Transcript
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Ikigai: ciò per cui vale la pena vivere
“Ikigai è la manifestazione, la realizzazione di ciò che sei. È da
sempre con te, è la tua ragione di vita.”
SELENE CALLONI WILLIAMS
Guarda questa immagine. Sembra un petalo, con quattro cerchi
sovrapposti, disposti a croce: uno in alto, uno a destra, uno in basso
e uno a sinistra.
Fonte: https://www.passavoleggera.it/fbpost/la-ragione-per-cui-ti-alzi-ogni-mattina/
Questi cerchi rappresentano rispettivamente:
1. Ciò che ami
2. Ciò di cui il mondo ha bisogno
3. Per cosa puoi essere pagato
4. In cosa sei bravo
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E le loro intersezioni significano:
1. Ciò che ami fare (passione)
2. Ciò che è utile per il mondo (missione)
3. Ciò che sai fare veramente bene (vocazione)
4. Ciò per cui puoi essere pagato (professione)
Missione, vocazione, professione e passione
Molto probabilmente, mentre stavi leggendo, hai visualizzato cosa
rappresentano per te questi punti. Conosci già qualcosa che ami,
qualcosa in cui senti di avere dimestichezza.
Tim Lomas, PhD, docente di psicologia positiva presso l’Università
di East London, scrive sulla rivista Psychology Today:
“Se hai fortuna, potresti davvero avere una missione, passione,
professione o vocazione. Potresti anche sentire che c’è qualcosa che è
inglobato nei tre cerchi. Tuttavia, se sono solo tre, potrebbe mancare
ancora qualcosa… Qualcosa che ami, in cui sei brava e di cui il mondo
ha bisogno, che potrebbe essere meravigliosamente appagante. Ma se
non ci guadagni, può risultare difficile perseguirla a lungo termine.
Pensa all’artista in difficoltà. Se sei bravo, vieni pagato e il mondo ne ha
bisogno, potresti sentirti sereno e ricompensato. Ma senza passione,
potrebbe sembrare vuoto. Intraprendere una carriera solo perché eccelli
nelle competenze pertinenti, o perché sei stato messo sotto pressione,
potrebbe rientrare in quella categoria. Infine, potresti amarlo, essere
pagato e il mondo potrebbe averne bisogno. Eppure, se non sei bravo a
farlo, potresti nutrire insicurezze”.
Ma cosa succede se hai “abbastanza fortuna da trovare qualcosa che
includa tutti e quattro i cerchi?” – chiede Tim Lomas.
Ed è qui che prende vita il concetto di Ikigai, che nella figura puoi
proprio trovare al centro.
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Ikigai: dal Giappone, una filosofia di vita
Da dove deriva il termine?
Innanzitutto, occorre dire che Ikigai è un termine giapponese.
Ikigai (生き甲斐): da “iki” (vita) e “gai” (ciò per cui vale la pena, ragione)
– può essere tradotto come “la tua ragione per vivere”, “il senso
della tua vita”, “ciò per cui vale la pena continuare a vivere”.
Ikigai è anche la filosofia del popolo ultracentenario di Okinawa, il
più longevo e felice al mondo.
Abbiamo preso familiarità con il termine grazie al lavoro di studiosi
come Dan Buettner, che conosciamo per i suoi studi sulle
cosiddette zone blu. Questi sono luoghi, si è visto, i cui abitanti
godono di una vita più sana e più lunga rispetto ai coetanei che
vivono altrove. Includono la Sardegna (Italia), la penisola di Nicoya
(Costa Rica), Icaria (Grecia), Loma Linda (California) e Okinawa
(Giappone). Secondo Buettner, la longevità in questi luoghi è dovuta
a una combinazione di fattori, tra cui una certa dieta e uno stile di
vita sano e… l’Ikigai.
Per Buettner, scrive Lomas, “Ikigai è il punto in cui i tuoi valori si
allineano con ciò che ti piace fare e in cui sei bravo. Ikigai è comune
in tutte le zone blu, anche se gli abitanti non hanno una parola
specifica per definirlo”.
Alla ricerca dell’Ikigai
Al di là delle intersecazioni di ciò che conta nel nostro mondo
interiore e nelle relazioni con gli altri, Ikigai è, se possibile, molto,
molto di più.
Ikigai è, semplicemente, raggiungere la pienezza dell’essere,
fare ciò che è giusto a un livello molto profondo, liberandoti dai
condizionamenti della società, della famiglia e dell’educazione: è la
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felicità. Molti studiosi si sono dedicati a questo particolare tema. Noi
abbiamo scelto di raccontarti la visione e il prezioso lavoro
dell’antropologa e psicologa Selene Calloni Williams.
Selene lo definisce “la quercia della nostra anima, perché l’Ikigai è
davvero ciò che, quando ti svegli al mattino, ti fa aprire gli occhi e ti
fa sentire felice di avere una giornata davanti.”
