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Bolla_2010_cucullatus-libre.pdf

Feb 24, 2018

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    Studi e Ricerche - Associazione Amici del Museo - Museo Civico G. Zannato ISSN 1127-3100Montecchio Maggiore (Vicenza), 17 (2010), pp. 51-69

    LUCERNA FIGURATA ROMANA IN BRONZO

    DA MONTECCHIO MAGGIORE

    MARGHERITABOLLA*

    *Civico Museo Archeologico al Teatro romano, Regaste Redentore, 2 - 37129 Verona; e-mail: [email protected]

    A Montecchio Maggiore (nel territorio di Vicetia)1, inun campo di via S. Antonio (attualmente parcheggio del

    grande magazzino Ramonda)2

    , in seguito a lavori di ara-tura, fu ritrovata da Claudio Beschin nel dicembre 1983,con materiali indizianti un contesto abitativo di et ro-mana (monete3, pesi da telaio, laterizi anche bollati), unalucerna plastica in bronzo rappresentante un uomo ma-turo, barbato, con mantello e in origine con cappuccio(cucullus) mobile, itifallico, in cui il fallo costituisce ilbecco per linserimento dello stoppino.

    Lucerna plastica in forma di cucullatus. N. inv. 149183.Conservata a Montecchio Maggiore, presso il Museo diArcheologia e Scienze Naturali G. Zannato, deposito delloStato. Figg. 1-5.

    1Ringrazio Marisa Rigoni e Mariolina Gamba per lautorizzazione allo stu-dio e Annachiara Bruttomesso per il gentile aiuto fornito in ogni fase dellaricerca. Per informazioni, bibliograa, immagini, sono grata a Patrizia Bas-so (Verona), Marina Castoldi (Milano), Brigitte Maurice-Chabard e RgineChatelain (Autun), Michel Feugre (Montagnac), Norbert Franken (Berlin),Kornelija A. Giunio (Zadar), Marc-Andr Haldimann e Odile Boubakeur(Genve), Annemarie Kaufmann-Heinimann (Basel), Claudia Lega (Roma),Craig Mauzy (Atene), Jean Pey e Raffaella Gaf (Nmes), Salvador PozoRodriguez (Malaga), Lada Prister (Zagreb), Klara Szab De Decker (Mn-ster). Le gg. 5, 18-22, 24, 27, 35 non sono in scala. Le gg. 1-4 sono inscala 1:1; le gg. 6-17, 23, 25, sono in scala 2:3; la g. 26 in scala 1:3; legg. 28-34, 36-38 in scala 1:2 (rispetto alle misure indicate in bibliograa).Nel testo, le misure sono in cm.2 Inesatto il riferimento della lucerna alla localit Colombaretta (informa-zione di Claudio Beschin).3Le monete si datano dallet augustea al IV secolo, BERNARDELLI1995,p. 209 n. 25/7.

    Alt. cons. 7,1; prof. mass. 4,1; diam. int. foro di alimentazione0,8 (irregolare). Peso: g 90.Colata cava. Incisi a freddo alcuni dettagli sul mantello e nelvolto. Patina nobile omogenea di color verde chiaro; mancantiil coperchio e parte del piede destro; piccole lacune nella gam-ba destra e sul bordo del becco.Uomo stante, maturo, con bafe barba, con gambe nude dalginocchio in gi e piedi nudi, ma coperto dapaenulain originecon cappuccio mobile (mancante), che costituiva il coperchiodel foro di alimentazione della lucerna (il cui bordo presentaun dente per un solido ssaggio del coperchio) ed era collegatomediante un perno (perduto) a due elementi circolari con foropassante, sporgenti dalla nuca e impostati sul collegamento fratesta e corpo. Dallangolo esterno degli occhi si estendono sulletempie due solcature divergenti; le iridi sono indicate con ca-vit; la bocca, ad angoli quasi sollevati in un sorriso, ha labbracarnose; il naso rettilineo e breve; dalle pinne nasali si dipar-tono direttamente i baf, che si congiungono alla barba, divisaal centro del mento, con ciocche laterali volte in basso e cioc-che mediane ad andamento orizzontale verso la scriminaturacentrale; mancano completamente le orecchie, forse perch inorigine la zona restava prevalentemente coperta dal cappucciomobile; tempie e nuca sono apparentemente calve; la fronte tagliata dal foro di alimentazione. Le gambe, poste quasi sullostesso piano e distanziate, appaiono gone; nella vista di trequarti, i piedi risultano leggermente convergenti. Dal mantellofuoriesce il fallo, con foro pseudocircolare allestremit. Sulfronte del mantello una sottile solcatura verticale mediana se-gna lapertura (corrisponde alla linea mediana della barba, aevidenziare la simmetria assiale della lucerna); presso il collo epresso il bordo inferiore, brevi solcature disposte a croce di S.Andrea fuoriuscenti da quattro forellini (cerchielli non passan-

    Key words: lucerna gurata, bronzo, cucullatus, Montecchio Maggiore

    RIASSUNTO

    Si esamina una lucerna in bronzo da Montecchio Maggiore rafgurante un cucullatus, oggetto di pregio e raro nel mondo romano,

    tentando di delineare la distribuzione del tipo e ricordando le diverse interpretazioni proposte per il soggetto, di valenza protettiva,e i pochi dati cronologici attualmente disponibili nellambito dellet romana imperiale; il ritrovamento messo in rapporto con lepresenze di lucerne plastiche in bronzo in Italia settentrionale.

    ABSTRACT

    A roman bronze lamp from Montecchio Maggiore, representing a cucullatus(unusual and valuable object in the roman world)will be examined, attempting to outline the distribution of the type and mentioning the different interpretations proposed for thesubject (with protective properties) and the few chronological informations now available, in the roman imperial period; the ndis connected with the roman bronze plastic lamps from Northern Italy.

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    Figg. 1-5 - Lucerna da Montecchio, fotograe di Antonio De Angeli.

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    ti) indicano due chiusure del mantello mediante lacci in cuoio.Laltezza totale si aggirava in origine attorno agli 8 cm.Bibliograa: PELTRIN, DALLOLIO, BESCHIN1984, p. 28; RIGO-NI, in FURLANETTO, RIGONI1987, p. 151; DIFILIPPOBALESTRAZZI1990, c. 261 (personaggio itifallico e grottesco); M. RIGONI,Il territorio di Montecchio Maggiore in et romana. InPrimeindagini; BOLLA2009, p. 79.

    A mia conoscenza, lunico esemplare in Italia del norddi lucerna in bronzo rafgurante un cucullatus; tali lucer-ne sono poco diffuse anche nel resto dellImpero4: listesono state fornite da Loeschcke, Donna, Boube-Piccot,Bailey, Franken e Pozo5; se ne propone qui una revisio-ne, senza alcuna pretesa di esaustivit e solo per meglioinquadrare la gurina in esame.Loeschcke distinse con ragione le lucerne di cucullati indue serie, sulla base della presenza o meno della barba,rilevante anche per linterpretazione del soggetto6. Laprima serie (gure barbate), cui appartiene anche lesem-plare di Montecchio, la pi numerosa.

    Figure con barba 1. Volubilis (Marocco); conservata al Museo di Rabat,

    n. inv. 168; alt. cons. 8; diam. foro di alimenta-zione 0,5; priva del coperchio; lacune sul becco esullanello di ssaggio del coperchio; su base nonpertinente; Fig. 6

    Il mantello ha pieghe verticali sui anchi e ai lati delbecco, no al bordo inferiore; gambe non parallele;un solo anello sul retro (per laggancio del coper-chio); volto poco denito

    Datata da Boube-Piccot al I sec. d.C., ma in base alconfronto con lesemplare da Vindonissa

    BOUBE-PICCOT1975, p. 159 n. 186, tav. 93, con ulteriorebibliograa; BAILEY1996, p. 14; FRANKEN1996, p. 93 nota3; POZO1997, p. 229 (ma riferita a Banasa)

    2. Castellar de Santiesteban, Jan (Spagna, Baetica),senza dati di contesto; conservata a Madrid, MuseoArqueolgico Nacional, senza n. inv., dono H.Sandars nel 1916; alt. cons. cm 9,3; priva del coper-chio, lacuna nel becco; Fig. 7

    I tratti del viso e la barba paiono poco curati, ma lasupercie corrosa; sotto il becco, ai lati, sono indi-cate a leggero rilievo due corte pieghe

    POZO1997, pp. 211, 228-229 n. 25, tav. X, con ulteriorebibliograa

    3. Dracy-le-Fort (Sane-et-Loire, Francia), 1874; con-servato a Autun, Muse Rolin, n. inv. 327. V 61; alt.8; presenta il coperchio, ma senza il relativo perno;Fig. 8

    Differente dallesemplare di Montecchio in pochi

    4Secondo HEGER1973, p. 119, e DIEDENHOFEN1982, p. 210, che le deni-sce sehr seltene; secondo HELLMANN1987, p. 60, sarebbero invece oggettiabbastanza diffusi; il limitato numero totale degli esemplari noti, almenoin bronzo, sembra supportare la prima opinione. Anche le lucerne plastichein ceramica sono in numero relativamente esiguo () rispetto allintera

    produzione, BARBERA1993, p. 185.5LOESCHCKE1919, p. 346; BOUBEPICCOT1975, p. 159; BAILEY1996, p. 14;FRANKEN1996, p. 93; POZO1997, p. 229.6LOESCHCKE1919, p. 346.

