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U n legame, sempre più stretto, tra impresa e giustizia. Creare, oggi, delle economie solide, significa an- che confrontarsi con un sistema le- gislativo e fiscale fin troppo farraginoso, com- plesso, evidentemente discostato dalle reali necessità del tessuto produttivo. Un quadro che Sara Calzi conosce molto bene. Avvocato, esperta d’impresa, consulente del lavoro. Calzi rappresenta in pieno l’evoluzione naturale delle professioni. Tanto destreggiarsi tra le leggi e le norme, è vero, ma soprattutto una ricerca co- stante delle soluzioni più idonee per le aziende e i lavoratori. L’avvocato diviene una guida in- sostituibile per gli attori della nostra economia. E non a caso, da oltre dieci anni, questo giovane legale lavora al fianco del senatore Eugenio Fi- lograna, politico e noto imprenditore a capo dell’agenzia di lavoro WorkForce, nonché ex pa- tron di Postal Market. «Esamino il profilo legale e giuridico di tutte le innumerevoli iniziative di Filograna» racconta l’avvocato Sara Calzi. Un compito complesso, considerando che il senatore vanta attività in innumerevoli settori, dalla som- ministrazione del lavoro all’edilizia, alla cantie- ristica navale fino alle società di elaborazione dei dati contabili e di formazione. Avvocato Calzi, la somministrazione del la- voro, con Workforce, rappresenta comunque il core della sua attività. E probabilmente è an- che l’ambito in cui la normativa, e la sua re- lativa applicazione, si rivela più strategica. «Vero. Anche per questo, al di là dell’attività or- dinaria, legale e stragiudiziale, tipica dell’avvo- cato, mi occupo di esaminare e studiare la nor- mativa del lavoro con particolare riferimento a quella cosiddetta in deroga». Anche per questo ha scelto di prendere l’abi- litazione come consulente del lavoro? «Esatto. La sinergia del titolo di avvocato e di Essere un avvocato d’impresa, in Italia, significa scontrarsi, oltre che con una giustizia dai tempi biblici, anche con una cultura del lavoro spesso “inquinata” da convinzioni ataviche. Ma per tenere il passo della globalizzazione occorre un cambiamento. A parlarne è l’avvocato Sara Calzi Andrea Moscariello Un costo troppo alto per il mondo del lavoro L’avvocato Sara Calzi esercita a Milano CULTURA DEL LAVORO 86 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
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CULTURA DEL LAVORO Un costo troppo alto per il ... - Ameco · Ad esempio alla commissione tributaria di Mi-lano ci vuole mediamente un anno. A Cremona, Bergamo e Brescia occorre qualche

Aug 23, 2020

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Page 1: CULTURA DEL LAVORO Un costo troppo alto per il ... - Ameco · Ad esempio alla commissione tributaria di Mi-lano ci vuole mediamente un anno. A Cremona, Bergamo e Brescia occorre qualche

Un legame, sempre più stretto, traimpresa e giustizia. Creare, oggi,delle economie solide, significa an-che confrontarsi con un sistema le-

gislativo e fiscale fin troppo farraginoso, com-plesso, evidentemente discostato dalle realinecessità del tessuto produttivo. Un quadro cheSara Calzi conosce molto bene. Avvocato,esperta d’impresa, consulente del lavoro. Calzi

rappresenta in pieno l’evoluzione naturale delleprofessioni. Tanto destreggiarsi tra le leggi e lenorme, è vero, ma soprattutto una ricerca co-stante delle soluzioni più idonee per le aziendee i lavoratori. L’avvocato diviene una guida in-sostituibile per gli attori della nostra economia.E non a caso, da oltre dieci anni, questo giovanelegale lavora al fianco del senatore Eugenio Fi-lograna, politico e noto imprenditore a capodell’agenzia di lavoro WorkForce, nonché ex pa-tron di Postal Market. «Esamino il profilo legalee giuridico di tutte le innumerevoli iniziative diFilograna» racconta l’avvocato Sara Calzi. Uncompito complesso, considerando che il senatorevanta attività in innumerevoli settori, dalla som-ministrazione del lavoro all’edilizia, alla cantie-ristica navale fino alle società di elaborazionedei dati contabili e di formazione.

