“Jeff, un giorno capirai che è più difficile essere gentili che intelligenti ” fumo e le annunciò con grande enfasi: “Hai perso nove anni della tua vita!”. Nonostante i suoi calcoli accurati, la rea- zione non fu quella che si aspettava: sua nonna scoppiò in lacrime. Il nonno allo- ra accostò e chiese al giovane Jeff di scendere. E gli insegnò una lezione che, ormai miliardario, decise di condividere con la classe del 2010: «Mio nonno mi guardò e, dopo un po’ di silenzio, gentil- mente e con calma disse: “Jeff, un giorno capirai che è più difficile essere gentili che intelligenti”». Io mi fermo qui, Taylor prosegue raccontando un altro aneddoto questa volta riguardante suo padre, l’acquisto di una nuova macchina, un’emergenza sanitaria risolta felice- mente . Ritengo gli esempi sopra riporta- ti sufficienti per riflettere e per chiederci, insieme all’autore dell’articolo: “Che cosa nel business rende così difficile essere gentili?” e ancora “E che tipo di uomini di affari siamo diventati se questi piccoli atti di gentilezza sono diventati così rari?”. Bill Taylor è cofondatore di Fast Company Magazine e autore di testi sui nuovi metodi di management aziendale. Naturalmente, lui pone il quesito dal punto di vista del business. Io invece lo analizzo dal punto di vista della vita quo- tidiana, quella che tutti i giorni ti pone davanti situazioni in cui puoi scegliere se essere gentile o intelligente o, meglio ancora, furbo. Molto spesso, nel corso della mia vita, mi sono rimproverata l’ec- cessiva sensibilità nei confronti del pros- simo. Dopo aver letto questo articolo, ho deciso di smettere di fustigarmi. Panera Bread. Purtroppo, Panera vende la zuppa di vongole solo il venerdì ma il giovane non si arrese. Telefonò al Panera più vici- no e parlò con la responsa- bile del negozio, Suzanne Fortier, la quale non si limitò a far preparare la zuppa espressamente per la nonna di Brandon, ma aggiunse anche una scatola di biscotti come dono da parte del personale. Questa bella storia non finisce qui. Un piccolo gesto di gentilez- za e sensibilità non avrebbe certo fatto notizia se il ragazzo non avesse deciso di raccontarlo sulla sua pagina Facebook, mentre sua madre Gail descrisse quanto accaduto sulla pagina fan di Panera. Il resto è storia “social media”. Il messaggio di Gail ha generato oltre 500.000 “mi piace” e più di 22.000 commenti sulla pagina Facebook Panera. I guru del marketing hanno citato questa “case history” come un esempio del potere dei social media e del passa-parola virtuale per aumentare la reputazione di un’a- zienda. Ma l’autore vede la reazione al gesto di Sue Fortier come un esempio di qualcosa d’altro, e cioè della fame dei clienti, dei dipendenti e di tutti noi di sta- bilire con le aziende relazioni che vadano oltre la semplice transazione misurata in termini di dollari e centesimi. E, sempre citando l’autore, “in un mondo che viene Nel mio quotidiano girova- gare tra i vari siti Internet, Blog e Social, rimbalzando da un articolo di approfondi- mento a una “discussione” su Linkedin, da un annuncio di webinar a una statistica sui nuovi media, mi sono imbattuta in un articolo che sulle prime ha catturato la mia attenzione per il titolo: “È più importante essere gentili o intelligenti?”. Ho poi scoperto che l’articolo era firmato da Bill Taylor, pubblicato il 23 agosto scor- so sull’Harvard Business Review Blog Network e l’im- magine che mi è apparsa sullo schermo mi ha convin- to a proseguire nella lettura. Un’invitante scodella di crema d’avena o qualcosa di simile, e chi resiste a un invito così a metà mattina, quando si comincia ad avvertire un certo languorino? Proseguo dunque nella let- tura, aiutata anche dal provvidenziale supporto offerto dal traduttore di Google Chrome. Apro una parentesi: se non avete mai utilizzato questo browser, vi invito a provarlo. Ha meno funzioni rispetto agli altri (Safari, Firefox, Explorer…) ma questa del traduttore è una vera genialata: appare una stringa in alto che vi chiede se desiderate tradurre la pagina in lingua straniera e, con diver- si gradi di approssimazione, devo dire che svolge un buon lavoro. Traduce in italiano praticamente da ogni lingua. Naturalmente poi ci dovete mettere anche del vostro, poiché si ottiene una traduzione letterale con diverse parole ancora in lingua originale. Ma torniamo all’articolo. Taylor narra una bellissima storia, di quelle che ti fanno sentire meglio, quando hai finito di leggere. In questa storia ci sono un nipote, una nonna morente, una ciotola di zuppa di vongole da Panera Bread (franchising di caffè-panetterie). La storia è questa: Brandon Cook, da Wilton (New Hampshire, Usa) era in visita alla nonna ricoverata in ospedale, malata terminale di cancro, che gli confidò di desiderare disperatamente il suo piatto preferito, una ciotola di zuppa di vongole da 42 rimodellato dal progresso inarrestabile della tecnologia, ciò che spicca sono atti di compassione e di connessione che ci ricordano ciò che significa essere umani”. Ma adesso viene il bello, l’epilo- go dell’articolo che consentirà di com- prenderne, finalmente, il titolo. Dopo aver letto la storia di Brandon e della nonna, Taylor si è ricordato di una confe- renza tenuta due anni fa da Jeff Bezos, fondatore e Ceo (Chief Executive Officer, in pratica amministratore delegato) di Amazon.com, società di e. commerce tra le prime a vendere merci su Internet, ai laureandi dell’Università di Princeton. Bezos è “semplicemente” un maestro della tecnologia che ha costruito la sua azienda e la sua fortuna grazie alla cre- scita di Internet e al suo intelletto. Ma quel giorno non parlava di potenza di cal- colo e capacità intellettuali, bensì di sua nonna e di quello che ha imparato quan- do la fece piangere. Quando era un ragaz- zo di dieci anni, a quanto pare, Bezos aveva una mente formidabile e la passio- ne per macinare numeri. Nel corso di un viaggio estivo con i suoi nonni, il giovane Jeff era stufo del fatto che la nonna con- tinuasse a fumare in macchina e decise di fare qualcosa al riguardo. Dal sedile posteriore, calcolò il numero di sigarette fumate dalla nonna ogni giorno, quante volte aspirava il fumo dalla sigaretta, il rischio per la salute di ogni boccata di Solo buone notizie o, quantomeno, ci proviamo. Ne abbiamo bisogno, per ripartire, per tornare a credere in qualcosa. - Patrizia Kopsch - 43 Solbiate Olona - via IV Novembre,70 Info: cell.347 9117488 Gli effetti collaterali del social media Periodico di informazione indipendente Autorizzazione Tribunale di Busto A n° 1/05 del 18/01/2005 - Redazione - Sede operativa c/o Golf Club Le Robinie Via per Busto Arsizio, 21058 Solbiate Olona tel. 345 9917434 mail: [email protected] - Redazione - Sede Legale c/o casa editrice di Merlo Loredana & C. Via L. 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