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Basketcoach.net - N.5-6/2010 - Anno IV www.basketcoach.net 1 LA RIVISTA ON-LINE PER GLI ALLENATORI DI PALLACANESTRO WWW.BASKETCOACH.NET Consultando www.basketcoach.net è possibile trovare materiale che può interessare allenatori e appassionati di basket: tattica, tecnica, fondamentali, situazioni speciali, metodologia, esercizi, sport e diritto. Nell’Angolo delle regole, curiosità e chiarimenti sul regolamento tecnico. Nella se- zione video esercizi e clinic per tutti gli associati. Uno spazio riservato anche alla preparazione fisica e al minibasket con esercizi e risposte dei nostri esperti. Nella pagina risorse per il coach informazioni e materiale utile per affrontare al meglio gli allenamenti. Q uando si parla di riscaldamento motorio, nel basket come in qual- siasi altro ambito sportivo, spesso si pro- cede a caso, o per sentito dire, o per inveterate, e non documentate e prova- te, abitudini. Procediamo dalla definizione: una volta data una definizione, solo allora sarà possibile costruire, adattare, cambiare il riscaldamento. Si parlerà di riscaldamento di basket, quindi di soggetti in età puberale e post puberale, non di bambini di minibasket, per i quali il riscaldamento assume tutt’- altro significato e importanza. Per riscaldamento, dal punto di vista strettamente fisiologico, si intende un aumento progressivo dell’intensità di lavoro, volta ad aumentare la temperatu- ra interna del muscolo e dell’organismo di 2 gradi (da 37° a 39°) (Fox, Astrand, Masterovoi, Israel). Obbiettivi del riscaldamento sono: La prevenzione degli infortuni (soprattutto muscolari !); La preparazione della performance (in allenamento e partita); La ricerca della concentrazione e attenzione ottimali; La progressiva messa in atto delle proprie abilità tecniche specifiche. Il riscaldamento è collocato logicamente all’inizio della curva intensità-tempo rife- rita al principio del carico della COR- RETTA SUCCESSIONE (foto a pagina n. 3). Classicamente si parla di RISCALDA- MENTO ATTIVO, dato dalla contrazione muscolare, e RISCALDAMENTO PAS- SIVO, con aumento della temperatura interna grazie a fonti esterne di calore (massaggi, docce calde, coperte termi- che, abbigliamento, elettrostimolazione). I vantaggi dell’aumento della temperatu- ra interna generale e muscolare si riflet- tono: sulla diminuzione della viscosità muscolare ed articolare (diminuzione di aderenze e rischi di rotture muscolari, diminuzione delle resistenze passive nelle articolazio- ni, e movimenti più fluidi); Miglioramento della conduzione ner- vosa e della velocità degli stimoli nervosi; Aumento della velocità di degrada- zione di ATPE CP (miglioramento della velocità di accorciamento delle fibre muscolari). A livello cardiocircolatorio si ha un volu- me più elevato di sangue immesso in circolo, si aprono vasi sanguigni collate- rali e maggior ossigeno ai tessu- ti ,aumenta la velocità di eliminazione dei prodotti di rifiuto, rapida dissociazione tra ossigeno e emoglobina/mioglobina. I fattori influenzanti il riscaldamento sono ESTERNI: Ambiente; Ora; Giorno; caratteristiche della disciplina moto- ria), Ed INTERNI: Età; grado di allenamento; livello di capacità motivazione: più ci si avvicina agli alti livelli di prestazio- ne, più il riscaldamento dovrebbe avvicinarsi ad una notevole indivi- dualizzazione. Il problema è: quanto deve durare il ri- scaldamento nel basket ? e quali attività motorie devono essere proposte per far sì che il riscaldamento non sia incomple- to, e dia i benefici sopra esposti ? Iniziamo col dire che movimenti di scar- (Continua a pagina 3 →) IL R R R RISCALDAMENTO ISCALDAMENTO ISCALDAMENTO ISCALDAMENTO M M M MOTORIO OTORIO OTORIO OTORIO NEL NEL NEL NEL B B B BASKET ASKET ASKET ASKET DEL DOTT. GUIDO MARCANGELI Num. 5-6/10 SOMMARIO I L RISCALDAMENTO MOTORIO NEL BASKET DEL DOTT. GUIDO MARCANGELI ….1 COSTRUZIONE DI UNA DIFESA AD UOMO NEL SETTORE GIOVANILE DI A. ANILONTI……..4 LA LAVAGNA TASCABILE TAKTIFOL…… …..………......8 STRETCHING: STATICO O DI NAMICO? DI M. SIST…………10 Anno IV Basketcoach.net Basketcoach.net Basketcoach.net Basketcoach.net ALLENAMENTI NAZ. ITA. CADETTI DEL 2001 CON A. BARGNANI DI M. TAMANTINI …………….……13 I DVD DI BASKETCOACH …………..16 PRINCIPI GENERALI DI ATTACCO AD UNA ZONA DI FRONTE PARI DI COACH G. SEVESO ..…….........19 L’ANGOLO DELLA TATTICA ...........26
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Basketcoach.net - N.5-6/2010 - Anno IV

www.basketcoach.net 1

LA R IV ISTA ON- L INE PER GL I ALLENATOR I D I PALLACANESTRO

WWW.BASKETCOACH.NET Consultando www.basketcoach.net è possibile trovare materiale che può interessare allenatori e

appassionati di basket: tattica, tecnica, fondamentali, situazioni speciali, metodologia, esercizi,

sport e diritto. Nell’Angolo delle regole, curiosità e chiarimenti sul regolamento tecnico. Nella se-

zione video esercizi e clinic per tutti gli associati. Uno spazio riservato anche alla preparazione

fisica e al minibasket con esercizi e risposte dei nostri esperti. Nella pagina risorse per il coach

informazioni e materiale utile per affrontare al meglio gli allenamenti.

Q uando si parla di riscaldamento motorio, nel basket come in qual-

siasi altro ambito sportivo, spesso si pro-cede a caso, o per sentito dire, o per inveterate, e non documentate e prova-te, abitudini. Procediamo dalla definizione: una volta data una definizione, solo allora sarà possibile costruire, adattare, cambiare il riscaldamento. Si parlerà di riscaldamento di basket, quindi di soggetti in età puberale e post puberale, non di bambini di minibasket, per i quali il riscaldamento assume tutt’-altro significato e importanza. Per riscaldamento, dal punto di vista strettamente fisiologico, si intende un aumento progressivo dell’intensità di lavoro, volta ad aumentare la temperatu-ra interna del muscolo e dell’organismo di 2 gradi (da 37° a 39°) (Fox, Astrand, Masterovoi, Israel). Obbiettivi del riscaldamento sono: � La prevenzione degli infortuni

(soprattutto muscolari !); � La preparazione della performance

(in allenamento e partita); � La ricerca della concentrazione e

attenzione ottimali; � La progressiva messa in atto delle

proprie abilità tecniche specifiche. Il riscaldamento è collocato logicamente all’inizio della curva intensità-tempo rife-rita al principio del carico della COR-RETTA SUCCESSIONE (foto a pagina n. 3). Classicamente si parla di RISCALDA-MENTO ATTIVO, dato dalla contrazione muscolare, e RISCALDAMENTO PAS-SIVO, con aumento della temperatura interna grazie a fonti esterne di calore (massaggi, docce calde, coperte termi-che, abbigliamento, elettrostimolazione). I vantaggi dell’aumento della temperatu-ra interna generale e muscolare si riflet-tono: � sulla diminuzione della viscosità

mu s c o l a r e e d a r t i c o l a r e (diminuzione di aderenze e rischi di rotture muscolari, diminuzione delle resistenze passive nelle articolazio-ni, e movimenti più fluidi);

� Miglioramento della conduzione ner-vosa e della velocità degli stimoli nervosi;

� Aumento della velocità di degrada-zione di ATPE CP (miglioramento della velocità di accorciamento delle fibre muscolari).

A livello cardiocircolatorio si ha un volu-me più elevato di sangue immesso in circolo, si aprono vasi sanguigni collate-rali e maggior ossigeno ai tessu-ti ,aumenta la velocità di eliminazione dei prodotti di rifiuto, rapida dissociazione tra ossigeno e emoglobina/mioglobina. I fattori influenzanti il riscaldamento sono ESTERNI: � Ambiente; � Ora; � Giorno; � caratteristiche della disciplina moto-

ria), Ed INTERNI: � Età; � grado di allenamento; � livello di capacità motivazione: più ci

si avvicina agli alti livelli di prestazio-ne, più il riscaldamento dovrebbe avvicinarsi ad una notevole indivi-dualizzazione.

