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LA MUSICA NELLA DIVINA COMMEDIA
I pi antichi biografi di Dante, a cominciare dal Boccaccio,
parlano del-l'amore di Dante per la musica: e non poteva essere
altrimenti per un poeta vero,sensibilissimo al bello, che aveva
l'animo aperto ad ogni espressione e ad ognisoffio della vita.
Nel medioevo gli studi erano ripartiti fra il trivio ed il
quadrivio: il primocomprendeva la Grammatica, la Retorica e la
Dialettica; il secondo l'Aritmetica,la Musica. la Geometria e
l'Astronomia. Dante quindi conosceva la musica,perci ne parla con
precisione di linguaggio e con termini tecnici, come altri-menti
non avrebbe potuto fare.
Ars artium divina continens omnia principia methodarum in primo
gradu celsitudinis formata .
la chiama Giovanni De Muris; mentre Boezio ne aveva definito il
compito ed ilimiti nel trattato DE MUSICA:
illud cognitum esse debet, quod omnes musicae concor- dantiae
aut in duplici aut in triplici, aut in quadrupla aut in
sesquialtera aut in sesquitertia proportione con- sistunt .
e S. Tommaso nel commento al trattato DE TRINITATE dello stesso
Boezioaveva detto:
Musica considerat sonos non in quantum sunt soni, sedin quantum
sunt secundum numeros proportionales .
Ma Dante che conosceva bene le norme e le definizioni
scolastiche, quandoparla di canto dimentica e numeri e proporzioni
per lasciar parlare solo il sen-timento e la sensibilit suoi
squisiti.
L'eco della sua passione per la musica e della conoscenza che ne
aveva sisente nel DE VULGARI ELOQUIO e pi ancora nel CONVIVIO (II,
14)dove dice:
Ancora la Musica trae a s gli spiriti umani, che sono vapori del
cuore, sicch quasi cessano da ogni operazio- ne; si l'anima intera
quando l'ode, e la virt di tutti quasi corre allo spirito sensibile
che riceve il suono .
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Ma specialmente si sente nell'opera sua massima, in cui possiamo
rilevarel'elevato concetto che aveva dell'arte dei suoni dalla
nobilt dei compiti cheassegna alla musica.etsi
Poema Divino si pu paragonare ad una maestosa cattedrale: alla
pimaestosa cattedrale del medioevo, in cui tutto simmetria, numero,
proporzione,armonia assoluta: il numero delle cantiche, quello dei
canti, quello dei versidi ciascun canto, la distribuzione
simmetrica degli episodi e delle profezie du-rante tutto il Poema
attestano dell'elevato senso di armonia che risonava nell'ani-mo di
Dante e dal quale egli non poteva in alcun modo prescindere,
essendol'armonia il substrato della sua coscienza; dell'armonia
connaturata con il PoemaDivino, ancora forse non siamo riusciti a
svelare intero l'intimo segreto.
Queste per sono estrinsecazioni ' dell'armonia interiore, non
manifestazionidi armonia musicale. Per contro spessissimo il Poeta
fa ricorso alla musica ed aisuoni per accrescere efficacia alla sua
arte, oltre agli effetti di armonia imitativa,alle speciali
combinazioni di sillabe ed accenti, ai mirabili cambiamenti
d'into-nazione, al variare dei ritmi, alla combinazione di fenomeni
luminosi con feno-meni sonori:
S del cantare e s del fiameggiarsiPar. XII, 23
Per tali effetti non erano ricercati, ma spontanei in chi
concepiva il mon-do come armonia e l'armonia aveva connaturata.
Nell'Inferno non musica, non canti: nel regno delle tenebre
eterne il cantoo il suono di uno strumento musicale sarebbe un
balsamo per le anime in con-tinuo tormento. Nomina soltanto pochi
strumenti: le zampogne, le campane, ilcorno di Nembrod di cui ode
il suono, l'unico suono che sente nell'Inferno edurante tutto il
Viaggio. Ad un liuto poi rassembra la pancia gonfia
dell'idropicoMastro Adamo, che percossa da Sinone,
Quella son come fosse un tamburo.Inf. XXX, 103
Nel Purgatorio e nel Paradiso non si odono suoni di strumenti
musicali eraramente li nomina.
* * *
A quell'epoca non si aveva la variet e la ricchezza di strumenti
di cui di-spone l'orchestra moderna; ma certo non difettavano.
Oltre all'organo usato nellechiese, (il re degli strumenti musicali
che tutti assomma e supera, e che a queitempi aveva raggiunto un
discreto grado di perfezione), i trovatori ed i suona-
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tori popolari disponevano ed usavano l'arpa, il liuto, la
chitarra, la tiorba, ilmandolino, una viola a cinque corde suonata
con un arco, la rota (specie di vio-lino). la ribeca, il
ribecchino, la giga; e si potrebbero aggiungere il salterio,
l'or-ganistro a manovella, il flauto, i corni ritorti, le
cornamuse, le bombarde, i cor-netti. le trombe e i tromboni.
Egli tutti li conosce, sa come ciascuno si suoni, e sa l'effetto
che da cia-scuno si pu trarre.
E come giga o arpa, in tempra tesadi molte corde, fa dolce
tintinnoa tal da cui la nota non intesa.
