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9 Introduzione 27 LO SPAZIO PSICOLOGICO • Lo spazio percepito e lo spazio vissuto 57 LO SPAZIO FISICO • Lo spazio, il tempo, la velocità 93 LO SPAZIO SOCIOLOGICO 1 • Lo spazio relativo 119 LO SPAZIO SOCIOLOGICO 2 • Lo spazio misurato 151 LO SPAZIO SOCIOLOGICO 3 • Le strutture spaziali 179 LO SPAZIO FILOSOFICO • Spaziando 199 LO SPAZIO BIOLOGICO • Lo spazio dove 217 Bibliograa Indice
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Feb 17, 2019

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9 Introduzione

27 LO SPAZIO PSICOLOGICO

• Lo spazio percepito e lo spazio vissuto

57 LO SPAZIO FISICO

• Lo spazio, il tempo, la velocità

93 LO SPAZIO SOCIOLOGICO 1

• Lo spazio relativo

119 LO SPAZIO SOCIOLOGICO 2

• Lo spazio misurato

151 LO SPAZIO SOCIOLOGICO 3

• Le strutture spaziali

179 LO SPAZIO FILOSOFICO

• Spaziando

199 LO SPAZIO BIOLOGICO

• Lo spazio dove

217 Bibliografi a

I n d i c e

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Gli Spazi

Il presente lavoro nasce come prosecuzione del volume Viaggi nel tempo (Erickson, 2007) dal momento che il tempo e lo spazio rappresentano le due facce di una stessa medaglia. Non possiamo, né sappiamo, spiegare cos’è il tempo, ma possiamo individuare le sue manifestazioni nella nostra vita; possiamo in qualche modo coglierne gli elementi costituenti, gli «ingredienti», per questo parliamo di un tempo psicologico, fi sico, sociologico, fi losofi co, biologico. Allo stesso modo possiamo interpretare la spazialità e individuarne le specifi che manifestazioni riferen-doci agli spazi psicologico, fi sico, sociologico, fi losofi co, biologico. E all’interno di ognuno di essi, come per i tempi, possiamo aiutare i bambini a viaggiare, a compiere esperienze di diverso tipo, a sperimentare sensazioni, a vivere consapevolmente e responsabilmente gli spazi. «Educare alla spazialità» signifi ca permettere ai bambini di sviluppare una specifi ca competenza spaziale, trasversale a tutte le discipline, costruendo a livello rappresentativo ciò che prima viene da loro vissuto sul piano pratico a livello esperienziale.

1. Lo spazio psicologico

L’antropologo americano Edward Hall è stato uno dei primi a studiare le esigenze spaziali degli uomini, fondando agli inizi degli anni Sessanta una nuova disciplina, la prossemica.

Il termine prossemica deriva dal latino proximus (= vicinissimo), prossimo. La prossemica si occupa di studiare il signifi cato dei messaggi non verbali che ri-guardano la gestione dello spazio degli esseri umani. Ad esempio chi si occupa di prossemica cerca di capire a quali distanze gli uomini si posizionino gli uni rispetto agli altri, oppure, come essi utilizzino lo spazio che hanno a disposizione. Ciascun individuo ha un proprio territorio personale, che comprende la zona circostante i suoi beni, ad esempio la casa delimitata da un recinto, l’auto, la stanza da letto e, come ha scoperto Hall, uno spazio ben preciso intorno al corpo. Il modo in cui occupiamo il nostro spazio rivela il nostro status sociale, la nostra personalità e in che modo stiamo inconsciamente percependo una certa situazione. Osservando come le persone occupano lo spazio che le circonda, potremo facilmente intuire se si trovano a loro agio oppure se non vedono l’ora di andare via.

Introduzione

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10 ◆ Educare alla spazialità

A seconda del contesto o del rapporto che si ha con l’altra persona cambierà quindi la distanza adeguata per una buona comunicazione. Edward Hall ha distinto quattro distanze tipiche o zone, regolate ognuna da proprie norme di comportamento che è bene seguire e da diverse sensazioni che si possono percepire secondo esse.

La zona intima. È la zona spaziale più importante, quella che ognuno difende come se fosse una sua proprietà. Va da 0 a 45 cm circa, ossia quella coperta dal nostro braccio disteso tenendo i gomiti attaccati al corpo. È la distanza che indica una gran conoscenza dell’altra persona, quella che si tiene tra fi danzati o tra pa-dre e fi glio; da questa distanza siamo talmente vicini al soggetto che riusciamo a sentirne il profumo e il respiro, a toccarlo, e noi tocchiamo solo le persone con le quali abbiamo un rapporto di fi ducia.

La zona personale. Va da 45 a 120 cm circa, si può misurare distendendo tutto il braccio davanti a noi. È quella che si tiene con gli amici o le persone che si ritengono tali. Ci si può ancora toccare ma è già più diffi cile percepire odori e profumi; si tratta della distanza che teniamo rispetto agli altri alle feste, in uffi cio, agli incontri tra amici.

La zona sociale. Va da 120 e 360 cm, è la distanza coperta dal nostro braccio e da quello dell’interlocutore attaccati. È caratteristica delle situazioni in cui ci deve essere gran formalità, non ci si può né toccare, né sentire gli odori, gli unici organi che partecipano sono quello visivo e quello uditivo. È la distanza che teniamo con gli estranei, per esempio con l’idraulico o il falegname che effettuano una riparazione e con tutte le persone che non conosciamo molto bene.

La zona pubblica. Va da 360 cm in poi. L’apparato visivo è quello maggiormente coinvolto in questa zona. Situazioni tipiche sono ad esempio quando un oratore parla a una gran folla, o una persona importante che parla dal palco.

Tendenzialmente le 4 distanze si riducono tra due donne e aumentano tra due uomini; i bambini generalmente hanno distanze più ridotte degli adulti. Al di là di questo, è utile precisare che ognuno ha una sua propria distanza preferita da adottare nelle diverse situazioni. Per esempio, chi è più introverso tenderà a stare legger-mente più distante dagli altri di chi è estroverso. Inoltre, nel valutare la distanza più adeguata dobbiamo tenere in considerazione il luogo di provenienza dell’altra persona e il contesto in cui ci troviamo. Dobbiamo per esempio considerare che i popoli del nord Europa o dell’America del nord tengono di solito distanze maggiori di quelli latini. Allo stesso tempo, dobbiamo considerare che, trovandosi in ascen-sore, in autobus o in mezzo alla folla le nostre distanze risulteranno ridotte rispetto alla norma e alle nostre preferenze.

