Universit degli Studi di Parma
Dottorato di ricerca in Italianistica e Filologia romanza
Ciclo XXIII
I poeti e lAccademia:
le Rime degli Arcadi (1716-1781)
coordinatrice:
chiar.ma prof.ssa Gabriella Ronchi
tutor:
chiar.mo prof. William Spaggiari
dottoranda: Stefania Baragetti
a.a. 2009-2010
Indice
Premessa 1
PARTE PRIMA
1. Le accademie romane fra Sei e Settecento 5
2. I custodiati
2.1 Giovan Mario Crescimbeni (1690-1728) 27
2.2 Francesco Maria Lorenzini (1728-1743) 71
2.3 Michele Giuseppe Morei (1743-1766) 85
2.4 Giuseppe Brogi (1766-1772) 103
2.5 Gioacchino Pizzi (1772-1790) 107
3. Levoluzione delle forme metriche 142
4. Considerazioni 161
PARTE SECONDA
Indici delle Rime degli Arcadi 168
Bibliografia 485
Pastori dArcadia 523
1
Premessa
Il lavoro si propone di ripercorrere la storia dellaccademia
dellArcadia, muovendo
dalle Memorie istoriche compilate dal terzo custode Michele
Giuseppe Morei, nel 1761,
fino ai profili pi recenti, come quello tracciato da Maria
Teresa Acquaro Graziosi, nel
1991, in occasione delle celebrazioni del terzo centenario della
nascita del sodalizio.1
Strumento privilegiato per ricostruire le vicende della sede
romana, e i suoi rapporti con
i nuclei periferici, sono i quattordici volumi delle Rime degli
Arcadi, silloge ufficiale del
cenacolo, editi fra il 1716, durante la reggenza di Giovan Mario
Crescimbeni, e il 1781,
sotto le insegne pastorali di Gioacchino Pizzi. Attraverso
questo vastissimo corpus
lirico (quasi seimila componimenti), forse mai convenientemente
esplorato nei suoi vari
aspetti, e qui valutato anche secondo le dinamiche editoriali,
si dunque tentato di
svolgere unindagine complessiva (prendendo avvio dal
fondamentale studio condotto
da Amedeo Quondam sui primi nove volumi pubblicati da
Crescimbeni, nel 1716-22)2 e
di analizzare le scelte di contenuto e stile, documentando il
progressivo accoglimento
delle misure libere, influenzato soprattutto dopo ledizione dei
Versi sciolti di tre
eccellenti moderni autori, curata da Saverio Bettinelli
(1758).
A un panorama del contesto culturale romano fra Sei e
Settecento, animato, fra le
altre, dallaccademia Reale di Cristina di Svezia (1674), che cre
le basi per la nascita
dellArcadia, seguono le analisi dei cinque custodiati
(1690-1790), anche ricorrendo ai
materiali manoscritti conservati presso le biblioteche
Ambrosiana e Braidense di
Milano, Angelica di Roma e Palatina di Parma. Dopo la reggenza
di Crescimbeni
(1690-1728), che impose limmagine dellaccademia attraverso la
creazione di una
solida struttura burocratica e di una fitta trama clientelare,
si apr una lunga fase di crisi
(testimoniata anche dalla discontinuit delle pubblicazioni delle
Rime), coincidente con
i custodiati di Francesco Maria Lorenzini (1728-43), Michele
Giuseppe Morei (1743-
66) e Giuseppe Brogi (1766-72); gli interessi per la scienza e
la filosofia segnarono una
1 Michele Giuseppe Morei, Memorie istoriche delladunanza degli
Arcadi, Roma, de Rossi, 1761; Maria Teresa Acquaro Graziosi,
LArcadia. Trecento anni di storia, Roma, Palombi, 1991. 2 Amedeo
Quondam, Listituzione Arcadia. Sociologia e ideologia di
unaccademia, in Quaderni storici, VIII (maggio-agosto 1973), pp.
389-438.
2
ripresa nel ventennio di Gioacchino Pizzi (1772-90), destinata
per a infrangersi alle
soglie della Rivoluzione (il percorso idealmente si chiude con
lode di Carlo Castone
Della Torre di Rezzonico Per lanno secolare dArcadia, 1790).
Concludono la prima
sezione un capitolo dedicato allanalisi dellevoluzione delle
forme metriche nelle Rime
degli Arcadi, non senza una rassegna di temi e motivi dominanti.
La seconda parte
comprende il repertorio metrico, secondo gli schemi fissati da
Pietro G. Beltrami e da
Rodolfo Zucco:3
1. le lettere maiuscole segnalano gli endecasillabi e le
minuscole i versi brevi. Le misure
sono inoltre specificate dal numero in pedice alla lettera.
2. P, S, T (anche nelle forme minuscole) definiscono i versi
piani, sdruccioli e
tronchi irrelati.
3. s e t in pedice alla lettera qualificano le rime sdrucciole e
tronche (cfr. lo schema
s7a7ts7a7t dellode-canzonetta di Lorenzo Magalotti Quanto
volete, o Nuvole, in
RdA, vol. IV, p. 234). Il verso si intende piano in assenza di
indicazioni.
4. il simbolo / divide lo schema delle stanze delle canzoni da
quello del congedo.
5. i numeri fra parentesi tonde alla destra degli incipit dei
versi indicano il numero delle
strofe del componimento.
Nella trascrizione dei documenti manoscritti e degli incipit si
provveduto alla
distinzione fra accento acuto e accento grave secondo luso
corrente; alla soppressione
degli accenti sui monosillabi (qu > qui) e al loro ripristino
dove necessario (ne > n);
alladattamento delluso dellapostrofo e della h (nelle voci
verbali); ad una minima
regolarizzazione dellinterpunzione. Le abbreviazioni r e v, r1 e
v1 indicano
rispettivamente il recto e il verso dei fogli doppi del
carteggio fra Gioacchino Pizzi e
Angelo Mazza, conservato nel Fondo Micheli Mariotti della
Biblioteca Palatina di
Parma (Epistolario di Angelo Mazza, cass. II). Sono inoltre
stati adottati i seguenti segni
convenzionali:
1. il simbolo [?] posto di seguito a parola di lettura
incerta.
3 Pietro G. Beltrami, La metrica italiana, Bologna, il Mulino,
1991 (2002), pp. 10-2; Rodolfo Zucco, Istituti metrici del
Settecento. Lode e la canzonetta, Genova, Name, 2001, pp. 11-3.
3
2. il segno || segnala un vocabolo indecifrabile.
3. le parentesi < > contengono le integrazioni di termini
incompleti.
Delle Rime degli Arcadi sono stati utilizzati gli esemplari
della Biblioteca Comunale Sormani (Milano; VET. J. VET. 170), della
Nazionale Braidense (Milano; TT. 02. 0049-57) e della Palatina
(Parma; CC IX. 27353 1-14).
Sigle:
BAM Biblioteca Ambrosiana, Milano BAR Biblioteca Angelica, Roma
BNB Biblioteca Nazionale Braidense, Milano BPP Biblioteca Palatina,
Parma FMM Fondo Micheli Mariotti (in BPP)
Al termine di questo lavoro vorrei esprimere la mia pi sincera
gratitudine al prof. William Spaggiari, sempre prodigo di consigli
e di suggerimenti preziosi, e altres ringraziare le amiche Rosa
Necchi e Anna Maria Salvad. Dedico questo lavoro ad Andrea e a
Giulia.
4
Parte prima
5
1. Le accademie romane fra Sei e Settecento
1. Tra la fine del Seicento e i primi decenni del secolo
successivo numerose
accademie pubbliche e adunanze private, spesso effimere,
costellarono il panorama
culturale romano. Luoghi di conversazione e di socialit (a volte
istituiti per ragioni
clientelari), di incentivo agli studi (di ambito religioso,
scientifico, artistico o letterario)
e di confronto con le idee doltralpe, i circoli furono promossi
e frequentati da
ecclesiastici, nobili che vantavano legami di parentela con
dignitari curiali, eruditi
romani e forestieri, attirati nella citt pontificia anche dalle
prospettive di
avanzamento economico.1
Da un progetto maturato nelle discussioni fra il nipote di
Clemente IX, Tomaso
Rospigliosi, il cardinale Giovanni Bona, il teologo e matematico
Michelangelo Ricci e il
custode della Biblioteca Vaticana Lukas Holste deriv la
Conferenza dei Concili,
istituita il 30 giugno 1671 nel convento degli agostiniani
scalzi di S. Nicola da
Tolentino da Giovanni Giustino Ciampini, collaboratore del
Giornale de Letterati di
Roma, maestro dei brevi di grazia e prefetto dei brevi di
giustizia per incarico di papa
Rospigliosi (1669).2 Trasferitasi nel dicembre dello stesso anno
nella biblioteca del
Collegio di Propaganda Fide, e nominato segretario il lettore di
filosofia e teologia
Giovanni Pastrizio, durante gli incontri quindicinali ladunanza
ragionava sulle
questioni teologiche muovendo dallapprofondimento della storia
dei concili.3 Per
quanto fosse orientata allaffermazione del prestigio culturale
del clero e allincremento
delle partecipazioni il pi delle volte motivate da esigenze di
rappresentanza politica,
1 Cfr. Amedeo Quondam, LAccademia, in Letteratura italiana,
diretta da Alberto Asor Rosa, vol. I (Il letterato e le
istituzioni), pp. 823-94, alle pp. 886-98; Riccardo Merolla, Lo
Stato della Chiesa, ivi, vol. II (Storia e geografia. II. Let
moderna), pp. 1019-109, alle pp. 1019-74; Maria Pia Donato,
Accademie romane. Una storia sociale (1671-1824), Napoli, Edizioni
Scientifiche Italiane, 2000, pp. 13-76. 2 Cfr. la missiva del 20
giugno 1673 dellabate Michele Giustiniani al cardinale Mario
Albrici (in Michele Giustiniani, Lettere memorabili [], Roma,
Tinassi, 1667-75, 3 voll., nel vol. III, pp. 626-32); Eusevologio
romano, trattati X, pp. 113-6, e XII, pp. LXII-LXIII; Maylender,
vol. II, pp. 40-3; Pio Paschini, La Conferenza dei Concili a
Propaganda Fide, in Rivista di storia della Chiesa in Italia, XIV
(1960), pp. 371-82; Donato, Accademie romane, pp. 13-26. Per
notizie biografiche su Ciampini si vedano i profili di Vincenzo
Leonio (in VdA, vol. II, pp. 195-254), di Domenico Fabbretti (nelle
Notizie istoriche, vol. I, pp. 136-40) e di Silvia Grassi
Fiorentino in DBI, vol. XXV, 1981, pp. 136-43. 3 Su Pastrizio cfr.
la biografia di Giuseppe Maria Perrimezzi nelle Notizie istoriche,
vol. II, pp. 146-53; e Isidoro Carini, LArcadia dal 1690 al 1890.
Memorie storiche, Roma, Cuggiani, 1891, vol. I (Contributo alla
storia letteraria dItalia del secolo XVII e de principii del
XVIII), pp. 312-3.
6
lorganizzazione di una sola assemblea pubblica annuale a partire
dal pontificato di
Innocenzo XI (1676) determin un temporaneo declino del
consesso.4 Dopo la morte di
Pastrizio (1708) e lintervento di Clemente XI, a sua volta
membro dei Concili insieme a
Prospero Lambertini (papa Benedetto XIV dal 1740), il rilancio
del cenacolo fu affidato
agli accademici Lorenzo Zaccagni, custode della Vaticana, Giusto
Fontanini, professore
di eloquenza nellateneo romano, e Domenico Bencini, designato
segretario, incaricati
di redigere un nuovo statuto e di regolare le ammissioni; vi
entrarono cos il cardinale
Annibale Albani, nipote del pontefice, e nel 1714 il friulano
Giuseppe Bini, arcade con
il nome di Tegeso Acroniano.5
Contemporaneamente sorsero altre accademie: nel convento dei SS.