Ikigai: non è uguale per tutti
Uno dei principali problemi legati all’Ikigai è che la maggior parte
della gente pensa che sia qualcosa di universale o comunque
abbastanza comune. Cresciamo con una sequenza di successi (e
insuccessi altrui), a cui purtroppo leghiamo la nostra esistenza. Che
si tratti di carriera, di laurea, di primeggiare in uno sport o di
diventare genitori, diventiamo grandi con l’idea che ottenere
qualcosa che tutti vogliono sia esattamente “ciò per cui vale la pena
continuare a vivere”.
Perché “è normale che sia così”.
In realtà, e questo concetto lo spiega Selene Calloni Williams,
dobbiamo far sì che la nostra mente sia al servizio dell’anima.
Solo una mente al servizio dell’anima è capace di andare alla ricerca
del vero – e personalissimo – Ikigai. Se viviamo di paragoni e di
obiettivi fallaci che il mondo ci propina continuamente, è come se ci
trovassimo “dentro un frullatore”, che ci distrae fino a farci
dimenticare una cosa importantissima: guardare cosa abbiamo nel
cuore.
Che cosa può accadere se spegniamo questo “frullatore”?
Che magari scopriamo che il nostro Ikigai è qualcosa che nessun
altro ha compiuto oppure qualcosa che altre persone hanno già
fatto ma la nostra missione è farlo in un modo assolutamente unico,
originale e creativo.
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Ikigai: sai ascoltare la voce del tuo daimon?
Per Selene, spegnere questo “frullatore” è fondamentale, perché
l’Ikigai è qualcosa che ti sussurra continuamente.
“Il tuo Ikigai ti parla continuamente, ma è proprio ciò che non
ascolti. Riuscire ad ascoltare questa voce al di là di tutto il brusio:
questa è felicità, benessere, gioia”.
SELENE CALLONI WILLIAMS
Non riusciamo a sentire questa voce a causa della voglia, tutta
umana, di voler “normalizzare” ogni cosa, anche a costo della felicità.
Come abbiamo scritto, l’Ikigai è quando, aprendo gli occhi al mattino,
non vedi l’ora di iniziare la giornata, perché regna in te questa
consapevolezza: è tempo di realizzare lo scopo, l’obiettivo, la missione
che senti nel profondo, anche quando la mente logica, che
affronteremo più avanti, non riesce a decifrare ciò che sente.
Ecco perché il cammino verso il nostro Ikigai non è un percorso
psicologico e non può essere una semplice visione mentale.
“Ikigai è la manifestazione, la realizzazione di ciò che sei. È da
sempre con te, è un daimon che ti accompagna sin dal momento del
tuo concepimento, è la tua ragione di vita.
Tutte le possibilità della tua esistenza sono già in te, devi solo
scoprirle; il divenire non accade nel tempo, è la scoperta di ciò che
siamo. Essere è una questione di sapere chi siamo, di conoscenza di
sé, una conoscenza del cuore. Diveniamo ciò che siamo nella misura
in cui amiamo ciò che siamo. La vita è un simbolo, una metafora.
La necessità di raggiungere elevati risultati in qualsiasi campo è
relazionata alla forza con cui amiamo noi stessi e la vita.
Ciò che vogliamo raggiungere è la pienezza dell’essere.
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L’Ikigai deve essere un motto che illumina di gioia le tue giornate e
ti permette di andare a dormire sereno alla sera, di godere di
giornate proficue e di sonno profondo: questo è il tuo Ikigai”.
SELENE CALLONI WILLIAMS
Come ascoltare l’ikigai: il daimon
Per cogliere l’Ikigai, dice Selene, devi ascoltare la voce del tuo
daimon. Chi è il daimon? I daimones sono gli spiriti guida dei viventi.
Il daimon è colui che incessantemente ti sussurra la missione della
tua anima, che puoi ascoltare, dice Selene, “solo se riuscirai a
silenziare la voce del mondo”.
Possiamo legare l’Ikigai, in un connubio d’amore, a ciò che gli antichi
chiamavano eudemonia (dal greco “felicità, benessere” – composto
da eu “buono” e daimon “genio, demone, spirito guida”) e che
possiamo tradurre come la felicità quale scopo fondamentale
della nostra vita.
“Prima della nascita, l’anima di ciascuno di noi sceglie un’immagine
o disegno che poi vivremo sulla terra, e riceve un compagno che ci
guidi quassù, un daimon, che è unico e tipico nostro. Tuttavia, nel
venire al mondo dimentichiamo tutto questo e crediamo di essere
venuti vuoti. È il daimon che ricorda il contenuto della nostra
immagine, gli elementi del disegno prescelto, è lui dunque il
portatore del nostro destino. […] Una vocazione può essere
rimandata, elusa, a tratti perduta di vista. Oppure può possederci
totalmente. Non importa: alla fine verrà fuori. Il daimon non ci
abbandona. Si è cercato per secoli il termine più appropriato per
indicare questo tipo di “vocazione”, o chiamata. I latini parlavano
del nostro genius, i greci del nostro daimon e i cristiani dell’angelo
custode.”