Avvocato Calzi, la somministrazione del la-voro, con Workforce, rappresenta comunqueil core della sua attività. E probabilmente è an-che l’ambito in cui la normativa, e la sua re-lativa applicazione, si rivela più strategica.«Vero. Anche per questo, al di là dell’attività or-dinaria, legale e stragiudiziale, tipica dell’avvo-cato, mi occupo di esaminare e studiare la nor-mativa del lavoro con particolare riferimento aquella cosiddetta in deroga».

Anche per questo ha scelto di prendere l’abi-litazione come consulente del lavoro?«Esatto. La sinergia del titolo di avvocato e di

Essere un avvocato d’impresa, in Italia, significa scontrarsi, oltre che con una giustizia dai tempi

biblici, anche con una cultura del lavoro spesso “inquinata” da convinzioni ataviche. Ma per tenere

il passo della globalizzazione occorre un cambiamento. A parlarne è l’avvocato Sara Calzi

Andrea Moscariello

Un costo troppo altoper il mondo del lavoro

L’avvocato Sara Calzi

esercita a Milano

CULTURA DEL LAVORO

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Page 2: CULTURA DEL LAVORO Un costo troppo alto per il ... - Ameco · Ad esempio alla commissione tributaria di Mi-lano ci vuole mediamente un anno. A Cremona, Bergamo e Brescia occorre qualche

consulente del lavoro mi permette di indivi-duare e applicare i vari strumenti agevolativi perogni singolo datore di lavoro. Pertanto Wor-kforce, anche per mio tramite, si propone nonsolo come agenzia di somministrazione ma an-che come consulente, al fine di trovare solu-zioni personalizzate per realizzare delle economienel settore della manodopera. Quello che di-stingue Workforce da altre società di sommini-strazione sta nella scelta di studiare soluzioni sumisura per ogni singola potenziale impresacliente. Un approccio sartoriale».

Quali azioni vanno intraprese, oggi, perrealizzare delle economie nel settore della ma-nodopera?«Vanno applicate norme agevolative per ridurregli oneri previdenziali o fiscali, ovviamente lad-dove ci sono le condizioni. Si tratta, quindi, diabbattere il costo del lavoro. Ciò comporta an-che rivolgersi verso particolari categorie di lavo-ratori. Consideriamo il fatto che secondo l’Eu-rostat l'Italia è il Paese Ue dove è più alto ilcarico fiscale sul lavoro. Infatti, le tasse e i con-tributi sociali rappresentano il 44% del costo dellavoro, contro la media del 34,3% nella zonaeuro. Attenzione, questo però non significa chel’operaio italiano guadagni troppo, anzi. Glioperai, in Germania, guadagnano molto più deinostri, sebbene le aziende italiane paghino perloro quanto quelle tedesche. Un basso costo dellavoro si combina con un alto cuneo sul la-voro».

E su questo agisce la vostra agenzia?«Workforce si rivolge a quel mercato di aziendeinteressate a trovare soluzioni che permettano diottenere qualche risparmio sul costo del lavoro,ovviamente con strumenti leciti e senza influiresui diritti del dipendente. Personalmente mi oc-cupo di esaminare i contesti aziendali di poten-ziali clienti e redigo, per conto dell’agenzia, unasorta di progetto di revisione o ristrutturazioneaziendale».

Emma Marcegaglia ha dichiarato che oc-corre maggiore flessibilità dal punto di vistacontrattuale, ma che in generale il tessutoimprenditoriale italiano rimarrà attaccato almodello dei contratti nazionali.

