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Appunti Del Corso Di Economia Politica Seconda Parte

Mar 02, 2016

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  • 203

    25. Economia dei

    mercati di lavoro

    Le fonti dei differenziali retributivi

    La teoria del mercato del lavoro presentata nella scorsa lezione, riconduce le differenze salariali tra i

    lavoratori allofferta e alla domanda di lavoro, riconducendo a sua volta la domanda di lavoro alla

    sua produttivit marginale: in equilibrio ogni lavoratore pagato in corrispondenza del suo contri-

    buto marginale alla produzione di beni e servizi.

    Esempio. Se due operai specializzati producono luno 6 metri di tessuto allora, e laltro 4 metri

    allora, il primo riceve il 50% in pi.

    La microeconomia pi moderna sinterroga sui molti fattori che condizionano il valore del prodotto

    marginale di un lavoratore: listruzione, il talento, lesperienza sul lavoro, la razza, il sesso, la loca-

    lizzazione e lo status sindacale.

    ?? Una prima differenza nella retribuzione giustificata dai differenziali compensativi: dalla

    diversit nelle caratteristiche non monetarie delle mansioni. Esempio: i lavoratori che fanno

    i turni di notte in fabbrica sono pagati meglio di quelli che fanno i turni di giorno.

    ?? La fonte pi importante dei differenziali retributivi il capitale umano: laccumulazione di

    investimenti sulla persona, in forma di istruzione, formazione ed esperienza professionale.

    Ogni forma di capitale unattivit che: a) risulta da un processo dinvestimento; b) e genera un

    flusso di reddito nel tempo.

    Si guadagna reddito non soltanto investendo in capitale fisico (macchine, stabilimenti, abitazioni),

    ma pure in capitale umano (ossia nellacquisizione di capacit personali per mezzo dellistruzione e

    delladdestramento). Esempio: lo studente rinuncia al reddito che potrebbe conseguire se non stu-

    diasse, per ricevere in futuro un reddito pi elevato. Lo stesso vale per lapprendista.

    CONFRONTO TRA LA RETRIBUZIONE MEDIA DI LAUREATI E NON, IN MILIONI DI LIRE

    Retribuzione media Periodo LAUREATI NON LAUREATI 1980-84 25-30 8-12 1985-89 45-50 15-20 1990-96 Oltre 60 25-30 FORZE DI LAVORO E TITOLO DI STUDIO

  • 204

    1991 1995 1996 POPOLAZIONE dai 15 anni 100,0 100,0 100,0 Fino a licenza elem. 39,9 35,5 33,9 Con licenza media 35,3 33,6 34,0 Con diploma 20,6 25,2 26,1 Con laurea 4,2 5,7 6,0 FORZA DI LAVORO DAI 15 ANNI 100,0 100,0 100,0 Fino a licenza elem. 24,6 18,2 16,6 Con licenza media 40,1 38,0 38,0 Con diploma 28,0 34,1 35,3 Con laurea 7,2 9,7 10,1 IN CERCA DI LAVORO 100,0 100,0 100,0 Fino a licenza elem. 16,6 14,8 14,0 Con licenza media 44,1 41,0 41,0 Con diploma 35,5 37,9 38,6 Con laurea 3,8 6,3 6,4 Forze di lavoro = popolazione in et lavorativa, sia occupata, che in cerca di lavoro.

    Figure 15.2 The costs and benefits of formal education

    S

    U

    AgeL + TL

    Net cost of education

    Consumer satisfaction

    Direct costof education

    0

    Inco

    me

    earn

    ed

  • 205

    Nella figura sopra, si vedono costi e benefici di capitale umano acquisito mediante l'istruzione. Il

    reddito nullo fino all'et L, in cui termina la scuola dell'obbligo. In seguito, la linea U mostra il

    reddito di chi abbandona la scuola all'et L. La linea S mostra il pi complicato flusso di pagamenti

    e redditi percepiti da chi studia per T anni dopo l'et L. Prima i guadagni sono negativi, riflettendo

    gli esborsi netti dovuti alle spese scolastiche. Dedotto il valore del consumo dovuto a stare a scuola

    piuttosto che al lavoro, si ottiene il costo netto di restare a scuola. Aggiunge ad esso il reddito che

    avremmo potuto percepire lavorando dall'et L, si ottiene il costo totale dell'istruzione.

    Il beneficio l'area che rappresenta la differenza tra il reddito guadagnato nel lavoro specializzato

    ottenuto nell'anno L + T (linea S) e il reddito che sarebbe stato percepito entrando nelle forze di la-

    voro all'et L (linea U).

    Consideriamo la scelta di un diplomato: iscriversi allUniversit o trovare un impiego. I costi: a) il

    reddito sacrificato nel periodo universitario ed in quello di recupero; b) le spese scolastiche. I be-

    nefici: i) reddito futuro maggiore; ii) migliore qualit del lavoro ( meglio progettare un edificio che

    dipingerne la facciata); iii) piacere di studiare, incontrare gente nuova e fare la vita dello studente.

    I costi sono un investimento che ricever un interesse sotto forma dei benefici futuri. Quanto pi al-

    to il tasso di rendimento, tanto pi merita di andare allUniversit. Negli anni 1960 il tasso reale era

    negli USA maggiore del 10% (quello delle azioni era del 6%, quello delle obbligazioni del 2%). In

    seguito il tasso sceso, sebbene ancor oggi i laureati guadagnano negli USA mediamente il 65% in

    pi dei diplomati.

    IL TEOREMA DELLA RAGNATELA . Poich listruzione richiede anni, nel frattempo pu cambiare il li-

    vello della domanda. Esempio. Cresce la richiesta di medici. Nel breve periodo aumentano i loro

    redditi. Cresce dunque il numero degli iscritti a Medicina. Ma quando il numero di laureati entra sul

    mercato, deprime le retribuzioni. Ci scoraggia nuove iscrizioni. Cos lofferta futura di laureati si

    riduce, gli stipendi crescono di nuovo, ecc.

    PARADOSSI DEL SISTEMA SCOLASTICO. Un gruppo di 20 studenti sceglie tra laurea lunga e laurea

    breve.

    La breve assicura sempre un beneficio pari ad 1.

    Se i 20 studenti scelgono la lunga:

    ??6 ricevono beneficio di 2

    ??8 ricevono beneficio di 1 Media: beneficio 1

    ??6 ricevono beneficio di 0

  • 206

    Ma la speranza di guadagno (quasi) sempre superiore per chi sceglie la laurea lunga. Esempio:

    se 6 studenti oltre me la scelgono: 6/7 x 2 + 1/7 x 1 = 1,86 di beneficio.

    Solo se gli altri 19 scelgono tutti la lunga, la mia speranza di guadagno 1, cio pari a quella della

    laurea breve.

    Risultato: anche se molti ci perderanno, la laurea breve destinata a fallire.

    IL VALORE CRESCENTE DELLE CAPACIT. In effetti, i ricchi diventano pi ricchi e i poveri pi pove-

    ri. Le differenze retributive tra l' insieme dei qualificati e quello dei non sono aumentate costant e-

    mente negli ultimi ventanni. Ci in quanto la domanda di lavoro pi qualificato cresciuta nel

    tempo rispetto allaltra; lo spostamento della curva di domanda ha provocato un corrispondente

    cambiamento del salario dequilibrio. Il fenomeno deriva: a) dalla liberalizzazione degli scambi in-

    ternazionali (importo beni producibili con manodopera non qualificata a basso costo); b) dal pro-

    gresso tecnologico (occorre conoscere linformatica, ecc.).

    Distinguiamo tra il capitale umano di tipo generale, che incrementa la produttivit del lavoratore

    ovunque, e quello di tipo specifico. Ad esempio, generale quello relativo alladdestramento per

    lutilizzo di computer, mentre specifico quello riguardante lutilizzo di una macchina della Zanus-

    si. Vediamo adesso due problemi derivanti dalla specificit.

    LA PATH-DEPENDENCE. Quando un investimento si immobilizza in una forma, pu diventare via via

    pi costoso smobilizzarlo e cambiargli forma. Dove si pu andare dipende da dove si viene e in al-

    cuni posti non possibile arrivare dal punto in cui si . Ci vale anche per il capitale umano.

    Un esempio famoso: la tastiera QWERTY. Esistono tastiere del 20-40% pi veloci. Quella DHIATEN-

    SOR copre il 70% delle parole inglesi. Perch si standardizzata la tastiera sbagliata? Intorno al

    1870 il brevetto QWERTY fu venduto alla Remington. Lo scopo principale era facilitare, per i com-

    messi, la scritta type writer. Dal 1900 ad oggi il dominio completo. In effetti: 1) ai primi datti-

    lografi sinsegna QWERTY; 2) ci rende conveniente acquistare tastiere QWERTY; 3) ma ci rende

    conveniente, ai nuovi dattilografi, imparare QWERTY.

    uno sviluppo condizionato dai punti di partenza. Il costo di acquisizione delle informazioni (ap-

    prendimento) rende via via cumulativo e irreversibile un punto di partenza pressoch casuale.

    Esempio. Frequento una scuola per imparare a riparare i televisori a valvole, ma la mia capacit di-

    venta obsole ta perch qualcuno inventa i transistors. Guadagner meno rispetto ad altri che hanno la

    mia stessa scolarizzazione ed esperienza. I costi di reversibilit (o di smobilizzazione) delle mie

    competenze, possono rivelarsi proibitivi.

  • 207

    L'ISTERESI. Un fenomeno pu cronicizzarsi nonostante l'eliminazione della causa che lo ha provoca-

    to. Ci accade, per il capitale umano, sia a livello micro che macroeconomico:

    ?? Pi a lungo rimango disoccupato, pi crescono le probabilit che resti tale.

    ?? Un aumento della disoccupazione, dovuto ad un periodo di recessione, pu persistere oltre la fi-

    ne del periodo congiunturale negativo.

    IL CAPITALE INFORMATIVO. Il capitale umano strettamente legato allindividuo, fa parte del baga-

    glio conoscitivo che segue lindividuo nei suoi spostamenti. Limpresa non pu appropriarsi con la

    forza di questa forma di capitale, pi unimpresa utilizza forme avanzate di produzione, che richie-

    dono lavoratori altamente specializzati, pi ne diviene dipendente. Si parla di investimenti specifici,

    che hanno valore solo in particolari contesti produttivi. Per ovviare a questo inconveniente le azien-

    de cercano di immagazzinare la parte di conoscenze professionali specifica al proprio processo pro-

    duttivo, in modo da essere in minima misura dipendenti dalla presenza fisica del lavoratore che le

    possiede. Si crea una nuova forma di capitale, definita capitale informativo, unaccumulazione di

    meccanismi di produzione sotto forma di procedure standardizzate. La routine si compone di un e-

    lenco di norme e istruzioni che guidano lattivit professionale del lavoratore anche se sprovvisto

    di competenza specifica. Procedure e routine si risolvono in insiemi di operazioni messe in atto in

    maniera cronologica e coordinata e sono finalizzate al raggiungimento di un obie ttivo. In questo

    modo il capitale umano diviene intersoggettivamente trasmissibile e si trasforma in capitale infor-

    mativo.

