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Cittadini & Salute Agosto 2012

Mar 22, 2016

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Magazine Cittadini & Salute Agosto 2012
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Attentato alla libertà e alla Costituzione

Signor Presidente del Consiglio, Signor Ministro della Sanità,

È lo Stato che decide dove il cittadino devefarsi curare?

Il Ministero della Salute annulla il Titolo V dellaCostituzione azzerando le competenze delleRegioni

Una revisione della Costituzione cambia tuttele regole imponendo tariffe per le analisi dilaboratorio al di sotto dei costi di produzione.

L’effetto peggiore per la gente sarà: la man-canza di scelta del luogo di cura e il calvariodegli ammalati in difficoltà.Con questi tagli il governo rende improduttivii laboratori ospedalieri e i laboratori accredi-tati che saranno costretti ad abbandonare laconvenzione.

Questa Spending review esclude le impreseconvenzionate dal servizio sanitario nazionaledecretando la crisi per tremila attività, il li-cenziamento di cinquantamila operatori.

DICIAMO AL GOVERNO: FERMATEVI!I risparmi che vi proponete si realizzano abo-lendo esami inutili e non chiudendo i servizi! Esistono soluzioni alternative a saldi invariati

Chiediamo un incontro immediatoPrima di consegnare le chiavi delle nostrestrutture

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SPENDING REVIEW

Mai come in questi giorni si può parlare di vera e proprialotta per il diritto alla cura. La prevenzione e la possibilità diconvivere con la malattia messi in discussione dai tagli dellaSpending review. Sì, perché una scure sta per abbattersi sul si-stema per la cura della salute. Ne sono coinvolti tutti gli ambiti,dal farmaceutico alle strutture primarie come gli ospedali.

A fare le spese della revisione, come al solito i più poveri:la diagnostica che rappresenta l’avamposto della Sanità nelsenso che si configura come prevenzione alle malattie e comepossibilità di riuscire a conviverci.

La prima somma da tagliare consiste in 4,7 miliardi. Riguarda i finanziamenti. Si aggiunge agli 8 miliardi previstidalla precedente manovra. Ma nel triennio la somma consi-ste in oltre 21,5 i miliardi.

Il problema è che si adottano misure di revisione dellaspesa quando in realtà si fanno tagli uniformi che non guar-dano priorità tempistiche.

In sostanza non si tutelano farmacie, ambulatori e centridiagnostici che sono il primo front-office del cittadino con laSanità.

Non si guarda alla priorità nella salvaguardia della salute,nel senso che non si concede un tracciato preferenziale per lemalattie gravi o per gli indigenti veri.

E poi non si usano le maniere forti verso quei meccanismifarraginosi della Sanità pubblica, quindi non si guarda allapriorità funzionale.

Si riducono drasticamente i servizi ai cittadini. Come se sitrattasse di un meccanismo punitivo. Come se, in fondo infondo, le voragini alla Sanità siano state determinate al po-polo e non dall’incapacità di gestire e governare queste im-mense risorse in cui consiste la Sanità pubblica.

Il tutto in una situazione che ha già diversi problemi. Il ser-vizio sanitario italiano non è adeguato al diritto fondamen-tale di cittadinanza espresso da regione a regione.

Sanità da piangereMeno sette miliardi e novecento milioni in tre anni

La diluizione nel tempo prolunga il dolore, non ne attenua l’urto. Questo dovrebbe sapere il mi-nistro Renato Balduzzi che però con tono rassicuratorio dice che “nel 2013 ci saranno 4,3 miliardiin meno, 2,7 in meno per il 2014 e 900 milioni quest’anno”.Poi arriva la botta per i piccoli come per i grandi ospedali. “I posti letto pubblici secondo le

prime stime provvisorie diminuiranno di settemila unità a partire dal 2013”.Ma tra i dati più pesanti, il taglio del quaranta per cento per la diagnostica. Questo significa che

avremo meno prevenzione e meno controlli per convivere con le diverse malattie. Questo significa, inevitabilmente più costi economici (la cosa che più interessa ai ragionieri

della Salute) e molti costi in vite umane.

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Intendiamoci, la voragine nel pianeta Sanità è senza fine,dura da vent’anni ed era prevedibile che si sarebbe arrivato,presto o tardi, al “redde rationem” definitivo.

Il 4 luglio il ministro della Salute Renato Balduzzi ha pre-sentato il piano per l’efficienza sanitaria. Primi incriminati igoverni degli enti regione che sul versante della Sanitàhanno governato male, specialmente a Sud.

Una presa d’atto lineare dalla quale non si può prescin-dere in prospettiva del cambiamento dei sistemi di governodel sistema sanitario nazionale.

Sul Fondo nazionale, la spesa sanitaria è stata superiore ai112 miliardi. Una quantità immensa di denari che dice pocose si pensa che il disavanzo complessivo nazionale è di 1.779miliardi di cui 1.610 a carico delle Regioni.

