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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI
La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano
Settimanale in posta elettronica – Zurigo, 19 febbraio 2015
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IPSE DIXIT
L’Italia 1 - «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla
libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie
internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle
limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la
pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le
organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.». – Costituzione
della Repubblica italiana, Articolo 11
L’Italia 2 - « L'Italia, a mio avviso, deve essere nel mondo portatrice di
pace: si svuotino gli arsenali di guerra, sorgente di morte, si colmino i
granai di vita per milioni di creature umane che lottano contro la fame.
Il nostro popolo generoso si è sempre sentito fratello a tutti i popoli
della terra. Questa è la strada, la strada della pace che noi dobbiamo
seguire». – Sandro Pertini
Cinquemila - «Se hai 5000 uomini “pronti”, fagli riparare le scuole,
ché quelle non sono “pronte”». – Crozza
Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia
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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.
EDITORIALE
Lezione magistrale
di Andrea Ermano
Roma. Interno giorno. Senato della Repubblica. Lezione magistrale del
professor Emanuele Severino sulla Democrazia nel XXI secolo. Segue
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dibattito. Al quale dibattito interviene Gabriella Bonacchi della
Fondazione Lelio e Lisli Basso Issoco. La professoressa Bonacchi pone
in questione il concetto di "democrazia procedurale" con cui Severino
designa l'attuale sistema politico "che non cerca più la verità, ma vuole
solo il consenso degli elettori". Per Severino questa "democrazia
procedurale" è uno dei tanti fenomeni dominati dal nichilismo
contemporaneo, che egli definisce "la pazzia estrema dell'Occidente".
Roma 12.2.2015 – La Lectio magistralis di
Emanuele Severino al Senato della Repubblica
vai al video su Radio Radicale
Un momento. Mica è detto che la nostra democrazia sia meramente
"procedurale", cioè nichilista cioè affetta dalla pazzia estrema
dell'Occidente, eccepisce Bonacchi: qui non si tiene conto sufficiente
dell'Idea di Costituzione, insita nelle nostre democrazie antifasciste,
cui inerisce, infatti, una forte dimensione anti-nichilista.
L'osservazione non piace al decano dei filosofi italiani. Che risponde
con durezza "alla cara amica, che è la consorte del professor
Marramao". Oibò! Che senso ha ridurre a "moglie di xy" una studiosa
con i capelli bianchi, sulla sessantina, che ha fatto anche un paio di
libri piuttosto seri? Severino evita di menzionarla per nome.
Probabilmente in quel momento non se lo ricorda, il nome. Calo degli
zuccheri? Sì, vabbè, però Aristotele diceva che queste dimenticanze di
nomi sono indizio di animo cattivo. Forse esagerava. Certo è che a uno
studioso-uomo non capita di sentirsi appellare come "il caro amico e
consorte della professoressa xy". O no?
A parte questa brutta gaffe, Emanuele Severino metterà però il dito
nella piaga del (rottamando) Senato. E così, sul costituzionalismo
perorato da Gabriella Bonacchi, ha gioco facile a esclamare secco e
sardonico: «Ma… oggi non si considera più la Costituzione come
alcunché d'intoccabile… E allora, questa "toccabilità" – toccabilità! –
della Costituzione è congruente con la democrazia procedurale. Lei mi
ha portato una conferma!».
E dunque? Dunque, la rottamazione decostituzionale in atto
rappresenta un esempio evidentissimo di democrazia meramente
"procedurale" cioè di relativismo radicale cioè di nichilismo cioè di
"pazzia estrema".
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Roma. Interno notte. Camera dei Deputati. È trascorso un giorno dalla
lezione di Severino e il capo dell'esecutivo nonché segretario del PD
riassume, ignaro, il concetto di toccabilità della Costituzione nel
seguente Twitter: "La riforma sarà sottoposta a referendum. Vedremo
se la gente starà con noi o con il comitato del no guidato da Brunetta,
Salvini e Grillo".
Vedremo? Per intanto il Parlamento italiano appare trasformato in
un bivacco.
Roma 13.2.2015 – Camera di deputati “nominati”,
qui in funzione costituente, con Rottamatore.
Commenta Emanuele Macaluso: «Non ci sono stati mai scontri
durissimi su leggi costituzionali che cambiano addirittura l’assetto
della Repubblica, approvate in una seduta fiume e in una notte solo
dalla “maggioranza” di governo, con la presenza di un numero di
deputati inferiore alla metà. È vero, in questo ventennio abbiamo visto
l’obbrobrio delle leggi costituzionali approvate dalle maggioranze di
governo di centrosinistra (la Bassanini) e di centrodestra (la Calderoli),
ma sappiamo che fine miserevole hanno fatto entrambe».
