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[AI_230] Argomenti di Criminalistica del 2.2.2014.pdf

Aug 07, 2018

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Elena
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    1 Eccoci qui!!!!

    Sono aperte le iscrizioni al corso "Crime Scene Investigation", organizzato dall’OphirConsulting, che si terrà a Padova nelle giornate dell’20 e 21 febbraio 2014.Nell’occasione verranno riconosciuti crediti formativi per gli avvocati.Per informazioni: [email protected] telefonare al 377.9872877.

    Vi segnalo poi un interessante libro: Storia del Mossad , Sovera Edizioni , scritto daColonna Vilasi Antonella, trovate la scheda nella parte “libri”:

    Un abbraccio a presto Armando Palmegiani

    Omicidio a Piazza BolognaUna storia di sicari, mandanti e servizi segreti

    Di Fabio Sanvitale e Armando PalmegianiEdizioni SoveraEcco la pagina Facebook: https://www.facebook.com/pages/Omicidio-a-piazza-

    Bologna/469111979856934 , avete messo “mi piace”?

    Sommario (1) Sentenza omicidio Meredith (2) Omicidio di Serena Mollicona (3) Coltivazione di cannabis a Rovigo(4) Intervista ad Alberto Stasi (5) Decesso di Paolo Onofri (6) Il linguista detective

    (7) La strage di Caselle (8) Libri(9) Link(10) Raccomandazioni ed arretrati

    mailto:[email protected]://www.facebook.com/pages/Omicidio-a-piazza-Bologna/469111979856934https://www.facebook.com/pages/Omicidio-a-piazza-Bologna/469111979856934https://www.facebook.com/pages/Omicidio-a-piazza-Bologna/469111979856934https://www.facebook.com/pages/Omicidio-a-piazza-Bologna/469111979856934https://www.facebook.com/pages/Omicidio-a-piazza-Bologna/469111979856934https://www.facebook.com/pages/Omicidio-a-piazza-Bologna/469111979856934mailto:[email protected]

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    (1) Sentenza omicidio Meredith

    IL VERDETTO

    Delitto Meredith, sentenza ribaltata:28 anni e mezzo ad Amanda, 25 a RaffaeleGiudici in camera di consiglio per dodici ore. Per Sollecito anche il divieto di espatrio e ilritiro del passaportoFIRENZE - Più di undici ore di camera di consiglio, poi la sentenza che cancellal’assoluzione del processo di secondo grado. I giudici di Firenze condannano AmandaKnox a 28 anni e sei mesi e Raffaele Sollecito a 25 anni per l'omicidio di Meredith Kercher,uccisa a Perugia il 1 novembre 2007. Per Raffaele anche il divieto di espatrio e il ritiro delpassaporto e dei documenti. Nessuna misura cautelare per Amanda, ma l'inasprimentodella condanna rispetto al primo grado. Nessuno dei due andrà in carcere in attesa di unnuovo ricorso in Cassazione, già annunciato da Giulia Bongiorno, avvocato di Raffaele.RAFFAELE ANNICHILITO -Sollecito che in mattinata era in aula mentre il pomeriggio no,ha appreso della sentenza di condanna dalla televisione. Raffaele è apparso «annichilito»ad uno dei suoi difensori, l'avvocato Luca Maori. Il giovane pugliese è rimasto senzaparole. «Siamo esterrefatti - ha detto l'avvocato Maori - perchè è la prima volta chequalcuno viene condannato con prove che dicono il contrario. È comunque solo una tappadi questa vicenda».AMANDA IMPIETRITA - Mentre Amanda è rimasta «impietrita» appena saputa lasentenza di condanna, ma non ha pianto e non ha parlato. Così uno dei suoi legali, CarloDalla Vedova, che ha comunicato, via telefono alla studentessa americana che è a casa

    della madre, la decisione della corte d'appello di Firenze. «Sono spaventata e rattristatada questa sentenza ingiusta» ha detto alla Abc.LA VICENDA GIUDIZIARIA - Amanda e Raffaele erano stati condannati in primo grado eassolti in appello, la Cassazione aveva ordinato un nuovo processo d'appello a Firenze.Dopo la sentenza di assoluzione Amanda è volata nella sua Seattle e dagli Stati Uniti haseguito il processo d'appello. Raffaele non ha mancato un'udienza e anche giovedìmattina era in aula. Poi però ha preferito aspettare la lettura della sentenza lontano daltribunale.IL FRATELLO E LA SORELLA DI MEREDITH IN AULA - «Non è tempo di festeggiare».Così il fratello di Meredith Kercher, Lile, ha commentato la sentenza di condanna neiconfronti di Raffaele Sollecito e Amanda Knox. Pur accogliendo le richieste dei loro legali, i

    fratelli di Mez, Lile e Stephanie, hanno ascoltato composti la lettura della sentenza.«Capisco perchè Raffaele e Amanda non fossero qua». Stephanie e Lyle erano arrivatinell'aula della Corte d'Assise d'Appello nel pomeriggio. L'avvocato Francesco Marescache li rappresenta ha detto: «È stata fatta giustizia per Meredith. Questa sentenzaconferma l'impianto sostenuto dalla procura di Perugia prima, e da quella generale diFirenze ora». «Siamo pronti ad accettare qualsiasi decisione» aveva detto la sorella diMeredith, Stephanie in una intervista a Sky News 24 prima della sentenza. «Non vogliamoche a pagare siano le persone sbagliate - ha aggiunto - quello che vogliamo è sapere cosaè successo quella notte».LA PROCURA - Soddisfatto il procuratore generale Alessandro Crini: «Non siamo maicontenti della condanna di qualcuno, ma quando i giudici dopo una camera di consigliodurata 11 ore, accoglie le ipotesi dell'accusa significa che l'impianto e la ricostruzione diquanto successo ha convinto»..

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    BONGIORNO: «IMPUGNEREMO LA SENTENZA» -«Riteniamo questo un passaggio.Doloroso ma solo un passaggio». Così l'avvocato Giulia Bongiorno, difensore di RaffaeleSollecito, dopo la sentenza della Corte d'Assise d'Appello di Firenze. Il legale haannunciato che la decisione sarà impugnata in Cassazione. «Questo processo - hasottolineato l'avvocato Bongiorno - è andato non bene ma benissimo. Perchè è

    assolutamente vuoto di prove e di indizi. Crediamo di averlo dimostrato. Il fatto che questosia stato l'esito allunga solo la fatica e la sofferenza di Raffaele». Riguardo al ricorso inCassazione, il difensore di Sollecito ha detto che «ci sarà ancora un ping pong». «Noncredo - ha aggiunto - che possa esserci una motivazione idonea a giustificare la presenzadi Raffaele nella casa del delitto. C'è una perizia geometrica che lo esclude».RAFFAELE NON E' TORNATO IN AULA - Raffaele Sollecito non è tornato in aula per lalettura della sentenza. Amanda Knox in casa con la madre a Seattle, ha spento la Tv e haatteso le notizie dai suoi difensori. Sollecito in mattinata aveva annunciato che sarebbestato presente alla lettura della sentenza. Nel corso del pomeriggio ha invece preferitorinunciare. «Non ce la facciamo» si è limitato a spiegare il padre, Francesco Sollecito. Suibanchi della difesa ad attendere la sentenza i suoi legali, gli avvocati Giulia Bongiorno eLuca Maori.IL GIORNO PIU' LUNGO - Sollecito è arrivato di prima mattina al palazzo di giustizia diFirenze. Al suo fianco, l'avvocato Luca Maori, il padre e lo zio che hanno sempre credutoalla sua innocenza sostenendolo nella lunga battaglia giudiziaria che va avanti da setteanni. «Chi ce l'ha con me, evidentemente pensava non venissi, evidentemente qualcunomi vuole male» ha detto ai giornalisti prima di entrare in aula. Quando i giudici si sonoritirati in camera di consiglio, intorno alle 10.30, si è rifugiato nella sua camera d'albergo, inattesa della sentenza. Sollecito uscendo dall'aula ha stretto la mano a Patrick Lumumba, ilmusicista coinvolto nell'indagine sull'omicidio di Meredith Kercher dalle dichiarazione di Amanda Knox ma poi risultato estraneo al delitto e quindi prosciolto. Tra Sollecito eLumumba c'è stato anche uno scambio di sorrisi.AMANDA A SEATTLE - Amanda Knox, tornata negli Usa dopo l'assoluzione di secondogrado a Perugia, è invece a Seattle dove attende la sentenza insieme con la madre, maha deciso di spegnere la tv. Amanda ha scritto una lettera alla famiglia di Meredith. Primadel verdetto, Amanda Knox ha raccontato in un'intervista via Skype pubblicata dal NewYork Times le sue sensazioni. «Nulla potrà cancellare l'esperienza di essere stataingiustamente imprigionata», afferma la giovane di Seattle. Amanda è stata descritta comeuna persona diabolica, scrive il giornale: «Ma io non sono così, sono diversa da come mihanno dipinta», afferma. La studentessa americana ha spiegato perchè ha deciso di nonessere in aula per la sentenza, a differenza del suo ex fidanzato Raffaele Sollecito: «Misarei messa nelle mani di persone che hanno dimostrato chiaramente di volermi in carcere

    per qualcosa che non ho fatto - racconta - E io non posso farlo. Proprio non posso». «Lepersone che mi accusano - conclude - sostengono che non può essere fatta giustizia perMeredith sino a che io non verrò condannata»LA RICHIESTA DEL PG - Il pg Alessandro Crini aveva chiesto la condanna a 30 anni per Amanda (di cui 4 per aver calunniato Patrick Lumumba) e 26 per Raffaele. Sollecitando incaso di condanna, l'adozione di una misura cautelare: l'arresto in carcere o ai domiciliari oil ritiro del passaporto. Per il magistrato fiorentino il movente dell'omicidio non fu un giocoerotico finito male. Quella sera, secondo la sua ricostruzione, esplosero conflitti irrisolti tra Amanda e Meredith sulla pulizia della casa. Sollecito e Knox avrebbero preso le difese diRudy che era andato in bagno lasciandolo sporco. Poi si sarebbe consumato il delitto.30 gennaio 2014

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    L’INTERVISTA AD ALESSANDRO NENCINI, PRESIDENTE DELLA CORTED’ASSISE D’APPELLO DI FIRENZE

    Amanda e Raffaele, parla il giudice

    «Ho figli anch’io, è stata una scelta sofferta» «La difesa ci aveva chiesto di separare le posizioni dei due imputati Ma Raffaele non si èfatto interrogare»«Mi sento liberato perché il momento della decisione è il più difficile. Ho anche io dei figli einfliggere condanne da 25 e 28 anni a due ragazzi è una cosa emotivamente molto forte». Alle 10 del giorno dopo il giudice Alessandro Nencini è nel suo ufficio. Il presidente dellaCorte d’assise d’appello di Firenze che due sere fa ha ritenuto Amanda Knox e RaffaeleSollecito colpevoli dell’omicidio di Meredith Kercher è consapevole che «lasentenza apriràun nuovo dibattito, soprattutto mediatico», ma proprio per questo accetta di spiegare comesi è arrivati al verdetto.Siete stati dodici ore in camera di consiglio. Il collegio era diviso?«Gli atti di questo processo occupano mezza stanza, ci sono 30 perizie. I giudici popolari,che non sono addetti ai lavori, dovevano prendere cognizione del fascicolo per arrivare auna decisione condivisa, come deve essere quella di una Corte d’Assise. Bisognaesaminare i documenti, ragionarci sopra. Lo abbiamo fatto prendendoci tutto il temponecessario tenendo conto che anche la vittima era una ragazza».E poi avete raggiunto l’unanimità? «Ho parlato di decisione condivisa. Posso dire che in tutti questi mesi e in particolare almomento dell’ultima riunione abbiamo avvertito la gravità di una sentenza che coinvolgeragazzi persone giovani e intere famiglie. Questa è una vicenda che ha stravolto moltevite».