Tratto da James Hillman, il cammino del fare anima e dell’ecologia
profonda, di Selene Calloni Williams.
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L’incontro, la scoperta e il disvelamento dell’Ikigai, che si nutre
di consapevolezza, passano attraverso degli stadi: i 4 stadi di
trasformazione alchemica.
Verso l’Ikigai: i 4 stadi di trasformazione
alchemica
1. La condizione di vittima È lo stadio in cui la consapevolezza è tenue, fragile, accennata. Qui
l’individuo vive con la sensazione “capita tutto a me” e la mente è
occupata da cose materiali e oggettive, non lascia spazio al potere
immaginale. Si è vittime degli eventi.
2. La condizione di apprendista
È lo stadio in cui la consapevolezza cresce. Si inizia a comprendere
che il materialismo e l’oggettivismo sono inganni della mente e delle
false percezioni. Anche se è ancora influenzato dai valori del mondo,
inizia a comprendere il grande potere della visualizzazione e della
volontà.
3. La condizione di veicolo o mago
Quando l’individuo comprende e capisce che l’immaginazione è un
processo di co-creazione, la consapevolezza è maggiore. Il mago è
co-creatore degli eventi.
4. La condizione di non-dualità
La non-dualità è amore, è libertà. Qui, nell’ultimo stadio, la
consapevolezza è totalmente risvegliata e si è uniti alla voce del
proprio daimon: l’Ikigai.
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L’Ikigai in pratica: dalla routine del mattino
alla meditazione
Sicuramente avrai sentito parlare della routine del mattino.
Meditazione, yoga, scrittura, lettura, esercizi di visualizzazione e così
via: sono in tanti ad aver riconosciuto l’importanza di questa pratica.
Per Selene, all’interno di questa routine – e pochi ne parlano – c’è
una cosa fondamentale per la nostra ricerca dell’Ikigai. Ci riferiamo
a quei pochi secondi appena svegli, quando abbiamo aperto gli
occhi, siamo ancora a letto sotto le coperte. Ecco:
Non muovere il corpo
Rimani nella posizione in cui ti sei svegliato
Osserva le immagini nella tua mente.
“Ricorda: è un momento magico, è un momento di perfetto
equilibrio tra visibile e invisibile. Questo attimo dura pochi secondi,
ma in quei pochi secondi le idee che contano sono lì con te. È in quel
momento che devi coglierle, ringraziarle, aprirti ad esse, essere
disponibile verso queste idee. È in questo momento che il tuo
spirito guida ti parla: puoi sentire chiaramente la sua voce”.
Selene Calloni Williams
Una meditazione di Selene Calloni Williams per coltivare
l’Ikigai
Secondo il filosofo, mistico e scrittore indiano Paramahansa
Yogananda, la pratica della meditazione ci aiuta a comprendere che
possediamo un paradiso a portata di mano. Esso si trova nel
nostro cuore. È possibile ascoltarlo, per comprendere qual è il
nostro scopo, la missione, ciò che dà senso e significato alla nostra
esistenza: il nostro ikigai.
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Selene ci guida in questa meditazione per sciogliere i nodi delle
insicurezze e illuminare la via che conduce al tuo ikigai.
Siedi con la colonna vertebrale eretta
e considera un aspetto imperfetto della tua vita o del tuo corpo.
Considera questa imperfezione come uno spirito,
una presenza invisibile ma senziente.
Quindi appoggia dolcemente la tua mano sinistra
sulla bocca e sul naso.
Infine, bisbiglia nella coppa formata dall’incavo della tua mano:
“Ho fede in te!”
“Un solo minuto per meditare sempre, dovunque tu sia, più volte al
giorno. Un solo minuto per deprogrammare la mente ed essere
libero. Allenati a ripeterla per almeno un minuto, più volte al giorno
e sarai libero.”
SELENE CALLONI WILLIAMS
Il mito di Amore e Psiche e la ricerca dell’Ikigai
Conosci il mito di Amore e Psiche?
La storia narra di una bellissima principessa mortale, di
nome Psiche, che non riusciva a trovare marito ed era talmente
bella da meritarsi tra gli uomini l’appellativo di Afrodite, la dea della
bellezza e dell’amore. Afrodite, venuta a conoscenza della bellezza
della fanciulla e sentendosi offesa, chiede l’aiuto di suo figlio Amore,
Eros, per vendicarsi: il giovane dio, con le sue frecce, avrebbe dovuto
far innamorare Psiche dell’uomo più brutto e avaro del mondo.
Amore, tuttavia, di fronte allo splendore della fanciulla, per
l’emozione sbaglia il tiro e scocca per errore una freccia sul suo
piede, finendo così per innamorarsene perdutamente.
