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LA CURA DELLA CASA COMUNE
grandangoloUNO SGUARDO SULLUOMO DI OGGI
notiziario dapprofondimento a cura dellufficio diocesano per le
comunicazioni sociali
N.6 giugNo 2015 - Diocesi di Fano Fossombrone Cagli Pergola
Iscritto nel registro dei periodici presso il Tribunale di Pesaro
al numero 4 del 2015
Lenciclica di Papa Francesco sullecologia
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grandangolo
LA LENTE
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Laudato si, mi Signore, cantava san Francesco dAssisi. In questo
bel cantico ci ricordava che la nostra casa comune anche come una
so-rella, con la quale condividiamo le-sistenza, e come una madre
bella che ci accoglie tra le sue braccia: Laudato si, mi Signore,
per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et
produce diversi fructi con coloriti flori et herba. Inizia cos la
lettera enciclica di Papa Francesco sulla casa comune ovvero sul
Creato. Duecentoquarantasei paragrafi che toccano ar-gomenti
importanti e di estrema attualit. Lambiente umano e lambiente
naturale scrive Papa Francesco si degradano insieme, e non potremo
affrontare adeguata-mente il degrado ambientale, se non prestiamo
attenzio-ne alle cause che hanno attinenza con il degrado umano e
sociale. Di fatto, il deterioramento dellambiente e quello della
societ colpiscono in modo speciale i pi deboli del pianeta: Tanto
lesperienza comune della vita ordinaria quanto la ricerca
scientifica dimostrano che gli effetti pi gravi di tutte le
aggressioni ambientali li subisce la gente pi povera. Linequit
prosegue Papa Francesco - non colpisce solo gli individui, ma Paesi
interi, e ob-bliga a pensare ad unetica delle relazioni
internazionali. C infatti un vero debito ecologico, soprattutto tra
il Nord e il Sud, connesso a squilibri commerciali con con-
seguenze in ambito ecologico, come pure alluso spro-porzionato
delle risorse naturali compiuto storicamente da alcuni Paesi. Le
esportazioni di alcune materie prime per soddisfare i mercati nel
Nord industrializzato hanno prodotto danni locali, come
linquinamento da mercu-rio nelle miniere doro o da diossido di
zolfo in quelle di rame. In modo particolare c da calcolare luso
dello spazio ambientale di tutto il pianeta per depositare rifiuti
gassosi che sono andati accumulandosi durante due seco-li e hanno
generato una situazione che ora colpisce tutti i Paesi del mondo.
Il riscaldamento causato dallenorme consumo di alcuni Paesi ricchi
ha ripercussioni nei luo-ghi pi poveri della terra, specialmente in
Africa, dove laumento della temperatura unito alla siccit ha
effetti disastrosi sul rendimento delle coltivazioni. A questo si
uniscono i danni causati dallesportazione verso i Paesi in via di
sviluppo di rifiuti solidi e liquidi tossici e dallatti-vit
inquinante di imprese che fanno nei Paesi meno svi-luppati ci che
non possono fare nei Paesi che apportano loro capitale: Constatiamo
che spesso le imprese che operano cos sono multinazionali, che
fanno qui quello che non loro permesso nei Paesi sviluppati o del
co-siddetto primo mondo. Generalmente, quando cessano le loro
attivit e si ritirano, lasciano grandi danni umani e ambientali,
come la disoccupazione, villaggi senza vita, esaurimento di alcune
riserve naturali, deforestazione, impoverimento dellagricoltura e
dellallevamento locale, crateri, colline devastate, fiumi inquinati
e qualche opera sociale che non si pu pi sostenere . La terra dei
poveri del Sud ricca e poco inquinata, ma laccesso alla pro-priet
dei beni e delle risorse per soddisfare le proprie necessit vitali
loro vietato da un sistema di rapporti commerciali e di propriet
strutturalmente perverso. La politica scrive ancora il Papa - non
deve sottomettersi alleconomia e questa non deve sottomettersi ai
dettami e al paradigma efficientista della tecnocrazia. Il
salvatag-gio ad ogni costo delle banche, facendo pagare il prezzo
alla popolazione, senza la ferma decisione di rivedere e riformare
lintero sistema, riafferma un dominio assoluto della finanza che
non ha futuro e che potr solo generare nuove crisi dopo una lunga,
costosa e apparente cura.
LA CURA DELLA CASA COMUNEEnciclica di Papa Francesco
sullecologia
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SOMMARIO05 INTERVISTA ENCICLICA
Intervista a Gabriele Darpetti, dir. uff. dioc. pastorale
sociale e il lavoro
IN COPERTINA
48ESAME DI MATURIT: MOMENTO TOPICO NELLA VITA DI UNO STUDENTENe
parliamo con il dirigente scolastico Samuele Giombi grandangolo
UNO SGUARDO SULLUOMO DI OGGI
NUMERO 05GIUGNO 2015
Diretto daENRICA PAPETTIRealizzazione graficaLUCA
MISURIELLORecapitiTELEFONO 0721/802742EMAIL [email protected]
ATTUALITA
14 ELEZIONI REGIONALI 2015I risultati commentanti dal
giornalista Lorenzo Furlani
DAL MONDO24 HO UDITO IL GRIDO
DELLAMAZZONIALa testimonianza del Vescovo dom Erwin Krutler
raccontata nel suo libro
03 LA LENTE
DALLITALIA30 INCIDENTI STRADALI: UN AIUTO
ALLE FAMIGLIEIntervista a Giuseppa Cassaniti Ma-strojeni, pres.
Ass. Italiana Familiari e Vittime della Strada onlus
DALLA DIOCESI
OBIETTIVO SCUOLA
OBIETTIVO CULTURA
61 GIOCO DEGLI SCACCHI: CONCENTRAZIONE E STRATEGIAIntervista a
Gianpietro Pagnon-celli, Presidente della Federazione Scacchistica
Italiana
10QUEL VOLTO CHE GUARDA IL NOSTRO CUOREIntervista a Mons. Cesare
Nosiglia, custode della Sacra Sindone
La cura della casa comune.
51 LO STATO DI SALUTE DELLE UNIVERSIT ITALIANEIntervista al
Vilberto Stocchi, Rettore dellUniversit di Urbino
38 SUCCESSO DI PUBBLICO PER IMPERFETTI SCONOSCIUTIIl cinema
Politeama gremito per il cor-tometraggio firmato UCS diocesano
44 LA SOCIET RESPONSABILEIncontro del Vescovo Armando con le
associazioni sociali ed economiche
OBIETTIVO SPORT
66 BARCA A VELA:UNA PASSIONE SENZA FINEIntervista al campione
Giacomo Giovanelli, bronzo ai mondiali
18 SICUREZZA IN MAREIntervista al Comandante di Fregata Angelo
Capuzzimato
34 OBESIT INFANTILENe parliamo con la dottoressa Angela Spinelli
del progetto Okkio alla Salute
27 CRISTIANI PERSEGUITATI NEL MONDOIntervista al giornalista
Gerola-mo Fazzini
56DA FANO AL FESTIVAL DI CANNESAndrea Gommo Giomaro racconta la
sua passione trasformata in lavoro
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5grandangolo
IN COPERTINA
RIPARTIRE DALLA CAPACIT DI REINVENTARCI NUOVE
OPPORTUNITIntervista a Gabriele Darpetti, dir. uff. dioc. pastorale
sociale e il lavoro
Tanti sono i temi trattati da Papa Francesco nellenciclica
dedica-ta allecologia. Abbiamo provato a declinarli e approfondirli
con Ga-briele Darpetti, direttore dellUffi-cio pastorale per i
Problemi Sociali e il Lavoro
della Diocesi di Fano Fossombrone Cagli Per-gola.
Nellenciclica sullecologia Papa Francesco sottolinea il bisogno
di una nuova solidariet universale. Su quali principi, valori
possiamo
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IN COPERTINA
iniziare a costruirla?I due principi pi importanti, per
raggiungere questo obiettivo, sono a mio avviso il principio della
destinazione universale dei beni ed il prin-cipio della giustizia
sociale.Sono principi peraltro gi contenuti nella Dot-trina Sociale
della Chiesa (se ne ritrovano vari richiami nel Compendio
pubblicato nel 2004), che sapientemente Papa Francesco riprende,
fa-cendoli suoi, e ne ampia il concetto ed il raggio di azione.Il
principio della destinazione universale dei beni afferma sia la
piena e perenne signoria di Dio su ogni realt, sia lesigenza che i
beni del creato ri-mangano finalizzati e destinati allo sviluppo di
tutto luomo e dellintera umanit. Tale principio non si oppone al
diritto di propriet, ma indica la necessit di regolamentarlo. La
propriet pri-vata, infatti, quali che siano le forme concrete dei
regimi e delle norme giuridiche ad essa relative, , nella sua
essenza, solo uno strumento per il ri-spetto del principio della
destinazione universale dei beni, e quindi, in ultima analisi, non
un fine ma un mezzo (Compendio DSC n. 177)In sostanza il principio
della destinazione uni-versale dei beni dice che i frutti del
creato sono destinati alla vita di tutti, e non sono riservati al
consumo di pochi, come purtroppo avvenuto in tanti casi fino ad
oggi. Mi ha colpito, a tale proposito, il racconto di una
coltivatrice di cacao, ospite alla recente conferen-za del
commercio equo e solidale che si tenuta poche settimane fa a Fano,
che raccontava che i suoi genitori, e prima di loro tutti i loro
pro-genitori, non avevano mai mangiato cioccolata, ossia il frutto
della trasformazione delle bacche di cacao che coltivavano, perch
tutto il raccolto finiva per essere destinato ai Paesi occidentali,
e cos per generazioni si sono privati delle propriet nutritive dei
frutti che loro stessi coltivavano. Per rimanere nellattualit,
dallExpo 2015, ne dovre-mo uscire, quindi, con un programma
concreto
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IN COPERTINA
di lotta alla fame nel mondo e con una strategia ben precisa che
faccia s che il cibo buono e sano sia nelle disponibilit anche
degli 800 milioni di persone denutrite o che soffrono la
fame.Laltro principio importante quello della giu-stizia sociale,
che rappresenta un vero e proprio sviluppo della giustizia
generale, ossia delle mo-dalit di applicazione delle semplici
regole di osservanza dele leggi. La giustizia sociale come esigenza
connessa alla questione sociale, che oggi si manifesta in una
dimensione mondiale, concer-ne gli aspetti sociali, politici ed
economici e, so-prattutto, la dimensione strutturale dei problemi e
delle correlative soluzioni. La giustizia risulta particolarmente
importante nel contesto attuale, in cui il valore della persona,
della sua dignit e dei suoi diritti, seriamente minacciata dalla
dif-fusa tendenza a rocorrere esclusivamente ai criteri dellutilit
e dellavere. Quindi la giustizia non una semplice convenzione
umana, perch quello che giusto non originariamente determinato
dalla legge, ma dallidentit profonda dellessere umano (Compendio
DSC 201-202).
Sempre dallenciclica. Papa Francesco scrive Il cambiamento
qualcosa di auspicabile, ma diventa preoccupante quando si muta in
dete-rioramento del mondo e della qualit della vita di gran parte
dellumanit. In che modo pu avvenire questo cambiamento?Il
cambiamento pu avvenire se tutti noi perse-guiamo ed adottiamo
nuovi stili di vita. Dobbia-mo quindi imparare che bisogna fare
meglio con meno. Questo non vuo dire decrescita (come alcuni
erroneamente hanno intitolato il senso dellencilica Laudato si), ma
significa semplice-mente avere il senso del limite. Del limite che
questo momento storico ci impone. Del limite che ogni bene sulla
terra ha sempre avuto (al con-trario di un concetto che ci stato
culturalmen-te imposto fino ad oggi di risorse illimitate e da
consumare senza fine).