    Il vostro era un sentiero stretto, la Cassazione aveva sollecitato a «porre rimedio»rispetto alla sentenza di secondo grado che a Perugia aveva assolto i due imputati.«Non è così, noi avevamo massima agibilità. Il vincolo era solo che in caso di assoluzioneavremmo dovuto motivare in maniera logica. Non c’era alcun paletto». Neanche rispetto alla sentenza emessa nei confronti di Rudy Guede?«Effettivamente la particolarità del processo era proprio questa: una persona giàcondannata con rito abbreviato e in via definitiva per concorso nello stesso omicidio. LaCassazione ci chiedeva di valutare il ruolo dei concorrenti. Noi avremmo potuto dire chenon erano i due imputati, motivandolo in maniera convincente. Ma non abbiamo ritenutofosse questa la verità».Perché avete deciso di non interrogare Guede?

    «A che pro? Lui non ha mai confessato e anche se l’avessimo convocato aveva la facoltàdi non dire nulla. Non l’abbiamo ritenuto necessario. Invece ci sembrava importanteapprofondire altri aspetti e infatti abbiamo disposto una perizia e ascoltato i testimoni suiquali c’erano dubbi. È il ruolo dei giudici di appello. In quattro mesi siamo riusciti adarrivare alla definizione».I legali di Sollecito vi avevano chiesto di separare le posizioni.«Motiveremo in maniera approfondita sul punto spiegando perché non abbiamo ritenuto diaccogliere questa impostazione. In ogni caso Sollecito ha deciso di non farsi maiinterrogare nel processo».E questo ha influito sulla scelta di condannarlo?«È un diritto dell’imputato, ma certamente priva il processo di una voce. Lui si è limitato adichiarazioni spontanee, ha detto soltanto quello che voleva senza sottoporsi alcontradditorio».

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    Negli anni sono stati ipotizzati moventi diversi. Voi che idea vi siete fatti? «Abbiamo una convinzione e la espliciteremo nella sentenza. Al momento posso dire chefino alle 20,15 di quella sera i ragazzi avevano programmi diversi, poi gli impegni sonosaltati e si è creata l’occasione. Se Amanda fosse andata al lavoro probabilmente nonsaremmo qui».

    Vuol dire che l’omicidio è stata solo una casualità?«Voglio dire che è stata una cosa tra ragazzi, ci sono state coincidenze e su questoabbiamo sviluppato un ragionamento. Sono consapevole che sarà la parte piùdiscutibile».La Cassazione ha demolito la sentenza di assoluzione. Lo farete anche voi?«Non ne parleremo, noi dobbiamo concentrarci sul primo grado che nei fatti abbiamoconfermato».E non crede che ci siano stati degli errori?«Non ho detto questo. Qualche cosa credo ci sia stata e la evidenzierò».Avete condannato Amanda Knox ma non avete emesso alcuna misura cautelare neisuoi confronti. Perché?«È legittimo che lei sia negli Stati Uniti. Al momento del delitto era in Italia per motivi distudio ed è tornata a casa sua dopo essere stata assolta. Lei è una cittadina americana. Ilproblema si porrà qualora dovesse esserci la necessità di esecuzione della pena. Adessonon credo fosse necessario un provvedimento».E allora perché avete ritirato il passaporto di Raffaele Sollecito?«Era il minimo sindacale. In questi casi l’ordinanza serve a prevenire qualcosa e noidovevamo evitare che si rendesse irreperibile in attesa del giudizio definitivo».E crede basti il divieto di espatrio?«Sì, ci è sembrato più che sufficiente. Se poi dovessero esserci sviluppi li valuteremo».01 febbraio 2014

    IL DELITTO DI PERUGIA. OGGI IL VERDETTO D’APPELLO

    Amanda Knox scrive alla famiglia Kercher«Nella lettera parole di conforto». Stephanie, sorella di Meredith: «Non so sela leggeremo».

    Una lettera di Amanda Knox per Stephanie, la sorella di Meredith Kercher, lastudentessa uccisa a Perugia la notte tra il primo e il 2 novembre 2007. Ma la busta èrimasta chiusa: «Non sento ancora il bisogno di parlare con lei», ha detto Stephanie. E haaggiunto: «Dobbiamo sopportare il sistema giudiziario italiano, ma vorremmo che il

    processo finisse. Il verdetto non sarà una rivincita». La sentenza è attesa per stasera aFirenze.

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    La busta chiusa - «Amanda vi ha scritto una lettera, prima del verdetto, da consegnarvise un giorno la vorrete».Non avevo idea di che reazione avrebbe avuto Stephanie Kercher quando le ho datoquesta notizia durante l’intervista pochissimi giorni fa. Qualunque reazione, anchel’abbandono dell’intervista, sarebbe stata legittima. Invece questa ragazza

    straordinariamente forte ed equilibrata si è fermata a pensarci, come ha fatto per ogni altradomanda. E poi, con calma, ha risposto: «Ci dovrei pensare, non lo so, ma oggi non lavorrei leggere, perché non sento adesso il bisogno di parlare con lei». La parola oggi,invece che mai, è un atto di grande generosità e razionalità. Credo che non dipenderàtanto dal verdetto, ma dal comportamento futuro di Amanda nelle settimane, nei mesi,negli anni.Corretta e realista - Amanda è corretta e realista, sa che non può pretendere di essereascoltata dai Kercher e, al momento, forse neanche proporlo. In uno dei nostri scambi viaskype - sono stati diversi da quando mi occupo del delitto di Perugia - me lo ha detto escritto in italiano: «Una mia comunicazione a loro, oggi, introdurrebbe molta ansia esofferenza per la famiglia, anche se scrivo solo parole di conforto». Ieri le ho riferito larisposta di Stephanie e lei mi è sembrata perfettamente consapevole. Mi ha confermatoche potremo consegnare la lettera ai Kercher su loro richiesta anche fra mesi o fra anni,che lei sia giudicata colpevole o innocente. Ne rendo nota l’esistenza adesso, ultimomomento prima del verdetto: il contenuto della lettera e la sua eventuale consegna nondipendono dalla sentenza. Né da quella di Firenze né, se ce ne saranno, da quellesuccessive.Sul verdetto di Firenze Stephanie e Amanda hanno ansie diverse ma non opposte.Stephanie mi ha detto con ammirevole equilibrio e serenità: «Per oltre sei anni siamodovuti scendere a patti con questo processo e col baillamme mediatico, e provare acontinuare la nostra vita». Infatti mi parla dall’ufficio dove lavora, in una pausa per ilpranzo. E continua: «Il verdetto è una scadenza da onorare per la memoria di Meredith,non una fonte di rivincita o della verità. Sappiamo che i giudici e i giurati non conosconocon certezza la Verità. Vorremmo che il processo e le chiacchiere intorno ad esso finisserooggi per poterci concentrare solo sul nostro dolore e sul ricordo di Meredith. Tanto,nessuno ci ridarà mia sorella e la nostra vita è finita».Rassegnata stanchezza - Stephanie parla dell’iter processuale. Dice: «Abbiamo dovutoresistere al sistema giudiziario italiano per noi così diverso da essere incomprensibile».Non muove alcuna critica o accusa ai giudici, ma parla della giustizia italiana con larassegnata stanchezza e fatalismo di chi è stato costretto a salire su un treno (unRegionale, non una Freccia) e deve restarvi sino ad un fine corsa che non solo non arrivamai, ma forse non porta da nessuna parte. «Per la mancata conoscenza del vostro

    sistema in America e in Gran Bretagna molti pensano che la famiglia Kercher vuoleportare avanti questo giudizio infinito verso i due imputati. Noi invece vorremmo che tuttociò finisse prima possibile».E se li condannassero sareste sicuri che siano colpevoli? Stephanie ci pensa un po’, poimi risponde col suo tono educato, gentile, razionale. «I dubbi saranno sempre gli stessi. Inqualunque modo nel mio cuore resterebbero i dubbi, è ovvio, ma noi possiamo soloaccettare ciò che ci diranno i giudici e rispettare comunque le decisioni della Giustiziaitaliana». A questo proposito abbiamo accennato alla Fondazione Kercher, creata per raccoglierefondi per la memoria di Meredith. Le ho chiesto se si aspettasse un contributo dai cittadiniitaliani visto che la sorella è morta mentre studiava in Italia e la nostra Giustizia non è stata

    capace di dare certezze. Con la stessa gentilezza mantenuta per tutta l’intervista,Stephanie ha detto che «tutto questo poteva succedere ovunque, gli italiani non hanno

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    colpe e non ci devono nulla. Noi faremo tutto il possibile per onorare la memoria diMeredith con ciò che avremo».Lotta titanica - Per Amanda il verdetto è invece la tappa intermedia di una lotta titanica,non solo per essere assolta ma per il suo desiderio forse inesaudibile, di essere creduta.Quando parla con me, che le dico apertamente che non sono qui a giudicarla, che il

    dubbio è un suo diritto ma non può esigere di essere creduta, lei sa di combattere controuna condanna più infida e definitiva di quella di qualunque Corte. Ed è per questo cheinsiste: «Devo continuare a parlare coi media perché il mondo intero si è messo tra me e iKercher e ho pensato che per convincere loro a parlarmi devo prima convincere ilmondo...». È come se per Amanda fossero i media i giudici finali, quelli che possonosgombrare la mente della gente comune e persino dei familiari della povera Meredithdall’insostenibile pesantezza del dubbio. Stephanie Kercher mi è sembrata immensamente al disopra di questo mondo e ce lo hadimostrato, lei e la sua famiglia, col silenzio di questi anni. Anche l’intervista di lunedì nonvoleva farla (e abbiamo parlato di altre cose che riguardano la memoria di Meredith e chenon hanno motivo di essere scritte qui). Lei sopporta un dolore immenso con silenzio,dignità, fermezza e persino rispetto per gli imputati. Non ho mai sentito nelle sue parolecon me, nemmeno nei confronti di Amanda e Raffaele, il risentimento e il disprezzopersino osceno che ho trovato in certi articoli e a volte persino in aula. Solo osservazionimolto più razionali e consapevoli anche di tante opinioni di esperti o presunti tali (inclusa lamia). E un grande desiderio di silenzio. Su Amanda ha concluso: «Colpevole o innocente,lei dovrebbe essere certa che i suoi familiari siano i primi a crederle, poi noi Kercher e solodopo tutti gli altri... eppure in questi anni l’ho vista spesso sui giornali e in tv, come se perlei contasse più il mondo che noi».Il consiglio - Non so se Amanda condividerà questa logica, che al momento non è uninvito né un consiglio. Quella in base alla quale non è il mondo che convincerà i Kercher,forse, un giorno, a leggere la sua lettera. Le parole dei profeti sono scritte sui muri dellametropolitana e negli androni dei palazzi, e diventano sussurro nel suono del silenzio,cantavano Simon & Garfunkel. Indipendentemente dalle sentenze. Ma era tanti anni fa,forse oggi non si può più.30 gennaio 2014

    IL PROCESSO MEREDITH D'APPELLO BIS

    L'avvocato: Amélie scagiona Sollecito

    Il pg chiede l'arresto o i domiciliariSentenza prevista il 30 gennaio. Oggi ancora difesa e poi la parola alla procura generaleFIRENZE - «Rudy Guede non è l'unico autore dell'omicidio di Meredith, come afferma ladifesa». Non ha dubbi il procuratore generale Alessandro Crini durante la requisitoria per ilprocesso bis di appello. Le arringhe dei difensori di Amanda Knox e Raffaele Sollecito nonhanno scalfito la sua ricostruzione. «Tanti, troppi elementi evidenziano la presenza di Amanda e Eaffaele nella stanza in cui fu uccisa la studentessa inglese. innanzitutto, quellanotte non ci fu navigazione sul pc di Raffaele. Il ragazzo si limitò a scaricare il film e ilcartone animato, ma non interagì con il computer». Poi il pg passa ad analizzare altrielementi emersi nel processo: la federa su cui Rudy lasciò l'impronta della mano

    insanguinata conserva anche la traccia di un piede, un tallone esteso appena 40 millimetri.«Quell'orma per le sue dimensioni non può che appartenere ad Amanda. Infine, nonbisogna dimenticare il profilo genetico di Sollecito trovato sul reggiseno di Meredith».