Mantenere le distanze! Una regola fondamentale per ottenere un buon livello di comunicazione è proprio quella di rispettare le distanze degli altri. Stare troppo vicino può essere considerata un’aggressione al proprio spazio, mentre molto lontani può dare l’impressione di non essere coinvolti. È stato osservato che le distanze tendono a ridursi quando si è con qualcuno che presenta aspetti della personalità o status sociale o condizione economica che reputiamo simile a noi. Quanto più profondo diventa un rapporto, tanto più una persona permetterà all’altra di entrare nei suoi spazi: possiamo così osservare le distanze anche per accorgerci se stiamo entrando in sintonia con l’altro. In generale possiamo affermare che più si riduco-no le distanze, più si va verso una comunicazione di tipo empatico piuttosto che razionale. Al contrario, quando invadiamo lo spazio di un’altra persona, questa

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Introduzione ◆ 11

metterà in atto alcuni accorgimenti per ristabilire la distanza psicologica adeguata: interporrà barriere tra sé e noi, ad esempio le braccia conserte, orienterà il suo corpo leggermente in un’altra direzione, eviterà lo sguardo, attuerà alcuni gesti di chiusura o semplicemente si sposterà all’indietro.

2. Lo spazio fi sico

Lo spazio fi sico in cui ci muoviamo, e in cui interagiamo col mondo ogget-tivo, è un concetto primitivo. Infatti, nella fi sica classica, si dà per scontato che i fenomeni avvengano in uno spazio euclideo tridimensionale, dove ogni posizione può essere descritta usando tre coordinate, ciascuna misurabile come lunghezza o distanza. Tale spazio è omogeneo, nel senso che un qualunque punto dello spazio vale quanto un altro e non esiste una posizione privilegiata. In realtà, le cose non sono così semplici e la nozione di spazio in fi sica non è facile da defi nire, poiché una struttura spaziale viene determinata da un insieme di «relazioni spaziali» tra oggetti, che sono molteplici e complesse. Si pensi alla relatività generale: questa esamina lo spazio/tempo piuttosto che lo spazio.

Lo spazio fi sico viene fondamentalmente percepito dagli esseri umani grazie alla posizione del proprio corpo rispetto ad altri corpi. Secondo un interessante studio (Pease, 2005), quando gli studenti siedono in aula si ha una «zona d’appren-dimento» a forma di imbuto, che si estende dal centro della sala e lungo l’intera prima fi la. Come vediamo dalla fi gura sottostante, chi siede all’interno dell’imbuto, in percentuale, partecipa e interagisce di più oltre a ricordare il maggior numero di informazioni. Chi invece partecipa di meno siede in fondo o di lato, tende ad avere un atteggiamento più negativo o critico e ricorda il minor numero di informazioni.

Quando parliamo di spazio fi sico ci riferiamo anche al concetto di spazio geometrico. Questo spesso viene percepito come spazio simbolico, attribuendo a «luoghi geometrici» valenze qualitative. Il nostro senso dell’orientamento ad esempio è legato alla presenza di centri, spazi di riferimento per una collettività, che utilizziamo come punti di riferimento e che ci danno sicurezza.

ORATORE

68% 58%58%

44% 28%28%

59% 40%40%

53% 40%40%

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12 ◆ Educare alla spazialità

Va sottolineato come, nell’era contemporanea, la perdita di un «centro» per un migrante lo porti a passare molto del suo tempo in quelli che sono stati defi niti non-luoghi, ad esempio le stazioni ferroviarie, luoghi di passaggio, quasi di confi ne.

3. Lo spazio sociologico

Esistono numerose espressioni di utilizzo comune che si riferiscono a sposta-menti di diverso genere compiuti da qualcuno che però non si è mai fi sicamente mosso, come ad esempio «ha fatto molta strada», «è caduto in basso» oppure «è un arrampicatore sociale». La diffusione di queste forme sta ad indicare che esiste una percezione di fatto dell’esistenza di uno spazio che non coincide con quello fi sico. Dal punto di vista della sociologia, lo spazio sociale è di gran lunga più importante dello spazio fi sico, perché è al suo interno che hanno luogo tutte le interazioni ed i processi di cui essa si occupa. Lo spazio sociologico è un universo relazionale che si sovrappone all’ambiente geografi co nel quale ci si muove normalmente e dal quale, più o meno consciamente, si traggono le coordinate e le direttrici d’azione che orientano i comportamenti soggettivi.

Spazio e luogo vengono così a rappresentare due concetti diversi, spesso confusi tra loro: lo spazio è l’esperienza base compiuta da ogni essere umano, il fondamento della nostra corporeità. Lo spazio è obiettivo, impersonale, indifferenziato. Il con-cetto di luogo, invece, identifi ca un modo di essere presenti che include, oltre agli aspetti fi sici, ricordi, esperienze, emozioni, e sistemi di comportamento associati con un determinato spazio e tempo. Un luogo è personale, soggettivo, anche in senso collettivo. In un certo senso, lo spazio esiste indipendentemente dall’essere, un luogo no, ed è sui luoghi e non sugli spazi che costruiamo il nostro essere ed il nostro senso di appartenenza (da: www.culturasenzabarriere.org). Tuttavia, la crescente mediazione operata dalla tecnologia sta cambiando il nostro rapporto con persone e luoghi: possiamo essere da qualche parte senza spostarci fi sicamente, comunichiamo e lavoriamo in comunità globali senza vincoli di spazio e di tempo. Il bisogno di essere in un luogo ed il desiderio di appartenenza però non svaniscono ma si spostano in parte verso il digitale. È il meccanismo all’opera in diversi social network che hanno avuto successo precisamente nel diventare luoghi, agorà, forum, mercati, conversazioni, blog.