Il problema è: quanto deve durare il ri-scaldamento nel basket ? e quali attività motorie devono essere proposte per far sì che il riscaldamento non sia incomple-to, e dia i benefici sopra esposti ? Iniziamo col dire che movimenti di scar-

(Continua a pagina 3 →)

IIIILLLL R R R RISCALDAMENTOISCALDAMENTOISCALDAMENTOISCALDAMENTO M M M MOTORIOOTORIOOTORIOOTORIO NELNELNELNEL B B B BASKETASKETASKETASKET DEL DOTT. GUIDO MARCANGELI

Num. 5-6/10

SOMMARIO

� IL RISCALDAMENTO MOTORIO

NEL BASKET DEL DOTT. GUIDO MARCANGELI….1

� COSTRUZIONE DI UNA DIFESA AD UOMO NEL SETTORE GIOVANILE DI A. ANILONTI……..4

� LA LAVAGNA TASCABILE TAKTIFOL…… …..………......8 �STRETCHING: STATICO O DI NAMICO? DI M. SIST…………10

Anno IV

Basketcoach.netBasketcoach.netBasketcoach.netBasketcoach.net

� ALLENAMENTI NAZ. ITA. CADETTI DEL 2001 CON A. BARGNANI

DI M. TAMANTINI …………….……13 � I DVD DI BASKETCOACH …………..16 � PRINCIPI GENERALI DI ATTACCO AD

UNA ZONA DI FRONTE PARI DI COACH G. SEVESO ..…….........19

� L’ANGOLO DELLA TATTICA ...........26

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Attaccante senza palla

Attaccante con palla

Difensore

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sa intensità non provocano un aumento generale e significativo della temperatu-ra: la corsa lenta produce c on t r a z i o n i dei muscoli degli arti infe-riori poco a-datte ad otte-nere un effet-to vascolariz-zante effica-ce, con ridotte fasi di accor-ciamento e allungamento di quadricipi-te, tricipite surale, ischio crurali (poco sfruttato l’ef-fetto pompa). Movimenti di intensità ele-vata e brevi provocano un innalzamento migliore della temperatura, ma non si arriva alla temperatura desiderata di 39°: questi movimenti rapidi balistici e queste contrazioni violente non permettono un ottimale effetto circolatorio. Gli esercizi di stretching, con i loro stira-menti indotti, provocano tensioni isome-triche con interruzione dell’irrigazione sanguigna: lo stretching in sé non con-corre alla principale funzione del riscal-damento che è l’innalzamento della tem-peratura. Una intensità progressivamente massimale, con un carico medio di 20’, porta alla temperatura voluta di 39°: sono le contrazioni muscolari con un minimo di ampiezza e intensità quelle che fanno funzionare il muscolo come una pompa (movimenti analitici contro resistenza compresa tra 20 e 50 %) (Masterovoi). Quindi un’ipotesi di riscaldamento corret-ta dal punto di vista fisiologico deve inse-rire contrazioni isotoniche a bassa resi-stenza (lavoro muscolare per i distretti più sollecitati : quadricipiti, tricipiti della sura, bicipiti brachiali, tricipiti brachiali, addominali), sollecitazione dei cingoli pelvico e scapolo omerale (sul posto e in movimento), inserimento di esercizi coor-dinativi arti sup./inf. a frequenze progres-sivamente crescenti e corsa a bassa intensità, lavoro finale sull’aumento fun-zionale cardiorespiratorio (corsa progres-

sivamente crescente). Totale circa 20’. Questa ipotesi di lavoro specifico, fonda-mentale in allenamento, con i dovuti ac-

corgimenti temporali dovrebbe essere inserita nel riscaldamento pre-partita. Per quanto riguarda lo specifico del ba-sket , risulta quindi chiara l’importanza di programmare e controllare l’aumento di temperatura soprattutto della muscolatu-ra estensoria degli arti inferiori, in vista di sforzi di tipo esplosivo. Bisogna anche ricordare che la pausa tra il primo e secondo tempo porta ad un

abbassamento della temperatura (i fatali 10’ di riposo) : fisiologicamente e teorica-mente si dovrebbe poter mantenere il

muscolo caldo ( c o n t r a z i o n i , coperte calde, elettrostimolato-re). Purtroppo il ba-sket non tiene conto delle esi-genze dei gioca-tori che non entrano in quin-tetto base, e che dopo circa 8’ – 10’ di partita perdono tutti i benefici del ri-s c a l d ame n t o pre-partita: sport di squadra co-me la pallavolo,i l rugby, il calcio, danno la possi-bilità ai giocatori non impiegati in campo di rima-nere caldi e in movimento.

Bisogna ricordare anche che la posizione seduta è fonte di disturbo per una buona vascolarizzazione di glutei e ischio crura-li, con aumento aggiuntivo di rigidità dei muscoli lombari, e articolazioni non posi-zionate per attività di salto e corsa. Ci sarebbe veramente ancora molto da fare e da studiare!

(Continua da pagina 1)

Guido Marcangeli, Dottore in Medicina, è nato a Milano l’ 11 Maggio del 1958. Medico sportiva, è specialista in agopuntura clinica e medi-cina cinese. Diplomato all’I.S.E.F. della Lom-bardia di Milano nel 1984, è docente naziona-le C.O.N.I. per la biologia dello sport dal 199-2. Attualmente è docente a contratto presso l’Università degli Studi dell’Insubria, nonché Docente responsabile nazione del Settore minibasket-giovanile-scolastico della F.I.P.. In Federazione ricopre vari ruoli, quali docente formatore del C.N.A., medico del Settore Squadre Nazionali maschili e femminili, oltre che a collaborare con alcune società sportive quali la Pallacanestro Cantù (serie A1 ma-schile) e la Pallacanestro Lago Maggiore (serie A dilettanti).

Chi è Guido Marcangeli?

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I n questi ultimi 3 anni sono tornato a lavorare sul settore giovanile e mi sono spesso imbattuto in avversari tatti-camente molto evoluti. La diffusione dei passing game, l’utilizzo di transizioni e di giochi che racchiudono, a livello giovani-le, concetti di 1c1, penetra e scarica, pick & roll e flex offense mi ha portato a mo-dificare il lavoro svolto in ambito difensivo. Infatti se qualche anno fa era sufficiente saper pressare la palla, saper anticipare e avere buona posi-zione sul lato debo-le, ora questi con-cetti, pur rimanendo fondamentali, non sono più sufficienti. I nostri giocatori hanno bisogno di più “armi” per con-trastare attacchi evoluti e complessi. Dovendo costruire una difesa a uomo e pensando di ave-re il giusto tempo (2 – 3 anni sono un concetto corretto di “giusto tempo”) per lavorare su questo argomento è possibile partire dalla basi per poi aggiungere le varie sfumature.

1. posizione difensiva. È importante insegnare fin da giovani ai nostri giocatori la corretta posizione difen-siva: piedi larghi (almeno quanto le spalle), ginocchia piegate, busto eretto (ma inclinato in avanti), peso sugli avampiedi e, soprattutto, l’equi-librio;

2. uso di braccia e mani. Importante

che i nostri giocatori sappiano come usare braccia (avambraccio per es-sere precisi) e mani per mettere

pressione sulla palla; Altri concetti “base” per costruire una buona difesa sono: 1. pressare la palla. Può essere a

tutto campo, a metà campo o dall’ar-co dei 3 punti (dipende dalla caratte-

ristiche fisiche dei vostri giocatori o dal tipo di difesa che volete co-struire), ma il pressare la palla rimane la base di ogni buona difesa individuale; 2. stare sulle linee di passag-gio. Al di la che un giocatore si trovi sul lato forte o lato debole (o a più di un passag-gio di distanza dalla palla) que-sto è un altro concetto che ri-tengo fondamen-tale per una buo-na difesa; 3. m u o v e r s i

con la palla. Altro concetto base. Sia chi difende sulla palla sia chi difende su attaccanti senza palla deve reagire (muoversi!) ogni volta

(Continua a pagina 5)

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che la palla si muove, con passaggi o con palleggi. Una buona difesa è in grado di anticipare i movimenti dell’attacco, muovendosi in anticipo;

Questi sono, secondo me, i fondamentali difensivi che dobbiamo insegnare ai no-stri giocatori. Una volta che questi con-cetti sono ben chiari allora possiamo passare agli step successivi, andando ad affrontare argomenti più complessi. Ci sono però alcune cose che dobbiamo avere chiare noi come allenatori: le re-gole difensive della nostra squadra. Dobbiamo cioè scegliere cosa vogliamo che facciano i nostri giocatori nelle varie situazioni che si presenteranno quando difendono. Per quello che mi riguarda le regole di-fensive sono: 1. pressare la palla in ogni punto del

campo; 2. anticipare (in guardia chiusa) tutti gli

attaccanti che vanno verso la palla; 3. spingere verso le linee laterali; 4. non concedere facili ribaltamenti di

lato all’attacco; 5. lato debole: stare sempre sulla linea

della palla, occupare l’area (per to-gliere lo spazio di penetrazione e lo spazio per passaggi in area su movi-menti di back door degli attaccanti);