    dettagli: bafmeno rilevati, barba a ciocche netta-mente distinte, pi piccoli i motivi incisi a chiusuradel mantello, solcatura presso lapertura del becco

    LOESCHCKE1919, p. 346, b; REINACH, IV, p. 351,7 (inseritafra gli acteurs, esclaves, grotesques); DONNA1955b, p.108, g. 35; LEBEL, BOUCHER1975, p. 71 n. 114; BOUBEPICCOT1975, p. 159; BAILEY1996, p. 14 (citata due volte);

    FRANKEN

    1996, p. 92 nota 3 (citata come Autun); POZO

    1997, p. 229 (citata come Autun)4-5. Due esemplari identici; strada da Nmes per

    Beaucaire/Ugernum(Francia), necropoli scavata nel1850, tomba 42; nel 1934 il corredo, oggi disperso,era ancora conservato al Museo di Nmes; resta loschizzo di una lucerna, con lindicazione delle mi-sure: per la lucerna, altezza cm 7 (senza coperchio);per la base, altezza cm 2 (ma forse di poco maggiorenella realt), diam. inf. 4 e sup. 3; Fig. 9

    Le statuette/lucerne di cucullatierano saldate ciascu-na ad una base circolare, a parete leggermente conca-va; lo schizzo, molto rapido, sembra indicare unaper-tura del mantello ai lati del becco e la presenza dellabarba (per la sporgenza del mento), ma linserimentonella serie barbata va considerato incerto

    La tomba, a cremazione, in cassa litica sigillata dacoperchio, conteneva oltre alle due lucerne - unricco corredo (tre vasi in vetro, strigile in ferro, unanellino doro, un balsamario globulare in bronzo,set da gioco con dadi in osso e pedine, amuleto dizanne animali, e quattro monete di Augusto, Traiano,Adriano, Massimiano); qualche dubbio suscita lapresenza della moneta di Massimiano: poich sullacremazione si era poi impostata uninumazione, nonsi pu escludere una confusione nei corredi durantelo scavo.

    FICHES, AMANDRY, VEYRAC1997, pp. 414-415, g. 307 6. Bad Bertrich (Germania); conservata (nel 1930) in

    una collezione privata a Bad Bertrich; calco a Trier,Landesmuseum, n. inv. 12470; priva del coperchio;Fig. 10

    Appare molto simile alla lucerna di Montecchio, an-che nellimpostazione leggermente convergente dellegambe, meglio percepibile nella visione di tre quarti

    LOESCHCKE 1919, p. 346, e, g. 24,3; Germania romana1930, p. 8, tav. V, 4; DONNA1955b, p. 108; BOUBEPICCOT1975, p. 159; BAILEY1996, p. 14; FRANKEN1996, p. 92 nota 3

    7. Vindonissa (Svizzera), rinvenimento del 1857; con-servata a Aarau, Antiquarium (nel 1919); lepocaprevalente di occupazione del sito 16/17-101 d.C.;alt. cons. 7; mancante del coperchio e con lacuna sulretro; Fig. 11

    Il mantello sembra avere il collo rialzato; ai lati delbecco, i lembi del mantello si allungano verso il bor-do inferiore formando unapertura a goccia, in cuisono indicati i testicoli

    LOESCHCKE1919, pp. 345-348, g. 24,1, p. 463 n. 1083,tav. XXIII; DONNA1955b, p. 108; BOUBEPICCOT1975, p.

    159; BAILEY1996, p. 14; FRANKEN1996, pp. 92-93 nota 3;POZO1997, p. 229

    8. Salzburg (Austria), Residenzplatz, durante sterri nel

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    1965; conservata nel Salzburger Museum CarolinoAugusteum, n. inv. 172/69; alt. cons. 7,5; mancantedel coperchio; Fig. 12

    Il mantello, con solcatura mediana sul fronte, aper-to in basso a mostrare fallo e testicoli; le gambe sonocilindriche; la gura saldata ad una bassa base esa-gonale a prolo modanato

    HEGER1973, pp. 118-119, 213 n. 100, con ulteriore biblio-graa; BAILEY1996, p. 14; FRANKEN1996, p. 93 nota 3 9. Montecchio Maggiore, v. scheda supra; Figg. 1-510. Da una tomba a cremazione di Aenona (Nin,

    Croazia); conservata a Zadar (Zara), ArheolokiMuzej; n. inv. 10598; n. inv. precedente 692; alt. 8,2;largh. 3,7; presenta ancora il cucullus, manca la ter-minazione del becco, viso consunto o dai lineamentipoco deniti in origine; Fig. 13

    Solo sul fronte, sotto il collo, si nota una decorazio-ne a fascia ageminata (probabilmente in rame), for-mante un angolo con vertice poggiante su un occhio

    di dado in corrispondenza della solcatura che indicalapertura frontale del mantello VONBERSA1900, p. 218, gg. 46-47; LOESCHCKE1919, p.

    346,a; REINACH, III, p. 22, 4-5; SUIC1954, tav. 81 (nonvidi); DONNA1955b, p. 108, gg. 36-37; BOUBEPICCOT1975, p. 159 (citata due volte, come Zara e Zagreb);BAILEY 1996, p. 14; FRANKEN 1996, p. 93 nota 3; POZO1997, p. 229 (attribuita al museo di Zagreb); VUI,GIUNIO2009, p. 46 n. 125, con ulteriore bibliograa

    11. Atene (Grecia), scavi (1937) nellAgora condottidallAmerican School of Classical Studies at Athens,contesto tardoromano, con lievi tracce di bruciato;alt. 8,9; largh. 3,2; n. inv. B 455; priva del coperchio;

    forata su entrambe le tempie per il passaggio di unlo di bronzo annodato per sospensione; Figg. 14-15

    Viso corrucciato, con barba resa a li prevalente-mente verticali; iridi indicate e volte verso lalto;pieghe ai lati del fallo, no al bordo inferiore delmantello; presso il foro del becco, di prolo si notaun motivo inciso, che sembra un dettaglio anatomi-co vegetalizzato (fogliette sovrapposte); datata da C.Grandjouan alla ne del III sec. d.C. e consideratauna ripresa di modelli anteriori

    GRANDJOUAN 1961, p. 72 n. 904, tav. 24; BIEBER 1961,p. 249, g. 828 (ritenuta rappresentazione di mimo);

    PERLZWEIG 1963, n. 71; BOUBE PICCOT 1975, p. 159;FRANKEN 1996, p. 92 nota 3; POZO1997, p. 229; www.theban.net, al n. inv. B 455;

    12. Provenienza ignota (ma probabilmente dallItaliacentromeridionale, dove William Hamilton raccol-se la sua collezione); conservata a London, BritishMuseum, n. inv. Q3569; acquisto Hamilton; alt.cons. 7,8; largh. 3,8; priva del coperchio, una gamba di restauro; tre tasselli di riparazione di difetti difusione; analisi della lega: Cu 74,7; Pb: 16,9; Sn:5,93; Zn: 0,27; Fig. 16

    Nel disegno non si notano aperture nel mantello

    BAILEY1996, pp. 14-15 n. Q3569, tav. 1113. Provenienza ignota; conservata a Lyon, Muse des

    Beaux-Arts (dallAncien Cabinet de la Ville; non si

    esclude un ritrovamento locale), n. inv. A 2466; alt.cons. 7; alt. con la base 10,3; priva del coperchio,lacune sul viso e nel mantello; Fig. 17

    La barba appare poco plastica, resa soprattutto a in-cisione; il mantello prosegue n sotto le ginocchia;il becco ha forma non cilindrica, ma simile a quellidelle Firmalampen; i testicoli sono indicati; le gam-

    be sono rigide e parallele, ma non gone; conservala base, esagonale e a prolo concavo, desinente inalto e in basso con una modanatura

    LOESCHCKE 1919, p. 346,d, g. 24,2; DONNA 1955b, p.108, g. 39; BOUCHER1970, pp. 252-253, g. 11; BOUCHER1973, p. 123 n. 189; BOUBEPICCOT1975, p. 159; BAILEY1996, p. 14; FRANKEN1996, p. 93 nota 3

    14. Nella collezione del principe Friedrich Wilhelmvon Brandenburg, appartenente al nucleo inizialedella raccolta, per la maggior parte di provenien-za renana, da Xanten7; gi conservata a Berlin,Antikensammlungen, risultava mancante nel 1977;

    priva del coperchio; Fig. 18 LICETUS1652, cc. 1140-1142, 1153-1154; BEGER1701, pp.435-436; LOESCHCKE1919, p. 346, c; DONNA1955B, p.108; BOUBE PICCOT 1975, p. 159; DIEDENHOFEN 1982, p.210 (rileva la presenza nella collezione gi nel 1648), conulteriore bibliograa; BAILEY1996, p. 346 (sembra citatodue volte)

    15. Venduta allasta il 17.12.1998, presso Christies,New York (Sale9050, lot24), con provenienza daGeorge Zachos; alt. cm 10,8; mancante della parteinferiore; Fig. 19

    Il mantello, con bordo rilevato attorno al collo, ap-pare mosso (le braccia, bench coperte, sono leggi-

    bili) e aperto ai lati del becco Sembra corrispondere ad un esemplare di provenien-

    za ignota, in vendita a Basel nel 1982, alt. indicatacm 138, che conserva il cucullus/coperchio ed ha lamano destra posata sul fallo; nella scheda di catalogosi ipotizza che le gambe fossero state realizzate sepa-ratamente9e si rileva un intento ritrattistico nel volto;la datazione proposta il II-III sec. d.C.; Figg. 20-21

    Kunstwerke der Antike. Auktion 60. Mnzen undMedaillen AG, Basel, 21 September 1982, p. 72 n. 150,tav. 46; BAILEY1996, p. 14; FRANKEN1996, p. 93 nota 3

    Figure prive di barba16. Zugmantel (Rheingau-Taunus-Kreis, Germania),

    rinvenuta presso lambiente denominato Keller53;conservata a Saalburg; alt. cons. 5,6; Fig. 22

    Peculiare per la forma del mantello, svasato versoil basso e aperto a triangolo sul fronte a mostrare ilventre prominente e il fallo cilindrico; il viso, imber-

    7HERES1994.8La differenza fra le altezze indicate potrebbe essere dovuta a misurazionieseguite con e senza coperchio.9La ragione di questo espediente tecnico potrebbe essere individuata nelle

    dimensioni della lucerna, decisamente superiori alle altre, e nella maggio-re accuratezza nella fabbricazione, evidente nei tratti del volto; per unapanoramica sul problema della lavorazione di bronzetti in parti separate,FRANKEN2002.