Della dimensione sociologica dello spazio si è occupato un acuto e impegnato analista, Zygmunt Bauman, ponendo sempre al centro del suo lavoro la dimensione etica e la dignità della persona umana. In particolar modo, egli concentra la sua rifl essione sul tema della globalizzazione: scrive di un mondo divenuto oramai irrimediabilmente «liquido» nel senso che, mentre nell’età moderna tutto era dato come una solida costruzione, ai nostri giorni invece, ogni aspetto della vita può venir rimodellato artifi cialmente. Dunque nulla ha contorni nitidi, defi niti e fi ssati una volta per tutte. Ciò non può che infl uire sulle relazioni umane, divenute ormai precarie in quanto non ci si vuole sentire ingabbiati. La tesi di Bauman a proposito di «globalizzazione» è che essa genera sostanzialmente delle differenze, esaspe-ra quelle già esistenti col risultato di polarizzare ulteriormente la natura umana. Non esiste più lo spazio, bensì il luogo, che è lo spazio capace di dare signifi cato all’esperienza, defi nendo in particolare ambiti e dimensioni locali.

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Introduzione ◆ 13

4. Lo spazio fi losofi co

Le questioni fi losofi che riguardanti lo spazio comprendono domande quali: lo spazio è assoluto o puramente relazionale? Lo spazio possiede una geometria corretta, o la geometria dello spazio è solo una convenzione? Molti studiosi nel corso degli anni hanno preso parte a questo dibattito: per I. Newton lo spazio è assoluto per sua natura, senza relazione ad alcunché di esterno, rimane sempre uguale e immobile; lo spazio relativo è una dimensione dello spazio assoluto, che i nostri sensi defi niscono in relazione alla sua posizione rispetto ai corpi; così la dimensione di uno spazio sotterraneo o aereo o celeste viene determinata dalla sua posizione rispetto alla terra. Lo spazio assoluto e lo spazio relativo sono identici per grandezza e specie, ma non sempre permangono identici quanto al numero. Infatti se la Terra, per esempio, si muove, lo spazio della nostra aria, che relativa-mente alla Terra rimane sempre identico, sarà ora una parte dello spazio assoluto attraverso cui l’aria passa, ora un’altra parte di esso; e così muterà assolutamente in perpetuo (Newton, 1965).

Per Kant il tempo ha sempre bisogno di una simbolizzazione tramite lo spazio. Egli dimostra che abbiamo bisogno dello spazio per assumere e conoscere la nostra esistenza. La rappresentazione spaziale del tempo è quindi una necessità assoluta senza la quale il tempo non potrebbe essere conosciuto. E dato che per svelare il tempo siamo obbligati a tracciare una linea mentale, deve intervenire necessaria-mente la motricità del corpo. «Non possiamo pensare una linea senza tracciarla con il pensiero, un cerchio senza descriverlo… e nemmeno il tempo senza tracciare una linea retta» (Kant, 2004).

Nel periodo precritico, tuttavia, Kant era partito da una concezione leibnizia-na dello spazio come rapporto tra i luoghi, cioè tra le posizioni di due oggetti: lo spazio era pertanto qualcosa di relativo, essendo defi nito non già da un termine di riferimento assoluto e unitario, ma semplicemente dalle distanze e dalle relazioni reciproche delle cose. Ciò impediva di spiegare la differenza di quelli che Kant chiama gli «omologhi incongruenti», ad esempio la mano destra e la mano sinistra: in entrambe le mani, infatti, le relazioni spaziali tra le singole parti (per esempio tra il pollice e il mignolo) sono identiche e quindi, secondo la teoria relativa dello spazio, dovrebbero poter occupare lo stesso luogo, mentre è ovvio che in nessun modo la mano destra può riempire il volume occupato dalla mano sinistra (basta provare a infi lare la sinistra nel guanto destro per capire).

Occorreva dunque far riferimento a uno spazio assoluto, nel quale esistessero come determinazioni univoche la destra e la sinistra, il sotto e il sopra. Il modello di questo spazio era quello newtoniano, inteso come un contenitore metafi sico nel quale le singole cose trovavano un posto defi nito in maniera univoca dall’ incontro di due coordinate. Tuttavia Kant era consapevole della diffi coltà di dimostrare in base all’ esperienza la realtà di questo spazio fi no a quando pervenne all’ idea che lo spazio e il tempo sono sì assoluti e universali, ma non nel senso di essere realtà esistenti fuori dal nostro pensiero, bensì forme a priori della nostra sensibilità, cioè le condizioni «pure» in base alle quali tutti gli uomini devono necessariamente, e quindi universalmente, percepire gli oggetti.

Più in specifi co, lo spazio viene a rappresentare la forma del senso esterno e si occupa dell’intuizione della sola disposizione delle cose esterne. Il tempo invece

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14 ◆ Educare alla spazialità

è la forma del senso interno e regola la successione delle cose interne. Tutto ciò è ben sintetizzato dal famoso epitaffi o inciso sulla tomba del grande fi losofo: «Il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me»:

Queste due cose io le vedo davanti a me e le connetto immediatamente con la coscienza della mia esistenza. La prima [il cielo stellato] comincia dal posto che io occupo nel mondo sensibile esterno, ed estende la connessione in cui mi trovo, a una grandezza interminabile, con mondi e mondi, e sistemi di sistemi; e poi ancora ai tempi illimitati del loro movimento periodico, del loro principio e della loro durata. La seconda [la legge morale] comincia dal mio io invisibile, dalla mia personalità, e mi rappresenta in un mondo che ha la vera infi nitezza, ma che solo l’intelletto può penetrare, e con cui io mi riconosco in una connessione non semplicemente accidentale, ma universale e necessaria. (Kant, 2004)

5. Lo spazio biologico

Quando una persona si appropria di uno spazio in mezzo a sconosciuti, per esempio un posto al cinema, un gancio per l’asciugamano in uno spogliatoio, lo fa in modo prevedibile: cerca di solito lo spazio più ampio possibile tra due già occupati, scegliendo la parte centrale. Scopo di tale atteggiamento è evitare di invadere gli spazi altrui avvicinandosi troppo. A volte anche allontanarsi troppo può irritare l’altra persona: se, ad esempio, intorno a un grande tavolo prima di una riunione è seduta una sola persona, andarsi a collocare nel posto più lontano da questa sarà sicuramente interpretato come un gesto di rottura di un rito socialmente condiviso. La gestione dello spazio che ci circonda è quindi di estrema importanza per il nostro equilibrio vitale, poiché l’uomo è parte integrante di un sistema di processi interconnessi, in equilibrio armonico tra loro.

