258 LLSSONS OF !V10NETARY EXPERIENCE N cth crl .m ds m i.i~ ht t he re fo re have to g() her own way In order to arrivc at :l h hly c lc si r:1 hl c in te rn al s t: lb ili ty of her c ur re nc y. J 11:llly l;(C;C 1 h ()p e 10 I1:1VC made it clear that in the light of thl_' TlIillletlrv !t-,::-:()!,S (,f the P;1St ;1 program on be drawn lip flJr tili:, C,)\i11:r,,' whic h lor :111 p ra ct ic al p ur po se s w ou ld ( 1u ar an te e / 1 C) ~ a rCIIC;I);lllhk of internal stahility and which would form a l ls ef ul h llS is fell' international cooperation. If there is a will to rea li ze t hi :, !)l1rpo~e the way to accomplish it can easily be found. cL 1 - r! o:J r (~~! 1.00...;' " , A..;rI\oC.Vl.J.D. GAiEr:. l<I..)! Tic.v 4~ pf M.9..j~ t>l1J.<.(..-, i.: HCJ4v '>(' hC'l'~ l\'~h.v-c./ J r c-) 1'100 z:,..k. LtW~t ~ ..... I t'!]Jf I (••n. 1"]+<:1 ) ITALY THE MEDIEVAL PRACTICE OF MANAGED CURRENCY By L UI GI E IN AUDI " , r. LET US suppose that a country, or the most important comrncr- mercial countries of the world, adopted the following monetary system: a) The unit of money of account is cal led a "dollar." The dollar is not coined, nor will it ever be coined; nor will paper notes ever be issued in dollars. The dollar is merely an instru- ment for accounting or pricing. All accounts are drawn and set- tled in dollars; all debts, and likewise the budgets of nations, states, companies, ane! private persons, as well as taxes, salaries, and wages, arc fixed in dollars. In stock and merchandise ex- c11angcs, in markets and shops, all goods , sec urities , lands , hous es arc quoted in dollars. Nobody, however, has ever seen or will ever see the dollar in its material shape. b) The mint will coin gold pounds, platinum guineas, and silver florins, all of them weighing r20 grains each. On the face of the coins, only the words "one pound," "one guinea," and "one florin," their multiples and submultiples, will appear. No legal connection ought to be established or otherwise maintained between pounds, guineas, and florins. c) The printing press of the central bank will issue notes pay- able in so many gold pounds, platinum guineas, and silver florins. It will be the duty of the central bank to issue notes against gold, I l'l(", 0 259
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t . I' ( " 1 ' peso) da 20 soldi e questi da 12 denari. Degradato in(on are III Ire u .
, 'I 01"0 col sottomultiplo denaro, esso non fu piu una ventesirnase_gUlto1 s u , . ., .parte delia libbra di peso; rna gli uomini seguitarono a c?ntare in ilre,. soldi
, .. nonostante che ai suoi tempi (1690), osserva 1 1 Le Blanc, mvecee uellaCl, . .di 12 oncic la lira-moneta pesasse 0 fosse reputata pesare 7 denari e 3 gr~,
. 'I 2 47 per cento del peso originario del tempo del restaurato im-appena 1 , "1
peru romano. « Ces changemens, je l'avoue, sont surprenans, car SlY aquelques chose dans le monde qui doive etre irnmuable, c'est la Monnoye,
puisqu' elle est la mesure de tout. c~ qui entre en commerc: ~army les ho~-
mes. QueUe confusion n'y auroit-il pas dans un ~stat ou Ion changeroit
frequemment les poids et les rnesures? Sur que! pled et avec quelle a~su-
ranee pourroit-on traiter les uns avec les autres, et quels peuples voudrole~t
negotier avec les gens qui vivroient dans ce deso.rdre? Cepend~t cela n a
pas empeche que la Monnoye, qui est la plus precleuse et la plus importante
des mesures, n'ai t change en France presque aussi souvent de valeur, que
nos habits ont accouturne de changer de mode »,
nant le prix et la mesure de tout cequi entre en Commerce parmi les hom-
mesoMais comme le transport embarassant de ce especes faisoit encore un
obstacle au Commerce, on eut recours aux Lettres de change d'un Pays
ou d'une Place sur une autre; et pour rendre les negociarions et les calculs
plus faciles, on imagina des Monnoies de compte ou de change, cornme les
livres, les sols et les ecus, en France; les deniers, les sols et les livres ster-
lins, en Angleterre; les deniers, les sols et les livres de gros, enHollande etc.Cette derniere sorte de Monnoie Ideale, ou imaginaire, et qui, a proprementparler consiste en de noms collectifs, qui comprennent sous eux un certain
nombre des Monnoies Reelles, sera nommee Monnoie Politique ». «Nome
collettivo », quasi riassunto od adeguato di un certo numero di monete
reali? Strana definizione che non precisa la specie ed il numero delle mo-
nete effettive di cui la moneta immaginaria dovrebbe essere la media.
3. - L'idea di una moneta non vista da secoli ~sercitava ~n ir_npero
potente sulla mente umana: «Deux sortes de Monn~les » -: scrrve I~ Du-tot (2 ) _ sont 1'ameet le mobile du Commerce, J un~ Reelle. et 1autre
Ideale. La Monnoie reelle est d'or et d'argent: elle fut introduite pour la
facili te du Commerce; elle fit succeder les ventes aux echanges, en deve-
4. - Ne gli scrittori italiani soccorrono meglio. Sentiamo il Fab-
brini: «Si dice immaginaria, in quanto non ha alcun soggetto essendo una
pura idea, e un effetto della nostra immaginazione. Dicesi di conto perche
ella serva a facilitare icoati, mantenendo un piede fisso, e non essendo,
come le monete reali, soggetta all'arbitrio dell'aumento e diminuzione. Es-sendo queste tutte variabili , el la presta loro quel servizio, che le monete
prestano alIa specie, cioe I'idea di un valore fisso» (3).
Ferdinando Galiani, i l quale pur non crede potersi «sperar in questo
mondo .... una perpetua stabilita e fermezza» ed e persuaso «una misura
costante ed immutabile non occorra sperarla ne ricercarla » ,_ essendoche la
stabili ta perpetua «ripugna interarnente agli ordini tutti e al genio stesso
della natura », non nega tuttavia la logica possibilita del concetto : «se
la moneta immaginaria fosse un nome assoluto di un numero esprimente
un'idea di prezzo e questa idea fosse fissa nelle rnenti nostre, e tanto da
ogni cosa staccata, che a' movimenti di nessuna non si turbasse, certa-
mente sarebbe invariabile e costante » (4).
2, - 11conto in lire soldi e denari , gia circonfuso dall'alone maiesta-
tico di Carlomagno imperatore, divenne ancor piu venerando quando S~Luigi fece coniare nel 1226 il gross? to.rnese~i p~soe titolo ~guale ~ quelli
per cui correva allora il soldo di bra Immagmana. Per un. I~tante 1 1 .soldo
da immaginario torno ad essere effettivo, visibile e tangibile . «V oicy la
grande Epoque 'pour la valeur de notre sol et par consequent pour celle de
la Livre. Les peuples s' attacherent si fort a cett~ valeur, que da~~ les
regnes suivans, lorsqu'on affoiblit les Monno!es ..., ,II ~emandolent touJo~rs
qu' elles fussent remises a la mesme bonte, qu elles etOlent au temp~ de s~mt
Louis ». Forse, « etoit-ce un effet de la veneration que les Francois avoient
pour tout ce qu'avoit fait ce saint Roy» (1).
5. - Idea, effetto di immaginazione, sottratta all 'arbitr io del, legisla- ~
tore, nome assoluto di un numero, idea staccata da ogni cosa e non soggetta
ai turbamenti di nessuna cosa; parole-e concetti erano, osserva severamente
l'impeccabile Messedaglia, «,frutto evidentemente di nozioni poco corrette
(1) LE BLANC, Traite bistorique des monnoyes de France, Paris, 1690, pag. XXI, XXV,
pasSi(2) DUTOT, Refiexions politiques sur les finances .1 le commerce, id., 1754, La Haye,
T. II, pag. 4-5,
(3) FABBRINI, Dell'indole e quaJila natural] e cioili della moneta, in Roma, 1750, pag, 93.
(4) F. GALIANI, Della moneta, in Napoli, 1750, pagg. 99 e 101; ed. Nicolini, Bari,
e confuse in argomento » (5). Aveva buon gioco il Valeriani nel raffigu:
. affigurando negare la moneta di conto siccorne qualcosa dirare, e COS1 r , , .• d I' ibil iolta da tutte qualitadi urnane », L'assurdita nasceva a«lmpassl lese . .. . di
I, d e col gioco delle parole «lmmagmana », « ideale », « ISClar cre er , .
conto» « fissa» che la moneta di conto fosse una pwa Idea, laddove
« impr;prissimamente [essa dicesi] immaginaria od ideale: :U.tronon es-
sendovi di immaginario, che il derivare essa dalla mental divisione 0 com-
posizione di monete , che pure diconsi reali» (6).
LUIGI EINAUDI MONETA IMMAGINARIA
6. - No, la moneta di conto non era ne I'idea pura della moneta,
come vuole il Fabbrini , che un' idea non puo essere mislU"adi valori o.ter-
mine di confronto invariabile fra unita di beni, anche se, come perfeziona
ilGaliani l'idea sia fissa neUe nostre menti, bisognando in tal caso
supporre ~on solo staccata essa idea da o~ni co~a e ~a ogni. n:ut~en~~
delle cose rna l'uomo medesimo dotato di sentimenti e gusn invariabili
r ispetto aile cose e le cose medesime invar!abil i .per quantita ~ genere;
ne era un multiplo 0 sottomultiplo non comato di moneta effettiva, come
reputava il Valeriani, che un doppio 0 una meta di un fiorino d 'or~, tutto-
che per accidente non coniato, non e moneta meno reale del fiorino me-desimo.
sotto il nome di lira essendosi nell 'intelligenza degli uomini col decorso
dei tempi sempre dirninuiro, e bisognato un maggior numero di questi gradi
per valutare una costante quantita di metallo; nell 'istesso modo che per
salire sopra una colonna di un'imrnohile altezza, pill che i gradi si adopre-
ranno bassi, maggiore dey'essere il numero che bisogna applicarvene per
difetto dei gradi, non gia perche la colonna si alzi , come taluni innocen-
temente credono, sorpresi quasi dall'istesso inganno che abbaglia gli occhidi chi partendo in una barca crede di veder muovere la terra, onde gli sidiscosta» (7).
S e la defi.nizionedel N eri: «moneta inlmaginaria e il quoziente 0 il
prodotto della divisione 0 moltiplicazione della monetaeffettiva per un
dato numero » si avvicina meglio alia realta, pure non soddisfa perche, col
suo enunciato, nega la cosa definita. La lira, quoziente della divisione del
fiorino d'oro per un numero variabile e bensl variabile, rna e reale alla paridel fiorino. Come chiamarla immaginaria e contrapporia al f iorino, .mo-
7. - Pompeo Neri .initidissimo fra i monetaris ti i~ali~i del .XV~II se-
colo, finiscEper chiarirsi propenso ad identificare la lira tnlffiagmana con
ilquoziente 0 prodotto della divisione 0 moltiplicazione delle monete effet:
tivamente esistenti e correnti per un dato numero; numero che se gli
uomini non fossero «accostumati a contrattare con tali vocaboli» lira,
soldo e denaro e «pill religiosi nell'osservare all'identita del suono verbale
di questo nome lira che all 'identita del valore » potrebbe anche ess~re
enunciato da solo «dicendo che il f il ippo vale sette e mezzo, 10 zecchino
quattordici e mezzo, la doppia venticinque. e u~ quarto, e cosi succe,ssiva-
mente )~.Quel numero divisore non rimase mva~lato, sovrat~tto perche n~~
riferi to ad una moneta effettiva invaria ta, bensl alia pegglOre delle u~l~a
monetarie effettivamente di tempo in tempo correnti, peggiore per malizia
di uomini e per necessita di principi; talche «il grado del valore dinotato
8. - La diff icolta di una definizione soddisfacente della moneta di
~onto e la conseguenza della sua storia medesima. N:~ta quasi spontanea- .Plente, e non per editto di principe, dalla consuetudine che gli uomini
serbarono di contare in una moneta che soltanto ai tempi di Carlomagno
fu in parte effett ivamente coniata (8) , la moneta di conto vanto in seguito
di tempo in tempo una moneta effettivamente coniata la quale equivaleva
esattamente alIa lira, ovvero al soldo od al denaro. Ma la corrispondenza
era fortuita, 0, se voluta, non duro a lunge; ed, eccettoche per il denaro,
i l nome dato alIa moneta coniata era diverso. La coesistenza di un denaro
di conto e di un denaro coniato, uguali uno all' a ltro, anche per lunghi
periodidi tempo, non prova, osserva giustamente il Landry (Essai, cit.,
pag. 13) che idue sistemi, della moneta immaginaria e di quella effettiva,
fossero saldati I'uno all'altro ed, attraverso al denaro, diventassero amen-
due sistemi di monete effettive. Esisteva accanto alIa moneta di conto, lirada 20 soldi e soldo da 12 denari, una moneta coniata, l'agnello d'oro, il
0) A. MESSEDAGLIA, La moneta e il sistema monetario in generale, Capo VII, r.(~) VALERIANI, Ricerche criticbe ed economiche..., sulle monete d! canto, Parte I,
Bol ogna, 1819, pag. 150-151.