Cosma e
Damiano dei Terziari francescani dal 1682 si tennero riunioni
mensili istituite dal rettore
Angelo Garini, per discutere delle materie Istoriche, Canoniche,
e Dogmatiche de
Sagri Concilij, con tre discorsi dun quarto, e mezzo dhora per
ciascuno da tre
Accademici;6 lanno seguente presero avvio le pubbliche adunanze
nel monastero dei
celestini di S. Eusebio sullEsquilino, dove i convenuti (monaci,
lettori di teologia e
studenti) affrontavano in tre questioni, o punti, le materie
dellIstoria [Ecclesiastica],
de Canoni, o Decreti, e de dogmi, con diversi dubbij, o
riflessioni morali causate da i
medesimi Concilij.7 Nel 1694, nel collegio di S. Paolo alla
Regola dei Terziari
francescani, fu inaugurata laccademia dei Dogmi per servire di
Maestra delle Verit
Catoliche;8 posta sotto la tutela celeste di S. Paolo e quella
terrena dei cardinali
4 LAccademia nostra delle materie Ecclesiastiche de Concilj []
ha preso piede cos grande, che non si tiene mai [] Adunanza, che
non vi siano quattro o cinque Cardinali, oltre una quantit di
Prelati, che tutti vi vengono senza esservi invitati. [] Credo, che
ogni giorno pi si andar avanzando, perch il Papa ha mostrato di
gradire questo virtuoso esercizio, anzi d speranza di volerlo
promovere sempre pi []; cos il sacerdote reggiano Girolamo Toschi,
membro dei Concili, ragguagliava il conterraneo Apollinare Rocca in
una lettera del 23 luglio 1677 (cfr. Girolamo Tiraboschi,
Biblioteca modenese o notizie della vita e delle opere degli
scrittori natii degli Stati del Serenissimo Signor Duca di Modena,
Modena, Societ Tipografica, 1781-86 [rist. anast. Bologna, Forni,
1970], 6 voll., nel vol. V, pp. 284-7, a p. 285). 5 Su Bini cfr.
Armando Petrucci in DBI, vol. X, 1968, pp. 514-6; per i suoi
rapporti con laccademia ciampiniana si veda Paschini, La Conferenza
dei Concili a Propaganda Fide, pp. 377-82. 6 Eusevologio romano,
trattato XII, pp. LXIII-LXIV; e Antonino Mongitore, Bibliotheca
sicula, sive de scriptoribus siculis qui tum vetera, tum recentiora
saecula illustrarunt notitiae locupletissime, Panormi, Bua (1708),
poi Felicella, 1714 (rist. anast. Bologna, Forni, 1971), 2 voll.,
nel vol. I, pp. 77-8 (in cui il cenacolo definito Conciliorum
Academia); Donato, Accademie romane, p. 51. 7 Eusevologio romano,
trattato XII, pp. LVII-LVIII, a p. LVII; e Donato, Accademie
romane, p. 51. 8 Eusevologio romano, trattato XII, pp. LXV-LXVII, a
p. LXV (a p. LXVII si esorta il cenacolo ad assumere limpresa
raffigurante uno sciame dApi, le quali ingegnosamente fabricano col
loro studio il Mele negli Alveari; e con i loro risentiti pungoli
lo difendono dalle male bestie: con il Motto dal Tasso; Armata
Clementia: alludendo alla cortese difesa, che con la forza delle
loro ragioni, con la soavit della loro eloquenza, e con la
destrezza de loro argomenti sostengono le incontrastabili verit de
Dogmi Cattolici,
7
Giovanni Francesco Albani (papa Clemente XI dal 1700) e Lorenzo
Altieri, nel 1695
ladunanza fu trasferita alla Sapienza e formalizzata lanno dopo
con la promulgazione
degli Statuta Academiae Dogmaticae editi nel modenese Giornale
de Letterati di
Benedetto Bacchini.9 Nello stesso periodo il nobile fiorentino
Raffaele Cosimo
Girolami, legato agli ambienti della Propaganda Fide, diede vita
allaccademia
Teologica (1695), riunitasi nei primi anni nel palazzo del
cardinale Giuseppe Renato
Imperiali, di cui il Girolami era uditore. Istituito per
promuovere le discussioni di storia
sacra e di teologia scolastica, il consesso fu ufficializzato da
un breve di Clemente XI
(23 aprile 1718), che ne assegn la sede definitiva nella
Sapienza.10
Distintosi nella costituzione della Conferenza dei Concili,
Ciampini leg il proprio
nome anche alla nascita di un sodalizio scientifico ispirato
allAcadmie Royale des
Sciences e alla Royal Society, pur senza dimenticare le
accademie degli Investiganti di
Napoli (1650), del Cimento di Firenze (1657-67) e degli allora
declinanti Lincei.
Inaugurata il 5 agosto 1677 con un discorso del segretario
Girolamo Toschi, estensore
del programma e compilatore dei verbali degli incontri, a
partire dal 19 settembre dello
stesso anno laccademia Fisico-matematica prese a riunirsi in
forma privata nella
dimora di Ciampini in S. Agnese in Agone, con la promessa da
parte di Cristina di
Svezia (in realt mai messa in atto per ragioni economiche) di
ospitare le adunanze
pubbliche nella galleria inferiore di palazzo Riario e di
adibire una camera adiacente
alla custodia della strumentazione scientifica acquistata dal
promotore.11 Durante le
sedute informali, senza possesso danzianit, e senza veruna
differenza di grado;
secondo il vero sistema della sincerit virtuosa, nulla curante,
che di sapere, il
e col zelo armato, e risentito ribattano [] lardimento de
profani Maestri dellEresia []). Si vedano inoltre Maylender, vol.
II, pp. 220-1; e Donato, Accademie romane, pp. 52-4. 9 Lo statuto
segnalato in Pezzana, vol. III, p. 883. 10 Cfr. Maylender, vol. V,
pp. 299-302; Donato, Accademie romane, pp. 54-8; e il profilo del
Girolami di Stefano Tabacchi in DBI, vol. LVI, 2001, pp. 525-6.
Vicina agli ambienti curiali, laccademia degli Inaspettati fu
promossa nel novembre 1696 nella sagrestia di S. Carlo al Corso da
un gruppo di segretari dei prelati e dignitari laici; cfr.
Eusevologio romano, trattato XII, pp. LIX-LXII, e Maylender, vol.
III, pp. 185-6. 11 Sullaccademia si vedano la lettera del 23 luglio
1677 di Girolamo Toschi ad Apollinare Rocca (in Tiraboschi,
Biblioteca modenese, vol. V, pp. 285-6); Eusevologio romano,
trattato XII, pp. XXXIX-LXI; Maylender, vol. III, pp. 11-7;
Salvatore Rotta, Laccademia fisico-matematica ciampiniana:
uniniziativa di Cristina?, in Cristina di Svezia. Scienza ed
alchimia nella Roma barocca, a cura di Wilma Di Palma e Tina Bovi,
Bari, Dedalo, 1990, pp. 99-186; Donato, Accademie romane, pp.
26-34. Per limpresa, lEusevologio romano (trattato XII, p. LXI)
avanzava due proposte: un innesto con lespressione Utraque unum
(nel Corpo salluderebbe al vago accoppiamento della Filosofia
speculativa, Morale, e Naturale con la curiosa Sperienza de gli
effetti ammirabili della Natura, togliendosi con tal innesto la
selvatichezza dellignoranza con il domestico intrecciamento del
sapere, e col magistero dello Studio, e della fatica il rozzo et
inculto dellOzio, e della Pigrizia), o un cannocchiale accompagnato
dal motto Et remotissima prope (alludendo allingegnosa curiosit de
Signori Accademici []).
8
momento dellesposizione teorica e del dibattito intorno a
quattro ambiti disciplinari
(filosofico, medico, matematico e meccanico) era affiancato da
quello dimostrativo.12
Nel sodalizio, forte dei rapporti intrecciati con istituti
scientifici (fra cui gli osservatori
di Danzica, di Parigi e di Greenwich) e corrispondenti italiani
e stranieri
(dallastronomo Geminiano Montanari a Gottfried Wilhelm Leibniz,
che nel 1689
soggiorn a Roma),13 confluirono inoltre gli interessi per
lantiquaria (sullesempio
della Royal Society) e per la costruzione dei microscopi. Le
indagini astronomiche
furono promosse soprattutto a seguito dellavvistamento di una
grande cometa nel
novembre 1680 (quella che poi divenne nota col nome di Halley, e
che sollecit, fra gli
altri, gli studi di Carlo Antonio Cellio e di Domenico
Quartaroni)14 e dallarrivo a Roma
dellallievo del Montanari (1684), il veronese Francesco
Bianchini, subito distintosi
nello studio delle comete e nelle ricerche sul pianeta Venere
(poi raccolte in volume nel
1728 per Giovanni V di Portogallo).15 Indebolito dagli scontri
con gli atomisti
napoletani e i quietisti (il fisico-matematico Antonio Oliva,
promotore della setta ateista
dei Bianchi, mor nelle carceri dellInquisizione nel 1691, mentre
il sodale Agostino
Maria Taia era stato arrestato quattro anni prima), il cenacolo
si estinse alla morte del
fondatore nel 1698.16
Frequentata da alcuni esponenti del gruppo ciampiniano
(nellaprile 1685 Francesco
Bianchini vi pronunci la dissertazione De methodo philosophandi
in rebus physicis),
12 Si fa in tutte le prime Domeniche dogni Mese, su le 22 hore,
un Discorso da uno, o pi de soggetti della medesima Accademia sopra
qualche argomento proposto dal Segretario, spettante a qualche cosa
naturale, o pensiero curioso sperimentabile; recandosi in mezzo il
soggetto di essi, con gli opportuni stromenti mecanici per
rintracciarne gli effetti. Quindi si passa allosservazione di
diverse curiose sperienze Fisiche; poi al Filosofarne, discorrerne
[]; deducendosene in conclusioni le pi vere, e probabili,
registrate poi con le erudite riflessioni raccolte dal Segretario
nel Volume dellAccademie (Eusevologio romano, trattato XII, p. LX).
13 Cfr. Salvatore Rotta, Scienza e Pubblica felicit in Geminiano
Montanari, in Miscellanea Seicento, Firenze, Le Monnier, 1971, 2
voll., nel vol. II, pp. 63-208; su Montanari si veda anche la voce
di Giorgio Tabarroni in Dictionary of scientific biography,
directed by Charles Coulston Gillispie, New York, Scribner,
1970-90, 18 voll., nel vol. IX, 1974, pp. 484-7. 14 Sullaccademia
istituita da Domenico Quartaroni nel palazzo Pamphili a Piazza
Navona, cfr. Andr Robinet, LAccademia Matematica de D. Quartaroni
et le Phoranomus de G. W. Leibniz (Rome, 1689), in Nouvelles de la
rpublique des lettres, X (1991), pp. 7-18. 15 Per informazioni
biografiche su Bianchini si vedano il profilo di Giovanni Francesco
Baldini in VdA, vol. V, pp. 115-29; SI, vol. II, pt. II, pp.
1167-77; e la voce di Salvatore Rotta in DBI, vol. X, 1968, pp.
187-94. Agli studi astronomici Bianchini affianc la passione per
lantiquaria maturata a contatto dellamico, e co-accademico
fisico-matematico, Raffaele Fabbretti: Ma se il giorno stava il
nostro Prelato sotterra a leggere, e fedelmente copiar le
iscrizioni de morti [nei colombari scoperti nel 1725 sulla via
Appia], stava la notte vegliante col cannocchiale allocchio ad
osservare, e scoprire le maraviglie del Cielo (Baldini, Vita di
Monsignor Francesco Bianchini, p. 122). In onore di Alessandro
Albani lerudito veronese fond laccademia degli Antiquari
Alessandrini, nel palazzo del Quirinale, nel 1700. 16 Cfr. Luciano
Osbat, Linquisizione a Napoli. Il processo agli ateisti 1688-1697,
Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1974, pp. 43-132; Rotta,
Laccademia fisico-matematica Ciampiniana, pp. 173-4; Donato,
Accademie romane, pp. 41-44. Sul sodalizio dei Bianchi cfr.
Maylender, vol. I, p. 451.
9
laccademia Medica fu inaugurata il 10 maggio 1681 nel palazzo
del ferrarese Girolamo
Brasavola, medico di Cristina di Svezia e di Carlo Pio di
Savoia, suo protettore, per
discutere familiarmente de i mali, che per avventura havessero
[i medici] in Cura, ad
effetto, che senza politico rossore, o rispetto potesse ognuno
chieder pareri, [] per
benefizio de loro Infermi.17 Incerte sono le ragioni della
chiusura intorno al 1689,
probabilmente per limpossibilit di garantire il regolare
svolgimento delle tornate a
causa degli impegni assunti nel frattempo da alcuni accademici:
nel 1684 il romano
Giovanni Maria Lancisi era stato nominato professore di anatomia
alla Sapienza, mentre
Brasavola era diventato archiatra pontificio.18
Alle indagini scientifiche si dedicarono altres il cenacolo dei
Semplici, promosso da
papa Alessandro VII (1655-67) per la cura delle variet botaniche
dellorto di S. Pietro in
Montorio,19 e i Simposiaci (1662), che alternavano le
discussioni su argomenti
filosofico-scientifici allesercizio poetico;20 stessa
impostazione seguita dallaccademia
del Platano (1688) e da quella dei Pellegrini (1693), che ogni
Scienza, e liberale Arte
abbracciava.21
Molte le adunanze letterarie sostenute dallaristocrazia
cittadina. Al 1603, lo stesso
anno di fondazione dei Lincei, risale la nascita dellaccademia
degli Umoristi, attiva
sotto il patrocinio barberiniano fino al 1670 (dopo un silenzio
di quasi cinquantanni fu
rinnovata da Clemente XI, che ne affid la direzione al nipote
Alessandro Albani); fra il
1625 e il 1688, derivati da un gruppo di Umoristi, i Fantastici
si riunirono nel convento
dei SS. Apostoli.22 Nel 1641 apr i battenti laccademia degli
Intrecciati di Giuseppe
17 Si vedano Eusevologio romano, trattato XII, pp.
LXXXII-LXXXIV; Maylender, vol. IV, pp. 28-9; Rotta, Laccademia
fisico-matematica Ciampiniana, pp. 150-4; Donato, Accademie romane,
pp. 34-5 e 37-9. Su Brasavola cfr. SI, vol. II, pt. IV, pp.