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IN COPERTINA
Su questo fronte c un grande lavoro da fare: pri-ma di tipo
culturale e poi di modifica dei compor-tamenti concreti di ogni
giorno. C innanzitutto lesigenza che le comunit cristiane si
educhino e si informino sulle origine dei beni e sulle moda-lit
della loro produzione. Per quanto riguarda il cibo, ad esempio,
necessario impegnarsi a leg-gere le etichette per capire da chi e
come viene prodotto. Cos come necessario sapere nel pro-
prio territorio chi produce cosa, ed analizzare i criteri che
guidano gli acquisti dei beni nelle no-stre famiglie. Poi c bisogno
di passare ad azioni concrete di partecipazione attiva, di dialogo,
di forme di denuncia costruttiva, finalizzate a offri-re modelli
alternativi di sobriet e sostenibilit, quali il consumo
responsabile, lacquisto di pro-dotti a Km 0 e di agricoltura
biologica, lutilizzo di prodotti del commercio equo e solidale,
lado-zione di energie alternative e rinnovabili, la rac-colta
differenziata dei rifiuti, lautoproduzione, la rivalorizzazione del
cibo sprecato, ecc.Nuovi stili di vita significa anche pi relazioni
e meno cose, secondo un ottalogo di suggerimenti di Padre Adriano
Sella (coordinatore della rete interdiocesana Nuovi Stili di Vita,
a cui anche la nostra Diocesi aderisce). Egli infatti esorta a dare
pi spazio alle relazioni con gli amici, con i vicini di casa, con i
colleghi di lavoro, con le persone appartenenti alla nostra comunit
civile e religio-sa, diminuendo al contempo luso dei media e dei
social network, a non sprecare le risorse naturali
perch sono limitate (come ad esempio lacqua) e vivere la
domenica con tutta la sua dimensione di festa e non per fare
shopping. In sostanza occorre fare propria la logica del dono che
la creazione ci trasmette, per condividere i beni della terra con
tutti gli altri esseri viventi.
La diocesi di Fano Fossombrone Cagli Pergo-la, come ogni anno in
occasione della Giornata per la Salvaguardia del Creato, organizza
un momento dedicato proprio a quella che il Papa definisce casa
comune. Da dove nasce lesi-genza di celebrare questa giornata e
come sar articolata questanno?Questa esigenza nasce da due
obiettivi: conti-nuare a sensibilizzare il popolo cristiano ai temi
del rispetto dellambiente, e perseguire lunit con gli altri
fratelli cristiani (che su questi temi hanno iniziato a lavorarci
ben prima di noi). In-fatti questanno sar la 10 giornata del creato
e se guardo indietro al 2006 devo dire che lat-tenzione delle
comunit cristiane in questi anni sensibilmente cresciuta. La Chiesa
peraltro in questi 10 anni ha accompagnato la celebrazione di
questa giornata con documenti che hanno af-frontato, in maniera
puntuale e dettagliata, temi importanti quali: la gestione dei
rifiuti, il rispetto della terra e della biodiversit in
agricoltura, lu-tilizzo della risorsa acqua, le energie
rinnovabili, e tanti altri, che hanno stimolato dibattiti, prese di
posizione, studi, seminari divulgativi, e tanto altro ancora.
Laltro obiettivo dichiarato e lunit dei cristiani. Anche la scelta
della data, peraltro, deriva da questo perch i cristiano ortodossi
gi da molto tempo prima di noi celebravano il 1 settembre una
giornata di preghiera per la salva-guardia del creato.Non quindi un
caso se Papa Francesco richia-ma allinizio dellenciclica Laudato
si, i discorsi e gli appelli del Patriarca Ecumenico Bartolomeo
pronunciati fin dal 2003.Questa rinnovata azione comune, con i
cristia-
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IN COPERTINA
ni delle altre chiese, su un tema decisivo come la salvaguardia
e la cura della casa comune, pu essere veramente un significativo
passo in avan-ti nel percorso dellunit dei cristiani. La nostra
Diocesi, questanno celebrer la giornata del cre-ato il 1 settembre
appunto ad Apecchio, dove prima di iniziare la celebrazione
ecumenica vera e propria nella Chiesa di San Martino, faremo alle
18 una passeggiata nella natura, attraversan-do alcune vie
cittadine fino ad arrivare ad una fontana di acqua nei pressi del
cimitero, insieme al Vescovo Armando Trasarti, durante la quale
faremo quattro tappe in cui leggeremo altrettanti brani
dellenciclica Laudato Si. Ovviamente tutti sono invitati ad essere
presenti.
La politica non deve sottomettersi allecono-mia e questa non
deve sottomettersi ai dettami e al paradigma efficientista della
tecnocrazia. Oggi, pensando al bene comune, abbiamo bi-sogno in
modo ineludibile che la politica e le-conomia, in dialogo, si
pongano decisamente al servizio della vita, specialmente della vita
umana. Il salvataggio ad ogni costo delle ban-che, facendo pagare
il prezzo alla popolazione, senza la ferma decisione di rivedere e
riformare lintero sistema, riafferma un dominio assoluto della
finanza che non ha futuro e che potr solo generare nuove crisi dopo
una lunga, costosa e apparente cura. Da direttore dellUfficio
dioce-
sano per la Pastorale Sociale e il Lavoro come leggi questa
affermazione di Papa Francesco?Questa la domanda pi difficile.
Prover a dire ci che penso, cos, un p in ordine sparso.
In-nanzitutto se abbiamo ormai una certa consa-pevolezza che oltre
una certa soglia di disastri ecologici ci pu essere un
irreversibile collasso ambientale, come mai non c la stessa
consape-volezza che oltre una certa soglia di scarti uma-ni: i
poveri, i disoccupati, spostamenti in massa di migliaia di
migranti, ecc., ci pu essere un irre-versibile collasso dei sistemi
democratici?A leggere i libri di storia io per fortuna non cero
certi atteggiamenti di rifiuto, certi com-portamenti razzisti,
certi discorsi pieni di paura dellaltro di chi cio non fa parte
della nostra ristretta cerchia di conoscenti sono stati il
pre-ludio di regimi antidemocratici, violenti, prote-zionistici
oltre ogni limite. vero che purtroppo luomo non impara mai dal-la
propria storia, ma una seria riflessione sullin-voluzione
democratica, che peraltro anche una certa politica ci propone ogni
giorno, dovremmo pure necessariamente farla!Oggi la soluzione a
certi problemi economici e di giustizia sociale non penso possiamo
aspettar-cela da soggetti nazionali (pubblici o privati che siano),
n tantomeno internazionali. Dobbiamo quindi ripartire dal basso,
come successo in tante occasioni della nostra storia meno recen-te,
ripartire cio dalla responsabilit dei cittadini, degli
imprenditori, delle associazioni, delle Isti-tuzioni locali, dei
corpi intermedi pi in generale. Dobbiamo ripartire dalla capacit di
reinventarci nuove opportunit, dal lavorare insieme, dal cre-are
network efficaci e duraturi. su questa strada, ad esempio, il
costante richia-mo del Vescovo Armando Trasarti agli operatori
sociali ed economici, a fare rete, ad elaborare pro-getti comuni.
Ed su questo fronte che anchio mi impegner, e cercher di supportare
al meglio il prezioso e profetico lavoro del nostro Vescovo.
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ATTUALITA
QUEL VOLTO CHE GUARDA IL NOSTRO CUOREIntervista a Mons. Cesare
Nosiglia, custode della Sacra Sindone
La Sindone ricordo del-la bont di Dio manifestata nella nostra
vita attraverso tanti doni che ognuno ha ricevuto nei passaggi
prov-videnziali della propria vicenda; al contempo ricordo anche
del dolore che abbiamo procurato al Figlio con le cattive scelte
operate lungo il no-stro cammino. Sale spontanea dal cuore, davanti
alla Sindone, la preghiera di ringraziamento per quanto di positivo
c stato nel nostro passato e la preghiera di impetrazione perch non
restiamo mai sopraffatti dal peso degli errori commessi: la grazia
di resistere ai ricordi. La sua misericordia molto superiore alla
nostra indegnit. Queste
le parole dellArcivescovo di Torino e custode della Sacra
Sindone, Mons. Cesare Nosiglia, nel-la Santa Messa, il 19 aprile
2015, in occasione dellOstensione 2015 della Sacra Sindone. Un mese
che ha offerto a centinaia di migliaia di pel-legrini, provenienti
da tutto il mondo, di vedere e venerare il Telo che, secondo la
tradizione, avreb-be avvolto il corpo di Ges dopo la deposizione
dalla croce. Proprio a Mons. Nosiglia abbiamo chiesto di
raccontarci che cosa dice quel Volto ai cristiani di oggi.
Monsignor Nosiglia, come mai la Sacra Sindo-ne attira cos tanti
fedeli?La Sindone, per le caratteristiche della sua im-
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11grandangolo
ATTUALITA
QUEL VOLTO CHE GUARDA IL NOSTRO CUOREIntervista a Mons. Cesare
Nosiglia, custode della Sacra Sindone
pronta, continua a raccontare una storia che, essendo lo
specchio della storia di Ges e della sua Passione, rappresenta un
rimando diretto e immediato che aiuta a comprendere e meditare
quella drammatica realt. I pellegrini che da ogni angolo del mondo
giungono davanti alla Sindone intuiscono che la morte di Cristo
soprattutto condivisione del nostro morire, e tutto ci rap-presenta
lamore pi grande, la solidariet pi ra-dicale. Ed proprio lessenza
di questa solidariet che attira le folle di pellegrini davanti alla
Sindo-ne: Dio fattosi uomo arrivato fino al punto di entrare nella
solitudine estrema e assoluta delluo-mo, dove non arriva alcun
raggio damore, dove regna labbandono totale senza parole di
confor-
to. Ges, rimanendo nella morte, ha oltrepassato la porta di
questa solitudine ultima per guidare anche noi a oltrepassarla con
lui. Tutti abbiamo sentito qualche volta una sensazione spaventosa
di abbandono, e ci che della morte ci fa pi pau-ra proprio questo.
Come da bambini abbiamo paura di stare da soli nel buio, e solo la
presenza di una persona che ci ama ci pu rassicurare. Pro-prio
Lamore pi grande il motto dellosten-sione del 2015, a sottolineare
il profondo legame tra lamore di Dio per noi per ciascuno di noi! e
lamore, la carit che siamo chiamati a vivere nel servizio verso i
fratelli. La visita alla Sindone unoccasione per sperimentare
quelle due forme di amore, divino e fraterno, che insieme hanno
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12 grandangolo
ATTUALITA
la facolt di unire i po-poli, di sollecitare fra-tellanza,
altruismo, ge-nerosit, soprattutto in una congiuntura stori-ca come
quella attuale, in cui molto forte la minaccia dellodio e del
fanatismo.
In occasione dellan-teprima dellOsten-sione 2015, lei ha
sot-tolineato come non siamo solo noi che contempliamo lim-magine,
ma quel Volto che guarda il nostro cuore. Che cosa dice quel Volto
ai cristiani di oggi?C qualcosa di me-raviglioso e profondo ogni
volta che si con-templa la Sindone: non la contemplazio-ne di un
uomo morto, ma di un uomo che ha dato la vita per tutto il mondo.