(7) Osservazioni sopra il prezzo legale delle monete di POMPEO NERl fiorentino, in \' 1"" ~l (',; h«Scri ttor i c lass ic i i ta lian i di economi a pol iti ca» (Cus todi) , part e anti ca, T_ VI , pagg. 109-10 7e 154-56.
(8) Non in tutte tre le uniti lira soldo e denaro, Secondo if Le B la nc , c ome v ed er nmo,
furono con ia ti soldi d 'a rgen to (Traite, ed. 1690, XXII); secondo il Landry, (Essai economiqllemr les mllta/ions des monnaies dans l'aneienne France de Philippe Ie bel a Charles VII,Paris, 1910, p. 11) fu coniato il denaro,
grosso rornese d'argento ed il denaro d'argento? Poteva darsi ch~ ad un
certo momento, il denaro d'argento fosse uguale ad un ~enaro di conto;
rna se il soldo di conto valeva sempre 12 denari di conto e la l ira di conto
20 soldi di conto, non ugualmente era stabile il rapporto fra agnel lo,
grosso rornese e denaro d'argento, Inoltre, anche quando il grosso tomes.e
era stirnato un soldo di conto, non era vero che esso contenesse 12 volte 1 1
peso d'argento del denaro d'argento, A poco a poco, e cio accadde tra il
XIV e il XV secolo, i l denaro d'argento coniato fin! di non equivalere pil l
al denaro di conto ; e ad un certo punto il denaro effettivo fu coniato
prima in biglione (argento misto a rame, quest'ultimo preponderando nella
lega) e po i in rame puro.
tacee di essa, noi contrattiamo, ci obblighiamo e solviamo, col pagamento, le
obbligazioni contratte. Ci obblighiamo a pagare 100 lire e ci liberiamo
dall 'obbligazione colla consegna di un biglie tto da 100 lire, I l biglietto
da 100 lire e moneta effettiva.
9. - Pill 0 menu presto nei vari paesi d 'Europa, e puo dirsi general-
mente all'aprirsi dell' evo moderno, !lsistema monetario a\_'evafinito per
essere governato da un principio, diversissimo da quello odierno ed, ai no-
stri occhi, astruso.
Oggi , noi abbiamo una sola unita monetaria: lira, franco, marco, lira
sterli~a~ dollaro. :B ilsistema stabilito dalle assemblee francesi alIa fine del
secolo XVIII. In Italia abbiamo, ad esempio, una unita monetaria chiamatal ira, la quale consiste in un determinato peso d'oro fino, oggi di
grammi 0,07919113.
P u C > darsi che non esista una moneta effettiva coniata con que! peso
di fino e al titolo legalmente stabilito del 900 per 1000. Esistera in tal
caso i l mul tiplo da 20 0 50 0 100 lire. Se anche nessuna moneta d'oro fu
coniata 0 circola, il fatto non muta il principio. Circolano monete d'ar-
gento 0 biglietti di carta, rappresentativi di un certo numero di unita mo-
netarie auree; ed il possessore delle monete bianche 0 cartacee ha diritto
di ottenerne il cambio presso l 'ist ituto di emissione in lingotti d 'oro di
quel peso e titolo ovvero in assegni tratti su un istituto estero, il quale,
f inalmente, consegnera quel peso d'oro fino. Ne, se nel paese in discorso
e sospeso temporaneamente il cambio a vista ed al porta tore dei bigliettiin oro, percio la unita rnonetaria perde la sua qualita di moneta reale.
H biglietto della Banca d'Italia oggi e la promessa di pagamento, ad una
data futura incerta, di grammi 0,07919113 d'oro fino per ogni lira. Puo
darsi che ilmercato faccia subire alIa promessa un calc per convertirla
in realta presente. Resta il fatto che la units monetaria e una quantita
f is ica reale di oro od argento od altro metallo, 0, fors' anche, altra rnerce.
Sulla base di quella unita monetaria 0 dei rappresentanti od effigie car-
10. - I l s is tema monetario europeo d'innanzi la rivoluzione francese
era informato a principii del tutto diversi. G li scrittori del tempo, i quali,
per viverci in mezzo I'avevano familiarissimo, non si dilungano su nozioni
ovvie ai contemporanei; sicche a noi, che viviamo in un altro mondo, il
loro linguaggio abracadabra per un po' ci fa aggirare in una selva oscura (9).
A poco a poco, finiamo di intendere le tacite premesse del loro discorso.
La chiave, ai nostr i occhi dapprima strana e po i curiosae quindi interes-
sante ed attraente, necessaria ad interpretare ilgroviglio apparente delle
trattazioni monetarie dei secoli tra il IXed il XVIII e la dist inzione fra
units monetaria di contrattazione ed unita di pagamento. La distinzione
non nacque perfetta ad un colpo, ne fu osservata sempre e dappertutto; rna
fu abbastanza generale e duratura per dover essere reputata fondamentale.
11. - Esisteva dunque una unita. monetaria utile alle contrattazioni,alle obbligazioni, a i rendiconti edera la lira di conto od immaginaria 0
numeraria 0 ideale. Si contava e si contrattava, si rendevano conti, si costi-
tuivano rendite perpetue, censi, livelli in lire soldi e denari. Si contrat -
tava, al tempo (1565) di Malestroit e dei suoi «Paradoxes» (10), l'auna
di velluto per 10 lire, la misura (muy) di vino per 12 l ire, ilpaio di scarpe
per 15 soldi, la giornata del lavorante a 5 soldi, la rendita annua del no-
biluomo a 500 lire, la casa 0 il podere a 25 mila lire.
Se era possibile contrattare e contare, non si poteva evidentemente pa-
gare in lire immaginarie, non mai sta te coniate da secoli in nessuna delle
loro suddivisioni . Il pagamento aveva luogo in monete reali, etIettive,
coniate in oro, in argento, in biglione (mistura di argento e rame) di alta
(9) Tipico esempio di selva selvaggia e la Lettera del marchese GIROLAMOELLONIn ri o
sposta ad un quesito propostogli sopra la natura della moneta immaginaria che i compiacenti
editori Paglierini lodano (Roma, 1757, pag. 27) come scritta « con ordine e chiarezza tale»
da condurre « facilissimamente il lettore, ed insensibilmente, alia vera cognizione della mo-
neta immaginaria». Vedi la lettera ristampata nel tomo II, P. M. della collezione del Custodio(10) Occasione al presente studio e stata la pubblicazione nel terzo volume della « Colle-
zione di scritti inediti e rari di economisti» da me diretta e pubblicata dalla Casa editriceGiulio Einaudi in Torino, di una memoria monetaria inedita del signor De Malestroit autore
dei paradossi, resi celebri dalla Response del Bodin. Per comodita dei lettori, nel citatovolume sono riprodotti anche iparadossi; ed e pubblicata altresi una risposta di Alessandro
zains, oboli, e via dicendo. 11 contraente di Malestroit pagava: 1'auna di
velluto contrattata in 10 lire immaginarie consegnando, al rapporto di L.2.
lOs. per scudo, 4 scudi d'oro del sole; la misura di vino contrattata in 12
l ire, consegnando, al rapporta di 12 soldi di lira per testone, 20 testoni
d'argento; ilpaio di scarpe contrattato in 15 soldi, consegnando al
rapporto di 12 denari per douzain, 15 douzains di biglione. 11 lavo-
rante, il quale aveva contrattato la sua giornata di lavoroin 5 soldi,
era soddisfatto ricevendo al rapporto di 12 denari per douzain, 5 dou-
zains; il nobiluomo incassava, per le sue 500 lire di rendite 0 censi annui,
200 scudi d'oro del sole; chi aveva venduto la casa od il podere per
25.000 lire dovevadar quietanza al compratore che gli consegnava 10.000
scudi d 'oro del sole. Se il rapporto fra units di l ira immaginaria e moneta
effettiva variava, ad esempio dimezzando 0 raddoppiando, variava in senso
inverso il numerodelle monete effett ive da pagare; sicche, ove si suppon-
gano invariati i prezzi ora citati , I' auna di velluto, cont rattata in 10 lire,
si doveva pagare rispettivamente con 8 02 scudi d'oro, invece che con 4;
il lavorante si doveva dichiarare soddisfatto ricevendo 10 0 21/2 dou-
zains invece di 5; il nobiluomo incassava 400 0 100 scudi invece che 200;
il venditore della casa 20 ovvero 5 mila scudi invece che 10.000.
13. - Giova, a chiarire 1' indole dello strumento, enunciare il caso nel
quale 10 strumento « moneta immaginaria» non ha ufficio necessario. Sia
l'unita monetaria il franco d'oro del peso di grammi 0,29032258 di fino
(0,322580645 al t itolo di 900 millesimi). Siano coniate pezze d'oro da 10,
20 e 100 franchi. Per Ie medie e minute contrattazioni siano coniate mo--
nete d'argento da 5, 2 e 1 franco, di nikel da 50 e 20 centesimi, di rame
da 10 e 5 centesimi di franco; rna nelle monete medesime sia contenuto
tanto poco argenta 0 nikel 0 rame che sia esdusa la possibilita che mai,
fondendole, s i possa venderne il metallo ad un prezzo uguale 0 superiore
al numero dei franchi scritto sulla moneta, sicche le monete medesime
corrano soltanto come immagini della moneta d 'oro, nella quale, fattone
cumulo bastevole, esse sono legalmente convertibili. Siano le sole monete
d'oro ammesse alIa libera coniazione e fornite di pieno potere liberate-
- r i o ; le altre monete siano coniate ad arbitr io dello stato ed abbiano limi-
tato (argento) 0 limitatissimo (nikel e rame) potere liberatorio.
In siffatto sistema, che e quello I?onometallico puro, la moneta irnma-
ginaria non ha ufficio necessario. Dico necessario, perche suppongo che il
legislatare voglia, per il momento, usare 10 strumento moneta immaginaria
a puro scopo di assicurare stabilita al sistema monetario legalmente vigente.
Non gioverebbe infatti contare 'e contrattare in lire immaginarie e pagare
in franchi effett iv i; che dovrebbe essere posto un rapporto legale tra lira
e franco. Se 1 ad 1, idue nomi son sinonimi; se qualunque altro, 2 ad 1
ovvero 0,50 ad 1, l a li ra e un mero multiplo 0 sottomultiplo del franco.
A che pro la complicazione verbale? Non occorre 10 strumento a tratte-
nere Ie monete divisionarie in circolazione; che a trattenerle occorre e ba-
sta la certezza che mai diventera conveniente fonderle; e siffatta certezza
e data dal fatto empirico della vilta mercantile del metallo contenuto nelle
monete medesime. Lo strumento non e necessario ad impedire che le mo-
nete divisionarie caccino dalla circolazione Ie monete d'oro; che esse non
possono giungere a tanto perche coniate in quantita moderata, all'uopo fis-
sata dal principe, e prive di piena potesta liberatoria. Se le condizioni postenon sono osservate, certamente si cade nel disordine; rna e disordine voluto
dal principe; ed il principe, il quale disordina il sistema monometallico pu-
ro, disordinerebbe anche il sistema fondato sulla moneta immaginaria. Qui,
invece per ora , si fa teoria di sis temi razionali 0 razionalmente applicati.
12. - Quel che d'essenziale e contenuto nel conc(!tto,della "moneta
j~agi,:t~E!~ non e dunq~;-i~d~-dT'media 0rias~-;;-~~~llctti;~'(ie " 1 3 i - ; ~ ~e Poullain) 0 di valore fisso (Fabbrini e Galiani) e neppure di quoziente
o prodotto di un divisore 0 moltiplicatore variabile (Neri). Gli scrittori
antichi hanno ragione proponendo definizioni aeree 0 formali di un fat to
(moneta immaginaria) che essi dist inguevano da un altro fatto (moneta
reale), senza essere in verita persuasi della fondatezza della distinzione.