    LA TEORIA DEI SEGNALI. Finora abbiamo considerato la teoria del capitale umano, che assimila

    listruzione ad un investimento, che ha un costo e un rendimento. La teoria dei segnali afferma in-

    vece che la formazione universitaria in s nulla aggiunge alla produttivit del lavoratore, ma sem-

    plicemente mostra, indica, segnala, che egli ha certe capacit (creativit, autodisciplina, versatilit)

    che sono utili per limpresa che lo assume.

    Esempio. Lo studente universitario rispetta gli orari, ha metodo di lavoro, ha motivazione nel cen-

    trare gli obiettivi. Importa poco o nulla se impara greco e latino o economia! Se la societ trovasse

    un modo meno lungo e costoso di selezionare i soggetti, lUniversit verrebbe abolita! Invece, si

    forma una concorrenza basata sui titoli di studio: chi pi capace vuole distinguersi; cos resta a

    scuola pi a lungo

    DIFFERENZIALI DOVUTI ALLA STRUTTURA DEL MERCATO DEL LAVORO

  • 208

    Nella figura sotto, rappresentiamo un monopsonista (= unico compratore) che fronteggia molti offe-

    renti. Qui salari e occupazione sono pi bassi che in concorrenza perfetta, nella quale sarebbero wc

    e qc, dove s'incontrano curve di domanda e offerta. Il monopsonista paga uguale salario a tutti, nel

    punto Em in cui il costo marginale del lavoro pari alla sua produttivit marginale in valore: l as-

    sume qm lavoratori ad un salario pari a wm. Il reddito da lavoro indicato dalle aree pi scure rac-

    chiuse tra qm e wm.

    MCS

    Em

    qm

    D = MRP

    qc

    wc

    wm

    Figure 15.4 A Monopolistic Facing Many Sellers

    Wag

    e ra

    te

    Quantity of labour

    Nella figura sotto, un unico sindacato fronteggia molti datori di lavoro. Esso pu far salire i salari

    oltre il livello di concorrenza perfetta. L'equilibrio concorrenziale in E. Quando il sindacato fissa

    il salario al livello w1, genera una curva di offerta di lavoro perfettamente elastica fino alla quantit

    q2, che indica il numero di quelli che vogliono lavorare al salario w1. La curva di offerta coincide

    con la retta nera che va da w1 ad x e quindi prosegue lungo la curva di offerta O. L'equilibrio si ha

    in E1, con q1 lavoratori impiegati e q2 - q1 che vogliono lavorare al saggio corrente di salario ma

    che non riescono a farlo. Il reddito da lavoro mostrato nell'area ombreggiata.

  • 209

    E0

    D

    S

    E1 x

    q1 q0 q2

    w1

    w0

    Figure 15.5 A Single Union Facing Many Employers

    Wag

    e ra

    te

    Quantity of labour

    Nella figura sotto abbiamo un unico sindacato che fronteggia la Confindustria. Offrendo al monop-

    sonista un salario fisso, il sindacato pu accrescere sia i salari che l'occupazione al di sopra dei li-

    velli monopsonistici. L'equilibrio del monopsonista sarebbe infatti, come sappiamo, con qm lavora-

    tori impiegati ad un salario wm. Se il sindacato entra sul mercato e fissa il suo salario a w, la curva

    di offerta coincide con la retta orizzontale da w a E, e poi sale lungo la retta S. L'equilibrio sar

    pari a E con occupazione pari a q.

    Se il sindacato vuole un salario maggiore di w, deve accettare un livello di occupazione pi basso

    di q. Ad esempio pu fissare un salario pari a wu, generando una curva di offerta che va da wu a x,

    poi sale lungo la curva S. Ci d lo stesso livello d'impiego, qm, di quando il monopsonista domi-

    nava il mercato, ma al salario pi alto wu. A quel salario ci sono q2-qm persone che vorrebbero la-

    vorare ma che non trovano un impiego.

  • 210

    E0

    MRP = D

    S

    MC

    wu

    w0wm

    qm q0q2

    Wag

    e ra

    te

    Quantity of Labour

    Figure 15.6 A Single Union Facing a Single Employer

    x

    Se i salari vengono accresciuti restringendo l'offerta, ogni dato livello di salario pu essere mante-

    nuto senza creare un gruppo di lavoratori che sono disoccupati involontari. Con entrata libera sul

    lavoro, S e D s'intersecano in E con un salario pari a w e un livello d'impiego pari a q. Se

    l'entrata ristretta alla quantit q1, la curva di offerta coincide con la curva S fino a quella quantit

    per poi diventare verticale (la S1). Il mercato concorrenziale raggiunge l'equilibrio in E1, con

    salario w1. Non c' eccesso di offerta. Se invece il salario viene fissato a w1 senza restrizioni

    all'entrata, l'offerta di persone che desiderano lavorare a quel salario, ma che non riescono a trovare

    lavoro, sarebbe stata q2-q1.

  • 211

    E0

    D

    S0

    E1 x

    q1 q0 q2

    w1

    w0

    Figure 15.7 Raising Wages by Restricting Supply

    Wag

    e ra

    te

    Quantity of labour

    S1

    0

    SALARI E RENDITE. Oltre che dallistruzione e dallo addestramento, e oltre che da meccanismi di-

    scriminativi, il reddito pu elevarsi grazie ad un talento o unabilit particolari. Chiamiamo costo

    opportunit lammontare che potrei guadagnare nel mio migliore impiego alternativo. La rendita il

    mio rendimento al di sopra del costo opportunit. Esempio: il grande chirurgo gode di una rendita

    L'ammontare di rendita nell'offerta dei fattori dipende dalla forma della curva di offerta. La figura sopra mostra una curva di domanda con tre distinte curve d'offerta. L'equilibrio ad un prezzo di 600 euro per una quantit di 4000 unit del fattore. Il pagamento totale (2,4 milioni di euro) rap-presentato dall'intera area ombreggiata. Quando la curva di offerta verticale (O), l'intero compen-so rendita economica, poich un minor prezzo non porterebbe alcuna unit del fattore a muoversi verso altri impieghi. Quando si ha O1, nessuna frazione del compenso rendita, in quanto anche una piccola riduzione del prezzo offerto porterebbe tutte le unit del fattore a muoversi verso altri usi. Quando la curva di offerta inclinata positivamente (O2), parte del compenso rendita. A un prezzo di 600, la 4.000 unit del fattore riceve quanto occorre a trattenerlo nell' impiego, mentre pe-r la 2.000 unit, ad esempio, guadagna parecchio di pi. Il totale della rendita l'area pi scura, mentre l'area pi chiara indica ci che deve essere pagato per mantenere 4.000 unit in questo mer-cato.

  • 212

    S0S2

    S1

    600

    400

    400 600

    D

    0

    Quantity

    Figure 14.4 The determination of rent in factor payments

    E

    800

    200

    200

    1000

    Pric

    e [

    ]

    IL FENOMENO DEL CAMPIONE. Un buon carpentiere guadagna pi di un carpentiere mediocre; ma lo

    scarto tra il guadagno dei migliori sportivi o degli uomini di spettacolo di maggiore successo e gli

    altri sportivi o attori, assai pi ampio. Ci dipende da due requisiti di quei mercati:

    ??Ogni consumatore desidera acquistare il bene offerto dal miglior produttore.

    Tutti vogliono vedere lultimo film del miglior comico, mentre non un buon sostituto vedere due

    volte un film di un attore che faccia ridere la met.

    ??Il bene prodotto con una tecnologia che rende possibile al miglior produttore di soddisfare a

    basso costo tutti i consumatori.

    Chiunque pu assistere al film di quel comico, poich le pellicole sono duplicabili. Lattore teatrale

    guadagna invece molto meno.

  • 213

    APPENDICE

    FINANZIAMENTO PUBBLICO E PRIVATO. Dal punto di vista economico, perch lo Stato dovrebbe fi-

    nanziare listruzione?

    ?? Per le grandi esternalit positive.

    Esempio: una societ di analfabeti o di gente che parla solo in (tanti) dialetti.

    ?? Per migliorare luguaglianza delle opportunit o dei punti di partenza.

    ?? Per rimediare allimperfezione del mercato dei capitali.

    Esempio. A chi trarr vantaggio dallistruzione, converrebbe indebitarsi per studiare. Ma, finch lo

    studente minorenne, il contraente del prestito la famiglia. La banca pretende per garanzie reali,

    e ci implica gi una ricchezza, creando un circolo vizioso.

    IL RUOLO ECONOMICO DELLE SCUOLE PRIVATE. In Italia le scuole private hanno un vario grado di e-

    sclusivit. Questa esclusivit non meritocratica. Essa raccoglie piuttosto i figli delle famiglie pi

    facoltose (che spesso non coincidono coi migliori studenti) e vi una correlazione positiva tra pre-

    stigio della scuola e costo dingresso. La giustificazione maggiore dellesclusivit mediante discri-

    minazione dei prezzi, sta nel fatto che in Italia oltre il 50% accede al mercato del lavoro mediante

    canali amicali e reti sociali estese (la forza dei legami deboli): una scuola esclusiva favorisce il

    mantenimento dello status sociale.

    La tesi della forza dei legami deboli. Perch i legami deboli, ossia quelli che comportano contatti poco frequenti nel tempo e che intercorrono con persone socialmente distanti, sono migliori nel job seeking rispetto agli strong ties, che intercorrono con i parenti e gli amici stretti? La risposta rigua r-da il tipo d'informazione che i due legami possono trasmettere. Quelli deboli, per loro natura, con-nettono con persone diverse, che non conoscono i membri del nostro gruppo ristretto e hanno a loro volta contatti con persone che ci sono sconosciute. Al contrario, i legami forti sono tipici dei piccoli gruppi i cui membri si conoscono tutti tra loro, sono in posizione sociale analoga e hanno la stessa occupazione. Le informazioni che questi ultimi possono trasmettere, pertanto, spesso sono prevent i-vamente conosciute da tutti i membri (e dunque scarsamente utili) e per di pi possono mettere i membri stessi in concorrenza l'uno contro l'altro, quando riguardano opportunit che interessano molti. LA PROPOSTA DEI BUONI-SCUOLA . Ogni studente riceverebbe un buono, da spendere per qualunque

    istituto, pubblico o privato. Ma: a) le scuole private potrebbero chiedere rette supplementari, restan-

    do esclusive; b) le scuole competerebbero (in tutti i modi) per accaparrarsi gli studenti.

    COME RIPARTIRE LE RISORSE PUBBLICHE PER LISTRUZIONE? Nella produzione distruzione vi un

    trade-off tra equit ed efficienza. Pi ne offro a chi svantaggiato o meno capace, meno cresce il

    prodotto nazionale netto. Listruzione dei meno dotati genera un rendimento marginale inferiore.

  • 214

    Eguaglianza . Istruzione compensativa

    (produttivit individuali rese uguali)

    . Spesa uguale per tutti

    . Prodotto massimo

    Efficienza (Prodotto nazionale)

  • 215

    26. Economia dei

    mercati di lavoro

    Modelli di discriminazione

    In Italia nel 1998 solo poco pi del 40% delle donne si offre sul mercato del lavoro, contro oltre il

    70% degli uomini. Le donne vengono inoltre remunerate il 30% in meno. In altri Paesi OCSE va

    anche peggio:

    ITALIA FRANCIA GERMANIA U.K. U.S.A. 30-44 anni Donne 70 74 62 47 60 Uomini 100 100 100 100 100 55-64 anni Donne 56 63 49 47 50 Uomini 100 100 100 100 100 Si ha discriminazione quando i membri di un gruppo hanno opportunit differenti a causa di caratte-

    ristiche personali che prescindono dalle loro capacit.