Par. XIV. 118-20
Cos accenna al modo con cui si produce il suono nella cetra e
nella zam-pogna:
E come suono al collo de la cetraprende sua forma, e s come al
pertugiode la sampogna vento che penetra
Par. XX, 22-24
Egli sa bene che spesso il suono dell'organo soverchia la voce
del can-tore:
quando a cantar con organi si stea;ch'or s or no s'intendon le
parole.
Purg. IX, 144-45
mentre il miglior effetto si consegue da un perfetto equilibrio
tra la voce e lostrumento, che procura maggior godimento in chi
ascolta:
E come a buon cantor buon citaristafa seguitar lo guizzo de la
cordain che pi di piacer lo canto acquista
Par. XX, 142-44
Questi sono accenni a strumenti musicali ed ai loro suoni; egli
per nonli fa suonare per i regni oltramondani; invece affida le sue
manifestazioni musi-cali alla voce: il pi perfetto strumento, il pi
dolce, il pi nobile. Saremmoportati a pensare gli angeli di Dante
come quelli che poi effigiarono il BeatoAngelico, Melozzo e ancora
Van Dych; niente di tutto ci: gli angeli danteschinon suonano
alcuno strumento, ma cantano soltanto, e nelle forme pi
svariate:canti ad una voce sola e canti in cui la voce del solista
seguita da un coro;canti all'unisono e canti polifonici.
Egli ha una cognizione esatta del significato delle due diverse
parole: me-lodia ed armonia, che usa sempre nel loro senso preciso.
Per lui la melodia una successione di suoni:
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E Una melodia dulce correva
per l'acre luminosoPurg. XXIX, 22
mentre l'orni (mia insieme simultaneo di suoni producenti una
sensazionearata:
Diverse voci fanno dolci note;
cos diversi scalini in nostra vita
rendon dolce armonia tra queste rote.Pur. VI, 124-27
Di canti a solo abbiamo diversi esempi nella Commedia: il canto
di Casella,quello del trovatore Arnaldo Daniello, quello
dell'imperatore Giustiniano, quel-
lo di S. Pietro.
Il Poeta uscito fuor de l'aura morta era affranto e per le scene
di dispe-
rato dolore cui aveva assistito, e per l'affaticamento in
dipendenza del viaggiotutto d'un fiato, attraverso il doloroso
regno; n la brezza mattutina sulle spondedel Purgatorio con il
dolce colore di zaffiro del cielo, e n l'aspetto del celestial
nocchiero l'avevano del tutto rinfrancato e la prima persona che
incontra nelnuovo regno il musicista Casella.
Nessun musicista Dante ha posto nell'Inferno, perch quel
trovatore Bertramdel Bornio che incontra nel Canto XVIII non era un
musico, n cantore, ma poetae guerriero; ed ecco che appena uscito
dall'Inf2rno, egli incontra e riconosce per pri-
ma fra tutte le anime penitenti, quella di un musicista, del suo
pi dolce amico.Musica non aveva udito nell'Inferno, se non il
tragico risonare di
...sospiri e pianti ed alti guai.
e nella valle d'abisso dolorosa tuono... d'infiniti guai ; e le
dolenti note
del cerchio dei lussuriosi, e le voci orribili di Plutone, di
Nembrod, di Cerbero;ed ecco che uscito appena dall'Inferno, di
musica sitibondo, e la richiede. edottiene di sentirla, e l'ascolta
in estasi, quasi che solo la musica potesse ristorarlo
dei passati affanni, e solo la musica annunciargli degnamente
l'ingresso in
quel secondo regno
dove l'umano spirito si purga
e di salire el ciel diventa degno.
Purg. I, 4-6
Cosa importa sapere chi era Casella? Cosa importa sapere se era
di Pistoiao di Firenze? quando nacque, quando mor, quali musiche
compose? Il ricordodi Dante l'ha immortalato, e per la conoscenza
di lui a noi basta sapere quello
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che ne ha scritto Dante. E l'episodio, cos pieno di emotivit ci
d la misura del-la considerazione che di lui ne faceva Dante e
della sensibilit del Poeta agli ef-fetti della musica e del
canto.
Il reiterato vano tentativo di abbracciarlo; il tenero dialogo
che segue; le pa-role Casella mio in cui par di sentire la voce di
Dante quasi tremare di com-mozione e d'affetto; e il pregare del
Poeta, quel pregare in cui l'ardore del desi-derio vince la
titubanza e la timidezza che pur traspaiono dalle parole; e il
pron-to rispondere del cantore, e la dolcezza indimenticabile che
ne prova Dante so-no gi un inno alla musica, e alla delicatezza dei
sentimenti che da essa nascono;e all'anima gentile del musico
fiorentino.
Casella aveva in vita musicato la canzone del CONVIVIO
Amor che ne la mente mi ragiona
e sapendo di fare cosa grata all'amico, la intona, onde arreca a
Dante l'atteso con-forto. come gi altre volte aveva fatto col dolce
suo canto.
Ma che dire dell'effetto che questo canto produce su Dante e
Virgilio e glispiriti raccolti intorno ad essi? Dove trovare un
quadro spiritualmente pi ampio,emozione pi intensa, progressione pi
musicale e pi rapida e dolce nell'ascesaverso il sublime che in
queste quattro terzine:
Se nova legge non ti togliememoria o uso l'amoroso cantoche mi
solea quetar tutte mie voglie
di ci ti piaccia consolare alquantol'anima mia, che con la mia
personavenendo qui affannata tanto!
