1 Gestione dei rischi finanziari I rischi e la governance dei controlli in banca Giampaolo Gabbi Gestione dei rischi finanziari Corso di Laurea Magistrale EGIF 2016 - 2017
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Gestione dei rischi finanziari
I rischi e la governance dei controlli in banca
Giampaolo Gabbi
Gestione dei rischi finanziari
Corso di Laurea Magistrale EGIF
2016 - 2017
Agenda
1. I rischi bancari e la regolamentazione
dei rischi: da Basilea 2 a Basilea 3
2. Il RAF
3. Lo SREP e il RAF: una nuova
cultura del rischio?
2
La regolamentazione: Basilea 2
B2 prevede un’architettura basata su tre pilastri:
1. Nuovi coefficienti patrimoniali minimi
• Riformare la “regoletta” dell’8% rendendola più sensibile al rischio dei singoli prestiti e completandola con ulteriori aggiustamenti
2. Supervisory review
• Accrescere i poteri ispettivi e discrezionali delle singole autorità di Vigilanza
3. Market discipline
• Fornire più informazione al mercato, che potrà “punire” le banche troppo rischiose chiedendo loro tassi più alti, proprio come accade alle imprese
4
Livello capitale molte banche in crisi che hanno richiesto interventi governativi
avevano ratios pre-crisi al di sopra dei minimi Tier 1 LCBOs europee circa 8% a fine
del 2006
Deleveraging vigilanza “microprudenziale” poco efficace rispetto a rischio sistemico
decisioni singole banche potenzialmente dannose per stabilità finanziaria sistema
Prociclicalità aumento del fabbisogno di capitale nelle fasi di crisi dell’economia reale
“Entangledness” delle grandi istituzioni finanziarie internazionali accresce il rischio di
contagio
Leva finanziaria ratios patrimoniali risk weighted non garantiscono bassa leva
finanziaria
Liquidità scarsa attenzione pre-crisi da parte del management bancario e delle
autorità di vigilanza
Arbitraggi regolamentari incoerenza fra requisiti trading e banking book per alcune
posizioni di tipo creditizio
5
La regolamentazione: Basilea 2
6
• Qualità del capitale enfasi su common equity (core Tier 1) e
graduale phasing out di ibridi e innovativi min. 4,5% RWA
• Nuovo “capital conservation buffer” 2,5% of RWA
• Nuovo maximum leverage ratio minimo 3% ratio Tier 1/
Totale Attivi
• Nuovi requisiti liquidità
• Maggiori capital requirements per rischi mercato (stressed VaR
and IRC)
• Maggiori requisiti di capitale per banche sistemiche
• Countercyclical capital requirement (0%-2.5% RWA)
• Incremento requisiti capitale per rischio controparte
La regolamentazione: Basilea 3
Tipo requisito % of RWA Basilea 2 Basilea 3
Common Equity a. Minimum 2.0% 4.5%
b. Conservation buffer 2.5%
d. Total (a+b) 7.0%
Tier 1 Capital Ratio c. Minimum 4.0% 6.0%
e. Total (c+b) 8.5%
Total Capital Ratio f. Minimum 8.0% 8.0%
g. Total (f+b) 10.5%
Additional
macroprudential
requirements
h. Anticyclical buffer 0-2.5%
i. Additional
requirement for
systemic banks
to be
defined
La regolamentazione: Basilea 3
8
0%
2%
4%
6%
8%
10%
12%
2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019
G-SIFIs (es. 2%)
Countercyclical
buffer
Capital
conservation
buffer
Minimo
8
La regolamentazione: Basilea 3
Il punteggio SREP
• In accordo con i criteri individuati nei titoli che trattano i
singoli elementi in modo specifico, le autorità competenti
dovrebbero assegnare all’ente un punteggio per:
• ► il modello imprenditoriale e la strategia;
• ► la governance e i controlli interni dell’ente;
• ► i singoli rischi che impattano sul capitale;
• ► l’adeguatezza patrimoniale;
• ► i singoli rischi che impattano sulla liquidità e sul
funding;
• ► la valutazione SREP complessiva.