2029-30; e il profilo di Giuliano Gliozzi in DBI, vol. XIV, 1972,
p. 53. 18 Su Lancisi cfr. le voci di Carlo Castellani (in
Dictionary of scientific biography, vol. VII, 1973, pp. 613-4) e di
Cesare Preti in DBI, vol. LXIII, 2004, pp. 360-4. Per gli altri
istituti di studi anatomici (negli ospedali della Consolazione, di
S. Spirito, di S. Giacomo deglIncurabili e nella Sapienza) si
rimanda a Eusevologio romano, trattato XII, pp. XXIII-XXVI. 19 Cfr.
Eusevologio romano, trattato XII, pp. XX-XXIII; e Maylender, vol.
V, p. 157. 20 Cfr. Eusevologio romano, trattato XII, pp.
XXXII-XXXV; Maylender, vol. V, pp. 182-6. 21 Eusevologio romano,
trattato XII, pp. LIV-LV e LXV; si vedano anche Giacinto Gimma,
Elogi accademici della Societ degli Spensierati di Rossano [],
Napoli, Troise, 1703, 2 voll., nel vol. II, pp. 175-6; Francesco
Saverio Quadrio, Della storia e della ragione dogni poesia,
Bologna, Pisarri (poi Milano, Agnelli), 1739-52, 4 voll. (in 6 tt.)
e lIndice universale, nel vol. I, pp. 100-1; Maylender, vol. IV,
pp. 242-3 (Pellegrini) e 292-4 (Platano). 22 Sugli Umoristi cfr.
Eusevologio romano, trattato XII, pp. XVIII-XIX; Maylender, vol. V,
pp. 370-81; Laura Alemanno, LAccademia degli Umoristi, in Roma
moderna e contemporanea, III (gennaio-aprile 1995), pp. 97-120. Per
i Fantastici si vedano Eusevologio romano, trattato XII, pp.
XXVIII-XXIX; Quadrio, Della storia e della ragione dogni poesia,
vol. I, p. 99; Maylender, vol. II, pp. 346-8. Dal sodalizio
uscirono una raccolta di Poesie (Roma, Grignano, 1637) e lAccademia
tenuta da Fantastici a 12 di maggio 1655 in applauso della S.t di
N. S. Alessandro VII (Roma, Mascardi, 1655).
10
Carpani, professore di diritto civile alla Sapienza, dove lo
studio delle materie legali era
affiancato dallattivit letteraria praticata nel corso di quattro
adunanze religiose
allanno, mentre al 1650 risale il cenacolo degli Infecondi,
protetto dal cardinale Felice
Rospigliosi.23 Laccademia Ottoboniana (ex Disuniti) fu
regolarizzata nel 1695, nel
palazzo della Cancelleria Apostolica dal cardinale Pietro
Ottoboni, che ospit
esercitazioni letterarie, trattenimenti musicali e teatrali, con
la collaborazione degli
arcadi (fra i quali Vincenzo Leonio, Pompeo Figari e Giuseppe
Paolucci).24 Di belle
lettere si occuparono inoltre gli istituti collegiali: agli
inizi del Seicento, nel Seminario
Clementino, presero a riunirsi i Vogliosi, giovani convittori
che ogni settimana si
confrontavano anche su tematiche morali e scientifiche, ma
sostituiti quasi un secolo
dopo dal cenacolo degli Stravaganti (sede dallaprile 1695 della
Rappresentanza
arcadica Stravagante), posto sotto la tutela di Cristina di
Svezia.25 A questo si
aggiungano gli Inculti del Collegio Nazzareno, dove l11 novembre
1717 fu dedotta la
Rappresentanza Nazzarena sostituita ventisei anni dopo dalla
colonia Inculta, e i Parteni
nel Seminario Romano (1611), che dal maggio 1716 ospit la
Rappresentanza
Ravvivata.26
2. Allinterno di questo articolato panorama era destinata ad
imporsi laccademia
Reale di Cristina di Svezia, in cui la molteplicit delle
discipline coltivate rifletteva
leclettismo della promotrice, che fin dagli anni del regno aveva
voluto circondarsi di
23 Sugli Intrecciati cfr. Eusevologio romano, trattato XII, p.
XXX; Quadrio, Della storia e della ragione dogni poesia, vol. I, p.
100; Maylender, vol. III, pp. 336-8; Donato, Accademie romane, p.
36. Nello stesso anno, per i tipi della medesima stamperia,
lorvietano Antonio Stefano Cartari, principe del consesso, cur le
pubblicazioni dei Discorsi Sacri e Morali detti nellAccademia de
glIntrecciati e dei Fasti dellAccademia de glIntrecciati nelli
quali sono descritte le Accademie di belle lettere finhora tenute
(Roma, Reverenda Camera Apostolica, 1673). Per gli Infecondi si
vedano Eusevologio romano, trattato XII, p. XXXI; Quadrio, Della
storia e della ragione dogni poesia, vol. I, p. 100 (che indica
come anno di fondazione il 1653), e Indice universale, p. 23;
Maylender, vol. III, pp. 253-60. Al Rospigliosi il cenacolo dedic
una silloge di Poesie (Venezia, Pezzana, 1678) e lAccademia funebre
celebrata il 22 luglio 1688. 24 Quanto alla cerchia ottoboniana, si
vedano Quadrio, Della storia e della ragione dogni poesia, vol. I,
pp. 100-1; Maylender, voll. II, pp. 212-3 (Disuniti), e IV, pp. 173
(Ottoboniana); Sandro Baldoncini, LOtthoboniana. Accademia romana
del Settecento, in Accademie e biblioteche dItalia, XLII
(gennaio-aprile 1974), pp. 33-42; Maria Letizia Volpicelli, Il
Teatro del cardinale Ottoboni al Palazzo della Cancelleria, in Il
teatro a Roma nel Settecento, Roma, Istituto della Enciclopedia
Italiana, 1989, 2 voll., nel vol. II, pp. 681-782; Flavia Matitti,
Il cardinale Pietro Ottoboni mecenate delle arti. Cronache e
documenti (1689-1740), in Storia dellArte, XXVI (1995), pp.
156-243. 25 Cfr. Eusevologio romano, trattato XII, pp. XXXV-XXXVI;
Quadrio, Della storia e della ragione dogni poesia, vol. I, p. 101;
Maylender, vol. V, pp. 274 (Stravaganti) e 481-2 (Vogliosi). 26
Cfr. Eusevologio romano, trattato XII, pp. XXVII-XXVIII (Parteni) e
XXXVII (Inculti); Quadrio, Della storia e della ragione dogni
poesia, vol. I, pp. 98-9 e 101 (Parteni e Ravvivati); Maylender,
voll. III, pp. 217 e 224-5, IV, pp. 73 e 218-20.
11
dotti europei.27 Giunto a Stoccolma nel settembre 1649 per il
tramite dellambasciatore
francese in Svezia Pierre-Hector Chanut, Ren Descartes fu
incaricato di compilare il
regolamento per laccademia che Cristina voleva erigere nella sua
nuova Atene. La
morte del filosofo dieci giorni dopo la consegna dello statuto
(11 febbraio 1650) non
pose fine alliniziativa della regina, che nel 1652 fond un
circolo per sollecitare lo
studio della lingua svedese.28 Sotto la direzione del medico
Pierre Bourdelot, il neonato
sodalizio umanistico-filologico fu frequentato in particolare
dagli stranieri a corte; fra
questi, i bibliotecari Isaac Vossius, insegnante di greco della
sovrana, e Gabriel Naud
(gi bibliotecario del cardinale Mazzarino), lo storico dellarte
Raphael Trich du
Fresne, lorientalista ed ebraista Samuel Bochart e il suo
allievo Pierre-Daniel Huet.29
Trasferitasi a Roma nel dicembre 1655, Cristina non abbandon le
aspirazioni
maturate in Svezia.30 Infatti, un mese dopo il suo arrivo,
ospite a Palazzo Farnese di
Ranuccio II duca di Parma e Piacenza, il 24 gennaio 1656 la
regina inaugur la prima
delle sei adunanze accademiche in cui al confronto su questioni
morali seguiva il
concerto finale; ma le difficolt economiche, unitamente alla
mancanza di una residenza
27 Figlia unica del re Gustavo II Adolfo e di Maria Eleonora di
Brandeburgo, Cristina di Svezia (18 dicembre 1626-19 aprile 1689)
eredit il trono a soli sei anni alla morte del padre nella
battaglia di Ltzen (6 novembre 1632); ma la reggenza, fino al 1644,
fu affidata al cancelliere Axel Gustavsson Oxenstierna. Dopo dieci
anni di regno, il 2 maggio 1654 Cristina abdic a Uppsala per
abbracciare la religione cattolica. Maturata anche grazie ai
gesuiti Paolo Casati e Franois Malines, inviati a Stoccolma nel
febbraio 1652 dal padre generale Francesco Piccolomini e dal
cardinale Fabio Chigi (papa Alessandro VII dal 1655), e preceduta
dalla professione di fede in forma privata a Bruxelles la vigilia
di Natale del 1654, la conversione fu sancita a Innsbruck il 3
novembre dellanno successivo alla presenza del legato pontificio
Lukas Holste. Un mese dopo la pubblica abiura, il 23 dicembre
Cristina fu accolta a Roma, dove il giorno di Natale fu cresimata
dal pontefice nella Basilica di S. Pietro e ribattezzata con il
nome di Cristina Alessandra. A Roma rimase fino alla morte, salvo
tre assenze: dal luglio 1656 al 1658 soggiorn in Francia, mentre
nei bienni 1660-62 e 1666-68 si rec in Svezia e ad Amburgo. 28 Cfr.
Bernard Quilliet, Cristina regina di Svezia, Milano, Mursia, 1985,
pp. 128-54 (I ed. Christine de Sude. Un roi exceptionnel, Paris,
Presses de la Renaissance, 1982); Susanna kerman, Queen Christina
of Sweden and her circle. The transformation of a
seventeenth-century philosophical libertine, Leiden-New
York-K!benhavn-Kln, Brill, 1991, pp. 44-69; Jean-Franois de
Raymond, La reine Christine et Ren Descartes: une rencontre
exceptionnelle, in Nouvelles de la rpublique des lettres, X (1991),
pp. 53-62; Ruggero Morresi, Cartesio e la regina Cristina: un
enigma, un paradosso, in Cristina di Svezia e la cultura delle
accademie, Atti del Convegno internazionale (Macerata-Fermo, 22-23
maggio 2003), a cura di Diego Poli, Roma, Il Calamo, 2005, pp.
203-26. 29 Si vedano kerman, Queen Christina of Sweden and her
circle, pp. 103-21; Jean-Franois Battail, rudits la cour de
Christine, in Nouvelles de la rpublique des lettres, X (1991), pp.
15-28; Vera Nigrisoli Wrnhjelm, Le accademie svedesi della regina
Cristina, in Cristina di Svezia e la cultura delle accademie, pp.
19-32. 30 Cfr. Stefano Fogelberg Rota, Organizzazione e attivit
poetica dellAccademia Reale di Cristina di Svezia, in Letteratura,
arte e musica alla corte romana di Cristina di Svezia, Atti del
Convegno di studi (Lumsa, Roma, 4 novembre 2003), a cura di Rossana
Maria Caira e Stefano Fogelberg Rota, Roma, Aracne, 2005, pp.
129-50, alle pp. 129-44.