Amor che ne la mente mi ragionacominci egli allor s
dolcementeche la dolcezza ancor dentro mi suona.
Lo mio maestro, e io, e quella gentech'eran con lui parevan s
contenticome a nessun toccasse altro la mente.
Purg. 11, 106-17
Chi ha immaginato, in tale luogo, in tale momento, una tale
scena, amavaveramente la musica di un amore senza confini. Maggiore
abbandono al fascinod un'arte non possibile; maggior lode alla
bellezza di un arte inimmagina-bile. Tutto dimenticato. Da tutti: e
la purificazione che urge, ed il premio che at-tende, e l'usata
impassibilit in Virgilio e l'ansia di raggiunger la suprema
alle-grezza in Dio.
Il canto n quell'epoca si presentava sotto un duplice diverso
aspetto; pote-va esse re o dotto o popola re. Il primo era il,
canto delle chiese il secondo quello
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delle strade e delle piazze. Il primo aveva come punto di
partenza il canto greo-
riailo, che in origine era all'unisono, come si tornati a fare,
quando per semplicit si usa tale canto nelle funzioni liturgiche;
in prosieguo di tempo si aggiun-sero a poco a poco le prime forme
rudimentali della polifonia. Ed al canto gre-goriano bisogna
pensare per ritrovare il colore e il tono delle musiche sacre
chehanno cos profondamente commosso il cuore di Dante; per
intendere perchabbia attribuito a principi, a re, ad imperatori
tanto di quell'amore cheegli sentiva per l'arte musicale, da
rappresentarceli cantori; perch abbia fattodella musica, unita alla
luce, uno dei pi grandi premi offerti dalla divinit agliassunti in
paradiso.
La musica sacra continuava anche ai tempi di Dante ad essere
precipua-mente rappresentata dal canto gregoriano, che ben
corrispondeva nell'imponen-za della sua grandiosit maestosa alle
condizioni degli spiriti assetati di misticapoesia, e che reca in s
fin dal suo nascimento quella vitalit per la quale duratuttora. Il
canto gregoriano nella musica sacra era quello del canto dei
Salmi,dei motetti, delle sequenze, delle antifone, della Messa
cantata; delle cui partidiverse, come di tutto ci che attiene alla
quotidiana ufficiatura della Chiesa, tro-viamo fatta menzione in
molti luoghi del Poema Divino.
La musica gregoriana possedeva ritmo, ma n genere non aveva
misura, tra-ducendosi quindi quasi sempre in melopea. Questo non
impediva e non impedi-sce che il canto gregoriano sia quasi sempre
permeato di dolcezza, e a volte pos-segga una solennit che
raramente stata con altra musica raggiunta. Un esem-pio bellissimo
quello del Praefatio delle messe solenni, in cui la frase musicale
di una soavit incomparabile ed insieme di tale grandiosit da far
sen-tire, esempio unico forse in tutta la musica esistente, nel
canto di uno solo levoci di intere falangi; al punto da far dire,
nientemeno a Mozart, che avrebbedato tutta la sua musica per quella
sola. Il sorgere del contrappunto doveva por-tare necessariamente
al vincolo della misura, se si voleva evitare la confusioneche
sorgeva ai primordi dell'armonia, quando le diverse voci si
combinavanosoltanto in alcuni punti della frase musicale con
adeguate consonanze, restandoper il resto libere al punto da poter
a volte ciascuna voce cantare un testodiverso su un medesimo tema
musicale, con quale effetto odierno facile inten-dere. Pertanto
l'elaborazione e l'evoluzione dottrinaria che subiva la musica
ri-guardava soltanto la musica di chiesa, la musica dotta.
* * *
Ma il popolo, fuori dei chiostri e delle chiese sentiva il
bisogno di cantare,e la canzone popolare echeggiava sulle labbra
delle fanciulle e dei giovani accom-pagnata dai suoni dei liuti e
delle viole. E quando cantava non si curava n didottrina n di
misura; n di norme, n di contrappunto; cantava come
l'empitodell'animo e l'estro dettava, n per cantare sentiva il
bisogno di ricorrere a temi
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esistenti, tratti da antiche nenie o da temi gregoriani, ma i
temi creava da s,come l'allegrezza o la malinconia dettava.
E' verosimile che come alla poesia popolare e popolareggiante si
sovrapposequella eletta, cos alle prime frasi musicali e alle prime
strofe senza significatoe di carattere prettamente popolare, come
ne sorgono tutt'ora, si siano sovrappo-ste canzoni con un vero
schema e quindi con un ritmo; e mentre delle primemanifestazioni
non abbiamo alcun esempio antico, delle seconde ci rimangono
ilCanto delle Scolte Modenesi (intorno al 900) O tu qui servas ; i
canti del-l'anonimo genovese sulla vittoria di Laiazzo (1294), la
ballata dell'assedio diMessina (1282 ): Deh, com'egli gran pietate
parzialmente riportata dalVillani; alcuni canti storici e religiosi
ed alcuni Lai o Lamenti del Milleduecento.