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    LA RICHIESTA DI MISURE CAUTELARI - Il pg Crini ha chiesto la condanna a 26 anniper Sollecito e a 30 per Amanda e ha sollecitato i giudici, se dovessero emettere ungiudizio di condanna, a disporre nei confronti di Sollecito - unico imputato presente - unamisura cautelare che sia in grado di assicurare l'esecuzione della sentenza quandodiventerà definitiva. Arresti, domiciliari o ritiro del passaporto: le possibili misure che la

    corte potrebbe adottare nei confronti del ragazzo. Una misura che non scatterebbe per Amanda Knox, che segue il processo d'appello dalla lontana Seattle. Sollecito, sentendole richieste del pg ha detto: «Avvocato, e ora che mi succede?».«TENSIONI PER LA PULIZIA DELLA CASA» -«Dell'ipotetico gioco erotico non trovotracce nè sintomi». Lo ha detto il pg di Firenze Alessandro Crini durante le repliche alprocesso d'appello bis per l'omicidio di Meredith Kercher. L'ipotesi che il movente fossestato un gioco erotico finito male era stata formulata dai magistrati di Perugia. SecondoCrini, invece, il movente sono «le tensioni e i contrasti fra Amanda Knox e Meredith legatialla pulizia della casa» che quella sera vennero alimentati dal comportamento di RudyGuede. L'ivoriano andò in bagno senza poi tirare lo sciacquone, facendo arrabbiareMeredith. A quel punto «si innesca un meccanismo di conflittualità - ha aggiunto Crini -che poi ha dato luogo a quel montante rapido che ha scatenato la reazione di gruppo.Guede alimenta la polemica e poi continua con l'approccio» violento a Meredith, «la Knox,che è l'interlocutrice diretta di Meredith» sta dalla parte di Guede, «e Sollecito è inposizione di necessario e naturale sostegno ad Amanda». Non bisogna dimenticare, hapoi spiegato Crini, «che gli imputati hanno ammesso l'uso di droghe leggere». «È unaricostruzione - ha concluso Crini - che si può irridere ma che appartiene in pienoall'altamente plausibile»SOLLECITO IN AULA - Raffaele Sollecito era in aula, occhiali da sole e cappotto"militare" con doppia fila di bottoni dorati. Il giorno della sentenza dell'appello bis perl'omicidio di Meredith Kercher Sollecito sarà in Italia. Lo ha confermato lui stesso duranteuna pausa del processo. «Sarò in Italia - ha detto ai giornalisti Sollecito - Non ho ancoradeciso se sarò in aula, a Firenze, o se starò a Bari. Dipende dalle contingenzeorganizzative». Ai giornalisti che gli chiedevano un commento sull'andamento delprocesso, Sollecito ha risposto: «Oggi parlano i miei avvocati». «Raffaele Sollecito è inaula e non dà adito a comportamenti da fuggiasco». Così l'avvocato Giulia Bongiorno, unodei difensori di Raffaele Sollecito, ha commentato le richieste del pg di misura cautelareagli imputati nel caso di condanna al processo per l'omicidio di Meredith Kercher.«Sollecito è seduto qua di fianco a me e non ha alcuna voglia di fuggire. Rispondo conquesta constatazione», ha detto l'avvocato Bongiorno.LA DIFESA -L'udienza si è aperta con l'arringa dell'avvocato Luca Maori che difendeSollecito insieme alla collega Giulia Bongiorno. Per la prossima udienza, il 30 gennaio, è

    prevista la sentenza. «Assolvete Raffaele, non è stato lui a uccidere Meredith». È l'appellodell'avvocato Maori, difensore di Sollecito. «In questa lunga vicenda giudiziaria ogni fattosaliente è stato interpretato via via dai giudici in maniera diversa ma non c'è nulla didimostrato. Tutto ciò dimostra la fallacità del quadro accusatorio e dovrebbe portare voigiudici a una sentenza di assoluzione. Rudy - spiega Maori - non è un povero disgraziato.É stato adottato da bambino da una famiglia di industriali perugini, e pur avendo tutte lepossibilità economiche ha scelto di vivere di espedienti. E quella sera non ha fatto nullaper salvare la vita di Meredith ancora agonizzante». Infine si è rivolto ai giudici della corte:«Dovete ricostruire la verità processuale sulla base degli indizi emersi nel processo senzafarvi guidare da giudizi esterni a questa aula. Raffaele Sollecito deve essere assoltoperché non ha commesso il fatto».

    IL COMPUTER - La notte dell'omicidio di Meredith Kercher Sollecito rimase a casa sua:guardò sul pc il film «Il Magico mondo di Amélie» e poi un cartone animato, Naruto. haspiegato l'avvocato. «Il pg - ha detto Maori - ha definito quello del pc un alibi falso e fallito.

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    Non è così. Dalle 18.30 del primo novembre fino al 2 novembre a mezzogiorno Sollecito èrimasto a casa». Secondo Maori, gli esiti delle consulenze sul pc dimostrano che dalle18.30 del primo novembre fino al giorno successivo «Sollecito è rimasto a casa. Alle 21.10sposta il file del film Amélie in una diversa cartella, alle 21.26 apre il file del cartoneanimato Naruto. Fino alle 5.32 ha interagito con il computer, scaricando musica, vedendo

    film senza soluzione di continuità».AMANDA - «Amanda è fiduciosa che la Corte proclami la sua innocenza. Non vede l'orache l'incubo finisca». Lo ha detto l'avvocato Carlo Dalla Vedova, uno dei difensori di Amanda Knox, a margine del processo. «Amanda fa una vita normale da studentessa - haaggiunto - e segue passo dopo passo il processo»20 gennaio 2014

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    (2) Omicidio di Serena Mollicona

    Da www.blitzquotidiano.it

    Serena Mollicone. Guglielmo, il padre:Denunciò la droga, Camorra la uccise

    FROSINONE - Serena Mollicone aveva 18 anni e abitava ad Arce, in provinciadi Frosinone . Scomparve il primo giugno del 2001 e vennetrovata morta due giornidopo nel boschetto Fonte Cupa , dalle parti di Anitrella, la bocca e il naso tappati concarta assorbente, la testa in un sacchetto di plastica, le mani e i piedi legati con ben 16metri di nastro adesivo e tenuti stretti anche con filo metallico.Un delitto che ha tutta l’aria di una esecuzione , di una rappresaglia per tappare labocca a Serena.Il particolare della carta assorbente avrebbe dovuto indirizzare immediatamente leindagini verso gli uffici che nel 2001 la usavano ancora e che in paese certo nondovevano essere molti. Invece… Eppure di ufficio sospettabile per quella carta assorbente ad Arce ce n’era almeno uno,quello contro il quale, come vedremo, punta da sempre il dito il padre di Serena, il maestroGuglielmo Mollicone, anche se per questo rischia querele.Un altro particolare strano , che pure non avrebbe dovuto essere irrisolvibile, è quello deltelefonino di Serena: avrebbe dovuto averlo con sé e dopo una settimana venne invecetrovato in un cassetto della sua stanza da suo padre.“Quel cellulare è stato messo apposta da qualcuno in un cassetto di casa nostra durantela veglia funebre”, spiega papà Guglielmo : “Un mio parente lo portò in caserma la mattinastessa dei funerali. I carabinieri ebbero così la scusa per aspettare che io fossi in chiesa,davanti alla bara bianca di Serena, e convocarmi in caserma senza alcun motivo, solo peruna firma. Chi ordinò di prelevarmi? Perché? Le risposte sono evidenti”. Ancora: Serena non fumava, eppure quel giorno fu vista dal carrozziere CarmineBelli mentre comprava un pacchetto di Marlboro Light davanti la stazione dei pullman.Per chi aveva comprato quelle sigarette la ragazza? Per qualcuno che era con lei? E inogni caso: chi fumava Marlboro Light tra le sue conoscenze?Come se non bastasse, nello stesso cassetto dove era stato trovato il telefonico di Serenaverrà trovata una bustina di hashish dieci giorni dopo la sua morte. Evidentemente ce

    l’aveva messa qualcuno, molto probabilmente la stessa persona che ci aveva messo iltelefonino durante la veglia funebre.In questa vicenda non manca neppure uno strano suicidio : quello del brigadiere deicarabinieri Santino Tuzzi, trovato cadavere l’11 aprile 2008 all’interno dellasua auto nellacampagna del paese.Un suicidio provvidenziale, dato che proprio le annotazioni di Tuzzi durante il suo serviziodi portineria nel comando dei carabinieri di Arce indicano nella stessa caserma enell’abitazione del suo comandante, il maresciallo Franco Mottola, l’ultimo luogo doveSerena è stata vista entrare viva.Un ufficio, quello del comando dei carabinieri, dove la carta assorbente probabilmente nonmancava dato l’uso dell’apposto tampone per asciugare l’inchiostro dei documenti e dellefirme fatte a mano.Partiamo da questo suicidio per intervistare papà Mollicone: che ne pensa della mortedell’appuntato?