6. aiuti: ogni penetrazione va tenuta minimo per 2 palleggi. Gli aiuti arri-vano dal lato debole, quando faccia-mo un aiuto facciamo anche un cambio. Quindi aiuto + cambio, non aiuto + recupero;

7. non prendere mai un tiro in faccia e non concedere una facile passaggio:

obbligare l’attaccante con palla ad usare il palleggio;

Queste sono le regole da osservare nelle varie situazioni difensive che ci si posso-no presentare, ma la regole più impor-tante per avere una buona difesa è que-sta:

COMUNICARE!! Difensori che comunicano, che si aiutano parlando mentre giocano sono la miglior difesa che una squadra può mettere in campo. Di sicuro ogni difesa commette degli errori, molti di questi errori possono venire “nascosti” dalla comunicazione, dalla capacità dei giocatori di parlarsi ed aiutarsi a vicenda in campo. Altro fondamento che ho scelto di appli-care per la difesa a uomo è il seguente: negare agli attaccanti quello che il loro gioco prevede. Anche questa facile regola credo sia di fondamentale impor-tanza per costruire una difesa che sia vincente e che costringa l’attacco a fare scelte diverse da quelle preparate. Pen-sate di dover affrontare una difesa che vi fa fare, ad ogni azione, una scelta diver-sa da quella che avete preparato in alle-namento, che vi nega sempre la prima soluzione del vostro movimento, che vi manda in pratica fuori dal gioco! Una volta definite le regole generali della nostra difesa e verificato che i nostri gio-catori hanno chiaro i fondamentali difen-sivi di base possiamo passare ad analiz-zare varie situazioni offensive e le relati-ve scelte difensive. Parlo di scelte per-ché, ovviamente, su ogni situazione of-fensiva è possibile fare scelte difensive diverse, quello che è importante è che le

scelte che facciamo rispecchino sempre

le regole difensive che abbiamo definito. Le situazioni che andremo ad analizzare dal punto di vista difensivo sono: � pick & roll; � blocco verticale; � blocco diagonale; � blocco cieco; � blocchi flex (blocco sul bloccante).

PICK & ROLLPICK & ROLLPICK & ROLLPICK & ROLL Rifacendomi ad una regola base, cioè pressare sempre la palla, la scelta difen-siva che andremo a fare sui pick & roll è: trap (raddoppio). Questa scelta ci per-mette di passare da una situazione di teorico svantaggio numerico (2 attaccan-ti, il palleggiatore e il bloccante contro il difensore del palleggiatore) che vuole ricreare l’attacco, ad una situazione di vantaggio: 2 difensori sulla palla (difensore del palleggiatore + difensore del bloccante). Regole da applicare: 1. Manteniamo il raddoppio fino a

quando il palleggiatore ha la palla, una volta che questo effettua un passaggio il difensore del bloccante deve correre (altra regola: muoversi con i movimenti della palla) e recu-perare sul primo attaccante rimasto libero;

2. In caso di passaggio del palleggiato-re, non concediamo passaggi sull’al-tro lato del campo (regola: impedire i ribaltamenti) ma preferiamo conce-dere un passaggio sullo stesso lato (siamo 3 difensori contro 4 attaccan-ti);

3. Lasciamo comunque libero l’attac-cante più lontano dalla palla.

Per applicare con successo queste rego-le, la cosa più importante è che i giocato-ri in campo comunichino fra di loro!

BLOCCO VERTICALEBLOCCO VERTICALEBLOCCO VERTICALEBLOCCO VERTICALE Non facendo scelte tattiche di alcun tipo e avendo definito come regola generale quella di non prendere tiri in faccia, trattiamo tutti gli attaccanti senza palla come fossero tiratori. Applichiamo anche un’altra regola: negare all’attacco la soluzione prevista. La scelta difensiva che applichiamo è quindi quella di nega-re il blocco, quindi: 1. Difensore del bloccante che sta sulla

linea della palla, staccato verso la palla (siamo sul lato debole), chiama il blocco (comunicare!!!) e sta pronto ad aiutare in caso di tagli verso la

(Continua da pagina 4)

(Continua a pagina 6 →)

Coach Andrea Anilonti inizia ad allenare nel 1990, a soli 17 anni, presso il G.S.O.

Cerro Maggiore, dove rimane fino al 1997. Dopo un anno a Busto Arsizio, appro-

da da cappo allenatore in serie B Femminile alla

Virtus 96 Rho, dove però rimane solo un anno per-

ché l’anno dopo (2002/03) diventa vice allenatore

in B2 Maschile. Dal 2004 al 2006 torna alla Virtus 96

Rho, dove è allenatore dell’U15 (4° posto alle finali

nazionali) e capo allenatore della B2 Femminile, che

porta, in sole due stagioni, dalla B2 alla B1 con par-

tecipazione, nel 2006, ai play-off per la promozione

in A2. Nel 2007/08 è capo allenatore di Valmadrera,

in B d’eccellenza. Dal 2008/09 è assistente allenato-

re alla Pool Comense (A1 Femminile) e allenatore

del settore giovanile, settore di cui, da quest’anno,

è anche Responsabile Tecnico.

Chi è Coach Anilonti?

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palla; 2. Difensore dell’attaccante che sfrutta

il blocco. Quando si sente chiamare il blocco (importanza della comuni-cazione) si mette faccia a faccia col suo attaccante e sulla sua linea di corsa ipotetica. L’obiettivo è manda-

re l’attaccante verso il centro (dove c’è l’aiuto del difensore del bloccan-te), quindi mandare fuori dal gioco l’attacco (pensate ad una flex con inizio con blocco verticale per esem-pio);

BLOCCHI DIAGONALI E BLOCCHI BLOCCHI DIAGONALI E BLOCCHI BLOCCHI DIAGONALI E BLOCCHI BLOCCHI DIAGONALI E BLOCCHI

CIECHI (UCLA)CIECHI (UCLA)CIECHI (UCLA)CIECHI (UCLA)

Accomuno questi due tipi di blocchi non tanto perché creino vantaggi accumuna-bili per l’attacco quanto perché applichia-mo le stesse regole difensive. La regola difensiva da applicare in queste situazio-ni è: muoversi con la palla. Nella classi-ca situazione di taglio UCLA (con blocco cieco) il difensore della palla deve fare un salto alla palla quando l’attaccante esegue un passaggio e stare quindi d’-anticipo (negare il dai e vai con taglio davanti, quello che l’attacco vuole ese-guire). Il difensore del bloccante non fa bump per non dare possibilità all’attac-cante che blocca di aprirsi e tirare (nessuna tattica, trattiamo tutti i giocatori come tiratori e la regola è: non prendere tiro in faccia), ma si “nasconde” dietro il bloccante e lo anticipa quando questo si apre per ricevere, negando la ricezione e, se questa avviene, negando il cambio di lato. L’eventuale aiuto su un passaggio all’at-taccante che sfrutta il blocco giocando un back-door arriva dall’ultimo difensore del lato debole che deve avere la giusta posizione (sulla linea di passaggio e riempire l’area per impedire penetrazioni o passaggi dentro). In caso di blocchi diagonali (come nel triple post offense) applichiamo le stesse regole: difensore della palla passa sopra il blocco, il difensore del bloccante si nasconde, gli aiuti su passaggi in area

(Continua da pagina 5)

(Continua a pagina 7)

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arrivano dall’ultimo difensore del laro debole.

BLOCCHI FLEX BLOCCHI FLEX BLOCCHI FLEX BLOCCHI FLEX

(BLOCCO SUL BLOCCANTE)(BLOCCO SUL BLOCCANTE)(BLOCCO SUL BLOCCANTE)(BLOCCO SUL BLOCCANTE)

Su questo tipo di blocchi è sufficiente applicare alcune regole viste precedente-mente per rendere del tutto innocuo que-sto movimento (blocco sul bloccante) che si basa su questo concetto: il difen-sore del bloccante fa bump, quindi bloc-chiamo su di lui per dare la possibilità all’attaccante che porta il primo blocco di avere molto spazio per eseguire un facile tiro. Dall’applicazione (con successo, ovvia-mente!) di queste regole: 1. Pressare la palla; 2. Impedire ribaltamenti facili; 3. Muoversi con la palla; riusciamo a neutralizzare il concetto of-fensivo visto precedentemente. Infatti il primo blocco (orizzontale, in genere por-tato in post basso sul lato debole) deve essere affrontato come un blocco diago-nale (passare sopra il blocco). Il difenso-re del primo bloccante non fa bump ma sta “nascosto” dietro l’attaccante (in que-sto modo occupa anche spazio, allun-gando la strada al primo attaccante ed aiutando il proprio compagno in difesa) e lo insegue quando questo cerca di sfrut-tare il secondo blocco (trattiamo tutti co-me tiratori, quindi preferiamo prendere un ricciolo che non un’uscita da un bloc-co con un tiro facile). Il difensore del se-condo bloccante sta staccato (è sul lato debole) e sulla linea di passaggio pronto a: 1. Rubare eventuali passaggi in area;

2. Occupare spazio in caso di curl o tagli in area

Un’ultima regola, che applichiamo in tutte le situazioni difensive in cui ci troviamo di fronte di blocchi è questa: in caso di curl (taglio a ricciolo) facciamo cam-bio.