    O2 O1

    w3 O1 O2

    w1 w1

    w2

    D D

    Numero lavoratori Numero lavoratori

    Settore A (discriminante) Settore B (discriminato)

    Tutti i lavoratori hanno le stesse qualifiche. I lavori in A e in B appaiono loro ugualmente attraenti.

    Senza discriminazione, il tasso salariale sarebbe lo stesso w1 in entrambi i settori. Se le imprese del

    settore A discriminano le donne, queste cercheranno lavoro nel settore non discriminante B. L'in-

    cremento dell'offerta di lavoro in B riduce il salario a w2, mentre la ridotta offerta in A fa crescere il

    salario a w3. Abbiamo un differenziale salariale sessuale pari a w3 - w2. Esso temporaneo, su un

    libero mercato, in quanto gli uomini lasciano B per cercare lavoro nel pi remunerativo A. Alla fine

    A e B offriranno di nuovo lo stesso salario, sebbene si modificher in modo permanente la compo-

    sizione del lavoro in ogni settore (solo uomini in A, entrambi i sessi in B).

  • 216

    Neri e bianchi sono due gruppi di pari numerosit e composti dalla stessa proporzione di lavoratori

    qualificati e non. Abbiamo due impieghi: E (elitario) richiede soggetti qualificati; NE (non-elitario)

    chiede soggetti non qualificati. Se w uguale nei due settori, gli imprenditori di NE scelgono i lavo-

    ratori qualificati.

    O'e

    De

    Oe

    w1 E1 Do Oo

    wo Eo

    wo Eo

    w2 E1

    q1 q0 qo q2

    Mercato elitario E Mercato non elitario NE

    Senza discriminazione, wo in E supera w0 in NE poich gli impieghi in E attirano i lavoratori quali-

    ficati (sia neri che bianchi). Essendo distribuite uniformemente le qualifiche, ogni mercato impiega

    met neri e met bianchi.

    Con la discriminazione, gli impieghi E sono aperti solo ai bianchi. Si riduce cos del 50% l'offerta di

    candidati per i lavori E, poich questi devono essere sia bianchi, sia qualificati. La curva di offerta

    si sposta in O'e e il salario guadagnato dai lavoratori rimanenti, tutti bianchi, aumenta a w1.

    D'altra parte i neri licenziati in E cercano lavoro in NE, facendo crescere del 50% l'offerta di lavoro

    (fino a O'o). Ci spinge il salario verso il basso fino a w2. Dato che tutti i neri sono in NE, essi

    hanno un salario medio pi basso di quello dei bianchi.

    Se la discriminazione dura a lungo, ai neri non conviene conseguire una qualificazione, essendo co-

    stretti a restare in NE. Ci finisce per rendere "razionale" la discriminazione: i lavoratori adatti a E

    sono soltanto bianchi!

    Ecco il circolo vizioso della discriminazione:

  • 217

    E se i pregiudizi sono espressi dai lavoratori? Se gli addetti alle linee di montaggio non apprezzano

    la supervisione di una donna, avremmo minore produttivit e maggiori conflitti. L'impresa che non

    discrimina starebbe peggio e, dunque, sarebbe economicamente razionale farlo.

    Lo stesso succede se sono i clienti a nutrire pregiudizi: perch nessun venditore di automobili

    donna? Perch i clienti ritengono le donne poco esperte di motori e sono disposti a pagare di pi per

    l'esclus ione dei venditori donna qualificati.

    ALCUNE SPIEGAZIONI DEL FENOMENO

    Una prima spiegazione la discriminazione statistica: alcuni individui vengono esclusi sulla base

    della probabilit statistica di comportamento del loro gruppo, e non per delle caratteristiche perso-

    nali. I pregiudizi non c'entrano nulla. Basta che: a) esista una differenza nella qualit media dei due

    gruppi; b) e che una valutazione della qualit individuale sia abbastanza costosa. Ad esempio, se v'

    una probabilit doppia (rispetto agli uomini) che assumendo donne giovani e sposate, queste si as-

    sentino a lungo nei successivi cinque anni (per fare figli), conviene assumere uomini.

    Discrimina-zione sul la-voro attuale

    Salario infe-riore

    Discrimina-zione prece-dente al mer-cato

    Minor inve-stimento in capitale uma-no

    Disoccupa-zione

    Livello di abilit infe -riore

    Meno espe-rienza lavora-tiva

  • 218

    Pu un membro del gruppo discriminato chiedere un maggior salario, una volta che la sua alta qua-

    lit individuale si sia rivelata? No, perch la sua minaccia di cambiare lavoro non credibile: ver-

    rebbe assunto da un altro padrone tipico, il quale gli offrirebbe nuovamente solo il suo rendimento

    atteso. Si afferma dunque in sequenza invertita il "circolo vizioso" visto sopra: i membri del grup-

    po-donne (o neri) sono meno qualificati, e perci sono pagati meno; ma non hanno interesse a quali-

    ficarsi, dato che tanto vengono pagati meno

    La discriminazione pu anche essere una norma sociale. Se l'informazione incompleta e asimme-

    trica, un'impresa osserva il comportamento di altre imprese senza conoscerne le motivazioni. Essa

    verifica che altre imprese discriminano. Non sa se ci avviene per il minor rendimento dei soggetti

    discriminati o per pregiudizi. Essa pu considerare meno rischioso non deviare dalla norma: si "fi-

    da" della razionalit delle scelte altrui, anzich selezionare un maggior numero di candidati ai propri

    impieghi per controllare la correttezza della discriminazione. Se inoltre l'impresa opera in un am-

    biente istituzionale in cui la discriminazione una norma assodata, deviare da essa potrebbe com-

    portare un costo in termini di perdita di reputazione.

    La discriminazione pu anche proporsi di accrescere il potere contrattuale nella negoziazione con i

    lavoratori. Essa, introducendo la contrapposizione tra segmenti "forti" e "deboli"della forza-lavoro,

    applica la logica del divide et impera.

    La discriminazione (sessuale) pu essere accettata dalle famiglie finch permane il patriarcato. Se-

    condo questa ideologia, la donna ha attitudini e talenti diversi dagli uomini: anzitutto moglie e

    madre. Svolge dunque un maggior carico di lavoro domestico. Se l'offerta di lavoro dei membri del-

    la famiglia ha l'obiettivo di un livello di reddito proporzionato al gruppo socioeconomico di appar-

    tenenza (target familiare), la donna che lavora anche fuori casa riceve una retribuzione considerata

    complementare ed aggiuntiva rispetto a quella, primaria, del capofamiglia uomo, e sar portata ad

    accettare anche salari inferiori per lo stesso livello di qualificazione.

    Infine, la discriminazione pu corrispondere a una differenza di costi a parit di produttivit margi-

    nale. Distinguiamo tra gli insider (i lavoratori gi assunti nell'impresa) e gli outsider (quelli che vor-

    rebbero entrare). I due gruppi hanno, per ipotesi, uguale produttivit marginale. Tuttavia gli insider

    hanno un potere contrattuale: se l'impresa decide di sostituirli, deve affrontare i costi di turnover.

    Sia we il salario di un outsider; wi quello di un insider, mentre H' sono i costi marginali di selezio-

    ne-assunzione e formazione ed F' quelli di licenziamento.

    Abbiamo: we = wi = we + H' + F'

  • 219

    w, PM

    wi

    we

    E

    Costi di turnover PM

    O L* L = Li + Le

    Nella figura, la retta PM indica il valore della produttivit marginale sia degli insider sia degli outsider. Ad essa occorre sottrarre i costi marginali di H' e addizionare i costi marginali di F': il trat-to totale (in grassetto) segnala i costi di turnover. Gli outsider si offrono al loro "salario di riserva" we. Gli insider sono presenti nell'impresa in quan-tit L* con un salario wi. Nessun outsider sar assunto: il suo costo we supera infatti la produttivit marginale (misurata dalla retta PM) al netto dei costi di turnover: il segmento OE. Gli outsider restano disoccupati pur essendo disposti, con uguale produttivit marginale, a lavorare

    a un salario minore di quello degli insider. Questo fenomeno pu essere una forma di discrimina-

    zione se sono gli insider a controllare (almeno in parte) i costi di turnover: non cooperano coi neo-

    assunti (accrescendo i costi di formazione), contrattano le condizioni di uscita (accrescendo i costi

    di licenziamento), eccetera.

    Chiudiamo con un modello di Akerlof che rovescia l'impostazione precedente. Abbiamo, sul merca-

    to del lavoro, lavoratori ad alto rend imento e lavoratori meno produttivi. Al momento dell'assunzio-

    ne, l'impresa non pu riconoscere il tipo di lavoratore. Dopo l'assunzione pu osservare le produtti-

    vit individuali, distinguendo i migliori dai peggiori. Ma non ha convenienza a licenziare i peggiori.

    Si suppone infatti che il gruppo dei lavoratori sia solidale al proprio interno e condivida degli stan-

    dard d'impegno uguali per tutti e considerati equi. Questi standard non sono estremi, e possono es-

    sere appena raggiunti anche dai lavoratori meno produttivi. Se l'impresa, osservando che alcuni la-

    vorano pi di altri, provasse a imporre standard d'impegno pi gravosi, subirebbe l'abbandono o la

    protesta anche da parte dei migliori. Qui dunque un gruppo giudica equa una retribuzione rispetto a

    un certo impegno. Alcuni membri del gruppo, i migliori, "regalano" all'impresa un loro surplus di

    produttivit (che non viene pagato di pi), in cambio del mantenimento del clima di collaborazione:

    essi aiutano i compagni pi deboli a restare insider.

  • 220

    27. Economia dei

    mercati di lavoro

    La distribuzione del reddito e della povert

    Come definire e misurare la disuguaglianza e la povert?

    Che cosa deve intendersi per equa (o giusta) distribuzione del reddito?

    Perch i redditi differiscono?

    Questi sono i tre princ ipali quesiti che ora discuteremo.

    1) DISTINGUIAMO ANZITUTTO TRA DISUGUAGLIANZA E POVERT.

    Esempio: stabiliamo che povera la percentuale di popolazione che dispone di un reddito inferiore

    a un valore assoluto, denominato soglia di povert, che in Italia di lire 1.200.000 circa per una fa-

    miglia di due persone. Sarebbe per possibile che il reddito di ciascuna famiglia sia superiore a

    quella soglia, ma che la maggior parte delle famiglie abbia esattamente 1.201.000 lire e il 10% ab-

    bia un reddito 20 volte superiore: questa sarebbe una situazione di grave disuguaglianza.

    2) DISTINGUIAMO TRA POVERT ASSOLUTA E POVERT RELATIVA.

