Giornale dell’I.I.S.S. “Galilei-Sani” di Latina Anno VIII Le Rubriche Marzo 2013 Il Cannocchiale Il Cannocchiale Il Cannocchiale A lettere aperte pag. 2 Da Latina al mondo pag. 10 Il nodo della questione pag. 11 Vita della Scuola pag. 6 Piazza “Galilei-Sani” pag. 3 L’angolo della creatività pag. 13 Il mondo degli “Anta” pag. 9 I segreti di Psyche pag. 17 Nella valigia della storia pag. 19 Rosso passione pag. 20 Criticamente pag. 21 Il pianeta sportivo pag. 22 Lo strizzacervelli pag. 23 EDITORIALE Dove vogliamo puntare il nostro cannocchiale? Dritto dritto verso la società, che sta vivendo un momento particolarmente difficile, con la speranza di riuscire a vedere lontano, senza mai dimenticar- ci di guardare bene cosa c’è vicino. E con questo abbiamo già annunciato i nostri obiettivi più grandi: raccontare a modo nostro la scuola e il territorio, e nello stesso tempo riflettere su quello che succede nel nostro Paese e nel mondo. Il nostro giornale vuole dunque essere una vetrina di quello che accade a scuola, ma anche una finestra aperta su ciò che accade fuori. Solo così possiamo raggiungere il doppio scopo di “vivere” veramente il nostro istituto, di esserne parte integrante, e nello stesso tempo di far sì che esso sia aperto agli stimoli che vengono dall’esterno, sia luogo di scambio e di confronto. Per noi è un anno sicuramente importante, l’ anno in cui siamo diventati “Galilei-Sani”, siamo diventati tanti, e questa è un’opportunità da cogliere al volo. Ma questo verrà anche ricordato come l’anno segnato dall’ occupazio- ne delle scuole superiori della nostra città, dalla protesta contro il decreto Aprea e della presa di coscienza da parte degli studenti di dover far sentire la propria voce. Docenti e alunni sono stati concordi nel ribadire il primato della scuola pubblica, l’imprescindibile diritto allo studio, l’importanza che la formazio- ne deve avere in uno stato realmente democratico. Il blocco delle attività aggiuntive, deciso per tali motivi da Collegio dei Docenti di questo istituto spiega il fatto che solo ora esca il primo numero del nostro giornale. Raccogliamo il guanto di una sfida importante: essere il primo POLO TECONOLOGICO della provincia, que- sta sfida vogliamo vincerla, e per riuscirci c’è bisogno dell’impegno di tutti. Il nostro giornale può essere la piazza virtuale dove incontraci per discutere, proporre, dire la nostra e come tale è aperto a chiunque voglia partecipare: alunni (magari anche di altre scuole), docenti, genitori . Non occorre per questo essere grandi penne: giornalisti non si nasce, ma abbiamo comunque l’ambizione di migliorare, e per questo aspettiamo consigli e suggerimenti. Abbiamo anche la speranza di essere sempre di più: giornalisti non si nasce… Ma la volontà di dire la propria e di mettersi alla prova può essere un buon inizio…Chissà…Aspettiamo i vostri contributi e ….Buona lettura! La Redazione
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Giornale dell’I.I.S.S. “Galilei-Sani” di Latina
Anno VIII
Le Rubriche
Marzo 2013
Il CannocchialeIl CannocchialeIl Cannocchiale
A lettere aperte pag. 2
Da Latina al mondo pag. 10
Il nodo della questione pag. 11
Vita della Scuola pag. 6
Piazza “Galilei-Sani” pag. 3
L’angolo della creatività pag. 13
Il mondo degli “Anta” pag. 9
I segreti di Psyche pag. 17
Nella valigia della storia pag. 19
Rosso passione pag. 20
Criticamente pag. 21
Il pianeta sportivo pag. 22
Lo strizzacervelli pag. 23
EDITORIALE
Dove vogliamo puntare il nostro cannocchiale? Dritto dritto verso
la società, che sta vivendo un momento particolarmente difficile,
con la speranza di riuscire a vedere lontano, senza mai dimenticar-
ci di guardare bene cosa c’è vicino. E con questo abbiamo già
annunciato i nostri obiettivi più grandi: raccontare a modo nostro
la scuola e il territorio, e nello stesso tempo riflettere su quello che
succede nel nostro Paese e nel mondo. Il nostro giornale vuole
dunque essere una vetrina di quello che accade a scuola, ma anche
una finestra aperta su ciò che accade fuori. Solo così possiamo
raggiungere il doppio scopo di “vivere” veramente il nostro
istituto, di esserne parte integrante, e nello stesso tempo di far sì
che esso sia aperto agli stimoli che vengono dall’esterno, sia
luogo di scambio e di confronto. Per noi è un anno sicuramente
importante, l’ anno in cui siamo diventati “Galilei-Sani”, siamo
diventati tanti, e questa è un’opportunità da cogliere al volo. Ma
questo verrà anche ricordato come l’anno segnato dall’ occupazio-
ne delle scuole superiori della nostra città, dalla protesta contro il
decreto Aprea e della presa di coscienza da parte degli studenti di
dover far sentire la propria voce. Docenti e alunni sono stati
concordi nel ribadire il primato della scuola pubblica,
l’imprescindibile diritto allo studio, l’importanza che la formazio-
ne deve avere in uno stato realmente democratico.
Il blocco delle attività aggiuntive, deciso per tali motivi da Collegio dei Docenti di questo
istituto spiega il fatto che solo ora esca il primo numero del nostro giornale. Raccogliamo il
guanto di una sfida importante: essere il primo POLO TECONOLOGICO della provincia, que-
sta sfida vogliamo vincerla, e per riuscirci c’è bisogno dell’impegno di tutti. Il nostro giornale
può essere la piazza virtuale dove incontraci per discutere, proporre, dire la nostra e come tale è
aperto a chiunque voglia partecipare: alunni (magari anche di altre scuole), docenti, genitori .
Non occorre per questo essere grandi penne: giornalisti non si nasce, ma abbiamo comunque
l’ambizione di migliorare, e per questo aspettiamo consigli e suggerimenti. Abbiamo anche la
speranza di essere sempre di più: giornalisti non si nasce… Ma la volontà di dire la propria e di
mettersi alla prova può essere un buon inizio…Chissà…Aspettiamo i vostri contributi e
….Buona lettura! La Redazione
Vincenzo
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A Lettere Aperte
Per dire la nostra Pagina 2 Il Cannocchiale
UNA SPINA NEL FIANCO
Egregie “Autorità”,
in questa lettera desidero parlare di uno dei più acuti problemi sociali
del nostro paese, in particolare della regione Lazio, il luogo in cui sono
nato e cresciuto: la sanità. Tutto ebbe inizio circa due anni fa, quando,
recatomi all’ospedale san Camillo di Roma, su consiglio del mio otorino,
mi venne riscontrato un serio problema di salute, di cui però nessuno
seppe darmi una spiegazione. Senza alcun indugio, ci recammo in uno
dei migliori ospedali d’Italia, nonché d’Europa, specializzati nel settore,
situato in Lombardia, a Varese. Da quel momento, e dunque solo in
seguito a quanto mi era accaduto, ho percepito il bisogno di riflettere
per un istante sulle profonde differenze tra un luogo e l’altro dell’Italia.
Il Centro-Sud e il Nord, mi sono sembrate due realtà completamente
diverse. Ho avuto l’opportunità di riflettere sui problemi della nostra
zona in materia di sanità: la scarsità del personale, la mancanza di
strumentazioni necessarie a qualsiasi evenienza, come nel mio rarissi-
mo caso. Con questa lettera non mi rivolgo esclusivamente alla mia
regione, che pure si è mostrata tanto precaria in questo frangente della
mia vita, ma, con queste frasi mi rivolgo a tutti, come pubblico cittadi-
no, affinché strutture ospedaliere come il San Camillo, vengano riforni-
te degli strumenti necessari, e, ragazzi che, come me, sono colpiti
dallo stesso male, non trovino tante difficoltà.
Gianluca Piro 2^ F
Piazza “Galilei-Sani”
Cronaca e Attualità Pagina 3 Il Cannocchiale
AirPod potrà davvero rivoluzionare il mercato ?
L'auto ad aria compressa sembra pura fantascienza, eppure l'AirPod arriverà sul mercato quest’anno e promette di percor-rere fino a 100 km con un misero euro di "pieno di energia", ma i dubbi sulla sua effi-cacia non sono pochi .Presentata al Salone di Ginevra nel 2009, il prossimo anno arri-verà teoricamente sulle strade la prima auto ad aria compressa, la AirPod, prodotta dalla Motor Development Inter-national, società con sede nel Lussembur-go, in collaborazione con la Tata Motors .