Dire che quel volto che guarda il nostro cuore signi-fica
riconoscere che con la croce il Signore ha preso su di s tutto il
male e lingiustizia dellumanit per darci la forza di superarle e
vincerle: la Sindone testi-monia quanto la vita prevalga sulla
morte, lamo-re sulla violenza. E quando gli siamo dinnanzi quel
volto ci chiede se siamo capaci di accogliere questi segni damore,
di un Amore pi grande
che si speso per lumanit. Vorrei che i pellegri-ni tornando a
casa portassero questo dono nella loro vita quotidiana, che dopo
lincontro con il Telo deve risplendere di speranza. A questo
pro-posito mi fa piacere parlare dellincontro con la Sindone dei
bambini e dei ragazzi: loro sanno
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13grandangolo
ATTUALITA
intuire meglio di noi che il mistero non si vede perch lui che
guarda noi e che stupirsi di qual-cosa un modo per conoscere. Non
basta sapere tutto per aver capito Il percorso verso il Telo, quel
tuffo nel buio del Duomo, una piccola o grandissima? occasione di
catechesi, un modo per passare il testimone in quella lunga catena
di amicizia che lega anche noi e i nostri bambi-ni e ragazzi
allesperienza di fede cominciata dai primi discepoli di Ges, che
lhanno visto morto, avvolto nel telo funebre che si chiamava, in
greco, sindn. E che poi lo hanno ritrovato Risorto.La Sindone
dunque una grande opportunit anche educativa per dire ai bambini e
ragazzi che il male, lodio e la violenza non saranno mai pi forti
del bene e che sempre saranno vinti da chi sa affrontarli con la
fede nel Signore e la forza dellAmore pi grande che il sacro Telo
ci rivela.
Qual lo stato danimo dei fedeli quando si av-vicinano alla Sacra
Sindone?Si percepisce nettamente, nel percorso dei pelle-grini
verso la Sindone, un clima di fede, di pre-ghiera, e anche di
attesa per vedere quel Volto. Credo che questi elementi rimangano
alla base delle motivazioni che spingono a venire a vedere il Telo,
dallItalia come da pi lontano. Dunque lostensione , e rimane,
unesperienza prima di tutto religiosa ed ecclesiale, perch la gran
par-te dei pellegrini si riunisce in gruppi organizzati, che nella
giornata a Torino vivono un momento pi complessivo di preghiera con
la celebrazione della Messa, il sacramento della Confessione, la
visita ad altri luoghi di santit, e questanno in particolare
Valdocco sar al centro di pellegri-naggi salesiani e non solo. La
visita alla Sindone un evento di fede, un pellegrinaggio del tutto
particolare, che offre a milioni di pellegrini nel mondo loccasione
di mettersi in cammino per unesperienza irripetibile e va preparato
bene e per tempo. Chi si accinge a questa visita cos spe-ciale, per
esempio e mi fa piacere ricordarlo qui,
anche per incoraggiare a farlo ha la possibili-t di organizzare
incontri di approfondimento e di preghiera, anche grazie ai sussidi
presenti sul sito www.sindone.org, o conferenze con relatori
offerti dalla Commissione diocesana per la Sin-done.
Intorno alla Sindone non vi solo devozione, ma anche
scetticismo. Perch ancora tanti dub-bi sulla sua autenticit?Anche a
occhio nudo, prima di qualsiasi indagine scientifica, chiunque pu
riconoscere sulla Sindo-ne la figura di un uomo che ha subito il
terribile supplizio della crocifissione. E questa immagine
corrisponde in maniera impressionante a quanto i Vangeli ci
raccontano di Ges. Ecco perch la Chiesa custodisce con venerazione
questo pre-zioso tesoro, icona scritta col sangue come ebbe a
chiamarla papa Benedetto XVI nella sua visita a Torino in occasione
dellOstensione della Sin-done nel 2010. Certo, la nostra fede non
poggia su questa immagine, ma sulla solida roccia della
testimonianza degli apostoli, affidata ai Vangeli e vivificata dal
dono dello Spirito Santo; tutta-via, come disse il venerato
Giovanni Paolo II nel 1998, questo prezioso Lino pu esserci daiuto
per meglio capire il mistero dellamore del Figlio di Dio per noi.
Infatti solo nella grazia della fede che possiamo leggere fino in
fondo la parola custodita in quella immagine: quando contem-pliamo
il volto che traspare dalla Sindone e quel corpo carico di ferite,
dovremmo sempre ricor-darci che il Signore Ges ha aperto la via
della vita eterna a chiunque lo riconosce Re e Signore e accoglie
il mistero della sua passione e morte come fonte di amore che
redime e salva lumanit intera.Per il resto, ancora oggi gli
scienziati non co-noscono con certezza lorigine e le modalit di
formazione di questa immagine; le ricerche sulla datazione hanno
fornito risultati che rimangono molto discussi.
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ATTUALITA
ELEZIONI REGIONALI 2015I risultati commentanti dal giornalista
Lorenzo Furlani
Il 31 maggio 2015, in diverse regioni italia-ne, i cittadini
sono stati chiamati alle urne per lelezione del presidente e del
Consi-glio regionale. Dato rilevante per il 2015 stato
lastensionismo. Si recato a votare, infatti, poco pi del 50 per
cento degli aventi di-ritto.Per capire che cosa sta succedendo oggi
nel mon-do della politica, abbiamo intervistato, alla luce di
questi dati, il giornalista Lorenzo Furlani.
Vorrei subito soffermarmi su un dato: nel 2010, alle regionali,
and a votare il 64,19 per cento
della popolazione avente diritto, nel 2015 il dato confermato
52,2 per cento. Che cosa cambiato? Disaffezione nei confronti della
po-litica?Lastensionismo il dato politico pi significati-vo delle
elezioni regionali 2015. Lerosione della partecipazione risultata
molto marcata, seppure non si verificato il crollo registrato un
anno fa nelle omologhe elezioni di Emilia-Romagna e Calabria, dove
per specifiche ragioni territoriali and a votare solo il 40 per
cento degli elettori. significativo che le Marche siano, tra le
sette re-gioni chiamate al voto il 31 maggio scorso, quella
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ATTUALITA
ELEZIONI REGIONALI 2015I risultati commentanti dal giornalista
Lorenzo Furlani
che ha subito il maggiore calo di votanti: - 13 per cento, con
unaffluenza (49,8 per cento) inferiore alla met degli aventi
diritto.
Questo non pi un campanello dallarme, che per la verit ha
suonato ripetutamente in passa-to. Questo uno stato conclamato di
crisi della politica. La disaffezione verso i partiti, che un
fenomeno di medio e lungo periodo generalizza-to in tutto il mondo
occidentale, in Italia e nelle Marche ha significato, per un
elettore su due, il rifiuto tout court dellofferta elettorale. In
altre parole, la met degli elettori non stima chi ci ha governato
ma non si fida neanche di chi gli si op-pone, boccia il governo
della Regione e non crede nellopposizione.Tutto questo segnala una
crisi del sistema demo-cratico.Sulla base dellaffluenza alle varie
elezioni degli ultimi 25 anni, si deve rilevare che la Regione
diventata lanello pi debole del sistema politico partecipativo,
schiacciata tra i Municipi e il Par-lamento nazionale e distanziata
anche dallEuro-pa, che pure spesso percepita come una comu-nit
lontana e matrigna.Secondo una condivisibile analisi
dellistituto
Cattaneo, il processo di revisione federale dello Stato, avviato
negli anni Novanta per realizzare la riforma della politica sul
territorio attraverso
un nuovo protagonismo parte-cipativo dei cittadini, mise-ramente
fallito nella riprodu-zione territoriale di tutti i mali cronici
della politica nazionale.Le inchieste giudiziarie nate pressoch in
tutte le regioni, Marche comprese, sulle cosid-dette spese pazze,
gli abusi nei rimborsi ai gruppi politici con limpiego dei fondi
pub-blici per pagare vini, formag-gi, mutande, elettrodomestici,
cene di compleanno e anche banchetti nuziali, sono la pi
emblematica rappresentazione di questo fallimento.
Giorgio La Pira affermava: Non si dica quel-la solita frase poco
seria: la politica una cosa brutta! No: limpegno politico -cio
limpe-gno diretto alla costruzione cristianamente ispirata della
societ in tutti i suoi ordinamenti a cominciare dalleconomico un
impegno di umanit e di santit: un impegno che deve po-tere
convogliare verso di s gli sforzi di una vita tutta tessuta di
preghiera, di meditazione, di prudenza, di fortezza, di giustizia e
di carit. Riusciamo, nel modo di fare politica di oggi, a ritrovare
qualcosa di quanto affermava La Pira o, come pensano i pi, stiamo
andando alla de-riva?Questa massima di La Pira, espressa alla
vigilia della ricostruzione del Paese dopo la Seconda guerra
mondiale, nella mirabile fusione di qualit civiche e spirituali, la
rappresentazione di una motivazione politica cristallina, ravvivata
dalla fede. Naturalmente non necessario credere in Dio per credere
nella politica, anche se la com-
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ATTUALITA
ponente spirituale, che per tanti pu essere sem-plicemente
ideale e per tutti deve essere necessa-riamente morale,
fondamentale.Giorgio La Pira fu una persona straordinaria, in un
periodo storico caratterizzato da grandi spe-ranze, forti ideologie
e radicali conflitti. La di-stanza di questi valori dalle prassi
politiche del nostro presente evidente e abissale, ma in che misura
lo sia anche dalle motivazioni di chi fa po-litica, seppure per
alcuni lo potremmo ipotizzare, non possiamo affermarlo con
altrettanta nettez-za, quantomeno non a priori e non per tutti.Ma
la questione centrale, a mio avviso, che lim-pegno evocato da La
Pira non riguarda solamen-te i politici in senso stretto bens
coinvolge tutti i cittadini, che devono concorrere, come ammoni-sce
la Costituzione italiana allarticolo 4, al pro-gresso materiale e
spirituale della societ mentre la Repubblica richiede ladempimento
dei dove-ri inderogabili di solidariet politica, economica e
sociale secondo quanto stabilisce larticolo 2, alla cui stesura
proprio La Pira contribu in modo de-terminante.Non dobbiamo
dimenticare che parola politico deriva dal termine greco polis, che
significa citt. E che la democrazia della polis greca resta tuttora
un modello insuperato, salvo i limiti di libert e genere del
contesto storico, fondata comera sulla partecipazione dei cittadini
alle funzioni pubbli-che.
Veniamo, per un attimo, alla Regione Marche: presidente della
Regione Luca Ceriscioli con oltre il 40 per cento delle preferenze.
Al secon-do posto il Movimento 5 Stelle. Come possia-mo leggere
questi risultati?Li dobbiamo leggere innanzitutto come secca
sconfitta della politica interpretata come potere e non come
servizio. Le particolari dinamiche pre-elettorali, che hanno visto
consumarsi nelle Mar-che uno strappo profondo nelle solidariet
poli-tiche che avevano retto il governo della Regione
negli ultimi due decenni, sono state percepite in questo senso
dai marchigiani. La risposta stata chiarissima: la met degli
elettori come detto non andata a votare (con un picco negativo, gi
evi-denziato, rispetto alle precedenti regionali pro-prio nelle
Marche) e il governatore uscente Gian Mario Spacca, dopo cinque
legislature e 23 anni ininterrotti in giunta, si visto negare
lingresso nella nuova assemblea legislativa.Questi dati danno anche
conferma della scarsa presa sullelettorato delle tradizionali
categorie di destra e sinistra, che vengono continuamen-te
reiterate seppure rimandino a storiche fratture sociali che non
sono pi avvertite come tali nella societ contemporanea o che,
perlomeno, si ri-presentano in termini molto diversi.Ma c unaltra
fondamentale lettura da sviluppa-re, quella che si ottiene
integrando il dato della-stensione con i voti ai candidati. Il
nuovo pre-sidente della Regione Marche governer con il consenso
diretto di una ridotta minoranza, poco pi del 20 cento degli
elettori marchigiani, pra-ticamente un cittadino su cinque. Questo
costi-tuisce un vulnus del criterio della rappresentanza, una
lesione che sarebbe tanto pi grave sul piano democratico quanto pi
incisive e meno condivi-se si dovessero rivelare le prossime
politiche re-
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17grandangolo
ATTUALITA
gionali.Questi risultati, dunque, consigliano prudenza e
condivisione al presidente Ceriscioli ma nella stessa misura
indicano la sfiducia verso il pro-getto alternativo - per come
stata costruito e comunicato - del principale competitore, il
can-didato del Movimento 5 Stelle. Gianni Maggi ha ottenuto il
21,78% dei consensi espressi dalla met degli aventi diritto, ci
vuol dire che stato scelto sostanzialmente solo da un elettore
mar-chigiano su dieci.