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    Figg. 6-13 - 6.Lucerna da Volubilis(da BOUBEPICCOT1975, tav. 93); 7.Lucerna da Castellar de Santiesteban (cortesia Salvador Pozo Rodriguez); 8. Lucer-na da Dracy-le-Fort (cortesia Autun, Muse Rolin, foto Brigitte Maurice-Chabard); 9.Lucerna da necropoli di Nmes (da FICHES, AMANDRY, VEYRAC1997,g. 307); 10.Lucerna da Bad Bertrich (da LOESCHCKE1919, g. 24,3); 11.Lucerna da Vindonissa (da LOESCHCKE1919, g. 24,1); 12.Lucerna da Salzburg(da HEGER1973, g. 100); 13.Lucerna daAenona (cortesia Zadar, Arheoloki Muzej).

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    be, non sembra avere caratteri infantili; il coperchiomobile (perduto) era costituito dalla terminazionesuperiore del cucullus, non distinto dal mantello

    JACOBI1909, tav. XIII, 44 (non vidi); LOESCHCKE1919, p.346; BTTNER1962, pp. 72-73 n. ZM 498, tav. 7, 8; BOUBEPICCOT1975, p. 159; BAILEY1996, p. 14

    17. Otricoli (Lazio, Italia), scavi settecenteschi di

    Filippo Aurelio Visconti; conservata a Roma, nel-la Biblioteca Apostolica Vaticana, n. inv. 5738; alt.cons. 6; lungh. becco 2; diam. foro 1; priva del co-perchio; Fig. 23

    I lineamenti del volto sono consunti, ma il viso, conocchi grandi e ravvicinati, appare privo di baf ebarba ed ha tratti infantili; il mantello presenta sottoil collo (ma non sotto il becco) una chiusura similea quella della lucerna di Montecchio, per carat-terizzato anche da due coppie di solcature verticalichiaramente delineate lungo i anchi del personag-gio, forse rappresentanti due fasce decorative; sulle

    tempie, in due fori circolari sono inseriti due anelli aforma di otto con chiusure in lo sovrapposto LOESCHCKE1919, p. 346; DONNA1955b, p. 108; BOUBE

    PICCOT 1975, p. 159; CONTICELLO DE SPAGNOLIS, DECAROLIS1986, pp. 94-96 n. 46 (giudicata non anteriore alIV secolo d.C.); BAILEY1996, p. 14; FRANKEN1996, p. 93nota 3; POZO1997, p. 229

    18. Canosa? (Puglia, Italia) (acquistata da mercante diRoma); conservata a London, British Museum, n.inv. Q3568; alt. cons. 15,9; priva del coperchio, al-cune lacune; riparazioni di difetti di fusione, in par-ticolare sulla gamba sinistra; analisi della lega: Cu68,1; Pb 23,2; Sn 5,1; Zn 0,009; Fig. 24

    La lucerna differente dagli altri esemplari per di-mensioni e soggetto: reca una collana con capsellaper amuleti, il mantello ricco di pieghe, la manodestra posata sul fallo mentre la sinistra trattiene sopra il mantello foglie e frutti (interpretati comegrappolo, mela, melagrana, pigna)

    BAILEY1996, p. 346, n. Q3568 (datata al I sec. d.C.)19. Provenienza ignota; agli inizi del Novecento a Lyon,

    collezione privata; conservava il cappuccio (la cuimobilit messa in dubbio da Loeschcke)

    LOESCHCKE1919, p. 346, che afferma di aver visto di sfug-gita la lucerna, non pulita; DONNA1955b, p. 108; BOUBE-

    PICCOT1975, p. 160 nota 1020. Provenienza ignota; conservata a Paris, Petit Palais,

    n. inv. DUT. 104; alt. cons. 7; priva del coperchio;Fig. 25

    La gura vestita di mantello (con cappucciotriangolare ricadente sul dorso) che lascia libere lebraccia, portate verso il ventre, a sollevare il lem-bo frontale della veste per mostrare il fallo/becco;secondo J. Petit, un esemplare di transizione frale lucerne ttili rafguranti schiavi lampadofori e lelucerne di cucullati (fra le quali non viene inclusada Loeschcke, che pure la menziona), con cui ha in

    comune oltre allaspetto generale la disposizionee il gonore delle gambe; ritenuta su base stilisticaposteriore alla ne I-inizi II sec. d.C.

    LOESCHCKE1919, pp. 344-345; PETIT1980, p. 173 n. 92,con ulteriore bibl.; BAILEY1996, p. 14; FRANKEN1996, p.93 nota 3

    Non determinabili21. Serre de Mauressipe (gi Mauressip, Saint-Cme-

    et-Marujols, Gard; Francia), oppidumoccupato dal

    V sec. a.C. al I sec. a.C., da raccolte di supercie de-gli inizi del XX secolo; conservata a Nmes, Musearchologique; dono di G. Gaillard nel 1908, conaltri reperti datati entro il I sec. a.C.; n. inv. 908.7.1;attualmente (settembre 2010) irreperibile; la notiziainventariale relativa alloggetto non precisa la tipo-logia (se con barba o no)

    BAILEY1996, p. 14; PROVOST1999, pp. 583, 585-58622. Provenienza ignota; in vendita a New York (USA),

    1982 non vidi;resta da vericare che non si tratti ancora

    del n. 15, comparso appunto nel 1982 sul mercato

    antiquario Sothebys Parke Bernet New York, Sale Catalogue, 20May 1982, n. 134; BAILEY1996, p. 14; FRANKEN1996, p.93 nota 3

    Inoltre Loeschcke ricorda una statuetta in bronzo, altacm 9,8, che denisce molto simile allesemplare diVindonissa (Fig. 11), per con spighe e frutti sopra il fal-lo, ma non usata come lucerna10.

    Lucerne dicucullatiimberbi ttiliPur non avendo condotto una ricerca specica sulle

    produzioni in ceramica, pu essere utile ricordare lesi-stenza - per i cucullatiimberbi - di un certo numero diStatuettenlampenttili, almeno in parte con becco fal-lico, in quanto correntemente ritenute imitazioni menocostose degli esemplari in bronzo11: oltre ad una lucer-na di provenienza ignota, conservata alla BibliothqueNationale di Paris (Fig. 26)12, alcuni esemplari (a voltecon cappuccio abbassato sul dorso) sono stati rinvenutiin Grecia13, soprattutto ad Atene (una decina fra interi e

    10LOESCHCKE1919, p. 463 n. 1083, Nachtrag; la statuetta si trovava allora

    nella collezione Herstatt.11Per le lucerne plastiche ttili, cfr. in generale BARBERA1993; BARBERA2003, p. 32, e note relative; un accenno a quelle falliche (ma diverse daicucullati) anche in BOUBEPICCOT1975, p. 159 e nota 14.12HELLMANN1987, p. 60 n. 227, tav. XXVII, acquistata probabilmente nel1844, n. inv. 4169; ceramica rosa arancio, con ingobbio; cava no allaltez-za del becco; foro passante nel cucullus, per la sospensione mediante lo ocatenella; sul dorso ansa semicircolare; h 16,7; non precisata la presenza diuno specico foro di alimentazione; datata con cautela alla ne del I-inizidel II sec. d.C. per la pettinatura di tipo traianeo.13 H. RHFEL, inLIMC, VII, s. v. Telesphoros, p. 871 nn. 8-10: sei esemplaricon provenienza da Atene (principalmente dagli scavi dellAgora, nn. inv.L 2301, L 2503, L 3104, L 5208), ma il n. 8a, conservato al British Mu-seum dalla collezione Lenormant (BAILEY1988, p. 409 n. Q3265, tav. 118),ha in realt provenienza dichiarata dallisola cicladica di Anaphe (secondoBARBERA1993, nota 72, probabilmente di fabbrica non ateniese); un altro

    esemplare dallAttica illustrato da DONNA1955b, p. 78, g. 22. Inoltre,dagli scavi dellAgora, su www.agathe.gr, sono segnalate come parti diTelesphoros lamps i nn. L 365, L 2126, L 3466, L 3650, L 3686, e suwww.theban.net il n. T 434.