La moneta immaginaria - ecco la mia tesi - non e infatti unaII!\ moneta qualsiasi. Esso e un mero strumento od espediente tecnico usato
, per raggiungere dati scopi . Ma quale fecondita nella strumento che len-
tamente si era andato foggiando nei dieci secoli corsi da Carlomagno sino
al momento in cui Ie assemblee rivoluzionarie 10distrussero con la rnede-
sima inconsapevolezza con la quale gli uomini non avevano saputo trarne
partito se non assai imperfettamente ad anzi 1'avevano volto ad usi per-
niciosi!
14. - Sia, ora, b._imetallic01d'oro ed argento, i l s is tema monetario
vigente. L'unita monetaria continui ad essere il franco, coniato nel tempo
stesso in dischi d 'oro, del peso di grammi 0,29032258 di fino e d'argento,
del peso di grammi 4,5 di fi~o, ambi al titolo di _90?mil lesimi. Le pezze
effettivamente coniate siano di 10, 20 e 100 franchi d oro ed 1, 2 e 5 fran-
chi d'argento. Trascuriamo le monete divisionarie di nikel e di rame, per
la quale valgono Ie osservazioni fatte sopra.
Abbandonati a se, i due franchi, d'oro e d'argento, sarebbero due
unita monetarie differenti . Non vi
eragione perche ilfranco d'oro del
peso di grammi 0,29032258 di fino sia perm~enteme.nte dal. mercat~ fatto
uguale ad un franco d' argento, del peso di gramml 4,5 di fin~. L ugua-
glianza fra i due franchi, se esistente: sar~bbe pura.~ent~ ~cC1dentale .e
transitoria. Gli uomini valuterebbero I beni economicr distintarnente, in
franchi d'oro e in franchi d'a rgento; e pot rebbe accadere che il prezzo del
chilogrammo di pane fosse nel tempo stesso di 0,40 centesimi di franco-oro
e 0,38 centesimi di franco-argento. Questo non e bi-metallismo, bensl duo-metallismo e sarebbe assai fastidioso ai popoli.
LUIGI EINAUDIMONETA IMMAGINARIA 11
dicendo che il rapporto commerciale sia uguale al rappor to legale. Se la
condizione e soddisfatta, e indifferente ai debitori pagare in franchi d 'oro
od in franchi d'argento, perche il metallo contenuto nei due franchi e equi-valente sia in conio che in pasta. Eppercio ambe le specie di monete
corrono.
15. - Il sistema delle due unita monetarie oro ed argento e dei due
ordini di prezzi in oro e in argento puo mutarsi in bimetallismo oro e ar-
gento con una sola unita monetariaed un solo ordine di prezzi. I.mporta ,e basta che: 1) ambe le specie di monete abbiano pieno potere h~erato-
rio; 2) per ambeesista piena liberta di coniazione nelle zecche di s.tato,
sicche chiunque possa, recando oro od argento in pasta, ot tenern~ iden-
tico peso in fino di monete d'oro e d'argento coniate nelle pezze desiderate.
Supporremo, ad evitare minime complicazioni,. che il ca~bio. sia fatto senza
spesa ed'istantaneamente (11); 3) le due specIe monetane SIano legate un~
all'altra da un rapporto legale, ad esempio di 1 a 151/2, come :ra .nel
paesi appartenenti a lla lega latina, sicche i debit~ri possano s~ebltafS1, a
piacimento, pagan do 100 franchi oro 0 100 f ranchi argento ed I 100 fran-
chi argento pesino in fino 151/2 volte i 100 franchi oro.
17. - L'accidente della uguagl ianza dei due rapporti puo durare a
lungo. Se Ie zecche assorbono la maggior quota delle paste d'o roe d'ar-gento offerte sui mercato, il prezzo di zecca - e le monete gratui tamente
fornite in cambio sono il prezzo della pasta - tende a dettare ii prezzo
di mercato per usi industriali; sicche il sistema bimetallico acquista talvolta
apparenza di stabilita duratura. ~utinop~r<'>.. apprezzabiImente i costi di
produzione dell'uno 0 dell 'al tro metallo , i gusti degli uomini per i prodotti
degii orefici e degli argentieri, le inclinazioni dei contraenti ad usare piut-
tosto monete d'oro 0 d'argento, l'affezione dei tesaurizzatori per l'uno 0
l'altro metallo; ~_ d ecco il rapporto commerciale discostarsi dal rapporto
legale. Dove questo rimane fisso ad 1 a 151/2, l'altro sale ad 1 a 16 0
scende ad 1 a 15. Nel primo caso, l'oro e apprezzato piu in pasta che
in conio. I privati portano pasta d 'argento svili ta al conio e con le monete
ottenute comprano, lucrando, al rapporto legale di 1 a 151/2, monete
d'oro. Le monete d'oro scompaiono, per fusione od esportazione 0tesoro;
ed il paese si r iempie di grosse malcomode monete d'argento. Nei secondo
caso l'argento in pasta e piu apprezzato che in conio; eppercio si nasconde,si fonde, siesporta . II paese e ridotto aIle belle, monete d'oro,_malcomode
per i minuti acquisti . Grida il popolo e gli enti pubblici r icorrono a brutt i
metodi di fortuna: gettoni di rarne 0 zinco e luridi biglietti di poche lire,
tramite di malattie infettive.
II sistema bimetallico e dunque destinato a trasformarsi fatalmente in
monometallico alternante, oro od argento, che e per fermo metodo fasti-
diosissimo, fra tutti, ai popoli,
16. - E nota altresi la condizione richiesta affinche ilsistema bime-
tallico COS1 definito sia stabile : che il rapporto esistente sul mercato fra
i due metalli in pasta (lingotti 0 verghe) sia uguale al rapporto legalmente
fissato tra le due unita monetarie coniate; condizione comunemente espressa
(11) In fat to , la conia zione comporta spe sa as sai p iccol a, poco ~u!,e rio re , al 2 1 ;er mille
nei paesi dove si esige un signoraggio e Iimitata alia perdita degli mteressi per d t~po
richiesto dalla coniazione nei paesi a coniazione gratuita, Per il valore da attribuirsi as iifat ta spesa, cfr, sot to § 18.
18. - Contro l 'alternanza, que metodi possono, ent ro i limiti post i
dal sistema medesimo, essere escogitati. L'uno ha ~fficacia'Iimitata ed e ils ignoraggio. I l moderno prelievo di un 2 per mille per spese di coniazione
pone un limite uguale a se stesso alla fuoruscita delle monete il cui me-
tallo e r incarato in pasta in confronto al prezzo in conio. Sia svili to l'ar-
gento in pasta per piu abbondante produzione. Converrebbe, ove la conia-
zione fosse, come si suppose, gratuita ed imrnediata, portare pasta d 'ar-
gento alla zecca appena il prezzo dell 'argento necessario a fabbricare mo-
nete per 100 franchi diventasse minore per una piccolissima quantita a
100 franchi. Ma se occorre spendere per il conic il 2 per mille, ossia 20 cen-
tesimi di franco, bisogna che il prezzo di quella quantita di pasta d 'argento
seada al disotto di 99,80 franchi, perche I 'operazione sia conveniente . Se
il deprezzamento commerciale dell 'un metallo non supera dunque if li-
mite del signoraggio, non conviene aumentare la massa coniata di quel
metallo; ne percio conviene fondere I'altro metallo.
due ed egli pensava alla buona], rifonderla e tornarla a dare, ci corre
pil l tempo che non bisogna » . (Della moneta, ed. Nicolini, pag. 181).
19. - Fa d'uopo riconoseere che la barriera posta all'alternanza e oggidebolissima, per l'assenza 0 la tenuita del signoraggio. Era alquanto piu
robusta nei secoli dal IX al XVIII, con variazioni pero grandissime. Ne
si puo affermare che quell 'arnese di difesa contro I 'a lternanza fosse usato
consapevolmente a quello scopo determinato. I principi innalzavano il si-
gnoraggio nei tempi calamitosi di strettezze finanziarie allo seopo di pro-
cacciarsi una qualche momentanea entrata;e quindi in momenti nei quali
l 'innalzamento non era probabilmente richiesto ad impedire alternanza.
Re_p_ugnavanonoltre essi a crescere il signoraggio sulle monete d'oro, sim-
bolo della lora potesra sovrana, e vi erano meglio propensi per Ie monete
d'argento e piu per quelle di biglione; sicche poteva darsi 1'innalzassero
per quelle monete per Ie quali importava scemarlo e 10 tenessero basso
per quelle che minacciavano di useirsene fuori del paese 0 fondersi. II ri-
corso al signoraggio non e dunque oggi e non fu in passato strumento
usato ad impedire efficacernente I'alternanza monetaria nel sistema bime-
tallico.
21. - Soccorreva all'uopo, nei secoli andati, 10 strumento della lira
immaginaria. Accanto ad una lira immaginaria, divisa in soldi e denari ,
nella quale si contrattavano e si apprezzavano ibeni economici, esistevano
monete reali, Le quali, a differenza di quanto accadeva in regime bimetal-
Iico, non erano soltanto due (d'o ro e d'argento, ciascuna con multipli
e sottomultipli) ; rna parecchie ed ognuna di esse era un 'unita indipen-
dente dalle altre.
Al tempo di Beccaria (12) correvano nella sta te di Milano le seguenti
monete (13):
DORO: ,,NazionaJe milanese : dobbla (25.5.-);,
Estere : spagnuo le : dobbla (25.10.-.)/ al tra con Ie due colonne (25.-.-.);
[rancesi ; luigi vecchio (25.10.-.)'; dobbla, detta meriitone (24.12.6); altra-delsole e ~lIi due seudi (31.-.-.);' a lt ra del l~ c roce d i santo spi ri to(37.2.6.); altra delle quattro arrni (46.2.6.); '.'
veneziana: zecchino (14.10.-.);
genovese: dobbla (25.7.6.); ,.!"
fiorentina: dobbla (25.15.-.); zecchino (14.10.-.);romana ; dobbla da Clemente XII retro (25.-,-.);
Estere : romane : ducatone da Clemente XI retro (8.2.6.); tes tone nuovo escluso(2.5.-.); paolo nuovo escluso (-.15.-.); mezzo paolo escIuso(-.7.6.);
sauoine : ducatone (8.9.-.); seudo nuovo di Piemonte (7.12.-.); lira vecchiadi Savoia (1.10.-.);
oeneziane: ducatone (8.8.-.); giustina (7.7.6.);
fiorentine: ducatone (8.7.6.); l ivornina della torre (6.19.-.); dettadellarosa(6.12.6.);
mantovana: ducatone (8.9.-.);
genooese ; genovina (10.5.-.);[rancese ; seudo vecchio (6.19.-.); a It re deg li 3 g ig li (7.11.-.); altro delle
due LL (6.-.-.); aItro delle 3 corone (7.16.-.); altro del po-pone (6.5.-.);
(12) CESARE BECCARIA, De! d isordin« e de' rimedi del le monete nel lo stato d i Mi lanonell'anno 1762, in Le opere, Firenze, Le Monnier, 1854, vol . I , pag . 470.71.
(13) La c if ra s cr it ta f ra pa rentesi , dopo i l nome di ogn i mone ta , ind ica i l numero del lel ire immaginarie miIanesi e relativi soldi e denari, per cui quella moneta legalmente correva.
aJemanno: dueatone (8.5.-.);bolognese : scudo (6.4.-.);spagnuole : pezza a torchio con l 'arrna di Castiglia (6.17.6.); mezza pezza
(5.8.9.); altra pezza con colonne e globi (6.16.-.); mezza pezza(3.8.-.); scudo di S. Giovanni Battista di Genova (6.-.-.).
22. - Poteva darsi che i rapporti fra le monete effett ive coniate nella
stesso metallo indicati dai numeri delle lire immaginarie errassero; perche
~o stesso numero in li re immaginarie era at tribuito a monete, il cui peso
Infino era diversa. Beccaria dimostro infatti che la dobbla d'oro spa-
gnuola alle due colonne pesava grani 1179/16, la dobbla romana grani
11713/06 e la dobbla savoina grani 1126/16 di fino. S e le monete male
apprezzat~ erano. tutte d' oro 0 tutte d' argento, rifatto il saggio ed
~ppurato 1 1 peso In fino, era agevole riportare al giusto il numero dellelire da attribuirsi ad ogni moneta; e la persistenza dell'errore sarebbe stata
dovuta a mera imperizia di saggiatori od ostinatezza di magistrati mo-
netari.