Tutte le cose sono legate: questo sappiamo. Qualsiasi cosa succeda alla Terra succede ai fi gli della Terra.

(Capo indiano Seattle)

Oggi anche la scienza sta cominciando ad applicare questo pensiero, detto sistemico (Pierotti, Falaschi e Arcicasa, 2005), in ambiti disciplinari diversi come la biologia, la fi sica, la medicina, la psicologia, la sociologia, la pedagogia ecc. In sintesi, il pensiero sistemico ci dice che non è possibile comprendere isolatamente i fenomeni e quindi risolvere in tal senso eventuali problemi. Questo proprio per-ché «il mondo è tutto attaccato», ed è un’illusione l’idea di poterlo separare nelle sue componenti (ad es., aria, suolo, acqua, piante, animali, società, infrastrutture, servizi, ecc.), per comprenderne totalmente il funzionamento, senza considerare l’infl uenza reciproca tra di esse. Quindi, il pianeta, le società, sono considerate dei sistemi, ovvero delle reti che si mantengono in vita grazie all’interazione tra tutte le parti in gioco che si infl uenzano reciprocamente.

Si parla infatti di ecosistemi e di ecocompatibilità come premessa impre-scindibile se si desidera che un territorio si mantenga vitale sia sotto l’aspetto ecologico che socioeconomico e culturale. Per questo l’eco-Logica, ovvero la logica dei principi che stanno alla base della vita sul pianeta, deve riguardare sia i processi ecologici che le relazioni sociali; per questo è importante aiutare i bambini a prendere consapevolezza dell’importanza del proprio spazio bio-logico lavorando sulla promozione dei processi di attenzione e di cura.

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Introduzione ◆ 15

La struttura delle proposte didattiche

In questo libro vengono presentate 35 proposte didattiche suddivise in 7 grandi tematiche relative allo spazio:

– Lo spazio psicologico

1. Lo spazio percepito e lo spazio vissuto

– Lo spazio fi sico

2. Lo spazio, il tempo, la velocità

– Lo spazio sociologico

3. Lo spazio relativo4. Lo spazio misurato5. Le strutture spaziali

– Lo spazio fi losofi co

6. Spaziando

– Lo spazio biologico

7. Lo spazio dove

Rispettando la medesima struttura pensata per Viaggi nel tempo (Erickson, 2007), ogni tematica è suddivisa in 3 diversi tipi di attività, rivolte a bambini di diversa età. Vengono così presentate attività specifi che per i bambini della scuola dell’infanzia e della classe prima di scuola primaria, per gli alunni delle classi seconda e terza e infi ne per gli alunni delle classi quarta e quinta della scuola pri-maria. Alcune attività richiedono un impegno individuale da parte del bambino, mentre altre prevedono uno svolgimento collettivo (giochi, attività cooperative, discussioni collettive).

Ogni singola attività viene illustrata all’insegnante attraverso una breve de-scrizione del lavoro da presentare ai bambini; viene inoltre specifi cato il raccordo tra gli obiettivi delle diverse discipline e consigliato quali materiali occorrono allo svolgimento dell’attività stessa. Gli Obiettivi Specifi ci di Apprendimento relativi allo Spazio sono stati selezionati, per ogni disciplina, all’interno dell’elencazione riportata nelle Indicazioni per il Curricolo (Fioroni, 2007), sia per la scuola dell’in-fanzia che per la scuola primaria.

Al termine delle attività relative alla 2a-3a e alla 4a-5a classe della scuola primaria, viene proposta una scheda di verifi ca individuale dal titolo «Il la-birinto di verifi ca delle attività». La struttura di questa scheda fa leva sugli aspetti divertenti e motivanti del gioco del labirinto. I bambini, per uscire dal labirinto, devono seguire una pista all’interno della quale incontrano delle do-mande; la risposta che riterranno corretta condizionerà la scelta di un sentiero anziché un altro. La verifi ca sarà positiva se i bambini riusciranno a uscire dal labirinto. A questo punto potranno compilare due questionari: il «Questionario metacognitivo fi nale A» dal titolo Qualche rifl essione sulle attività e il «Que-stionario metacognitivo fi nale B» dal titolo Qualche rifl essione sul labirinto di verifi ca. Questi ultimi due strumenti, sempre a carattere individuale, permet-tono di concludere il percorso attraverso un importante e necessario momento di rifl essione metacognitiva; il primo è riferito alle attività svolte, il secondo

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16 ◆ Educare alla spazialità

alle verifi che effettuate. È necessario ribadire l’importanza di questi strumenti di rifl essione, non solo per i bambini, ma anche per gli insegnanti, come fe-edback delle attività presentate e della metodologia usata e come strumento di osservazione per una più approfondita conoscenza dei bambini e delle loro competenze.

Prima di iniziare a lavorare con i bambini, gli insegnanti possono proporre loro alcuni questionari (Q1 per la scuola dell’infanzia e la classe prima, Q2 per le classi seconda e terza e Q3 per le classi quarta e quinta) volti a indagare quali sono le percezioni, le sensazioni, le idee, le ipotesi che essi hanno elaborato intorno al concetto di Spazio.

Traguardi per lo sviluppo delle competenze

(da: Indicazioni per il Curricolo per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo d’istruzione, MPI, Settembre 2007)

SCUOLA DELL’INFANZIA

Il sé e l’altro – Le grandi domande, il senso morale, il vivere insieme

Il bambino:

– Rifl ette, si confronta, discute con gli adulti e con gli altri bambini, si rende conto che esistono punti di vista diversi e sa tenerne conto.

– Ascolta gli altri e dà spiegazioni del proprio comportamento e del proprio punto di vista.

– Dialoga, discute e progetta confrontando ipotesi e procedure, gioca e lavora in modo costruttivo e creativo con gli altri bambini.

Il corpo in movimento – Identità, autonomia, salute

Il bambino:

– Prova piacere nel movimento e in diverse forme di attività e di destrezza quali correre, stare in equilibrio, coordinarsi in altri giochi individuali e di gruppo che richiedono l’uso di attrezzi e il rispetto di regole, all’interno della scuola e all’aperto.