CONCLUSIONICONCLUSIONICONCLUSIONICONCLUSIONI

Sono consapevole che esistono altri mo-di e altre regole difensive altrettanto effi-caci da applicare per costruire una difesa di squadra vincente. Il concetto che riten-go fondamentale è quello di avere delle regole e di applicarle poi nelle situazioni difensive che ci si presentano! Per finire, sono convinto che la difesa, a differenza dell’attacco dove chi ha talen-to è ovviamente avvantaggiato, può dare soddisfazione a tutti i giocatori. Ogni gio-catore può sentirsi parte importante della squadra perché sa che in difesa può dare il suo apporto e partecipare così alle vittorie di squadra. In diversi anni di esperienza ho constatato che l’attacco non sempre funziona come dovrebbe, che ci sono serate in cui la palla non entra nemmeno un una vasca da bagno, che spesso elementi di cui non abbiamo il controllo (infortuni, situazione falli, etc etc.) possono influire sulla prestazione offensiva della nostra squadra. Per questi motivi ho maturato la convin-zione che è da una buona difesa che nascono le buone stagioni, che una buo-na difesa può sopperire a mancanze tecniche o a quegli elementi esterni su cui un allenatore non ha il controllo. Co-struite una buona difesa, fatta di regole chiare e state certi che avrete sempre

stagioni vincenti, al di la del talento della squadra che allenate. Vi lascio alcune frasi che appendo sem-pre nello spogliatoio della mia squadra, per ricordare ai miei giocatori dei concetti che ritengo importanti: Quando non vi allenate, ci sa-

rà qualcuno che lo starà fa-cendo e quando lo

incontrerete, vincerà

Tutti vogliono vincere, ma non tutti hanno la volontà per

prepararsi a Vincere

Un quintetto composto da cinque giocatori che pensano “squadra” sconfiggerà sem-pre un gruppo di giocatori

tecnicamente e fisicamente superiori che pensano

a se stessi

Una squadra campione batte un gruppo campione

(Continua da pagina 6)

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La lavagna tattica tascabile Taktifol convince l’allenatore

Una situazione tipica: la squadra gioca in trasferta, nello spogliatoio degli ospiti l’allenatore non ha la possibilità di mostrare ai giocatori la tattica di gioco. Si è preferito risparmiare la fatica del trasporto della ingombrante lavagna tattica e, per attaccare i fogli di carta portati con sé, manca naturalmente il nastro adesivo! Ancora una volta uno dei giocatori deve tenere un foglio in mano mentre l’allenatore illustra le sue direttive tattiche! Un gruppo di allenatori inventivi ha risolto questi problemi in modo semplicemente geniale: fogli stampati rappresentanti il campo di basket che hanno la particolarità di aderire dappertutto e si lasciano cancellare con un normale panno asciutto o con le dita! Gli ideatori di tali fogli hanno voluto dare alla loro invenzione un nome originale: “Taktifol”. “II segreto di Taktifol è la sua carica elettrostatica” spiega Jùrgen Zinsmeister, direttore di Taktifol. In effetti, il foglio rimane attaccato dappertutto: alla porta degli spogliatoi, sullo specchio, sulla piastrelle delle docce, su ogni parete, sia all’interno che all’esterno degli spogliatoi. I fogli si possono successivamente staccare senza lasciare alcun residuo e – ogni volta che occorre – riapplicarli di nuovo altrove. Anche nel caso di superfici rivestite non uniformemente non ci sono problemi di sorta, Taktifol rimane attaccato ed offre al coach una libertà inaspettata! Usando poi i pennarelli Taktistick, in dotazione nello Starterkit, si può eliminare quanto scritto sia con un panno asciutto che addirittura semplicemente col dito! Grazie a queste sue caratteristiche, Taktifol si rende impiegabile al pari di una pesante e ingombrante lavagna tattica. Inoltre Taktifol si può trasportare facilmente come un foglio di carta semplicemente nella tasca dei pantaloni, pronto per essere utilizzato dal coach sia in partita che in allenamento! Alla domanda “Quante volte si può usare lo stesso foglio?” Juergen Zinsmeister, direttore di Taktifol, ri-sponde: “Ogni tecnico può decidere per quanto riutilizzare un foglio Taktifol! Non sono le forze d’aderenza che diminuiscono, ma piuttosto dei leggeri residui che restano dopo la cancellazione dello scritto che limitano la possibilità di riutilizzare all’infinito un foglio singolo”. Normalmente un foglio viene usato 3/6 volte prima che il coach lo dichiari inutilizzabile. Ma il prezzo di poco più di 20€ per il rotolo da 25 fogli permette la sostituzione di un foglio con uno nuovo dopo averlo usato per diversi impieghi. Già diverse federazioni sportive europee hanno conosciuto i vantaggi di Taktifol e forniscono sistemati-camente i loro insegnanti di questo nuovo importante strumento didattico. “Conosciamo parecchi casi in cui allenatori di giovani cestisti descrivevano solo marginalmente la tattica di gioco, non avendo ancora a disposizione Taktifol. Con l’uso di Taktifol gli stessi allenatori cominciano a riflettere più profondamente insieme alla squadra sui vantaggi e sugli svantaggi dei vari sistemi di gioco!” spiegano gli ideatori di Ta-ktifol. Ed il vantaggio per il basket sembra davvero evidente! I giocatori si muoveranno in modo più sicuro durante le varie fasi di gioco seguendo i modelli tattici descritti dall’allenatore con Taktifol. Anche i relatori dei clinic di Basketcoach.net si sono mostrati entusiasti di Taktifol: “Durante le nostre lezioni possiamo applicare dappertutto anche più fogli Taktifol e così spiegare mosse complesse ed articolate a tutti i corsisti” dice Marco Tamantini, Tecnico della Federazione Ita-liana Pallacanestro Settore Minibasket e scuola e Coordinatore Tecnico Territoriale.

Info dati su Taktifol � Foglio tattico autoaderente provvisto di stampa del campo di basket � Misure del foglio: 60x80cm � Consegna in rotoli da 25 fogli, facilmente staccabili tramite perforazione � Resta attaccato dappertutto per aderenza grazie alla sua carica elettrostatica � Con l'uso dei relativi pennarelli Taktistick la scritta si toglie a secco

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Preparazione FisicaPreparazione Fisica

COS’É Lo stretching è una pratica di allenamento attraverso la quale si ricerca l’allungamento del tessuto muscolare (muscoli) e di quello connettivo (fasce e tendini) al fine di migliorare la mobilità articolare. I meccanismi fisiologici che regolano l’allungamento muscolare sono legati all’azione di due recettori: i fusi neuromuscolari e gli organi del Golgi. Entrambi sono dei sistemi di difesa dell’organi-smo; infatti, i fusi, che si trovano tra le fibre muscolari, rilevano la lunghezza del muscolo e la velocità di variazione di questa, e agi-scono facendo contrarre un muscolo che improvvisamente si allunga, tentando di proteggerlo da eventuali lesioni. Gli organi del Golgi, che si trovano nella giunzione muscolo-tendinea, sono sensibili al loro stiramento e determinano il rilassamento di un muscolo la cui intensità di contrazione sia percepita come eccessiva.

A COSA SERVE Lo stretching, attraverso l’azione sui tendini e sui muscoli, aiuta a migliorare la mobilità articolare. Ogni articolazione ha un suo raggio di azione ottimale (ROM) e uno degli obiettivi dello stretching deve essere appunto quello di far sì che, qualora ci siano delle retrazioni muscolari o tendinee che limitino il ROM, queste siano ridotte. Con un ROM ottimale, il movimento è più economico ed efficace. L’accorciamento dei muscoli, riducendo il ROM articolare, determina delle variazioni della postura, che potrebbero rendere il movi-mento meno funzionale e determinare l’insorgenza di dolore. Generalmente, i muscoli maggiormente soggetti ad accorciamento, sono il pettorale (rotazione interna della spalla), il quadrato dei lombi (iperlordosi), lo psoas (antiversione del bacino), i flessori del gi-nocchio (retroversione del bacino e piattismo lombare), adduttori (ginocchio valgo), soleo e gastrocnemio (ridotta mobilità della cavi-glia). Attraverso un’analisi posturale s’identificano le retrazioni e si personalizza il programma di stretching.