Si tratta dell’1,3% in più del 2010. Piemonte, Veneto, Emi-lia Romagna, Toscana, Valle d’Aosta, Friuli e Sardegna e dueprovince autonome di Trento e Bolzano hanno investito 1,2miliardi per ripianare la differenza tra i costi sostenuti e lerisorse messe a disposizione dallo Stato. Di queste hannoraggiunto l’obiettivo: Lombardia, Veneto, Umbria, Marche eAbruzzo.

L’appeal della sanità lombarda attrae cittadini da tutte leregioni, la sanità veneta ha un attivo di 48,6 milioni. Met-tendo la lente sul Veneto, eletta regione virtuosa, il tasso diospedalizzazione è di 146 posti letto ogni mille abitanti. LaCampania, invece, ne ha 204.

I piani di rientro hanno avuto un effetto positivo, almenosui bilanci degli enti regione: le perdite sono calate del 38%.Là dove non sono state imposte si registra un peggiora-mento del 2,5%.

Ma bisogna comunque rilevare che il disavanzo sanitarioc’è specialmente al Sud con una delineazione del 42%.

I piani di rientro. Riguardano Lazio, Abruzzo, Molise,Campania, Sicilia, Calabria, Piemonte e Puglia. In Abruzzoil 2011 si chiude con un avanzo (prima delle coperture peril pregresso) di 18,5 milioni.

A sostegno del Sud va comunque rilevato che, grazie aipiani di rientro, la Campania ha abbattuto il disavanzoportandolo a 175 laddove prima era a 500.

Sempre in Campania, però, i costi hanno superato di set-tanta milioni il previsto. Questo per l’acquisto di beni eservizi.

Sempre sul piano di rientro il Molise ha combinato il di-sastro commissariando il commissario - una condizione co-mica se non fosse tragica e almeno unica in Italia.

Nel Lazio il deficit supera gli 800 milioni e i costi hannoregistrato uno scostamento di ben 1,3 miliardi rispetto alleprevisioni. Le cause sono attribuite ai costi per il personalee all’acquisto di beni.

Anche la spesa farmaceutica è cresciuta dalle previsioni.Eppure la riduzione di spesa doveva comprendere una di-minuzione del 4,7%. Ci sono invece flessioni oltre l’8% inLombardia, Liguria, Emilia Romagna, Puglia e Calabria eincrementi molto rilevanti in Valle d’Aosta e a Bolzano, inMolise e Campania.

Sono andati al doppio del limite massimo, invece, Pie-monte, Friuli, Toscana, Umbria, Marche, Basilicata e Sar-degna. Ma quando lo paghi il farmaco la musica èdiversa. L’unica voce virtuosa è quella dei ticket, la spesaè diminuita.

Anche le addizionali Irpef, aumentate del 6%, hanno datoil contributo nel 2011.

In tal senso la Sanità del Lazio ha il responso più negativod’Italia mostrando i suoi 181 euro pro capite sui malati delLazio. Piemonte, Lombardia e Toscana hanno 45 euro procapite, come costo complessivo della sanità pro capite.

Ma il problema restano sempre i livelli di assistenza dellaSanità, che sono l’aspetto fondamentale. E anche in tal sensoil Centrosud appare come fanalino di coda nazionale conMolise, Lazio, Sicilia, Calabria, Campania e Puglia.

Questo perché i livelli sanitari di assistenza mostrano se-gni di inadempienza. Fonte: Ministero salute

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SPENDING REVIEW

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Spendere meno in Sanità non serve.Bisogna spendere meglio. Su questagrande traccia deve essere organizzato il ri-pensamento del sistema di spesa sanitaria.Su questo la discussione al convegno orga-nizzato alla biblioteca del Senato il 4 luglio.

La logica della spending review ipotiz-zata dal governo è un’occasione per riqua-lificare la spesa socio sanitaria, apportandodei tagli ai costi e anche al personale. Il mondo medico allora chiede di non in-taccare la qualità della tutela della cura.

Il problema da risolvere allora consistenel coniugare la tutela della salute dei pa-zienti con le esigenze di risparmio da partedel SSN attraverso il miglioramento dellaqualità nei laboratori.

La diagnostica clinica si basa in granparte sulla diagnostica di laboratorio: oltre il70% delle diagnosi viene costruito sui datidi laboratorio.

In Microbiologia e Virologia arriviamoquasi al 100%. Oggi, la diagnostica mole-colare avanzata è fondamentale per l’iden-tificazione precoce di un gran numero dimalattie ed è ovvio che nella maggior partedei casi, una diagnosi precoce non solo di-minuisce fortemente il rischio del pazientecontribuendo ad una più rapida guari-gione, ma è anche una fonte di sicuro ri-sparmio perché evita un gran numero dicomplicazioni che insorgono per effetto diuna diagnosi tardiva.