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    “Una morte archiviata come suicidio. Ma Tuzzi era una persona seria, corretta. Non avevaalcun motivo per uccidersi. Indagò sull’omicidio di mia figlia ed è stato costretto a obbedirea chi era sopra di lui.Proprio pochi giorni prima di morire, Tuzzi aveva dichiarato ai magistrati che il 1° giugno2001, alle 11.30, ovvero il giorno in cui sparì, Serena si era recata alla caserma dei

    car abinieri. Invece di entrare negli uffici, però, fu fatta salire all’ultimo piano, dove sitrovava l’appartamento del maresciallo Mottola. La ragazza voleva denunciare Marco Mottola , il figlio del maresciallo, per spaccio didroga. Così testimoniò Tuzzi, ilquale lavorò lì fino alle 14,30. E non la vide scendere”. La morte del brigadiere è quindi collegata all’omicidio di Serena? “Di omicidio per la morte di Santino Tuzzi ha parlato anche un suo amico e collega nelleprime dichiarazioni, poi ritrattate: Tuzzi sarebbe stato ucciso “perché conosceva il nomedell’assassino di Serena”. Per lo stesso motivo un altro militare venne trasferito subitodopo il delitto. Evidentemente anche quel militare sapeva, era in servizio con Tuzziquando Serena fu uccisa. Tra l’altro abitava nell’appartamento attiguo alla caserma”. Quando si è arrivati ad accusare qualcuno? “Il 6 febbraio venne arrestato con l’accusa di avere ucciso mia figlia il carrozziere CarmineBelli, quello che dice di avere visto Serena acquistare le Marlboro. Venne arrestato perchétrovato in possesso di un biglietto scritto da Serena. Due anni dopo però Belli venneassolto, con sentenza passata in giudicato”. E poi? “E poi il 27 giugno 2011 vennero iscritti nel registro degli indagati per la morte di Serenal’ormai ex maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, la moglie Maria. il figlio Marco, ilcarabiniere Francesco Suprano, l’allora fidanzato di Serena, Michele Fioretti, e la madredel giovane, signora Rosina Partigianoni. I loro DNA vennero confrontati con le traccetrovate sugli indumenti di Serena, sullo scotch e sul filo di ferro usato per legame il corpo. Irisultati però scagionarono tutti”. Ed è così che l’anno scorso la procura si decide a ordinare l’analisi del DNA di ben 272persone per confrontarlo con quello prelevato da alcuni reperti trovati sugli indumenti e sulmateriale utilizzato per “confezionare” il cadavere della ragazza. L’anno nuovo però èiniziato con una brutta notizia: i 272 esami si sono rivelati inutili. Come mai? Estraneitàdelle 272 persone sospettabili o qualcosa che non funziona come dovrebbe?“Si sono rivelati inutili in quanto estesi a persone che nulla avevano a che fare con lamorte di Serena. Troppe persone tra i 272 erano estranee a tutta la vicenda”. Con quale criterio sono stati scelti i 272 nomi? “Le persone sono state individuate dalla procura in base alle indagini precedentementesvolte, tante avevano solo conosciuto Serena. Dai 272 mancano personaggi molto

    importanti, tra i quali persone sicuramente fatte venire dalla Campania ed alcune polaccheche in quel periodo si trovavano ad Arce e svolgevano il mestiere più antico, laprostituzione. Queste donne sono sparite da Arce il giorno dopo il ritrovamento del corpodi Serena e non sono mai state cercate né interrogate. Perché sparire proprio allora? Dicosa avevano paura?” E’ possibile ci siano stati errori nell’esame di così tanti DNA? “No, non penso. Il problema è che non sono state chiamate molte persone che hannorealmente avuto a che fare con mia figlia”. Con cosa dovevano essere confrontati i 272 DNA? “Con i DNA trovati sui vestiti di Serena e sulle impronte trovate sul nastro adesivo con ilquale hanno legato Serena”.

    Reperti trovati quando? Subito dopo la scoperta del cadavere di Serena o annidopo?

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    “Alcuni fur ono trovati quasi subito analizzando i vestiti di Serena, altri successivamentefurono trovati dai carabinieri del Reparto Investigazioni Scientifiche, il famoso RIS. Da nondimenticare i licheni trovati sulla maglia di Serena trascinata per terra, lo stesso tipo dilicheni trovati nel carcere mai inaugurato che si trova a 80 metri dalla caserma deicarabinieri di Arce. Questo importantissimi reperto è stato trovato solo due anni fa. Devo

    dire che i rilievi fatti in precedenza sono carenti in tutto”. Possibile che le indagini vadano così a rilento tanto da scoprire tracce importanticon così tanti anni di ritardo? “Le indagini vanno a rilento perché è coinvolta la caserma dei carabinieri di Arce delperiodo in cui Serena è stata soppressa. Ricordiamo la morte misteriosa del brigadiereTuzi, che aveva dichiarato che Serena la mattina del 1° giugno 2001 bussò alla casermadi Arce, che fu lui ad aprirle l’ingresso, che Serena venne fatta salire nell’appartamento delmaresciallo Mottola e che non ne è più uscita almeno finché Tuzi è rimasto in servizio allaportineria, cioè fino alle 14,30. Tuzi doveva confermare quanto già detto e verbalizzato inun confronto col maresciallo Mottola, ma guarda caso è morto prima. Non aveva motiviplausibili per suicidarsi, è più probabile sia stato “suicidato”. I manovali che hannotrasportato il cadavere di Serena a Fonte Cupa sono ancora in giro e rischiano di fare lafine di Tuzi”. Come mai lei venne invitato a seguire i carabinieri mentre era con altra gente per leesequie di sua figlia? Quell’invito pare un affronto, un modo per metterla pubblicamente incattiva luce.“Fu il maresciallo Mottola a organizzare quella scena pubblica mentre ero accanto allabara di mia figlia, e lo fece per depistare le indagini. Un modo per seminare dubbi esospetti su di me, il padre della vittima!”. Il modo con il quale è stato trattato il cadavere di sua figlia a cosa le fa pensare? Vendetta,rappresaglia, violenza sadica o cos’altro? “Il corpo di Serena è stato confezionato in quel modo seguendo i riti della camorra, perdepistare le indagini e allontanarle dal luogo reale dove era accaduto il fatto tragico.Sicuramente qualche camorrista raggiunse Arce in quelle ore, non dimentichiamo che inpaese è stata sequestrata nei giorni seguenti la villa di un capocamorra che avevaorganizzato feste con carabinieri, assessori del Comune di Arce, il parroco e altri”. Pare che Serena fosse attiva contro lo spaccio delle droghe nel paese. E’ vero? E puòessere stata uccisa da chi aveva interesse a troncare questa attività di Serena?“Mia figlia ha combattuto contro la droga e ha pagato con la vita questo suo impegno. Incaserma c’è andata per denunciare lo spaccio di stupefacenti del figlio del marescialloMottola perché già sei o sette ragazzi erano stati uccisi dalle overdose”. Lei in passato ha puntato il dito contro la locale stazione dei carabinieri. Oggi è rimasto

    dello stesso parere o i suoi sospetti hanno cambiato direzione?“Sono sempre della convinzione che Serena è stata soppressa nell’appartament o delmaresciallo Mottola. Dell’appartamento è sparita una porta, sicuramente quella contro laquale hanno sbattuto la testa di Serena. Sul pavimento infatti c’è un grosso alone,unamacchia, provocata da acido muriatico: quello con il quale è stata cancellata la macchia disangue di Serena. I morti per overdose sicuramente la droga la prendevano dal figliodell’allora maresciallo Mottola”. I mass media hanno seguito con attenzione ed efficacia l’intero caso o si sonolimitati al troppo frequente sensazionalismo, spesso anche invasivo? “I media nazionali hanno dato un grosso apporto alle indagini, alla prosecuzione delleindagini. “Chi l’ha visto?”, “Quarto grado” e altre trasmissioni hanno tenuto vivo il nome di

    Serena. Se si parla ancora di lei è perché c’è attenzione mediatica. Quando sui mediacalerà il sipario anche Serena, come tante altre ragazze, sparirà dal ricordo degli italiani”. Perché lei chiede la riesumazione del cadavere del carabiniere Tuzzi?

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    (3) Coltivazione di cannabis a Rovigo

    Da www.corriere.it

    La cannabis per l’Uruguay selezionata aRovigo La cannabis legale cresce anche in Italia, ma solo nell’area industriale di Rovigo. Al quartopiano di un palazzotto tra la statale e l’autostrada, il Consiglio per la Sperimentazione in Agricoltura ha allestito una piccola serra con dodici varietà diverse di marjuana. «È dal1994 che qui portiamo avanti sperimentazioni sulla canapa sativa e sulle sue varieapplicazioni», spiega Gianpaolo Grassi, ricercatore del Cra, struttura equiparabile al Cnr inagricoltura. Grassi, in particolare, da anni si dedica allo studio della canapa. In questo

    momento di euforia antiproibizionistica, il suo lavoro sta ottenendo risalto «Abbiamoricevuto richieste per le varietà selezionate da noi da Colorado, Arizona, California. Eanche dall’Uruguay», aggiunge il ricercatore. Il Paese sudamericano dove la Cannabis èdiventato droga di Stato potrà diventare la nuova frontiera: «La coltivazione di cannabis èvietata in Italia - spiega Grassi - lì sarà possibile sviluppare nuove varietà, verificare laresa nelle colture».LA CANNABIS MEDICA- Da anni, Grassi dice «da millenni», si conoscono le applicazioniin campo medico della canapa. Dal 2007 anche in Italia le tabelle ministeriali dei farmacicontemplano i derivati della cannabis. Sei regioni, Toscana, Puglia, Friuli, Veneto, Marchee Sardegna hanno legiferato in materia di medicinali a base di cannabinoidi, garantendo ilrimborso di tutte le cure per i pazienti affetti da Aids, cancro, sclerosi multipla o altre

    patologie caratterizzate da dolori articolari o neurologici. «Altrove si è andati anche oltre -aggiunge Grassi - come in Israele, dove la Cannabis viene distribuita nelle case peranziani per migliorare l’umore dei degenti depressi». IL MERCATO IN ESPLOSIONE - Da quando in Colorado è passato il referendum per lavendita di marijuana anche a scopo ricreativo, il numero di coffee shop di Denver hadoppiato i punti vendita Starbucks e i ristoranti di Mc Donald’s . Le foto delle file diacquirenti (a scopo medico e non) presso ogni spaccio autorizzato hanno fatto il giro delmondo. Sono l’immagine plastica di un boom. Il giro di mercato della Cannabis in Coloradoè stimato in 200 milioni di dollari. In tutti gli Usa si stima che in cinque anni il mercato dellacanapa sativa applicata alla medicina supererà gli 8,9 miliardi di dollari. Quasi la metà delgiro d’affari illecito collegato allo spaccio e al traffico di droga, stimato in 18 miliardi. IL RUOLODELL’ITALIA - In Italia l’interesse verso le nuove applicazione dei principi attividella cannabis si sta traducendo in alcune proposte di legge. Quella del senatore del PdLuigi Manconi, sulla depenalizzazione dei reati collegati al consumo e alla coltivazionedella canapa, ha avuto il pregio di riaccendere i riflettori sulle centinaia di pazienti che purdi non rivolgersi al mercato nero si arrischiano a coltivare in casa piantine di marijuana, eche per questo vanno incontro a severe conseguenze penali. Il Cnr ha invece promossouna proposta di Legge per avviare coltivazioni protette di cannabis in Italia, allo scoponaturalmente di rifornire le Asl che per l’approvvigionamento all’estero dei derivati dellacanapa sostengono costi enormi. Ed anche in questa avventura è presente il Cra:«Esistono purtroppo ancora troppe resistenze rispetto alla canapa e a quello che può farealle persone che soffrono - aggiunge Grassi - e pensare che un tempo l’Italia era il primoproduttore di canapa in Europa. Sì, non era considerata una droga. Ma facendo un’analis itra costi e benefici, appare evidente l’insensatezza dell’approccio proibizionistico». 14 gennaio 2014

    http://www.corriere.it/inchieste/cannabis-l-uruguay-selezionata-rovigo/6313cc16-7a29-11e3-b957-bdf8e5fd9e96.shtmlhttp://www.corriere.it/inchieste/cannabis-l-uruguay-selezionata-rovigo/6313cc16-7a29-11e3-b957-bdf8e5fd9e96.shtmlhttp://www.corriere.it/inchieste/cannabis-l-uruguay-selezionata-rovigo/6313cc16-7a29-11e3-b957-bdf8e5fd9e96.shtmlhttp://www.corriere.it/inchieste/cannabis-l-uruguay-selezionata-rovigo/6313cc16-7a29-11e3-b957-bdf8e5fd9e96.shtmlhttp://www.corriere.it/inchieste/cannabis-l-uruguay-selezionata-rovigo/6313cc16-7a29-11e3-b957-bdf8e5fd9e96.shtmlhttp://www.corriere.it/inchieste/cannabis-l-uruguay-selezionata-rovigo/6313cc16-7a29-11e3-b957-bdf8e5fd9e96.shtml