    Una definizione alternativa di povert riconosce che la qualit della vita dipende non solo da ele-

    menti che consentono la sopravvivenza, quali una nutrizione adeguata, una casa e cure mediche, ma

    anche dal non dover subire le privazioni che derivano da una posizione di reddito relativo troppo

    basso nella societ. La povert relativa stata in pratica definita come la met del livello di reddito

    di una famiglia mediana.

    3) DISTINGUIAMO TRA UGUAGLIANZA E EQUIT.

    Uguale significa "della stessa grandezza"; non necessariamente sinonimo di "equo" e "giusto".

    La curva di Lorenz uno strumento che ci dice quanto sono uguali i redditi personali. Sull'asse ve r-

    ticale viene posta la percentuale di reddito conseguito e sull'asse orizzontale la percentuale di popo-

    lazione che percepisce redditi. Se la distribuzione eguale, il 30% della popolazione guadagner il

    30% del reddito e cos la curva diviene una retta con inclinazione a 45. Se il reddito ripartito ine-

    gualmente, il 30% della popolazione potrebbe guadagnare il 10% del reddito; in quest'ultimo caso la

    curva giacer al di sotto della retta a 45. Pi bassa la sua posizione, maggiore sar la disugua-

    glianza della distribuzione.

  • 221

    0%

    20%

    60%

    100%

    0% 50% 100%

    % cumul. percettori

    % c

    umul

    . red

    dit

    i CURVA DI LORENZ

    Piuttosto, il problema dell'equit di stabilire quale dovrebbe essere la distribuzione dei redditi. Al-

    cuni ritengono che l'equit coincida con l'eguaglianza, che sia cio giusto che tutti percepiscano lo

    stesso reddito. Altri invece pensano che chi, ad esempio, lavora con pi zelo o pi efficientemente,

    debba essere pagato di pi.

    4) DISTINGUIAMO TRA EQUIT ORIZZONTALE E VERTICALE

    Aristotele osserva che gli eguali vanno trattati in modo eguale (se hanno caratteristiche identiche, a

    eccezione del colore degli occhi, dovrebbero ad esempio pagare le stesse imposte), mentre i diversi

    vanno trattati in modo diverso (se alcuni sono in condizione di sopportare ad esempio oneri fiscali

    maggiori, dovrebbero subirli). La prima l'equit orizzontale; l'altra quella verticale.

    Gi il primo criterio appare problematico (rispetto a cosa siamo eguali?). Il secondo incontra diffi-

    colt ancora pi gravi: a quanto deve ammontare la diversit, e come valutarla, oggetto di grandi

    divergenze fra studiosi e governi, come indicato, fra l'altro, dalle diverse scale di progressivit adot-

    tate dalle imposte sul reddito.

    5) NON DISTINGUIAMO TRA EQUO E GIUSTO

    Il concetto di equit si sovrappone in parte a quello di giustizia. La differenza sottile: una moneta

    non truccata "equa" ma non "giusta". Si garantisce a un imputato un equo processo quando gli

    viene concessa una difesa legale appropriata, ecc., ma ci si pu sempre domandare se, a conclusione

    del processo, egli abbia ricevuto una sentenza giusta. L'equit insomma associata alla nozione di

    egual trattamento, e tende a riferirsi pi alle procedure (il lancio di una moneta, il processo) che ai

    risultati.

    Qui, comunque, useremo equo e giusto come sinonimi.

  • 222

    6) INTORNO AI PROBLEMI ETICI OGNI "PROGRESSO" CONTROVERSO La moralit un rebus. Se faccio a pezzi in segreto la sventurata e disprezzata usuraia, dov' regi-strata la natura malvagia di quest'atto? Che cosa significa dire che "non dovrei" farlo? Com' emer-so il "dovrei" da un universo di particelle e pianeti, geni e corpi? Se scopo dell'etica massimizzare la felicit, dovremmo tollerare uno psicopatico che trae pi piacere dall'uccidere di quanto le sue vittime ne traggano dal vivere? Se lo scopo massimizzare le vite, dovremmo giustiziare in pubbli-co un uomo accusato ingiustamente, se servisse da deterrente a mille assassini? O destinare alcune persone a fare da cavia in esperimenti letali che possono salvarne milioni? L'umanit s'interroga da millenni su questi problemi, ma non ha fatto alcun progresso verso una soluzione (Steven Pinker).

    7) UGUAGLIANZA DI CHE COSA?

    Molti economisti s'interessano alla distribuzione del reddito (e della ricchezza) perch il reddito

    rappresenta il potere d'acquisto di beni e servizi e appare quindi un indice della prosperit e del be-

    nessere della gente. Ma un indicatore rozzo, essendo difficile paragonare la felicit che due diversi

    individui ottengono da un euro di reddito in pi.

    ??Amartya Sen invita a valutare il benessere individuale, anzich in termini di utilit soggetti-

    va o di merci consumate, in termini delle libert sostanziali, o capacit, delle persone di sce-

    gliersi una vita cui si dia valore.

    ??Egli si chiede cosa Tizio in grado di fare, non quanta utilit ricava o quale paniere di beni

    possiede.

    ??Si tratta, ovviamente, di un approccio normativo: Sen formula giudizi di equit in termini di

    abilit di base o capacit: se, tra due individui che percepiscono un reddito eguale, uno ha

    capacit inferiori (ad esempio un paralitico, e per spostarsi gli occorrono mezzi di traspor-

    to speciali), egli ha un titolo valido per ottenere un maggior reddito.

    ??Il concetto di capacit (o libert sostanziale) segnala una relazione tra un bene e un soggetto,

    che espande le opportunit del soggetto; se posseggo del riso, ho ad esempio la capacit di

    "fare" senza carenze nutritive.

    ??Mentre la libert formale consiste nel ridurre il pi possibile la coercizione esercitata dagli

    altri sugli individui, quella sostanziale (o capacit) sta nella capacit di mettere in atto pi

    stili di vita alternativi, ossia appunto nella capacit di operare e di essere.

    ??Se una persona istruita sceglie ad esempio di non leggere mai un rigo, la sua libert positiva

    rimane comunque pi ampia di quella dell'analfabeta.

    ??Sulla base dei diritti (si ricordi, per il ruolo dei diritti, il teorema d'impossibilit del liberale

    paretiano) e delle opportunit di cui gode, Tizio pu comandare un insieme di panieri alter-

    nativi di beni, che compone le sue "attribuzioni" di mezzi.

  • 223

    ??Ma vale anche il contrario: sulla base dei mezzi di cui ha l'attribuzione, Tizio pu allargare

    le proprie capacit.

    ?? questa bidirezionalit tra capabilities e entitlements che costituisce lo sviluppo economi-

    co: il processo circolare di ampliamento delle attribuzioni delle persone grazie all'amplia-

    mento delle capacit, provoca, a sua volta, l'incremento delle possibilit di azione mediante

    l'incremento delle attribuzioni.

    ??In breve, la libert sostanziale appare, alternativamente, momento e presupposto, strumento

    e scopo dello sviluppo economico.

    Un punto di vista simile a quello di Sen sostenuto da Partha Dasgupta, che distingue tra gli elementi che compongono e quelli che determinano il benessere, per sostenere che, in molti casi importanti, certi elementi svolgono entrambe le funzioni, ossia sono appunto sia strumenti che scopi dello sviluppo: Vi sono due maniere di misurare il benessere sociale. Una di studiare i suoi costituenti, che includono ric-chezza, felicit, libert di essere e di fare e, in senso ampio, le libert positive. L'altra consiste nel valutare i suoi determinanti mercantili, che sono input di merci nella produzione del benessere, quali cibo, vestiario, acqua potabile, abitazione, accesso a conoscenza e informazione, e risorse dedicate alla sicurezza nazionale. La prima procedura misura "output" (la salute, l'esercizio delle proprie abilit, le libert civili e politiche), mentre la seconda stima e aggrega gli "inputs" richiesti (spesa in cibo, vestiario, formazione, acqua potabile, abitazione e risorse dedicate alla protezione a alla promozione delle libert civili e politiche). I costituenti e i determinanti del well-being possono essere pensati come fini e mezzi, rispettivamente. I filosofi politici e morali guardano ai costituenti quale loro ovvio oggetto di studio, in contrasto con gli economisti, che do-vrebbero esaminare i determinanti. Si ha qui una separazione culturale. Ma consideriamo education e skills. Si tratta di costituenti o di determinanti? Esse sono nei fatti entrambe le cose. L'acquisizione di education in parte un fine in se stessa e in parte un mezzo per incrementare il reddito futuro migliorando gli skills. L'e-ducation dovrebbe venire conteggiata due volte.

    Sen presuppone che certe libert sostanziali appaiano tali a chiunque, ossia che esista una base di

    valori universale con cui selezionare mezzi e fini che implementano la nostra libert. E per si pu

    obiettare, rispetto ai mezzi: "fino a che punto" il paralitico dovrebbe avere la libert di muoversi con

    mezzi speciali? Per quanti viaggi? Con quanti costi, e coperti da chi?

    Rispetto ai fini: ci che appare una scelta libera qui e oggi, non appare tale l e ieri. Ad esempio,

    sempre vero che il voto di castit del frate cristiano una libera scelta, mentre il velo della donna

    islamica non lo ? Per secoli nella storia della cristianit la verginit stata spesso imposta, mentre

    oggi accade che donne islamiche in Europa scelgano di indossare il velo.

    Rispetto infine alla relazione tra mezzi e fini, il condizionamento derivante dal luogo e dal tempo

    pu essere cos enunciato: un'espansione delle capabilities in quali e quanti entitlements si traduce?

    E una certa lista di entitlements a quali e quante capabilities corrisponde?

    Insomma, sia rispetto ai mezzi, sia rispetto ai fini, sia rispetto al nesso tra i due, non facile rag-

    giungere l'unanimit su cosa e su quanto occorre per essere pi liberi.

    8) PI PREOCCUPANTE LA DISUGUAGLIANZA, LA POVERT O L'INIQUIT?

  • 224

    Non esiste una risposta generale. Pu essere importante soffermarsi su quella che, in un certo luogo

    e tempo, indebolisce in maggior grado gli incentivi economici.

    9) QUALE RAPPORTO TRA EGUALITARISMO ED EFFICIENZA?

    Nel funzionamento del mercato pu aversi una contrapposizione tra incentivi ed eguaglianza. Poich il mer-

    cato procede associando i compensi alle prestazioni, chi ha successo guadagna di pi. Quindi la presenza

    d'incentivi tende ad essere un fattore di disuguaglianza. Viceversa, in una societ con imposte alte e diffusi

    programmi assistenziali dello Stato, chiunque pu godere di un livello di consumo non troppo dissimile da

    quello degli altri. Non ci sono molti incentivi a lavorare con impegno.

    Il problema pu essere visto alla rovescia: quanto una maggiore redistribuzione del reddito ha effetto negati-

    vo sugli incentivi? E inoltre: una maggiore sicurezza sociale non potrebbe incentivare le attivit rischiose?

    10) QUAL LA PI EQUA (O GIUSTA) DISTRIBUZIONE DEL REDDITO?

