnio ali'altezza deli'abside risulta più ampio di tutti gli altri. L'attuale ingresso è sfalsa- to rispetto aU'abside dica. 12 gradi e non è stato ancora chiarito in maniera esaustiva se si tratti di quel- lo originario o se esso sia stato aperto in un momento posteriore, ad esempio nel corso di restauri awe- nuti agli inizi del XVII secolo, epoca di realizzazione del protiro, sorretto da 2 possenti pilastri. Tali restauri potrebbero essere collegati al ripristino del monumento, allorquando, nel 1627 il battistero, fino ad allora sotto la giurisdizione di Salerno, ritornò alla diocesi nocerina. Alla medesima epoca risaliva- no gli archi di contrafforte posti trasversalmente alla volta a botte del deambulatorio e che sono stati rimossi nel corso degli ultimi restauri. L'abside evidenzia lateralmente 2 coppie di colonne scanalate corinzie che sostengono altrettante coppie di capitelli, reggenti a loro volta due blocchi di trabeazione spezzati, inquadrabili cronologicamente entro la media età augustea e che forse facevano parte deilo stesso monumento.

I continui e reiterati restauri degli ultimi secoli hanno alterato e compromesso la lettura dell'ordito murario originario'. Tuttavia a parte la calotta, crollata nel 1944 a causa dei proietti piroclastici del Vesuvio, la tecnica muraria è di tradizione romana, a blocchi di tufo grigio o bianco squadrato con listature di cotto, gli archi a conci di tufo intervallati da due mattoni del tipo a cassetta, ove i conci di tufo e le listature di laterizio hanno solo funzione di paramento (A. Gambardella).

Sulla muratura del deambulatorio estemo, rimangono gli archetti di 6 delle 8 finestre originarie più strette e posizionate più in alto rispetto alle attuali. Si conservano gli archi delle absidi, probabilmente 4, che si aprivano verso l'esterno.

b

Noma Superiore, Battistero di Canta M& Maggiore, pianta e YUOM,

da V o . w g e p i ~ di J. C. R de Saint-Non

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Nocm Superiore, Battistero

di Santa Maria Maggiore,

colonne e capitelli di spoglio.

I saggi di scavo a NE e SE del monumento, hanno messo in luce fondazioni relative ad absidi anch'esse in filari regolari in blocchetti di tufo grigio come la platea di fondazione che sorregge il colon- nato interno. Dal momento che ambedue le fondazioni si innestano alla base del muro del- l'edificio, è verosimile che le absidi fossero coeve alla fondazione del battistero e che & epoca succes- siva (tra il XV e il XVIII sec.) fossero state rimosse.

Un altro aspetto interessante è la sequenza stratigrafica, tagliata ed obliterata dalla fondazione del muro perimetrale. Le campagne di scavo condotte all'intemo ed all'esterno del monumento, hanno messo in luce ampi tratti di piani pavimentali in opus tessellatum policromo e setti muran che sono stati tagliati e livellati per allogare la fabbrica del battistero. È possibile, in base ai motivi decorativi, datare i mosaici policromi in un arco cronologico compreso tra il tardo I1 ed il 111 secolo d.C.; non può essere invece, determinata con precisione l'epoca cui appartiene la fase compresa tra le evidenze imperiali ed il primitivo impianto dell'edificio battisteriale. ... A questa fase si ascrivono ambienti delimitati da muri che, caratterizzati dal massiccio reimpiego di marmi, in parte definiscono pavimenti a mosaico d'epoca precedente. Le fasi d'epoca romana, ben evidenti nella loro successione stratigrafica sono ricollegabili ad una probabilefunzione residenziale (M. Lombardo).

Gli ambienti relativi alla fase dei mosaici a loro volta ne hanno obliterato altri appartenenti ad un livello precedente, caratterizzato da un piano in cocciopesto ben evidente dal saggio esterno antistan- te il protiro. Tali ambienti sono del periodo tardo repubblicano, epoca a cui è possibile ascrivere una larga fnccia di cocciopesto con tracce di pittura rossa e tesserine bianche formanti un cassettonato esagonale sti- lizzato, con al centro di ogni esagono una crocetta di 4 tessere bianche intorno ad una nera ( M . Lombardo).