12
stabile, influirono in termini negativi sulliniziativa, che dur
il tempo di un carnevale.31
Solo dopo il definitivo trasloco a Palazzo Riario (ora Corsini)
in via della Lungara
(1662), Cristina pot accogliere laccademia Reale formalizzata il
24 luglio 1674 e
inaugurata l11 novembre dello stesso anno con unorazione sul
tema della virt eroica
pronunciata dal cardinale Francesco Albizzi, esponente del
cosiddetto Squadrone
Volante (che appoggi lelezione di Fabio Chigi nel conclave del
1655) diretto dal
cardinale Decio Azzolino, fidato consigliere dellex
regina.32
Palazzo Riario divenne dunque un vivace luogo di confronto e
sperimentazione. Gli
studi scientifici di Giovanni Alfonso Borelli (a cui Cristina
aveva elargito i fondi per
pubblicare il De motu animalium, stampato postumo fra il 1680 e
il 1681), di Vitale
Giordano e del fisico-matematico Giovan Domenico Cassini (che
nel biennio 1664-65
osserv insieme alla regina il passaggio di due comete) erano
affiancati dagli interessi
per lalchimia e le scienze occulte incentivati, fra gli altri,
dal danese Ole Borch giunto a
Roma nel 1665.33 Lattivit poetica (in cui si segnalarono alcuni
dei futuri esponenti
dellArcadia) conviveva con la passione per il collezionismo
artistico, per la musica
(promossa da Arcangelo Corelli, Bernardo Pasquini e da
Alessandro Scarlatti, maestro
di cappella nel 1680)34 e per il teatro (a Cristina si deve
infatti lapertura del teatro di
Tor di Nona, nel gennaio 1671).35
31 Maylender specifica che allorganizzazione di queste tornate
accademiche collaborarono anche i fratelli pesaresi Francesco Maria
e Lodovico Santinelli, promotori nel 1645 dellaccademia dei
Disinvolti di Pesaro, seguita tre anni dopo dalla fondazione
dellomonimo circolo veneziano a cura del solo Francesco Maria
(voll. II, pp. 189-92, e IV, pp. 394-417, a p. 400). Sul primo
carnevale romano di Cristina si veda Alessandro Ademollo, I teatri
di Roma nel secolo decimosettimo, Roma, Pasqualucci, 1888 (rist.
anast. Bologna, Forni, 1969), pp. 68-77. 32 Sullorazione cfr.
Marie-Louise Rodn, Lanello mancante. Il discorso dapertura della
Regia Accademia del cardinale Francesco Albizzi, in Cristina di
Svezia e la cultura delle accademie, pp. 261-9; e Stefano Fogelberg
Rota, Organizzazione e attivit poetica dellAccademia Reale di
Cristina di Svezia, in Letteratura, arte e musica, pp. 144-8. Sul
rapporto fra Cristina e lo Squadrone Volante si veda Marie-Louise
Rodn, Church Politics in Seventeenth-Century Rome. Cardinal Decio
Azzolino, Queen Christina of Sweden, and the Squadrone Volante,
Stockholm, Almqvist & Wiksell International, 2000, pp. 91-112,
115-33, 174-83, 229-31. 33 Cfr. Tina Bovi, Il Salotto di Cristina
di Svezia e la cultura scientifica della seconda met del 600 a
Roma, e Ferdinando Abbri, Gli arcana naturae: filosofia, alchimia e
chimica nel Seicento, in Cristina di Svezia. Scienza ed alchimia
nella Roma barocca, pp. 15-9 e 49-68; Wilma Di Palma, Urania nel
salotto di Cristina, in Cristina di Svezia e Roma, Atti del
Simposio tenuto allIstituto Svedese di Studi Classici (Roma, 5-6
ottobre 1995), a cura di Brje Magnusson, Stoccolma, Suecoromana V,
1999, pp. 131-41. Su Borelli si vedano Ugo Baldini in DBI, vol.
XII, 1970, pp. 543-51; Thomas B. Settle in Dictionary of scientific
biography, vol. II, 1973, pp. 306-14; e Gianni Iacovelli, Giovanni
Alfonso Borelli medico alla Corte di Cristina di Svezia, in
Cristina di Svezia. Scienza ed alchimia nella Roma barocca, pp.
187-206. Per ragguagli biografici su Cassini si vedano Ren Taton in
Dictionary of scientific biography, vol. III, 1971, pp. 100-4; e
Augusto De Ferrari in DBI, vol. XXI, 1978, pp. 484-7. Su Giordano
cfr. Cesare Preti in DBI, vol. LV, 2000, pp. 289-91. 34 Su Corelli,
accolto nel 1690 nellaccademia Ottoboniana in qualit di primo
violinista e direttore dei concerti, e ascritto in Arcadia nel 1706
con il nome di Arcomelo Erimanteo (cfr. Onomasticon, p. 25), si
13
Gi autrice del regolamento del circolo di casa Farnese, anche in
questo caso la
regina stil le leggi accademiche (1680), illustrando in limine
ai ventotto articoli i
motivi della nascita del sodalizio, spronato ad agire secondo il
dettame della retta
ratione, e secondo lautorit degli Autori classici (articolo
XXVIII):
La M.st della Regina volendo dar un nobil essercizio, et
eccitamento di gloria, e dhonore a chiunque habbia vaghezza
derudizione, e di lettere, ha eretta nel suo Pallazzo unAccademia
dhuomini scielti dalla M.S. col solo riguardo della loro virt.
In qualit di mecenate (La M.t della Regina si dichiara perpetuo
Principe, e
Protettore di questa sua Accademia, XXVIII), Cristina enunci i
dettami a cui dovevano
attenersi i sodali esortati a coltivare con ogni studio et
applicazione la vera Erudizione
(I-II): dal divieto di recitare testi offensivi nei confronti
della religione e del governo
ecclesiastico (III) a quello contro i componimenti satirici (IV)
e in sua lode (XI), pur
trattandosi di una disposizione dettata dal consueto topos della
modestia; dalluso
dellitaliano nelle dissertazioni (V) alla libert di non assumere
pseudonimi (XV).
Dallex regina di Svezia dipendevano altres la definizione del
calendario delle sedute
accademiche (XVI), la decisione di riunirsi in privato per
vagliare gli argomenti da
esporre nelladunanza pubblica (VIII e XIX), la nomina di quattro
censori e del segretario
(XXVIII), la modalit di svolgimento degli incontri (XXVIII):
OgnAccademia comincer con una sinfonia, dopo la quale si canter
la prima parte del componimento musicale, destinato per lAccademia
di quel giorno. Finita questa prima parte, si far la lezione
Accademica, dopo la quale si canter la seconda parte della
composizione, e cos finir con la musica, come principio.
vedano Giovan Mario Crescimbeni, in Notizie istoriche, vol. I,
pp. 250-2; Giulia Giachin, in DMb, vol. II, 1985, pp. 317-22; Piero
Buscaroli, in DBI, vol. XXIX, 1983, pp. 46-65. Si segnala inoltre
Franco Piperno, Cristina di Svezia e gli esordi di Arcangelo
Corelli: attorno allOpera I (1681), in Cristina di Svezia e la
musica, Convegno internazionale (Roma, 5-6 dicembre 1996), Roma,
Accademia Nazionale dei Lincei, 1998, pp. 99-132. Per Pasquini e
Scarlatti, ammessi in Arcadia nel 1706 con gli pseudonimi di
Protico Azetiano e Terpandro Politeio (Onomasticon, pp. 216 e 248),
rimando ai profili di Alberto Iesu e Malcolm Boyd in DMb, voll. V,
pp. 591-3, e VI, pp. 606-29. Su Pasquini, definito da Cristina
Principe della Musica, si veda inoltre quanto scrisse Saverio Maria
Barlettani Attavanti nelle Notizie istoriche, vol. II, pp. 330-4.
35 Sugli interessi culturali dellex regina cfr. Enzo Borsellino, I
quadri di Alberto Duro et daltri maestri alemanni li darei tutti
per un paro di Raffaello: Cristina e le arti, in Letteratura, arte
e musica, pp. 161-207; Arnaldo Morelli, Il mecenatismo musicale di
Cristina di Svezia. Una riconsiderazione, in Cristina di Svezia e
la musica, pp. 321-46; Carolyn Gianturco, Cristina di Svezia:
promotrice e ideatrice di musica a Roma, in Letteratura, arte e
musica, pp. 113-27; Bianca Tavassi La Greca, Carlo Fontana e il
Teatro di Tor di Nona, in Il teatro a Roma nel Settecento, vol. I,
pp. 19-34.
14
Annotate in un apposito registro, le conversazioni letterarie
erano organizzate in
momenti diversi, evitando che le esercitazioni poetiche
sottraessero tempo alla lettura
dei discorsi (XXIII). In merito alla produzione lirica, la
regina tracci le coordinate di un
programma ispirato alla chiarezza linguistica e al rinnovamento
in chiave
antimarinista (XXVIII):
In questAccademia si studj la purit, la gravit, e la maest della
lingua Toscana. Simitino per quanto si pu i Maestri della vera
eloquenza de secoli dAugusto, e di Leone X, poich negli Autori di
quei tempi, si trova lidea duna perfetta e nobil eloquenza, e per
si dia il bando allo stile moderno, turgido ed ampolloso, ai
traslati, metafore, figure etc. dalle quali bisogna astenersi per
quanto sar possibile, o almeno adoprarle con gran discrezione e
giudizio.36
Dei temi discussi conservato un catalogo relativo al biennio
1674-75, mentre degli
accademici resta traccia in un elenco aggiornato fino al 1679.37
Met dei ventotto neofiti
erano ecclesiastici: fra questi, larcivescovo di Rossano Angelo
Della Noce, il vescovo
di Vaison Giuseppe Maria Suares, il cardinale Stefano Pignatelli
e il gesuita portoghese
Antonio Vieyra, iscritti il 24 luglio 167438 (stesso giorno in
cui furono ammessi anche
gli scienziati Stefano Gradi e Ottavio Falconieri, gi membro
delle accademie del
Cimento e della Crusca).39 Il cardinale Giovanni Francesco
Albani e il teologo
36 Per gli statuti del cenacolo di palazzo Farnese e
dellaccademia Reale cfr. Acquaro Graziosi, LArcadia. Trecento anni
di storia, pp. 69-70 e 71-2. 37 Cfr. Fogelberg Rota, Organizzazione
e attivit poetica dellAccademia Reale di Cristina di Svezia, p.
133; lelenco degli accademici riportato anche da Francesco
Bianchini nella biografia di Enrico Noris (VdA, vol. I, pp.
199-222, alle pp. 209-10) e da Johan Arckenholtz, Mmoires
concernant Christine reine de Sude, pour servir dclaircissement
lhistoire de son rgne et principalement de sa vie prive, et aux
vnemens de lhistoire de son tems civile et litraire [], Mortier,
Amsterdam et Leipzig, 1751-60, 4 voll., nel vol. II, pp. 139-40. 38
Su Della Noce si vedano i profili di Giovan Mario Crescimbeni (VdA,
vol. I, pp. 11-27), di Tommaso Perrone (Notizie istoriche, vol. II,
pp. 285-9) e di Massimo Ceresa in DBI, vol. XXXVII, 1989, pp.
106-8. Per Suares, frequentatore saltuario della Conferenza dei
Concili insieme al Della Noce, cfr. Giustiniani, Lettere
memorabili, vol. III, p. 628; Arckenholtz, Mmoires concernant
Christine reine de Sude, vol. II, p. 139 (alle pp. 140-1 per
Vieyra). Su Pignatelli cfr. IBI, vol. VIII, p. 3309. 39 Su
Falconieri, autore dellopuscolo Christinae Suecorum Reginae plausus
trilinguis (1656), si veda la voce di Matteo Sanfilippo in DBI,
vol. XLIV, 1994, pp. 385-8; per il Gradi, che accolse la regina
giunta a Roma con un discorso pronunciato nella Torre dei Venti in
Vaticano (20 dicembre 1655), e che le dedic le Dissertationes
physico-mathematicae quattuor (1680), si vedano Florio Banfi,
Cristina di Svezia e Stefano Gradi di Ragusa (omaggio dei dalmati
alla Minerva svedese), in Archivio storico per la Dalmazia, XIV
(1939), pp. 363-94; e Tomaso Montanari in DBI, vol. LVIII, 2002,
pp. 361-3. Il 24 luglio 1674 furono annoverati anche il francescano
Antonio Cottone (cfr. IBI, vol. III, p. 1302), i gesuiti Girolamo
Cattaneo, segretario dellordine (ivi, p. 1044), e Niccol Maria
Pallavicini (cfr. il profilo di Ignazio Sisti nelle Notizie
istoriche, vol. II, pp. 325-8), Lodovico Casali, autore di un
volume di Poesie edito nel 1670 (cfr. Luigi Ferrari, Onomasticon.