Non tutte le canzoni, cantilene e ballate ci sono pervenute con
la relativamusica, ma certo il loro carattere dice che venivano
cantate dal popolo e daitrovatori nelle corti e nelle piazze, perch
la canzone, parto della fantasia popo-lare. era fatta per essere
cantata. Cos Casella che music la surriferita canzonedi Dante,
music anche le poesie di Memmo Orlandi, come si rileva da due
codi-ci vaticani. in cui, accanto alle poesie scritto et Casella
diede il suono ; co-me pure sotto ad una poesia di Lapo degli
Uberti si legge secondo la melodiadi Mino d'Arezzo .
Si nota intanto un sollevarsi di queste composizioni, perch
mentre in prin-cipio le espressioni musicali popolari erano fiori
silvestri, germogliati spontanea-mente per colorire parole senza
senso, a poco a poco vediamo che la musica eratrovata da persone
non prive di cognizioni musicali, su un componimento poeti-co, che
se non era addirittura una poesia di Dante, di Guido Cavalcanti o
di La-po degli Uberti, aveva tuttavia pretenzioni poetiche.
Era ancora l'epoca dei trovieri e dei trovatori. I trovatori
erano provenzali;i trovieri erano tutti del nord, e quasi tutti
dell'Artois e della Fiandra franco-bel-ga. I trovieri sorgono molti
anni dopo i trovatori, e ne sono stati in certo modo idiscepoli. I
trovieri hanno cantato un repertorio pi vario, pi grazioso, pi
gra-dito di quello dei trovatori. Essi erano valentissimi
compositori di musica e poe-sia; ma non disdegnavano di raccogliere
i canti nati nel popolo e fatti per il po-
polo.Ecco nel Purgatorio Arnautz Daniels, il trovatore che fu il
miglior fabbro
del parlar materno , che si presenta a Dante con la melanconica
e dolce musi-ca dei versi provenzali:
Je sui Arnaut, que plor e vau cantan
Firenze, che nel secolo XIV era il centro di ogni attivit
intellettuale, fu
anche la culla di un'arte nuova: l'ars nove fiorentina, la quale
si differenzia dal-l' antiqua, s a perch in luogo di fondarsi su un
tema dato, un tema gi noto, ado-pera terni liberamente scelti, sia
perch al canto a due o a tre voci, unisce talora
anche quello ad una sola, sia sopratutto perch accostandosi al
tipo della musica
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popolare, assume andamenti liberi e sciolti, carattere mondano,
forme pi snelle
e vivaci.E' vanto dei maestri Fiorentini del secolo XIV l'aver
aperto un primo spi-
raglio di luce nelle tenebre che gravavano su l'arte musicale
del medioevo, l'averintuito il bisogno di renderla espressiva ed
umana, l'aver contribuito a liberarla
dalle pastoie dottrinali e scolastiche. In molte delle loro
composizioni noi trovia-
mo una grazia, una freschezza di sentimento, una libert di
creazioni melodiche
che ben corrispondono all'indole e alle tendenze italiane. E
tali risultati quei
maestri raggiunsero e col bandire le orribile dissonanze
antitonali dei
discantisti stranieri, e coll'imprimere un pi naturale e ritmico
andamento allamelodia e coll'introdurre l'uso di piccoli valori di
note, dai quali la frase melodi-ca deriv l'agilit, la vivacit, la
snellezza. N loro manc l'ardimento del ci-mentarsi a musicare le
grandi canzoni dei grandi poeti; come si visto che avven-
ne per la canzone di Dante
Amor che ne la mente mi ragiona
cui Casella aveva da vivo posto le note.Assai povera cosa per
contro era allora la musica strumentale, ristretta ad un
embrionale accompagnamento delle danze e del canto. Ogni
importanza allora
veniva data alle voci; n la tecnica del sonare era ancora
sviluppata, n si eraancora pensato agli effetti che si potevano
trarre dall'aggregazione e dall'amal-
gama dei vari strumenti. Eppure di questi non vi era penuria, ch
a leggere cer-
ti elenchi, sarebbe da credere che i compositori potessero
disporre di orchestre.se non pi numerose, forse pi varie delle
nostre, come si precedentementevisto.
Sovente nel Decamerone son ricordate canzoni che si cantavano, e
gli stes-si cantori del tempo si distinguevano in cantori a liuto e
cantori a libro, e mentrei primi cantavano canzoni popolari, i
secondi cantavano e suonavano con il li-bro della musica davanti;
quindi presumibilmente musica aulica o di chiesa.
Accanto a questa musica popolare e profana, aveva vita un'altra
musica po-
polare, ma sacra; erano le canzoni dei Battuti, i Canti dei
Flagellati, ed in gene-re tutte le Laude medioevali, nate con il
movimento sorto in Umbria nel 1233,
anno dell'Alleluia, e di cui l'espressione pi alta furono quelle
di fra Jacopone
da Todi. I temi di questi canti se non erano proprio attinti al
canto gregoriano.erano per molto simili a quelli degli inni e delle
sequenze religiose.
La Lauda una forma di poesia prodotta dal popolo umile italiano,
spin-to dall'ardore religioso. Essa la forma popolare di canto
sacro, distinta da quellachiesastica, pur movendo da essa. E' il
canto della plebe, la quale vuol lodare Dioed i santi, ma non con
inni latini. che ormai non intende pi; bens in volgare.