Secondo lei, che differenza c fra gli elettori pi giovani e
quelli pi anziani o meglio nota nelle nuove generazio-ni di aventi
diritto al voto un maggior disinteresse per la cosa pubblica?Il
distacco dei giovani dalla po-litica, in un certa misura, un
portato della nostra epoca, do-cumentato da diversi sondaggi e
indagini. La prima ragione che le generazioni mature sono pi
prossime se non allespe-rienza diretta quantomeno alla memoria
storica del suffragio come fondamentale conquista di diritti
politici (in Italia av-venuta nella misura universale solamente nel
1946).Tuttavia, il marcato calo dellaf-fluenza registrato alle
ultimi elezioni regionali si giustifica con la delusione per le
tante promesse e occasioni mancate della politica. ragionevole
ritenere, quindi, anche se non ci sono dati demo-scopici
disponibili ma solo percezioni soggettive, che lastensionismo
salito al 50 per cento sia il prodotto della disaffezione degli
elettori matu-ri, che tra crisi, scandali e ritardi, sono del tutto
sfiduciati verso lamministrazione della cosa pub-
blica e non hanno neppure lo stimolo della novit che pu motivare
i giovani.Questo aspetto chiama in causa, in particolare, i limiti
delle elezioni come strumento di parteci-pazione e selezione della
classe politica, secondo la fondamentale lezione del politologo
france-se Bernard Manin (gratificato nel marzo scorso dallUniversit
di Urbino con una laurea hono-ris causa). Le elezioni hanno in s,
inscindibil-mente uniti, elementi democratici ed elementi
oligarchici. Lelettore, in concorso con tutti gli
altri secondo il criterio della mag-gioranza, pu bocciare senza
appel-lo i governanti a cui non rinnova la fiducia (come appunto
accaduto nelle Marche). Ma non pu indiriz-zare verso una certa
politica in modo altrettanto determinante i governanti che elegge.
esperienza consolidata che le promesse elettorali nella suc-cessiva
attivit di governo tendono a sfumare per varie ragioni, compreso il
fatto che lattualit presenta sempre nuove emergenze.Quindi, in una
condizione di cri-si sociale ed economica, con queste premesse e
con tali caratteristiche, conseguente che una quota sempre maggiore
di elettori rinunci a vota-re avendo la percezione di non poter
cambiare nulla.Ma la qualit di una democrazia data dalla
partecipazione dei cittadini
alla vita politica. Perci, il nuovo presidente della Regione
Marche, prima che il rapporto politico con i suoi concittadini
risulti irrecuperabile, do-vr sviluppare politiche condivise,
attivando pro-cessi di consultazione sociale e di partecipazione
politica anche innovativi soprattutto per quelle scelte che
impatteranno notevolmente sulla vita dei marchigiani e sulla
gestione dei beni comuni.
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ATTUALITA
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19grandangolo
ATTUALITA
SICUREZZA IN MAREIntervista al Capitano di Fregata Angelo
Capuzzimato
Con larrivo dellestate e la ripresa di tutte le at-tivit
marittime, aumentano i controlli della Guardia Costiera, in mare e
lungo il litorale per far s che tutti possano godere appieno della
stagione balneare in completa sicurez-za.Secondo i dati dellanalisi
dellattivit della Guardia Co-stiera relativi allestate 2014, 3.444
sono state le persone soccorse in mare (46 subacquei, 47
windsurfisti, 6 acqua-scooteristi, 970 bagnanti2.375 diportisti),
mentre sono state 64 le persone che han-no perso la vita in mare
(10 per sinistro, 54 per annega-mento o malore).Per conoscere pi da
vicino, lattivit della Guardia Co-stiera abbiamo intervistato il
Capo del Compartimento Marittimo e Comandante del Porto di Pesaro
Capitano di Fregata (CP) Angelo Capuzzimato
Quali sono le problematiche che, ogni estate, la Capita-neria di
Porto si trova ad affrontare?Il Corpo delle Capitanerie di Porto
Guardia Costiera si configura come una struttura altamente
specialistica, sia sotto il profilo amministrativo che tecnico -
operativo, per lespletamento di funzioni pubbliche statali che si
svolgo-no negli spazi marittimi di interesse nazionale. Secondo le
linee di tendenza che si stanno affermando in Europa, lAutorit
Marittima costiera deve esercitare un effettivo controllo sui mari
per la salvaguardia della vita umana, per la sicurezza della
navigazione, per il corretto svolgimento delle attivit economiche
(pesca e sfruttamento della piat-
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20 grandangolo
ATTUALITA
taforma continentale) e per la tutela dellambiente marino.Tra i
compiti principali della Capitaneria di por-to di Pesaro si
annoverano: la ricerca e il soccorso in mare (Search and Rescue),
con tutta lorganiz-zazione di coordinamento, controllo, scoperta e
comunicazioni attiva nelle 24 ore che tale attivit comporta; la
sicurezza della navigazione, con con-trolli ispettivi sistematici
sul naviglio nazionale mercantile, da pesca e da diporto, attivit
di Port State Control, anche sul naviglio mercantile estero che
scala il porto e Maritime Security, una combi-nazione di misure
preventive dirette a proteggere le navi e gli impianti portuali
contro le minacce di azioni illecite intenzionali (Reg. EU
725/2004) ed al miglioramento della sicurezza marittima nei porti
(Dir. EU 2005/65 e D.Lgs 6 Novembre 2007, n. 203); la protezione
dellambiente marino, in rapporto di dipendenza funzionale dal
Ministe-ro dellAmbiente e della Tutela del Territorio e del Mare;
il controllo sulla pesca marittima, in rappor-to di dipendenza
funzionale con il Ministero per le politiche agricole alimentari e
forestali: a tal fine la Capitaneria di Porto effettua tutto lanno
i con-trolli previsti dalla normativa nazionale e comuni-taria
sullintera filiera di pesca; lamministrazione
periferica delle funzioni statali in mate-ria di formazione del
personale maritti-mo, di iscrizione del naviglio mercantile e da
pesca, di diporto nautico, di conten-zioso per i reati marittimi
depenalizzati; la polizia marittima (cio polizia tecni-co -
amministrativa marittima), com-prendente la disciplina della
navigazio-ne marittima e la regolamentazione di eventi che si
svolgono negli spazi marit-timi soggetti alla sovranit nazionale,
il controllo del traffico marittimo, la ma-novra delle navi e la
sicurezza nei porti, le inchieste sui sinistri marittimi, il
con-trollo del demanio marittimo, i collau-di e le ispezioni
periodiche di depositi costieri e di altri impianti pericolosi e
la
Polizia Giudiziaria: le funzioni della Capitaneria di Porto in
materia di p.g. sono oggi indirizzate principalmente nellattivit di
prevenzione, accer-tamento e repressione di tutti quei
comportamenti illeciti o comunque sanzionabili che hanno come
presupposto giuridico la violazione di norme non solo previste dal
Codice della Navigazione, ma an-che in materia di tutela
ambientale, del patrimonio ittico e delle attivit di pesca.
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21grandangolo
ATTUALITA
Ulteriori funzioni sono svolte dal Corpo delle Capitanerie di
Porto per i Ministeri della Difesa (arruolamento personale
militare), dei Beni cul-turali e ambientali (archeologia
subacquea), degli Interni (anti-immigrazione), di Grazia e
Giusti-zia, del Lavoro (Uffici di collocamento della gen-te di
mare) e del Dipartimento della Protezione Civile, tutte aventi come
denominatore comune il mare e la navigazione.Lampiezza e la variet
delle attivit svolte pon-gono le Capitanerie di Porto come organo
di ri-ferimento per le attivit marittime e ne fanno un vero e
proprio sportello unico nei rapporti con lutenza del mare. Con
larrivo dellestate e la ripresa di tutte le atti-vit marittime,
aumentano i controlli della Guar-dia Costiera, in mare e lungo il
litorale, con il fine di garantire a tutti una libera fruizione del
bene comune, nel rispetto reciproco. Per questo, du-rante la
stagione balneare, sono effettuate quoti-diane operazioni di
polizia marittima in mare e sulle spiagge per verificare il
rispetto della zona di mare riservata alla balneazione da parte
delle unit navali, sanzionando quei comportamenti illeciti che
configurano situazioni di potenziale pericolo per la vita umana in
mare. Ad esempio
imbarcazioni che si avvicinano a motore alla co-sta, ovvero unit
che non rispettano i limiti di velocit in prossimit delle spiagge,
transitando tra i bagnanti oppure moto dacqua che planano veloci a
poca distanza dai nuotatori.
Sulle spiagge siamo impegnati affinch i com-portamenti dei
gestori di stabilimenti balneari e degli assistenti bagnanti siano
perfettamente in linea con la vigente Ordinanza di Sicurezza
bal-neare, emanata dalla Capitaneria di Porto con lo scopo di
disciplinare nel dettaglio le attivit ma-rittime per la sicurezza
della balneazione e non solo, tra le quali:
1. la presenza obbligatoria di un assistente bagnante ogni 150
metri, 2. la presenza di tutte le dotazioni di sicurez-za presso i
concessionari di strutture balneari;3. il posizionamento delle boe
che delimita-no le acque sino a 300 metri riservate alla
bal-neazione, le boe di colore bianco che indicano le acque sicure
con profondit di un metro, la pre-senza della cartellonistica
monitoria lungo tutto il litorale.
Inoltre il personale della Capitaneria di Porto di Pesaro
collabora con le altre forze di Polizia per la tutela del Parco
Naturale del Monte San Bar-tolo al fine di avvistare e
fronteggiare, dal mare,
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22 grandangolo
ATTUALITA
eventuali focolai di incendi che potrebbero se-riamente
compromettere la sicurezza dei fruitori del Parco e minacciare la
vita del Parco stesso.
Come avviene tecnicamente il monitoraggio delle nostre coste?
Vengono impiegate stru-mentazioni particolari?Il Compartimento
Marittimo di Pesaro si esten-de dal Torrente Tavollo sino al Fiume
Cesano, per circa 42 km di costa e ricomprende i territori comunali
di Gabicce Mare, Pesaro, Fano e Mon-dolfo. Per il monitoraggio
della costa sono impie-gate 3 Motovedette Costiere e 5 Battelli
minori tra i quali una Moto dacqua. In particolare la motovedetta
CP 872, assegnata alla Capitaneria di Porto di Pesaro, ununit
specializzata nella Ricerca e Soccorso e pu affrontare ogni
condi-zioni meteorologica, anche le pi estreme. Gli equipaggi sono
altamente professionali e adde-strati alle emergenze.
Le motovedette possono operare anche a note-voli distanza dalla
costa, mentre i battelli pi pic-coli e la moto dacqua operano nella
fascia costie-ra proprio laddove occorrono, a causa dei bassi
fondali, mezzi nautici con un basso pescaggio e facilmente
manovrabili.Ai mezzi nautici si affiancano i mezzi terrestri della
Guardia Costiera, tra i quali un fuoristrada che permette laccesso
alle spiagge in condizioni estreme, per fronteggiare emergenze sul
litorale. Da questanno sono disponibili anche due bici-clette,
donate dal Comune di Pesaro in occasione del 150 Anniversario del
Corpo delle Capitane-rie di Porto, che saranno utilizzate dal
personale impiegato nellattivit denominata Mare Sicuro per gli
spostamenti lungo gli stabilimenti, sfrut-tando i molteplici
chilometri di pista ciclabile che il territorio offre, con notevoli
ricadute posi-tive anche sullambiente.La Sala Operativa della
Guardia Costiera di Pe-
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23grandangolo
ATTUALITA
saro dispone di strumentazioni tecniche per co-municazioni via
radio in VHF/FM, un centrali-no telefonico, una postazione A.I.S.