Linguaggi, creatività, espressione – Gestualità, arte, musica, multimedialità

Il bambino:

– Comunica, esprime emozioni, racconta, utilizzando le varie possibilità che il linguaggio del corpo consente. Inventa storie e si esprime attraverso diverse forme di rappresentazione e di drammatizzazione. Si esprime attraverso il disegno, la pittura e altre attività manipolative e sa utilizzare diverse tecniche espressive.

– Formula piani di azione, individualmente e in gruppo, e sceglie con cura materiali e strumenti in relazione al progetto da realizzare.

– Ricostruisce le fasi più signifi cative per comunicare quanto realizzato.

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Lo spazio relativo

LO SPAZIOLO SPAZIO SOCIOLOGICO 1SOCIOLOGICO 1

Non smetteremo di esploraree alla fi ne di tutto il nostro andareritorneremo al punto di partenzaper conoscerlo per la prima volta.

(THOMAS S. ELIOT)

“ “

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© 2010, E. Falaschi, Educare alla spazialità, Trento, Erickson

LO SPAZIO SOCIOLOGICO 1

EDUCARE ALLA EDUCARE ALLA SPAZIALITASPAZIALITA'

LO SPAZIO FILOSOFICO

Spaziando

LO SPAZIO BIOLOGICO

Lo spazio dove

LO SPAZIO PSICOLOGICO

Lo spazio percepito e lo spazio

vissuto

LO SPAZIO FISICO

Lo spazio, il tempo,la velocità

LO SPAZIO SOCIOLOGICO 3

Le strutture spaziali

LO SPAZIO SOCIOLOGICO 2Lo spazio misurato

1. Le proporzioni 4. I confi ni stabiliti dall’uomo5. La prospettiva

2. Troppo grande, troppo piccolo3. Lo spazio rifl esso

Scuola dell’infanziae classe primascuola primaria

Classi seconda e terza scuola primaria

Classi quarta e quinta scuola primaria

LO SPAZIO SOCIOLOGICO 1

Lo spazio relativo

AttivitàAttività

Quadro sintetico delle attivitàQuadro sintetico delle attività

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1

Lo spazio relativo ◆ 95 © 2010, E. Falaschi, Educare alla spazialità, Trento, Erickson

LO SPAZIO SOCIOLOGICO 1

RACCORDO TRA GLI OBIETTIVI DISCIPLINARI DI:

Scuola dell’Infanzia

Il sé e l’altro – Le grandi domande, il senso morale, il vivere insieme

Il bambino:

– Rifl ette, si confronta, discute con gli adulti e con gli altri bambini, si rende conto che esi-stono punti di vista diversi e sa tenerne conto.

Linguaggi, creatività, espressione – Gestualità, arte, musica, multimedialità

Il bambino:

– Si esprime attraverso il disegno, la pittura e altre attività manipolative e sa utilizzare diverse tecniche espressive.

Scuola Primaria

Italiano

– Seguire la narrazione di testi ascoltati o letti mostrando di coglierne il senso globale.

Arte e immagine

– Esprimere sensazioni, emozioni, pensieri in produzioni di vario tipo.

MATERIALI OCCORRENTI

– Schede di lavoro A, B e C – Matite o pennarelli

PRESENTAZIONE DELL’ATTIVITÀ

Le seguenti attività offrono ai bambini un primo approccio al concetto di «proporzione». La Scheda A contiene una simpatica fi lastrocca in cui il divertimento è dato dalla presenza di molte cose «sproporzionate» che i bambini dovranno rappresentare grafi camente nella Scheda B, realizzando un quadro. La Scheda C permette ancora di rifl ettere su questi aspetti operando dei confronti tra una stessa fi gura ripetuta in dimensioni diverse e vari oggetti da associare rispettando le proporzioni.

Attività 1

Scuola dell’infanziae classe primascuola primaria

Le proporzioni

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© 2010, E. Falaschi, Educare alla spazialità, Trento, Erickson96 ◆ Lo spazio relativo

LO SPAZIO SOCIOLOGICO 1La mia attività

SCHEDASCHEDA

Leggi la seguente fi lastrocca e sottolinea tutte le cose enormi e «sproporzionate» che occorrono al bimbo gigante per la sua focaccia; poi, nella Scheda B, troverai lo spazio per rappresentare con un disegno il contenuto della fi lastrocca.

Attività 1

Le proporzioni AA

La focaccia del gigante

Nel terzo di luna dell’anno millantecompiva nott’anni un bimbo gigante.Pensò la sua mamma: «Gli fo una focacciache tanto lo invogli che molto gli piaccia».La fece col latte di mucche duecento,portato per acqua con un bastimento,farina a quintali e zucchero e infi neil rosso dell’uovo di mille galline.La mamma gigante per ben mescolare,versò tutto quanto nel fondo del mare,spalmò sulla teglia del burro nostrano,posò la focaccia in bocca a un vulcano,ci mise di sopra lo zucchero a veloed una candela più alta del cielo,così luminosa che anche perfi noil sole d’agosto pareva un lumino.Il bimbo gigante mangiò tante fettedi quella focaccia che infi ne dovetterestarsene a letto con l’indigestione,il male di pancia, la febbre a un milione.

(Giraldo, 2008)

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LO SPAZIO SOCIOLOGICO 1La mia attività

SCHEDASCHEDA

Realizza un quadro dal titolo «La focaccia del gigante» che rappresenti il contenuto della fi lastrocca riportata nella Scheda A.

Attività 1

Le proporzioni BB

LA FOCACCIA DEL GIGANTE

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LO SPAZIO SOCIOLOGICO 1La mia attività

SCHEDASCHEDA

LO SPAZIO SOCIOLOGICO 1

Si può defi nire il concetto di «proporzione» come un equilibrio nelle dimensioni. La dimen-sione di una forchetta, ad esempio, è proporzionata alla dimensione della mia bocca; se la forchetta fosse troppo grande non riuscirei a mangiare. Nelle vignette riportate sotto, vi sono alcuni oggetti che non rispettano le proporzioni riguardo alla fi gura umana di riferimento; fai una crocetta su quelle «sproporzionate».

