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Articoli de Il Sole 24 Ore 2011

Mar 06, 2016

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Articoli del Sole 24 ore del 2011
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de Il Sole 24 Ore.com

3 novembre 2011

Ecco perché cala la spesa degli italiani per l'auto

di Pier Luigi del Viscovo (Direttore Centro Studi Fleet&Mobility)

Il mercato delle auto nuove in Italia si avvia a chiudere il 2011 a un valore di poco superiore ai31 miliardi di euro, al netto degli sconti e dei km0, secondo le elaborazioni del Centro StudiFleet&Mobility, che misura da anni il mercato in valore e non solo in termini di autoimmatricolate (che saranno nel 2011 circa 1.750.000).Si tratta di una cifra inferiore allo scorso anno (33,4 miliardi) e molto al di sotto della media deldecennio 2000-2009, quando, a fronte di 2,3 milioni di immatricolazioni medie annue, la

domanda stava sopra i 41 miliardi di euro.

Una parte di questa flessione è attribuibile senz'altroall'anticipazione di molti acquisti al 2009-2010,grazie agli incentivi, e alla congiuntura difficile che ilPaese sta attraversando dal 2009. In quell'anno ladomanda dei privati (con ancora 1.675.000immatricolazioni) sfiorò i 25 miliardi di euro, pur alnetto del contributo statale (che ovviamente vaescluso dal calcolo), mentre società e noleggiatorisborsarono poco più di 10 miliardi per 495mila

vetture. Oggi i privati proiettano una spesa che non arriva a 20 miliardi, a fronte di circa1.180.000 vetture acquistate, pari a un valore medio per auto di 16.713 euro, mentre le societàe i noleggiatori spenderanno nell'anno quasi 11,5 miliardi di euro per 571mila vetture, pari a unvalore medio di 19.836 euro. È un livello di spesa comprensibile se consideriamo che gli italianivedono ogni giorno il Paese sulla graticola della finanza internazionale, spinto verso sacrificiche – giusti o sbagliati – comunque non porteranno entusiasmo.Tuttavia, non è solo crisi. Sarebbe miope attribuire solo alla congiuntura negativa un livello cheinvece è destinato a stabilizzarsi intorno a 34 miliardi di euro all'anno (ossia 1.900.000immatricolazioni di media). Da un lato, il modello di consumo che emerge da questi anni difficiliè più asciutto e meno indulgente verso le pulsioni di quello a cui eravamo abituati; dall'altro, peracquistare un'auto nuova serve la congiunzione di tre fattori: un prodotto attraente, i soldi perpagarlo e un'auto usata ormai inadeguata.Nel decennio 2000-2009 gli italiani hanno acquistato 23 milioni di auto nuove, per rimpiazzare

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vetture molto inquinanti, poco sicure e non tanto confortevoli. Oggi, l'industria sta sfornandoindubbiamente modelli sempre più belli e invitanti, ma la soglia di accesso al credito si è alzata.Per quanto riguarda poi le auto usate che adesso guidiamo, non sono neanche paragonabili aquelle che avevamo dieci anni fa: quasi tutte dotate di airbag, ABS e aria condizionata,richiedono anche una manutenzione inferiore, con intervalli a 20 e 30.000 km.Dunque, siamo in presenza di una domanda fisiologicamente più contenuta che in passato, cheperò può determinare (e sta determinando) delle patologie nella rete distributiva, imponendouna rivisitazione del modello.In Italia operano circa 1.300 concessionari che gestiscono circa 3.700 mandati, per servire unadomanda composta da privati e società, visto che gli acquisti dei noleggiatori sono negoziatidirettamente dalle Case e lasciano un margine quasi nullo al dealer. In soldoni, 26 miliardi digiro d'affari (che erano più di 30 nel 2009) a fronte di meno di 1,5 milioni di vetture (erano oltre1,9 milioni). Questo gap di 4 miliardi rende difficile la sopravvivenza di tutti, tanto che le Casesono preoccupate e stanno cercando il modo di intervenire.È possibile per la Casa ridurre il numero dei mandati, affidando ai concessionari rimanenti unterritorio più ampio, che spesso significa altre provincie oltre quella sua elettiva. Questasoluzione impone un forte stress alla concessionaria, che è un'attività commerciale la cui forzaviene dal radicamento sul territorio: conosce i clienti e i clienti la conoscono. Andare su mercatinuovi non è agevole né dà risultati immediati.L'alternativa è affidare il mandato a un concessionario che in quel territorio gestisce anchemandati più o meno concorrenti. Questo rende la concessionaria più solida, perché compensa icicli negativi di un modello con quello positivo del concorrente e perché diluisce il poterenegoziale della Casa. È la soluzione meno amata, soprattutto dai brand deboli, che temono dipiù la concorrenza.Probabilmente nessuna Casa adotterà una ricetta unica, ma quella più opportuna caso percaso.

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