Il laboratorio è quindi un gioiello per ladiagnostica clinica e, come tutti i gioielli,costa. Ma nemmeno tanto! Solo che la ne-cessità attuale è quella che nulla può più co-stare senza rendere.

Attualmente, si cerca di ridurre il costodelle analisi di laboratorio attraverso la ri-duzione dei laboratori e del personale ad-detto, con la creazione di aree vaste,

confidando nei risparmi determinati dal-l’economia di scala. Tale soluzione nonsembra però la migliore, perché spersona-lizza il paziente e non garantisce i risparmidesiderati. Si è visto, infatti, che all’econo-mia di scala si accompagna un aumento deicosti determinati dalle necessità di trasportoed una riduzione della qualità determinatadall’aumento dei tempi di risposta e spessola necessità di ripetizione dell’esame per de-terioramento del campione.

La maggior parte degli errori di laborato-rio (oltre il 60%) si verifica nella “fase prea-nalitica”, che è proprio quella che vienemessa più a rischio nelle aree vaste, dove icentri di raccolta distano anche cento chilo-metri dal luogo dove vengono eseguite leanalisi. Problemi di conservazione e tra-sporto dei campioni e conseguente neces-sità di dover ripetere gli esami o, peggio, didare risposte inadeguate, aumenterebberoe non ridurrebbero i costi.

Tagli alla diagnostica significa più ammalatiIl laboratorio ha un ruolo centrale nella tuteladella salute dei cittadini. Un convegno al Senato

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L’Autorità per la Vigilanza suiContratti Pubblici (Avcp) ha pubbli-cato online le elaborazioni deiprezzi di riferimento di beni e serviziindividuati dall’Agenas, che risul-tano avere maggior impatto sullaspesa sanitaria.

Dispositivi medici, principi attivi,ristorazione, pulizia e lavanderia.

Tutto questo fa l’ammontare dei co-sti in Sanità che però non deve “mon-tare”, nel senso, non deve crescereartatamente.

La giornata alimentare di un pa-ziente dovrebbe costare 9,40 euro, men-tre il pasto di un dipendente 4,62 euro.

La rilevazione dell’Osservatoriodeve ora essere confermata nell’iterdi conversione del decreto di Spen-ding review attualmente all’esame delParlamento, per stabilire quali siano iprezzi “troppo alti” che consentireb-bero alle Asl di rinegoziare i contratticon i fornitori e di rescinderli senzapagare penali in caso di mancato ade-guamento da parte dei fornitoristessi.

E come punto di riferimento per in-tervenire sulla “forbice” dei prezziper gli acquisti delle Asl che, oggi,raggiunge addirittura il 1.200% tra di-verse realtà.

Il prezzo di una siringa sterile è disoli 2 centesimi di euro, mentre in al-cune zone d’Italia il prezzo di acqui-sto può arrivare fino a 65 centesimi.

L’elaborazione dell’Autorità hainoltre indagato il settore dei servizicosiddetti “non sanitari”, indivi-duando i prezzi di riferimento deiservizi di ristorazione, di pulizia (in-dividuando i prezzi in base alla clas-sificazione di cinque aeree di rischio)e di lavanderia.

In quest’ultimo caso il serviziopre-stato dovrebbe costare, per ogni pa-ziente, 3,50 euro per ogni giornata didegenza.

Servizio Sanitario nazionale, eccoquanto mi devi costare!Pubblicati i prezzi per beni e servizi che debbono essere da riferimento intutte le Asl

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OSPEDALI COSTI FEDERALISMO

Prima condizione: siano confermate le annun-ciazioni dette in tema di tagli alla Sanità.

In questo caso, solo in questo caso, sono 239 gli ospe-dali in Italia sotto i 120 posti letto. A rischiare la scuresono quelli sotto gli 80 posti: 154 ospedali.

Le regioni che hanno maggior numero di piccoliospedali, con un numero inferiore degli 80 posti letto,sono Sicilia (25), Lazio (21), Calabria (18), Marche (16),Lombardia (14) e Toscana (10).

In base all'ultima elaborazione del Sistema informa-tivo sanitario non risulterebbe, invece, nessun ospe-dale da chiudere sotto gli 80 posti letto in Puglia, che

invece ha 2 ospedali sotto i 120 posti letto. E buone no-tizie arrivano anche dalla Provincia di Trento e dal Mo-lise che, se la norma contenuta nel decreto sullaSpending Review fosse confermata, si troverebbero achiudere un solo presidio sanitario.

Situazione non critica anche in Emilia-Romagna, re-gione che da tempo ha avviato una ristrutturazionedella rete ospedaliera e che ha 2 soli ospedali con menodi 80 posti.

Una situazione analoga a quella di altre Regioni,come il Friuli Venezia Giulia, Liguria e Umbria, tuttecon soli 2 ospedali sotto gli 80 posti letto.