Lo stretching (di tipo statico) inoltre, usato a fine allenamento, aiuta il muscolo a tornare alla sua naturale lunghezza dopo lo sforzo cui è stato sottoposto, processo che altrimenti richiederebbe almeno 24 ore. Lo stretching (di tipo dinamico o misto) effettuato prima dell’allenamento prepara il muscolo a far fronte alle situazioni di allungamento a cui sarà sottoposto durante l’esecuzione degli esercizi.

Diversi studi evidenziano come non ci sia una correlazione diretta tra l’effettuazione dello stretching e la prevenzione degli infortuni muscolari. L’infortunio muscolare può dipendere da una situazione di sovraccarico funzionale, da uno sbilanciamento tra il livello di forza tra agonisti e antagonisti, ma anche da un eventuale stato di retrazione dei gruppi muscoli, oltre che da fattori esterni. Un mu-scolo retratto, infatti, limita il ROM di un’articolazione e la sua funzionalità ottimale può quindi essere uno dei fattori predisponenti al-l’infortunio; come tale deve pertanto essere tenuto in debita considerazione. Lo stretching è talvolta confuso come mezzo di riscaldamento. Lo stretching serve esclusivamente a produrre un allungamento dei tessuti e non ha alcun effetto “riscaldante” giacché non determina alcun aumento della temperatura muscolare.

COSA FARE Possiamo distinguere tre tipologie di stretching:

� Statico

� Dinamico

� Misto

Lo Stretching Statico Lo stretching statico prevede il mantenimento della posizione di allungamento in forma statica in modo da enfatizzare l’intervento de-gli organi del Golgi che inibiscono la contrazione causata dai fusi neuromuscolari, favorendo il rilassamento. Le metodiche di stretching statico più conosciute sono: - Anderson. Questo metodo prevede per ogni esercizio una prima tensione “facile” di 5-10”, seguita da una tensione di “sviluppo” di 20-30” e un graduale ritorno alla posizione di partenza. - P.N.F. (Facilitazione Propriocettiva Neuromuscolare): si basa sul presupposto che contraendo isometricamente un muscolo che poi sarà allungato s’inibisce l’intervento dei fusi neuromuscolari e si facilita l’intervento degli organi del Golgi, favorendo quindi un miglior allungamento. Per ogni esercizio si prevede: una prima fase di allungamento di 10-20”, una seconda fase di contrazione isometrica di 5-6” eseguita dalla posizione di allungamento, una terza fase di allungamento, dopo un rilassamento di 2-3”, della durata di 10-20”. Il ciclo va ripetuto 2-3 volte continuando dalla posizione di allungamento raggiunta. - Inibizione reciproca: si basa sul rilassamento di un muscolo indotto dalla contrazione isometrica del suo antagonista e successivo allungamento dello stesso. - C.R.A.C.(contrai, rilassa, contrai l’antagonista): consiste nell’applicare il principio dell’inibizione reciproca al metodo P.N.F. con la differenza che la contrazione isometrica non sarà più a carico del muscolo che si vuole allungare ma del suo antagonista. Prevede una fase di allungamento di 10-20”, una fase di contrazione isometrica dell’antagonista di 5-6” effettuata dalla posizione di allunga-mento, ed una terza fase di allungamento, dopo un rilassamento di 2-3”, di circa 10-20”.

Gli esercizi di stretching statico sono prevalentemente esercizi in isolamento muscolare, ma possono riguardare anche intere catene muscolari come ad esempio, nel caso dello Stretching Globale Attivo, metodica che prevede il mantenimento di auto-posture per circa 10-20’..

STRETCHING: STATICO O DINAMICO?STRETCHING: STATICO O DINAMICO?STRETCHING: STATICO O DINAMICO?STRETCHING: STATICO O DINAMICO?

DI MARCO SIST — PREPARATORE FISICO

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Lo Stretching Dinamico Con questo termine s’intende un allungamento ottenuto con movimenti dinamici, ripetuti nel tempo, che vanno a riprodurre i gesti tec-nici dello sport praticato. Lo stretching dinamico può essere ottenuto mediante: movimento con contrazione del muscolo agonista che mette in allungamento il muscolo antagonista (slanci); movimento di un segmento diverso da quello che si vuole allungare e che mette in tensione eccentrica la zona voluta (flessione del busto in avanti che causa allungamento degli ischio-crurali). Questa metodica attiva principalmente i fusi neuromuscolari con conseguente contrazione muscolare di riflesso.

Lo Stretching Misto Lo stretching misto è una forma di allungamento che prevede l’alternanza di fasi di contrazione muscolare con fasi di allungamento statico. Il metodo di stretching misto più diffuso è l’A.I.S. (Active Isolated Stretching). Esso prevede l’isolamento del muscolo da allungare, una contrazione del muscolo antagonista a quello da allungare ed una breve (1,5-2”) fase di allungamento del muscolo target. La sequen-za va ripetuta 8-10 volte per muscolo. È una dei metodi di stretching più diffuso, non solo tra gli atleti d’alto livello, ma anche in ambito fisioterapico. QUANDO FARLO

Prima della partita o allenamento - Stretching Statico: può essere fatto, ma per un periodo limitato di tempo, 5’-7’; va svolto dalla posizione eretta e non di quella sdraiata, per evitare l’insorgere di una predominanza del tono vagale ed un conseguente effetto “addormentante”. Va svolto prevalen-temente sulle grandi catene muscolari più che in isolamento. Molto si è detto rispetto alla diminuzione dei livelli di forza, potenza e velocità, successivi a un lavoro di stretching statico. Tutto ciò è vero nella misura in cui la valutazione di suddetti parametri avviene immediatamente dopo lo stretching. Se viceversa, allo stretching viene fatta seguire una nuova fase di attivazione, specie a carico del SNC (ad es. salti in basso), i suddetti parametri si ristabilizzano; quindi, se il tempo a disposizione prima dell’evento è molto, lo stretching statico non ha alcuna controindicazione. - Stretching misto: può essere utilizzato in alternativa a quello statico o come unica tipologia di allungamento in caso di allenamenti non particolarmente intensi. Durata 5-10’

- Stretching Dinamico: è il tipo di stretching maggiormente utilizzato prima della partita o dell’allenamento ed ha la priorità sulle altre forme. Durata 5-10’.

L’ordine dello stretching prima della partita o dell’allenamento, è quindi il seguente: statico > misto > dinamico. In base alla disponibilità di tempo si sceglie il metodo, tenendo presente che la forma dinamica è quella più importante.

Dopo la partita o allenamento

- Stretching Statico: dopo lo sforzo, l’atleta deve rilassarsi e ripristinare la naturale lunghezza dei muscoli. Si utilizzano esercizi sia in isolamento sia coinvolgendo le catene muscolari (auto-posture e stretching globale attivo), eseguiti prevalentemente da terra. È la forma di stretching maggiormente utilizzata in questa fase dell’allenamento. Si possono utilizzare le varie metodiche alternandole tra loro.

In seduta dedicata È possibile inserire delle sedute dedicate al solo stretching statico o misto in caso di necessità, ossia quando l’atleta presenta delle retrazioni tali da alterare la postura con eventuale insorgenza di dolore. In caso di seduta dedicata allo stretching si possono seguire le indicazioni riportate nella tabella seguente:

Marco Sist P.F. Latina Basket

Laureato in Scienze Motorie, IUSM

Preparatore Fisico, FIP Periodization Planning Specialist, TBI

Certified Strength and Conditioning Specialist, NSCA Personal Trainer, ISS

Metodo Anderson, P.N.F. o A.I.S.

Numero esercizi Da 10 a 12, almeno 1 per settore muscolare

Numero di serie Da 2 a 6 per esercizio

Durata esercizio Da 10 a 60 secondi

Durata della seduta Da 10 a 30 minuti

Frequenza Almeno 3 volte alla settimana

Durata del programma Almeno 4 settimane

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Vi starete sicuramente chiedendo perché riportare degli allenamenti svolti da una squadra nazionale giovanile di ben 10 anni fa. A prescindere dal fatto che, se-condo noi, la pallacanestro e i suoi prin-cipi non tramontano mai, in quel gruppo, allenatori da Renato Pasquali, con il pre-zioso aiuto dei suoi due assistenti, Marco Tamantini e Roberto Nadalini, giocava un allora giovane Andrea Bargnani, ribat-tezzato più tardi “il Mago”. Di seguito riportiamo il programma tecnico degli allenamenti svolti a Treviso e a Viterbo, nel raduno della nazionale, rispettiva-mente a Marzo e a Luglio del 2001.