1 1 Beccaria non discorre delle monete di basso biglione e di rame, le
quali avrebbero cresciuta l'impressione che un gran disordine dovesse re-
gnare nelle cose monetarie del piccolo stato rnilanese. E disordine regnava,non pero perche le monete fossero molte: 22 d'oro e 29 d'argento; poche
nazionali , le pil l forestiere;e, quel che pil l importa , tutte unitarie. Si pos-
sono classificare, per ordine di corso in lire, COS!:
gento da una doelicesima ad una undicesima parte e mezza di quello del
f iorino d'oro: da L. 2 a L. 2 Is. 9d. .Muta il rapporto da 1 a 12 ad 1 a 12 1/2? ~d e.cco la «ghda» "
minuire ilcorso dello scudod' argento da una doelicesuna ad una dodice-
sima parte e mezza di quello del fiorino d'oro: da L. 2 a L. l.18sAd. (14).
25. _ L'ufficio della moneta immaginaria in un sistema b~etallicoe dunque eli tenere in equilibrio permanente ilsistema col semphce avve-dimento dell' aumentare 0 diminuire «in grida» il corso delle monete ef-
fettive in lire immaginarie, cosl che ilrapporto legale tra l~ monet~ coniat~
in oro e in argento sia sempre uguale al rapporto commerclale tra 1metalll
in pasta. . . .Lo strumento «moneta immaginaria» ha 1seguentt connotatr:
_ ~un numero meramente astratto, la cui astrattezza non viene meno
a causa della circostanza storica che i popoli, per ricordo di fatti concreti
passati, 10 qualifichino coi nomi di lira soldo e denaro;_ non e un numero assoluto. Al fiorino d'oro si sarebbe potuto dare
qualunque altro valore diverse da 24 lire; ed il ~ist~ma sarebbe stat~ ugual-
mente stabile a condizione che il numero attr ibuito allo scudo ~ argentofosse una funzione del numero attribuito al f iorino d'oro e preclsamente
quella funzione cherendesse uguali i due noti rapporti; ._ e arbitraria la scelta della moneta, i l cui nurnero debba rlffianer~
fisso variando il numero dell'a l tra moneta. Anzi potrebbero essere fat~l
variare ambi i numeri , a condizione sempre che sia soddisfatta la condi-
zione che il rapporto tra i due numeri sia quello voluto;. .
_ la esperienza storica ha dimostrato tuttavia la co~vemenza pr~tIca
di tenere fisso il nurnero della moneta d'oro e di far variare nella mlsu:a
I voluta il numero della moneta d'argento. Iprincipi hanno apprezz~to sif-
fatta convenienza sotto la specie del prestigio della moneta d'oro, sirnbolo
della sovranita ; i popoli diedero importanza alia fissi ta del ~um~ro d~lla
moneta d 'oro essendo convinti della necessits di un archetl~o. invanato
a cui riferire tutti i valori delle cose. Imiti del simbolo regahstlc~ e del~
l'archetipo immobile dei valori erano il fm.tto .dell'~peri.enza del danni
derivanti dalla mutazione dei nurneri delle lire immagmanc non connessa
con la esigenza del mantenimento del sistema bimetallico.
26. - La scoperta della strurnento «moneta immaginaria » non fu
opera eli un teorico, bensl il frutto del caso, intendendosi Per caso un
succedersi di fatti s toric i non determinati da una volonta inelir izzata ad
uno scopo (cfr, sopra § 8); rna, se fra itanti fattori si volesse indicarequello che piu si avvicini ad un atto volontario degli uornini, bisognerebbe
se~~alar~ raspir~~ne prepotente degli uomini del meelioevo al perpetuo,
all invanato, all universale, congiunta all'orrore del caduco, del mutabile,del particolare, Cercarono tenacemente la unita invariabile dei valori la
chiamarono lira, la dissero immobile in un mondoeli monete cangianti,
varie, d'ogni paese venute; e scoprirono un rapporto ed ilmodo eli far
variare quel rapporto allo scopo di raggiungere certi risultati. Iegislatori
e gli economisti venuti dopo il1789 vilipesero quella scoperta, senza in-
ten~ern~ il valore: anzi fra intendendone il eontenuto vero attraverso gli
attributi transeunti (efr. sotto § 43 e segg.); e poi si dimenticarono. Se il
grande apostolo del bimetallismo universale, Enrico Cernuschi, avesse me-
ditato la soluzione offerta al suo problema dalla pratica secolare dei popoli,
forse avrebbe esclamato: Eureka!
. b .' L 2 OS69 e L 1 92. II vecchio(14) In dedmali i corsi nUOVI sare bero nspettlvamente . • . :' .
sistema di conteggiare in lire soldi e denari consentiva di usare cifre PIU facilmentecornspon·
denti a monete effettivamentecorrenti.
27. - Legislatori ed economisti fraintesero vil ipesero e dimentica-rono, anche perche 10 strumento «moneta immaginaria» si avvolgeva
in una densa nebbia terminologica, ostile ai profani e propensa a mani-
polazioni artificiose. Si avverti incidentalmente elianzi quanto sia difficile
persuadere gli uomini, in tempo di svalutazioni e rivalutazioni monetarie,
che non i prezzimutano rna siscorciaod allunga il metro monetario. Eppure,
due soli sono oggi i termini del paragone: la unita monetaria (ad esempio
lira) e l 'unita di bene economico (ad esempio chilogrammo eli pane); ed
uno solo il rapporto: fra I'unita monetaria e l'unita di bene economico.
Dovrebbe percio agevolmente vedersi, almena all'ingrosso, quando il rap-
porto fra le due units muti, 0 muti principalmente, per variazione inter-
venuta nell'una e quando nell 'a ltra unita. Al tempo della moneta imma-
ginaria , tre erano le unita da vincolare: l 'unita monetaria immaginaria(lira), l 'unita monetaria reale (ad esempio scudo) e l 'unita di bene econo-
mico (adesempio chilogrammo di pane); e tre i vincoli 0rapporti : l ira a
meree, lira a seudo e seudo con merce. Sempliee il congegno, a chi vi
r if let ta ; rna atto ad imbrogliare osservatori e ragionatori. Gli interessi
individuali 0di classe aiutando, nascevano dispute senza fine. La grande
contesa Malestroit-Bodin poggiava sul fatto che Malestroit, riconoscendo
la variazione del rapporto lira amerce, affermava una variazione inversa
del rapporto li ra a seudo e quindi la costanza del rapport? ~do amerce;
laddove Bodin si f issava sul rapporto seudo amerce e 10 dichiarava mutato.
Suppongasi che il prezzo del pane aumenti da 1 a 2 lire-al chilo-
gramma; se, contemporaneamente, il corso dello seudo aumenta da 2 a 4
lire, il prezzo del pane resta invariato in mezzo seudo. Ilpopolo, che
conteggiava in lire, gridava all 'aumento del prezzo; i l dotto dimostrava
che «1'encherissement que Ion euide estre maintenant sur toutes choses,
ce n'est qu'une opinion vaine, ou image de compte sans effet ni substancequelconque» (MALESlROIT, Paradoxes, mia ed. cit.). Aveva ragione
il dotto, poiche la lira era un numero astratto e 10 scudo un disco vero
d 'argento. Non aveva torto il popolo, il quale riceveva salari conteggiati
in lire ed, aumentati i prezzi in lire, non era riuscito a farsi aumentare
il salario si che rimanesse costante il numero degli seudi. Dopo le
grandi svalutazioni monetarie del dopo guerra, noi ci siamo farniglia-
r izzati coll' idea della mutabil ita del metro monetario; ma per la viscosita,
spontanea 0procurata da leggi , del sistema dei prezzi, tut ti soffriamo e
godiamo per il mutare dell 'immagine senzasostanza. Le svalutazioni e Ie
rivalutazioni monetarie, che oggi si apprezzano soltanto in rapporto alle
variazioni dei cambi esteri edai relativamente pochi i quali hanno relazioni
economiche forestiere, a llora erano apprezzate da tutti nei cambi interni
tra la lira immaginaria ~ le tante monete effettive. Se il rapporto fra i
due metalli da 1 a 12 mutava ad 1 ad 11 1 /2 , il mercato anticipava la gridaregia; poiche 10 seudo d 'argento, apprezzato in grida a 1. 2 (in confronto
alle 24 lire del f iorino d 'oro), cresceva a poco a poco in commercio a 1. 2.
Is. 9d. Siffatto corso privato dicevasi da noi «in abusivo»; ma, tuttoche
contrastante alla grida e severamente vietato da questa, preludeva al muta-
mento legale che, presto 0 tardi, a seconda della maggiore 0 minore avve-
dutezza degli ufficiali monetari, doveva tradursi in grida.
immaginaria. Lo stesso atto legislativo svalutava l'unita di conto e rivalu-
tava la unita effettiva; quindi, dopo congruo intervallo, aumentava i prezzi
dei beni econornici in lire immaginarie e, dopo 10 stesso intervallo, li la-
sciava costanti in moneta effettiva. «Alzare» la moneta significava anche
passareda quella che si chiamava la moneta «forte» alla moneta «de-
bole »; dalla «forte monnoye» alla «foible monnoye »,
29. ~ Al contrario, « sbassamento» 0 «diminution» sono parole le
quali significano che il corso dello scudo d'argento e scemato, ad es., in gridada 1. 2 a 1. 1.18s.4d.; ed e sinonimo di «rinforzamento » 0 « enforcisse-
ment» della moneta immaginaria. Nel tempo stesso si r ivaluta l 'unita di
conto e si svaluta l 'unita effett iva; quindi, dopo il dovuto intervallo di
tempo, ribassano i prezzi dei beni econornici in moneta immaginaria, pure
ritornando alla fine uguali a que' di prima in moneta effettiva. « Sbassare »la moneta signif ica percio passare dalla moneta debole (foible monnoye)
alla moneta forte (forte monnoye).
30. - Come oggi, gli uornini dall 'soo al 1800 avevano 1'occhio della
mente fisso all 'immagine e non alla sostanza; eppercio gridavano contro
gli alzamenti e plaudivano agli sbassamenti, Gridavano i piu, salariati,
stipendiati, provveduti di redditi fissi espressi in lire immaginarie, perche
danneggati dall'alzarnento e conseguente aumento dei prezzi pure espressi
in lire immaginarie. Essi invocavano sbassamenti e susseguenti ribassi di
prezzi.
28. - Le parole usate in quei secol i a significare Ie variazioni mone-
tarie annebbiavano allora nella mente del popolo la cognizione del fatto
accaduto e sono oggi d' intoppo alIa presta lettura degli scrit ti monetari
d'un tempo. .
«Aumento », «augmentation », «alzamento» sono parole Ie qualt
significavano che il corso, ad esempio, delle scudo d'argento ,e~a cr.esciut~
in grida di L. 2. a 1. 2. Is. 9d. Poiche si contrattava pero ill l ire (di
conto od immaginarie) , 1 'aumento della moneta effettiva era sinonimo di
in linguaggio odierno, vuol dire «prezzo da valere in assenza di conven-
zione contraria », come si fa per l 'interesse legale del 4 per cento, i l quale
si deve solvere quando le par ti non abbiano potuto 0 voluto altrimenti
pattuirlo esse medesime. Forseche 10 state fissa il prezzo delle merci in
genere? Perche dovrebbe 10 stato fissar il prezzo delle monete? «E cosa
pil i grande assai i l prezzo del grano, del vino, dell'ol io; pil i grande quello
delle terre , delle case, degli aff it ti , degli interessi e de' cambi: e pure niunalegge ne da regola, fuorche il consenso solo della gente» (ivi, pag. 159-60).
A togliere idanni della sproporzione fra metallo e metallo , « si tolga ogni
coazione di legge e si lasci operare alIa natura , inchinata sempre a porsi
a livello; e quel segno ove ella si posa, se cosi piace, s'autorizzi con legge »
(ivi, pag. 181) (15).
II sistema proposto dal Galiani consisteva, per seguitare nell' esempio
sapra fatto, nel supporre che Ie zecche emettessero fiorini d'oro e scudi
d'argenro del peso di 120 grani di fino ciascuno, e la grida, dichiarando
obbligatorio contrattare in lire di conto, dichiarasse altresi un corso di 24
lire per ilf iorino e di 2 lire per 10 scudo, valido salvo convenzione contraria.
prezzi dei beni economici in lire di conto. Quando essi negoziano il prezzo
d~ un quintale di .frumento, i contraenti 0 tacciono 0 parlano in pun to
~I moneta . Se tacciono, ed il prezzo e convenuto in lire immaginarie 36,
II compratore sa che egli e obbligato a pagare, a sua scel ta, ed il vendi-
tore e obbligato a ricevere un fiorino e mezzo d 'oro ovvero 18 scudi d'ar-
gento. 5,eparlano, convenendo, ad esempio, un corso di L. 2. Is. 9d. per
10 ~do d'argento, fermo rimanendo quello di lire 24 per ilfiorino, ilvenditore sa di aver diri tto di r icevere, a scelta del compratore, un fiorino
e mezzo d'oro ovvero 171/4 scudi d'argento; ed il compratore sa quanto
e come deve pagare. La clausola galianea avrebbe cosl dotato ilsistema
della moneta immaginaria di un massimo di elastici ta, II dir itto a con-
trattare «in abusivo » avrebbe spianata la via a pi li lente mutazioni dei
corsi «di grida»; e nel frattempo non vi sarebbe stato alcun interesse
ad esportare 0 fondere nessuna delle specie d'oro 0 d'argenro correnti.