Ora, le Carte fondamentali europee, la Carta dell'ONU e il pensiero
costituzionalista a esse sotteso rappresentano i maggiori esiti politici
emersi in positivo dalla Seconda guerra mondiale, con buona pace di
certe agenzie di rating che vivono in permanente delirio di onnipotenza
e mal sopportano qualunque intralcio all'anarchia del turbo-capitalismo
planetario.
Dopodiché, anche la più bella Costituzione del mondo – quella a
sostegno della quale gli elettori del centrosinistra bersaniano “Italia
Bene Comune” votarono nel 2013 – può certo essere riformata. Ma s'è
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visto mai che la Lega calcio, volendo cambiare il Regolamento, lo
metta in palio come trofeo di una partita tutti contro tutti, introducendo
magari la clausola per cui, in caso di parità, i giocatori, gli arbitri e
persino i guardialinee a un certo punto estraggono chi mazze da
baseball, chi racchette da hockey, e giù botte da orbi per "decidere" il
risultato?!
Trentacinque anni di fallimenti bicamerali stanno lì a dimostrare che
il Consiglio dei Ministri, la Camera dei Deputati e il Senato della
Repubblica erano e restano troppo affaccendati in mille altre faccende
per potersi davvero misurare anche con la Grande Riforma. Però…
Però, nei cassetti del Parlamento italiano sonnecchiano diversi
disegni di legge per l'istituzione di una Costituente. E Matteo Renzi
bene farebbe a investire lì il consenso di cui gode, onde promuovere un
percorso costituente vero, sulla base di un mandato esplicitamente
conferito dal popolo italiano a un’Assemblea eletta con sistema
proporzionale e incaricata di produrre entro otto mesi una riforma della
Costituzione da sottoporre a referendum confermativo finale.
Scherzano col fuoco quelli che, invece, aggrovigliano i rapporti tra
minoranze maggioritariamente manipolate e maggioranze
mediaticamente silenziate nel Paese. Scherzano col fuoco quelli che
contaminano mille volte il potere esecutivo con il potere legislativo a
colpi di nomine e ricatti. Scherzano col fuoco soprattutto quelli che
pensano di riuscire a esaurire il potere costituente dentro al potere
costituito.
Pazzia estrema.
Nelle Costituzioni antifasciste europee è immagazzinata la Lectio
magistralis di vicende storiche grandi e tremende.
Em.Ma - In corsivo
https://www.facebook.com/emmacaluso
LA LEGA “PROBLEMA” PER
FORZA ITALIA. E PER IL PD
La Lega sull’Europa, e su altri essenziali valori costituzionali, dice le
stesse cose delle destre estremiste e fascisteggianti che circolano in
Italia, Grecia, Germania, Ungheria e anche in Francia.
di Emanuele Macaluso
La politica italiana è sempre più caratterizzata da contraddizioni,
equivoci e opportunismi indecenti.
Oggi ciò che colpisce sono le parole sprezzanti usate dal capoccia
della Lega, Matteo Salvini, nell’annunciare che non andrà al Quirinale:
“Che ci vado a fare – ha detto – a chiedergli il numero del
parrucchiere”? Leggo che al Quirinale andranno soltanto i capigruppo
della Lega. Mattarella è uomo saggio e saprà come regolarsi. Io, in
verità, non avrei ricevuto i due soci di Salvini.
La Lega sull’Europa, e su altri essenziali valori costituzionali, dice
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le stesse cose delle destre estremiste e fascisteggianti che circolano in
Italia, Grecia, Germania, Ungheria e anche in Francia. Il razzismo
antimeridionale, tipico della Lega, è stato temporaneamente
accantonato per motivi elettorali, ma trasuda da ogni atto e parola di
Salvini.
A questo punto c’è un nodo politico: l’equivoco comportamento di
Forza Italia che è alleata con la Lega nelle Regioni e nei Comuni e, al
tempo stesso, vorrebbe riannodare un’alleanza con il PD. C’è
addirittura chi propone un governo PD-FI. E anche nel PD c’è chi
vuole riagganciare Forza Italia, almeno per fare le riforme
costituzionali. Mi domando: siamo in una democrazia parlamentare o
in un mercato?