Nuova era della mobilità a impatto zero quindi . Teoricamente sì, ma nei fatti c’è qualche problema da risolvere. Iniziamo a vedere le caratteristiche ufficiali di questo modello, che da concept car sarebbe pronto a fare il grande salto verso il mercato di massa. È dotato di un motore da 7 kW, pari a circa 10 Cv, e una coppia di 45 Nm. Secondo le specifiche ufficiali del produttore, sarebbe in grado di percorrere fino a 100 km di strada con solamente un euro di “carburante” e potrebbe raggiungere una velocità massima di 80 km/h (che, però, abbasse-rebbe notevolmente l’autonomia generale ). In futuro l’auto potrà essere guidata persino a quattordici anni di età e poi successivamente verranno commercializzate varie versioni più potenti, ovvero la AirOne da 20 Cv e la AirCity da 34 Cv. Ciliegina sulla torta è il prezzo di appena 7.000 euro , quindi meno di una citycar odierna. Sembrerebbe l’inizio di una rivoluzio-ne per il campo automobilistico , ma prima di arrivare a conclusioni affrettate analizziamo tutte le possibili ipotesi e dubbi su questo nuovo prodotto ecologico. Partiamo dal design: come molte concept car futuristiche, la carrozzeria dell’ AirPod segue alcune influenze stilisti-che che difficilmente si crede, che possano sfondare in Europa o in America. Per cui il design è dettato dalla necessità di alleggerire al massimo la struttura complessiva, in quanto il motore ad aria compressa ancora non è in grado di spostare la massa di un veicolo normale, una piccola utilitaria per esempio . Inoltre domandiamoci quale adolescente si presenterebbe a scuola alla guida di un simile veicolo, piuttosto che di un motorino per esempio . Ci sarebbe da verificare anche l’effettiva autonomia su strada e i sistemi di sicurezza. Certo la AirPod potrà contare su altri vantaggi, come ad esempio la vendita diretta dalla fabbrica senza passare per il concessiona-rio e questo comporterà per il consuma-tore un risparmio nell’ acquisto, ma basteranno questi vantaggi, uniti al rispar-mio estremo di carburante, per avere successo sul mercato?
De Marni Pierluigi 4^ A Mc
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Piazza “Galilei-Sani”
Cronaca e Attualità Pagina 4 Il Cannocchiale
Cosa fare in caso di terremoto: consigli della protezione civile
La Terra è un sistema dinamico e in continua evoluzione,
composto al suo interno da rocce disomogenee per pressione
e temperatura cui sono sottoposte, densità e caratteristiche
dei materiali. Questa elevata disomogeneità interna provoca
lo sviluppo di forze negli strati più superficiali, che tendono
a riequilibrare il sistema spingendo le masse rocciose le une
contro le altre, deformandole. L’involucro solido della super-
ficie del pianeta, la litosfera, è composto da placche, o zolle,
che si spostano, si urtano, si incuneano e premono le une
contro le altre. I movimenti delle zolle determinano in
profondità condizioni di sforzo e di accumulo di energia.
Quando lo sforzo supera il limite di resistenza, le rocce si
rompono formando profonde spaccature dette faglie,
l’energia accumulata si libera e avviene il terremoto. L’energia liberata viaggia attraverso la
terra sotto forma di onde che, giunte in superficie, si manifestano come movimenti rapidi del
terreno che investono le persone, le costruzioni e il territorio. Le oscillazioni provocate dal
passaggio delle onde sismiche determinano spinte orizzontali sulle costruzioni e causano gravi
danni o addirittura il crollo, se gli edifici non sono costruiti con criteri antisismici. Per definire
la forza di un terremoto sono utilizzate due grandezze differenti: la magnitudo e l’intensità
macrosismica. La magnitudo è l’unità di misura che permette di esprimere l’energia rilasciata
dal terremoto attraverso un valore numerico della scala Richter. L’intensità macrosismica è
l’unità di misura degli effetti provocati da un terremoto, espressa con i gradi della scala
Mercalli. Per calcolare la magnitudo è necessario registrare il terremoto con un sismografo, uno
strumento che registra le oscillazioni del terreno durante una scossa sismica anche a grandissi-
ma distanza dall’ipocentro. L’intensità macrosismica, invece, viene attribuita in ciascun luogo
in cui si è risentito il terremoto, dopo averne osservato gli effetti sull’uomo, sulle costruzioni e
sull’ambiente. Sono quindi grandezze diverse e non confrontabili. A seguire una serie di
consigli della protezione civile da seguire durante e dopo un terremoto. Durante il terremoto:
• Se sei in luogo chiuso cerca riparo nel vano di una porta inserita in un muro portante (quelli
più spessi) o sotto una trave. Ti può proteggere da eventuali crolli
• Riparati sotto un tavolo. E’ pericoloso stare vicino ai mobili, oggetti pesanti e vetri che
potrebbero caderti addosso
• Non precipitarti verso le scale e non usare l’ascensore. Talvolta le scale sono la parte più
debole dell’edificio e l’ascensore può bloccarsi e impedirti di uscire
• Sta lontano da impianti industriali e linee elettriche. E’ possibile che si verifichino incidenti
• Sta lontano dai bordi dei laghi e dalle spiagge marine. Si possono verificare onde di tsunami
• Evita di usare il telefono e l’automobile. E’ necessario lasciare le linee telefoniche e le strade
libere per non intralciare i soccorsi.
Dopo il terremoto:
• Assicurati dello stato di salute delle persone attorno a te. Così aiuti chi si trova in difficoltà ed
agevoli l’opera di soccorso
• Esci con prudenza indossando le scarpe. In strada potresti ferirti con vetri rotti e calcinacci
• Raggiungi uno spazio aperto, lontano da edifici e da strutture pericolanti. Potrebbero caderti
addosso. Giacomo Caputo 5^ A Mc
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Cronaca e Attualità
Pagina 5 Anno VIII — numero 1
Il nuovo nato di casa Apple...
Negli ultimi mesi abbiamo avuto modo di vedere il nuovo Nato di casa Apple anche da noi in Italia, che è stato l'ultimo paese a distribuire l'Iphone. Nell' euforia generale ci sono delle cose da notare, tra le quali il prezzo esorbitante che arriva a sfiorare i mille euro, ma come giustificare tutta questa differenza di prezzo tra noi ed altri paesi tra cui l'America che vende il terminale ad un prezzo di 499 dollari? Non è difficile rispondere a questa domanda infatti il rialzo dei prezzi è dato dalle tasse governative che il nostro governo impone; nonostante ciò la gente è disposta a spendere qualsiasi prezzo per questo gioiellino dell'elettronica. La domanda sorge spontanea: cosa spinge le persone ad adorare a tal punto questi dispositivi da scavalcare addirittura la crisi economica di questo paese? E’ un paradosso! E non solo: la gente è di-sposta a fare anche più di otto ore di fila, ad accamparsi proprio fuori uno degli store per assicurarsi di essere tra i primi ad avere il nuovo Nato. Dobbiamo tornare un po’ indietro, intorno agli anni 90, in quegli anni la Pirateria della musica si stava diffondendo in maniera massiccia, portando le case discografiche al lastrico e al fallimento; nello stesso tempo una Società chiamata Apple Computer Inc. stava emergen-do ed è stata decisiva nelle sorti critiche della discografia. Durante gli anni 90, le persone ascoltavano la musica grazie a dei lettori CD portatili fino a quando La Apple nel 2001 non presentò sul mercato un dispositivo più che rivoluzionario, l'iPod: un lettore di musi-ca digitale. La fama di questo dispositivo fu tale che le persone arrivarono a chiamare Ipod qualsiasi dispositivo riproducesse musica; ma La Apple non si limitò a questo. Con Stive Jobs ad occupare la posizione di CEO dell'azienda intraprese una scelta coraggiosa per salvare la discografia di tutto il globo dal fallimento. Presentò sul mercato lo store di musica più grande del mondo chiamato iTunes. il CEO fece stipulare un contratto a tutte le case discografiche del mondo che le avrebbe costrette a vendere tutta la loro musica sullo store della Apple ad un dollaro ciascuna o non avrebbero più venduto musica e Jobs, anche se la sua fu vista come una forma di minaccia, riuscì a ribaltare le sorti della musica. Successivamente nel 2007 La Apple annuncio la realizzazione di un di-spositivo rivoluzionario che prometteva di reinventare il telefono che negli anni portò ad una specie di forma di culto. Durante la presentazione Jobs parlò di un telefono rivoluzionario, un nuovissimo iPod, ed un potentissimo comunicator, ovvero un dispositivo cha aveva accesso ad Internet in mobilità. Al primo impatto la gente pensò come di consueto a tre distinti dispositivi ma, continuando il discorso, Jobs rivelò che in realtà era un solo straordinario dispositivo! Con quest'affermazione lasciò senza fiato il pubblico ma non aveva ancora detto che stavano per diffondere il primo dispositivo a controllo tattile senza tasti sul mercato. Le azioni in borsa dell'azienda che cambio nome in Apple Inc salirono vertiginosamente già durante la presentazione ed infine la gente ebbe modo di capire di cosa si stava parlando quando lo mostrò al pubblico e lo mise a confronto on altri dispositivi attualmente in commercio. La differenza era abissale: dal dover tirare fuori un antenna per poter parlare ad un tale dispositivo! Da allora La Apple abituò i propri clienti ad usare i propri dispositivi con software proprietari e dotazioni proprietarie che non si conformavano con gli standard degli altri produttori creando un sistema chiuso ma funzionale e molto sicuro. Ad oggi la gente pretende quella diversità da questi dispositivi e lo perce-pisce come un bisogno o tale dispositivo non sarebbe più considerato un iphone; se un’azienda nascen-te i giorni dovesse produrre un dispositivo che costringe i consumatori a sottoscriversi alle condizioni dell'azienda per poter usare i suoi prodotti nessuno lo farebbe, mentre la Apple ha abituato i propri clien-ti a questa diversità creando una forma di culto che le persone amano e che alla fine è anche giustifica-ta. Infatti la Apple è entrata in maniera pervasiva in molti campi ponendo nuovi standard d'eccellenza affinché ogni cosa l'azienda faccia sia necessariamente la migliore in commercio capace di fornire ai consumatori esperienze uniche e ponendo i paletti per altre aziende che producono i propri dispositivi, mettendoli a confronto allo standard più alto cioè i Dispositivi della mela.