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talch presto la lauda assume la forma dominante drammatica. Le
Scuole deiLaudesi, che eran nate a Firenze, sul finire del XII
secolo, erano costituite daartigiani che ogni sabato si riunivano
in una chiesa, e l cantavano 5 o 6 laudea quattro voci, mutando
cantori ad ogni landa; dopo di che, mentre suonaval'organo, a
chiusura della festa si scopriva una madonna.
* * *
I canti ad una voce che Dante vuol farci sentire, risentiranno
dell'una ma-niera o dell'altra, a seconda del loro carattere e
della persona che canta. D'ispi-razione chiesastica, se non
addirittura gregoriano, nel modo del Praefatio, dovevaessere il
canto ad una voce sola di Giustiniano:
Hosaniza. sanctus Deus sabaoth,superillustrans claritate
tuafelices ignes lzorum malacoth .
Cos volgendosi alla nota suafu viso a me cantare essa
sustanza.
Par. VII, 1-5
e dello stesso carattere dov essere quello di S. Pietro, che si
stacca dalla corte deiBeati danzanti, e per 3 volte gira cantando
intorno a Beatrice:
e tre fiate intorno a Beatricesi volse, con un canto tanto
divoche la mia fantasia non mi ridice.
Par. XXIV, 22-24
a meno che nel Paradiso egli non pensasse ad una musica
sovrannaturale chetrascendesse temi e forme umani, fossero pur
queste chiesastiche; e che egli, perci che non era costretto a
tradurre in notazioni musicali, era pienamente liberodi immaginare
come l'alta sua fantasia gli dettava.
Carattere certamente opposto doveva avere il canto della
Sirena:
Poi ch'ella avea '1 parlar cos discioltocominciava a cantar s
che con penada lei avrei mio intento rivolto.
Io son cantava, io son dolce sirenache i marinari in mezzo mar
dismago,tanto son di piacer a sentir piena.
Io volsi Ulisse del suo cammin vagoal canto mio; e qual meco si
ansarado sen parte, s tutto l'appago .
I'urg. XIX, 16-24
Di carattere trovatorico e quasi madrigalesco era il canto di
Lia:
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giovane e bella in sonno mi parca
donna vedere andar per una landacogliendo fiori, e cantando
dicea:
Sappia qualunque il mio nome dimanda
ch'io mi son Lia e vo movendo intorno
le belle mani a farmi una ghirlanda.
Per piacermi a lo specchio qui m'adorno,ma mia suora Rachel mai
non si smalta
dal suo miraglio e siede tutto il giorno.
H l' de' suoi begli occhi veder vagacom'io de l'adornarmi con le
mani:
lei lo vedere e me l'oprare appaga .Purg. XXVII. 97-103
Lia, simbolo della vita attiva, l'annunciatrice di Matelda,
la
donna soletta che si ga
cantando e scegliendo fior da fiore
ond'era pinta tutta la sua via.Purg. XXVIII, 40-42
e certo questo canto di Matelda non doveva essere diverso da
quello di Lia;
e fece i prieghi miei esser contenti
s appressando s, che il dolce suonoveniva a me co' suoi
intendimenti.
id. 58-60
Il poeta ha saputo trarre ineffabili effetti dai soavi canti
delle donne avvi-cendati a quelli degli uomini. Cos sentiamo
Piccarda Donati che intona l'AveMaria. La melodia era certamente
gregoriana, ch se per gli altri canti Dantepoteva pensare a temi
extra-ecclesiastici, per il saluto angelico esisteva gi lamelodia:
quella gregoriana; n era invalso ancora l'uso di trovare nuovi
temi
e nuove musiche per questo saluto e per le altri comuni
antifone, quali l'AlmaRedemptoris Mater o l'Ave Regina Coelorttm o
la Salve Regina, che chiudonoil compieta, l'ultima parte
dell'ufficio divino.
Ma iniziato il canto, Piccarda si allontana; e con essa si
allontana e vanisceil canto:
Cos parlommi, e poi cominci AveMaria cantando, e cantando
vanio,come per acqua cupa cosa grave.
Par. III, 121-23
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L'effetto dell'allontanarsi e del dileguare del canto reso
magistralmente e
con la similitudine del grave che affonda in acqua cupa, e dal
movimento, dagliaccenti e dall'armonia imitativa che ne
risulta.
Nel passaggio da un girone ad un altro del Purgatorio, un angelo
gli cancel-la dalla fronte uno dei 7 P segnatigli dall'angelo
portiere, e canta a solo una del,-le 7 beatitudini evangeliche. Cos
vediamo che la musica interviene alle successi-ve purificazioni e
presiede all'ascesa progressiva verso il Paradiso terrestre,
allepurificazione finale e all'ascensione verso la perfezione e
l'ideale supremo.
* * *
Maggiore effetto intende conseguire quando sposa il canto ad una
voce con ilcoro. Di questa maniera abbiamo un esempio pieno di
dolcezza incomparabile alfinir del giorno, nella Valletta dei
Principi.