32. - Se l a proposta del Galiani (16) non fu mai applicata, essarendetuttavia testimonianza della fecondita del concetto della moneta immagi-
naria. Sembra certa la formazione, inquelle condizioni, di un sistema di
33. - II sistema della moneta immaginaria era compatibile con un
qualunque numero di monete effettive sia d'oro che d'argento, sia nazio-
nali che estere. Beccaria , dopo avere narrata la moltitudine delle monete
correnti nello stato di Milano, dimostro che ildisordine nasceva comeoramai deve essere manifesto ai lettori, esdusivamente dalla sbagliata pro-
(15) Le ragioni, per Ie quali si usava universalmente fissare per legge non derogabile la
p roporz ione fra I e monet e, sono, a l pa rere del Ga liani, due: « L'una e la pi" forte, e che gli
uomini credono sempre far bene col fare e che, non facendo, s'abbia a star male; ne si tro-
veri. magistrate, che voglia pregiarsi di non aver fatto. E pure il non fare non solo e cosa
ripiena molte vol te di pregio e d'utilita, rna ella e inoltre diflicile molto e faticosa assai piu
che non pare ad eseguire. E, se noi riguarderemo che tutte Ie buone leggi, che si possono
sopra qua Iche ma teria fa re, s i ,pos sono in un solo colpo promulga re ed in un foglio racco-
gliere, conosceremo che, quando e fatto tutto il buono, e pure si vuole (non contentandosi
di eseguire il gia fatto) seguitare ad ordinare, e inevitabile guastare il buono e cominciare
il cattivo; ed, ancorche non si facesse male, il voler troppo minutarnente ordinare Ie cose ein se grandissimo difetto.i.. L' al tra ragione, per cui e fisso ilprezzo relat ive de' metaI Ii , eperche gli uomini non danno medicina ai mali del corpo proprio e tanto meno a quei dello
Stato, se non arrecano acerba puntura. Gran dolore non puo darlo la varieta della propor-
z ione, perche es sa per secol i int ieri non s i muove sens ibilment e» (Della moneta, ed, Nico-lini, pagg. 160·61).
(16) Nel testo do alia proposta la denominazione di « c lausola gal ianea» nonostante che
Giovanni Law sostenesse gil nel 1706 nel Memoire sur l'usage des monnaies la tesi che « Ieprix des especes ne doit pas ette regIe, non plus que Ie prix d'un chapeau .... Regier Ie prix
des especes d' or ne feroit aucun tort, si Ie prix des especes d' argent n' etoit pas regie. Cornmede >,egler Ie prix des especes d'argent ne feroit tort a personne, si Ie prix des especes d'or
n'etoir pas regie .... Ordonner que l'ecu d'argent ait cours a tant et la pistole (d'or) a tant,
c' est vouloir regler la proportion de valeur entre l' or et I' argent, qui ne peut pas etre reglee.
II est impossible que deux matieres de differentes especes soient continuees dans la meme
proportion de valeur, It moins que la quantite de ces matieres ne soit coatinuee dans la merne
proportion l'une avec l'autre, et avec la demande; car les changements de cette proportion
changent la valeur, et Ie prix marque n' est plus Ie juste prix ni celui peut-etre qui convientI e plus a l 'E tat ».
. Si potrebbe essere tentati percio a dare alia proposta la denominazione di « clausola las.
s lana» - uso ques t~ t raduz ione fonet ica perche, t ra l a p ronuncia ordina ria L" del nome di
John Law, quel la La usata letteralmente, e l'altra Lalf ricordat a da l Lit tre come corrent e nel -
l'uso, prefensco quella Lass, di cui si ha traccia nel noto opuscolo di VOLTAIRE, Observationssur M01· Jean. Lass, Me~on el Dsaot ; sur le commerce, Ie luxe , l es monnaie s et l es impots.Let tre a M.., TIuerot sur I o u~rage de M. Melontet sur celui de M. Dutot, 1738; ed e probabil-
ment7 Ia piu nspondent e a ll ~so scozzese e franc. ese del t empo del cel ebre finanz iere _ perche
l a cnnca del Law aIl a fis sazione l ega le del cors r, del le monet e da ta indubbiamente da l 1706
ossia da un'epoca anteriore al libro del Galiani, venuto alia luce nel 1750. '
Parmi pero cbe la clausola debba essere detta «galianea» e non «Iassiana» percher
I) la memoria del Law, nonostante sia stata stesa nel 1706 e presentata al governo nel 1707
(cfr. per Ie attribuzioni di da ta I 'int roduz ione esaurient e di Paul Hars in a lia nuova ediz ione
delle Oeuvres com_pletesd _ i JOHNLAw, P~ris, 1934, tome; I, .pag. XXIV; nel qual tomo a pa-
gine 193 e 195 sr legge II. brano sopra nportato del Memorre del Law) fu pubblicata per la
pnrna vol ta nel 1757 a pagrne 543·573 del t omo I I del le Recherches del Fortbonnais' ed e inve-rosl,;"ile. che. il giovanissimo Galian i ne! 1750 conoscesse. a .N~poli una memoria ' pre sentata
~ant anm prima manoscn tta aI governo Francese, Ne Galian i, I I quale ricorda ripetutamen te
II Law, ne fa ilnome a questo propos it o. L' idea del l'a ssurdit a di da re un prezzo l ega le COn.
t~poraneam~te. all~ due qualita, d'oro e d'argenro, di monete elfettive, quando non 10 si
~a a r c~ppelh~ dice ~I Law, od. a l gr~n~, a l VI nO, a ll ol io, a il e t erre, a il e case, agl i a fl it ti, ugl i
rnteressi od ar cambi, os serva il Ga liani, pare dunque sort a indipendent emente nei due acut is -
simi scrit to ri ; I I) i l con ,notato c~rat te rist ico del la cI~uso la non sta ne. lla cri~ica al corso legale
del le m?net e effet tive d Oro e d argento, l a qua le Sl t rova In Law e rn Galiani, rna nella pro.
posta di dare a quel corso va lore meramente « di Voce» e non «di grida». E questa e pro.
pos ta pecul ia re a l Ga liani, s icche l a cl ausol a corret tament e deve es sere det ta « galianea »,
guadagno col manto del vantaggio del sovrano inseparabile da quello
della nazione» (Del disordine, ed. di Firenze, pag. 478);
l 'unica moneta di conto, la li ra immaginaria, consente infatt i l 'uso
s tabi le per i pagamenti di un qualunque numero di monete effet tive d'oro
e d'argento, nazionali 0 forestiere alla sola condizione di gridare , per
ognuna di esse , un corso in lire proporzionato alrispettivo peso in fino
di oro 0 d' argento e tale da rendere il rapporto fra imetalli coniati
uguale al rapporto fra imetalli in pasta;al difet to proprio dei corsi di grida di adattarsi t roppo lentamente
alle variaz ioni del rapporto commerciale fra i metalli in pasta avrebbe
potuto provvedere la clausola gal ianea, la quale dava al corso legale puro
valor di «voce» e non di «grida », sicche il corso legale fosse obbliga-
torio, salvo esplicita dichiarazione contraria di volonta delle parti. La clau-
sola galianea, legittimando i corsi « in abusivo », avrebbe perpetuamente
costretto il principe ad adattare di tempo in tempo il corso di «voce»
al corso effettivo, evitando le alternanze del sistema bimetallico moderno
ed assicurando ad ogni state quella quantita e quella specie di monete
effettive, che fossero necessarie (la quantita] 0 gradite (le specie) ai popoli;
ogni s tato essendo provveduto del le propr ie uni ta monetar ie ( li ra
di conto ed immaginar ia) e non essendo pensabi le la creazione di monetacar tacea rappresentat iva di puri numeri, il banco diventava, pur se nazio-
nale, per natura sua un affare sopranazionale. La l ira di banco, rappre-
sentat iva di un dato peso d'oro 0 d'argento fino, era per se moneta univer-
sale, come qualunque altra moneta effettiva, e meglio atta di queste a
facilita re i trasporti di denaro da uno stato ad altro, e ad essere quotata
nelle lire di conto di ogni stato. La lira di banco di Venezia, di Genova,
di Amsterdam servivano ai t raff icidi tut ta Europa grazie alla fede nel rim-
borso in un peso d'oro invar iabi le, ed alla agevolezza data, nel la comunita
cristiana de ll' Europa medioevale, ad ogni naz ione di far propria, attra -
verso al corso di grida nel le diverse l ire di conto nazionali , una qualunque
moneta straniera 0 sopranazionale.
la quale non esiste, essendo dibat tuto i l punto medesimo del l' indole dei
beni da comprendersi in quel calcolo: se i soli beni diretti di consumo
od anche quelli strumenta li; se i soli beni materia li od anche i servigi;
se i soli beni- reddito ed anche i beni-capi tale; ed essendo assai poco
concordi economisti e statistici nei criteri di misurazione del livello mede-
simo e quasi tutti scettici intorno alla possibilita di attuare rigorosamente
quei criteri;
l 'accet tazione del l' idea che sia desiderabi le i l mantenimento di unlive llo costante de i prezzi; che e ideale ingenue e certo non dimostra to.
Perche, in un mondo nel quale tutto continuamente muta, dovrebbe esistere
I 'invariabilita dei prezzi? e non l'invariabilita di ogni singolo prezzo, che e
manifestamente assurda, ma l'invariabilita di un qualcosa astratto come e
ill ivel lo generale di tut ti i prezzi? Fa d'uopo, tut tavia, r icordare di nuovo
come l'uomo del medioevo fosse propenso a guardare il mondo sotto la
specie dell'eternita e dell'immobilita, L'aspirazione moderna dei popoli ad
un livel lo generale cos tante dei prezzi puo forse essere i l residue fossi le
dello stato d'animo medioevale;
la persuasione nella possibilita di raggiungere il fine con la manovra
monetaria del la var iazione del la massa monetaria circolante inversa alia
var iazione non desiderata dei prezzi. L 'efficacia del la manovra e int iera-mente sottoposta all 'agire della clausola del rebus sic stantibus. Se davvero
nulla varia, assolutamente nulla, nel mondo economico fuorche la quantita
di moneta, i prezzi dei beni economici var iano, per def inizione, con essa.
Se nulla var ia, chi ha 10 l ire invece che 5, vuole spendere 10 invece che 5;
perche se non volesse dade tutte, sarebbe variata, contrariamente all'ipotesi
fatta, la sua volonta di costituirsi riserve monetarie. Se nuUa varia, contro
Ie 10 lire sta l'identica offerta di beni economici, non piu e non meno.
Quindi il prezzo dell'unita di bene economico da 5 passa forza tamente
a 10. .B chiaro pero che 1 0 strumento logico del rebus sic stantibus, utilis-
sima a scopo di ragionamento, non opera di fatto; che tutto varia invece
col variare della massa monetaria esistente: le riserve disponibili dei singoli,
e quindi la velocita di circolazione, la produzione e quindi l'offerta deibeni economici. La manovra monetaria opera su un congegno delicatissimo
e complicatissimo; e riesce quel manovratore il quale alIa chiarezza delle
idee astratte sa unire l 'apprezzamento rapidissimo dei fatti invisibili.
37. - Se quest i furono gli uffici adempiuti dal la moneta immaginar ia,
non consta si sia mai consapevolmente tentato di raggiungere col suo aiuto
un fine al quale, pos to che i l fine sia des iderabi le e possibi le, essa sembra
particolarmente designata. 11fine e quello utopico della stabilita dei prezzi.