Fabio Romano 3^ A En
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Vita della Scuola
Eventi, attività e progetti Pagina 6 Il Cannocchiale
Chissà se è accaduto anche a voi, ma quando ero piccolo spesso i miei nonni mi racconta-
vano la loro storia, della loro giovinezza, dei terribili anni della guerra, delle loro avventu-
re………insomma della loro vita. Ed io, non so voi, rimanevo incantato ad ascoltare
quelle storie, ero affascinato da quei racconti e molte volte chiedevo: “Nonno mi racconti
di quella volta che………….”.
Soprattutto rimanevo affascinato nell’ascoltare di come era Latina, e l’Agro Pontino in
generale, ai tempi della bonifica, la vita dura che i coloni avevano dovuto sopportare, della
malaria che faceva molte vittime, della povertà che era molto democratica e coinvolgeva
quasi tutti.
E poi…….un giorno……….i miei professori di Topografia e di Disegno e Progettazione
che in classe ci dicono: “Ragazzi, c’è un progetto che il Consorzio di bonifica di Latina
ci vuole affidare: ristrutturare l’Ospedaletto della malaria che si trova sulla Migliara 48.
Per chi non lo sapesse l’Ospedaletto fu affidato alla Croce Rossa Italiana nel 1935 e
doveva provvedere alla tutela sanitaria dei lavoratori e alla difesa antimalarica dell’Agro
pontino. Che ne pensate? Vogliamo aderire al progetto?”
Che dire, ad un tratto mi sono tornate alla memoria tutte le storie che i miei nonni mi
avevano raccontato, del fascino che avevano avuto per me, della fatica e del dolore che io,
anche se bambino, avevo recepito dalle loro parole………. e fare qualche cosa, oggi, per
ricordare quella generazione che ha lottato e lavorato per noi mi sembrava una cosa non
solo bella ma doverosa. Una piccola cosa per poter dire a tutti loro: grazie.
Recuperiamo la storia dei nostri nonni
Valletta Oreste 5^ A P5
Un momento della
conferenza stampa
del 14/03/2013
L’Ospedaletto della
malaria realizzato
nel 1935 sulla
Migliara 48
Vita della Scuola
Eventi, attività e progetti
Pagina 7
Il Cannocchiale
La nostra visita ai laboratori nazionali del Gran Sasso LNGS
FISICA SOTTERRANEA
Sia le strutture esterne che quelle sotterranee dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso si trovano nel
Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga. Per dimensioni e ricchezza della strumentazione
scientifica, i Laboratori nazionali del Gran Sasso (LNGS) sono il centro di ricerca sotterraneo più grande
e importante del mondo. Sono stati progettati e costruiti con lo scopo di sfruttare la protezione dalla
radiazione cosmica, garantita dagli oltre millequattrocento metri di montagna sovrastanti, e rendere
così possibile lo studio di particelle altrimenti difficilissime da osservare. I LNGS sono finanziati
dall’Istituto Nazionale Di Fisica Nucleare (INFN), l’ente che in Italia coordina e finanzia la ricerca in fisica
nucleare, subnucleare e astroparticellare. L’idea di dotare l’INFN di un grande laboratorio sotterraneo,
dedicato alla fisica fondamentale nasce nel 1979 grazie ad Antonio Zichichi, all’epoca Presidente
dell’INFN. Le opere di scavo per la costruzione delle sale sotterranee, iniziate nel 1982 costarono 77
miliardi di lire. Nelle suddette sale la temperatura si aggira attorno ai 6-7°C e l’umidità sfiora il 100%
durante tutto l’anno. Vitelli Gabriele 5^ A Mc
Nell’immagine si può osservare il mastodontico
carroponte da 40 tonnellate, una meraviglia
meccanica! In lontananza si vede anche
rilevatore ICARUS
Nella foto si può vedere OPERA , un enorme
apparato sperimentale dove si possono rilevare
le interazioni dei neutrini
A lato la V^ A meccanica
davanti al rilevatore
ICARUS, dotato di
elevatissima precisione
nel rilevare neutrini.
Vita della Scuola
Eventi, attività e progetti Pagina 8 Il Cannocchiale
Ciò che (mi) resta della città della scienza
L’incendio che ha distrutto lo scorso 4 Marzo la Città della Scienza ha cercato di bruciare
anche il diritto di tutti di conoscere, di andare avanti, di crescere nella cultura della legalità, di
avere la speranza per un domani diverso. Ha cercato, ma noi non vogliamo credere che possa
riuscirci. Per questo il nostro istituto intende organizzare una giornata della solidarietà al fine di
dare un contributo alla ricostruzione non solo materiale della Città distrutta, ma anche al
consolidamento di tutti quei valori che animano chi lavora ogni giorno per il progresso e la
civiltà.
Ciò che (mi) resta della città della scienza
I ricordi che mi legano alla Città della Scienza sono in gran parte personali, sotto certi aspetti romanti-
ci, un po' decentrati rispetto al luogo di interesse, crescita e formazione che essa rappresenta. Città
della scienza si trova nella zona ovest di Napoli, a pochi km da Pozzuoli, a due passi dal mare, dalle
vetrate dei suoi edifici appariva nitidamente Nisida, l'isola che ospita il carcere minorile e una base
NATO e per questo inaccessibile e praticamente sconosciuta a gran parte dei napoletani. Anch'essa si
trova piuttosto decentrata rispetto al cuore pulsante della città e come molti napoletani, anch'io ho sem-
pre guardato alla Città della Scienza con orgoglio e distacco, allo stesso modo di altre realtà di pari o
superiore prestigio, Pompei, ad esempio. Questi luoghi, insieme a tanti altri, pur non entrando diretta-
mente nella vita quotidiana dei cittadini hanno una funzione di sostegno civile, culturale persino
morale, sono cioè un faro che illumina da lontano il cammino che hai davanti e che ogni napoletano,
tiene sott'occhio certo che non si muoveranno da lì e vi rimarranno anche quando non ci saremo più,
per tutto il tempo di un'ipotetica eternità. Se un giorno qualcuno, per qualsivoglia ragione, distruggesse
Pompei, sarebbe come portarci via non solo un pezzo di storia, ma una delle poche certezze che ci
restano.
Eppure la città della scienza è stata distrutta e da chi non importanza visto che da quel giorno abbiamo
tutti qualcosa in meno, compreso loro. Abbiamo una certezza in meno ed un peso in più sulle nostre già
fragili spalle, un peso che diventerà ancora più fastidioso quando scopriremo che le ragioni del gesto
sono ancora una volta dettate da meschini interessi economici.
Ricordo che prima che nascessero gli edifici della Città della Scienza, la zona era interamente occupata
dall'Italsider, un mostro di lamiere e fumaioli che produceva acciaio per mezzo mondo. Dall'alto della
collina di Posillipo, dove mio padre mi portava con la bici, si vedeva il fumo salire ininterrottamente,
creando un'atmosfera quasi surreale, un panorama fatto di mare, di verde, e di ciminiere sbuffanti.