(Automatic Identification System) per il tracciamento delle unit
navali che svolgono attivit professionali ovvero hanno installato
ed attivato questo ap-parato a bordo ed infine una postazione
S.S.N. (Safe Sea Net) che un sistema per lo scambio dei dati sul
traffico mercantile.
Sappiamo che per lemergenza in mare atti-vo un numero blu 1530.
Riferendoci al nostro territorio possiamo quantificare le chiamate
inviate al vostro centralino dallo scorso anno ad oggi, con
particolare riferimento al periodo estivo?Nella Sala Operativa
della Guardia Costiera di Pesaro presente la postazione del Numero
Blu 1530 per ricevere, a qualsiasi ora, chiamate di
emergenza in mare. Arrivano numerose chiama-te durante tutto
lanno al Numero Blu e grazie alla campagna di pubblicizzazione
promossa dal Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto,
circa l80% delle segnalazioni che so-praggiungono alla Sala
Operativa, arrivano tra-mite Numero Blu.Nel corso dellestate
dellanno 2014 sono perve-nute 8 reali chiamate di emergenza
relative a se-gnalazioni di pericolo in mare. Arrivano, inoltre,
numerose segnalazioni sul Numero Blu 1530 per il rinvenimento sulle
spiagge di tartarughe ma-rine.Si sottolinea che il Numero Blu 1530
un nu-mero di emergenza e non va assolutamente oc-cupato per
richiedere informazioni, che invece si possono avere contattando il
centralino della Ca-pitaneria di Porto Guardia Costiera di Pesaro
(0721/177831) ovvero visitando il Sito Web.
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DAL MONDO
Quasi in concomitanza con lenci-clica di Papa Francesco
sulleco-logia, uscito anche il libro Ho udito il grido
dellAmazzonia di Dom Erwin Krutler, vescovo in Brasile e consulente
di Papa Francesco proprio per lenciclica ecologica Laudato si Ho
udito il grido dellAmazzonia. Diritti umani e crea-to. La mia lotta
di vescovo (Editrice Missiona-ria Italiana, prefazione di Leonardo
Boff ). Una testimonianza forte di chi si esposto in prima
persona per difendere i popoli indigeni dellA-mazzonia e
lambiente naturale della pi gran-de foresta del mondo. Per questo
suo impegno stato pi volte minacciato di morte, ha subito un
attentato che costato la vita di un suo colla-boratore, e da oltre
9 anni deve ricorrere ad una scorta per la propria sicurezza;
contro di lui sono state orchestrate varie campagne denigratorie
sulla stampa brasiliana. Lumanit attualmente in una sorta di volo
cieco scrive Lo nardo Boff nella prefazione non sappiamo dove la
cultura
HO UDITO IL GRIDO DELLAMAZZONIALa testimonianza del Vescovo dom
Erwin Krutler raccontata nel suo libro
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25grandangolo
DAL MONDO
moderna ci potr condurre. Abbiamo lintuizione che, se
continueremo nella stes-sa direzione seguita fino ad oggi, andremo
incontro al peggio. Ed quando si entra nel vivo del testo che si
sentono riecheggia-re le parole dellenciclica di Papa Francesco. La
te-stimonianza del Vescovo Krutler forte, a tratti dura, commuove,
scuote nel profondo lanimo uma-no. In Amazzonia scrive il vescovo
si impara pre-sto che ognuno ha bisogno dellaltro per sopravvivere.
Oggi tocca a me aver biso-gno di aiuto, domani toc-cher a te. Chi
viaggia in questa regione scopre ben presto che la distinzione in
classi A e B e C non ha senso. Nelle sue parole c tutta la forza di
chi vuole essere accanto a chi soffre, nonostante le innumere-voli
difficolt che incontra ogni giorno. Come vesco-vo non potrei mai
tacere o non protestare davan-ti ai misfatti abominevoli commessi
ai danni degli adolescenti. Le minacce di morte contro la mia
per-sona sono conseguenza non solo del mio impe-gno a favore
dellAmazzonia e della mia difesa intransigente dei diritti dei
popoli indigeni, dei poveri delle campagne e della citt. E ancora
La difesa dei diritti umani e dellambiente , nella regione dello
Xingu, in Amazzonia, un impegno
che molti politici e imprenditori combattono con ogni mezzo.
Calunnie, diffamazioni e minacce di morte sono le armi che
utilizzano nel tentativo di chiudere la bocca a chi fa sentire la
sua voce contro le aggressioni alla dignit umana, a favo-re della
sempre rinviata riforma agraria, contro la vergognosa distruzione
dellambiente, contro
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26 grandangolo
DAL MONDO
la razzia, la depredazione e il saccheggio delle ricchezze
naturali, contro un modello di svilup-po e progresso che, senza il
minimo rispetto per la persona umana e per le comunit locali, mira
soltanto agli interessi di una potente oligarchia in cerca di
guadagni immediati e favolosi. Tan-ti sono i temi che, nella sua
appassionata testi-monianza, tratta il Vescovo Krutler con
unat-tenzione tutta particolare agli ultimi della terra, i cui
diritti vengono continuamente calpestati. Ancora oggi ci sono
persone che, quando par-lano di indios, esprimono tutto il loro
disprezzo, chiamandoli bestie della foresta, selvaggi, tra-ditori
senzanima. Sono sempre stati considerati aggressori, anche quando
non facevano altro che difendere ci che apparteneva loro da secoli.
Lindio prosegue ancora il Vescovo Krutler sempre stato tacciato di
essere barbaro, selvaggio. Nessuno ha mai rispettato il suo diritto
a vivere nella propria terra.
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27grandangolo
DAL MONDO
CRISTIANI PERSEGUITATI NEL MONDOIntervista al giornalista
Gerolamo Fazzini
Sento il bisogno di esprimere la mia profonda vicinanza
spi-rituale alle comunit cristiane duramente colpite da unassur-da
violenza che non accenna a fermarsi, mentre incoraggio i Pastori e
i fedeli tutti ad essere forti e saldi nella speranza. Ancora una
volta, rivolgo un accorato appello a quanti hanno responsabilit
politiche a livello locale e internazionale, come pure a tutte le
persone di buona volont, affinch si intraprenda una vasta
mobilitazione di coscienze in favore dei cristia-ni perseguitati.
Essi hanno il diritto di ritrovare nei propri Paesi sicurezza e
serenit, professan-do liberamente la nostra fede. Sono le parole di
Papa Francesco che invita tutti a pregare per i cristiani
perseguitati nel mondo il cui numero, ogni giorno, destinato a
salire anche in luoghi dove non era cos intensa e marcata nel
passato. A confermarcelo la World Watch List 2015 di
Porte Aperte Italia pubblicata a gennaio 2015, che elenca 50
paesi secondo lintensit della per-secuzione che i cristiani
affrontano per il fatto di confessare e praticare attivamente la
loro fede. Riferendoci al periodi 1 novembre 2013-31 otto-bre 2014,
si nota come cresca la persecuzione dei cristiani nel mondo,
persino in posti dove non era cos marcata nel recente passato, come
in alcune regioni dellAsia, dellAmerica Latina e special-mente
dellAfrica Subsahariana. Si conferma an-che questanno lestremismo
islamico come fonte principale (non lunica) di tale persecuzione,
ma assume nuove e inattese forme, come i califfati dellIS in Siria
e Iraq e di Boko Haram in Ni-geria. Entrano nella top 10 altri 3
stati africani, Sudan, Eritrea e Nigeria, segno che lAfrica sempre
uno scenario centrale della persecuzione anticristiana.Per
conoscere pi da vicino questo fenomeno ab-biamo intervistato il
giornalista Gerolamo Fazzi-
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28 grandangolo
DAL MONDO
ni autore del libro Scritte col sangue. Vita e pa-role di
testimoni della fede del XX e XXI secolo.
Charles De Foucauld, Dietrich Bonhoeffer, Massimiliano Kolbe,
Pavel Florenskij, Jerzy Popieluszko, Pino Puglisi sono solo alcuni
dei testimoni della fede contenuti nel suo libro Scritte col
sangue. Vita e parole di testimoni della fede del XX e XXI secolo
(Edizioni San Paolo). Che cosa ci dice a noi oggi questo san-gue
versato?
Principalmente due cose. La prima, fondamen-tale: seguire Ges
Cristo in modo serio e radi-cale comporta un rischio, ossia quello
di essere (o diventare con il tempo) scomodi per il mon-do. Ieri
come oggi, il messaggio del Vangelo in antitesi alle logiche del
potere, del profitto, della violenza: chi crede in Ges, quindi, va
fatalmen-te contro i meccanismi che spesso governano il mondo, col
risultato che, non di rado, i cristiani che rivendicano il diritto
alla libert religiosa, che stanno dalla parte dei poveri, che
denunciano la violenza - vengono eliminati perch danno fastidio. Un
secondo messaggio che viene dal sangue ver-
sato dei martiri questo: essere testimoni auten-tici del
Vangelo, per quanto difficile, possibile. Il numero e la variet dei
martiri durante i secoli, compresi il XX e il XXI che stiamo
vivendo, di-mostrano che il martirio ovvero la possibilit di
offrire la vita per amore di Cristo, fino alla fine non qualcosa di
riservato a persone super, ma, almeno come possibilit, a tutti i
credenti. Basterebbe leggere nomi e volti dei testimoni: accanto ai
giganti citati nella domanda ci sono molte persone, uomini e donne,
ben pi umili e
nascoste. La verit, per, tutti costo-ro sono stati capaci di
dire un grande s fino al dono supremo della vita perch ogni giorno
hanno detto il loro piccolo s a Cristo, nella fedelt. Il martirio
non si improvvisa, perch non un atto eroico, frutto di una ri-cerca
di gloria fine a se stessa, ma rappresenta il supremo gesto di
amo-re e sacrificio che corona una vita nel segno della donazione a
Cristo.
La Conferenza Episcopale Italia-na e lo stesso Papa Francesco
han-no invitato tutti, ora pi che mai, a pregare per i fratelli
cristiani per-seguitati. Sembra quasi un ritorno
indietro nel tempo, allepoca romana. Perch ancora oggi
assistiamo ad episodi del genere? I cristiani sono un capro
espiatorio?Detto che il martirio un costante nella storia
cristiana, specialmente nelle situazioni in cui i cristiani sono
stati e/o sono minoranza, oggi essi sono pi spesso vittime per
almeno due ragioni. La prima: il cristiano sa dal Vaticano II in
poi con grande chiarezza che non possibile usare la violenza per
imporre il proprio credo. Anche i cristiani, a lungo, hanno fatto
ricorso alla spa-da per far valere il proprio credo, ma oggi non pi
cos e, anzi, le parti si sono rovesciate, visto che i credenti in
Ges lo dice lOnu, non la
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29grandangolo
DAL MONDO
Chiesa cattolica sono la componente religiosa pi vulnerabile al
mondo. Il fatto di rispondere alla violenza con la non violenza un
primo fat-tore di debolezza e spiega perch ci siano cos tante
vittime cristiane. Un secondo fattore che in diverse parti del
mondo (penso in modo spe-ciale ora al Medio Oriente) i cristiani
sono stru-mentalmente associati agli occidentali tout court e
quindi ritenuti automaticamente nemici, capri espiatori su cui far
ricadere le colpe di ingiustizie di tipo politico o economico che
nulla hanno a che vedere con la fede.