Cade la sera; quella sera descritta con quei versi di risonanza
universale epieni di tanto sentimento da aver la possanza di farci
risalire dal fondo dell'animala malinconia caratteristica dell'ora
tutte le volte che li ascoltiamo:
Era gi Fora che volge il disioParg. VIII, 1
Il Poeta rimane assorto a mirare una di quelle anime che, in
piedi, con lepalme levate verso l'oriente, intona il famoso inno
che la comune tradizione at-tribuisce a S. Ambrogio, e che viene
cantato al cader della sera, nel Compieta. Maquell'anima canta solo
le prime note; il resto viene cantato in coro da tutte le
altre anime:
Te lucis ante s devotamentele uscio di bocca e con s dolci
noteche fece me a me uscir di mente.
E l'altre poi dolcemente e devoteseguitar lei per tutto l'inno
interoavendo gli occhi a le superne rote.
id. 13-18
Egli possedeva una sensibilit superlativa per la musica
giungendo ad esta-siarsi a tal canto della sera; e certo si
rievocavano in lui i tratti ed i vocalizzi
giubilatori di alcuni alleluia, che egli aveva seguito con
l'anima sospesa ripercuo-
tersi entro le volte delle chiese. E di qui son nati molti dei
suoi versi pieni di
musica e di echi, quali il meraviglioso
la rivestita carne alleluiando
che egli ha posto n quel XXX. Canto del Purgatorio, nel quale ci
fa assistere alla
esecuzione di una vera e propria cantata per solo e due cori,
mirabile saluto musica-
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le alla mistica Donna vestita di virt, adorna diche .,01) col
Su" "111"1-
vire gli avrebbe fatto conoscere veteris vestigia flammae .
Altro esempio meraviglioso di a solo con coro si ha quando, con
mirabile in-
venzione, immagina che perpetuamente si rinnovi il saluto
dell'Arcangelo Gabrie-
le alla Vergine, con l'anuncio che esso contiene. Gabriele
intona Ave Maria e
tutta la corte celeste seguila in coro il saluto:
E quell'amor che primo l discese
cantando Ave Maria gratia pienadinanzi a lei le sue ali
distese.
Rispose a la divina cantilenada tutte parti la beata corte
s ch'ogni vista sen fe' pi serena.Par. XXXII, 94-99
E molti altri esempi del genere si potrebbero citare.Di cori
all'unisono un esempio il canto delle anime traghettate dal
cele-
stial nocchiero; il canto della liberazione:
In exsitu Israel de Aegyptocantavan tutti insieme ad una
voce
Purg.46-47
.J poich nulla fa pensare il contrario, all'unisono dovettero
essere i canti delledue corone degli spiriti beati: dei dottori in
filosofia e teologia:
L si cant non Bacco, non Peana
ma tre persone in divina naturaed in una persona essa e
l'umana.
Par. XIII, 25-27
quello dei giusti scintillanti per ardore di carit:
per che tutte quelle vive luci
vie pi lucendo, cominciaron canti
da mia memoria labili e caduci
Par. XX, 10-12
Pur all'unisono, ma a riprese alterne, come una salmodia, quello
delle ani-me che andavano
cantando Miserere verso a versoPurg. V, 24
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e quello delle tre donne che simboleggiano le virt teologali e
delle quattro sim-boleggianti le virt cardinali:
Deus, venerunt gentes, alternandoor tre or quattro dolce
salmodia,
le donne incominciaro, e lacrimando.Purg. XXXIII, 1-3
Ma se i cori all'unisono, e i cori alternantisi, e quelli
rispondenti alle pro-poste di un solo cantore trovano in Dante
l'ascoltatore avido e raccolto, e il de-
scrittore sensibile e commosso, capace di richiamare la dolcezza
dei canti solo conla dolcezza del suo dire:
Pure Agnus Dei eran le loro esordia;una parola in tutte era ed
un modo,s che parea tra esse ogni concordia.
Purg. XVI, 19-21
quale chiarezza di esposizione raggiunge, quale profondit di
emozione tradisce,quanta conoscenza della teoria dimostra quando ci
parla dei cori a pi voci!
Basterebbe. per tutte, una terzina sola, dove l'anima che sente,
il poeta checanta. il musico che intende si eguagliano per
altezza:
E come in fiamma favilla si vedee come in voce voce si
discernequand'una ferma e l'altra va e riede,
Par. VIII, 16-18
Negli ultimi due versi Dante d la definizione precisa di quella
forma corale li-turgica che allora si chiamava diaphonia
basilica:
Diaphonia... basilica est modus canendi duobus modismelodiam,
ita quod unus teneat continue notam Ultant,quae est quasi basis
cantus alterius concinentis: altervero socius tantum incipit vel in
dia pente vel in diapa-son, quandoque ascendens quandoque
discendens, itaquod in pausa concordet aliquo modo cum eo qui
businobservat .
Troviamo poi ai tempi di Dante che il distacco nel quale, a
differenza del-l'antica diafonia, le parti si movevano anche per
moto contrario, acquista ali resiil moto obliquo, venendo cos a
possedere quasi tutti gli clementi di quella forma,
che consistendo nell'arte di far concordare nota contro nota
(punctum contrapunctum) prese il nome che ancora gli resta di
contra ' ,punto. Ce ne fa fede Dan-te medesimo; il quale
mostrandosi anche questa volta 1 . )r ni t o di esatte
cognizionitecniche, e quasi anticipando la definizione che del moto
obliquo danno i mode r-
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ni teorici ( che tale lo dicono quando uno dei suoni sta fermo
mentre l'altro ascen-de e discende ) ne trae motivo per la stupenda
comparazione che abbiamo vista:
e come in voce voce si discernequand'una ferma e l'altra va e
riede.