Repertorio biobibliografico degli scrittori italiani dal 1501 al
1850, Milano, Hoepli, 1947, p. 187), e Francesco Cameli, custode
del medagliere di Cristina e segretario nelladunanza del 24 luglio
1674 (si veda la voce di Nicola Parise in DBI, vol. XVII, 1974, pp.
163-4).
15
agostiniano Enrico Noris furono accolti lanno dopo;40 nel 1679
entrarono Emanuel
Schelstrate, custode della Biblioteca Vaticana ed esponente
della Conferenza dei
Concili, due autori prescelti per la Poesia Latina (il gesuita
Ubertino Carrara e labate
Michele Cappellari) e due per la Poesia Italiana (Benedetto
Menzini e Alessandro
Guidi).41
Di origine fiorentina, accademico Apatista e sostenuto dalla
favorevol mano del
marchese Giovanni Vincenzo Salviati,42 Benedetto Menzini diede
alle stampe nel 1674
una raccolta di rime offerta al granduca Cosimo III, ma in
seguito sconfessata; per
suggerimento del conterraneo Francesco Redi, maestro e
consigliere di letterati pi
giovani,43 corretta e accresciuta degli Opuscoli latini la
silloge fu ristampata sei anni
40 del futuro papa Clemente XI (1700) il Discorso detto nella
Reale Accademia della Maest di Cristina di Svezia, in lode di
Giacomo Secondo, Re della Gran Brettagna, nel 1687 (cfr. Vita
dellAbate Alessandro Guidi scritta da Gio. Mario Crescimbeni
Arciprete della Basilica di S. Maria in Cosmedin, e Custode
Generale dArcadia, in Alessandro Guidi, Poesie [] non pi raccolte
con la sua vita novamente scritta dal signor Canonico Crescimbeni e
con due Ragionamenti di Vincenzo Gravina non pi divulgati, Verona,
Tumermani, 1726, pp. VII-XL, alle pp. XIII-XIV). Su Noris cfr. le
biografie di Francesco Bianchini in VdA, vol. I, pp. 199-222, e di
Domenico Fabbretti nelle Notizie istoriche, vol. II, pp. 26-9.
Nello stesso anno (1674) furono registrati il marchese di Pianezza,
Giovanni Battista De Luca, nominato cardinale nel 1681 (Moroni,
vol. XIX, 1843, p. 220; Aldo Mazzacane in DBI, vol. XXXVIII, 1990,
pp. 340-7), i gesuiti Silvestro Mauro e Pietro Possino (IBI, voll.
VII, p. 2704, e VIII, p. 3395). 41 Cfr. Memorie istoriche, p. 14.
Per Schelstrate si veda Carlo Frati, Dizionario bio-bibliografico
dei bibliotecari e bibliofili italiani dal sec. XIV al XIX,
raccolto e pubblicato da Albano Sorbelli, Firenze, Olschki, 1933
(rist. anast. 1999) p. 514. Su Carrara, autore del poema epico
Columbus dedicato al cardinale Benedetto Pamphili (1715), e
Cappellari, cui si devono le liriche Christinais, sive Christina
lustrata (1700), cfr. le biografie compilate da Saverio Maria
Barlettani Attavanti e Jacopo Magnani nelle Notizie istoriche, vol.
III, pp. 228-32 e 152-4; inoltre, cfr. Memorie istoriche, pp. 14-5.
Al 1679 risalgono le iscrizioni di Carlo Catone De Court, Enrico di
Guzman, Francesco Ridolfi (cfr. Ferrari, Onomasticon, pp. 576-7;
IBI, vol. IX, p. 3540), del domenicano Angelo Giuliani (cfr.
Ferrari, Onomasticon, p. 364), del conte Alberto Caprara,
segretario del cardinale Rinaldo dEste fino al 1672 (cfr. la voce
di Gian Paolo Brizzi in DBI, vol. XIX, 1976, pp. 165-8), e
dellarcivescovo di Rieti Niccol Radulovich dedicatario della
canzone Vanit de pensieri umani di Alessandro Guidi (Poesie
approvate. LEndimione - La Dafne - Rime - Sonetti - Sei omelie, a
cura di Bruno Maier, Ravenna, Longo, 1981, pp. 254-7). 42 Cfr.
Giuseppe Paolucci, Vita di Benedetto Menzini [], in VdA, vol. I,
pp. 169-88, a p. 171; ma si veda anche quanto scrive Michele
Giuseppe Morei nelle Notizie istoriche, vol. I, pp. 112-4. 43
Walter Binni, LArcadia e il Metastasio, Firenze, La Nuova Italia,
1968, pp. 3-46, a p. 11. A sua volta frequentatore dellaccademia
Reale dal 1685, Redi elabor le premesse letterarie svolte dal
Menzini e da questo pi direttamente offerte al circolo romano da
cui sorse lArcadia (ivi, p. 10); si veda anche Paolucci, Vita di
Benedetto Menzini, pp. 172-3. Il rapporto fra i due toscani
attestato dagli amichevoli scambi poetici, come la canzone in cui
Menzini Rende tributo di stima, e di grata riconoscenza allegregia
Virt, e Gentilezza delleruditissimo Sig. Dottore Francesco Redi
(vv. 1-10: Diasi lode al mio REDI; egli promise, / che un giorno
avrei corona, / se allArgivo Elicona / il pi volgea, dove a me il
Cielo arrise. / Nel tempio del mio Cuor sacrai suo detto; / che
sembreria sciocchezza / di ci, che pi si apprezza / non averne
quaggi fervido il petto: / io prestai fede al vero, / poi mossi al
gran Sentiero; Benedetto Menzini, Opere [] accresciute, e
riordinate [], Firenze, Stamperia di S.A.R., 1731-32, 4 voll., nel
vol. I, libro II, pp. 29-32, a p. 29). Cfr. anche lanacreontica
Vorrei cantar talvolta (ivi, pp. 232-3, in particolare i vv. 13-8),
la prima quartina del sonetto Nel suo ritorno dal Mare (ivi, libro
XII, p. 317) e le dediche del De literatorum hominum invidia (1675)
e Della costruzione irregolare della lingua toscana (1679). Dal
canto suo, Redi allude a Menzini nel ditirambo Bacco in Toscana,
vv. 325-32: E quei che prima in leggiadretti versi / ebbe le grazie
lusinghiere al fianco, / e poi pel suo gran cuore ardito e franco /
vibr suoi detti in fulmine conversi, / il grande anacreontico
ammirabile / Menzin che splende
16
dopo con la firma Benedetto Fiorentino e la dedica al mecenate.
Negatagli la cattedra
di eloquenza nellateneo pisano, nel 1685 Menzini si trasfer a
Roma, dove tramite i
cardinali Stefano Pignatelli, che aveva sottoposto allattenzione
di Cristina le satire del
poeta toscano ([] sparse tutte dun vivo fuoco, e di argutissimi,
e pungenti sali
ripiene), e Decio Azzolino, che lo ritenne degno ornamento della
sua [di Cristina]
splendidissima Corte,44 fu introdotto nellaccademia Reale (a cui
di fatto era stato
iscritto nel 1679). Limpatto con la citt pontificia restituito
nelle seguenti terzine:
Te Roma, io vidi, e le tue pompe illustri; e vidi, che risorgi
assai pi bella dal cener tuo, al variar de lustri.
Certo il favor di pi propizia Stella maddusse alle tue mura; e
assai mi dolse, che in te non fui dalla mia et novella.
Chio vidi Amor, che di sua man maccolse; e al chiaro Sol
dellimmortal CRISTINA, nebbia di duol da gli occhi miei si
tolse.
E del genio Real lalta, e divina luce io mirai, che in ogni cuor
gentile gli spirti illustra, e glintelletti affina.45
Menzini si distinse per la partecipazione ad una tornata
accademica, con un discorso
sulla Bellezza, e per alcuni componimenti encomiastici, fra i
quali una canzone in
omaggio alla munificenza di Cristina:
E qual pi egregia prole, che fecondar di se lArti, e glIngegni,
e dire al Mondo, I Figli miei son questi? Non sterilit, se questo
Sole, qual per siderei segni, fia, che a Virtute lalimento
appresti. Ogni canoro Spirto, del nobil Tebro in riva, vede come
fiorisca, e per Lei viva alle dotte lor fronti o lauro, o mirto.
Quindi la Fama alto risuona, e quindi lieta trascorre a gli Etipi,
e a glIndi.46
per febea ghirlanda, / di satirico fiele atra bevanda / mi porga
ostica, acerba e inevitabile (cfr. Francesco Redi, Bacco in
Toscana, con una scelta delle Annotazioni, a cura di Gabriele
Bucchi, Roma-Padova, Antenore, 2005, p. 26). 44 Paolucci, Vita di
Benedetto Menzini, pp. 174-175. 45 Dellarte poetica, in Opere, vol.
II, libro V, p. 244, vv. 1-12. Sullarrivo a Roma cfr. Paolucci,
Vita di Benedetto Menzini, pp. 174-5; le missive del 3 novembre
1685 a Francesco Redi (in Lettere di Benedetto Menzini e del
senatore Vincenzo da Filicaia a Francesco Redi, Firenze, Magheri,
1828, pp. 99-102) e del 7 novembre dello stesso anno a Francesco
Del Teglia (in Opere, vol. III, p. 284).
17
Alla lirica doccasione Menzini affianc quella di argomento
critico-teorico,
rivelando una ferma volont di rinnovamento; risale al 1688
(quattordici anni dopo
ledizione dellArt potique di Nicolas Boileau) la stampa Dellarte
poetica dedicata al
cardinale Decio Azzolino.47 Consapevole delle difficolt del far
versi (Erto il giogo
di Pindo; Anime eccelse / a sormontar la perigliosa cima / tra
numero infinito Apollo
scelse, vv. 1-3),48 lautore toscano espone in modo prudente ed
efficace i princpi
dellindirizzo poetico contrapposto decisamente, e con chiara
coscienza del distacco
avvenuto, alle caratteristiche del gusto barocco.49 Articolato
in cinque libri, il trattato
(in terzine) afferma la necessaria compresenza di doti naturali
e di padronanza degli
strumenti dellarte in chi si accinge a intraprendere il cammino
poetico: Ma forse
baster limpida, e bella / aver la mente? Ah questo sol non basta
/ senzarte, che le
forme in lei suggella. // Sappi, che la Natura ella sovrasta /
qual nobile Regina; e lArte
aggiunge / un tal contegno, che belt non guasta (vv. 34-9).50
Alle riflessioni
sulladozione di uno stile nobile e chiaro attraverso limitazione
sorvegliata dei classici
del Parnaso Toscan (v. 274),51 in particolare di Petrarca e di
Tasso,52 e sul lungo
esercizio per individuare la rima idonea a rendere il verso
fluido, seguono le
osservazioni relative al poema eroico (II) e ad altre forme
liriche (ditirambo, sonetto,
satira, elegia, egloga, terzina, III-IV). Nel quinto libro
Menzini precisa il significato di
sublime ([] quel, chaltri in leggenda desta / ad ammirarlo, e di
cui fuor traluce /
belt maggior di quel, che l dir non presta, vv. 112-4) e il
valore dellispirazione
46 Per la Real Maest di Cristina Regina di Svezia, in Opere,
vol. I, libro IV, pp. 106-14, a p. 113, vv. 217-28; a Cristina,
Menzini dedic inoltre la canzone Per la conquista di Buda lanno
MDCLXXXVI (ivi, libro V, pp. 187-91); i sonetti Per Cristina Regina
di Svezia, Per la recuperata Salute della Regina di Svezia, Per la
Real Maest della Regina di Svezia e Nellultima Infermit della
Regina suddetta, ivi, libro XII, pp. 323 e 325-6; e il panegirico
latino Mentem hominum quanta divini Numinis aura (ivi, vol. IV, pp.
174-82). Per la dissertazione Della Bellezza, ivi, vol. III, pp.
29-43.
47 Scrive Paolucci: in essa gareggiavan del pari il giudizio
dellAutore, e levidenza, e la chiarezza de precetti, fondati o
nella ragione, o nellautorit de pi nobili antichi, s latini, come
Toscani Poeti; ed espressi con termini, e con voci cos proprie, e
significanti, che lobbligo della rima accrescea lor grazia, pi che
ne scemasse, o ne rendesse oscuro il senso (Vita di Benedetto
Menzini, p. 176). Si veda anche la lettera dedicatoria del 20
dicembre 1687 a Decio Azzolino (in Opere, vol. III, pp. 290-1). 48
Dellarte poetica, in Opere, vol. II, libro I, p. 125. Cfr. Carmine
Di Biase, Arcadia edificante. Menzini-Filicaia-Guidi-Maggi-Lemene,
Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1969, pp. 30-45. 49 Binni,
LArcadia e il Metastasio, p. 19. 50 Dellarte poetica, in Opere,
vol. II, libro I, pp. 126-7. 51 Ivi, p. 135. 52 Dolce dAmbrosia, e
dEloquenza un fiume / scorrer vedrai dellumil Sorga in riva / per
quei, ch de Poeti onore, e lume. // N chieder devi ondegli eterno
viva; / perch l viver eterno a quel si debbe / stil puro, e terso,
che per lui fioriva (ivi, p. 128, vv. 76-81); Deh fosse un giorno
il mio purgato stile / prossimo al gran Torquato [] (ivi, libro V,
p. 245, vv. 13-4).