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Per non far scatenare l’ira della madre, il dio dell’Amore decide di
tener nascosta la sua identità a Psiche e di amarla soltanto
nell’oscurità della notte. I due si amano ogni notte con il patto che
ella non cerchi mai di vedere il suo volto. Spinta dalle sorelle
invidiose e dalla curiosità, una sera Psiche decide di illuminare il
volto del suo misterioso amante addormentato. Alla luce della
lampada ad olio, Psiche si trova davanti l’uomo più bello che avesse
mai visto e, folgorata dalla sua bellezza, si distrae, lasciando cadere
una goccia d’olio sulla pelle di Amore, che si sveglia. Infranta la
promessa, Amore l’abbandona. Da quel momento, Psiche va alla
ricerca di Amore e, per ricongiungersi a lui, dovrà affrontare dure
prove. Il lieto fine c’è: supera tutte le sfide, ritorna da Amore e
diventa anch’ella immortale.
Alla ricerca di Amore: il cammino che dalla paura conduce
alla consapevolezza
“Quando Psiche si separa da Amore”, scrive Selene Calloni
Williams, “entra nel buio dell’esistenza mondana, lascia il castello del
suo amante divino per entrare nella fatica e nella pesantezza della
separazione”.
È una vita molto dura quella di Psiche, fino a che non ritrova Amore.
Una separazione quella di Psiche, dice Selene, necessaria per
crescere e maturare. Un cammino indispensabile, che dalla paura
conduce alla consapevolezza e all’Amore stesso, che vince la paura
e, quindi, la morte.
Allieva diretta del grande psicanalista James Hillman, Selene Calloni
Williams parla di come la vita sia immagine e di come l’esistenza
sia sogno, apparizione, immaginazione. Anche la fisica quantistica
sembrerebbe condurre in questa direzione, con un’eco che ci
rimanda al passato. Negli antichi purāṇa, infatti, era scritto:
“L’esistenza è la danza di Shiva. Shiva, danzando, risveglia la materia
e ne fa onde pulsanti”. Ciò che prima era pura e semplice poesia,
oggi, se vogliamo, è anche scienza.
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Partendo dal presupposto che l’esistenza è una grande immagine,
è naturale che la mente logica non riesce a coglierla.
Ma cosa significa che la nostra vita è una grande immagine?
Nella nostra grande Imago
Quante volte capita di incontrare fiori, foglie, piante che ci fanno
pensare a qualcuno in particolare? In realtà, dice Selene, non
incontriamo mai delle piante a caso, perché il caso non esiste. Ne
immaginiamo l’esistenza a causa della “nostra ignoranza riguardo
alle leggi per le quali accadono le cose.” Le piante che incontriamo
sono proprio quei gioielli che abbiamo incastonato nella nostra
grande Imago.
Cos’è la grande “Imago”?
È l’immagine di tutta la nostra vita e ha due caratteristiche
fondamentali: la simultaneità e la medesimezza. Tutta la nostra
vita accade nell’attimo presente, ma la nostra mente la filtra a
poco a poco e crea la sensazione del tempo: del prima, del dopo, del
mentre.
L’Imago si forma prima del concepimento tramite i venti del
karma e coincide con il ricordo dei nostri attaccamenti, delle nostre
paure, della resistenza all’amore e così via, che devono essere
riconosciuti e superati.
“L’anima è qui perché ha uno scopo, una missione. Questa missione
si manifesta come un ideale nella visione dell’essere umano.
L’ideale è ciò per cui vale la pena vivere, è ciò che al mattino,
quando apri gli occhi, ti fa sentire entusiasta di affrontare la
giornata che hai davanti.
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Gli eventi, infatti, non accadono perché hanno dei precedenti che li
producono, ma perché hanno un fine. È il fine che determina gli
eventi.
Il tuo ideale disegna il tuo corpo, i tuoi mezzi, il tuo carattere,
l’epoca storica nella quale ti sei incarnato, il tuo retroterra
geografico e culturale, il luogo dove sei nato e cresciuto e la gente
che hai frequentato. Il tuo ideale disegna per te le cosiddette 10
immagini fondamento: madre, padre fratello maggiore, fratello
minore, sorella maggiore, sorella minore, figlio, figlia, compagno,
compagna. Tutto è stato plasmato nel modo migliore affinché la
tua missione possa compiersi, ma se tu non lo vedi tutto diventa un
problema. Se non percepisci il tuo ideale e non ti lasci pervadere
dalla sua forza, allora filtri le immagini della tua vita attraverso le
categorie della mente: bene, male, vero falso, giusto, sbagliato,
uscendo dallo stato di coscienza non-duale nel quale l’esperienza
dell’ideale – in quanto esperienza di totale rapimento, di pura
estasi, di piena adesione, dedizione e superamento della paura, di
trascendenza di sé, di bellezza e amore – ti consente di esistere.
Insomma, è il tuo ideale che ha modellato tutti gli elementi più
importanti della tua vita, se non sei in contatto con il tuo ideale
non puoi comprendere gli avvenimenti della tua vita, li combatti, ti
sembrano ingiusti, non sono ciò che vuoi, e allora soffri.
Armonizzarti con il tuo ideale cambia tutta la tua vita, il tuo
presente, il tuo futuro e il tuo passato, cambia persino tua madre,
tuo padre e tutti i tuoi avi.