    --- Jeremy Bentham

    ??Il benessere della collettivit la somma delle utilit dei diversi individui. ??Ci implica che la societ sempre disposta a rinunciare a un dato ammontare dell'utilit di un pove-

    ro se ottiene un uguale guadagno in termini dell'utilit di un ricco. ??La curva di indifferenza sociale (che indica le combinazioni dell'utilit del soggetto 1 e del soggetto

    2 alle quali la collettivit indifferente) dunque una linea retta con inclinazione pari a meno uno. Utilit di

    Robinson

    Utilit di Venerd ??Se invece la collettivit disposta ad accettare una diminuzione dell'utilit del povero soltanto se ci

    consente un aumento relativamente molto pi ampio dell'utilit del ricco, la curva di indifferenza so-ciale ha una curvatura.

    Utilit di

    Robinson

    Utilit di Venerd --- John Rawls valuta il benessere sociale facendo riferimento esclusivo all'utilit dell'individuo che

    sta nella posizione peggiore: se l'utilit di Robinson 100 e quella di Venerd 80, l'utilit sociale

    pari a quella di Venerd. Se dunque l'utilit di Robinson passa da 100 a 120, salendo lungo la parte

  • 225

    verticale della curva a forma di L, non si genera un benessere sociale superiore in quanto resta

    uguale l'utilit di Venerd. Non vi sostituibilit tra l'utilit di uno e quella di un altro: le soddisfa-

    zioni dei due sono perfettamente complementari.

    Secondo Rawls un assetto distributivo giusto (equo) se offre le stesse opportunit a tutti. Ci non

    significa per che tutti hanno pari reddito o ricchezza, bens che Robinson guadagna "equamente"

    se e solo se ci migliora anche la condizione di Venerd; ossia se la disparit di guadagno fa stare

    entrambi meglio di come starebbero se essa non esistesse. Ad esempio, se il reddito pi elevato

    800.000 e il pi basso 8.000, ci ammissibile se e solo se abbassando il reddito pi alto diminui-

    rebbe anche quello pi basso.

    Invece nessun incremento, di qualsiasi ammontare, del benessere di Robinson potrebbe compensare

    la societ per una diminuzione del benessere di Venerd. La giustificazione un esperimento intel-

    lettuale. Supponiamo che, nella posizione originaria, tutti i membri della societ si trovino sotto un

    velo di ignoranza, nel senso che non sanno chi sono: se intelligenti o ottusi, intraprendenti o timoro-

    si, abili o inabili, ricchi o indigenti, di quale sesso e razza. Essi non sono in grado di fare previsioni

    sulle loro posizioni future. Se viene data loro la possibilit di scegliere uno schema distributivo, essi

    probabilmente scelgono quello in cui migliore la condizione di chi sta peggio, in quanto non pos-

    sono escludere di essere loro gli individui che staranno peggio. Dunque si ribadisce che la curva

    d'indifferenza sociale ha la forma di L.

    Utilit di

    Robinson

    Utilit di Venerd Il vertice della L il punto in cui l'utilit dei due individui uguale. Se aumentiamo nelle medesime

    proporzioni le utilit di entrambi, ci sposteremo sul vertice di una L pi elevata. Ma se aumenta l' u-

    tilit solo di Robinson, o quella del solo Venerd, la curva rimane la stessa.

    Possiamo per obiettare che nulla garantisce che tutti siano, nella posizione originaria, avversi al ri-

    schio come Rawls assume: i soggetti potrebbero desiderare la ricchezza pi di quanto temano la po-

    vert. Egli inoltre ipotizza una posizione originaria che gi egualitaria: siamo tutti uguali in quanto

    perfettamente ignoranti su chi siamo. Ma basterebbe introdurre un'informazione limitata, per indivi-

    duare differenze e asimmetrie di potere.

  • 226

    --- Robert Nozick sostiene che qualunque schema distributivo giusto se deriva da un accordo vo-

    lontario fra tutte le parti coinvolte.

    Esempio. Accettiamo come "giusta" la distribuzione D1. Un grande attore richiede agli spettatori un

    sovrapprezzo per essere ammirato. Dopo questi pagamenti la distribuzione sar D2. Se D1 era una

    distribuzione giusta, e se la gente passata di sua volont da D1 a D2, non sar giusta anche D2?.

    Ci vale in generale per qualsiasi allontanamento volontario da D1. Dunque non importa discutere

    che cos' o dovrebbe essere D1. Importa verificare che il processo che porta a D2 sia esso giusto.

    ?? il processo che giustifica il risultato, ovvero il mezzo che giustifica il fine e non vi-

    ceversa. La giustizia sta nel rispetto delle regole e delle procedure con cui i soggetti ac-

    quisiscono le risorse e i diritti.

    ??La giustizia nell'acquisizione indica che l'appropriazione iniziale della propriet deve

    avvenire nel rispetto delle regole del gioco.

    ??La giustizia nel trasferimento indica che il passaggio della propriet tra soggetti diversi

    deve avvenire sulla base di un titolo valido.

    ??Rispettati questi principi, qualsiasi conseguenza essa pure giusta.

    ??Ci fra l'altro implica che qualsiasi risultato di mercato va accettato se nasce da scambi

    volontari.

    Questa concezione procedurale del giusto basata su una finzione: che le opzioni contrattate all'ini-

    zio non cambino strada facendo. Poich invece di solito cambiano, delle due l'una: o il consenso si

    mantiene in quanto fondato su ragioni convincenti per (almeno) la maggioranza (ma dunque occorre

    una teoria di quelle ragioni, come quelle di Bentham, Rawls e Sen), oppure si mantiene per un com-

    promesso e deriva allora da un rapporto di forza disuguale fra i partecipanti (in contraddizione con

    la premessa di Nozick, secondo cui tutto procede da accordi volontari-paritari).

    Seguendo Sen, immaginiamo di voler assegnare un flauto ad un bambino scelto in un gruppo di tre.

    Se so che solo il bimbo A sa suonare e trarre piacere dalla musica, gli dar il flauto, in conformit

    col principio utilitaristico. Se so soltanto che il bimbo B il pi povero dei tre, gli consegner il

    flauto, come prescrive il principio differenziale di Rawls. Infine, se so che stato il bimbo C a co-

    struire il flauto, glielo assegner, in base al principio di attribuzione di Nozick. I tre casi sono

    compatibili tra loro in quanto, nota Sen, la limitatezza dell'informazione a spiegare le differenti

    decisioni.

  • 227

    --- Hal Varian definisce l'equit come assenza d'invidia.

    ??Se l'individuo 1 preferisce il paniere di beni dell'individuo 2 al proprio, si dice che invidia

    l'altro.

    ??Partiamo da una allocazione che distribuisce i beni in parti eguali: in essa l'invidia, per defi-

    nizione, manca.

    ??Ora i beni sono oggetti di scambio concorrenziale. I soggetti sceglieranno i panieri che mas-

    simizzano la loro utilit, dati i prezzi e il loro reddito.

    ??Perci, una volta avvenuto lo scambio, ciascuno possieder un paniere diverso da quello ini-

    ziale.

    ??Poich tutti partivano con redditi identici, ogni paniere a disposizione dell'individuo 1 di-

    sponibile anche per l'individuo 2.

    ??Ma se 1 ha scelto un paniere diverso da quello scelto da 2, egli lo preferisce: dunque non

    pu invidiare 2. E nemmeno 2 pu invidiare 1.

    Ma rilevante partire da un'allocazione egualitaria posta in un mercato di concorrenza perfetta (nel

    quale, cio, nessuno ha potere sugli altri)? Inoltre, un'allocazione senza invidia nulla ci dice sulla

    distribuzione del benessere. L'individuo 1 pu essere insoddisfatto del proprio paniere, eppure dete-

    stare i beni del paniere dell'individuo 2, e quindi non invidiarlo.

    11) PERCH I REDDITI DIFFERISCONO?

    Un tentativo d'identificare i fattori che portano al successo o al fallimento economico include alme-

    no questi elementi:

    ??Famiglia. L'influsso familiare pu plasmare le motivazioni e i comportamenti. Inoltre l'am-

    biente familiare pu dare benefici direttamente economici ("essere nel giro").

    ??Capitale umano. Si veda la lezione 25.

    ??Talento. difficile misurare l'abilit personale innata, e ancora pi difficile separarla dai due

    fattori precedenti.

    ??Fortuna. Il reddito appare come il prodotto di un elevato numero di fattori casuali indipen-

    denti (il calciatore che esordisce in serie A perch il titolare si infortunato, ecc.) che pos-

    sono operare simultaneamente o nel tempo.

    ??Ricchezza. Le differenze di reddito hanno talvolta origine nella trasmissione ereditaria dei

    patrimoni. I ricchi perpetuano la propria posizione nel tempo e lungo le generazioni con un

    meccanismo da "pozzo di S.Patrizio" (quanto pi guadagnano, tanto pi sono in grado di ri-

    sparmiare e investire e quindi di aumentare le loro possibilit di ottenere ulteriori guadagni).

  • 228

    ??Limiti alla concorrenza sui mercati del lavoro. Le libere professioni comportano delle "e-

    sclusive" (soltanto gli ingegneri, gli architetti e i geometri possono avallare progetti di co-

    struzione; soltanto i medici possono prescrivere cure ed eseguire interventi chirurgici, ecc.) e

    delle tariffe minime. Quasi tutti i rapporti di lavoro subordinato sono regolati da contratti

    collettivi che determinano le retribuzioni minime. Cos si crea in questi mercati una compe-

    tizione per il posto, pi che una competizione sul salario: il livello retributivo rimane alto,

    anche quando tanti aspirerebbero a subentrare in quei lavori con paghe inferiori.

    A parte fattori sfuggenti come il talento e la fortuna, tutti gli altri fattori rimandano ad asimmetrie di

    potere nella societ.

  • 229

    28. Come funzionano i mercati Efficienza dei mercati competitivi Il tema dell'efficienza dei mercati competitivi rappresenta la sintesi ed il coronamento della microe-

    conomia neoclassica. Lo tratteremo seguendo tre schemi espositivi: uno molto intutivo, uno analiti-

    camente pi rigoroso ed infine, in appendice, richiamando lo schema dell'Equilibrio economico ge-

    nerale.

    [1] Affinch l'economia sia efficiente in senso paretiano, deve soddisfare tre condizioni:

    ??Efficienza nello scambio (ES) o allocativa.

    I beni devono essere distribuiti tra i soggetti in modo tale che non si possano ottenere ulteriori van-

    taggi dallo scambio.

    ??Efficienza nella produzione (EP).

    L'economia deve essere sulla sua Frontiera delle possibilit produttive.

    ??Efficienza nella composizione del prodotto finale (EC).

    L'economia deve produrre un mix di beni che rifletta le preferenze dei consumatori.

    La ES richiede che tutti i soggetti abbiano lo stesso Saggio marginale di sostituzione (SMS). Se il SMS di Robinson tra mele e arance 2, egli disposto a rinunciare a 2 mele per 1 arancia in pi. Il

    SMS tra mele e arance di Venerd 1: disposto a rinunciare a 1 mela per 1 arancia. Poich i loro SMS non

    sono uguali, si pu migliorare la posizione di uno senza peggiorare quella dell'altro (oppure si pu migliorare

    la posizione di entrambi).

    Supponiamo infatti di togliere 1 arancia a Venerd che Robinson pagherebbe con 2 mele. Se Robinson per

    cedesse solo 1,5 arancie a favore di Venerd, entrambi starebbero meglio: entrambi guadagnerebbero 0,5 a-

    rance rispetto al proprio SMS.