18
poetica,53 dono di natura da misurare sempre nel rispetto delle
proprie capacit: [] a
ciaschedun nel cuore / avvi il talento; ma non sempre eguale, /
che grande in altri, e
forse in te minore (vv. 100-3).54
Il letterato fiorentino fu annoverato nel sodalizio lo stesso
anno in cui vi entr
Alessandro Guidi, definito inventore di una nuova maniera di
poetare dal suo biografo
Pier Jacopo Martello.55
Giunto a Parma dalla nata Pavia nel 1666, dopo il noviziato
poetico sotto la
protezione del duca Farnese, dedicatario di una raccolta di
Liriche (1671)56 e promotore
della rappresentazione nel Collegio dei Nobili del melodramma
Amalasonta in Italia
(1681), Guidi comp un viaggio a Roma nel 1683; introdotto dal
cardinale Decio
Azzolino, conobbe Cristina di Svezia, che due anni dopo ottenne
il consenso di
Ranuccio II al definitivo trasferimento del poeta nella citt
pontificia.
Il primo soggiorno romano del Guidi fu unoccasione per
avvicinarsi ai letterati della
cerchia cristiniana e rivedere i termini della formazione
poetica, orientandola verso i
canoni del classicismo pindarico (al quale egli dal genio, e
dallattivit della fantasia
era pi che ad altro stile portato), filtrato dalla lezione
chiabreresca e non scevro delle
suggestioni di Dante e Petrarca (senza la guida de quali niuno
stile poetico in lingua
Italiana pu giugnere alla perfezione).57 Testimonianza del
percorso di ripensamento
la canzone del 1683 in morte del barone Michele dAste
nellassedio di Buda, dove il
tema commemorativo, gi svolto nella silloge parmense, trattato
in modo pi
spiegato e limpido, mentre la costruzione regolare e misurata,
rapida e lineare, in
cui prudenza e gusto di chiarezza, ispirati dal co-accademico
Benedetto Menzini
(che a sua volta aveva versificato levento), si accordano con
gli impeti pindarici e
53 Ma con lEntusiasmo anco sen viene / pur da Natura il buon
Giudizio: oh quanto / quanto lImperio, che n Parnaso ei tiene! //
Ei di grandOro il Crin fregiato, e l Manto / siede qual Rege, e
consiglier fedeli / Senno, e Prudenza ognor stannogli accanto (ivi,
p. 251, vv. 184-189). 54 Ivi, libro I, p. 132, e libro V, pp. 248.
55 Cfr. Pier Jacopo Martello, Vita dellAbate Alessandro Guidi [],
in VdA, vol. III, pp. 229-52, a p. 230; ma si veda anche lelogio
che il bolognese tributa al Guidi nei Sermoni della poetica (VI,
vv. 172-98), in Pier Jacopo Martello, Scritti critici e satirici, a
cura di Hannibal S. Noce, Bari, Laterza, 1963, p. 49. Sul rapporto
fra Menzini e Guidi, Memorie istoriche, p. 14, e Giuseppe
Bianchini, La villeggiatura. Dialogo [] nel quale si discorre sopra
un giudizio dato da Pier Jacopo Martello intorno al poetare del
Menzini, e dAlessandro Guidi, Firenze, Stamperia S.A.R., 1732. 56
Si vedano la dedica del volume, datata I agosto 1671, e la canzone
al duca Gi de lAlpi innacesse, in Alessandro Guidi, Poesie liriche
consagrate allAltezza Serenissima di Ranuccio II Farnese Duca di
Parma, e di Piacenza &c., Parma, Viotti, 1671, pp. 5-12 e
19-28. Agli anni parmensi risalgono anche i Pensieri eroici (Parma,
Viotti, 1672), dedicati a Ranuccio II e Maria dEste. 57 Cfr.
Crescimbeni, Vita dellAbate Alessandro Guidi, pp. XI-XII.
19
lentusiasmo della lirica alta.58 A Cristina il poeta attribuisce
il merito di avere
commissionato il componimento per eternare la memoria del
defunto:
Sol del valore amica
limmortale Cristina al chiaro eroe destina schermo fatal contro
allet nemica: vuole degli anni a scherno che delle belle lodi i
potenti di Febo eterni modi prendan cura e governo.59
Il testo segn dunque lavvio della produzione guidiana al
servizio della fondatrice
del circolo Reale (al 1687 risale la stesura dellAccademia per
Musica, con la
collaborazione di Bernardo Pasquini e Arcangelo Corelli, in
occasione dellascesa al
trono di Giacomo II dInghilterra).60 Nella raccolta del 1704, a
una breve allusione nella
canzone proemiale per Clemente XI (Cos pocanzi allimmortal
Cristina / feste [Muse]
del gran presagio illustre dono, / che, qualunque io mi sia,
cantai sul Tebro)61 seguono i
componimenti ispirati alleducazione della sovrana, alla
celebrazione del suo giorno
natale, al monumento funebre fatto erigere dal pontefice nella
Basilica di S. Pietro, e
alla nota munificenza nella canzone A Cristina regina di
Svezia:
E tu la mente e i modi
sommi di Febo intendi e il caldo immaginar de sacri ingegni; e
tanto in alto ascendi, che la grande armonia dudir sol degni, n
rozzo carme ebbe da te mai lodi: i chiari spirti donorar tu
godi
58 Binni, LArcadia e il Metastasio, p. 75. Cos Crescimbeni
commenta la canzone: Spogliato in questo componimento di quasi
tutti i difetti [], e vestito dei pi bei lumi della Pindarica
splendidezza, ben fece vedere, come nella guisa, che imitando i
malaccorti moderni, se gli aveva saputi ben tutti lasciare addietro
(Vita dellAbate Alessandro Guidi, p. XII). Per Martello, invece, la
conversione poetica dellautore pavese risalirebbe gi agli anni
parmensi: aspir quinci alla gloria del rendere a i Parmigiani la
vista, e del richiamarli dal Sempronio, dallAchillino, e dal Bruni
al Petrarca, al Casa, al Bembo, al Costanzo, ed al Tasso, ma sopra
tutti al Chiabrera, in cui scorgea le scintille di quel gran fuoco,
che linfiammava, e col quale voleva accendere glingegni Italiani ad
un estro pi che Pindarico (Martello, Vita dellAbate Alessandro
Guidi, p. 232). 59 Guidi, Poesie approvate, pp. 247-50, a p. 249,
vv. 65-72 (anche in RdA, vol. I, pp. 127-9). 60 Accademia per
Musica fatta in Roma nel Real Palazzo della Maest di Cristina
Regina di Svezia per festeggiare lassonzione al trono di Jacopo II
Re dInghilterra in occasione della solenne ambasciata mandata da
S.M. Britannica alla Santit di Nostro Signore Innocenzo XI, in
Guidi, Poesie, pp. 337-50; cfr. la notizia che ne d Crescimbeni
nella Vita dellAbate Alessandro Guidi, pp. XIII-XIV. 61 Alla Santit
di nostro Signore Clemente Undecimo Sommo Pontefice, in Guidi,
Poesie approvate, pp. 179-87, a p. 181, vv. 38-40.
20
e grandospiti tuoi gli fai sovente, perch comprendi lor celesti
note e il lor bel fuoco ardente. Ed a chi tue virtuti or non son
note, sadditi anco alle Muse il pregio e larte dilluminar le
carte?62
del 1688 lEndimione, favola pastorale in tre atti, recitata nel
luglio 1691 da
Giovanni Battista Felice Zappi, dagli abati Giuseppe Paolucci e
Filippo Leers nei
giardini di Palazzo Riario durante ladunanza arcadica per
lammissione del Guidi
(Erilo Cleoneo), e poi data alle stampe lanno successivo
(accompagnata dal Discorso di
Gian Vincenzo Gravina, alias Bione Crateo) con laggiunta di due
atti, di arie musicali e
dei cori. Nella vicenda redazionale il nome del poeta si
intrecci a quello di Cristina
che, oltre ad esserne la committente e lispiratrice, avendo ella
medesima ideata una
nuova maniera di Drammi sopra la favola dEndimione, vi collabor
con alcuni versi
contrassegnati da virgolette nei margini dei manoscritti e della
stampa:
[] egualmente eroici e grandi erano i loro sentimenti, e tanta
conformit vi si ritrovava, che mescolati insieme, non si
distinguevano gli uni dagli altri: di maniera che pareva che la
Regina pensasse con la mente del Guidi, e il Guidi scrivesse co
sentimenti della Regina; di che si pregia egli stesso nella
Dedicatoria.63
Con il riferimento alla canzone proemiale per il cardinale
Giovanni Francesco
Albani, in cui Guidi rievoca le tappe del suo percorso poetico
dalla corte Farnese (vv.
24-34) a quella cristiniana (vv. 35-75), Giovan Mario
Crescimbeni alludeva alla
seguente strofa:
62 A Cristina regina di Svezia, ivi, pp. 232-5, a p. 234, vv.
53-65. Cfr. le canzoni Celebrandosi il d natale di Cristina regina
di Svezia, Educazione di Cristina per larmi, Per lurna eretta nella
basilica Vaticana alle ceneri di Cristina regina di Svezia
(commentata dal Muratori in Della perfetta poesia italiana, a cura
di Ada Ruschioni, Milano, Marzorati, 1971-72, 2 voll., nel vol. II,
libro IV, pp. 804-7), in Poesie approvate, pp. 235-47. Si veda
altres lode al marchese Giovanni Giuseppe Felice Orsi, Si duole che
non si scriva di cose eroiche, vv. 67-78: Se Cristina / gran reina
/ vuol chio canti gli onor suoi, / non gi Filli che impetra / da
mia cetra / la mercede degli eroi. // Non ha i pregi / sol de regi;
/ anco ai numi ella somiglia. / Chi non fia per lei facondo / or
che il mondo / dadorarla si consiglia? (ivi, pp. 226-9, a p. 229).
Sulla produzione cristiniana si rinvia a Binni, LArcadia e il
Metastasio, pp. 76-83; Maier, Introduzione, in Guidi, Poesie
approvate, pp. 7-74, alle pp. 54-7; e Antonella Perelli, Alessandro
Guidi e la regina di Svezia, in Cristina di Svezia e la cultura
delle accademie, pp. 297-314, alle pp. 297-305. 63 Crescimbeni,
Vita dellAbate Alessandro Guidi, p. XIV. Cfr. anche Martello, Vita
dellAbate Alessandro Guidi, p. 234, e Gian Vincenzo Gravina,
Discorso sopra lEndimione, in Id., Scritti critici e teorici, a
cura di Amedeo Quondam, Roma-Bari, Laterza, 1973, pp. 49-73, alle
pp. 61-2: [] sublime disegno nato nella mente della incomparabil
Cristina ed espresso con vive e rare maniere da un industre fabbro
e felice, il quale ha tanto avvivato con lo stile ed ha cos bene
educato questo parto, che lha reso degno di madre s gloriosa.
21
Innanzi a lei saccese valor entro mia mente che da terra a
levarmi era possente: ito sarei su per le nubi a lato del gran
consiglio eterno sin dentro i nembi a ragionar col Fato. Ma le
belle ferite onde Cintia si vide per le selve di Caria or mesta or
lieta, lalta reina a versi miei commise; e in cos care guise il
nostro canto accolse, che nel fulgor lavvolse de suoi celesti
ingegni e di luce real tutto lasperse; indi il guardo magnanimo
converse vr noi sempre giocondo, e a nostre muse in ogni tempo
diede chiara donor mercede.64
Nello stesso anno di edizione della pastorale guidiana fu
rappresentato nel teatro
Broletto di Lodi, su invito del governatore spagnolo Emanuele
Fernandez de Velasco,
lEndimione di Francesco de Lemene.65 Pur non risultando fra gli
accademici elencati
nel registro del sodalizio Reale, il poeta lodigiano conobbe
Cristina durante il secondo
viaggio a Roma al seguito del cardinale Pietro Vidoni fra il
1661 e il 1662, occasione in
cui probabilmente fu incaricato di comporre il dramma per musica
Eliata, edito nel
1699;66 seguirono il Baccanale, unopera per musica coeva al
ditirambo del Redi,67 e Il
64 Alleminentissimo e reverendissimo signore cardinale Albano
Erilo Cleoneo pastore arcade, in Guidi, Poesie approvate, pp.