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Analisi del modello imprenditoriale
Le autorità competenti dovrebbero condurre regolari analisi del modello imprenditoriale (BMA) al fine di valutare i rischi operativi e strategici, nonché stabilire:
► la sostenibilità economica (viability) del modello imprenditoriale dell’ente in base alla sua capacità di generare utili accettabili nel corso dei 12 mesi successivi e
► la sostenibilità della strategia dell’ente in base alla sua capacità di generare utili accettabili su un orizzonte temporale di almeno 3 anni, in funzione dei propri piani strategici e delle previsioni finanziarie
Le autorità competenti dovrebbero utilizzare il risultato della BMA a supporto della valutazione di tutti gli altri elementi dello SREP
17
Valutazione della governance e dei controlli interni dell’ente
Per lo SREP, la valutazione della governance e dei controlli interni
dell’ente dovrebbe includere la valutazione delle seguenti aree:
a. assetto generale della governance;
b. cultura societaria e del rischio;
c. organizzazione e funzionamento dell’organo di amministrazione;
d. politiche e prassi di remunerazione;
e. sistema di gestione dei rischi, inclusi l’ICAAP e l’ILAAP;
f. sistema dei controlli interni, compresa la funzione di audit interno
(internal audit);
g. sistemi informativi e continuità operativa, nonché
h. disposizioni per la pianificazione del risanamento (recovery
planning).
18
SREP e punteggi alle banche
19
Blocco logico
Approccio
metodologico
Principali steps
• Metriche di
riferimento: quali
sono le principali
metriche di
riferimento che la
Banca vuole
adottare?
• Approccio
completo e
sofisticato
• Utilizzo capitale economico
• Valutazione dell’effetto di
diversificazione inter-risk
• Definizione del profilo di Rischio -
rendimento
• Integrazione definizione Risk Appetite
con elementi qualitativi
• Perimetro esteso a tutte le tipologie di
rischio (incluso rischio di liquidità)
• Quantificazione buffer da mantenere
centralmente
• Definizione livello di granularità per
business unit
• Approccio
base
• Utilizzo capitale regolamentare
• Quantificazione buffer da mantenere
centralmente
• Granularità per linee di business (ove
applicabile)
• Perimetro esteso solamente ai
principali rischi
SREP e punteggi alle banche
20
Blocco logico
Approccio
metodologico
Principali steps
• Processo di
definizione del
Risk Appetite:
quale approccio
seguire?
• Approccio
complesso
• Definizione mappa del rischio -
rendimento AS IS e andamento
storico
• Benchmark con dati di sistema
• Identificazione business mix e
propensione al rischio per singola
Business Unit
• Definizione del buffer di capitale (ratio
patrimoniali)
• Identificazione portafoglio target
• Approccio
semplificato
• Definizione mappa del rischio AS IS
• Benchmark con Banche paragonabili
• Identificazione portafoglio target
SREP e punteggi alle banche
21
Blocco logico
Approccio
metodologico
Principali steps
• Attori coinvolti: quale
funzioni coinvolgere e
con che ruolo?
• Approccio
complesso
• Approccio
semplificato
• Board con ruolo di approvazione del Risk
Appetite, capital allocation e approvazione dei
limiti
• Comitati con ruolo di revisione delle analisi del
risk management
• Risk management con ruolo di pivot principale
nella predisposizione della proposta di Risk
Appetite e nella sintesi delle proposte delle
diverse strutture
• Pianificazione strategica con ruolo di input al
risk management (ruolo marginale nel caso di
processo base)
• Finanza con ruolo di supporto al risk
management e provider di dati
• Business Unit (ove esista articolazione del Risk
appetite per Business Units) che rivisitano
l’allocazione Risk Appetite, negoziano i limiti e
capitale allocato
SREP e punteggi alle banche
22
Blocco logico
Approccio
metodologico
Principali steps
• Declinazione del RiskAppetite in limiti operativi: quale processo per la definizione dei limiti da utilizzare?
• Approccio complesso
• Definizione di un portafoglio target• Identificazione delle policy, Definizione dei
poteri delegati• Simulazione impatto delle policy su
portafoglio attuale per valutazione di coerenza tra portafoglio target e policydefinite
• Attivazione processo di Active Balance Sheetmanagement per gestire la coerenza del portafoglio con il Risk Appetite complessivo della Banca anche attraverso gestione centralizzata sia della riassicurazione sia degli investimenti finanziari
• Approccio base • Definizione capitale massimo sulle varie tipologie di rischio
• Allocazione del capitale per linea di business (opzionale)
• Identificazione del perimetro relativo alle varie tipologie di rischio
• Declinazione dei limiti e verifica di coerenza• Monitoraggio scostamenti• Fine tuning
SREP e punteggi alle banche
23
Blocco logico
Approccio
metodologico
Principali steps
• Sistema di reporting ed early warning: come monitorare il Risk Appetite di una Banca e quali sistemi di allerta implementare?