    Rinunciando ad arance per mele, il SMS di Venerd aumenta: vuole sempre pi mele per ogni arancia addi-

    zionale a cui rinuncia. Analogamente, rinunciando a mele per avere pi arance, il SMS di Robinson diminui-

    sce: disposto a rinunciare a meno mele per ciascuna arancia aggiuntiva che ottiene. Quando i due SMS sa-

    ranno uguali, lo scambio cesser.

    L'EP richiede che il Saggio marginale di trasformazione (SMT) tra due fattori qualsiasi in due im-

    prese qualsiasi sia uguale.

    Consideriamo le industrie dell'acciaio e dell'auto. Nella prima il SMT tra spese di capitale e lavoro di 2 mi-

    lioni; ossia, se si impiega un lavoratore in pi, si risparmiano 2 milioni in attrezzature (o, il che lo stesso, 2

    macchine da 1 milione possono sostituire 1 lavoratore). Nella seconda il SMT 1 milione; 1 macchina da 1

    milione sostituisce 1 lavoratore.

  • 230

    Se 1 lavoratore migra dall'auto all'acciaio, libera 2 macchine. Una di queste pu essere trasferita nell'indu-

    stria dell'auto. Ma rimane 1 macchina, che pu essere impiegata per accrescere l'output nel settore dell'ac-

    ciaio, dell'auto o altrove.

    Aumentando i lavoratori nelle acciaierie, la produttivit marginale del lavoro dimunuir; mentre, riducendo i

    lavoratori nel settore dell'auto, la PM del lavoro crescer. Viceversa per le macchine.

    Alla fine i SMT saranno pari nelle due industrie.

    L'EC richiede che l'economia operi nel punto della Frontiera delle possibilit produttive (FPP) che

    riflette le preferenze dei consumatori.

    L'inclinazione della FPP ci dice di quanto pu aumentare un bene misurato lungo l'asse verticale, se l'econo-

    mia rinuncia ad 1 unit del bene misurato lungo l'asse orizzontale: ilSMS.

    L'EC richiede che il SMS dei consumatori eguagli il SMT.

    Supponiamo che il SMS tra mele e arance sia 2, ossia gli individui sono disposti a rinunciare a 2 mele per 1

    arancia in pi. Il SMT sia invece 1, cio devono rinunciare solo a 1 mela per ottenere 1 arancia in pi.

    Conviene alle imprese aumentare la produzione di arance e ridurre quella di mele.

    Sappiamo che in libera concorrenza i consumatori eguagliano i SMS al prezzo relativo di quei due beni, cos

    come i produttori eguagliano i SMT al prezzo relativo di quei due input.

    Ricordiamo perch ci accade.

    ??Per Francesca il SMS tra CD e caramelle 20, ossia disposta a rinunciare a 20 caramelle per avere

    un CD in pi. Il prezzo relativo 15, in quanto i CD costano 15 euro e le caramelle 1 euro. A Fran-

    cesca conviene acquistare pi CD e meno caramelle, dato che deve rinunciare solo a 15 caramelle

    per un CD. Ci dura finch il suo SMS supera il prezzo relativo. (E veceversa, a favore delle cara-

    melle, se il SMS inferiore al prezzo relativo). Quando il SMS eguaglia il prezzo relativo, le con-

    viene non variare i suoi acquisti.

    ??Abbiamo un'impresa che produce sia mele che arance, se rialloca il lavoro dalle mele alle arance, la

    produzione delle prime diminuisce (di 2 casse) e quella delle seconde aumenta (di 1 cassa). Il SMS

    2. Se una cassa di mele viene venduta a 4 euro e una cassa di arance a 10 euro, l'impresa perde 8 eu-

    ro sulla vendita di mele ma ne guadagna 10 su quella di arance. Le conviene continuare a spostare ri-

    sorse dalle mele alle arance finch il SMT non eguaglia il prezzo relativo. (Sarebbe lo stesso se mele

    e arance fossero prodotte da imprese diverse).

    Se consumatori e produttori affrontano entrambi lo stesso prezzo relativo, il SMS eguaglia il SMT.

    Pertanto, il mercato concorrenziale d luogo a un'allocazione delle risorse efficiente in senso pare-

    tiano.

  • 231

    [2]

    Come sappiamo, limpresa combina i fattori produttivi al fine di ottenere la quantit di output che

    consenta di massimizzare il livello di profitto. Sappiamo anche che limpresa opera in un contesto

    (il mercato perfettamente concorrenziale) che la sollecita attraverso la competizione ad adottare tra

    tutte le possibili combinazioni dei fattori produttivi, quella che appare la pi efficiente in funzione

    del perseguimento dei propri scopi. Abbiamo definito "tecnica produttiva" ogni combinazione dei

    fattori produttivi tesa ad ottenere determinati livelli di output. Definiamo adesso come tecnica pro-

    duttiva efficiente o tecnica Pareto-efficiente una combinazione dei fattori produttivi tale che - con-

    siderati i livelli di conoscenze e quelli delle tecnologie - non esiste alcunaltra tecnica che consenta

    (a parit degli input utilizzati) una quantit maggiore di output.

    Detto in altro modo una tecnica efficiente quando non esiste unaltra tecnica che permetta di otte-

    nere la stessa quantit di output con una quantit minore di un input, senza che debba crescere la

    quantit utilizzata di qualche altro output. (Questa precisazione opportuna perch la stessa quant i-

    t di prodotto pu essere ottenuta con differenti tecniche, ovvero combinando tra loro quantit di-

    verse di fattori produttivi).

    Per quanto riguarda la produzione, poich non possiamo sommare tra di loro servizi di fattori pro-

    duttivi eterogenei come il capitale e il lavoro, possiamo dire che una tecnica produttiva superiore

    in senso paretiano ad unaltra quando permette di ottenere la stessa quantit di prodotto utilizzando

    una quantit minore dei servizi di almeno un fattore produttivo senza che debba aumentare la quan-

    tit utilizzata degli altri fattori. Di conseguenza una tecnica efficiente in senso paretiano quando

    nessun altra tecnica le superiore. ovvio che si pu avere pi di una tecnica efficiente per produr-

    re la stessa quantit di un bene, quando al diminuire dei servizi di un fattore produttivo aumenta

    lutilizzazione dei servizi di un altro fattore. Il concetto di efficienza paretiana cio un concetto re-

    lativo, che permette di ordinare le tecniche secondo il criterio detto, ma non permette di individuare

    una sola tecnica in assoluto superiore a tutte le altre.

    Labbandono delle ipotesi di misurabilit cardinale e di confrontabilit interpersonale delle utilit

    impone a Pareto di rivedere anche la definizione di massimo di utilit sociale. Infatti palese che le

    utilit di individui diversi non sono confrontabili, cio le sensazioni derivanti dal consumo dei beni

    sono strettamente personali e non c modo di stabilire una scala di misurazione delle utilit comu-

    ne a tutti gli individui. Per questa ragione non possibile sommare lutilit di individui diversi. Ma

    allora non appare pi possibile dire che un determinato stato del mondo preferibile ad un altro,

    perch non possibile sommare le utilit di individui diversi e vedere in quali circostanze la somma

    risulta massimizzata.

  • 232

    Pareto riesce per a definire quando si realizza il massimo di soddisfazione per una collettivit.

    Possiamo infatti definire una posizione come preferita rispetto ad unaltra per la collettivit quando,

    spostandoci dalla seconda alla prima aumenta la soddisfazione di un soggetto senza che peggiori

    quella di nessun altro. Questa posizione preferibile per la societ perch almeno un soggetto la

    preferisce sicuramente, mentre nessun altro soggetto preferisce la posizione di partenza. Ne deriva

    che si definisce una posizione di ottimo paretiano quella rispetto alla quale non esistono posizioni

    pareto-preferite, cio una posizione dalla quale non possiamo spostarci per migliorare la soddisfa-

    zione di uno o pi soggetti senza peggiorare la soddisfazione di almeno un altro soggetto.

    Anche in questo caso il concetto di ottimo un concetto relativo, perch non possibile ordinare e

    confrontare tra loro tutte le posizioni possibili, cio sempre possibile, partendo da una posizione,

    trovarne un'altra nella quale migliora la soddisfazione di qualcuno e peggiora quella di qualcun al-

    tro. Il criterio di Pareto non ci permette di ordina re queste due posizioni, cio di dire quale delle due

    preferibile. Se vogliamo tradurre il criterio di Pareto in termini di votazioni, esso ci dice che si pu

    accettare il risultato del voto solo quando almeno un voto a favore di una alternativa e non c

    nessun voto contrario, mentre non possibile scegliere quando alcuni voti sono a favore di una po-

    sizione e alcuni a favore dellaltra, non potendo essere accettata la votazione a maggioranza perch

    non conosciamo quanto pesa il voto di ciascuno, cio quanto vale lutilit di ciascun soggetto.

    In questo senso, dato che non possibile il confronto interpersonale di utilit, non si pu nemmeno

    ipotizzare che il voto di un soggetto uguale a quello di tutti gli altri.

    Pareto dimostra che un economia di mercato concorrenziale tende a raggiungere una posizione di

    ottimo paretiano. Prendiamo uneconomia di puro scambio. Supponiamo che tale economia sia

    composta da due soli soggetti, A e B ed esistano due soli beni X e Y. Supponiamo inoltre che i sog-

    getti ricevano una dotazione dei due beni. Per i nostri scopi non necessario sapere come i soggetti

    sono venuti in possesso delle quantit dei due beni (possono essere piovute dal cielo o essere state

    regalate da qualche benefattore od essere state prodotte in passato). Ci che importante che al

    momento in cui possono cominciare gli scambi non sia possibile aumentare le quantit dei due beni

    presenti nel nostro piccolo sistema economico. I soggetti possono decidere solo se consumare le lo-

    ro dotazioni iniziali o scambiare tra loro i beni per migliorare il proprio benessere.

    Per rappresentare la struttura delle preferenze dei consumatori possiamo ricorrere alle loro mappe di

    curve di indifferenza.

  • 233

    Y

    X 0A

    A1 A2

    A3 Y

    X 0B

    B1 B2

    B3

    La figura sopra rappresenta le mappe di indifferenza per A e per B. La quantit dei due beni presen-

    ti nel sistema economico, e quindi le quantit che al massimo uno dei due soggetti pu consumare,

    sono rappresentate dalla lunghezza delle ordinate e delle ascisse Y e X.

    Per vedere se e quanto i soggetti avranno convenienza ad effettuare gli scambi conviene sovrappor-

    re le due mappe delle curve di indifferenza, ruotando di 180 la mappa di B. In questo modo otte-

    niamo la scatola di Edgeworth, cio un rettangolo nel quale il vertice in basso a sinistra rappresenta

    lorigine per A, il vertice in alto a destra rappresenta lorigine per B, la base la quantit esistente del

    bene X e laltezza la quantit esistente del bene Y. Come si nota, mentre le curve di indifferenza di

    A sono rimaste immutate, ora le curve di indifferenza di B sono rovesciate, poich lorigine per Y

    in alto a destra e la sua utilit migliora mano a mano che ci si sposta verso il basso a sinistra, in

    quanto aumentano le quantit di beni consumate.