Come cristiani su che cosa ci dobbiamo inter-rogare oggi e
soprattutto che cosa possiamo fare per far s che non si spengano i
riflettori su questa atrocit?Dobbiamo interrogarci sul grado di
comunione autentica nella fede che sappiamo vivere con il resto
della Chiesa universale. Purtroppo, a mio parere, in Italia, salvo
alcune realt particolar-mente sensibili, la condizione di
persecuzione dei cristiani nel mondo qualcosa che non interessa, ch
non scuote le coscienze. In due sensi: non ci tocca abbastanza la
testimonianza coraggiosa di
fede da cui avremmo molto da imparare (penso alle Chiese del
Medio Oriente ma anche a quel-la del Pakistan, della Nigeria, della
Cina). E non ci preoccupa adeguatamente la gravit del-la situazione
che, di fatto, vedere persone ucci-se in nome della fede, cristiani
ammazzati solo in quanto cristiani, come ci ricorda spesso papa
Francesco.
Parliamo un attimo della questione dei cri-stiani in Medio
Oriente. Che cosa dobbiamo aspettarci per il futuro, un Medio
Oriente sen-za cristiani?Il rischio c, ed molto concreto. Ma se cos
ac-cadesse sarebbe una grave perdita per tutti. Un Medio Oriente
senza i cristiani sarebbe qualcosa di inconcepibile, storicamente
essi hanno dato (e danno) un enorme contributo alla vita e allo
svi-luppo dei Paesi in cui vivono. Per questa ragione, occorre fare
una battaglia laica in difesa dei cri-stiani mediorientali, non per
salvarli come fosse-ro dei panda, ma per valorizzare la loro
presen-za, insostituibile, come garanzia di una ricchezza umana e
culturale di quella terra.
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DALLITALIA
INCIDENTI STRADALI: UN AIUTO PER LE FAMIGLIEIntervista a
Giuseppa Cassaniti Mastrojeni, pres. Ass. Italiana Familiari e
Vittime della Strada onlus
Un iter legale che dovrebbe portare allindividuazione delle
respon-sabilit, un dolore profonda per una perdita cos improvvisa e
vio-lenta, langoscia in cui una fami-glia piomba e la voglia di
cercare la verit. Non facile, per i familiari delle vittime della
strada, ricominciare a vivere. Per conoscere meglio che cosa
significa affrontare un cammino non facile tra iter legale e la
ricerca di un supporto morale abbiamo intervistato Giuseppa
Cassaniti Ma-strojeni, presidente AIFVS(Associazione Italiana
Familiari e Vittime della Strada onlus).
Leggo sul vostro sito www.vittimestrada.org: Dopo ogni incidente
grave, inizia un doloroso ed estenuante iter legale che dovrebbe
portare alla individuazione delle responsabilit, alla punizione dei
responsabili con pene commi-surate alla gravit dei loro reati, e ad
assicurare alle vittime o ai loro familiari un risarcimento equo.
In questo caso il condizionale dovreb-be dobbligo? O meglio le pene
sono real-mente commisurate alla gravit del reato?Il condizionale
dobbligo, perch purtroppo nelliter processuale viene sottovalutato
dai ma-gistrati la gravit del reato e viene irrogata una pena
minima, non gi una pena congrua. Lart.
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DALLITALIA
INCIDENTI STRADALI: UN AIUTO PER LE FAMIGLIEIntervista a
Giuseppa Cassaniti Mastrojeni, pres. Ass. Italiana Familiari e
Vittime della Strada onlus
589 del codice penale, che tratta dellomicidio colposo, indica
un minimo ed un massimo di pena, da 2 a 7 anni per lomicidio
colposo lega-to alla circolazione stradale, e da 3 a 10 anni nel
caso in cui il guidatore sia in stato di ebbrezza o sotto leffetto
di sostanze stupefacenti. I giudici sono chiamati a valutare la
gravit del reato (art. 133 del codice penale), desumendola dalla
gravi-t del danno (uccidere un danno gravissimo), dal grado della
colpa (guidare in modo azzardato trasgredendo le norme del codice
della strada, una colpa gravissima) e dal comportamento del reo
(che imbroglia, non partecipa alle udienze, un comportamento
gravissimo). Purtroppo i giu-
dici, sottovalutando, come gi detto, la gravit del reato
dimostrato dagli elementi suddetti, usano partire dal minimo
previsto dalla legge nellir-rogazione della pena e non dal massimo,
come sarebbe giusto. Le pene, risultando cos risibili e non
espiate, hanno fatto crescere nella societ la richiesta di
modificare la legge per incrementare le pene, una richiesta
sostenuta fortemente dai familiari delle vittime, a cui solo adesso
i politici si sono decisi a dare risposta.
In che modo la vostra associazione aiuta le fa-miglie delle
vittime della strada?Le persone che si rivolgono alla nostra
Associa-
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DALLITALIA
zione di familiari di vittime, sorta nel 1998 come comitato e
nel 2000 costituita in Associazione, sanno di poter parlare con
persone che vivono lo
stesso problema e poter trovare comprensione, conforto umano e
consigli, oltre ad indicazioni di carattere legale, con consulenza
gratuita ed esperienza professionale e giuridica maturata in tanti
anni di impegno nella difesa delle vittime. LAIFVS diffusa in
Italia e molte sedi dispon-gono anche dellaiuto psicologico.
Quali sono le maggiori cause in Italia di inci-denti stradali?
Solo lalta velocit o c dellal-tro?Le cause degli incidenti riferite
al guidatore sono legate alla trasgressione delle norme del codice
della strada, che sono norme cautelari a difesa della vita e della
salute e non si possono e non si debbono trasgredire. In Italia la
trasgressione delle norme nel campo della circolazione stradale
sottovalutata anche nella gestione del reato. At-tualmente le
modifiche in corso al codice penale, con linserimento dellart. 589
bis, denominato Omicidio stradale hanno gi previsto lincre-
mento delle pene per alcuni comportamenti di trasgressione
particolarmente rilevanti: pene da 8 a 12 anni per guida in stato
di ebbrezza o sot-
to leffetto di sostanze; pene da 7 a 10 anni per leccesso di
velocit, la guida contro-mano, il passaggio con il semaforo rosso,
linversione di marcia in prossimit di curve o di dossi, il sorpasso
in prossimit di strisce pe-donali o con la striscia con-tinua. Tra
le principali cause di in-cidenti riferiti al guidatore, oltre
allalta velocit, ci sono la distrazione e il mancato rispetto della
precedenza. da tener presente che le infrastrutture stradali
ina-deguate, od anche lineffi-
cienza del veicolo, potranno essere cause di in-cidenti.
Oggi si sente parlare spesso, purtroppo, di pi-rati della
strada, di omissione di soccorso. Si pu fare qualcosa per prevenire
questi crimini o nel corso degli anni saranno destinati ad
au-mentare?La pirateria stradale con il reato di omissione di
soccorso ci riporta nel campo di una scaden-te formazione umana,
per cui chi uccide o toglie la salute vigliaccamente pensa a
salvaguardare se stesso fuggendo, e cos tentando di nascondere la
propria responsabilit. un atto che poggia anche su condizioni umane
e sociali precarie, essendo in genere tali persone sprovviste di
pa-tente, perch mai conseguita o ritirata, privi di permesso di
soggiorno, o di assicurazione, od an-che spaventate per quanto
causato con la propria trasgressione. Si riscontra negli anni un
crescendo degli atti di
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pirateria, ed il loro contenimento non pu pre-scindere da un
miglioramento culturale ed etico, oltre che organizzativo, in tutti
i settori della vita sociale. Non possiamo negare che lesperienza
formativa dei giovani si fonda anche sulla testi-monianza
delladulto e sulla consapevolezza che listanza eticanon pu
esaurirsi allinterno della scuola, ma deve piuttosto essere
prioritaria in tutti i settori sociali. Riteniamo, pertanto, che
non si possa gestire in modo soddisfacente un problema umano e
socia-le cos complesso, come quello di darsi alla fuga e sottrarsi
alle proprie responsabilit, fino a quando nella societ e nella
politica domineranno gli stili corruttivi. Un sistema sociale
caratterizzato dal senso di responsabilit, dalla correttezza
opera-tiva e dallattenzione reale ai diritti umani, avr una
ricaduta di trascinamento positivo sui citta-dini, che orienteranno
i loro comportamenti sulle istanze percepite. Il nuovo testo
sullomicidio stradale, art. 589 bis del codice penale, si ritiene
che possa scoraggiare
tali comportamenti, per i quali sono previsti ulte-riori aumenti
di pena.Infine, lincremento dei controlli, di persona o a distanza,
potr contenere il fenomeno, che deve essere maggiormente
attenzionato da parte del-le istituzioni, come dimostra il fatto
che ancora oggi, nonostante il fenomeno sia in crescita,
lin-cidenza della pirateria non menzionata nei dati ISTAT
sullincidentalit stradale.Riteniamo che i mezzi di comunicazione,
ed in particolare la tv, debbano trattare in modo siste-matico e
continuativo i problemi della sicurezza stradale nei tempi di
maggiore ascolto televisivo, non per fare spettacolo, ma per fare
informazio-ne-formazione, dando conoscenza delle cause degli
incidenti, dei comportamenti a rischio, del-le misure
sanzionatorie, per creare consapevolez-za, rafforzare il senso di
responsabilit e favorire la prevenzione.
Secondo i dati resi noti da Aci e Istat, pubblicati il 4
novembre 2014, nel 2013 si sono registrati in Italia 181.227
incidenti stradali con lesioni a persone. Il nu-mero dei morti
(entro il 30 giorno) ammonta a 3.385, quello dei feriti a 257.421.
Rispetto al 2012, il numero di incidenti scende del 3,7%, quello
dei feriti del 3,5% mentre per il numero dei decessi la flessione
del 9,8%. Tra il 2001 e il 2013 la riduzione delle vittime della
strada stata del 52,3%, in valore assoluto si passati da 7.096 a
3.385. Il dato che pi ci deve far pensare proprio quel 3.385
(numero dei morti) che il pi alto se rapportato ai 28 Paesi
dellUnione Europea. Continuando a scorrere i dati, osserviamo che
gli inci-denti pi gravi avvengono sulle strade extraurbane. Nel
2013 si legge nei dati di Aci e Istat - sulle strade urba-ne si
sono verificati 136.438 incidenti (75,3% del tota-
le), che hanno causato 184.683 feriti (71,7% del totale) e 1.421
morti (42,0% del totale). Sulle autostrade gli in-cidenti sono
stati 9.265 (il 5,1% del totale) con 15.447 feriti (6,0% del
totale) e 321 decessi (9,5% del totale) mentre sulle altre strade
extraurbane, comprensive delle Strade Statali, Provinciali,
Comunali extraurbane e Re-gionali, gli incidenti rilevati sono
35.524 (19,6% del to-tale), i feriti 57.291 (22,3%) e le vittime
1.643 (48,5%). Nel 2013 il maggior numero di incidenti stradali con
lesioni a persone si verificato a luglio (17.766), con una media
giornaliera di 573 incidenti. Il maggior nu-mero di morti stato
invece registrato ad agosto, 347 in termini assoluti e 11 in media
giornaliera, mese in cui anche lindice di mortalit ha toccato il
suo picco, 2,38 morti ogni 100 incidenti.
DATI INCIDENTI STRADALI: BUONE NOTIZIEMA ANCORA NON BASTA
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OBESIT INFANTILE: UN OKKIO ALLA PROMOZIONE DELLA SALUTENe
parliamo con Angela Spinelli, Dir. Reparto Salute della donna e
dellet evolutiva, Ist. Sup. Sanit
Lobesit un problema che riguarda 44 milioni di bambini nel
mondo. Ce lo conferma lOrganizzazione Mondiale della Sanit. Una
proble-matica importante, soprattutto per le ripercussioni gravi, a
livello di salute, che si pos-sono avere nel corso della crescita.