I livelli più antichi di frequentazione documentati dai saggi di scavo all'esterno del battistero sono connessi al rinvenimento di un tratto di muro in blocchi di tufo grigio di grandi dimensioni e poco h- tano dalla base scanalata di una colonna di tufo fuori contesto. Per ciò che concerne la ceramica è Stato individuato uno strato omogeneo di materiale ellenistico che seppur non relativo a strutture in situ, testimonia altresì un livello di frequentazione in tale epoca. È evidente che le ridotte dimensioni e l'e- siguità delle indagini archeologiche non consentono ancora una più precisa caratterizzazione sia della funzione degli edifici, precedenti il battistero, sia delle sequenze stratigrafiche individuate. I livelli pavimentali interni sono stati interrotti, nel corso dei secoli da semplici deposizioni ed ipogei funeran utilizzati fino al XVIII secolo. Non altrettanto chiare sono tutte le dinamiche d'uso del monumento, dal momento che dall'epoca dell'edificazione, non vi è stata soluzione di continuità.

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Sia il materiale lapideo presente all'interno, le parti funzionali, nonché i pochi cicli pittorici perve- nutici, ne testimoniano un iterato riutilizzo, legato a precise vicende storico-religiose. Ad esempio, l'al- tare posto nel deambulatorio esterno davanti ail'abside è stato sicuramente impiantato nei primi decenni del XX secolo, riutilizzando materiale di spoglio ed in seguito allo smembramento dell'altare maggiore sotto la Madonna a SO dell'abside. Ciò si evince sia da una cartolina anteriore al 1925 del- l'interno dell'edificio, che da uno schizzo deila pianta del battistero realizzato nel 1910 da Francesco Fresa, frateilo del celebre astronomo Alfonso. In entrambi i documenti iconografici l'altare centrale non compare, mentre lo ritroviamo riprodotto da Hans Christian Andersen nel disegno realizzato durante la breve visita al monumento il 3 marzo del 1834.

Per quanto attiene i cicli pittorici, a parte un frammento di affresco pittorico, di ridotte dimensioni, situato sull'arco tompagnato del abside a SE, e relativo ad una cornice a motivi geometrici, la documentazione più cospicua è offerta dail'edicola a due vani (voltati a botte), posizionata a SE a ridos- so dell'ingresso.

Probabilmente realizzato in epoca longobarda fungeva d'accesso verso qualche area sacra esterna all'edificio. L'edicola è arricchita dalla presenza di due capitelli alveolati con colonnine cilindriche in monoblocco e da un terzo capitello a motivi vegetali con colonnina cilindrica in monoblocco e base.

Le piccole colonne con i capitelli ad alveolo sono databili, in base a confronti stilistici con analoghe risoluzioni a Pavia, al pieno VI1 secolo d.C., ma di produzione campana. Di non grandi dimensioni (colonna e capitello sommano un altezza pari a mt 2,28) sembrano non avere alcuna funzione statica e furono poste ai lati dell'ingresso a mo' di stipiti. La presenza di ganci di piombo lungo il lato interno dei fusti farebbe supporre che in origine essi avessero potuto sostenere una chiusura a velo o una pic- cola cancellata.

Mine il terzo capitello, a motivi vegetali, andrebbe ascritto allo stesso ambito cronologico dei pre- cedenti ed è stato scolpito in monoblocco con la colonna sottostante; presenta una caratteristica base atticheggiante con i tori molto distanti tra loro.

La cappella, inoltre, divisa in due vani è adornata con affreschi inquadrabili intorno alla fine del XIV secolo e raffigurano nella cappella A, una Madonna in trono con bambino, definita di Realvalle (Cfr. analoga Madonna neìl'Abbazia cistercense di Realvalle a Scafati) e attribuita ad un pittore tardo giot- testo, identificato con la personalità di Roberto d'oderisio, o un artista della sua cerchia; nella cappel- la B a sinistra, tutte le pareti, tranne quella di fondo, sono decorate con affreschi raffiguranti scene neo- testamentarie: al centro deila volta vi è il Cristo Pantocrator entro una mandorla.

Lacune neli'ordito pittorico del Cristo, lasciano intravedere uno strato decorativo sottostante non meglio identificato. Sulla parete destra vi è la Strage degli Innocenti, al di sopra di un memento mori, sulla destra, l'Ascesa al Calvario e la Crocefissione. I tratti più modesti e la minore cura dei particolari di questo ciclo, rispetto alla Madonna di Realvalle, consentono di attribuirlo ad un artista d'ambito e qualità diverse. A destra dell'ingresso, su quel che resta di un pilastro di contenimento campeggiano le figure di San Giovanni e Cristo nelle acque lustrali del Giordano entro una ricca e modanata cornice

A sinistra, Filippo Mo hen, innsione d$ Bamstero di Santa Maria Maggiore di Nocera Superiore. A destra, Hans Christian Andersen, disegno del Battistero di Santa Maria Maggiore di Nocera Supmorc.