RIMESSA contro difesa a uomoRIMESSA contro difesa a uomoRIMESSA contro difesa a uomoRIMESSA contro difesa a uomo

Rimessa Contro la difesa a ZonaRimessa Contro la difesa a ZonaRimessa Contro la difesa a ZonaRimessa Contro la difesa a Zona

Allenamento di Viterbo Allenamento di Viterbo Allenamento di Viterbo Allenamento di Viterbo ---- 1 1 1 1 Questo il programma per punti dell’alle-namento: � Riscaldamento per ruoli; � Stretching; � 5 c 0 (schema Testa, vedi diagram-

mi 6 e 7); � 2c1 e 3c2; � 3c1 e 4c3. In particolare in questo allenamento, oltre al lavoro per lo schema 5c0, si è voluto iniziare ad analizzare l’aspetto difensivo dell’aiuto e recupero (diagramma 5).

Allenamento di Viterbo Allenamento di Viterbo Allenamento di Viterbo Allenamento di Viterbo ---- 2 2 2 2 In questo allenamento si è voluto ripro-porre il concetto difensivi dell’aiuto e re-cupero, inserendo anche le letture per

l’attacco, soprattutto sottolineando l’im-portanza del giocatore in post basso. Iniziamo dall’esercizio del diagramma 8, in cui i pivot facevano auto passaggio, arresto ad un tempo, fronteggiavano il canestro, si avvicinavano di potenza in

(Continua a pagina 14)

AAAALLENAMENTILLENAMENTILLENAMENTILLENAMENTI N N N NAZIONALEAZIONALEAZIONALEAZIONALE I I I ITALIANATALIANATALIANATALIANA C C C CADETTIADETTIADETTIADETTI DELDELDELDEL 2001 2001 2001 2001 CONCONCONCON A. B A. B A. B A. BARGNANIARGNANIARGNANIARGNANI

DI MARCO TAMANTINI

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post basso (palleggi di “rinculo”), e da quella posizione alternavano: � Giro interno; � 2 palleggi e giro sul fondo; � Giro interno + finta di tiro + infilata. Poi si è inserito il difensore in post bas-so, andando a giocare in 1c1 (diagramma 9). Esercizio successivo, inserisce le colla-

borazioni tra i post bassi, ove un giocato-re penetra verso il centro, c’è l’aiuto del difensore dell’altro post basso, così che quest’ultimo deve salire per dare una

linea di passaggio (diagramma 10).

Se prima la difesa partiva da una posi-zione “fissa”, con l’esercizio del dia-gramma 11 i difensori devono seguire la posizione del pallone, adattandosi. Chiu-diamo questo esercizio (diagramma 12) dando la palla ad uno dei post bassi, e giocando, con le regole viste in prece-denza. Esercizio successivo (diagramma 13) è un lavoro per la difesa, che deve impara-re a rompere i tagli con il proprio corpo, ma anche per l’attacco, che nonostante il

(Continua da pagina 13)

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body-check deve sempre dare una linea del passaggio al compagno (per cui si apre sul tiro libero).

Gioco d’attacco: AltoGioco d’attacco: AltoGioco d’attacco: AltoGioco d’attacco: Alto

Questo gioco d’attacco prende il nome dalla disposizione 1-4 iniziale. Lo sche-ma di partenza base è quello che si può vedere nel diagramma 14, in cui sono anche presentate le soluzioni iniziali del gioco.

Fin da subito abbiamo varie possibilità: � Palla a 3 che va a concludere; � Palla a 4 dopo che ha bloccato per

3; � Palla e 3 in allontanamento; � Pick-n-Roll con 5. Se, invece di dare la palla subito a 3 co-me da diagramma 14, diamo la palla a 4 (diagramma 15), possiamo giocare la palla dentro per 3, che gioca con il suo uomo e con i compagni, applicando an-che le regole prima vista. Tornando alla situazione iniziale, se la palla è data a 3 in allontanamento, allora

è 4 (diagramma 16) che andrà ad occu-pare la posizione di post-basso, per un

tiro immediato, o per continuare a gioca-re. Possiamo vedere nel diagramma 17 come collabora con 5, o nel diagramma 18 come 3 collabora con 5 in caso la palla non possa essere data a 4 sotto canestro. Infine nel diagramma 19 vediamo come 1 può giocare, fin da subito, in Pick-n-Roll con 5, e come i compagni de-vono liberare gli spazi. In caso non si riesca ad andare subito al tiro dopo quest’ultima situazione, nei diagramma 20 e 21 sono ripropo-ste le situazioni che si possono creare, fino al ribaltamento del lato. Nel prossimo numero troverete la

continuazione di questi allenamenti, e in particolare presenteremo tutta una serie di piccoli giochi / situazioni d’attacco che andavano ad inserirsi nel sistema di gio-co di passing game adottato dall’allora nazionale Italiana Cadetti.

(Continua da pagina 14)

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Nel secondo cofanetto Nel secondo cofanetto Nel secondo cofanetto Nel secondo cofanetto coach Massimo Riga parla di “Progressione didattica dall’1c1 “Progressione didattica dall’1c1 “Progressione didattica dall’1c1 “Progressione didattica dall’1c1 al 3c3 per la categoria under 17 al 3c3 per la categoria under 17 al 3c3 per la categoria under 17 al 3c3 per la categoria under 17 ---- Attacco e difesa”. Attacco e difesa”. Attacco e difesa”. Attacco e difesa”. Più di due ore di esercizi per la costruzione dell’attacco e della difesa validi per tutto il settore giovanile.

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“Costruzione del contropiede”Costruzione del contropiede”Costruzione del contropiede”Costruzione del contropiede” nella categoria under 19. Nel dvd 2 invece si parla di “Pick & roll attacco e dife-Pick & roll attacco e dife-Pick & roll attacco e dife-Pick & roll attacco e dife-sa”sa”sa”sa” sempre per la categoria under 19.

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QUESTI I TITOLI DEI QUATTRO DVD: 1. IL TIRO L’argomento che ha reso famoso in tutto il mondo Coach Barry Brodzinski. “Imparare a tirare significa duro lavoro” è questa la filosofia che il Coach americano ha perseguito e diffuso in tutti i suoi anni di Camp e lezioni private sul tiro ai migliori prospetti d’oltre oceano. Partendo dalla tecnica, passando poi alla presentazione di esercizi individuali e di squadra, questo DVD vi permetterà di cono-scere tutti i segreti che per anni sono stati insegnati nei migliori Camp degli Stati Uniti, primo fra tutti il Five Star Basketball Camp dove Coach Brodzinski è stato per anni il direttore. L’importante, però, è ricordare sempre, come insegna Coach Brodzinski, che non si impara a tirare do-po un allenamento e non si correggono tutti gli errori in un’ora di lavoro: bisogna insistere, lavorare in maniera continuativa, senza mai mollare.

2. ESERCIZI DI TIRO PER GUARDIE, ALI E CENTRI Un DVD articolato in 3 parti, ognuna dedicata ad un ruolo gardie-ali-centri, che analizza le possibili soluzioni di tiro indicate per ogni ruolo. Il tutto spiegato da Barry Brodzinski, coach statunitense e uno dei maggiori esperti di tiro e di fon-damentali del mondo, che analizzerà passo dopo passo tutti gli aspetti che non possono mancare nel-l’insegnamento del tiro in un giocatore per poter essere pericoloso e completo dalla propria posizione di gioco. Un viaggio unico nel suo genere che potrà migliorare il lavoro degli allenatori sulle potenzialità offensive dei propri giocatori

3. COME DIVENTARE DEI GRANDI PALLEGGIATORI Quante volte si sente discu-tere di quanto e come deve essere usato il palleggio? Oggi molti giocatori ne abusano, consumando la superficie della palla sul duro pavimento delle palestre, senza concludere niente. Correggere queste cattive abitudini non vuol dire “smettere di insegnare a palleggiare” ma vuol dire “insegnare a palleggia-re con i giusti modi”. Ed è questo che coach Barry Brodzinkisi si prefigge di fare in questo dvd: dare i giusti strumenti agli allenatori per costruire dei grandi palleggiatori che sappiano usare questo fonda-mentale in modo efficace e tecnicamente perfetto. Come dice coach Brodzinski “Ricordate, che il fon-damentale più importante della pallacanestro è si il passaggio, ma una pallacanestro senza penetrazio-ni, che pallacanestro sarebbe?”

4. L’ARTE DEL PASSAGGIO IN PARTITA Un DVD unico nel suo genere, in quanto è ra-ro vedere un allenatore parlare solamente del passaggio. Ma non viene fatto in maniera “canonica”, ma totalmente innovativa quanto semplice. Si parte dalle basi (il ball-handling) fino ad arrivare a costruire esercizi più complessi che coinvolgono più di tre giocatori sul campo all’interno dello stesso esercizio, senza ovviamente dimenticare di curare la tecnica. Tutto svolto in modo graduale, in progressione, co-me dice lo stesso Coach Brodzinski, perché “volere tutto e subito non serve a niente”.