Per conoscere pi da vicino lobesit e le sue con-seguenze abbiamo
intervistato Angela Spinelli, direttore del Reparto Salute della
donna e dellet
evolutiva, Istituto Superiore di Sanit.
Secondo i dati del progetto OKkio alla Salute, del cui comitato
tecnico lei componente, dai dati 2014 emerge che l8% dei bambini
salta la prima colazione, il 31% fa una colazione non adeguata
(ossia sbilanciata in termini di car-boidrati e proteine) e il 52%
fa una merenda di met mattina abbondante. Il 25% dei geni-tori
dichiara che i propri figli non consumano
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quotidianamente frutta e/o verdura e il 41% di-chiara che i
propri figli assumono abitualmente bevande zuccherate e/o gassate.
Alla luce pro-prio di questi dati, come si possono educare le nuove
generazioni, ma ancor prima i loro geni-tori, a una corretta
alimentazione?Per chiarezza, mi preme sottolineare che OK-kio alla
SALUTE non un progetto, bens un sistema di Sorveglianza Nazionale
promosso e finanziato dal Ministero della Salute/CCM e coordinato
dallIstituto Superiore di Sanit in collaborazione con tutte le
Regioni italiane e il Ministero dellIstruzione, dellUniversit e
del-la Ricerca. una sorveglianza attiva dal 2007 che ad oggi vanta
quattro raccolte dati: 2008/9, 2010, 2012 e lultima nel 2014; il
suo obiettivo principale raccogliere informazioni sullo stato
ponderale dei bambini della terza primaria, sulle loro abitudini
alimentari e sugli stili di vita sen-za trascurare il contesto
scolastico e familiare del bambino.Le abitudini alimentari rilevate
con OKkio alla SALUTE mostrano negli anni un andamento piuttosto
stabile nel tempo ad eccezione del con-sumo di merenda abbondante
che diminuito rispetto alla precedente raccolta (2012:65% vs
2014:52%) e di bevande zuccherate e/o gassa-te, anchesso diminuito
ma ancora molto elevato (2012: 44% vs 2014: 41%).Alla luce di
questi dati dunque prioritario cer-care di educare i bambini e i
genitori ad una cor-retta alimentazione. Questo un compito non
facile in quanto solamente coinvolgendo attiva-mente i genitori, la
scuola e gli stessi bambini nel processo educativo e di promozione
della salute si possono ottenere degli effetti positivi e duraturi.
La letteratura, infatti, suggerisce che gli interventi di
promozione della salute pi efficaci sono quel-le che coinvolgono il
contesto familiare, la scuola e gli stessi bambini e che concorrono
a sviluppa-re le life skills, ovvero le competenze personali
dellindividuo. Naturalmente anche la societ e
lambiente generale che ci circonda hanno la loro importanza.
Sempre secondo i dati del progetto Okkio alla Salute, si
registrano un maggior numero di bambini in sovrappeso nelle regioni
centrali e meridionali. Come spiega questa tendenza?La metodologia
del sistema di sorveglianza non ci permette di spiegare secondo un
meccanismo univoco di causa-effetto alcune situazioni che si
registrano. Tuttavia, possibile ipotizzare alcuni scenari che
possono verosimilmente giustificare ci che rileviamo. La maggiore
prevalenza di eccesso ponderale nei bambini delle regioni centrali,
e ancor pi me-ridionali, si potrebbe giustificare attraverso una
motivazione culturale; nelle regioni meridionali del nostro paese,
infatti, si tende a considerare sano e bello un corpo che presenta
rotondit e
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DALLITALIA
che la gran parte del grasso presente da bambini si perde al
momento dello sviluppo. Inoltre, lattitudine al movimento e
allattivit fisica nelle regioni del Sud sembra essere meno diffusa
anche per carenza di infrastrutture.
Un bambino in sovrappeso pu andare incontro, in et adulta, a
patologie anche gravi? Certamente si! leccesso ponderale in et
pediatrica pu rappresentare un fattore di rischio per lo sviluppo
di patologie croniche (diabete, ipertensione, ipercoleste-rolemia,
cancro, patologie dismetaboliche, ecc.) in et adulta.
Che ruolo ha o pu avere la scuola nelleducazione ali-mentare?I
bambini trascorrono a scuola la maggior parte del loro tempo e,
proprio per il valore pedagogico ed educativo della scuola,
le-ducazione alimentare potrebbe e dovrebbe essere una materia
importante da inserire nel cv scola-stico. In generale, il sostegno
della scuola nelle attivit di promozione della salute di
fonda-mentale importanza cos come il coinvolgimento delle
famiglie.
Per quanto riguarda lobesit, esiste uneredita-riet?Linsorgenza
di obesit imputabile a diversi fat-tori: genetici, ambientali e
comportamentali. Il rischio di sviluppare tale patologia non ,
dun-que, relativo solamente a particolari genotipi, ma anche ad
interazioni gene-ambiente e agli stili di vita adottati
dallindividuo.
Questultimi, unici fattori modificabili, hanno un ruolo
fondamentale nellinfluire sullo stato di sa-lute generale
dellindividuo e sono quelli su cui possiamo fare interventi di
prevenzione del feno-meno e di promozione della salute.
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DALLITALIA
Consigli utili per i genitori da OKkio alla saluteCosa fare per
la CresCita sana dei propri figli?
Preparare una buona colazione Dare una merenda leggera a met
mattina, come lo yogurt o un frutto Proporre cinque volte al giorno
frutta e verdura, durante e fuori dai pasti e a merenda Favorire,
in famiglia, il consumo di acqua Ridurre il consumo di bibite
zuccherate Fare in modo che il proprio figlio svolga almeno unora
al giorno di gioco, di movimento e attivit
fisica Evitare che utilizzi la televisione o i videogiochi pi di
due ore al giorno Fare in modo che dorma almeno nove ore a notte
Controllare regolarmente dal pediatra peso e altezza
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DALLA DIOCESI
SUCCESSO DI PUBBLICO PER IMPERFETTI SCONOSCIUTIIl cinema
Politeama gremito per il cortometraggio firmato UCS diocesano
Un successo di pubblico che an-dato ben oltre le aspettative per
Imperfetti sconosciuti il corto-metraggio realizzato dallUfficio
per le Comunicazioni Sociali della Diocesi di Fano Fossombrone
Cagli Pergola per la regia di Luca Misuriello, proiettato luned
15
giugno al cinema Politeama di Fano gremito di gente. stata una
grande emozione ha sotto-lineato Enrica Papetti direttore
dellUfficio dio-cesano per le Comunicazioni Sociali e autrice del
corto vedere cos tante persone alla proiezione del nostro
cortometraggio. La loro presenza ci ha ampiamente ripagato del
lavoro di questi mesi
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DALLA DIOCESI
SUCCESSO DI PUBBLICO PER IMPERFETTI SCONOSCIUTIIl cinema
Politeama gremito per il cortometraggio firmato UCS diocesano
e ci ha dimostrato come il messaggio che, con Imperfetti
sconosciuti, abbiamo voluto veico-lare arrivato forte e chiaro. Un
ringraziamento particolare ha proseguito Enrica Papetti va al
Vescovo Armando che ha creduto in noi, a tutti gli attori che, a
titolo totalmente volontario, han-no preso parte, con grande
professionalit e di-
sponibilit, a questo progetto e a tutti coloro che hanno
contribuito alla realizzazione del corto.
Imperfetti sconosciuti racconta, in 30 minuti circa, la famiglia
fra luci e ombre. Quattro storie difficili, a tratti crude, ma che,
sul finale, lasciano spazio alla speranza. Si parla della
separazione di due genitori vista con gli occhi del figlio, dei
suoi interrogativi, delle sue ansie, delle paure di chi si trova,
suo malgrado, a crescere in fretta, del rapporto, non sempre
facile, tra genitori e figli, delleterno scontro generazionale,
della proble-matica di avere un anziano in casa e tutto ci che ne
sussegue, di un equilibrio familiare che viene minato dalla perdita
del lavoro. Storie che prova-no a raccontare, con immediatezza, la
realt della societ in cui viviamo.
La serata si aperta con i saluti del Vescovo Armando da sempre
attento ai nuovi linguaggi della comunicazione, di padre Giorgio,
vescovo della chiesa greco-ortodossa, e di don Gesualdo Purziani
presidente della Fondazione Gabbiano il quale ha sottolineato
limportanza della serata e il valore del cinema anche come veicolo
di for-mazione. Non un cortometraggio ideologico ha messo in
evidenza il Vescovo ma narrativo, che ci aiuta a riflettere
prendendo spunto anche dal Messaggio di Papa Francesco per la
Giornata Mondiale per le Comunicazioni Sociali. Mi au-guro che
nelle nostre case ci sia ancora labitudine di spegnere la tv e
raccontarsi il quotidiano con le sue emozioni, sensazioni e
difficolt. Come cristiani ha sottolineato padre Giorgio dob-biamo
rafforzare il nostro lavoro pastorale per la famiglia.
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DALLA DIOCESI
Alla proiezione del cortometraggio seguito un breve dibattito al
quale hanno preso parte Loren-zo Lattanzi, presidente Aiart Marche
Associazio-ne Spettatori Onlus, Gabriele Darpetti, direttore
dellUfficio diocesano per i Problemi sociali e il lavoro e Carlo
Berloni, direttore dellUfficio dio-cesano di Pastorale Familiare.
Film prezioso ha sottolineato Lattanzi - che va oltre la cultura
contemporanea delle risposte a portata di clic, ma capace di
pro-vocare molte domande. un film che lascia un po di amaro in
bocca, anche se vanno gustati appieno anche i tito-li di coda...
sorprendenti. Quella di Imperfetti sconosciuti una vera e propria
Pro-Vocazione, una chiamata e un invito rivolti ad ognuno di
noi
a vivere relazioni pi autentiche per custodire la famiglia,
anche quella meno perfetta. Nel corto non c la parola fine, come in
ogni famiglia non si finisce mai di essere generati e generare vita
e relazioni. Unico difetto, se cos possiamo definir-lo, si tratta
di un corto che parla al mondo adulto e che probabilmente non
intercetter il pubbli-co pi giovane, solitamente attratto da
messag-
gi pi emotivamente coinvolgenti o capaci di strappare risate
super-ficialmente facili. Ma anche questo rappresen-ta una sfida
educativa: insegnare ai ragazzi a vedere certi contenuti e a
riflettere per contem-plare con stupore la vita
e ogni relazione familiare piena di... bellezza im-perfetta.
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Gabriele Darpetti ha posto laccento sullimpor-tanza, per quanto
riguarda le problematiche lega-te al mondo del lavoro, di non
isolarsi, ma di pun-tare a fare rete con altri soggetti. La perdita
del lavoro fa perdere dignit e autorevolezza e pu essere causa di
rotture familiari. Per far s che ci non accada, occorre non
isolarsi, ma chiedere aiu-to anche a strutture che da questo punto
di vista possono essere efficaci. Le famiglie ha sotto-lineato
Carlo Berloni - non vanno lasciate sole nel loro compito
relazionale ed educativo, ma sempre accompagnate. Oggi purtroppo il
grande problema proprio la solitudine familiare. Presente alla
serata anche lAssessore ai Servizi Sociali Marina Bargnesi la quale
si complimen-tata per la realizzazione di Imperfetti sconosciu-ti,
che ha definito ricco di suggestioni e stimoli per riflettere sul
tema della famiglia.
IL CASTElisabetta Podrini, Laura Giannoni, Luca Cam-panelli,
Edoardo Frustaci, Nicola Anselmi, Erica Di Malta, Diego Scaglioni,
Guido Ugolini, Ste-fano Facchini, Letizia Righi, Arianna Faroni,
Si-monetta Fragassi. Questi gli attori protagonisti di Imperfetti
sconosciuti. Non stato facile ha spiegato Enrica Papetti direttore
dellUfficio diocesano per le Comunicazioni Sociali e autri-ce del
corto scrivere queste storie. Il timore sempre stato quello, quando
entrano in gioco i sentimenti, di cadere nel banale o di non dare
ai personaggi la giusta intensit. Quando si parla di argomenti
quali la perdita del lavoro, la separa-zione, il rapporto
genitori-figli occorre farlo in punta di piedi.