Attività 1

Le proporzioni CC

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Lo spazio relativo ◆ 99 © 2010, E. Falaschi, Educare alla spazialità, Trento, Erickson

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LO SPAZIO SOCIOLOGICO 1

RACCORDO TRA GLI OBIETTIVI DISCIPLINARI DI:

Italiano

– Seguire la narrazione di testi ascoltati o letti mostrando di coglierne il senso globale.

Scienze naturali e sperimentali

– Leggere analogie nei fatti al variare delle forme e degli oggetti, riconoscendo «famiglie» di accadimenti e regolarità.

Arte e immagine

– Esprimere sensazioni, emozioni, pensieri in produzioni di vario tipo.

MATERIALI OCCORRENTI

– Schede di lavoro A e B– Matite o pennarelli

PRESENTAZIONE DELL’ATTIVITÀ

Il concetto di «grandezza» di un oggetto è del tutto relativo e, solitamente, è inteso in funzione dell’uso per il quale è stato creato (le dimensioni di un ago, di una forchetta, di un carrello per la spesa…). La prima attività (Schede A e B) stimola nei bambini questo tipo di rifl essione, attraverso la lettura e la seguente rappresentazione grafi ca di una divertente fi lastrocca di Gianni Rodari. La Scheda C chiede invece agli alunni di mettere in gioco la loro creatività immaginando e descrivendo situazioni divertenti che si verrebbero a creare se alcuni oggetti di uso comune assumessero di colpo una grandezza molto diversa.

Attività 2

Classi seconda e terzascuola primaria

Troppo grande, troppo piccolo

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LO SPAZIO SOCIOLOGICO 1La mia attività

SCHEDASCHEDA

Leggi la seguente fi lastrocca, poi rappresenta con un disegno i due animali descritti nel brano.

Il grosso moscone e il piccolo ippopotamo

Un grosso mosconesentì un giorno parlaredi un piccolo ippopotamoe fece confusione:

– Lui è piccolo, io no.Dunque lo acchiapperòe lo terrò al mio servizio.Che fi gurone mi farà fare!

Mi vedo già passeggiare sotto i portici, seguitodal mio nuovo segretario,da tutti segnato a dito,invidiato, riverito.

Diventato proprietariodi un ippopotamo personalesalirò non pochi gradinidella scala sociale.

A mio modo di vedereun ippopotamo conta di piùdi un titolo di cavaliere.

Tra questi ed altri pensieriper la caccia partìl’ambizioso cacciatore.

E scoperse così,non senza umiliazione,che un piccolo ippopotamoè sempre più grossodi un grossissimo moscone.

(Gianni Rodari)

Attività 2

Troppo grande, troppo piccolo AA

IL GROSSO MOSCONE E IL PICCOLO IPPOPOTAMO

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LO SPAZIO SOCIOLOGICO 1La mia attività

SCHEDASCHEDA

Tutti gli oggetti costruiti dall’uomo, solitamente, hanno dimensioni tali da favorire l’uso per il quale sono stati creati. Ad esempio se un ago, che serve per cucire, fosse stato costruito grande quanto una matita da disegno, sicuramente la sarta non avrebbe potuto realizzare un vestito o lo avrebbe fatto pieno di buchi! Prova a immaginarti situazioni divertenti che si creerebbero se gli oggetti sotto riportati avessero dimensioni diverse.

COSA SUCCEDEREBBE SE…

…il tuo quaderno di scuola

diventasse grande come una parete?

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…il tuo televisore diventasse

piccolo come un francobollo?

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…il tuo armadio diventasse piccolo come quello delle

bambole?

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…la chiave della tua porta di

casa diventasse enorme?

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…una formica diventasse grande

quanto un elefante?

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Attività 2

Troppo grande, troppo piccolo BB

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© 2010, E. Falaschi, Educare alla spazialità, Trento, Erickson102 ◆ Lo spazio relativo

LO SPAZIO SOCIOLOGICO 1

RACCORDO TRA GLI OBIETTIVI DISCIPLINARI DI:

Matematica

– Comunicare la posizione di oggetti nello spazio fi sico, sia rispetto al soggetto, sia rispetto ad altre persone o oggetti, usando termini adeguati (sopra/sotto, davanti/dietro, destra/sinistra, dentro/fuori).

– Eseguire un semplice percorso partendo dalla descrizione verbale o dal disegno, descrivere un percorso che si sta facendo e dare le istruzioni a qualcuno perché compia un percorso desiderato.

– Riconoscere, denominare e descrivere fi gure geometriche.

Tecnologia

– Prevedere lo svolgimento e il risultato di semplici processi o procedure in contesti conosciuti e relativamente a oggetti e strumenti esplorati.

Arte e immagine

– Riconoscere attraverso un approccio operativo linee, colori, forme, volume e la struttura compositiva presente nel linguaggio delle immagini.

MATERIALI OCCORRENTI

– Schede di lavoro A e B– Uno specchietto– Pennarelli– Questionari di rifl essione metacognitiva

PRESENTAZIONE DELL’ATTIVITÀ

Le attività seguenti propongono un esercizio da svolgere davanti a un piccolo specchio. I bambini sperimenteranno divertendosi la diffi coltà di ripassare il contorno di un disegno seguendo il tracciato davanti allo specchio dal momento che i movimenti risultano invertiti. È un gioco semplice, ma che permette di sperimentare il principio della dominanza emisferica cerebrale nella gestione dello spazio rappresentato.

Attività 3

Classi seconda e terzascuola primaria

Lo spazio rifl esso

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Lo spazio relativo ◆ 103 © 2010, E. Falaschi, Educare alla spazialità, Trento, Erickson

LO SPAZIO SOCIOLOGICO 1La mia attività

SCHEDASCHEDA

Hai mai notato cosa succede quando ti guardi allo specchio? Il tuo braccio destro sembra essere il sinistro e viceversa. Lo specchio a volte complica le cose! Prova a eseguire queste due divertenti attività (Schede A e B).

Mettiti di fronte a uno specchio con la fi gura del fi ore davanti a te, in modo che si rifl etta nello specchio. Tieni la fi gura con una mano (puoi anche farti aiutare a sostenere l’immagine) e con l’altra prova a ripassare il contorno utilizzando un pennarello guardando solo nello specchio! Se il disegno non verrà troppo preciso non scoraggiarti, non è per niente facile!