Proprio ai tempi d Dante la teoria fa notevoli progressi, specie
per opera dMarchetto da Padova.
-Ma a quale delle forme, di cui si veste l'arte musicale, non
pensa il Poeta?Egli non limita i suoi canti alla forma pi semplice:
all'unisono, sa pure alter-nato; onde poter conseguire maggior
effetto fa ricorso alla polifonia vocale, pre-sentendo ed
intravedendo con la divinazione del genio svolgimenti ulteriori
del-le forme allora note.
La vetta della musica polifonica si ha con Pier Luigi Sante da
Palestrina,vissuto in pieno Rinascimento. Ma se per la musica
liturgica egli fu il purificato-re, conferendole purezza, nobilt,
elevatezza d'ispirazione e rendendola degna diessere eseguita nella
casa di Dio ad elevazione ed edificazione delle anime fedeli;per la
musica in genere fu il grande, il pi grande polifonista, il genio,
la mi-niera inesauribile di temi musicali, cui poi, consciamente od
inconsciamente han-no attinto musicisti posteriori anche grandi. I
lamenti di Amfortas nel Parsifal diW-agner sono tutti irrorati
dalle lacrime cos pietose, cos divinamente confortan-ti che
stillano dal motetto Peccantem me cotidie del Palestrina.
Ma il Palestrina nacque 193 anni dopo la morte di Dante, perci
la polifo-nia del Divino Poeta non va intesa nel senso
palestriniano, per cui Pier Luigi reputato sommo e desta altissima
ammirazione.
La polifonia al tempo di Dante non era agli inizi, perch i primi
vagiti ri-salgono fino all'800, ch il benedettino Ucbaldo (840-930)
nelle sue opere teori-che musicali, parla dell'organum come di cosa
gi conosciuta; tuttavia aveva aspet-i rudimentali. Le forme di
polifonia del tempo erano il bordone, l'organum, il di-scanto.
Il bordone consisteva nello svolgere la melodia su un basso che
era al centroo al termine della scala. Ancor oggi nei canti corali
ci sono di quelli che manten-gono una nota bassa, variandola
all'occorenza di poco; e nell'organo compionotale funzione i
cosidetti pedali, mentre nelle cornamuse una o due canne.
cheemettono sempre la stessa nota, compiono la funzione del
bordone.
L'organum consisteva in ci, che mentre alcuni eseguivano la
melodia, altricominciavano a cantare all'unisono; ma durante
l'esecuzione se ne allontanavanocantando parallelamente al cantus
firmus con note distanti da quelle di 4 o 5 od8 toni, ossia con
intervalli di quarta, di quinta o di ottava, per poi finire
ancoraall'unisono. Questo era il vecchio organum. Il nuovo organum,
meno barbaro, sor-to posteriormente, introduceva altri intervalli,
oltre ai suddetti, esclusa la terza chesi riteneva fosse
dissonante.
Il discanto era un canto pure a 2 voci, in cui una, il tenore
(da tenere) tene-va il canto fermo; al disopra di questa, l'altra,
il discanto, cantava all'unisono,
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,sostituendo a volte all'unisono, fioriture melismatiche di
libera invenzione; oppurementre cantava all'unisono, sostituiva un
movimento vario della voce, in modoche dove il cantus firmus
saliva, il discanto discendeva e viceversa, producendoin tal
maniera il cosidetto moto obliquo.
Alla prima forma di armonia allude Dante chiaramente quando nel
Paradisoterrestre dice che lo stormir delle fronde faceva bordone
al canto degli uccelli. Eva-dendo dalla musica liturgica per
avvicinarsi, attraverso quella della natura alla pro-fana, egli ci
offre un fiore splendido da cogliere nelle aiuole musicali che
allieta-no e profumano l'immenso suo giardino:
non per dal lor essere dritte spartetanto, che gli augelletti
per le cimelasciasser d'operare ogni lor arte;
ma con piena letizia l'ore primecantando, riceveano intra le
foglieche tenevan bordone a le sue rime.
Purg. XXVIII. 13-18
Qui il senso delle proporzioni e dell'equilibrio orchestrale, la
scelta delle ar-monie e dei timbri, il sentimento musicale della
natura sono squisiti. Ch se ilfalso-bordone era nel medioevo una
variet di diafonia nella quale come si dettoun suono basso (vocale
o strumentale) accompagnava alla terza o alla quinta infe-riore il
canto fermo; e bordone era la pi grossa e pi grave canna della
cornamu-sa, ecco che Dante ricrea questa forma in un registro
insolito: l'acuto; con vociinsolite; quelle degli uccelletti e
delle foglie, e trova (poeta e musicista insieme)che a cantar di
uccelletti solo cantar di foglie (pi grave, ma sempre.. soprale
righe) pu armonizzarsi e fondersi e accompagnarsi in dolce
concerto.