«Certamente in Italia c’è poca propensione aicambiamenti. Comunque sarebbe necessario,anche se non credo accadrà mai, che i compensidei lavoratori siano collegati non solo ai Ccnl, maanche alla localizzazione dell’impresa. È una ne-cessità evidenziata da molti, lo stesso Filograna siè espresso più volte in questo senso. Credo chenessuno possa mettere in dubbio che il tenore divita di un impiegato di banca al Nord non sia lostesso di un suo collega del Sud. Ciò andrebbe te-nuto in considerazione e sarebbe utile adeguarele buste paga al livello territoriale dei prezzi».

Cosa significa, per lei, essere un avvocatod’impresa?«Significa dare alle aziende un servizio non sololegale e giudiziario, ma anche di consulenza dellavoro sino alla parte fiscale e bilancistica. L’assi-stenza deve essere continuativa, non rivolta esclu-sivamente a curare “le grane”. Negli Stati Uniti

Tutti i lavoratori dovrebbero averea cuore la salute delle societàdatrici di lavoro, senza percepireuna contrapposizione di interessi.È come se fossero due partidi un unico corpo

Sara Calzi

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l’avvocato di impresa è molto diffuso e se ne av-valgono anche piccole e medie realtà aziendali.In Italia, invece, questo ruolo è visto quasi ne-gativamente, è percepito come una sorta di an-tagonista del dipendente, ossia colui che tiral’acqua al mulino del datore a svantaggio del la-voratore. Ma non è così».

Insomma, il problema secondo lei è cultu-rale.«Bisogna poi considerare che oggi le aziende ita-liane sono quasi tutte in difficoltà, tutti i lavora-tori dovrebbero quindi avere a cuore la salutedelle società datrici di lavoro, senza percepire unacontrapposizione di interessi. È come se fosserodue parti di un unico corpo».

I tempi della giustizia, è noto, sono dannosiper un’impresa. «Per quelle oneste certamente sì. Se un fornitore

non paga una fattura ci sono tempi talmente lun-ghi per arrivare a sentenza che è quasi più con-veniente rinunciare o accettare una soluzione astralcio. È altresì vero che esiste un procedi-mento abbastanza breve che è il decreto ingiun-tivo, impiega qualche mese, ma se il fornitoreinadempiente decide di fare opposizione, ac-campando anche le scuse più assurde, si instauracomunque un procedimento ordinario che duraanni. Ma al di là dello specifico caso menzionato,faccio presente che nella classifica sulla durata deiprocessi stilata dalla Banca Mondiale, l’Italia oc-cupa addirittura il 156esimo posto e certamenteil procedimento penale è in condizioni ancorapeggiori rispetto a quello civile».

Il suo studio legale, unitamente alla societàAmeco, sempre di Filograna, è specializzatoanche nel contenzioso tributario e verso glienti. È in previsione una prossima pubblica-zione sul tema, giusto?«Sì. Proprio con Ameco sto lavorando a un libroincentrato a individuare i principali vizi di formae procedurali delle cartelle esattoriali, con unaraccolta giurisprudenziale».

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CULTURA DEL LAVORO

�Gli operai, in Germania, guadagnanomolto più dei nostri, sebbene le aziendeitaliane paghino per loro quanto quelletedesche. Un basso costo del lavorosi combina con un alto cuneo sul lavoro