Attività 3

Lo spazio rifl esso AA

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Lo spazio dove

LO SPAZIOLO SPAZIO BIOLOGICOBIOLOGICO

La foresta è la dimora di molti uccelli e di molti animali: l’acqua è la dimora dei pesci e di vari rettili. All’interno di una stessa specie, gli uccelli non sono tutti simili e così è con gli animali e con gli esseri umani. La ragione per la quale Wakan Tanka non fece dieci uccelli, dieci animali o dieci esseri umani assolutamente uguali fu che voleva che ognuno di essi potesse avere il suo spazio, potesse bastare a se stesso senza occupare lo spazio degli altri. Sin dall’infanzia io ho osservato molto attentamente le foglie, gli alberi e l’erba e non ho mai visto due esemplari assolutamente uguali. Certo possono assomigliarsi molto, tuttavia nell’esaminarli con cura ho trovato che si differenziano sensibilmente tra di loro.

(OKUTE OGLALA LAKOTA – SIOUX)

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© 2010, E. Falaschi, Educare alla spazialità, Trento, Erickson

LO SPAZIO BIOLOGICO

EDUCARE ALLA EDUCARE ALLA SPAZIALITASPAZIALITA'

LO SPAZIO SOCIOLOGICO 1

Lo spazio relativo

LO SPAZIO SOCIOLOGICO 2Lo spazio misurato

LO SPAZIO SOCIOLOGICO 3

Le strutture spaziali

LO SPAZIO FILOSOFICO

Spaziando

LO SPAZIO FISICO

Lo spazio, il tempo,la velocità

LO SPAZIO PSICOLOGICO

Lo spazio percepito e lo spazio

vissuto

1. Spazi naturali e artifi ciali 3. Curare lo spazio2. Gli spazi degli animali

LO SPAZIO BIOLOGICO

Lo spazio dove

AttivitàAttività

Quadro sintetico delle attivitàQuadro sintetico delle attività

Scuola dell’infanziae classe primascuola primaria

Classi seconda e terza scuola primaria

Classi quarta e quinta scuola primaria

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Lo spazio dove ◆ 201 © 2010, E. Falaschi, Educare alla spazialità, Trento, Erickson

LO SPAZIO BIOLOGICO

RACCORDO TRA GLI OBIETTIVI DISCIPLINARI DI:

Scuola dell’Infanzia

La conoscenza del mondo – Ordine, misura, spazio, tempo, natura

Il bambino:

– Raggruppa e ordina secondo criteri diversi, confronta e valuta quantità; utilizza semplici simboli per registrare.

– Utilizza un linguaggio appropriato per descrivere le osservazioni e le esperienze.– Colloca correttamente nello spazio se stesso, oggetti, persone; segue correttamente un

percorso sulla base di indicazioni verbali.

Scuola Primaria

Italiano

– Seguire la narrazione di testi ascoltati o letti mostrando di coglierne il senso globale.

Matematica

– Comunicare la posizione di oggetti nello spazio fi sico, sia rispetto al soggetto, sia rispetto ad altre persone o oggetti, usando termini adeguati (sopra/sotto, davanti/dietro, destra/sinistra, dentro/fuori).

Scienze naturali e sperimentali

– Individuare il rapporto tra strutture e funzioni negli organismi osservati/osservabili, in quanto caratteristica peculiare degli organismi viventi in stretta relazione con il loro ambiente.

MATERIALI OCCORRENTI

– Schede di lavoro A e B– Matite o pennarelli

PRESENTAZIONE DELL’ATTIVITÀ

Le attività seguenti stimolano nei bambini una rifl essione sullo spazio biologico, distinguendo alcuni spazi «naturali» da altri «artifi ciali», costruiti dall’uomo. I bambini dovranno inizial-mente rappresentare grafi camente il contenuto di due fi lastrocche rispettando le indicazioni spaziali in esse contenute; successivamente dovranno registrare in una tabella gli ambienti naturali all’interno dei quali vivono alcuni animali (Scheda A) e alcuni elementi artifi ciali, costruiti dall’uomo, che non si trovano in natura (Scheda B).

Attività 1

Scuola dell’infanziae classe primascuola primaria

Spazi naturali e artifi ciali

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© 2010, E. Falaschi, Educare alla spazialità, Trento, Erickson202 ◆ Lo spazio dove

LO SPAZIO BIOLOGICOLa mia attività

SCHEDASCHEDA

Disegna ciò che viene descritto nella seguente fi lastrocca facendo attenzione alle parole in neretto che ti indicano le posizioni o le dimensioni spaziali. Prima leggi tutta la fi lastrocca, poi inizia a disegnare.

All’interno della fi lastrocca sono contenuti i nomi di alcuni animali e di alcuni ambienti nei quali vivono; riscrivili nella tabella seguente.

Animali Ambienti

Dentro un fi tto e scuro boscoDentro un fi tto e scuro boscosi aggirava un lupo loscoe vicino a un alberelloscorreva lento un bel ruscello.Sulla destra del ruscellosaltellava un bell’agnelloe lontano, in una grotta,sonnecchiava una marmotta.Dentro al nido un uccellinosi trovava lì vicinoe cantava a più non pososopra l’albero più grosso.Per fi nire il tuo disegnopuoi guardare in lontananzae molto oltre le campagnedisegnare le montagnecon in cima tanta neve… il lavoro è stato breve?

(Elena Falaschi)

Attività 1

Spazi naturali e artifi ciali AA

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Lo spazio dove ◆ 203 © 2010, E. Falaschi, Educare alla spazialità, Trento, Erickson

LO SPAZIO BIOLOGICOLa mia attività

SCHEDASCHEDA

Disegna ciò che viene descritto nella seguente fi lastrocca facendo attenzione alle parole in neretto che ti indicano le posizioni o le dimensioni spaziali. Prima leggi tutta la fi lastrocca, poi inizia a disegnare.

All’interno della fi lastrocca sono contenute alcune parole che si riferiscono a cose «artifi ciali», costruite dall’uomo e che non si trovano in natura. Riscrivile nella seguente tabella.