Abbiam detto che il discanto portava naturalmente che una voce
si contrap-ponesse all'altra; si aveva cos il notam contra notam o
puctunz contra puctum; ecertamente Dante pensava a questa
combinanazione armonica delle voci, quandonella sfera del Sole,
dice di aver visto:
la gloriosa rotamoversi e render voce a voce, in tempraed in
dolcezza ch'esser non pu nota
se non col dove il gioir s'insempra.Par. X, 145-'fl
E il ricorrere e il ripetersi d queste formule, di questi che
oggi si direbberotemi, sempre riconoscibili anche fra i vocalizzi e
gli ornamenti di cui riccoil canto monodico gregoriano, non sar
sfuggito all'orecchio attento del Poeta, egl sar sembrato una delle
tante prove dell'ordine ' minimi() che regge e governoquest'arte
che n Pitagora ha trovato il suo primo legislatore, e in Platone e
il,
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A risi olele e in notaio e in S. Tommaso illustrator e studiosi
non solo nell'or-
dine speculativo, ma anche in quello morale.
Ma ad un punto la sua ardita fantasia lo porta a precorrere
tempi e a
superare col pensiero i pi grandi polifonisti, coll'immaginare
un coro caratte-
ristico e pieno di solenne grandiosit: un canto a 9 voci, un
coro celestiale che
sino allora nessun contrappuntista o polifonista aveva saputo
immaginare e scri-
vere, presentendo l'avvento di quelle colossali creazioni
polifoniche che dovranno
rappresentare pi tardi l'apogeo della musica sacra cristiana.
Egli ode osannar
di coro in coro le tre gerarchie angeliche, ciascuna composta di
3 ordini celesti,
quindi di 3 cori, e ciascuna gerarchia
perpetualemente Osanna sverna
con tre melode, che suonano in tree
ordini di letizia onde s'interna.Pur. XXVIII, 118-20
In tal modo si ha un'immane coro in cui mirabilmentte si sposano
le vocidei nove ordini angelici, ciascuno cantante una diversa
melodia. e queste armo-nizzano e si fondono meravigliosamente fra
loro, in modo da costituire una gi-gantesca polifonia a nove voci.
Egli ha concepito una immane creazione polifo-nica sul tipo di
quelle che dovranno pi tardi scaturire dalla mente di un Pale-
strina, di un l3ach, di un Hndel e che per la grandiosit delle
concezione, perl'equilibrio delle parti, per l'elevatezza
dell'ispirazione dovranno segnare l'apogeodella musica sacra e
profana.
Preso fra la luce e il suono, Dante si esalta e commuove al
suono pi chealla luce:
Io vidi pi fulgor vivi e vincenti
far di noi centro e di s far corona
pi dolci in voce che in vista lucenti:
Par. X, 64-65
Canzone diviene sulle labbra di Matelda la storia del Paradiso
Terrestre;cantano nel Paradiso principi, re, imperatori; anche
quelli dei pi lontani secoli;
cantano i profeti e gli apostoli; le virt cardinali, e fra le
teologali, la Carit che
sentimento, come la musica sentimento. E pi si sale nei cieli, e
pi sublimidiventano i canti. e gli inni, e pi ineffabili diventano
le bellezze. Fino a chequando tutto il Paradiso tutto il Paradiso!
canta gloria al suo creatore, un
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torrente di gioia sembra invadere l'animo del Poeta, ed invade e
distempeTa inuna infinita dolcezza gioiosa l'animo nostro:
Al Padre, al Figlio, a lo Spirito Santo
cominci Gloria tutto il Paradiso,s che m'inebriava il dolce
canto.
Ci ch'io vedeva mi sembrava un riso
de l'universo, perch mia ebbrezza
entrava per l'udire e per lo viso.Oh gioia! oh ineffabile
allegrezza!
oh vita intera d'amore e di pace!
oh sanza brama sicura ricchezza!Par. XXVII, 1-9
A volte sembra che il solo canto sia inadeguato allo scopo, per
cui egli
rinnova la funzione sacra che avevano le danze nell'antichit,
quando sulle duecolline di Sion ed Ophel di Gerusalemme, cori di
fanciulle accompagnavano con
la danza il canto dei salmi del re David; e sovente fa
accompagnare i canti con
le danze.E danzando. le donne che simboleggiano le Virt,
fiancheggiano il carro
trionfale della Chiesa: le tre Virt Teologali accanto alla ruota
destra, le quattro
Cardinali accanto alla sinistra:
Tre donne in giro da la destra rota
venian danzando:
Da la sinistra quattro facean festa
E fra canti e danze scende Beatrice dal cielo:
sotto verde manto
vestita del color di fiamma viva.Purg. XXX, 32-33
Cos la musica e la danza si uniscono festanti nella grandiosit
solenne dellascena per preludiare all'apparizione della donna
sublime, alla discesa della donnadivina, la quale amata sulla Terra
e venerata nel Cielo, il termine fisso del-l'alto pensiero del
Poeta.
Egli, introducendo la musica nel suo Divino Poema, a conforto
delle animepenitenti nel regno della purificazione, e ad
esultazione di quelle beate nel regnodella gloria, ne ha consacrato
l'essenza divina nel suo poema immortale.
BENIAMINO ANDRIANI
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