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Io credo che per poter attaccare una difesa a zona occorra: 1. Conoscere i motivi per cui una

squadra vuole giocare a zona; 2. Conoscere i punti deboli della difesa

a zona; 3. Conoscere i punti forti della difesa

o, più in generale, conoscere la dife-sa a zona;

4. Essere sempre preparati ad attacca-re una zona;

5. Trasmettere ed insegnare i principi di attacco alla zona, poi vengono gli schemi.

Di seguito voglio parlare di questi 5 punti e proporre uno schema, utile con difesa a zona fronte pari che utilizzavo parecchi anni fa (stagione1986/87), ma che ritengo possa essere ancora ripro-posto.

Principi BasePrincipi BasePrincipi BasePrincipi Base Vediamo perché una squadra decide di giocare a zona: 1. Per cambiare il ritmo della partita; 2. Perché non vuole o non riesce più a

correre, come prima; 3. Per proteggere il canestro; 4. Per proteggere qualche giocatore

dai falli; 5. Perché non riesce più a tenere gli

1c1; 6. Perché vuole forzare la squadra

avversari al tiro da fuori; 7. Perché pensa di trovare impreparata

la squadra avversaria, sperando in qualche cattiva scelta offensiva

Cerchiamo di capire quali sono i punti deboli di una difesa a zona: 1. Non avere un uomo su cui difende-

re, ma delle posizioni da presidiare. Tutto ciò implica maggiori difficoltà nel: a. Fare taglia fuori. La difesa a

zona va attaccata anche con il rimbalzo offensivo;

b. Marcare i tagli; c. Difendere sull’uomo con palla,

se questo riceve in una zona tra due difensori

2. Difendere sui tiratori, anche se la difesa a zona spesso viene schiera-ta per obbligare una squadra a tirare dal perimetro;

3. Adeguarsi ai passaggi rapidi, soprat-tutto quelli di ribaltamento che taglia-no la difesa (skip);

4. Sovrannumero (mettere più attac-canti che difensori in un lato del campo);

5. Difesa dal pick-n-Roll (mancano gli aiuti ed è più facile liberarsi per il tiro)

La difesa a zona ha ovviamente dei punti di forza, che devono essere conosciuti. Battere la difesa sui suoi punti di forza, significa “far saltare” la difesa. 1. Mantiene i giocatori più alti a coper-

tura del canestro rendendo più diffi-coltosi: a. I tiri in entrata / penetrazione; b. I tiri da sotto; c. I passaggi dentro;

2. Buon equilibrio difensivo che favori-sce la partenza in contropiede (se prendono il rimbalzo);

3. Tende a rallentare il gioco dell’attac-co e quindi, grazie anche ai 24”, può portare più pressione agli attaccanti che si vedono costretti ad affrettare dei tiri;

4. Protegge i giocatori carichi di falli, anche se ormai è difficile vedere una squadra passare a zona solo per una questione di falli;

5. I difensori possono essere più ag-gressivi sulle linee di passaggio sa-pendo di avere più aiuto dentro.

Essere sempre pronti ad affrontare una difesa a zona, non significa, entrare in campo con l’incubo, come talvolta acca-de per certe squadre giovanili, che gli avversari prima o poi passeranno a zo-na. Molto più semplicemente significa che: 1. Dobbiamo avere concetti semplici

(sottolineo semplici) di attacco alla zona. I concetti base, i fondamentali, sono gli stessi delle difese individua-li. Dobbiamo trasmettere cose facili ai giocatori affinchè possano appli-carle con efficacia.

2. Su questi concetti ci dobbiamo alle-nare in modo da prendere sempre più fiducia su ciò che dobbiamo fare in partita.

3. Dobbiamo far capire ai nostri gioca-tori che gli avversari passano a zo-na / cambiano difesa perché in quel

momento sono in difficoltà e voglio-no reagire provando a metterci in difficoltà mentale (attacco psicologi-co). Noi dobbiamo preparare i gioca-tori anche a questo. Come? Attra-verso la mentalità. La nostra squa-dra deve sapere che potrà essere inferiore nel fisico e nella tecnica, ma mai nel cuore e nella mentalità. E quindi non potranno e non dovran-no mai perdere una sfida su questo piano (anche queste sono qualità allenabili).

Vediamo i principi che vogliamo trasmet-tere (e sui quali ci dobbiamo allenare) per attaccare efficacemente una difesa a zona. 1. La prima cosa, direi vecchia come la

storia della pallacanestro, è che non vogliamo far schierare la difesa. Cerchiamo cioè di giocare il contro-piede, di giocare (ed allenare) situa-zioni di 2c1, 3c2, 4c3, 5c4 e la tran-sizione. La regola dei 24” impone che in ogni momento l’attacco sia pericoloso ed ogni buona situazione di tiro debba essere presa. Questo è il primo concetto che da insegnare per attaccare qualunque tipo di zo-na: non farle neppure schierare. L’attacco deve essere bravo a: a. Leggere la difesa e capire quan-

do si è in reale situazione di sovrannumero;

b. Prendersi buoni tiri e non tiri forzati, perché sono questi ultimi che la difesa vuole che l’attacco faccia.

Ai giocatori dico due cose: a. I contropiedi migliori sono quelli

che nascono da una palla recu-perata o da un rimbalzo dopo un tiro forzato, con l’attacco fuori equilibrio. Tradotto in poche parole: se vogliano fare contro-piede efficace dobbiamo difen-dere forte.

b. Nel contropiede il giocatore con palla deve prendere sempre una direzione chiara (spigolo dell’a-rea dei 3”) e farsi marcare da un difensore. Se non viene marcato va a canestro, altrimenti passa la palla a un compagno avanti,

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che deve trovarsi pronto.

2. Le spaziature. Come nella difesa individuale è importante che gli at-taccanti siano a una distanza tale per cui:

a. Un difensore non possa difende-

re contemporaneamente su due attaccanti;

b. Gli attaccanti possano agevol-mente passarsi la palla (giusta spaziatura), non solo sul perime-tro, ma anche nelle posizioni di post alto e post basso..

3. I giocatori di perimetro dovranno

essere fuori dalla riga dei tre pun-ti, ricevere sempre andando incontro alla palla (passo alla palla), posizio-narsi sempre tra due difensori (obbligare la difesa a fare delle scel-te) e ricevere pronti per tirare. Chi ricevere, prima ancora di avere la palla tra le mani deve sapere quali sono le sue linee di passaggio per-ché, se non tira, vogliamo che passi la palla rapidamente per far muovere la difesa cercando di mandarla fuori ritmo.

4. I giocatori di post, al di là dello

schieramento iniziale, dovrebbero occupare (non in modo statico) la posizione di post alto e di post bas-so. Il post alto, riceve piedi a cane-stro e può: a. giocare alto basso con il post

basso; b. passare la palla (skip è un buon

passaggio); c. Tirare; d. Bloccare le guardia per giocare

pick-n-Roll. 5. Il post basso deve giocare con i

piedi paralleli alla riga di fondo e sotto l’ultima linea difensiva. Se riceve la palla può: a. Passare la palla sul lato debole

(che da quella posizione vede molto bene);

b. Giocare a due con il post alto che taglia;

c. Ripassare la passa fuori sul lato forte;

d. Tirare, dopo giro (frontale o dor-sale a seconda delle situazioni).

6. Il passaggio. E’ una delle armi per

battere la difesa a zona che è co-stretta a muoversi ad ogni passag-gio, se vuole essere efficace. L’at-tacco deve essere molto rapido a girare la palla ed il ricevitore, come

già detto, deve sapere, ancor prima di avere la palla tra le mani, a chi potrà passarla. Mettere fuori giri la difesa è il modo per trovare giocatori con buoni tiri. Utilizzare il passaggio skip (attraverso la difesa) e cercare di mandare dentro la palla. Mai usa-re passaggi schiacciati a terra contro la difesa a zona: troppo lenti, non mettono fuori ritmo la difesa, sono facilmente intercettabili.

7. Il palleggio. I giocatori di perimetro

devono usare il palleggio per pene-trare, tra due difensori, e scaricare la palla ai compagni che avranno tro-vato angolo di passaggio e posizio-ne (tra due difensori). Lo scarico può avvenire sia verso il lato forte che verso il lato debole. In fase di pene-trazione il giocatore di post basso si apre verso l’angolo, se libero. Si penetra per liberare un compagno (creando sovrannumero), non per forzare un tiro da sotto.

8. Il rimbalzo di attacco. Su ogni tiro

l’attacco deve andare sempre a rim-balzo in modo forte,deciso con 3 attaccanti, coprendo tutte le zone dove potrebbe cadere la palla. E’ un aspetto che va curato, organizzato e allenato. Gli altri 2 attaccanti lavo-rando sul rimbalzo lungo, eventual-mente schiaffeggiato dai compagni che sono andati a rimbalzo. Non mandiamo 4 giocatori a rimbalzo perché dalla zona possono nascere facili contropiedi.