Le alleanze, anche temporanee, nelle istituzioni repubblicane,
dovrebbero avere come riferimento un punto fermo e irrinunciabile: i
valori sanciti dalla Costituzione. La Lega è fuori da questo recinto e
chi si allea con essa non dovrebbe trovare posto accanto al PD. È così
o no?
https://www.facebook.com/emmacaluso
SPIGOLATURE
Tra il Palazzo e il West
di Renzo Balmelli
MALASANITA'. Nelle poche ore di vita di Nicole, nella sua morte
tanto assurda, nel destino della bimba catanese venuta al mondo e
subito volata via come in un soffio, nella brevissima esistenza di quel
respiro appena sbocciato e strappato ai genitori nel più crudele del
modi, si sostanzia una tragedia dell'inciviltà troppo difficile da
accettare. Perché – ce lo chiediamo prendendo a prestito le parole di
Paolo Di Stefano – che Paese è mai quello in cui una neonata muore
per non avere trovato un ospedale disponibile. Che Paese è mai quello
in cui i buffoni della politica si azzuffano in Parlamento come in una
locanda del vecchio West, offrendo uno spettacolo al limite
dell'indecenza, mentre fuori si consuma il dramma della malasanità.
Dite, che Paese è mai questo.
SPACCATURA. Più che breve, è stata una luna di miele mai
consumata quella tra il nuovo padrone di casa del Quirinale e le forze
dell'opposizione che mordono il freno e ancora masticano amaro per il
"matrimonio che non s'aveva da fare." In testa al corteo degli
"indignati" troviamo, manco a dirlo, la Lega e il suo leader, il "
lepenista" Salvini, che hanno assunto un atteggiamento ostile,
irrispettoso e liquidatorio nei confronti di Mattarella: un approccio
pregiudiziale, carico di brutti presagi, che esaspera la spaccatura in
concomitanza con la grave crisi libica. Nonostante la pena abbreviata,
si agita meno, invece, l'ex Cavaliere che al cospetto del Ruby-ter, gli
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assegni alle "olgettine" ed i segreti attorno ai festini di Arcore teme,
forse, di essere riacciuffato da suo ingombrante passato.
PAURA. Come in un mosaico impazzito, le immagini che in un
wagneriano crescendo da crepuscolo degli Dei si concretizzano davanti
ai nostri occhi tra guerre, terrorismo, razzismo e crudeltà medievali,
compongono un quadro frammentato in cui ogni tassello si carica di
oscuri arcani. La ferocia dei tagliagola che fa paura a tutti si
sovrappone agli spaventosi e sanguinosi rigurgiti di antisemitismo, la
catastrofe umanitaria dei migranti fa il paio con i blindati sepolti sotto
la neve in Ucraina, spettrale riproposizione in chiave moderna di altre,
terribile campagne di Russia. E' stato detto mille volte e non basta mai:
l'unica cosa che l'uomo impara dalla storia è che non impara nulla dalla
storia. Chissà quando riusciremo a ficcarcelo nella zucca.
PALUDE. Nessuno rimpiange il regime di Gheddafi. Ma dalla
scomparsa del colonnello non vi è traccia dei cambiamenti epocali sui
quali si doveva fondare la rinascita della Libia per farne una nazione
moderna, con un ruolo centrale per lo sviluppo dell'intera regione. il
Paese è precipitato in mano alle tribù, privo di un vero governo e
sempre più simile a una terra di saccheggi in cui spadroneggiano bande
armate fuori controllo e sulla quale incombe l'ombra minacciosa dell'IS
che trova nel caos e l'anarchia un propizio brodo di coltura.
Pesantissima è l'eredità delle dissennate strategie occidentali in questa
ribollente area del pianeta da cui arriva l'ennesima conferma: la
conferma che la democrazia non fiorisce sulla bocca del cannone e
men che meno nella palude del fanatismo di nero vestito.
EMERGENZA. Chissà se quando Berlusconi faceva il baciamano al
rais o quando inglesi e francesi alzavano in volo i loro caccia con il
neppur tanto segreto intento di conquistare un posto in prima fila al
mercato del greggio libico, si sono resi conto dell'abisso che si andava
spalancando alle porte dell'Europa. E chissà se l'Italia, unico Paese del
G8 a essere bagnato soltanto dal Mediterraneo, riuscirà , per storia e
influenza culturale, a far valere le sue responsabilità in uno scenario
che fa tremare mezzo mondo . Sono questioni cruciali che si pongono
con urgenza mentre la diplomazia , seppure con qualche affanno,
mostra di prediligere una soluzione politica per affrontare l'emergenza
senza isterismi, senza la nostalgia di tambureggianti occupazioni al
canto di " Tripoli bel suol d'amore".
MORO. Quando si rievoca l'opera di Leonardo Sciascia, il discorso,
prima o poi, finisce col ruotare attorno al caso Moro. " L'affaire", come
lo definì lo scrittore. Sulla morte del leader democristiano, un po' come
l'uccisione di Kennedy a Dallas, non si è mai saputo nulla di veramente
convincente, tranne che quel tragico capitolo resta uno dei grandi e
irrisolti misteri italiani. A 25 anni dalla scomparsa di Sciascia, Adelphi
ha appena pubblicato il secondo volume delle opere complete dello
scrittore siciliano che dedica ampie riflessioni all'inchiesta su via Fani.