    Y

    X 0A

    A1 A2 A3

    0B

    B1 B2 B3

    Un punto allinterno della scatola di Edgeworth rappresenta una allocazione dei beni, cio rappre-

    senta come le quantit date di X e di Y sono distribuite tra A e B

  • 234

    Y

    X 0A

    0B

    YA C

    XA

    XB

    YB

    Nella figura sopra il punto C indica che A in possesso della quantit XA del bene X e della quant i-

    t YA del bene Y. Poich le quantit totali dei due beni sono date, ne discende che sono determinate

    anche le quantit in possesso di B, che sono rispettivamente X-XA = XB e Y-YA = YB (ricordiamo

    che le quantit in possesso di B si leggono a partire dallorigine 0B).

    A questo punto possiamo chiederci se i due consumatori sono soddisfatti delle loro dotazioni inizia-

    li o possono migliorare la loro posizione scambiandosi tra loro i beni. Per questo dobbiamo tracciare

    le curve di indifferenza, come in figura sotto.

    Y

    X 0A

    0B

    YA C

    XA

    XB

    YB

    A1

    B1

    Nella figura possiamo vedere che lallocazione C si trova allintersezione delle curve di indifferen-

    za A1 e B1. Rispetto a questa allocazione, tutte le allocazioni allinterno della lente colorata delimi-

    tata dalle due curve di indifferenza, permettono di ad entrambi i soggetti di raggiungere curve di in-

    differenza pi alte, cio migliorano la loro soddisfazione. Ne consegue che entrambi i soggetti po-

    tranno scambiare tra loro i beni per raggiungere curve di indifferenza pi elevate. In particolare,

    nella situazione rappresentata dalla figura A vorr cedere una parte della quantit di Y in suo pos-

    sesso per aumentare la dotazione di X, mentre B vorr cedere una parte della quantit di X per au-

    mentare la dotazione di Y. Dobbiamo ora chiederci fino a quando dureranno gli scambi, cio quan-

  • 235

    do si raggiunger una posizione tale per cui non si potr migliorare la situazione di un soggetto sen-

    za peggiorare quella di un altro. E chiaro che quando sar raggiunta una tale posizione non vi sa-

    ranno pi scambi volontari, perch un soggetto non avr pi convenienza ad effettuarli.

    Y

    X 0A

    0B

    C

    A2

    B1 B2

    A1

    E

    XBE

    YBE

    XAE

    YAE

    La figura sopra mostra quando tutti gli effetti mutuamente benefici dello scambio sono stati ottenu-

    ti. Nel punto E i due soggetti hanno raggiunto le curve di indifferenza A2 e B2. La particolarit di

    queste curve che sono tangenti. chiaro che il soggetto A non potrebbe raggiungere una curva di

    indifferenza pi alta di A2 senza che il soggetto B sia costretto a posizionarsi su una curva pi vic i-

    na allorigine 0B rispetto a B2 e viceversa. Per questo motivo gli scambi cessano quando si raggiun-

    ge il punto E.

    Alcune osservazioni possono essere fatte:

    1. il mercato concorrenziale tende a raggiungere una situazione di ottimo pare-

    tiano, cio lasciando gli individui liberi di scambiare i beni, si arriver ad una

    situazione in cui tutti i possibili vantaggi dello scambio sono raggiunti;

    2. nel punto di ottimo le curve di indifferenza dei diversi soggetti sono tangenti

    tra loro. Poich nel punto di tangenza le curve hanno la stessa pendenza e

    poich la pendenza delle curve di indifferenza misura il SMS, ne deriva che

    nel punto di equilibrio i soggetti economici hanno lo stesso saggio marginale

    di sostituzione, ovvero SMSA=SMSB. Inoltre, poich sappiamo che i consu-

    matori massimizzano il loro benessere eguagliando il rapporto tra i prezzi di

    mercato e il saggio marginale di sostituzione, ne deriva che nel mercato con-

    correnziale si formeranno rapporti di scambio tra i beni tali da assicurare una

    situazione di equilibrio di ottimo paretiano.

    3. Le posizioni di ottimo paretiano, date le quantit di beni esistenti sul mercato,

    sono molteplici. Guardando la figura sotto, a partire dal punto C, a seconda

  • 236

    della abilit contrattuale dei due soggetti, si sarebbe potuto raggiungere il

    punto P, in cui tutti i vantaggi dello scambio vanno al soggetto A, mentre il

    soggetto B resta indifferente, il punto Q, in cui tutti i vantaggi vanno al sog-

    getto B, mentre A resta indifferente o un altro punto intermedio, rappresen-

    tante un punto di tangenza tra diverse curve di indifferenza dei consumatori.

    Inoltre, partendo da una diversa allocazione iniziale dei beni si sarebbe potuto

    raggiungere, ad esempio, il punto R, anchesso un punto di ottimo paretiano,

    dato che vale anche qui la condizione di tangenza tra le curve di indifferenza.

    Nella figura sotto tutte le possibili posizioni di ottimo paretiano sono rappre-

    sentate dalla curva che unisce lorigine 0A allorigine 0B, nota come curva dei

    contratti.

    Y

    X 0A

    0B

    C

    E

    Q

    P

    R

    Il criterio di Pareto non ci permette, come abbiamo gi avvertito, di ordinare tutte le possibili allo-

    cazioni. Evidentemente non possibile confrontare tra loro le allocazioni ottime, poich il passag-

    gio dalluna allaltra implica necessariamente il miglioramento della soddisfazione di un soggetto e

    il peggioramento della soddisfazione dellaltro. Per di pi, non possiamo neanche dire che il punto

    R, che un punto di ottimo, Pareto-superiore al punto C, che non di ottimo, poich, nel passag-

    gio da C ad R, A migliora sicuramente la sua soddisfazione, ma B si trova in una situazione peggio-

    re. Rispetto a queste due posizioni possiamo solo dire che una, rappresentata dal punto R ottima,

    cio efficiente e laltra, rappresentata dal punto C, non lo .

    Infine il criterio di Pareto non dice nulla riguardo allequit dellallocazione. La posizione R in fi-

    gura sopra una posizione palesemente squilibrata a favore di A, che pu consumare quantit note-

    voli di entrambi i beni, mentre B pu consumarne solo quantit relativamente piccole. Questa posi-

    zione, quindi, secondo diversi criteri di equit, pu risultare non accettabile. Tuttavia, secondo Pare-

    to, non possibile pervenire ad un criterio oggettivamente valido di equit, che non presupponga

  • 237

    cio un giudizio di valore non dimostrabile scientificamente, quale, ad esempio, il criterio che privi-

    legia il guadagno di soddisfazione dei poveri rispetto alla perdita di soddisfazione dei ricchi

    quando si redistribuisce il reddito. Con leconomia del benessere Paretiana il criterio di efficienza

    economica si separa da ogni considerazione relativa allequit.

    Tuttavia la moderna economia del benessere riconosce che le situazioni eccessivamente squilibrate,

    e quindi inique, possono creare instabilit nella societ e mettere in discussione la possibilit di rag-

    giungere lefficienza. In questo caso si ammette lopportunit di ridistribuire le dotazioni iniziali

    per correggere liniquit, ma si afferma la necessit di lasciare al mercato il compito di raggiungere

    lottimo paretiano e quindi lefficienza.

    APPENDICE

    Nello schema dell'Equilibrio economico generale lobiettivo di chiarire quale la logica astratta di funzionamento di una complessa economia di mercato. In questo quadro viene messa in evidenza linterdipendenza tra i singoli mercati, poich si ricerca il meccanismo attraverso il quale il compor-tamento atomistico di tanti soggetti che prendono le loro decisioni senza conoscere le decisioni de-gli altri soggetti conduce ad un equilibrio economico generale, cio ad un equilibrio simultaneo di tutti i mercati. Per comprendere la ragione dellinterdipendenza tra tutti i mercati pensiamo ad e-sempio al mercato delle automobili. Se aumenta la domanda di automobili, ferme restando le condi-zioni di offerta, i produttori saranno spinti ad aumentare la quantit di automobili offerta. Per far ci dovranno aumentare la loro domanda degli input, ad esempio dellacciaio. Quindi si modificano le condizioni di equilibrio nel mercato dellacciaio e questo a sua volta influenzer altri mercati, pro-vocando infine, verosimilmente, un mutamento anche delle condizioni iniziali di offerta nel mercato delle stesse automobili. In generale per interdipendenza si intende la possibilit che la variazione di uno dei prezzi dei beni e servizi presenti sul mercato comporti, in generale:

    1. la variazione delle quantit scambiate di tutti i beni e servizi 2. la variazione dei prezzi di tutti gli altri beni e servizi 3. ed infine che le due variazioni considerate nei punti 1. e 2. retroagiscano a lo-

    ro volta sulle condizioni di mercato del bene il cui prezzo originariamente mutato.

    Il tipo di indagine che ne deriva necessariamente astratta, cio deve partire da una semplificazione e schematizzazione delle condizioni in cui operano i mercati. In generale si assume che tutti i mer-cati siano perfettamente concorrenziali. Con questa condizione si presuppone che gli agenti econo-mici non possano, qualsiasi decisione prendano, modificare singolarmente i prezzi di mercato, ov-vero considerino i prezzi di mercato come dei dati. Lipotesi di concorrenza perfetta risponde anche ad una precisa esigenza: lobiettivo della teoria quello di studiare la logica, le leggi fondamentali, di un economia di mercato e dunque occorre isolare queste leggi astraendo dai possibili attriti che ne modificano il comportamento nei casi concreti. Lipotesi di assenza di limitazioni alla concor-renza dei soggetti economici svolge dunque un po la stessa funzione dellipotesi di assenza dellattrito dellaria quando si studia la legge della caduta dei gravi. La rappresentazione del modello di equilibrio economico presuppone lesistenza di quattro sub-mercati: il mercato dei beni, il mercato dei servizi dei fattori produttivi, il mercato dei beni capitali e

  • 238

    il mercato della moneta. In ciascuno di questi mercati il comportamento dei soggetti economici rappresentato da una serie di equazioni. La prima condizione (necessaria, ma non sufficiente) per-ch possa esistere un equilibrio che il numero di equazioni indipendenti sia uguale al numero delle incognite. Il risultato sar una serie di prezzi non negativi (uno per ogni bene e servizio scambiato) tali per cui in tutti i mercati la domanda eguaglia lofferta (ovvero la somma algebrica delle quantit domandate e vendute nulla). In corrispondenza di questi prezzi di equilibrio le famiglie massimiz-zano la propria funzione di utilit, nei limiti del bilancio a loro disposizione, mentre le imprese mas-simizzano i propri profitti, rispettando i vincoli tecnologici. Inoltre il profitto massimo per tutte le imprese, in condizioni di concorrenza perfetta, risulta nullo. In altri termini si ha equilibrio quando esiste una configurazione di prezzi tale che:

    1. i consumatori sono in grado di ottenere tutte le quantit dei beni e servizi che desiderano acquistare e di vendere le quantit dei servizi dei fattori produttivi in loro possesso che desiderano offrire

    2. le imprese sono in grado di vendere le quantit desiderate di beni e servizi prodotti e di acquistare le quantit desiderate dei servizi dei fattori produttivi