Dicesi utopico il fine perche la sua consecuzione richiederebbe:
una definizione accettata del concetto « livello generale dei prezzi »;
38. - Qualunque giudizio s ivogl ia dare del f ine, des iderabi le 0 inge-
nuo, possibi le od utopico, qui s i vuol mettere in luce una ver ita diversa:
che quella qualunque consecuzione di esso, che si ri tenesse oppor tuno 0
39. - La sequela normale degli avvenimenti sarebbe stata la seguente:
cresce la produzione dei metalli preziosi;
cresce la massa coniata dei fiorini d'oro e degli scudi d'argento;
cresce automaticamente, fermi rimanendo i corsi dei fiorini e degli
scudi rispettivamente in 24 e 2 lire immaginarie, la massa delle lire imma-
ginarie circolanti;
ferma rimanendo la massa dei beni economici circolante ed invariati
tutti gli al tr i dati del problema, i prezzi tendono a crescere;
rna ilprincipe, variando opportunamente in meno i corsi del fiorino
e degli scudi, fa S I che, comunque cresca la massa coniata dei fiorini d'oro
e degli scudi d'argento, la massa delle lire immaginarie circolanti rimangainvariata;
ed iprezzi rimangono percio costanti.
Col processo inverso si risolve ilproblema posto della decrescenza
nella produzione dei metalli preziosi e della tendenza dei prezzi a ribas-
sare , se la produzione dei beni economici continui a crescere .
40. - Non si comprende agevolmente la ragione per la quale Irving
Fisher! i l quale con diligenza somma esamino i precedenti storici del suo
-dollaro manovrato ed invariabile, non abbia segnalato i servigi che il
sistema della moneta immaginaria 'avrebbe potuto rendere, su consiglio
di un suo precursore, a i principi dei secoli scorsi ansiosi di assieurare ai
loro popoli il beneficio della stabilita dei prezzi. Stabilita illusoria, e vero,che i prezzi, s tabili in lire immaginarie , darebbero luogo a pagamenti di
un numero maggiore 0 minore di fiorini d'oro e di scudi d'argento; rna
non udimrno gia Pompeo Neri insegnare: «gli uomini si vede che sempre
sono stati pill religiosi nell'osservare all'identita del suono verbale di que-
sto nome lira che all'identita del valore (Osseroezioni, -cit , pag. 110))?
41. - Nell'ugual modo formale potrebbe supporsi risoluto un altro
problema tormentoso dei tempi moderni: q\le llo dei cambi esteri. Lo si
r isolve negandolo sul piano straniero e trasportandolo sul piano interno
o nazionale. Il consigliere monetario ansioso di conservare intatto il pre"
stigio della moneta nazionale avrebbe potuto ragionare cosl:
«Nel sistema della moneta immaginaria , due possono, ad ipotesi,
essere le rnonete nazionali: la lira immaginaria e il fiorino d'oro cffettivo;quest'ultimo del peso di 120 grani di fino ed al corso di 24 lire immaginarie.
«S e i l principe conserva al f iorino perpetuamente il peso in fino di
120 grani, i cambi esteri, espressi in fiorini , r imangono perpetuamente
stabili . Tuttalpiu, se un principe estero ribassa il peso del suo zecchino da
120 a 100 grani di fino, ilf iorino nazionale fa premio del 20% sullo
zecchino forestiero; cagione perpetua di orgoglio e prestigio alla nazione.
possibile, sarebbe stata e sarebbe resa pill agevole dall'uso dello strumento
« moneta immaginaria »,
Oggi la manovra monetaria destinata ad opporsi ad una certa varia-
zione dei prezzi r ichiede, sei prezzi aumentano e si vogliono far ribassare
al l ivello precedente, che: 1) 0 si riduca la circolazione cartacea; 2) 0 si
ritirino le monete metalliche riconiandole con 10 stesso nome rna accre-
sciutedi peso e percio scemate di numero. Se i prezzi scemano e si vogliono
rialzare al l ivello precedente occorre inversamente: 1) crescere la circe-lazione cartacea; ovvero 2) ritirare le monete metalliche, riconiandole colla
stesso nome madiminuite di peso e quindi cresciute di numero.
Tuttocio e assai ingombrante e lento e provocatore di reazioni turba-
trici della clausola del rebus sic stantibus.
1 1 metodo della moneta immaginaria offriva una invitante soluzione.
Correvano, per ipotesi, ilfiorino d'oro a 24 lire e 10 seudo d'argento a 2 lire,
quando illivello generale dei prezzi era a 100. Sale il livello a 111,11?
Ed ecco la grida abbassaredi un decimo il corso del fiorino d'oro da 24
lire a 21 lire e 12 soldi e quello dello scudo d'argento da 2 lire a 1 lira e
16 soldi. L'operazione equivale a quella che oggi si chiamerebbe « defia-
zione » monetaria ..La massa della moneta effettiva circolante e invariata;rna il nome monetario utile per le contrattazioni e r idotto di un decimo.
Ognuno possiede gli stessi fiorini d'oro e gli stessi scudi d'argento del
momenta in eui il livello generale dei prezzi era salito da 100 a 111,11;
rna ognuno ha un decimo meno di lire immaginarie; e, siccome si contratta
in queste, ecco, in virtU della teoria quantitat iva della moneta, di fronte
ad un decimo meno di moneta di conto disponibile, ribassare i prezzi di
nuovo da 111,11 a 100.
Scende ill ivello a 90? Ed ecco la grida aumentare di un nono ilcorso
del fiorino di oro da 24 lire a 26. 13s. 4d. e quello dello scudo d'argento
da 2 lire a L. 2. 4s. 51/3 d. L'operazione equivale a quella che oggi si
chiamerebbe « inflazione » monetaria. La massa delle monete effettive rima-
nendo invariata, ilnome monetario ai fini delle contrattazioni e ingrossato,come per un fiat, di un nono. Ognuno ha in mano un nono di pill di lire
immaginarie, e poiche si contratta in queste, i prezzi debbono risalire pari-
« Sepoi al principe piaccia aumentare di un decimo il corso del f iorino
da L. 24 a L. 26. Bs. , questo e affare interno, i l quale tocca i l rapporto
esistente fra due monete « nazionali »: il fiorino effe ttivo e la lira imma-
g inaria . Ma poiche quest'ultima vale solo all'inte rno e solo il prime P'-lO
passare iconfini del paese, il ca rnb io fra la sua moneta effettiva e quella
straniera e invariato; e solo e mutato il cambio « interno » tra fiorino e lira.
Ole cosa importa agli stranieri se si volle mutare la misura del regolamento
dei conti f ra cit tadini e cit tadini del la s tato? »,Nel ragionamento ora esposto v' ha questo fondo di vero: che lad-
dove il sistema odierno della moneta effettiva riesce ad esaltare isentimenti
i quali fanno colpa al10 s traniero del la svalutazione del la moneta nazio-
nale, iLs istema antico del la doppia moneta effett iva ed immaginar ia met-
teva in evidenza i l fat to che la svalutazione del la moneta e sovratutto un
affa re interno, importante ne i rapporti fra dasse e classe, individuo ed
individuo della stessa nazione, dove si negozia in lire immaginarie variabili
e, alIa lunga, irrilevan te ne i rapporti con l' estero, dove non solo si paga
rna si e costretti a negoziare altresi in fiorini effettivi.
scudi d'argento che avrebbero ricevuto in pagamento, essi erano richiamati
alIa veri ta fondamentale che f iorini e scudi non avevano, ; ' causa del loro
nome, alcuna virtu taumaturgica propria, non avevano in se nulla di
fisso, erano anzi merci apprezzabili e mutabili di prezzo come il frumento,
come il vino, come il podere. Gli uomini del medioevo e di prima dell' o r-
tocento avevano veduto, assai meglio dei contemporanei, che la moneta euna merce negoziab ile come qualunque altra merce. Poiche noi la nego-
ziamo solo alIa frontiera, sembra che la moneta moderna sia, almenaall 'interno, una super-merce il cui valore sia fisso: una lira essendo sempre
una lira , un franco un franco, un marco un marco. Gli uomini d'un tempo,
attraverso la lira immaginaria, negoziavano ed apprezzavano ogni giorno i
fiorini, gli scudi, le doppie, i testoni, gli zecchini che ricevevano e pagavano.
Ogni giorno, in tutte le contrattazioni, nessuna esclusa, era chiara alla loro
mente l'idea che la moneta con cui pagavano, anche quella cartacea, era
una merce come un'a ltra , il cui prezzo si faceva sul merca to, come ogni
altro prezzo, risultato anch'esso dell'operare delle mille e mille forze, eco-
nomiche e non economiche, determinatrici del generale equilibrio dei prezzi.
42. - Il« corso » di grida, di voce 0 in abusivo, questo fatto curiosa,
in cui ci imbattiamo ad ogni tratto, scorrendo gli editti e le memorie sucose monetarie innanzi all 'ottocento, dapprima impaccia e poi i llumina
ed att rae. Forse i legislatori del la r ivoluzione, volendo r itornare al vero
ed al semplice, aprirono la via alla complicazione ed al mistero. EssivoUero
rendere chiara ai popoli una verita : che l'unita monetaria e un disco di
metaUo argento del peso di grammi 4.5 di fino 0 d'oro del peso di grammi
0,2903225B di fino. Si i llusero che, post i dinrianzi all 'evidenza, i popoli
non avrebbero mai piu condisceso all 'illusione dell'unita monetaria-segno,
perpetuamente dotatadi un valore fisso, Dopo un secolo e un terzo, gli
uomini si dibattono in mezzo a vani tentativi di dare fissita a nomi mo-
netar i, dai quali e fuggito qualunque connotato preciso di convertibilita
pronta e certa e incondizionata in un qualunque peso di un qualunque
rnetallo.I legislatori di prima dell'BOOfrancamente avevano separato il segno
daUa merce. Avevano dato al primo il nome di lira immaginaria; ed
avevano resa la moneta effettiva uguale a qualunque a ltra merce nego-
ziabi le. La teoria del la moneta-segno, del la moneta immaginar ia in realta
concludeva apertamente alIa sua negazione. Poiche, quando negoziavano
i~ l ire immaginar ie, gli uomini .pensavano sempre ai f iorini d 'oro ed agl i
43. - Ho tentato nel presente scrittoquella che nei tempi di cui
s i discorre si sarebbe chiamata «apologia deUa moneta immaginar ia ».Dopo I' apologia , che parmi nuova, resta inutile la «filippica contro la
moneta immaginaria », che sarebbe una ripetizione. Si puo leggerla in tutti
gli scri tt i, i quali t rattano del le alterazioni monetar ie, robustamente ir-
ruente, come e uso delle filippiche, nella storia, ad esempio, delle alterazionimonetarie riassunta da Francesco Ferrara nelle pagine di una de lle sue
classiche introduzioni (17).
44. - II mito della irnmutabilita immarcescibile della unita monetaria,
i l quale poteva prestarsi agl i Innocenti giochi di cos tanza del l ivel lo gene-
rale dei prezzi in lire immaginarie (rna variabile in moneta effettiva)
o d i costanza dei cambi este ri in moneta effettiva (rna variabili icambi
inte rni fra moneta immaginaria e moneta effettiva) si prestava a g iochi
non altrettanto Innocenti. All 'ombra dell'idea pura il sovrano poteva farsi
falso monetario.
(17 ) Del la moneta e dei suo] surrogati, introduzione al vol. VI della seconda serie della
«Biblioteca dell'economista», pag. XXXV·UV, riprodotta in Esame storico-critico di econo-misti, vol. II, parte I, pag. 324.44.
L'alto signoraggio, aperto 0 traverso, cadde in disuso dall'aprirsi del-
l 'eta moderna, sia perche meno agevole a prelevarsi nascostamente, sia
perche, instaurate imposte regolari, i principi pill non ebbero necessita di
ricorrervi.
le nuove monete con 10 stesso nome di prima e a darvi corso per 10 stesso
numero di lire di conto: 24 lire il fiorino e 2 lire 10 scudo. I popoli, i
quali vedevano e pesavano e saggiavano le nuove monete calanti di peso
o brutte per troppa lega erano apertamente offesi.
47. - Pill sotti le stratagemma offriva 10 strumento della lira di conto
od immaginaria. Ilfiorino, quello stesso di prima, 0, se nuovo, coniato
al peso e al titolodi prima, invece di essere chiamato col nome di 24 lire,r iceveva il nome di 30lire . Nulla era mutato, fuorche ilcorso in lire imma-
ginarie , innalzato di un quarto. Taluno era contento, perche colla stesso
numero di fiorini, gli pareva di possedere un quarto pill in lire . Frattanto,
il principe i l quale aveva accattato a mutuo 24 milioni di li re quando il
fiorino d'oro correva a 24 lire ed egli aveva ricevuto dai prestatori 1 mi-
lione di fiorini d'oro, oggi rimborsava i 24 rnilionidi lire dando fiorini
valutati a l nuovo corso di 30 lire, a l che bastavano 800.000 fiorini. II lucro
suo di debitore era di 200.000 fiorini .