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    (4) Intervista ad Alberto Stasi

    L’INTERVISTA Alberto Stasi «Mio padre morto di dolore,sulla tomba di Chiara una volta alla settimana»«So di essere innocente, temo solo un errore giudiziario. Ho vissuto per anni l’infamiadell’accusa di pedofilia, ma il fatto non sussiste»

    L’appuntamento è nello studio dell’avvocato, il professor Angelo Giarda. Alberto Stasiarriva con dei fogli arrotolati fra le mani, appunti della sua storia, della sua vita, di questisei anni e mezzo passati sulla graticola. Li terrà sul tavolo senza aprirli mai. Anche perché

    conosce ogni riga delle migliaia e migliaia di pagine scritte sul caso Garlasco, il «suo»caso. La fidanzata, Chiara Poggi, fu uccisa la mattina del 13 agosto 2007, lui fu indagato,arrestato e rilasciato dopo quattro giorni, processato e assolto in primo e in secondo gradoe adesso è di nuovo sul banco degli imputati perché la Cassazione - caso rarissimo dopouna doppia assoluzione - ha deciso di rimandare tutto in Corte d’appello per un nuovoprocesso. Ancora sotto accusa, ma stavolta a differenza di sempre, Alberto ha voglia diparlare.Il 9 aprile si ricomincia, quindi.«Si riapre la ferita, sì».

    Pronto ad affrontare di nuovo tutto daccapo?«Beh, diciamo che sarò presente in aula come ho sempre fatto. Solo che stavolta non avròmio padre accanto. Fisicamente, intendo. Perché per il resto lui è sempre con me, ancheadesso».

    Una malattia fulminante, la morte a 57 anni...«Se n’è andato il giorno di Natale, ho passato la notte del 24 a guardare su uno schermoun numerino che segnava il suo battito cardiaco. Finché è arrivato a zero...Mio padre hacominciato a morire il giorno in cui la Cassazione ha deciso di riaprire questo processo».

    Sta dicendo che è morto di dispiacere?«Io sono convinto che la malattia autoimmunitaria che l’ha portato via in pochi giorni sialegata a tutta la sofferenza e lo stress che ha vissuto in questi anni. Ci sono molti studiscientifici che collegano le malattie a situazioni che una persona ritiene ingiuste e lui era

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    devastato psicologicamente dalle accuse contro di me. Sono assolutamente certo chetutto questo lo abbia fatto ammalare nel fisico oltre che nello spirito».

    Quando la Cassazione rimandò in appello il processo per l’omicidio di Chiara suopadre disse «sarà un altro massacro mediatico e psicologico». Lei come ricorda

    quel giorno?«Ho pianto. Ho pianto moltissimo. lo scriva pure, non mi vergogno di dirlo, sono convintoche l’uomo che non piange mai non sia un uomo ma una macchina. È stato un giornonerissimo, un incubo che ha provato ad annientarmi, a soffocarmi. Se non c’è riuscito èsoltanto perché mi sono stati accanto gli amici, quelli di sempre che non mi hanno maiabbandonato. E poi c’erano i miei genitori che hanno pianto con me e che mi hannoaiutato a ritrovare la forza e la determinazione. Non era una cosa facile, mi creda».

    Quindi, per tornare alla domanda iniziale, adesso si sente pronto ad affrontare ilnuovo processo d’appello ?«Direi di sì. Gli argomenti contro di me sono sempre gli stessi. Non li ho mai temuti e nonc’è ragione di temerli adesso. Sono stato scarcerat o da un giudice e sono stato assolto inprimo e in secondo grado. Adesso, come le altre volte, torno davanti alla Corte con lacoscienza pulita di chi non ha fatto niente. E in più ho in tasca anche l’assoluzione perl’altro processo».

    Quello per detenzione di materiale pedopornografico. «Esatto. Anche lì: ho vissutoquell’infamia per anni e alla fine sono stato assolto perché il fatto non sussiste. Si rendeconto di cosa significa portare addosso l’etichetta del presunto pedofilo? Tante congetture,tante parole e alla fine niente: si sono finalmente accorti che sul mio computer quelleimmagini non c’erano mai state. Se penso a mio padre che è morto senza vedermiscagionato per sempre da quell’infamia...».

    Torniamo all’omicidio di Garlasco. Se i giudici decidessero di farla tornare a casa diChiara per una nuova perizia avrebbe il coraggio di andarci?«Vedremo. Decideremo ogni cosa con gli avvocati quando sarà il momento. L’aspettoemotivo di un eventuale ritorno in quella casa credo possa capirlo chiunque...».

    Nel processo che partirà il 9 aprile c’è un capello mai analizzato, ci sono elementi davalutare daccapo, i giudici invocano una «corretta lettura dei dati probatori». E sequella lettura non fosse più a suo favore?«Io sono innocente, quindi sono tranquillo. Possono valutare e rileggere tutto di nuovo

    anche mille volte. Servirà solo a confermare che non sono io l’assassino». Mi parli di Chiara.«Ci penso sempre e ogni volta cerco di ricordarla nei nostri momenti felici, non come l’hovista quella mattina sulle scale. Quell’immagine resta un marchio perenne nella miamemoria, un trauma che mi segnerà per sempre. Vado ogni settimana a trovarla alcimitero. La cappella di famiglia è aperta, qualche volta entro, le parlo, vado a trovarlacome si fa con una persona alla quale si vuole molto bene ma che non è più qui».

    Se pensa a lei, adesso, cosa le viene in mente?«Il suo sorriso e la sua allegria che erano contagiosi. Aveva il dono della gioia, era

    straordinaria. ».I genitori di Chiara, dopo i primissimi tempi, hanno rotto i ponti con lei...

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    «Loro hanno la loro linea e io non voglio forzarli. Hanno detto più volte di non volerecontatti con me e io rispetto la loro decisione. I nostri rapporti sono sospesi, per adesso.Non li ho mai incrociati nemmeno al cimitero. Quando il processo sarà finito magaritorneremo a parlarci».

    Ci torna spesso a Garlasco?«Sì, certo. Garlasco rimane la comunità della mia infanzia, dei miei amici, della mia vita. Epoi adesso devo stare vicino a mia madre più che mai e quindi ci torno spesso, sì. Lo so, èun luogo un po’ di provincia, ma io non aspiro a nient’altro che a un’esistenza normale,quindi anche la dimensione provinciale va bene. Basti pensare che sogno una vita contanti bambini...li adoro. Ma sulla mia vita privata non voglio dire altro, girano fin troppipettegolezzi».

    Provi a immaginare il suo futuro. Ci pensa mai all’ipotesi di una condanna?«Ci penso, certo. E vivo tutto questo con una paura enorme, non perché ho fatto qualcosadi male ma per i possibili errori giudiziari che un processo come questo può generare. Delresto non sarebbe la prima volta...per me sarebbe una vita annientata, azzerata».

    Cosa ricorda dei suoi quattro giorni di carcere nel 2007?«Non voglio nemmeno ripensarci. Lasciamo perdere. Io credo che non sia possibile capirefino in fondo come si sta nei panni di un accusato ingiustamente se non si è passati per lastessa esperienza. È come avere il cancro, solo chi lo prova può dire veramente come cisi sente».

    Mai capitato che la fermassero per strada degli sconosciuti per dirle qualcosasull’omicidio? «Per fortuna mai per insultarmi. Al contrario mi hanno fermato più volte per dirmi di tenereduro. L’ultima volta che ricordo è stato con i miei, pochi mesi fa. Siamo andati a SanGiovanni Rotondo, in pellegrinaggio da Padre Pio di cui mio padre era molto devoto. Mi haavvicinato una signora che mi ha riconosciuto e mi ha detto: vedrai che andrà tutto per ilmeglio. Mi ha fatto piacere». Alberto tira in continuazione le maniche del maglioncino verde con le righe bianche allivello dei polsini («lo so, fa molto british» dice lui). Racconta del mezzo esame appenasuperato per diventare commercialista («sto studiando molto per la seconda parte»).Prova a immaginare i tempi della prossima sentenza («entro l’estate forse ce lafacciamo»). E pensa a una sola parola: «assoluzione. Ce la devo fare per un motivo moltosemplice: non sono un assassino. E poi perché lo devo a mio padre che non c’è più, a mia

    madre che vive per me e a Chiara che non avrà giustizia finché ci sarò io sul banco degliimputati». Arrotola i fogli che aveva in mano quando è entrato. Saluta e ricorda del tempo in cui nonc’era giorno senza la sua fotografia in prima pagina o il suo nome nei titoli dei telegiornali. «Quante volte ho sentito dire “occhi di ghiaccio”, serviva a creare l’immagine del cattivo...Che vuol dire? E poi ghiaccio fa venire in mente occhi azzurri, e invece guardi: i miei sonoverdi...» .02 febbraio 2014

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    (5) Decesso di Paolo Onofri

    Da www.corriere.it

    IL RITRATTO DEL PAPA’ DEL PICCOLO TOMMY, SCOMPARSO A54 ANNIIl destino terribile di Paolo Onofri, l’uomo imperfetto che aprì la porta agli assassiniI sospetti, lo scandalo pedornografico e quel peccato di ubrische costò la vita al figlio.Successe tutto in un mese

    A Paolo Onofri era toccato un destino peggiore della morte. Per un padre, per qualunquepadre, il tentativo di sopravvivere a un figlio è già una prova terribile. Ma diventainsopportabile quando sei consapevole di essere stato causa della sua scomparsa. L’Italialo conobbe quando il suo Tommaso venne portato via dalla villetta di Casalbaroncolo, unpaesino attaccato a Parma che fino a quel giorno era noto soltanto per essere la capitaleitaliana dei cerchi disegnati nel grano. Era il due marzo 2006. Il mistero della sparizione diquel bambino, che aveva solo due anni, apparve subito destinato a una soluzione tragica.L’attesa durò un mese, e fu un mese senza speranza. Lo sapevano tutti, che era successoqualcosa di brutto, di molto brutto. Lui divenne l’uomo del mistero, fu anche sospettato diessere la mente del rapimento. Era un uomo grande grosso, vestiva sempre di nero,spesso aveva l’aria minacciosa. Era cresciuto sull’Appennino, in una famiglia molto

    religiosa. Al collo aveva sempre la croce di san Francesco, che teneva sopra il maglione.Quando scoprirono immagini pornografiche sul suo computer, venne prima indicato al