• Reporting e early warningin sistemi / processi separati
• Definizione di processi / sistemi di:• reportistica• early warning
indipendenti e gestiti in maniera parallela
• Sistema di reportistica con indicatori di early warningintegrati
• Creazione di un sistema di reportistica con indicatori di early warning integrati
Il Risk Appetite Framework
Il RAF è il quadro di riferimento che
definisce:• la propensione al rischio,
• le soglie di tolleranza,
• i limiti di rischio,
• le politiche di governo dei rischi,
• i processi di riferimento necessari per
definirli e attuarli, in coerenza con il
massimo rischio assumibile,
• il modello di business e
• il piano strategico25
Il Risk Appetite FrameworkLa corretta formalizzazione del Risk Appetite ha innumerevoli impatti sulla gestione della
Banca:
• è funzionale alla soddisfazione dei bisogni degli stakeholder e alla comunicazione
nei loro confronti. Permette di fornire una risposta concreta a diversi bisogni; solo
per citarne alcuni: dall’obiettivo di massimizzazione dei profitti con un basso livello
di volatilità richiesto dagli azionisti, all’ottenimento di un ritorno minimo per i
creditori, fino alla garanzia di sufficiente liquidità;
• assicura un corretto allineamento dei driver e dell’operatività della Banca per il
raggiungimento degli obiettivi strategici prefissati;
• indirizza il processo decisionale strategico e di allocazione del capitale;
• è funzionale alla definizione di un sistema di limiti operativi, coerente a tutti i livelli
della Banca e funzionale al rispetto degli obiettivi di Risk Appetite definiti, al fine di
garantire che su una determinata fattispecie di rischio non sia superata una “perdita
massima” definita;
• aiuta a guidare la declinazione degli obiettivi strategici tra le diverse aree di
business durante il processo decisionale e di budget;
• garantisce un’adeguata solvibilità, capitalizzazione ed un sufficiente livello di
liquidità;
• permette di “ragionare” sui rischi reputazionali che la Banca vuole affrontare.
26
Il Risk Appetite Framework• In considerazione dell’ampio numero di stakeholder interessati è
evidente che il processo di definizione del Risk Appetite è molto
complesso e necessita di analisi e strumenti sofisticati
• Tuttavia, in accordo con il principio di proporzionalità definito nella
normativa, la fase di definizione del Risk Appetite può assumere
diversi livelli di complessità in funzione della dimensione della Banca e
del suo business mix
• Per entrare realmente nei processi, nella gestione e
nell’organizzazione di una Banca, il Risk Appetite deve potersi
integrare effettivamente con il processo di allocazione del capitale e di
budget fino alla definizione di specifici limiti operativi e all’indirizzo
delle singole decisioni operative e deve essere monitorabile in
maniera efficace (si veda la figura successiva)
27
Il Risk Appetite Framework: struttura logica per la
declinazione del Risk Appetite in limiti operativi
28
Il Risk Appetite Framework
• La precedente figura mostra un framework logico
applicabile al progetto di governo dei rischi
• La fase di definizione del Risk Appetite è centrale nel
processo: solamente dopo aver identificato i principali
rischi che si ritiene opportuno considerare ed aver
stimato i requisiti interni di capitale per ciascuna
tipologia di rischio, è possibile avviare la fase di
definizione del Risk Appetite con l’obiettivo di definire
quali debbano essere i principi di gestione dei rischi
all’interno della Banca
• Al termine di tale fase si può procedere con la fase di
capital planning, budgeting e allocation, e con le
successive fasi di monitoraggio e reporting
30
Il Risk Appetite Framework• Le Banche di più piccola dimensione sono prevalentemente orientate
ad una definizione di Risk Appetite che si muova nel perimetro di
adeguatezza regolamentare
• Tale approccio, adeguato in un’ottica di compliance con le richieste
dell’Autorità di Vigilanza, potrebbe non rappresentare, tuttavia, una
soluzione ottimale in ottica di efficacia gestionale per rendere i rischi
parte della gestione operativa. La definizione della propensione al
rischio della Banca deve costituire, a prescindere dalla dimensione e
complessità, un processo, che partendo da obiettivi strategici di
sintesi consenta un supporto effettivo agli organi di governo, nella
pianificazione e nel controllo dell’attività
• Le grandezze individuate devono garantire, inoltre, un impatto
pragmatico sulla struttura, sull’organizzazione e la gestione della
Banca
31