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    Figg. 14-21 - 14.-15. Lucerna da Atene, scavi dellAgora (12: da PERLZWEIG1971, n. 71; 13: cortesia The American School of Classical Studies at Athens);

    16.Lucerna dalla collezione Hamilton (British Museum Collection Database, n. 1772,0302.100; www.britishmuseum.org/collection); 17.Lucerna con-servata a Lyon, Muse des Beaux-Arts (da LOESCHCKE1919, g. 24,2); 18.Lucerna della collezione del principe di Brandeburgo (da L ICETUS1652); 19.Lucerna di provenienza ignota (dal catalogo on line Christies, New York, Sale 9050); 20.-21.Lucerna di provenienza ignota (da Kunstwerke der Antike.Auktion 60. Mnzen und Medaillen AG, Basel, 21 September 1982, tav. 46).

    14 15 17

    16

    18

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    20 21

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    frammenti), e in Egitto14. Le cronologie disponibili sonoscaglionate fra il II e la met del III sec. d.C.

    Tipologia15

    Le lucerne in esame presentano una scarsa standardizza-zione, come risulta anche dalle differenze dimensionali(non per tutte sono noti i dati fondamentali): si veda la

    Tabella 1.Per le dimensioni ridotte, si differenziano dagli altri gliesemplari imberbi di Zugmantel e Otricoli (Figg. 22-23),mentre sono di altezza decisamente pi elevata le lucerneFigg. 19-21 e 24 (di tipo diverso, barbato e giovane); lelucerne Figg. 19-21 e 24 sono accomunate anche dallapresenza di una mano sul fallo, che ritorna nellesempla-re Fig. 25.Oltre alla distinzione, gi proposta da Loeschcke, frafigure barbate e glabre, si possono individuare deisottogruppi sulla base del rapporto fra becco e man-tello:

    - le Figg. 1-5, 8, 10, 13, 16, 18 (barbati) e 23 (imberbe)presentano becco fuoriuscente dal mantello (con o sen-za solcatura mediana) senza provocare effetti nellan-

    14DONNA1955b, p. 78, ricorda una gurina al Cairo ed una al museo diAlessandria.15Sullo sviluppo degli studi nellambito della denizione tipologica dellelucerne plastiche (con particolare riguardo alla produzione ttile), cfr. BAR-

    damento dello stesso, rinunciando al naturalismo; se-condo Donna, il fallo che fora il mantello sarebbeun particolare di ascendenza greco-egiziana16; lesem-plare di Montecchio, fra quelli citati, sembra partico-larmente vicino per proporzioni e dettagli alle Figg. 8,10, 16, 18 (noto per solo da disegni)

    - nelle Figg. 7 e 11 si nota un rilievo a triangolo allunga-

    to sotto il becco;- le lucerne Figg. 6 (con mantello movimentato da pie-

    ghe verticali sul fronte e sul retro), 9, 14-15, hannomantello aperto nella zona inferiore, a formare duepieghe verticali ai lati del becco; lesemplare Figg. 19-21 afne a questo gruppo, ma ha mantello sagomato,sotto il quale si intravvedono le braccia

    - le Figg. 12 e 17 hanno ugualmente mantello aperto nellazona inferiore, ma con testicoli in evidenza allesterno

    - il gruppo degli imberbi (Figg. 22-25) molto diversi-cato, anche nellandamento dellabito

    Il becco varia notevolmente in lunghezza e posizione ri-spetto al bordo inferiore del mantello; si tratta in generedi un cilindro con curvatura pi o meno accentuata, ma

    16DONNA1955b, p. 106, per fra le lucerne con panneggio pi naturalisti-co troviamo lesemplare da Atene Figg. 14-15.

    Figura n. provenienza barbato imberbepresenza delcucullus

    altezzain cm

    note

    1-5 9 Montecchio X 7,16 1 Volubilis X 87 2 Castellar X 9,38 3 Dracy-le-Fort X X 8

    945

    Nmes ? X 7con base,alta cm 2 circa

    10 6 Bad Bertrich X11 7 Vindonissa X 712 8 Salzburg X 7,5 base compresa13 10 Aenona X X 8,2

    14-15 11 Atene X X 8,916 12 Italia merid.? X 7,8

    17 13ignota, conservata aLyon

    X 7 base alta cm 3,3

    18 14 Xanten? X19

    20-2115 ignota X X 10,8 senza parte inf.

    22 16 Zugmantel X parziale 5,6

    23 17 Otricoli X 624 18 Canosa? X 15,9

    19ignota, conservata aLyon

    X X non illustrata

    25 20ignota, conservata aParis

    X 7

    21 Mauressip non vidi22 ignota non vidi

    Tabella 1

    BERA 1993, pp. 185-186; lA. predilige una tipologia individualizzata,con gruppi corrispondenti ai diversi soggetti rappresentati.

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    Figg. 22-27 - 22.Lucerna da Zugmantel (da BTTNER1962, tav. 7,8); 23.Lucerna da Otricoli (da CONTICELLODE SPAGNOLIS, DECAROLIS1986, n. 46);24.Lucerna forse da Canosa (British Museum Collection Database, n. 1873,0820.33; www.britishmuseum.org/collection); 25.Lucerna conservata a Paris,Petit Palais (da PETIT1980, n. 92); 26.Lucerna ttile conservata a Paris, Bibliothque Nationale (da HELLMANN1987, tav. XXVII); 27.Recipiente congu-rato a sileno con mantello e cappuccio mobile (da GORI1737, tav. LXIII,II).

    22 23

    25

    24

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    almeno in due casi (Figg. 12 e 17, simili anche in altri dettagli)pare di forma afne a quella del becco delle Firmalampen.Il sottogruppo di cui fa parte la lucerna di Montecchio caratterizzato dalla forma a campana del mantello, resopi astratto dalla supercie non movimentata da pieghe edal bordo inferiore rettilineo; lesemplare veneto mol-to simile, tranne che per la resa della barba, a quello di

    Dracy-le-Fort (Fig. 8): in entrambi ritorna la decorazio-ne/chiusura a croci di S. Andrea, che si trova anche nellagura imberbe da Otricoli (Fig. 23).Il cucullus, conservato in pochi casi, era di solito realiz-zato separatamente (Figg. 8, 13, 19-21 e tutti gli esempla-ri in cui manca), ma poteva anche essere tuttuno con ilmantello (Fig. 22, imberbe)17. I cappucci realizzati a par-te appaiono diversicati nella forma: nella lucerna allaFig. 8 il cucullussi allunga a punta sulla fronte e presentadue lembi laterali, come nelle Figg. 19-21 (in cui mancaper la punta frontale); nella Fig. 13 ha forma conica,senza lembi discendenti.

    Le basi (rimaste in pochi casi: Figg. 9, 12, 17) sono diffe-renti; nella lucerna conservata a Lyon (Fig. 17), la formadella base quella considerata tipica dei prodotti della co-siddetta ofcina retica (v. oltre,Diffusione e botteghe)18.La base esagonale della lucerna di Salzburg (Fig. 12) cos simile allelemento superiore di quella del Museo diLyon (Fig. 17) da suscitare il dubbio che fosse fornita inorigine anche della parte inferiore del supporto e che poiquesta sia stata asportata; in effetti, le due lucerne Figg.12 e 17 anche se non identiche presentano afnit talida far pensare ad una produzione nella stessa bottega oalla derivazione da uno stesso modello.

    I due esemplari del British Museum (Figg. 16 e 24, di tipidiversi e probabilmente entrambi di provenienza italica)sottoposti ad analisi hanno rivelato entrambi una presen-za di stagno attorno al 5% e unelevata percentuale dipiombo (attorno al 20%). Non ovviamente possibilegeneralizzare il dato allintero gruppo di lucerne19; si puricordare che tale addizione di piombo, da considerare in-tenzionale, rendeva pi pesante il prodotto e pi uidala lega in fase di colata20, ma poteva portare a fenomenidi segregazione, il cui controllo richiedeva una buonacapacit tecnica, e contraddistingueva quindi oggetti rea-lizzati con una certa cura; inoltre unalta percentuale di

    piombo rendeva pi agevole il lavoro a freddo (ritocchi acesello, incisioni, ecc.)21. Si tratta comunque di una legaconsiderata molto diffusa nellImpero, per diverse cate-gorie di oggetti (non solo decorativi o gurati), la cui fre-

    17Del tipo con cucullusnon separato esistono anche statuine non itifalliche(e non in funzione di lucerna), ad esempio LEBEL1959/1961, p. 33 n. 62,tav. XXXIII,3.18 FLEISCHER 1977, p. 65, mette in guardia dallutilizzo della base per ladeterminazione dellofcina di produzione di statuette, poich vi possonoessere state sostituzioni della base originale sia in antico sia in tempi recen-ti; tuttavia la corrispondenza formale fra le basi degli esemplari Figg. 12 e17 depone a favore di una loro pertinenza dallorigine.19 Cfr. RHOMIOPOULOU 2002, lucerna plastica rafgurante un barbaro pri-

    gioniero, in cui la lega composta da 74% di rame, 23% di zinco e circa3% di piombo.20D. HOOK, P. CRADDOCK, in BAILEY1996, p. 148.21PICON, CONDAMIN, BOUCHER1968, pp. 247-251.

    quenza in parte attribuita alluso di rifondere il bronzousato per la grande plastica22.