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    pubblico ludibrio, poi interrogato per giorni interi. Ci diede appuntamento di notte, sulla viaEmilia, davanti a un ufficio postale.Era un dirigente delle Poste, come lo era stato il padre. Il papà di un bimbo rapito cheraccoglie materiale pedopornografico autorizzava una facile equazione, che in quelmomento l’Italia intera stava facendo. «Chi ha un coltello non sempre è Jack lo

    squartatore» ci disse. E poi, aggiunse, ognuno ha qualcosa in casa che non dovrebbeavere. Sapeva essere sgradevole, ma non era un uomo stupido, tutt’altro. Perquell’interminabile mese sul suo nome ci fu sempre un asterisco, una nota a piè di paginache elencava i suoi peccati di uomo imperfetto. Per via di quelle foto, dei suoi silenzi chesignificavano soltanto che non sapeva darsi una spiegazione, che qualunque suo peccatoera niente in confronto a un figlio malato che ti viene portato via davanti agli occhi. E poifinì tutto. Il 2 aprile del 2006, esattamente un mese dopo.Nel giro di poche ore, quasi in diretta. Una scoperta via l’altra. L’arresto di quei duebalordi assassini , la scoperta del corpo, a poca distanza da casa, giaceva lì fin da subito,lo avevano abbandonato in una strada sterrata dove si appartano le prostitute e i loroclienti. Paolo Onofri era imbottito di tranquillanti, sembrava un vegetale. Eppure trovò laforza di liberarsi dal torpore chimico. Lo vedemmo urlare, chinarsi a terra e tirare pugniterribili sul selciato, fino a farsi sanguinare le mani. Era un padre che aveva perso un figlio,ma c’era qualcosa di più, e di peggio. Gli avevano detto chi erano quei due assassini e luiaveva capito subito, che non avrebbe mai potuto perdonare se stesso. Erano quei duemuratori ai quali aveva mostrato la scatola da scarpe piena di denaro frutto di una ereditàappena incassata. Con loro si era vantato, aveva fatto un po’ il gradasso. Non potevasapere che quei due erano vampiri che lui aveva ingolosito. Come in una tragedia greca,quel peccato diubris (tracotanza in greco antico, ndr ) costò la vita a suo figlio. All’inizio,quando gli chiesero di fare un elenco di sospetti, aveva fatto sette nomi. Quelli degliassassini non erano nella lista. Gli aveva aperto la porta di casa, li trattava da amici. Si eravantato con loro della sua ricchezza. Gli avevano ucciso un figlio.Lo rivedemmo un anno dopo, al processo . Aveva lo sguardo spento, era quasicompletamente incanutito. Non c’era più nulla di vitale in quell’uomo che un tempo erastato grosso come una quercia. Paolo Onofri è morto mercoledì, dopo quattro anni dicoma seguito a un infarto. Ma aveva smesso di vivere molto tempo prima.15 gennaio 2014

    A PARMA

    Morto Paolo Onofri, papà di Tommy Aveva avuto un infarto nel 2008 e da allora non si era più ripreso. Nel 2006 la scomparsadel figlio più piccoloBOLOGNA - Si è spento nella notte Paolo Onofri, papà del piccolo Tommy, il bambinorapito ed ucciso a Casalbaroncolo, in provincia di Parma, il 2 marzo 2006. L'uomo erastato colpito da un attacco cardiaco l'11 agosto del 2008 e da allora non aveva più ripresoconoscenza. La morte lo ha raggiunto nella clinica privata di Fontanellato dove eraricoverato da tempo.L'INFARTO NEL 2008 -Il giorno dell'infarto, Paolo Onofri si trovava in vacanza con lamoglie e il figlio maggiore a Folgaria, in Trentino. Tornato a casa dopo una passeggiata, siera sentito male e i familiari avevano chiamato i soccorsi. Vista la gravità delle sue

    condizioni, era intervenuto l'elicottero di Trentino Emergenza: l'uomo era stato rianimato etrasportato d'urgenza all'ospedale. Nei giorni successivi all'attacco cardiaco, Onofri erastato ricoverato in una casa di cura, nel parmense, senza mai riprendere conoscenza.

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    NEL 2006 LA SCOMPARSA DI TOMMY -Otto anni fa, il 2 marzo 2006, il figlio dell'uomo,Tommaso, 17 mesi appena, veniva rapito dalla sua abitazione a Casalbaroncolo, alleporte di Parma, dove abitava con i genitori, Paolo, appunto, e la moglie, Paola Pellinghelli.La sua vicenda commosse l'Italia intera. Il suo corpo fu ritrovato un mese dopo, il primoaprile, sull'argine del fiume Enza, in via del Traglione. Era stato ucciso la sera stessa del

    sequestro. Per la morte di Tommy è stato condannato all'ergastolo Mario Alessi, ilmanovale pregiudicato accusato dell'omicidio e del rapimento del piccolo e a 24 anni lasua convivente e complice Antonella Conserva. (fonte: Ansa) 15 gennaio 2014

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    (6) Il linguista detective

    Di Pietro Pàstena

    Il linguista detectiveRelazione al Convegno Internazionale “CriminalMente”Prato, Maggio 2007

    La nostra è un’epoca di sapere estremamente specializzato, ma anche di proficui incrocitra discipline diverse: un bell’esempio di questi innesti è la linguistica giudiziaria che,come interfaccia tra diritto e linguaggio, spazia, per fare qualche caso, dalla redazione diuna sentenza da parte del magistrato al modo di esprimersi di testimoni culturalmentesvantaggiati o dialettofoni, dai problemi di traduzione delle testimonianze rese in altrelingue alla teletrasmissione, trascrizione e pubblicizzazione del processo: se ne occupa inItalia soprattutto il Laboratorio di Linguistica Giudiziaria (LaLiGi) dell’Università di Firenze,diretto da Patrizia Bellucci.

    Nei paesi di lingua inglese il corrispondente della linguistica giudiziaria è la forensiclinguistics. Il vocabolo forensic ha però una duplice accezione, giacché per un verso èequivalente al nostro forense, ma anche, nell’uso soprattutto americano, sta a indicareanche l’ambito dell’investigazione scientifica dell’autoredi un crimine: accade perciò chealla forensic linguistics sia attribuito a volte un significato più ristretto rispetto a quellocorrispondente all’italiana (e più onnicomprensiva) linguistica giudiziaria, intendendolacome quel settore della linguistica che con le sue competenze può apportare un contributoall’identificazione dell’autore di un crimine.Con il termine linguistica forense si indicherà quindi quel ramo della criminalistica cheutilizza la linguistica nell’investigazione: e, in tal senso, è disciplina relativamente giovaneperché, se a postularne per primo l’applicabilità a casi giudiziari è stato J. Svartvik nel1968, solo negli anni Novanta del secolo scorso è diventata oggetto di studi sistematici.La linguistica forense è venuta all’attenzione del pubblico dei mass-media in occasione delcaso dell’Unabomber, (dove il prefisso Una è l’acronimo di “university and airline”, obiettivipreferiti dall’attentatore), al secolo Theodor Kaczynski, la cui identità non sarebbe maistato scoperta se egli non avesse costretto i giornali, minacciando ritorsioni, a pubblicareun suo manifesto contro la società industriale: e fu proprio questo scritto a fornireall’agente James R. Fitzgerald, in forza al Behavioral Science Service Unit del NCAVC

    (National Center for Analysis of Violent Crime) dell’FBI, le prove per incastrarlo.Il fratello di Kaczynski, ravvedendo nel manifesto numerose espressioni tipiche di Ted, siera infatti rivolto all’FBI, i cui agenti, dopo un paziente lavoro di comparazione dei testi,poterono dimostrare che egli era effettivamente l’Unabomber: Kaczynski venne arrestato il3 aprile del 1996 in una capanna di boschi del Montana. Il processo vide però unabattaglia tra periti: per la difesa Robin Lakoff dell’Università di Berkeley, che sosteneval’inconsistenza delle prove linguistiche, e per l’accusa, a sostegno di Fitzgerald, DonaldFoster, professore di letteratura alla Vassar University di New York, che aveva acquisitouna certa notorietà in quanto aveva precedentemente identificato l’autore di PrimaryColors, un romanzo a chiave ispirato alla campagna per le presidenziali di Bill Clinton.L’ebbe vinta l’FBI, e Kaczynski fu condannato, dimostrando che a “incastrare” il colpevoledi un crimine, oltre al repertorio di impronte digitali, firme e DNA che tutti noi conosciamoattraverso i telefilm polizieschi, possono servire anche le parole.

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    Alla base del contendere tra i periti del caso Unabomber, c’era l’assunto che ognuno di noipossiede un idioletto, un suo universo linguistico individuale che lo distingue da tutti glialtri: ed è questo il principio-cardine che Coulthard (2004) pone alla base della linguisticaforense.E’ un’idea antica: nel ‘600 Camillo Baldi, fondatore per altro della grafologia, aveva

    affermato che “la scrittura e il parlare sono vestigia dell’animo umano”, e se ne vogliamouna formulazione più recente la possiamo trovare in Johnstone (2000), per il quale“attraverso il linguaggio e ogni altro aspetto del comportamento, gli uomini esprimono laloro individualità”. Si è parlato pertanto di “impronte digitali linguistiche” (linguisticfingerprints), anche se taluni hanno ritenuto che l’espressione non è appropriata (peresempio Ollson, 2004) o di DNA linguistico, in quanto “il metodo di analisi è simile per ilDNA e per il linguaggio, che sono entrambi studiati in termini di sequenze di stringhe dicaratteri” (Mcmenamin, 2002).E’ sulla base del principio dell’esistenza dell’idioletto che Coulthard sostenne l’innocenzadei “Sei di Birmingham”, accusati di essere autori negli anni ’70 di una serie di attentatidinamitardi dell’IRA. I sei avevano firmato la confessione, per poi ritrattare, affermandoessa era stata estorta, ma furono egualmente condannati, per essere poi riconosciutiinnocenti dopo vent’anni. Coulthard però ne aveva sostenuto l’innocenza perché, stabilitoche ognuno possiede un suo idioletto, non era possibile che nelle confessione dei sei siritrovassero le stesse espressioni, il che stava a indicare che esse non erano spontanee.In un’altra occasione Coulthard poté scagionare un tale Bentley, condannato sulla base diun interrogatorio che secondo la polizia riportava esattamente le sue parole.Coulthard dimostrò che la frequente ripetizione della parola “then” e l’espressione“I then”invece del più frequente “then I” si ritrovano nel linguaggio dei verbali di polizia e nonnell’uso comune: pertanto la testimonianza di Bentley non era una trascrizione fedele.

    Gli usi quindi della linguistica forense si possono così indicare:1. identificazione dell’autore di uno scritto anonimo (ad esempio una lettera di minacce) ola cui paternità sia incerta o contestata (come può essere un testamento): viene anchechiamata “stilistica forense” (McMenamin). La sentenza United States v. Van Wyk del2000 ha riconosciuta l’ammissibilità della perizia linguistica (anche in questo caso, il peritoera l’agente Fitzgerald);2. ricavare da un testo, redatto con finalità criminali e di autore sconosciuto, informazioniriguardo quest’ultimo che risultino utili nel contestodelle indagini; e qui si tratta diun’analisi psico o socio-linguistica;3. stabilire la veridicità o la spontaneità di una confessione o di una testimonianza;4. stabilire se un testo è frutto di plagio;

    5. identificare il parlatore (nelle intercettazioni telefoniche e ambientali); ed è questo uncampo che, al contrario degli altri, ha in Italia i suoi specialisti, e su cui quindi non misoffermo.