97-104, a p. 101, vv. 76-94. Sulla favola pastorale cfr. Di Biase,
Arcadia edificante, pp. 263-430, alle pp. 302-16; Maier,
Introduzione, in Guidi, Poesie approvate, pp. 31-8 (cfr. le pp.
95-155 per il testo dellEndimione); Giuseppe Izzi, LEndimione di
Alessandro Guidi tra Cristina di Svezia e Gian Vincenzo Gravina, in
Cristina di Svezia e Roma, pp. 163-71; e Perelli, Alessandro Guidi
e la regina di Svezia, pp. 305-14. 65 Francesco de Lemene, Scherzi
e favole per musica, a cura di Maria Grazia Accorsi, Modena,
Mucchi, 1992, pp. LI-LV (nel contributo introduttivo Ultimo
Seicento: un poeta galante e spiritoso, pp. XXI-XCVII, i cui primi
quattro paragrafi, con il titolo Pastori e di della prearcadia,
figurano in Maria Grazia Accorsi, Pastori e teatro. Poesia e
critica in Arcadia, Modena, Mucchi, 1999, pp. 11-36) e 103-69
(testo). Cfr. inoltre Laura Pietrantoni, Cos fa chi sinnamora.
Musiche su testi di Francesco de Lemene dal Seicento al Novecento,
in Francesco de Lemene (1634-1704), Atti del Convegno (Lodi, 16
aprile 2004), a cura di Luigi Samarati, Lodi, Edizioni dellArchivio
Storico Lodigiano, 2005, pp. 141-92, alle pp. 155-66 e 177-81. 66
Cfr. Ludovico Antonio Muratori, Vita di Francesco de Lemene [], in
VdA, vol. I, pp. 189-97, alle pp. 194-5; e Pietrantoni,Cos fa chi
sinnamora, pp. 167-8, n. 74. Sui contatti fra Cristina e de Lemene
si veda la lettera del 19 agosto 1684 in cui la regina,
ringraziando lautore per il dono del poemetto teologico Dio, lo
rimprovera per avere ripudiato dopo il 1680 i versi profani: Ma non
sapete gi, chio sono in collera con voi dun errore, che havete
fatto, con abbruciar laltre vostropere. Mi dispiace dhaverne poche;
ma quelle poche voglio conservarle a dispetto vostro [] (in Tommaso
Ceva, Memorie dalcune virt del signor conte Francesco de Lemene con
alcune riflessioni su le sue Poesie [] Rivedute e accresciute in
questa nuova edizione [], Milano, Bellagatta, 17182 [I ed.
Milano,
22
giudizio di Paride (1666).68 Abituata a collaborare con il suo
entourage (come nel caso
dellEndimione del Guidi), Cristina affid al Lemene il compito di
scrivere una
pastorale sul mito di Narciso facendogli recapitare un
canovaccio tramite Carlo Maria
Maggi.69 Il soggetto era gi noto allautore, che nel 1676 aveva
pubblicato Il Narciso,
con dedica al principe Antonio Teodoro Trivulzio, recitato lo
stesso anno a Lodi e
replicato nel 1679 a Roma, al cospetto di Cristina;70 ma il
secondo Narciso, mai dato
alle stampe, non soddisfaceva il poeta che il 14 febbraio 1685
rivel a Francesco Redi di
averlo composto in brev.mo tempo e con molte cose prescrittemi
in una minuta
istruzione.71
Alla pari dellautore lombardo, anche il fiorentino Vincenzo da
Filicaia frequent il
cenacolo Reale senza esservi iscritto. Linvio a Cristina nel
1684 della raccolta di
Canzoni in occasione dellassedio, e liberazione di Vienna, a cui
lex regina replic
affermando che nel poeta vedeva resuscitato lincomparabil
Petrarca, ma resuscitato un
corpo glorioso senza i suoi difetti,72 segn lavvio di un
rapporto che da un lato si
concretizz in aiuti economici, finalizzati alleducazione dei due
figli del Filicaia,
Malatesta, 1706], pp. 96-7); la missiva anche in Carlo Vignati,
Francesco de Lemene e il suo epistolario inedito, Milano, Tip.
Bortolotti, 1892, pp. 49-50 (estr. dallArchivio storico lombardo,
XVIII [1892], pp. 345-76 e 629-70). 67 Nel Baccanale fatto per
cantarsi in Roma, ne LAccademia de la Maest de la Regina di Svezia
una sera di Carnevale. E poscia accresciuto col Nome dAmici
Letterati (in Poesie diverse, Milano-Parma, Monti, 1726, 2 voll.,
nel vol. I, pp. 388-401) il poeta lodigiano replica al Redi ([]
Dunque brindesi al Redi, / e per pi fargli honor mi levo in piedi.
// Col nappo in mano, e con la Cetra al collo, / ei trincando, e
cantando in foggia strana, / chiam BACCO IN TOSCANA, / chiam su
lArno Apollo, ivi, pp. 391-2, vv. 122-7) che lo aveva omaggiato nel
ditirambo, vv. 494-510: il Pastor de Lemene. / Io dico lui che
giovanetto scrisse / nella scorza de faggi e degli allori / del
paladino Macaron le risse / e di Narciso i forsennati amori, / e le
cose del ciel pi sante e belle / ora scrive a caratteri di stelle;
/ ma quando assidesi / sotto una rovere, / al suon del zufolo /
cantando spippola / egloghe e celebra / il purpureo liquor del suo
bel colle, / cui bacia il Lambro il piede / ed a cui Colombano il
nome diede, / ove le viti in lascivetti intrichi / sposate sono, in
vece dolmi, a fichi (Bacco in Toscana, pp. 38-9). 68 Cfr.
Pietrantoni, Cos fa chi sinnamora, p. 167, n. 73. 69 Lettera del
Maggi al Lemene, databile al marzo 1679 (Vignati, Francesco de
Lemene e il suo epistolario inedito, p. 44). 70 Lemene, Scherzi e
favole per musica, pp. XLIX-LI (Ultimo Seicento: un poeta galante e
spiritoso) e 67-102 (testo). Si veda la missiva del 15 marzo 1679
in cui Maggi si congratula del successo romano del Narciso
(Vignati, Francesco de Lemene e il suo epistolario inedito, p. 43).
71 Cfr. Carlo Delcorno, Per il carteggio Redi-De Lemene. Tre
lettere inedite di Francesco De Lemene, in Culture regionali e
letteratura nazionale, Atti del VII Congresso dellA.I.S.L.L.I.
(Bari, 31 marzo-4 aprile 1970), Bari, Adriatica, 1970, pp. 217-26,
alle pp. 224-5. Sul secondo Narciso si vedano Lemene, Scherzi e
favole per musica, pp. XLVII-XLIV; Stefano Fogelberg Rota, Cristina
di Svezia e il nuovo Narciso di Francesco de Lemene, in Cristina di
Svezia e la cultura delle accademie, pp. 315-30; e Pietrantoni, Cos
fa chi sinnamora, pp. 147-55 e 174-7. Sullo scherzo per musica La
Ninfa Apollo (in Poesie diverse, vol. I, pp. 70-106), rappresentato
a Roma prima della morte di Cristina, cfr. Lemene, Scherzi e favole
per musica, pp. CV-CVI, n. 1. 72 Lettera a Vincenzo da Filicaia, 28
gennaio 1684 (cfr. Tommaso Bonaventuri, Vita di Vincenzio da
Filicaja [], in Vincenzo da Filicaia, Opere, Venezia, Longo, 18047,
2 voll., nel vol. I, pp. III-XXIX, alle pp. XIV-XV).
23
dallaltro si tradusse in un corpus di componimenti encomiastici
redatti negli anni 1684-
89.73 Nonostante Cristina avesse ricusato gli elogi (come
trapela da una lettera allautore
del 22 agosto 1684),74 e il letterato toscano si fosse rifugiato
nelle consuete ammissioni
di inadeguatezza dei propri strumenti poetici, nella canzone
Alla Sacra Real Maest di
Cristina regina di Svezia le lodi della sovrana (strofe I-XVI)
precedono linvocazione ad
Apollo:
[] Ma tu, egregio Cantor, che la sagrata nobilArpa dorata
sospendi al Regio fianco, e con superni cantici lopre, e le memorie
eterni.
Tu sostien le mie veci, alza tu grande inno di laudi allEtra, e
canta, e scrivi: scrivi lopre ammirande di s gran Donna, e d, che
questa sola tutti sgorgaron di virtute i rivi. []
Come ella i sacri, e pi famosi Allori pregia, e nutre non vedi?
e come dona a i Cigni pi canori voce spirto, e baldanza? [].75
Questo intreccio di ritrosia e di presunta inefficienza
artistica al centro del sonetto
Alla regina di Svezia per avere scritto allAutore, che cantasse
in lode daltri, ma non
di lei, in cui lesortazione di Calliope a comporre per Cristina
svela il sottile gioco
allusivo; in realt, le parole della musa ottemperano
allimplicita richiesta dellex
sovrana di essere immortalata nei versi del Filicaia.76
73 Alla generosit di Cristina, che aveva appreso dellindigenza
del poeta dalle terzine de Il primo sacrificio (1687), il Filicaia
dedic Il secondo sacrificio, eludendo il divieto di divulgare la
notizia degli aiuti (Opere, vol. I, pp. 221-31); cfr. Bonaventuri,
Vita di Vincenzio da Filicaja, p. XVII. Sui componimenti per la
sovrana cfr. Costanza Geddes da Filicaia, Regum maxima, grandiorque
regno. Vincenzo da Filicaia cantore di Cristina di Svezia, in
Cristina di Svezia e la cultura delle accademie, pp. 331-42. 74
Bonaventuri, Vita di Vincenzio da Filicaja, pp. XV-XVI. 75 Alla
Sacra Real Maest di Cristina regina di Svezia, in Opere, vol. I,
pp. 105-12, alle pp. 111-2, vv. 235-43 e 266-9. La vostra ultima, e
maravigliosa Canzone fatta per me, tale, che io non so, che dirvi:
mavete fatto perdere la parola (lettera di Cristina al Filicaia, 21
ottobre 1694, in Bonaventuri, Vita di Vincenzio da Filicaja, p.
XVI). Si veda altres il giudizio del Muratori nel trattato Della
perfetta poesia italiana, vol. II, libro IV, pp. 738-45. 76 Opere,
vol. I, p. 112. Cfr. anche il congedo della canzone Alla Sacra Real
Maest di Cristina regina di Svezia, ivi, pp. 116-9, a p. 119, vv.
144-8.
24
Fra i testi dedicati alla promotrice dellaccademia Reale figura
la canzone sul tema
delle ingannevoli lusinghe terrene, che il poeta pu contrastare
solo acquisendo le
integerrime qualit morali dellex regina,77 mentre in un sonetto
egli ritrae la natura
partecipe della malattia che aveva colpito la sua benefattrice
nel febbraio 1689:
Languia Cristina, e qual se discolora
torbida Eclissi al gran Pianeta il volto, langue Natura, e l
chiaro giorno tolto, e par quasi del Mondo il Mondo fuora;
tal per costei, cui lUniverso onora, languia tra nubi di
mestizia involto, quanto ha di bello in se Virt raccolto, e quanto
il Mar circonda, e l Sole indora,
io l vidi, e piansi, e dir volea; se questa libera, e scarsa del
mortal suo pondo da noi si parte, al suo partir chi resta?
Spento il primo splendor, qual fia l secondo? Volea ci dir; ma
da s rea tempesta Scamp Cristina, e torn bello il Mondo.78
Costruito sulla metafora della Gran Pianta eccelsa che tanto al
Ciel sergea (v.
3), dalle regie fronde (v. 1) e dalle radici ampie e profonde
(v. 4), nido per i dotti
(v. 5) e nutrita di virt (v. 6),79 il sonetto in morte di
Cristina apre la serie dei
componimenti memoriali risalenti al periodo di frequentazione
dellArcadia romana.