    CronologiaLa lucerna dalloppidumdi Serre de Mauressipe sembraessere la testimonianza pi antica (poich il sito venneabbandonato nel I sec. a.C.), ma proviene da vecchi scavi

    ed al momento non reperibile; se fosse corretta la suaattribuzione al I sec. a.C. o ad epoca antecedente, indiche-rebbe unelaborazione del tipo in et ellenistica-tardore-pubblicana, portando sostegno alla tesi di Loeschcke,secondo cui la creazione delle lucerne gurate fallichepotrebbe risalire alla produzione ceramica ellenistica23.Lesemplare di VindonissaFig. 11 indica una diffusionedel tipo barbato nellambito del I sec. d.C.; una datazioneal I-II sec. d.C. probabile anche per lesemplare con bar-ba daAenona, Fig. 13, considerando la sua provenienza dauna tomba a cremazione. Le lucerne Figg. 12 e 17, ancoradel tipo con barba, indicano una prosecuzione della produ-

    zione almeno no agli inizi del III secolo; le basi esagonalisono note infatti, come supporti per statuette, a partire dalII secolo e in particolare nella prima met del III24.Lesemplare di Atene Figg. 14-15 attesta che in et tardo-antica (datazione del contesto) il tipo era ancora in circo-lazione; poich aveva gi perduto il coperchio ed era statoriadattato per la sospensione, si pu pensare che fosse sta-to prodotto anteriormente, ma non di molto, consideran-do che la resa del viso e della barba sembrano inuenzatedalla ritrattistica del III secolo, alla ne del quale venneinfatti datato25. Ancora allepoca tardoantica rinvierebbe latomba n. 42 di Nmes, ma la datazione appare incerta (v.

    sopra) e in ogni caso le due lucerne (Fig. 9) potrebberoessere anche di parecchio anteriori alla deposizione.Per gli esemplari imberbi, la presenza a Zugmantel (Fig.22) segnala un uso dopo il 90 d.C. circa, epoca di fonda-zione del primo insediamento forticato, mentre le lucer-ne ttili ateniesi sopra citate sono situate fra il II e la metdel III sec. d.C.I dati cronologici relativi alla serie con barba non ri-guardano nessuno degli esemplari pi vicini a quello diMontecchio, che potrebbe essere al momento riferito invia ipotetica alla media et imperiale.Inne, stato rilevato da Stphanie Boucher che lucerne

    di questo tipo (o di soggetto afne) devono aver ispiratolibere rielaborazioni postrinascimentali26.

    Funzione e contesti dusoQueste lucerne, se in bronzo, erano probabilmente pro-dotte come gure poste su una base (Figg. 9, 12, 17);potevano essere collocate nellambito dellarredo dome-

    22RIEDERER2000, p. 578, tabelle 8-9 (Zinn-Blei-Bronzen mit mittleren Ge-halten an Zinn und hohen Gehalten an Blei).23LOESCHCKE1919, p. 348. Sulle problematiche relative al ruolo della koinellenistica nellambito della elaborazione/produzione delle lucerne plasti-

    che in genere, BARBERA1993, pp. 186-195.24SANTROT1996, pp. 272-273.25La datazione al III secolo accolta anche da BARBERA1993, p. 228 (nota 72).26BOUCHER1970, pp. 12-13.

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    stico, a scopo funzionale ma con evidente valore protet-tivo (fornito dal fallo) contro ilfascinum, il malocchiotanto temuto nellantichit, poich ritenuto causa primadi malattie e disgrazie27.Non se ne pu escludere anche leventuale inserimentoin larari, come portatori di luce; un elemento a favore diquesta ipotesi potrebbe essere la duplicazione delle lucer-

    ne nella tomba di Nmes, forse appunto poste in origine- come elementi complementari ai lati di un insieme distatuette di divinit: infatti nota la frequenza nei lararidellImpero di strumenti vari per lilluminazione28 e dilucerne plastiche in particolare29, e ledizione di un lara-rio di Aquae Helveticae (Baden, Svizzera) ha messo inluce la possibilit dellassociazione fra bronzetti di cultoe oggetti fallici (come i tintinnabula)30.Le tombe diAenonae di Nmes attestano per le lucernedi cucullatianche un uso funerario, come per le pi co-muni lucerne (ttili e metalliche) non congurate, forsecon una valenza pi forte rispetto ad esse, non limitata

    allofferta di luce al defunto, ma indicante un augurio dirigenerazione per il motivo fallico.Potrebbe inne esser stato possibile, ma non attestato daireperti noti (peraltro quasi tutti privi di dati di contesto), unuso in contesti religiosi pubblici, per culti di divinit in cuilelemento fallico rivestiva particolare importanza31.Due esemplari (Figg. 14-15 e 23), dopo la perdita del co-perchio, furono riadattati per la sospensione con fori incorrispondenza delle tempie e il passaggio di un lo inbronzo. Questa trasformazione, che compare identica inluoghi distanti fra loro e su tipi diversi (barbato e non),potrebbe rispondere ad una necessit pratica: avendo per-

    duto la base cui erano probabilmente saldate in origine, lelucerne forse non stavano in equilibrio per lo scompensocausato dal peso e dalla lunghezza del becco; il tipo direimpiego sembra indicare anche un rafforzamento delsignicato talismanico di questi oggetti, che cos ria-dattati - potevano essere appesi ad un apparato per illu-minazione o altrove, ad esempio sugli usci delle case edei negozi, come supposto per i noti sonagli (tintinnabu-la) congurati itifallici della zona vesuviana32. Tuttaviaanche la lucerna ttile Fig. 26 presenta un foro passante

    27G. LAFAYE, inDAGR, II, 2, pp. 983-987, s.v.fascinum.28Orientativamente KAUFMANN-HEINIMANN2002, p. 107.29FRANKEN2005, p. 124 nota 11.30A. KAUFMANN-HEINIMANN, in DESCHLER-ERBet al.2005, p. 25: statuinadi Gorgone (probabile originale del tardo V-IV sec. a.C.) trasformata inet romana in tintinnabulum con laggiunta di un fallo e di elementi disospensione, rinvenuta con un complesso di bronzi pertinenti ad un larariodomestico, sepolto probabilmente nel 69 d.C.31Ad esempio, nelloperaDe dea Syria, attribuita a Luciano di Samosata,si ricorda (cap. 16) la presenza nel tempio della dea (H.J.W. DRIJVERS, inLIMC, III, pp. 355-358, s.v. Dea Syria) a Hierapolis Bambyce (odiernaMabbug o Manbij in Siria), fra gli altri simboli fallici, di una piccola statuadi bronzo di uomo seduto, con apparato genitale sproporzionato.32BLZQUEZMARTINEZ 1984-1985; Museo Napoli 1994, p. 265; FRANKEN

    2005, p. 127; DE SPAGNOLISCONTICELLO, DECAROLIS1997, p. 9 (vi si notache le due lucerne bilicni con pigmeo itifallico e campanelli provengonoda un termopolio e da una bottega); sui tintinnabulafallici MOSER2006,pp. 64-66.

    nella testa, pur avendo una salda base di appoggio33.In generale, le lucerne in bronzo e ancor di pi, quellegurate34 - sono considerate oggetti di lusso destinati aduna cerchia ristretta di fruitori35. Le riparazioni di difet-ti di fusione, presenti almeno sulle lucerne conservate alBritish Museum (Figg. 16 e 24), gli inserti in altro metallodellesemplare diAenonaFig. 1336e lipotizzata fusione in

    parti separate dellesemplare sul mercato antiquariale (Figg.19-21) attestano cura nella fabbricazione di queste lucerne(nonostante le ridotte dimensioni), mentre i recuperi fun-zionali di Otricoli e Atene documentano un interesse per laconservazione nel tempo di oggetti ritenuti di pregio.La loro connessione con ambiti di livello sociale medio-alto testimoniata anche dalla ricchezza della tomba42 di Nmes, che conteneva un anellino in oro, un bal-samario in bronzo e uno strigile (indizi di adesione aduna cultura rafnata). La scarsit di dati impedisce divericare la sensazione che la tomba di Nmes fosse di unindividuo maschio37giovane38, cosa che darebbe ulteriore

    signicato allinserimento nel corredo delle due lucernecome simboli di rigenerazione.

    IconograaIl personaggio rafgurato in queste lucerne (maturo o gio-vane che sia) indossa la paenula, mantello di lana spes-sa che racchiudeva completamente il corpo, bloccando lebraccia, ed era portato soprattutto in condizioni climati-che sfavorevoli da contadini, schiavi, viaggiatori, pasto-ri, talvolta soldati39; poteva essere aperto frontalmente efermato da lacci (come nellesemplare da Montecchio) ocompletamente chiuso e quindi indossato dallalto facen-

    do passare la testa nellunica apertura40; se fornito di cu-cullus (cappuccio), era usato anche per riparare i bambinidal freddo e dalla pioggia. Questo tipo di mantello (dettoanche bardocucullus), di origine controversa41, venne pro-dotto in particolare in Gallia ma era diffuso ovunque42. Inet tardoantica fu adottato anche dalle classi pi elevate43.