In certe giornate particolarmente nitide era comunque bellissimo.
Molti anni dopo, quando la città della scienza funzionava a pieno ritmo e accoglieva migliaia di visita-
tori e l'Italsider era ormai quasi del tutto sparita, dall'altra parte della visuale, a due passi da Nisida,
lungo una striscia che collega l'isola alla terraferma(vedi foto) si poteva ammirare tra le macerie
industriali che ancora rimanevano la bella cupola col planetario, la maestosa sala convegni e gli altri
edifici illuminati che davano il senso di un mondo migliore, di trovarsi di fronte ad un nuovo panorama,
ed eravamo orgogliosi che questa volta non avevano vinto i soliti affaristi di sempre, ma che finalmente
si fosse costruito qualcosa che era un esempio di civiltà, di ingegno e di buona volontà per tutti.
Per quelli che vanno e per quelli che restano. Prof. Giuseppe Bettoliere
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Filo diretto con il mondo degli ANTA
Per confrontarci Pagina 9 Anno VIII — numero 1
La gioventù dei mitici anni ’80 e quella di oggi
Questo mese pubblichiamo l’intervista rilasciataci dalla mamma di uno di noi, Cristina, alla quale abbiamo chiesto di parlarci di quando aveva la nostra età e di confrontare il periodo della sua adole-scenza con i nostri anni. Con il passare degli anni il modo di pensare e di agire dei giovani si è venuto a modificare… Su quali principi e criteri di basava la vostra morale, quali motivi vi spingevamo ad adottare i comportamenti che vi caratterizzavano? …Volevamo il puro divertimento, la libertà, andare contro tutto e tutti, essere indipendenti, poter stare con gli amici ovunque. C’era molto più dialogo allora, ora invece non ci si incontra più nei famosi “giri”. Non pretendevamo molto dalla vita, a noi bastava solamente stare insieme, come ai giardinetti, tutti in cerchio seduti sull’erba ad ascoltare Armando e Davide che suonavano la chitarra. Adesso invece i ragazzi non sembrano più avere bisogno di incontrarsi e comunicare. Ci raccontavamo le nostre preoccupazioni, i sogni che avevamo, volevamo mettere insieme un po’ di soldi per partire ed andare in giro per il mondo… Ai giovani di oggi piace molto vestire alla moda, scarpe, jeans, magliette firmate, che magari voi non sempre potevate permettervi. Quanto soffrivate di tale mancanza? A noi, sinceramente non importava niente, escludendo quelli del giro in piazza, “i figli di papà”, che, a differenza nostra, portavano abiti firmati. Noi facevamo la moda con l’originalità dei nostri vestiti, mentre i ragazzi d’oggi sembrano tutti fatti con lo stesso stampo, sono tutti uguali, con gli stessi vestiti. Un piccolo consiglio alla gioventù del XXI secolo? Essere più rispettosi, avere più rapporti umani e meno virtuali e non essere
tutte pecore, tutti uguali, cercare di avere ognuno le proprie idee.
Gianluca Piro II^ F
Vincenzo
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Da Latina al mondo Conosciamo i nostri cittadini di Latina che si sono
distinti nel mondo della cultura, delle professioni, dello sport
Pagina 10 Il Cannocchiale
Cervello in fuga per realizzare un sogno
L’Italia è piena di ottimi ricercatori che devono però fare i conti con le poche risorse a loro disposizione e che sono quindi costretti a trasferirsi all’estero. Questo mese cono-sciamo Italo Tempera, 35 anni, di Latina, che, dopo esser-si brillantemente laureato in Biologia all’Università La Sapienza e aver conseguito il dottorato, si è trasferito a Philadelphia, dove fa ricerca nel campo della microbiologia e insegna alla facoltà di medicina. Da quanto tempo è negli USA? Sono negli USA, e in particolare a Philadelphia dall’aprile del 2007. Lei è stato spinto ad emigrare nel “nuovo continente”? Spinto non direi. Piuttosto mi sono trovato di fronte ad una situazione in cui per continuare a fare quello che ho sempre sognato ovvero il ricercatore, l’unica possibilità era andare via dall’Italia e trasferirmi negli USA. E’ stato difficile adattarsi?
All’inizio un po’ di problemi ci sono stati. La lingua sicuramente è stato lo scoglio più difficile, considerando che il mio inglese era a livello scolastici. Poi il doversi confrontare con una nuova cultura, con una nuova organizzazione sociale. Però poi sono bastate poche settimane e alla fine tutto è andato apposto. E in questo aiuta sicuramente il fatto che la società americana è una società multiculturale e gli Americani stessi sono abituati ad avere a che fare con persone che provengono da altri paesi. Secondo lei è più difficile vivere negli USA? Difficile no, diverso sì. Ovviamente la vita in America, per lo meno sulla base della mia esperienza, è completamen-te diversa dal sistema di vita italiano. Per certe cose è meglio, tipo l’organizzazione e il grande senso civico che hanno gli Americani; dall’altra invece andrebbe migliorata, tipo riguardo al divario che c’è fra le diverse classi sociali, l’assenza di una sanità pubblica, etc. Secondo lei negli Stati Uniti sia il lavoro che il lavoratore sono tutelati? Se intendiamo il tipo di tutela che abbiamo in Italia, allora la risposta è no. Tuttavia, il sistema è talmente diverso che un paragone non è totalmente possibile. Bisogna considerare anche che ci sono differenze culturali non indiffe-renti fra l’Italia e gli Stati Uniti. Ad esempio mentre il Italia il posto fisso è l’obiettivo principale di qualsiasi lavoratore, in America pensare di lavorare per sempre nello stesso posto non è un’attrattiva esaltante, anzi. Gli Americani, grazie a un mercato del lavoro più aperto del nostro, cambiano lavoro di continuo. In America si cerca di ottenere sempre un lavoro migliore, di progredire e di fare carriera. Secondo lei le Università italiane possono essere comparate a quelle americane, oppure sono a un livello inferiore? Dipende di quali università parliamo. Se parliamo di Harvard, o Yale, o Princeton allora la risposta è che sono supe-riori a quelle italiane. Queste sono Università che hanno una qualità tale da essere le top del mondo. Tuttavia va anche detto che queste sono Università private la cui retta costa moltissimo. Al contrario le Università italiane sono pubbliche e fra queste alcune sono ottime. Sicuramente in generale le Università americane sono dotate di maggiori mezzi sia economici che tecnologici. Ma alcune Università italiane compensano alle carenze con ottimi docenti. Negli USA una persona che viene da fuori, in cerca di lavoro, ma volenterosa di crescere nel suo settore come viene vista? Negli USA si viene giudicati sulla base delle proprie qualità. E’ un sistema fortemente meritocratico dove le persone migliori fanno carriera. Quindi se una persona è brava e volenterosa negli USA viene tenuta in grande considerazio-ne. Lei svolge un lavoro di ricercatore. Dunque, come in tutti i campi, la ricerca deve essere finanziata dallo stato. Lo Stato le riconosce il lavoro che svolge? La mia ricerca è finanziata al 100% con soldi dei contribuenti americani. Gli stati uniti si rendono conto che per essere competenti a livello mondiale bisogna investire nella ricerca. E quindi lo stato finanzia tutti quei progetti di ricerca che possono rappresentare un avanzamento delle conoscenze non solo della nazione ma del mondo. Cosa dovremmo “copiare” noi Italiani dal popolo americano? Dovremmo copiare due cose. La prima è il senso civico che gli Americani hanno, e in particolare il rispetto degli altri e delle regole,. Il secondo è la meritocrazia. Il fatto che non conta chi sei ma quello che sai fare e come lo sai fare. Purtroppo temo che noi italiani siamo bravi a copiare solo i lati negativi degli USA. Sentirsi un “cervello in fuga” dal proprio paese come la fa sentire? Orgoglioso o un po’ amareggiato? Questa è una bella domanda che mi pongo anche io spesso e la risposta devo dire non è mai univoca. Se penso a
me stesso, a quello che sono riuscito a fare qui e ai risultati ottenuti dalla mia ricerca, allora sono decisamente orgo-
glioso. Quando poi però penso che per avere questa opportunità sono dovuto emigrare perché nelle Università
italiane senza raccomandazione di qualche barone non si riesce a fare carriera, allora provo tanta rabbia. Anche
perché le cose non cambiano, anzi.
Alessio Di Ciolla 3^ A En
Vincenzo
Evidenzia
Vincenzo
Evidenzia
Il Nodo della questione
Domande in attesa di risposte Pagina 11 Il Cannocchiale
ESSERE O AVERE ?