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DALLA DIOCESI
Straordinario il lavoro degli attori che, con gran-de
disponibilit e professionalit, si sono fin da subito impegnati al
massimo per questo proget-to. Appena abbiamo proposto loro di
prendere parte a questo progetto fa sapere Enrica Pa-petti
direttore dellUfficio diocesano per le Co-municazioni Sociali
abbiamo subito percepito un grande entusiasmo e la voglia di
mettersi al lavoro per realizzare la parte che avevamo affida-to a
ognuno di loro. Oltre a momenti di grande intensit, sul set non
sono mancati sorrisi e bat-tute divertenti, proprio come succede in
qualsiasi famiglia di oggi. Siamo davvero molto soddisfatti del
lavoro che ognuno di loro ha fatto sul proprio personaggio per
renderlo il pi naturale possibi-
le e per questo li ringraziamo. Non possiamo e non vogliamo
dimenticare anche tutti coloro che hanno lavorato dietro le quinte
e mi riferisco allaiuto regia Fabio Turiani, al cantautore fanese
Armando Dolci che ha curato, in maniera egre-gia, la colonna sonora
e le musiche del corto, a Celeste Sambuchi, Chiara Longhini e
Giuliano Molari di ChiaraDanza per le suggestive coreo-grafie che
hanno saputo creare, a Marina Monta-nari, dello studio Foto Art
Fano per le fotografie del backstage, a Giulio Renzi per lapporto
luci nella realizzazione di alcune scene, a Glauco Fa-roni ed
Edoardo Frustaci per la selezione degli attori.
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Non siamo fuori dal mondo. E se ci chiedessero di raccontare
cosa la famiglia, come la vediamo intor-no a noi, non presenteremmo
uno spot tipo quelli dei biscotti da prima colazione o della
pastasciutta (tanto per non citare esplicitamente dei marchi a
tutti ben noti).Imperfetti sconosciuti non il ritratto oleografico
di una astrazione, n il racconto agiografico di un modello da
imitare. Anzi. Probabilmente risulta pi simile ad un pugno nello
stomaco. Nelle quattro storie di quotidiane miserie e di piccoli e
grandi fallimenti, c il rischio di ritrovare qualche pezzetto delle
nostre povere vite reali.Speriamo non nel tradimento coniugale e
nella im-minente separazione; speriamo non nella perdita del lavoro
e nei disastri emotivi conseguenti; speriamo non nella reciproca
chiusura del cuore tra f igli ri-piegati su se stessi e genitori
incapaci di incrociarne lo sguardo; speriamo non nel rimpallo
svogliato, tra fratelli smemorati, della presenza ingombrante di un
genitore anziano
Speriamo di no, ma forse qualcosa di tutto ci mi-naccia anche le
nostre vite famigliari, ed pi vicino alla nostra quotidianit di
quanto non vorremmo. C materiale per un bell esame di coscienza,
insom-ma, e magari per aprire qualche dibattito scomodo su temi che
istintivamente preferiremmo evitare.E non poco, in un momento in
cui la Chiesa tutta si sta profondamente interrogando sulla
condizione reale delle famiglie e su come continuare ad annun-ciare
proprio a loro, nella situazione oggettiva in cui si trovano
adesso, la gioia del Vangelo.Non si pu smettere di credere e di
sperare nella indis-solubilit del matrimonio e nella capacit
educativa di quella famiglia in cui il volto di Dio si rispecchia.
Soprattutto, per, non si pu smettere di costruirla.E se a qualcuno
la conclusione di questo corto non piacesse pi di tanto che la
risposta sia un rim-boccarsi le maniche pi generoso, ciascuno
partendo dalla condizione di fatto in cui si trova. Da imper-fetti,
certamente. Ma, se possibile, non pi da sco-nosciuti!
La recensione di don Ivan Maffeis Direttore dellUfficio
Nazionale per le Comunicazioni Sociali della CEI
Rimboccarsi le maniche da imperfetti, ma non pi da
sconosciuti
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DALLA DIOCESI
LA SOCIET RESPONSABILEIl Vescovo ha incontrato le associazioni
sociali ed economiche
Continuando litinerario iniziato a giugno 2013 con il primo
incontro denominato Limpegno nel pre-sente, lo sguardo sul futuro
in cui si sono riunite realt diverse sia di tipo economico che
sociale, ma ugualmente im-portanti per contribuire a costruire una
buona coesione sociale del nostro territorio, sabato 20 giugno, al
centro Pastorale Diocesano, il Vescovo Armando e la comunit
cristiana hanno incon-trato le associazioni sociali ed economiche.
Al centro dellappuntamento, introdotto da Gabrie-le Darpetti,
direttore dellUfficio diocesano per la Pastorale Sociale e il
Lavoro, la societ respon-sabile. Oltre a chiedere ci che debbono
fare gli
altri, le Istituzioni pubbliche in primis, dobbiamo chiederci
anche ci che deve fare ciascuno di noi, in forma singola e in modo
collettivo. Cosa de-vono fare le persone, le imprese, la societ
civile? Tutti gli attori sociali, e gli attori economici ha
sottolineato il Vescovo - hanno una responsabi-lit specifica nel
loro ambito di impegno, ma in-sieme hanno anche una responsabilit
comune, quella di trovare ogni forma possibile per riuscire a
lavorare insieme. Quello della responsabilit, un tema enorme, che
ha molteplici sfaccettature. Quindi mi limito ad aprire alcuni
spunti di ri-flessione, talune anche provocatorie, al solo scopo di
lanciare un dibattito, e ancor di pi di stimo-lare un lavoro comune
tra tutti coloro che sono
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DALLA DIOCESI
convenuti qui questa mattina. C per un punto di partenza
importante, che vorrei sottolineare, e dal quale partita tutta
questa riflessione, ed la frase di Papa Francesco nellEvangelii
Gaudium, che voi avete nel retro dellinvito che vi ha portati
qui:In ogni nazione, gli abitanti sviluppano la di-mensione sociale
della loro vita configurandosi come cittadini responsabili in seno
ad un popolo, non come massa trascinata dalle forze dominanti.
Ricordiamo che l essere fedele cittadino una virt e la
parte-cipazione alla vita politica unobbligazione mora-le. Ma
diventare un popolo qualcosa di pi, e richiede un costante processo
nel qua-le ogni nuova generazione si vede coinvolta. un lavoro
lento e arduo che esige di vo-lersi integrare e di imparare a farlo
f ino a sviluppare una cultura dell incontro in una pluriforme
armonia.Certamente la prima forma di responsabilit quella di fare
bene il proprio lavoro, o di assolvere con diligenza al proprio
compito. Essere responsabili comporta avere una visione della vita
come dono, ed avere la coscienza di essere in costante relazione
con luniverso e con tutti gli
altri uomini. Ma il senso di responsabilit deve essere
inquadrato anche in una visione collettiva, deve assumere una
dimensione comunitaria. La carenza di visione collettiva ha
indebolito o tal-volta annullato la dimensione comunitaria cio il
sentirsi comunit con gravi conseguenze sul-la salvaguardia dei beni
comuni. Alla crisi della visione collettiva ha di certo contribuito
anche la crisi dei corpi intermedi, cio di quei sogget-ti che
trasformavano la sommatoria di interessi particolari e parziali in
interessi collettivi che co-
struivano il bene comune. Oggi c una voglia di comunit, unansia
di recupero di questa dimen-sione in maniera nostalgica, ma non si
mettono
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DALLA DIOCESI
realmente in campo i valori necessari a recupera-re il senso di
comunit. Quindi, lappello quello di recuperare la dimensione del
noi. Dobbiamo uscire dalla logica dellio e recuperare la cultura
dellaltro, ossia non c lio se non dentro una re-lazione con laltro,
con tutti gli altri. La capacit di agire insieme ci che manca oggi.
Non siamo abituati a conoscere per decidere; le decisioni si
dovrebbero prendere in modo razionale. Ma noi, nella realt, nel
prendere decisioni ci soffermia-mo analiticamente sui pro e sui
contro, ossia sulle conseguenze, oppure ci buttiamo verso
quella che ci sembra la versione migliore istin-tivamente? Senza
le conoscenze adeguate ha proseguito il Vescovo - rischiamo di
essere in balia di decisioni altrui, di non avere strumen-ti di
controllo, di affidarci al buio anche senza accorgecene. Il grande
problema di oggi la su-premazia delleconomia finanziaria sulla
politica e sulla societ. Le rende impotenti, ne condiziona le
scelte, gli detta le coordinate dello sviluppo. La democrazia non
influisce pi come dovrebbe sul sistema politico e il sistema
politico non control-
la pi il potere economico e finanziario. Quindi il potere
economico e finanziario non pi sotto il controllo democratico.
Parlando di welfare ha messo in evidenza il Vescovo - dobbiamo
anche prendere atto che le trasformazioni attuali hanno sorpreso
anche le organizzazioni operanti nel sociale (forse anche a causa
di una loro eccessi-va proliferazione), spesso costrette a
ripensarsi: o fanno a meno di risorse pubbliche tornando al
mutualismo delle origini, oppure reinterpretano i bisogni,
aggregandosi.Allora necessario ripartire dal basso, ripartire
dal contributo dei cittadini e dei corpi intermedi.Il problema
che dallalto (da politiche accentratrici) non viene quasi mai
utilit per i territori, risorse per ri-spondere ai bisogni
(diritti) di tutti, ma viene solo utili-t per i macro-sistemi, per
i grandi poteri (finanziari), per strategie pro-globalizza-zione
(addirittura in alcuni casi dipendenti dallestero e non adatti al
complesso ter-ritorio reticolare del nostro Paese).Il Vescovo ha
fatto, durante il suo intervento, anche un breve cenno al lavoro
fem-
minile. Innanzitutto ora di smetterla di trat-tare la maternit
come un problema, come una malattia che va in contrasto con il
lavoro. Il tasso di occupazione femminile, nel nostro Paese, il
peggiore dei Paesi Occidentali, e quando lavora-no a parit di
mansioni le donne percepisco-no un compenso inferiore. Cos come la
presenza femminile nei ruoli dirigenziali ancora troppo esigua. Una
societ che fa finta di rammaricar-si per la mancanza di donne in
ruoli dirigenziali (cos come in politica), ma nei fatti non fa
niente
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DALLA DIOCESI
per risolvere il problema, per conciliare i proble-mi del lavoro
e della vita, una societ ipocrita!. Siamo oggi in una fase in cui
in tutto il mondo delleconomia urge aprire un dibattito sulla
ne-cessit di recuperare un saldo legame con letica, ed in alcuni
casi anche sulla necessit di ridefi-nire il concetto di etica, che
spesso tendiamo a minimizzare come semplice correttezza di
com-portamento. Vale per le cooperative, per le altre imprese
economiche, per i sistemi di rappresen-tanza, per il volontariato.
Anche rispetto al volon-tariato c bisogno di instaurare una nuova
etica. Il volontariato diventato troppo spesso solo una esigenza
personale, che fa fatica a entrare in un mandato collettivo. In
passato le associazioni di volontariato anticipavano i bisogni,
oggi invece sono appesantite e vanno a rimorchio. Il volon-tariato
non deve perdere la capacit di gridare allo Stato sulla condizione
dei cittadini pi disa-giati. Parlare di Istituzioni Economiche
certo delicato, e mi riferisco in particolare alle banche. Ma
parlando di responsabilit, non si pu non riprendere il concetto che
il credito un bene comune. E se questa affermazione vera ognu-no
deve fare la sua parte per renderla possibile,