La Sanità in Italia è un miracolo. Un miracolo te-nere una Sanità a disposizione di tutti con i costi piùbassi di altri paesi dove il servizio sanitario ha alcuneesclusioni.

La premessa del senatore Claudio Gustavino alconvegno organizzato alla biblioteca del Senato il 4luglio.

La politica ha un dovere che non può delegare anessuno: proporre il governo del sistema in modoragionevole.

Oggi sono regionalizzate. Ventuno centri di costosono un’assurdità. Non ce lo possiamo più permettere.Dobbiamo tornare a un sistema sanitario nazionale.Ciascuno si senta parte di un grande disegno nazio-nale, non territoriale.

La riforma del Titolo Quinto ha creato molta dema-gogia e non laboratori seri, come quelli di cui do-vremmo parlare effettivamente.

La speranza allora è che chi verrà abbia il coraggioche questa classe politica non ha avuto.

In definitiva, si tagliano i posti lettoDopo i rumors pubblicati sui giornali più referenziati e le smentite del ministro l’evidenza che emerge dai numeri

La Sanità deve tornare ad essere centralizzataIl modello regionale non ha funzionato. Lo ha detto il senatore Claudio Gustavino

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L’emanazione del Testo Unico Decreto L.vo 81/2008 hacontribuito, in ogni azienda, a disciplinare figure, mezzi eprocedure per meglio prevenire e tutelare il lavoratore dairischi derivanti dallosvolgimento della propria attività.

Una delle componenti principali del governo clinico-as-sistenziale nelle strutture sanitarie è rappresentata, ap-punto, dalla gestione dei rischi, alcuni più noti (infezioniospedaliere, cadute accidentali, errata movimentazione deicarichi, effetti avversi di un microclima non idoneo ala spe-cificità dell’ambiente, ecc), altri meno, ma che necessitanocomunque di interventi orientati alcontrollo e alla prevenzione.

La loro gestione è un impegno es-senziale e costante in un’Aziendache, come Italian Hospital Group,voglia garantire la sicurezza di utentie lavoratori.

L’esigenza di realizzare un pro-cesso specifico per la sicurezza ela tutela dei pazienti e dei lavora-tori si fonda sui seguenti elementi:

- Non consapevolezza o non percezione da parte di al-cuni operatori del rischio durante lo svolgimento di de-terminate attività;

- I rischi presenti possono determinare gravi disagi aipazienti, agli operatori, nonché gravi danni all’azienda;

- Gran parte dei rischi sono prevedibili e, quindi,prevenibili.

A questo proposito, italian hospital Group ha inve-stito risorse ed energie per definire procedure ed at-tuare interventi che, attraverso l’integrazione dicompetenze, di sinergie professionali e azioni specifi-che consentono la realizzazione di progetti organizza-tivi-assistenziali miranti alla riduzione del rischio.

Tali interventi si prefiggono di:- Promuovere il cambiamento culturale in tema di ge-

stione del rischio;- Condividere percorsi strutturati inerenti al governo

assistenziale e al risk management; - implementare metodi e strumenti efficaci di preven-

zione e adottare adeguati accorgimenti;- promuovere la formazione ed interventi educativi in

materia.Oltre ai normali rischi presenti in ogni azienda, struttu-

rali o di tipo impiantistico, sonoda prendere in considerazione irischi specifici derivanti da un’at-tività di tipo sanitario-assisten-ziale: rischio chimico, rischiobiologico e fisico.

L’esperienza realizzata e i risul-tati raggiunti grazie alla mappa-tura dei rischi presenti inazienda, effettuata soprattutto at-traverso l’elenco dei principali fat-

tori di rischio per tipologia, fornito dall’ISPESL attraversol’esame del registro infortuni e attraverso l’analisi delle se-gnalazioni pervenute dai Rappresentanti dei Lavoratori perla Sicurezza (RLS), ci stimolano a continuare sulla strada in-trapresa, forti dei risultati raggiunti, ma sempre consape-voli che la gestione del rischio richiede un impegno costanteverso la capacità di trarre insegnamenti dall’esperienza. Ciòcomporta un esercizio continuo di verifica e condivisionedel percorso intrapreso. La vera garanzia di sicurezza, in-fatti, sta nel costruire un approccio sempre più integratocon le diverse professionalità coinvolte nel processo assi-stenziale e nella capacità di sviluppare competenze tecni-che supportate da conoscenze scientifiche.

Italian Hospital GroupCENTRALINO 0774 38.61 FAX 0774 38.61.04188, Via Tiburtina 00012 Guidonia (RM)www.italianhospitalgroup.it

Sul luogo di lavoro la Prevenzione è SicurezzaVincenzo Martino, Responsabile del Servizio Prevenzione, Igiene e Sicurezza sul luogo di lavoro

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SPENDING MEDICINE

Si riduce il tetto della spesa farmaceutica ter-ritoriale (dall’attuale 13,3% della spesa sanitariacomplessiva, al 13,1% nel 2012, al 11,5% dal2013) non potrà che tradursi in maggiori ticket eminori farmaci in prontuario.