Gioco d’attaccoGioco d’attaccoGioco d’attaccoGioco d’attacco Di seguito un gioco di attacco utilizzato contro difese a fronte pari. Si parte da uno schieramento 1-4, che crea sovrannumero e difficoltà di adatta-mento alla difesa fin dall’inizio (diagramma 1).

Nello schieramento iniziale il ruolo dei

giocatori era il seguente: 1. Play maker 2. Guarda 3. Ala piccola 4. Ala grande o centro 5. Centro Abbiamo le seguenti regole, all’interno del movimento: 1. Uno scambio di posizione tra i gioca-

tori 2 e 3, dopo il primo passaggio a 2 o a 3;

2. Sul passaggio skip tra i giocatori in ala i giocatori di post (4 e 5) si scam-biano;

3. Utilizzo del post per il cambio di lato; 4. 1 cerca le corsia di passaggio per

ribaltare velocemente la palla. Partiamo dal primo passaggio sul peri-metro. 1 inizia il gioco passando la palla sul lato del difensore che lo sta marcan-do. (diagramma 2 e 3).

Analizziamo lo sviluppo sul lato desto e quindi con 1 che passa a 2. 2 deve rice-vere già con i piedi rivolti a canestro, in posizione pronta a tirare (chi riceve deve sempre essere un pericolo per la difesa). Quando 2 riceve 5 taglia sul lato della palla, verso il posto basso ed esce, sul

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lato della palla, sotto l’ultima linea della difesa. 3 taglia flash in post alto, 4 si ab-bassa sul lato debole, mentre 1 cerca la corsia di passaggio per ricevere da 2 (diagramma 4).

Se 2 non passa la palla dentro a 5 per un tiro da sotto o a 3 in post alto, situa-zione che analizzeremo in seguito, dovrà ritornare la palla a 1 nel momento in cui 3, arrivato il post alto e non avendo rice-vuto palla, cambia direzione e taglia per andare in angolo. (diagramma 5)

2 dopo aver passato la palla ad 1, taglia diritto dentro, velocemente verso il lato debole, mentre 4 sale per ricevere palla da 1, che non deve MAI fare passaggi paralleli. 1 può anche penetrare per poi scaricare a 4, ma meglio il passaggio diretto di ribaltamento (diagramma 6). Una volta che 4 ha ricevuto la palla da 1, può: � Tirare; � Giocare alto basso con 5; � Passare la palla skip a 3 che nel

frattempo si sarà posizionato tra la prima e seconda linea difensiva (passaggio molto efficace);

� Passare la palla a 2;

� Ritornare la palla ad 1. Da qui in poi i giocatori 2 e 3 non cam-biano più lato e si deve lavorare ancora di più sulla velocità di passaggio, sui cambi di lato e nel mandare la palla den-tro. (diagramma 7). Se la palla arriva a 2 o a 3, 2 e 3 posso-no passarsi la palla skip tra di loro. Vediamo invece cosa succede sul pas-saggio da 4 a 3. Abbiamo detto che 3 deve farsi trovare nella posizione più pericolosa possibile, cioè pronto per tira-re e fra due difensori (prima e seconda linea). Quando 3 riceve può: � Tirare;

� Passare in post basso a 5; � Passare skip a 2. 4, dopo il passaggio, si abbassa sul lato debole (diagramma 8). Se 3 invece di passare skip a 2, passa la palla a 5 in posto basso (piedi paralleli alla riga di fondo), questi può: � Tirare (giro frontale o dorsale a se-

conda delle situazioni); � Passare dentro a 4 che ha tagliato a

canestro; � Guardare il lato debole (2 in questo

caso) per un passaggio skip. I giocatori di perimetro (1,2 o 3) devono farsi trovare appena al di là della riga dei 3 punti, spaziati tra loro e tra due difen-sori. Una volta che la palla esce da 5, ci si ritrova in una delle situazioni già viste (diagramma 9 e 10).

Ritorniamo una attimo al diagramma 4 e vediamo cosa succede se la palla da 2 viene passata a 3 in post alto, nel suo taglio flash 3 può probabilmente essere libero per un tiro se x5 ha seguito 5 nel suo taglio verso il post basso, altrimenti deve guardare il lato debole, dove 4 si sarà aperto (diagramma 11). Come la palla arriva a 4, 2 taglia verso la

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palla e si posiziona in angolo sul lato forte, 3 prende il posto di 2, 5 rimane basso, mentre 1 cerca la corsia di pas-saggio (diagramma 12). Se la palla esce da 4, sia sul lato forte che sul lato debo-le, troviamo situazioni già analizzate in precedenza (diagramma 13 e 14). Ritorniamo allo schieramento iniziale e

vediamo cosa succede se il primo pas-saggio viene fatto ad uno dei post alti (quello del lato del difensore che sta marcando 1). Supponiamo che la palla sia passata a 5, 4 taglia a canestro per ricevere da 5, mentre 1 si porta sul lato debole. Tutti i giocatori di perimetro sono appena fuori dalla riga dei 3 punti e tra due difensori. In qualunque modo la palla esca da 5, ci

troviamo con situazioni di gioco già esa-minate. In questo caso 2 e 3 non cam-biano lato (diagramma 15 e 16). E’ possibile iniziare con un pick & roll, sempre sul lato del difensore che marca il giocatore 1. Supponiamo sempre di svilupparlo sul lato destro con 1 che gioca pick n roll con 5. In questo caso, mentre 5 porta il blocca ad 1, 2 taglia sul lato debole sia per creare un sovrannu-mero, sia per portare via l’aiuto del difen-sore basso della zona, che probabilmen-te tenderà ad abbassarsi per seguire il movimento iniziale di taglio. (diagramma 17). Se 1 non tira, 5 si apre fuori in mez-

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zo alla prima linea difensiva per ricevere da 1. Quando 5 rice-ve la palla deve ribaltarla velo-cemente. Una volta passata la palla a 3, andrà a posizionarsi sul lato debole. 1 lavora sem-pre per la mi-glior corsia di passaggio. Sia che 3 passi a 2 che ritorni la palla ad 1, ta-glierà sul lato debole, ricrean-do situazioni sul campo già a n a l i z z a t e (d i agramma 18). L’importante è essere veloci nel ribaltare la palla e trovarsi in posizio-ne per costringere i difensori devono

fare delle scelte. Per esempio se 3 pas-sa la palla a 2, X4 dovrà decidere se

marcare 2 o 4 (diagramma 19).

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Bisogna sempre leggere la difesa, non solo per posizionarsi tra i giocatori di perimetro, ma anche per tagliare verso canestro. Nella situazione di prima, se X4 andrà a difendere su 2 e X5 decide di prendere in consegna 4, allora 5 dovrà tagliare verso il post alto del lato forte perché probabilmente sarà libero, facen-do entrare la palla nella difesa

(diagramma 20). Un’ultima considerazione va fatta per il rimbalzo in attacco. Abbiamo detto che il rimbalzo difensivo è un tallone d’Achille per le zone, soprattutto per loro il perico-lo viene dal lato debole. L’attacco che abbiamo visto mantiene sempre un gio-catore di post sul lato debole, inoltre pos-siamo formare il triangolo di rimbalzo

offensivo con il giocatore (2 o 3) del lato debole, che dovrà saltare verso il cen-tro dell’area, anche solo per schiaffeggiare la palla verso i due compagni (1 e 3 o 2, a seconda di che è sul lato forte) per il rimbal-zo lungo. Vediamo, nei diagrammi a seguire, ricavati da situa-zioni viste i precedenza, come sviluppare il rimbal-zo offensivo (diagramma 21, 22 e 23).

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ATTACCO IN TRANSIZIONE VALIDO CONTRO TUTTE LE DIFESE

DI E. PETRUCCI - SMIT ROMA CENTRO

(Diag. 1) - 1 passa in ala a 3 e taglia in pivot basso sul lato opposto. Il primo rimorchio, 4, va in post basso sul lato della palla. 3 rimpiazza 1 mentre il secondo rimorchio, 5, comincia a d andare verso il lato lontano dalla palla, verso 1. (Diag. 2) - 3 ribalta su 2 mentre 5 porta un blocco verticale a 1 che riceve da 3. Nel frattempo 3, dopo il passaggio a 2, taglia prima sul blocco di 4 e poi su quello di 5 per uscire in angolo sul lato della palla. (Diag. 3) - 1 ha tre possibilità di passaggio: - a 2 verso l’angolo - a 5 in pivot basso sul lato della palla - a 4 che dopo il blocco a 3 si porta in sulla linea del tiro libero.