Con questo scritto, che gli valse non poche critiche, Sciascia, convinto
che l'eliminazione di Moro convenisse a molti, torna sulla sua ipotesi
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secondo la quale la verità è sotto gli occhi di tutti, ma proprio per
questo nessuno la vede.
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana
LAVORO E DIRITTI
a cura di www.rassegna.it
Immigrazione: Un errore
collegare sbarchi e terrorismo
Non va confuso, a giudizio del segretario del Silp, il tema
dell'immigrazione – spesso fatta di richiedenti asilo – con il fenomeno
terroristico, che è più da temersi sul fronte interno, alla luce degli
episodi francesi e danesi.
Non va confuso, a giudizio del segretario del Silp, il tema
dell'immigrazione – spesso fatta di richiedenti asilo – con il fenomeno
terroristico, che è più da temersi sul fronte interno, alla luce degli
episodi francesi e danesi
“Mettere in correlazione gli sbarchi di questi giorni con la minaccia
terroristica sarebbe, oltre che un errore, anche un modo per non
risolvere un problema delicato e sempre più attuale che non può più
riguardare solamente il nostro paese”. Ne è convinto Daniele Tissone,
segretario generale del Silp Cgil, secondo il quale non vi è, allo stato,
“alcun elemento che ci possa consentire di sostenere che i terroristi si
servano dei barconi per raggiungere il nostro paese”.
Ciononostante, prosegue Tissone, potrebbero sempre determinarsi,
in futuro, situazioni nuove, “anche se non si comprende perché
potenziali terroristi rischierebbero la propria vita utilizzando tali mezzi,
che, come si è visto, hanno condotto alla morte centinaia di persone”.
Non va pertanto confuso, a giudizio del segretario del Silp, il tema
dell'immigrazione – spesso fatta di richiedenti asilo – con il fenomeno
terroristico, che è più da temersi sul fronte interno, alla luce degli
episodi francesi e danesi che hanno visto protagonisti cittadini europei.
“Esiste semmai – conclude Tissone – un rischio da emulazione, mentre
sul versante degli sbarchi necessita un piano urgente, con un efficace
corridoio umanitario che veda la partecipazione di più soggetti e che
non può venire gestito unicamente dal nostro paese”.
Economia
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Washington – I documenti USA
sui finanziatori dell’11 Settembre
di Mario Lettieri, già Sottosegretario all'economia (governo Prodi)
e Paolo Raimondi, Economista
Il 7 gennaio, mentre a Parigi i giornalisti di Charlie Hebdo venivano
massacrati dai terroristi islamici, a Washington si teneva un’importante
conferenza stampa sulla necessità di rendere pubbliche le 28 pagine
della Relazione d’Inchiesta del Congresso americano del 2002 che
rivelerebbero i finanziamenti dell’Arabia Saudita ai terroristi dell’11
Settembre. Queste pagine furono secretate dal presidente George Bush.
Purtroppo lo sono ancora.
La citata conferenza stampa è stata tenuta dall’ex senatore
democratico Bob Graham insieme a due deputati, il repubblicano
Walter Jones e il democratico Stephen Lynch, e alla co-presidente
dell’Associazione delle Famiglie e dei Sopravvissuti dell’11/9, la
signora Terry Strada.
Secondo noi si tratta di un evento politico di grandissima rilevanza
che può contribuire a rendere più efficace la lotta al terrorismo e al
fondamentalismo. Purtroppo la grande stampa europea ed
internazionale lo ha ignorato. E’ davvero singolare se si considera che
si dice a gran voce di voler colpire alla radice i sostenitori ed i
finanziatori del terrorismo.
Bob Graham, che è stato anche governatore della Florida e membro
del Senato Federale per tre mandati, nel 2001-2 era presidente della
Commissione d’Intelligence del Senato.
Dopo l’attentato alle Torri Gemelle fu copresidente della
Commissione d’Indagine conoscitiva attivata dalle Commissioni di
Intelligence del Senato e della Camera.
Nel dicembre del 2002 venne redatto un rapporto di oltre 800
pagine. Quando però sei mesi dopo tale documento fu declassificato, si
scoprì che 28 pagine mancavano. Proprio quelle che spiegavano il
ruolo dell’Arabia Saudita nel finanziamento dei terroristi e
dell’attentato dell’11/9.
Va sottolineato che allora una maggioranza bipartisan di senatori e
deputati, tra cui anche Joe Biden, attuale vice presidente, John Kerry,
oggi Segretario di Stato e Hillary Clinton, si appellarono a Bush
affinché le rendesse pubbliche, in quanto non pregiudizievoli per la
sicurezza nazionale. Non vi riuscirono.