(18) II signoraggio, notisi, non coincide affatto necessariamentecolla poverts di fino. Vi
pub essere alta percentuale di lega e basso signoraggio, se alia moneta a basso titolo si dabasso corso in lire di conto; ed t al cont rario , una moneta f in is sima , qua si a 24 carati, pUG
consentire alto signoraggio, se ad essa si dt. alto corso in lire di conto.
48. - Ferdinando Galiani teorizzo e legit timo l 'alzamento delle mo-
nete definendolo «un profit to , che il principe e 10 stato ritraggono dalla
lentezza con cui la molti tudine cambia la connessione delle idee intorno
a' prezzi delle merci e della moneta », Pill perfetta definizione non si po-
trebbe dare neppure oggi della svalutazione monetaria, nome odierno del-
l'alzamento antico. Galiani assevera di aver definito senza malizia. Forseche
la vendita della nobilta e dei t itoli, la concessione degli onori ed infinite
al tre costumanze non sono fondate su connessioni di idee gia formate,
diff ici li a mutarsi d 'un tratto? «Che la vendita della nobilta sia un servirsi
d 'una connessione di idee gia formate, 10 comprende chiunque riguarda
che, se un principe dichiara nobili tutti i suoi suddit i, non accresce loro
onore alcuno, rna ne toglie alla voce « nobilta » a cui cambia il significato.
Se egli ist ituisce un 'insegna d'ordine, e non la concede in sulla prima ad
uomini gia gloriosi e venerati, sicche si congiungano queste idee, rna la da
a' suoi staffieri, qualunque forma si abbia questa insegna, el la diviene
livrea », Similmente, l'alzamento «non produce mutazione alcuna di cose,
rna di voce: quindi e che iprezzi delle merci, per rimaner gli stessi nellacosa, debbonsi mutare anch'essi quanto aIle voci. Se questo seguisse nel
giorno istesso in cui si fa I' alzamento, e seguisse in tutto, ed in tutto
proporzionatamente, 1'alzamento non avrebbe affatto conseguenza niuna;
come non l'avria quella legge, con cui si costituisse che Ie monete , invece
46. - L' accusa di falso monetario che Dante lancio nei secoli a
Filippo il Bello riposava talvolta su fatti chiari: i l principe coniava fiorini
e scudi di peso 0 titolo 0 di peso e titolo pill basso, seguitando a chiamare
INTORNO ALLA FUNZlONE DELLA MONETA IMAGINARIA' 301
infatti che fin qui il rapportodi valore fra i due metalli sia 1oncia oro = 12
oncie axgento. Si stabilisce che 1 fiorino d 'oro valga 24 lire imaginarle, e
1 scudo d'argenta 2 lire irnaginarie. Se ora il rapporto di va lore ira i due
metalli va a 1=111/2, basta che .si accresca il C011S0 della scudo d'argento
cia 2 l ife a L. 2. l1s. 9d. elimoneta imaginaria; come, viceversa, se il va:lor
oommerciale dei due metalli muta a. 1= 121/2, basta che si riduca ill corso
dello scudo d'a rgento a L. 1. 18s. 4d. ,eli.moneta irnaginaria, perche si.as-
sicuri la persistenza del sistema.bimetallico, e si impedisca . i l l . !SUoItnligna-mento in un rnonometallismo deprezzato.
4. _ Ora a me semora che in tutto questo la moneta imaginaria non
giovi proprio a nulla. Infatti qui essa in terviene , dopo che gi.a si e deter-minato il valore comrnerciale fra i due metalli; ora basta la determinazione
di questo valore , perche possano determinarsi il pari legale fra le due mo-
nete e Iesue variazioni. Quando i l valore commerciale e 1= 12, bioogna
che 10 scudo d'argento valga legalmente 1/1~ del fiorino d'oro; quando e1=111/2,10 scudo d'argento deve valere 1/111/2 del fiorino d'oro; quando
e 1= 12 1 / 2 , 10 srudo d'a:rgentodeve valere 1/12 1 /2 del fiorino d'oro,
In ogni caso, il bimetallismo saxa stabilizzato, senza bisogno eli fax ricorso
alla moneta imaginaria. \
5. _ Ma, secondo l 'A. (pag. 26 e ss.) la moneta imaginaria puo servire
al fine pili generale e pili alto, di rendere invariabili i prezzi, e elieliminarne
le variazioni dovutea cagioni monetarie. Qui , siccome Ia esisteaza di due
monete non oangiaaffatto alla cosa, mi permetto di sempli ficare I 'esempio
addot to dal l'A; (pag. 28) supponecdo una ISolamoneta,
Fin qui si aveva 1 fiorino =4 l ire imaginarie; livello dei prezzi 100.
Se ora il liveLio dei prezzi sa le a 111,11 basta soernare di 1 A o.il vadore
del fiorino in moneta imaginaria, 0idurdo a 211ire, 12 'soimaginarie. Ecco
che allora qgnuno ha un deci.mo di meno idi 1ii lleimaginarie e quiodi, eli
fronte ad 1 / 1 0 di rneno di moneta imaginaria disponibile, ribassano di nuovo
i prezzi da 111,11 a 100.
6. _ Qui potrebbe osservars i anzitntto che l'elevazione dei .prezzi in
moneta effettiva denota per se stessa un aumento correlativo della quantita
eli questa moneta;ed allora, pe r quanto ogni uni ta di questa moneta abbia
O1 'adifronte a s e una minorquantita di dire imaginarie, pure la quarntita
totale della moneta effettiva, come quella posseduta in media cia ci.ascuno,
rimane neoessariamente invariata,
7. - Ma lasciamo di cio. Siccome, nel:le condizioni date, il valore fra
i vari prodotti (esclusa -la moneta effettiva) e invariato, cOSIbasta misurare
il prezzo di quei prodotti in uno qoalsiasi d i essi, perche si ottenga la in-
variabilita assoluta ed: irrevocabile dei prezzi rnisurati in esso prodotto. S e
ora si introduce Ia moneta imaginaria, di certo La invariarbili:tadel valore
relat ivo dei prodotti si t raduce, 0 puo tradursi, nella invariabilita dei loco
prezzi,misurati in detta moneta. Ma con cio pero non si e aggiunto asso-lutamente nul laal processo della stabil izzazione dei prezzi, it quale si egia perfettamente compiuto , senza avere in a lcun modo ricorso a quelia
superfetaaione contabile.
8. _. E vi hadi peggio. Finche invero la variazione di valore della
moneta effettiva in moneta imaginaria si compie successivamente alla va-
riazione dei prezzi dei prodott i in moneta effettiva ed in rnisura inversa-
mente proporzionale ad essa, la moneta i rnaginaria non fa me consacrare
la invariabilita del valore relative dei prodotti precedentemente determinata.
Ma quando la variazione del valore fra Ia moneta effet tiva e 1a moneta
imaginaria non e preceduta da una variazione dei prezzi in moneta effettiva,
o non e inversarnente proporzionale ad essa, l'alterazione del valore :rra lamoneta effettiva e la moneta imaginaria importa una variazione '<leiprezzi,
che altrimenti non sarebbesi avuta. Dunque la moneta imaginaria funziona
come un' arrna a due tagli : nel primo caso riesce ad una d.iminazione della
variazione eliprezzi, eliminazione che si ottiene gia precedentemente a quel-
I 'intervento; net secondo caso crea essa stessa questa variazione, che altri-
menti non si avrebbe; e ad ogni modo pone ,a disposizione del principe
medievale uno stromento, che puo ,sempre funzionare come fat tore poten-
tissimo di variazionedei prezzi.
9 . _ Concludendo: se s i tratta di s tabilizzare il bimetallismo, la mo-
neta imaginaria e inutile; se si t rattael i stabi lizzare i prezzi, essa e inutile
del pari, rna inoltre e pericolosa, dacche, essendo esclusivamente affidataall'arbitrio governativo, puo riuscire 3!1risultato diametralmente opposto ed
infliggere al livello dei prezzi mutazioni convulsionarie.
se il prezzo in oro e 1 fiorino d'oro, ilprezzo in argentode~ba ~re sem-
pre 12 scudi d'argento. E ovvio che Loria e Manzoni a raglOne ritengano,
implicitamente, barocca siffatta idea, rna sinche quello e il comand~ del l~-
gislatore, ne v'ha dubbio che tale 'enon altro sia ilsign~<Jato del.b~etalh-
smo, esiste un problema da risolvere. Nessun privato SI sogna di nmanere
in tal caso indifferente rispetto alla scelta fra fiorini d'oro e scudi d'argento:
anzi tutti unanimemente pagano in que11adelle due roonete da quaJ.ee svilita
nel rapporto commercia1e in confronto al rapporto leg~e. A ~olta a voltai fiorini d'oro ovvero gli I S C U d i d'acgeneo fuggono dalla circolazione,
303
10. - Che il pa:ri rnonetario segua senz'altro il pari commercials fra
I' oroe I' argento - questa e, parmi Laprima tesi del Loria (vedi sopra il
§4) - aveva gia nicidamente aifermato, posti llando Galiani, ALessandroManzoni:
« 10 non so comeandassela faccendaa quei tempi,rna a' nostri son certochequesta [nueva e migliore] moneta non isparirebbe,rna correrebbequanto la vee-chia; poiche accorgendosigli uomini del Suo miglior valore, la riceverebberonei
contrattiper que!piu ch'ella avrebbed'intrinseco.10 non so neppure se questo rifa-cimento di mezzala moneta [M. si riferisceall'ipotesi di G. che il principeriti-rassemezza la vecchiamonetaantica cattiva sostituendolaCOnnuova migliore] siamai accaduto;rna se e accadutoe la nuovamiglioremoneta e scomparsa,lIl(i fa moltameraviglia,e se questocasonon e cheuna ipotesi dell'autore,mi fa piu meravigliach'egli non abbiaprevedutoquesto effettoch'io ho detto,egli checontanto ingegnoragiona dei rimedichein questecosela sagacitadegli uominradopera centro le nonsavieleggi. Egli e certo ch e quando gli uomini possono spendereuna moneta perquello ch'essa vale, non incontrerannol'inutile fatica di fonderla; e la potrannospendere ogni volta che chi la deve riceveresappia ch 'essa ha veramentequel va-lore» (in Opere inedite 0 rare, II, 119-20).
1 1 Manzoni aveva dichiarara cosi la condizione necessaria all'imme-
diaro uguagliarsi dal pari rnonnetario a quello commerciale: quando gli
uomini possono spendere una moneta per quello cb'essa vale. Ma in talcasoil problema del bimetaelismo non e neppureposto. Se, come dice Loria,
non appena i1 'rapporto cornmerciale fra l'oro e 1'argento si e modificatoda 1 Kg. oro=2 Kg. argentoad 1=11/2 ovvero 1=21/2subito
il fiorino d'oro, invece di cambiarsi con 12 ISCUdid'argento, si cambia con
111/2 0121/~scudi, 0se, come dice il Manzoni, i l f iorino si spende, se-condo i oasi, a parita con 12, 111/2 0121/2 scudi, e certo me fiorini
d'oro e scudi d'argento rimangono indefinirarnente e conternporaoearnente
in circolazione. Ma nemmeno si puo parlare in tal caso di bimetallismo,
sibbene (cfr. il mio soritto, § 14) di duo-metallismo. 11pane si venderebbe,a prezzi dist inti e non legati , in fiorini d'oro e inscudi d 'argento.
11. - 1 1 guaio nasce da cio che i legislatori di ieri e d'oggi si sonoficcati in testa 1'idea barooca di obbligare i contraenti 'a contrattare rl pane
e gl ialtri hem economici a prezzi espressi nella stessa unita sia che ri
paghi in fiorini d'oro 0n scudi .d'argento. Invece di lasciare che Laquantira
di pane, quaLunque essa sia , oegoeiata in un dato luogo ed in un dato mo-
mento allprezzo di 1 fiorino d'oro, sia anche negoziata a scudi d'argento 12,
111/2 ovvero 121/2, 'a seconda che il ' rapporto cornmerciale fra l 'oro e
1'argento sia 1 a 12, 11 ad 111/~ ovvero 1 a 121/2, essi pretendono che
12. - Dissi che la moneta imaginaria e un mezzo tecnioamente co-modo pe r risolvere ilproblema; bastando gridare ,un.corso.mutato dello
scudo d'argento in lire Irnaginarie. E piu facile era~ldo gndar~ ~ corso
di 2 lire 11 soldi e 9 denari ovvero di 1 lira 18 sold! e 4 denari m luogo
di quello di 2 lire quando il rapporto tra oro od argento da 12 :cende a
11 1/2 0 sale a 12 1/2, che non rit irare e riconiare ie monete dargento,
come sarebbe stato necessario al tempo della lega latina buon anima.