    33Secondo DE SPAGNOLISCONTICELLO, DECAROLIS1997, p. 12, nel rapportofra lucerne bronzee e ttili, le seconde furono quasi costantemente realizza-te a imitazione delle prime e non viceversa.34 GIOVANNINI 2000b, c. 455, con riferimenti: forse a causa di un costomaggiore determinato dalle difcolt di esecuzione.35Orientativamente LARESE1983, p. 116; DE SPAGNOLIS CONTICELLO, DE

    CAROLIS1997, p. 9; LARESE2001, p. 139; FRANKEN2005, p. 124.36Per luso nei prodotti in bronzo, anche lucerne, di inserti in metallo dialtro colore, FRANKEN2010.37Per la presenza del tipico set da palestra, cfr. BOLLA1993, GIOVANNINI2006.38Per linserimento nella tomba di strumenti da gioco; secondoLami de larligion, journal et rvue ecclsiastique, politique et littraire, 147, 1850,p. 454, il defunto sarebbe stato un bambino.39DONNA1955b, pp. 6-13. Non mi stato possibile consultare L. DAMBRO-SIO - Il cucullus. In Rivista Storica dellAntichit, 22-23, 1992-1993, pp.179-237.40DAGR, 4,1, p. 291, s.v.pallium(G. LEROUX).41Dalmatica per Reinach (v. nota seguente), per altri micrasiatica, tracia,illirica, celtica, DONNA1955a, pp. 51-55.42DAGR, 1,2, pp. 1577-1579, s.v. cucullus(S. REINACH).43Per una testimonianza tardoromana dallItalia settentrionale, cfr. le gure

    di probabili retori di una decorazione per carro in bronzo, BOLLA2010, pp.128-129, g. 10; per un uso come travestimento da parte di personaggidi classi elevate, anche in epoca primoimperiale, DONNA1955b, pp. 13-14DONNA1955b, p. 108.

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    Pertanto, mentre in un primo tempo si ritenne che il man-tello con cappuccio fosse un costume tipicamente gallicoe quindi indicativo dellarea di elaborazione dellicono-graa, in seguito per lampia distribuzione nellImperodi cucullati anche diversi da quello in esame si penspiuttosto ad un abbigliamento ormai senza connotazioneetnica44. Donna mise in luce anche la molteplicit dei si-

    gnicati simbolici di questo genere di mantello (di segre-gazione; notturno; funebre; connesso al fallo; protettivo insenso proprio e gurato) e il fatto che le gurine incappuc-ciate dellantichit possano essere allorigine delle tradi-zioni popolari, presenti in molti paesi europei, relative agnomi, folletti, piccoli demoni di vario genere45.Il soggetto rappresentato dalle lucerne in esame ha susci-tato nel tempo interpretazioni diverse: per le gure bar-bate, principalmente Priapo, mimo o attore in costumeteatrale, e genius cucullatus(divinit singola o triplice, ilcui culto diffuso in Britannia, nella regione di Reno eMosella, in Gallia, in Carinzia, in genere imberbe)46; per

    le gure giovanili imberbi, Telesforo, giovane dio assi-stente/glio di Asclepio47, e ancora il genius cucullatus.Lidenticazione con il genius cucullatus48 resa pocoprobabile dalle numerose lucerne bronzee provenientida aree non interessate da questo culto (come Spagna,Africa del nord, penisola italica, Grecia), dalla loro as-senza in Britannia49, dalla notevole quantit di esemplaricon barba (tratto che manca di solito nel genius cuculla-tus) e dalla presenza del fallo (assente nelle rappresenta-zioni sicure del genius).Per le lucerne con barba, in assenza di maschere o di al-tri oggetti propri del teatro, lidenticazione con mimi50

    sembra improbabile, ma anche quella con Priapo nonappare soddisfacente: il dio rafgurato raramente concappuccio chiuso ai lati e appuntito51e in quei pochi casidovrebbe aver assunto in quanto dio della fertilit dellaterra labito tipico dei contadini52. stato anche rilevato53un possibile collegamento icono-graco fra le lucerne in esame (del tipo con barba) e sta-tuine di gure maschili barbate, anchesse vestite dipae-nula(e con calzature ai piedi) ma non itifalliche, in alcunicasi usate come recipienti, con cappuccio/coperchio mo-

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    DONNA1955b, pp. 16-21; MENZEL1966, p. 41, commento al n. 86.45DONNA1955b, pp. 24-36; 154-162.46 Fondamentale su questo tema DONNA 1955b; inoltre GURY 1998, p.1004; D. MARTENS, in LIMC, VIII, pp. 598-599, s.v. Genii cucullati; unutile panorama dei dati disponibili su questa controversa divinit in www.unc.edu/~css/start.html, Genius Cucullatus Exhibition, a cura di C. SIGEL.47Sulla natura sfuggente del dio, ancora validi i contributi di DONNA1955ae 1955b, pp. 38-58; inoltre H. RHFEL, in LIMC, VII, pp. 870-878, s.v.Telesphoros.48Proposta da Heichelheim, ma non accettata da DONNA1955b, p. 110.49Daltra parte, secondo FRANKEN1994, p. 475 n. 84, il criterio geograco,per la distinzione fra Telesforo e i geni cucullati, non accettabile.50La statuina ttile del Rmermuseum di Augst, n. inv. 1967.13728 (STEI-GER1967-1968, g. 17), solitamente citata a sostegno di questa tesi (BOUBEPICCOT1975, p. 159; POZO1997, p. 229), non itifallica ed ha viso forte-mente grottesco.51Due esemplari di provenienza ignota in FRANKEN1994, pp. 440-441 nn.47-48, che sottolinea la rarit delliconograa.52FRANKEN1994, p. 440.53LOESCHCKE1919, p. 346.

    bile (Fig. 27), che von Sacken nel 1871 riut di riferirea Telesforo, notando che le orecchie a punta e i tratti delviso rendevano chiara la loro natura di sileni54, tesi in se-guito accettata55. La scarsa caratterizzazione della testa didiverse delle lucerne qui esaminate56e la qualit della do-cumentazione fotograca non consentono di stabilire consicurezza se vi si possano identicare dei sileni i cui tratti

    del viso furono semplicati rispetto a redazioni di migliorqualit57; solo nelle lucerne da Vindonissa, Atene, e ven-duta allasta a Basel (Figg. 11, 14-15, 20-21), sembra discorgere orecchie sagomate in modo quasi ferino58. Sonoperaltro umane le orecchie della lucerna di Salzburg (Fig.12), in cui i tratti del viso sono indubbiamente silenici (sinoti in particolare il naso camuso)59.Uninterpretazione come grotteschi o gure di gene-re bench con evidente valore protettivo/augurale stata ritenuta semplicistica60. Donna si pronunci inconclusione per una possibile denizione come demonidella fecondit o personicazioni del fallo, accoglien-

    do unipotesi accennata da Loeschcke61. La presenza didue delle lucerne in esame in contesti funerari62, in areegeogracamente distanti (Nmes63eAenona), sembra in-dicare che la gura rappresentata non era correntementepercepita come una vera e propria divinit, dato che ladeposizione in sepolture di statuette divine in bronzo un fenomeno rarissimo nellImpero romano e connesso apeculiari ambiti culturali64.Per le lucerne con gure imberbi, la situazione ugual-mente complessa: in un caso (Fig. 23), il soggetto hatratti chiaramente infantili, in un altro (Fig. 24) la gio-vane et del personaggio sottolineata dalla capsella per

    amuleti al collo, una bulla che veniva dismessa con ilraggiungimento della maturit intorno ai 17 anni, ma lapresenza di frutti della terra lo rende peculiare rispettoalle altre lucerne, anche se illuminante su uno dei signi-cati delliconograa in generale, di promozione dellafecondit della natura65. Forse per le lucerne di cucullati

    54VONSACKEN1871, pp. 68-69, tav. XXXIII,4. Sono attestati anche silenicoperti da mantello e criofori, FILERI1991, p. 85 n. BCors. 68 a, g. a p. 87.55DONNA1955b, pp. 101-106.56Come evidenziato nella descrizione, la testa del cucullatusdi Montec-chio priva di orecchie.57Cfr. ad esempio BARR-SHARRAR1987, p. 45, tav. 15, C 48-49 (busti di si-

    leni in versione schematizzata rispetto a quelle ellenistiche, datati alla metdel II sec. d.C. o pi tardi). In tal caso, le lucerne plastiche qui consideratepotrebbero essere una versione stante e vestita di quelle congurate a sile-no semidisteso o accovacciato in varie pose, itifallico, ad esempio BAILEY1996, p. 15 nn. Q 3570-3572, datate ad et ellenistica e primoimperiale;Bronzes Romania 2003, p. 160 n. 274 (datata fra IV e V sec. d.C.).58Al dettaglio delle orecchie attribuisce importanza DONNA1955b, p. 107,che nega la presenza di orecchie appuntite nelle lucerne di cucullatiitifal-lici.59Come rilevato da HEGER1973, p. 118: mit dem brtigen Gesicht desSilen, des betrunkenen Alten aus dem Gefolge des Dionysos.60DONNA1955a, pp. 37-38, 43, 70-71; DONNA1955b, p. 110.61DONNA1955b, p. 110.62Sulla presenza di lucerne plastiche in contesti funerari, FRANKEN2005, p.124 nota 17, tutte rafguranti teste di soggetto vario.63Per i due esemplari di Nmes, non si pu per essere certi della presenza

    della barba.64ROLLEY1993, p. 373; orientativamente, per la presenza di statuette bron-zee di Venere in tombe in Siria, KAUFMANN-HEINIMANN1977, p. 67.65 DONNA1955a, p. 61.