Perciò in questi anni il senatore Graham non ha mai smesso di
chiederne la pubblicazione. Egli ne conosce bene il contenuto avendolo
redatto e sottoscritto. Più volte ha portato alla luce dettagli importanti
del coinvolgimento saudita nell’11/9. Ma, fintanto che il Presidente
americano non le rende pubbliche per decreto, egli è tenuto al segreto
sul contenuto delle 28 pagine.
Sic stantibus rebus, reputiamo che il contributo migliore alla verità
sia citare parti dell’intervento svolto a Washington dal senatore
Graham. “I Sauditi, ha detto, sanno quello che hanno fatto. Non sono
persone che non conoscono le conseguenze delle azioni del loro
governo. I Sauditi sanno che noi sappiamo quello che hanno fatto.
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Persone del Governo americano hanno letto le 28 pagine e hanno letto
anche tutti gli altri documenti che sono stati fino ad oggi secretati. E i
Sauditi lo sanno.”
“Quale potrebbe essere la reazione dei Sauditi che osservano come
gli USA abbiano assunto una posizione di passività o di vera ostilità a
che questi fatti siano resi pubblici? ”, ha chiesto il senatore.
“Bene, ha aggiunto Graham, per prima cosa essi hanno continuato
e forse accresciuto il loro sostegno allo wahabismo, una delle forme
più estremiste dell’Islam, a livello mondale ed in particolare nel Medio
Oriente. In secondo luogo hanno sostenuto il fervore religioso delle
organizzazioni che portavano avanti queste forme estreme di Islam con
appoggi finanziari e di altro tipo. Queste comprendono moschee,
madras e strutture militari. Al Qaeda era una creatura dell’Arabia
Saudita e gruppi regionali come quello di Shabaab, (la cellula somala
di Al Qaeda) sono stati in gran parte creature dell’Arabia Saudita; e
adesso l’ISIS è l’ultima creatura… l’ISIS è una conseguenza non una
causa, è una conseguenza dell’espandersi dell’estremismo in gran parte
sostenuto dall’Arabia Saudita:.” Il senatore americano ha poi detto:
”La conseguenza della nostra passività nei confronti dell’Arabia
Saudita ha fatto anche tollerare una moltiplicazione di organizzazioni
violente, estreme e fortemente dannose per la regione mediorientale e
una minaccia a tutto il mondo, come abbiamo visto questa mattina a
Parigi.”
Trattasi di accuse molto gravi che, data l’autorevolezza della fonte,
richiedono il massimo di chiarezza.
Alla conferenza i deputati Jones e Lynch hanno annunciato di aver
presentato alla Camera una risoluzione, la H Res. 14, per richiedere al
Presidente Obama di togliere il segreto alle suddette 28 pagine.
Sia il testo della legge che il video della conferenza stampa sono
disponibili sui siti dei due parlamentari, www.jones.gov e
www.lynch.gov .
La signora Terry Strada, da parte sua, ha ribadito che “tutti sanno
che Al Qaeda e Osama bin Laden ci hanno attaccato l'11/9, ma questa
è solo metà della verità. Crediamo che l'altra metà stia nelle 28 pagine
redatte dalla Commissione d'Inchiesta”. “Dobbiamo declassificarle e
denunciare i finanziatori dell'attacco terroristico e intraprendere azioni
contro di loro”, perché, ha aggiunto, “le famiglie delle vittime e dei
sopravvissuti dell’11/9 hanno il diritto di conoscere la verità”.
A questo punto sarebbe opportuno che non solo i singoli Stati ma
anche l’Unione europea sollecitassero l’Amministrazione Obama per
ottenere il massimo di trasparenza su una vicenda tanto dolorosa
quanto inquietante.
Da Avanti! online www.avantionline.it/
Titolo
Intervento di Pia Locatelli alla Camera dopo la relazione del ministro
degli Esteri Paolo Gentiloni sulla crisi libica
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di Pia Locatelli, deputata del Psi Presidente emerita dell’Internazionale Socialista Donne
Ringrazio il ministro Gentiloni per essere tempestivamente venuto in
Aula a fare chiarezza, affermazioni raccolte fuori dal contesto possono
essere facilmente travisate e ingenerare confusione. Bene quindi che la
questione Libia sia stata riportata nell’unico ambito che le compete:
quello istituzionale, sia a livello nazionale sia a livello internazionale.
Tre brevi considerazioni: la prima riguarda l’atteggiamento delle
forze parlamentari, quasi sempre assunto nelle democrazie mature: in
politica estera si deve fare tutto il possibile per non dividersi. Di fronte
a una minaccia esterna, la posizione del nostro Paese deve essere
univoca. La strumentalità per raccogliere consensi non è accettabile.