Cose artifi ciali, costruite dall’uomo

Sulla strada per CortinaSulla strada per Cortinaho notato una casinanon è grande, né spaziosama è curata e assai graziosa.Poi ho visto un grande ponteche si trova lì di frontealla casa piccolinache ha una sola fi nestrina.Sotto il ponte c’è del fi eno,sopra il ponte passa il trenoe la lunga ferroviami riporta a casa miache è una casa piccolinache ha una sola fi nestrina,non è grande, né spaziosama è curata e assai graziosa.

(Elena Falaschi)

Attività 1

Spazi naturali e artifi ciali BB

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© 2010, E. Falaschi, Educare alla spazialità, Trento, Erickson204 ◆ Lo spazio dove

LO SPAZIO BIOLOGICO

RACCORDO TRA GLI OBIETTIVI DISCIPLINARI DI:

Italiano

– Produrre testi legati a scopi diversi (narrare, descrivere, informare).

Matematica

– Rappresentare relazioni e dati con diagrammi, schemi e tabelle.

Scienze naturali e sperimentali

– Individuare il rapporto tra strutture e funzioni negli organismi osservati/osservabili, in quanto caratteristica peculiare degli organismi viventi in stretta relazione con il loro ambiente.

MATERIALI OCCORRENTI

– Schede di lavoro A, B, C, D ed E– Matite o pennarelli– Tanta fantasia!

PRESENTAZIONE DELL’ATTIVITÀ

Le varie specie di animali hanno ognuna un proprio habitat e, in funzione dell’ambiente in cui vivono, hanno sviluppato nel corso dei secoli delle caratteristiche particolari. Molti animali che vivono sui ghiacci sono dotati di pelliccia per proteggersi dal freddo, altri che vivono in montagna hanno gli zoccoli per non rovinarsi i piedi. Le attività proposte stimolano nei bam-bini una rifl essione su questi aspetti, chiedendo loro di individuare lo specifi co ambiente di vita di vari animali, disegnandoli nello spazio opportuno (Schede A e B) e registrando poi la distribuzione di frequenza degli animali nei vari ambienti (Scheda C). La Scheda D propone invece un percorso fantastico chiedendo agli alunni di inventare una storia partendo da un inizio dato, in cui un animale un bel giorno si svegliò nel… posto sbagliato.

Attività 2

Classi seconda e terzascuola primaria

Gli spazi degli animali

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Lo spazio dove ◆ 205 © 2010, E. Falaschi, Educare alla spazialità, Trento, Erickson

LO SPAZIO BIOLOGICOLa mia attività

SCHEDASCHEDA

Qui sotto sono riportati i nomi di vari animali che vivono in spazi con caratteristiche molto diverse tra loro (il mare, il deserto, ecc.). Disegna ogni animale nella pagina seguente (Scheda B) all’interno del suo specifi co ambiente di vita, al termine utilizza la Scheda C per registrare la loro «frequenza» nei vari ambienti.

Attività 2

Gli spazi degli animali AA

Stambecco

Orso bianco

Medusa

Grillo

Balena

Pesce rosso

Fringuello

Cammello

Coniglio

Pinguino

Scorpione

Gambero

Marmotta

Foca

Farfalla

Delfi no

Rondine

Sogliola

Aquila

Squalo

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© 2010, E. Falaschi, Educare alla spazialità, Trento, Erickson206 ◆ Lo spazio dove

LO SPAZIO BIOLOGICOLa mia attività

SCHEDASCHEDA

Attività 2

Gli spazi degli animali BB

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Lo spazio dove ◆ 207 © 2010, E. Falaschi, Educare alla spazialità, Trento, Erickson

LO SPAZIO BIOLOGICOLa mia attività

SCHEDASCHEDA

Per ogni animale che hai disegnato, colora un quadratino rispettando la distribuzione nei vari ambienti. Al termine calcola i punteggi.

In quale ambiente hai disegnato il maggior numero di animali? ...........................................................................

In quale ambiente hai disegnato il minor numero di animali? ..................................................................................

Attività 2

Gli spazi degli animali CC

DISTRIBUZIONE DI FREQUENZA DEGLI ANIMALI NEI VARI AMBIENTI

Numero: Numero: Numero: Numero: Numero: Numero: Numero:

Montagna Fiume Prato Deserto Ghiaccio Mare Cielo

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© 2010, E. Falaschi, Educare alla spazialità, Trento, Erickson208 ◆ Lo spazio dove

LO SPAZIO BIOLOGICOLa mia attività

SCHEDASCHEDA

Di seguito sono riportati alcuni titoli che ti servono per iniziare una storia dal titolo: «Nel posto sbagliato». Scegli la traccia che ti piace di più e inventa una storia.

1. Un giorno un orso bianco si svegliò dal letargo e si trovò nel bel mezzo del deserto…

2. Un giorno una marmotta si svegliò dal letargo e si trovò in mezzo al mare sopra a una piccola zattera…

3. Un giorno uno scorpione si svegliò e si trovò proprio in cima a un iceberg…

NEL POSTO SBAGLIATO

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Attività 2

Nel posto sbagliato DD

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Lo spazio dove ◆ 209 © 2010, E. Falaschi, Educare alla spazialità, Trento, Erickson

LO SPAZIO BIOLOGICOLa mia attività

SCHEDASCHEDA

Partendo dall’affermazione in alto a destra segui la pista giusta segnando la strada con la penna e seguendo le faccine di aiuto . Se incontri la faccina triste signifi ca che hai sbagliato strada e devi tornare indietro.

Il labirinto di verifi ca delle attività

Attività 2

EE

1. SUI GHIACCI DEL POLO VIVONO MOLTI

SERPENTI

IN MONTAGNA VIVONO PIÙ SPECIE

DI ANIMALI RISPETTO AL

DESERTO

LA SOGLIOLA PUÒ VIVERE NEL MARE, NEL

LAGO O NEL FIUME

LO SQUALO, LA BALENA E IL DELFINO

VIVONO NELLO STESSO AMBIENTE

LA FARFALLA, IL FRINGUELLO E IL

PINGUINO VIVONO NELLO STESSO AMBIENTE

VERO

VERO

FALSO

FALSO

VERO

FALSO

FALSO

VERO

VERO

FALSO

Complimenti! Sei riuscito a uscire dal labirinto.