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    bambini pu essere accettato come correntemente pergli esemplari ttili - il riferimento a Telesforo, nonostantele perplessit di Donna66, considerando che le localitdi ritrovamento note per ttili e bronzi, oltre ad Atene(Anaphe, Alessandria, forse Canosa, Otricoli lungo ilcorso del Tevere), potrebbero aver ricevuto inussi di-retti o mediati dallAttica e che Telesforo era visto come

    portatore di luce67. Invece la gurina da Zugmantel (Fig.22) sembra avere, per quanto consente la lettura dellafotograa, tratti grotteschi, sottolineati dal ventre promi-nente, rientrando quindi in un ambito pi genericamenteapotropaico.Come si visto, diverse sono state le iconograe colle-gate ai cucullatifallici nellambito della piccola bronzi-stica68, delle terrecotte gurate e delle lucerne plastichettili; tra le altre, anche statuette in bronzo maschili ilcui riferimento a Priapo non privo di incertezze - co-stituite da due parti separate: la superiore con mantello ecucullus, in cui si inserisce linferiore (gambe sormontate

    da un fallo)69. stata anche rilevata lafnit con perso-naggi seduti coperti da mantello e itifallici70.Per tutte le lucerne (cucullatus,sileno, vecchio, schiavo,nero) in cui il becco costituito dal fallo del personag-gio rafgurato, stato inne sottolineato in generale il col-legamento attestato da fonti letterarie fra fuoco e fallo,soprattutto nel culto di Vesta e in miti romani relativi anascite71, e fra luce e fallo, entrambi elementi di fecondi-t e di vita72, nellambito di una forte valenza protettiva73,non solo contro ilfascinum in genere, ma anche verso glielementi negativi del buio e della notte, come gli incubi.

    Diffusione e bottegheIl tipo barbato diffuso in quasi tutto lImpero (Africa delnord, Spagna, Francia meridionale, Germania, Svizzera,Austria, Italia, Croazia, Grecia); il tipo imberbe presen-te in Italia centromeridionale e nella zona del limes dellaGermania superior (Zugmantel), in versioni diverse.Se il sottogruppo raccolto attorno allesemplare diMontecchio fosse stato prodotto in una stessa bottega, sitratterebbe di unofcina con ampia capacit di distribu-

    66DONNA1955b, pp. 73-78, sembra orientato ad un interpretazione comeArpocrate, dando particolare valore alla provenienza egiziana di alcune

    gure

    ttili; pur non escludendo un sincretismo fra le due

    gure divine,la notevole presenza di lucerne di cucullatittili in Grecia (v. sopra), at-tualmente interpretate come Telesforo, induce a rivedere le sue posizioni.67H. RHFEL, inLIMC, VII, pp. 877, s.v. Telesphoros. Per la presenza diTelesforo a Roma, orientativamente GIGLIOLI1951.68Cfr. FRANKEN1994, p. 482 nota 10.69FRANKEN1994, pp. 440-441 nn. 47-48, ricorda esemplari da Rivery (con-servato a Amiens, cfr. FOUCART1978, FOUCART1987), conservati a Kopen-hagen e Gerona, cui si pu aggiungere MENZEL1966, p. 41 n. 86, tav. 40,di provenienza ignota, conservato a Trier, giovane imberbe con mantelloe cappuccio.70Ad esempio REINACH, IV, p. 354,5 (in collezione a Montlimar; guraimberbe, forse lucerna); invece lesemplare LEBEL, BOUCHER1975, p. 72n. 115, interpretato come cucullatusseduto (anche da C. ROLLEY, inAutun1987, p. 124 n. 194), molto probabilmente una scimmia.71FRANKEN1996, p. 92 nota 2.72DONNA1955b, pp. 109-110, che ricorda fra laltro i riferimenti allardoreo fuoco amoroso, ancora frequenti nel linguaggio moderno (ad essi si puaccostare ad esempio la celebre canzoneLight myre, The Doors, 1967).73MOSER2006, in particolare p. 66 per le lucerne.

    zione (in Gallia, zona renana, Italia), senza poter precisa-re dove fosse situata.Le lucerne barbate Figg. 12 e 17 (peraltro differenti daquella di Montecchio) sono probabilmente riferibili come si detto - ad una bottega bronzistica operante inRezia fra la ne del II e gli inizi del III secolo, con diffusio-ne dei prodotti in Baviera, Baden-Wrttemberg, Austria,

    Svizzera, no allattuale Bulgaria74, e forse anche nellaVenetia, se si accetta laccostamento alla sua produzionedi un Genius rinvenuto nel Veronese75. Tale centro pro-duttivo, convenzionalmente denominato ofcina retica,sembra aver quindi fabbricato non solo statuette, ma ancheoggetti utilitari, come appunto queste lucerne.Considerando che dalla penisola italica provengonoprobabilmente quattro cucullati (Figg. 1-5, 16, 23, 24),per lesemplare di Montecchio non si pu escludere (maneanche dimostrare) una produzione regionale in sensolato. Botteghe produttrici di lucerne in bronzo sono atte-state in Italia settentrionale: una, rinvenuta a Trento, fab-

    bricava, accanto a oggetti funzionali, lucerne in bronzoplastiche (lunica matrice rimasta rafgura una testa pro-babilmente di sileno) di I-II sec. d.C.76; unaltra, operantenel I sec. d.C., stata localizzata in Italia del nord o nel-le aree limitrofe, con raggio di esportazioni almeno noalla Campania, sulla base delliscrizione su una lucernabronzea bilicne rinvenuta a Ercolano, ma menzionanteuna statio augusta Mediolanensis77.Una produzione dilucerne in bronzo stata ipotizzata anche per il territorioaquileiese78.

    Lucerne plastiche in bronzo in Italia del nord

    La rarit del cucullatusdi Montecchio, che arricchisce ilpanorama della piccola bronzistica del Vicentino79, in cuisono attestate lucerne in bronzo non gurate da PioveneRocchette e Schio80, trova riscontro nella scarsa presenzadi lucerne bronzee plastiche in Italia del nord.Il motivo apotropaico degli organi genitali maschili attestato solo in una lucerna da Ala, congurata a falloanimalizzato (Fig. 28)81; altri soggetti sono:- testa di nero, da Innichen/San Candido (con corona

    di edera, Fig. 29)82, e genericamente dallItalia setten-

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    KAUFMANN-HEINIMANN1998, pp. 21, 23,

    g. 4, 1-2, 8, 10-12, 15, 17-20;SANTROT1996, p. 273, avanza lipotesi che si trattasse non di una sola of-cina, ma di un groupe dateliers.75BOLLA2007, p. 49, g. 5.76BASSIet al. 2002 (nellofcina si producevano anche oggetti molto piusuali, come cerniere di porta).77CUOMODICAPRIO, SANTOROBIANCHI1983, p. 129 nota 5; CONTICELLODESPAGNOLIS, DECAROLIS1988, pp. 71-72 n. 59; lipotesi stata poi messain dubbio, ritenendo la tabella iscritta aggiunta in un secondo tempo allalucerna che ha dato origine alla teoria, DE SPAGNOLISCONTICELLO, DECA-ROLIS1997, p. 13. VALENZAMELE1983, p. 48, nota che iscrizioni di questogenere sono rarissime su lucerne in bronzo.78DIFILIPPOBALESTRAZZI1990, c. 259.79BOLLA2009, pp. 77-79.80Bronzi Padova2000, pp. 190-191 n. 367; CAV, I, p. 124 n. 27.2.81RIGOTTI2007, p. 165, g. 109 e p. 217 nota 420; lungh. cm 14.82WALDEPSENNER1979, p. 108-112 n. 37, da edicio con periodo duso180-410 d.C.; per la lucerna (lungh. cm 10) proposta una datazione al IIsec. d.C. anche su base stratigraca; Innichen/San Candido rientrava in etromana nella provincia delNoricum, BASSIet al.2002, p. 584.

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    Figg. 28-32 - 28.Lucerna da Ala (da RIGOTTI2007, g. 109); 29.Lucerna da Innichen (da WALDEPSENNER1979, n. 37); 30. Lucerna da Ornavasso (daGRAUE1974, tav. 45,5); 31.Lucerna da Parma (da DANDRIA1970, tav. XXXVIII); 32.Lucerna da Veleia (da DANDRIA1970, tav. XXII).

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    Figg. 33-37 - 33.Lucerna da Concordia (da LARESE1983, n. 198); 34.Lucerna da S. Basilio (daMilano capitale 1990, n. 5d.5r); 35.Lucerna da Aquileia(da CUSCITO2002, g. 17); 36.Lucerna da Veleia (da DANDRIA1970, tav. XXII); 37.Lucerna da Aquileia, conservata a Milano (da SAPELLI1986, gg.11-12).