SELENE CALLONI WILLIAMS
La mente, iper-razionale e patricentrica, non può pertanto rivelarsi
uno strumento adatto a condurci, a comprendere e quindi a
realizzare la missione dell’anima e il nostro ideale. Da qui in poi
useremo i termini psiche e anima quali come sinonimi: psykhḗ è il
soffio vitale, l’anima. Dunque, se la grande Imago è poesia e
creazione dell’anima, la mente rimarrà sempre un mistero.
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Ma allora, a cosa affidarci?
A un nuovo metodo di pensiero, quello che il filosofo e mistico
indiano Sri Aurobindo chiamava overmind, il pensiero del cuore, e
che Selene chiama mente poetica: una mente capace di
ragionare certo, ma di farlo in armonia con il cuore, con la
complessità della fede, del coraggio, e non animata dalla paura.
Selene parla chiaramente di due menti, una delle quali è quella che
purtroppo usiamo più spesso, che vuole il controllo e il potere e che
quindi non ci porterà mai a ritrovare e amore.
La grande Imago, l’immagine di psykhḗ, ha come fine ultimo l’amore.
Che cosa deve mai fare Psiche se non ritrovare Amore?
Psiche: alla ricerca dell’Amore, la missione
dell’anima di noi tutti, l’Ikigai
Riprendendo la leggenda, Psiche ha perso di vista Amore e quindi la
grande Imago, la creazione di psiche, l’immagine di psiche,
l’esistenza, e ora ha come obiettivo quello di ritrovare l’amore: è
l’espressione del suo desiderio, della sua aspirazione a ritrovare
amore ed è anche la manifestazione della chiamata di amore.
Comprendere questo, capire la missione dell’anima, il nostro ideale
e manifestarlo in ogni gesto della nostra vita, in ogni respiro, è
importante e ci conduce nell’eudaimonia, che è – come dicevamo -
la realizzazione del nostro daimon, del nostro ideale, ma è anche la
felicità, ciò per cui vale la pena vivere.
L’ideale (éidõlon), parola idolo per gli antichi, significava proprio
immagine, un’immagine simulacro, di amore. Eidos è una parola
greca che significa “forma”, “aspetto”, con il valore anche di
“simulacro”, “figura”, “immagine”.
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“Non puoi avere un’idea, un pensiero, un sentimento senza avere
un’immagine e questa immagine è eidolon, è un dio, uno spirito.”
SELENE CALLONI WILLIAMS
L’ideale è ritrovare Amore, la missione è ritrovare Amore: la
missione, dice Selene, è una uguale per tutti, però si manifesta in
ciascuno di noi i modi e qualità assolutamente diverse.
È uguale per tutti ma diversa per ognuno di noi, perché è esattamente
così la psiche, l’anima: non fa mai una cosa quale ad un’altra, non c’è
mai un fiore uguale ad un altro, non c’è mai un albero uguale ad un
altro.
Così vale per tutti: la missione dell’anima, l’Ikigai, si manifesta in
modi diversi e ognuno di noi deve comprendere e abbracciare i
propri modi, le proprie modalità, perché:
“Se l’anima ha una missione, sicuramente è venuta per realizzarla,
ed è venuta con le doti e i talenti necessari per far sì che questa
realizzazione avvenga”.
SELENE CALLONI WILLIAMS
Compreso questo passo, siamo già ad una tappa importante nel
raggiungimento del nostro Ikigai: la nostra anima, per realizzare il
suo obiettivo, si munisce di tutte le doti e i talenti per farlo.
“Quindi non c’è dubbio che tu hai tutte le piene capacità di
realizzarti: devi togliere gli ostacoli che ti impediscono di
manifestarle”.
SELENE CALLONI WILLIAMS
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Dal mito di Amore e Psiche all’iniziazione per
raggiungere l’Ikigai
Presa consapevolezza dell’importanza di ritrovare e riabbracciare
la missione con la quale siamo venuti al mondo, il passo
successivo è proprio togliere gli ostacoli che ne frenano il
raggiungimento. Questi ostacoli non si trovano chissà dove: si
celano dentro la nostra mente.
Che bello sarebbe se non fossimo condizionati dai pensieri
pessimisti che facciamo? Sì, perché, soprattutto alcuni momenti
della vita, sembra che la mente lavori costantemente contro di noi.
L’ideale sarebbe che lavorasse per noi.
Come riuscirci?
Occorre trasformare la mente condizionata e ordinaria in una mente
poetica. La mente poetica non è un super potere da acquisire: è già
dentro di noi, insieme a noi. Per trovarla, “dobbiamo entrare nello
spazio mentale dalla giusta apertura, dal giusto passaggio”.
Realizzare i nostri obiettivi lasciandoci guidare dalla
mente creativa
Finché continueremo ad entrare nello spazio mentale attraverso il
passaggio della paura e del bisogno di controllo, avremo sempre e
inevitabilmente a che fare con una mente condizionata, che
lavora contro di noi e non per noi. Una mente che è strumento di
sistema e che, di conseguenza, non può avere come aspirazione la
nostra felicità.