Il cittadino dovrà pagare quote di compartecipa-zione sempre più elevate ovvero avere un minor nu-mero di farmaci gratuiti. Di fatto per la farmaceuticasaranno necessariamente rivisti al ribasso i LEA, li-velli essenziali di assistenza.

Questo, secondo le ipotesi messe in campo del go-verno. Non ci sta Federfarma e i farmacisti che negliultimi anni si dicono particolarmente bersagliati dallepolitiche finanziarie. Minacciano delocalizzazionecon effetto di 15 mila nuovi disoccupati.

Questa la posta in palio in questa fase di trattativasindacale per un piano che riesca a tutelare il dirittoalla salute. Federfarma è pronta a iniziative di prote-sta nel caso le misure ipotizzate fossero confermatedal Consiglio dei Ministri. Fonte: Federfarma

L’aumento nei consumi è di +0,7%. La diminu-zione dei prezzi è di -6,1%. La spesa a carico dei citta-dini, che nel 2011 è pari a 6.346 milioni di euro,aumenta rispetto all’anno 2010 del 5%.

Tale aumento è dovuto principalmente all’incre-mento dell’acquisto privato da parte dei cittadini deifarmaci di fascia A (+21%) e in misura ridotta all’in-cremento della spesa per i farmaci con ricetta a carico

del cittadino (+3,7%) e dei farmaci per automedica-zione (+0,4%).

La spesa sostenuta dai cittadini per il ticket, invece,ammonta a 1.337 milioni di euro (22,1 euro pro capite)con un incremento rispetto all’anno 2010 del 34%.

Il ticket raggiunge, nel 2011, un’incidenza sulla spesafarmaceutica lorda del 10,8% (nel 2007 era del 4,2%).Fonte: Ansa

Anche i farmacisti in rivoltaI tagli che il governo ha in animo di fare mettono in ginocchio tutto un settore

Aumenta il consumo di farmaciMa, sempre nel 2011, diminuisce la spesa farmaceutica in Italia

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Le donne sono la categoria sociale rilevabile chefa maggiore uso di medicinali.

In questa rilevazione dati però la notizia consiste nelfatto che la tipologia di farmaco più frequentata consistenegli antidepressivi.

Cresce la spesa sostenuta per i ticket sui farmaci (+34%in un anno). Diminuisce la spesa pubblica per i medici-nali, questo perché ai afferma l’uso di farmaci genericicon minore costo per il servizio sanitario nazionale.

A dirlo è l’Osservatorio sull’impiego dei medicinali(Osmed) dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa).

Gli immigrati consumano meno farmaci ma tra di loroè in grande aumento di antidiabetici.

Farmaci per il sistema cardiocircolatorio sono in testaalla classifica degli acquisti. Nel 2011 il mercato farma-ceutico totale ha totalizzato 26,3 miliardi di euro.

È una finanziaria! La spesa pubblica per farmaci a ca-rico del SSN è stata invece pari a 12.387 milioni, con unariduzione del 4,6% rispetto al 2010.

In contempo, è aumentato del 21% l’acquisto da partedei cittadini dei farmaci di fascia A (rimborsabili dalSSN) e del 3,7% quello di farmaci a carico del cittadinocon ricetta.

Il calo di spesa è particolarmente evidente in Puglia(-15,8%), Calabria (-15,3%) e Campania (-10,8%). Re-gioni interessate da piani di rientro dal deficit, chehanno adottato misure di contenimento della spesamolto drastiche, quali l’introduzione o l’aumento delticket e il potenziamento della distribuzione di medici-nali acquistati dalle ASL direttamente agli assistiti e/otramite le farmacie convenzionate sulla base di specificiaccordi. Fonte: Osmed Aifa

Anche i farmacisti piangonoDiminuiscono i consumi di farmaci griffati, gli italiani hanno imparato ad acquistare prodotti sostitutivi

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REGIONE LAZIO

Il 6 luglio la presidente della Regione Lazio rila-scia questa dichiarazione all’Ansa: “Con il cam-bio dei criteri per i posti letti per acuti, cioè quellidegli ospedali, nel Lazio si toglierebbero tra i 600 egli 800 posti”.

E ancora. “Questo nuovo taglio di posti letto porterà ul-teriori affollamenti al pronto soccorso - ha aggiunto -. Pro-babilmente riusciremo a non toccare gli ospedalispecialistici, più difficile sarà salvare quelli sul territorio”.Polverini chiede un incontro al premier Monti. Fonte: Ansa

Spazi ristretti. Struttura inadeguata, quella delpronto soccorso, per dare risposta ai pazienti dibuona parte della capitale d’Italia.

Lo stanziamento è modesto, serve a dare possibi-lità di prendersi cura di maggior numero di pazienti.