    3. In ciascun mercato le quantit domandate sono uguali alle quantit offerte, cio i prezzi sgombrano i mercati.

    Ipotizziamo un sistema economico in cui esistono solo il mercato dei beni di consumo e il mercato dei servizi dei fattori produttivi. Inoltre immaginiamo che nel mercato dei beni siano disponibili so-lo due beni, che chiameremo X e Y, e che nel mercato dei servizi dei fattori produttivi siano scam-biati solo i servizi del lavoro, la cui quantit data L e i servizi dei beni capitali, la cui quantit da-ta K. Le dotazioni di capitale e lavoro non sono aumentabili: i beni capitali sono stati prodotti nel passato, durano indefinitamente e non sono pi prodotti nel sistema economico, mentre il lavoro di-sponibile dipende dalla popolazione L. Il bene X e il bene Y, ovviamente, sono domandati dalle famiglie e offerti dalle imprese. La quant i-t domandata tale per cui diminuisce al crescere del suo prezzo e al diminuire del prezzo dellaltro bene (effetto sostituzione) e cresce al crescere del reddito delle famiglie rappresentato dal salario w e dal prezzo dei servizi del capitale r, mentre le imprese aumentano la quantit offerta dei beni al crescere del loro prezzo. I servizi del lavoro e del capitale, invece, sono domandati dalle imprese e offerti dalle famiglie che possiedono i fattori di produzione. Un aumento del salario reale o del prezzo dei servizi del capitale, ha come conseguenza un aumento delle quantit offerte di lavoro e capitale, cio le famiglie sono indotte, dalla maggiore retribuzione, a lavorare di pi, mentre le imprese diminuiscono lofferta dei beni, in conseguenza dei maggiori costi di produzione. Tali ipotesi si possono tradurre in un sistema di equazioni che riflette il comportamento delle fami-glie e delle imprese:

    1. Domanda di mercato del bene X = Dx = Dx(px, py, w, r) Cio la domanda del bene X dipende dal ( funzione Dx del) prezzo del bene X, dal prezzo del bene Y, dal saggio di salario e dal prezzo dei servizi del capitale, che determinano il reddito delle famiglie.

    2. Offerta di mercato di X = Sx= Sx(px, py, w, r) Anche lofferta del bene X dipende da ( funzione del) il prezzo del bene X, ma anche dal prezzo del bene Y, poich i prezzi relativi determinano la con-venienza di produrre un bene piuttosto che un altro e dai costi di produzione, cio dal prezzo dei servizi dei fattori produttivi.

    Il ragionamento svolto sopra vale ovviamente anche per il bene Y, per cui possiamo facilmente scrivere le equazioni di domanda e di offerta, che saranno del tutto simili a quelle del bene X

    3. Domanda di mercato del bene Y = Dy = Dy(px, py, w, r) 4. Offerta di mercato di Y = Sy = Sy(px, py, w, r)

  • 239

    5. Domanda di mercato dei servizi del lavoro L = DL = DL(px, py, w, r). La domanda di mercato, da parte delle imprese, dei servizi del lavoro, dipen-de ovviamente dal saggio di salario w, ma anche dal prezzo dei servizi del capitale r. Infatti il rapporto tra i prezzi dei servizi dei fattori produttivi de-termina la convenienza ad utilizzare tecniche ad alta intensit di lavoro o ad alta intensit di capitale. Ma ovviamente dipende anche dal prezzo dei beni px e py, che, confrontati con i costi, determinano quanto conveniente produrre, e quindi quanto lavoro domandare.

    6. Offerta di mercato dei servizi del lavoro L = SL= SL(px, py, w, r). Anche in questo caso le famiglie decideranno quanto lavoro offrire in base al suo prezzo, cio il saggio di salario w, ma anche in base al prezzo dei servizi del capitale r. Ovviamente le famiglie decideranno la loro offerta non in base al reddito nominale, ma a quello reale, cio alla quantit di beni che potranno acquistare, che dipende dai prezzi px e py. Lo stesso ragionamento vale per la domanda e lofferta dei servizi dei beni capitale, per cui possiamo scrivere

    7. Domanda di mercato dei servizi del capitale K = DK = DK(px, py, w, r). 8. Offerta di mercato dei servizi del capitale K = SK = SK(px, py, w, r).

    Le otto equazioni precedenti formalizzano il comportamento delle famiglie e delle imprese. Perch in tutti i mercati vi sia equilibrio simultaneo, occorre che in ciascuno di essi vi sia eguaglianza tra domanda ed offerta. Possiamo quindi scrivere le quattro condizioni di equilibrio

    9. Condizione di equilibrio nel mercato di A ? Da = Sa 10. Condizione di equilibrio nel mercato di B ? Db = Sb 11. Condizione di equilibrio nel mercato di L ? DL = SL 12. Condizione di equilibrio del mercato di K ? Dk = SK

    Abbiamo un sistema con 12 incognite (i prezzi px, py, w e r, le quantit domandate Dx, Dy, DL, DK, e le quantit offerte Sx, Sy, SL, SK). La condizione perch esista una soluzione a questo sistema che il numero delle equazioni indipendenti sia uguale al numero delle incognite. Questa condizione necessaria ma da sola non sufficiente a garantire che lequilibrio sia economicamente significati-vo, ma in questa semplice esposizione non consideriamo le altre condizioni. In effetti abbiamo scrit-to 12 equazioni, ma una di esse non indipendente dalle altre. Infatti se sappiamo che tutti i mercati tranne uno sono in equilibrio, anche lultimo mercato deve necessariamente essere in equilibrio. possibile comprendere questa affermazione intuitivamente. Se il mercato di un bene (ad esempio il bene X) in equilibrio, e lo sono anche i mercati dei servizi del lavoro e del capitale, ne deriva che conosciamo gi il reddito dei consumatori, che hanno venduto alle imprese esattamente la quantit di servizi voluta e ricevuto le relative remunerazioni (wL+rK). Poich sappiamo quanto le famiglie hanno speso per il bene X (pxA) e sappiamo che sono soddisfatte della loro scelta, cio che a quel prezzo hanno acquistato esattamente la quantit di X che intendevano acquistare, resta per ci stes-so determinata la spesa delle famiglie per il bene Y, cio (wL+rK )-pxX. Inoltre le famiglie debbono essere riuscite ad acquistare tutta la quantit del bene Y desiderata al prezzo di mercato, altrimenti avrebbero dovuto rivedere i loro piani di utilizzazione o di acquisizione del reddito, ma come sap-piamo tanto il mercato del bene X che i mercati dei servizi dei fattori sono in equilibrio, il che vuol dire che le famiglie non hanno convenienza a rivedere questi piani. Dallaltra parte le imprese hanno acquistato esattamente le quantit desiderate dei servizi dei fattori produttivi al prezzo di mercato, e hanno venduto esattamente la quantit del bene X (il cui mercato in equilibrio) desiderata al prezzo prevalente. Ma perci stesso debbono essere soddisfatte delle quantit offerte del bene Y. Infatti le imprese, per modificare lofferta del bene Y, dovrebbero au-mentare o diminuire i servizi dei fattori impiegati nella sua produzione e quindi, quanto meno, cam-biare o la domanda di un fattore produttivo o lofferta dellaltro bene, ma questo contraddice lipotesi che tutti gli altri tre mercati siano gi in equilibrio. Ne consegue che lofferta e la domanda

  • 240

    di Y sono in equilibrio, poich tanto le famiglie che le imprese sono soddisfatte delle scelte effettua-te. Di conseguenza, se tutti gli altri mercati sono in equilibrio lo deve essere anche lultimo. Questa propriet dellequilibrio economico generale nota come legge di Walras. Abbiamo quindi solo 11 equazioni indipendenti. Il sistema pu tuttavia essere risolto ponendo arbi-trariamente uguale ad uno il prezzo di uno dei beni o servizi ed in questo possiamo ottenere i prezzi relativi. In effetti, siamo interessati a conoscere i rapporti di scambio tra i beni, mentre non ha alcun senso, allinterno di questo ragionamento, parlare di prezzi assoluti. Infatti i prezzi esprimono le grandezze omogenee in termini di una qualche unit di misura, che non altro che una delle gran-dezze misurate che assume questa funzione. Si dice che il bene che svolge questa funzione, ad e-sempio il bene A, svolge la funzione di numerario. Ponendo px = 1, otteniamo la nostra dodicesima equazione indipendente e esprimiamo il prezzo del bene Y, il saggio di salario e il prezzo dei servizi del capitale in termini del rapporto di scambio col bene X. Come si raggiungono sul mercato queste condizioni di equilibrio? Per evitare la possibilit che al-cuni scambi possano essere effettuati a prezzi che non garantiscono leguaglianza tra domanda ed offerta, si descrivono le contrattazioni sulla base di un mercato dasta in cui presente la figura del banditore. Per ciascun mercato il banditore grida un prezzo e verifica lofferta e la domanda del be-ne a quel prezzo. Se il prezzo non di equilibrio, se ad esempio la domanda risulta maggiore dellofferta il banditore abbasser il prezzo e viceversa. Il banditore continuer a gridare prezzi, se-condo la regola ora enunciata, fino a quando non si raggiunger leguaglianza tra quantit domanda-ta e quantit offerta e solo a quel momento potranno essere effettuati gli scambi. I venditori e gli acquirenti non possono fare altro che prendere come dati i prezzi gridati dal banditore e decidere le quantit che desiderano domandare ed offrire a quel prezzo. Ne deriva che sono i prezzi la variabile indipendente e che sono gli aggiustamenti sul prezzo a dirigere il sistema economico verso lequilibrio.

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    29-30. Bilancio problematico della microeconomia

    Razionalit ottimizzante Efficienza dei mercati competitivi Leggi dei rendimenti marginali decrescenti

    Quella presentata nelle lezioni del modulo di Microeconomia la teoria neoclassica o marginalisti-

    ca. Le sue ambizioni sono grandi:

    Esiste una sola scienza sociale: la scienza economica. Ci che le conferisce il suo potere imperiali-stico ed espansionistico il fatto che le nostre categorie di analisi - quali la scarsit, i costi, le prefe-renze, gli incentivi - possiedono un'applicabilit davvero universale. Ancor pi importante che noi economisti strutturiamo questi concetti negli algoritmi, distinti ma fra loro correlati, dell'ottimizza-zione per quanto concerne l'analisi delle decisioni individuali, e dell'equilibrio per quanto attiene l'analisi a livello sociale. Si pu pertanto affermare che l'economics costituisce una sorta di gramma-tica universale delle scienze sociali (Jack Hirshleifer). Queste tre lezioni presentano un bilancio problematico della teoria microeconomica neoclassica. Ci

    concentriamo su altrettanti "pilastri" di quella teoria:

    ?? l'idea della razionalit ottimizzante,

    ?? l'idea di efficienza dei mercati competitivi,

    ?? la legge dei rendimenti marginali decrescenti (cos dell'utilit come della produttivit).

    ____________________________________________________________________ 1] RAZIONALIT OTTIMIZZANTE

    La razionalit "perfetta", propria della microeconomia tradizionale, un concetto normativo: come

    dovrebbe agire un individuo per rag