Manzoni aveva ragione di non capire perche la moneta dovesse scorn-
.panire dal rnercato 0fondersi .perche egli, nato 'm tempi di moneta m:a-
ginaria, non sospettav,a neppure che non esistesse qu~to mezzo. semplice
di accomodare Ie cose senza d'uopo di fughe e fondire: «Ma 10 non so
intendere » - aggil.lngein altra postilla a Galiani - « come non ~i alzasse
nel corso , il valoredi queste rnonete .. ., e come con questo alzarsi non ve-
nisse tolto ogni uti le nel r ifonderle » (ivi, II, 120). Voleva dire, come
spiegai nel miostudio, che ipopoli non davano di fatt? ,la minima im-
portanza ai corsi legali delle monete ed, anti~ipa~do.le ?f1d~, s~pre tarde
a venire, variavano ~icorsi delle rnonete effettive In lire lmagmane a norma
delle variazioni del :rapporto commerciale fra oro ed argeoto. Avrebbero
potuto, pare osservare Loria, fare a meno della moneta imaginaria e v~are
15. - Perche, interrompe Loria, r icorrere al superfluo intermediario
« lira imaginaria »? Nelle condizioni date, essendo invariato ~lrapporto fra
Ie varie rnerci scambiate sul mercato, basta assumere come moneta una
qualunque delle medesime merci.
Se:
b, c, d, f, g, .... a, 0, ....n.
sono le merci che si scambiano sul mercato;
se per tutte esse run.i ta di pesoassunta nelle contrattazioni e il chi-
Iogramma; sicche dicendosi, ad es., b = ~ si intende dire che 1chilogram-
rna di b si scambia con mezzo chilogrammo di c;
se le sole merci varia te di quantita sono I 'a (rgento) e 1' 0 [ro).
se l'oro e l 'argento non siano pili assunte come moneta;
e se in lor Iuogo si assuma n;
il rapporto fra h , c, d, f, g, ....n che era, ad ipotesi:
b = .. :_ = 2 d = 31 = .... 4n2
( 1) Non tocco nel tes to di due miaori punti:
1) E pacifico che I'aumeato dei prezzi in moneta effet tiva deaota, come dice Loria nel
§ 6, un aumento correlativo della quanti to. di questa moneta ed, a corso correlativamente minore,
una costanza del la quant ita del la moneta imaginar ia , L 'avevo avvert ito esplicitamente nel * 39
del mio studio.
2) I I peggio che Loria descrive giustameate nel § 8 come conseguente ad una var ia-
zione de l corso della moneta effe ttiva in monet a imaginaria la qua le non sia precedut a da una
variazione dei prezzi del le meed 0 non sia inversamente proporzionale ad essa, non toeca la
t eoria del la moneta imaginaria da me costru ita, rna una sbagl ia ta applicazione di essa. Rical -
calcando, con qualche variazione, note fil ippiche contro Ie alterazioni monetarie avevo anchio
gia esposto (cfr. § 43 a 50) taluni degli abusi che avevano screditato la moneta imaginaria . Due
sono gli argoment i principi contro la odierna moneta manovrata . I I primo e la sataaica superbia
degli economist i persuasi di possedere gJi s trumenti tecoici opportuni a misurare esattamente
variazioni del icat issime del le quant ita economiche e di saperl i rnanovrare cosl da produrre alt re
varazioni nel senso e nella rnisura volut e. A poco tut tavia giova condannare, in ossequio ai co -
mandarnenti divini, s iffa tto peccato di superbia perche principi e popol i sono mossi da ugual
vizio, e non si !peritano, sebbene priv i della lorn cosidetta perizia, di fa re a gara cogl i econo-
misti nel misurare e manovrare . I I secondo e l 'esperienza degli abusi e degli error; ' che, nel -
I'eseguire misure e manovre, sono cornmessi da economisti priacipi e popoli. L'argomento acqui-
s ta t ra tto t ra tto qualche peso, quando, essendo abusi ed errori divenut i t roppo calamitosi, i po-
pol i esasperat i impongono ad economisti e principi di porre t regua aile lorn esperieaze. La piit
lunga, sebbene non piena, di cotali tregue si ebbe dal 1814 al 1914; e fu avveaimeato unico
nel la s toria di mil leani. Percio sara forse r icordata nei secol i come I'epoca nell a quale gli uo -
mini, senza saperlo, vissero fetid.
resta invariato;
ed, essendo n la nuova rneroe moneta, e assicurata l'invariahilita dei
prezzi rnisurati in n.
16. - Osservo:
I pat rodmtori del la tesi della costanza dei prezzi, e l'obbligo mio di
mtenpJ.1etarerazionalmente .il loro pensiel'Oe tanto pil i grande quanto pili
io ritengo 'queUatesi ingenua utopica e residuo fossile di stati d'anirno cu-
riosamente medievalistici (efr. § 37 del mio studio), non a.ffermano affatto
che costanza del jlivello,generale dei prezzi irnporti altresi eostanza dei Inap-porti di scarnbio Era Ie singole merciportate sul mercato . Nessuno di co-
loro, iquali vorrebbero che, se 100e ~llivel1o generale dei prezzi di n merci
nel momento I, tale debba rimaaere nei momenti II, III ...., vuole altresl che
i prezzi siogoli di ognuna delle n rnerci r irnangano fissi a 100. Tutti am-
met tono che iprezzi sicgol i mutino; e si desidera sol tanto che la media,
calcolata in un cerro semplice 0complicate modo, dei prezzisingoli varia-
hili r.imanga uguaJlea 100. Senza menomamente affermame <Lapossiibitlita,
306CNTORNO ALLA FUNZlONE DELLA MONETA IMAGINARIA 30 7
LUIGI EINAUDI. ACHILLE LORIA
co~stato ~he I'ideale v.oluto e la costanza del mito detto « Iiveilo generale
del prezzl» e non dei fart i concreti «prezzi singol i».
. == si potrebbeimaginare, del resto, che i prezzi sing~li rimangano
invariati? Sarebbe necessario non solo che rirnanesse invariata la massa cir-
colante dei beni economici b, c, d, t, g,.... n; ossia la massa « totale » dei
beni stessi, ma dovrebbero essere costanti tante altre cose, fra I' altro Ia
rnassa di «~gnuno.» dies~i. e l 'int~nsita del desiderio degli uomini per Iel~ro suooessrve dosi, Condizione evidentemente incompati:bi1econ da varia-
Zl?ne delle quantita di oro e di argento prodotto e coniato che e il punto
di par.t:n~ de11'in~agine. Se gli uomini hanno a loro disposizione maggiore
q~a~ttta ~l oro :e ~l ar~to, necessariamente faranno una domanda di pane
~ V1.!l.0i !c~a di vestrtr ecc. ec. diversa da quella che facevano prima; ed
1 'rapport! di scambio fra ilpane il Vi110la casa i vestiti ecc. ecc. divente-
ranno diversi da quelli che erano prima. Quindi e vano supporre esista una
~erc~ q~alunque Ia quale 'in qualunque condizione si scambi in un rapporto
invariabile contro Ie altre merci.
a rapporto variabile. Soltanto me Einaudi trova che codesta operazione e
resa piu spedita dallo stromento della moneta immaginaria. «E piu facile
e rapido gridare un C011SO di 2 lire 11 soldi e 9 denari , in luogo di quello
di 2 ilire, quando il rapporto ita oro edargento da 12 soende ad 11 1 /2 •che non rit irare e riconiare la moneta d'argenro ». A me pare invece roe il
primo metodo sia piu complicate del secondo, a110stesso modo che un'ope-
razione con 3 cifre e ,sempre piu romplicata che un'operazione con 2, e
roe perciola moneta 1magina!ria,sia WJJamutne ooroplicazione, Ma :sopra-
tutro poi mi riesce difficilearnmettere che, ove si faccia a rneno della moneta
imaginaria, sia necessario procedere allritiro red aNa rifusione di una delle
due monete. Quando Newton eerco di sadvare il bimetallismo inglese, abbas-
sando il valore della ghinea d'oro in scellini d'argento, non si feee altro
me una operazione di conteggio, rnutaodo ]1pa:ritra Ie due rnonete. E mi
semora che C O S t debba avvenire in ogni caso somigliante (1).
n . - Stabilizzazione dei prezzi. - Nell'ipotesi, fatta da Einaudi, m eoresca ·la quantita della moneta effettiva, «rimanendo costante 1a quantita
dei beni economici e tutti gli aitri (2) elementi del problema» - ed e que-
sta .l' ipotesi ch e occorre fare, se si vuole isolare l'influenza di un ,aJWIlento
della quantita della moneta effett iva - e 'assolutam'ente inderogabile cheiprezzi dei vari prodotti, misura. ti in moneta effettiva, debbano mutare
proporzionalmente, ossia c he ]Ivalore relative dei vari .prodotti debba rima-
nere invariato. Se Tizio prima possedeva 100 Iire, che spendeva per 40 lire
in pane e per 60 in vino ed om possiede 200 Iire, mentre i suoi gusti, i costi
e Ie quantita e distribuzione dei prodotti SOfiO invariati, e certo che egli
. 1~. - La lira imaginaria era uno spedientenon per risolvere rna per
glrare 11problema. I prezzi, fatalmente variabili se espressi in moneta effet-
tiva, fo.s~questa d'oro 0 d'argento ovvero di pane 0 di pecore, si fingevano
costanti m un numero astratto, detto lira di conto 0 lira imaginaria. Loria
suppone che nella lira imaginaria io abbia volute additare lUll metodo per
rendere costanti suI serio i prezzi. Mai piu. Dissi chiaramente e ripeto trar-
!arsi.di un trastullo offertoai popoli per renderli persuasi di vivere nel para-
diso dei prezzi invariabili. Sembra piccolo ilvalore del trastullo? Agli occhi
dell'uorno razionale forse si; non a quelli dell 'uomo reale.
LUIGI EINAUDI.
(1) Sl, se la moneta d'oro si chiama ghinea e quella d'argento scellino, che e un prin-cipio di moneta immaginaria. Quid, se amendue sono chiamate scellini e su quella d'oro stannoconiate Ie parole 20 scellini? (L. E.).
(2) « Tutti gli altri », in quanto siano indipendenti daIla variazione della quantiti
della moneta effettiva. Si possono escludere le variazioni «conseguenti» aI mutare dellaquantita monetaria? Forse che quaIunque variazione nell'equilibrio economico, anche piombata
Imp~oVVlsament~al cielo, non produce, essa medesima, altre variazioni, impossibili ad esclu-
dersi nello studiare iI problema? Da Bodin in qua non si osservo forse che la maggior massamonetaria induceva variazioni nei gusti, nei rapporti fra classi, ecc.? L'oro e l'argento del Mes-sico e del Peru potevano distribuirsi subito in tutto il rnondo ad aurnentare proporzionatamente
tutti i prezzi, 0 non dovevano necessariamente arrivare prima in Spagna e quivt far aurnentare
i prezzi dei beni economici acquistati dal re e dai soldati di ventura 0dai loro creditori cIientie familiari e poi via via, col trascorrere degli anni dei decenni e del secoli, tutti gli altri?
Si pub, anche in via di astrazione, far a meno di prendere atto dei periodi di attrito? Cosl
direi in; rna Loria potrebbe replicare: «Un fenomeno pub avere 100 effetti e questi a lorovolta 1000 e£fettie cosl all'infinito. Ma se si vuole isolare l'azione di quel primo fenomeno,
occorre assolutamente fare completa astrazione da tutti isuoi deriva ti - del resto sempre
eventuali - e lasciarlo agire nella sua perfetta purezza. Se no, non e piu l'azione di quelfenomeno. che si s tudia, rna di questo e di tutti g1i altri , che si vogliono e debbono esclu-
dere» (L. E.).
Debbo sincerarnente compiacermi,poiche Labreve mia nota ha provo-
cata una cost istruttiva e suggestiva risposta; e tanto piu daoche vedo che ildissenso fra mee f arnico Einaudi e in sostanza assai tenue. Mi Iimitero
pertanto a due brevissime considerazioni.
1. - Stabilizzazione del bimetallismo. - Siamo tutti d'aocordo che, se
si vuole stab~lizzare ~l bimetall ismo, se si vuole cheesso non traligni
in un monometallismo a tipo deprezzato, e d'uopo aggiustare 'Viavia il
rapporto Ilegale Era Ie due rnonete al loro valore commerciale, ossia (come
dice Einaudi) ,surrogare effettivamente al bimetallismo un polanetallismo
308 ACHILLE LORIA Pellegrino Rossi e la teoria soggettivaspenders 80 tire in panee 120 in vino. Ora, una volta cherimane inv,ariato