L’intervento prevede un ampliamento di circa 500metri quadrati al piano rialzato con la realizzazione

di una boarding area di 18 posti letto e un postoletto isolato, oltre a locali per infermieri, di servizioe di attesa.

La nuova area sarà collegata al pronto soccorso,attraverso due monta letti, e alla medicina d’ur-genza mediante un nuovo accesso orizzontale.

Fonte: Regione Lazio

Si amplia il pronto soccorso del San CamilloArrivano 467 mila euro al Dea di secondo livello

Proiezioni nel LazioUn taglio che fa piangere tutti

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La dieta mediterranea è in via di estinzione.I livelli di classe si vedono innanzitutto su come ci sialimenta.

Tutto questo evidenzia un’attitudine ad ammalarsiche costituisce una differenza ancora più grande del-l’automobile o dell’appartamento di proprietà. Laclasse di riferimento a cui il sondaggio lanciato dal-l’Ansa fa riferimento a una fascia di famiglie con red-dito al di sotto di 25 mila euro.

Quindi non si parla di fascia di povertà. Ebbene, inquesta fascia sociale si acquista margarina, carni in sca-tola perché i prezzi sono più accessibili. Sempre le fa-miglie con reddito basso al di sotto di 25 mila eurol’anno - consumano meno olio d’oliva, yogurt, verduree cereali. Invece il 68% di chi guadagna 40.000 eurol'anno aderisce ai principi della dieta mediterraneaconsumando pesce, frutta, legumi e carni bianche.

Lo studio è stato svolto su 13.262 italiani.

Bisogna prestare molta attenzione al consumodei cosiddetti “energy drink”, bevande analcoli-che che contengono sostanze stimolanti.

Infatti il loro consumo non è “scevro da rischi per lasalute umana”. Lo spiega il Comitato nazionale per lasicurezza alimentare in un “parere” nel quale mette inluce anche i pericoli che derivano dall’assunzione con-temporanea di “energy drink” e di alcol.

Il Comitato nazionale fa notare che i principali con-sumatori di “energy drink” sono giovani adulti com-presi tra 18 e 35 anni, ma “non va trascurata la

presenza di consumatori adolescenti”. Diversi studi inEuropa e negli Usa hanno evidenziato una prevalenzadi consumatori tra gli studenti.

In Italia uno studio effettuato dalla Facoltà di Medi-cina e chirurgia dell’Università di Messina ha rilevatoun consumo di “energy drink” da parte del 57 percento degli studenti.

I rischi sono legati al contenuto particolarmente ele-vato di caffeina in queste bevande che può arrivare al150 e fino al 300 per cento in più rispetto a bevande piùtradizionali che contengono caffeina.

Cattive bevande!Il ministero della salute avverte sul pericolo di cattivi rimedi al caldo e al senso di spossatezza

Cibo-spazzatura, per risparmiareVanno a farsi friggere le qualità della cucina nostrana

MONDEZZA ALIMENTARE

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Non è una consolazione per i meno giovani. Si acquisisce maggiore consapevolezza di sé, si ha me-

diamente un livello funzionale dell’organismo in perfettaefficienza, si sanno combattere i mali che arrivano dallostress, dalle tensioni esterne, dall’incapacità a dare rispo-ste nell’immediato.

Tutto questo fa il cinquantenne, almeno per chi ci ar-riva in stato di grazia e con un buon grado di consapevo-lezza. Più che la maturità si potrebbe chiamare unatransizione verso la fase piena della maturità che volgeverso la senescenza. Questa la nuova definizione data dauno studioso, Carlo Strenger, professore presso la TelAviv University. Sullo sfondo, chiaramente, l’estensionedell’età media.

Si muore più tardi e non è detto che questo incida congli anni della vecchiaia. Un cinquantenne può avere la lu-cidità e la freschezza di un ragazzo con qualche ruga inpiù e molto meno ingenuo entusiasmo.

La consapevolezza e la realizzazione del sé sono possi-bilità concrete ed è stato sfatato il mito secondo cui in etàmatura le funzionalità cerebrali cominciano a deteriorarsi.

La ricerca si compone anche di indicazioni utili per vi-vere meglio a cinquant’anni.

In questo una contraddizione a quanto espresso prima,dovendo essere i cinquanta l’età della saggezza che puòfar a meno di buoni consigli e di cattivi esempi. Per tanto,risparmiamo il lettore dalla paccottiglia di questi luoghicomuni. Fonte: Harvard Business Review

ANNI D’ORO

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Cinquant’anni, l’età d’oroSe vissuti nella consapevolezza di sé emerge un controllo e una forza mai conosciuti prima

Le donne ansiose hanno i telomeri corti. Si tratta dell’ultima sezione del Dna, volta a proteg-

gere il materiale genetico. Con i telomeri corti, quindi,ci si invecchia prima.