Essere o avere? Viviamo in una società dove non si punta ad emergere per i
propri valori o ideali, ma anzi si tende sempre più a seguire falsi miti o “mode”
solo perché lo fa la massa e si crede che così si può diventare migliori e stare su
un gradino superiore o per lo meno pari agli altri. Con l’espressione “ seguire le
mode” intendiamo dire che aumenta sempre l’abitudine dell’uomo di pretendere e
comprare cose che a volte sono al di sopra delle proprie possibilità oppure non
rappresentano ciò che uno veramente è. Come affermato dallo psicanalista Erich
Fromm l’uomo preferisce apparire più che essere se stesso! Questo avviene anche
perché si è sempre è più insicuri di se stessi e si ha paura di essere emarginati
dalla vita sociale e quindi di non avere successo con gli altri. Il desiderio di
successo è strettamente legato alla voglia di apparire per quello che si ha, perché
si punta all’individualismo e al materialismo, cosa che una volta non accadeva.
Basti pensare ai nostri nonni a cui era sufficiente avere una casa in cui dormire e
mangiare, un lavoro che dava modo di vivere in modo sano e onesto e se poi, oltre
a queste cose, si aveva anche una famiglia, era il massimo della vita. Noi tutti
sappiamo che per vivere si ha bisogno di beni materiali, ma a volte si cade nella
degenerazione di ciò, nel desiderio di avere sempre di più, di non accontentarsi,
si diventa egoisti. E tale egoismo porta alla mancanza di rapporti umani veri,
alla solitudine dell’individuo che non può trovare conforto in ciò che possiede in
quanto se ha un vuoto dentro, esso può essere colmato solo da sentimenti che
sono la vera ricchezza dell’uomo, quali l’amore, l’amicizia, la gioia di vivere. Un
uomo può perdere tutti i propri beni materiali ma rimanere pur sempre un essere
umano degno di questo nome, ma ciò non accade se perde la propria dignità e la
propria anima.
Alessandro Barca
Amedeo Zannella
Mario Di Maggio
5^ A Elettronica
Vincenzo
Evidenzia
Il Nodo della questione
Domande in attesa di risposte
L’Eroismo esiste ancora?
Pagina 12 Anno VIII — numero 1
Nel corso della storia la figura dell’eroe è stata sempre molto importante, significativa ma anche diversa per ogni epoca: dall’Ulisse del poema omerico ai gladiatori, dall’Orlando della Chanson de Roland a Garibaldi e ai Mille , per poi finire all’eroe moderno ovvero quello di tutti i giorni, una persona come tante altre che si distingue . Certo, se pensiamo a una figura come quella dell’Orlando ci rendiamo conto come essa sia costruita su schemi rigidi che creano il perfetto guerriero e il perfetto cristiano per cui la morte non è un evento tragico e inaspettato ma un evento significativo paragonabile a un rituale dalla fine esemplare di un percorso ideale. Tutti questi valori sono andati vanificandosi con il progre-
dire della cultura e del razionale, portando a una netta
distinzione tra terreno e ultraterreno. Il progresso ha
sostituito alcuni primitivi meccanismi di valutazione e ha
portato a valorizzare maggiormente chi ha un buon
capitale. Insomma anche le figure del cavaliere e dell’eroe sono state malleate e plasmate da un
sistema sempre più incentrato a conferire il potere a chi ha e non necessariamente a chi sa o è. Un eroe
ancora vicino a noi è il rivoluzionario Ernesto “Che” Guevara, che ha voluto combattere per la libertà del
proprio popolo, pensando a cosa poteva fare per il bene della sua gente e dei suoi compagni, pur sacri-
ficando la propria vita e il proprio futuro. La figura dell’eroe dei giorni nostri è ormai molto distante da un
nobile cavaliere disposto alla morte per i propri ideali e talvolta il termine viene utilizzato con una
frequenza mortificante. L’eroe era nato per essere un punto di riferimento da seguire per chi vuole
realizzare i propri sogni e inseguire i propri ideali, magari rendendo anche migliore questo mondo,
mostrando che ogni cosa, anche la più improbabile, si può avverare. Per i giovani è molto difficile
trovare qualcuno che lo rappresenti. Perciò si nascondono in delle figure che di “eroico” hanno poco:
solitamente è il ricco oppure il calciatore, altre volte, se si vuole esagerare, si identificano in un teppista
qualunque che infrange la legge. Nonostante ciò anche oggi esistono eroi ma di diverso genere. Posso-
no definirsi tali i benefattori che contribuiscono a salvare e preservare i beni per noi più preziosi, come
gli animali e la natura, le persone che dedicano la propria vita a salvare vite umane come i medici e i
vigili del fuoco, coloro che attraverso associazioni aiutano il terzo mondo. Non è più la forza fisica che
influisce sul nostro giudizio bensì la forza puramente interiore , la forza che uno ha dentro di sé , la forza
di farsi valere. L’eroe di oggi , possiamo facilmente ritrovarcelo in qualsiasi momento affianco mentre
attraversiamo la strada , è l’operaio di qualsiasi età . Egli magari è costretto a lavorare da mattina a se-
ra rischiando di perdere il posto da un momento all’ altro ( a causa di un’economia “malata” di chissà
quale malattia ) e molte altre volte la sua stessa vita ; tutto questo soltanto per arrivare a fine mese e per
portare a casa quel poco che basta per sostenere la famiglia . Pensiamo poi a tutte quelle persone che
per motivi di salute, non possono vivere a lungo, oppure sono penalizzate nella vita quotidiana. Ne
abbiamo conosciute varie, che pur avendo un brutto male non si arrendevano e sorridevano alla vita
come se non fossero malate. Per noi è eroe chi ha perso o perde la vita per difendere la sua patria, la
sua comunità. È eroe anche chi cerca l’innovazione e quindi trova delle soluzioni per farci vivere meglio,
e poi si viene a sapere che in circostanze misteriose l'hanno ucciso. Proprio qualche settimana fa, su
Internet, abbiamo visto un video nel quale si parlava di un tizio, che avendo scoperto dei motori magne-
tici (quindi zero inquinamento) iniziò a lottare con la burocrazia per metterli in commercio, o meglio, per
farli conoscere alla gente, ma non ci riuscì perché venne ucciso, perciò il progetto non andò più avanti.
In definitiva c’è da dire che il miglior “ ritratto “ dell’eroe non deve essere sempre individuato in colui che
è forte fisicamente ma bensì in quella persona che rischia tutto o quasi per il bene comune .
I Ragazzi della 3^ A En
Vincenzo
Evidenzia
L’Angolo della Creatività
racconti, poesie, disegni e….altro Pagina 13 Il Cannocchiale
Un sogno coronato
Jennifer è una ragazza di diciannove
anni, vive a Latina, ha da poco termi-
nato i cinque anni di liceo ed ora
desidera intraprendere gli studi di
di r i t to internazionale presso
l’Università privata LUMSA di Roma
e coronare il sogno di diventare un
magistrato. Jennifer comunica alla
madre e al fidanzato Alex la decisio-
ne presa, con disappunto della prima,
che, contrariata, finisce comunque
per acconsentire indicando alla figlia
di tirarsi su le maniche, trovare un
appartamento a basso prezzo, assicu-
rarsi che non sia alla sola ad abitarlo,
così da poter dividere le spese. Senza
esitazione Alex, pronto a seguirla,
anche in capo al mondo, decide di
seguirla nell’avventura, ponendo così
fine alla sua vita di pendolare. Il
padre di Jennifer, uomo legato alle
antiche tradizioni, venuto a conoscen-
za della decisone della figlia, mostra
subito se non disapprovazione, il
timore che la ragazza incomba nella
situazione di tante coetanee che, non
riuscendo ad affrontare gli studi
troppo impegnativi, finiscono per
adattarsi a fare lavori diversi da quelli
per cui avevano studiato, senza
riuscire a diventare ciò che desidera-
vano. Jennifer e Alex, salutate le
rispettive famiglie, partono e si
trasferiscono presso il nuovo apparta-
mento dove ad attenderli ci sono due
coinquilini, Beatrice e Gianmarco.
Dopo appena tre giorni, Jennifer
sente già il bisogno di raccontare per
telefono alla madre tutto quello che
le accade, di parlarle degli amici e dei
professori conosciuti, degli argomenti
di studio trattati… Oggi Jennifer ha
ventinove anni e ricopre il ruolo di
magistrato a livello internazionale, è
single, ed ora che il suo sogno si è
realizzato, grazie all’impegno e alla
costanza mostrati, il suo desiderio è
di viaggiare e praticare il proprio
mestiere per il mondo.