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    trionale83; testa di sileno, testimoniata dalla matrice diTrento, menzionata sopra

    - testa di difcile identicazione (interpretata come for-se di africano), priva di contesto, dalla necropoli di S.Bernardo di Ornavasso, prevalentemente di epoca tar-dorepubblicana (Fig. 30)84

    - piede umano85, da Monselice (provenienza presunta)86,

    Baone loc. Fontana87, Aquileia88, Concordia89e Parma90(con insetto schiacciato sotto la suola, in contesto pro-babilmente di et augustea; Fig. 31)

    - accola o elemento vegetale, a Montorio (dueesemplari)91, Aquileia92, Veleia(Fig. 32, due esemplari,inoltre un braccio di candelabro vegetalizzato con duelucerne a grappolo fuse in un sol getto)93

    - volatile (forse un gallo), da S. Pieretto di Torcello94

    - pollo spennato, da Concordia95(Fig. 33)- colomba, da S. Basilio nel Polesine (Fig. 34, bilicne,

    con elemento vegetale nel becco e ramoscello emer-gente dal corpo, inoltre con chrismninciso, datata al

    IV sec. d.C.)96e da Aquileia (Fig. 35, perduta, anches-sa tardoantica)97

    - rana o rospo, da Veleia(Fig. 36, perduta)98

    - maschera comica (vecchio servo), in due parti, daAquileia (Fig. 37)99

    83Conservata a Berlin, Antikensammlung, Misc. 8457, no alla SecondaGuerra mondiale, notizia di N. Franken. Unaltra lucerna a testa negroide/satiresca, con provenienza dichiarata da Aquileia, pare riferibile alla pro-duzione di Andrea Riccio, Giovannini 2000a, p. 195, g. 1; Giovannini2000b, cc. 448-450, g. 2; Bolla 2002, p. 76.84BIANCHETTI1895, p. 192, n. y 39 (disegno 1099), tav. XV,14; GRAUE1974,p. 244, tav. 45,5; FRANKEN2005, p. 124 nota 17. Lungh. cm 13.85Per considerazioni generali e diffusione, FRANKEN1996, p. 94 n. 99; DESPAGNOLISCONTICELLO, DECAROLIS1997, p. 49; LARESE2001, p. 147. Lipo-tesi di un collegamento delle lucerne a piede umano con il culto di Serapide ritenuta interessante, ma non concordemente accettata.86ZAMPIERI2009, p. 27;Bronzi Padova2000, pp. 189-190 n. 365.87CAV III, f. 64 n. 142.4.88DIFILIPPOBALESTRAZZI1990, nota 45.89 DI FILIPPO BALESTRAZZI 1990, c. 261, nota 115; per la provenienza daConcordia, GIOVANNINI2000b, p. 482 nota 103.90DANDRIA1970, p. 115 n. 181, tav. XXXVIII; lungh. cm 17.91BOLLA1999, p. 235, gg. 78-79.92VALENZAMELE1983, p. 152.93DANDRIA1970, pp. 69-70 nn. 70-72, tav. XXII; lesemplare qui alla Fig.32 lungo cm 15,5.94

    TOMBOLANI1981, p. 105 n. 88.95NSc, 1882, p. 431; CROCEDAVILLA, TOMBOLANI1983, pp. 52-53 n. 54/3;LARESE1983, p. 117 n. 198. Lungh. cm 12,5.96C. MENGOTTI, inAntico Polesine1986, p. 194 n. 45, tav. 7; Milano capi-tale1990, p. 389 n. 5d.5r; XANTHOPOLOU2010, pp. 25, 224 n. LA 15.081(sembra errato il riferimento a contesto ecclesiastico alla p. 25, probabil-mente causato dal nome della localit di rinvenimento, San Basilio). Al-tezza cm 13,2.97CUSCITO2002, p. 399, g. 17.98DANDRIA1970, p. 68 n. 66, tav. XXII; lungh. cm 14,8. Per la rarit delsoggetto, fra le lucerne plastiche in forma di animale, DE SPAGNOLISCON-TICELLO, DECAROLIS1997, pp. 49, 52.99FRANKEN2005, p. 126 n. 5 (lungh. cm 15): appartiene a un gruppo ristret-to di lucerne, di soggetto vario, costituite da due parti nite in s e unitecon sistemi diversi, di funzione non chiara e di cronologia non determi-nabile con certezza (lunica con dati di provenienza, non controllabili,

    quella da Aquileia, scoperta prima del 1812). Da Aquileia proviene ancheuna lucerna ornata da diverse gure, ma con corpo non gurato, DIFILIPPOBALESTRAZZI1990, cc. 252-258 (lesemplare conu nel KunsthistorischesMuseum di Wien, VONSACKEN, KENNER1866, p. 276 n. 267).

    Per Feltre, loc. Farra, menzionato il ritrovamento nel1910 di una lucerna zoomorfa per in ferro -, perduta,la cui datazione allet romana non vericabile100.Le forme meglio attestate sono quelle a accola/elemen-to vegetale e a piede umano calzato, mentre in epoca tar-doantica compaiono le lucerne congurate a colomba101.In Italia del nord, le lucerne plastiche in bronzo sono

    quindi circa una ventina102, decisamente inferiori alle lu-cerne in bronzo non gurate, e paiono maggiormente dif-fuse nellarea orientale. Un analogo squilibrio di distri-buzione stato rilevato per i bronzetti gurati di divinit:se per questi ultimi si era cercata una spiegazione nellapredilezione degli antichi Veneti per luso del bronzonella rafgurazione degli dei103, nella distribuzione del-le lucerne forse da vedere il riesso di una situazioneeconomicamente pi orida, con maggiore accesso allecorrenti commerciali, dellarea veneto-trentina, rispettoalla Transpadana.

    Cucullatinon metallici in Italia settentrionaleLiconograa del cucullatus, per mai itifallico e in gene-re imberbe, presente in Italia del nord anche in materieprime diverse dal bronzo.Da una rapida ricognizione risultano terrecotte gura-te collocate prevalentemente dopo la met del I sec.d.C. - da una tomba di Gropello Cairoli nel Pavese104; daVerona, necropoli della Spian, due esemplari dalle tom-be 245 e 270105; dal Veronese: a Bosco Chiesanuova106e in localit non precisabile (Fig. 38)107; nel Modenese,a Saliceta San Giuliano108. Liconograa a prevalentedestinazione funeraria e in alcuni casi con caratteristi-

    che grottesche - pare dunque particolarmente diffusa nelVeronese, con ben quattro esemplari.Elementi di collana in ambra rafguranti personaggiammantati, non sempre con cucullus, sono attestati adAquileia, senza contesto109; a Brescello, da necropoli,due esemplari senza cappuccio110; a Voghenza, tomba 37,

    100CAVI 1988, p. 84 n. 16.101Per i tipi attestati e le cronologie, XANTHOPOLOU2010, pp. 24-25.102Si tratta per di una ricognizione preliminare. Da ricordare inoltre la pre-senza a Luni di una lucerna osiriforme, Iside 1997, p. 500 n. V.183, datataal III sec. d.C. da GALLO1994, pp. 76-80, tavv. IV-VII.103

    BOLLA2002, p. 96.104 Sembra trattarsi di un adulto, con viso forse dai tratti grotteschi, alt.12,5, contenente una sferetta in terracotta, FORTUNATIZUCCALA1979, p. 68,g. 52, datato agli inizi del I sec. d.C. perch trovato vicino ad una monetadel 23 a.C. (non chiaro per se si trattasse di una singola tomba o di uncontesto disturbato).105Necropoli inedita, materiali presso il Nucleo Operativo di Verona dellaSoprintendenza Archeologica del Veneto; la t. 245 databile in via prelimi-nare alla ne del I sec. d.C.; lesemplare dalla tomba 270 (con moneta del39-41 d.C.) un fanciullo, con il cappuccio abbassato sulle spalle.106Verona, Civico Museo Archeologico, n. inv. 25048, priva di gran partedel corpo, alt. cons. cm 8,3, con lungo oggetto cilindrico sul braccio sini-stro, entrata in Museo nellOttocento con una statuina di Mercurio; entram-be le terrecotte hanno tracce di combustione e forse provenivano da unatomba a cremazione.107Verona, Civico Museo Archeologico, n. inv. 43656, alt. cons. cm. 15,7.108CERCHI1988, p. 136, g. 106, priva della parte inferiore.109CALVI2004.110Aemilia 2000, pp. 247-249, b-c; R. MACELLARI, in Lacrime 2010, pp.155-156, 159 (tomba a cremazione, datata a ne I-met II sec. d.C.).

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    ritenuta di adolescente o bambino, con moneta del 92-96d.C., un vago con coppia di gure ammantate e 5 vaghidi personaggi ammantati di cui almeno uno con cappuc-cio111.Per queste gure, come gi detto non itifalliche, sonostate proposte interpretazioni diverse: per le terrecotte,considerevolmente diffuse in Gallia dalla ne del I al IIIsecolo112, si pensato ad assistenti di sacerdoti simili aicamilli o ad offerenti113, interpretazione non congruen-te per i grotteschi; per le ambre, ad attori comici o aTelesforo, in quanto protettore dei bambini e connessoal sonno, quindi alla morte. Anche in ambiti diversi dalla

    bronzistica queste gure, al di l della funzione protet-tiva, offrono quindi spazio a ulteriori approfondimenti.

    111BERTI1984, pp. 127-129 (la collana era composta da 30 vaghi dambra, disoggetto vario, e due di pasta vitrea), 198, g. 141 (le gure ammantate sonointerpretate come attori comici); F. BERTI, inLacrime2010, pp. 198-199.112Figurines 1993, pp. 20 (Lezoux), 22 n. 5 (Clermont-Ferrand), 36 (Tou-lon-sur-Allier, esemplare seduto), 38 (La Fort), 48 (Saint-Pourain-surBesbre, 17 esemplari), 55 (Boubon-Lancy, pi esemplari), 60 (g. 19,8,Gueugnon), 64 (g. 24b, Autun, consideratoRisus), 68 (Valle de la Sa-ne, 27 esemplari), 89 (g. 30,3, Brive, forse fabbrica). Per la datazionedelliconograa: p. 131 (bambino con cucullusa ne I-inizio II sec.; cu-cullatiin genere nella seconda met del II e III sec., facenti parte anche del

    repertorio di Pistillus, coroplasta localizzato a Autun a ne II-inizi III sec.).113VAQUERIZOGIL2004, pp. 130-132, a proposito dellunica gurina am-mantata rinvenuta in Spagna (a Cordoba), messa a confronto con un esem-plare purtroppo acefalo da Pompei, quindi anteriore al 79 d.C.

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