Ma se vuole essere accordata la relazione stretta tratelomeri e invecchiamento, rimane da dimostrare la

relazione tra ansia e telomeri.La ricerca vanta gli esami del sangue a cinquemila

donne con età compresa tra i 42 e i 69 anni che hannorisposta a domande sulle loro fobie e ansie.

Questi test avrebbero messo in relazione le donneansiose a quelle con i telomeri corti. Fonte: Plos One

“L’ansia ti fa vecchia!” Ma è sempre la genetica a dare le risposte ultimative

Cittadini & Salute

Mensile di informazione Socio-SanitariaEditore e Direttore Generale Mario Dionisi Direttore Responsabile Angelo Nardi Redazione Via Carlo Del Prete, 6 Tel. 0774 081389 Stampa Fotolito Moggio strada Galli, 5 Villa Adriana (Rm). Registrazione n. 31 del 29/06/2010 presso il Tribunale di Tivoli. Tutte le collaborazioni sono considerate a titolo gratuito, salvo accordi scritti con l’editore.Tutto il materiale cartaceo e fotografico consegnato alla redazione, non verrà restituito. Chiuso il 30/07/2012

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RICERCA

Le persone con una bassa attività fisica sono più arischio di diabete. La migliore prevenzione è camminare,camminare, camminare. Chi ha l’abitudine di farlo ha mi-nori possibilità di ammalarsi di diabete. Consigliabile unminimo di 10 mila passi al giorno, tenendo presente che 2mila passi corrispondono a circa 1 chilometro e mezzo. Iricercatori hanno chiesto a 1.800 volontari di misurare conun pedometro la loro attività fisica quotidiana.

Nessuno dei partecipanti, all’inizio dello studio, soffrivadi diabete, ma dopo 5 anni 243 persone hanno sviluppatola malattia. Il 17 per cento di quelli con minore attività fi-sica si erano ammalati, rispetto al 12 per cento di quelli cheinvece facevano almeno 3.500 passi al giorno. Le personeche camminavano di più avevano il 29 per cento in menodi probabilità di sviluppare malattie come il diabete, alnetto degli altri fattori di rischio. Fonte: Diabetes Care

Camminare contro il diabeteLa migliore terapia di prevenzione appare l’uso della funzione pedestre del muoversi

Il processo per cui una cellula si divide dando vitaa due cellule figlie mancava di un passaggio.

Grazie a uno studio finanziato dall’Airc, è stato identifi-cato il ruolo di una proteina, la fosfatasi Fcp1, che sarebbenecessaria ai fini della corretta esecuzione della mitosi.

La mitosi consiste in quella fase necessaria in cui il Dnadi una cellula viene archiviato per poi essere duplicato co-stituendo il suo processo di rigenerazione. Quando questoavviene in modo scorretto subentrano patologie come ma-lattie degenerative e tumori. Fonte: Nature Comunication

Mitosi, ora la conosciamo meglioC’è un passaggio prima sconosciuto nella duplicazione delle cellule

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ALTA TEMPERATURA

Bisogna farlo a tavola, ancor prima di forcing per im-provvisati sportivi.Si sprecano così i menu ideali o quantomenole liste degli alimenti da evitare. Tutto all’insegna del dogma prov-visorio delle attuali conoscenze in fatto di alimentazione.

Il prossimo anno probabilmente avremo un menu sfumata-mene differente, a seconda delle ricerche con altre nozioni utili intermini di nutrizione. Oppure avremo sostanzialmente la stessalista di alimenti. Mentre si aprono le scommesse impariamo a me-moria il decalogo contemporaneo.

1) Rispettare quotidianamente il numero e gli orari dei pasti, so-prattutto la prima colazione, che deve essere privilegiata rispetto aglialtri pasti;

2)Aumentare il consumo di frutta e verdura di stagione e yogurt(senza zuccheri aggiunti), ma non trascurare la frutta secca (man-dorle, noci...) ricca di grassi “buoni”, minerali e fibre, senza ovvia-mente esagerare, perché ricca di calorie;

3)Preparare i piatti con fantasia, variando gli alimenti anche nei co-lori, dati dalle sostanze ad azione antiossidante (vitamine, polifenoli...);

4) Moderare il consumo di piatti elaborati e ricchi di grassi, me-glio condire con olio d’oliva a crudo;

5) Privilegiare cibi freschi, facilmente digeribili e ricchi di acqua ecompletare il pasto con la frutta, regola da seguire quando si consuma“al sacco”, non esagerando con gli spuntini salati o zuccherati;

6) Consumare un gelato o un frullato può essere un’alternativa alpasto di metà giornata;

7) Evitare pasti completi con primo, secondo e contorno quando,durante soggiorni in albergo o in viaggio, è più facile che si consumial ristorante sia il pranzo che la cena. Optare quindi in una delle dueoccasioni per piatti unici bilanciati: alcuni degli abbinamenti possibilisono pasta con legumi e/o verdure, carne/pesce/uova con verdure;

8) Consumare poco sale e preferire sale iodato, ne bastano 5 grammi,e per gli ipertesi può essere utile consumare sale iposodico o asodico;

9) Rispettare le modalità di conservazione degli alimenti, mante-nere la catena del freddo e ricordare che cibi conservati a lungo infrigorifero rischiano un peggioramento nutrizionale e una contami-nazione da microrganismi;

10) Bere almeno 1 litro e mezzo di acqua al giorno, moderare ilconsumo di bevande con zuccheri aggiunti e limitare il consumo dibevande moderatamente alcoliche come vino e birra, evitare le be-vande ad alto contenuto di alcol.