Gianluca Piro 2^ F
L’Angolo della Creatività
racconti, poesie, disegni e….altro Pagina 14 Il Cannocchiale
Storie di altre ……..scuole
C’era una volta un pizzaiolo napoletano bravissimo!
Lavorava la pasta con grande maestrìa e accortezza e
dalle sue mani uscivano delle pagnottelle morbide e
leggere, pronte a diventare delle pizze gustosissime. Il
nostro Mimmo aveva imparato a fare le pizze a Nisida,
nel carcere minorile, e quella era l’unica cosa verso la
quale, in quel contesto, si era dimostrato disponibile.
Nei due anni che vi aveva soggiornato prima di compie-
re i fatidici diciotto anni ed essere trasferito a Poggiore-
ale, aveva piano piano imparato che la bontà della pizza
stava nella pasta e che la buona pasta a sua volta era il
risultato di un insieme di elementi che cambiavano a
seconda del luogo e delle stagioni. La quantità di sale,
per es., era proporzionale al tempo di lievitazione che
cambiava secondo il clima e le stagioni.
Se la giornata era fredda e umida, la lievitazione era più lenta, la pasta tendeva ad ammassarsi e quindi in questo
non bisognava esagerare con il sale,ma bastava un buon lavoro di polso per ammorbidire bene l’impasto.
Viceversa, d’estate e con il caldo, la pasta tendeva a lievitare velocemente e quindi occorreva un po’ di sale in più
e un pizzico di lievito in meno.
Queste cose gliele aveva già raccontate suo nonno, che faceva il pizzaiolo da una vita, ma non avrebbe mai creduto
che potessero ritornargli alla mente tanto lucidamente e con tale precisione durante il suo, non breve, soggiorno in
carcere. Ci aveva pensato e ripensato, ripensato quasi notte giorno perché il carcere è duro da sopportare e se non
hai qualcosa cui aggrappare la mente è finita davvero. Quello che più lo attirò di questo mestiere fu la morbidezza
con la quale la pasta della pizza cedeva sotto la pressione dei polsi, a differenza di lui che invece non cedeva mai.
A lasciar definitivamente sbocciare il suo amore per la pizza fu poi una leggenda, che un educatore di Nisida, una
volta prese da un libro e gliela raccontò. Secondo questa leggenda la pizza era il piatto preferito di un principe
arabo, che a differenza di molti nobili di quel tempo, aveva solo due passioni, sua moglie,alla quale restò fedele per
tutta la vita e la pizza, la marinara, che faceva preparare dal suo cuoco personale e la serviva insieme ad altre
pietanze ogni volta che aveva un ospite. Fu proprio questo cuoco, che lasciò il regno quando il principe fu ucciso
in complotto per il potere, a portare a Napoli questo piatto che subito colpì la fantasia dei napoletani.
Quando Mimmo divenne maggiorenne fu trasferito al carcere di Poggioreale dove non poté allenarsi, e perse un
po’ il polso per lavorare la pasta, ma pensò a lungo a questa storia del principe e non aspettò che il momento di
riacquistare la libertà per poter riprendere ad ammorbidire la pasta e magari lavorare in una vera pizzeria dove
c’erano clienti che avrebbero gustato le sue pizze e, si augurava, compreso la passione che era nata in lui.
Da più di dieci anni ormai Mimmo lavorava in una pizzeria, nel frattempo si era sposato e aveva avuto anche una
bambina, ma di pizze vere e proprie, con suo gran dispiacere, sentiva solo l’odore.
Era addetto al forno e con la pala infornava e sfornava pizze, belle, morbide e profumate, ma non come quelle che
faceva personalmente a Nisida, che erano davvero un’altra cosa. Il padrone non gliele lasciava fare per un motivo
che a dire il vero, per molto tempo gli sembrò persino ridicolo, ma che poi negli anni a venire, soprattutto dopo la
nascita della prima bambina, diventò fondamentale nella sua vita.
Il padrone non lo lasciava mettere dietro il banco delle pizze perché Mimmo non sapeva leggere nè scrivere e non
avrebbe compreso gli ordini che i camerieri portavano velocissimi dai tavoli su fogli di carta direttamente al banco
non riuscendo di conseguenza a distinguere che tipo di pizza doveva preparare . Ora si pentiva di quella sua acerba
ostinazione, perché in carcere tante volte gli educatori si erano dimostrati disponibili ad insegnargli a leggere e
scrivere, ma, a quel tempo, non credeva che l’istruzione, una volta fuori, gli sarebbe servita a qualcosa.
Ora viene a scuola tutte le sere. Nel nostro CTP nel centro di Napoli. Ha trovato dei simpatici professori che hanno
volontà e pazienza e un giorno uno, un giorno un altro, ogni volta si siedono accanto a lui e lo aiutano ad imparare
a leggere e scrivere. <Che storia! >, pensa a volte, mentre inforna le sue amate pizze. Uno di noi gli ha preparato al
computer tanti piccoli fogli con su scritto il nome e persino gli ingredienti delle principali pizze napoletane.
Le prime parole che imparò seriamente a leggere furono proprio quelle. Finalmente seppe distinguere una marghe-
rita da una marinara, una capricciosa da una quattro stagioni e quei bigliettini che gli volavano sotto il naso in
pizzeria ora non gli facevano più paura come prima.
Mimmo da quel giorno però non si vide più a scuola e non avemmo più sue notizie. Pensammo comunque di essere
stati fortunati a condividere questo suo bellissimo sogno.
Prof. Giuseppe Bettoliere
Vincenzo
Evidenzia
L’Angolo della Creatività
racconti, poesie, disegni e….altro Pagina 15 Il Cannocchiale
La voce di una madre
Mi ricordo quel giorno come se fosse ieri, ero molto felice di quel che
mi stava per succedere, ero in attesa del mio secondo figlio, ma non
avevo ancora considerato che c’era un piccolo dettaglio non calcolato.
Nel paese dove vivo io, ovvero la Cina è proibito dalla legge avere un
secondo bambino. Ancora non sapevo cosa fare, ma la gioia in quel
momento era l’unico sentimento che mi sovrastava e non pensavo ad
altro. Seguirono a quel giorno altrettanti molto difficili. Io appartenevo
a una famiglia modesta, mio marito aveva un lavoro tutto sommato
ottimo il quale ci permetteva di arrivare dignitosamente a fine mese.
Avevamo un figlio, Peter, che era nato cinque anni prima, e ancora non
era in grado di capire tante cose. Io che lavoravo in una piccola fabbri-
ca, dopo la nascita del piccolo avevo deciso di licenziarmi e dedicarmi
completamente a fare la mamma. Io e mio marito avevamo sempre
desiderato avere una bambina, però al primo tentativo non eravamo
riusciti. Come dicevo nel nostro paese vige una legge che, a causa del
sovrappopolamento, consente la nascita di un figlio a famiglia.
All’inizio non avevamo preso in considerazione tutti i problemi che in
seguito ne vennero. Ho nascosto la gravidanza per non far sapere a
qualcuno dell’accaduto, ci è costato molti sacrifici, ma poi per fortuna
alla fine dei nove mesi ho finalmente dato alla luce una bambina che
abbiamo chiamato Lucy. Questo è un sollievo, ma adesso dobbiamo
proteggerla dalle persone che non la vogliono in quanto siamo piena-
mente andati contro la legge . Ho scritto questa lettera per le genera-
zioni future, per dire a tutti di credere nei propri ideali sempre, a costo
di andare contro la legge, a costo della propria incolumità, perché
bisogna difendere ciò che è giusto, anche perché a volte la legge va
rivista perché le cose che si impongono come giuste non sono sempre
veramente giuste.
Jacopo De Santis 2^ F
L’Angolo della Creatività
racconti, poesie, disegni e….altro
Il Cannocchiale Pagina 16
SOLITUDINI
L’amore si sa ci prende a tutte le età. Ogni volta ci emozioniamo come la prima volta e nelle
sue svariate forme ci rende più accettabile la vita.
L’amore è la cosa della quale parliamo più volentieri ed è per questo che essere originali in
amore è paradossalmente una delle cose più difficili che ci siano.
Amiamo perlopiù come amano tutti, anche quando(quasi sempre) ci sentiamo unici e troppo
spesso parliamo d’amore come parlano tutti. E ci sentiamo unici.
Adoro tutto ciò che intelligentemente sfida il senso comune. Chi sa scartare la parola giusta dal
mazzo dei luoghi comuni. Sono stato sempre così.
Poi capita che aprendo un libro di antologia ci trovi una carta che salta fuori dal mazzo.