Cooptato nel 1691 con il nome di Polibo Emonio,80 il Filicaia
allest nello stesso anno
una corona di cinque sonetti recitata nelladunanza per
lanniversario della scomparsa
dellex regina: allapparizione di Cristina in sogno (I, vv. 5-8),
si alternano i riferimenti
alla conversione (limmortal rifiuto, II, v. 9), al ruolo di
promotrice delle arti (E le
Latine, e le Toscane penne, / e larti tutte, che pi belle io
fei; Chove in pregio eran
lOpre, [] / [] e fiorian gli Studj, e lArte, / ivi era il Regno,
ivi lImperio mio, III,
vv. 5-6 e 12-4) e alleternit del potere (Ma che dissi? ancor
dura il Regno, e serva /
77 Speranza terrena. Canzone per la Sacra Real Maest di Cristina
regina di Svezia, ivi, pp. 112-5. 78 In occasione della ricuperata
salute di Cristina regina di Svezia, ivi, p. 115. 79 In morte della
Sacra Real Maest di Cristina regina di Svezia, ivi, p. 120 (anche
in RdA, vol. III, p. 244). 80 Onomasticon, p. 212.
25
linfida Morte ancor fede al mio Trono, / e qual fui sempre,
ancor Reina io sono, IV,
vv. 1-3).81
Acclamata in Arcadia con il nome di Basilissa, e registrata in
apertura del primo
volume del Catalogo de Pastori Arcadi,82 Cristina di Svezia era
stata al centro di un
diffuso processo di celebrazione, in vita e in morte (lex regina
si spense a Roma il 19
aprile 1689), in virt dellimpegno rivolto alla definizione del
nuovo gusto poetico, con
lausilio di letterati di varia provenienza attenti a cogliere le
sollecitazioni dellambiente
romano. Gli esponenti del gruppo fiorentino (Redi, Menzini,
Filicaia) si muovevano fra
lattivit lirica e gli studi scientifici avviati nellaccademia
del Cimento (1657), fra le
esigenze di chiarezza espressiva e linteresse per i classici
stimolato dal copioso lavoro
di traduzione;83 in area settentrionale si erano distinti il
Guidi, che attu una vera e
propria riconversione letteraria, Carlo Maria Maggi e Francesco
de Lemene, capostipiti
della renovatio lombarda di matrice morale-religiosa.84
I cantori di Cristina coltivarono dunque i prodromi
dellesperienza arcadica fissati
nellarticolo XXVIII del regolamento dellaccademia Reale;85 del
resto, il legame fra
questultima e la nascente Arcadia fu riconosciuto dagli stessi
protagonisti, come
testimonia un sonetto del Filicaia:
Ma pi, che altrove, qui sul Tebro io regno
e in questo al par di Pindo, e dElicona Bosco a me caro, che s
spesso suona delle mie lodi, ad abitar men vegno.
81 Per i sonetti (Tirsi, qui appunto, ove in questOrno incisa,
Sul Tebro io lebbi, e poi che gli occhi al vero, Grande fui,
mentrio vissi, e Scettro tenne, Ma che dissi? ancor dura il Regno,
e serva, Ma pi, che altrove, qui sul Tebro io regno) cfr. Opere,
vol. I, pp. 120-2; anche in RdA, vol. III, pp. 244-6. Filicaia
dedic inoltre a Cristina la canzone La Poesia (Opere, vol. I, pp.
153-8; anche in RdA, vol. III, pp. 278-84), nove sonetti intitolati
Elevazione dellanima a Dio (Opere, vol. I, pp. 250-4) e lode Regum
maxima, grandiorque Regno (ivi, vol. II, pp. 331-3). 82 BAR, Il
catalogo de Pastori Arcadi per ordine dannoverazione, vol. I, c.
1r. 83 Si ricordano, fra le altre, le traduzioni di Anacreonte di
Bartolomeo Corsini (Firenze, s.e., 1672) e di Antonio Maria Salvini
(Firenze, Bindi, 1695). 84 In Lombardia siami lecito il dire, che
la gloria davere sconfitto il pessimo Gusto dovuta a Carlo Maria
Maggi, e a Francesco de Lemene (Muratori, Della perfetta poesia
italiana, vol. I, libro I, pp. 70-1). Il giudizio fu ripreso da
Carducci: Era passata e sfogata da un pezzo quellonda strepitosa di
colori e di suoni, quel barbaglio di concetti di sonetti di
madrigaletti, quel tumulto di floridezze di acutezze di gonfiezze,
non senza copia dingegno e con vaghezza musicale, che fu la poesia
caratteristica della Lombardia spagnola: era passata con Carlo
Maria Maggi, salutato poeta divino dal Muratori e dal Senato di
Milano []; con Francesco di Lemene, Orfeo dItalia [] (Il Parini
principiante (1886), in Edizione nazionale delle opere [EN], vol.
XVI [Studi su Giuseppe Parini. Il Parini minore], Bologna,
Zanichelli, 1937, pp. 3-51, alle pp. 15-6). Cfr. Dante Isella, I
Lombardi in rivolta. Da Carlo Maria Maggi a Carlo Emilo Gadda,
Torino, Einaudi, 1984, pp. 20-4. 85 Cfr. Aulo Greco, Cristina dopo
Cristina, in Cristina di Svezia e Roma, pp. 173-9.
26
Ha qui voce non sol, ma voce, e ingegno
ogni Tronco, e qui nacque, e qui risuona questa famosa di Pastor
Corona, di cui mente sonio [Cristina], vita, e sostegno.
S, s, vivr finch avranno acqua i tersi
fiumi, e vivr non pur, ma il Ciel destina chabbian vita per lei
le prose, e i Versi.
Qui tacque; e biancheggiar lAlba vicina gi facea lOriente. Io
gli occhi apersi, e pi non vidi limmortal Cristina.86
86 Opere, vol. I, p. 122 (anche in RdA, vol. III, p. 246).
27
2. I custodiati
2.1 Giovan Mario Crescimbeni (1690-1728)
La riazione necessariamente comincia su i limiti e con le forze
dellazione stessa contro la quale si volge. Quindi il primo
elemento dellArcadia larte del seicento nelle due forme: la
raffinata e arguta, epigrammatica e madrigalesca: la solenne e
concitata e pomposa, lirica e pindareggiante []. Se non che la
riazione importa anche, in gran parte, ristaurazione. E la
ristaurazione fu delle forme del cinquecento []. Tutto questo
lavoro di riazione e ristaurazione, di conservazione e
trasformazione, fu utile e fecondo.1
1. Tra la fine del XVII e linizio del XVIII secolo la
suggestione delle tesi cartesiane
orient in direzione anti-barocca i dibattiti intorno alle
riscoperte nozioni di buon
gusto e di vero poetico; ma il recupero graduale del modello
letterario classico,
intrecciato al rinnovato vigore della tradizione erudita, non
pot prescindere
dallesperienza seicentesca, a cui i primi arcadi opposero una
riforma poetica per lo pi
circoscritta agli istituti formali.
Giunto a Roma dalla nata Macerata per intraprendere la
professione legale (1681),
di fatto subordinata allesercizio poetico di cui diede prova
nelle accademie degli
Umoristi, degli Infecondi e degli Intrecciati, Giovan Mario
Crescimbeni (1663-1728)2
acquis lottimo stile de buoni [poeti] dopo avere letto nel 1687
la raccolta turchesca
del Filicaia (Canzoni in occasione dellassedio, e liberazione di
Vienna), a stampa nel
1684, e stretto amicizia con il giurista spoletino Vincenzo
Leonio, promotore di
1 Carducci, Il Parini principiante, pp. 26-7. 2 Si vedano:
Francesco Maria Mancurti, Vita di Gio. Mario Crescimbeni maceratese
(1729), in Giovan Mario Crescimbeni, LIstoria della volgar poesia
[]. Nella seconda impressione, fatta lanno 1714 dordine della
Ragunanza degli Arcadi, corretta, riformata, e notabilmente
ampliata; e in questa terza pubblicata unitamente co i Comentarj
intorno alla medesima, riordinata, ed accresciuta [], Venezia,
Basegio, 1730-31, 6 voll., nel vol. VI, pp. 205-282; i profili di
Michele Giuseppe Morei (in VdA, vol. V, pp. 269-78), Giuseppe
Patroni (Roma, Tipografia Editrice Romana, 1890), Carini (LArcadia
dal 1690 al 1890, pp. 17-21), Giulio Natali (in Atti dellAccademia
degli Arcadi e scritti dei soci, n.s. II [1928], pp. 201-25),
Nicola Merola (in DBI, vol. XXX, 1984, pp. 675-8), Enzo
Esposito-Bianca Bianchi in DCLI, vol. II, pp. 62-5.
28
informali adunanze letterarie di circa trenta Persone che per
semplice ricreazione si
riunivano al tramonto in parti remote della citt.3 Cresciuta la
fama della
conversazione, per il tramite di Alessandro Guidi, Cristina di
Svezia le offr sede stabile
nel giardino della propria residenza; ma la morte dellex regina
pose fine al progetto
(1689), pur avendo instillato nei sodali del Leonio lintento di
istituire un cenacolo che
tendesse a rimettere, se possibil fosse stato, il buon gusto, e
la maniera col proprio
esempio additasse del ben comporre [] sullidea pastorale.4 Nel
corso di una riunione
nei pressi di Castel S. Angelo allietata dalla lettura di versi
bucolici, lesclamazione del
senese Agostino Maria Taia, Egli mi sembra che noi abbiamo oggi
rinnovata
lArcadia!, avrebbe suggerito al Crescimbeni il nome
dellaccademia, formalizzata il 5
ottobre 1690 nel giardino del convento dei Padri Minori
Riformati di S. Pietro in
Montorio, attiguo al palazzo della defunta Cristina, alla
presenza di quattordici
fondatori.5
Insieme al maceratese (Alfesibeo Cario) e al Leonio (Uranio
Tegeo) erano labate
torinese Paolo Coardi (Elpino Menalio), animatore di un circolo
letterario frequentato
anche da altri due promotori del consesso arcadico, il
conterraneo Carlo Tommaso
Maillard de Tournon (Idalgo Erasiano)6 e il cosentino Gian
Vincenzo Gravina (Opico
3 Mancurti, Vita di Gio. Mario Crescimbeni, p. 217, e Memorie
istoriche, p. 17. Su Leonio cfr. Carini, LArcadia dal 1690 al 1890,
p. 14; Debora Vignani in DBI, vol. LXVI, 2006, pp. 625-6. 4 Memorie
istoriche, p. 18. 5 Nel resoconto dellevento redatto da Crescimbeni
si apprende che la scelta del nome fu ispirata dalle coeve vittorie
imperiali nel Peloponneso contro lesercito turco (BAR, Racconto de
fatti degli Arcadi, vol. I, c. 1; cfr. anche Cesare DOnofrio, Roma
val bene unabiura. Storie romane tra Cristina di Svezia, Piazza del
Popolo e lAccademia dellArcadia, Roma, Palombi, 1976, pp. 280-2).
Ai fondatori e allaccademia il guastallese Alessandro Pegolotti
dedic i sonetti Dastri novelli una serena luce, Sacre Parrasie
selve, questo il giorno e Sovra lerto cammino, ove compagno
(Ditirambo di Alessandro Pegolotti fra gli Arcadi Orialo Miniejano
con alcuni Sonetti del medesimo a i Nominati in esso, Mantova,
Pazzoni, 1711, pp. 53-4; anche in RdA, vol. III, pp. 210-1 e 217).
Sul luogo che diede i natali al consesso, celebrato in un sonetto
di Michele Giuseppe Morei (Qui nacque Arcadia, in questo Colle, in
questa, ivi, vol. VIII, p. 212), si vedano Memorie istoriche, p.
64; Daniela Predieri, Bosco Parrasio. Un giardino per lArcadia,
Modena, Mucchi, 1990, p. 27; Acquaro Graziosi, LArcadia. Trecento
anni di storia, p. 19; Susan M. Dixon, Between the Real and the
Ideal. The Accademia degli Arcadi and its garden in
Eighteenth-Century Rome, Newark, University of Delaware Press,
2006, p. 55. Alladunanza inaugurale parteciparono anche cinque
neo-accademici: lo spoletino Francesco Maria di Campello, i senesi
Giacomo Maria Cenni (cfr. la voce di Pietro Paolo Pagliai nelle
Notizie istoriche, vol. I, pp. 170-2) e Michelangelo Maria
Bianciardi, Santi Moraldi di Bibbiena (si veda il profilo di
Crescimbeni, ivi, vol. II, pp. 267-8) e il fiorentino Paolo
Francesco Carli (BAR, Il catalogo de Pastori Arcadi per ordine
dannoverazione, vol. I, c. 3r-v). 6 Al sodalizio del Coardi
(Onomasticon, p. 92) Carlo Denina attribu la fondazione dellArcadia
(cfr. Discorso sopra le vicende della letteratura [], Napoli,
Porcelli, 1792, 2 voll., nel vol. II, pp. 181-2; si veda ora led. a
cura di Carlo Corsetti, Roma, Librerie editrici universitarie Tor
Vergata, 1988). Sul Tournon, nunzio apostolico in Cina (1705),
nomina