La seconda considerazione riguarda l’enorme capacità comunicativa
dell’Is e di contro la nostra inadeguatezza: loro sono riusciti a far
credere che il “Califfato” ha conquistato il territorio libico, si tratta
invece di realtà locali che hanno dichiarato di “sposare” la causa
dell’Isis, nulla di più; noi siamo riusciti a farci qualificare come il
Paese delle crociate, essendo un Paese laico che non vuole crociate, né
le loro, né le nostre. Quindi maggiore cura nella comunicazione.
L’ultima considerazione riguarda il da farsi. Con convinzione noi
socialisti affermiamo che l’escalation militare in Libia è opzione
estrema e di ultima istanza; prima va sostenuta la capacità del popolo
libico di autodifendersi e autosostenersi, e quella dei Paesi arabi vicini
di intervenire, nelle declinazioni da lei elencate.
Questa linea di condotta ci “mette al riparo” da due possibili
problemi: che sia rievocata la spinosa questione del colonialismo
italiano e che sia fomentata la retorica islamista che invoca la guerra
agli stranieri crociati per raccogliere consensi. Soprattutto, evita di
creare le condizioni di una “guerra asimmetrica”, che sono proprio
quelle ricercate dai gruppi insorgenti per massimizzare il loro
potenziale offensivo.
Infine, come già detto dal collega Marazzitti con riferimento a
Romano Prodi, ricordiamo che l’Italia ha personalità con grande
esperienza internazionale, autorevolezza, riconoscimento da parte
delle numerose parti in causa libiche, che possono svolgere un grande
ruolo di mediazione/raccordo dei diversi fronti libici non Daesh.
Utilizziamo queste risorse, non sbagliamo ancora una volta.
Vai al sito dell’avantionline
FONDAZIONE NENNI http://fondazionenenni.wordpress.com/
La guerra ibrida del Cremlino
di Giuseppe Perri
La Russia di Putin ha recentemente inventato un nuovo tipo di guerra
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moderna, la “guerra ibrida”. Lo ha dovuto fare anche per motivi
oggettivi poiché uno dei capisaldi delle relazioni internazionali degli
ultimi settant’anni (ribadito dal trattato di Helsinki) è l’intangibilità
delle frontiere.
La politica energetica russa e la ricostituzione della potenza e del
prestigio dello Stato russo portano invece a una sovversione
dell’ordine nello spazio post-sovietico: è già avvenuto in Moldova con
la Transnistria e in Georgia con l’Abkhazia e l’Ossezia del sud; sta
accedendo in Ucraina, con la Crimea e il Donbas, potrebbe avvenire tra
poco nei Paesi baltici.
Questa guerra “ibrida” è tale per i mezzi usati (uso di soldati russi
senza mostrine ovvero i cosiddetti “omini verdi”, presenza di truppe
irregolari di “separatisti”, distribuzione di passaporti russi tra la
popolazione civile, ecc.) e soprattutto nei tempi: per far digerire alla
comunità internazionale una modificazione territoriale sostanziosa
oppure la fine di un’entità statale, occorre diluire molto nel tempo
questi effetti, in modo tale che l’opinione pubblica mondiale sia posta
di fronte al fatto compiuto o che neanche se ne avveda, presa com’è
dagli attuali ritmi convulsi del villaggio globale.
In questo quadro, gli accordi intermedi, da smentire poi nei fatti, le
tregue, gli “stop and go”, sono un elemento di normalità. Non esistono
quindi accordi davvero duraturi nel quadro della guerra “ibrida”,
peraltro ingaggiata da una superpotenza nucleare, che può quindi
facilmente smentire se stessa o gli accordi presi da “separatisti” amici.
D’altra parte, fu proprio nel corso di un lungo conflitto di questo
genere che la Russia strappò l’Ucraina alla Polonia nel Sei-Settecento,
per poi impadronirsi della stessa Polonia e del Baltico.
Gli accordi di Minsk del 12 febbraio (che, non a caso, sono in realtà
i Minsk II, perché un primo accordo era già stato raggiunto mesi fa, ma
esso è stato cancellato dagli eventi) prevedono alcune importanti
clausole che minacciano di costituire un’occasione per la ripresa – tra
qualche mese o nell’espace d’un matin – del conflitto. L’Ucraina ha
dovuto accettare l’amnistia per gli insorti, la creazione di milizie locali,
una futura cooperazione transfrontaliera tra Donbas e Russia,
l’autonomia linguistica (il che vuol dire monopolio del russo) del
Donbas; soprattutto, ha dovuto promettere una riforma costituzionale
federalista e uno statuto speciale per il Donbas. Alcune di queste cose
sarebbero teoricamente giuste, ma saranno sicuramente usate sia per
togliere sovranità decisionale al governo centrale ucraino, sia come
casus belli per una ripresa delle ostilità, sia come precedente da
imporre ad altre importanti regioni frontaliere, come quella di Charkiv.