Alla nostra realizzazione, la mente ordinaria preferisce avere
controllo su di noi: ci vuole governabili, prevedibili e misurabili,
proprio come lei. Una mente attraverso la quale si accede tramite
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senso di paura e ossessione di controllo non può essere capace
di realizzare i nostri obiettivi.
La nostra civiltà ha scelto di esercitare il potere e il controllo
sull’anima (o almeno così crede), ma è sfruttamento, è qualcosa che
toglie consapevolezza e naturalezza alla nostra esistenza. Di
fronte a questa realtà, per Selene è fondamentale recuperare la
capacità di dialogare con i nostri pensieri, con le nostre idee, con
i nostri sentimenti, che sono spiriti, sono immagini.
Impariamo a rimanere in ascolto: ponendo attenzione e
consapevolezza sulla nostra anima, diventiamo man mano capaci di
percepire la nostra missione, di comprendere perché abbiamo
timore di qualcosa o di avvertire che, nel nostro cammino, c’è un
percorso che abbiamo sbagliato o una direzione che non ci
rappresenta.
Per imparare a dialogare con le idee, con i pensieri e con i sentimenti,
è necessario innanzitutto imparare a dialogare con gli alberi, con i
grilli, con gli uccelli, con la pioggia, con i fiori, con l’anima del mondo
e con la natura. Questo perché le idee, i pensieri e i sentimenti, in
quanto eidola, sono forze della natura, non segreti del nostro Io.
“Puoi sempre scegliere il dialogo e l’amore. Scegli l’Amore, perché è
la strada che conduce alla felicità e alla realizzazione.”
SELENE CALLONI WILLIAMS
E poiché “nessuno può andare oltre la mente con la mente” e
poiché occorre questo diverso strumento, una coscienza ampliata,
la mente poetica, una overmind, entra in scena l’iniziazione.
L’iniziazione: lo strumento per andare oltre la
mente
Lo strumento che consente all’uomo di fare un salto evolutivo è da
sempre l’iniziazione. L’iniziazione sarà un passaggio importante del
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seminario “Ikigai: ciò per cui vale la pena vivere” (lo puoi scoprire
cliccando qui): con Selene faremo delle iniziazioni semplici, ma
importanti.
Vediamo quali praticheremo insieme e quali sono le 4 iniziazioni che
provengono dalla grande tradizione dello yoga sciamanico.
Prima di vedere maggiormente nel dettaglio queste quattro
iniziazioni, apriamo una parentesi sullo yoga sciamanico.
Yoga sciamanico: il cammino che parte dalla
bellezza
Lo yoga sciamanico è, per dirla con le parole di Selene, un
cammino estetico.
Ma che cos’è, di preciso, un cammino estetico?
Un cammino estetico è un cammino di contemplazione della
bellezza di tutte le cose e in ogni sua forma. Ciò significa che se ogni
giorno riusciamo a contemplare qualsiasi accadimento in assenza di
giudizio, al di là del bene e del male, a cuore aperto e oltre la mente,
possiamo sprigionare un’armonia straordinaria con il ritmo
universale e, quindi, manifestare bellezza.
“L’esperienza estetica è un’esperienza contemplativa. La
contemplazione della bellezza ci eleva. L’esperienza estetica è un
mezzo per raggiungere la libertà dal tempo e dallo spazio”.
SELENE CALLONI WILLIAMS
A conti fatti, qualsiasi cosa esistente al mondo è capace di
manifestare la sua profonda natura, che è bellezza, sempre. Ed è
proprio con la bellezza che possiamo donare più consapevolezza alla
nostra esistenza e cercare di tornare a vivere in armonia con il sacro
e con la natura: attraverso lo yoga sciamanico.
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Lo yoga sciamanico è potente, perché di vocazione tantrica, di
natura antica e di voce poetica. Esso si esprime “attraverso pratiche
meravigliose che riguardano il risveglio dell’energia dormiente in
ogni uomo: la “kundalini”. Ma soprattutto possiede e incarna la
straordinaria capacità di trasportarci verso mondi sconosciuti.
Questi mondi sono dentro di noi, ricorda Selene. Non occorre
cercare chissà dove, perché sono le “stanze delle nostre possibilità
di esistere in modi creativi” e della libertà “magica”, che è
raggiungibile attraverso il piacere generato dalla contemplazione di
questa bellezza, intesa quale prodotto del fare artistico.
Lo yoga sciamanico: le sequenze fluide
Ci sono diverse forme di yoga sciamanico: tra queste, scegliamo di
parlarti delle sequenze fluide, che sono sequenze di posture,
accompagnate da respirazioni controllate e anche da gesti simbolici
e contrazioni del corpo. La particolarità è che queste posture
imitano la forma e il movimento di animali.