COSTODEL LAVORO

In Italia, le tassee i contributi socialirappresentano circa

il 44% del costodel lavoro, controla media del 34,3nella zona euro

44%

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Potrebbero tranquillamente definirloil “senatore del lavoro”, Eugenio Fi-

lograna. Il fondatore dell’agenzia Wor-kforce e della società Ameco ha fattodel tema occupazionale e delle sue cri-ticità, oltre che il suo core business,anche la sua mission culturale, di stu-dio e divulgativa. Con Workforce, nono-stante un’Italia afflitta dal precariato,ha raggiunto la quota del 50% di con-tratti a tempo indeterminato dei proprilavoratori somministrati. «Questo risul-tato è possibile perché la nostra strate-gia si basa anche sull’assunzione atempo indeterminato di soggetti cheabbiano già dei benefici fiscali e contri-butivi – ha dichiarato Eugenio Filograna-. Soggetti che noi proponiamo alle im-prese con contratti di lungo periodo aun costo conveniente. Inoltre, i clienti

di Workforce assumono direttamente il35% dei lavoratori a loro sommini-strati. Noi ritagliamo tutti i possibilivantaggi ai clienti, legalmente possibili,con minuziose ricerche; in cambio otte-niamo buoni rapporti fiduciari». Il sena-tore, tra le altre cose, ha anche il “pal-lino” del fisco. Autore di “Tasse nei

paesi del mondo”, ha messo in luce piùvolte come l’Italia sia, attualmente, ilpaese più tartassato d’Europa, con unapressione pari al 68,7% contro la me-dia europea del 44,2%. «Il problemavero, ingigantitosi con la crisi, è il co-sto del lavoro per le imprese, relativa-mente al cuneo fiscale e contributivo.In alcuni casi si arrivano a toccarepunte dell’80 o dell’82% sul fatturato.Nessuna azienda può reggere a similipressioni. Forse bisognerebbe ridurrela tassazione dei lavoratori e fargli ri-manere più soldi in busta paga e conte-stualmente ridurre la pressione contri-butiva alle imprese. Oggi un dipendenteche guadagna mille euro netti al mesecosta all’azienda 2.500 euro, controuna media europea che sarebbe di1.900 Euro».

Anche per l’impugnazione delle cartelleesattoriali ci sono tempi biblici?«Dipende dal tribunale competente per luogo.Ad esempio alla commissione tributaria di Mi-lano ci vuole mediamente un anno. A Cremona,Bergamo e Brescia occorre qualche mese. Allacommissione provinciale di Roma, invece, pos-sono volerci più di due anni. Lo stesso vale peril tribunale del lavoro. In ogni città si riscontranotempistiche differenti. Al Tribunale del Lavoro diMilano su questo siamo fortunati, vige uno stan-dard di velocità e di preparazione molto alto. Peruna sentenza anche meno di un anno. Visto chesi parla sempre male dei tribunali è giusto, peruna volta, dare a Cesare quel che è di Cesare».

Quali sono gli aspetti che, più frequente-mente, le imprese sottovalutano ma che in-vece, se affrontati diversamente, permettereb-bero un rapporto migliore con l’erario?«Le scadenze, ossia i tempi di impugnazione, egli atti prodromici. Le cartelle e in genere gli atti

della Pubblica amministrazione vanno impu-gnati entro dei termini precisi: 40 giorni quelledell’Inps o dell’Inail per la contestazione del me-rito; 20 giorni quelle dell’Inps o dell’Inail per lacontestazione di vizi di forma o procedurali; 60giorni quelle di natura tributaria; 30 giorni quellerelative a sanzioni amministrative. Spesso l’im-prenditore si ricorda di portare la cartella al pro-fessionista a scadenza maturata oppure sul limitedella scadenza. Fare opposizione a una cartella ri-chiede tempo, soprattutto se è necessario esami-narla e contestarla anche nel merito, quindi ri-costruire conteggi e raccogliere documentiprobatori. Altre volte l’imprenditore sottovalutagli atti prodromici, ossia quelli che precedono lacartella. In pratica, l’imprenditore si spaventasolo quando vede la classica cartella che arriva daEsatri e non considera come importanti gli attiprecedenti e purtroppo in molti casi risultatroppo tardi entrare poi nel merito, in man-canza dell’impugnazione dell’atto prodromico».

Sara Calzi

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AL FIANCO DI EUGENIO FILOGRANA,“SENATORE DEL LAVORO”