D’altra parte, l’opzione annessionista non era in cima alle priorità di
Mosca, che teme la proverbiale ingovernabilità del Donbas (che
rappresenta una sorta di Corsica est-slava) e il carico finanziario che
comporterebbe amministrarlo direttamente, visto che è sede di
un’industria pesante e mineraria che sopravvive solo grazie alle
sovvenzioni statali. Infatti, gli accordi prevedono sia il ripristino del
pagamento di stipendi e pensioni sia il ritorno dei finanziamenti
centrali ucraini all’economia del Donbas. Sembra che per ora (a meno
che non maturi a Mosca una linea più dura) un’invasione e
un’annessione russa del Donbas sarebbero compatibili solo con
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l’annessione dell’intera (fantomatica) Novorossija, che va, nei piani del
Cremlino, da Odessa fino a Charkiv. E se Mosca non sarà in grado di
annettersela per intero, farà di tutto perché un’entità di questo genere
nasca all’interno di un menomato Stato ucraino.
S’illudeva, infine, chi pensava ad un coinvolgimento americano nel
conflitto: Obama e i suoi consiglieri per la sicurezza nazionale non
hanno alcuna voglia di dare armi agli ucraini e aprire un fronte lungo il
confine della superpotenza nucleare russa (non ci sono precedenti
storici e potrebbe rivelarsi un boomerang nella sfera d’influenza degli
Usa); è evidente che, nonostante una parte del governo Usa e i
repubblicani siano molto più interventisti, Obama consideri più
importante il fronte Isis e tema gli effetti strategici di un impegno su
più teatri.
La partita è ancora lunga, insomma. E l’iniziativa resta nelle mani
del Cremlino.
ITALICUM
MA QUESTO MOSTRO
NON E’ MITE (2/3)
Che la legge elettorale partorita dal patto del Nazareno sia un po’
mostruosa lo riconoscono anche i più benevoli. Pochi si sono accorti
che questo mostro non è per nulla mite.
di Luciano Belli Paci
Il premio di maggioranza ed il ballottaggio eventuale:
incostituzionalità al quadrato. - La Corte Costituzionale con la
sentenza n° 1/2014 ha cassato il premio di maggioranza previsto dal
Porcellum perché “tale da determinare un’alterazione del circuito
democratico definito dalla Costituzione, basato sul principio
fondamentale di eguaglianza del voto (art. 48, secondo comma, Cost.).
Esso, infatti, pur non vincolando il legislatore ordinario alla scelta di
un determinato sistema, esige comunque che ciascun voto contribuisca
potenzialmente e con pari efficacia alla formazione degli organi
elettivi”. La sentenza, citando espressamente la giurisprudenza
dell’Alta Corte tedesca, sottolinea che “qualora il legislatore adotti il
sistema proporzionale, anche solo in modo parziale, esso genera
nell’elettore la legittima aspettativa che non si determini uno
squilibrio sugli effetti del voto, e cioè una diseguale valutazione del
“peso” del voto “in uscita”, ai fini dell’attribuzione dei seggi, che non
sia necessaria ad evitare un pregiudizio per la funzionalità
dell’organo parlamentare”. Su questi presupposti è stata dichiarata
l’incostituzionalità del premio di maggioranza perché “determina una
compressione della funzione rappresentativa dell’assemblea, nonché
dell’eguale diritto di voto, eccessiva e tale da produrre un’alterazione
profonda della composizione della rappresentanza democratica, sulla
quale si fonda l’intera architettura dell’ordinamento costituzionale
13
vigente”.
Giova osservare che in nessuna delle democrazie occidentali esiste
un “premio di maggioranza” che, in una elezione su base
proporzionale, trasformi la maggioranza relativa in maggioranza
assoluta dei seggi. L’unico esempio simile è quello della Grecia, dove
però il premio alla lista prima classificata è in misura fissa, 50 seggi, e
non necessariamente assegna la maggioranza in parlamento. Tutti gli
altri sistemi maggioritari si innestano sui collegi uninominali, ponendo
così l’elettore di fronte ad una scelta consapevole che ha in palio
esclusivamente l’eletto di quel singolo collegio.
La convivenza tra proporzionale e “premio”, prima del Porcellum,
ha avuto in Italia due infelici precedenti: la “fascistissima” legge
Acerbo del 1923 e la “legge truffa” del 1953, mai di fatto applicata,
che rafforzava col premio la coalizione che avesse raggiunto la
maggioranza assoluta dei voti. Se quella era una truffa, chissà quale
fattispecie del codice penale si dovrebbe usare per il Porcellum e per
l’Italicum !