Il Risk Appetite Framework• Una componente di innovazione sulle metriche e di solidità di
processo di definizione permette l’introduzione di metriche di Risk
Appetite sempre più complesse e evolute sino a una definizione di
Risk Appetite che tenga conto del trend atteso dal profilo di rischio-
rendimento della Banca
• Nella figura che segue, viene illustrata la possibile evoluzione di tali
metriche in relazione ad una crescente complessità delle stesse e
della loro completezza in termini metodologici
• A fronte di una complessità crescente, l’utilizzo di KPI quantitativi e
qualitativi, l’approccio rischio-rendimento e la pianificazione
pluriennale, garantiscono una stima della solvibilità della Banca più
precisa e maggiormente adeguata alle peculiarità aziendali
• Inoltre, nei Gruppi di particolare complessità e dimensione, risulta
necessario fissare il Risk Appetite (e a seguire limiti di rischio) a
livello consolidato per poi declinarlo e articolarlo sulle principali
Legal Entity / Business Unit in funzione del modello di business e
del presidio geografico 32
Il Risk Appetite Framework• Il “risk appetite framework” - “RAF” (sistema degli obiettivi di
rischio): il quadro di riferimento che definisce - in coerenza con il
massimo rischio assumibile, il business model e il piano strategico -
la propensione al rischio, le soglie di tolleranza, i limiti di rischio, le
politiche di governo dei rischi, i processi di riferimento necessari per
definirli e attuarli
• I concetti rilevanti attinenti il RAF sono:
• risk capacity: il massimo rischio assumibile senza violare i
requisiti regolamentari o gli altri vincoli imposti dagli azionisti o
dall’autorità di vigilanza;
• risk appetite: il livello di rischio (complessivo e per tipologia)
che la banca intende assumere per il perseguimento dei suoi
obiettivi strategici;
• risk tolerance: la devianza massima dal risk appetite
consentita;
• risk profile: il rischio effettivamente assunto, misurato in un
determinato istante temporale.34
Il Risk Appetite Framework: indicazioni sul
contenuto del RAF• Le banche assicurano una stretta coerenza e un puntuale raccordo tra: il
modello di business, il piano strategico, il RAF (e i parametri utilizzati per
definirlo), il processo ICAAP e ILAAP, i budget, l’organizzazione aziendale e
il sistema dei controlli interni
• Il RAF, tenuto conto del piano strategico e dei rischi rilevanti ivi individuati, e
definito il massimo rischio assumibile, indica le tipologie di rischio che la
banca intende assumere; per ciascuna tipologia di rischio, fissa gli obiettivi
di rischio, le eventuali soglie di tolleranza e i limiti operativi in condizioni sia
di normale operatività, sia di stress. Sono, altresì, indicate le circostanze,
inclusi gli esiti degli scenari di stress, al ricorrere delle quali l’assunzione di
determinate categorie di rischio va evitata o contenuta rispetto agli obiettivi
e ai limiti fissati
• Gli obiettivi di rischio, le soglie di tolleranza e i limiti di rischio sono, di
norma, declinati in termini di:
• misure espressive del capitale a rischio o capitale economico (VaR,
expected shortfall, ecc);
• adeguatezza patrimoniale;
• liquidità. 35
Il Risk Appetite Framework: i principali vincoli del
Consiglio di Amministrazione in materia di rischi
Un RAF efficace dovrebbe:
• Consentire un processo di comunicazione all’interno e all’esterno della
banca per condividere le informazioni (non confidenziali) con i diversi
stakeholder;
• Essere guidato da un processo anzitutto “top-down board leadership” e
“bottom-up” con il coinvolgimento del management a tutti i livelli;
• Facilitare la diffusione della cultura del rischio in banca;
• Valutare in modo appropriato l’assunzione dei rischi e la modalità di
difesa in caso di perdite inattese;
• Agevolare il dibattito fra gli organi di controllo ai diversi livelli per
accrescere la robustezza delle funzioni e garantire il rispetto della
delega assunta dal Board;
• Permettere di adattarsi al cambiamento delle condizioni di mercato e di
business.
36
La metodologia di definizione del Risk Appetite prevede un processo
prevalentemente “top-down” che, attraverso analisi interne ed esterne,
definisca il posizionamento obiettivo della Banca
La metodologia di definizione deve essere completa e proporzionale
alle dimensioni e alla complessità della Banca al fine di definire
puntualmente le metriche e l’approccio del framework di Risk Appetite
e di agevolare la declinazione delle stesse in strumenti gestionali (limiti
operativi, meccanismi decisionali, strumenti di monitoraggio, sistemi di
“early warning”, etc.)