L’identificazione con l’animale è fondamentale nello yoga
sciamanico, perché risveglia in noi ricordi che sono doti, talenti e
capacità. Selene, nel nostro sistema nervoso centrale sono registrati
i ricordi, doti, possibilità potenzialità enormi. Ecco, queste sequenze
fluide – grazie all’identificazione con lo spirito animale – possono
risvegliare ciò che dorme assopito dentro di noi.
L’identificazione con lo spirito animale è anche il modo migliore
per sviluppare il linguaggio dell’invisibile, degli spiriti e delle idee, che
altro non è che il linguaggio dell’anima.
Inoltre, è bene ricordare che la sequenza fluida avviene sempre nella
cosiddetta “foresta immaginale”, la foresta psichica, che è un luogo
dell’anima, un luogo in cui entriamo, che è sacro. Quindi, per
entrarvi, dobbiamo chiedere il permesso.
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All’interno di questo luogo, il nostro stato di coscienza è ampliato,
perché si trova in estasi. Estasi è un termine che richiama
“turbamento o stato di stupore della mente” e che deriva dal greco
“mettere fuori”, “uscire di sé”.
«L’estasi è uno stato di trascendenza dell’io. È uno stato di non-
dualità, in cui sei distinto ma non separato dal resto dell’universo».
È proprio in questo stato vasto e profondo che avvengono le
pratiche che dello yoga sciamanico. Infatti, lo yoga sciamanico si
distingue dalle altre forme di yoga proprio per la presenza dello
stato d’estasi.
Lo yoga sciamanico: una pratica che punta all’obiettivo
Ed eccoci a raccontarti dell’aspetto forse più caratteristico dello yoga
sciamanico. Le meditazioni dello yoga sciamanico si pongono
uno scopo ben preciso: quello di raggiungere un obiettivo.
Quando un meditante entra nella foresta immaginale può portare
nel proprio cuore un obiettivo e scegliere pertanto di dedicare la
pratica delle sequenze fluide alla contemplazione e al
raggiungimento dell’aspirazione che desidera. Lo stato di coscienza
amplificato lo aiuterà a raggiungere quella chiarezza che la società
ha cercato invano di spegnere. È solo sopita, ricordatelo.
“Lo yoga sciamanico ha questo lato pratico estremamente bello,
che ci aiuta a vivere.”
SELENE CALLONI WILLIAMS
Lo yoga sciamanico è lo yoga dell’estasi, dello stato ampliato di
coscienza, del viaggio iniziatico che può condurci oltre la mente
ordinaria, nel mondo della mente ispirata.
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Per entrare in questa mente ispirata, oltre la mente, come
scrivevamo prima, possiamo servirci dello strumento
dell’iniziazione.
le 4 iniziazioni che provengono dalla grande
tradizione dello yoga sciamanico
Queste 4 iniziazioni, provenienti dalla tradizione dello yoga
sciamanico, sono: l’iniziazione al grado di Portiere, l’iniziazione al
grado di Lettore, l’iniziazione al grado di Maestro del Fuoco e
l’iniziazione al grado di veggente o mago.
1. L’iniziazione al grado di Portiere Il Portiere è colui che si assicura che nel tempio (vale e dire il nostro
corpo) entrino solo i “fedeli” e vengano lasciati fuori “gli infedeli” Le
sostanze fedeli al corpo sono i cibi sani, l’acqua pura, l’aria pura, la
buona respirazione e le sostanze sane, mentre “gli infedeli” sono
tutti quei veleni che, dall’alcool, al fumo, al cibo spazzatura, minano
l’armonia e il benessere del nostro tempio.
Il Portiere è pertanto colui che custodisce e sorveglia il nostro
tempio, il corpo, cercando di lasciar fuori tutte le sostanze nocive e
gli elementi che non sono in armonia con la vita e con l’energia che
ci serve per realizzare la missione dell’anima.
L’iniziazione al grado di Portiere risveglia doti e capacità molto
importanti che sono represse dalla mente ordinaria, perché – come
abbiamo visto – la mente di cui ci serviamo di solito è uno strumento
del sistema: ha come fine la governabilità, la misurabilità, la
prevedibilità e non la realizzazione, la libertà, l’amore.
“L’amore e la libertà sono due aspetti della medesima conquista,
due facce della stessa realtà”.
SELENE CALLONI WILLIAMS
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2. L’iniziazione al grado di Lettore Il Lettore, dice Selene, è colui che aiuta gli altri attraverso
una parola poetica ispirata ed è quindi carismatico e suggestivo. In
termini iniziatici, il Lettore mette tutti coloro con cui entra in
relazione sul cammino che conduce alla liberazione finale. E
queste relazioni possono essere sia positive sia negative.
3. L’iniziazione al grado di Maestro del Fuoco Il Maestro del Fuoco è, per così dire, il sacerdote del rito. Se la
grande Imago, come accennavamo prima, è poesia, essa ha una
struttura mitologica. Selene spiega che ognuno di noi è mito,
ciascuno esiste mettendo sulla scena della vita un mito. Ci
riscattiamo e ci liberiamo davvero quando riusciamo a vedere il mito
che stiamo mettendo in scena.