    Per quanto riguarda l’identificazione dell’autore di uno scritto, i metodi che vengonoutilizzati possono essere sia quantitativi che qualitativi.Fra i primi, metodi statistici che permettono di misurare gli elementi di stile (stilometria): adesempio l’indice di leggibilità, la lunghezza della frase, la frequenza delle parole, laricchezza lessicale, ecc. Soffermarsi su questo non è possibile nello spazio di questasommaria introduzione.Possiamo però citare un caso, descritto da Gudjonsson e Haward (su cui anche Cabras,

    1996), riguardante una confessione il cui indice di leggibilità corrispondeva ad un Q.I.superiore a quello dell’indagato che l’aveva sottoscritta: ma se questi non poteva

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    comprendere il testo, non poteva nemmeno averlo vergato spontaneamente, e quindi essoera frutto di dettatura.L’altro metodo è qualitativo, e si concentra sull’analisidegli elementi di stile. Fra questi,quelli che da una verifica sperimentale di Chaski (2001) risultano maggiormente indicatividell’identità linguistica, sono la struttura sintattica, la punteggiatura, gli errori di grammatica

    e in maniera minore quelli ortografia.Cito due casi eclatanti riguardanti gli errori di ortografia.Il primo riguarda il caso Magnuson del 1922, riguardante una serie di pacchi esplosivi. Sulplico che accompagnava le bombe la città di Marshfield era scritta come Marsfilld secondola pronuncia svedese, il che permise di identificare il bombarolo, che era appunto un talesvedese di nome Magnuson.Il secondo caso è avvenuto a Verona nel 2000, e parecchi lo ricorderanno: il professoreebreo sudamericano Marsiglia inviava a se stesso lettere antisemite, ma la simulazione fuscoperta anche perché egli scriveva il gruppo di lettere gl sotto forma ll come in spagnolo(oltre a ritagliare incautamente le lettere della missiva da un giornale di lingua spagnola: sivede che non aveva letto Sciascia, che a questo espediente fa ricorso in u suo romanzoper smascherare l’anonimografo).Concludo questa breve carrellata, su cui ci sarebbe ancora moltissimo da dire con unacitazione e con un auspicio.La citazione è del filosofo e grafologo tedesco Ludwig Klages (1932), che ben si adatta altema della linguistica forense: “Interrogando le parole e le frasi che scaturisconodall’animo umano si potrebbe conoscere più di quanto è stato scoperto da osservazioni edesperimenti sull’uomo”.L’auspicio è che la linguistica forense venga utilizzata anche in Italia in ambito peritale,dove potrebbe essere molto utile in molti casi, per esempio a supporto della periziagrafica.

    Riferimenti bibliografici

    Bellucci P., A onor del vero. Fondamenti di linguistica giudiziaria, Torino, UTET, 2002Cabras C., “Analisi del contenuto e stilometria: un metodo per l’esame documentale”, inCabras C. (a cura di) Psicologia della prova, Milano, Giuffrè Editore, 1996Chaski C. E., “Empirical evaluations of language-based author identification techniques”,in Forensic Linguistics, 2001, vol. 8, no. 1Coulthard M., “Author Identification, Idiolect, and Linguistic Uniqueness” in AppliedLinguistics, 2004, vol. 25, no. 4Fitzgerald J., Using a forensic linguistic approach to track the Unabomber, in Campbell e

    Denevi (eds.) Profilers. Leading investigators take you inside the criminal mind, PrometeusBook, New York, 2004Foster D., Author Unknown, On the Trail of Anonymous, Henry Holt and Company, NewYork, 2000Gudjonsson G. H., Haward L. R. C., “Psychological analysis of confession statements”, inJournal of Forensic Science Society, 1983, no. 23 McMenamin G.R., Forensic linguistics:advances in forensic linguistics, CRC Press, Boca Raton, 2002Ollson J., Forensic Linguistics, Continuum, London-New York, 2004Svarvtik J., The Evans Statements: A Case for Forensic Linguistics, Stockholm, Almqvist &Wiksell, 1968Fitzgerald J., Using a forensic linguistic approach to track the Unabomber, in Campbell e

    Denevi (eds.) Profilers. Leading investigators take you inside the criminal mind, PrometeusBook, New York, 2004

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    Foster D., Author Unknown, On the Trail of Anonymous, Henry Holt and Company, NewYork, 2000

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    (7) La strage di Caselle

    Da www.corriere.it

    IL TRIPLICE OMICIDIOStrage di Caselle: fermata Dorotea,ex compagna del killer e domestica delle vittimeNella notte i carabinieri hanno fermato la De Pippo, 52 anni. «Acquisiti gravi e convergentielementi di responsabilità»

    Svolta nelle indagini del triplice omicidio di Caselle del 3 gennaio. In manette è finita nellanotte Dorotea De Pippo, 52 anni, la ex colf della famiglia sterminata. La donna si era

    sempre dichiarata estranea ai delitti e aveva detto di odiare il suo compagno dopo il suoarresto. «Voglio che crepi in galera». Gli inquirenti non le hanno mai creduto. Hannosospettato fin dal primo sopralluogo dei Ris di Parma, che erano stati guidati proprio da lei,una delle poche superstiti che conoscevano bene la villetta a due piani.

    L’ACCUSA - Dorotea è finita in manette con l’accusa di essere stata la complice delcompagno nell’assassinio di Claudio Allione, della moglie Maria Angela Greggio e dellasuocera, l’anziana Emilia Campo Dall’Orto. Sarebbe stata in casa durante gli omicidi.Grazie alla sua presenza, che non destava sospetti, i coniugi Allione avrebbero aperto laporta alla coppia facendola entrare e offrendo loro un caffè. Lei continua però a negare diaver preso parte al triplice omicidio. «Sono innocente, quel giorno ero a casa mia e non

    ero con Palmieri» ha detto durante l’interrogatorio venerdì sera davanti al sostitutoprocuratore Roberto Sparagna, che con il pm Fabio Scevola coordina l’indagine. Difesadall’avvocato Alberto Righetti, la donna ha ribadito che anche nelle ore e nei giornisuccessivi alla tragedia non avrebbe saputo nulla dei fatti né avrebbe parlato con ilcompagno, poi arrestato e reo confesso.

    LA CONFESSIONEDELL’ASSASSINO - È stato proprio Giorgio Palmieri, in carcere da17 giorni, durante l’ennesimo interrogatorio, ad ammettere che il suo complice sarebbestato Dorotea. La confessione è stato l’ultimo elemento di prova raccolto dagli inquirentiche avevano già collezionato numerosi indizi che portavano alla ex domestica, emersidopo altri sopralluoghi fatti nella villetta sequestrata e dopo un’ulteriore analisi dei tabulatitelefonici. Dorotea De Pippo aveva litigato con la famiglia Allione perché sospettata di averrubato una collanina d’oro. Lei aveva sempre negato il furto. Era stata così allontanatadalla casa. «Soldi, giravano tanti soldi da loro…» si era lasciata sfuggire dopo gli omicidi, il

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    giorno prima che arrestassero il suo compagno. Lo stesso Palmieri aveva dichiarato che ilmovente era il bisogno di denaro.«SCAGIONÒ» IL FIGLIO DELLE VITTIME -Fin da subito Dorotea aveva scagionato ilfiglio della coppia uccisa, Maurizio, nelle ore in cui erano in molti a sospettare delragazzo, anche se lui era innocente. Lanciando forse involontariamente un segnale che

    poteva portare alla pista giusta. La donna, interrogata, ha sempre negato di averpartecipato al delitto. «Non ne so nulla, e odio Palmieri» aveva sostenuto. I carabinieriavevano sentito anche l’ amante della ex colf, un operaio trentenne, che aveva ammesso:«Dopo quella tragedia ho lasciato Dorotea, non ho più voluto vederla, ero tropposconvolto». Che Palmieri avesse fatto tutto da solo era improbabile fin dall’inizio, secondogli investigatori. Dal primo sopralluogo era chiaro che gli Allione, il giorno del delitto,avevano aperto la porta a qualcuno che conoscevano. Palmieri aveva fatto dei lavorettisolo una volta o due in quella villa, mesi prima. Bastava questo per considerarla unapersona conosciuta e di fiducia? Inoltre, come mai Palmieri, interrogato la prima volta,continuava a ribadire «Ho fatto tutto da solo», anche se nessuno glielo aveva chiesto?L’uomo aveva poi raccontato di essere tornato a casa di Dorotea per lavarsi, ma che ladonna non avesse sentito nulla perché dormiva. Tutti pezzi di un collage poco probabile,ricomposto solo dopo una serie di analisi e approfondimenti.ALTRI ELEMENTI- Oltre alla confessione di Palmieri, sono stati fondamentali dueelementi nell’inchiesta. Dalla villetta di Caselle erano sparite- oltre al portafoglio del signor Allione - tre carte Bancomat. Con queste Dorotea avrebbe fatto degli acquisti e dei prelievidalle ore immediatamente successive dopo l’esecuzione dell’omicidio fino al momento incui la scoperta dei cadaveri rese di dominio pubblico la notizia della tragedia, ovvero il 5gennaio. La donna avrebbe speso 3mila e 700 euro in due giorni in supermercati, ecomprando vestiti, profumi e accessori. Inoltre dall’analisi delle celle telefoniche è emersoche Dorotea sarebbe trovata nella villetta nelle ore dei delitti. E che avrebbe telefonato allasignora Allione prima di presentarsi con Palmieri a casa sua, forse per avvisarla chesarebbe passata per un caffè. Il movente resta economico secondo i carabinieri: sarebbestato il bisogno di soldi a far determinare l’aggressione. E’ ancora presto invece persapere se in casa Dorotea ha lasciato tracce. I Ris stanno concludendo le analisi suulteriori rilievi, ancora da concludere. «Non è stata riscontrata la diretta partecipazionedella De Pippo nell’aver inferto coltellate» ha detto il comandante provinciale deicarabinieri di Torino, colonnello Roberto Massi. «Ma risulta evidente - ha ggiunto - un suocoinvolgimento diretto e la sua presenza nella fase di premeditazione e di esecuzione». Leindagini continuano per verificare se ci siano altre persone coinvolte.25 gennaio 2014

    IL TRIPLICE OMICIDIO DI CASELLE

    Dorotea, la ex colf dai modi bruschiche dal carcere prega per la nonnina Ancora non è chiaro il suo ruolo nella strage della famiglia Allione. Si è dichiarata pronta acollaborare con gli inquirenti

    Piange, Dorotea. Prega. Passa le giornate in silenzio, senza parlare con nessuno. L’unicarichiesta fatta alle guardie è quella di poter partecipare alle messe in carcere. Dopo unasettimana rinchiusa in una cella, da sola, nella seconda sezione della prima accoglienzadel carcere delle Vallette di Torino, la ex colf della villetta di Caselle appare provata. Beveuna tazza di latte per colazione, e, rivolgendosi al suo legale, Giulio Calosso, si sfoga.