La metodologia di definizione del Risk Appetite prevede cinque fasi
principali (riassunte nella figura che segue):
1.Assessment interno: storico ed as-is
2.Benchmarking
3.Analisi business mix e compatibilità con Risk Appetite
4.Definizione del capitale in eccesso
5.Definizione del posizionamento in termini di Risk Appetite
37
Il Risk Appetite Framework: i principali vincoli del Consiglio di Amministrazione in materia di rischi
Il Risk Appetite Framework: il
processo top down del RAF
38
Definizione del posizionamento in
termini di Risk Appetite
• Introduzione di un frame di Risk Appetite alla base di un esercizio di benchmarking interno di dettaglio sia storico che as-is
• Quantificazione del profilo dettagliato di rischio/rendimento del Gruppo per linea di attività e BU
• Comprensione di dettaglio di:
- Tipologia di rischi gestiti dalla BU
- Ammontare di rischio da gestire
- Limiti in utilizzo
- Correlazioni su rischi e performance BU
- ...
• Conduzione di un benchmarking esterno con le principali isitituzioni finanziarie sul profilo rischio/rendimento valutando:
- Business mix e posizionamento dei princiapli players
- Rendimenti storici e attesi
- Rischi gestiti / percepiti dal mercato
• Valutazione del posizionamento vs. competitors in termini di profilo rischio rendimento e identifica-zione di eventuali aree di intervento
• Definizione di una “frontiera efficiente” teorica per il business mix tra BUs utilizzando:
- Assessment interno
- Evidenze del benchmarking
• Verifica e integrazione dei limits da considerare
• Definizione possibili business mix e combinazioni di allocazione del capitale fra le BUs sulla base di:
- Dati quantitativi a supporto
- Avversione al rischio degli azionisti e del top management
• Identificazione di livelli di capitale adeguati da impiegare nel business (e capitale in eccesso da “accumulare”) considerando:
- Trade-off analisi esterna sul capitale in eccesso e targets di rating
- Definizione implicazioni capitale in eccesso richiesto, rating, e costo del debito
- Verifiche di coerenza con ritorni attesi dagli azionisti
• Definizione Risk Appetite considerando:
- Filosofia di rischio
- Combinazioni di rischio rendimento definite (incluse considerazioni sul livello di EaR)
- Limiti considerati
- Ammontare di capitale da impiegare (incluse considerazioni su CaR) e capitale in eccesso da accumulare
- Rendimento atteso dagli azionisti
Historical return (μ)
Total assets
Performance mapping on:
• Which is the right risk / return profile and positioning?
• Which are the necessary actions to improve positioning?
Timeframe
•Historical (i.e. Company reports)
•Prospective (i.e. Analyst reports)
Drivers
•Economic capital
•Regulatory capital
•Market Capitalisation evolution
Economic capital
Total Assets
Client
Asset Mgmt
Investment Banking
Commercial Banks
Others
BU
1
BU1 Capital
Allocated
XBU 1
Expected Return
BU
2
X
BU
3
X
+
+Total
expected return
BU2 Capital
Allocated
BU 2 Expected Return
BU3 Capital
Allocated
BU 3 Expected Return
All
ocate
d C
ap
ital
Qu
ali
&
Qu
an
ti
lim
its
Qu
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Qu
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lim
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Qu
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ti
lim
its
X
X
X
Div
ers
if.
eff
ect
Div
ers
if.
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ect
Div
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eff
ect
BU
3
X
+
BU... Capital
Allocated
BU...Expected ReturnQ
uali
&
Qu
an
ti
lim
its
X
Div
ers
if.
eff
ect
Analisi capitale in eccesso
Analisi business mix e
compatibilità con risk appetite
Benchmarking
Assessment interno storico ed As-Is
(proxy implicita del Risk Appetite)
A B C D E
Il Risk Appetite Framework - le fasi:
Assessment interno storico ed as-is
• Il primo passo per l’assessment interno è la definizione del framework di Risk
Appetite (in termini di metriche e dimensioni rilevanti di analisi)
• Sulla base dei Key Performance Driver e degli aspetti qualitativi definiti, l’assessment
prevede un esercizio di benchmarking interno del profilo di rischio-rendimento per
singola linea di attività e Business Unit e/o fattore di rischio
• In funzione dei dati storici disponibili tale benchmark può venire esteso agli anni
precedenti. Tale analisi permette di capire dove poter intervenire in caso di squilibrio
generale o opportunità di ottimizzazione
• Il benchmarking interno può essere svolto attraverso un percorso progressivo di
articolazione di dettaglio, partendo da un livello consolidato ed articolando le analisi
nei dettagli necessari in release successive
• L’esercizio prevede il mapping delle principali metriche (rendimento assoluto e peso
sul rendimento totale, capitale economico allocato ed assorbito, limiti quantitativi,
etc.) e la definizione del livello di rilevanza per la singola Business Unit della Banca
• È necessario poi valutare i benefici derivanti dalla diversificazione del portafoglio tra
rischi e business
39
• L’effetto di diversificazione sul totale della Banca dipende dal mix asset/liability e dalla
correlazione dei fattori che ne condizionano la performance
• L’allocazione di tale effetto tra le Business Unit può seguire logiche diverse:
• può essere allocato alle singole Business Unit in funzione di parametri prestabiliti
(totale rischio contenuto, dell’effetto diversificazione all’interno della singola
Business Unit, etc.);
• può essere mantenuto e conseguentemente gestito a livello di capogruppo /
direzione centrale, rappresentando di fatto un buffer di capitale;
• può essere allocato come premio alle sole Business Unit che hanno conseguito
un importante effetto di diversificazione dei rischi (soluzione intermedia);
• può essere gestito con un processo dinamico allocando parte dell’effetto
diversificazione (o concentrazione) alle business unit e parte alla funzione di
active balance-sheet management che gestisce gli scostamenti dagli obiettivi.
• L’analisi di rischio-rendimento per singola Business Unit deve essere ripetuto
annualmente analizzando anche gli scostamenti rispetto all’esercizio, e permette di
comprendere il profilo di rischio-rendimento attuale e storico della Banca e di
confrontarlo con gli altri operatori in ottica di benchmarking
40
Il Risk Appetite Framework - le fasi: Assessment interno storico ed as-is
41
Anno0
Anno 1
Anno 2
MediaAlta BassaRilevanza del rischio
Rendimento
• Rendimento assoluto
• % rendimento su rendimento totale
Ratio
• RORAC
Capitale allocato ed assorbito
• Capitale assoluto
• % capitale
Limiti
• Quantitativi
• Qualitativi
Attività da svolgere annualmente
Non presente
Il Risk Appetite Framework - le fasi: Assessment interno storico ed as-is
1. Il Risk Appetite Framework - le
fasi: Benchmarking
La scelta del posizionamento di Risk Appetite della Banca non può
prescindere dalla valutazione del posizionamento degli altri “player” di
mercato, ponendo particolare attenzione ai competitor diretti per
tipologia di business mix, dimensione e canali distributivi
Al fine di effettuare un esercizio di benchmark esterno è utile
identificare:
il profilo di rischio-rendimento degli altri “player”;
il business mix del campione utilizzato per l’analisi.
Il mapping del profilo di rischio-rendimento dovrebbe essere effettuato
sia a livello storico, per analizzare i trend evolutivi della Banca rispetto
agli altri “player”, sia a livello prospettico per verificare come il
“mercato” sta influenzando il posizionamento degli altri “player” e come
questi stanno “rispondendo” ai trend prospettici
42
• Differenze sostanziali tra il profilo di rischio-rendimento della Banca rispetto
agli altri player possono essere riconducibili a:
• differenti business mix;
• differente copertura geografica / mercato di riferimento;
• differenti politiche di aggressione di alcuni mercati in termini di pricing
o rischi assunti;
• differenti canali distributivi;
• capacità e performance gestionali sulle diverse aree di business;
• altri fattori endogeni o esogeni al mercato.
• Una completa e puntuale analisi di benchmark storico e prospettico del
profilo di rischio-rendimento è un elemento importante per una definizione
consapevole degli obiettivi e dei limiti di Risk Appetite
• Il monitoraggio continuo del posizionamento rispetto ai competitor e delle
motivazioni di eventuali differenze (attraverso funzioni dedicate al
benchmarking interno ed esterno) permette, inoltre, di identificare le aree di
ottimizzazione della Banca costruendo strategie di intervento specifiche
43
Il Risk Appetite Framework - le fasi: Benchmarking
44
Serie storica dei rendimenti (μ)
Totale attivo
Mappatura performance su:
• Qual’è il giusto profilo e posizionamento rischio / rendimento?
• Quali sono le azioni necessarie per migliorare il posizionamento?
Tempistica
• Storico (i.e. Report delle aziende)
• Prospettico (i.e. Report degli analisti)
Drivers
• Capitale economico
• Capitale regolamentare
• Evoluzione capitalizzazione di mercato
Cliente
Asset Mgmt
Investment Banking
Banche commerciali
....
Capitale Economico
Totale Attivo
Possibilità di usare metriche differenti come Capitale
regolamentare e β di mercatoPrincipali ragioni per un diverso
posizionamento:- Differente mix di business- Rendimento più basso in alcuni business- ...