Qualcosa che non conoscevi.(perché no, mica i prof. sanno tutto!?) o , più semplicemente
qualcosa che ti continua a parlare all’orecchio, anche dopo. Nei giorni seguenti.
Mi capita che sono settimane che ci penso. Le poesie d’amore a differenza delle canzoni o te le
vai a cercare o nessuno te le canta.
Così capita che leggendo in classe una poesia come quella che segue fai anche tu una scoperta
(forse due). Scopro che insegnare è imparare.
E che l’amore continua a stupirmi, senza essere banale.
Fu quel segno bianco che mi vinse
e m’inseguì senza tregua,fu l’odore
di donna che canta in mezzo ai fiori
e poi l’abbandono con cui mi abbracciavi
e io cadevo nel fondo nel mare,
salivo su archi di violino. Fu la forma
delle tue mani a tramortirmi. O forse
la pochezza del mio spirito.Fu
che la solitudine è sporca
e s’appiglia al primo bacio.
(Dante Maffia)
Lo so è triste, ma le cose a volte vanno proprio così.
E’ pur sempre amore.
Prof. Giuseppe Bettoliere
La redazione del giornale ringrazia tutti coloro che hanno contribuito alla
realizzazione di questo numero de “Il Cannocchiale”
dando appuntamento per il mese prossimo
I Segreti di Psyche
Per conoscere la nostra mente
Pagina 17 Anno VIII — numero 1
QUANDO E’ LA PRIMA IMPRESSIONE QUELLA CHE CONTA
Quante volte ve lo siete ripetuto nella vita
scolastica? ”Quello ha preso sette al primo com-
pito e il prof. continua a mettergli sette comun-
que…” “Io ho preso quattro alla prima interroga-
zione e per arrivare al sei devo fare i miracoli!”
Ebbene…Qualche volta va davvero così, anche
se dovremmo “impegnarci” a ragionare in modo
diverso. Tutta colpa dei professori? No, colpa
dell’effetto iniziale, come lo chiamano gli psico-
logi. Non che vogliamo giustificare nessuno, ma
capita di certo anche a voi: conoscete una
persona_ un compagno, di classe, un insegnante, un vicino_ e di primo acchito vi sta
antipatico. A volte, qualunque cosa fa rimane tale, altre volte cambiate idea, ma molto
lentamente. Da cosa dipende? Da quel complesso meccanismo che è la nostra mente,
la nostra psyche, come la chiameremo d’ora in poi. Dovete sapere che per le sue leggi
a volte bizzarre e incomprensibili, la percezione che abbiamo degli altri ( percezione
sociale, come si dice nel linguaggio specifico) si base spesso su impressioni. Noi
andiamo letteralmente a caccia di impressioni che riflettano le caratteristiche essen-
ziali di una persona e quando le abbiamo messe a fuoco le usiamo come punti di riferi-
mento. Ora, per gli psicologi che si occupano di questo ( un nome per tutti, Solomon
Asch) non c’è dubbio che….La prima impressione è quella che conta! La prima idea che
ci facciamo di una persona è quella che resiste di più, che tende a mantenersi nel
tempo. Per questo a volte gli alunni che ottengono voti alti all’inizio dell’anno, hanno
maggiori probabilità che il professore conservi una buona impressione di loro rispetto
a quegli alunni che hanno avuto risultati scadenti o mediocri all’inizio e che poi hanno
progredito costantemente. E’ difficile far cambiare idea agli altri, una volta che essi si
sono formati un’opinione. Lo vediamo nella vita di tutti i giorni, a volte la cosa ci fa
arrabbiare, altre volte può giocare a nostro favore. Non ci sembra giusto, ma noi stessi
cadiamo nello stesso errore. E allora? Dobbiamo arrenderci? Assolutamente no, ma
conoscere i segreti della nostra psyche deve servirci per migliorare noi stessi e capire
gli altri, per essere qualche volta più severi con noi e più tolleranti con chi sbaglia.
Prof.ssa Adriana Marucco
Il nostro giornale è scaricabile dal sito
nella sezione: “Giornale d’istituto” http://www.iisgalileisani.it
Vincenzo
Evidenzia
I Segreti di Psyche
Per conoscere la nostra mente
Pagina 18
DEPRESSIONE, SALVATI DAI VIDEOGIOCHI
Il Cannocchiale
Vincere umor nero e pensieri molesti combattendoli sullo schermo di un computer: è la
filosofia di Sparx, un programma di self help per ragazzi che soffrono di depressione
lieve moderata. E' stato realizzato un videogioco in 3D nel quale giovani guerrieri
combattono contro i mostruosi Gnat (ovvero: Gloomy Negative Automatic Thoughts,
pensieri cupi e negativi fuori controllo).
Secondo un articolo del “British Medical Journal”, il gioco, ha dato buoni risultati in
una sperimentazione che ha coinvolto 187 adolescenti in 24 centri di assistenza.
I pazienti che hanno utilizzato Sparx sono risultati meno depressi e con meno pensieri
ansiosi di quanti hanno seguito una psicoterapia.
E il 44 per cento dei ragazzi che hanno giocato almeno fino al livello 4 è stato conside-
rato guarito, rispetto al 26 per cento di quanti hanno seguito una psicoterapia.
Sono risultati che dovrebbero indurre a usare con ancora più cautela gli psicofarmaci per
curare i giovanissimi:
Un adolescente su quattro avrebbe assunto psicofarmaci almeno una volta nella vita,
spesso senza prescrizione medica.
Un programma di self help come Sparx potrebbe essere un' alternativa economica e
facilmente gestibile: è basato sui principi della psicologia cognitiva comportamentale, e
strutturato in sette moduli corrispondenti a sette livelli di gioco che si possono completa-
re in 4/7 settimane imparando a controllare le proprie emozioni; l' avatar di ciascun
giocatore si muove in un' ambientazione fantasy combattendo mostri o altri ostacoli che
simboleggiano i pensieri negativi o la difficoltà di gestire le emozioni o di affrontare le
difficoltà.
Fabio Viccione 4^ A Mc
Nella Valigia della Storia
“Scoop” e curiosità di eventi e personaggi Pagina 19 Il Cannocchiale
La bici… una continua evoluzione
La storia farebbe pensare che fosse Leonardo Da
Vinci ad ideare il primo prototipo di bicicletta
dato che è stato ritrovato un suo disegno sul
foglio 133 del Codice Atlantico, ma questo disegno
non è affidabile perché sono rappresentati pedali,
manubrio e catena che compariranno trecento anni
più tardi. Il vero inventore fu il conte francese
Mède de Sivrac attorno al 1790-1791. Egli la usava
per le sue passeggiate nel Bois de Boulogne, era
fatta interamente il legno e pesava circa mezzo
quintale, non aveva ne pedali ne manubrio e veniva
usata a spinta, Il conte la chiamò proto-bicicletta
“celerifero”, dal latino celer (veloce) fero
(trasporto), ma era come un cavallo in legno con
due ruote. In seguito un nobile tedesco aggiunse un
sedile e un manubrio che permise di far sterzare la
ruota anteriore. Venne chiamata draisina, con
queste biciclette iniziarono le prime competizioni
con i migliori corridori. Ma siamo ancora lontani
dalle attuali biciclette. Poi si mise a punto una
trazione senza pedali e catena, che usava un
sistema di bielle e stantuffi per trasmettere la forza
muscolare alla ruota, ma non ebbe successo. La
trazione delle bici si spostò sulla ruota anteriore ed
iniziò l’epoca dei velocipedi. Quest’idea fu di un
carrozziere che ebbe l’intuizione di aggiungere del-
le pedivelle al mozzo della ruota anteriore, così
facendo un giro di pedali corrispondeva ad un giro
della ruota, ma per raggiungere grandi velocità
bisognava aumentare il diametro delle ruote, ciò
portò i ciclisti a quasi due metri di altezza corren-
do grandi rischi. Su questi modelli chiamati bicicli,
furono sperimentati i primi modelli dei freni ma
essi erano fatti di ferro come le ruote e quindi non
erano molto efficaci. Data la pericolosità di questi
bicicli furono prodotti i primi tricicli destinati alle
signore, questi furono i primi modelli di tandem
apparsi nel 1896. Intorno al 1885 la cosiddetta
safety bike riportò il ciclista a “terra”, questo grazie
alla prima introduzione di una trasmissione tra
pedali e ruota. La ruota non necessitava più grandi
dimensioni perché la propulsione della pedalata
veniva fornita dal rapporto di trasmissione. Anche
le trasmissioni furono sperimentate, si passò dalle
leve agli ingranaggi epicicloidali, ma a rivelarsi
vincente fu la catena anche se agiva ancora sulla
ruota anteriore. Fu l’ingegnere Henry Lawson a
spostarla sulla ruota posteriore nel 1879. Un'altra
innovazione sono le ruote pneumatiche inventate
da Dunlop nel 1888, mentre nel 1891 furono lan-
ciati i pneumatici scalzabili dalla Michelin. Quindi
l’evoluzione della bicicletta alla fine del XIX
secolo era quasi conclusa, ma altre soluzione
continueranno e continuano tutt’ora ad essere
sperimentate. In oltre la bicicletta è stata una
chiave fondamentale nel campo della meccanica:
basti pensare alla trasmissione a cardano, o alla
Levocyclette che aveva un cambio composto da un
complicato sistema di leve, quindi la bicicletta oltre
ad essere un mezzo di trasporto molto pratico è
stato anche una chiave fondamentale nel mondo
della meccanica.