Obiettivo: contrastare l’afaParola d’ordine: alleggerire il metabolismo, ridurre le calorie

Yogurt contro il caldoLo consiglia il ministero della salute

Lo yogurt può rivelarsi la giusta soluzione per pranzi irregolari e un’alimenta-zione senza regole. Chiaramente il prodotto, essendo a base di latte, consente di rag-giungere con maggiore facilità l’apporto giornaliero raccomandato sia di calcio che diproteine, vitamine e minerali.

Alternativo alla sana colazione o al sano spuntino grazie alla sua composizione bi-lanciata e alla sua corretta porzionatura. Ma questi sono i consigli che arrivano dal mi-nistero della salute.

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Mario

Dionisi

Una premessa, innanzitutto. Sono un imprendi-tore della sanità privata e come tale portatore di in-teressi legittimi. Quel che metto nero su bianco peròè la verità. Anche se il mio discorso parte da unpunto di vista ben preciso, determinato dalla mia at-tività, cosa ben chiarita in premessa, questo non di-fetta di correttezza nei contenuti.

Quel che il governo sta facendo nei confronti dellanostra categoria di imprenditori della diagnosticaconvenzionata porterà altri danni alla Sanità.

Quando fu dato il via alla diagnostica convenzio-nata, a decidere sulle tariffe da riconoscere ai labora-tori convenzionati nel ‘96 fu il Ministero della Sanitàe non della Salute (allora più seriamente si chiamavacosì perché lo Stato può garantire un servizio non unacondizione che non dipende da volontà umana).

Le Regioni applicarono questi parametri alle attivitàche ottenevano il convenzionamento con la strutturapubblica. Negli anni successivi, sempre per limare ildeficit della Sanità, queste tariffe furono ritoccate, no-nostante l’esborso per questa voce fosse poco supe-riore al 2% dell’intero ammontare dei costi sanitari.

Ebbene, se nonostante questi tagli la Sanità ha con-tinuato ad ampliare il suo deficit è dimostrato che que-sti tagli non servivano, anzi forse incentivavano lespese di deficit. Sì, perché per la mano pubblica costamolto meno finanziare i servizi di diagnostica privati-convenzionati piuttosto che svolgere tutta questa atti-vità in strutture solo pubbliche.

Ma vorrei che la verità fosse solo questa. Arrivanoattestazioni da ogni studio di ricerca sociale, ultimatra questa quella del Censis, sulla preferenza degli ita-liani nei nostri centri. Qui pulizia, attenzione, cortesia,precisione e anche solerzia sono garantiti.

Il nostro è un avamposto insostituibile della Sanità.Si guarda, giustamente, con attenzione al taglio deiposti letto, ma il contatto con la cura della propria sa-lute ciascun italiano ce l’ha attraverso i nostri labora-tori di analisi. Qui si fa prevenzione, qui si tiene sottocontrollo patologie conclamate con le quali si puòconvivere. Se a tutto questo sostituiremo delle filestressanti nelle strutture pubbliche o prezzi non piùaccessibili saranno in molti a rinunciare alle cure.

Questo significherà più malati e più costi nell'im-mediato futuro. Tanto solo questo interessa i nuovibaroni delle finanze. La salute - a dispetto di quantostrombazza la dizione ufficiale del solito ministeroche vuole incostituzionalmente riprendersi a tutte lesue prerogative accentratrici - è questione che inte-ressa solo chi non ce l'ha.

E allora sono dolori per trovare servizi adeguati inun'Italia la cui Costituzione recitava il diritto allacura come valore preminente. Era l’articolo 32. Era!

Presto o tardi aboliranno anche quello. Anzi no, lepetizioni di principio vanno sempre bene, la loro ef-fettiva applicazione nel nostro paese è diventata unaburla. Ricordiamolo, leggiamolo insieme come fosseun salmo. Chissà che qualcuno rinsavisca.

“Art. 32 - La Repubblica tutela la salute come fondamen-tale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e ga-rantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essereobbligato a un determinato trattamento sanitario se non perdisposizione di legge. La legge non può in nessun caso vio-lare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.

Bello eh? Rileggiamolo ancora, e ancora un’altravolta. Noi veniamo da qui. Dove andremo a finire èdifficile dirlo.

Mario Dionisi

Caro Mario Monti,

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