La legge concepita al Nazareno e poi più volte rimaneggiata prevede
un premio che varia in misura tale da far ottenere il 55 % dei deputati,
ma inserisce la soglia minima del 40 % per l’attribuzione del premio ad
una singola lista (non più alla coalizione), prevedendo che in caso di
mancato raggiungimento di tale soglia si dia luogo ad un secondo turno
di ballottaggio tra le prime due liste.
Un caso davvero unico al mondo, che stravolge i principi
democratici più elementari.
Nelle democrazie conosciute le regole sono semplici. Se si vota con
il cosiddetto maggioritario “secco” a un turno, il primo classificato
vince anche con la maggioranza relativa (ma sempre nei collegi
uninominali, uno per uno). Nel nostro caso, poiché la sentenza della
Consulta impone l’adozione di una soglia minima e l’impianto della
legge è proporzionale, è chiaro che per rispettare la prescrizione si
sarebbe avuta l’attribuzione del premio solo al raggiungimento del
quorum, mentre in difetto sarebbe rimasta la ripartizione proporzionale
(salvo eventuali sbarramenti).
Se invece si vota con un sistema a doppio turno, ovunque nel
mondo, dalla Francia al Cile, dal Brasile alla Tunisia, innanzitutto il
ballottaggio riguarda solo cariche uninominali e mai l’attribuzione ad
un partito della maggioranza parlamentare, e poi c’è una regola-base:
se nessuno ottiene la maggioranza assoluta al primo turno, si deve
andare al ballottaggio.
Solo in Italia, benché da più di 20 anni pratichiamo il doppio turno
per l’elezione dei sindaci e siamo tutti ben consapevoli del fatto che
anche il 49,99 % dei voti non basta per vincere al primo turno, proprio
quelli che per anni hanno sostenuto il modello del “Sindaco d’Italia”
vogliono imporre un’inedita democrazia minoritaria, nella quale con il
40 % (cioè avendo contro il 60 % !) si vince senza dare agli elettori il
diritto di scegliere col ballottaggio quale delle minoranze far prevalere.
Ergo, al motto “la maggioranza vince” si deve sostituire quello
opposto: “la minoranza vince”. Con il che la “compressione della
funzione rappresentativa dell’assemblea”, la “lesione dell’eguale
diritto di voto” e la “alterazione profonda della composizione della
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rappresentanza democratica” che rendevano illegittimo il Porcellum
non solo non sono state rimosse, ma per certi aspetti risultano perfino
aggravate.
(2/3 – continua)
Da vivalascuola riceviamo
e volentieri pubblichiamo
Riuscirà Renzi-Giufà
a distruggere la scuola?
di Giorgio Morale
La scuola italiana attende due date a fine febbraio: un incontro del PD
sulla scuola il 22 febbraio e la presentazione di un decreto legge il 28
febbraio: la traduzione legislativa del documento di Renzi “La Buona
Scuola“.
Nonostante il rifiuto del mondo della scuola e il quadro fortemente
critico del piano governativo fornito dalla trasmissione tv Presa
Diretta, il sottosegretario all’Istruzione assicura: niente ripensamenti.
E intanto una proposta alternativa che parte davvero dal basso (la
LIP – Legge di iniziativa popolare per una buona scuola per la
Repubblica, sottoscritta da 100.000 persone, che il 30 gennaio ha
compiuto 10 anni) continua a essere ignorata dal Governo.
In questa puntata di vivalascuola presentiamo un intervento di
Marcello Belfante sulla "Buona Scuola" di Renzi:
https://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2015/02/09/vivalascuola-189/
Seguono un punto della situazione sulla “riforma“ e le notizie della
settimana scolastica.
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia :
(ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana
LETTERA
Come posso sostenere l’ADL?
Ho scoperto solo oggi l'ADL. Non so per quale ragioni mi è arrivato
questo messaggio al quale rispondo con grandissimo piacere.
15
Continuate a trasmettermi regolarmente il giornale. E ditemi che cosa
dovrei fare per essere annoverato tra i suoi sostenitori.
Saluti socialisti
Filippo, e-mail
Grazie! Una forma di sostegno praticata da molti compagni è la
diffusione. Basta stampare l’ADL e metterlo a disposizione di altri
potenziali lettori in un luogo pubblico.
Saluti socialisti
La red dell’ADL
LETTERA
Sì al servizio civile per i migranti
Condivido pienamente la vostra idea di un servizio civile.
Saluti cordiali
Augusto, e-mail
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897
Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo
L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che
opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro
estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e
dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie
all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra
mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la
stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla
dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova,
lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della
persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo
impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a
tutti.
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