Giacomini Riccardo 4^ A Mc
Vincenzo
Evidenzia
Rosso Passione
Hobbies, miti e sogni nel cassetto Pagina 20 Anno VIII — numero 1
VENGO AL VOLO
Gli scienziati sperimentano sempre
più il volo umano individuale, e
sempre più si avvicinano ad una
risposta definitiva. Dalle auto con le
ali ai razzi, dai multielicotteri ai
piccoli aerei che si muovono a
sciami. Fra pochi anni andremo al
lavoro decollando. La Nasa ha
studiato un tipo di aereo personale
che noi tutti potremmo pilotare senza alcuna difficoltà per andare al lavoro.
Il suo nome è “Puffin” (immagine a sinistra), che in inglese significa
“pulcinella di mare”, una specie di uccello tipico delle zone nordiche.
L’ideatore di tale progetto è Mark
Moore, un ingegnere aerospaziale il
quale ha avuto l’idea ispirandosi ad un
missile. Le modalità di pilotaggio sono
alquanto semplici: il pilota vi entrereb-
be in piedi e decollerebbe verso il cielo
mediante 2 motori a elica. Una volta
raggiunta la quota desiderata, il
velivolo si stabilizzerebbe in posizione
orizzontale, con il pilota sistemato
sulla pancia. L’atterraggio dovrebbe avvenire sulla coda, permettendo al
pilota di uscire da Puffin in piedi. Esso presenta delle caratteristiche ecologi-
che, capace di percorrere oltre 70 km a 240 km/h grazie ad un motore
elettrico. Un’ottima idea per arrivare al lavoro in tempo senza inquinare.
Ma passiamo dalla teoria alla pratica. Yves Rossy, ex pilota di caccia svizze-
ro, ha realizzato il suo sogno di “uomo volante” mettendo appunto un’ala
in carbonio equipaggiata con 4 motori a getto, che gli consente di trasfor-
marsi nel primo uomo-jet al mondo (immagine a destra). Rossy ha testato
il suo prototipo lanciandosi da un aereo; una volta accesi i motori, egli
varia la velocità con una manopola che regola gli alettoni, facendo variare
la loro posizione e permettendo al “jet” di viaggiare fino a 300 km/h.
Al termine della planata, ha aperto il paracadute scendendo dolcemente a
terra. Tre anni fa Rossy ha attraversato la Manica coprendo la distanza di
35 km in 13 minuti. Questo “jet” permetterebbe a tutti di volare per diver-
tirsi o per dribblare il traffico cittadino. L’idea dell’uomo che può volare
diventa ogni giorno più possibile, insomma, un sogno che si avvera!
Leutrim Zogiani 4^ A Mc
Vincenzo
Evidenzia
Criticamente
Recensioni di libri, film e spettacoli teatrali
Pagina 21
Il Cannocchiale
L’importanza di essere “quasi amici”
Il film di cui vogliamo parlar-
vi è Quasi amici, del 2011,
ispirato alla storia vera del
tetraplegico Philippe e del suo
aiutante domestico. Attraverso
un lungo flashback, i protago-
nisti ripercorrono la loro
storia dal primo giorno in cui
si sono visti. La vicenda si
apre con Dress, un uomo di
colore proveniente dal
Senegal, che si presente a casa
di Philippe, che stava cercan-
do un badante. Dress non
aveva nessuna intenzione di
trovare un lavoro, voleva
come al suo solito ottenere un
rifiuto da parte del potenziale
datore di lavoro, al fine di
mantenere il diritto al sussidio
di disoccupazione. Philippe
decide invece di assumere
Dress per un periodo di prova.
Inaspettatamente, tra i due
nascerà un grande rapporto di
amicizia e quando Philippe
sarà costretto a cercare un
altro badante, si accorge che
nessuno poteva eguagliare
Dress. Questo film è molto significativo perché ci fa capire che l’amicizia è una cosa importan-
tissima, così come la fiducia verso gli altri visto che Philippe, che non poteva muoversi, deve
fidarsi ciecamente del suo amico Dress. Mattia Fiorini 2^ F
Il Pianeta Sportivo
Lo sport secondo noi Pagina 22 Il Cannocchiale
Uno sport antico quanto la storia
L’equitazione è un’attività antichissima, che affonda le
sue radici alle origini della civiltà umana. Il cavallo, il
vero protagonista di questa splendida arte, è stato per
millenni a fianco all’uomo, nella fatica del lavoro e
nelle ferite delle battaglie. Ancora oggi rimane un
ottimo amico, con cui condividere momenti speciali.
Ed è proprio il fatto di avere a che fare con un altro
essere vivente che rende l’equitazione uno sport molto
particolare. Quando si è finito di allenarsi, non si può
riporre il cavallo in uno scaffale, come si fa con una
racchetta o un pallone, ma bisogna continuare ad accu-
dirlo. Ciò rende più responsabili, attivi e motivati, ecco
perché l’equitazione è usata anche a scopo terapeutico
(in questo caso si parla di ippoterapia).
L’ equitazione differisce dagli altri sport anche per il
fatto che uomini e donne possono gareggiare nelle stes-
se categorie. Sono tantissime le specialità, da quelle
più conosciute come il salto ostacoli, il dressage e il
completo a quelle meno seguite come l’ endurance,
una sorta di maratona a cavallo, l’ horseball, la palla
canestro a cavallo, il polo, il volteggio, un mix di equitazione e ginnastica artistica, e moltissi-
me altre.
Il salto ostacoli è una disciplina olimpica in cui cavallo e cavaliere devono affrontare con
coraggio e precisione una serie di ostacoli che variano dagli 80 cm ai 2 m di altezza nelle
spettacolari gare di potenza.
Anche il dressage fa parte delle olimpiadi, e i partecipanti devono dimostrare la loro affinità
con varie figure di maneggio (circoli, diagonali, volte) e particolari movimenti (piaffe, che
sarebbe un trotto sul posto, appoggiata, cambi di galoppo).
Il completo, anch’ esso facente parte dei giochi olimpici, unisce dressage, salto ostacoli e cross-
country e celebra il binomio (l’ unione di cavallo e cavaliere) per eccellenza. La prova più spet-
tacolare è il cross-country, in cui uomo e animale devono dimostrare coraggio e una cieca fidu-
cia l’ uno nell’ altro, per affrontare i temibili ostacoli formati da tronchi, siepi, fossi ecc.
Per concludere vorrei consigliare questa meravigliosa attività, adatta a tutti e a tutte le età.
L’equitazione accontenta chiunque: è uno sport perché offre la possibilità di provare l’ adrenali-
na delle gare, è un hobby che permette di godere splendidi momenti da una prospettiva un po’
diversa, ma è soprattutto uno stile di vita.
Floriana Durante 1^ C Liceo Scientifico “E. Majorana”
Lo Strizzacervelli
Per giocare e metterci alla prova Pagina 23 Anno VIII — numero 1
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8 16 18 8 19 2 7 19 4 4 4
1 2 3 4 Defin. Il naso nei prefissi
Nella caselle colorate si leggerà
un noto proverbio
DEFINIZIONI: 1.Il nome di Bellini
2. Messi dentro - 3. Ci si avvolge il
cioccolato - 4. Lo sferra il pugile - 5.
Lo era Alessandro Magno - 6.
Produce un legno chiaro - 7. Appros-
simato alla perfezione - 8.Aggiustare
- 9.Studia gli stemmi nobiliari.
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Chi beve molto cura il proprio fisico; tutti coloro che fanno sport curano il proprio
fisico; chi beve molto ha una bella pelle. Se le precedenti affermazioni sono
vere, allora è certamente vero che:
A: chi fa sport potrebbe avere una bella pelle
B: chi cura il proprio fisico ha una bella pelle
C: chi fa sport beve molto
Completare correttamente la seguente successione numerica: