FORANIA ORANIA DI DI P ALMANOVA ALMANOVA Collaborazione Pastorale tra le Parrocchie Collaborazione Pastorale tra le Parrocchie Palmanova Palmanova- Sottoselva e Jalmicco Sottoselva e Jalmicco Bagnaria Arsa e Sevegliano Bagnaria Arsa e Sevegliano- Privano Privano Trivignano Trivignano- Melarolo e Clauiano Melarolo e Clauiano- Merlana Merlana 22 aprile 2018 Quarta domenica di Pasqua Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario - che non è pastore e al quale le pecore non appartengono - vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore». foglio settimanale n. 21/CP “Il piano di Dio va sempre controcorrente: leggete le Beatitudini”. Non c’è stata forse esortazione più ricor- rente di questa fin dall’inizio del pontificato di France- sco. Più volte così l’ha ripetuta il Papa da quell’udienza del 6 agosto 2014: “Prendete il Vangelo, il Vangelo di Matteo, capitolo quinto, all’inizio ci sono queste Bea- titudini; capitolo 25, ci sono le altre. E vi farà bene leggerlo una volta, due volte, tre volte. Ma leggere questo, che è il programma di santità. Che il Signore ci dia la grazia di capire questo suo messaggio”. Controcorrente è l’esortazione apostolica GAUDETE AUDETE ET ET EXSULTA- EXSULTA- TE TE (Rallegratevi ed esultate), del 19 marzo scorso, che offre una riflessione “sulla chiamata alla santità nel mondo contempo- raneo”. Le Beatitudini disegnano un’altro modo di essere, di vivere da uomini. Prima ancora di chiedersi che cosa ci rende cristiani biso- gna infatti chiedersi che cosa ci rende veramente uomini. La ri- sposta è una sola: la santità, cioè realizzare gli insegnamenti delle Beatitudini. Nella prospettiva cristiana, questo non è possi- bile senza la grazia di Dio; diventare santo significa avvicinarsi sempre più alla perfezione per la quale la natura umana è fatta. Se non siamo santi, non siamo pienamente uomini né pienamen- te cristiani, perché i santi non sono solo quelli canonizzati né supereroi o figure da immaginetta fuori dalle faccende ordinarie. San Paolo chiamava i cristiani delle diverse comunità “santi”, che sono cioè tutti i battezzati, coloro che hanno ricevuto e accolto lo spirito di Dio e che si sentono perciò attratti verso il bene al servi- zio degli uomini. La storia, la storia di ognuno si gioca su questa disponibilità all’apertura verso Dio e i fratelli. Affondare qui le radici è il colpo d’ala, il punto più alto e cruciale, il succo della storia anche di un pontificato non misurato secondo categorie ideologiche e monda- ne, che ha illuminato come l’amore di Dio e l’amore del prossimo non possono andare separati. “Nella storia della Chiesa, i veri rinnovatori - osserva il Papa - sono i santi. Sono loro i veri rifor- matori, quelli che cambiano, quelli che trasformano, che sviluppa- no e risuscitano il cammino”. La santità è perciò una necessità primaria, è necessaria come l’aria, il respiro. Da chiedere oggi, per ciascuno! È questa la riforma, la vera rivoluzione! GAUDETE ET EXSULTATE GAUDETE ET EXSULTATE 4a domenica di Pasqua (Gv 10,11 (Gv 10,11- 18) 18) PASTORI ASTORI O MERCENARI MERCENARI? Dai Vangeli emerge che la legge di Dio non esiste, perché Dio non fa leggi. Dio è amore e l’amore non può essere codifica- to. Gesù agisce sempre in nome dell’amore del Padre, cioè per il bene degli uomini. Nel conflitto tra la legge e il bene concreto da fare agli uomini, non ha avuto esitazioni: ha sem- pre scelto il bene dell’uomo. Facendo il bene agli uomi- ni si fa piacere a Dio. Gesù rivendica di essere quell’unico pastore del suo popolo, rivendica la sua condizione divina. “Il pastore offre la sua vita per le pecore”. Per quat- tro volte viene ripetuta l’espressione “offrire la vita”. Gesù con l’immagine del pastore elimina ogni forma di dominio e di potere: lui è il vero pastore perché dona la sua vita per le pecore. Il mercenario non è un cattivo pastore, al mercenario non importa delle pecore. Gesù è venuto a inaugurare una nuova relazione tra gli uomini e la divinità. Gli uomini nella religione dei tempi di Gesù erano abituati ad una relazione di sotto- missione nei confronti di Dio che era da servire e da temere e al quale si doveva offrire sacrifici. L’espressione di Gesù “conosco le mie pecore”, indi- ca il rapporto coniugale, Gesù ha con i suoi un rapporto molto intimo e aggiunge che “chiama una per una per nome”: il rapporto con Dio è un rapporto personale. Gesù non limita la libertà delle persone, ma la poten- zia dando loro la piena libertà dei figli di Dio. “Convertirsi” significa smetterla di essere centrati su noi stessi e iniziare a vivere per gli altri. “Pastore e gregge” si fondono in un’unica realtà. Gesù è venuto a rivelare che Dio è il Padre di tutti, ebrei e pagani, che la sua Parola è rivolta a tutti, perché conoscessero la sua voce e lo seguissero sul sentiero della Vita. Per fare questo bisogna essere molto aderenti allo Spirito di Gesù e così, seguendo la “voce” di un solo pastore, cadranno i “muri di separazione”!