Il Maestro del Fuoco è in grado di accendere la fiamma che ci
permette di vedere il nostro mito, di comprenderlo con il cuore e di
viverlo. Ciò significa “entrare nel flusso dell’esperienza ottimale,
con grande attenzione, concentrazione, creatività e passione, in
ogni istante”.
Questa è l’esperienza del flusso: quando sei totalmente concentrato,
attento e vigile perché sei appassionato, perché sei creativo.
Stai creando. Questo è il Maestro del Fuoco.
4. L’iniziazione al grado di Veggente o Mago L’iniziazione al grado di Veggente o Mago, che
corrisponde all’elemento aria.
Il Veggente è l’aquila, o meglio, colui che vede con la vista dell’aquila:
vede prima, perché sente grazie alla propria sensibilità. Per la mente
ordinaria è un Mago, ma in realtà è il Veggente ed è
assolutamente naturale, perché la capacità di vedere è un’abilità
naturale. Il Veggente è semplicemente colui che, con naturalezza,
entra in profondità nell’attimo presente, lo contempla, perché non
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ha paura di vedere. Come dicevamo, ognuno esiste mettendo sulla
scena della vita un mito e riesce a riscattarsi, a liberarsi e a risolversi
quando vede il mito che sta mettendo sulla scena della vita.
Per avere questa visione, ricorda Selene, non bisogna imparare
qualcosa che non si sa, qualcosa di nuovo: bisogna togliere gli
ostacoli che impediscono di vedere. Ostacoli che sono nelle
nostre resistenze all’amore, negli attaccamenti e nelle paure e che
si concentrano meramente in quella mente iper-razionale che
funziona in modo disgiunto dal cuore.
Dall’iniziazione, all’eudaimonia, agli avi,
all’Ikigai
Questa mente, logica e staccata dal volere del cuore, non ci condurrà
mai a realizzare la missione dell’anima: ritrovare Amore.
“Una mente che vuole il controllo perché ha paura, una mente che
sceglie il potere e non l’amore non ci porterà mai a realizzare il
nostro ideale. Anzi, alla fine creerà sempre sofferenza, perché la
felicità è la piena realizzazione di noi stessi. Questa è la felicità e la
si può trovare in ogni gesto, in ogni momento, in ogni attimo della
nostra vita”.
SELENE CALLONI WILLIAMS
Se è vero che la grande Imago è poesia e se è vero che è simultanea
(tutto accade adesso), allora gli avi non sono coloro che sono vissuti
prima di noi, ma immagini dell’anima che si proiettano in un eterno
presente allo scopo di mostrarci qualcosa.
Cosa? Possono mostrarci proprio i nostri attaccamenti, le nostre
paure, le resistenze all’amore, affinché possiamo risolverle e
superarle.
Anche i nostri avi sono mito e il mito è sempre la manifestazione
di quelle paure che noi dobbiamo superare. Osservare gli
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antenati, contemplare queste immagini è utilissimo alla conoscenza
di noi stessi, alla comprensione della missione dell’anima e alla sua
realizzazione. In fondo, ognuno di noi aspira a non essere limitato
dalla paura, dall’insicurezza e a non lasciare che le credenze
guidino scelte e comportamenti. Ognuno di noi aspira alla
pienezza e alla realizzazione di sé. Ma sembra che la società ce la
metta davvero tutta a frenare le nostre potenzialità. La società,
scrive Selene, “non è tanto interessata a renderci liberi, vincenti e
realizzati, quanto a fare di noi elementi produttivi, o lavoratori
impegnati a realizzare sogni non nostri.”
Abbiamo così strappato dalla nostra quotidianità ciò che è
importante, non per sopravvivere, ma per vivere. E lo abbiamo fatto
senza nemmeno rendercene conto. Possediamo tutte le capacità
che ci aiuterebbero a sciogliere i nodi dell’auto-boicottaggio
interiore, a vivere senza timore e a “fare cose in cui crediamo
davvero” e non cose dettate da altri.
Concludiamo questo e-book con l’invito che Selene intende
rivolgerti:
“Quella della missione dell’anima non è una comprensione
intellettuale, ma una com-prensione di cuore e di emozione. Per
comprendere la missione dell’anima e per viverla bisogna eliminare
e superare gli ostacoli. Ci riusciremo pacificando le immagini degli
avi e risvegliando doti e talenti attraverso le esperienze iniziatiche
sciamaniche. Vivremo insieme tutto questo nel grande seminario
che è la manifestazione, l’espressione del nostro desiderio di
realizzarci pienamente, di fare ciò per cui vale la pena vivere, di
comprendere ciò che dobbiamo fare e farlo in modo incrollabile.
Ti aspetto.”
SELELE CALLONI WILLIAMS
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S E L E N E
C A L L O N I W I L L I A M S
Ikigai: ciò per cui valela pena vivereScoprire cosa fare per
farlo in modo incrollabile
SEMINARIO DI UN’INTERA GIORNATAIN DIRETTA STREAMING
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SABATO 6 NOVEMBRE
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