Il Risk Appetite Framework - le fasi: Benchmarking
Il Risk Appetite Framework - le fasi: Analisi
business mix e compatibilità con Risk Appetite
• Sulla base delle evidenze dell’assessment interno e delle evidenze
dell’analisi di benchmark è possibile analizzare in senso critico il
business mix e definire gli obiettivi di allocazione del capitale e del
rischio
• Tale attività presuppone il disegno di una “frontiera efficiente
teorica” in termini di rischio-rendimento. La “frontiera efficiente”
fornirà, sulla base dei diversi business mix possibili e dei rating
obiettivo scelti, indicazioni sulla miglior allocazione del capitale
(economico o regolamentare) e sulla scelta del livello di
performance obiettivo
• I valori da considerare per la definizione della frontiera efficiente
saranno desunti dalle analisi di assessment interno e di
benchmarking, come i valori dei business o dei “player” che
presentano il miglior rapporto di rischio-rendimento per ogni rating
considerato e per ogni business mix
45
46
BU
1
Capitale Allocato
BU1
X Rendimento atteso BU1
BU
2 X
BU
3 X
Capitale totale
Capitale AllocatoTotale
+ Capitale in eccesso
Liv
ell
o d
i G
ru
pp
o
Focus equity stakeholders (rendimenti maggiori)
Focus debt stakeholders (rating maggiore)
+
+ Rendimento atteso totale
Capitale Allocato
BU2
Rendimento atteso BU2
Capitale Allocato
BU3
Rendimento atteso BU3
Cap
itale
all
ocato
Cap
itale
in
eccesso
Lim
iti
qu
an
ti-
qu
alita
tivi
Lim
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X
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BU
3 X
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Capitale Allocato
BU...
Rendimento atteso BU...
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X
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ersif
.
Il Risk Appetite Framework - le fasi: Analisi business mix e compatibilità con Risk Appetite
Il Risk Appetite Framework - focus:
Misurazione degli effetti di diversificazione
• Nel settore bancario e finanziario l’effetto di diversificazione ha un
peso rilevante per la presenza di tipologie di rischi molto diversi tra
loro (rischi finanziari, di credito, operativi)
• La misurazione della diversificazione parte dall’aggregazione degli
stessi rischi attraverso tecniche di “varianza-covarianza” (stima dei
parametri di aggregazione tipicamente effettuata su base storica)
• E’ fondamentale tenere conto dell’effetto diversificazione atteso
nella definizione del profilo di rischio-rendimento obiettivo per
sfruttare al meglio le opportunità derivanti dalla peculiarità del
business bancario
• Definito il capitale economico complessivo diversificato è quindi
possibile procedere con l’identificazione della contribuzione
marginale per singola tipologia di rischio ed alla ri-allocazione a
livello di singola entità / business unit
47
Il Risk Appetite Framework - le fasi:
Definizione del capitale in eccesso• L’identificazione della frontiera efficiente permette alla Banca di
identificare i livelli di capitale da impiegare nei singoli business e
verificare eventuali situazioni di eccesso di capitale
• L’identificazione del capitale in eccesso non può, però, essere solo
un esercizio ex-post risultante dal confronto tra capitale disponibile e
capitale assorbito, ma il posizionamento prospettico e gli obiettivi che
portano alla definizione del capitale necessario, devono tenere conto
delle necessità di avere un buffer di capitale che la Banca definisce
ex-ante per tutelarsi contro eventi estremi e per eventuali obiettivi di
rating
• Per ogni tipologia di Banca (in termini di business mix) e per ogni
livello di rating, è possibile identificare i valori massimi, medi e minimi
sia del capitale, economico o regolamentare, allocato ed assorbito
dai diversi “player”, sia dei diversi livelli di rendimento atteso
49
• Tale mapping deve essere effettuato attraverso
un’analisi dei valori storici dei “player” considerati e
delle relative evoluzioni prospettiche, in modo da poter
disegnare una strategia di intervento compatibile con i
trend di mercato futuri
• Sulla base del mapping di rischio-rendimento, la Banca
deve definire quale è il posizionamento prospettico ed
obiettivo in termini di rischio-rendimento che vuole
raggiungere
• Tale obiettivo deve essere definito sulla base della
propensione / avversione al rischio degli azionisti e del
top management, oltre che sulla base della reale
