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DARWIN la sopravvivenza del più debole e il problema delle “cosiddette razze umane” Giulio Barsanti Dipartimento di Biologia Evoluzionistica Università di Firenze
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DARWIN la sopravvivenza del più debole e il problema delle cosiddette razze umane Giulio Barsanti Dipartimento di Biologia Evoluzionistica Università di.

May 02, 2015

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DARWINla sopravvivenza del più debole

e il problema delle “cosiddette razze umane”

Giulio Barsanti

Dipartimento di Biologia Evoluzionistica Università di Firenze

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DARWIN:

selezione naturale

correlazione dello sviluppo delle parti

effetti ereditari dell’uso

selezione sessuale

influenza diretta dell’ambiente

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…non sappiamo se l’uomo discenda da qualche specie debole come lo scimpanzé o da una forte come il gorilla, e perciò non possiamo dire se l’uomo sia divenuto più grande e più forte o più piccolo e più debole dei suoi antenati. Dovremmo tuttavia tener presente che un animale dotato di grandi dimensioni, forza e ferocia e che, come il gorilla, si potrebbe difendere da tutti i nemici, forse non sarebbe potuto divenire socievole; ciò avrebbe ostacolato l’acquisizione di poteri intellettivi superiori come la solidarietà e l’amore verso i suoi compagni. Perciò potrebbe essere stato un immenso vantaggio per l’uomo essere derivato da una creatura comparativamente debole.

(C. Darwin, L’origine dell’uomo, 1871)

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… la diversità che si trova fra gli individui della specie umana pone tra loro ineguaglianza, e questa ineguaglianza è il sostegno della società. Se tutti gli uomini fossero uguali per forze del corpo e qualità dello spirito non avrebbero alcun bisogno gli uni degli altri: è la diversità delle loro facoltà e l’ineguaglianza che c’è tra loro che rendono i mortali necessari gli uni agli altri; altrimenti, vivrebbero isolati. Di qui si vede che questa ineguaglianza, di cui spesso ci si lagna a torto, e l’impossibilità in cui ciascuno di noi si trova a lavorare efficacemente da solo a conservarsi e a procurarsi il benessere, ci mettono nella felice necessità di associarci, di dipendere dai nostri simili, di meritarne gli aiuti, di renderli favorevoli alle nostre prospettive, di attirarli a noi per tener lontano, mediante sforzi comuni, ciò che potrebbe turbare l’ordine della nostra macchina. In conseguenza della diversità degli uomini e della loro ineguaglianza, il debole è costretto a mettersi sotto la tutela del più forte, e quest’ultimo è obbligato a ricorrere ai lumi, alle doti, all’operosità del più debole.

(P.-H. T. d’Holbach, Sistema della natura, 1770)

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…osserviamo la famiglia degli scoiattoli. Qui abbiamo le più sottili variazioni da animali con code solo leggermente appiattite ad altri (…) con le parti posteriori piuttosto ampie e con la pelle dei fianchi piuttosto sovrabbondante: i cosiddetti scoiattoli volanti. E gli scoiattoli volanti hanno gli arti e persino la base della coda uniti da un’ampia espansione della pelle che serve da paracadute e consente loro di planare nell’aria di albero in albero su distanze incredibilmente lunghe. Non possiamo dubitare che ogni struttura sia utile ad ogni tipo di scoiattolo nel proprio paese, mettendolo in condizione di sfuggire agli uccelli o agli animali da preda o di raccogliere il cibo più rapidamente o, e abbiamo buone ragioni per credere che sia vero, riducendo il pericolo di occasionali cadute. Però non ne consegue che la struttura di ciascuno scoiattolo sia la migliore che si possa concepire in tutte le condizioni naturali.

(C. Darwin, L’origine delle specie, 1859)

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…se circa una dozzina di generi di uccelli si fosse estinta o fosse sconosciuta, chi avrebbe ardito supporre che possano essere esistiti uccelli che usavano le ali esclusivamente a guisa di pinne, come fa l’anatra muta, (…) o da pinne in acqua e da arti anteriori a terra come fa il pinguino; o da vele come fa lo struzzo, oppure uccelli come il kiwi, le cui ali non hanno significato funzionale? Eppure a ciascuno di questi uccelli tali strutture sono utili nelle condizioni di vita in cui si trovano (…). Tuttavia queste strutture non sono necessariamente le migliori possibili in tutte le condizioni possibili.

(C. Darwin, L’origine delle specie, 1859)

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• i caratteri che distinguono le “cosiddette razze umane”

• sono “di natura irrilevante” nella lotta per l’esistenza,

• “di natura indifferente” alla selezione naturale

DARWIN:

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• …malgrado la loro diversità, tutte le razze umane formano un grande tutto, un grande gruppo armonico e continuo.

(P. Broca, 1863)

• …in qualsiasi razza, in qualsiasi famiglia vi sono variazioni individuali che, a volte, pongono più differenze fra due fratelli che fra due uomini di razze diverse.

• (P. (P. Broca, 1866)

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… le oscillazioni individuali sono eguali o maggiori delle etniche, e per definire una razza noi abbiamo bisogno di prendere individui lontanissimi e di pestarli poi in un mortajo per cavarne fuori una pasta omogenea, un tipo medio che in natura non esiste.

(P. Mantegazza, 1876)

… la razza esiste solo nella nostra immaginazione: non la si incontra da nessuna parte (…). Non esistono gruppi omogenei, che presentino un sol tipo. Forse non vi sono neanche famiglie, di cui si possa affermare la purezza al di là di un piccolo numero di generazioni (…); e a maggior ragione non vi sono gruppi puri. Le razze sono costruzioni teoriche; le sole realtà sono i popoli.

(P. Topinard, 1885)

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…siamo tutti meticci. (…) Non v’è uomo che possa vantarsi di non essere più o meno meticciato. La purezza di una famiglia o di una razza è un’espressione relativa, spesso solo una questione di amor proprio.

(P. Topinard, Elementi di antropologia generale, 1885)

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…abbiamo molte prove, relative sia alle piante sia agli animali, del fatto che l’incrocio fra individui della stessa specie, ma differenti (cioè appartenenti a diversi ceppi), conferisce vigore e fecondità ai discendenti…

…e penso che l’incrocio sia utile, entro certi limiti, perfino agli ermafroditi.

(C. Darwin, L’origine delle specie, 1859)