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H. W. Scholz, disegno

del Battistero di Santa M&

Maggiore di Nocen Superiore,

I840 ca.

pittorica barocca databile al XWi secolo. Un ulteriore affresco, ridotto quasi ad una sinopia, è stato di recente restaurato su un altare parzialmente asportato lungo il muro perimetrale a N dell'ingresso. Il soggetto iconografico è una Madonna di Loreto molto deteriorato dalle efflorescenze saline e databile tra il tardo XV e la prima metà del XVI secolo. Trafugato il rilievo marmoreo inserito sopra l'altare a destra di quello principale, a sinistra rimane, in posizione più elevata, un altoriiievo in stucco policro- mo della Madonna di Santa Maria Maggiore con occhi vitrei inseriti, databile anch'esso entro la prima metà del XVI secolo. All'estemo del monumento, lungo il muro di contenimento della strada che ha inglobato setti murari relativi ad ambienti del grande complesso sacro di cui il battistero faceva parte, è stato rinvenuto un ampio frammento di affresco. Si tratta della fascia decorativa sottostante una ipo- tetica figura di cui si intravede una piccola porzione forse di piede e di un manto azzurro. Rimane inve- ce un motivo a transenne dai colori bianchi e neri con riquadratura tendente al rosso, di difficile data- zione, data l'esiguità del dato pittorico. Un ulteriore esempio di parete affrescata è riscontrabile nel giardino alle spalle dell'abside del battistero. Nell'angolo SO del muro di delimitazione, si conserva una scena frammentaria di memento mori con scheletro provvisto di falce, clessidra ed un cartiglio lacu- noso (universa carniis ...g.. n...nemini...).

Suli'estremo lembo destro si conserva un pastorale. L'affresco, realizzato in maniera grossolana ed affrettata risale al XWi secolo ed è forse relativo alla parete di fondo d'un ambiente strettamente con- nesso ali'ospedale di Santa Caterina, citato dai documenti d'archivio ed attivo f i o al XVIIi secolo. Di tale complesso, rimane oggi solo l'annessa cappella omonima situata a settentrione del battistero e in posizione decisamente più alta.

Nota

1. Prima dei restauri condotti a partire dalla seconda metà dell'ottocento e protrattisi fino a i giorni nostri, il dato più antico su interventi di manutenzione sui monumento ci viene dal protocollo notarile no 3920 del 12 novembre 1711 tratto daii'Archivio di Stato di Salerno e redatto da Notar Marco Antonio Attanasio. Una più approfondita ricerca sulle fonti d'archivio, tuttavia mancante, poeebbe aggiungere ulteriori informazioni s d i a stona recente del battisteho. In esso si dice: i reverendi don Giwanni Villani e don Domenico Antonio Elia, p a m i della Chiesa di Santa Maria Maggiore, a nome della parrocchia, concordano i lavori dafnrsi nella chiffia con i mastri fabbricatori Giuseppe Alfnno e Francesco Maniem,

entrambi di Nocera. I lavori sono necessari perché si r i t m la detta parrocchiale chiesa quasi diruta et uve bisogno di grandissima repa- razione. I mastri si impegnano a riparare di nuovo, così com'era, la lamia al di sopra del Santissimo, intonacare, stonacare e sarcire le pareti di essa e di tutte le altre Inmie; promettono anche di incassia- re e inzeppare (puntellare) con fasce l'aggiunta all'urchi e, quelli da sarcire, intonacarli e stonacarli. E così fare nella cupola grande che sta in mezzo di detta chiesa. Dovranno accomodare il tetto della chieca, ma il legname occorrente dovrà essere fornito dai panoci, biancheggiare da capo l'edificio comefosse nuovo. Dilatare et a h ' - gare così lafinestra che sta di sopra del battisteri0 come quella vici- no al campanile e accomodare l'arco che sta all'altare di San Giuseppe a modo difinestrone. Il p r e m convenuto P di ducati 100 e il termine dei l m r i Aprile 1712.

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9 rigo 2 convintamente per convitamene 33 didascalia effefti per efeiti 36 nota 49 rigo 2 inserirefu prima di dovuto 60 rigo 12 inespugnabilibus per inespugnabilis

Pag. 69 rigo 14 Q(uinti) per Q(uniti) Pag. 71 sostituire didascalia con Nocera Superiore: nenopoli romana, grifoni affrontati Pag. 83 rigo 15 dall'altra per deli'altra Pag. 85 rigo 23 celebrat per celebrant

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