compatibilità rispetto all’attuale business mix della
Banca 50
Il Risk Appetite Framework - le fasi: Definizione del capitale in eccesso
51
RatingMAX
i.e. Rating paese
MIN
Investment grade
Altri
Player: 1
AV BC: 12
Max BC: 12
AV ER: xx%
Player: 1
AV BC: 19
Max BC: 19
AV ER: yy%
Investment banking
Player: 2
AV BC: 9
Max BC: 12
AV ER: xx%
Player: 1
AV BC: 10
Max BC: 15
AV ER: yy%
Player: 2
AV BC: 11
Max BC: 13
AV ER: zz%
Player: 1
AV BC: 15
Max BC: 20
AV ER: aa%
Asset Mgmt
Player: 2
AV BC: 10
Max BC: 13
AV ER: xx%
Player: 3
AV BC: 14
Max BC: 18
AV ER: zz%
Banche Commerciali
Player: 3
AV BC: 10
Max BC: 14
AV ER: xx%
Player: 2
AV BC: 12
Max BC: 18
AV ER: yy%
Player: 6
AV BC: 14
Max BC: 20
AV ER: zz%
Player: 2
AV BC: 16
Max BC: 22
AV ER: aa%
Player: 1
AV BC: 16
Max BC: 25
AV ER: bb%
BBB- BBB BBB+ A- A A+ AA- AA AA+ AAA
Metriche mappate
• Buffer Capital (BC)
- Media
- Massimo
- Minimo
• Rendimento atteso (ER) storico e prospettico (sia dal top management che dal mercato)
- Media
- Massimo
- Minimo
Il Risk Appetite Framework - le fasi: Definizione del capitale in eccesso
1. Il Risk Appetite Framework - le fasi: Definizione del posizionamento
di Risk Appetite
La definizione del posizionamento di Risk Appetite prevede la
declinazione di valori obiettivo per i Key Performance Driver (in termini
di variabili di rendimento, capitale regolamentare ed economico, ratio
patrimoniali, ratio di redditività, rating, etc.) e per gli aspetti qualitativi
(target rating, paesi su cui non investire, asset classes, etc.) scelti
come rilevanti al fine della definizione del posizionamento di Risk
Appetite
La definizione di tali obiettivi dovrà essere effettuata delineando:
a livello complessivo, un business mix prospettico compatibile con
gli obiettivi aggregati a livello Gruppo;
per ogni Business Unit, un “percorso di avvicinamento” al business
mix definito.
52
• Tali fasi di analisi sono implementate attraverso esercizi di
simulazione prospettica (sulla base dei trend di rischio e
rendimento del mercato e sulla base delle azioni di business
azionabili) sui Key Performance Driver delle singole Business Unit
e di successiva aggregazione nel portafoglio complessivo della
Banca
• In particolare sarà necessario, partendo dal profilo di rischio-
rendimento as-is di ogni Business Unit, stimare quale sarebbe il
rischio-rendimento secondo un profilo “inerziale” di mercato
• Su questo portafoglio sarà necessario simulare interventi correttivi
(disinvestimento su alcuni prodotti / classi di rating, sovra
posizionamento su alcuni settori / aree geografiche, etc.) che
possano facilitare l’avvicinamento al business e risk mix
complessivo
• Infine l’aggregazione dei valori di singola Business Unit e la stima
del nuovo beneficio di diversificazione permette una stima “bottom-
up” del profilo di rischio - rendimento53
Il Risk Appetite Framework - le fasi: Definizione del posizionamento di Risk Appetite
• Da tali esercizi sarà possibile disegnare molteplici soluzioni di business e
risk mix compatibili con gli obiettivi aggregati a livello Banca, ma solo alcune
di esse saranno compatibili anche con gli obiettivi di tipo qualitativo e
saranno realisticamente perseguibili alla luce dell’attuale composizione di
portafoglio della Banca (c.d. “percorso ottimale”)
• L’identificazione del percorso ottimale permette di declinare il
posizionamento di Risk Appetite in indirizzi gestionali ed operativi
• Nel caso in cui nessun esercizio di simulazione porti alla definizione di un
“percorso ottimale”, sarà necessario prendere in considerazione eventuali
azioni straordinarie di “de-risking” o rivedere gli obiettivi complessivi
• Successivamente alla definizione di tutte le metriche obiettivo, è possibile
aggiornare il framework di Risk Appetite con i valori stimati a livello di singolo
rischio e di singola Business Unit
• Tale framework rappresenta il punto di partenza per la definizione dei
processi operativi della Banca e lo strumento di confronto per le attività di
monitoraggio e di early warning
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Il Risk Appetite Framework - le fasi: Definizione del posizionamento di Risk Appetite
55
Oggi
Domani
Prima della definzione del Risk appetite Dopo la definzione del Risk appetite
MediaAlta BassaRilevanza del rischio Non presente
Il Risk Appetite Framework - le fasi: Definizione del posizionamento di Risk Appetite