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    «Avvocato, adesso voglio parlare. Voglio farmi interrogare per raccontare ai pm la verità».È la prima volta, dal 25 gennaio, il giorno del suo arresto per il triplice omicidio degli Allione, che Dorotea De Pippo, 52 anni, la ex colf, si dichiara «pronta a collaborare».Finora, per gli inquirenti, ha tenuto un atteggiamento «ostile, da brava attrice». Il gip Alessandra Danieli, nel provvedimento in cui conferma la sua carcerazione, la descrive

    «spregiudicata e cinica». Finora la donna ha sempre negato – davanti ai sostitutiprocuratori Fabio Scevola e Roberto Sparagna – di aver preso parte al delitto di Claudio Allione, Mariangela Greggio e dell’anziana nonna Emilia Dall’Orto. PRIMA OSTILE, ORA CALMA - Del suo ex compagno, Giorgio Palmieri, arrestato primadi lei lo scorso 8 gennaio, aveva detto, quando aveva confessato: «Spero che crepi ingalera». Ora c’è un cambio di passo. «Voglio contribuire alla verità – spiega la donna - misono resa conto di avere fatto molte contraddizioni quando sono stata sentita le scorsevolte. Adesso sono pronta a farmi interrogare di nuovo». Dorotea sembra cambiata anchea livello emotivo. «È più calma, più lucida, più consapevole», sottolinea l’avvocatoCalosso. «Dal giorno dei fatti penso continuamente alla famiglia Allione e provo un doloredisperato per la loro morte», racconta la De Pippo. «Io volevo bene soprattutto alla signoraGreggio e alla nonnina. E so che anche loro avevano affetto per me. Ci confidavamo moltoi reciproci problemi. Quando sono stata arrestata - si confida - la prima cosa che ho fatto èprendere una scialle che mi aveva regalato la signora Greggio e non l’ho più tolto. Pregosempre per loro e ho chiesto di poter partecipare alla messa in carcere. Per loro».MAURIZIO E I SOLDI DI CASA - Dorotea torna a parlare anche di Maurizio, il figlio26enne della famiglia, l’unico superstite. Lo scorso 3 gennaio non era nella villa, ma invacanza in montagna con amici e fidanzata. «Sono tanto avvilita e dispiaciuta per lui. È unbravo ragazzo, per lui i genitori stravedevano. Spero tanto che possa riprendersi daldolore». Fin dall’inizio Dorotea aveva scagionato Maurizio. Quando, prima dell’arresto diPalmieri, il ragazzo veniva trattenuto in caserma a Caselle per ore e ore, quando in moltisospettavano, mentre era innocente, Dorotea aveva detto: «Non può essere lui. È unabrava persona. Quando voleva dei soldi, glieli davano. E in quella famiglia ne giravanotanti di soldi…». Il rammarico più grande, adesso, per la De Pippo, è rivolto alla figliaGiorgia. A poco più di 18 anni, la ragazza è rimasta da sola: sia la madre che il padre – Palmieri – sono in carcere. «Non sono più riuscita a vederla. Lei è una ragazzastraordinaria».02 febbraio 2014

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    (8) Libri

    La storia del Mossad. Servizi e segretiDi Colonna Vilasi AntonellaSovera Editore

    Il libro racconta la storia del Mossad, scritta per la prima volta da una donna, ripercorrendotutte le tappe fin dalle origini, in un intreccio con la storia stessa dello Stato Ebraico.L'utilità del volume è non solo nel racconto - che descrive appunto storia, bisogni,specificità del Mossad - ma anche nel significativo contributo che apporta agli studisull'Intelligence, soddisfacendo finalità divulgative ed al contempo scientifiche.

    (9) Link

    www.laveracronaca.com

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    (10) Raccomandazioni e arretratiCome di consueto, invito tutti i destinatari a segnalarmi eventuali persone chevogliano essere inserite nella mlist. Con l'occasione vi invito a spedirmi materiale, inerentegli argomenti trattati, per la successiva divulgazione nella mlist AI (anche segnalazioni di

    articoli usciti su giornali on line ecc...).Questa MList non ha una uscita a cadenza fissa e quindi non può essere considerata“pubblicazione”, il materiale presente è stato preso da internet, viene citata ove possibilesempre la fonte e l’autore. La proprietà intellettuale degli articoli inseriti rimane degli autorie dei siti dove gli scritti sono stati prelevati.Questa mail è stata inviata a 2575 persone.

    Arret ra t i :[ID_01] tesi di laurea su "Il valore probatorio delle indagini tecniche in tema di confronto diimmagini"di Magda Zignani, Università degli Studi di Bologna,[ID_02] articolo in PDF: "Ear Biometrics"; di Mark Burge e Wilhelm Burger (in Inglese)[ID_03] articolo della Polizia Ticinese, comm. Emilio S. Baggi e Isp. MassimoPassamonti, sulle tracce di scarpe (in Italiano)[ID_04] locandina della ditta Seret che pubblicizza un prodotto sul controllo accessi(riconoscimento forme);[ID_05] manuale sulla "Fotografia digitale" di BenLong, Apogeo[ID_06] bollettino di ricerca di Denise ed immagini divulgate della Celentano[ID_07] Articolo di Computer Gazette sulla ricostruzione 3D della scena del crimine[ID_08] Il sopralluogo di Emilio S. Baggi della Polizia del Canton Ticino[ID_09] La figura del Serial Killer tra diritto e criminologia di Gianluca Massaro.[AI_10] Corso di fotografia applicato all'archeologia[AI_11] A rg o m e n t i : Vanacore (intervista), Cogne (nuovi indagati), l'interrogatorio diBilancia, libri sulla crittografia, prima parte della storia della criminalistica[AI_12] A rg o m e n t i : Narducci, Balordi e Banditi di G.Bocca, Cogne, Compressioniall'avanguardia Wavelete ed FC[AI_13] A rg o m e n t i : Theodore Bundy, terza parte storia della Criminalistica, il formato JPG(prima parte), Cogne, Cesaroni, intervista a Picozzi su Erika ed Omar[AI_14] A rg o m e n t i : Theodore Bundy, quarta parte storia della Criminalistica, il formatoJPG (seconda parte), Vanni parla in carcere, Serial Killer donne di Cinzia Tani[AI_15] A rg o m e n t i : Serial Killer donne di Cinzia Tani (seconda parte), impronte digitali,bandito Giuliano, il formato JPG (terza parte), ritrovamento Narducci[AI_16] A rg o m e n t i : DVI Identificazione vittime del tsunami, Lesioni chimiche

    l'avvelenamento, Colore, Mostro di Firenze, Teorie sul crimine di Lombroso[AI_17] A rg o m e n t i : Thailandia, La morte ed i fenomeni cadaverici, Novi Ligure, Privacy eBiometria,la teoria della Gestalt nella composizione fotografica[AI_18] A rg o m e n t i :Ti Mangerei, Frameline magnetism, Esplosivi, Una bomber, Picozzi suLisboni[AI_19] A rg o m e n t i : Baby Lindbergh, Esplosivi, Una bomber, Il Crimine si aggiorna, Cogne[AI_20] Argoment i : Baby Lindbergh, Gestalt: figura e sfondo, Il Rimbalzo nella Balistica,Luminol, Bestie di Satana[AI_21] Argoment i : Cogne, Vizzardelli, Jeffrey Dahmer, unabomber, serie TV, il SKsadico e poeta[AI_22] Argoment i : Izzo, Verzeni, Jeffrey Dahmer, Immagini (da C a BN), Novi Ligure (1),

    Lo squartatore Francese[AI_23] Argoment i : Sindrome di Medea, Joe Petrosino, Jeffrey Dahmer, Andrea Arrigoni,Novi Ligure (2), Sherlok Holmes

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    [AI_24] Argoment i : Pistole Intelligenti, Serial Killer, Lombroso, Novi Ligure (3), Infrarossoe Grafologia, Sindrome di Medea, Immagini: la spirale aurea[AI_25] Argoment i : Serial Killer in coppia, L'infanzia dei SK (1), Frasi celebri, Novi Ligure(4), Olgiata, Suora crocifissa, Triangoli aurei[AI_26] Argoment i : Bestie di Satana(1), Omicidio De Mauro, L'Infanzia dei SK (2),

    Dorothea Puente, Cronaca lombarda, L'Affaire Dreyfus (1), Cronaca Dogana USA[AI_27] Argoment i : Unabomber l'inizio, Bestie di Satana(2), L'Infanzia dei SK (3), Lefantasie Violente (1), Cesaroni, Immagini: le cornici naturali, Il caso Dreyfus[AI_28] Argoment i : Squartatori, Bestie di Satana(3), SK Fritz Haarmann, Le fantasieViolente (2), Cesaroni, SK On line, Omicidi tra parenti e amici[AI_29] Argoment i : Mamme folli, Bestie di Satana(4), Nella testa dei SK(Picozzi), Sindrome di Medea, Mauro de Mauro, Donegani[AI_30] Argoment i : Cesare Lombroso, Bestie di Satana(5), Wiesenthal, Omicidi diCassibile, Psicodetective, Letteratura e SK, Omicidio Wanninger(1)[AI_31] Argoment i : Emanuela Orlandi, Bestie di Satana(6), Recuperare le immagini, Ilgiallo della suora, Family Killer, Omicidio Wanninger(2), SK Uomini(1)[AI_32] Argoment i : La Memoria, Bestie di Satana(7), Il canaro della magliana, OmicidiGay, Omicidio a Sora, Giusy Potenza, SK Uomini(2)[AI_33] Argoment i : Joseph Vacher, Ghira, Profeta(1), The Axeman, Jack lo Squartatore,Cannibalismo in Russia, Disturbo delle foto[AI_34] Argoment i : Stevanin, mummia di Oetzi, Profeta(2), Chester Dewayne Turner,Cogne il processo, Ghira, Charles Manson[AI_35] Argoment i : Il delitto della Cattolica, Profeta(3), Foto di gruppo, Gelatina Balistica,Sindrome di Asperger, Stevanin(2),Cogne[AI_36] Argoment i : Cannibalismo, Profeta(4), Diagnosi di Morte, Bebawi, SK EdGein, Stevanin(3),Bill Bass[AI_37] Argoment i : Rapina a Via Osoppo,Modificazioni Tanatologiche(1), Colasanti,Girolimoni, Ccculta cadavere della madre, SK Ed Gein(2), Ali Agca[AI_38] Argoment i : Entomologia, SK di ragazze, SK Sebai, SK Ed Gein(3), Ali Agca,Modificazioni Tanatologiche(2), Licantropia, Giusy Potenza[AI_39] Argoment i : Omicidio Mollicone, Detenuti celebri, Pasolini le incongruenze, SK EdGein(4), Delitto di Coppia(1), Modificazioni Tanatologiche(3), Bestie di Satana[AI_40] Argoment i : Violentatore Genova, Vallanzasca, Pasolini la morte, Tenco, Delitto diCoppia(2), Bloodstain Pattern Analysys, Lombroso[AI_41] Argoment i : La SK del Quebek, Contessa Vampira, Pasolini la verità, Girolimonied Egidi, Delitto di Coppia(3), Rapimento di Tommy. Macchiana della Verità[AI_42] Argoment i : Annegamento, Dentro la Furia, Armin Meiweis(1), Colasanti, Delitto di

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